2016-09-16
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IL GIORNALE DELL’ ECONOMIA DIGITALE E DELL’ INNOVAZIONE<br />
GIÀ CORRIERE DELLE COMUNICAZIONI<br />
Anno XII n. 12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong> - mensile - 3 euro<br />
Fondato e diretto da Gildo Campesato<br />
Redazione Via Alberico II n.33 - 00193 Roma Poste Italiane S.p.a. Sped. in abb. post. - D.L.353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) art.1, comma 1 Roma/aut.n.15/2008 Arretrati: euro 6,00<br />
Abb. annuo 60,00 euro (per 20 numeri); All’estero 120,00 euro . Tel. 06-88376920 segreteria@corcom.it<br />
L’EDITORIALE<br />
Lasciamo<br />
lavorare<br />
Piacentini<br />
VODAFONE<br />
«Le idee innovative<br />
per l’ Internet of Things<br />
nascono qui in Italia»<br />
► A PAGINA 21<br />
MICROSOFT<br />
«Prodotti migliori per tutti<br />
È la nostra sfida<br />
per l’accessibilità»<br />
► A PAGINA 24<br />
Di GILDO CAMPESATO<br />
La nomina era stata anticipata<br />
a inizio febbraio con uno<br />
scambio di tweet fra il presidente<br />
di Amazon, Jeff Bezos, e il<br />
presidente del Consiglio Matteo<br />
Renzi. Ma l’insediamento formale<br />
di Diego Piacentini quale commissario<br />
straordinario per il digitale è<br />
avvenuto soltanto a metà agosto,<br />
dopo l’approvazione del nuovo Codice<br />
dell’amministrazione digitale<br />
che ne istituisce la figura, ne precisa<br />
i compiti, ne definisce i poteri.<br />
I primi passi dell’ex vicepresidente<br />
di Amazon mondo (“ex” nel senso<br />
che si è preso due anni di aspettativa)<br />
sono stati defilati. È apparso con<br />
Renzi e Obama al G20 a Hangzhou.<br />
Per il resto, si è tenuto lontano dalla<br />
ribalta. Nemmeno un tweet o un<br />
post su Facebook.<br />
Quello di Piacentini non sarà un<br />
compito facile ed evitare la sovraesposizione<br />
mediatica è comprensibile,<br />
data la complessità, la difficoltà e<br />
(per lui) la novità dei dossier da affrontare.<br />
Traghettare la PA italiana<br />
dal cartaceo al digitale non è affatto<br />
un giochetto semplice (lo si vede<br />
purtroppo da lunghi anni di paralisi<br />
e difficoltà realizzative), così come<br />
sarà altrettanto difficile per il settore<br />
privato (manifatturiero e servizi in<br />
primis) cogliere sino in fondo le sfide<br />
della digital economy, cioè dell’economia<br />
tout court.<br />
Se Piacentini tace, non sono mancate<br />
le polemiche di chi paventa suoi<br />
conflitti di interesse. C’è chi non si<br />
accontenta della spiegazione che lavorerà<br />
gratis per il desiderio di “mettersi<br />
al sevizio di un Paese dove ho<br />
vissuto quarant’anni”. Affermazione<br />
più da “americano” che da “italiano”,<br />
a dire il vero: ma perché sospettarlo<br />
di mendacio prima ancora di vederlo<br />
alla prova? Oppure, c’è chi vede<br />
il fatto che Piacentini si è messo in<br />
aspettativa da Amazon e non licenziato<br />
come il mascheramento di<br />
chissà quale doppio gioco a favore<br />
del gruppo americano.<br />
E c’è chi giudica peccato mortale<br />
avere mantenuto le azioni Amazon<br />
in suo possesso Come se da Palazzo<br />
Chigi si potesse seriamente influenzare<br />
i corsi di Borsa del colosso di<br />
Seattle.<br />
Ovviamente, la trasparenza dell’azione<br />
è fondamentale. Ma non avvelenare<br />
preventivamente i pozzi. Non<br />
si pretende che chi non è d’accordo<br />
con la sua nomina ringrazi Piacentini<br />
per la disponibilità. Ma almeno lo<br />
si lasci lavorare serenamente, dandogli<br />
gli strumenti per farlo, compresa<br />
una squadra forte. E lo si giudichi<br />
pure. Ma a posteriori, dai risultati.<br />
BANCHE & FINANZA<br />
SCOCCA L’ORA<br />
DELLA BLOCKCHAIN<br />
DA PAGINA 2 a pagina 11<br />
L’intervista<br />
Martina: «Ecco l’agricoltura 2.0»<br />
L’annuncio del ministro a Corcom: «A ottobre il piano per l’innovazione nell’agroalimentare»<br />
Le tecnologie digitali faranno da volano all’agroalimentare<br />
italiano. Ne sono convinti gli<br />
agricoltori italiani, che stanno cercando con<br />
sempre più convinzione di integrare tradizione e<br />
innovazione, e ne è convinto il ministro delle Politiche<br />
agricole, Maurizio Martina, che a CorCom delinea<br />
la roadmap del Governo per garantire un futuro<br />
2.0 al settore. “Sono tante le realtà che sviluppano<br />
soluzioni innovative per il modello agricolo italiano<br />
ma possiamo fare di più. A ottobre presentiamo un<br />
piano d’azione: vogliamo portare il nostro Paese a A PAGINA <strong>16</strong><br />
essere leader nell’agricoltura di precisione entro i<br />
prossimi 5 anni”. Le sfide, tra burocrazia pesante,<br />
scarsa penetrazione del digitale e difficoltà a investire,<br />
non mancheranno. Ma l’occasione è troppo<br />
ghiotta. Sarà importante<br />
agire d’insieme ed evitare<br />
una filiera digitalmente<br />
incompleta. Così come<br />
scrivere per il Sud e le<br />
nuove generazioni ruoli<br />
da veri protagonisti.<br />
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Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
ilFOCUS<br />
BLOCKCHAIN<br />
Disruption<br />
Il Parlamento europeo segue con attenzione lo sviluppo della nuova tecnologia che<br />
può contribuire positivamente al benessere dei cittadini e allo sviluppo economico<br />
È auspicabile, nonché possibile, evitare una regolamentazione preventiva<br />
e severa che ne soffocherebbe la crescita. Analogo interesse da parte<br />
della Commissione europea tanto che già si pensa a una authority ad hoc<br />
L'Europa guarda alla blockchain<br />
«Per il benessere dei cittadini»<br />
Francesco Molica<br />
No a interventi legislativi<br />
avventati. Potrebbe rivelarsi<br />
controproducente. E’<br />
l’orientamento che allo stato<br />
presente prevale a Bruxelles sulla tecnologia<br />
di registro distribuito. Lo ha messo<br />
nero su bianco il Parlamento europeo in<br />
una risoluzione sul tema delle criptovalute<br />
adottata nel giugno scorso.<br />
Nella quale si propugna massima<br />
prudenza regolamentare, almeno in<br />
questa fase. L’obiettivo è non falcidiare il<br />
potenziale di innovazione di una tecnologia<br />
ancora relativamente giovane che “può<br />
contribuire positivamente al benessere dei<br />
cittadini e allo sviluppo economico”. Ecco<br />
perché “è auspicabile, nonché possibile,<br />
evitare una regolamentazione preventiva<br />
e severa che ne soffocherebbe la crescita”,<br />
è il messaggio lanciato dall’Eurocamera<br />
nella mozione votata quasi all’unanimità.<br />
La Commissione Ue è sulla stessa<br />
lunghezza d’onda come sottolineato dal<br />
titolare ai servizi finanziari, il britannico<br />
Jonathan Hill, prima di rassegnare<br />
le dimissioni nel solco del referendum<br />
su Brexit. “Condivido l’approccio molto<br />
bilanciato suggerito dal Parlamento: è<br />
importante tenere d’occhio gli svilup-<br />
pi della tecnologia per abbracciarne le<br />
opportunità, pur restando attenti ai<br />
potenziali rischi”, aveva dichiarato Hill.<br />
Certo, sulla posizione dell’esecutivo Ue<br />
pesa anche una certa “impreparazione”.<br />
La verità, ammettono fonti interne, è<br />
che si sta ancora cercando di prendere le<br />
misure. Motivo per il quale il Parlamento<br />
Europeo ha sollecitato, e in tutta probabilità<br />
sarà accontentato, l’istituzione di<br />
una task force orizzontale guidata dalla<br />
Commissione stessa e composta da esperti<br />
tecnici ed esperti di regolamentazione. Il<br />
compito di questa pseudo authority, come<br />
la definiscono in molti, sarebbe quello di<br />
monitorare l’evoluzione della tecnologia<br />
di registro distribuito e, laddove necessario,<br />
raccomandare eventuali azioni<br />
normative. “Siamo di fronte a innovazioni<br />
tecnologiche che possono crescere<br />
rapidamente sino ad assumere contorni<br />
«Abbiamo bisogno di un<br />
soggetto con le competenze<br />
adatte a proporre interventi<br />
regolatori specifici se e<br />
quando ce ne sarà necessità»<br />
sistemici. Abbiamo bisogno di un soggetto<br />
con le competenze adatte a proporre con<br />
tempestività interventi regolatori specifici,<br />
se e quando ce ne sarà necessità”, spiega<br />
il deputato europeo Jakob von Weizsäcker,<br />
autore della risoluzione.<br />
D’altro canto, è lo stesso Parlamento<br />
di Strasburgo a riconoscere come diverse<br />
attività connesse all’uso della blockchain<br />
siano gravate sotto molti aspetti da<br />
incertezza normativa. Ciò comporterebbe<br />
l’aggiornamento di alcune normative.<br />
La Commissione, dopo aver svolto gli<br />
approfondimenti necessari, potrebbe<br />
procedere a una revisione della normativa<br />
UE in materia di pagamenti, comprese la<br />
direttiva sui conti di pagamento, la direttiva<br />
sui servizi di pagamento e la direttiva<br />
sulla moneta elettronica. Molto dipenderà<br />
anche da quale direzione assumerà<br />
l’evolversi della tecnologia. Gli osservatori<br />
ritengono che essa continuerà a svilupparsi<br />
ben oltre il settore dei pagamenti,<br />
andando a coprire ambiti molto disparati,<br />
dai contratti intelligenti ai trasferimenti<br />
di proprietà intellettuale, passando per<br />
una serie di servizi pubblici. Parliamo di<br />
attività per le quali esiste ovviamente un<br />
quadro giuridico di riferimento.<br />
Ma è lo stesso Parlamento Ue a indicare<br />
che “a misura che le applicazioni<br />
basate sulla blockchain accedono a nuovi<br />
mercati e ampliano le loro attività […]<br />
potrebbe essere necessaria una legislazione<br />
più specifica”. Altro discorso è quello<br />
della sicurezza. Sull’onda degli attacchi di<br />
Parigi e Bruxelles, il tema delle criptovalute<br />
è inevitabilmente finito sotto la lente<br />
d’ingrandimento dell’Ue per via del loro<br />
possibile ruolo nel favorire il riciclaggio di<br />
denaro o il finanziamento di organizzazioni<br />
terroristiche.<br />
Qui la Commissione si prepara a riaprire<br />
proprio la direttiva contro il riciclaggio<br />
per allargarne l’ambito di applicazione<br />
anche alle piattaforme di scambio delle<br />
criptovalute. Una delle misure richiederebbe<br />
alle piattaforme di rispettare la due<br />
diligence quando i clienti effettuano lo<br />
scambio tra le valute virtuali e quelle reali,<br />
il che metterebbe fine all’anonimato che<br />
connota questi scambi.<br />
Dopo gli attacchi a Bruxelles<br />
e Parigi il tema delle<br />
criptovalute è<br />
finito sotto la lente Ue<br />
per il rischio riciclaggio
Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
www.corcom.it<br />
3<br />
Roberto Garavaglia*<br />
ilFOCUS<br />
Nel mondo delle crittovalute,<br />
di cui il Bitcoin<br />
rappresenta l’espressione<br />
più famosa, molti sono i luoghi<br />
comuni che tendono a connotarne<br />
l’impiego quale strumento che<br />
offrirebbe opportunità di anonimato<br />
(o pseudo-anonimato);<br />
una caratteristica, questa, su cui,<br />
in realtà, ci si dovrebbe interrogare.<br />
Non è mio interesse, ora,<br />
analizzare quanto sia realmente<br />
“efficace” l’esercizio di questa<br />
proprietà (in vero, molto poco …),<br />
bensì orientare l’attenzione del<br />
lettore su un tema che, a dispetto<br />
del luogo comune, vede l’impiego<br />
della blockchain, la tecnologia<br />
che sottende molte crittovalute,<br />
come strumento potenzialmente<br />
adottabile a supporto di un’accorta<br />
gestione dell’Identità Digitale.<br />
Prima di addentrarsi nella<br />
disamina proposta con questo<br />
articolo, è utile rimarcare alcuni<br />
concetti base, chiarendone i confini<br />
e le modalità di adozione. Con<br />
il termine “crittovaluta” s’intende<br />
generalmente riferire a valute<br />
virtuali digitali (non fiat) emesse<br />
in modo decentralizzato, per le<br />
quali Il “libro mastro” può essere<br />
pubblico e distribuito (“distributed<br />
public ledger”) e nel quale sono<br />
mantenute tutte le transazioni<br />
effettuate.<br />
BLOCKCHAIN<br />
Criptovaluta, validatori<br />
e tutti i vantaggi<br />
dell'identità digitale<br />
“Distributed Contracts” (o “Smart<br />
Contract”). Uno “Smart Contract”<br />
è un metodo di utilizzo delle<br />
crittovalute per formare accordi<br />
attraverso la blockchain, sfruttando<br />
opportunamente il quale, è<br />
possibile raggiungere altri scopi,<br />
che vanno oltre il concetto di valuta<br />
virtuale. Un esempio di applicain<br />
un blocco, non potrà essere più<br />
disconosciuta. La presenza di un<br />
numero elevato di “Validatori” che<br />
ratificano le transazioni, garantisce<br />
che per inserire una transazione<br />
fasulla, sarebbe necessario<br />
mettere d’accordo – almeno - il<br />
50% + 1 dei “Validatori". Il modello<br />
d’incentivazione assicura che que-<br />
Disruption<br />
La blockchain<br />
può essere<br />
impiegata nelle<br />
fasi di<br />
identificazione e<br />
verifica del cliente<br />
E l'industria che<br />
si basa sulla<br />
sharing economy<br />
può trarre<br />
vantaggi<br />
dall'adozione di<br />
una distributed<br />
ledger technology<br />
che gestisce le<br />
identità digitali<br />
dei pagamenti. Se si ipotizza di<br />
scambiare su blockchain “bitcoin”<br />
come “tokens” e non come “valuta”,<br />
ecco ottenersi una sorta di<br />
registro contabile potenzialmente<br />
inviolabile, che tiene traccia di<br />
tutte le transazioni eseguite. Una<br />
distributed ledger tecnology così<br />
intesa, permetterebbe il trasfesharing<br />
economy. Nel primo caso,<br />
la blockchain potrebbe essere<br />
impiegata (ad esempio da banche)<br />
nelle fasi di identificazione e<br />
verifica del cliente, agendo come<br />
database di identità digitali blindate<br />
e crittografate, cui è possibile<br />
accedere in alternativa a database<br />
centralizzati. Ipotizzando uno<br />
scenario di “Permission Ledger”<br />
(accessibile solo da un gruppo di<br />
istituti finanziari, ad esempio), si<br />
potrebbe migliorare l’efficienza<br />
dell’intero processo: digitalizzazione<br />
delle fasi di rilascio e verifica<br />
delle identità digitali, automazione<br />
di alcuni passaggi intermedi<br />
mediante l’adozione di specifici<br />
Uno smart contract è<br />
un metodo di utilizzo<br />
delle criptovalute per<br />
formare accordi<br />
attraverso blockchain<br />
Blockchain contribuisce<br />
alla finalità di garantire<br />
identità e reputazione<br />
di chi partecipa<br />
alla transazione<br />
Blockchain è una tecnologia<br />
che abilita persone diverse e che<br />
non si conoscono, a verificare<br />
il succedersi di transazioni in<br />
crittovaluta memorizzate sul<br />
libro mastro. Il distributed ledger<br />
viene acceduto dai partecipanti<br />
che operano sulla rete (tramite<br />
dei “nodi”) mettendo a disposizione<br />
risorse di calcolo, mediante<br />
cui si ottempera alla validazione<br />
delle transazioni, evitando, così, il<br />
ricorso ad un intermediario terzo<br />
(tali partecipanti assumo il ruolo<br />
di “Validatori”). Durante questo<br />
processo (ciò è in particolare<br />
vero per i cc.dd. “Permissionless<br />
Ledger”), possono essere coniate<br />
nuove unità di crittovaluta come<br />
sistema di remunerazione che<br />
ripaga – almeno in parte – il costo<br />
sostenuto dai “Validatori” (risorse<br />
di calcolo, energetiche, ecc.).<br />
Guardando in maggior dettaglio<br />
le caratteristiche di sicurezza della<br />
blockchain, possiamo dire che la<br />
dispersione del registro delle transazioni<br />
è tale da garantire a tutti e<br />
in modo trasparente, la possibilità<br />
di verificare la validità di una transazione<br />
fin dalle origini e che una<br />
transazione, una volta approvata<br />
sti ultimi vengano remunerati per<br />
il loro lavoro di approvazione, solo<br />
laddove il lavoro sia stato svolto<br />
correttamente (verificato dagli<br />
altri nodi). Sin qui s’è detto che la<br />
blockchain, a supporto delle crittovalute,<br />
garantisce l’unicità delle<br />
transazioni e l’immutabilità delle<br />
stesse, impedendo, nel contempo,<br />
che siano validate transazioni<br />
fittizie che potrebbero aggiungersi<br />
alla catena di blocchi e vanificando,<br />
parimenti, la possibilità di<br />
modificare ciò che è avvenuto in<br />
passato. Gli algoritmi su cui si basa<br />
la blockchain, consentono altresì<br />
l’impiego di tecniche di scripting,<br />
con cui è possibile abilitare i cc.dd.<br />
Roberto Garavaglia<br />
zione dei “Distributed Contracts”<br />
sono i cc.dd. “Colored Coins”,<br />
ossia dei dati aggiuntivi (attributi)<br />
pubblicati e gestiti sul distributed<br />
ledger, che trasformano i “coins” in<br />
“token”, al fine di poter essere impiegati<br />
per rappresentare qualsiasi<br />
cosa (anche non una valuta).<br />
Immaginando, per semplificare,<br />
che la blockchain possa essere<br />
considerata alla stregua di un database<br />
distribuito dove non esiste<br />
un amministratore centrale, in cui<br />
il commitment delle transazioni<br />
avviene basandosi sulle logiche di<br />
consenso distribuito dianzi descritte<br />
e dove sia possibile adottare<br />
tecniche evolute di scripting, non<br />
è difficile prevedere un impiego<br />
di questa tecnologia in campi<br />
anche molto diversi da quello<br />
rimento di proprietà di “gettoni<br />
digitali” a cui possono essere<br />
associati svariati beni e diritti nel<br />
mondo esterno (asset). Assumiamo,<br />
dunque, di poter considerare<br />
come asset, la prova dell’Identità<br />
Digitale di un individuo. A ciascun<br />
soggetto identificato, è possibile<br />
attribuire un “token” che lo autorizza<br />
a compiere azioni “fisiche”<br />
(ossia nel mondo fisco) sfruttando<br />
una tecnologia digitale distribuita<br />
e l’esecuzione di specifici “Smart<br />
Contracts”. A titolo prettamente<br />
esemplificativo, riporterò due possibili<br />
casi d’uso della blockchain<br />
così come presentata, volutamente<br />
(e provocatoriamente) tra loro<br />
molto distanti, ma accumunati<br />
dal medesimo impiego di una<br />
distributed ledger technolgy:<br />
sostengo ai processi di KYC (Know<br />
Your Customer), supporto alla<br />
smart contracts, che controllano (e<br />
garantiscono) la corretta esecuzione<br />
delle regole. Nel secondo caso,<br />
l’industria che si basa sulla sharing<br />
economy può trarre innumerevoli<br />
vantaggi dall’adozione di una<br />
distributed ledger technology, mediante<br />
cui sono gestite le identità<br />
digitali. Se s’immagina di integrare<br />
una simile tecnologia direttamente<br />
all’interno dei motori di ricerca<br />
che iniziano un rapporto fra<br />
persone che non si conoscono, per<br />
poi arrivare a stabilire un accordo<br />
contrattuale fra di essi (l’uso di un<br />
locale in affitto, piuttosto che un<br />
passaggio in auto), è facile intuire<br />
come la blockchain possa contribuire<br />
alla finalità di garantire identità<br />
e reputazione di chi sta partecipando<br />
alla transazione. Anche<br />
in questo caso, l’intero processo<br />
potrebbe chiudersi in modo totalmente<br />
automatizzato, mediante<br />
l’esecuzione di uno specifico smart<br />
contract che sovrintende – anche<br />
– l’incasso contro prestazione,<br />
qui inteso come trasferimento di<br />
fondi (fiat money) dal fruitore del<br />
servizio al beneficiario.<br />
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Per ragioni organizzative si prega di confermare l’adesione.<br />
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5<br />
ilFOCUS<br />
BLOCKCHAIN<br />
Disruption<br />
«Non solo pagamenti digitali<br />
È una rivoluzione in arrivo»<br />
Andrea Rigoni: ma per soddisfare i requisiti di integrità, riservatezza, disponibilità<br />
bisogna implementare controllo degli accessi, confidenzialità e privacy<br />
Antonello Salerno<br />
«Il tema dei pagamenti<br />
digitali è solo una piccola<br />
parte delle grandi<br />
potenzialità di applicazione della<br />
tecnologia blockchain, che negli<br />
ultimi mesi anche le istituzioni<br />
finanziarie e le banche stanno iniziando<br />
a considerare e a studiare.<br />
Già l’Eba, l’associazione bancaria<br />
europea, ha dedicato a questo<br />
tema uno studio approfondito,<br />
identificando una serie di applicazioni<br />
per il settore. Ma blockchain<br />
ha una portata di impiego<br />
immensa, paragonabile a quando<br />
sono stati introdotti i sistemi<br />
di cifratura a chiave pubblicoprivata:<br />
si prevedeva di impiegarli<br />
in contesti limitati, e siamo<br />
finiti a utilizzarli dappertutto. Per<br />
blockchain è la stessa cosa: nata<br />
per garantire le transazioni in bitcoin,<br />
inizia a trovare applicazioni<br />
nel sistema finanziario e delle<br />
banche, ma potrebbe riguardare<br />
in futuro anche nell’internet of<br />
things, la smart home e il gestionale,<br />
per “certificare” lo scambio<br />
di informazioni».<br />
A parlare è Andrea Rigoni,<br />
esperto di cybersecurity e partner<br />
di Intellium, società di consulenza<br />
strategica per la Nato, i Governi<br />
e le grandi infrastrutture.<br />
Rigoni, davvero la tecnologia<br />
zione a blockchain perché da una<br />
parte ne intuiscono l’opportunità,<br />
e dall’altra hanno ben presente<br />
l’enorme rischio che correrebbero<br />
a rimanere tagliate fuori da questo<br />
scenario, a non partecipare e a<br />
non trovare il modo di sfruttare la<br />
nuova tecnologia. La banca oggi è<br />
centro di costo. A garantire i ruolo<br />
delle banche, nonostante alcune<br />
startup del campo dei prestiti peer<br />
to peer ne teorizzino l’inutilità,<br />
è in ogni caso il fatto che sanno di<br />
avere un ruolo dato dal regolatore:<br />
alla fine si deve atterrare su<br />
una moneta riconosciuta dalle<br />
compatibili con le esigenze del<br />
mercato e un ostracismo da parte<br />
di molti attori del sistema. La<br />
direttrice di sviluppo tecnologica,<br />
verso modelli più performanti e<br />
largamente applicabili, congiuntamente<br />
alla necessità di disporre<br />
di indicazioni chiare da un punto<br />
questa tecnologia in modo limitato,<br />
non utilizzando registri<br />
pubblici ma limitandosi a quelli<br />
generati all’interno del proprio<br />
network. È una scelta saggia?<br />
Si tratta di uno dei modelli in<br />
cui si può applicare la tecnologia<br />
blockchain, altrimenti chiamata<br />
Andrea Rigoni,<br />
esperto di cybersecurity e partner di Intellium<br />
“Private Blockchain”, accessibile<br />
solo ad un numero ristretto e selezionato<br />
di partecipanti: se da un<br />
lato questo modello non consentirebbe<br />
di sfruttare a pieno tutte<br />
le potenzialità della blockchain<br />
pubblica, dall’altro introduce<br />
ulteriori caratteristiche funzionali<br />
di particolare interesse per gli<br />
Istituti Bancari quali Flessibilità<br />
(possibilità di introdurre controlli<br />
addizionali sulla catena stessa),<br />
Sicurezza (tutti i partecipanti alla<br />
“rete” sono legalmente identificabili)<br />
e Rapidità (le transazioni<br />
sono processate più rapidamente<br />
in quanto verificare da meno<br />
attori). Sebbene sia uno degli usi<br />
meno promettenti, è pur sempre<br />
un modo per esplorare e comprendere<br />
questa tecnologia.<br />
Perché tutta questa prudenza?<br />
C’è evidentemente un tema di<br />
tipo architetturale. Blockchain<br />
Le banche da una parte vedono<br />
i rischi, ma dall'altra potrebbero<br />
cogliere l'opportunità di tagliare<br />
i costi dei servizi che oggi<br />
demandano a terze parti<br />
La privacy delle transazioni e dei<br />
dati è un requisito essenziale di<br />
sicurezza. E Blockchain non la<br />
garantisce di default. Al sistema<br />
servono nuove applicazioni<br />
l’ente centrale fidato che gestisce<br />
le transazioni, mentre blockchain<br />
potrebbe essere considerato “l’antibanca”,<br />
perché è in grado dare<br />
garanzie disintermediando.<br />
Più rischi o più opportunità<br />
per gli istituti bancari?<br />
Il settore finanziario è molto<br />
articolato, ne fanno parte i<br />
circuiti interbancari, gli emittenti<br />
di carte di credito, chi gestisce le<br />
reti dei terminali di pagamento.<br />
In questo contesto le banche<br />
da una parte vedono rischi, ma<br />
dall’altra potrebbero cogliere<br />
l’opportunità di disintermediare<br />
a loro volta, tagliando ad esempio<br />
i costi di servizi che oggi demandano<br />
a terze parti. Come nella<br />
gestione delle carte di credito, che<br />
potrebbe consentire loro profitti<br />
importanti. Il gestore di carta di<br />
credito è un ente fidato che, oltre<br />
a fornire la tessera, garantisce<br />
gli spostamenti di denaro tra<br />
merchant, pagatore e banca dove<br />
atterra l’incasso. Una garanzia<br />
che la tecnologia blockchain è in<br />
grado di offrire senza l’intervento<br />
di terzi, eliminando così anche un<br />
banche centrali. Le banche sono<br />
agganciate agli istituti centrali<br />
e all’emissione del denaro, e da<br />
questo si sentono tutelate.<br />
Quindi siamo ancora a una fase<br />
“esplorativa”?<br />
E’ il momento per le banche di<br />
cercare di capire i nuovi scenari,<br />
verificarne i pro e i contro, e<br />
intuire le possibili soluzioni che<br />
potrebbero determinare “svolte”<br />
future. Sul tema dei pagamenti,<br />
ad esempio, ci sono ancora<br />
enormi sfide da affrontare quali,<br />
ad esempio i tempi di elaborazione<br />
di una transazione, oggi non<br />
blockchain può avere un impatto<br />
così rivoluzionario sulla sicurezza<br />
dei pagamenti digitali?<br />
Blockchain è una tecnologia<br />
concettualmente non complessa:<br />
basa la garanzia dell’integrità<br />
dei dati e delle informazioni su<br />
registri pubblici distribuiti. Ma<br />
l’integrità, il fatto cioè di avere la<br />
sicurezza che una transazione o<br />
un’informazione, una volta registrata,<br />
non possa essere modificata,<br />
è solo uno dei tre punti chiave<br />
della sicurezza: gli altri due sono<br />
riservatezza e disponibilità. Credo<br />
che blockchain favorisca, ma non<br />
garantisca la disponibilità, mentre<br />
sul tema della riservatezza non<br />
garantisce nulla: quindi in tutte<br />
le applicazioni dove è necessaria<br />
riservatezza serve utilizzare soluzioni<br />
integrate: controllo degli<br />
accessi, confidenzialità, privacy,<br />
vanno costruite a livello di implementazione.<br />
Perché il mondo bancario sta<br />
mostrando tanto interesse verso<br />
questa tecnologia?<br />
Le banche e il sistema finanziario<br />
guardano con estrema attendi<br />
vista normativo impone la<br />
necessità di investigare le possibili<br />
opportunità con la dovuta<br />
cautela.<br />
Quanto alla privacy? Qual è il<br />
punto debole?<br />
La privacy delle transazioni e dei<br />
dati è un requisito essenziale di<br />
sicurezza. Blockchain non la garantisce<br />
di default, quindi se non<br />
voglio che gli altri sappiano cosa<br />
c’è nel mio borsellino elettronico<br />
il sistema deve essere implementato<br />
con altre soluzioni e tecnologie,<br />
su cui stanno lavorando in<br />
molti, e che diventano poi spesso<br />
implementazioni proprietarie<br />
dei singoli istituti. Ma direi che<br />
il modello teorico regge, c’è<br />
soltanto bisogno di confrontarlo<br />
con le applicazioni reali. Già oggi,<br />
con i sistemi in uso attualmente,<br />
le transazioni di denaro sono<br />
sicure. La tecnologia blockchain,<br />
adeguatamente implementata,<br />
garantirebbe a grandi linee lo<br />
stesso livello di sicurezza, ma a<br />
costi decisamente inferiori per le<br />
banche.<br />
Alcune banche si servono di<br />
è solo una piccola componente<br />
che necessita di sovrastrutture<br />
e integrazioni diverse a seconda<br />
dell’ambito in cui sarà utilizzato.<br />
Questo introduce gradi<br />
di variabilità che vanno testati<br />
con estrema attenzione. A poter<br />
creare problemi di sicurezza<br />
non è la tecnologia in sé, ma la<br />
sua implementazione. Ci sono<br />
talmente tante variabili su cui<br />
sviluppare protocolli nuovi,<br />
integrazioni nuove, modalità di<br />
privacy da definire. I problemi<br />
saranno numerosi e molto seri.<br />
Il cuore della tecnologia è sicuro,<br />
ora è il momento di “declinarla”,<br />
e da li possono nascere le<br />
insidie. A questi elementi, come<br />
già detto prima, ed in particolar<br />
modo per un settore fortemente<br />
regolamentato come quello degli<br />
istituti finanziari, vanno aggiunti<br />
ulteriori aspetti legati all’indirizzo<br />
legale/normativo che sarà dato<br />
dai “diversi regolatori” e ai potenziali<br />
impatti da un punto di vista<br />
organizzativo e di processo che<br />
l’introduzione di tali tecnologie<br />
potrebbe portare.
6<br />
www.corcom.it<br />
Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
ilFOCUS<br />
BLOCKCHAIN<br />
Disruption<br />
Banche, finanza, arte, elezioni<br />
La rivoluzione passa dai big<br />
Antonio Dini<br />
Tutti gli usi della nuova tecnologia e l'attenzione di Ibm, Microsoft, Oracle<br />
Il rapporto con la moneta virtuale Bitcoin e i rischi legati la sicurezza<br />
Mai come oggi la tecnologia informatica<br />
chiamata “blockchain”<br />
sembra aver acquistato centralità<br />
e attenzione. Blockchain nel<br />
cloud, blockchain per aiutare lo<br />
sviluppo di app, blockchain per<br />
onorare le obbligazioni di un<br />
contratto “smart”, per proteggere<br />
il diritto d’autore, per viaggiare<br />
nel mondo. Secondo una ricerca<br />
condotta dalla Harvard Business<br />
Review durata due anni e pubblicata<br />
lo scorso marzo, la tecnologia<br />
può essere utilizzata per<br />
gestire “denaro, azioni finanziarie,<br />
documenti legali, musica, arte,<br />
scoperte scientifiche, proprietà<br />
intellettuale e persino i voti delle<br />
elezioni”. E poi l’attenzione di<br />
Ibm, Microsoft, Oracle e gli altri<br />
grandi della tecnologia. Le grandi<br />
banche centrali come Bank of<br />
England e Bank of Canada, ma<br />
anche una delle banche di riserva<br />
indiane e quella Russa.<br />
Questo attenzione al blockchain<br />
è un fatto inedito per la tecnologia<br />
che fa da motore ai Bitcoin, la<br />
criptovaluta peer-to-peer nata nel<br />
2008 su iniziativa di un anonimo<br />
sviluppatore il cui pseudonimo è<br />
“Satoshi Nakamoto”.<br />
I Bitcoin esistono e funzionano<br />
grazie a blockchain, il sistema<br />
transazionale distribuito sottostante,<br />
la tecnologia cioè che<br />
garantisce l’autenticità e l’unicità<br />
di tutte le transazioni della<br />
moneta virtuale utilizzano un<br />
sistema senza vertice che non solo<br />
ha permesso di creare la prima<br />
valuta distribuita della storia, ma<br />
ha anche reso inutile il ruolo delle<br />
banche centrali e probabilmente<br />
di quelle tradizionali: il borsellino<br />
di qualsiasi utente diventa una<br />
banca perfettamente autonoma<br />
e capace.<br />
Una rivoluzione finanziaria<br />
che però si sta estendendo anche<br />
oltre la criptovaluta: il motore<br />
del blockchain funziona anche<br />
per un’infinità di altri possibili<br />
usi, tanto che negli ultimi 18 mesi<br />
le startup si sono moltiplicate e<br />
i grandi che hanno abbracciato<br />
questa tecnologia proponendosi<br />
di utilizzarla per nuove, innovative<br />
soluzioni, sono tantissimi. Ma<br />
reggerà?<br />
Gli indizi che i blockchain siano<br />
l’etichetta per giustificare investimenti<br />
che in realtà scoppieranno<br />
come molte bolle tecnologiche<br />
prima di oggi sono sempre di più.<br />
Secondo gli analisti di Magister<br />
Advisors entro il 2017 le prime<br />
100 istituzioni finanziarie mondiali<br />
avranno attivi una media di<br />
10 progetti basati su blockchain<br />
che vedranno un investimento<br />
di almeno un milione di dollari<br />
ciascuno: così in 24 mesi la<br />
fetta finanziaria del mercato del<br />
blockchain varrà un miliardo<br />
di dollari. Ad esempi, Barclays<br />
nel suo laboratorio di ricerca a<br />
Londra sta sperimentando con 45<br />
progetti diversi, Ubs ha appena<br />
aperto un centro di ricerca sempre<br />
a Londra mentre Citi, Bbva<br />
e Goldmans Sachs lavorano alla<br />
realizzazione dei loro database<br />
distribuiti e circuiti annessi.<br />
C’è vita per il blockchain anche<br />
Fuori dal settore finanziario Sita,<br />
la società di tecnologia di proprietà<br />
dei big del trasporto aereo<br />
mondiale e dei grandi aeroporti<br />
sta lavorando allo sviluppo del<br />
Single Travel Token, un gettone<br />
digitale per il viaggio che funziona<br />
utilizzando una speciale rete<br />
blockchain e che contiene tutto:<br />
documenti ufficiali, visti, biglietti<br />
aerei e tutte le altre informazioni<br />
necessarie per il viaggio dei<br />
passeggeri del futuro. «Potrebbe<br />
essere – dice Renaud Irminger,<br />
responsabile dei Sita Lab, il centro<br />
di ricerca dell’azienda con sede in<br />
Svizzera – la più grande rivoluzione<br />
singola per i viaggiatori di<br />
domani».<br />
«È una bolla?», si chiede Jeremy<br />
Ecosistema<br />
Nuove imprese:<br />
anche i creativi<br />
Millar, partner di Magister<br />
Advisors. Secondo uno studio<br />
pubblicato dalla rivista scientifica<br />
di informatica ITNow il rischio<br />
c’è: secondo l’autore Jude Umeh<br />
infatti il rischio è la sicurezza:<br />
«Blockchain è una catena che lega<br />
assieme soggetti diversi. La forza<br />
complessiva di qualsiasi catena<br />
risiede nel suo anello più debole, e<br />
nel caso di blockchain che anello<br />
debole può essere trovato negli<br />
utenti finali». Se sono compromessi<br />
loro, si rompe tutta la catena<br />
e in un momento il punto di<br />
forza dei blockchain, cioè essere<br />
un sistema transazionale a prova<br />
di bomba, crolla senza possibilità<br />
di essere recuperato.<br />
Per dirla in un altro modo,<br />
spiega Alan Graham, cofondatore<br />
di OCL, azienda specializzata<br />
in sicurezza, l’enfasi puramente<br />
speculativa degli investitori della<br />
entrano in campo<br />
Forti investimenti e tecnologia di base<br />
Così sta nascendo un nuovo ecosistema<br />
vitale per le aziende piccole e "fantasiose"<br />
prima ora sta per lasciare spazio<br />
a qualcosa di diverso: «Se stiamo<br />
per superare il la fase in cui i<br />
blockchain sono stati finanziato<br />
solo con lo scopo di trovare la<br />
“next big thing”, adesso in realtà<br />
per diventare quella “next big<br />
thing” devono essere risolte varie<br />
questioni di grande importanza<br />
a partire da quella dell’Autorità».<br />
Cioè blockchain deve dimostrare<br />
di avere un elemento di autorità<br />
che giustifichi la fiducia delle<br />
persone. Infatti, spiega Graham,<br />
«ci sono dei benefici nell’idea<br />
delle blockchain e dei database<br />
distribuiti che possono essere<br />
utilizzati dai cittadini e da altre<br />
entità come modo per validare il<br />
fatto che qualcosa sia effettivamente<br />
accaduto, come dei notai<br />
digitali automatici». Ma sistemi<br />
di questo tipo già esistono anche<br />
se usano tecnologie diverse, e<br />
hanno dietro delle aziende o delle<br />
entità statuali che li garantiscono<br />
e hanno la capacità economica<br />
di coprire eventuali problemi o<br />
errori.<br />
Invece i blockchain, nonostante<br />
abbiano dietro i giganti del<br />
sistema finanziario e tecnologico,<br />
sono considerati particolarmente<br />
interessanti perché rendono irresponsabili<br />
le entità che li creano.<br />
È il rovescio della medaglia di<br />
sostituire un principio di autorità<br />
centralizzata con un sistema decentralizzato<br />
privo di un vertice.<br />
Se poi c’è un problema, nessuno è<br />
responsabile o ritenuto in dovere<br />
di pagare i danni. È questa la<br />
ragione per cui il valore assegnato<br />
all’industria dei blockchain potrebbe<br />
essere seriamente sovradimensionato<br />
e a rischio-bolla,<br />
conclude Graham.<br />
@antoniodini<br />
ecosistema che sta nascendo<br />
attorno ai blockchain è<br />
L’<br />
estremamente vitale per le startup:<br />
forti investimenti, ricadute<br />
in ambito finanziario, tecnologia<br />
di base open source. In pratica, è<br />
più uno sforzo di astrazione per<br />
trovare un nuovo modo creativo<br />
di usare i blockchain che non di<br />
ricerca tecnologica. È perfetta la<br />
storia della piccola startup israeliana<br />
ShoCard guidata da Armin<br />
Ebrahimi: è l’arma segreta dietro<br />
alla ricerca di Sita, azienda del<br />
settore del trasporto aereo che sta<br />
sviluppando il Single Travel Token,<br />
un gettone digitale “sicuro”<br />
garantito dai blockchain per virtualizzare<br />
tutti i titoli di viaggio e<br />
legali necessari agli spostamenti<br />
dei passeggeri, dal passaporto e<br />
visto sino al biglietto aereo. È un<br />
esempio di soluzione complessa<br />
a un problema apparentemente<br />
impossibile. In ambito finanziario<br />
molti dei concorrenti dei<br />
BitCoin di Satoshi Nakamoto<br />
(pseudonimo dell’hacker creatore<br />
anche delle blockchain) sono<br />
tecnicamente delle startup:<br />
da Coinbase a Ethereum, da<br />
MazaCoin, Emercoin a Titcoin.<br />
A oggi se ne contano circa un<br />
centinaio anche se nessuna ha<br />
raggiunto la massa critica di<br />
più di 100mila merchant che<br />
accettano pagamenti con quella<br />
specifica criptovaluta. Fioriscono<br />
anche le startup che lavorano<br />
sulla creazione di strumenti e<br />
servizi connessi, inclusi i Bitcoin<br />
Exchange che convertono la<br />
criptovaluta in altre divise: da<br />
Cexio a BitCurex sino a BitFury,<br />
ma anche qui sono centinaia.<br />
Quasi tutte le grandi banche<br />
del pianeta poi hanno aperto<br />
progetti-pilota per cercare di<br />
saggiare il funzionamento di<br />
blockchain come strumento di
Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
www.corcom.it<br />
7<br />
Antonio Dini<br />
ilFOCUS<br />
Uno dei primi big della<br />
tecnologia a prendere sul<br />
serio i blockchain è stata<br />
Ibm. L’azienda forse più antica e<br />
sicuramente più istituzionale nel<br />
mondo dell’hi-tech ha intuito per<br />
prima il potenziale dirompente<br />
di questa tecnologia. «Ibm – dice<br />
Jerry Cuomo, vicepresidente per<br />
blockchain e cloud di Big Blue –<br />
avrà successo in questo settore<br />
perché offre una suite completa<br />
di strumenti che permettono agli<br />
sviluppatori di realizzare velocemente<br />
le loro app con in più un<br />
servizio di mentoring online nel<br />
Bluemix Garage». Soprattutto<br />
però Ibm ha sposato in pieno<br />
la filosofia open source per lo<br />
sviluppo di blockchain: con la<br />
Linux Foundation e pesi massimi<br />
del mondo open ma anche dell’industria<br />
tradizionale come Intel<br />
, Cisco e JP Morgan, l’obiettivo è<br />
quello di mettere assieme la piattaforma<br />
tecnologica del futuro.<br />
«Una delle applicazioni più<br />
interessanti - spiega Marley Gray,<br />
director del blockchain business<br />
development and strategy<br />
di Microsoft – è sicuramente<br />
quella in ambito finanziario ma<br />
non è l’unica». La piattaforma<br />
blockchain sviluppata da Microsoft<br />
(e messa in condivisione open<br />
su Github) si chiama Bletchley<br />
ed è un software-come-servizio<br />
erogato attraverso Azure, il cloud<br />
di Microsoft.<br />
«Alcuni dei problemi non<br />
Per il 2022 il sistema<br />
bancario prevede che<br />
la nuova tecnologia<br />
taglierà i costi di 20<br />
miliardi di dollari/anno<br />
BLOCKCHAIN<br />
Disruption<br />
Identità e minori costi<br />
Così le imprese<br />
scelgono di cambiare<br />
ancora risolti – dice Peter B.<br />
Nichol della MIT Sloan School of<br />
Management – rimangono quelli<br />
del possesso della propria identità<br />
da parte dei singoli soggetti, della<br />
scalabilità, dell’interoperabilità<br />
fra sistemi». Rincara la dose la<br />
CTO dell’Open Data Institute, Jeni<br />
Tennison, secondo la quale «la<br />
trasparenza e irreversibilità delle<br />
blockchain li rende inadatti per la<br />
gestione dei dati personali».<br />
L’enfasi e l’attenzione dei grandi<br />
della tecnologia per i blockchain<br />
deriva dalle valutazioni sulla<br />
crescita del settore e dalle opportunità<br />
di business trasversali<br />
in grado di generare: secondo il<br />
Fintech 2.0 Paper, per il 2022 ci si<br />
aspetta che solo nel settore bancario<br />
l’utilizzo di tecnologie come<br />
blockchain possa ridurre i costi<br />
infrastrutturali delle transazioni<br />
interbancarie di 15-20 miliardi di<br />
dollari all’anno.<br />
La possibilità di sostituire le<br />
autorità che si occupano di autenticare<br />
l’esistenza, l’autenticità<br />
e l’efficacia degli atti che pongono<br />
in essere una transazione (da<br />
noi in molti ambiti sarebbero<br />
i notai o altri pubblici ufficiali)<br />
sta seducendo anche interi stati.<br />
L’Honduras ha deciso di basare il<br />
suo catasto degli immobili e dei<br />
terreni utilizzando blockchain<br />
e di fatto tagliando fuori tutti i<br />
pubblici ufficiali necessari al suo<br />
esercizio.<br />
Se ci sono però sistemi che hanno<br />
avuto grossi problemi (come<br />
Ethereum, il più grande progetto<br />
di criptovaluta dopo i Bitcoin che<br />
ha dovuto rimborsare milioni di<br />
euro ai suoi utilizzatori dopo che<br />
una drammatica falla di sicurezza<br />
ha mandato KO il sistema),<br />
questo non ha fermato né gli investimenti<br />
dei fondi nelle startup<br />
di settore né le mosse dei big.<br />
Deloitte e ConsenSys pochi<br />
mesi fa hanno annunciato il loro<br />
progetto di creare entro l’anno la<br />
banca digitale Project ConsenSys,<br />
mentre il progetto R3 mette assieme<br />
una rete di 42 con tecnologia<br />
fornita da Intel e Ibm.<br />
E sempre sul versante economico<br />
c’è chi sta offrendo servizi<br />
assicurati: SafeShare Insurance<br />
offre piani assicurativi basati<br />
su blockchain per la sharing<br />
economy che a loro volta sono riassicurati<br />
con i Lloyds di Londra.<br />
E su un versante completamente<br />
diverso la Open University sta<br />
utilizzando come libretto digitale<br />
e matricola unica la tecnologia<br />
blockchain per i suoi studenti:<br />
dal pagamento delle tasse sino<br />
alla registrazione delle attività<br />
curricolari e dei voti, ma anche<br />
il deposito garantito degli esami<br />
e delle tesine, tutto appoggiato<br />
sulla tecnologia transazionale di<br />
blockchain.<br />
Da questo punto di vista forse<br />
il tentativo più interessate sono<br />
La diffusione dei "contratti intelligenti" che<br />
grazie al codice informatico verificano ed<br />
eseguono un contratto fra le parti. E si può<br />
fare a meno di notai e pubblici ufficiali<br />
Ci sono ancora<br />
perplessità<br />
ma le grandi<br />
aziende hanno<br />
deciso di puntare<br />
sulla nuova<br />
tecnologia che<br />
espande come una<br />
rete tutte le sue<br />
prerogative<br />
E il World<br />
Economic Forum<br />
sostiene che il 10%<br />
del Pil mondiale<br />
si appoggerà alla<br />
blockchain<br />
gli “smart contracts”, i contratti<br />
intelligenti basati blockchain. Si<br />
tratta di contratti veri e propri in<br />
cui il modello transazionale crittato<br />
e distribuito serve ad accertare<br />
in modo automatico che tutti<br />
gli adempimenti previsti vengano<br />
effettivamente realizzati. «Gli<br />
smart contracts – dice l’avvocato<br />
Josh Stark responsabile legale dei<br />
Ledger Labs – si riferiscono all’utilizzo<br />
del codice informatico per<br />
articolare, verificare ed eseguire<br />
un accordo tra le parti. Mentre un<br />
contratto normale è realizzano<br />
utilizzando il linguaggio naturale,<br />
i termini dei contratti intelligenti<br />
sono espressi in codice, simile ad<br />
un linguaggio di programmazione<br />
come JavaScript o HTML, ed<br />
eseguiti dal computer».<br />
Essendo codice, se la piattaforma<br />
sulla quale viene eseguito è<br />
“fidata” e sicura, ecco che le parti<br />
possono fare a meno di notai,<br />
giudici e pubblici ufficiali o anche<br />
solo testimoni per portare avanti i<br />
propri affari.<br />
Per questo il World Economic<br />
Forum si spinge a sostenere che<br />
«il 10% del PIL mondiale presto<br />
sarà appoggiato sulla tecnologia<br />
blockchain».<br />
@antoniodini<br />
autenticazione delle transazioni.<br />
Molte hanno anche investito<br />
in startup o creato spinoff che<br />
cercano di realizzare gli standard<br />
di domani: Setl, Credits, Eris. Ma<br />
ci sono anche altre startup che<br />
partono dal basso: Ripple è nata<br />
nel 2012 con i soldi di Core Innovation,<br />
Lightspeed, Pantera e<br />
DCG (trentotto milioni di dollari<br />
in due round di finanziamenti)<br />
costruisce una piattaforma distribuita<br />
per gestire transazioni<br />
interbancarie tra valute diverse<br />
e chiudere accordi di servizio<br />
Tutti i partecipanti di<br />
una catena blockchain<br />
possono vedere tutte<br />
le transazioni ma<br />
nessuno può modificarle<br />
finanziario.<br />
Fuzo Limited ha creato<br />
una tecnologia che mescola<br />
blockchain e telefoni cellulari<br />
con sim virtuali (JavaCard embedded)<br />
per gestire transazioni<br />
di vario genere, non solo economico,<br />
direttamente dal cellulare.<br />
La chiave sta nel fatto che tutti<br />
i partecipanti alla catena di una<br />
blockchain possono vedere tutte<br />
le transazioni ma nessuno può<br />
modificarle (se non quando ne<br />
viene creata una nuova). In questo<br />
modo non serve la segretezza<br />
assoluta quanto la capacità di<br />
rendere inalterabile il processo<br />
transazionale. Chain è la startup<br />
che ha scelto come modello di<br />
business di aiutare i cercatori<br />
d’oro delle blockchain fornendo<br />
loro gli strumenti anziché<br />
impegnarsi in prima persona: la<br />
startup fondata nel 2013 a San<br />
Francisco fornisce soluzioni alle<br />
aziende per realizzare la propria<br />
blockchain. In maniera simile,<br />
Funderbeam offre un servizio (a<br />
pagamento) agli imprenditori,<br />
capitalisti di ventura e angel<br />
investor mettendoli in condizione<br />
di scoprire, analizzare e fare<br />
benchmark certificati e sicuri di<br />
altre startup. Invece, la britannica<br />
EverLedger si è specializzata nella<br />
gestione di una rete blockchain<br />
per certificare e autenticare le<br />
transazioni di diamanti e altri<br />
beni di lusso utilizzando smart<br />
contracts. GuardTime, nata nel<br />
2007 ad Amsterdam, si occupa<br />
invece di garantire l’integrità di<br />
sistemi, reti e dati per impianti<br />
industriali, mentre l’americana<br />
Factom dal 2014 offre una catena<br />
blockchain in cui chiunque può<br />
inserire qualsiasi tipo di dato o<br />
informazione in modo sicuro e<br />
certificato.<br />
Ma la serie più pregiata ed<br />
esigua di startup è quella che si<br />
occupa delle cosiddette DAO,<br />
organizzazioni autonome decentrate.<br />
«La DAO ideale – dice<br />
il ricercatore Vitalik Buterin<br />
– è facile da descrivere: è una<br />
entità che vive solo su internet<br />
ed esiste in modo autonomo: è<br />
sostanzialmente una intelligenza<br />
artificiale.<br />
Ma dipende sistematicamente<br />
anche dall’assunzione di persone<br />
per svolgere alcuni compiti che<br />
l’essere automatico da solo non<br />
può fare». Messa così sembra<br />
fantascienza cyberpunk o un<br />
episodio del serial “Person of<br />
Interest”, ma in realtà esistono<br />
startup come Peerplays, “The<br />
DAO” (che ha raccolto 50 milioni<br />
di dollari di investimenti) e Trang<br />
DAO.<br />
La Silicon valley parla delle<br />
DAO come delle corporation del<br />
futuro ma sono pochi i leader che<br />
vogliono affrontare il discorso in<br />
pubblico: anche gli hacker hanno<br />
pudore quando sognano.<br />
@antoniodini
8<br />
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Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
ilFOCUS<br />
BLOCKCHAIN<br />
Disruption<br />
«Durata, sicurezza, pagamenti<br />
Meglio affidarsi al notaio»<br />
Michele Manente*<br />
Tutti i problemi che comporta l'adozione della blockchain per gli «smart contract»<br />
Gli atti notarili garantiscono più e più a lungo gli interessi di aziende e cittadini<br />
Era il lontano 1994 quanto<br />
Nick Szabo (un informatico<br />
americano laureato in legge)<br />
diede la seguente prima “descrizione”<br />
di uno smart contract: “Uno<br />
smart contract è un protocollo di<br />
transazione computerizzato che<br />
esegue i termini di un contratto. Gli<br />
obiettivi generali sono: soddisfare<br />
le condizioni contrattuali comuni<br />
(come ad esempio i termini di pagamento,<br />
...), ridurre al minimo le contestazioni<br />
sia dolose che accidentali,<br />
e ridurre al minimo la necessità di<br />
intermediari di fiducia. Obiettivi<br />
economici correlati includono la<br />
riduzione dei danni da frode, degli<br />
arbitrati, dei costi giudiziali e degli<br />
altri costi di transazione." (fonte<br />
Wikipedia).<br />
Oggi molti ritengono che sia arrivata<br />
la tecnologia giusta per rea-<br />
Michele Manente<br />
lizzare tutto ciò, la blockchain. Un<br />
sistema informatico che consente<br />
di creare registri pubblici distribuiti,<br />
trasparenti e del tutto inalterabili,<br />
sui quali annotare qualunque transazione<br />
senza che ciò richieda la<br />
presenza di intermediari di fiducia<br />
(cd. Third Trusted Parties), e in più<br />
capace di gestire anche l’esecuzione<br />
automatizzata di istruzioni (gli<br />
smart contracts appunto). Non sarà<br />
quindi più necessario ricorrere ai<br />
Avremo insomma a che<br />
fare con «distributori<br />
automatici di<br />
contratti», ma<br />
con quali garanzie?<br />
tribunali per ottenere la soddisfazione<br />
delle proprie ragioni. Basterà<br />
scaricare da internet uno smart<br />
contract, personalizzarlo e poi inserirlo<br />
in una blockchain, e scrivere<br />
un contratto diventerà facile come<br />
ottenere una bibita da un distributore<br />
automatico di bevande.<br />
Avremo insomma a che fare con<br />
“distributori automatici di contratti”,<br />
ma con quali garanzie?<br />
In primo luogo sarà necessario garantire<br />
la corrispondenza tra ciò che<br />
si vuole e ciò che viene “scritto”. Uno<br />
smart contract sarà scritto in un linguaggio<br />
molto “tecnico”, e quindi<br />
ben poco comprensibile all’utente<br />
medio. Di certo esisteranno “interfacce"<br />
semplificate che consentiranno<br />
di “tradurre” il codice “smart” in<br />
qualcosa di almeno comprensibile,<br />
ma si tratterà pur sempre di “traduzioni”.<br />
Firmare uno smart contract<br />
sarà allora come sottoscrivere un<br />
contratto in una “lingua sconosciuta”,<br />
tradotta da altri. Chi garantirà<br />
la bontà di quella “traduzione”? Chi<br />
garantirà che l’istruzione (il codice<br />
Case history<br />
sfare le proprie necessità, chi gli<br />
garantirà che il risultato sia legale<br />
o anche solo giuridicamente “non<br />
contraddittorio”?<br />
Il problema della responsabilità.<br />
Uno smart contract deve disporre<br />
di una piattaforma su cui girare.<br />
Possiamo ipotizzare la necessità di:<br />
a) una piattaforma informatica<br />
di base;<br />
b) una piattaforma blockchain;<br />
c) un software per la creazione di<br />
smart contracts;<br />
Pagamenti P2P<br />
e il fenomeno Iot<br />
Il ruolo di Ingenico<br />
L'Italia si conferma come uno dei paesi più<br />
importanti per la diffusione dell'mPOS<br />
con più di 700 milioni di transato annuo<br />
informatico), sottostante allo smart<br />
contract, realizzi effettivamente la<br />
volontà dell’utente?<br />
Un contratto deve innanzitutto<br />
essere conforme alle leggi. I “distributori<br />
automatici di contratti”<br />
saranno legali? Chi ne garantirà l'aggiornamento?<br />
I contratti “standard”<br />
andranno sempre bene per tutti e<br />
per tutte le esigenze? E se un utente,<br />
in autonomia, eseguisse un “mix”<br />
di contratti standard onde soddid)<br />
qualcuno che confezioni gli<br />
smart contracts “standard” da personalizzare.<br />
Ciascuno di questi componenti è<br />
frutto di una programmazione che<br />
può contenere errori.<br />
Non occorre essere un esperto<br />
Un contratto deve essere innanzitutto<br />
conforme alle leggi. I «contratti standard»<br />
andranno bene per tutti e per tutte le esigenze?<br />
giurista per sapere che, al moltiplicarsi<br />
dei soggetti potenzialmente<br />
coinvolti in un’operazione, il rimpallo<br />
delle responsabilità tende ad<br />
“allontanare” le speranze di risarcimento<br />
in capo al danneggiato. E che<br />
Claudio Carli*<br />
Le tecnologie della mobilità, la<br />
connettività Internet, le piattaforme<br />
software aperte e multi-applicative,<br />
la facilità di realizzazione<br />
delle applicazioni sono tutti fattori<br />
che stanno cambiando il mercato<br />
dei sistemi di pagamento, allargando<br />
le occasioni d’uso della moneta<br />
elettronica e ampliando, per i consumatori,<br />
la scelta tra gli strumenti<br />
da adottare. Gli stessi punti vendita<br />
si stanno evolvendo offrendo una<br />
nuova relazione tra il merchant e i<br />
clienti che sono sempre più attrezzati<br />
con strumenti tecnologici e<br />
disponibili a usarli nelle loro esperienze<br />
di shopping e di pagamento.<br />
Dalle prime sperimentazioni su<br />
carta contactless all’introduzione<br />
dei pagamenti Nfc, fino ai wallet su<br />
smartphone, il mercato ha assistito<br />
ad un’evoluzione lenta ma significativa.<br />
Oggi l’Italia si conferma<br />
uno dei Paesi più importanti per<br />
diffusione dell’mPOS, con oltre 8<br />
dire, poi, se la piattaforma si trova su<br />
server americani, il programmatore<br />
è inglese, ed il sito di vendita degli<br />
smart contracts è cinese?<br />
La “durata” di uno smart contract.<br />
Non tutti i contratti regolano<br />
rapporti che cessano dall’oggi al<br />
domani. Anzi, i più importanti (es.<br />
quelli immobiliari) sono destinati<br />
di norma a durare anni, se non<br />
decenni.<br />
Chi assicura che l’istruzione<br />
contenuta in uno smart contract<br />
inserito in una blockchain nel <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
sarà ancora eseguibile (supportata)<br />
nel 2050?<br />
Smart contracts e riscossione<br />
delle imposte. Una blockchain<br />
è certo capace di gestire anche (e<br />
soprattutto) pagamenti, ma pochi<br />
tengono conto del fatto che il primo<br />
pagamento derivante da un contratto<br />
è quello dovuto allo Stato per le<br />
relative imposte. Da decenni ormai<br />
i notai già registrano i contratti telematicamente<br />
ed assicurano allo<br />
Stato tale gettito. Gli attuali database<br />
della registrazione telematica<br />
degli atti notarili contano oltre mille<br />
“codici contratto” differenti a cui<br />
corrispondono una o più tassazioni<br />
differenti, in base alle eventuali<br />
agevolazioni spettanti.<br />
Chi sceglierà la tassazione dello<br />
smart contract? Chi controllerà che<br />
sia corretta? Come sarà possibile<br />
ottenere il recupero dell’eventuale<br />
imposta non pagata, in caso di errori<br />
od omissioni?<br />
Oggi, per tutti i contratti più delicati<br />
e di maggiore valore sociale,<br />
la risposta a tutte queste domande<br />
è semplice, ed è una sola: il notaio.<br />
Siamo sicuri che i “distributori automatici<br />
di contratti” renderanno<br />
la tutela dei cittadini facile come<br />
acquistare una bibita?<br />
*Notaio e componente della<br />
Commissione Informatica<br />
del Consiglio Nazionale del Notariato<br />
milioni di transazioni registrate<br />
e più di 700 milioni di euro di<br />
transato annuo totale. Ingenico ha<br />
collaborato con tutti gli operatori<br />
bancari e Telco per la realizzazione<br />
dei propri sistemi di mPOS,<br />
fornendo sia hardware che servizi<br />
di back-office: sono oltre 70mila<br />
gli mPOS che transano quotidianamente,<br />
a dimostrazione che il<br />
pagamento in mobilità con questo<br />
strumento è diventato finalmente<br />
un’abitudine. Un’ulteriore crescita<br />
nei prossimi anni sarà favorita,<br />
non solo dal naturale aumento del<br />
numero di dispositivi in circolazione,<br />
ma anche dall’incremento<br />
dei servizi a valore aggiunto che<br />
possono essere distribuiti tramite<br />
app personalizzate. Ingenico sta<br />
investendo anche in altre soluzioni<br />
innovative, volte a coniugare molti<br />
aspetti: la dematerializzazione<br />
delle ricevute, i servizi aggiuntivi<br />
erogabili tramite app, l’integrazione<br />
dei pagamenti con nuovi<br />
dispositivi digitali (nell’ottica IoT) o
Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
www.corcom.it<br />
9<br />
Antonio Dini<br />
ilFOCUS<br />
Riflettori accesi anche in<br />
Italia sulle blockchain. È<br />
logico che ci sia questa<br />
attenzione dopo che il Fondo<br />
monetario internazionale in un<br />
recente rapporto ha espresso un<br />
prudente interesse per le criptovalute<br />
e la sottostante tecnologia<br />
delle blockchain. Nel paludato e<br />
rarefatto mondo della finanza è<br />
stata una chiamata alle armi che<br />
le banche anche nostrane non<br />
possono evitare di seguire. Dopotutto,<br />
secondo il World Economic<br />
Forum entro il 2025 il 10% del PIL<br />
mondiale transiterà su una tecnologia<br />
blockchain. Ecco dunque<br />
cosa sta succedendo in Italia.<br />
Blockchainlab è uno dei progetti<br />
che stanno nascendo nel nostro<br />
Paese per prendere parte a quella<br />
che i suoi creatori definiscono "la<br />
più grande rivoluzione in campo<br />
FinTech". È la fusione tra finanza<br />
e tecnologia, un nuovo livello<br />
di penetrazione del digitale nel<br />
mondo tradizionale. Blochainlab.<br />
it sta sperimentando le nuove<br />
tecnologie legate alla catena dei<br />
blockchain: la missione statutaria<br />
è di costruire un centro<br />
di eccellenza per fornire una<br />
mappatura completa e costantemente<br />
aggiornata di tutte le<br />
tecnologie: dalle startup innovative<br />
agli esperti del settore. Partner<br />
sono il Gruppo Azimut e Intesa<br />
Sanpaolo. Tra le startup: Wolf on<br />
Trading, Oraclize, Coin Capital,<br />
GreenAddress, Eternity Wall,<br />
The Rock Trading, InBitcoin,<br />
Crowdaura, Euklid e Cryptoclub.<br />
«Blockchain – spiegano i<br />
fondatori del laboratorio - è una<br />
rivoluzionaria forma di registro<br />
distribuito che per la prima<br />
volta nella storia dell'uomo rende<br />
possibile riprodurre la scarsità nel<br />
con sistemi di cassa non tradizionali.<br />
Nel loro processo di sviluppo,<br />
i pagamenti elettronici hanno visto<br />
due tendenze: i nuovi sistemi che,<br />
pur proponendo una migliore user<br />
experience, continuano a sfruttare<br />
le attuali infrastrutture (è il<br />
caso, per esempio, dei pagamenti<br />
NFC, come ApplePay, AndroidPay,<br />
WindowsPay, SamsungPay, e dei<br />
sistemi che introducono elementi<br />
di maggiore sicurezza come i<br />
sistemi E2E o l’ HCE - Host Card<br />
Emulation che introduce la tokenizzazione<br />
EMV) e altri che, invece,<br />
superano i metodi tradizionali,<br />
impiegando flussi e interazioni<br />
con il cliente totalmente diverse e<br />
anche coinvolgendo nuovi player<br />
Il terminale POS può<br />
configurarsi come lo<br />
strumento ideale<br />
per erogare servizi<br />
BLOCKCHAIN<br />
Claudio Carli<br />
(Istituti di Pagamento o altri). Tra<br />
questi individuiamo i sistemi di pagamento<br />
“Person-to-Person” (P2P),<br />
attivati tramite app su smartphone,<br />
che fanno riferimento a wallet<br />
o borsellini elettronici e sono<br />
gestiti, per lo più, da operatori<br />
non tradizionali. L’impegno dei<br />
fornitori di tecnologie è rivolto a<br />
realizzare infrastrutture specifiche<br />
adatte a rispondere e a supportare<br />
questi nuovi sistemi, soprattutto<br />
dal punto di vista della sicurezza e<br />
Disruption<br />
Disco verde di BankItalia<br />
primi protagonisti<br />
finanza e grandi banche<br />
Il bitcoin ha ricevuto<br />
pochi mesi fa dalla<br />
Banca d'Italia il disco<br />
verde per la<br />
sperimentazione<br />
mondo digitale, senza bisogno<br />
di enti centrali». È quello che<br />
rende possibile la "Internet della<br />
proprietà", dove moneta e sistemi<br />
di pagamento sono solo la prima<br />
di una serie di potenzialmente<br />
infinite innovazioni.<br />
La moneta più famosa tra le<br />
criptovalute, il BitCoin, ha ricevuto<br />
pochi mesi fa disco verde per<br />
la sperimentazione da parte della<br />
Banca d'Italia: il nulla osta della<br />
Banca centrale italiana è stato<br />
espresso pubblicamente anche<br />
dal governatore Ignazio Visco,<br />
secondo il quale le innovazioni, in<br />
quanto tali, implicano cambiamenti,<br />
a volte repentini e a volte<br />
lunghi, con i quali comunque<br />
bisogna alla fine fare i conti.<br />
Lavora sul tema Banca IMI, del<br />
gruppo Intesa Sanpaolo, secondo<br />
la quale le opportunità possono<br />
in alcuni casi superare i rischi<br />
delle tecnologie blockchain ma<br />
richiedono un cambiamento profondo<br />
nei sistemi di regolamentazione<br />
e nella natura stessa delle<br />
banche, per consentire i nuovi<br />
modelli di business che possono<br />
emergere da questo cambiamento<br />
di paradigma.<br />
Il tema della regolamentazione<br />
e dei possibili modelli di business<br />
in quest'ultimo quarto di <strong>20<strong>16</strong></strong> è<br />
la logica conseguenza dell'anno<br />
e mezzo passato a studiare e<br />
analizzare i possibili sviluppi delle<br />
della fruibilità in tutte le situazioni<br />
di mercato. Ingenico è in prima<br />
linea nel monitorare questi fenomeni<br />
e nel realizzare soluzioni che<br />
rendano più sicuri e aperti i nuovi<br />
servizi emergenti: in quest’ottica il<br />
terminale POS, riconosciuto come<br />
un dispositivo sicuro, impiegato<br />
come strumento di lavoro sia dal<br />
titolare del negozio che dai suoi<br />
commessi, può configurarsi come<br />
lo strumento ideale per erogare<br />
servizi all’interno del negozio<br />
e agevolare le interazioni tra il<br />
consumatore e il merchant (POI<br />
– Point Of Interaction). Un altro<br />
fenomeno monitorato da Ingenico<br />
è l’IoT (Internet-Of-Things): sono<br />
già state presentate anche in Italia<br />
le prime soluzioni digitali integrate<br />
con dispositivi intelligenti che<br />
comunicano tra di loro o con un<br />
centro servizi (p.es display multimediali<br />
con lettori RFID, caldaie<br />
e termostati, autoveicoli, sensori).<br />
Un’interessante evoluzione è<br />
quella dell’utilizzo dell’IoT per la<br />
Per il governatore Visco<br />
le innovazioni<br />
implicano<br />
cambiamenti<br />
con i quali fare i conti<br />
tecnologie Blockchain da parte<br />
degli istituti bancari di tutto il<br />
mondo, Italia compresa.<br />
Solo alcune delle nostre banche<br />
però partecipano ai grandi consorzi<br />
internazionali che stanno<br />
studiando e lavorando sugli<br />
standard. Come R3 Cev, formato<br />
da una cinquantina di banche di<br />
tutto il mondo tra cui Unicredit e<br />
Intesa Sanpaolo.<br />
Gli esperti ritengono che il<br />
ruolo delle banche e dei big della<br />
finanza sia fondamentale per riu-<br />
possibilità di effettuare campagne<br />
di marketing, acquisti self-service,<br />
attività di couponing o programmi<br />
loyalty: in alcuni Paesi sui device<br />
interconnessi sono stati già integrati<br />
i dati della carta di per offrire<br />
un metodo di pagamento innovativo,<br />
semplice e veloce (p.es. palestre<br />
per far pagare gli abbonamenti sulla<br />
base di quanto un cliente utilizza<br />
un determinato attrezzo fitness,<br />
carrelli intelligenti che calcolano<br />
il conto sulla base degli oggetti<br />
riposti al loro interno,…). Una<br />
realizzazione che impiega sistemi<br />
Ingenico è già in essere nel settore<br />
delle donazioni (progetto realizzato<br />
a Parigi per una campagna<br />
di raccolta di fondi per la ricerca<br />
contro il cancro dell’Istituto Marie<br />
Curie), effettuate semplicemente<br />
accostando la propria carta ad un<br />
schermo digitale appositamente<br />
attrezzato con un lettore di carte<br />
contactless.<br />
*Marketing & Communication Director<br />
di Ingenico Italia S.p.A.<br />
Il ruolo degli<br />
istituti bancari<br />
e i problemi<br />
strutturali da<br />
risolvere: i volumi<br />
di transazioni<br />
dei circuiti di<br />
pagamento come<br />
carte di credito<br />
e sistemi<br />
interbancari<br />
richiedono<br />
una grande mole<br />
di dati che devono<br />
raggiungere<br />
tutti gli utenti<br />
scire a far decollare le tecnologie<br />
blockchain.<br />
Senza contare che ci sono<br />
problemi strutturali da risolvere:<br />
i volumi di transazioni dei<br />
circuiti di pagamento come carte<br />
di credito e sistemi interbancari<br />
richiedono infatti grandi mole di<br />
dati, nell'ordine di svariati gigabyte<br />
ogni minuto, che nella logica<br />
di funzionamento dei blockchain<br />
devono transitare tra tutti gli<br />
utenti della catena. Il problema è<br />
di riuscire a far scalare la tecnologia<br />
ma anche di chiarire su chi<br />
pesano i costi delle infrastrutture<br />
tra i vari enti che saranno<br />
impegnati nella costruzione<br />
degli snodi delle blockchain, ad<br />
esempio tra istituti di credito del<br />
nostro Paese.<br />
Intesa Sanpaolo intanto ha<br />
investito in un innovation center<br />
interno che ha la missione di studiare<br />
e avviare progetti per garantire<br />
la competitività del gruppo<br />
anche sul fronte tecnologico.<br />
Anche Unicredit infatti si è<br />
convinta che i blockchain possano<br />
rivoluzionare il mondo delle<br />
banche, unificandone il funzionamento.<br />
Per questo l'istituto è<br />
tra i sette grandi (Ubs, Santander)<br />
che hanno fatto partire la rete<br />
blockchain di Ripple, il primo<br />
esperimento su larga scala di<br />
funzionamento delle catene<br />
blockchain.<br />
Novanta altre banche di tutto<br />
il mondo adesso spingono per<br />
entrare nel circuito. Una possibile<br />
rivoluzione nel trasferimento di<br />
denaro e non solo.<br />
Sempre Unicredit per questo<br />
motivo ha lanciato lo scorso<br />
marzo un fondo da 200 milioni di<br />
euro per il FinTech. Il fondo mira<br />
a dare gambe ai progetti di startup<br />
innovative ed è coordinato<br />
con la società di consulenza e di<br />
investimenti londinese Anthemis<br />
Group. L'idea è quella di finanziare<br />
le startup più promettenti<br />
e fornire anche il know-how<br />
bancario per quelli che Unicredit<br />
definisce i "digital naive", gli<br />
ingenui digitali, dal punto di vista<br />
delle competenze finanziare.<br />
Infine, l'idea è che oltre al ritorno<br />
economico il fondo consenta<br />
anche di accelerare la digitalizzazione<br />
del gruppo Unicredit.<br />
@antoniodini
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da seguire per introdurre lo Smart Working.<br />
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11<br />
ilFOCUS<br />
SCENARI<br />
Identità digitale e sanità<br />
Per la PA solo un'utopia?<br />
L'applicazione della blockchain è per ora solo immaginabile e futuribile<br />
Troppe le difficoltà di attuazione in un sistema complesso come quello pubblico<br />
Federica Meta<br />
Spid e blockchain, un futuro<br />
è possibile. Il Sistema<br />
pubblico di identità<br />
digitale, lanciato a marzo <strong>20<strong>16</strong></strong>,<br />
è stato disegnato in conformità<br />
al Regolamento europeo eIDAS<br />
ed è proprio questo legame che<br />
potrebbe far pensare a un uso<br />
del blockchain come sistema di<br />
sicurezza rafforzato. Dal 2018<br />
i cittadini degli Stati membri -<br />
potranno usare la loro identità<br />
dgitale per fruire di servizi erogati<br />
dalle PA di altri Paesi. In questo<br />
contesto il blockchain potrebbe<br />
diventare uno strumento per<br />
la gestione delle risorse pubbliche.<br />
Il processo non è semplice<br />
perché richiede la costituzione di<br />
un archivio digitale, da rendere<br />
poi consultabile. Ma i vantaggi<br />
potenziali, tra i quali la velocità e<br />
la riduzione di frodi e corruzione,<br />
In Uk il governo<br />
ha aperto un tavolo<br />
per valutare i settori<br />
dove la tecnologia<br />
può funzionare<br />
e cliniche diverse.<br />
Qualcosa inizia a muoversi<br />
anche sul fronte istituzionale.<br />
Il governo britannico ha<br />
recentemente riservato molta<br />
attenzione allo studio dei campi<br />
di applicabilità della tecnologia<br />
blockchain, con un approccio<br />
congiunto che ha coinvolto i principali<br />
stakeholders a livello istituzionale,<br />
finanziario e accademico:<br />
l'obiettivo è quello di migliorare<br />
l'economia, l'efficienza della PA e<br />
le modalità di interazione tra cittadini<br />
e istituzioni, rivoluzionando<br />
il modo di intendere, utilizzare<br />
e conservare il dato elettronico<br />
attraverso tecnologie all'ultimo<br />
stato dell'arte.<br />
E l'Italia? Per ora il blockchain<br />
è un sistema in sperimentazione<br />
nelle transazioni bancarie. Sul<br />
fronte PA, invece, il pagamento<br />
di servizi pubblici è stato reso più<br />
efficiente e flessibile con l'attivazione<br />
di PagoPA.<br />
Finora ha aderito al sistema il<br />
60,87% degli enti censiti sull’Indice<br />
delle Pubbliche Amministrazioni,<br />
con tassi di adesione<br />
rilevanti per quanto riguarda<br />
istituti scolastici e Università<br />
(91,95%), Camere di Commercio<br />
(100,00%), Comuni e loro Associazioni<br />
(55,52%).<br />
Hanno completato le procedure<br />
di adesione anche tutte le Regioni<br />
e le Province Autonome, 11<br />
ministeri e importanti enti della<br />
PA Centrale come Inail, Inps, Aci,<br />
Consip e Equitalia.<br />
Gli enti attivi - cioè quelli che<br />
consentono il pagamento dei loro<br />
servizi tramite pagoPA - sono<br />
2.017: 1.<strong>09</strong>0 Comuni, 10 Regioni<br />
e Province autonome (Toscana,<br />
Emilia Romagna, Marche,<br />
Piemonte, Veneto, Friuli Venezia<br />
Giulia, Liguria, Lazio, Trento e<br />
Bolzano), 5 Ministeri (Miur, Mise,<br />
Giustizia, Salute, Difesa), tutte le<br />
Camere di Commercio, tutti e 735<br />
gli istituti di istruzione del Lazio,<br />
53 altri enti, fra cui Inail, Inps e<br />
Aci. Le operazioni di pagamento<br />
effettuate tramite pagoPA sono<br />
state 139.791 nel secondo trimestre<br />
<strong>20<strong>16</strong></strong>: 27.486 a aprile, 67.946 a<br />
maggio e 44.359 a giugno.<br />
invitano a un tentativo. Senza<br />
dimenticare che, in un sistema<br />
senza centro, tutti potrebbero<br />
avere un’identità digitale che<br />
superi i confini nazionali (basti<br />
pensare a migranti e rifugiati).<br />
Sulla base di questo presupposto<br />
la startup Berlinese Jolocom<br />
sta sviluppando un servizio<br />
che utilizza una blockchain per<br />
rendere sicuro il trasferimento<br />
delle informazioni per la verifica<br />
digitale dell’identità. Non<br />
transazioni valutarie, dunque, ma<br />
uno scambio di dati sensibili, con<br />
un’efficienza e una sicurezza che<br />
le attualità modalità centralizzate<br />
non possono garantire. Il sistema<br />
consente di creare un’identità<br />
digitale, il WebID, da verificare<br />
solo una prima volta, che poi può<br />
essere scambiata con altri membri<br />
della comunità; l’’utente può<br />
scegliere ogni volta quali e quante<br />
informazioni condividere e poi,<br />
in ogni momento, revocarne la<br />
condivisione. La blockchain viene<br />
usata per rendere sicuro questo<br />
passaggio, grazie alla registrazione<br />
di ogni transazione. Jolocom<br />
sta provando a creare un sistema<br />
di identificazione digitale centralizzato<br />
basato su una decentralizzazione<br />
delle transazioni con<br />
cui si scambiano le informazioni<br />
sensibili.<br />
La startup Factom sta lavorando,<br />
invece, alla gestione di<br />
dati medici, cartelle cliniche e<br />
pagamento di fatture. Non è solo<br />
una questione di sicurezza. Registrare<br />
la propria storia clinica su<br />
un sistema comune, renderebbe<br />
più facile reperire e condividere le<br />
informazioni con medici, ospedali<br />
Digitalizzazione<br />
Cbill, come pagare i servizi online<br />
Liliana Fratini Passi*<br />
La digitalizzazione dei pagamenti rappresenta<br />
uno degli obiettivi primari nel processo<br />
di ammodernamento del nostro paese.<br />
Le imprese bancarie italiane, che lavorano da<br />
tempo in questa direzione, stanno investendo<br />
fortemente nella digitalizzazione ed offerta di<br />
strumenti di pagamento innovativi.<br />
Uno di questi strumenti è il CBILL, il servizio<br />
realizzato dal Consorzio CBI e offerto in<br />
modalità competitiva dagli Istituti Finanziari<br />
Consorziati, che consente il pagamento on<br />
line in modalità multicanale e multibanca<br />
di utenze domestiche, ticket sanitari, multe,<br />
tributi, tasse ed altro ancora. Con il CBILL la<br />
“carta è preistoria”.<br />
Sono oltre 500 gli Istituti Finanziari che<br />
offrono il Servizio CBILL nei propri Internet<br />
Banking, e alcuni di questi permettono già ai<br />
propri clienti di consultare e pagare bollette<br />
e avvisi di pagamento con CBILL attraverso<br />
altri canali (ATM, mobile, sportello fisico). A<br />
luglio <strong>20<strong>16</strong></strong> sono già state effettuate circa 3<br />
milioni e mezza operazioni di pagamento, per<br />
un controvalore complessivo di oltre 700 milioni<br />
di Euro, verso i 250 fatturatori attivi tra<br />
privati e Pubblica Amministrazione. Numeri<br />
in continua crescita grazie ai vantaggi per<br />
utenti debitori, imprese e Pubbliche Amministrazioni.<br />
Il Servizio CBILL infatti è già applicabile<br />
anche al pagamento dei servizi offerti dalla<br />
Pubblica Amministrazione tramite il Nodo<br />
PagoPA dell’AgID. Ciò consentirà l’efficientamento<br />
e la digitalizzazione del colloquio tra<br />
Realizzato dal consorzio Cbi<br />
consente il pagamento in<br />
modalità multicanale<br />
imprese bancarie e Pubblica Amministrazione,<br />
nonché la disponibilità per i cittadini di<br />
servizi di pagamento sempre più efficaci ed<br />
evoluti.<br />
I vantaggi del Servizio CBILL risultano<br />
molteplici. Innanzitutto, mentre con gli altri<br />
servizi di pagamento online i clienti possono<br />
pagare online solo i bollettini delle aziende<br />
o delle PA che hanno sottoscritto specifici<br />
accordi con il proprio Istituto di credito, con<br />
il CBILL basta collegarsi al proprio Internet<br />
banking per consultare e pagare bollettini e<br />
conti spesa di qualsiasi azienda e PA che abbia<br />
adottato il Servizio CBILL.<br />
CBILL inoltre consente il calcolo automatico<br />
dell’importo dovuto, anche dopo la scadenza<br />
del bollettino, funzionale ad esempio<br />
per chiudere la propria posizione debitoria<br />
relativa ad un avviso di pagamento emesso da<br />
Equitalia (avvisi e cartelle di pagamento in caso<br />
di tributi, contributi e tasse non pagate). Il<br />
cittadino può quindi beneficiare di un servizio<br />
“intelligente” che gli consente in tutta autonomia<br />
di visualizzare e saldare l’esatto importo<br />
che risulta dovuto alla data dell’operazione.<br />
Numerosi anche i vantaggi per i Fatturatori<br />
che con CBILL possono garantire maggiore<br />
valore all’utente, con una nuova modalità di<br />
pagamento semplice, veloce e sicura, migliorando<br />
anche la tempestività e la trasparenza<br />
delle informazioni erogate ai cittadini. E<br />
ancora, semplificazione dei processi di riconciliazione<br />
contabile, riduzione degli errori,<br />
riduzione dei tempi di riscossione, possibilità<br />
di raggiungimento di un maggior numero di<br />
utenti online e, infine, di personalizzazione<br />
del servizio in funzione delle proprie specifiche<br />
esigenze. Inoltre, grazie alla completa digitalizzazione<br />
dei bollettini, il Servizio CBILL<br />
consente anche di ridurre i costi di stampa<br />
contribuendo alle politiche di sostenibilità<br />
ambientale, riducendo ogni anno il consumo<br />
di carta di circa 12.600 tonnellate e le emissioni<br />
di anidride carbonica derivanti dai processi<br />
di produzione e invio delle bollette di circa<br />
21.420 tonnellate.<br />
*Direttore generale Consorzio CBI
12<br />
www.corcom.it<br />
Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
PA TRANSFORMATION<br />
Lo Stato nell'era digitale<br />
Scuola digitale, e-skill banco di prova<br />
Stanziati 350 milioni per 19 progetti, una profonda rivoluzione per il sistema educativo italiano<br />
Federica Meta<br />
Animatori digitali, laboratori<br />
innovativi e formazione<br />
continua per i docenti. A<br />
un anno dal varo del Piano<br />
nazionale Scuola digitale (Pnsd),<br />
il sistema educativo italiano sta<br />
attraversando una fase di profondo<br />
cambiamento, non solo degli ambienti<br />
di apprendimento ma anche<br />
di relazione insegnante-studente. A<br />
farla da padrone le nuove tecnologie<br />
che devono abilitare la rivoluzione.<br />
Grazie allo stanziamento di un<br />
miliardo di euro da parte del governo,<br />
sono 19 su 35 le azioni già partite,<br />
pari al 60% di attuazione del piano: il<br />
Miur ha investito 350 milioni di euro.<br />
Tra i progetti avviati, da segnalare la<br />
"fibra a banda larga per ogni scuola",<br />
resa possibile dall’accordo Miur-Mise.<br />
Finora sono stati avviati interventi<br />
diretti in 700 comuni di Abruzzo,<br />
Lombardia, Sardegna, Toscana ,<br />
Lazio, Calabria, Marche e Puglia.<br />
Per il cablaggio interno degli istituti<br />
(Lan-Wlan) sono stati stanziati finora<br />
88 milioni.<br />
Per gli ambienti digitali per la<br />
didattica sono sul piatto 138 milioni<br />
per finanziare 5938 scuole mentre per<br />
i laboratori territoriali sono stati selezionati<br />
60 iniziative per un massimo<br />
di 750mila euro a progetto. 28 milioni<br />
sono stati destinati gli atelier creativi<br />
(finanziabili 1800 progetti).<br />
"Tra le luci più brillanti il piano per<br />
la creazione dei laboratori territoriali<br />
che serve non tanto a creare scuole<br />
di eccellenza - spiega Carlo Giovannella,<br />
Università Roma Tor Vergata<br />
- ma, piuttosto, poli basati su reti<br />
che dovrebbero essere in grado di<br />
sostenere lo sviluppo territoriale e<br />
fornire occasione per lo svolgimento<br />
delle attività di alternanza scuolalavoro".<br />
Proprio per questo, avverte<br />
l'esperto, "c’è da augurarsche le economie<br />
ricavate dal bando, stimabili<br />
in qualche milione di euro, possano<br />
essere utilizzate per dare il via libera<br />
allo sviluppo di ulteriori laboratori".<br />
Il rischio principale dell’operazione<br />
è da rintracciarsi nella limitata esperienza<br />
del personale scolastico nella<br />
gestione di progetti di tale portata.<br />
"La scarsa familiarità con la progettazione,<br />
riscontrata nella fase di<br />
scrittura delle proposte - evidenzia<br />
Giovannella - potrebbe estendersi<br />
alla gestione dell’attuazione dei<br />
progetti e condurre al ridimensionamento<br />
degli obiettivi".<br />
Per evitare questo rischio è stato<br />
attivazione un piano formativo per<br />
tutto il personale della scuola che<br />
consentirà a al corpo docente e amministrativo<br />
di essere formato sulle<br />
competenze necessarie per guidare e<br />
gestire la trasformazione digitale.<br />
Lo stanziamento totale per la formazione<br />
del personale è di più di 235<br />
milioni di euro per un piano orga-<br />
Il Miur ha spinto sulla<br />
fibra negli istituti in 700<br />
Comuni, su ambienti<br />
digitali e lab territoriali<br />
Ma c'è da superare<br />
lo scoglio formazione<br />
del personale<br />
nizzato in tre fasi: partito a marzo<br />
del <strong>20<strong>16</strong></strong> il programma terminerà<br />
con i moduli di approfondimento a<br />
giugno 2017. Finora è stata avviata la<br />
formazione per 157mila tra docenti,<br />
dirigenti e personale tecnicoamministrativo.<br />
Gli inseganti, nello<br />
specifico, sono 75mila.<br />
Tra le novità più interessanti c'è<br />
certamente la figura dell’animatore<br />
digitale che, insieme a un team di<br />
innovazione, supporterà l’attuazione<br />
dl Pnsd. Finora ne sono stati nominati<br />
8300 e per queste figure sono già<br />
partiti i corsi di formazione.<br />
Ma proprio sulla formazione e sulla<br />
nomina dell’animatore digitale il<br />
► Lo strumento<br />
La carica degli Schoolkit<br />
Facilitare l'applicazione dei progetti digitali. E' questo l'obiettivo<br />
degli Schoolkit, un modello di istruzioni per sostenere dirigenti,<br />
docenti e tutta la comunità scolastica nello sviluppo di pratiche<br />
innovative ovvero nella progettazione e nell’attuazione delle<br />
azioni del Piano Nazionale Scuola Digitale. "Lo Schoolkit vuole<br />
essere una guida, uno strumento flessibile, un modello esemplificativo<br />
per le scuole ovvero tra le scuole, i cui contenuti non<br />
sono naturalmente indicazioni prescrittive", spiega il ministero.<br />
Tre le tipologie di contributori. Il Miur, che si impegna ad<br />
accompagnare con un modello di istruzioni semplici e coerenti<br />
ogni bando e iniziativa che organizzerà sul Piano Scuola Digitale.<br />
La comunità scolastica, che può inviare proposte di Schoolkit<br />
su attività innovative che ha sviluppato con successo e i partner,<br />
istituzionali e privati, che il Miur coinvolge di volta in volta per<br />
aiutare ad accompagnare le scuole (Agid e Fondazione Mondo<br />
Digitale, ad esempio).<br />
piano trova il primo scoglio.<br />
Non sempre, infatti, la designazione<br />
da parte dei dirigenti è stata fatta<br />
con chiarezza e trasparenza. In una<br />
serie di regioni– laddove non si sono<br />
effettuate scelte a livello di ufficio<br />
scolastico regionale - si è percepita<br />
infatti una bassa qualità della formazione<br />
erogata e pochi i formatori<br />
adeguati. Quello che si teme è che<br />
si perda per strada personale già di<br />
base poco motivata all’innovazione a<br />
causa dell’età.<br />
Qualche peroccupazione la<br />
esprimono anche i sindacati. Per la<br />
Flc-Cgil , il Miur non si limita a dare<br />
indicazioni per formare il personale.<br />
"Dice ad esse anche quali figure individuare,<br />
di quante persone devono<br />
essere costituiti (tre docenti) i team<br />
per l’innovazione digitale e addirittura<br />
di costituire 'presidi di pronto soccorso<br />
tecnico' differenziati secondo<br />
che si tratti di una scuola del primo<br />
ciclo (1 Ata o docente) o del secondo<br />
ciclo (1 assistente tecnico) – fanno<br />
sapere dalla Flc - Siamo, con tutta<br />
evidenza, di fronte a un intervento<br />
centralistico e antiautonomistico.<br />
Siamo alle circolari di sempre che<br />
ti dicono cosa fare, come fare, che<br />
tempi seguire. Naturalmente non si<br />
contesta qui la necessità di seguire<br />
una tempistica legata alla necessità di<br />
una formazione”.<br />
“Quel che si eccepisce è che gli<br />
assetti organizzativi e le figure da<br />
costituire sono prerogative delle<br />
autonomie scolastiche. E le necessità<br />
del Piano digitale non consentono affatto<br />
al Miur di espropriare le scuole<br />
di tali facoltà”, conclude il sindacato.<br />
Ma il governo va vaanti spedito.<br />
“L’anno scolastico <strong>20<strong>16</strong></strong>-2017 sarà<br />
il banco di prova del piano”, fanno<br />
sapere a CorCom da Miur.<br />
“La creazione a settembre di un<br />
Osservatorio sulla Scuola digitale<br />
darà una marcia in più al cammino<br />
del piano nazionale”, concludono da<br />
Viale Trastevere. Il progetto è atteso<br />
per l'autunno a poche settimane<br />
dall'inizio dell'anno scolastico.
Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
www.corcom.it<br />
13<br />
Digital divide<br />
Iscrizioni online, l'Italia spaccata dal pc: il Sud arranca<br />
Un'Italia spaccata a metà: per una parte che finisce<br />
grosso modo ai confini meridionali del Lazio,<br />
ce n'è un'altra che inizia in Campania e comprende<br />
in modo pressoché omogeneo tutte le regioni<br />
del Mezzogiorno. A dividere - segnala Skuola.net<br />
- è la modalità con cui le famiglie hanno iscritto i<br />
loro figli a scuola, ma anche le scelte degli studenti<br />
lasciano intravedere una spaccatura.<br />
Il dato che stupisce di più è sicuramente quello<br />
delle modalità d'iscrizione alle Superiori, che attesta<br />
come il digital divide sia un fenomeno ancora<br />
molto presente, soprattutto in determinate aree<br />
geografiche.<br />
Si scopre che la Puglia e la Campania sono il fanalino<br />
di coda per cultura tecnologica: meno della<br />
metà delle famiglie di queste regioni, infatti, ha<br />
seguito la procedura online mentre la maggioranza<br />
ha preferito l'iscrizione "fisica", quella che si fa<br />
andando di persona nelle scuole.<br />
Numeri che, se messi a confronto con le percentuali<br />
di Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia<br />
(dove più dell'80% delle famiglie ha iscritto i figli<br />
servendosi di Internet), dovrebbero far riflettere:<br />
i genitori dei ragazzi in età scolastica dovrebbero<br />
appartenere a generazioni che hanno una certa<br />
confidenza con le nuove tecnologie, se non altro<br />
perché ormai la maggior parte dei lavori ruota<br />
attorno al web. Eppure non è così, anche perchè<br />
è l'intero meridione che arranca: le regioni con i<br />
tassi più alti di iscrizioni online sono tutte localizzate<br />
al Centro-Nord (Lazio, Piemonte, Toscana,<br />
Emilia-Romagna e Liguria superano tutte il 76%<br />
delle totali; Umbria, Marche, Abruzzo, Sardegna<br />
sono comunque sopra il 59%). Parallelamente, le<br />
percentuali più basse si registrano invece tutte al<br />
Sud (anche Calabria, Sicilia, Basilicata e Molise<br />
seguono la tendenza, tutte sotto quota 60%).<br />
Il liceo continua a essere la prima scelta dei teen<br />
italiani, tanto che lo predilige il 52% di loro. Su<br />
tutti, il preferito è lo Scientifico, anche se le iscrizioni<br />
al Classico sono in crescita diversamente da<br />
quanto accadeva un anno fa. Più o meno le stesse<br />
del 2015 rimangono le percentuali di chi opta per<br />
un istituto tecnico (1 ragazzo su 3) mentre continuano<br />
a scendere le iscrizioni ai professionali.<br />
L'intervista<br />
«Parola d'ordine: centralizzare»<br />
Federica Meta<br />
«Un piano con tante<br />
luci e poche ombre».<br />
Paolo Ferri, docente<br />
di Teoria e tecnica dei Nuovi Media<br />
Tecnologie didattiche all’Università<br />
Milano Bicocca, in buona<br />
sostanza promuove il Piano nazionale<br />
Scuola digitale (Pnsd), varato<br />
lo scorso anno dal governo.<br />
Facciamo un bilancio del primo<br />
anno di attuazione.<br />
Dopo 20 anni – l’ultimo tentativo<br />
risale al 1997 con Luigi Berlinguer<br />
ministro dell’Istruzione- l’Italia ha<br />
finalmente un programma organico<br />
di innovazione che punta a<br />
colmare il gap con il resto dell’Europa<br />
che sembra funzionare.<br />
Per quale motivo questo piano<br />
sta dando risultati rispetto a<br />
quelli avviati in passato?<br />
Perché ha delineato un nuovo<br />
indirizzo epistemologico e operativo<br />
per la digitalizzazione della<br />
scuola: meno hardware – attraverso<br />
il Bring your own device – e<br />
più investimenti sulla banda larga,<br />
sulle persone e sulla formazione.<br />
Si tratta di un’idea “disruptive”<br />
rispetto al passato.<br />
In che senso?<br />
Le tecnologie devono essere<br />
messe al servizio dell’apprendimento<br />
attivo degli studenti e delle<br />
pratiche innovative degli insegnati<br />
e non viceversa. L’innovazione<br />
educativa, infatti, non può prescindere<br />
da un’interazione intensiva<br />
Si è delineato finalmente un nuovo indirizzo<br />
epistemologico: le tecnologie devono essere<br />
messe al servizio dell'apprendimento attivo<br />
di studenti e insegnanti e non viceversa<br />
docente-alunno, anche se abilitata<br />
dalle tecnologie.<br />
Il governo ha stanziato un<br />
miliardo per il Pnsd. È sufficiente,<br />
a suo avviso?<br />
Ovviamente no, ma certamente<br />
si sono indirizzate le risorse<br />
laddove prioritariamente necessarie.<br />
Penso al finanziamento alla<br />
formazione digitale dei docenti e<br />
del personale oppure ai bandi che<br />
puntano a migliorare l’infrastruttura<br />
digitale della nostra scuola,<br />
come quelli sulla banda larga e il<br />
wifi. Oppure, ancora, a quelli per la<br />
creazione di laboratori territoriali<br />
per la scuola superiore e di altelier<br />
creativi per la primaria.<br />
Nella pratica si sono rilevati<br />
dei problemi nell’attuazione.<br />
La nomina degli animatori<br />
digitali, ad esempio, prosegue a<br />
singhiozzo mentre molti istituti<br />
non riescono a creare il “team di<br />
innovazione” ovvero quel gruppo<br />
di insegnanti che si dovrebbe<br />
occupare di didattica digitale.<br />
Non è tutto oro quello che luccica<br />
allora?<br />
Si tratta di problemi emersi in<br />
quelle Regioni che non hanno<br />
scelto una gestione centralizzata,<br />
a livello di Ufficio Scolastico<br />
Regionale, dell’attuazione dei<br />
vari provvedimenti. Laddove si è<br />
centralizzato - Emilia Romagna,<br />
Lazio e Basilicata, ad esempio - il<br />
La filosofia è quella<br />
giusta: meno hardware<br />
e più investimenti<br />
in banda larga<br />
e formazione<br />
programma sta funzionando. Dove<br />
non si è scelta questa strada– Lombardia<br />
e Veneto ne sono l’esempio<br />
lampante - si viaggia a scartamenti<br />
ridotto. È la burocrazia che rischia<br />
di far fallire tutta la strategia.<br />
Cosa accade se non ci centralizza?<br />
Spesso le nomine sono gestite in<br />
maniera puramente burocratica<br />
mentre i programmi di formazione<br />
erogati per animatori e team<br />
dell’innovazione sono di qualità<br />
discutibile e poveri nei contenuti.<br />
In alcune province, poi, i programmi<br />
di formazione non sono<br />
ancora partiti. Certo, va detto che<br />
i finanziamenti erogati dal Miur<br />
non sono elevati, ma limitazio-<br />
Paolo Ferri, docente di nuovi media<br />
e tecnologie didattica alla Bicocca<br />
ni di budget hanno condotto i<br />
responsabili dei Poli formativi a<br />
sottovalutare la portata e la rilevanza<br />
dell’azione di formazione.<br />
L’eccesso di burocrazia ha inoltre<br />
impedito la creazione di network<br />
tra le scuole e gli stakeholder<br />
territoriali. A mancare soprattutto<br />
la capacità di fare rete dei dirigenti<br />
titolari degli snodi formativi che<br />
non stati in grado né di coinvolgere<br />
gli enti ricerca e le Università nel<br />
processo per acquisire competenze<br />
né di relazionarsi con le imprese e<br />
le Fondazioni, e gli Enti del territorio<br />
per attrarre finanziamenti che<br />
permettono di rendere più ricca<br />
e qualitativamente più elevata la<br />
formazione offerta.<br />
Come si può superare l’ostacolo<br />
burocrazia?<br />
Un possibile consiglio da dare<br />
al Ministro è quello - molto poco<br />
usuale in tempi di “federalismo<br />
secessionista” - di “centralizzare”<br />
il più possibile in processo e di “disintermediare”<br />
il lavoro dei Poli e<br />
degli Snodi territoriali inefficienti,<br />
allocando più potere di decisione<br />
e di raccordo negli Uffici Scolasti<br />
regionali o al Ministero stesso per<br />
evitare che i particolarismi locali<br />
depotenzino e annacquino il grande<br />
impegno legislativo, normativo<br />
e di indirizzo profuso dal Miur in<br />
questo caso. A volte un po’ di “centralismo”<br />
può far bene. Bisogna<br />
trovare una soluzione nei prossimi<br />
Paolo Ferri,<br />
esperto di scuola<br />
digitale e docente<br />
alla Bicocca:<br />
«Il piano<br />
nazionale ha<br />
funzionato bene<br />
laddove i progetti<br />
sono stati presi<br />
in mano dagli<br />
Uffici Scolastici<br />
regionali, come in<br />
Emilia-Romagna<br />
e Lazio<br />
Dove non è stato<br />
fatto si viaggia<br />
a scartamento<br />
ridotto»<br />
mesi per evitare che l’impatto<br />
di questo provvedimento venga<br />
“limitato” e il suo poter innovativo<br />
“frustrato” dai particolarismi dei<br />
territori.
Marta, 31 anni,<br />
CRM Manager,<br />
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Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
www.corcom.it<br />
15<br />
FutureProof<br />
DI MAURIZIO DÈCINA<br />
Standard per la comunicazione IoT<br />
Ecco i protocolli di comunicazione per i 20 miliardi di oggetti connessi con l'Internet of Things<br />
I settori applicativi<br />
dello Iot<br />
possono essere<br />
classificati<br />
in due cluster:<br />
Massive IoT<br />
e Mission Critical<br />
Dal punto di vista<br />
delle architetture<br />
di rete<br />
vanno distinte<br />
le applicazioni<br />
radio short range<br />
dalle long range<br />
Con il termine “Internet delle<br />
cose” (Internet of Things -<br />
IoT) si indica l’evoluzione di<br />
Internet, da rete di comunicazione<br />
per le persone, a rete che connette gli<br />
“oggetti intelligenti” (smart objects)<br />
che popolano gli ambienti che ci<br />
circondano, dalla casa, alla città, fino<br />
a comprendere tutto il pianeta. Gli<br />
oggetti fisici (sensori/attuatori) o virtuali<br />
(file) sono indirizzabili in modo<br />
univoco, mente la IoT è basata su protocolli<br />
di comunicazione standard.<br />
Alla fine del 2015 c’erano circa 18<br />
miliardi di oggetti fisici intelligenti<br />
e connessi, mentre se ne prevedono<br />
circa 50 miliardi per il 2020. I settori<br />
applicativi della IoT sono innumerevoli<br />
e possono essere classificati in<br />
due grandi cluster applicativi.<br />
- Massive IoT: le applicazioni sono<br />
caratterizzate da basso costo, basso<br />
consumo, e bassa capacità di comunicazione,<br />
nonché da un grande numero<br />
di dispositivi connessi; trasporti e<br />
logistica, ambiente, casa intelligente,<br />
città intelligente, agricoltura, ecc.<br />
- Mission Critical IoT: le applicazioni<br />
sono caratterizzate da alta affidabilità,<br />
bassa latenza e alta capacità;<br />
automotive, energia (smart grid),<br />
medicina, sicurezza, realtà aumentata,<br />
automazione della fabbrica, ecc.<br />
Dal punto di vista delle architetture<br />
di rete vanno distinte le applicazioni<br />
radio “short range” (che comprendono<br />
le Pan, Personal Area Network,<br />
fino a 10 m, e le Lan, Local, fino a 100<br />
metri) da quelle “long range” (MAN,<br />
Metro, fino a 1km, e WAN, Wide,<br />
oltre 1 km). Nel caso delle applicazioni<br />
short range c’è un dispositivo detto<br />
gateway (piattaforma locale) che coordina<br />
il cluster di oggetti intelligenti<br />
e provvede alla comunicazione con la<br />
piattaforma IoT posta nel Cloud. Nelle<br />
applicazioni long range gli oggetti<br />
sono direttamente in comunicazione<br />
con la piattaforma cloud-IoT attraverso<br />
una infrastruttura di stazioni radio<br />
poste sul territorio (come nel caso<br />
delle reti cellulari).<br />
La figura allegata mostra lo scenario<br />
Maurizio<br />
Dècina<br />
Emeritus Professor,<br />
Politecnico di Milano<br />
dei protocolli di comunicazione per<br />
l’IoT. Nelle applicazioni short range<br />
stanno emergendo vari standard<br />
in competizione, quali: Bluetooth<br />
Low Energy (BLE), ZigBee, Z-Wave,<br />
WirelessMBus. Molto promettente<br />
è BLE per l’interazione con gli utenti<br />
perché supportato dagli smart phone<br />
in particolare per l’automazione<br />
della casa e della automobile, mentre<br />
ZigBee è stato uno dei primi standard<br />
con range fino a 250 metri.<br />
Per le WAN abbiamo assistito negli<br />
ultimi due anni al tentativo dei sistemi<br />
radiomobili cellulari di sviluppare<br />
standard protocollari che consentano<br />
bassi consumi dei dispositivi e<br />
batterie di lunga vita (perlomeno 10<br />
anni). Visti i ritardi nella emissione<br />
degli standard (da parte del 3GPP),<br />
sono nati nuovi protocolli proprietari<br />
e applicazioni Lpwa (Low Power<br />
Wide Area) che operano su bande<br />
spettrali non licenziate: LoRa, SigFox,<br />
Weigthless, ecc. I protocolli Lpwa<br />
(chiamati “cellular like radio” nella<br />
figura) garantiscono il basso consumo<br />
dei dispositivi, operano a bassa capacità<br />
(fino ad alcune decine di kbit/s), e<br />
permettono soluzioni a basso costo,<br />
grande copertura e pronta disponibilità.<br />
Per le applicazioni sulle MAN, in<br />
competizione con i protocolli Lpwa,<br />
si presentano in primo luogo due<br />
standard derivati da protocolli di<br />
successo delle LAN: il WirelessMBus<br />
(a <strong>16</strong>9 MHz) e il WiFi: quest’ultimo è<br />
stato sviluppato per l’IoT e si chiama<br />
WiFi HaLow.<br />
Per contrastare poi il successo dei<br />
protocolli Lpwa, recentemente il<br />
3GPP ha annunciato due nuovi standard<br />
cellulari per l’IoT: il più atteso<br />
è basato sull’Lte e si chiama Nb-iot<br />
(narrowband IoT) con canali da 180<br />
KHz e capacità fino a 250 kbit/s, mentre<br />
l’altro è basato sul Gsm e si chiama<br />
Ec-gsm (Extended Coverage Gsm).<br />
Per le applicazioni IoT a banda un<br />
po’ più larga si confermano, sia il protocollo<br />
Lte-M (ridenominato: eMtc,<br />
enhanced Machine Type Communication)<br />
con canali da 1,4 MHz e banda<br />
di 1 Mbit/s, sia il protocollo Lte-Cat1<br />
che abilita capacità superiori fino a 10<br />
Mbit/s.<br />
Per la fine<br />
del 2020<br />
si prevedono<br />
50 miliardi<br />
di oggetti fisici<br />
intelligenti<br />
e connessi<br />
Protocolli per l'Intenet delle cose: da piccole a grandi distanze. A. Capone, Politecnico di Milano, <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
LIBRI<br />
A cura di Antonello Salerno<br />
Questo libro è una guida pratica completa<br />
alla creazione di un'impresa digitale,<br />
dalla definizione dell'idea di business<br />
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continuare a discutere<br />
sulle conseguenze,<br />
volute o indesiderate,<br />
del grande cambiamento<br />
che le nuove tecnologie digitali<br />
stanno imprimendo alla nostra quotidianità.<br />
È il tentativo di sottolineare contraddizioni<br />
ed effetti collaterali di un nuovo<br />
mondo che si presenta non solo come<br />
l'ultima e più stupefacente rivoluzione<br />
industriale, quella digitale, ma, soprattutto,<br />
come una strabiliante e inattesa mutazione<br />
antropologica”.<br />
baciami senza rete<br />
di paolo crepet<br />
172 pagine, 18,50 euro<br />
mondadori<br />
La principale novità della decima edizione<br />
del codice è il recepimento del nuovo<br />
quadro normativo comunitario. L’opera è<br />
quindi aggiornata con il Regolamento UE<br />
<strong>20<strong>16</strong></strong>/679 del Parlamento europeo e del<br />
Consiglio, del 27 aprile <strong>20<strong>16</strong></strong>, sulla protezione<br />
delle persone<br />
fisiche con riguardo al<br />
trattamento dei dati<br />
personali, e con la Direttiva<br />
UE <strong>20<strong>16</strong></strong>/680<br />
del Parlamento europeo<br />
e del Consiglio,<br />
anch'essa del 27 aprile<br />
<strong>20<strong>16</strong></strong>, relativa alla protezione<br />
delle persone<br />
fisiche con riguardo al trattamento dei dati<br />
personali ai fini di prevenzione, indagine,<br />
accertamento e perseguimento di reati o<br />
esecuzione di sanzioni penali, nonché alla<br />
libera circolazione di tali dati.<br />
codice della privacy. tutela<br />
e sicurezza dei dati personali<br />
a cura di emilio tosi<br />
1344 pagine, 35 euro<br />
la tribuna<br />
La crisi economica degli ultimi anni ha<br />
rimesso in discussione i meccanismi finanziari<br />
internazionali. La sfida è proporre un<br />
modello di pagamenti sicuro, trasparente,<br />
sostenibile e flessibile.<br />
Il mondo IT ha risposto<br />
dando vita alla<br />
tecnologia Blockchain<br />
che consente la creazione<br />
di un sistema<br />
dove le transazioni avvengono<br />
direttamente<br />
tra due parti, senza<br />
la necessità di un<br />
controllo centrale, come quello di banche<br />
e governi. Da qui hanno avuto origine le<br />
valute bitcoin. Questo manuale ne insegna<br />
l'uso da un punto di vista sia finanziario<br />
sia informatico. Si comincia dalle basi<br />
mostrando come sia possibile comprare e<br />
vendere bitcoin in modo sicuro.<br />
bitcoin. Guida all'utilizzo<br />
delle criptovalute<br />
di Caetano richard<br />
185 pagine, 29 euro<br />
apogeo
<strong>16</strong><br />
www.corcom.it<br />
Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
IL PAGINONE<br />
Martina: «Il futuro è qui<br />
Ecco la nostra strategia 2.0»<br />
Il ministro delle Politiche agricole svela i piani del governo: «Da ottobre si parte»<br />
Entro i prossimi<br />
cinque anni<br />
vogliamo portare<br />
il Paese a essere<br />
leader in Europa,<br />
passando<br />
dall'1 al 10%<br />
della superficie<br />
agricola lavorata<br />
con mezzi<br />
di precisione<br />
A ottobre<br />
presenteremo<br />
le nostre azioni<br />
con investimenti<br />
e strumenti<br />
nazionali<br />
e regionali<br />
di supporto<br />
essenziali per far<br />
crescere questo<br />
comparto<br />
Andrea Frollà<br />
i prossimi 5 anni<br />
vogliamo portare il<br />
«Entro<br />
nostro Paese ad essere<br />
leader in Europa, passando dall'1%<br />
al 10% della superficie agricola<br />
lavorata con i mezzi di precisione.<br />
A ottobre presenteremo le azioni<br />
con investimenti e strumenti<br />
nazionali e regionali di supporto<br />
a far crescere questo comparto».<br />
A fissare gli obiettivi e la roadmap<br />
della strategia del Governo per<br />
lo sviluppo dell’agricoltura 2.0 è<br />
Maurizio Martina. Il ministro<br />
delle Politiche agricole, intervistato<br />
da CorCom, non nasconde le ambizioni<br />
dell’esecutivo (“Vogliamo<br />
creare un laboratorio permanente<br />
di innovazione per l’agroalimentare”)<br />
e sottolinea il ruolo del<br />
Meridione, potenziale protagonista<br />
della trasformazione digitale<br />
dell’agroalimentare italiano.<br />
Dai droni all’IoT, passando per il<br />
cloud e il mobile: quale futuro si<br />
prospetta per l’agricoltura hi-tech<br />
italiana?<br />
Il futuro è già qui. Sono tante le<br />
realtà che sviluppano soluzioni<br />
innovative per il modello agricolo<br />
italiano e che possono aiutare a<br />
coniugare competitività e sostenibilità.<br />
I sensori collegati alle stalle<br />
per gestire gli allevamenti, i sistemi<br />
di rilevamento dell’umidità dei<br />
terreni e i programmi di gestione<br />
irrigui via smartphone, solo per<br />
citarne alcuni, non rappresentano<br />
solo il nostro futuro ma il nostro<br />
presente.<br />
Entro i prossimi 5 anni vogliamo<br />
portare il nostro Paese ad essere<br />
leader in Europa, passando dall'1%<br />
al 10% della superficie lavorata con<br />
i mezzi di precisione.<br />
Quali sono i vostri progetti per<br />
favorire l’adozione e l’utilizzo di<br />
questi strumenti digitali?<br />
Abbiamo un piano per lo sviluppo<br />
dell’agricoltura di precisione che<br />
è partito con la stesura di linee<br />
L'intervista<br />
«E ora digitalizzare<br />
tutta la filiera»<br />
Renga (Polimi): «Banda larga e Pa efficiente<br />
Così nasceranno i nuovi modelli agricoli 2.0»<br />
guida, oggetto di una consultazione<br />
pubblica ancora online sul<br />
sito del Ministero. Ad ottobre,<br />
poi, presenteremo le azioni con<br />
investimenti e strumenti nazionali<br />
e regionali di supporto a far<br />
crescere questo comparto. Scelte<br />
concrete per rispondere anche alle<br />
richieste dei giovani e delle startup<br />
che hanno animato Agrogeneration,<br />
l’evento dedicato a queste<br />
tematiche organizzato lo scorso<br />
luglio a Catania che diventerà un<br />
appuntamento fisso. Vogliamo<br />
creare un vero e proprio laboratorio<br />
permanente di innovazione<br />
per l’agroalimentare.<br />
Quale apporto può fornire la<br />
tecnologia in materia di produttività<br />
ed eco-sostenibilità?<br />
Si possono ottimizzare gli interventi<br />
in campo, riducendo l’impatto<br />
ambientale, aumentando<br />
le produzioni e sprecando meno<br />
acqua e terra. Già oggi la nostra<br />
agricoltura è tra le più sostenibili<br />
in Europa. Più di 1 ettaro su 10 è<br />
coltivato a biologico, abbiamo il<br />
35% in meno di emissioni gas serra<br />
rispetto alla media UE. Possiamo<br />
agricoltori sono<br />
pragmatici: se intravedono<br />
un beneficio «Gli<br />
implementano». Filippo Renga,<br />
docente del Polimi e project<br />
manager degli Osservatori Digital<br />
Innovation, delinea a CorCom le<br />
sfide digitali che attendono l’agroalimentare<br />
italiano.<br />
Tra queste, spiega Renga, la più<br />
importante è “digitalizzare l’intera<br />
filiera”. Se infatti buona parte dei<br />
nostri agricoltori utilizza già sensori,<br />
droni, big data e applicazioni<br />
digitali, il problema è nel rapporto<br />
tra produttore e gdo, dove il digitale<br />
fatica a conquistare spazio.<br />
Renga, qual è lo scenario italiano<br />
dell’agricoltura hi-tech?<br />
L’agroalimentare Made in Italy<br />
mantiene ancora oggi un primato<br />
all’estero in termini di prestigio,<br />
Maurizio Martina,<br />
Ministro delle politiche agricole,<br />
agroalimentari e forestali<br />
fare ancora di più e meglio.<br />
L’agricoltura 2.0 può essere un<br />
volano per il Meridione e l’occupazione<br />
giovanile?<br />
Il Mezzogiorno può essere un<br />
protagonista assoluto e il nostro<br />
evento di Catania lo ha dimostrato.<br />
Abbiamo incontrato realtà<br />
giovani aperte in Sicilia da ragazzi<br />
under 30 che sviluppano tecnologie<br />
sofisticate. C’è un patrimonio<br />
enorme di energie e competenze<br />
che dobbiamo aiutare a svilupparsi.<br />
Sono loro la nostra Agrogeneration.<br />
ma c’è bisogno di un continuo<br />
investimento in innovazione per<br />
evitare che il fermento svanisca.<br />
Noi stiamo concentrando<br />
le nostre ricerche su cinque<br />
elementi. La dematerializzazione<br />
delle procedure, che può essere<br />
molto efficace. La tracciabilità,<br />
utile per garantire più sicurezza,<br />
meno sprechi e segmentazione<br />
dell’offerta. L’agricoltura di precisione,<br />
che riguarda sia l’utilizzo<br />
delle risorse sia l’allevamento e<br />
il monitoraggio degli interventi.<br />
L’Internet of Things, che significa:<br />
sensori che controllano produzione,<br />
trasporto e qualità; big data<br />
per valutare fattori come il meteo<br />
e la protezione ambientale; droni,<br />
che permettono fertilizzazione<br />
mirata e lotta alle infestazioni.<br />
Infine la qualità ambientale e
Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
www.corcom.it<br />
17<br />
IL PAGINONE<br />
Contadini, dal trattore al drone<br />
Tecnologia per le coltivazioni<br />
Ottimizzazione dei costi, efficienza produttiva: la nuova frontiera dell'agricoltura<br />
Si possono<br />
ottimizzare<br />
gli interventi<br />
riducendo<br />
l'impatto<br />
ambientale<br />
e aumentando<br />
le produzioni<br />
Alla fine un minor<br />
spreco<br />
di acqua e terra<br />
Andrea Frollà<br />
Droni per il monitoraggio e<br />
gli interventi di precisioni<br />
sulle coltivazioni. Sensori<br />
per il controllo dello stato di salute<br />
e la sicurezza delle colture. Applicazione<br />
mobile per smartphone e<br />
tablet a disposizione di agronomi e<br />
agricoltori per orientare al meglio<br />
la strategia produttiva. Wearable<br />
sviluppati per misurare la temperatura<br />
degli animali degli allevamenti<br />
e inviare alert in caso di anomalie.<br />
La lista degli esempi di applicazioni<br />
delle tecnologie digitali in ambito<br />
agricolo potrebbe continuare per<br />
molte righe. Ma citarne qualcuno<br />
è utile per sottolineare quanto<br />
l’immagine del contadino tutto<br />
trattore, zappa e cappello di paia<br />
non sia più rappresentativa del<br />
settore agroalimentare italiano. O<br />
almeno non della sua totalità.<br />
Tecnologia è sempre più sinonimo<br />
di competitività, anche per chi lavora<br />
nei campi. Ottimizzazione dei<br />
costi, efficienza produttiva, meno<br />
sprechi e più qualità sono solo alcuni<br />
dei benefici potenziali che nel<br />
corso degli anni hanno avvicinato<br />
agricoltura e digitale, tradizione<br />
e innovazione. Per l’Italia, che fa<br />
dell’agricoltura una delle colonne<br />
portanti dell’economia, salire sul<br />
treno 2.0 non è una scelta possibile,<br />
Filippo Renga, docente e project manager<br />
Osservatori Digital Innovation del Polimi<br />
alimentare, che queste soluzioni<br />
hi-tech possono innalzare.<br />
Gli investimenti iniziali sono il<br />
grande ostacolo alla creazione di<br />
modelli di agricoli 2.0?<br />
Lo scoglio è iniziale, ma una volta<br />
a regime i sistemi digitalizzati<br />
sono economicamente convenienti.<br />
Il mercato agricolo italiano<br />
usano già da 10 anni i wearable sui<br />
bovini da latte, verificando produzione<br />
e problemi sanitari. La maggior<br />
parte degli agricoltori utilizza<br />
già delle applicazioni digitali per<br />
gestire l’irrigazione. Anche i big<br />
data sono già diffusi, così come i<br />
sensori soprattutto nella vitivinicoltura.<br />
Molti dei contoterzisti<br />
che lavorano nei campi hanno<br />
sul tablet le mappe dell’area che<br />
lavorano e quantificano il conto<br />
dei metri arati tramite gps. La tecnologia<br />
è inoltre un alleato della<br />
difesa del Made in Italy: supporta<br />
il passaggio di differenziazione e<br />
riconoscibilità fino al produttore<br />
ma una necessità soprattutto per<br />
competere in un’economia globale<br />
e difendere storia e qualità di cibo<br />
e vino Made in Italy. In un paese<br />
che sconta una scarsa penetrazione<br />
del digitale (quart’ultimo posto<br />
fra i Paesi Ue, dati Commissione<br />
europea) la sfida non è certo delle<br />
più semplici.<br />
Eppure, come testimonia l’ultimo<br />
studio Nomisma sul rapporto tra<br />
agricoltura e tecnologia, il settore<br />
è piuttosto aperto alle nuove frontiere<br />
digitali e alle loro applicazioni<br />
concrete fra i campi e nelle stalle.<br />
Circa la metà dei nostri agricoltori<br />
guarda infatti con attenzione ad<br />
applicazioni mobile di supporto alla<br />
finale e aiutando la lotta anticontraffazione.<br />
Esiste il rischio di una filiera<br />
agricola 2.0 digitalmente incompleta?<br />
Gli agricoltori sono molto<br />
pragmatici: se intravedono un<br />
beneficio implementano. Ma in<br />
alcuni segmenti agricoli i margini<br />
sono così bassi che gli investimenti<br />
spaventano e la digitalizzazione<br />
si ferma poco prima<br />
della trasformazione, pecca nel<br />
rapporto tra produttore e gdo. La<br />
sfida è digitalizzare l’intera filiera.<br />
Sicuramente la banda larga sarà<br />
un abilitatore di digitalizzazione.<br />
Serve poi una Pa efficiente, che<br />
elimini gli ostacoli burocratici,<br />
favorisca un maggiore scambio di<br />
informazioni e segua le linee della<br />
Politica agricola comune.<br />
strategia aziendale, gps o strumenti<br />
per l’agricoltura di precisione,<br />
droni e sensori per il monitoraggio.<br />
Insomma, i produttori agricoli<br />
sono coscienti che oggi sfruttare la<br />
tecnologia non significa solo usare<br />
un pc per controllare le fatture, vendere<br />
tramite e-commerce o condividere<br />
sulla pagine social il raccolto.<br />
Ma ripensare i processi produttivi<br />
e utilizzare nuovi strumenti e soluzioni<br />
in un’ottica di trasformazione<br />
digitale a 360 gradi.<br />
L’approccio open di chi lavora<br />
nei campi non è però sufficiente a<br />
superare le barriere ad uno sblocco<br />
definitivo dell’ondata hi-tech nel<br />
settore. Tra gli ostacoli spicca<br />
innanzitutto il costo degli investimenti,<br />
che specialmente nei<br />
segmenti con margini bassi rappresenta<br />
il freno principale all’innovazione.<br />
C’è poi il tema della banda<br />
larga: senza connessione affidabile<br />
nessuno si sognerebbe di mettere<br />
in piedi un sistema IoT in aperta<br />
campagna. Sotto questo punto di<br />
vista, il piano del Governo per la<br />
rete ultra-veloce potrà aiutare a<br />
superare il divario digitale fra città e<br />
campagne. Infine, il problema della<br />
burocrazia che come in altri settori<br />
rischia di rendere tortuosa la strada<br />
dell’innovazione.<br />
In questo contesto un ruolo<br />
chiave spetta al Ministero delle<br />
politiche agricole, che si è posto<br />
come obiettivo la creazione di un sistema<br />
nazionale di agroalimentare<br />
intelligente. Sarà infatti fondamentale<br />
non lasciare indietro nessuno,<br />
per evitare una filiera digitalmente<br />
incompleta.<br />
Già oggi la nostra<br />
agricoltura è tra le<br />
più sostenibili<br />
Più di un ettaro su<br />
10 è coltivato<br />
a biologico<br />
e abbiamo il 35% in<br />
meno di emissioni<br />
di gas serra<br />
rispetto<br />
alla media Ue
18<br />
www.corcom.it<br />
Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
ALL DIGITAL-SMART BUILDING<br />
FIERA BOLOGNA 19-22 OTTOBRE <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
Smart Building: la parola d’ordine ora è integrazione<br />
Al SAIE di Bologna, nell’area All Digital - Smart Building va in scena il futuro dell’impiantistica come<br />
volano per la ripresa del settore edile. Il digitale al centro di un sistema complesso e sempre più integrato<br />
Intervista a Luca Baldin<br />
project manager di All Digital - Smart Building<br />
Il terzo anno è la prova di maturità per qualunque<br />
evento fieristico; cosa dobbiamo attenderci a<br />
Bologna quest’anno?<br />
«Un’area dedicata alle nuove tecnologie digitali e<br />
ai nuovi impianti d’edificio raddoppiata rispetto al<br />
2015, con presenze di aziende leader che offriranno<br />
una panoramica esaustiva<br />
di cosa si intenda oggi col<br />
termine “smart building”».<br />
Cosa significa, appunto,<br />
smart building?<br />
«Il luogo in cui si realizzerà<br />
l’IoT (internet of things)<br />
che, attraverso l’evoluzione<br />
dei servizi, cambierà le<br />
nostre vite. Convergenza e<br />
integrazione di impianto sono nella logica delle cose<br />
e rispondono alle sollecitazioni di un linguaggio comune,<br />
quello digitale. Tutto in un edificio moderno<br />
funzionerà grazie all’elettronica, dagli impianti tlc<br />
a quelli elettrici, dall’intrattenimento al risparmio<br />
energetico alla sicurezza. La rete sarà indispensabile<br />
e costituirà il minimo comun denominatore di edifici<br />
interattivi e dialoganti, in grado di offrire applicazioni<br />
innovative, frutto del dialogo “machine to machine”».<br />
Questo spiega la vostra presenza all’interno del<br />
SAIE.<br />
«Il SAIE cinquant’anni fa ha vinto la scommessa<br />
di presentare in un’unica grande fiera tutto ciò<br />
che poteva interessare il mondo delle costruzioni.<br />
Poi c’è stata la stagione della iperspecializzazione,<br />
con eventi di nicchia che hanno frammentato lo<br />
scenario. Noi crediamo invece che ci sia bisogno di<br />
un grande evento nazionale che sia anche la vetrina<br />
internazionale del made in Italy di qualità che<br />
si produce in questo settore. Un professionista, e<br />
ancor più un buyer straniero, non può spendere il<br />
proprio tempo girando da una piccola fiera all’altra<br />
per mettere assieme un panorama completo di ciò<br />
che gli interessa».<br />
In questa direzione sta andando anche la progettazione.<br />
«Certo, perché il concetto di impianto si sta trasformando<br />
grazie ai sistemi BIM (Building Information<br />
Modeling) e gli stessi principi di progettazione<br />
spingono fortemente all’integrazione, al concepire<br />
un edificio nuovo o una ristrutturazione come ad<br />
un organismo vivente che integra saperi diversi ma<br />
convergenti».<br />
Questo luogo secondo voi è Bologna.<br />
«È Bologna per mille ragioni, la prima delle quali è<br />
la tradizione di una fiera come il SAIE che ha fatto la<br />
storia di questo Paese. Quest’anno lo dimostreremo<br />
con un programma formativo eccellente rivolto agli<br />
“Smart Installer” così come ai progettisti e ai costruttori,<br />
ma anche agli amministratori di condominio,<br />
con collaborazioni prestigiose e con le mille novità<br />
di un settore in forte crescita grazie anche agli investimenti<br />
miliardari dei grandi player del mercato e<br />
dello Stato che, probabilmente, dopo il terremoto del<br />
Centro Italia, si sommeranno a quelli del “progetto<br />
casa” in una logica di rinnovamento generale del<br />
patrimonio edilizio nazionale».<br />
www.smartbuildingexpo.it<br />
L'iniziativa<br />
Nasce il premio alla committenza “smart”<br />
Mercoledì 19 ottobre verranno consegnati ad All Digital-Smart Building i premi SMART<br />
BUILDING <strong>20<strong>16</strong></strong>, un riconoscimento voluto dagli organizzatori dell’evento per premiare<br />
alcuni esempi di committenza “illuminata” di edifici smart particolarmente significativi.<br />
Premiare la committenza ha uno scopo ben preciso: l’innovazione è frutto del genio, ma<br />
non può prescindere da chi ha la lungimiranza di investire nel nuovo. La rivoluzione<br />
tecnologica del digitale che sta cambiando le nostre vite a grande velocità può costituire<br />
una nuova forma di Rinascimento, quindi è giusto premiare chi spinge in quella direzione<br />
investendo risorse importanti. I premi verranno assegnati da una giuria composta dai<br />
rappresentanti delle aziende aderenti al Comitato Smart Building.<br />
PROTAGONISTI DELLO SMART BUILDING<br />
GFO Europe<br />
«Il percorso intrapreso<br />
dal 2013, e suggellato al<br />
SAIE 2015, ha portato<br />
GFO Europe (Gruppo<br />
Fibre Ottiche), produttore<br />
di assemblati in fibra<br />
e distributore nazionale<br />
di cabling, networking e<br />
sicurezza IP, a spingere<br />
ancor di più sulla formazione.<br />
È nata quindi la divisione GFO University<br />
dedicata a preparare i nuovi Smart Installer. «La<br />
nostra azienda - commenta Luciano Bertinetti,<br />
direttore commerciale di GFO - si è affermata<br />
come punto di riferimento formativo con due<br />
programmi specifici per progettisti e impiantisti.<br />
Stiamo insegnando loro un nuovo lavoro affinché<br />
siano protagonisti del cambiamento tecnologico:<br />
li istruiamo su come progettare, connettorizzare,<br />
certificare gli impianti in fibra ottica». Ma se<br />
con l’edificio connesso a internet l’IoT diventa<br />
realtà, sorgono i rischi di essere esposti a virus,<br />
malware, hacker e pirati informatici sofisticati.<br />
«GFO University insieme a 4D Sistemi Informatici,<br />
società che ha un’esperienza ventennale<br />
nella sicurezza informatica, - spiega Bertinetti<br />
- ha sviluppato un programma con l’obiettivo di<br />
abilitare installatori alla vendita, configurazione,<br />
gestione e manutenzione di apparati di sicurezza<br />
IT». L’IP Security è un mercato crescente, quindi<br />
è una grande opportunità. «Uno Smart Installer<br />
formato da GFO anche in questo campo, - conclude<br />
Bertinetti - potrà proporsi come unico interlocutore,<br />
vero e proprio Tecnico di Edificio, e<br />
quindi veder aumentare i suoi profitti».<br />
www.gfoeurope.it<br />
Open Sky<br />
Open Sky amplia la sua offerta. Storico leader<br />
italiano nella connessione internet via satellite,<br />
Open Sky entra nel mercato della fibra e diventa<br />
di fatto il primo operatore integrato fibra, Adsl,<br />
satellite. «Si tratta di offrire sempre il meglio della<br />
connettività - spiega Walter Munarini, direttore<br />
di Open Sky - Conosciamo le tlc e sappiamo<br />
dove c’è la disponibilità di connessione con la<br />
fibra o l’Adsl e, soprattutto, il livello di qualità. In<br />
caso di mancanza o scarsa connessione terrestre<br />
arriviamo ovunque con il satellite. Un cliente con<br />
noi ha sempre il meglio di internet». Integrare<br />
permette a Open Sky di facilitare e velocizzare<br />
la migrazione da un sistema all’altro. «Alle utenze<br />
residenziali offriamo il monitoraggio delle<br />
prestazioni e proponiamo l’abbonamento più<br />
conveniente in base ai consumi - spiega Munarini<br />
- Così come siamo in grado di informare<br />
tempestivamente dell’arrivo della fibra in una<br />
determinata zona». Per le aziende l’integrazione<br />
fibra/Adsl/satellite di Open Sky significa avere<br />
sia la disponibilità della business continuity,<br />
ovvero la sicurezza del back up dati in qualsiasi<br />
momento sia la disponibilità della doppia connessione.<br />
«Offriamo la possibilità di dotarsi di<br />
un impianto aziendale multiservizio - spiega<br />
Munarini - un impianto in fibra locale collegato<br />
ad un impianto fibra+satellite di connessione,<br />
ridondato e potenziato per portare voce e dati.<br />
Questo tipo di architettura consente inoltre<br />
di aprirci a collaborazioni e partnership con<br />
aziende che producono<br />
soluzioni in fibra e cablatura<br />
di edifici». Open<br />
Sky introduce la novità<br />
in queste settimane e,<br />
attraverso il nuovo sito,<br />
ci si potrà abbonare alla<br />
fibra o richiedere anche<br />
una consulenza.<br />
www.opensky.it<br />
Siec<br />
Le ultime novità<br />
audio-video professionale,<br />
le soluzioni<br />
per integrarle in<br />
qualsiasi ambiente,<br />
le ultime tecnologie<br />
per controllare da smartphone o tablet le principali<br />
funzioni dell’edificio: ecco gli argomenti che<br />
interessano costruttori, progettisti e committenti<br />
e che verranno presentati nel SIEC Theatre,<br />
principale elemento d’attrazione di SIEC <strong>20<strong>16</strong></strong>, la<br />
mostra-convegno che si svolge all’interno di All<br />
Digital - Smart Building. Questo abbinamento<br />
permetterà all’associazione SIEC di sensibilizzare<br />
i professionisti su un aspetto cruciale della progettazione<br />
di un edificio troppo spesso sottovalutato.<br />
Ormai il progetto di qualsiasi ambiente o edifìcio<br />
non può infatti prescindere da una forte attenzione<br />
alle tecnologie audio-video-controlli e al<br />
loro corretto impiego. I visitatori potranno approfondire<br />
gli argomenti di loro interesse visitando<br />
gli stand delle aziende di SIEC <strong>20<strong>16</strong></strong>: produttori<br />
e distributori di apparecchiature audio-videocontrolli<br />
nonché integratori di questi sistemi.<br />
«L’integratore può dare preziosi input in fase di<br />
progetto e prendersi carico della realizzazione e<br />
installazione dell’impianto e della sua successiva<br />
manutenzione», spiega Carla Conca, presidente<br />
di SIEC. Al SAIE nell'area All Digital - Smart Building,<br />
verrà presentato il primo caso di azienda<br />
certificata specificamente per il servizio di integrazione<br />
secondo la prassi di riferimento UNI/<br />
PdR 4 (sviluppata da SIEC e pubblicata da UNI)<br />
e sarà offerto il corso HDBaseT gratuito in italiano.<br />
«Si tratta di una prima assoluta per il nostro<br />
Paese - spiega Carla Conca - Siamo in grado di<br />
farlo perché SIEC è l’unico erogatore autorizzato<br />
da HDBaseT Alliance». L’associazione SIEC - Systems<br />
Integration Experience Community - è nata<br />
per la volontà delle principali case produttrici di<br />
promuovere la qualità a e la completezza dell’offerta<br />
alla committenza: conta tra gli associati i<br />
principali costruttori e una ventina di aziende<br />
specializzate nell’integrazione dei sistemi.<br />
www.sieconline.it<br />
Percorsi,<br />
visioni e conoscenze<br />
per il futuro<br />
delle costruzioni.<br />
An event by<br />
Media partner<br />
BOLOGNA<br />
19-22 OTTOBRE <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
Solo a SAIE <strong>20<strong>16</strong></strong> scopri le nuove procedure relative<br />
al Codice Appalti, nuovi strumenti come il BIM,<br />
nuove tecnologie e materiali intelligenti, prodotti<br />
innovativi e macchine a basso impatto per essere<br />
protagonisti attivi del futuro delle costruzioni e dei<br />
nuovi mercati, tra rigenerazione urbana, riqualificazione<br />
sostenibile, protezione sismica, sicurezza del territorio<br />
e smart building.<br />
saie.bolognafiere.it<br />
#saiexperience
Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
www.corcom.it<br />
19<br />
POLIMI<br />
A CURA<br />
DELL'OSSERVATORIO<br />
BIG DATA ANALYTICS AND<br />
BUSINESS INTELLIGENCE<br />
della School of Management<br />
del Politecnico di Milano<br />
I Big data da soli non bastano<br />
Investire di più negli analytics<br />
Claudio Rorato<br />
money,<br />
money», così<br />
«Money,<br />
cantava Liza<br />
Minnelli. Oggi, parafrasando<br />
quel successo, potremmo dire<br />
“Data, data, data”. Sì, perché la<br />
nuova frontiera del differenziale<br />
competitivo sta proprio lì, tra i<br />
milioni di informazioni che ogni<br />
giorno vengono prodotti e che,<br />
solo in parte, transitano nei sistemi<br />
informativi aziendali. Quali<br />
relazioni invisibili esistono tra i<br />
diversi dati? Quali azioni possono<br />
derivare dalla capacità di interpretare<br />
i fenomeni, espressione di<br />
un’eterogeneità comportamentale?<br />
I dati proliferano, ma anche<br />
le fonti che li producono non<br />
scherzano. Non più solo informazioni<br />
strutturate derivanti dalle<br />
transazioni, ma anche dati che<br />
provengono da GPS, da sensori di<br />
varia natura – RFID, bluetooth,<br />
NFC, solo per citarne alcuni – e<br />
dal mondo degli open data. Ma<br />
non è tutto. Il mondo dei social<br />
è una miniera informativa dalla<br />
quale si sta attingendo ancora poco<br />
rispetto al potenziale che può<br />
esprimere il giacimento. ‘Al di là<br />
delle definizioni – spiega Alessandro<br />
Piva, direttore dell’Osservatorio<br />
Big Data Analytics and<br />
Business Intelligence del Politecnico<br />
di Milano – c’è sempre più<br />
consapevolezza, soprattutto nelle<br />
Nelle aziende<br />
c'è una sempre<br />
maggiore<br />
consapevolezza<br />
della necessità di<br />
elaborare un<br />
approccio integrato<br />
per utilizzare la<br />
grande massa di dati<br />
aziende di grandi dimensioni,<br />
della necessità di elaborare un<br />
approccio integrato per utilizzare<br />
le grandi masse di dati, acquisite<br />
rapidamente da fonti interne<br />
ed esterne all’azienda. Stiamo<br />
parlando, nella sostanza, dei big<br />
data, che vanno supportati da soluzioni<br />
tecnologiche, gli analytics,<br />
in grado di proporre dei modelli<br />
per interpretare le informazioni<br />
e fornire indicazioni di carattere<br />
strategico e tattico’. Proprio questi<br />
temi rappresentano le priorità di<br />
investimento per il 44% dei CIO<br />
intercettati dalla ricerca dell’Osservatorio<br />
(NdR: il campione ha<br />
coinvolto oltre 100 vendor del<br />
settore operativi in Italia). Nel<br />
2015 il mercato degli analytics,<br />
comprensivo delle componenti<br />
hardware, software e servizi sia<br />
per la business intelligence che<br />
per i big data, ha raggiunto i 790<br />
milioni di euro con una crescita<br />
del 14%. La parte relativa ai big<br />
data, che vale il <strong>16</strong>% del totale, ha<br />
registrato un incremento del 34%,<br />
tre volte quello della business<br />
intelligence. Banche, industria<br />
manifatturiera e telco-media<br />
coprono, oggi, oltre il 60% della<br />
domanda di analytics; il comparto<br />
assicurativo, fermo al 5%, segna<br />
però il più alto tasso di crescita<br />
(oltre il 25%). ‘Rispetto allo scenario<br />
internazionale – prosegue<br />
Alessandro Piva – l’Italia sfrutta<br />
ancora poco i dati provenienti<br />
dalla localizzazione, dai sensori e<br />
dai social. Nonostante il peso dei<br />
dati relativi alle transazioni sia de-<br />
stinato a ridursi a favore di quelli<br />
provenienti da sensori, open data,<br />
localizzazione e social, meno<br />
della metà di tutti i dati viene<br />
analizzato ricorrendo ai sistemi di<br />
analytics. Il terreno dei big data è<br />
ancora da coltivare: all’interno del<br />
campione analizzato l’87% o non<br />
dispone di alcuna progettualità<br />
su questo tema o si trova ancora<br />
in una fase pilota; solamente il<br />
17% dichiara un utilizzo dei big<br />
data, anche se limitato ad alcuni<br />
ambiti specifici (NdR: gestione<br />
frodi, analisi indicatori azionari e<br />
di comportamento della clientela,<br />
…)’. Il solco, comunque, è ormai<br />
tracciato. Lo si intuisce dalla<br />
ricerca di nuove competenze e<br />
di nuovi modelli di governance,<br />
che iniziano ad affacciarsi tra le<br />
aziende più sensibili. Se i CIO<br />
sono ancora i principali riferimenti<br />
per il controllo e la gestione<br />
dei sistemi di analytics, le nuove<br />
funzioni di chief data officer e di<br />
data scientist, iniziano ad affacciarsi<br />
nell’ambito delle strutture<br />
organizzative, forti di specifiche<br />
competenze, per esempio, nella<br />
gestione di team multifunzionali<br />
o nella modellazione di problemi<br />
complessi.<br />
Anche le startup innovative<br />
stanno facendo la loro parte in un<br />
mercato dalle grandi potenzialità<br />
di sviluppo. ‘Con l’Osservatorio –<br />
conclude Piva – abbiamo censito<br />
quasi 500 startup internazionali,<br />
operative sul fronte dei big data e<br />
della business intelligence; circa<br />
il 50% di queste propongono<br />
soluzioni in grado di analizzare<br />
sia i dati prodotti da fonti interne<br />
alle aziende, che quelli provenienti<br />
da fonti esterne’. Le aree<br />
presidiate riguardano la sfera<br />
delle infrastrutture (elaborazione,<br />
memorizzazione e analisi dei<br />
dati), delle tecnologie analitiche<br />
(piattaforme per l’estrazione e la<br />
visualizzazione grafica dei dati,<br />
strumenti per l’analisi dei social<br />
e delle informazioni relative alla<br />
geolocalizzazione degli utenti) e,<br />
infine, delle applicazioni (piattaforme<br />
di analisi dati per funzioni<br />
specifiche come il marketing, la<br />
sicurezza, la finanza, …).
ATTENZIONE!<br />
TRASFORMAZIONE<br />
DIGITALE IN ATTO.<br />
CONTENUTI EDITORIALI, SERVIZI DI COMUNICAZIONE, LEAD GENERATION ED EVENTI<br />
NETWORK<br />
ADVISORY, COACHING E ADVOCACY
Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
www.corcom.it<br />
21<br />
L'INTERVISTA<br />
Manlio Costantini<br />
«Italia centrale per Vodafone<br />
PROTAGONISTI<br />
DELL'ECONOMIA<br />
DIGITALE<br />
nello studio di soluzioni IoT»<br />
Aziende&Mercati<br />
Antonello Salerno<br />
«In Italia il mercato delle<br />
Tlc rivolto alle imprese<br />
è in piena evoluzione.<br />
Ne è una prova il fatto che, ad<br />
esempio, il Gruppo Vodafone,<br />
che opera in 26 paesi ed è presente<br />
con accordi di partnership in<br />
altri 56, abbia scelto proprio l’Italia<br />
come base di quello che oggi è<br />
il miglior centro di competenza<br />
a livello mondiale in ambito IoT.<br />
Una scelta dettata in parte dall’acquisizione<br />
di Cobra, eccellenza<br />
italiana nel campo della telematica<br />
e oggi Vodafone Automotive,<br />
e in parte dalla presenza locale di<br />
un contesto universitario, ingegneristico<br />
e aziendale in grande<br />
fermento. Gran parte delle<br />
soluzioni innovative nascono qui<br />
da noi per poi essere replicate in<br />
tutto il mondo”. Così Manlio Costantini,<br />
direttore della divisione<br />
Enterprise di Vodafone Italia,<br />
disegna con CorCom il quadro<br />
dello scenario italiano dell’innovazione<br />
in ambito tlc.<br />
Costantini, come cambia il<br />
ruolo delle telco?<br />
Oggi le aziende non cercano<br />
solo un prodotto, o la pura<br />
«Il ruolo delle telco<br />
sta cambiando<br />
I clienti hanno bisogno<br />
di un partner che offra<br />
soluzioni complete<br />
e garantisca risultati»<br />
connettività: cercano un partner<br />
in grado di semplificare i processi<br />
di digitalizzazione e di offrire<br />
consulenza, dal garantire la<br />
sicurezza dei dati, all’azzerare gli<br />
investimenti iniziali con soluzioni<br />
cloud. La connettività resta<br />
un aspetto centrale: grazie ai<br />
massicci investimenti nella banda<br />
ultralarga, oggi la fibra ottica e<br />
il 4G sono diventati lo standard<br />
per tutti i nuovi piani business di<br />
Vodafone. Ma piuttosto che rivolgersi<br />
a soggetti diversi, le aziende<br />
preferiscono affidarsi ad un unico<br />
soggetto, un operatore di telecomunicazioni<br />
capace di offrire<br />
soluzioni complete e farsi garante<br />
del risultato finale: è quello che<br />
chiamiamo Convergenza 4.0.<br />
E’ l’epoca delle digital transformation.<br />
Voi che ruolo pensate di<br />
svolgere, e che grado di sensibilità<br />
registrate tra i vostri clienti?<br />
La nostra ambizione è di essere<br />
il miglior partner nell’aiutare<br />
le aziende a fare meglio il loro<br />
business e a superare le barriere<br />
all’utilizzo delle nuove tecnologie.<br />
Questo significa lavorare insieme<br />
ai nostri clienti, in una logica<br />
di progettazione condivisa, per<br />
costruire le soluzioni più efficaci<br />
che, attraverso la digitalizzazione,<br />
incidono sull’efficienza dei<br />
processi e sull’innovazione di<br />
prodotto. Le imprese italiane<br />
stanno facendo passi avanti nella<br />
digitalizzazione, ma c’è ancora<br />
molto da fare, soprattutto nelle<br />
Pmi. In Italia, solo il 43% delle<br />
aziende più piccole ha un sito<br />
web, mentre solo l’8% utilizza il<br />
Cloud. In ambito IoT, ad esempio,<br />
sempre di più si sta comprendendo<br />
l’enorme potenzialità di questa<br />
tecnologia, grazie a un ritorno<br />
sull’investimento veloce e tangibile<br />
e all’applicazione in svariati<br />
settori. Se si vedono risultati, è<br />
più facile mettersi in gioco.<br />
Vi state ritagliando il ruolo di<br />
"digitalizzatori"?<br />
Questo è un terreno in cui un<br />
operatore come Vodafone può<br />
giocare un ruolo di primo piano.<br />
A Milano, ad esempio, nel nostro<br />
Vodafone Experience Center<br />
accogliamo i clienti, illustriamo le<br />
nostre soluzioni e sulla base delle<br />
«A Milano nel nostro<br />
experience center<br />
costruiamo proposte<br />
di trasformazione digitale<br />
ritagliate sulle esigenze<br />
dei singoli clienti»<br />
esigenze di ognuno costruiamo<br />
una proposta di trasformazione<br />
digitale “su misura”. Il ruolo di<br />
facilitatori nel processo di digitalizzazione<br />
lo abbiamo nel nostro<br />
Dna. Negli anni, abbiamo spesso<br />
cambiato pelle, ci siamo aperti<br />
all’esterno e coinvolto le eccellenze<br />
del territorio per rispondere<br />
alle domande del mercato e disegnare<br />
le migliori soluzioni per i<br />
nostri clienti. La cosa importante,<br />
ormai evidente, è che la trasfor-<br />
Manlio Costantini<br />
Direttore divisione Enterprise-Vodafone Italia<br />
mazione digitale porta risultati<br />
economici tangibili.<br />
Come si arriva a questo nuovo<br />
modello organizzativo?<br />
La tecnologia oggi più che mai<br />
consente di abbattere gran parte<br />
dei costi in tempi rapidi. Prendiamo<br />
l’esempio della forza vendita.<br />
Oggi non vediamo più i venditori<br />
girare con ingombranti cataloghi<br />
cartacei e sottoporsi a estenuanti<br />
viaggi in auto. Grazie a processi<br />
più digitalizzati, è possibile<br />
servirsi di una flotta di mezzi<br />
controllata dall’azienda, essere<br />
seguito e ricevere assistenza in<br />
tempo reale. Avere il catalogo sul<br />
proprio tablet e inviare gli ordini<br />
in real time. Così la produttività<br />
aumenta, e, di conseguenza,<br />
pure la qualità del lavoro e la<br />
soddisfazione personale. Anche<br />
lo smart working rientra tra i casi<br />
di successo di digital transformation<br />
di un’azienda: i collaboratori<br />
lavorano sempre più in mobilità<br />
e per farlo devono essere dotati<br />
di tutti gli strumenti necessari.<br />
Sull’IoT qual è il posizionamento<br />
di Vodafone e quali le<br />
soluzioni su cui puntare?<br />
Grazie alla capillarità della sua<br />
rete, Vodafone è leader globale<br />
nel mercato dell’Internet<br />
delle cose e gestisce una delle<br />
più importanti piattaforme IoT<br />
al mondo, con circa 5 milioni di<br />
oggetti connessi, offrendo un<br />
ecosistema di proposte dedicate<br />
ad aziende, PA e privati in<br />
svariati ambiti. Oggi il settore<br />
più sviluppato è senza dubbio<br />
quello dell’automotive, soprat-<br />
Il direttore<br />
della divisione<br />
Enterprise<br />
di Vodafone Italia:<br />
«Gran parte<br />
delle nostre idee<br />
innovative<br />
nell'Internet<br />
of things<br />
nasce qui per poi<br />
essere replicata<br />
in tutto il mondo<br />
Il contesto<br />
universitario<br />
ingegneristico<br />
e delle aziende<br />
vive un periodo<br />
di fermento»<br />
tutto nel campo assicurativo, su<br />
cui c’è già concorrenza sia tra le<br />
compagnie di assicurazione, sia<br />
tra gli operatori. All’avanguardia<br />
il mercato della casa, dove grazie<br />
alla sensoristica il beneficio per il<br />
cliente è tangibile in termini di risparmio<br />
dei consumi e in termini<br />
di polizze, grazie alla limitazione<br />
dei danni in caso di incidenti<br />
domestici. Il terzo è quello delle<br />
smart city, dove la pubblica amministrazione,<br />
grazie al digitale,<br />
può fare innovazione trasformando<br />
la città e coinvolgendo il<br />
cittadino, così come fanno già i<br />
privati con i propri clienti. Infine,<br />
c’è tutto il settore della sanità,<br />
dove c’è ancora molto spazio per<br />
innovare.<br />
Capitolo PA: Vodafone si è aggiudicata<br />
insieme a Tiscali e Bt<br />
Italia il lotto del bando Spc per<br />
la fornitura di connettività alla<br />
PA. Cosa significa per voi questa<br />
assegnazione?<br />
Vodafone vuole giocare in prima<br />
linea la partita della digitalizzazione<br />
del Paese, e riteniamo che,<br />
in questo, la Pubblica Amministrazione<br />
abbia un ruolo fondamentale.<br />
Da maggio, grazie alla<br />
firma del Contratto Quadro OPA<br />
tra Vodafone e Consip, anche la<br />
Pubblica Amministrazione, sia<br />
centrale che locale, può scegliere<br />
Vodafone come proprio partner<br />
per i servizi di connettività,<br />
usufruendo della qualità delle<br />
nostre reti e delle nostre soluzioni<br />
convergenti per favorire<br />
l’innovazione, la crescita economica<br />
e la competitività. Il tutto,<br />
in tempi rapidi e coerenti con<br />
le recenti normative in materia<br />
di appalti e contenimento della<br />
spesa pubblica.<br />
(@antsalerno)
22 Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
www.corcom.it<br />
Aziende&Mercati<br />
PROTAGONISTI DELL'ECONOMIA DIGITALE<br />
STRATEGIE<br />
L'intervista<br />
«Iot e Industry 4.0, sfida culturale»<br />
Shannon Paulin (Intel): noi protagonisti della nuova era tecnologica, ma senza abbandonare i chip<br />
Patrizia Licata<br />
Dai Pc ai droni, dallo smart manufacturing<br />
ai grandi data center,<br />
le piattaforme Intel si evolvono<br />
insieme alle tecnologie per servire un<br />
mondo iper-connesso. Poulin: "La sfida<br />
per i paesi non è tecnologica, ma regolatoria<br />
e culturale". Se la Internet of Things,<br />
e l'Industria 4.0, sono i trend che daranno<br />
nuova forma all'innovazione tecnologica<br />
e impulso alla crescita economica,<br />
Intel è intenzionata a prendervi parte da<br />
protagonista. Il colosso di Santa Clara,<br />
noto tradizionalmente come il produttore<br />
dei chip per computer, da diversi anni<br />
ormai ha trasformato le sue strategie per<br />
un mondo iper-connesso, con qualunque<br />
device. Ne abbiamo parlato con Shannon<br />
Poulin, vice president del Sales and Marketing<br />
Group e general manager dell'Influencer<br />
Sales Group di Intel Corporation.<br />
Intel è cambiata: in una scala di priorità<br />
ora i chip per computer sono finiti<br />
in fondo? Vi interessano di più i droni?<br />
No, i chip per computer non sono finiti<br />
in fondo. Ma sono diventati parte di un<br />
mix più complesso. Intel fornisce semiconduttori<br />
che alimentano una molteplicità<br />
di dispositivi. Per i Pc abbiamo la<br />
linea di prodotti dei processori Intel Core<br />
i7 Extreme Edition e serie X che offrono<br />
prestazioni potenziate; per i data center,<br />
la famiglia di processori Intel Xeon E7<br />
v4 permettono analisi dei dati in tempo<br />
reale, elaborazione aziendale business<br />
critical, capacità di estrarre informazioni<br />
dai big data. Per i droni, abbiamo la<br />
piattaforma Intel Aero: un kit di sviluppo<br />
potenziato dal più recente processore Intel<br />
Atom quad-core, con moduli Plug and<br />
Play, e abbiamo il drone Yuneec Typhoon<br />
H con tecnologia Intel RealSense.<br />
E poi c'è tutto il settore della IoT in<br />
cui vedete opportunità eccezionali.<br />
Edifici, termostati, decoder, router wifi,<br />
smart Tv, elettrodomestici, automobili,<br />
wearables, sensori: tutto avrà un indirizzo<br />
Ip. I dati fluiranno in quantità che misureremo<br />
almeno in Gigabyte.<br />
Shannon<br />
Poulin,<br />
vice president<br />
del Sales and<br />
Marketing<br />
Group<br />
e general<br />
manager<br />
dell'Influencer<br />
Sales Group<br />
di Intel<br />
Corporation<br />
Tutti questi oggetti connessi avranno<br />
bisogno di un chip. Il vostro motto<br />
Intel Inside acquista nuove estensioni.<br />
Non si tratta solo di chip. La piattaforma<br />
end-to-end Intel IoT connette i dispositivi<br />
non ancora connessi, consentendo raccolta,<br />
scambio, archiviazione e analisi di<br />
dati provenienti da miliardi di dispositivi,<br />
sensori e database, in sicurezza e attraverso<br />
più settori.<br />
In Italia sicuramente starete seguendo<br />
da vicino i progetti per i contatori<br />
intelligenti e la banda ultra-larga.<br />
Anche l'Industria 4.0 vi interessa?<br />
Nell'industria vediamo grandi opportunità<br />
per la manutenzione, per l'automazione<br />
e per l'affermazione dei nuovi<br />
modelli pay per use, ovvero di affitto del<br />
macchinario e pagamento solo in base<br />
all'effettivo utilizzo. Si guadagna in efficienza<br />
e si abbattono i costi. Ma non trascuriamo<br />
le evoluzioni del digital farming,<br />
droni e sensori saranno molto utili.<br />
Quali altri settori beneficiano al<br />
massimo della rivoluzione IoT?<br />
Da un punto di vista delle opportunità<br />
di business direi i trasporti, anche nel<br />
settore commerciale, quindi includendo<br />
navi e logistica, con la possibilità di tracciare<br />
le merci con i sensori. Aggiungerei<br />
le connected cars, la gestione dell'energia<br />
e l'automazione domestica. Da un punto<br />
di vista dell'utilità pubblica, citerei la<br />
sanità: i device wearable, sia negli ospedali<br />
che nell'assistenza remota, aiuterebbero<br />
molto a seguire e monitorare i pazienti e a<br />
raccogliere una serie di dati che permettono<br />
al medico di prendere decisioni e effettuare<br />
diagnosi basate su elementi certi.<br />
Però si pongono questioni di ordine<br />
regolatorio. Come andrebbe affrontato<br />
questo aspetto?<br />
Il quadro regolatorio attuale è sufficiente,<br />
ma la futura esplosione di dati generati<br />
dalle comunicazioni M2M e l'emergere di<br />
nuovi modelli di business richiederà un<br />
ambiente normativo nuovo e capace di<br />
dare sostegno, e non ostacolare, il cambiamento,<br />
favorendo i sistemi aperti rispetto<br />
a quelli chiusi. Bisognerà trovare il<br />
compromesso tra sicurezza e privacy: per<br />
avere un servizio occorrerà cedere almeno<br />
parte dei propri dati. Spetterà all'utente<br />
decidere che cosa è conveniente.<br />
Dal punto di vista tecnologico e culturale,<br />
a che punto siamo nella IoT?<br />
Siamo solo all'inizio! Ma non dal punto<br />
di vista tecnologico. Ovviamente, lo<br />
sviluppo della IoT andrà sostenuto con<br />
una serie di elementi chiave, che sono<br />
la connettività, a partire dal 5G, il cloud<br />
e l'analytics. Ma queste tecnologie già ci<br />
sono. Ora dobbiamo prepararci anche dal<br />
punto di vista regolatorio e culturale. Nessun<br />
paese ha la ricetta magica per aprire le<br />
porte a queste evoluzioni: siamo nella fase<br />
del cosiddetto trial and error, facciamo<br />
tutti dei tentativi, studiamo e sperimentiamo.<br />
L'importante è che i portatori di<br />
interesse si parlino e decidano insieme,<br />
perché i cambiamenti impatteranno i<br />
processi produttivi e l'intera società.<br />
La risposta di BT all’evoluzione del Cybercrime<br />
Come le aziende italiane possono difendersi dall’offensiva globale<br />
La sempre maggiore pervasività, nella<br />
vita quotidiana e nel business, delle tecnologie<br />
digitali va di pari passo con le<br />
crescenti minacce che generano significativi<br />
problemi di governance, obbligando i responsabili<br />
IT e della sicurezza a trovare un giusto<br />
compromesso tra costi, rischi e resilienza.<br />
La sicurezza digitale è un tema caldissimo,<br />
in quanto la trasformazione digitale ha creato<br />
nuove vulnerabilità che i criminali sono pronti<br />
a sfruttare e monetizzare.<br />
“Passare all’offensiva - Lavorare insieme per<br />
bloccare il crimine digitale”, è il report realizzato<br />
da BT e KPMG (basato su una survey<br />
globale) che evidenzia le sfide che i CEO e i<br />
direttori IT si trovano ad affrontare a causa del<br />
cambio di passo del crimine informatico e le<br />
crescenti difficoltà per le aziende digitali.<br />
Il cyber-criminale del ventunesimo secolo è<br />
sempre più un ‘imprenditore’ spietato ed efficiente,<br />
supportato da un mercato nero molto<br />
sviluppato e in rapida evoluzione.<br />
Abbandonato il concetto di hacker, va riconosciuto<br />
che le imprese del crimine hanno un loro<br />
business plan e ampie risorse per portare avanti<br />
un insieme articolato di attività criminali - attacchi<br />
mirati di fascia alta al sistema finanziario<br />
o ad imprese ed individui ad alto reddito, ma<br />
anche attacchi massivi che possono interessare<br />
tutti noi, per perpetrare frodi, estorsioni o furti<br />
di proprietà intellettuale.<br />
Dal report emerge ad esempio che solo un<br />
quinto dei responsabili IT delle multinazionali<br />
sono convinti che la loro organizzazione<br />
sia pienamente preparata contro il cybercrime.<br />
La stragrande maggioranza delle aziende, nel<br />
rispondere agli attacchi, si sente limitata dalle<br />
regolamentazioni, dalle risorse disponibili e dal<br />
fatto di dipendere da terze parti.<br />
I Chief Digital Risk Officer (CDRO) sono ora<br />
chiamati a ruoli strategici che combinano expertise<br />
digitale con capacità di management.<br />
Il 26 per cento degli intervistati conferma<br />
che nella sua azienda è già stato nominato un<br />
CDRO e che la sicurezza e le relative responsabilità<br />
sono al momento in fase di revisione.<br />
La metà dei decisori ritiene opportuno avere<br />
un budget di sicurezza separato dal budget IT<br />
centrale.<br />
BT, player globale (attivo in 180 Paesi) con<br />
una significativa presenza in Italia, con le sue<br />
infrastrutture ha un osservatorio privilegiato<br />
sugli attacchi alla sicurezza delle reti, malware<br />
e violazioni ai danni delle organizzazioni.<br />
Attraverso BT Security offre alle aziende e alle<br />
pubbliche amministrazioni il portfolio BT<br />
Assure, una gamma sia di soluzioni puntuali e<br />
servizi di sicurezza gestita end-to-end networkcentrici,<br />
sia di servizi di consulenza e cyber<br />
intelligence, così da consentire una miglior<br />
comprensione dei rischi di sicurezza e la conseguente<br />
implementazione delle giuste misure<br />
con cui affrontarli. BT Security è uno dei membri<br />
fondatori del Cybersecurity Information<br />
Sharing Partnership (CiSP) in Gran Bretagna<br />
e di numerosi progetti internazionali sul tema.<br />
Con il servizio Cyber Roadmap Consulting,<br />
BT Security può creare per ciascun cliente un<br />
piano personalizzato di difesa e mitigation delle<br />
minacce e fornire una guida dettagliata che<br />
li aiuti a migliorare la sicurezza di tutta l’organizzazione,<br />
dalle persone ai processi e alla<br />
tecnologia, con raccomandazioni allineate alle<br />
priorità di business dei clienti e al loro specifico<br />
contesto ICT, offrendo una visione olistica<br />
dell’ambiente di sicurezza dell’azienda.<br />
Per il monitoraggio attivo ed il supporto agli<br />
incidenti attraverso i suoi 14 Security Operation<br />
Center, di cui uno in Italia, BT eroga servizi<br />
di Cyber Security in ottica “follow the sun”<br />
garantendo un servizio completo ed una risposta<br />
efficiente in caso di incident.<br />
L’approccio di BT punta a valorizzare gli investimenti<br />
tecnologici dei clienti, accompagnandoli<br />
parallelamente all’adozione di motori efficienti<br />
che fanno leva sul concetto di Big Data<br />
Analytics (Assure Cyber Platform) per ridurre<br />
drasticamente l’esposizione al rischio ed aumentare<br />
l’efficienza complessiva.<br />
In qualità di Cloud Services Integrator, BT può<br />
garantire il giusto livello di sicurezza ai progetti<br />
cloud, come ad esempio fornire efficaci<br />
soluzioni di anti Denial Of Service (Assure<br />
DDOS) con elevata customizzazione per il<br />
cliente e protezione sino a livello applicativo,<br />
così come garantire un approccio alla sicurezza<br />
di tipo cloud-based (Assure Managed Cloud)<br />
per sfruttare le possibilità di protezione e correlazione<br />
offerte dal cloud e fermare le minacce<br />
ancor prima che raggiungano l’infrastruttura<br />
aziendale.<br />
Con oltre 2.500 esperti e un team italiano dedicato,<br />
BT Security è il partner ideale per ripensare<br />
al rischio delle organizzazioni del nostro<br />
Paese.
Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
www.corcom.it<br />
23<br />
Aziende&Mercati<br />
PROTAGONISTI DELL'ECONOMIA DIGITALE<br />
L'INTERVISTA<br />
ALEX LI<br />
Microsoft, la sfida dell'accessibilità<br />
«Si tratta di fare prodotti migliori per tutti, che aiutino a superare le disabilità fisiche»<br />
Patrizia Licata<br />
Secondo l’Organizzazione Mondiale<br />
della Sanità, il 15% della popolazione<br />
globale soffre di qualche forma<br />
di disabilità. Nell'Unione Europea, sono<br />
circa 80 milioni i soggetti con disabilità,<br />
più del 15% della popolazione; solo il 48%<br />
è occupato. Per garantire pari opportunità<br />
a tutti, sia l'Ue che l’Italia si stanno<br />
concentrando sulle possibili aree di intervento<br />
per migliorare l’accessibilità:<br />
ci sono le politiche della Commissione<br />
sull'inclusione, enti di normazione e<br />
standardizzazione, e aziende impegnate<br />
a garantire a tutti l’accesso al mercato<br />
del lavoro con prodotti accessibili, come<br />
Microsoft. Ne abbiamo parlato con Alex<br />
Li, Strategic Standards Analyst del colosso<br />
americano.<br />
Windows, a volte bersagliato dagli<br />
utenti per aggiornamenti che complicano<br />
anziché semplificare le versioni<br />
precedenti, sta diventando davvero più<br />
user-friendly?<br />
Ci siamo resi conto di non aver concentrato<br />
quanto dovevamo le nostre energie<br />
sul nostro sistema operativo, mentre la<br />
concorrenza diventava più agguerrita.<br />
Da un paio d'anni abbiamo corretto il<br />
tiro. Il nostro sistema operativo e i nostri<br />
prodotti hanno lo specifico obiettivo di<br />
semplificare la vita di chi li usa e di essere<br />
utili, per gli utenti consumer come per<br />
quelli in azienda. Puntiamo a migliorare<br />
sempre e oggi l'accessibilità nei prodotti<br />
Microsoft è una feature essenziale come<br />
la sicurezza.<br />
Che cosa vuol dire per Microsoft accessibilità?<br />
Volete conquistare nuovi mercati,<br />
per esempio vendere di più in una Pubblica<br />
Amministrazione maggiormente<br />
Alex Li,<br />
Strategic<br />
Standards<br />
Analyst<br />
di Microsoft<br />
Siamo un colosso informatico,<br />
possiamo fare la differenza con i<br />
nostri prodotti e promuovere<br />
questi standard nel mondo<br />
sensibile ai temi dell'inclusione?<br />
Per noi non si tratta di fare prodotti per<br />
persone speciali. Si tratta di fare prodotti<br />
migliori per tutti. Perché se la luce del sole<br />
batte sullo schermo del suo smartphone o<br />
del suo Pc lei non riesce a leggere niente,<br />
esattamente come un non vedente. L'obiettivo<br />
di Microsoft è dunque un prodotto<br />
più efficiente, funzionale, semplice e<br />
che aiuta la produttività, per tutti, perché<br />
la tecnologia è un enabler. Ovviamente<br />
aiuta a superare le disabilità fisiche e favorisce<br />
l'accesso allo studio e al lavoro,<br />
questa è la grande sfida da vincere oggi.<br />
Ma in generale una tecnologia migliore<br />
aiuta le persone a realizzare le loro potenzialità,<br />
comunque e ovunque siano.<br />
Il nostro scopo non è vendere di più: se<br />
proponiamo a un ente pubblico un prodotto<br />
con caratteristiche di accessibilità,<br />
L'Italia è l'unico Paese<br />
al mondo, dopo gli Usa,<br />
che garantisce<br />
l'accessibilità dei<br />
servizi e dei prodotti Ict<br />
nel settore pubblico<br />
non vuol dire che verranno acquistati più<br />
computer, sistemi operativi o altri prodotti<br />
o servizi.<br />
Da dove nasce il vostro forte impegno?<br />
Microsoft è uno dei più grandi provider<br />
del mondo. Siamo un colosso informatico,<br />
possiamo fare la differenza con i nostri<br />
prodotti e promuovendo gli standard nel<br />
mondo. Ora stiamo studiando anche le<br />
disabilità cognitive e di apprendimento,<br />
per capire come la tecnologia può aiutare<br />
in questi casi. La nostra funzionalità TellMe,<br />
per esempio, guida l'utente fornendo<br />
istruzioni: è frutto degli avanzamenti di<br />
Microsoft nell'intelligenza artificiale, che<br />
vanno oltre gli standard di settore.<br />
Gli standard però sono molto importanti<br />
e voi vi battete perché siano omogenei<br />
su scala globale.<br />
Avere standard uguali per i provider che<br />
vendono alle PA e alle aziende prodotti<br />
software con caratteristiche di accessibilità<br />
vuol dire abbattere i costi e semplificare<br />
la vita per tutti, anche agli utenti. L'Europa<br />
sta accelerando in questo ambito e,<br />
dopo un iniziale ritardo rispetto agli Stati<br />
Uniti, sta recuperando. Anzi, gli standard<br />
Ue sono presi a modello da altri paesi, come<br />
India e Australia anche gli Stati Uniti,<br />
che pure si erano mossi per primi, si sono<br />
messi a studiare le norme europee.<br />
E l'Italia? Stiamo facendo bene?<br />
L'Italia è l'unico paese al mondo, dopo<br />
gli Stati Uniti, ad aver approvato, all'interno<br />
del nuovo Codice Appalti per la Pubblica<br />
Amministrazione, una disposizione<br />
volta a garantire l’accessibilità dei servizi<br />
e dei prodotti Ict nel settore pubblico.<br />
Sulle regole l'Italia è pioniere e sugli<br />
standard perfettamente allineata all'Ue.<br />
Ora serve un ulteriore passo in avanti:<br />
vigilare su una solida implementazione<br />
che sia capillare su tutti i livelli della Pubblica<br />
Amministrazione.<br />
Magari con un sistema di multe e sanzioni?<br />
Condivido poco il criterio del "promosso<br />
o bocciato". Trovo più efficace un sistema<br />
di misurazione dettagliato, con dei voti<br />
che indichino chi fa meglio e chi deve<br />
impegnarsi di più, così da spronare la<br />
competizione.<br />
Certo, se un'amministrazione compra<br />
zero prodotti accessibili una forma di penalità<br />
deve essere prevista. Per il resto,<br />
trovo efficace diffondere le best pratice<br />
e premiare i migliori.<br />
E i meno bravi?<br />
Negli Usa chi non fa bene finisce sotto la<br />
lente del Congresso e alla gogna dei media.<br />
Anche senza multe, non si scappa.<br />
Uno studio inglese<br />
individua<br />
la dislocazione<br />
del sistema<br />
di «super-armadi»<br />
dell'Over the top<br />
AUDIOVIDEO<br />
La via della seta dei video Netflix<br />
Ecco la mappa «segreta» dei server<br />
Roberta Chiti<br />
Sono Fastweb e Linkem a “ospitare”<br />
in Italia i super-armadi<br />
Netflix. Risulta ai 5 ricercatori della<br />
facoltà di Ingegneria elettronica ed<br />
Informatica della Queen Mary University<br />
of London autori dello studio<br />
sul sistema di distribuzione video<br />
della piattaforma di streaming. Il<br />
team, guidato Steve Uhlig, professor<br />
e senior supervisor della ricerca,<br />
ha elaborato una mappa che svela<br />
uno dei “segreti industriali” custoditi<br />
dall’azienda: la dislocazione dei<br />
server nelle varie aree del pianeta.<br />
Un tema che tocca fronti particolarmente<br />
delicati come la net neutrality<br />
e le dinamiche fra operatori Tlc e i<br />
giganti Over the top che trasportano<br />
enormi carichi di byte all’interno<br />
delle reti. E che permette un passo in<br />
più nel mondo in turbolenta ascesa<br />
dei video online.<br />
Entro il 2018 i bit che attraverseranno<br />
l’Internet consumer saranno<br />
costituiti per il 79% da video (MarketsandMarkets),<br />
una crescita destinata<br />
a far nascere un ecosistema<br />
in cui piattaforme distributive e reti<br />
troveranno modelli convergenti di<br />
business.<br />
Per individuare la geolocalizzazione<br />
dei server i ricercatori hanno<br />
caricato i video Netflix sui loro<br />
La dinamica della<br />
content delivery<br />
network dell'azienda<br />
coinvolge il rapporto<br />
con telco e/o IxP<br />
computer e indirizzato le richieste<br />
a diverse zone servite dal servizio.<br />
Per distribuire video, a differenza<br />
del passato in cui si serviva di server<br />
terzi, Netflix utilizza esclusivamente<br />
il proprio sistema Open Connect<br />
di Cdn.<br />
Risulta che sono 233 i server proprietari<br />
disseminati su sei continenti.<br />
La mappa inoltre mostra sia<br />
quando Netflix si serve di server<br />
presso Internet eXchange Points<br />
(i “nodi” di interscambio alla pari)<br />
sia quando utilizza i propri transparent<br />
cache all’interno delle reti<br />
degli Internet service providers. In<br />
realtà, fa osservare Francesco Vatalaro<br />
professore ordinario di Tlc<br />
all'Università di Roma Tor Vergata,<br />
la mappa esclude i server all’interno<br />
delle reti d’accesso, di proprietà delle<br />
stesse telco.<br />
“A partire da maggio <strong>20<strong>16</strong></strong> i server<br />
che individuiamo su Roma sono<br />
soltanto server Isp” dice a CorCom<br />
Timm Boettger, uno dei ricercatori.<br />
In particolare si tratta di server<br />
cache “sviluppati dentro le reti di<br />
Linkem e Fastweb”. A Milano ci<br />
sono sempre Fastweb and Linkem,<br />
“ma in questo caso rileviamo anche<br />
server presso l’Ixp, sviluppati direttamente<br />
da Netflix”.<br />
Il riconoscimento di un Isp o di un<br />
Ixp funziona così: “Netflix – spiega<br />
Boettger – indica con la stringa<br />
ix.nflxvideo.net un server situato<br />
in un Internet change, mentre .isp.<br />
nflxvideo.net indica un server situato<br />
in un Isp. “Va comunque sottolineato<br />
che il nostro studio è puntato<br />
unicamente sulla distribuzione<br />
fisica – dice Boettger -, non sulla<br />
sua qualità. Lo studio dunque non<br />
permette di trarre conclusioni sulla<br />
qualità che un utente percepisce”.<br />
Il supervisore Steve Uhlig ha presentato<br />
lo studio in un workshop<br />
a Berlino (Future Internet), cui ha<br />
partecipato anche Netflix, ma nessun<br />
commento è stato rilasciato<br />
dall’azienda.
24 Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
www.corcom.it<br />
Aziende&Mercati<br />
PROTAGONISTI DELL'ECONOMIA DIGITALE<br />
L'INTERVISTA<br />
Jeff Spaeth<br />
«Sprint Lte per la pubblica sicurezza»<br />
L'executive vp di Motorola Solutions: «Più video e dati nel futuro delle tlc mission-critical»<br />
Andrea Frollà<br />
«Il pubblico e il privato sono interessati<br />
alle nuove opportunità<br />
offerta dal mix ibrido Pmr-Lte:<br />
la sfida sarà costruire modelli in linea con<br />
le esigenze operative e le capacità economiche<br />
di governi e aziende». Jeff Spaeth,<br />
corporate vice president di Motorola Solutions,<br />
spiega così a CorCom i piani della<br />
compagnia statunitense, specializzata in<br />
comunicazioni mission-critical. L’obiettivo<br />
è sviluppare nuovi servizi push-to-talk<br />
voce e data facendo leva sulla tecnologia<br />
broadband. Senza abbandonare però il<br />
paradigma del Private mobile radio (Pmr),<br />
su cui si basano grande parte dei sistemi<br />
comunicativi di pubblica sicurezza e<br />
network privati. “C’è bisogno di feature<br />
aggiuntive, come l’invio di messaggi o<br />
l’accesso video real time alle attività dei<br />
colleghi”, sottolinea Spaeth, che preannuncia<br />
anni ricchi di novità in termini di<br />
ricerca e sviluppo.<br />
Perché avete deciso di puntare sulla<br />
tecnologia Lte?<br />
Parliamo di una tecnologia matura con<br />
ampie capacità, che abbiamo dovuto necessariamente<br />
sposare per aiutare le compagnie<br />
a comunicare meglio e condividere<br />
le informazioni. La migrazione integrale<br />
da Lmr a Lte non è la soluzione: i nostri<br />
clienti possono trarre maggiori benefici<br />
dall’utilizzo combinato di entrambe le<br />
tecnologie.<br />
Ad esempio?<br />
Jeff<br />
Spaeth<br />
corporate<br />
vice president<br />
Motorola<br />
Solutions<br />
«Realtà virtuale, cloud e IoT<br />
saranno i driver dei nuovi<br />
modelli ibridi Pmr-broadband»<br />
La tecnologia Lte consente di lavorare<br />
con i video e le immagini, dalla condivisione<br />
alla lettura dei file, oltre ad avere<br />
più capacità anche per le comunicazioni<br />
push-to-talk. La tecnologia Pmr è invece<br />
perfetta per i network su misura, che<br />
possono essere customizzati e controllati<br />
nella loro interezza senza dover condividere<br />
informazioni. Vogliamo combinare<br />
questi elementi, creando un modello<br />
ibrido. Sappiamo già che ci sono aspetti,<br />
come la comunicazione vocale, che molti<br />
dei nostri clienti del settore pubblica sicurezza<br />
vogliono continuare ad effettuare<br />
tramite i sistemi Lmr. Ma sappiamo anche<br />
che per la componente video e dati sono<br />
aperti al broadband.<br />
I vostri clienti appartengono al pubblico<br />
e al privato. Quali sono le diverse<br />
esigenze?<br />
La sicurezza pubblica ha sempre chiesto<br />
«Pronti per il 5G:<br />
analytics e big data<br />
saranno i nuovi alleati<br />
di governi e imprese»<br />
innanzitutto affidabilità e sicurezza dei<br />
sistemi e dei dispositivi. Ora poliziotti e<br />
vigili del fuoco chiedono anche feature<br />
aggiuntive alla comunicazione vocale,<br />
come l’invio di messaggi o l’accesso real<br />
time alle attività dei colleghi. Vogliono<br />
semplicemente avere più mezzi a disposizione<br />
e la tecnologia broadband aiutare<br />
ad aumentare il ventaglio di possibilità<br />
per salvaguardare la vita delle persone. La<br />
priorità delle aziende private è difendere<br />
le attività produttive. Pubblico e privato<br />
sono interessati alle nuove opportunità<br />
offerta dal mix ibrido Pmr-Lte: dovremo<br />
costruire modelli in linea con le esigenze<br />
operative e le capacità economiche di<br />
governi e aziende.<br />
Gli attacchi terroristici in Europa hanno<br />
modificato la vostra strategia?<br />
Quando avviene il disastro affidabilità<br />
e tempestività fanno la differenza: sono<br />
quelli i momenti che contano e che abbiamo<br />
messo al centro della nostra strategia.<br />
A Bruxelles come a Parigi senza network<br />
privati sarebbe stato impossibile gestire le<br />
emergenze. Se le forze dell’ordine avessero<br />
avuto anche sistemi Lte sarebbe stato<br />
ancor meno complicato.<br />
Quali sono i vostri focus in termini di<br />
R&S?<br />
Stiamo studiando le nuove frontiere della<br />
realtà virtuale, dei droni, dell’IoT e del<br />
cloud per integrarle nella nostra offerta<br />
per la sicurezza. Tuttavia non si tratta di<br />
offrire ai clienti degli strumenti, ma di crearli<br />
assieme a loro interpretando le esigenze<br />
del mercato. Dobbiamo sviluppare un<br />
ecosistema innovativo, testando i nostri<br />
prodotti sul campo per perfezionarli.<br />
Come affronterete l’avvento del 5G?<br />
Il grande cambiamento riguarderà i<br />
dati. Non come ottenerli che resterà un<br />
processo relativamente semplici, ma<br />
come catalogarli e renderli fruibili per i<br />
clienti. Le nuove connessioni e l’aumento<br />
dei device connessi ci permetteranno di<br />
ottenere sempre più informazioni, che<br />
dobbiamo riuscire a integrare all’interno<br />
delle attività operative fornendo anche<br />
strumenti di analytics. Bisognerà però<br />
valutare le esigenze di forze dell’ordine e<br />
imprese. Dovremo considerare anche il<br />
livello delle competenze digitali e quindi<br />
investiremo molto sulla semplicità di<br />
utilizzo.<br />
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Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
L'ITALIA CHE VUOLE CRESCERE<br />
La svolta d'autunno (governo permettendo)<br />
Giovanni Iozzia<br />
Se è ancora troppo presto per i bilanci,<br />
certamente si può anticipare<br />
che il <strong>20<strong>16</strong></strong> si candida a essere<br />
un anno di svolta per l’ecosistema delle<br />
imprese innovative. Nel primo semestre<br />
è stata superata la cifra investita<br />
in startup in tutto il 2015. A fine luglio<br />
il numero delle startup innovative era<br />
già il doppio rispetto al 2014. Gli incubatori<br />
d’impresa si espandono, mentre<br />
cresce l’attenzione delle aziende<br />
tradizionali, anche se a investire è più<br />
spesso l’imprenditore e non l’impresa.<br />
L'Italia delle startup si sta<br />
irrobustendo, ma cambi<br />
la politica economica<br />
L’Italia delle startup si sta irrobustendo<br />
ma va ancora sostenuta con<br />
convinzione, anche perché sul mercato<br />
dell’innovazione si affacciano nuovi<br />
competitor. Ecco, la politica economica.<br />
Su questo fronte i segnali non sono<br />
sempre rassicuranti. Le semplificazioni<br />
vanno avanti a singhiozzo, come dimostra<br />
la telenovela della costituzione<br />
di una società on line, senza il notaio.<br />
Così come le liberalizzazioni, visto che<br />
la discussione in Parlamento del ddl<br />
sulla concorrenza è stata ancora una<br />
volta rinviata dopo la pausa estiva.<br />
Per settembre il ministro dello Sviluppo<br />
Economico Carlo Calenda ha<br />
promesso un riordino degli incentivi<br />
e dei finanziamenti per le startup.<br />
Ci aspettiamo quindi un autunno<br />
di decisione sagge e lungimiranti.<br />
► commercio online<br />
La startup che ti fa la spesa<br />
e che fa gola perfino a Amazon<br />
Fabrizio Marino<br />
Ordini la spesa online e ti<br />
arriva a casa in un’ora.<br />
Supermercato24 è la<br />
startup che mette in contatto chi<br />
vuole acquistare prodotti online<br />
dai supermercati e i “personal<br />
shopper”, persone che fanno la<br />
spesa per conto del cliente e la<br />
consegnano a domicilio. Fondata<br />
da Enrico Pandian, Supermercato24<br />
punta alla leadership del<br />
mercato italiano del grocery<br />
online con una strategia precisa:<br />
«Ci consideriamo gli abilitatori<br />
della vendita online della grande<br />
distribuzione. Noi non vendiamo<br />
niente, ma convinciamo i supermercati<br />
a farlo tramite la nostra<br />
piattaforma» spiega lo stesso Pandian.<br />
Strategia che ha convinto<br />
due tra i maggiori fondi di venture<br />
capital in Italia, Innogest Sgr e<br />
360 Capital Partner, a investire 3<br />
milioni di euro sulla società.<br />
L’idea nasce nel 2014. «All’epoca<br />
viaggiavo molto tra Verona e<br />
Londra – racconta Pandian – e<br />
non avevo tempo per andare al<br />
supermercato. Preferivo ordinare<br />
la spesa da casa, la consegna però<br />
avveniva quasi sempre il giorno<br />
successivo alla mia ordinazione,<br />
quando mi trovavo già in un’altra<br />
città. Decisi allora di provare a<br />
creare un modello con consegna<br />
della spesa a domicilio in giornata.<br />
Iniziai da un’analisi del mercato<br />
italiano, per il resto bastava<br />
replicare una realtà già esistente<br />
e di successo negli Stati Uniti:<br />
Instacart, startup che oggi ha una<br />
valutazione di oltre due miliardi<br />
di euro». L’esordio è di quelli che<br />
non ti aspetti: «pensavamo a un<br />
target per lo più formato da ragazzi<br />
– continua Pandian – invece<br />
i primi clienti sono state nonne<br />
giovani e impiegati, a dimostrazione<br />
del fatto che andavamo<br />
a coprire un bisogno di tutti».<br />
La vera svolta arriva a gennaio<br />
2015, con la vittoria del contest<br />
360by360, realizzato dal fondo<br />
di venture 360 Capital Parnters,<br />
che mette in palio 360mila dollari<br />
di finanziamento per la startup<br />
vincitrice.<br />
«Non è stato utile solo per i<br />
soldi, mi ha aperto a un mondo,<br />
quello degli investitori, che fino<br />
ad allora non conoscevo. È lì che è<br />
cambiato tutto». Sempre nel 2015<br />
Supermercato 24 è stata<br />
fondata da Enrico Pandian<br />
nel 2014 e ora punta<br />
alla leadership del mercato<br />
italiano del grocery online<br />
► la novità<br />
Per prenotare i biglietti di una vacanza si consultano<br />
in media 22 siti. Troppi, per chi non ha tempo da<br />
perdere. Ecco perché Matteo Colò (27 anni), Luca<br />
Rossi (27) e il cinese Disheng Qiu (30) hanno pensato<br />
a un sistema per trovare le offerte più convenienti<br />
relative ad aerei, treni e altri mezzi in una sola app. Si<br />
tratta di Wanderio, una piattaforma di travel booking<br />
multimodale in cui si possono confrontare voli, tratte<br />
ferroviarie, bus e navette e comprare i biglietti senza<br />
passare da un sito all’altro. Il progetto nasce nel 2011,<br />
quando i tre founder si conoscono al programma per<br />
startup Innovaction Lab. Dopo aver perfezionato<br />
l’idea, nel 2013 i ragazzi costituiscono la società, in cui<br />
Colò è il Ceo, Rossi il Cto e Disheng il lead developer,<br />
e partecipano a Working Capital di Tim. All’epoca,<br />
la formula di Wanderio, che ha sede nel Pi Campus<br />
a Roma, prevedeva che il portale aiutasse gli utenti a<br />
trovare le soluzioni migliori e poi li reindirizzasse, per<br />
l’acquisto, ai siti delle società partner. Ma nel 2014,<br />
mercato24 è piuttosto semplice,<br />
basta inserire il proprio codice<br />
di avviamento postale sul sito.<br />
A quel punto il portale elenca<br />
Enrico Pandian<br />
il primo a destra, fondatore<br />
di Supermercato24<br />
arriva anche finanziamento di circa<br />
1,5 milioni da diversi business<br />
angel.<br />
Utilizzare il servizio di Superi<br />
supermercati convenzionati<br />
più vicini. Una volta selezionati<br />
i prodotti e inviato l’ordine, un<br />
fattorino che lavora con Super-<br />
La startup veronese è ormai<br />
attiva in <strong>16</strong> province<br />
e 300 comuni, esegue circa 500<br />
consegne al giorno<br />
e serve oltre 40mila clienti<br />
Wanderio, ti basta un solo clic<br />
per organizzare tutti i tuoi viaggi<br />
dopo aver raccolto il primo finanziamento (200mila<br />
euro), i tre cambiano business model. “Abbiamo deciso<br />
di diventare – racconta Colò – la prima agenzia di<br />
viaggi online multimodale sul mercato: chi consulta<br />
le nostre app web e mobile può comprare, in un solo<br />
biglietto, diversi titoli di viaggio senza andare sui portali<br />
di compagnie aeree, ferroviarie e di bus". Probabilmente<br />
è anche questa intuizione ad aver convinto,<br />
nel luglio <strong>20<strong>16</strong></strong>, il gruppo di autonoleggio Europcar a<br />
investire su di loro. L’importo del round non è noto,<br />
ma dovrebbe oscillare tra 1 e 3 milioni di euro. La<br />
startup, che finora ha organizzato oltre 1 milione di<br />
viaggi e copre 700 aeroporti e più di 4.000 stazioni<br />
ferroviarie e di bus, utilizzerà le risorse per crescere<br />
in Europa. E ha in programma un allargamento del<br />
team (ora circa 15 persone), e un ampliamento dell’offerta.<br />
“Valutiamo – conclude il Ceo - l’integrazione di<br />
nuove modalità come il car rental e il carpooling”.<br />
Maurizio Di Lucchio<br />
mercato24 fa la spesa al posto del<br />
cliente e la consegna entro un’ora.<br />
Il modello di business si basa<br />
su tre fattori: costo di consegna<br />
della spesa (4,90€ che può variare<br />
di poco a seconda della vicinanza<br />
del supermercato), accordi con<br />
le grandi marche e sovrapprezzo<br />
sul prodotto acquistato (che però,<br />
assicura Pandian, a partire da settembre<br />
<strong>20<strong>16</strong></strong> dovrebbe azzerarsi,<br />
equiparando il costo dei prodotti<br />
acquistati su Supermercato24<br />
a quello presente sullo scaffale<br />
del supermercato in questione).<br />
La dimensione del mercato del<br />
grocery in Italia vale circa 180<br />
miliardi, ma è attivo per lo più offline,<br />
con una incidenza potenziale<br />
legata all’e-commerce dell’1%.<br />
Una fetta da oltre un miliardo e<br />
mezzo di euro, che potrebbe far<br />
gola a tanti.<br />
A cominciare da Amazon, che<br />
per potenzialità di investimento<br />
e forza della struttura logistica,<br />
non avrebbe nessuna difficoltà<br />
a spuntarla sulla concorrenza.<br />
«Ritengo Amazon un potenziale<br />
concorrente – afferma Pandian<br />
– ma non mi fa paura. Il nostro<br />
modello è molto diverso: la loro<br />
forza, la logistica, rappresenta<br />
anche un grande limite che noi<br />
non abbiamo: essendo abilitatori<br />
della grande distribuzione non<br />
necessitiamo di magazzini dove<br />
depositare la merce, tutto avviene<br />
online». Oggi sono i numeri a<br />
testimoniare il consolidamento<br />
della startup veronese. Supermercato<br />
24 è attiva in <strong>16</strong> province<br />
e 300 comuni, esegue circa<br />
500 consegne al giorno e serve,<br />
tramite i suoi “shopper” oltre<br />
40mila clienti, facendo leva su più<br />
di 30 insegne. In catalogo ha circa<br />
40mila articoli, il tasso di crescita<br />
mese su mese è del 15% (a giugno<br />
le consegne hanno toccato quota<br />
300mila) ha attualmente 250mila<br />
utenti e prevede di chiudere il<br />
<strong>20<strong>16</strong></strong> con un fatturato di circa 5<br />
milioni di euro, a fronte dei 750<br />
mila del 2015. A guidare l’azienda<br />
ora è Federico Sargenti, che Pandian<br />
ha definito “uomo del fare”,<br />
un ingegnere elettronico con<br />
oltre dieci anni di esperienza in<br />
ambito e-commerce e un passato<br />
da capo del settore vendite in<br />
Amazon. Con lui Supermercato24<br />
punta alla leadership nel mercato<br />
del grocery online.
Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
www.corcom.it<br />
27<br />
L'ITALIA CHE VUOLE CRESCERE<br />
► lo scenario<br />
Sono in grado<br />
di fornire<br />
informazioni sul<br />
conto corrente<br />
acquistare un<br />
biglietto, ricevere<br />
informazioni<br />
meteo. Non sono<br />
una novità, ma<br />
sono diventati un<br />
hype da quando<br />
Mark Zuckerberg<br />
in una conferenza<br />
dedicata agli<br />
sviluppatori<br />
ha presentato i<br />
chatbot per<br />
Messenger<br />
E ora arrivano<br />
anche in Italia<br />
Ecco il fenomeno Chatbot<br />
il robot che interagisce in chat<br />
Luciana Maci<br />
Sta cominciando l’era<br />
dei chatbot, un nuovo<br />
fenomeno tecnologico che<br />
contribuirà a generare un nuovo<br />
mercato e di conseguenza a creare<br />
imprese nel mondo e in Italia.<br />
I chatbot sono “bot”, cioè robot,<br />
che interagiscono con gli utenti<br />
tramite una chat e sono in grado<br />
di assisterli eseguendo compiti<br />
estremamente circoscritti:<br />
fornire informazioni su un conto<br />
corrente, acquistare un biglietto,<br />
ricevere notizie sul tempo. Non<br />
sono una novità nel mondo della<br />
tecnologia, ma sono diventati un<br />
hype all’indomani del 12 aprile,<br />
quando Mark Zuckerberg, a una<br />
conferenza dedicata agli sviluppatori<br />
a San Francisco, ha presentato<br />
i chatbot per Messenger,<br />
ovvero i programmi software che<br />
utilizzano il servizio di messaggistica<br />
di Facebook quale interfaccia<br />
attraverso la quale eseguire un<br />
numero determinato e limitato<br />
di attività. Per l’occasione sono<br />
stati mostrati alcuni bot di Cnn,<br />
che inviano in automatico notizie<br />
e aggiornamenti, e altri della<br />
società 1-800-Flowers, che consentono<br />
di ordinare fiori. La chat<br />
di Messenger non è la prima in<br />
ordine di tempo ad aver introdotto<br />
l’utilizzo di bot. Lo aveva già<br />
fatto Telegram a giugno 2015.<br />
Ma Messenger è una delle principali<br />
piattaforme di messaggistica<br />
con oltre 900 milioni di utenti<br />
nel mondo. Perciò, dopo l’annuncio<br />
di Zuckerberg, si è immediatamente<br />
aperta la discussione su<br />
cosa sono e a cosa servono i bot<br />
e i chatbot. Ma soprattutto si è<br />
aperto il mercato. La “bot revolution”<br />
è ancora nella fase iniziale,<br />
scrive Business Insider, ma sono<br />
in molti a ritenere che il <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
sarà l’anno nel quale si affermerà<br />
pienamente.<br />
Attualmente sono circa una<br />
ventina le grandi società che hanno<br />
intenzione di usare – o stanno<br />
già usando – la piattaforma di<br />
Messenger per interagire con i<br />
clienti attraverso chatbot. Tra<br />
queste ci sono HP, eBay, Burger<br />
King e la già citata Cnn. Ma la<br />
vera sorpresa è stata la Bank of<br />
America, antichissima istituzione<br />
finanziaria che ha annunciato<br />
l’intenzione di adottare l’innovativa<br />
tecnologia per aiutare i<br />
clienti “a restare connessi con<br />
le loro finanze ogni volta che<br />
vogliono e da dove vogliono”.<br />
Secondo gli esperti le aziende che<br />
potrebbero avere maggiore inte-<br />
resse all’utilizzo di questi piccoli<br />
“segretari robot personalizzati”<br />
sono le società con un reparto di<br />
customer care e in particolare le<br />
banche aperte al fin-tech, l’utilizzo<br />
della tecnologia nella finanza.<br />
Negli Usa una delle startup che<br />
sta facendo affari con i chatbot<br />
è Kasisto. Nata nei laboratori di<br />
ricerca della Silicon Valley che<br />
hanno contribuito a creare Siri,<br />
l’assistente personale dell’iPhone,<br />
questa giovane società ha dato<br />
vita a MyKay, un’app già molto<br />
diffusa (anche in Asia) per tenersi<br />
sempre aggiornati sulle proprie<br />
finanze attraverso qualsiasi<br />
piattaforma di messaggistica,<br />
Facebook Messenger compreso.<br />
La si può interrogare su quanto si<br />
è speso per il caffè e potrà fornire<br />
la risposta grazie al collegamento<br />
con il conto corrente dell’utente<br />
(My Kay è collegata con oltre<br />
20mila banche). Anche in Italia<br />
aziende e startup del fin-tech<br />
si stanno dedicando ai chatbot.<br />
Stamplay, startup fondata da<br />
Nicola Mattina e Giuliano Iacobelli<br />
per aiutare gli sviluppatori a<br />
sviluppare applicazioni integrando<br />
servizi esistenti, ha vinto la<br />
seconda edizione di “Everywhere<br />
Initiative”, competizione organizzata<br />
da Visa, il colosso delle<br />
carte di credito e di debito. Ora<br />
lavorerà con Visa integrando le<br />
Api di pagamento nella piattaforma<br />
e costruendo un chatbot che<br />
sia di supporto alla fruizione della<br />
carta di credito. Tra i vincitori<br />
dell’edizione <strong>20<strong>16</strong></strong> di Appathon,<br />
competizione internazionale di<br />
UniCredit aperta a sviluppatori,<br />
pmi del fintech e startup, c’è<br />
una società che fa chatbot per il<br />
fintech, All Industries, con sede<br />
a Roma. Si è aggiudicata il terzo<br />
posto con l’app Talk Force, per<br />
l'appunto un risponditore automatico<br />
via chat.<br />
Ma non è solo il mondo del<br />
fintech a interessarsi ai chatbot.<br />
Indoona, applicazione di instant<br />
messaging e VoIP realizzata in<br />
Italia nei laboratori di Ricerca e<br />
Sviluppo di Tiscali, ha inaugurato<br />
a novembre 2015 Indoona Open<br />
Platform: una piattaforma aperta<br />
di comunicazione in grado di far<br />
dialogare tra loro persone, servizi,<br />
oggetti e web direttamente in<br />
chat. E tra le startup che si stanno<br />
lanciando in questo business<br />
c’è Responsa, con sede all’interno<br />
dell’acceleratore H-Farm:<br />
fornisce un chatbot italiano per<br />
Facebook Messenger con funzionalità<br />
di automazione del servizio<br />
clienti.<br />
L'evoluzione tecnologica<br />
sta rivoluzionando<br />
il business delle assicurazioni<br />
che ora provano a cambiare<br />
► open innovation<br />
Cardif, la call che innova le assicurazioni<br />
Secondo il World Insurance Report<br />
<strong>20<strong>16</strong></strong> un cliente su due dichiara di non<br />
essere soddisfatto dal rapporto con la propria<br />
compagnia di assicurazione. L’insoddisfazione<br />
aumenta significativamente tra<br />
i Millennial (66%) ovvero la generazione<br />
tra i 18 e i 34 anni, la più social e digitale. La<br />
Customer Experience è un tema sempre<br />
più centrale nel business assicurativo e un<br />
tassello decisivo nelle attività di innovazione.<br />
Non a caso è il tema scelto da BNP<br />
Paribas Cardif per la Open-F@b Call4Ideas<br />
<strong>20<strong>16</strong></strong> lanciata in collaborazione con<br />
InsuranceUp, il portale dedicato all’innovazione<br />
nel settore assicurativo realizzato<br />
da EconomyUp, e dal Polihub, l’incubatore<br />
del Politecnico di Milano.<br />
Alla terza edizione il contest si apre al<br />
panorama europeo di startup, sviluppatori<br />
e professionisti freelance, studenti e<br />
technology provider che abbiano un’idea<br />
o un progetto per ridefinire, grazie<br />
alle tecnologie digitali, tutto il ciclo della<br />
esperienza del cliente con una compagnia<br />
assicurativa. Potranno candidarsi fino al 17<br />
ottobre registrandosi nell’area di InsuranceUp<br />
dedicata alla call.<br />
Open-F@b Call4Ideas <strong>20<strong>16</strong></strong> è stata<br />
annunciata in anteprima al Viva Technologies<br />
di Parigi da Thibault Schlaeppi, Head<br />
of Startups di BNP Paribas Cardif Corporate:<br />
è, infatti, un pezzo delle strategie di<br />
open innovation del gruppo, che ha anche<br />
lanciato una piattaforma e un’app, OpenUp,<br />
che permette alle startup di entrare<br />
in contatto con i manager del gruppo BNP<br />
che si occupano di innovazione e trasformazione<br />
digitale.<br />
L’evoluzione tecnologica (dai wearable<br />
device alle driverless car, dai Big Data<br />
all’Internet of Things) sta producendo un<br />
effetto dirompente sul business assicurativo:<br />
cambiano i rischi e cambia il modo in<br />
cui il cliente si relaziona con le compagnie.<br />
Finora le risposte migliori sono arrivate<br />
dalle startup. Negli Stati, che resta il mercato<br />
più grande e più dinamico dell’insurancetech,<br />
sono stati fatti investimenti<br />
importanti su tech company che, utilizzando<br />
sofisticate tecnologie di analytics<br />
e innovativi algoritmi, rivoluzionano il<br />
customer journey.<br />
Per questo le compagnie le guardano con<br />
sempre maggiore interesse: per cercare<br />
innovazione veloce ed efficace. Da parte<br />
loro le startup hanno interesse a interagire<br />
con chi è già massicciamente presente<br />
sul mercato. I vincitori dell’Open-F@b<br />
Call4Ideas <strong>20<strong>16</strong></strong>, che si conosceranno a fine<br />
novembre, potranno contare sul supporto<br />
manageriale e di R&D di BNP Paribas Cardif<br />
per testare la propria idea e avviare la<br />
commercializzazione. Un aiuto che a volte<br />
vale più di un finanziamento.
INSIEME.<br />
PER DARE PIÙ<br />
FORZA AL DIGITALE
Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
www.corcom.it<br />
29<br />
PUNTI di<br />
VISTA<br />
Net-lex<br />
Di GUIDO SCORZA<br />
Avvocato esperto<br />
di Diritto Internet<br />
Spending review<br />
per tutti<br />
anche<br />
per l'Agcom<br />
La disciplina europea non osta<br />
“a una normativa nazionale<br />
che assoggetta un’autorità<br />
nazionale di regolamentazione, ai<br />
sensi della direttiva 2002/21, come<br />
modificata dalla direttiva 20<strong>09</strong>/140,<br />
a disposizioni nazionali applicabili<br />
in materia di finanza pubblica e, in<br />
particolare, a disposizioni sul contenimento<br />
e la razionalizzazione delle<br />
spese delle amministrazioni pubbliche,<br />
quali quelle di cui al procedimento<br />
principale.” Ha risposto così la<br />
Corte di Giustizia Ue al Consiglio di<br />
Stato italiano che, su istanza dell’Autorità<br />
per le Garanzie delle Comunicazioni,<br />
nell’ambito del giudizio che<br />
vede contrapposta quest’ultima al<br />
Governo e all’Istat, le aveva chiesto<br />
di verificare se fosse conforme alle<br />
regole Ue una disposizione nazionale<br />
che assoggetti anche un’Autorità<br />
amministrativa indipendente di<br />
regolamentazione agli obblighi di<br />
contenimento della spesa pubblica<br />
previsti per tutte le amministrazioni<br />
dello Stato. La ragione del contendere<br />
che, nel nostro Paese, ormai da anni<br />
vede da una parte l’Agcom e dall’altra,<br />
sullo stesso fronte, Palazzo Chigi e<br />
l’Istituto nazionale di statistica è rappresentata<br />
dall’inserimento dell’Authority<br />
presieduta da Angelo Marcello<br />
Cardani nel c.d. “elenco Istat” e, per<br />
questa via, nell’elenco degli enti e<br />
delle amministrazioni soggette – tra<br />
gli altri – a tutti gli obblighi di contenimento<br />
della spesa pubblica. Una<br />
decisione che l’Autorità Garante per<br />
le comunicazioni ha, sin dall’inizio,<br />
contestato ritenendola lesiva della<br />
propria indipendenza e della propria<br />
concreta possibilità di adempiere agli<br />
obblighi di regolamentazione e vigilanza.<br />
La tesi sulla cui base l’Authotity<br />
ha impugnato il provvedimento è che<br />
il proprio assoggettamento alle regole<br />
della spending review minaccerebbe<br />
la propria indipendenza e, soprattutto,<br />
la concreta possibilità di far bene<br />
il proprio dovere. Tale impostazione,<br />
già respinta dal Tar Lazio, non ha<br />
fatto breccia neppure nei giudici del<br />
Lussemburgo secondo i quali non<br />
sussisterebbe, in linea di principio,<br />
nessuna ragione per la quale<br />
un’Autorità di regolamentazione del<br />
settore Tlc dovrebbe essere sottratta<br />
a disposizioni nazionali in materia di<br />
contenimento della spesa pubblica,<br />
trattandosi, al limite, di verificare<br />
– valutazione che competerebbe ai<br />
giudizi nazionali – se, in concreto, le<br />
risorse finanziarie a disposizione di<br />
un’Authority siano o meno idonee<br />
a consentirle di adempiere efficacemente<br />
ai propri compiti istituzionali.<br />
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Aleph<br />
Di EDOARDO NARDUZZI<br />
I<br />
prezzi al consumo non<br />
accennano alcun rialzo.<br />
Nonostante la massa<br />
monetaria aggiuntiva stampata<br />
dalle banche centrali con<br />
i tanti quantitative easing,<br />
l'inflazione non solo non<br />
cresce ma decresce. Siamo in<br />
deflazione, non ovunque ma<br />
i molti mercati avanzati tra<br />
i quali l'Italia. Per chi pensa<br />
che la deflazione possa essere<br />
un fenomeno transitorio del<br />
capitalismo contemporaneo<br />
forse è bene sottolineare<br />
qualche aspetto originale del<br />
mondo nel quale viviamo.<br />
Oggi il principale driver<br />
della deflazione non è tanto<br />
l'innovazione tecnologica<br />
legata all'hardware, quanto<br />
l'emersione dei big data. La<br />
legge di Moore, dal nome<br />
dell'ingegnere co-fondatore<br />
di Intel, parlava di un raddoppio<br />
della capacità processiva<br />
ogni diciotto mesi innescata<br />
dai processori di silicio. Una<br />
legge che ha retto empiricamente<br />
per anni prima di<br />
essere scavalcata dall'avvento<br />
degli smartphone e dei tablet.<br />
Tecnologia e deflazione<br />
vincono i consumatori<br />
Il principale driver della deflazione è<br />
oggi l'emersione dei big data, ovvero<br />
la possibilità di utilizzare a basso costo<br />
un numero sterminato di informazioni<br />
Ma sono i big data il<br />
fenomeno emergente più<br />
importante da analizzare<br />
per provare a capire la logica<br />
del mondo deflattivo col<br />
quale dobbiamo prepararci<br />
a convivere. I big data, cioe'<br />
la possibilità di poter gestire<br />
ed utilizzare a basso costo un<br />
numero sterminato di dati,<br />
offrono ad imprese e consumatori<br />
una occasione forse<br />
attesa da sempre: poter avere<br />
quasi gratis o comunque low<br />
svod, la crescita<br />
divisa in tre mercati<br />
Negli Usa il Video on demand ha superato la pay tv<br />
In Europa è invece frenato dalla frammentazione<br />
Come ricordato più<br />
volte in questa rubrica,<br />
la diffusione del<br />
broadband e la crisi del modello<br />
classico (premium) della<br />
pay TV porta con sé profondi<br />
cambiamenti nel modo di<br />
accedere ai contenuti audiovisivi<br />
da parte dei consumatori.<br />
Negli Usa ormai, secondo<br />
l’ultimo rapporto di ITMedia<br />
Consulting The future is<br />
(also) mobile, il mercato dello<br />
SVOD ha superato la pay TV,<br />
con circa 61 milioni di abbonati,<br />
cambiando radicalmente<br />
il modo attraverso cui film<br />
e serie vengono oggi consumati.<br />
In Europa (occidentale)<br />
la situazione è diversa<br />
perché c’è un’evidente e forte<br />
frammentazione nei diversi<br />
mercati nazionali: le connessioni<br />
a banda larga, le barriere<br />
linguistiche e culturali, le<br />
differenze tecnologiche e lo<br />
sviluppo ritardato, la maggiore<br />
o minore maturità di alcuni<br />
mercati costituiscono barriere<br />
o comunque differenziazioni<br />
molto marcate rispetto alla<br />
possibilità di un mercato comune<br />
per i contenuti audiovisivi.<br />
Il numero di abbonati e la<br />
penetrazione nel Regno Unito<br />
e nel Nord Europa ad esempio<br />
non sono equiparabili al resto<br />
d’Europa: in generale c’è un<br />
alto livello di soddisfazione e<br />
i consumatori sono molto più<br />
connessi e fruiscono ampiamente<br />
dei servizi SVOD. Il<br />
Regno Unito è il leader di un<br />
primo gruppo di Paesi come<br />
la Svezia, la Danimarca, la<br />
Finlandia e l’Olanda, che sono<br />
caratterizzati da un rapido<br />
tasso di adozione, con una<br />
conseguente precoce entrata<br />
di Netflix e una reazione da<br />
parte degli operatori nazionali<br />
molto forte. In alcuni di questi<br />
paesi Netflix è già il principale<br />
operatore a pagamento.<br />
I mercati della seconda fascia,<br />
tipicamente Francia e Germania,<br />
sono ancora relativamente<br />
nuovi, e riflettono una<br />
crescente consapevolezza del<br />
consumatori per queste nuove<br />
forme di intrattenimento:<br />
il numero degli abbonati è<br />
cresciuto rapidamente, anche<br />
se in misura minore come<br />
take-up iniziale rispetto ai<br />
Paesi della prima fascia, e<br />
crescerà ulteriormente negli<br />
anni a venire. Inoltre, anche<br />
se meno sviluppata rispetto al<br />
Regno Unito, l’offerta SVOD<br />
è molto dinamica e include<br />
tutti i tipi di programmazione<br />
su tutti i media esistenti,<br />
grazie ad un’ampia gamma di<br />
offerta e a un elevato numero<br />
di attori. Ogni operatore ha<br />
le proprie peculiarità, che<br />
cost qualsiasi tipo di informazione<br />
desiderino. Ogni<br />
correlazione, ogni analisi o<br />
statistica diventa a portata di<br />
portafoglio. La materia prima<br />
più preziosa dell'economia<br />
di mercato, l'informazione,<br />
è così producibile senza<br />
praticamente alcun costo.<br />
E' la deflazione che entra in<br />
maniera stabile e permanente<br />
nel motore della produzione<br />
e lascia capire perché la<br />
stagione dei tassi di interesse<br />
negativi è destinata ad andare<br />
avanti a lungo.<br />
Per le banche commerciali<br />
la stagione dei big data non<br />
significa soltanto che potranno<br />
utilizzarli per profilare<br />
meglio i clienti, ma, soprattutto,<br />
vuole dire che devono<br />
imparare a convivere con un<br />
contesto strutturalmente<br />
deflattivo nel quale i margini<br />
di interesse sono minori. Con<br />
la tecnologia hanno vinto i<br />
consumatori e perso gli intermediari<br />
e un capitalismo con<br />
meno o senza intermediari<br />
è, per definizione, low cost e<br />
deflattivo.<br />
il OLTRE giardino<br />
Di AUGUSTO PRETA<br />
Consulente strategico<br />
CEO di ITMedia<br />
Consulting<br />
si riferiscono ad audience<br />
specifiche sia in termini di<br />
offerta che per la modalità<br />
di consumo. In questa fascia<br />
rientrano Austria, Belgio e<br />
Lussemburgo. A una terza<br />
Evoluzione dei ricavi VOD nei Big 3: Francia, Germania e Regno Unito (¤ mln)<br />
Fonte © <strong>20<strong>16</strong></strong> ITMedia Consulting<br />
fascia appartengono Italia,<br />
Spagna, Portogallo e Grecia. I<br />
nuovi servizi SVOD non sono<br />
ancora in diretta competizione<br />
con i broadcaster tradizionali<br />
e spesso il consumatore<br />
manca dell’accessibilità<br />
(connessione), della cultura e<br />
dell’interesse necessari a fruire<br />
di questi servizi innovativi.<br />
In più, le barriere linguistiche<br />
permangono in fasce molto<br />
ampie della popolazione.
30<br />
www.corcom.it<br />
Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
PUNTI di<br />
VISTA<br />
BEYONDInternet<br />
la cultura<br />
della privacy<br />
Che Internet assieme alle sue<br />
straordinarie potenzialità<br />
di conoscenza, informazione,<br />
socializzazione e comunicazione,<br />
porti con<br />
sé anche taluni rischi,<br />
è fatto assodato e non<br />
contestato da nessuno.<br />
Quale sia invece la reale<br />
portata e profondità di<br />
tali rischi è cosa nota a<br />
pochi addetti ai lavori<br />
e comunque la sua misura resta<br />
sfuggente. Tra i rischi che contano il<br />
maggior numero di descrizioni nella<br />
narrativa dell’ambiente Internet,<br />
risiedono senza dubbio i problemi<br />
legati all’hate speech, declinato<br />
generalmente come sintesi di ogni<br />
forma di aggressività in rete, cosi come<br />
quelli connessi al proselitismo<br />
terroristico e a ogni altra forma di<br />
discriminazione e prevaricazione<br />
attraverso il mezzo Internet.<br />
Di altrettanto significativo impatto<br />
mediatico sono quei rischi connessi<br />
alla sicurezza dei sistemi informatici<br />
in senso stretto, e che vanno<br />
dall’hackeraggio diretto o indiretto<br />
di piattaforme istituzionali o di singoli<br />
siti web, con annessi account di<br />
posta elettronica, sino alle tecniche<br />
mirate di captazione di credenziali<br />
di accesso (user id e password) di<br />
conti correnti, clonazione e violazione<br />
di carte di credito e debito,<br />
acquisti on-line non autorizzati e<br />
via discorrendo. In tali casi, qualora<br />
oggetto della violazione sia una<br />
piattaforma istituzionale – si pensi<br />
all’hackeraggio del sito Internet del<br />
Pentagono e delle relative banche<br />
dati ad esso connesse – ovvero se<br />
vengano messi in piedi meccanismi<br />
di phishing volti a penetrare<br />
virtuali forzieri bancari, allora la<br />
notizia desta l’attenzione che merita<br />
e la coscienza di noi internauti<br />
viene toccata e scossa; nel caso in<br />
cui, invece, ad essere violate siano,<br />
ad esempio, “solo” le credenziali di<br />
accesso a piattaforme web di un<br />
social network, l’indifferenza è la<br />
principale reazione. Invece qualcosa<br />
di prezioso è stato violato. Nel<br />
rendere disponibile a chi non ne abbia<br />
titolo nostri dati personali anche<br />
di base, perdiamo pezzi via via più<br />
significativi di libertà fondamentali.<br />
Giuridicamente il fenomeno è già<br />
disciplinato e contrastato in Europa<br />
ed in Italia dall’istituto del data<br />
breach, tradotto in italiano come<br />
violazione di dati personali.<br />
Recentemente, dopo Linkedin,<br />
anche Dropbox ha subito il destino<br />
di una massiccia violazione di dati<br />
personali, che ha prudentemente<br />
indotto la società ha sollecitare un<br />
immediato ed indiscriminato cambio<br />
di credenziali di accesso. La riforma<br />
della normativa sulla privacy,<br />
Di ROCCO PANETTA<br />
Avvocato, esperto di Internet e privacy<br />
c.d. GDPR o Regolamento europeo<br />
sulla protezione dei dati personali,<br />
che diventerà pienamente operativa<br />
a fine maggio 2018, ha di<br />
molto irrigidito le norme<br />
sul data breach e più in<br />
generale sulla c.d. cybersecurity,<br />
introducendo<br />
obblighi di notificazione<br />
all’autorità Garante<br />
per la privacy e a tutti i<br />
soggetti interessati entro<br />
un termine piuttosto ristretto di 72<br />
ore e intensificando fortemente la<br />
pressione che il sistema sanzionatorio<br />
previgente già faceva sentire<br />
sui titolari del trattamento dei dati.<br />
Si passerà dall’attuale massimo<br />
cumulato di sanzioni fino a 2 milioni<br />
di euro – in verità finora mai<br />
irrogata in tale misura – ad un massimo<br />
calcolabile fino al 4% del fatturato<br />
annuo globale della società<br />
responsabile del trattamento. Credo<br />
sia evidente in primis alle aziende e<br />
alle P.A. come non possano essere<br />
rimandate azioni volte a mappare<br />
e perimetrare adeguatamente i rischi<br />
connessi al trattamento dei dati<br />
online, ma anche offline, quantomeno<br />
in ragione dei mutati obblighi<br />
Il nuovo Regolamento europeo (Gdpr)<br />
sui dati personali deve contribuire a far<br />
crescere la consapevolezza degli utenti<br />
e delle nuove e significative sanzioni<br />
che potranno essere irrogate dal Garante<br />
privacy. In tal senso, tuttavia,<br />
unitamente a un incremento delle<br />
misure di sicurezza informatica e<br />
magari anche alla nascita di un’adeguata<br />
offerta assicurativa – cosa<br />
che, ad esempio in Gran Bretagna,<br />
è stato già posto in essere – ciò che<br />
deve fortemente crescere è la cultura<br />
e la consapevolezza dei rischi,<br />
assieme alle opportunità, della circolazione<br />
dei dati personali in rete.<br />
Solo incrementando la cultura degli<br />
internauti e l’awarness rispetto a cosa<br />
significhi esporre informazioni<br />
personali su Internet, si potrà sperare<br />
in uno sviluppo della rete forte<br />
e veloce, mantenendo integre le<br />
libertà di tutti e contrastando adeguatamente<br />
i reati informatici e le<br />
discriminazioni online.<br />
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nonché dalla ridefinizione organizzativa e delle<br />
relative competenze. È inoltre prevista una standardizzazione<br />
dei livelli di qualità dei servizi ed<br />
una maggiore aderenza alle proposte e alle esigenze<br />
delle imprese. Fra gli altri effetti immediati<br />
delle innovazioni normative previste hanno<br />
particolare importanza l’individuazione di criteri<br />
per lo svolgimento delle attività che le camere<br />
possono svolgere in regime di concorrenza e ciò<br />
consentirà di ampliare le attività che potranno<br />
così essere svolte da soggetti privati..L’obiettivo<br />
comunque è quello di pervenire ad un accrescimento<br />
del ruolo del sistema camerale e ad una<br />
maggiore fiducia delle stesse imprese. Il decreto<br />
include tra i rinnovati ambiti di intervento<br />
alcune delle aree più critiche per la crescita,<br />
sulle quali finora l'azione delle istituzioni è stata<br />
debole e inefficace: la digitalizzazione delle imprese,<br />
la qualificazione aziendale e dei prodotti<br />
(certificazione, tracciabilità, valorizzazione delle<br />
produzioni), i servizi di mediazione, arbitrato<br />
commerciale e supporto al credito. Tuttavia non<br />
sembra, pur nel meritevole sforzo intrapreso,<br />
Contributors<br />
Mario Dal Co, Nicola D’Angelo<br />
Piero Laporta, Edoardo Narduzzi<br />
Rocco Panetta, Augusto Preta<br />
Claudio Rorato, Guido Scorza<br />
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Di NICOLA D'ANGELO<br />
che i temi dell’innovazione, piuttosto che quelli<br />
di mera razionalizzazione organizzativa e dei<br />
costi, si siano adeguatamente sviluppati. In<br />
particolare, per ciò che riguarda: il registro imprese<br />
come piattaforma informativa e di servizi<br />
a valore aggiunto per la ridefinizione dell'intero<br />
tessuto aziendale italiano; la digitalizzazione<br />
dei processi di arbitrato, mediazione, accesso<br />
al credito, ma anche di certificazione e tracciabilità<br />
dei prodotti. In questo contesto l'asset<br />
più importante, peraltro riconosciuto a livello<br />
internazionale dai sistemi camerali degli altri<br />
Paesi, è il registro imprese. La realtà tecnologica<br />
di Infocamere, ampiamente indicata come<br />
best practice europea del settore non è tuttavia<br />
interessata da processi di standardizzazione<br />
delle procedure digitali e di interoperabilità con<br />
le altre banche dati pubbliche. Se è pur vero che<br />
nelle intenzioni del Governo il Registro delle<br />
imprese dovrà diventare dorsale di dati nazionali,<br />
entro l'Agenda Digitale, e che dovrà essere<br />
riallineato con i tribunali delle imprese, con un<br />
Conservatore (nominato dal MISE) a svolgere<br />
funzioni di coordinamento, è altrettanto vero<br />
che l’ampia digitalizzazione dei processi deve<br />
essere supporta da un contesto unitario tra<br />
tutte le altre attività informatiche della pubblica<br />
amministrazione. Grazie anche alla progressiva<br />
convergenza di altri filoni di riforma normativa,<br />
dalla tracciabilità dei prodotti al credito alle<br />
imprese, le Camere potranno diventare "hub" di<br />
servizi a valore aggiunto,all'incrocio con gli altri<br />
stakeholders istituzionali: banche, magistratura<br />
ordinaria e tributaria, fisco e previdenza.<br />
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Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
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31<br />
L'intervento<br />
Manager consapevoli<br />
per fare Industria 4.0<br />
TRIPwire<br />
binario unico<br />
sicurezza<br />
e scarsa<br />
tecnologia<br />
Di PIERO LAPORTA<br />
www.pierolaporta.it<br />
Comando, coordinamento, controllo.<br />
Tre parole da ricordare. Morti e feriti<br />
sul binario della Barinord lasciarono<br />
le cronache. Rimane lo sconcerto. Smart<br />
city, piattaforme intelligenti? Il “via libera”<br />
al treno dalla stazione distante 17 chilometri,<br />
fu comandato da un telefono - vien<br />
da pensare - a manovella, di bachelite,<br />
trillo insostenibile. No, era un moderno<br />
smarphone. Il risultato<br />
non muta rispetto al 1825,<br />
avviandosi la prima ferrovia,<br />
su binario unico, ovvio.<br />
L’errore è inevitabile, si sa.<br />
La tecnologia serve tuttavia<br />
ad abbassarne la soglia. Non<br />
è questione di binario unico,<br />
la gamma tecnologica può infatti regolare<br />
in sicurezza il va e vieni parossistico. D’altronde,<br />
riflettiamo, in qualunque stazione<br />
il tratto finale è “unico”, avvicendandovisi<br />
più treni, evidentemente coordinati, grazie<br />
alla tecnologia. Andiamo con ordine<br />
e vediamo il “comando”. Il capostazione<br />
comanda il “via libera” al treno in arrivo<br />
col “dispaccio telefonico”. Si chiedono<br />
“se” e “a che ora” il dispaccio sia stato<br />
inviato. Non ci pare il fatto principale.<br />
Si pensi al coordinamento, per esempio.<br />
Lecito chiedersi se non vi fosse un ufficio<br />
di coordinamento, il quale, ricevendo<br />
in parallelo tutti i medesimi dispacci di<br />
“via libera”, fosse in grado di appurare un<br />
“via libera” di troppo. Il coordinamento<br />
richiede che i treni siano almeno dotati<br />
d’un GPS. Oggi parleremmo di altro. La<br />
spesa? Poche migliaia di euro. La funzione<br />
principale di management resta tuttavia<br />
il “controllo”. Tutto accade - potendo<br />
accadere ancora – senza controllo sulla<br />
congruità di quantità, qualità e modalità<br />
di impiego delle risorse. Chi ha dato il<br />
comando sbagliato è quindi al livello più<br />
basso delle responsabilità.<br />
Seguici su Facebook - Twitter www.corcom.it<br />
La positiva attenzione del governo<br />
sulla partita di industria 4.0 è<br />
importante e va aiutata a concretizzarsi<br />
per il meglio. Il nostro tessuto<br />
produttivo è diverso dagli altri paesi europei.<br />
Un recente articolo della voce.info<br />
di Della Valle e Di Lorenzo riporta come<br />
le imprese italiane soffrono di una presenza<br />
eccessiva di management familiare<br />
rispetto agli altre. Citando due studi (“Diagnosing<br />
the italian disease” di Zingales e<br />
Pellegrino e uno studio di Banca Italia ) gli<br />
autori arrivano alla conclusione che questo<br />
provoca perdita di produttività e bassa<br />
innovazione, fino a giungere ad affermare<br />
che “un sistema in cui la conservazione del<br />
controllo rappresenta l’obiettivo primario<br />
a scapito dell’innovazione organizzativa e<br />
tecnologica non può certo raggiungere i<br />
risultati migliori”. Questa evidenza si ha<br />
anche dall’obsolescenza dei macchinari<br />
che per il 27% ha più di venti anni. L’età<br />
media del parco macchine nel 2005 era di<br />
10 anni e 5 mesi, nel 2014 è arrivata a 12 anni<br />
e 8 mesi. Gli impianti produttivi senza<br />
alcuna integrazione ICT sono il 79% del<br />
totale in forte calo. Il numero di laureati<br />
nel nostro paese è il minore di tutto l’OC-<br />
SE e il loro utilizzo nelle imprese è basso.<br />
Una indagine di confimpreseitalia del<br />
2011 disegna la figura del “microimprenditore”,<br />
per il 25% ha una laurea e per il<br />
50% un diploma, solo l’8% si forma per<br />
20 o più ore l’anno, il 33% non ha alcuna<br />
esperienza di lavoro precedente.<br />
Imprese con un management carente<br />
non sono in grado di rinnovarsi, di comprendere<br />
come e dove cambiare. La governance<br />
e la managerialità rappresentano il<br />
fulcro sul quale costruire il nostro modello<br />
di industria 4.0. Il mercato attuale è molto<br />
diverso da quello di qualche anno fa e in<br />
futuro sarà ancora più diverso da ora, è<br />
strategico dare agli imprenditori gli strumenti<br />
cambiare le imprese, soprattutto è<br />
importante che il modello adottato non sia<br />
paolino madotto<br />
Nolan, Norton Italia KPMG Advisory Group<br />
un copia e incolla da modelli esteri ma sappia<br />
inserirsi nella originale realtà italiana.<br />
La politica dovrebbe concentrare i suoi<br />
sforzi in un recupero di managerialità, è<br />
necessario da una parte costruire percorsi<br />
di formazione certificati e dall’altra incentivare<br />
le imprese ad utilizzare competenze<br />
esterne e di consulenza di qualità riconosciuta.<br />
Diffondere l’utilizzo delle competenze<br />
professionali elevate nel sistema<br />
delle imprese è la più grande rivoluzione<br />
che si può fare per portare le tecnologie<br />
e i loro benefici.<br />
La tecnologia non basta, è indispensabile<br />
management e conoscenze che diano un<br />
impulso nuovo. Questo può essere fatto<br />
sia attraverso incentivi, sia attraverso obblighi<br />
di legge che spingano a formazione<br />
Il FOTOcommento<br />
Trenitalia, ticket online<br />
contro l'evasione<br />
Fa discutere la soppressione dei biglietti chilometrici<br />
ma l'azienda potenzi la connessione nelle stazioni<br />
periodica, utilizzo di consulenze e “tutoraggi”.<br />
Un modo anche per utilizzare la<br />
grande disoccupazione dei laureati.<br />
Industria 4.0 può diventare l’occasione<br />
per trasformare il nostro sistema industriale<br />
e aiutarlo a diventare competitivo<br />
nei prossimi 20 anni, è necessario evitare<br />
che gli incentivi e gli sgravi si materializzino<br />
con un massiccio acquisto di tecnologia<br />
inutilizzata, con un aumento della<br />
produttività verso la produzione di prodotti<br />
obsoleti o con modelli di marketing<br />
e vendita incapaci di confrontarsi con le<br />
sfide della globalizzazione.<br />
Molti credono che gli esperti di industria<br />
4.0 siano le persone che hanno più<br />
competenze tecnologiche, nerd prestati al<br />
management ma questo purtroppo non è<br />
vero. La forza non è nello strumento ma<br />
nella capacità di chi sa utilizzarlo al meglio<br />
tenendo conto dei suoi obiettivi e della<br />
sua situazione di partenza.<br />
«Non stiamo cercando<br />
di trasformare la<br />
Commissione Ue in<br />
un'autorità fiscale.<br />
Vogliamo solo<br />
essere sicuri che il<br />
trattamento fiscale<br />
che una società<br />
ottiene non sia<br />
completamente fuori<br />
linea dalla realtà<br />
economica». Lo ha<br />
detto il commissario<br />
alla Concorrezza<br />
Margrethe Vestager<br />
sul «caso» Apple<br />
SMARTties<br />
Di MARIO DAL CO<br />
Economista<br />
Fanno discutere i provvedimenti di Trenitalia che<br />
hanno soppresso i biglietti chilometrici e ridotto la<br />
durata della validità dei biglietti regionali alla giornata di<br />
emissione e a sole quattro ore se il biglietto viene acquistato<br />
on line. Si tratta di una stretta per ridurre l'elusione<br />
del pagamento del biglietto, ma scarica anche un costo<br />
sull'utenza.<br />
L'obiettivo è di evitare che i biglietti non vidimati, con la<br />
giustificazione delle validatrici rotte, vengano utilizzati più<br />
volte. Naturalmente, spesso le validatrici vengono rotte<br />
appositamente.<br />
La scelta è quindi di passare alla bigliettazione elettronica,<br />
come avviene in tutta Europa. Il risparmio potenziale<br />
dovuto all'eliminazione delle validatrici è di 2000 euro per<br />
ogni macchina, più i costi di manutenzione.<br />
In Italia non dovrebbero essere meno di 10.000, quindi se<br />
hanno una durata non superiore a 5 anni, il risparmio solo<br />
per l'hardware dovrebbe aggirarsi sui 4 milioni l'anno più la<br />
manutenzione. A questo risparmio si aggiunge la potenziale<br />
riduzione dell'evasione, che sui treni regionali non<br />
dovrebbe essere inferiore all'8%, pari a oltre 200 milioni di<br />
margini di recupero.<br />
Ricordiamo, tuttavia, che al di sopra dei 55 anni circa la<br />
metà delle persone non usano internet e per questi utenti<br />
l'acquisto dei biglietti dei treni regionali crea un oggettivo<br />
disagio. Sorge un quesito: perché dare trattamento sfavorevole<br />
in termini di durata della validità ai biglietti elettronici?<br />
Bisognerebbe incentivare questo canale, renderlo<br />
più conveniente in termini di prezzo creare, meccanismi<br />
di fidelizzazione: la sua adozione, come abbiamo visto,<br />
comporta risparmi ingenti per Trenitalia.<br />
Inoltre, dal momento che il sistema ferroviario ha avuto<br />
ed ha ancora una funzione centrale nel progresso sociale e<br />
perfino nella diffusione di indispensabili modelli educativi,<br />
Trenitalia dovrebbe potenziare, nelle maggiori stazioni,<br />
l'infrastruttura della rete mobile per assicurare migliori<br />
connessioni ai suoi clienti che, come abbiamo visto, sta<br />
spingendo alla scelta del biglietto digitale.<br />
Non lo deve fare con proprie risorse, ma concordando un<br />
programma di investimenti dei Tower Operator, rispetto ai<br />
quali il Gruppo FS potrebbe svolgere un ruolo di stimolo e<br />
di facilitatore attivando, oltre a Trenitalia, Grandi Stazioni<br />
e 100 Stazioni.<br />
Starà a questi farsi ripagare l'investimento da parte degli<br />
operatori. Il potenziamento dell'infrastruttura mobile non<br />
solo renderebbe meno oneroso il passaggio al biglietto<br />
digitale, ma contribuirebbe allo sviluppo degli investimenti<br />
in sicurezza, questi sì che sarebbero a carico del gruppo<br />
FS. Un tema dove l'arretratezza della situazione nel nostro<br />
paese è particolarmente evidente e dove occorre agire<br />
subito: con determinazione il Gruppo FS dovrebbe farsene<br />
promotore.