01.10.2017 Views

Phoenix Fanzine Extra #1

Primo extra della rivista! //// Data di uscita: 16 Aprile 2015 //// LINK UTILI: http://phoenixfanzine.wix.com/phoenix-rebirth & https://www.facebook.com/phoenixlafanzine/

Primo extra della rivista! //// Data di uscita: 16 Aprile 2015 //// LINK UTILI: http://phoenixfanzine.wix.com/phoenix-rebirth & https://www.facebook.com/phoenixlafanzine/

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

ti racconto un Film....


Titolo Originale:<br />

Ōkami Kodomo no<br />

Ame to Yuki<br />

Anno: 2012<br />

Genere: animazione<br />

Regia: Mamoru Hosoda<br />

A parer mio Wolf Children è uno dei film<br />

d'animazione più riusciti degli ultimi anni!<br />

Rimane impresso per i suoi dialoghi potenti<br />

e per l'animazione realistica della crescita dei<br />

bambini.<br />

Il film verte soprattutto sulla genitorialità.<br />

La storia di Hana e dei suoi bambini-lupo,<br />

diventa la storia di ogni madre. L'espediente<br />

dei lupi viene usato per rendere più evidenti<br />

le rappresentazioni degli istinti e dell'impulsività<br />

dei piccoli Ame e Yuki, che sono<br />

molto differenti l'una dall'altro, ognuno ha<br />

il suo modo di reagire davanti a determinate<br />

situazioni e di affrontare la vita.<br />

Questa pellicola ci porta in un viaggio malinconico<br />

e poetico all'interno della natura di<br />

ognuno di noi, abbiamo infatti il passaggio<br />

dall'infanzia all'adolescenza che porta con<br />

se una buona dose di conflittualità interiore,<br />

una ricerca della propria identità accompagnata<br />

dalla paura di scoprire i lati più selvaggi<br />

di noi stessi (l'uomo rappresenta la parte<br />

razionale, il lupo quella istintiva)!<br />

Come abbiamo detto sono i dialoghi la vera<br />

potenza di questo film che gioca molto sull'emotività,<br />

colpendo lo spettatore con scene<br />

struggenti e musiche perforanti. Difatti si<br />

piange molto, ma non di tristezza. Il pianto<br />

nasce dalla commozione nel vedere come la<br />

natura umana venga esposta in maniera magistrale,<br />

tanto da lasciare in noi una pluralità<br />

di sentimenti e sensazioni.<br />

Trama:<br />

La giovane Hana conosce all’università un<br />

misterioso ragazzo, solitario e taciturno, del<br />

quale ben presto finisce per innamorarsi. Una<br />

sera il ragazzo le rivela un’incredibile verità:<br />

egli è un lupo mannaro, l’ultimo discendente<br />

degli estinti lupi giapponesi. Ma la confessione<br />

non incrina i sentimenti di Hana, e la<br />

coppia finisce anche per avere due bambini,<br />

Ame e Yuki, nati anche loro con la capacità<br />

paterna di potersi trasformare in un lupo. ”<br />

Le tematiche espresse vengono narrate da<br />

Yuki nel modo più naturale possibile, mostrando<br />

scorci di vita quotidiana che valgono<br />

molto più di mille parole. Tra le tematiche<br />

affrontate emerge soprattutto la devozione<br />

verso i figli che vengono messi davanti ad<br />

ogni cosa. Hana vive la sua vita proprio per<br />

loro, tanto è vero che decide di abbandonare<br />

la vita di città, così caotica e piena di discriminazione,<br />

per vivere in campagna, luogo<br />

più sicuro e tranquillo per dei bambini-lupo,<br />

ma dove una donna sola come lei incontrerà<br />

mille difficoltà. Ella vivrà ogni istante difendendo<br />

a tutti costi i suoi figli, mostrandogli<br />

come vivere senza però mai imporgli nulla,<br />

tanto è vero che alla fine sarà proprio lei ad<br />

invitarli a scegliere la strada che ritengono<br />

più opportuna, a seguire la loro natura<br />

facendogli vivere la loro vita.<br />

Concludo dicendo che questo lungometraggio<br />

mi ha davvero colpita, è stato capace di<br />

farmi emozionare e pensare. Uno splendido<br />

esempio di come ogni genitore dovrebbe essere<br />

verso i propri figli. Lo consiglio a tutti,<br />

piccini ma soprattutto grandi, che sicuramente<br />

sapranno apprezzarlo di più cogliendone<br />

ogni deliziosa sfumatura.<br />

Aiko


EPIC FAIL


Spazio<br />

TUTORIAL<br />

in collaborazione con<br />

https://www.facebook.com/pages/Draw-manga-spokon/1586395364908025?fref=ts


TUTORIAL<br />

METODI PER DISEGNARE IL VOLTO<br />

Disegnare l’ovale e tracciare una linea orizzontale, nella quale andranno situati gli<br />

occhi, e una verticale, nella quale andranno a finire il naso e la bocca.<br />

Tracciare un cerchio, definire l’asse verticale e orizzontale, in seguito disegnare<br />

una seconda linea orizzontale e per finire tracciare una terza linea orizzontale nella<br />

quale verrà situato il naso.


Disegnare un rettangolo con i relativi assi d’orientamento, appena sotto al cerchio<br />

disegnare un triangolo la quale estremità simboleggerà il mento.<br />

Dopo aver fatto il classico cerchio (figura base del disegno), prolungare le linee<br />

e congiungerle fino al perimetro del volto e per concludere tracciare due linee<br />

orizzontali.


TUTORIAL<br />

Naso, bocca, occhi e orecchie<br />

MASCHI<br />

FEMMINE


IL BACINO<br />

Si dice che l’uomo abbia le<br />

spalle larghe e la donna le<br />

abbia strette: ciò non dipende<br />

da dimensioni diverse a livello<br />

osseo, ma a livello muscolare.<br />

Lo sviluppo dei muscoli<br />

che vanno dalle spalle agli<br />

avambracci fa sì che l’uomo<br />

abbia la metà superiore del<br />

corpo a forma di triangolo<br />

rovesciato.<br />

Nella donna invece le spalle<br />

sono ampie più o meno come i<br />

fianchi: la struttura è quella di<br />

una coppia di trapezi isosceli<br />

con la base minore in comune.<br />

Inoltre, nella donna il punto<br />

vita è più in alto, mentre<br />

nell’uomo più in basso.<br />

Una volta afferrate queste<br />

differenze cercate di disegnare<br />

le due fisionomie.


TUTORIAL<br />

i gomiti e le mani<br />

Quella del gomito è<br />

un’articolazione che<br />

permette il movimento<br />

in una sola direzione.<br />

Piegandolo, l’osso nella<br />

parte inferiore sporge e<br />

nell’articolazione si crea<br />

una cavità. Torcendo il<br />

braccio tenendo il gomito<br />

disteso, ruota solamente<br />

l’osso collegato all’<br />

osso del pollice, l’osso<br />

sottostante rimane fermo.<br />

Generalmente la mano<br />

femminile ha una forma<br />

che converge verso la punta<br />

delle dita.<br />

Quella maschile invece<br />

tende ad aprirsi. Nella<br />

mano maschile sono anche<br />

evidenti i tendini.


I piedi e le gambe<br />

Le gambe degli<br />

uomini sono robuste<br />

e presentano la<br />

muscolatura che sorregge<br />

il peso dell’intero corpo.<br />

L’altezza alla quale si<br />

trova il ginocchio è la<br />

stessa per entrambe le<br />

gambe.<br />

Le donne hanno le<br />

gambe ad x, mentre gli<br />

uomini le hanno a forma<br />

di o.<br />

Generalmente il piede<br />

femminile è più rotondo<br />

mentre nell’uomo il collo<br />

è più alto e si vedono i<br />

tendini.


LA VERA BESTIA


iniziative<br />

pronti<br />

a scoprire<br />

le iniziative<br />

più fighe del<br />

momento?!<br />

ANNUNCIO:<br />

Questa rubrica è aperta a tutti, perciò se avete in mente o in corso iniziative<br />

che riguardano il mondo dei fumetti, manga e della scrittura<br />

creativa, contattateci sulla pagina facebook o all’indirizzo<br />

phoenix.fanzine@gmail.com


L’angolo dell’occulto<br />

Organizzato da:<br />

Yukimoe<br />

In cosa consiste:<br />

“Voglio dar voce<br />

a tutti coloro che<br />

hanno avuto esperienze<br />

particolari (<br />

che siano vere U.U<br />

) tipo: Apparizioni<br />

di spiriti, poltergeist,<br />

viaggi astrali<br />

e altre cose di questo<br />

tipo, ci metterò<br />

anche informazioni<br />

su questi fenomeni. Ovviamente<br />

scriverò anche le mie esperienze e<br />

credetemi ne ho tantissime O.O<br />

Per ogni uscita della rubrica io<br />

pubblicherò quattro vostre storie (<br />

se volete potete restare nell’anonimato<br />

) più una, la più strana e particolare<br />

la pubblicherò anche sotto<br />

forma o di disegno o di tavola stile<br />

Manga XD<br />

Beh dopo tutto questo delirio di<br />

parole XD termino qui.<br />

Per partecipare scrivete la vostra<br />

esperienza con messaggio privato.”<br />

Allora? Cosa<br />

aspettate a<br />

madarci le vostre<br />

esperienze da<br />

brivido?


Donami un disegno,<br />

ti regalo una storia<br />

E’ il titolo di un’iniziativa<br />

molto carina ideata da Jessica<br />

Vicenzutto; consiste nel donarle<br />

un disegno sul quale lei baserà<br />

un racconto breve. E’ un modo<br />

fantastico sia per conoscere<br />

nuovi disegnatori, che per farsi<br />

conoscere e soprattutto perchè lei<br />

possa esercitarsi a scrivere e farci<br />

sognare con le sue storie.<br />

Mandatele un disegno alla sua<br />

pagina facebook:<br />

Skizzo’s Art<br />

Il racconto che Jessica ha deciso<br />

a sua volta di donarci è basato<br />

su un disegno di una bravissima<br />

disegnatrice di nome Ilaria<br />

Chiocca, conosciuta su facebook<br />

come:<br />

Plotto<br />

Vi lasciamo anche il link del suo<br />

canale youtube e di deviantart:<br />

https://www.youtube.com/<br />

user/lilith3kaori/videos<br />

http://lawnya3.deviantart.<br />

com/<br />

BUONA LETTURA!


Disegno: Plotto (Ilaria Chiocca)<br />

Storia: Skizzo’s art (Jessica Vincenzutto)


Resurgence<br />

Anno 3000.<br />

L'umanità? Scomparsa.<br />

Esseri umanoidi, occupano la terra, con la certezza che sono rimasti soltanto<br />

loro su quel pianeta un tempo verde e rigoglioso ed ora quasi morto.<br />

«Attivazione dell'unità R13»<br />

«Attivazione in corso»<br />

Un laboratorio.<br />

Tante capsule arrivate da un viaggio lungo anni luce.<br />

«R13 riattivata»<br />

Una di quelle capsule, finalmente, si riapre.<br />

L'R13 con gli occhi chiusi, la pelle grigio-violacea natia di quella razza<br />

evoluta nei millenni.<br />

L'unità D02 s'affaccia sulla capsula per osservare quella particolare creatura,<br />

le carezza una guancia, le palpebre chiuse, le labbra socchiuse, i<br />

capelli...<br />

«Questo non è normale delle unità Resurgence» dice girandosi verso<br />

l'unità D01 che già scuote la testa,


mozione, «Ti ho aspettato per cent'anni figlia mia».<br />

D01 fa alzare R13 e l'abbraccia mentre qualcosa scende dai suoi occhi.<br />

Qualcosa che nessuno della loro razza aveva mai visto.<br />

Qualcosa che nessuno della loro razza era mai riuscito a far scendere.<br />

Due gocce d'acqua rigano le sue guance.<br />

Dopo aver fatto indossare degli abiti all’unità R13, l’unità D01, la porta a<br />

fare degli esami per assicurarsi che il viaggio non le abbia fatto male.<br />

Finiti gli esami, l’accompagna all’uscita di quel grande laboratorio, nel<br />

momento stesso in cui un’unità Transporter arrivava.<br />

«L’unità T40 ti porterà al tuo alloggio» dice D01 abbracciando R13 ed infine<br />

allontanandola tenendole le mani, «Verrò sta sera da te per… ehm…<br />

chiarire alcuni dettagli» continua, lanciando uno sguardo all’unità seduta<br />

nel veicolo, che aspettava R13.<br />

La giovane unità annuisce senza realmente comprendere ciò che le viene<br />

detto poi, entra nel veicolo ed osserva l’unità D01 diventare sempre più<br />

piccolo man mano che s’allontana.<br />

Nessuna parola fu scambiata dalle due unità mentre viaggiavano.<br />

T40 osservava la giovane unità dallo specchietto retrovisore mentre R13<br />

guardava il paesaggio che scorreva.<br />

Il pianeta su cui era cresciuta, era nulla in confronto a quello su cui si<br />

trovava ora.<br />

Sulla terra potevano crescere piante d’ogni genere e d’ogni colore grazie<br />

alla sua razza.<br />

Unità Resurgence curavano ogni più piccola pianta, unità Instruction<br />

attorniate da piccole unità, davano lezione in mezzo ai prati, era tutto<br />

allegro rispetto a quel pianeta piatto e d’alabastro che chiamava casa.<br />

«Siamo arrivati», l’unità T40 distoglie l’attenzione della giovane unità<br />

R13, che lo guarda sconcertata, T40 si gira per osservare meglio R13,<br />

«Sei nuova vero?» le labbra dell’unità s’increspano in un sorriso osservando<br />

lo sguardo perplesso della giovane, «Se vuoi posso accompagnarti<br />

nell’alloggio, il viaggio dal nostro pianeta a qui è stancante» continua<br />

T40.<br />

R13, non sapendo come rispondere, annuisce solamente, così l’unità dai<br />

capelli bianchi esce dal veicolo e le apre lo sportello aiutandola a scendere.


Il palazzo era come uno di quelli sul loro pianeta, bianco ed asettico sia<br />

fuori che dentro.<br />

«Salve! Posso aiutarvi?» chiede l’unità Service al bancone della reception.<br />

T40 va avanti mentre R13 lo segue osservando ogni piccola pianta colorata<br />

immersa nel bianco.<br />

«Quest’unità deve alloggiare qui da voi» dice T40 guardando l’unità davanti<br />

a sé, «Numero di matricola?» chiede l’unità Service.<br />

T40 si gira e guarda R13 che continua ad osservare le piante, «Ehi! Qual<br />

è il tuo numero?» quasi urla l’unità Transporter attirando l’attenzione<br />

della giovane che lo guarda perplessa per poi avvicinarglisi, «R13» risponde<br />

lei guardando l’unità Service.<br />

«Questa è la chiave» dice l’unità dando una tessera alla giovane che l’osserva<br />

attentamente.<br />

T40 vedendo l’immobilità di R13, la prende per un polso e comincia a<br />

camminare verso un ascensore facendocela entrare subito dietro di lui, le<br />

prende la tessera dalle mani e la fa passare nella fessura per potersi muovere.<br />

Le porte dell’ascensore si chiudono e l’unità T40 si poggia alla parete<br />

dinnanzi la giovane, «Se continui così capiranno che c’è qualcosa che non<br />

va in te e presto non esisterai più, tesoro» dice l’unità dai capelli bianchi<br />

attirando l’attenzione di R13.<br />

«Qualcosa che non va?» chiede la giovane guardando di sottecchi<br />

quell’unità così particolare, «Io e te siamo più simili di quello che credi»<br />

dice T40 continuando a guardare R13.<br />

«Cosa vuoi dire?» la giovane, sempre più perplessa, ormai guarda l’unità<br />

davanti a sé tenere le braccia e le gambe incrociate mentre rimane appoggiato<br />

alla parete.<br />

«Cosa voglio dire?» ripete ridendo T40, «Voglio dire che siamo entrambi<br />

difettosi».<br />

L’alloggio era candido come tutto il resto del palazzo, qualche pianta qua<br />

e la, i mobili bianchi come tutto il resto.<br />

L’unità T40 si siede pesantemente sul divano osservando la stanza «Certo<br />

che questi alloggi fanno proprio schifo!» dice guardando la giovane.<br />

«Come fai a sapere che sono… difettosa?» chiede R13 cominciando a


passeggiare avanti e indietro davanti al divano, T40 la guarda e comincia<br />

a ridere, «Tutto di te lo urla! I capelli, gli occhi, i tuoi movimenti! Le unità<br />

Resurgence sono totalmente differenti da te!» dice lui continuando a<br />

ridere.<br />

R13 si butta sul divano accanto all’unità, sconsolata, lei lo guarda «Come<br />

posso fare?» chiede con sguardo pieno di una preghiera silenziosa.<br />

T40 si gira verso di lei accavallando le gambe e guardandola negli occhi<br />

azzurri, «Prima di tutto comportati normalmente cara» dice lui mentre<br />

un trillo li distoglie dalla loro conversazione e riempie R13 di terrore.<br />

L’unità T40 si alza e va al monitor di controllo, «È l’unità D01» dice lui<br />

facendo calmare la giovane e raggiungendola nuovamente sul divano,<br />

«Un paio di lenti a contatto del colore giusto, aiuterebbero maggiormente»<br />

dice lui tirando la testa indietro.<br />

T40 da quella posizione rilassata, guarda R13 con i suoi occhi gialli, «Io<br />

porto le lenti gialle perché quelli della mia unità hanno gli occhi così e<br />

nessuno sa la verità» ridacchia osservando la giovane sgranare gli occhi<br />

dal color del cielo.<br />

«Noi abbiamo un unico difetto rispetto alla nostra gente» dice lui tornando<br />

a guardare il soffitto.<br />

«Siamo per metà umani»<br />

Tre unità, nella stessa stanza con lo stesso segreto.<br />

T40 ed R13 seduti sul divano, lui spaparanzato e rilassato, lei attenta alle<br />

parole dell’unità D01 che cammina avanti e indietro davanti a loro.<br />

«Non sei nata in vitro come tutti noi» dice l’unità ansioso, «Parla per<br />

te vecchio!» lo interrompe T40 attirando due occhiatacce, «Sei nata da<br />

un’umana» continua D01 ignorando l’unità seduto vicino a R13.<br />

La giovane non può credere alle sue parole, così quando D01 le porge<br />

la foto di una donna dagli occhi azzurro cielo ed i capelli rossi, non può<br />

altro che rimanere a bocca aperta per la somiglianza.<br />

«E chi… chi mi ha creata?» chiede lei sbalordita per la notizia guardando<br />

D01 abbassare lo sguardo al pavimento.<br />

T40 allora, a quella scena, comincia a ridere attirando l’attenzione delle<br />

due unità assieme a lui, «Che stupido! Ecco perché non ti hanno eliminata<br />

appena nata!» dice T40 continuando a ridere come un forsennato,<br />

«Lui è tuo padre!» continua indicando D01 che torna a guardare a terra<br />

quasi imbarazzato.


«Mio… padre?»<br />

«Tua madre, era stata rinchiusa in un nostro laboratorio segreto con altri<br />

umani, per essere studiati» spiega l’unità D01 seduto davanti ad R13,<br />

«Passavo molto tempo con lei per il mio lavoro ed un giorno, mi accorsi<br />

di provare per Ilary qualcosa che la nostra razza non conosce» dice abbassando<br />

lo sguardo sulle sue mani e facendo tingere le guance griogioviola<br />

di un insolito colore «L’amavo».<br />

R13 osserva l’unità davanti a sé, così particolare con quello strano colore<br />

sulle guance, «Amore?» ripete la giovane come se non conoscesse quella<br />

parola.<br />

«La feci scappare assieme agli altri umani e quando trovarono un rifugio,<br />

andai a trovarli ogni giorno, non potevo starle lontano» dice D01 guardando<br />

la figlia con un sorriso enorme, un sorriso che la giovane unità<br />

non aveva mai visto su nessun volto sul loro pianeta, «Poi arrivasti tu»<br />

continua l’unità con un’emozione evidente negli occhi.<br />

«Eri così bella, non avevo mai visto nulla di più bello e diverso dalla nostra<br />

razza» dice D01 carezzando il volto di R13, «Dovetti mandarti sul<br />

nostro pianeta per poterti proteggere, qui saresti stata in pericolo» spiega<br />

con un’ombra nello sguardo, «Se ti avessero trovata, ti avrebbero eliminata<br />

senza pensarci troppo, invece così, potei fare tutti i documenti che<br />

certificavano la tua sanità» dice abbassando gli occhi.<br />

R13 non poteva far altro che pensare al pericolo che aveva scampato, a<br />

quell’unità che l’aveva salvata, all’umana che le aveva dato la vita…<br />

«Mia… madre? Dov’è?» chiede la giovane provando una strana gioia<br />

pronunciando quella nuova parola, D01 non può fare altro che abbassare<br />

lo sguardo al pavimento ed una lacrima cade dai suoi occhi, «Gli umani<br />

non hanno la nostra durata di vita purtroppo» dice l’unità asciugandosi<br />

gli occhi bianchi con il palmo della mano.<br />

«Però ha potuto dare alla luce tuo fratello che è potuto rimanere qui» aggiunge<br />

D01 rifacendo nascere un sorriso sulle labbra e facendo sgranare<br />

gli occhi alle due unità con lui.<br />

«Dove… ?» chiede lei senza riuscire a continuare la frase, «L’unica cosa<br />

umana che aveva, erano due occhi verde erba che avrebbero dovuto essere<br />

gialli» dice l’unità guardando T40 e lasciando senza parole le due unità.


T40 ed R13 erano rimasti nuovamente soli dopo che l’unità D01 era andato<br />

via lasciandogli una storia ed i nomi che la loro madre umana gli<br />

aveva donato.<br />

«Trevor! Mi piace!» dice T40 guardando la foto della donna dai capelli<br />

rossi, «Anche Roberta è bello!» continua guardando l’unità davanti a<br />

sé che cammina avanti e indietro incessantemente, «Così consumerai il<br />

pavimento. Vuoi fermarti?!» ride prendendo in giro R13 che si ferma e lo<br />

guarda sconcertata.<br />

«Come fai ad essere così tranquillo?! Sono arrivata qui convinta di essere<br />

stata creata come gli altri ed ora scopro di essere nata da un’umana!» dice<br />

lei esasperata, con un sentimento che le cresce dentro a cui non può dare<br />

un nome.<br />

T40 si alza dal divano e le si avvicina prendendole il viso tra le mani e<br />

poggiando la fronte contro quella della sorella che rimane immobile ed<br />

inebetita per quel gesto, «Sapevo di essere nato da un’umana, ma fino ad<br />

oggi non avevo la minima idea di avere una famiglia a cui tenere» le dice<br />

sottovoce sorridendole.<br />

Trevor abbraccia R13 e lei, in quell’abbraccio, sente un calore mai provato,<br />

partirle dal petto.<br />

Sa, che in quell’abbraccio può rilassarsi e lasciar scivolare ogni altra brutta<br />

sensazione.<br />

Roberta, in quell’abbraccio, sente l’amore che non le è mai stato dato dalla<br />

sua gente così fredda e razionale.<br />

Può rilassarsi fino al punto di piangere tra le piangere tra le braccia del<br />

fratello.<br />

Passano mesi ormai.<br />

Mesi in cui R13 lavora ogni giorno senza pausa, come ogni unità.<br />

Mesi in cui lei, T40 e D01 passano molto tempo insieme.<br />

Mesi in cui Roberta sente la mancanza di qualcosa.<br />

«Non ti annoia fare sempre le stesse cose?» chiede R13 buttandosi sul divano<br />

affianco al fratello che la guarda sorridente, «Ma io non faccio sempre<br />

le stesse cose» risponde lui ridacchiando e lasciando Roberta incerta,<br />

«E cosa faresti scusa?», R13 perplessa e curiosa, guarda l’unità affianco a<br />

sé come se non gli credesse.<br />

«Vado dalla mia ragazza» dice Trevor con un sorriso malizioso e felice


lasciando la sorella a bocca aperta, «Per ragazza, intendi… ?» «Un’umana».<br />

T40, dopo aver fatto rimanere R13 a bocca aperta per la rivelazione, non<br />

può far altro, che farla salire sul suo veicolo e portarla da questa “ragazza”.<br />

Il veicolo corre veloce e sempre più lontano dal centro abitato, sempre<br />

più in mezzo alla radura ormai deserta.<br />

Due unità in quel viaggio.<br />

Due fratelli pronti a disubbidire alle regole della propria razza.<br />

Anno 3015.<br />

L’umanità? In via di ripopolamento.<br />

Esseri umanoidi, vivono sulla terra in perfetta armonia con la popolazione<br />

originale del pianeta.<br />

«Mamma! Mamma!» un bimbo di dieci anni dai capelli neri e qualche<br />

ciocca viola corre incontro ad un’unità dagli occhi azzurro cielo.<br />

«Tesoro cosa c’è?» chiede l’unità dai capelli viola mentre osserva il bambino<br />

dagli occhi bianchi, correrle incontro.<br />

«Salvami! Il nonno vuole mangiarmi!» dice il bimbo, saltando in braccio<br />

alla madre che scoppia a ridere mentre un’unità con gli stessi occhi del<br />

bambino, corre lentamente verso di loro.<br />

«Roberta, amore, mi servirebbe la carne, altrimenti tuo fratello mangerà<br />

tutte le pannocchie dei bambini» un uomo dai capelli neri ed i lineamenti<br />

piuttosto mascolini, entra nella piccola cucina che da nel giardino pieno<br />

zeppo di amici e parenti.<br />

Umani ed unità.<br />

Uniti in un’unica grande festa.<br />

FINE


DIFFIDA DAL WEB


preview<br />

L’<strong>Extra</strong> è giunto alla fine, speriamo vivamente che vi sia piaciuto, ma<br />

prima di salutarci,<br />

DIAMO UN ASSAGGIO AD ALCUNE NUOVE<br />

STORIE CHE COMPARIRANNO NEL PROSSIMO<br />

NUMERO DI<br />

PHOENIX FANZINE!<br />

Ricordiamo che tutti coloro accesi dalla passione per il disegno o la<br />

scrittura possono entrare nel nostro team e mandarci le proprie storie<br />

che pubblicheremo con piacere nei prossimi numeri della rivista.<br />

LET’S<br />

READ!


I bambini del buio<br />

di<br />

Elisa Gaggiolo “Aiko”


Prologo<br />

~Pioggia di Vetro~<br />

Corri..corri...corri...<br />

I passi rapidi e decisi incedevano sull'erba bagnata mentre il respiro si faceva affannoso formando inquiete<br />

nuvole di fumo nell'aria gelida della notte.<br />

Gli alberi alti bucavano il manto celeste lasciando intravedere qualche timida stella mentre i raggi freddi<br />

della luna a malapena illuminavano il terreno.<br />

Non ci prenderà..non ci prenderà...<br />

La sua mano strinse con fare ancora più deciso quella di lei.<br />

La triste gonna grigia che ondeggiava nel vento, i boccoli biondi che sobbalzavano ad ogni passo, il liquido<br />

caldo che scendeva lento sulle gambe nude.<br />

La paura in quei grandi occhi azzurri.<br />

Devo salvarla...devo proteggerla...<br />

I piedi nudi di lui incespicarono contro una radice scoperta facendolo barcollare ma non cadde. Ritrovò<br />

l'equilibrio e trascinò accanto a se lei, asciugandole le guance rigate di lacrime. L'odore del sangue gli fece<br />

bruciare le narici. Si guardò in giro preoccupato. Dove erano?<br />

Non aveva mai esplorato quella zona del bosco.<br />

Merda...merda..merda...<br />

Sentiva il suo corpicino tremante avvinghiato a lui nel buio. Intorno a loro il silenzio. Se da una parte ne<br />

aveva paura, dall'altra ne era sollevato: significava che lui era lontano. Che non li avrebbe presi. Cercò di<br />

scacciare dalla mente tutte le storie dell'orrore che suo cugino Maika gli aveva raccontato, secondo lui c'erano<br />

uomini che con la luna piena si trasformavano in lupi giganti! Non poteva essere vero!<br />

Cosa faccio?! Cosa faccio?!<br />

La sentiva singhiozzare silenziosamente, in modo composto abbracciata a lui, con la testolina bionda affondata<br />

nella sua camicia a quadri di flanella.<br />

Crick..<br />

Il rumore di un rametto spezzato!<br />

Non aveva tempo da perdere.<br />

La prese in braccio barcollando un po' e tentò di correre il più che poteva, ma era troppo magro per reggerne<br />

il peso senza fermarsi a prendere fiato qualche metro più avanti.<br />

Erano spacciati.<br />

Lei non poteva più correre, era esausta.<br />

Il sangue continuava a scenderle lungo le gambe, e non accennava a fermarsi, non c'era ferita da poter medicare,<br />

doveva essere dentro.<br />

Siamo salvi! Siamo salvi!<br />

Una casupola a pochi passi da loro, con una luce fioca che traspariva dalla finestra. La capanna di qualche<br />

cacciatore senza dubbi.<br />

Un ultimo sforzo...<br />

Raccolse tutte le sue forze e prese sua sorella Ivye in braccio stringendola con forza contro il suo petto gracile.<br />

Corse a perdifiato lasciandosi quasi cadere davanti alla porta di legno scuro. Bussò insistentemente ma<br />

nessuno rispose. La porta però era aperta. Senza pensarci due volte la aprì e si fiondò dentro, erano al sicuro.<br />

Lasciò Ivye a terra.<br />

Il buio li circondava.<br />

Fatta eccezione per quella fiammella sul davanzale della finestra.<br />

Strano.<br />

La casa sembra disabitata.<br />

Accarezzò la testolina bionda della sorellina e si avvicinò al davanzale, dalla finestra poteva vedere il bosco<br />

placido e quieto nel silenzio della notte, forse erano al sicuro?<br />

Plin<br />

Qualcosa gli bagnò una mano, una macchiolina rossa.<br />

Plin<br />

Si voltò di scatto dopo che un'altra goccia gli sfiorò la guancia, ma sua sorella non poteva essere, era ancora<br />

seduta ad occhi chiusi dove lui l'aveva lasciata.


Plin<br />

Questa volta la gocciolina gli cadde proprio sulla testa, Tommy alzò gli occhi.<br />

Un uomo era appollaiato su una trave di legno bassa.<br />

Occhi neri come la pece.<br />

Lunghi capelli bianchi come la luna che risaltavano in quel buio spettrale.<br />

Una lunga camicia stracciata.<br />

Un grande sorriso bianco sul volto.<br />

Un'ascia insanguinata tra le mani.<br />

«Vuoi giocare Tommy?»<br />

Quelle furono le ultime parole che il piccolo Tommy Bennet, di 13 anni, udì.


Il Mondo di Miu<br />

Mi dicono che sono matta… beh, forse un po’. Ma non sanno quello che ho passato! Io non<br />

vengo da una famiglia normale. Mia mamma (anche chiamata signora mamma da alcuni)<br />

è molto dolce e gentile, ma non capisce mai le battute! Se fosse solo questo!!! Ho preso il<br />

tratto peggiore: la memoria.<br />

Quando sono entrata nel gruppo di kung fu, il mio perfido istruttore nero mi chiamava Smemora.<br />

Ritornando alla mia famiglia, mio padre è un grande professore, paziente e gentile con gli<br />

alunni. Lo vorreste avere anche voi…come insegnante. Io ho dovuto fare ventieheh jug (non<br />

si dice l’età di una signorina) di caserma militare. Rifacevo letti, lavavo piatti che nemmeno<br />

un ristorante cinese nell’ora di cena può sopportare. Il timbro di voce di mio padre arrivava<br />

a 330 db.. vedevo muovere le labbra e sentivo<br />

sanguinare le orecchie, ma non ho mai capito ciò<br />

che mi diceva. Si impossessava dell’unica tv di<br />

casa e non potevamo cambiare canale nemmeno<br />

quando dormiva!!!! Abbiamo pensato di spodestarlo<br />

un paio di volte ma… in casa nessuno sa fare<br />

la lavatrice!<br />

Mio fratello: un serial killer nato!<br />

Una volta con un gesto, insolitamente dolce, di offrirmi<br />

l’acqua, mi stava per far bere il detersivo!!<br />

Per non parlare delle volte che mi salta in braccio o sulla<br />

schiena senza preavviso, buttando su di me, povera fanciulla<br />

indifesa, quasi due metri di persona.


Buon sangue non mente, ed è vero! L’esempio è mia nonna materna:<br />

la Yaya, è forse la più matta; anche papà ha paura di lei. Se adoro la Spagna è soprattutto<br />

perché ho tanti ricordi con lei… una seconda mamma e una donna da ammirare (ma delle<br />

sue fenomenali avventure ve ne racconto dopo!) Ma sto divagando!<br />

Cosa stavo dicendo? A si!<br />

Io mi chiedo però: perché essere normali? Infondo è così divertente essere matti! E poi è<br />

contro la mia genetica essere normale!<br />

Da piccola , fino alle medie, ero brava negli sport ed atletica, poi con l’avanzare inesorabile<br />

degli anni cominciai ad avere un calo crescente. Ho fatto un liceo scientifico e come ogni<br />

brava studentessa media di questo liceo, facevo schifo alle materie in cui si contava.<br />

Ho un’ amica che viene chiamata dal T.R. (tremendo nero= il mio istruttore) Psicolabile; il<br />

bello di questo nome è che la mia amica Fragola(soprannome ufficiale che vi spiegherò più<br />

avanti, tranquilli) non ha capito l’insulto fino a quando qualche anima pia, con 6 ad italiano,<br />

le abbia spiegato cosa significasse.<br />

Sono anche impegnata, quindi maschietti non piangete, e felicemente occupata nello studio<br />

del disegno e della grafica. Direi che per ora ho raccontato troppo…poco, ma non vorrei<br />

dilungarmi e scrivere 20 pagine della nostra rivista!<br />

Ciao a tutti! Alla prossima!<br />

Baci, Miu<br />

p.s. Fragola mi ha chiesto di disegnarla carina, cioè rispecchiando la realtà.


A presto!

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!