donne strada - Federazione Ciclistica Italiana
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siasi corsa inquadri nel mirino. Sarebbe crudele<br />
trovare smentita a tutto questo.<br />
E ancora, Damiano Cunego, profeta in Trentino,<br />
battuto al Giro, e alla fine troppo condizionato<br />
dalla corsa rosa, prima e dopo. Bravissimo<br />
a combattere per la causa comune a Stoccarda,<br />
star del Beghelli, e soprattutto travolgente<br />
nel Giro di Lombardia. Un esame superato<br />
a pieni voti da chi considera il veronese<br />
potenzialmente grandissimo anche per le corse<br />
di un giorno.<br />
Dove già si è ritagliato un grande spazio Filippo<br />
Pozzato, che se ha qualche rammarico è<br />
sul numero, otto, più che sulla qualità delle<br />
sue vittorie, visto che ha messo in fila tra l’altro<br />
una tappa al Tour de France, l’Omloop Het<br />
Volk, Tour du Haut Var, GP Industria e Commercio<br />
di Prato<br />
Continuando su questo metro ad un Riccò che<br />
fa sognare gli amanti del ciclismo di alta montagna<br />
(Tre Cime di Lavaredo docet), si contrappone<br />
Davide Rebellin cui il passare degli<br />
anni ha tolto certamente freschezza atletica -<br />
che non gli ha impedito di vincere la Freccia<br />
Vallone e sfiorare due secondi posti, la Parigi-<br />
Nizza e l’Amstel Gold Race - ma di contro gli<br />
ha conferito un carisma che hanno pochi altri<br />
atleti del gruppo.<br />
E se parliamo di personalità non possiamo<br />
trascurare Alessandro Bertolini, garretti da<br />
fuoriclasse, ma per troppi anni “cavallo paz-<br />
zo”. La sua stagione - sei vittorie tra cui il Giro<br />
dell’Appennino, quello del Veneto, Placci e Trittico<br />
Lombardo - e soprattutto la conquista di<br />
quella maglia azzurra che restava uno dei suoi<br />
sogni inappagati, è la conclusione, a lieto fine,<br />
di una bella storia. Fatta di alti e bassi, probabilmente<br />
inferiore alle attese, ma comunque<br />
viva, tagliata a misura del suo carattere.<br />
Che certo non è mancato a Daniele Bennati,<br />
amareggiato per la mancata convocazione di<br />
Stoccarda, ma ormai lanciato nella sua scalata<br />
verso il gotha dei velocisti (due vittorie al<br />
Tour e tre nella Vuelta è roba da leccarsi i baffi).<br />
Mentre ha fatto difetto ( il carattere) a Leonardo<br />
Bertagnolli, che non è riuscito a dare<br />
seguito al trionfo di San Sebastian e, prima<br />
ancora ad un buon Giro d’Italia.<br />
Meglio hanno fatto i gemelli siciliani, Visconti<br />
e Nibali, diventati corridori veri nella scuola<br />
toscana. Una carriera parallela dove, per entrambi,<br />
l’azzurro è stato spesso il colore dominante.<br />
E se Giovanni indossa addirittura la<br />
maglia tricolore, vince la Coppa Sabatini e una<br />
tappa al Brixia,Vincenzo risponde con due vittorie<br />
in casa, Larciano e Giro di Toscana e due<br />
in trasferta, Giro di Slovenia. Allargando poi lo<br />
sguardo in quella che potrebbe essere la sua<br />
specialità futura, la cronometro, vincendo<br />
(con Kreuziger) la Coppa Mentasti, filiazione<br />
del popolarissimo Trofeo Baracchi.<br />
Degli avversari - fatto salvo l’exploit di Conta-<br />
Danilo Di Luca nella Liegi-Bastogne-Liegi<br />
(foto Sirotti)<br />
dor, che oltre al Tour de France ha messo in<br />
bacheca anche una Parigi Nizza; il già citato<br />
Freire, che però oltre la Sanremo non ha centrato<br />
altre vittorie; i due russi Karperts e Menchov,<br />
mattatori rispettivamente al Giro di Catalogna,<br />
Svizzera e Vuelta - stupisce in positivo la<br />
vittoria di O’Grady nella Roubaix e, in negativo,<br />
che Tom Boonen abbia collezionato uno zero<br />
assoluto nelle prove in linea del calendario<br />
ProTour. E’ vero che ha vinto due tappe della<br />
Grande Boucle, ma nelle sue undici vittorie<br />
complessive non c’è traccia di classiche, anche<br />
se, sia la Kuurne Bruxelles-Kuurne che il<br />
Gran Premio di Harelbeke. hanno un’alta quotazione<br />
sportiva. Il risultato migliore è stato il<br />
terzo posto alla Milano Sanremo, bottino assai<br />
misero per un corridore della sua qualità. A<br />
maggior ragione, quindi, Bettini e i nostri ragazzi<br />
meritano la copertina. Mettere la mordacchia<br />
ad atleti di tale spessore è segno di<br />
grande competitività. Il ranking mondiale - dal<br />
secondo posto di Rebellin, al settimo di Cunego,<br />
l’undicesimo di Ballan (senza dimenticare<br />
che Di Luca, appiedato poco prima del Giro di<br />
Lombardia ha perso posizione e punti, e poteva<br />
vincere) con le piazze d’onore nella classifica<br />
a squadre (Liquigas) e per nazioni - parla<br />
coi numeri. Il mondiale col cuore, la classe, la<br />
forza, l’armonia. Insieme, danno il giusto valore<br />
e rendono omaggio al ciclismo italiano.<br />
Massimo Rodi<br />
numero 51/52<br />
PROFESSIONISTI<br />
Alessandro Ballan sul Grammont nel Giro delle Fiandre (foto Sirotti)<br />
Il Mondo del Ciclismo<br />
XIII