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Il rapimento<br />
“Avevo nove anni circa, quando un mattino, dopo<br />
colazione, andai con una mia compagna <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci o<br />
tre<strong>di</strong>ci anni a passeggio nei nostri campi, un po’<br />
<strong>di</strong>scosti da casa. Interrotti i nostri giuochi, eravamo<br />
intente a raccogliere erbe.<br />
Ad un tratto ve<strong>di</strong>amo sbucare da una siepe due brutti<br />
stranieri armati.<br />
Giunti vicino, uno <strong>di</strong> loro <strong>di</strong>sse alla mia compagna:<br />
“<strong>La</strong>scia che questa piccina vada là presso quel bosco a<br />
prendermi un involto; tornerà presto, tu prosegui per<br />
la tua strada e ti raggiungerà subito”.<br />
Era evidente che il loro piano era <strong>di</strong> allontanare<br />
l’amica, perché, se fosse stata presente alla cattura,<br />
avrebbe dato l’allarme.<br />
Io non dubitavo <strong>di</strong> nulla. Mi prestai a ubbi<strong>di</strong>re, come<br />
sempre facevo con la mia mamma.<br />
Appena internata nel bosco, in cerca dell’involto che<br />
non trovavo, mi vi<strong>di</strong> quei due alle spalle.Uno mi<br />
prende bruscamente con una mano, con l’altra estrae<br />
un grosso coltello dalla cintura, me lo punta sul fianco<br />
e con voce imperiosa mi <strong>di</strong>ce: , mentre l’altro mi spingeva,<br />
puntandomi le canne <strong>di</strong> un fucile alla schiena.”