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Lungo il Fiume Mercure-Lao

La Valle Incantata - le attività e le bellezza da visitare.

La Valle Incantata - le attività e le bellezza da visitare.

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<strong>Lungo</strong> <strong>il</strong> fiume <strong>Mercure</strong>-<strong>Lao</strong>. Le attività e le bellezze da visitare.<br />

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La Valle del<br />

<strong>Mercure</strong> - <strong>Lao</strong><br />

La Valle del <strong>Mercure</strong> è un bacino<br />

fluviale, situato nella parte meridionale<br />

della Lucania e nella<br />

parte settentrionale della Calabria,<br />

che fu occupato da un lago<br />

Pliocenico.<br />

Nella Valle del <strong>Mercure</strong>, intorno<br />

all’anno 1000, nei comuni<br />

di Castelluccio Inferiore, Laino<br />

Borgo, Laino Castello, Morman-<br />

no e Viggianello si insediarono<br />

comunità di monaci, diversamente<br />

organizzati in vita monastica<br />

o eremitica nelle numerose<br />

grotte, che diedero vita ad una<br />

delle più importanti comunità<br />

religiose del tempo denominata<br />

Mercurion, dalla quale derivano<br />

per l’appunto i nomi della valle<br />

e del fiume. Tra i membri più importanti<br />

si cita San N<strong>il</strong>o da Rossano,<br />

fondatore dell’Abbazia di<br />

Grottaferrata. In età longobarda<br />

tutta la valle rientrava nel castaldato<br />

di Laino.<br />

<strong>Lungo</strong> <strong>il</strong> fiume <strong>Mercure</strong>-<strong>Lao</strong>. Le attività e le bellezze da visitare.<br />

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Il fiume<br />

<strong>Lungo</strong> oltre 50 km, nasce in Bas<strong>il</strong>icata<br />

nel Parco nazionale del<br />

Pollino su Serra del Prete, altura<br />

del Massiccio del Pollino ad oltre<br />

2.000 m di quota, nel territorio<br />

di Viggianello (PZ). Nel territorio<br />

lucano ha la denominazione<br />

di fiume <strong>Mercure</strong>, e percorre la<br />

parte centro-meridionale della<br />

Valle del <strong>Mercure</strong>.<br />

Qui <strong>il</strong> fiume ha andamento pre-<br />

valente da E-NE a O-SO. Entrato<br />

in territorio calabrese presso<br />

i centri di Laino Borgo e Laino<br />

Castello accoglie le acque degli<br />

affluenti Battendiero e Jannello<br />

mutando qui <strong>il</strong> nome in <strong>Lao</strong>. Da<br />

questo punto, copioso di acque<br />

tutto l’anno, entra in una spettacolare<br />

gola scorrendo estremamente<br />

incassato per svariati<br />

km. Attraversa <strong>il</strong> territorio del<br />

comune di Papasidero per circa<br />

15 Km. Giunto nei pressi di<br />

Orsomarso riceve da sinistra <strong>il</strong><br />

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fiume Argentino, suo principale<br />

tributario, ed esce dal tratto<br />

ingolato allargandosi notevolmente<br />

nel proprio alveo, dove si<br />

dirama a mo’ di delta in svariati<br />

bracci secondari per sfociare nel<br />

Tirreno nel territorio del comune<br />

di Scalea.<br />

sa meta frequentatissima dagli<br />

appassionati di rafting e canoa.<br />

Il <strong>Lao</strong> inoltre dà <strong>il</strong> nome alla Riserva<br />

naturale Valle del <strong>Fiume</strong><br />

<strong>Lao</strong>,nel comune di Papasidero<br />

(CS), istituita nel 1987 all’interno<br />

del Parco nazionale del Pollino.<br />

Proprio per queste sue caratteristiche<br />

peculiari ed anche per la<br />

purezza delle sue acque, la bellezza<br />

e la lunghezza del suo tratto<br />

ingolato, <strong>il</strong> fiume è una famo-<br />

<strong>Lungo</strong> <strong>il</strong> fiume <strong>Mercure</strong>-<strong>Lao</strong>. Le attività e le bellezze da visitare. 3


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Castelluccio<br />

Inferiore<br />

Il centro abitato del piccolo<br />

borgo che ricade nel Parco Nazionale<br />

del Pollino conserva le<br />

caratteristiche del borgo medioevale.<br />

Di Castelluccio Inferiore si possono<br />

ammirare numerosi palazzi<br />

storici e resti archeologici, che<br />

comprendono tombe con i relativi<br />

corredi, monete puniche e<br />

romane, frammenti di affreschi<br />

e anfore, rinvenuti in diverse<br />

località del paese. Qui trovano<br />

la propria dimensione ideale<br />

anche gli amanti della natura e<br />

delle attività all’aperto, tra <strong>il</strong> bosco<br />

Difesa, l’area montana della<br />

Fagosa e la valle del Peschiera.<br />

La storia<br />

Il paesino, che pare abbia origini<br />

molto antiche, in passato era<br />

unito al comune di Castelluccio<br />

Superiore, dal quale si è distaccato<br />

nel 1813. Fino ad allora<br />

era esistito un solo comune dal<br />

nome di Castelluccio.<br />

La sua denominazione deriva<br />

dalla costruzione di un castello<br />

da parte dei Sanseverino poi<br />

controllato dal capitano lucano<br />

di nome Lucio, di qui <strong>il</strong> nome<br />

“castel di Lucio” e, poi, “Castelluccio”.<br />

Nel Medioevo <strong>il</strong> paese appartiene<br />

all’ammiraglio Ruggero<br />

di Lauria, successivamente ai<br />

Sanseverino, feudatari fino alla<br />

metà del Cinquecento e poi ai<br />

Baroni Cicinelli – Napolitano e<br />

Palmieri, quindi nel 1570 ai Pescara<br />

Di Diano fino alla fine della<br />

feudalità (1806).<br />

Il patrimonio culturale<br />

Il borgo di Castelluccio Inferiore<br />

sorge ai piedi della Valle del<br />

<strong>Mercure</strong> con spiccate caratteristiche<br />

medioevali e suggestivi<br />

vicoli che ne fanno un luogo di<br />

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grande interesse.<br />

All’ingresso del paese, tra <strong>il</strong> convento<br />

e <strong>il</strong> centro storico, lungo<br />

<strong>il</strong> tratto iniziale del cosiddetto<br />

Fosso San Giovanni, è ancora<br />

visib<strong>il</strong>e un microsistema di opifici<br />

che traevano dall’acqua la<br />

forza motrice. Il primo impianto<br />

è una f<strong>il</strong>anda, alimentato da un<br />

acquedotto su archi, <strong>il</strong> quale, a<br />

sua volta, alimentava più in basso<br />

due mulini.<br />

Chi va alla ricerca di souvenir a<br />

Castelluccio Inferiore può acquistare<br />

oggetti artigianali in vimini<br />

e rame ma anche ricami e merletti.<br />

I sapori<br />

Singolari nei nomi e squisite nel<br />

sapore sono le diverse tipologie<br />

di pasta fatta a mano che si possono<br />

degustare a Casteluccio<br />

Inferiore.<br />

I “rascatidd’”, fus<strong>il</strong>li, i “rafaiul’”,<br />

ravioli di ricotta, e poi i “cavatidd’”,<br />

gnocchi, e, ancora, “lagan<br />

e fasul’”, tagliatelle con<br />

fagioli. Da provare sono anche<br />

i salumi, dalle soppressate alle<br />

salsicce, fino a capicollo, guanciale<br />

e pancetta. Gustosi sono i<br />

dolci locali a base di sanguinaccio,<br />

o le crespelle e i ravioli di<br />

castagne, soprattutto nel periodo<br />

natalizio, e poi i cannaricoli e<br />

le chiacchiere, a Carnevale, e <strong>il</strong><br />

buccellato (piccidat’) preparato<br />

in occasione della Santa Pasqua.<br />

Natura e Parchi<br />

Il borghetto di Castelluccio Inferiore<br />

è un centro dell’Appennino<br />

lucano meridionale, compreso<br />

nel Parco Nazionale del Pollino.<br />

Il paese è così calato in un contesto<br />

ambientale fatto di boschi,<br />

in particolare quello denominato<br />

Difesa, un suggestivo cerreto<br />

plurisecolare, dotato di un’area<br />

attrezzata per pic-nic, percorsi<br />

trekking e siti di ristoro.<br />

Di particolare suggestione è<br />

l’area montana della Fagosa<br />

che, dai suoi 1004 metri, offre<br />

a chi raggiunge la sommità<br />

uno sguardo sull’immensa valle<br />

del <strong>Mercure</strong>-<strong>Lao</strong>, fino ai gruppi<br />

montuosi del Pollino e del Sirino.<br />

La cornice naturalistica di<br />

Castelluccio Inferiore si caratte-<br />

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izza anche per la ricchezza di<br />

sorgenti, per lo più potab<strong>il</strong>i, e<br />

diversi torrenti e proprio dalla<br />

stessa località Fagosa parte la<br />

suggestiva vallata del fiume Peschiera,<br />

<strong>il</strong> quale, dopo aver solcato<br />

l’ampio Bosco Magnano,<br />

ricco di faggi e cerri giganteschi,<br />

si gemella con <strong>il</strong> Frida, correndo<br />

verso <strong>il</strong> Sinni.<br />

Per chi si spinge oltre, però, è<br />

evidente che <strong>il</strong> corso d’acqua<br />

di maggior portata è <strong>il</strong> torrente<br />

San Giovanni che nasce proprio<br />

nei pressi dell’abitato.<br />

Castelluccio<br />

Superiore<br />

Castelluccio Superiore è un bel<br />

borghetto dall’elevato valore scenografico<br />

con <strong>il</strong> suo cumulo di<br />

case assiepate sulle pendici del<br />

Cozzo Pastano, sull’intera valle<br />

del <strong>Mercure</strong>, nel Parco Nazionale<br />

del Pollino.<br />

I palazzi storici che attraversano <strong>il</strong><br />

suo centro storico, i numerosi ritrovamenti<br />

archeologici, e poi le<br />

chiese rurali, le risorse ambientali<br />

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fanno di Castelluccio Superiore<br />

un borgo caratteristico.<br />

Proprio sulla cresta del Cozzo Pastano<br />

sorge <strong>il</strong> suggestivo santuario<br />

della Madonna del Soccorso<br />

che si può raggiungere percorrendo<br />

un itinerario tra natura e<br />

fede.<br />

Nelle immediate vicinanze è stato<br />

rinvenuto un antico insediamento<br />

urbano risalente al IV secolo a. C.<br />

La storia<br />

Per alcuni storici Castelluccio Superiore<br />

sorge nello stesso sito<br />

in cui si trovava l’antica città di<br />

“Tebe Lucana”, costruita dagli<br />

Osci e poi distrutta nel corso degli<br />

anni, ma per altri <strong>il</strong> paese viene<br />

fondato sulle rovine della città di<br />

“Nerulum”.<br />

In seguito alla soppressione del<br />

feudalesimo Castelluccio Superiore<br />

riesce ad ottenere l’autonomia<br />

già conquistata da Castelluccio<br />

Inferiore, fino ad allora, infatti,<br />

era esistito un solo comune e con<br />

<strong>il</strong> nome di Castelluccio.<br />

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Rotonda<br />

Rotonda è la sede del Parco nazionale<br />

del Pollino ed è circondata<br />

da una natura incontaminata in<br />

cui ogni anno si celebra uno degli<br />

ancestrali riti arborei della Bas<strong>il</strong>icata.<br />

Il piccolo paese incastonato nelle<br />

montagne vanta anche una importante<br />

tradizione culinaria che<br />

si è affermata con <strong>il</strong> riconoscimento<br />

del marchio Dop a due prodotti<br />

di punta: la Melanzana Rossa e<br />

<strong>il</strong> Fagiolo “poverello”, entrambi<br />

al centro di una rinomata sagra<br />

enogastronomica.<br />

Rotonda è inoltre sede del Museo<br />

Naturalistico e Zoologico della<br />

Valle del <strong>Mercure</strong> che al suo interno<br />

custodisce lo scheletro quasi<br />

completo di un Elephas antiquus<br />

(un mammifero che popolava <strong>il</strong><br />

bacino del <strong>Mercure</strong> oltre 500.000<br />

anni fa) e la mandibola incompleta<br />

di un Hippopotamus amphibius,<br />

rinvenuti nella Valle del<br />

<strong>Mercure</strong>.<br />

Una volta in Bas<strong>il</strong>icata, dunque,<br />

non si può prescindere da questa<br />

realtà dalle infinite risorse ambientali<br />

e culturali.<br />

La storia<br />

Se è vero che non si può affermare<br />

con certezza la data di fondazione<br />

dell’attuale centro di<br />

Rotonda, è vero anche che essa<br />

esisteva al tempo dei Longobardi,<br />

cui <strong>il</strong> paese deve la sua origine<br />

per l’esigenza di fortificazione<br />

manifestata dal popolo al fine di<br />

contrastare gli invasori Goti.<br />

Nel Medioevo Rotonda cade sotto<br />

<strong>il</strong> dominio di Roberto <strong>il</strong> Guiscardo<br />

e a partire dall’VIII secolo<br />

subisce <strong>il</strong> dominio di diverse famiglie.<br />

Ruolo determinante nella storia<br />

del paese è stato senza dubbio<br />

quello dei Sanseverino di Bisigna-<br />

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no (XV sec.), cui si deve l’edificazione<br />

del castello di cui oggi sono<br />

visib<strong>il</strong>i solo i ruderi.<br />

Il patrimonio culturale<br />

Rotonda si presenta come un groviglio<br />

di vicoli e viuzze che a poco<br />

a poco si dipanano in un gioco di<br />

suggestivi scorci segnati da pregevoli<br />

opere in pietra, come le<br />

ripide scalinate che si inerpicano<br />

fino alla parte alta del paese dove<br />

si possono ammirare i ruderi del<br />

castello, sorto sotto la dominazione<br />

dei Sanseverino di Bisignano<br />

(XV sec.).<br />

Meritano di essere ammirate le<br />

splendide chiese e i palazzi nob<strong>il</strong>iari<br />

con i bei portali lapidei finemente<br />

intagliati, fioriere e vucculi.<br />

A Rotonda ha si può visitare anche<br />

<strong>il</strong> Museo Naturalistico e Zoologico<br />

della Valle del <strong>Mercure</strong>.<br />

L’allestimento consente di osservare<br />

i resti restaurati di un esemplare<br />

di Elephas antiquus italicus<br />

risalenti al Pleistocene medio<br />

superiore (400.000 – 700.000<br />

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anni fa quasi e altri reperti foss<strong>il</strong>i<br />

di altre specie animali, come la<br />

mandibola quasi completa di un<br />

Hippopotamus antiquus rinvenuta<br />

nello stesso sito dell’Elephans,<br />

ma vissuto in epoche ancora più<br />

remote (Pleistocene medio-inferiore).<br />

Il museo ospita anche altre<br />

testimonianze foss<strong>il</strong>i di tipo animale,<br />

vegetale e minerale.<br />

Il castello sorse, ed oggi è allo<br />

stato di rudere.<br />

I sapori<br />

Prodotti d’eccellenza di Rotonda<br />

sono la “Melanzana Rossa” e<br />

<strong>il</strong> “Fagiolo Poverello”, entrambi<br />

a marchio Dop e protagonisti di<br />

una rinomata sagra che si rinnova<br />

ogni anno.<br />

La Melanzana, sconosciuta altrove,<br />

è una pianta rustica solo a<br />

Rotonda, mentre <strong>il</strong> fagiolo è una<br />

ricchezza unica per <strong>il</strong> patrimonio<br />

enogastronomico della Bas<strong>il</strong>icata<br />

e per la variegata f<strong>il</strong>iera dell’ortofrutta<br />

del Pollino.<br />

Entrambi arricchiscono ricette che<br />

pur affondando le radici nella tradizione<br />

riescono a sposare combinazioni<br />

innovative. Tra i piatti<br />

tipici sono, inoltre, si distinguono<br />

i “raschateddi”, pasta di casa al<br />

sugo, “lagane e fasule”, tagliolini<br />

con fagioli e la frittata con i peperoni<br />

“cruschi” di Senise.<br />

Molto apprezzato è poi <strong>il</strong> “Paddraccio”,<br />

formaggio prodotto<br />

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con latte ovino e caprino.<br />

Natura e Parchi<br />

Rotonda è considerato uno dei<br />

principali paesi del Parco Nazionale<br />

del Pollino che si può apprezzare<br />

in tutto <strong>il</strong> suo fascino grazie a<br />

itinerari e percorsi accattivanti.<br />

Inoltrandosi in fitti boschi di faggio,<br />

abeti e castagni e altipiani erbosi,<br />

si arriva ad ammirare la pregiata<br />

specie arborea dei secolari<br />

Pini Loricati, simbolo del parco,<br />

visib<strong>il</strong>i soprattutto sulla cima di<br />

Serra di Crispo, nota anche come<br />

<strong>il</strong> “Giardino degli Dei”.<br />

Il parco è popolato da esemplari<br />

di lupo appenninico, cinghiali e<br />

caprioli, scoiattoli, istrici e lontre,<br />

ma anche picchi e gufi reali, ed è<br />

caratterizzato dalle vette più alte<br />

dell’intero arco appenninico meridionale,<br />

sorvolate da aqu<strong>il</strong>e reali,<br />

falchi pellegrini e gheppi. Tra tutte<br />

spicca Serra Dolcedorme, con-<br />

siderata <strong>il</strong> “tetto” del parco.<br />

Corsi d’acqua e affioramenti rocciosi,<br />

profonde faglie e inquietanti<br />

voragini attraversano <strong>il</strong> Parco<br />

del Pollino, “popolato” anche da<br />

foss<strong>il</strong>i risalenti a decine di migliaia<br />

di anni fa, come lo scheletro di<br />

un Elepfhans antiquus italicus, custodito<br />

nel Museo Naturalistico e<br />

Peleontologico di Rotonda.<br />

Il patrimonio religioso<br />

I luoghi sacri sono un’alta espressione<br />

della spiritualità della gente<br />

del posto e scrigno di opere d’arte<br />

di valore e interesse.<br />

Tra le principali architetture occorre<br />

ricordare la chiesa madre della<br />

Natività di Maria Vergine, edificata<br />

nella prima metà del XVIII secolo,<br />

e la chiesa del S.S. Rosario,<br />

a navata unica, costruita intorno<br />

al 1.100 – 1.200. Al suo interno<br />

si possono ammirare affreschi nei<br />

toni del bianco, rosa e oro.<br />

A circa un ch<strong>il</strong>ometro dal paese,<br />

incastonato tra <strong>il</strong> verde dei monti,<br />

si nota <strong>il</strong> Santuario di Santa Maria<br />

della Consolazione, raggiungib<strong>il</strong>e<br />

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attraverso un magnifico viale lastricato<br />

in pietra. Iniziata nel 1558,<br />

la costruzione del Santuario viene<br />

terminata nel 1574, come risulta<br />

dall’incisione sul portale.<br />

Riti arborei<br />

Ogni anno dall’8 al 13 giugno a<br />

Rotonda si celebra uno dei singolari<br />

matrimoni “fra alberi” distintivi<br />

di una ancestrale tradizione<br />

lucana: “L’a’ pitu e la rocca”.<br />

La “sposa” e lo “sposo” sono un<br />

abete e un faggio, l’una sradicata<br />

dai boschi di Terranova di Pollino,<br />

l’altro divelto in località Piano Pedarreto,<br />

sempre nello splendido<br />

scenario del Parco del Pollino.<br />

Nei giorni seguenti, come due<br />

sposi, le piante si “incontrano” e<br />

nel giorno delle “nozze”, come<br />

accade nella maggior parete dei<br />

riti arborei lucani, la festa profana<br />

si fonde con quella sacra, con la<br />

processione del Santo, Sant’Antonio,<br />

per le vie del paese.<br />

Canti, balli, buon cibo animano <strong>il</strong><br />

rituale, come in ogni “matrimonio”<br />

che si rispetti, d’altronde.<br />

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Laino Borgo<br />

è posto a 270 mt. slm., con superfi<br />

cie di circa 56 Kmq. Il punto<br />

più alto del suo territorio si trova<br />

a 1264 mt. (Monte Gada). Situato<br />

ai confi ni con la Bas<strong>il</strong>icata, ai piedi<br />

del massiccio del Pollino, conta<br />

circa 2200 abitanti. Il borgo è attraversato<br />

dai fiumi <strong>Lao</strong> e Iannello<br />

che costituiscono una delle risorse<br />

fondamentali del paese.<br />

Le sue origini risalgono al VI sec.<br />

a.C. nel periodo Magno-Greco<br />

di cui molti Viadotto Italia (sulle<br />

Gole del <strong>Lao</strong>) alt. 255 mt. - lungh.<br />

1161 mt. ritrovamenti (monete,<br />

tombee vasi) sono stati rinvenuti<br />

in località S. Gada; questi reperti<br />

sono conservati in vari musei nazionali<br />

ed europei. I primi segni<br />

storici risalgono alla dominazione<br />

Bizantina e Longobarda, ma ciò<br />

che influenzò fortemente <strong>il</strong> borgo<br />

fu <strong>il</strong> diffondersi del monachesimo<br />

grecobizantino che portò alla costituzione<br />

della chiesa di “S. Maria<br />

La Greca” (o di mpedi u burgu) in<br />

Laino Borgo. In seguito alla guerra<br />

tra i Longobardi e Bizantini, la<br />

terra di Laino diventò <strong>il</strong> capoluogo<br />

di uno dei sette gastaldati più<br />

importanti dell’Italia meridionale.<br />

Successivamente, <strong>il</strong> gastaldato di<br />

Laino fece parte del Principato di<br />

Salerno, per poi passare sotto <strong>il</strong><br />

dominio della famiglia Sanseverino,<br />

sostenitrice degli Angioini.<br />

Nel 1497 <strong>il</strong> dominio del borgo<br />

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passò agli Aragonesi e, in seguito,<br />

nel 1500, Federico d’Aragona<br />

lasciò <strong>il</strong> feudo di Laino a Don<br />

Ferrante De Cardenas che ebbe<br />

<strong>il</strong> titolo di Marchese di Laino. Si<br />

segnalano, inoltre, i portali in pietra<br />

di cui molti vincolati dalla Soprintendenza.<br />

Laino Borgo e Laino<br />

Castello in passato erano un<br />

unico comune denominato Laino,<br />

la divisione della comunità risale<br />

al 1811. Riunifi cati di nuovo nel<br />

1928 con <strong>il</strong> nome di Laino Bruzio,<br />

nel 1947 furono divisi defi nitivamente.<br />

Laino Borgo con delibe-<br />

ra del C.C. del 26 giugno 2007,<br />

su proposta dell’Assessorato alla<br />

Cultura, ha chiesto per gli antichi<br />

fasti della comunità, <strong>il</strong> titolo<br />

di città, concessione ottenuta dal<br />

presidente della Repubblica con<br />

decreto del 26 giugno 2008.<br />

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Laino Castello<br />

Caratteristiche, di Laino Castello,<br />

sono le stradine in pietra a gradinate<br />

ripide e tortuose, che portano<br />

a piazzette, le quali all’improvviso<br />

si affacciano su panorami<br />

suggestivi. A Natale, <strong>il</strong> borgo antico<br />

è lo splendido scenario del<br />

presepe vivente.<br />

Il centro storico di Laino Castello<br />

è stato abbandonato negli anni<br />

ottanta, in seguito ad un notevo-<br />

le dissesto geologico, che ne ha<br />

fortemente danneggiato <strong>il</strong> tessuto<br />

urbano, lasciando tuttavia intatte<br />

alcune interessanti strutture<br />

ed edifici, come ad esempio la<br />

chiesa di San Teodoro Martire,<br />

in st<strong>il</strong>e bizantino e i palazzi Rocca<br />

e Attademo. Particolarmente<br />

interessante è la Cappella di San<br />

Rocco, che conserva un affresco<br />

cinquecentesco della Madonna<br />

col Bambino.<br />

<strong>Lungo</strong> <strong>il</strong> fiume <strong>Mercure</strong>-<strong>Lao</strong>. Le attività e le bellezze da visitare.<br />

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Viggianello<br />

disposti a lasciarsi incantare dalle<br />

sue risorse legate anche alla tradi-<br />

È <strong>il</strong> “paese delle ginestre”, per le<br />

infinite distese della gialla cortina<br />

di fiori di ginestra che soprattutto<br />

in maggio avvolge <strong>il</strong> suo paesaggio,<br />

incastonato nel suggestivo<br />

scenario dei monti del massiccio<br />

del Pollino, appeso a strapiombio<br />

sulla valle del <strong>Mercure</strong>.<br />

Per le sue meraviglie paesaggistiche<br />

e le straordinarie testimonianze<br />

storiche e artistiche, Viggianello<br />

è meta di curiosi visitatori<br />

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zione, al folklore e alla devozione<br />

popolare. Il paese incluso nella più<br />

estesa area verde protetta italiana,<br />

<strong>il</strong> Parco Nazionale del Pollino, ospita<br />

uno dei “Carnevali” più antichi e<br />

apprezzati della tradizione lucana,<br />

ma è anche location di uno degli<br />

otto riti arborei, noti anche come<br />

“matrimoni tra gli alberi”, che si celebrano<br />

in Bas<strong>il</strong>icata. Nel mese di<br />

maggio si festeggia, in un’atmosfera<br />

di intensa solennità, la Madonna<br />

del Carmelo di Viggianello, nella<br />

frazione Pedali, un rito legato ai<br />

raccolti del grano e alla fert<strong>il</strong>ità dei<br />

campi. Ogni momento dell’anno è<br />

dunque quello giusto per scoprire<br />

questo piccolo angolo di Bas<strong>il</strong>icata!<br />

La storia<br />

Fonti discordanti si pronunciano<br />

rispetto alla fondazione di Viggianello,<br />

per alcune legate ad insediamenti<br />

di monaci bas<strong>il</strong>iani risalenti al<br />

X secolo, per altre a profughi achei<br />

in seguito alla distruzione di Sibari,<br />

anche per la presenza, nelle località<br />

Spidarea e Serra di ritrovamenti<br />

abitativi.<br />

Sta di fatto che la presenza umana<br />

sul territorio si consolida con l’arrivo<br />

dei Romani, coloro cui si deve l’e-<br />

dficazione del castello, ai quali subentrano<br />

i Longobardi e i Bizantini,<br />

come attestano le numerose laure<br />

eremitiche abitate dai monaci bas<strong>il</strong>iani<br />

e da numerosi ruderi di antiche<br />

chiese e conventi. Sarà poi la volta<br />

dei Saraceni, insediatisi nel rione<br />

Ravita. Ai Normanni si deve, invece,<br />

<strong>il</strong> consolidamento dell’insediamento<br />

sulla collina di Viggianello<br />

grazie alla creazione della roccaforte<br />

con torre quadrata e della chiesa<br />

del castello dedicata a San Nicola,<br />

di cui sono visib<strong>il</strong>i solo pochi ruderi).<br />

Diverse famiglie si succedono<br />

inoltre nel dominio di Viggianello:<br />

prima la principessa Mab<strong>il</strong>ia, figlia<br />

di Roberto <strong>il</strong> Guiscardo, poi la famiglia<br />

feudale Chiaromonte e molti<br />

altri ancora.Con gli svevi la roccaforte<br />

assume le sembianze dei tipici<br />

manieri federiciani e nel castello<br />

dimora anche l’Imperatore svevo<br />

Federico II. Nel XV Viggianello è<br />

feudo della famiglia dei Sanseverino,<br />

per poi passare in mano ai Della<br />

Ratta.<br />

Viggianello partecipa attivamente<br />

alle fasi dell’Unità d’Italia ed è teatro<br />

di scontro fra briganti ed esercito<br />

piemontese.<br />

<strong>Lungo</strong> <strong>il</strong> fiume <strong>Mercure</strong>-<strong>Lao</strong>. Le attività e le bellezze da visitare.<br />

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www.bit.ly/mercurelao2016<br />

Testi: Wikipedia; www.bas<strong>il</strong>icataturistica.com; Siti Istituzionali.<br />

Foto: Wikipedia; www.bas<strong>il</strong>icataturistica.com<br />

Finito di stampare nel mese di Settembre 2016<br />

per conto della MP s.r.l. - Senise (Pz) da:<br />

Vietata la riproduzione totale o parziale di loghi, testi e foto.<br />

Tutti i diritti sono riservati.<br />

I diritti relativi ai testi sono dei rispettivi autori.<br />

Impaginazione e grafica a cura di:<br />

Marco Deodati - Arti Visive<br />

via dei Gladioli, 27 - 85042 Lagonegro (Pz)<br />

+39 334 8411680 - marco.deodati@me.com<br />

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