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Monbiot.pdf - Meno di Zero

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Anno II, Numero 6, Luglio-Settembre 2011 Italia/Europa - AnalisiProfitti stellariI profitti sono astronomici: durante l'anno finanziario scorso, per esempio, il margine <strong>di</strong>profitto operativo <strong>di</strong> Elsevier era del 36% (724 milioni <strong>di</strong> sterline suricavi <strong>di</strong> 2 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong>sterline). Margini che derivano da una stretta mortale sul mercato. Elsevier, Springer e Wileydopo aver acquisito gran parte dei loro competitori, ora pubblicano il 42% degli articoliscientifici. Naturalmente la cosa più grave è che le università sono costrette ad acquistare iloro prodotti. Gli articoli accademici vengono pubblicati soltanto in una sede e<strong>di</strong>toriale edevono essere letti necessariamente dai tanti ricercatori che vogliono tenere il passo con glisviluppi scientifici e vogliono progre<strong>di</strong>re nella carriera. La richiesta è anelastica e laconcorrenza inesistente, perché riviste <strong>di</strong>fferenti non possono pubblicare lo stesso materiale.Costi bassiIn molti casi gli e<strong>di</strong>tori obbligano le biblioteche a comprare le pubblicazioni in un unicogrande pacchetto, anche quando non hanno interesse ad averle tutte. Non deve dunquesorprendere che uno dei più gran<strong>di</strong> truffatori che abbia mai predato i citta<strong>di</strong>ni britannici -Robert Maxwell - ha fatto gran parte dei suoi sol<strong>di</strong> con le pubblicazioni accademiche. Glie<strong>di</strong>tori sostengono che sono costretti ad applicare tariffe così esose a causa dei costi <strong>di</strong>produzione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione; inoltre sostengono che essi aggiungono valore allepubblicazioni (secondo il concetto <strong>di</strong> valore della Springer) perché «sviluppano il marchiodella rivista e mantengono l’infrastruttura <strong>di</strong>gitale che ha rivoluzionato la comunicazionescientifica degli ultimi 15 anni». Ma un'analisi della Deutsche Bank arriva a conclusioni<strong>di</strong>fferenti: «Cre<strong>di</strong>amo che l'e<strong>di</strong>tore aggiunga relativamente poco valore al processo <strong>di</strong>pubblicazione […] se il processo fosse realmente complesso, costoso ed ad alto valoreaggiunto come gli e<strong>di</strong>tori sostengono, non sarebbero possibili margini del 40% ».Ren<strong>di</strong>te parassitarieBen lontani dall’aiutare la <strong>di</strong>ffusione della ricerca, i gran<strong>di</strong> e<strong>di</strong>tori la impe<strong>di</strong>scono, poiché iloro tempi lunghi <strong>di</strong> pubblicazione ritardano la <strong>di</strong>vulgazione dei risultati delle ricerche <strong>di</strong> unanno o più. Assistiamo dunque un esempio <strong>di</strong> puro capitalismo <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>ta che monopolizzauna risorsa pubblica e richiede tariffe esorbitanti per accedervi. Un altro termine per definirequeste pratiche è parassitismo economico. Per ottenere le conoscenza per cui abbiamo giàpagato una prima volta, dobbiamo pagare un dazio aggiuntivo ai proprietari terrieri dellaconoscenza.Libertà <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>oFin qui ho descritto una situazione certamente brutta per gli accademici, ma anche peggioreper i comuni lettori. Mi riferisco ai lettori non professionali <strong>di</strong> articoli scientifici che adottanoil principio secondo il quale le scoperte scientifiche vanno stu<strong>di</strong>ate e giu<strong>di</strong>cate basandosi sullefonti originali. Questi lettori mi <strong>di</strong>cono che non possono permettersi <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>carein<strong>di</strong>pendentemente se i risultati delle ricerche sono presentati correttamente. I ricercatoriin<strong>di</strong>pendenti che vogliono provare a informarsi su temi scientifici importanti devono sborsaremigliaia <strong>di</strong> sterline. Siamo in presenza <strong>di</strong> una tassa sulla formazione, un soffocamentodell’opinione pubblica. Sembra anche una politica in contrasto con la <strong>di</strong>chiarazione universaledei <strong>di</strong>ritti dell'uomo, che afferma che «tutti hanno <strong>di</strong>ritto gratuitamente […] <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre glisviluppi della ricerca e i suoi benefici».

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