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Monbiot.pdf - Meno di Zero

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Anno II, Numero 6, Luglio-Settembre 2011 Italia/Europa - AnalisiGeorge <strong>Monbiot</strong>Traduzione <strong>di</strong> Giuseppe CaputoGLI EDITORI ACCADEMICI FANNO SEMBRARE MURDOCH UN SOCIALISTAState lontaniChi sono i capitalisti più crudeli nel mondo occidentale? Qualipratiche monopolistiche fanno sembrare Walmart un negoziettosotto l’angolo e Rupert Murdoch un socialista? Nonindovinereste neppure in un mese fatto solo <strong>di</strong> domeniche.Certamente c’è abbondanza <strong>di</strong> possibili risposte, ma il mio votonon va alle banche, né alle compagnie petrolifere né alleassicurazioni, ma agli e<strong>di</strong>tori accademici.Il settore, potrebbe sembrare ammuffito e insignificante. Ma èqualche cosa <strong>di</strong> molto <strong>di</strong>verso. Più <strong>di</strong> tutti gli altri raggiricorporativi, i commerci gestiti dagli e<strong>di</strong>tori accademici necessitano urgentemente <strong>di</strong>un’indagine delle autorità garanti della concorrenza. Tutti sostengono che la gente dovrebbeessere incoraggiata a capire la scienza e la ricerca accademica. Senza reali conoscenze, nonpossiamo fare scelte democratiche coerenti. Ma gli e<strong>di</strong>tori hanno sprangato la porta ed hannoaffisso il cartello «state lontani».A piene maniForse siete risentiti della politica del paywall <strong>di</strong> Murdoch che chiede 1 sterlina per 24 ore <strong>di</strong>accesso al Times e al Sunday Times. Pagate, ma almeno potete leggere e scaricare tutti gliarticoli che volete. Invece per leggere un singolo articolo pubblicato da una rivista <strong>di</strong> Elsevierservono 31.50 dollari. Springer ne chiede 34.95 e Wiley-Blackwell 42. Inoltre se vuoi leggere<strong>di</strong>eci articoli, ne devi pagare <strong>di</strong>eci. E non è finita. I giornali mantengono il copyright perpetuodegli articoli. Così se volete leggere una lettera pubblicata nel 1981 dovrete spendere ancora31.50 dollari.Naturalmente potreste entrare in biblioteca (se ne trovate ancora qualcuna aperta). Maanch’esse sono gravate da tariffe esorbitanti. Il costo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un abbonamento annuale aduna rivista <strong>di</strong> chimica è $3.792. Alcune riviste costato $10.000 all'anno o più. L’abbonamentopiù costoso che ho potuto vedere è quello della rivista «Biochimica et Biophysica acta»dell’e<strong>di</strong>tore Elsevier che costa 20.930 dollari. Sebbene le biblioteche universitarie persbarcare il lunario stiano tagliando gli abbonamenti, le pubblicazioni consumano ancora il65% del loro budget e <strong>di</strong> conseguenza hanno dovuto ridurre l’acquisto <strong>di</strong> libri. Gliabbonamenti alle riviste scientifiche assorbono una quota significativa dei bilanci universitariche adesso vengono scaricati sugli studenti.Murdoch almeno paga giornalisti e redattori, e le sue aziende producono in proprio granparte dei contenuti che pubblicano. Invece, gli e<strong>di</strong>tori accademici ottengono gratis non solo gliarticoli e la loro revisione, tramite il sistema della revisione fra pari, ma anche gran parte dellavoro e<strong>di</strong>toriale. Gli stu<strong>di</strong> che pubblicano gli e<strong>di</strong>tori accademici non sono stati finanziati daloro ma da noi, attraverso i fon<strong>di</strong> pubblici per la ricerca e tramite gli stipen<strong>di</strong> dei ricercatori.Eppure per leggere i risultati <strong>di</strong> queste ricerche dobbiamo pagare <strong>di</strong> nuovo e a piene mani.


Anno II, Numero 6, Luglio-Settembre 2011 Italia/Europa - AnalisiProfitti stellariI profitti sono astronomici: durante l'anno finanziario scorso, per esempio, il margine <strong>di</strong>profitto operativo <strong>di</strong> Elsevier era del 36% (724 milioni <strong>di</strong> sterline suricavi <strong>di</strong> 2 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong>sterline). Margini che derivano da una stretta mortale sul mercato. Elsevier, Springer e Wileydopo aver acquisito gran parte dei loro competitori, ora pubblicano il 42% degli articoliscientifici. Naturalmente la cosa più grave è che le università sono costrette ad acquistare iloro prodotti. Gli articoli accademici vengono pubblicati soltanto in una sede e<strong>di</strong>toriale edevono essere letti necessariamente dai tanti ricercatori che vogliono tenere il passo con glisviluppi scientifici e vogliono progre<strong>di</strong>re nella carriera. La richiesta è anelastica e laconcorrenza inesistente, perché riviste <strong>di</strong>fferenti non possono pubblicare lo stesso materiale.Costi bassiIn molti casi gli e<strong>di</strong>tori obbligano le biblioteche a comprare le pubblicazioni in un unicogrande pacchetto, anche quando non hanno interesse ad averle tutte. Non deve dunquesorprendere che uno dei più gran<strong>di</strong> truffatori che abbia mai predato i citta<strong>di</strong>ni britannici -Robert Maxwell - ha fatto gran parte dei suoi sol<strong>di</strong> con le pubblicazioni accademiche. Glie<strong>di</strong>tori sostengono che sono costretti ad applicare tariffe così esose a causa dei costi <strong>di</strong>produzione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione; inoltre sostengono che essi aggiungono valore allepubblicazioni (secondo il concetto <strong>di</strong> valore della Springer) perché «sviluppano il marchiodella rivista e mantengono l’infrastruttura <strong>di</strong>gitale che ha rivoluzionato la comunicazionescientifica degli ultimi 15 anni». Ma un'analisi della Deutsche Bank arriva a conclusioni<strong>di</strong>fferenti: «Cre<strong>di</strong>amo che l'e<strong>di</strong>tore aggiunga relativamente poco valore al processo <strong>di</strong>pubblicazione […] se il processo fosse realmente complesso, costoso ed ad alto valoreaggiunto come gli e<strong>di</strong>tori sostengono, non sarebbero possibili margini del 40% ».Ren<strong>di</strong>te parassitarieBen lontani dall’aiutare la <strong>di</strong>ffusione della ricerca, i gran<strong>di</strong> e<strong>di</strong>tori la impe<strong>di</strong>scono, poiché iloro tempi lunghi <strong>di</strong> pubblicazione ritardano la <strong>di</strong>vulgazione dei risultati delle ricerche <strong>di</strong> unanno o più. Assistiamo dunque un esempio <strong>di</strong> puro capitalismo <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>ta che monopolizzauna risorsa pubblica e richiede tariffe esorbitanti per accedervi. Un altro termine per definirequeste pratiche è parassitismo economico. Per ottenere le conoscenza per cui abbiamo giàpagato una prima volta, dobbiamo pagare un dazio aggiuntivo ai proprietari terrieri dellaconoscenza.Libertà <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>oFin qui ho descritto una situazione certamente brutta per gli accademici, ma anche peggioreper i comuni lettori. Mi riferisco ai lettori non professionali <strong>di</strong> articoli scientifici che adottanoil principio secondo il quale le scoperte scientifiche vanno stu<strong>di</strong>ate e giu<strong>di</strong>cate basandosi sullefonti originali. Questi lettori mi <strong>di</strong>cono che non possono permettersi <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>carein<strong>di</strong>pendentemente se i risultati delle ricerche sono presentati correttamente. I ricercatoriin<strong>di</strong>pendenti che vogliono provare a informarsi su temi scientifici importanti devono sborsaremigliaia <strong>di</strong> sterline. Siamo in presenza <strong>di</strong> una tassa sulla formazione, un soffocamentodell’opinione pubblica. Sembra anche una politica in contrasto con la <strong>di</strong>chiarazione universaledei <strong>di</strong>ritti dell'uomo, che afferma che «tutti hanno <strong>di</strong>ritto gratuitamente […] <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre glisviluppi della ricerca e i suoi benefici».


Anno II, Numero 6, Luglio-Settembre 2011 Italia/Europa - AnalisiOpen AccessIl sistema <strong>di</strong> pubblicazioni alternativo Open Access, malgrado le sue promesse, ed alcuneeccellenti risorse come la Public Library of Science e il database <strong>di</strong> fisica arxiv.org, non èriuscito a scalzare i monopolisti. Nel 1998 l'«Economist», analizzando le opportunità offertedall’e<strong>di</strong>toria elettronica, ha predetto che «i giorni dei margini <strong>di</strong> guadagno <strong>di</strong> 40% potrannopresto finire, così come è finito Robert Maxwell». Ma nel 2010 i margini <strong>di</strong> profitto <strong>di</strong> Elseviererano gli stessi (36%) del 1998. Il motivo è che i gran<strong>di</strong> e<strong>di</strong>tori hanno arrotondato sulle rivistecon impact factor più alto sulle quali per i ricercatori è essenziale ottenere delle pubblicazioniai fini del loro avanzamento <strong>di</strong> carriera. Si può iniziare a leggere riviste del sistema OpenAcess, ma al contempo non si può smettere <strong>di</strong> leggere quelle ad accesso limitato.Le istituzioni accademiche, con poche eccezioni, non sono riuscite a confrontarsi su questitemi. Il National Institutes of Health americano obbliga coloro che hanno ricevutofinanziamenti dal loro istituto a pubblicare in archivi ad accesso libero. Invece, il ResearchCouncil britannico nella <strong>di</strong>chiarazione sull’Open Access, che è un capolavoro <strong>di</strong> chiacchieresenza senso, si basa sul «presupposto che gli e<strong>di</strong>tori manterranno lo spirito delle loro attualipolitiche». Possiamo scommetterci che andrà così.Regole e<strong>di</strong>toriali da spezzareNel breve periodo, i governi dovrebbero sottoporre gli e<strong>di</strong>tori accademici al controllo deigaranti della concorrenza e dovrebbero insistere affinché tutti gli articoli nati da ricerchefinanziate con sol<strong>di</strong> pubblici siano <strong>di</strong>sponibili in database ad accesso libero. Nel lungo periodo,poi, dovrebbero lavorare con i ricercatori per eliminare definitivamente l'interme<strong>di</strong>azionee<strong>di</strong>toriale, generando - sulla base delle linee proposte da Björn Brembs della Freie Universität<strong>di</strong> Berlino- un singolo archivio globale <strong>di</strong> letteratura accademica. Il sistema <strong>di</strong> peer-reviewsarebbe gestito da un ente in<strong>di</strong>pendente finanziato dalle biblioteche che attualmente invecefinanziano gli e<strong>di</strong>tori privati. Il monopolio della conoscenza è ingiustificato ed anacronisticoquanto le leggi sul grano. Cacciamo via questi padroni parassitari e liberiamo la ricerca cheappartiene a tutti noi.NOTEQuesto articolo è stato pubblicato, privo della <strong>di</strong>visione in paragrafi, il 29/08/2011 in inglesesu The Guar<strong>di</strong>an ed è consultabile anche sul sito web dell’autore( www.monbiot.com).La traduzione <strong>di</strong> questo articolo è stata letta e autorizzata dall’autore.

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