La vita e i miracoli di San Benedetto - L'Oasi di Engaddi
La vita e i miracoli di San Benedetto - L'Oasi di Engaddi
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Vita e <strong>miracoli</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Benedetto</strong><br />
Queste poche righe sono un piccolissimo riassunto del libro II dei "Dialoghi" <strong>di</strong><br />
S. Gregorio Magno, e vogliono solo essere un invito alla lettura del testo<br />
completo, e<strong>di</strong>to da numerose Case e<strong>di</strong>trici.<br />
L'anno <strong>di</strong> nascita <strong>di</strong> s. <strong>Benedetto</strong> non è storicamente certo, ma la tra<strong>di</strong>zione lo<br />
colloca nel 480 a Norcia. S. <strong>Benedetto</strong> appartiene ad una famiglia nobile, forse<br />
quella gens Anicia, che come molte, nel periodo <strong>di</strong> decadenza dell'Impero,<br />
aveva abbandonato Roma per la più tranquilla provincia.<br />
<strong>Benedetto</strong> compie i primi stu<strong>di</strong> a Norcia. Alla sua formazione contribuiscono gli<br />
esempi dei venerati asceti e della sorella Scolastica, consacrata alla <strong>vita</strong><br />
religiosa fin dagli anni dell'infanzia.<br />
Mandato successivamente a Roma per seguire un in<strong>di</strong>rizzo letterario e<br />
giuri<strong>di</strong>co, conveniente alla sua con<strong>di</strong>zione sociale, <strong>Benedetto</strong> conosce il<br />
degrado economico e sociale della città, determinato anche dalla contesa del<br />
supremo pontificato da parte <strong>di</strong> Simmaco e Lorenzo, nonostante la pace<br />
assicurata in quegli anni da Teodorico.<br />
A 17 anni <strong>Benedetto</strong>, accompagnato dalla sua nutrice, fugge da Roma verso<br />
Tivoli e si ferma nel borgo <strong>di</strong> Enfide, l'o<strong>di</strong>erna Affile, a circa 60 Km da Roma,<br />
per de<strong>di</strong>carsi in solitu<strong>di</strong>ne alla <strong>vita</strong> religiosa. Ma i primi eventi straor<strong>di</strong>nari<br />
alimentano la devozione e la curiosità e suscitano intorno a lui una indesiderata<br />
popolarità. <strong>Benedetto</strong> prosegue il cammino verso i monti e raggiunge la vicina<br />
località <strong>di</strong> Subiaco, "sub lacus". Qui incontra un monaco <strong>di</strong> nome Romano, il<br />
quale <strong>di</strong>mora in un piccolo monastero non lontano, sotto la guida del padre<br />
Adeodato, al quale <strong>Benedetto</strong> confida il suo proposito <strong>di</strong> <strong>vita</strong> ascetica. Romano<br />
lo accompagna in una caverna nascosta in un luogo selvaggio, lo riveste<br />
dell'abito religioso, e si cura <strong>di</strong> portargli quoti<strong>di</strong>anamente del pane, privandosi<br />
della sua porzione <strong>di</strong> cibo, calandolo dall'alto per mezzo <strong>di</strong> una fune. Romano è<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
fedele alla consegna e custo<strong>di</strong>sce il segreto del rifugio nel quale <strong>Benedetto</strong>, per<br />
tre anni, conduce una <strong>vita</strong> aspra e solitaria.<br />
Venerato per la sua virtù, <strong>Benedetto</strong>, secondo la tra<strong>di</strong>zione, viene in<strong>vita</strong>to da<br />
una comunità <strong>di</strong> monaci <strong>di</strong> Vicovaro ad assumere il governo del monastero a<br />
seguito della morte dell'abate. I tentativi <strong>di</strong> <strong>Benedetto</strong> <strong>di</strong> creare i presupposti<br />
per una nuova <strong>vita</strong> spirituale si infrangono contro l'ostinata volontà dei monaci,<br />
che tentano <strong>di</strong> ucciderlo con una coppa <strong>di</strong> vino avvelenato.<br />
<strong>Benedetto</strong> abbandona così Vicovaro e ritorna allo speco <strong>di</strong> Subiaco: ma sono<br />
ormai molti che vengono a lui e lo riconoscono come maestro <strong>di</strong> <strong>vita</strong>. Egli ben<br />
presto comprende la necessità <strong>di</strong> abbandonare definitivamente la <strong>vita</strong> ascetica<br />
per de<strong>di</strong>carsi all'insegnamento. Fonda così do<strong>di</strong>ci piccoli monasteri, con i<br />
rispettivi superiori, che fanno tutti capo a lui, riservando per sé il monastero<br />
de<strong>di</strong>cato alla formazione dei <strong>di</strong>scepoli.<br />
<strong>La</strong> fama <strong>di</strong> <strong>Benedetto</strong> si <strong>di</strong>ffonde anche presso la nobiltà romana: due illustri<br />
citta<strong>di</strong>ni, Equizio e il patrizio Tertullio, consegnano a <strong>Benedetto</strong> i propri figli<br />
Mauro e Placido, che saranno i primi componenti della grande famiglia<br />
benedettina. Ma la gelosia e l'avversione per il successo che <strong>Benedetto</strong> riscuote<br />
tra i giovani, spinge un monaco <strong>di</strong> nome Fiorenzo a tentare <strong>di</strong> ucciderlo con del<br />
pane avvelenato. Il piano non riesce. Tuttavia Fiorenzo istiga alla corruzione i<br />
<strong>di</strong>scepoli conducendo sette giovani fanciulle nel giar<strong>di</strong>no del monastero.<br />
<strong>Benedetto</strong> decide allora <strong>di</strong> abbandonare tanta malvagità e <strong>di</strong> trasferirsi in altro<br />
luogo, per e<strong>di</strong>ficare una nuova casa, espressione definitiva <strong>di</strong> quell'ideale <strong>di</strong><br />
<strong>vita</strong> monastica che ha maturato nei lunghi anni <strong>di</strong> <strong>vita</strong> contemplativa.<br />
Assicurato un definitivo assetto alla comunità sublacense, <strong>Benedetto</strong> inizia il<br />
suo viaggio verso l'antica città <strong>di</strong> Cassino, dove vi approda tra il 525 e il 529.<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Qui, nonostante cinque secoli <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>cazione cristiana, il paganesimo è ancora<br />
molto <strong>di</strong>ffuso, anche in quei luoghi che sono stati sede del vescovo Severo,<br />
situati vicino ad Aquino, importante <strong>di</strong>ocesi occupata in quegli anni da s.<br />
Costanzo. <strong>Benedetto</strong> abbatte gli altari pagani, recide il bosco sacro ad Apollo,<br />
volge al culto cristiano i templi, consacrandoli a s. Martino <strong>di</strong> Tours, il monaco<br />
apostolo delle Gallie, e a s. Giovanni Battista, padre dei monaci del Nuovo<br />
Testamento e precursore <strong>di</strong> Cristo. Adattando i vecchi e<strong>di</strong>fici, ne eleva <strong>di</strong> nuovi<br />
per la <strong>di</strong>mora dei monaci. <strong>La</strong> costruzione <strong>di</strong> Montecassino vede <strong>Benedetto</strong><br />
impegnato come architetto, ingegnere ed organizzatore del nuovo monastero,<br />
dove resterà per sempre, de<strong>di</strong>to alla definizione della sua <strong>San</strong>cta Regula, sul<br />
modello eremitico orientale risalente a s. Pacomio e sulla base degli<br />
insegnamenti <strong>di</strong> s. Basilio, <strong>di</strong> Cassiano, <strong>di</strong> s. Cesario e della Regula Magistri,<br />
anonima.<br />
<strong>La</strong> tra<strong>di</strong>zione vuole che <strong>Benedetto</strong> muoia a Montecassino nel 547, il 21 <strong>di</strong><br />
marzo. Sei giorni prima fa aprire il sepolcro e, sentendo vicino l'ora della<br />
<strong>di</strong>partita, si fa accompagnare nell'oratorio ove, munito dei sacramenti e<br />
sostenuto dai <strong>di</strong>scepoli, rende l'anima al Signore.<br />
Alcuni dei <strong>miracoli</strong> <strong>di</strong> S. <strong>Benedetto</strong> dal racconto <strong>di</strong> S. Gregorio Magno<br />
Miracolo del vaglio ricomposto. Durante la permanenza ad Affile, la nutrice <strong>di</strong><br />
<strong>Benedetto</strong> chiese in prestito un setaccio, che accidentalmente si ruppe.<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
<strong>Benedetto</strong>, viste le lacrime <strong>di</strong> <strong>di</strong>spiacere della donna, lo ricompose<br />
miracolosamente.<br />
I monaci <strong>di</strong> Vicovaro, non acconsentendo alla severità della sua <strong>vita</strong>, cercarono<br />
<strong>di</strong> sbarazzarsi <strong>di</strong> s. <strong>Benedetto</strong>, servendogli una bevanda avvelenata. Il <strong>San</strong>to<br />
tracciò il segno della croce sul calice, ed esso si spezzò " come se fosse stato<br />
non già benedetto bensì colpito da un sasso".<br />
L'intervento miracoloso del corvo salva s. <strong>Benedetto</strong> dal pane avvelenato con<br />
cui il monaco Fiorenzo tentò <strong>di</strong> ucciderlo.<br />
Un Goto, uomo semplice ed accanito lavoratore, occupato a liberare dai rovi un<br />
terreno sulla riva del lago, adopera con tanta forza la sua roncola che il ferro si<br />
stacca e cade nell'acqua profonda. Il Goto va da Mauro per accusarsi del suo<br />
errore. Mauro parla a s. <strong>Benedetto</strong> che avvicinandosi al lago prende il manico<br />
dell'utensile e lo avvicina all'acqua: la lama, per miracolo, si ricompone subito<br />
con il manico.<br />
Un giorno il piccolo Placido, prendendo l'acqua dal lago, viene trascinato dalla<br />
corrente. <strong>Benedetto</strong> dalla sua cella assiste all'episo<strong>di</strong>o ed or<strong>di</strong>na a Mauro <strong>di</strong><br />
correre in aiuto del fanciullo. Una volta in salvo, Placido si rende conto del<br />
miracolo: nel venir trascinato fuori dall'acqua, egli vedeva, sul capo, la<br />
mantellina dell'abate ed "aveva l'impressione che fosse lui a tirarlo fuori".<br />
A Totila, re dei Goti, era giunta la notizia del dono della profezia <strong>di</strong> s.<br />
<strong>Benedetto</strong> e volle verificarla.<br />
Domandò <strong>di</strong> essere ricevuto da <strong>Benedetto</strong>. Ma venuto il giorno della visita<br />
mandò al suo posto lo scu<strong>di</strong>ero Rigo, vestito <strong>di</strong> tutto punto dell'abbigliamento<br />
regale e attorniato da una scorta regale.<br />
<strong>Benedetto</strong> vedendo giungere Rigo, gli grida "Levati, figlio, levati quest'<br />
abbigliamento che indossi senza che sia tuo". Rigo riferisce tutto a Totila che si<br />
presenta <strong>di</strong> persona. S. <strong>Benedetto</strong> gli rimprovera la sua crudeltà e l'in<strong>vita</strong> a<br />
rinunciarvi non prima <strong>di</strong> aver profetizzato: "Entrerai in Roma, passerai il mare,<br />
regnerai per nove anni e nel decimo morrai". Così, in seguito, avvenne.<br />
Due monaci peccano contro la Regola mangiando al <strong>di</strong> fuori del monastero. Al<br />
loro rientro s. <strong>Benedetto</strong> elenca loro tutto ciò che hanno mangiato e presso chi<br />
l'hanno fatto.<br />
In tempi <strong>di</strong> carestia s. <strong>Benedetto</strong> precisa "Perchè il vostro animo si affligge per<br />
la mancanza <strong>di</strong> pane? Oggi, è vero, ce n'è poco, ma domani ne avrete in<br />
abbondanza". Il giorno seguente, furono trovati davanti alla porta del<br />
monastero 200 moggi <strong>di</strong> farina.<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
<strong>San</strong>ta Scolastica<br />
S. Scolastica (Norcia 480 ca - Piumarola 547) fu sorella <strong>di</strong> s. <strong>Benedetto</strong>. Della<br />
<strong>vita</strong> si conoscono solo le poche vicende tramandate da Il Libro dei Dialoghi <strong>di</strong> s.<br />
Gregorio Magno. Di certo si sa che almeno alcuni anni prima della morte<br />
<strong>di</strong>morava nei pressi <strong>di</strong> Montecassino. <strong>La</strong> consanguineità con s. <strong>Benedetto</strong> e la<br />
forza spirituale della sua figura hanno fatto <strong>di</strong> lei un' immagine molto venerata,<br />
sin dalle origini, dalla grande famiglia del legislatore cassinese. Molti monasteri<br />
furono de<strong>di</strong>cati al suo nome: lo stesso cenobio <strong>di</strong> Subiaco fu a lei consacrato.<br />
<strong>La</strong> sua festa è celebrata il 10 febbraio.<br />
S. Scolastica è invocata dalla tra<strong>di</strong>zione popolare per <strong>di</strong>fendere dai fulmini ed<br />
ottenere la pioggia.<br />
Oltre al 10 febbraio è celebrata l' 11 luglio insieme a s. <strong>Benedetto</strong>, in memoria<br />
del ritrovamento delle loro spoglie a Montecassino. Per ulteriori informazioni<br />
visionare la pagina de<strong>di</strong>cata a <strong>San</strong>ta Scolastica.<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
<strong>San</strong> Mauro<br />
Mauro, <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> s. <strong>Benedetto</strong>, figlio del nobile romano Equizio, ancora<br />
giovane fu offerto dal padre a s. <strong>Benedetto</strong>. Secondo lo pseudo-Fausto, Mauro,<br />
vissuto a Montecassino, venne eletto priore ed amministratore dell'abbazia.<br />
Mandato in Francia dal suo maestro, che ne era stato<br />
pregato dal vescovo <strong>di</strong> Le Mans, ricevette da lui un co<strong>di</strong>ce della Regola e<br />
preziose reliquie della <strong>San</strong>ta Croce. A Fontrouge volle visitare s. Romano, il<br />
quale avrebbe iniziato s. <strong>Benedetto</strong> alla <strong>vita</strong> monastica. Nell'Anjou, a Glanfeuil<br />
fondò un monastero, de<strong>di</strong>cato a s. Martino. Durante il corso della sua <strong>vita</strong><br />
Mauro compì molti <strong>miracoli</strong> con le reliquie della croce: la guarigione <strong>di</strong> un<br />
chierico, la liberazione <strong>di</strong> ossessi, la risurrezione <strong>di</strong> un morto, la moltiplicazione<br />
del vino ecc. Morì all'età <strong>di</strong> 72 anni. Oggi Mauro viene festeggiato il 15<br />
gennaio.<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
S. Placido<br />
S. Placido, <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> s. <strong>Benedetto</strong>. Per conoscere la <strong>vita</strong> <strong>di</strong> questo santo<br />
monaco, affidato alle cure <strong>di</strong> s. <strong>Benedetto</strong> in giovanissima età, abbiamo<br />
soltanto la narrazione del libro II dei Dialoghi <strong>di</strong> S. Gregorio Magno. Il patrizio<br />
Tertullio affidò il figlioletto Placido a s. <strong>Benedetto</strong>, il quale aveva allora<br />
organizzato le sue prime comunità <strong>di</strong> monaci in Subiaco. S. <strong>Benedetto</strong><br />
trattenne con sé Placido e Mauro perché venissero educati alla <strong>vita</strong> monastica.<br />
Possiamo senz'altro ritenere che Placido abbia accompagnato s. <strong>Benedetto</strong> a<br />
Montecassino (verso il 529), e che vi sia rimasto, monaco esemplare, fino alla<br />
morte. <strong>La</strong> missione in Sicilia ed il successivo martirio si devono ad una<br />
leggenda priva <strong>di</strong> ogni fondamento storico, come appare dalle vicende del suo<br />
culto. E' festeggiato il 5 <strong>di</strong> ottobre.<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
S.Pacomio<br />
S. Pacomio (Tebaide inferiore ca. 290-Pebu 346) monaco egiziano, istitutore<br />
del cenobitismo. Da pagano, si convertì al cristianesimo abbandonando la <strong>vita</strong><br />
del soldato. Si ritirò allora a <strong>vita</strong> eremitica sotto la guida dell'anacoreta<br />
Palemone; optò in seguito per la <strong>vita</strong> comunitaria e istituì un primo cenobio sul<br />
Nilo a Tabennisi, cui ne seguirono altri nella regione. Fu il primo a dare ai<br />
monaci una regola, tramandata nella versione tradotta dal greco in latino da S.<br />
Girolamo, e un superiore. Fondamento ascetico del cenobio era la preghiera e<br />
la contemplazione, a cui si affiancava una pratica moderata della penitenza.<br />
Completava l'attività dei cenobiti il lavoro manuale per il mantenimento proprio<br />
e dei poveri. Festa il 9 maggio. S.Martino<br />
S. Martino <strong>di</strong> Tours, vescovo (Sabaria, Pannonia, 316 o 317-Candes, Touraine,<br />
397). Dopo aver prestato servizio nell'esercito romano, in cui suo padre era<br />
ufficiale, nell'Italia settentrionale e in Francia, ricevette il battesimo a 18 anni<br />
ad Amiens. Abbandonato l'esercito nel 354, si ritirò in un eremo nell'isola<br />
Gallinaria, si fece monaco e nel 371 fu consacrato vescovo <strong>di</strong> Tours per<br />
acclamazione popolare, dopo essere stato or<strong>di</strong>nato sacerdote da Ilario <strong>di</strong><br />
Poitiers. È celebrato come il fondatore del monachesimo occidentale. Fondò a<br />
Ligugé il primo monastero d'Occidente e poi quello <strong>di</strong> Marmoutier (Maius<br />
Monasterium) verso il 375. Il suo mantello, da lui <strong>di</strong>viso con un povero secondo<br />
una leggenda agiografica raccolta da Sulpicio Severo, fu una reliquia tenuta in<br />
grande onore nel regno dei Franchi. A S. Martino, il santo più popolare della<br />
Francia me<strong>di</strong>evale e uno dei più popolari d'Europa, sono connesse molte<br />
tra<strong>di</strong>zioni (preparazione <strong>di</strong> cibi speciali, accensione <strong>di</strong> fuochi, questua rituale),<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
legate anche alla posizione della sua festa, l'11 novembre, alla chiusura dei<br />
raccolti.<br />
S.Basilio<br />
S. Basilio (Cesarea ca. 330-379), maestro e legislatore del monachesimo<br />
orientale, Dottore della Chiesa, vescovo <strong>di</strong> Cesarea <strong>di</strong> Cappadocia. E'<br />
considerato il primo dei gran<strong>di</strong> Padri della Chiesa; stu<strong>di</strong>ò a Costantinopoli e ad<br />
Atene, per poi darsi alla <strong>vita</strong> ascetica, anche <strong>di</strong>etro esortazione della sorella<br />
Macrina, in Siria, in Egitto e nel Ponto. Or<strong>di</strong>nato sacerdote, ed in seguito eletto<br />
vescovo non senza controversie, preferì ritornare alla <strong>vita</strong> solitaria onde e<strong>vita</strong>re<br />
<strong>di</strong>visioni in seno al clero.<br />
Dopo la morte <strong>di</strong> Eusebio nel 370, Basilio gli successe quale vescovo<br />
dell'importantissima <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Cesarea e spiegò allora tutte le sue gran<strong>di</strong> doti<br />
<strong>di</strong> uomo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> governo per combattere gli ariani, dare or<strong>di</strong>ne e vigore<br />
alle forze ortodosse e rinnovare la <strong>vita</strong> monastica, sostituendo alla<br />
contemplazione il lavoro e le opere <strong>di</strong> carità. Le sue Regole (in vigore ancora<br />
oggi) furono alla base <strong>di</strong> tutto il monachesimo orientale, <strong>di</strong> cui favorirono<br />
enormemente la <strong>di</strong>ffusione. L'imponente attività pratica non gli impedì <strong>di</strong><br />
attendere alla composizione <strong>di</strong> numerosi scritti. Fra quelli teologici<br />
primeggiano, insieme ad alcune lettere, il De Spiritu <strong>San</strong>cto, in cui si <strong>di</strong>fende la<br />
<strong>di</strong>vinità dello Spirito <strong>San</strong>to, assumendo però una posizione conciliativa nella<br />
<strong>di</strong>sputa allora <strong>di</strong>vampante sul dogma trinitario: le tre persone sono da lui<br />
definite come uguali nell'essenza e <strong>di</strong>stinte nell'esistenza in<strong>di</strong>viduale,<br />
formulazione entrata definitivamente nel dogma cattolico dell'unica sostanza in<br />
tre persone. All'esegesi biblica sono piuttosto de<strong>di</strong>cate le Omelie, tra cui<br />
spiccano le nove che commentano i sei giorni della creazione; Basilio si attiene<br />
alla lettera del testo sacro, contro la tendenza assai <strong>di</strong>ffusa della sua<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
interpretazione allegorica. Di gran<strong>di</strong>ssimo interesse è l'Epistolario, con 365<br />
lettere, ricco <strong>di</strong> notizie sulla <strong>vita</strong> e il pensiero del santo e sulla storia della<br />
Chiesa. <strong>La</strong> sua natura, serena pure nei <strong>di</strong>sagi, vi si rivela schiettamente; un<br />
ulteriore saggio del suo equilibrio si ha nel Discorso ai giovani sul modo <strong>di</strong><br />
trarre profitto dalle opere della letteratura greca, un opuscolo importantissimo<br />
per i rapporti tra cristianesimo e cultura classica, che Basilio non <strong>di</strong>sprezza né<br />
proibisce, ma raccomanda <strong>di</strong> utilizzare dove se ne possano trarre insegnamenti<br />
morali utili all'educazione. Festa il 14 giugno.<br />
Regola <strong>di</strong> <strong>San</strong> Basilio<br />
Regola dettata da <strong>San</strong> Basilio in due tempi successivi: la prima (Regulae fusius<br />
tractatae) comprende 55 articoli sui doveri generali del monaco; la seconda<br />
(Regulae brevius tractatae) è una specie <strong>di</strong> casistica sulla <strong>vita</strong> monastica. In<br />
esse <strong>San</strong> Basilio presenta la con<strong>di</strong>zione del monaco come lo stato ideale per<br />
raggiungere la perfezione cristiana. All'eremo Basilio preferisce il cenobio, dove<br />
la <strong>vita</strong> comune favorisce la correzione dei <strong>di</strong>fetti e l'aiuto scambievole; il<br />
monaco <strong>di</strong>sciplina il corpo nel lavoro manuale e rinfranca lo spirito nella<br />
preghiera e nello stu<strong>di</strong>o della S. Scrittura. In Oriente l'or<strong>di</strong>ne basiliano ebbe<br />
subito grande sviluppo; in Occidente fu dapprima trapiantato in Sicilia nel sec.<br />
VIII.<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
<strong>San</strong> Cesario<br />
S. Cesario d'Arles (Chalon-sur-Saône 470 circa- Arles 542), dopo essere stato<br />
monaco a Lérins, si trasferì ad Arles dove compì gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> retorica. Fu<br />
or<strong>di</strong>nato sacerdote e nel 503 succedette ad Aonio come capo della <strong>di</strong>ocesi.<br />
Convocò molti sino<strong>di</strong>, dei quali il più importante quello <strong>di</strong> Orange del 529.<br />
Esercitò con l'apostolato pastorale e con gli scritti (in particolare le sue Regole)<br />
profonda influenza sulla <strong>vita</strong> monastica e su quella della chiesa me<strong>di</strong>oevale.<br />
<strong>San</strong> Gregorio<br />
S.Gregorio (Roma 540 ca, 604) detto Magno, Dottore della Chiesa, ascese al<br />
pontificato nel 590.<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Fortemente attratto dalla <strong>vita</strong> monastica, egli decise <strong>di</strong> rinunciare agli onori e<br />
mutare abito e costume. <strong>La</strong> Regola adottata era quella <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong>, al quale<br />
Gregorio riservò il secondo libro dei suoi Dialoghi. Non potendo più sfuggire ai<br />
doveri imposti dalla <strong>vita</strong> terrena Gregorio accettò, suo malgrado, il pontificato.<br />
Con il suo spirito pratico, ebbe subito una visione netta dei <strong>di</strong>ritti e dei doveri<br />
del papato. <strong>La</strong> sapiente gestione della Chiesa precorrerà i tempi del dominio<br />
temporale dei papi. Non fu un teologo, né un filosofo nel vero senso della<br />
parola. Fu un maestro <strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplina, un monaco, un apostolo, profondo<br />
conoscitore del <strong>di</strong>ritto romano, dotato <strong>di</strong> singolari facoltà organizzative.<br />
Cassiano Giovanni<br />
Cassiano Giovanni (Dobrugia, 360 ca - 435) monaco <strong>di</strong> origine sciita. Dal 385<br />
in poi soggiornò in Egitto per conoscere la <strong>vita</strong> monastica ivi fiorente. Nel 399<br />
si recò a Costantinopoli, dove fu or<strong>di</strong>nato <strong>di</strong>acono da s. Giovanni Crisostomo.<br />
Non raggiunse la santità poichè accusato <strong>di</strong> "semipalagianesimo", eresia che<br />
non riconosce totalmente la gratuità della Grazia <strong>di</strong>vina. E' interessante notare<br />
che la sua santità era riconosciuta da tutti nel 470. Basti citare S. Gregorio<br />
che, in una sua lettera in<strong>di</strong>rizzata alla badessa Respecta <strong>di</strong> Marsiglia,<br />
testimonia che questo monastero era stato consacrato "in onore del <strong>San</strong>to<br />
Cassiano".<br />
Le sue opere hanno dato un contributo essenziale allo sviluppo del<br />
monachesimo occidentale, tra queste "De institutis cenobiorum et octo<br />
principalium vitiorum reme<strong>di</strong>is duodecim libelli", scritto verso il 420. L'opera<br />
evidenzia la concezione che Cassiano ha della <strong>vita</strong> cenobitica, i cui compiti<br />
vengono presentati in modo puntuale specialmente nel libro IV (noviziato e<br />
professione): le idee <strong>di</strong> quest'ultimo libro dominano l'intera opera. Un'altra<br />
opera a cui S. <strong>Benedetto</strong> attinge in modo particolare nella stesura della sua<br />
Regola sono le "Collationes" o "Conferenze dei Padri", dove Cassiano spiega<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
quale sia lo scopo del monaco: raggiungere il regno <strong>di</strong> Dio (o il regno dei Cieli).<br />
Con quale mezzo? Tramite la purezza <strong>di</strong> cuore e la carità. Ma poichè non è<br />
sempre facile seguire questo cammino, è in<strong>di</strong>spensabile possedere la virtù<br />
della <strong>di</strong>screzione, che ci impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> cadere negli eccessi.<br />
Regula Magistri<br />
Regola monastica <strong>di</strong> autore ignoto, la cui datazione oscilla fra gli inizi del sec.V<br />
e il sec.VII, così chiamata da s. <strong>Benedetto</strong> <strong>di</strong> Aniane perchè espressa in forma<br />
<strong>di</strong>alogica tra un "<strong>di</strong>scipulus", che all'inizio <strong>di</strong> ogni capitolo propone un<br />
argomento, e un "magister" che risponde sviluppando i vari punti della Regola.<br />
Nessuna Regola monastica dell'Oriente o dell'Occidente è così voluminosa,<br />
completa e particolareggiata come questa. L'importanza della Regula Magistri<br />
sta nel fatto che i capitoli dall'1 al 10 presentano tali analogie con la Regola <strong>di</strong><br />
s. <strong>Benedetto</strong> da postulare un rapporto <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza. Altri testi delle due<br />
regole trattano la stessa materia, ma con <strong>di</strong>verso criterio. Infine ci sono dei<br />
brani del tutto in<strong>di</strong>pendenti e propri a ciascuna Regola, come i capitoli dal 67 al<br />
73 della Regola <strong>di</strong> S. <strong>Benedetto</strong>. Dopo secoli <strong>di</strong> <strong>di</strong>menticanza e <strong>di</strong> quasi<br />
<strong>di</strong>sprezzo, la Regula Magistri oggi è molto rivalutata, in particolare per la sua<br />
caratteristica <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>care con chiarezza la <strong>vita</strong> monastica in un contesto<br />
ecclesiale.<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
<strong>San</strong> <strong>Benedetto</strong> <strong>di</strong> Aniane<br />
S.<strong>Benedetto</strong> <strong>di</strong> Aniane (750 - ca 821), benedettino francese, considerato il<br />
secondo fondatore dell'or<strong>di</strong>ne, e<strong>di</strong>ficò sulle terre della sua famiglia un<br />
monastero sottoposto ad una rigorosa <strong>di</strong>sciplina. Collaborò con Carlo Magno<br />
alla riforma monastica, adoperandosi per assicurare l'osservanza della Regola<br />
nei monasteri dell'impero.<br />
<strong>La</strong> devozione a S. <strong>Benedetto</strong><br />
<strong>Benedetto</strong> è uno dei santi universalmente più amati e venerati. Per i vari<br />
aspetti della sua <strong>vita</strong> e della sua dottrina è invocato con <strong>di</strong>versi titoli: tra l'altro<br />
come santo dell' Opus Dei, come santo del lavoro, come Padre d'Europa. Nel<br />
1957 Pio XII lo ha <strong>di</strong>chiarato patrono degli speleologi, poi degli architetti e<br />
degli ingegneri italiani. Riconosciuto santo della pace e insigne costruttore<br />
dell'or<strong>di</strong>ne sociale, ogni anno raccoglie intorno alla sua tomba i vincitori ed i<br />
vinti dell'ultima guerra, pellegrini <strong>di</strong> tutte le nazioni già belligeranti, che presso<br />
<strong>di</strong> lui proclamano propositi <strong>di</strong> cristiano amore tra i popoli ed accendono le<br />
cosiddette <strong>La</strong>mpade della Fraternità.<br />
<strong>La</strong> festa più antica relativa a s. <strong>Benedetto</strong> è il 21 marzo, che cadendo sempre<br />
in quaresima, quando l'uso liturgico romano cercava <strong>di</strong> e<strong>vita</strong>re feste <strong>di</strong> santi,<br />
non può spiegarsi se non come riconosciuto e ormai festeggiato "<strong>di</strong>es natalis"<br />
per gli or<strong>di</strong>ni monastici. Di questa festa si ha notizia nei più antichi calendari<br />
cassinesi e nel Calendario marmoreo <strong>di</strong> Napoli del sec. VIII.<br />
<strong>La</strong> Chiesa universale celebra s. <strong>Benedetto</strong> l'11 luglio, ma agli or<strong>di</strong>ni monastici<br />
fu lasciata la possibilità <strong>di</strong> conservare la data originaria del 21 marzo, giorno<br />
della morte del <strong>San</strong>to secondo la tra<strong>di</strong>zione.<br />
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Medaglia <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Benedetto</strong><br />
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
<strong>La</strong> medaglia <strong>di</strong> s. <strong>Benedetto</strong><br />
Un caratteristico elemento <strong>di</strong> culto è la medaglia <strong>di</strong> s. <strong>Benedetto</strong>, la quale porta<br />
su una faccia l'immagine del <strong>San</strong>to e sull'altra la croce che richiama la<br />
devozione da lui mostrata in <strong>vita</strong> verso quel segno, specialmente contro gli<br />
assalti del demonio. Nel retro reca l'effige del santo, che ha la croce nella mano<br />
destra e la Regola nella mano sinistra; a destra <strong>di</strong> lui una coppa da cui fugge<br />
una vipera (ricordo del vino avvelenato a cui egli miracolosamente sfuggì; a<br />
sinistra un corvo che porta via il pane avvelenato).<br />
Sotto si leggono le parole: Ex S.M. Casinum MDCCCLXXX ( dal Sacro Monte<br />
Cassino 1880). Ai due lati Crux <strong>San</strong>cti Patris Bene<strong>di</strong>cti (Croce del <strong>San</strong>to Padre<br />
<strong>Benedetto</strong>). Attorno all'immagine: Eius in obitu nostro praesentia muniamur (ci<br />
<strong>di</strong>fenda nella nostra morte con la sua presenza). Nel verso della Medaglia è<br />
rappresentata una Croce.<br />
L'asta verticale porta le iniziali del verso (pentametro):<br />
Crux <strong>San</strong>cta Sit Mihi Lux (<strong>La</strong> Croce Sacra Sia la Mia Luce); l'asta orizzontale le<br />
iniziali della seconda metà: Non Draco Sit Mihi Dux (Non Mi Sia Guida il<br />
Demonio). Sulla fascia circolare sono le iniziali delle parole del seguente<br />
<strong>di</strong>stico: Vade Retro Satana, Numquam Suade Mihi Vana; Sunt Mala Quae<br />
Libas, Ipse Venena Bibas (Vai In<strong>di</strong>etro Satana, Non Mi Indurre In Cose Vane;<br />
E' Nociva <strong>La</strong> Tua Bevanda; Bevi Tu Stesso Il Tuo Veleno).<br />
Sopra la croce è scritto PAX: motto della congregazione cassinese e poi <strong>di</strong> tutto<br />
l'Or<strong>di</strong>ne benedettino. I tre versi suddetti, in <strong>di</strong>stici elegiaci con rima interna,<br />
fanno parte <strong>di</strong> una serie molto antica, almeno del sec. XIV. Qualche stu<strong>di</strong>oso<br />
ha potuto asserire che, eccetto quella della SS.Vergine, nessuna medaglia è<br />
così <strong>di</strong>ffusa come quella <strong>di</strong> s. <strong>Benedetto</strong>.<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Le forme della medaglia sono varie: la più comune è proprio la cosiddetta<br />
medaglia giubilare fatta coniare a Montecassino, nel 1880, per il XIV centenario<br />
della nascita <strong>di</strong> s.<strong>Benedetto</strong>.<br />
LA CROCE DI SAN BENEDETTO<br />
Una delle devozioni più <strong>di</strong>ffuse, e non solo grazie all'influenza dei monasteri<br />
benedettini, è la Croce <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Benedetto</strong>, specialmente nella forma più<br />
frequente <strong>di</strong> medaglia. Presenteremo brevemente il suo significato e faremo la<br />
sua storia, per venire incontro al desiderio <strong>di</strong> molti amici e devoti <strong>di</strong> <strong>San</strong><br />
<strong>Benedetto</strong>.<br />
<strong>La</strong> medaglia<br />
<strong>La</strong> medaglia presenta, su un lato, l'immagine del <strong>San</strong>to Patriarca, e sull'altro,<br />
una croce, al cui interno e attorno alla quale si trovano le lettere iniziali <strong>di</strong><br />
un'orazione o esorcismo, che recita così<br />
(in latino e in italiano)<br />
Crux <strong>San</strong>cti Patris Bene<strong>di</strong>cti Croce del <strong>San</strong>to Padre <strong>Benedetto</strong> Crux Sacra Sit<br />
Mihi Lux <strong>La</strong> <strong>San</strong>ta Croce sia la mia luce, Non Draco Sit Mihi Dux Non sia il<br />
demonio mio condottiero Vade Retro Satana Fatti in<strong>di</strong>etro, Satana Numquam<br />
Suade Mibi Vana Non mi attirare alle vanità, Sunt Mala Quae Libas Sono mali le<br />
tue bevande Ipse Venena Bibas Bevi tu stesso il tuo veleno.<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Come si può apprezzare dalle iniziali <strong>di</strong>stribuite nella Croce, questa è sempre<br />
accompagnata dal testo della preghiera e contemporaneamente è un aiuto per<br />
la recitazione della stessa. Il testo latino si compone, dopo il titolo "Crux <strong>San</strong>cti<br />
Patris Bene<strong>di</strong>cti (C.S.P.B.)", <strong>di</strong> tre <strong>di</strong>stici che racchiudono un'invocazione alla<br />
<strong>San</strong>ta Croce, con il desiderio supplicante <strong>di</strong> averla come guida ed appoggio, e<br />
l'espressione <strong>di</strong> ripu<strong>di</strong>o verso Satana, al quale viene comandato <strong>di</strong> allontanarsi<br />
- con le parole <strong>di</strong> Gesù quando fu tentato da lui (Mt 4, 10) -, manifestando che<br />
non verrà prestato orecchio ai suoi suggerimenti, poiché è cattivo quello che<br />
offre. E' un'autentica professione <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> amore verso Cristo, oltre che una<br />
rinuncia al maligno.<br />
Il battesimo e la croce<br />
Notiamo che in questo breve testo, la vittoria sul demonio viene attribuita alla<br />
croce <strong>di</strong> Gesù Cristo, che è luce e guida per il fedele, e che si oppone al veleno<br />
ed alla cattiveria del tentatore. E' un'eco della consacrazione battesimale, dove<br />
si impone la croce al neofito, che è lavato con l'acqua della rigenerazione e<br />
riceve la luce del Cristo Risuscitato; nello stesso tempo pronuncia le parole <strong>di</strong><br />
rinuncia al demonio e conferma la fede.<br />
Grazie al battesimo, il cristiano che porta la medaglia non lo fa con una<br />
preoccupazione superstiziosa per allontanare gli spiriti maligni, ma cosciente<br />
che è per la presenza del Signore Gesù Cristo e tramite una <strong>vita</strong> improntata<br />
alla grazia, che potrà tenere lontano il <strong>di</strong>avolo e le sue tentazioni. Il frutto <strong>di</strong><br />
questa pratica <strong>di</strong> devozione, la protezione <strong>di</strong> Dio, si ottiene con una <strong>vita</strong> che sia<br />
una risposta coerente al Vangelo. Dove c'è la grazia <strong>di</strong> Dio, il demonio non si<br />
può avvicinare.<br />
Però al fedele non mancheranno le insi<strong>di</strong>e e le tentazioni <strong>di</strong>aboliche, poiché il<br />
Maligno cerca <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re il suo cammino verso Dio. Ed è allora che la<br />
preghiera, il segno della croce, l'invocazione <strong>di</strong> Cristo Nostro Signore e dei<br />
<strong>San</strong>ti sono necessari. Scrive Dom Guéranger: "Non è necessario spiegare a<br />
lungo al lettore cristiano la forza <strong>di</strong> queste armi, che oppongono a Satana, con<br />
i suoi artifici e violenze, ciò che gli causa il più grande timore: la croce, il santo<br />
nome <strong>di</strong> Gesù, le stesse parole del Salvatore quando fu tentato, ed infine, il<br />
ricordo delle vittorie che il grande Patriarca <strong>San</strong> <strong>Benedetto</strong> ottenne sul dragone<br />
infernale" (1).<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
L'esempio <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Benedetto</strong><br />
L'origine della Croce <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Benedetto</strong> non può attribuirsi con certezza allo<br />
stesso. Più avanti vedremo le circostanze storiche nella quale appare e si<br />
<strong>di</strong>ffonde questa devozione. Ma il suo senso è profondamente coerente con la<br />
spiritualità che ispirava il Padre dei monaci dell'Occidente e che seppe<br />
trasmettere ai suoi figli. <strong>La</strong> vocazione alla <strong>vita</strong> eterna è la chiamate <strong>di</strong> Dio alla<br />
salvezza in Gesù Cristo, e questa chiamata attende una risposta, non solo con<br />
le labbra , ma con il cuore. Nella Regola scritta per i suoi monaci <strong>San</strong><br />
<strong>Benedetto</strong> trasmise i suoi insegnamenti: "Ascolta, o figlio, i precetti del<br />
Maestro e inchina l'orecchio del tuo cuore agli ammonimenti del tuo Padre<br />
amoroso e con ogni potere li adempi, affinché tu ritorni con fatica <strong>di</strong><br />
obbe<strong>di</strong>enza a colui dal quale ti eri allontanato per l'acci<strong>di</strong>a della <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza"<br />
(2). <strong>La</strong> "fatica <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>enza" è la risposta sollecita <strong>di</strong> chi ama Dio e fa la sua<br />
volontà; è il frutto della carità, dell'amore generoso e <strong>di</strong>sinteressato. <strong>La</strong><br />
<strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza è il risultato della tentazione nel Para<strong>di</strong>so terrestre, dove il<br />
demonio fu il suggeritore <strong>di</strong> Adamo ed Eva che esercitarono la propria volontà,<br />
sod<strong>di</strong>sfacendo i loro desideri e aspirazioni <strong>di</strong> potere. Questo peccato dei nostri<br />
antenati, lasciò le sue conseguenze su tutti i loro <strong>di</strong>scendenti e anche se il<br />
sacrificio <strong>di</strong> Cristo ci riconciliò col Padre dei cieli, siamo sempre suoi debitori e<br />
nasciamo col peccato originale. Il battesimo ci purifica dal peccato originale, ci<br />
rende figli <strong>di</strong> Dio e ci da la <strong>vita</strong> della Grazia. <strong>La</strong> vocazione del cristiano nasce<br />
nel battesimo e in questo modo ha la forza per resistere al demonio, se è<br />
fedele e coerente ai doni ricevuti. Giustamente tuttavia deve rispondere a<br />
questa vocazione e ai doni <strong>di</strong> Dio con amore filiale e con le sue opere; senza <strong>di</strong><br />
Lui questa vocazione potrebbe essere colpita dalle cattive tentazioni. Il<br />
demonio, nonostante sia stato allontanato, tende tuttavia le sue trappole, e<br />
molte volte incontra in noi un orecchio che si lascia sedurre. Perciò <strong>San</strong><br />
<strong>Benedetto</strong> ci esorta a non dar retta a questa voce che ci suggerisce cose<br />
malvagie, e ad ascoltare <strong>di</strong> più quella che ci viene da Dio, attraverso il Vangelo<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
e tutta la Scrittura, attraverso la Chiesa e la preghiera, e tramite i maestri<br />
esperti nella <strong>vita</strong> dello spirito.<br />
E' innanzitutto in questo modo che dobbiamo considerare la protezione contro<br />
il demonio, che Dio ci offre per intercessione dei suoi <strong>San</strong>ti. Satana sarà meno<br />
forte contro coloro che vivono in comunione con Dio e si sforzano <strong>di</strong> operare il<br />
bene. E questo si deve alla virtù del battesimo, dal quale procede la <strong>vita</strong> del<br />
cristiano e da dove nasce e si svolge la vocazione alla perfezione e alla <strong>vita</strong><br />
monastica. Scrive un autore:" Chiunque.... se si lancia risolutamente alla<br />
ricerca delle realtà soprannaturali, sentirà molto presto che dentro <strong>di</strong> sé si<br />
scontrano Dio e il <strong>di</strong>avolo. Ogni impegno per Dio comporta poi la necessità <strong>di</strong><br />
armarsi contro "l'angelo decaduto". Ciò è chiaramente visibile fin dal primo<br />
impegno cristiano, che sanziona il sacramento del Battesimo: la rinuncia a<br />
Satana va <strong>di</strong> pari passo con l'ingresso nella Chiesa (3).<br />
Il segno della croce e la protezione contro il demonio<br />
nella <strong>vita</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Benedetto</strong><br />
Con questo segno <strong>di</strong> salvezza, <strong>San</strong> <strong>Benedetto</strong> si liberò dal veleno che alcuni<br />
cattivi monaci gli offrirono: "...a mensa, secondo una loro usanza,<br />
presentarono all'abate per la bene<strong>di</strong>zione il recipiente <strong>di</strong> vetro che conteneva la<br />
mortale bevanda. <strong>Benedetto</strong> alzò la mano e tracciò il segno della croce. Il<br />
recipiente era sorretto in mano ad una certa <strong>di</strong>stanza: il santo segno ridusse in<br />
frantumi quel vaso <strong>di</strong> morte, come se al posto <strong>di</strong> una bene<strong>di</strong>zione vi fosse stata<br />
scagliata una pietra. Comprese subito l'uomo <strong>di</strong> Dio che quel vaso non poteva<br />
contenere che una bevanda <strong>di</strong> morte, perché non aveva potuto resistere al<br />
segno che dona la <strong>vita</strong>." (4). L'episo<strong>di</strong>o, secondo il racconto <strong>di</strong> <strong>San</strong> Gregorio<br />
Magno, dovette ispirare le parole dell'esorcismo riferite alla bevanda che è<br />
offerta dal Maligno, così come la protezione attribuita al segno della croce.<br />
Tuttavia gli attacchi del demonio si lanciarono contro l'abate <strong>di</strong> Montecassino e<br />
i suoi monaci: "l'antico nemico", molto contrariato dalla conversione dei pagani<br />
della regione, attratti dalla pre<strong>di</strong>cazione del <strong>San</strong>to, si presentava ai suoi occhi<br />
per minacciarlo ed intimorire i suoi fedeli:<br />
"L'antico nemico, però, non poté tollerare questa attività e non più<br />
occultamente o in sogno, ma con palesi apparizioni prese a <strong>di</strong>sturbare la<br />
tranquillità del Padre. Con alte grida si lamentava della violenza che subiva e i<br />
suoi urli giungevano fino alle orecchie dei fratelli, pur senza vederne la<br />
figura. Egli stesso poi, il venerando Padre, raccontava ai suoi <strong>di</strong>scepoli che<br />
l'antico nemico gli appariva davanti agli occhi orri<strong>di</strong>ssimo e furibondo, e con<br />
bocca ed occhi <strong>di</strong> fuoco faceva mossa <strong>di</strong> lanciarglisi contro. Quello poi che<br />
<strong>di</strong>ceva, qualche volta poterono u<strong>di</strong>rlo tutti: prima lo chiamava per nome e<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
siccome il santo non dava risposta, si sfogava allora con furiose contumelie.<br />
Urlava a gran voce: "<strong>Benedetto</strong>! <strong>Benedetto</strong>!", ma aspettando invano una<br />
risposta, subito soggiungeva:<br />
"Maledetto, non <strong>Benedetto</strong>! Si può sapere che hai con me? Si può sapere<br />
perché mi perseguiti?".<br />
(5). Questi attacchi <strong>di</strong>retti, questi combattimenti accaniti col demonio, sono<br />
una costante nella <strong>vita</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Benedetto</strong>, e furono per lui altrettante occasioni<br />
<strong>di</strong> nuove vittorie, come <strong>di</strong>ce <strong>San</strong> Gregorio poco dopo.<br />
Già dall'inizio della permanenza a Subiaco, il demonio rompe la campanella che<br />
serviva al monaco Romano per avvisare il nostro <strong>San</strong>to del momento in cui<br />
doveva ricevere i suoi alimenti (6).<br />
Leggiamo anche che il demonio, sotto forma <strong>di</strong> un uccello nero, provocò<br />
terribili tentazioni allo stesso <strong>Benedetto</strong> (7), e <strong>di</strong>strasse dalla preghiera un altro<br />
monaco, portandolo a vagabondare (8).<br />
Un fratello viene portato a mostrarsi superbo, invogliato dai cattivi pensieri che<br />
il demonio gli suggerisce; significativamente, <strong>Benedetto</strong>, accortosi del suo<br />
turbamento, gli or<strong>di</strong>na: "Traccia una croce sul tuo cuore, fratello" (9).<br />
Il demonio è l'ispiratore del presbitero Fiorenzo che, geloso, perseguita<br />
<strong>Benedetto</strong> ed i suoi <strong>di</strong>scepoli (10), cercando sempre <strong>di</strong> rendere <strong>di</strong>fficile la <strong>vita</strong><br />
del monastero, tanto quella materiale, che quella spirituale, suscitando<br />
inconvenienti <strong>di</strong> ogni tipo, come la morte <strong>di</strong> un adolescente (11).<br />
Questi episo<strong>di</strong>, riportati da Papa <strong>San</strong> Gregorio Magno, mostrano come <strong>San</strong><br />
<strong>Benedetto</strong> combatté il demonio, che lo attaccava incessantemente, in qualità <strong>di</strong><br />
avversario <strong>di</strong> ogni opera buona. Un incontro col demonio chiarisce<br />
l'atteggiamento: "Saliva un giorno all'oratorio del Beato Giovanni, situato sulla<br />
cima <strong>di</strong> un monte, quando gli si fece incontro l'antico nemico in sembianze<br />
nientemeno che <strong>di</strong> veterinario, con in mano la cassetta dei me<strong>di</strong>cinali e una<br />
corda. <strong>Benedetto</strong> gli domandò: "Dove vai?". Rispose: "Sto andando dai monaci,<br />
a dare una piccola purga". Il venerabile Padre proseguì lo stesso verso<br />
l'oratorio e terminata la preghiera, prese in gran fretta la via <strong>di</strong> ritorno. Il<br />
cattivo spirito intanto si era incontrato con un vecchio monaco che attingeva<br />
acqua, in un lampo era entrato in lui, lo aveva gettato a terra, e lo strapazzava<br />
con feroce crudeltà." Di ritorno dalla preghiera, nel vedere il poveretto<br />
tormentato con tanta violenza, il servo <strong>di</strong> Dio gli appioppò senz'altro uno<br />
schiaffo, e tanto bastò per scacciare imme<strong>di</strong>atamente lo spirito, che non si<br />
azzardò mai più a rifarglisi nuovamente vicino."(12).<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
<strong>La</strong> sua migliore <strong>di</strong>fesa era, con la preghiera, la fedeltà al Signore e la fiducia in<br />
Lui, la carità, la costanza nel fare il bene, la pratica della giustizia. Una <strong>vita</strong><br />
santa provoca da una parte l'inimicizia del demonio, ma d'altra parte è la<br />
migliore <strong>di</strong>fesa contro lo stesso, poiché dove c'è Dio con la sua grazia, non può<br />
entrare a dominare il terribile nemico.<br />
I monaci del deserto<br />
Non sorprende allora che la devozione tra<strong>di</strong>zionale ricorresse all'intercessione e<br />
all'esempio del <strong>San</strong>to Abate, per opporsi al demonio, col segno della croce e le<br />
parole della preghiera. Ma è necessario considerare tutto questo nel suo<br />
insieme: gli attacchi <strong>di</strong>abolici mostrano l'impotenza del suo autore davanti allo<br />
sviluppo della fede ed il suo rafforzamento; cercano <strong>di</strong> spaventare i fedeli, li<br />
tentano e sollecitano, per allontanarli dalla buon strada. <strong>La</strong> migliore <strong>di</strong>fesa<br />
contro questi attacchi è fidarsi <strong>di</strong> Dio e mantenersi fermi nel proposito della<br />
fede e de compiere opere <strong>di</strong> bene, perché dove sta la grazia e la santità, il<br />
demonio non può far nulla. <strong>La</strong> <strong>vita</strong> monastica, <strong>vita</strong> devota a Dio nella<br />
preghiera, il ritiro ed il lavoro, è il campo dei più duri combattimenti contro il<br />
male. Già nella <strong>vita</strong> del primo dei monaci, <strong>San</strong>t' Antonio Abate, scritta da <strong>San</strong>t'<br />
Atanasio, vescovo <strong>di</strong> Alessandria d'Egitto, nel secolo IV, si descrivono i<br />
combattimenti che soffrì il solitario, e che acquisiscono un valore <strong>di</strong><br />
attestazione e <strong>di</strong> esempio: il monaco si addentra nel deserto, dove abitano i<br />
demoni, per sloggiarli <strong>di</strong> lì e guadagnare quegli spazi a Cristo.<br />
L'episo<strong>di</strong>o narrato nel cap. 30 del II° libro dei Dialoghi che abbiamo trascritto<br />
più su - il <strong>di</strong>avolo che si <strong>di</strong>rige con alcune misteriose bibite al monastero per<br />
tentare i fratelli - ha il precedente <strong>di</strong> un incontro simile che accadde ad abba<br />
Macario: vide Satana in figura umana, portando alcuni piccoli contenitori con<br />
<strong>di</strong>stinte pozioni per offrirle ai fratelli: queste pozioni erano altrettante<br />
tentazioni, (13).<br />
Ricor<strong>di</strong>amo qui un altro testo eloquente. Negli "Apophtegmata Patrum"o "Detti<br />
dei Padri del deserto" si legge il seguente aneddoto: "Un fratello andò a<br />
visitare abba Poemen, perché desiderava confidargli i suoi pensieri, ma non<br />
ebbe il coraggio <strong>di</strong> aprirgli il suo cuore, malgrado ci provasse molte volte.<br />
L'anziano se ne accorse, e insistette affinché parlasse, ed il fratello gli <strong>di</strong>sse<br />
che lo tormentava una tentazione molto forte <strong>di</strong> bestemmiare. L'anziano gli<br />
rispose: Non ti turbare per questo pensiero. I combattimenti carnali ci arrivano<br />
molte volte per colpa della nostra negligenza, ma questo pensiero non procede<br />
dalla negligenza, ma è un suggerimento del serpente.<br />
Quando arriva il pensiero, alzati, prega e fa' il segno della croce, <strong>di</strong>cendoti a te<br />
stesso come se ti <strong>di</strong>rigessi al nemico: "Sia anatema tu e la tua tentazione!<br />
Cada la tua bestemmia su te, Satana, perché io credo fermamente che Dio è<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
previdente con tutti: Questo pensiero non viene da me stesso, bensì della tua<br />
cattiva volontà!" (14).<br />
Le parole usate ci ricordano la preghiera che accompagna la Croce <strong>di</strong> <strong>San</strong><br />
<strong>Benedetto</strong>, le quali, col segno della croce, si confermano come l'arma più<br />
efficace per mantenere allontanato il demonio e le sue tentazioni.<br />
Origine e <strong>di</strong>ffusione della Croce e Medaglia <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Benedetto</strong> (15)<br />
Più sopra <strong>di</strong>cevamo che non può <strong>di</strong>mostrarsi che la Croce e Medaglia <strong>di</strong> <strong>San</strong><br />
<strong>Benedetto</strong> risalga allo stesso <strong>San</strong>to. <strong>La</strong> sua <strong>di</strong>ffusione cominciò a causa <strong>di</strong> un<br />
processo per stregoneria in Baviera, nel 1647. Nella località <strong>di</strong> Natternberg,<br />
alcune donne furono giu<strong>di</strong>cate come streghe, e nel processo <strong>di</strong>chiararono che<br />
non avevano potuto danneggiare l'abbazia benedettina <strong>di</strong> Metten, perché era<br />
protetta dal segno della <strong>San</strong>ta Croce. Si cercò allora nel monastero e si<br />
trovarono <strong>di</strong>pinte rappresentazioni della croce, con l'iscrizione che conosciamo<br />
già, la stessa che accompagna sempre anche la medaglia. Ma quelle iniziali<br />
misteriose non potevano essere interpretate, fino a che, in un manoscritto<br />
della biblioteca, ritrovato nello stesso monastero <strong>di</strong> Metten nel 1414 e<br />
conservato oggi nella Biblioteca Statale <strong>di</strong> Monaco (Clm 8201), si notò<br />
un'immagine <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Benedetto</strong>, con quelle parole. Un manoscritto anteriore,<br />
del secolo XIV° e proveniente dall'Austria, e che si trova nella biblioteca <strong>di</strong><br />
Wolfenbüttel (Helmst 2°, 35j), sembra essere stato l'origine dell'immagine e<br />
del testo. Nel secolo XVII J. B. Thiers, eru<strong>di</strong>to francese, la giu<strong>di</strong>cò<br />
superstiziosa, per gli enigmatici caratteri che l'accompagnano, ma il Papa<br />
<strong>Benedetto</strong> XIV l'approvò nel 1742 e la formula della sua bene<strong>di</strong>zione si<br />
incorporò al Rituale Romano.<br />
Nel secolo XIX si verificò un rinnovato fervore per la Croce-medaglia,<br />
sviluppato in Francia grazie allo zelo <strong>di</strong> Léon-Papin Dupont (1797-1876),<br />
chiamato il "santo uomo <strong>di</strong> Tours". Uomo molto fervoroso, con molte relazioni<br />
negli ambienti ecclesiastici e dotato <strong>di</strong> gran generosità e carità, <strong>di</strong>ffuse la<br />
devozione per il Sacro Volto, e propagò anche l'uso della medaglia <strong>di</strong> <strong>San</strong><br />
<strong>Benedetto</strong>.<br />
Nell'opera già citata <strong>di</strong> Dom Guéranger si riferiscono grazie e <strong>miracoli</strong> attribuiti<br />
all'invocazione del <strong>San</strong>to ed alla medaglia. <strong>La</strong> prima e<strong>di</strong>zione dello scritto<br />
dell'abate <strong>di</strong> Solesmes risale a 1862, ma è anteriore, del 1849, un'opera<br />
dell'abate <strong>di</strong> <strong>San</strong> Paolo fuori le Mura, D. Francesco Leopoldo Zelli Iacobuzzi<br />
(1818-1895) (16), la quale, fu pubblicata in francese per l'iniziativa <strong>di</strong> Dupont<br />
e che Dom Guéranger usò nel suo proprio lavoro. In quest'opera, l'autore, che<br />
fu tra i sostenitori degli sforzi <strong>di</strong> riforma monastica nella sua patria, fa la storia<br />
della medaglia ricorrendo ad autori <strong>di</strong> fama, e questo testo ebbe influenza su<br />
coloro che scrissero sulla questione in Francia. È conosciuta l'importanza che il<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
cenobio ostiense ebbe nella restaurazione benedettino del secolo XIX: qui<br />
emise la professione Dom Guéranger, ed i fratelli Mauro e Placido Wolter, che<br />
in seguito stabiliranno la loro <strong>vita</strong> monastica in Beuron e Maredsous, passarono<br />
lì parte del proprio periodo <strong>di</strong> formazione. Anche, alcuni giovani arrivarono dal<br />
Brasile, con la speranza <strong>di</strong> professare a Roma la Regola benedettina e<br />
trasferirsi dopo nel loro paese per incorporarsi ai monasteri esistenti, che non<br />
potevano ricevere novizi (17). Non è da rimpiangere, allora, che in quel più<br />
vasto piano <strong>di</strong> rinnovamento spirituale, dal monastero paolino, convertito in<br />
una specie <strong>di</strong> centro <strong>di</strong> irra<strong>di</strong>azione del fervore benedettino, si <strong>di</strong>ffondesse<br />
unanimemente la devozione alla medaglia <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Benedetto</strong>. In realtà, la<br />
rappresentazione più popolare della stessa è la cosiddetta "medaglia" del<br />
giubileo, <strong>di</strong>segnata dal monaco <strong>di</strong> Beuron, Desiderio Lenz, l'artista ispiratore<br />
del famoso stile che porta il nome della "scuola beuronense", e coniata in<br />
particolare per il Giubileo benedettino del 1880. Si celebrava quell'anno il XIV<br />
centenario della nascita <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Benedetto</strong> da Norcia, e gli abati <strong>di</strong> tutto il<br />
mondo si riunirono in Montecassino, da dove l'immagine si <strong>di</strong>sseminò per tutto<br />
il mondo.<br />
Una curiosità bibliografica è l'opuscolo "<strong>La</strong> santa Cruz de <strong>San</strong> Benito Abad en<br />
México", prima e<strong>di</strong>zione spagnola redatta da Manuel M. <strong>di</strong> Legarreta - Messico,<br />
Stampa Guadalupana <strong>di</strong> Reyes Velasco 1895, che è la traduzione spagnola<br />
della versione francese dell'opera menzionata dell'abate <strong>di</strong> <strong>San</strong> Paolo fuori le<br />
Mura, Don Francesco Leopoldo Zelli-Iacobuzzi. Nell'avvertenza che la precede,<br />
e che si trova nell'e<strong>di</strong>zione francese, si <strong>di</strong>ce che Dupont, il "santo uomo <strong>di</strong><br />
Tours", conosceva l'originale italiano e lo fece tradurre nella sua lingua.<br />
Partendo dalla sesta e<strong>di</strong>zione in lingua francese(1882), si fece la prima in<br />
lingua spagnola in Messico, che è quella che conosciamo<br />
(18). Nel suo prologo si raccontano gli inizi della devozione benedettina in quel<br />
paese, dovuta allo zelo <strong>di</strong> un sacerdote, il Padre Domingo Ortiz, a partire dal<br />
1878, ed alla "Legione della <strong>San</strong>ta Croce <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Benedetto</strong> Abate" che il Papa<br />
Leone XIII riconobbe con una "Breve" del 20 <strong>di</strong>cembre 1895. È interessante<br />
questa introduzione della devozione che è anteriore <strong>di</strong> circa 20 anni all'arrivo<br />
dei benedettini in Messico.<br />
<strong>La</strong> bene<strong>di</strong>zione della medaglia<br />
<strong>La</strong> medaglia riceve una bene<strong>di</strong>zione che è conferita dai monaci sacerdoti<br />
dell'Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Benedetto</strong>, con una formula particolare. In questa, in<br />
accordo col testo che accompagna la medaglia, si chiede a Dio che allontani il<br />
potere dal <strong>di</strong>avolo, in un contesto <strong>di</strong> lode <strong>di</strong>vina <strong>di</strong> fiducia nella Trinità per<br />
l'amore del Signore Gesù Cristo, che deve venire per giu<strong>di</strong>care i vivi ed i morti.<br />
Si implora per il fedele che porterà la medaglia, e che si occuperà nelle buone<br />
opere, la salute dell'anima e del corpo, e la santità, così come le grazie che la<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Chiesa ha concesso ai monaci con i quali si stabilisce come una fraternità<br />
spirituale. Infine, si chiede a Dio che quelli che usano la medaglia cerchino <strong>di</strong><br />
e<strong>vita</strong>re le insi<strong>di</strong>e e gli inganni del <strong>di</strong>avolo, con l'aiuto della sua misericor<strong>di</strong>a,<br />
affinché si presentino davanti a Lui santi ed immacolati. Il testo non si limita,<br />
dunque, ad un solo aspetto del combattimento spirituale, come sarebbe la lotta<br />
col demonio intesa in un senso quasi fisico, ma tende ad una comunione<br />
profonda nell'amore <strong>di</strong> Dio, facendo la sua volontà, che include il rifiuto del<br />
male, e mettendo in pratica con carità generosa e con pietà i mandati <strong>di</strong>vini.<br />
È da auspicare, allora, che i numerosi fedeli che sono devoti <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Benedetto</strong>,<br />
e portano la Croce o Medaglia, per ricevere con abbondanza le grazie e le<br />
bene<strong>di</strong>zioni che Dio effonde su coloro che rispondono con la propria <strong>vita</strong>, i<br />
propri pensieri e le buone opere alla chiamata evangelica, la mettano in pratica<br />
impregnandosi sempre <strong>di</strong> più dello spirito del <strong>San</strong>to Padre dei monaci. Così lo<br />
chiede la Chiesa con l'antica orazione della festa <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Benedetto</strong>: "O Dio, che<br />
ti degnasti <strong>di</strong> riempire dello spirito <strong>di</strong> tutti i giusti il tuo santissimo confessore<br />
<strong>Benedetto</strong>, conce<strong>di</strong> a noi, tuoi servi, che celebriamo la sua solennità, <strong>di</strong><br />
compiere fedelmente quello che abbiamo promesso, ricolmi del suo spirito e<br />
soccorsi dalla tua grazia ".<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
A cura de L’ Oasi <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Per la Vigna del Signore<br />
2011<br />
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date (Mt. 10,8)<br />
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