sheep_art

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SHEEP ART
ARTE IN
TRANSUMANZA
A CURA DI FILIPPO LOTTI

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Alla mia famiglia
Paolo Piacenti

SHEEP ART
ARTE IN TRANSUMANZA
SHEEP ART
ARTE IN TRANSUMANZA
A cura di/Curated by
Filippo Lotti
Testo critico/Critical text
Daniela Pronestì
Progetto/Project
Forme d’Arte
Traduzioni/Translations
Tommaso Piacenti
Editing
Francesca Di Biase
Stampa/Print
Bandecchi & Vivaldi, Pontedera
Progetto/Project
Organizzazione/Organization
UN PROGETTO DI
“FORME D’ARTE”
A CURA DI
FILIPPO LOTTI
Organizzazione/Organization
FuoriLuogo - Servizi per l’Arte
Ufficio stampa/Press office
FuoriLuogo - Servizi per l’Arte
MASSIMO BARLETTANI
Coordinamento/Coordination
Daniela De Lauro
Progetto grafico/Layout
Filippo Lotti
Foto opere/Photos of the artwork
Luca Lupi
Crediti fotografici/Photo credits
Ajman Abouzid
David Bastianoni
Roberto Bastianoni
Bernardo Brotini
Federico Cavicchioli
Aurelio Cupelli
Alice Franchi
Irene Franchi
Paolo Garzella
Veronica Gentile
Giorgia Madiai
Gianni Mattonai
Pier Luigi Meacci
Guglielmo Meucci
Carlo Midollini
Max Pruneti
Marco Quinti
Vanessa Salvati
Francesco Sgherri
Silvano Silvia
Mauro Sini
Michele Spinapolice
Cris Stojalowski
Umberto Visentini
Ringraziamenti/Special thanks
Sauro Bagnoli
Roberto Bastianoni
Gianluca Bertini
Fabrizio Borghini
Fabio Calvetti
Veronica Santoli
Elisa Scardigli
Pierfranco Speranza
Info
Forme d’Arte
+39 337 681 983
info@formedarte.com
www.formedarte.it
Con il supporto/With the support
ANTONIO BIANCALANI
ALAIN BONNEFOIT
VINCENZO CALLI
FABIO CALVETTI
CLAUDIO CIONINI
ELIO DE LUCA
RAFFAELE DE ROSA
SATOSHI DOBARA
FRANCO MAURO FRANCHI
DANILO FUSI
GIULIANO GIUGGIOLI
SUSAN LEYLAND
RICCARDO LUCHINI
MARIO MADIAI
GIOVANNI MARANGHI
FRANCESCO NESI
PAOLO NUTI
NICO PALADINI
ELISABETTA ROGAI
CARLO ROMITI
MARCELLO SCARSELLI
PAOLO STACCIOLI
ARMANDO XHOMO

testi/texts

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Forme d’Arte
Forme d’Arte
Fin da piccolo sono stato abituato ad apprezzare
l’arte.
La casa di mio padre è sempre stata un porto di
mare per pittori e scultori; è naturale appassionarsi
ad una cosa quando la respiri continuamente.
Crescendo, il lavoro mi ha portato a occuparmi di
buon cibo e soprattutto di formaggio, prodotto
ricco di storia. L’arte antica di fare formaggi, quindi,
per me non poteva che sposarsi con la forma
d’arte per eccellenza: la pittura.
Da questa idea e dall’amicizia intessuta negli anni
con un gruppo di artisti fra i più importanti della
pittura contemporanea, tutti legati alla Toscana,
per nascita o per “adozione”, si concretizza il mio
sogno: Forme d’Arte, una piccola produzione di
formaggi particolari, unici per gusto e immagine.
Dopo quasi 20 anni di degustazioni e presentazioni
dei miei formaggi nei vernissage delle mostre di
pittura degli amici artisti, ho deciso di fare qualcosa
che rendesse omaggio a tutto quello che mi
hanno permesso di fare in questi anni, che parlasse
di loro e del loro lavoro artistico.
Mi sono confrontato con Fabio Calvetti, amico e
consigliere da sempre, ed è nato il progetto: “un
gregge di opere” da portare in giro per il mondo.
A questo punto mancava solo un importante curatore
sensibile al tema e professionalmente preparato
che portasse avanti l’idea trasformandola
in realtà.
Quando ho chiesto a Filippo Lotti di fare “da pastore”
al mio gregge, il suo entusiasmo è stato
coinvolgente: ha selezionato e contattato altri artisti
oltre a quelli già di casa a Forme d’Arte, ha
spiegato loro il progetto che ha arricchito ancora
di più aprendolo a fotografi che hanno interpretato
al meglio le opere e i pittori.
Adesso… il “gregge” è pronto!!!
E prima di iniziare questa transumanza non mi resta
che dire grazie a tutti gli artisti e un grazie speciale
a Filippo per l’impegno e la professionalità
che ha messo in questa originale iniziativa.
Paolo Piacenti
Forme d’Arte
From an early age I was used to appreciating art.
My father’s house has always been a place who
painters and sculptors attended; it is natural to be
passionate about something when you breathe it
continuously.
Growing up, the work led me to take care of good
food and above all cheese, a product rich in history.
The ancient art of making cheese, therefore, for
me could only marry with the art form for excellence:
the painting.
From this idea and from friendship gained over
the years with a group of artists among the most
important of contemporary painting, all related
to Tuscany, by birth or by “adoption”, my dream
came true: Forme d’Arte, a small production of
particular cheeses, unique for taste and image.
After almost 20 years of tastings and presentations
of my cheeses in the vernissages of the
painting exhibitions of the artist friends, I decided
to do something that would pay homage to all
that they allowed me to do in these years, that
would talk about them and their work artistic.
I met Fabio Calvetti, a longtime and trusted friend,
and the project was born: “flock of art’s work” to
be carried around the world.
At this point we needed only one important curator
who was sensitive to the this theme and was
professionally prepared to take the idea forward
and transform it into reality.
When I asked Filippo Lotti to be the “shepherd” of
my flock, his enthusiasm was explosive and overwhelmed
me. He chose and contacted other artists
in addition to those already at home in Forme
d’Arte, he explained the project and enriched it
even more by involving photographers who have
interpreted the artworks and then painters adhering
to this idea.
Now... the “flock” is ready !!!
And before starting this transhumance I can only
give thanks to all the artists and a special thanks
to Filippo for the commitment and professionalism
that he put in this original initiative.
Paolo Piacenti
Forme d’Arte
Foto Roberto Bastianoni

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Sheep Art: a different sheep
Sheep Art: a different sheep
Foto Roberto Bastianoni
Con Forme d’Arte Paolo Piacenti ha voluto sottolineare,
in un gioco di duplici significati, un possibile
legame tra i suoi formaggi e la pittura, riproponendo
l’antica relazione tra arte figurativa
e cibo.
Nel contesto di un’adeguata valorizzazione dei
prodotti di grande qualità, anche Paolo ha un suo
ruolo: ricerca con amore e pazienza tradizionali
sapori presso piccoli produttori riuscendo a farci
“emozionare” davanti ai suoi formaggi.
Ma per Paolo non è sufficiente individuare e affinare
questi prodotti; lui ha voluto evidenziare
queste eccellenze collegando il cibo, il formaggio
nel caso specifico, all’arte.
Così è nata l’idea di “vestire” le forme di pecorino
con etichette d’artista, ideando, anni fa, il progetto
Forme d’Arte, a cui hanno aderito importanti
artisti e, di conseguenza, la gamma dei pecorini
si è impreziosita con meravigliose etichette che
ormai contraddistinguono questo prodotto. Di
questo progetto fanno parte, ad oggi, dieci artisti.
Ma questo a Paolo non bastava più, voleva andare
oltre e voleva qualcosa di più, e già due anni fa
mi presentò questo progetto a cui io, fin da subito,
entusiasticamente, ho aderito affinché arte,
gusto, ricerca e creatività si fondessero in un’unica
grande realtà.
Da qui l’idea di mettere a disposizione di alcuni
“storici” artisti di Forme d’Arte, più altri maestri,
da me invitati, sagome di legno bifacciali a forma
di pecora — a grandezza reale — sulle quali esprimere
la propria creatività e il proprio estro.
Il tutto condito con un pizzico di follia — passatemi
il termine — e stravaganza, ingrediente fondamentale
per emozionare. E io questo ambisco
fare…
Ma la cosa affascinante, meravigliosa, enigmatica,
è che questa follia è ampiamente condivisa
da parte di tutti gli artisti che hanno aderito a
questo progetto.
Noi tutti abbiamo bisogno di raccontare; abbiamo
bisogno di esprimere in qualche modo i nostri
sentimenti più interiori per vivere. Siamo tutti
artisti del romanzo della nostra vita, di cui noi,
attraverso gli strumenti con i quali sappiamo destreggiarci
meglio, siamo i protagonisti.
Gli artisti, attraverso un supporto pittorico del
tutto particolare, si raccontano, inventano, narrano
storie, costruiscono la loro versione della realtà
che ci circonda attraverso immagini, colori,
toni.
With Forme d’Arte Paolo Piacenti wanted to emphasize,
in a game of double meanings, a possible
link between his cheeses and painting,
re-proposing the ancient relationship between
figurative art and food.
In the context of an adequate exploitation of
high quality products, Paolo also plays a role: research
with love and patience, traditional flavors
with small producers succeeding in making us
feel “excite” in front of his cheeses.
But for Paolo it is not enough to identify and refine
these products; he wanted to highlight these
excellences by linking food, cheese in the specific
case, to art.
This is how the idea of “dressing” the forms of
pecorino with artist labels was born, designing,
years ago, the Forme d’Arte project, to which
important artists have joined and, consequently,
the pecorino’s range has been enhanced by wonderful
labels that now distinguish this product.
Ten artists are part of this project.
This was not enough anymore for Paolo, he
wanted to go over and wanted something more,
and two years ago he presented me this project
to which I immediately enthusiastically joined, so
that art, taste, research and creativity merge into
a only great reality.
From here the idea of making available to some
“historical” artists of Forme d’Arte, with other
masters, invited by me, sheep-shaped bifacial
wooden silhouette — in real size — on which to
express their creativity and their own inspiration.
All seasoned with a pinch of madness — pass me
the term — and extravagance, a key ingredient to
excite. And I want to do this...
But the fascinating, wonderful, enigmatic thing is
that this madness is widely shared by all the artists
who have shared this project.
We all need to tell; we need to somehow express
our innermost feelings to live. We are all artists
of the novel of our life, of which we are the protagonists
through the tools with which we can
manage better.
The artists, through a very specific pictorial support,
tell about themselves, invent, tell stories,
build their version of the reality that surrounds
us through images, colors, tones.
Each one with his own style, transmits us feelings
that he has lived, emotions that he is experiencing
and that he would like to live and, through
imagination, reconstructs and gives a semblance
of meaning to the chaos of existence.

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Ognuno con il proprio stile, ci trasmette sensazioni
che ha vissuto, emozioni che sta vivendo e
che vorrebbe vivere e, attraverso l’immaginazione,
ricostruisce e dà una parvenza di significato
al caos dell’esistenza.
Ed è in questo “caos” di stili diversi tra loro, che
24 artisti, tutti toscani per nascita, ispirazione o
scelta come terra d’elezione, si sono espressi riuscendo
a trovare, ciascuno secondo il proprio
stile pittorico, l’interpretazione più personale e
sincera; un’armonia volutamente orchestrata o
quell’immagine scaturita spontanea dalla mente
dell’artista, una vena inesauribile che riesce
a sollevarsi dai rischi della ripetitività, in virtù di
un linguaggio ricco di sollecitazioni, citazioni e
rimandi, contagiando con la passione che rimane
inalterata nel tempo ma che, anzi, ogni volta di
più si arricchisce di vibrazioni emotive.
Questo originale progetto artistico si chiama
“Sheep Art – Arte in transumanza” che mette in
relazione le due sfere complementari dell’uomo e
dell’animale: il vagare, l’essere ramingo del mondo
che non comprende l’idea di un viaggio lineare
e funzionale ma rimanda al concetto di erranza; a
un percorso formativo e incerto nel quale l’uomo
affrontando gli ostacoli va incontro al disvelarsi
della realtà e dai propri errori. E, in questo senso,
la mostra non può che essere itinerante e dunque
spostarsi e soffermarsi poco tempo in ogni luogo
individuato per l’esposizione, così proprio da
trasmettere l’idea che accompagna tutto il progetto,
il vagare di questo gregge, la transumanza.
In latino “transumare”, parola che mette insieme
il prefisso “trans” (attraverso) e il sostantivo “humus”
(suolo), significa proprio transitare da un
terreno all’altro.
Il pascolo identifica invece il luogo preciso, ancorché
generico, nel quale l’animale trova sostentamento.
L’uomo e l’animale interagiscono nella
vita come nell’arte da tempo immemore, ma con
profonde differenze a seconda delle diverse epoche.
Unitamente ai 24 artisti che hanno realizzato la
pecora dipinta, ho invitato altrettanti fotografi,
anche questi tutti toscani, a realizzare un ritratto
fotografico di ciascun artista affiancato all’opera
o comunque contestualizzata col progetto, così
da arricchire una rassegna collettiva che non esito
a definire la più originale fra le tante che ho
curato.
A loro, pittori e fotografi, il mio plauso e il più
sentito grazie.
And it is in this “chaos” of different styles, that 24
artists, all Tuscan by birth, inspiration or choice
as country in which one has chosen to live, have
expressed themselves to be able to find, each
according to their own pictorial style, the most
personal and sincere interpretation; a deliberately
orchestrated harmony or that spontaneous
image born from the artist’s mind, an inexhaustible
vein that manages to rise from the risks of
repetitiveness, by virtue of a language full of solicitations,
quotes and references, involving with
the passion that remains unchanged in time but
that, on the contrary, every time it is enriched by
emotional vibes.
This original artistic project is called “Sheep Art
- Arte in transumanza (Art in transhumance)”
which relates the two complementary spheres
of man and animal: wandering, the rambling being
of the world that does not include the idea
of a linear journey and functional but refers to
the concept of wandering, to a formative and uncertain
path in which man facing obstacles goes
to meet the unveiling of reality and its own errors.
And, in this sense, the exhibition can only
be itinerant and therefore move and dwell little
time in every place identified for the exhibition,
so as to convey the idea that accompanies the
whole project, the wandering of this flock, the
transhumance. In Latin “transumare”, word that
brings together the prefix “trans” (through) and
the noun “humus” (soil), means to pass from one
terrain to another.
Grazing, instead, identifies the precise place in
which the animal finds sustenance. Man and animal
interact in life as in art from time immemorial,
but with profound differences according to
the different epochs.
Together with the 24 artists who made the painted
sheep, I invited many photographers, also all
of them tuscan, to create a photographic portrait
of each artist flanked by the work or in any case
contextualized with the project, so as to enrich
a collective exhibition that I do not hesitate to
define the most original among the many that I
have taken care of.
To them, painters and photographers, my applause
and the most heartfelt thanks.
An equally big thank you to Paolo Piacenti for
giving me the chance to realize his dream, that I
not only pulled out of the drawer where he kept
it, but I think I have “dressed up” and worked out
in the best way beyond any false modesty.
Un altrettanto grande ringraziamento a Paolo
Piacenti per avermi dato la possibilità di realizzare
questo suo sogno che io, non solo ho tirato
fuori dal cassetto dove lo teneva custodito, ma
penso di averlo “vestito a festa” ed elaborato nel
migliore dei modi, al di là di ogni falsa modestia.
“Bisogna avere il caos dentro di sé per generare
una stella danzante”, diceva Friedrich Nietzsche;
questo caos, che ha permesso di plasmare
pensieri in immagini uniche e originali, è la nostra
nuova estrosa stella danzante, quella stella luminosa
che ha consentito un risultato strabiliante,
riuscendo a dare, nel vero senso della parola,
“forma” ad un progetto all’apparenza stravagante,
sicuramente complesso nella sua organizzazione,
e di cui mi sento l’orgoglioso ed entusiasta
pastore.
Filippo Lotti
Curatore
“You have to have chaos inside yourself to generate
a dancing star”, said Friedrich Nietzsche;
this chaos, which has allowed us to achieve
thoughts in unique and original images, is our
new whimsical dancing star, that bright star that
has allowed an amazing result, succeeding to
give, in the true sense of the word, “shape” to an
apparently extravagant project, certainly complex
in its organization, and of which I feel the
proud and enthusiastic shepherd.
Filippo Lotti
Curator

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Cavalcando con la fantasia
sul dorso di una pecora
È simbolo di mitezza e di innocenza, ma anche di
bieco conformismo e di stoltezza.
Pochi altri animali come la pecora rappresentano
nell’immaginario collettivo atteggiamenti e modi
di essere così diversi.
Non a caso la troviamo spesso nelle favole e nei
proverbi come simbolo della contraddittoria natura
dell’essere umano.
Anche come soggetto artistico la pecora conserva
un valore emblematico, incarnando significati
che spaziano dal sacro al profano.
Le opere pubblicate in questo catalogo ne offrono,
invece, un’interpretazione per molti aspetti
nuova ed inconsueta, a cominciare dalla scelta di
far dipingere gli artisti sulla sagoma lignea di una
pecora.
Il dorso dell’animale diventa uno schermo sul quale
scorrono visioni oniriche, miti classici, scorci
metropolitani e figure femminili. In questo caso
il supporto esprime già un contenuto, potremmo
anche dire un “soggetto primario”, a cui le varie
raffigurazioni non si sovrappongono semplicemente
ma si fondono in un significato autonomo
e compiuto. Questo accade sia quando l’immagine
ricalca esattamente il profilo dell’animale sia
quando sconfina oltre il limite dato. Inoltre, la bilateralità
del supporto consente di individuare due
diverse fasi della rappresentazione: un prima e un
dopo, un fronte e un retro, una visione diurna e una
notturna, uno scorcio panoramico e un dettaglio.
A questo si aggiunge un problema di definizione:
sono opere dipinte come un quadro, ma non si appendono;
il loro “corpo” occupa lo spazio, ma non
sono sculture; sono pensate per essere allestite
nell’ambiente, ma non possono dirsi installazioni.
In effetti, parlare di “Sheep Art” è il modo migliore
per inquadrare la complessità di un lavoro corale
e al tempo stesso guidato da un disegno unitario.
Il fatto poi che siano opere destinate ad essere
collocate a terra, con l’ausilio di un piedistallo, le
fa sembrare creature “vive” sorrette dalle proprie
gambe.
È l’impressione che si ricava dall’interpretazione di
Massimo Barlettani, dove il motivo floreale dipinto
su entrambi i lati ricorda il bianco vello della pecora.
I petali ricoprono il corpo dell’animale come
fossero ciocche di lana, alcune piccole e a punta,
altre ampie e avvolgenti. La stesura vaporosa
del colore evoca qualcosa di soffice al tatto, un
morbido mantello da accarezzare. È la rappresentazione
di un candore inviolato, di un’innocenza
ancora intatta.
Riding with the imagination
on the back of a sheep
It is a symbol of meekness and innocence, but also
of a awry conformism and foolishness.
Few other animals like sheep represent in the collective
imagination attitudes and ways of being so
different. It is not by chance that we often find it in
fables and proverbs as a symbol of the contradictory
nature of the human being.
Even as an artistic subject, the sheep retains an
emblematic value, embodying meanings that
range over from the sacred to the profane.
The works published in this catalog, on the other
hand, offer an interpretation that is new and unusual
in many respects, starting with the choice of
making artists paint the wooden silhouette of a
sheep.
The back of the animal becomes like a screen on
which dreamlike visions, classical myths, metropolitan
views and female figures scrolling up. In
this case the support already expresses a content,
we could also say a “primary subject”, to which the
various representations do not simply overlap but
merge into an autonomous and complete meaning.
This happens both when the image exactly
emphasize the profile of the animal and when it
borders beyond the given limit. Moreover, the bilaterality
of the support allows us to identify two
different phases of the representation: a before
and after, a front and a back, a day and night vision,
a panoramic view and a detail. To this is added
a problem of definition: they are works painted
like a painting, but do not hang; their “body”
occupies the space, but they are not sculptures;
they are designed to be set up in the environment,
but can not be called installations. In fact, talking
about “Sheep Art” is the best way to frame the
complexity of a choral work and at the same time
guided by a unitary design. The fact that they are
works intended to be placed on the ground, with
the aid of a pedestal, makes them look like “living”
creatures held up by their legs.
It is the impression that comes from the interpretation
of Massimo Barlettani, where the floral motif
painted on both sides recalls the white fleece of
the sheep. The petals cover the body of the animal
as if they were wool tufts, some small and pointed,
others wide and enveloping. The fluffy drafting of
the color evokes something soft to the touch, a
soft cloak to caress. It is the representation of an
inviolate candor, of a still intact innocence.
Day and night are the background, in the work
of Antonio Biancalani, to a contest between arrogance
and docility. The daytime vision is domi-

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Giorno e notte fanno da sfondo, nell’opera di Antonio
Biancalani, ad una gara tra arroganza e docilità.
La visione diurna è dominata dalla figura
di un ariete che con fare minaccioso induce una
pecora ad arretrare: un gioco di ruoli, potremmo
dire, dove il più forte prevarica il più debole. Di
notte, invece, lo scenario cambia e la situazione si
ribalta: mentre l’ariete dorme, le pecore prendono
il sopravvento, chiamando l’oscurità a farsi complice
e testimone della loro rivalsa.
Con Alain Bonnefoit la bellezza femminile diventa
protagonista. Una donna mollemente distesa su
di un prato fiorito si offre allo sguardo sensuale e
voluttuosa. Le sue forme generose invitano ai piaceri
dell’amore, all’estasi della carne. Abbandonarsi
al desiderio è come sognare, lasciar prevalere
l’istinto sulla ragione: questo sembra dirci la scena
dipinta sul retro dell’opera, dove la bella ninfa giace
addormentata. Il suo corpo, prima accogliente,
adesso è una fortezza inespugnabile. Mentre assapora
le segrete delizie del sogno, nuove promesse
d’amore si schiudono alla sua anima.
L’opera di Vincenzo Calli esplora la dimensione
del mito rappresentando un locus amoenus di virgiliana
memoria: valli, colline, ruscelli si estendono
a perdita d’occhio in questo eden pastorale dove
l’esistenza scorre lontana da affanni e sofferenze.
Una figura femminile allarga le braccia ed alza una
mano come per dire: «Venite! Entrate anche voi in
questo paradiso». Solo l’arte ci concede di attraversare
idealmente quella soglia, oltre la quale vive
la favola bella di un mondo giusto e di un’umanità
felice.
Anche Fabio Calvetti subisce il fascino del mito,
scegliendo però di adeguarlo ai canoni estetici
della contemporaneità. Quella da lui raffigurata,
infatti, è una Venere dei nostri tempi, con labbra
rosso corallo e ciglia nere come ali di corvo. Lo
sguardo basso e sfuggente la fa sembrare assorta
in chissà quali pensieri: un amore lontano, una nostalgia
senza nome. Forse, invece, sta sognando, e
nel sogno il suo viso si trasforma in un paesaggio:
le labbra diventano dune, gli occhi laghi profondissimi.
È la madre terra, la protettrice delle greggi
e dei raccolti; è la donna irraggiungibile, carnale
eppure inafferrabile come un miraggio.
L’opera di Claudio Cionini ci riporta al presente,
nella luce grigia ed anonima di una metropoli qualunque.
Un drammatico presentimento grava su
questi spazi asfittici dove i palazzi crescono l’uno
sull’altro rubando posto alla natura. La vita scorre
imperterrita lungo le strade, nelle periferie e nelnated
by the figure of a aries which, with a threatening
manner, induces a sheep to retreat: a game
of roles, we could say, where the strongest prevails
the weakest. At night, however, the scenario
changes and the situation is reversed: while the
aries sleeps, the sheep takes over, calling the
darkness to become an accomplice and witness
of their revenge.
With Alain Bonnefoit, female beauty becomes
the protagonist. A woman lying softly on a flowery
meadow offers a sensual and voluptuous look.
Her generous forms invite the pleasures of love,
the ecstasy of the flesh. To abandon oneself to
desire is like dreaming, letting instinct prevail over
reason: this seems to tell us the scene painted on
the back of the work, where the beautiful nymph
lies asleep. Her body, first welcoming, is now an
impregnable fortress. As she savored the secret
delights of the dream, new promises of love open
up to her soul.
The work of Vincenzo Calli explores the dimension
of myth representing a locus amoenus of virgilian
memory: valleys, hills, streams extend as far as the
eye can see in this pastoral eden where existence
flows far from troubles and sufferings. A female
figure extends her arms and raises a hand as if to
say: «Come! Enter you too in this paradise». Only
art allows us to ideally cross that threshold, beyond
which lives the beautiful fable of a fair world
and a happy humanity.
Even Fabio Calvetti is conditioned from the charm
of the myth, but choosing to adapt it to the aesthetic
standards of modernity. In fact, the one he
portrays is a Venus of our times, with red coral
lips and black eyelashes like crow’s wings. The low
and elusive look makes her seem absorbed in who
knows what thoughts: a distant love, a nameless
nostalgia. Perhaps, instead, she is dreaming, and
in her dream, her face turns into a landscape: her
lips become dunes, her eyes are very deep lakes.
She is the mother earth, the protectress of flocks
and crops; she is the unreachable woman, carnal
yet ungraspable as a mirage.
The work of Claudio Cionini takes us back to the
present, in the gray and anonymous light of an
ordinary metropolis. A dramatic presentiment
weighs on these asphyxiated spaces, where palaces
grow on each other, stealing from nature.
Life flows unperturbed along the streets, in the
suburbs and in the houses, and meanwhile the
murky smoke of indifference erases all hope in the
future of man.
le case, e intanto il fumo torbido dell’indifferenza
cancella ogni speranza nel futuro dell’uomo.
Alzare gli occhi per guardare il cielo può essere la
soluzione: è quello che fanno gli amanti di Elio De
Luca mentre osservano ammirati il grande enigma
delle stelle. Si alzano in volo con il pensiero,
eppure i loro corpi hanno solide radici. Incarnano
un’epoca remota della storia umana, quando la
luna era una dea da invocare e la natura un tempio
da custodire. Due giovani donne si attardano
davanti allo specchio; hanno lunghi capelli fulvi,
grandi occhi e labbra purpuree. I loro profili si stagliano
sullo sfondo disegnando linee curve, verticali
ed oblique come fossero traiettorie di gabbiani
in volo.
È una scena epica quella raffigurata da Raffaele
De Rosa: lo intuiamo dallo sguardo imperioso del
cavaliere e dall’irruenza scalpitante del suo cavallo.
Siamo nel cuore di una battaglia che si svolge
alle porte della città da conquistare. Il suono grave
delle spade invade l’aria notturna con un terribile
presagio di morte. Il paesaggio naturale diventa
teatro della favola e della leggenda, il luogo deputato
a custodire la memoria di racconti che mescolano
amore, virtù e dramma.
Per l’artista giapponese Satoshi Dobara, Firenze
vista di giorno è un sogno ad occhi aperti. La
cupola del Brunelleschi svetta alta nel cielo, arrivando
persino a toccare le nuvole. È una tipica
mattinata fiorentina, quando l’aria tersa permette
di abbracciare con lo sguardo città e colline.
E proprio come in un sogno, la notte scende improvvisa
su questo spettacolo. È allora che in cielo
si accendono luci lontane, galassie, costellazioni:
custodi di misteri insondabili e forse anche del nostro
destino.
Con Franco Mauro Franchi l’ambientazione si
sdoppia, mostrando una scena di vita campestre
e un paesaggio marino. Nel primo caso, il ritmo
della danza imprime movimento alle figure che
ballano con passi agili e leggeri. Anime felici in
luoghi beati che gli affanni del vivere quotidiano
non raggiungono. Sull’altro fronte, le demoiselles
al bagno s’intrattengono in piacevoli chiacchiere
femminili, mentre la sagoma, divenuta scoglio, accoglie
e contiene i loro corpi opulenti.
Ars gratia artis ci ricorda Danilo Fusi, vale a dire
la ragione dell’arte risiede nell’arte stessa. Quella
che potrebbe sembrare una dichiarazione d’intenti
vuole essere, invece, un omaggio alla bellezza
femminile narrata dal cinema di Hollywood. Dalle
dive del film muto alla dirompente sensualità di
Raising your eyes to look at the sky can be the
solution: it’s what the lovers of Elio De Luca do
while they look at the great enigma of the stars.
They rise in flight with the thought, yet their bodies
have solid roots. They embody a remote era of
human history, when the moon was a goddess to
invoke and nature a temple to cherish. Two young
women linger in front of the mirror; they have long
tawny hair, big eyes and purple lips. Their profiles
stand out against the background by drawing
curved, vertical and oblique lines as if they were
trajectories of flying seagulls.
It is an epic scene depicted by Raffaele De Rosa:
we perceive it by the imperious look of the knight
and the impetuous impetuosity of his horse. We
are in the heart of a battle that takes place at the
gates of the city to be conquered. The severe
sound of swords invades the night air with a terrible
foreboding of death. The natural landscape
becomes the theater of fable and legend, the
place dedicated to preserving the memory of stories
that mix love, virtue and drama.
For the Japanese artist Satoshi Dobara, Florence
seen during the day is a daydream. Brunelleschi’s
dome stands high in the sky, even reaching the
clouds. It is a typical Florentine morning, when the
clear air allows you to embrace cities and hills with
your eyes. And just like in a dream, night falls suddenly
on this show. It is then that in the sky there
are distant lights, galaxies, constellations: custodians
of unfathomable mysteries and perhaps even
of our destiny.
With Franco Mauro Franchi the setting doubles,
showing a scene of rural life and a seascape. In the
first case, the rhythm of the dance gives movement
to the figures that dance with agile and light
steps. Happy souls in blissful places that the worries
of daily life do not reach. On the other side, the
demoiselles in the bathroom entertain in pleasant
feminine chatter, while the silhouette, which has
become a rock, welcomes and contains their opulent
bodies.
Ars gratia artis reminds us of Danilo Fusi, that is to
say, the reason for art lies in art itself. What might
seem to be a declaration of intent, on the other
hand, is a tribute to the feminine beauty narrated
by Hollywood cinema. From the stars of the silent
film to the disruptive sensuality of Marilyn: icons
of grace and founded myths of the modern imaginary
that art has rendered eternal.
Also under the quote is Giuliano Giuggioli, who
recovers Magritte’s reflection on the artifices of

20 21
Marilyn: icone di grazia e miti fondativi dell’immaginario
moderno che l’arte ha reso eterni.
Sempre nell’ambito della citazione si muove Giuliano
Giuggioli, che recupera la riflessione di Magritte
sugli artifici della pittura — il celebre Ceci
n’est pas une pipe — per invitarci a diffidare delle
apparenze. L’opera, infatti, rappresenta una pecora
la cui esistenza è “reale” soltanto nella finzione
pittorica, come segnala l’etichetta appesa al collo
dell’animale. Anche l’immagine dipinta sul retro
sottende un “inganno”: non è un gregge quello
sospeso per aria, ma un banco di nuvole “a pecorelle”
messaggere di pioggia. Forse non si tratta
neppure di un paesaggio, ma di un sottile gioco
che intreccia forma e pensiero per smascherare
l’illusione della pittura.
Nell’opera di Susan Leyland una teoria di cavalli in
movimento suggerisce la polarità di forze contrarie:
dinamismo/staticità, vitalità/inerzia, istinto/razionalità.
Agili e potenti nella varietà delle posture,
questi cavalli si ribellano ad ogni forma di costrizione,
simboleggiando così le indomabili forze
della natura. L’iterazione dello stesso soggetto
genera un motivo continuo e multidirezionale che
invade la superficie con un effetto di horror vacui.
Ne deriva una diversa percezione del particolare e
dell’insieme, riconoscendo al primo una funzione
semantica e al secondo un valore compositivo.
Con Riccardo Luchini ritroviamo il tema urbano,
da lui declinato come espressione dell’intervento
distruttivo dell’essere umano sull’ambiente. Ampie
zone di colore e pochi elementi distribuiti con
un criterio quasi astratto — tralicci, fili elettrici,
capannoni — denunciano l’agghiacciante squallore
delle periferie industriali, il vuoto straniante e
metafisico di spazi degradati. Un’anima metallica,
asettica e impersonale abita questi luoghi, dove
l’aria, densa di vapori, è ormai divenuta irrespirabile.
Per Mario Madiai nessuno meglio di Pinocchio conosce
pregi e difetti degli animali, essendo stato
lui stesso un asino. Come se non bastasse, la sua
storia è costellata di personaggi con zampe, code
e becchi. Tra questi anche le pecore tosate e infreddolite
che il burattino incontra nel Paese di
Acchiappacitrulli, dove le malcapitate scontano la
pena al posto dei loro carnefici. A questo episodio
sembra riferirsi l’artista, dipingendo due notturni
molto diversi: uno sereno e pieno d’incanto, cornice
ideale per fantasticherie da creduloni, l’altro
cinereo e tenebroso, come si addice ad un paese
dove l’ingiustizia è divenuta legge.
painting — the famous Ceci n’est pas une pipe —
to invite us to be wary of appearances. The work,
in fact, represents a sheep whose existence is
“real” only in pictorial fiction, as indicated by the
label hanging from the animal’s neck.
Even the image painted on the back underlies a
“deception”: it is not a flock that suspended in
the air, but a bench of clouds “sheep’s forms” rain
messenger. Perhaps it is not even a landscape, but
a subtle game that weaves form and thought to
unmask the illusion of painting.
In the work of Susan Leyland a theory of horses
in motion suggests the polarity of opposing
forces: dynamism/static, vitality/inertia, instinct/
rationality. Agile and powerful in the variety of
postures, these horses rebel against every form of
constraint, so symbolizing the indomitable forces
of nature. The iteration of the same subject generates
a continuous and multidirectional pattern
that invades the surface with a horror vacui effect.
The result is a different perception of the particular
and of the whole, recognizing the first a semantic
function and the second a compositional
value.
With Riccardo Luchini we find the urban theme,
which he declined as an expression of the destructive
intervention of the human being on the
environment. Large areas of color and few elements
distributed with an almost abstract principle
— pylons, electric wires, sheds — denounce
the chilling squalor of the industrial suburbs, the
estranging and metaphysical emptiness of degraded
spaces. A metallic, aseptic and impersonal
soul lives in these places, where the air, full of vapors,
has now become unbreathable.
For Mario Madiai no one better than Pinocchio
knows the merits and faults of the animals, having
himself been a donkey. What’s more, his story is
characterized with characters with legs, tails and
beaks. Among these are the shorn and cold sheep
that the puppet meets in the Country of “Acchiappacitrulli”,
where the unfortunate ones pay for
the punishment in place of their executioners. The
artist seems to refer to this episode, painting two
very different nocturnes: a serene and full of enchantment,
the ideal setting for gullible people,
the other ashy and dark, as befits a country where
injustice has become law .
In the work of Giovanni Maranghi the subject unravels
itself like a thread on the chromatic grid of
the background, thus combining the dynamism
of the sign with the color hieraticity. The artist’s
Nell’opera di Giovanni Maranghi il soggetto si dipana
come un filo sulla griglia cromatica dello
sfondo, coniugando così il dinamismo del segno
con la ieraticità del colore. L’interesse dell’artista
per la sintesi disegnativa si riflette in due composizioni
di fiori, frutti ed oggetti dove la linea di
contorno cattura l’essenza grafica delle forme. In
un caso, il soggetto si staglia su luminose tarsie
cromatiche che rimandano ad un’ambientazione
diurna, astrattamente collocata in pieno sole;
sull’altra facciata, invece, la scrittura figurale forma
un arabesco che fluisce sul nero compatto dello
sfondo, evocando un’atmosfera più intimista ed
introspettiva.
Di tutt’altro genere la situazione immaginata da
Francesco Nesi: siamo alle porte di un antico borgo
toscano circondato da colline striate di campi
coltivati. Uno spartito musicale si srotola in primo
piano, mentre un violinista sospeso a mezz’aria
intona un canto per la propria amata. Un paesaggio
minutamente descritto, per niente avulso dalla
concretezza del mondo, eppure mobile, leggero
e impalpabile come un’apparizione. Sul verso
dell’opera, altre figure si alzano in volo come angeli
musicanti in un quadro rinascimentale; al posto
del paesaggio uno sfondo bianco fa sembrare
ancora più agili i loro corpi già senza peso. È un
movimento dello sguardo oltre le forme contingenti,
in uno spazio smaterializzante dove il colore
lascia posto al “sacro” rituale del disegno.
La bellezza può nascondersi ovunque, l’importante
è saperla riconoscere: questo l’assunto concettuale
dell’opera di Paolo Nuti. Nel suo caso parlare
di bellezza significa, anzitutto, imparare ad
osservare la realtà con occhi nuovi. Superare con
lo sguardo la rete di filo spinato — drammatico
simbolo di reclusione — che si frappone tra le nostre
consuetudini visive e l’essenza autentica delle
cose. La bellezza è lo squarcio nella rete, il fiore
cresciuto tra le spine, il pettirosso adagiato sul
filo prima di spiccare il volo. Dettagli che le tante
distrazioni del vivere quotidiano spesso ci impediscono
di cogliere. Compito dell’arte è restituirci
questi scampoli di meraviglia, riportandoli al centro
di una questione insieme estetica ed esistenziale.
Nico Paladini prende spunto dal linguaggio pubblicitario
per trasformare la pecora nella protagonista
di uno spot. Il pacifico animale, infatti, è un
tramite per raccontare la distanza tra passato e
presente dei mezzi di comunicazione: dal francobollo
postale, immagine di un mondo ormai desti-
interest in drawing synthesis is reflected in two
compositions of flowers, fruits and objects where
the contour line captures the graphic essence of
the forms. In one case, the subject stands out on
bright chromatic marquetry that refer to a diurnal
setting, abstractly placed in full sun; on the other
side, instead, the figurative writing forms an arabesque
that flows on the compact black of the
background, evoking a more intimate and introspective
atmosphere.
The situation imagined by Francesco Nesi is quite
different: we are at the gates of an ancient Tuscan
village surrounded by hills streaked with cultivated
fields. A sheet music unrolls foregrounded, while
a violinist, suspended in mid-air, intones a song
for his beloved. A minutely described landscape,
not at all detached from the concreteness of the
world, yet mobile, light and impalpable like an apparition.
On the verso of the opera, other figures
rise in flight like musician angels in a Renaissance
painting; in place of the landscape, a white background
makes their weightless bodies seem even
more agile. It is a movement of the gaze beyond
the contingent forms, in a dematerializing space
where color leaves room for the “sacred” ritual of
drawing.
Beauty can be hidden everywhere, the important
thing is to know how to recognize it: this is the
conceptual assumption of Paolo Nuti’s work. In
his case, talking about beauty means, above all,
learning to observe reality with new eyes. Overcoming
the net of barbed wire with the gaze — a
dramatic symbol of imprisonment — that stands
between our visual habits and the authentic essence
of things. Beauty is the gash in the net, the
flower grown among the thorns, the robin lying on
the wire before taking flight. Details that the many
distractions of everyday life often prevent us from
seize. The task of art is to return these remnants
of wonder, bringing them back to the center of a
question that is both aesthetic and existential.
Nico Paladini is inspired by the advertising language
to transform the sheep into the protagonist
of a spot commercial. The peaceful animal, in
fact, is a means to recount the distance between
past and present of the means of communication:
from the postage stamp, image of a world destined
to disappear, to today’s recharge cards of
telephone, an unmissable presence in the always
“connected” life of the contemporary man. In this
transition from the old to the new something has
gone irremediably lost. Not only a large part of

22 23
co percorre per intero la superficie, estendendosi
anche alle ceramiche — medaglioni e piccole figure
— applicate in rilievo su entrambi i lati dell’opera.
Pur procedendo in direzioni diverse, spesso
suddividendosi in piccoli o in grandi gruppi, animali
e persone compongono un’imponente scena
corale, come se davanti ai nostri occhi sfilassero
tutte insieme le lunghe ere della storia umana.
Un’immagine per certi aspetti simile a quella dipinta
da Armando Xhomo, anche se nel suo caso
a sfilare è un grande gregge umano. Una massa
indistinta di persone avanza verso l’osservatore
come se fosse ipnotizzata, priva di una volontà
propria. Procedono a testa bassa, con l’atteggiamento
acquiescente e rinunciatario del gregge
che si lascia guidare dal pastore. Nessuno può dirsi
estraneo a questa fiumana di volti senza nome,
di identità addomesticate. Tutti ne abbiamo fatto
parte, almeno una volta nella vita. Da bambini ci
viene insegnato ad avere paura del lupo, a saperlo
riconoscere e difenderci. Una volta diventati adulti
capiamo, invece, quanto peggiore sia vivere in un
mondo che ci vuole pecore.
Daniela Pronestì
Critico d’arte
nato a sparire, all’odierna ricarica telefonica, presenza
immancabile nella vita sempre “connessa”
dell’uomo contemporaneo. In questo passaggio
dal vecchio al nuovo qualcosa è andato irrimediabilmente
perduto. Non solo gran parte delle
nostre abitudini, ma anche il valore di ciò che è
autentico, genuino, necessario. Così, dismesso il
vello dell’animale, anche la pecora diventa un prodotto
dai colori accattivanti, una merce da offrire,
come altre, alla bulimia dei consumatori.
Con Elisabetta Rogai la condizione di naturalità
viene ripristinata. Fiori, frutti e ghirlande ricoprono
il corpo della pecora come in rituale antico. È un
ritorno alle origini della cultura contadina, quando
animali e natura erano considerati un bene sacro
e non una risorsa da sfruttare.
Carlo Romiti dipinge una scena densa di pàthos:
un branco di lupi accerchia una pecora, mostrando
occhi feroci e bocche fameliche. Tale è l’impeto
della violenza da far vibrare l’aria tutt’intorno,
mentre il paesaggio si colora di tinte drammatiche.
La poveretta, intanto, subisce inerme la terribile
minaccia, colpevole, tuttavia, di aver offerto ai
propri aguzzini l’occasione di diventare carnefici.
Nell’eterna gara tra predatore e preda, animali e
uomini vanno incontro allo stesso destino: non c’è
scampo per chi, incapace a difendersi, è vessato
dall’oppressore, né per chi, privo di coraggio, accetta
di essere prevaricato. Insomma, la natura è
un linguaggio complesso che l’uomo deve imparare
ad interpretare.
Ce lo ricorda Marcello Scarselli, che intreccia parola
ed immagine per descrivere due paesaggi
speculari ma diversi. La frase trascritta sul supporto
evoca l’atmosfera di una scena campestre,
dove “biondi agnelli” pascolano sulle colline fiorite
sotto l’occhio vigile di un giovane pastore. Una dimensione
luminosa e serena in cui l’essere umano
convive pacificamente con le altre creature viventi.
Al contrario l’immagine dipinta suggerisce una
situazione di conflitto tra due coppie di figure —
l’una antropomorfa, l’altra raffigurante degli uccelli
— distanti tra loro e non comunicanti. Anche
il paesaggio è cambiato: poche strisce di colore
disegnano uno spazio desolato dove il dialogo tra
uomo e natura sembra ormai impossibile. Bisogna
risalire all’alba del mondo per trovare traccia di
questa perduta armonia.
È quello che fa Paolo Staccioli disegnando una fitta
trama di figure animali ed antropomorfe liberamente
ispirate ai graffiti dell’uomo primitivo sulle
pareti delle caverne. Un fregio continuo e dinamiour
habits, but also the value of what is authentic,
genuine, necessary. Thus, once the animal’s fleece
has disappeared, the sheep also becomes a product
with captivating colors, a commodity to offer,
like others, to the bulimia of consumers.
With Elisabetta Rogai the condition of naturalness
is restored. Flowers, fruits and garland cover
the body of the sheep as in ancient ritual. It is a
return to the origins of peasant culture, when animals
and nature were considered a sacred good
and not a resource to sacrifice.
Carlo Romiti paints a scene full of pàthos: a pack
of wolves surrounds a sheep, showing fierce eyes
and ravenous mouths. Such is the impetus of violence
to vibrate the air all around, while the landscape
is colored with dramatic colors. Meanwhile,
the poor helpless woman, suffers the terrible
threat, guilty, however, of having offered her tormentors
the opportunity to become executioners.
In the eternal race between predator and prey,
animals and men face the same destiny: there is
no escape for those who, unable to defend themselves,
are oppressed by the oppressor, neither for
those who, without courage, agree to be prevaricated.
Lastly, nature is a complex language that
man must learn to interpret.
Marcello Scarselli reminds us of this, who weaves
word and image to describe two specular but
different landscapes. The sentence transcribed
on the support evokes the atmosphere of a rural
scene, where “blond lambs” graze on the flowery
hills under the watchful eye of a young shepherd.
A luminous and serene dimension in which human
beings live together peacefully with other
living creatures. On the contrary, the painted image
suggests a situation of conflict between two
pairs of figures — the one anthropomorphic, the
other depicting birds — distant from each other
and not communicating. Even the landscape has
changed: a few stripes of color draw a desolate
space where the dialogue between man and nature
seems impossible. We must go back to the
dawn of the world to find a trace of this lost harmony.
This is what Paolo Staccioli does by drawing a
dense plot of animal and anthropomorphic figures
freely inspired by the graffiti of primitive man on
the walls of the caves. A continuous and dynamic
frieze covers the entire surface, extending also to
ceramics - medallions and small figures - applied
in relief on both sides of the work. While proceeding
in different directions, often subdividing themselves
into small or large groups, animals and
people compose an imposing choral scene,
as if in front of our eyes they were parading
together the long eras of human history.
An image in some aspects similar to that
painted by Armando Xhomo, even if in his
case is a large human flock. An indistinct
mass of people moves towards the observer
as if they were hypnotized, devoid of his own
will. They proceed with their heads down,
with the acquiescent and renouncing attitude
of the flock that let themself be guided
by the shepherd. No one can be said to be
a stranger to this stream of faces without
names or tamed identities. We have all been
part of it, at least once in a lifetime. As children
we are taught to be afraid of the wolf,
to know how to recognize and defend ourselves.
Once we become adults, we understand
how much worse it is to live in a world
that requires sheep.
Daniela Pronestì
Art critic

opere/works

Massimo Barlettani
27

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Massimo Barlettani
Foto Bernardo Brotini
Massimo Barlettani è nato a Volterra (Pi) nel 1956.
Ha iniziato a dipingere fin da giovanissimo. Questa
passione lo ha portato a scegliere una professione
creativa e nel 1979 ha aperto una sua attività in
campo pubblicitario.
La sua ricerca artistica si è sviluppata con un percorso
che dalla pittura astratta si è evoluto in una
ridefinizione figurativa di elementi iconici in particolare
figure femminili ed elementi naturali.
Nel 2014 presenta il progetto “Polline” al Uoll di
Firenze, a cura di Roberto Milani e Filippo Lotti.
Nel 2015 è alla Galleria il Gioiello di Lodi con una
mostra curata da Mauro Gambolò, al Palazzo Stella
per la Biennale d’Arte di Genova a cura di Mario
Napoli, a Villa Rescalli Villoresi Museo Dario Mellone,
Busto Garolfo Milano con United Factories, al
Nautilus di Capri (Na) con la FDA Project a cura di
Susanna Gargiulo. Alla Triennale di Milano per un
progetto patrocinato da EXPO Milano 2015 viene
invitato per una personale: “Il network della natura”,
con una video-istallazione curata da Viacheslav
Zakharov, allo Spazio Tim4Expo.
Nel 2016 viene presentata, a Villa Le Rose di Cerreto
Guidi (Fi), “Linfa” curata da Laura Orlandi,
sviluppato, successivamente, con un’importante
personale allo “Spazio Lavit” di Varese. Sempre
nel 2016, a Roma, viene inaugurata “Fiorescenza”
insieme alle sculture di Eva Munarin alla Frammenti
d’arte Art Gallery.
Nel 2017 espone a Madonna di Campiglio (Tn), Milano,
Alassio (Sv), Santa Margherita Ligure (Ge),
Ostuni (Br), Locarno (Svizzera), San Miniato (Pi),
poi viene presentato il progetto “Antropology”
con una grande mostra a Montelupo Fiorentino
(Fi), presentata da Alessandra Redaelli.
Nel 2018 espone a Milano nella mostra curata
da Silvia Rocchi poi è stato invitato a partecipare
a “Joy”, un’importante mostra sulla figurazione
internazionale curata da Anna Rowlinson alla
Osborne Studio Gallery di Londra, successivamente
espone “Antropology” al Castello di Nervi
(Genova), in concomitanza con Euroflora, nella
mostra curata da Barbara Cella per Cella Art Gallery
e, ancora dopo, lo troviamo nuovamente a Milano
nella collettiva curata da Maurizio Cucchi “Urbanità
Liquide” alla Galleria Previtali. Sempre del
2018 il progetto installativo “Divina essentia” alla
Chiesa di San Pietro di Balconevisi (San Miniato,
Pisa), a cura di Filippo Lotti e un video realizzato
da Guglielmo Meucci.
Barlettani vive e lavora a Cerreto Guidi.
Massimo Barlettani was born in Volterra (PI) in
1956.
He began to draw from a young age. This passion
led him to choose a creative profession and
in 1979 he started his own activity in advertising
field.
His artistic research has been developing with a
journey from abstract painting that evolved in a
figurative redefinition of iconic elements, particularly
female forms and natural elements. In 2014
he presented the “Polline” project at Uoll in Florence,
curated by Roberto Milani and Filippo Lotti.
In 2015 the Gioiello di Lodi Gallery is exhibited with
an exhibition curated by Mauro Gambolò, at the
Stella Palace for the Biennale of Art in Genoa by
Mario Napoli, Villa Rescalli Villoresi Museum Dario
Mellone, Busto Garolfo Milano with United Factories,
Nautilus of Capri (Na) with the FDA Project
by Susanna Gargiulo. At the Milan Triennale for a
project sponsored by EXPO Milano 2015 he was
invited for a solo show: “Il network della natura”,
with a video-installation curated by Viacheslav
Zakharov, at the Spazio Tim4Expo.
In 2016, at “Villa Le Rose” in Cerreto Guidi (Fi),
“Linfa” curated by Laura Orlandi, developed, later,
with an important personal exhibition at the
“Spazio Lavit” in Varese. Also in 2016, “Fiorescenza”
was inaugurated in Rome, together with Eva
Munarin’s sculptures at the Frammenti d’arte Art
Gallery.
In 2017 he exhibited at Madonna di Campiglio
(Tn), Milan, Alassio (Sv), Santa Margherita Ligure
(Ge), Ostuni (Br), Locarno (Switzerland), San
Miniato (Pi), then the “Antropology” project was
presented with a major exhibition in Montelupo
Fiorentino (Fi), presented by Alessandra Redaelli.
In 2018 he exhibited in Milan in the exhibition curated
by Silvia Rocchi and then was invited to participate
in “Joy”, an important exhibition on the
international figuration curated by Anna Rowlinson
at the Osborne Studio Gallery in London, then
exhibited “Antropology” at the Castle of Nervi (
Genoa), in conjunction with Euroflora, in the exhibition
curated by Barbara Cella for Cella Art Gallery
and, afterwards, we find it again in Milan in the
collective curated by Maurizio Cucchi “Urbanità
Liquide” at the Galleria Previtali. Also in 2018 the
installation project “Divina essentia” at the Church
of San Pietro di Balconevisi (San Miniato, Pisa),
curated by Filippo Lotti and a video produced by
Guglielmo Meucci.
Barlettani lives and works in Cerreto Guidi.

All you need is flowers
acrilico su tavola/acrylic on board, 85x122 cm, 2018
All you need is flowers
acrilico su tavola/acrylic on board, 85x122 cm, 2018

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Antonio Biancalani

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Antonio Biancalani
Antonio Biancalani è nato a Montelupo Fiorentino
(Fi) nel 1948.
Ha avvertito fin da giovanissimo una spiccata
vocazione pittorica. L’esercizio della pittura e la
partecipazione a premi e rassegne nazionali gli
rendevano presto chiara la necessità di approfondire
le esperienze e la conoscenza tecnica e visiva
delle arti figurative. Si è quindi dedicato con
sempre maggiore assiduità allo studio della figura
umana, che resterà uno dei temi prediletti sino ad
oggi. Frequenterà, anzi, dal ‘75 e per alcuni anni,
la Scuola del Nudo presso 1’Accademia di Firenze.
Successivamente, si dedica all’incisione, una tecnica
che coltiverà con una certa continuità nel corso
degli anni, parallelamente alla pittura.
Nella pittura di Biancalani il disegno è protagonista,
perché tra le sue pieghe si svolgono le storie,
come tra le spire dei materassi arrotolati e delle
lenzuola abbandonate sul letto, ritratte così spesso
dall’artista. La figura umana è centrale, isolata,
oppure data per indizi. Figure che diventano
sembianze esistenziali in uno spazio pittorico tormentato,
come forme impresse su vecchie lastre
fotografiche, ormai sul punto di sparire, oppure
presenze di carne concluse e solitarie nella loro
fisicità.
La prima personale alla galleria Il Toro di Empoli
(Fi) nel 1973.
Di lì a poco si saranno precisati i termini del suo
linguaggio figurativo nella direzione del realismo
critico ed esistenziale.
Numerose anche le partecipazioni a rassegne e
l’attività espositiva si infittisce, coincidendo con la
piena ripresa del lavoro, sullo scorcio degli anni
Ottanta, dopo un periodo di studio e di riflessione
sul linguaggio che sfocerà in una nuova visione
figurativa, fondata sulla rivisitazione poetica della
realtà quotidiana, attraverso gli oggetti emblematici
soprattutto della cultura contadina.
Numerosi i consensi e i riconoscimenti ottenuti,
con mostre in tutta Italia e all’estero (Francia, Caraibi,
Stati Uniti, Germania, Irlanda, Belgio).
Del suo lavoro si sono occupati, tra gli altri, Dino
Carlesi, Marco Cola, Enio Concarotti, Enrico Crispolti,
Enzo Fabiani, Giovanni Faccenda, Mauro
Falzoni, Guerrino Giorgetti, Linda Giusti, Valerio
Grimaldi, Paolo Levi, Giovanni Lombardi, Nicola
Micieli, Domenico Montalto, Elvio Natali, Nicola
Nuti, Dino Pasquali, Alessandra Scappini.
Biancalani vive e lavora a Lamporecchio (Pt).
Antonio Biancalani was born in Montelupo Fiorentino
(Fi) in 1948.
He felt a marked pictorial vocation from an early
age. The exercise of painting and the participation
in national prizes and exhibitions made it
clear soon the need to deepen the experience and
the technical and visual knowledge of the figurative
arts. Therefore, he dedicated himself to the
study of the human figure, which will remain one
of the favorite themes to date. From ‘75 and for a
few years, he attended the School of Nude at the
Academy of Florence. Subsequently, he dedicates
himself to engraving, a technique that he will cultivate
with a certain continuity over the years, in
parallel with painting.
In Biancalani’s painting, drawing is the protagonist,
because stories unfold in its folds, as between
rolls of rolled up mattresses and the sheets
left on the bed, often portrayed by the artist. The
human figure is central, isolated, or given by clues.
Figures that become existential appearances in a
tormented pictorial space, like shapes imprinted
on old photographic slabs, now on the verge of
disappearing, or solitary presences of flesh in their
physicality.
The first solo show at the Il Toro di Empoli (Fi) gallery
in 1973.
Soon the terms of his figurative language in the
direction of critical and existential realism will be
clarified.
There are also numerous participations in exhibitions
and the exhibition activity is getting intensifying,
coinciding with the full resumption of work,
at the end of the eighties, after a period of study
and reflection on language that will result in a new
figurative vision, based on the poetic revisitation
of everyday reality, through the emblematic objects
above all of the peasant culture.
Numerous consents and awards have been obtained,
with exhibitions throughout Italy and
abroad (France, the Caribbean, the United States,
Germany, Ireland, Belgium).
Among his work, Dino Carlesi, Marco Cola, Enio
Concarotti, Enrico Crispolti, Enzo Fabiani, Giovanni
Faccenda, Mauro Falzoni, Guerrino Giorgetti,
Linda Giusti, Valerio Grimaldi, Paolo Levi, Giovanni
Lombardi, Nicola Micieli, Domenico Montalto,
Elvio Natali, Nicola Nuti, Dino Pasquali, Alessandra
Scappini.
Biancalani lives and works in Lamporecchio (Pt).
Foto Aurelio Cupelli

Studio di pecora
tecnica mista su tavola/mixed technique on board, 85x122 cm, 2018
Studio di pecora
tecnica mista su tavola/mixed technique on board, 85x122 cm, 2018

Alain Bonnefoit
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Alain Bonnefoit
Nasce nel 1937 a Parigi, nel quartiere di Montmartre.
Dal 1953 frequenta l’École des Arts Appliqués e
dal 1956 l’École des Beaux Arts di Parigi; poi, dal
1959, anche l’École des Beaux Arts di Bruxelles
(sezione “Incisione e scultura”). Dal 1961 frequenta
la Scuola di Arti Applicate di Parigi e pratica lo studio
dello scultore italo-francese Antoniucci Volti,
che diventerà suo maestro d’arte; con lui condividerà
l’approccio al corpo femminile e stabilirà una
stretta relazione di lavoro e una vera amicizia. Nel
1965 si trasferisce a Campiglia Marittima (Li) in Toscana,
pur mantenendo il proprio studio di Parigi,
diventando di fatto toscano d’adozione.
Alain Bonnefoit ha mutuato con intelligenza il segno
fluttuante di Matisse, la corposità plastica di
Arp e la casualità danzante di Dufy; il tutto stemperato
nelle luci e tonalità toscane. L’artista, infatti,
approfondisce la raffigurazione del nudo poco
prima di trasferirsi in Italia. Proprio qui, comincia
a sperimentare le varie tecniche, dalla mista su
carta, all’olio, l’acquarello, le litografie, la china e
la scultura, con l’unico scopo di dare vita a infinite
varianti nel ritrarre il corpo femminile in un clima
di pacato erotismo.
Nel 1969 tiene la prima grande mostra personale
a Parigi.
Il primo viaggio in Giappone è del 1973: un’esperienza
che lo segna profondamente. Lì scopre e
studia la tecnica del sumi-e (realizzare una figura
con un solo gesto, senza mai staccare il pennello
dal foglio), che approfondisce tornando spesso
in Oriente. I suoi incontri con grandi artisti giapponesi
e con opere intrise di pensiero Zen, hanno
maturato l’uomo e il suo lavoro.
Bonnefoit, soprattutto dopo aver appreso la tecnica
sumi–e, nei primi anni Settanta, dipinge, “scrive”
una vita fatta di sguardi e di corpi, tenendo
appese quelle sue creature fragili che poco basta
a sciupare.
Dalla fine degli anni Ottanta si segnalano importanti
esposizioni in Italia e in Francia.
Dagli inizi degli anni Novanta la vera esplosione
artistica: molte le mostre personali, così come il
successo di critica e di pubblico.
Ad oggi ha tenuto oltre 200 mostre personali in
tutto il mondo.
Attualmente continua a vivere e lavorare tra la
Francia e l’Italia (Certaldo, in provincia di Firenze,
città della quale è anche cittadino onorario), che
ormai considera come una seconda patria.
Born in 1937 in Paris, in the Montmartre district.
From 1953 he attended the École des Arts Appliqués
and from 1956 the École des Beaux Arts in
Paris; then, from 1959, also the École des Beaux
Arts of Brussels (section “Engraving and sculpture”).
From 1961 he attended the School of Applied
Arts in Paris and practiced the study of the
Italo-French sculptor Antoniucci Volti, who will
become his master of art; with him he will share
the approach to the female body and establish a
close working relationship and a true friendship.
In 1965 he moved to Campiglia Marittima (Li) in
Tuscany, while maintaining his own studio in Paris,
becoming in fact a Tuscan by adoption.
Alain Bonnefoit has cleverly changed the fluctuating
sign of Matisse, the plastic body of Arp and the
dancing casualness of Dufy; all diluted in the Tuscan
lights and shades. The artist, in fact, deepens
the representation of the nude just before moving
to Italy. Right here, he starts experimenting with
the various techniques, from mixed media to oil,
watercolor, lithographs, china and sculpture, with
the sole purpose of giving life to endless variations
in portraying the female body in a climate of
calm eroticism.
In 1969 he held the first major personal exhibition
in Paris.
The first trip to Japan is from 1973: an experience
that marks it deeply. There he discovers and studies
the technique of the sumi-e (to make a figure
with a single gesture, without ever detaching the
brush from the sheet), which he deepens, often
returning to the Orient. His encounters with great
Japanese artists and works imbued with Zen
thought, have matured man and his work.
Bonnefoit, especially after having learned the
sumi-e technique, in the early seventies, painted,
“writes” a life made of looks and bodies, holding
those fragile creatures hanging on them, which is
not enough to spoil.
Since the end of the 1980s, important exhibitions
have been reported in Italy and in France.
From the beginning of the Nineties the true artistic
explosion: many personal exhibitions, as well
as the success of critics and public.
To date he has held over 200 solo exhibitions
around the world.
Currently he continues to live and work between
France and Italy (Certaldo, in the province of Florence,
a city of which he is also an honorary citizen),
which he now considers a second homeland.
Foto Roberto Bastianoni

Déjeuner sur l’herbe (omaggio a Édouard Manet)
olio su tavola/oil on board, 85x122 cm, 2018
Déjeuner sur l’herbe (omaggio a Édouard Manet)
olio su tavola/oil on board, 85x122 cm, 2018

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Vincenzo Calli

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Vincenzo Calli
Foto Cris Stojalowski
Vincenzo Calli è nato in Toscana nel 1953.
Dopo essersi diplomato all’Istituto d’Arte di Sansepolcro
(Ar), frequenta l’Accademia delle Belle
Arti di Firenze.
A soli 21 anni tiene la sua prima mostra al Palazzo
Pretorio di Sansepolcro.
Nel 1984 inizia l’avventura americana, con mostre
e riconoscimenti.
Nel 1986 riceve il primo premio “Arte 86” della rivista
Mondatori ed è invitato ad esporre a Roma
e a Milano.
Nel 1993 la personale presso la storica Galleria
d’Arte Bernheim-Jeune di Parigi. Nel 1997 la provincia
di Firenze gli dedica una personale a Palazzo
Pinucci. Torna negli Stati Uniti, espone alla
Camino Real Gallery di Boca Raton (Florida). Nel
1998 è in mostra nella casa di Piero Della Francesca
a Sansepolcro, nuovamente ritorna negli Stati
Uniti per altre esposizioni, nel 2000 è alla Albemarle
Gallery di Londra. A Firenze riceve il “Premio
alla carriera” alla Biennale d’Arte Contemporanea
alla Fortezza da Basso. Seguono mostre in Sicilia
e ancora negli Stati Uniti, poi è a Palazzo Inghirami
a Sansepolcro: presenta il catalogo Vittorio
Sgarbi. Nel 2005 è a Napoli nella Villa Comunale
“Casina Pompeiana” presenta la mostra il sindaco
Rosa Russo Jervolino. Nel 2007 espone nel Museo
Statale Taglieschi di Anghiari (Ar). Nel 2009 è
alla Loch Gallery di Toronto, con il contributo della
Camera di Commercio Italiana in Canada, nel 2010
è allo Yacht Club di Portorotondo (Or). Nel 2013
espone nella prestigiosa Nuart Gallery di Santa Fe
(USA). Nel 2015 è nelle Sale del Museo Mediceo di
Palazzo Medici Riccardi a Firenze, segue la mostra
nella Chiesa di Sant’Agostino di Cortona e al Castello
di Poppi (Ar).
Vincenzo Calli, è l’erede di tutti i suoi grandi predecessori
toscani, ma ciò che è attuale risiede nell’
aspetto onirico delle sue opere, dove si possono
individuare una dolce ironia e risonanze romantiche.
Le opere di Calli sono nelle collezioni “Italian Museum”
di New Orleans (Lousiana, USA), “Museo
di Boca Raton” (Florida, USA), “JMW Limited” di
Londra e di Banca Etruria (Arezzo).
Sue opere sono in permanenza nelle gallerie Nuart
Gallery di Santa Fe, Fornara Gallery a Marbella
(Spagna), Casati Arte Contemporanea di Milano.
Vincenzo Calli vive e lavora ad Anghiari, antica e
storica città medievale che domina l’alta Valle del
Tevere.
Vincenzo Calli was born in Tuscany in 1953.
After graduating from the Art Institute of Sansepolcro
(Ar), he attended the Academy of Fine
Arts in Florence.
At the age of only 21, he held his first exhibition at
the Palazzo Pretorio in Sansepolcro.
In 1984 he began the American adventure, with
exhibitions and awards.
In 1986 he received the first “Arte 86” prize of the
Mondadori magazine and was invited to exhibit in
Rome and Milan.
In 1993 a personal exhibition at the historic Bernheim-Jeune
Art Gallery in Paris. In 1997 the province
of Florence dedicated a personal exhibition to Palazzo
Pinucci. Back in the United States, he exhibited
at the Camino Real Gallery in Boca Raton (Florida).
In 1998 he was shown in the house of Piero
Della Francesca in Sansepolcro, he returned to the
United States for other exhibitions, in 2000 he was
at the Albemarle Gallery in London. In Florence he
received the “Lifetime Achievement Award” at the
Biennale of Contemporary Art at the Fortezza da
Basso. Followed by exhibitions in Sicily and in the
United States, then it is at Palazzo Inghirami in Sansepolcro:
presents the catalog to Vittorio Sgarbi. In
2005 in the Villa Comunale (Naples) “Casina Pompeiana”
the mayor Rosa Russo Jervolino presents
the exhibition. In 2007 he exhibited in the Taglieschi
State Museum of Anghiari (Ar). In 2009 he
is in Canada at the Loch Gallery in Toronto, with
the contribution of the Italian Chamber of Commerce
in Canada, and in 2010 he is at the Yacht
Club of Portorotondo (Or). In 2013 he exhibited in
the prestigious Nuart Gallery of Santa Fe (USA). In
2015 he is in the halls of the Medici Museum of Palazzo
Medici Riccardi in Florence, followed by the
exhibition in the Church of Sant’Agostino di Cortona
and the Castle of Poppi (Ar).
Vincenzo Calli, is the heir of all his great Tuscan
predecessors, but what is current lives in the
dreamlike aspect of his works, where you can
identify a sweet irony and romantic resonances.
Calli’s works are in the “Italian Museum” collections
in New Orleans (Lousiana, USA), “Boca Raton
Museum” (Florida, USA), “JMW Limited” in
London and Banca Etruria (Arezzo).
His paintings are permanently in the galleries Nuart
Gallery in Santa Fe, Fornara Gallery in Marbella
(Spain), Casati Contemporary Art in Milan.
Vincenzo Calli lives and works in Anghiari, an ancient
and historic medieval town that dominates
the upper Tiber Valley.

Spazi essenziali
olio su tavola/oil on board, 85x122 cm, 2018
Spazi essenziali
olio su tavola/oil on board, 85x122 cm, 2018

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Fabio Calvetti

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Fabio Calvetti
Fabio Calvetti nasce a Certaldo (Fi) nel 1956.
Si diploma al Liceo Artistico (1978) e successivamente
all’Accademia di Belle Arti di Firenze nella
sezione Scuola di Pittura.
La formazione di Calvetti è avvenuta sotto il segno
della sperimentazione degli anni Settanta, tra
una figurazione non convenzionale, le spinte pop
e della poesia visiva. Una graduale maturazione
del segno ha condotto l’autore a rendere più essenziale
ed efficiente la composizione: ambienti
in cui sembrano accessibili alcune tracce del suo
percorso formativo, certi amori, certe allampanate
solitudini alla Hopper.
Il suo percorso espositivo si è articolato tra Italia,
Germania, Belgio, Spagna, Corea, Lussemburgo,
Lituania, Olanda, Svezia, Bulgaria, Svizzera, Oceania
e gli Stati Uniti, concentrandosi soprattutto
in Francia e in Giappone. Proprio in Giappone la
Shiraishi Gallery di Tokyo lo include nel progetto
“World artist tour” insieme ad artisti come George
Segal, Tom Wesselmann e Alex Katz.
Più recentemente, a partire dal 2008 un’antologica
al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea
di Arezzo; espone poi a Palazzo Venezia (Roma),
alla Biblioteca Marciana di Venezia e nel Chiostro
di Sant’Agostino a Pietrasanta (Lu).
Negli anni successivi espone “The world in one
room/Il mondo in una stanza” a Palazzo Pretorio
di Certaldo e nella Sala delle Colonne di Pontassieve
(Fi), a Catania con “Una notte di primavera”,
alla Galleria Impressionart di Cetona (Si) con
“Possibile verità”, poi invitato d’onore al 46° Salon
des Arts di Cholet (Francia) e la performance
“Lyrique pour mon fauteuil” alla Rocca di Staggia
a Staggia Senese (Si).
Poi le personali: “La via dell’Arte”, Villa Schiff, Montignoso
(Ms); “Scraps of life/Pezzi di vita”, Palazzo
dei Priori, Volterra (Pi); “Litle tales/Piccole storie”,
ex chiesa di Santa Maria della Misericordia, Perugia;
“Enigmi e Segreti”, Palazzo Consiliare, Tavarnelle
Val di Pesa (Fi), “Il senso di un viaggio”
a Castel San Zeno di Montagnana (Pd), in Francia,
“Tranches de vie” al Musee Utrillo-Valadon di
Sannois, alla Galerie Vieceli Art Contemporain di
Cannes e “Consolazione” all’Arts Center di Seoul
(Corea).
Nel 2018 è allo Spazio Onofri 57 di San Marino con
“Out In”.
Calvetti vive e lavora a Certaldo.
Fabio Calvetti was born in Certaldo (Fi) in 1956.
He graduated from the Liceo Artistico (1978) and
later at the “Accademia delle Belle Arti” in Florence
in the School of Painting section.
The formation of Calvetti took place under the
sign of the experimentation of the seventies, between
an unconventional figuration, pop thrusts
and visual poetry. A gradual maturation of the
sign has led the author to make the composition
more essential and efficient: environments in
which some traces of his formative journey seem
to be accessible, certain loves, certain solitudes
like Hopper’s style.
His exhibition was divided between Italy, Germany,
Belgium, Spain, Korea, Luxembourg, Lithuania,
Holland, Sweden, Bulgaria, Switzerland, Oceania
and the United States, concentrating mainly in
France and Japan. In Japan, Shiraishi Gallery in
Tokyo included it in the “World artist tour” project
together with artists such as George Segal, Tom
Wesselmann and Alex Katz.
More recently, starting from 2008, an exhibition
at the Museum of Modern and Contemporary Art
of Arezzo; then he exhibited at Palazzo Venezia
(Rome), at the Marciana Library of Venice and at
the Cloister of Sant’Agostino in Pietrasanta (Lu).
In the following years he exhibited “The world
in one room/Il mondo in una stanza” at Palazzo
Pretorio in Certaldo and in the Sala delle Colonne
in Pontassieve (Fi), in Catania with “Una notte di
primavera” at the Impressionart Gallery in Cetona
(Si) with “Possibile verità”, then guest of honor at
the 46th Salon des Arts in Cholet (France) and
the performance “Lyrique pour mon fauteuil” at
the Rocca di Staggia in Staggia Senese (Si).
Then the personal exhibition: “La via dell’Arte”, Villa
Schiff, Montignoso (Ms); “Scraps of life/Pezzi di
vita”, Palazzo dei Priori, Volterra (Pi); “Little tales/
Piccole storie”, deconsecrated church of Santa
Maria della Misericordia, Perugia; “Enigmi e Segreti”,
Palazzo Consiliare, Tavarnelle Val di Pesa (Fi),
“Il senso di un viaggio” in Castel San Zeno di Montagnana
(Pd), in France, “Tranches de vie” at the
Musee Utrillo-Valadon di Sannois, at the Galerie
Vieceli Art Contemporain in Cannes and “Consolazione”
at the Arts Center in Seoul (Korea).
In 2018 he is at Spazio Onofri 57 of San Marino
with “Out In”.
Calvetti lives and works in Certaldo.
Foto Michele Spinapolice

Possibile memoria
dipinto su tavola/painting on board, 92x125 cm, 2018
Possibile memoria
dipinto su tavola/painting on board, 92x125 cm, 2018

Claudio Cionini
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Claudio Cionini
Foto Mauro Sini
Claudio Cionini nasce a Grosseto nel 1978.
Frequenta il Liceo Artistico di Grosseto e l’Accademia
di Belle Arti di Firenze; città dove inizia, nel
2000, l’attività espositiva.
Significativi per la sua formazione gli insegnamenti
dei Prof.ri Daniele Govi e Adriano Bimbi.
Dopo gli studi la sua attenzione si rivolge subito al
paesaggio industriale, realtà che lo circonda nella
città di Piombino (Li).
Lo attraggono gli impianti delle acciaierie: i forti
chiaroscuri e le atmosfere fumose che avvolgono
altoforni e tubazioni. Si avvicina lentamente ad
una pittura prevalentemente monocroma.
Nel 2007, dopo aver visitato Parigi, nascono i primi
studi di paesaggio urbano. Affascinato dai suoi
grandi boulevard e dalle sconfinate vedute della
città, intuisce la caratteristica fondamentale della
sua opera: lo spazio, la profondità della prospettiva,
il punto di fuga.
Del 2008 la personale “Luoghi dell’assenza”, al
Museo Archeologico di Fiesole (Fi).
Nel 2009, in occasione del ventennale dalla caduta
del Muro di Berlino, la personale “L’ombra del
Muro”, nelle sale di Palazzo Panciatichi a Firenze.
Espone inoltre alle collettive “Il Muro – Vent’anni
dopo. Quasi come Dumas” al Castello di Lari (Pi)
curata da Filippo Lotti e “I Muri dopo Berlino” allo
Spazio Tadini di Milano.
La pittura di Cionini si fa più materica, inserisce
nuove tonalità e nuove inquadrature. Nasce così,
nel 2010, la mostra personale “Scorci di verità” alla
Galleria d’Arte Contemporanea di Arezzo.
Nel 2011 è al Museo Piaggio di Pontedera (Pi) con
“Rust! Fabbrica-Città-Memoria”.
È del 2013 la mostra alla Galleria Angelica di Roma
“Istanti – Under the Skin of Images”.
Nel 2014 espone alla Galleria Lupo ‘Art di Palermo
e alla Fornace Pasquinucci di Capraia Fiorentina
(Fi) con “Blues della grande città”.
Nel 2015 espone a Pietrasanta (Lu), nelle sale di
Palazzo Panichi con “Oltre i deserti: le città visibili”.
La Galleria Lupo ‘Art gli dedica due personali nel
2016, prima a Pietrasanta, poi a Palermo.
Del 2018 le mostre “Visioni urbane” al Teatro del
Ciliegio di Monterotondo Marittimo (Gr) e “Utopie
razionali” a Casa Azul di Follonica (Gr).
Cionini vive e lavora a Piombino.
Claudio Cionini was born in Grosseto in 1978.
He attended the Art School of Grosseto and the
“Accademia delle Belle Arti” in Florence; city,
where exhibition activity begins in 2000.
The teachings of Prof. Daniele Govi and Adriano
Bimbi are significant for his formation.
After his studies his attention immediately turned
to the industrial landscape, reality that surrounds
him in the city of Piombino (Li).
The steelworks plants attract him: the strong chiaroscuro
and the smoky atmospheres that surround
blast furnaces and pipes. He slowly approaches a
predominantly monochromatic painting.
In 2007, after visiting Paris, the first urban landscape
studies were born. Fascinated by his large
boulevards and the boundless views of the city, he
senses the fundamental characteristic of his work:
the space, the depth of perspective, the vanishing
point.
In 2008 the personal “Luoghi dell’assenza” at the
Archaeological Museum of Fiesole (Fi).
In 2009, on the occasion of the twentieth anniversary
of the fall of the Berlin Wall, the solo exhibition
“L’ombra del Muro”, in the rooms of Palazzo
Panciatichi in Florence. He also exhibited at the
collective “Il Muro - Vent’anni dopo. Quasi come
Dumas (Twenty years later. Almost like Dumas)“
at the Castle of Lari (Pi) curated by Filippo Lotti
and “I Muri dopo Berlino” at the Spazio Tadini in
Milan.
Cionini’s painting becomes more material, inserts
new shades and new frames. Thus, in 2010, the
personal exhibition “Scorci di verità” was born at
the Galleria d’Arte Contemporanea in Arezzo.
In 2011 he is at the Piaggio Museum in Pontedera
(Pi) with “Rust! Fabbrica-Città-Memoria (Factory-
City-Memory)”.
In 2013, the exhibition at the Angelica Gallery in
Rome “Istanti - Under the Skin of Images”.
In 2014 he exhibited at the Galleria Lupo ‘Art in
Palermo and at Fornace Pasquinucci in Capraia
Fiorentina (Fi) with “Blues of the big city”.
In 2015 he exhibited in Pietrasanta (Lu), in the
rooms of Palazzo Panichi with “Beyond the
deserts: the visible cities”.
The Galleria Lupo ‘Art dedicates two personal exhibitions
to him in 2016, first in Pietrasanta, then
in Palermo.
In 2018 the exhibitions “Visioni urbane” at the Teatro
del Ciliegio in Monterotondo Marittimo (Gr) and
“Utopie razionali” at Casa Azul in Follonica (Gr).
Cionini lives and works in Piombino.

London
acrilico su tavola/acrylic on board, 92x125 cm, 2018
Sunset in New York
acrilico su tavola/acrylic on board, 92x125 cm, 2018

Elio De Luca
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Elio De Luca
Elio De Luca nasce in Calabria, a Pietrapaola, nel
1950. Giovanissimo si trasferisce in Toscana, a
Prato.
La sua produzione artistica incede da sempre affrontando,
per ampi cicli, importanti tematiche
storiche ed esistenziali: il Tempo, l’Infanzia, la Madre
Terra, l’Esistenza Terrena, la Pietà Umana, la
Mitologia Classica, il Mondo Femminile, la Città
Celeste, il Cantico dei Cantici.
Le tecniche utilizzate sono quelle del dipinto ad
olio su tela e tavola, del cemento dipinto ad olio,
del pastello ad olio su tela e su carta, oltre che
della scultura in bronzo.
Alcune tra le sedi espositive pubbliche che negli
anni hanno accolto le sue opere in Italia: Palazzo
Datini di Prato, Castello Aragonese di Taranto,
Palazzo Panciatichi di Firenze, Musei Civici di Lecco,
Palazzo Strozzi di Firenze, Museo Nazionale di
Palazzo Venezia a Roma, Palagio di Parte Guelfa
di Firenze, Galleria Comunale d’Arte Moderna di
Poppi, Dogana Veneta di Lazise, Sala del Basolato
di Fiesole, Sala delle Colonne di Pontassieve, Casa
Museo Ivan Bruschi di Arezzo, Palazzo della Corgna
di Città della Pieve, Villa Schiff di Montignoso,
Palazzo Pretorio di Certaldo, EXPO 2015 Milano,
Lucca Center of Contemporary Art di Lucca.
Rilevanti anche le esposizioni in sedi internazionali:
M’ARS Contemporary Art Museum di Mosca,
Foreign Art Museum di Riga, Centro per l’Arte
Contemporanea di Miami, Istituto di Cultura Italiana
di Istanbul, Centro d’Arte Moderna di Santa Fè,
Spazio Italia di Pechino.
Alcuni critici, storici dell’arte e uomini di cultura
che hanno scritto di lui: Cristina Acidini, Dino
Carlesi, Umberto Cecchi, Alessandro Coppellotti,
Giovanni Faccenda, Marco Fagioli, Pier Francesco
Listri, Filippo Lotti, Nicola Micieli, Tommaso Paloscia,
Maurizio Vanni, Rossella Vodret.
Elio De Luca vive e lavora a Prato.
Elio De Luca was born in Calabria, in Pietrapaola,
in 1950. Very young he moved to Tuscany, to
Prato.
His artistic production has always had a long history
of important historical and existential themes:
Time, Childhood, Mother Earth, Earthly Existence,
Human Piety, Classical Mythology, the Feminine
World, the Celestial City, the Song of Songs.
The techniques used are those of oil painting on
canvas and board, cement painted in oil, oil pastel
on canvas and paper, as well as bronze sculpture.
Some of the public exhibition venues that over
the years have welcomed his works in Italy: Palazzo
Datini di Prato, Aragonese Castle of Taranto,
Palazzo Panciatichi of Florence, Civic Museums
of Lecco, Palazzo Strozzi of Florence, National
Museum of Palazzo Venezia in Rome, Palagio di
Parte Guelfa of Florence, Municipal Gallery of
Modern Art of Poppi, Venetian Customs of Lazise, ​
Sala del Basolato of Fiesole, Sala delle Colonne
of Pontassieve, House Museum Ivan Bruschi of
Arezzo, Palazzo della Corgna of Città della Pieve,
Villa Schiff of Montignoso, Palazzo Pretorio di
Certaldo, EXPO 2015 Milan, Lucca Center of Contemporary
Art of Lucca.
The exhibitions in international locations are also
relevant: M’ARS Contemporary Art Museum in
Moscow, Foreign Art Museum in Riga, Center for
Contemporary Art in Miami, Institute of Italian
Culture in Istanbul, Center of Modern Art in Santa
Fè, Spazio Italia of Beijing.
Some critics, art historians and men of culture
who wrote about him: Cristina Acidini, Dino Carlesi,
Umberto Cecchi, Alessandro Coppellotti,
Giovanni Faccenda, Marco Fagioli, Pier Francesco
Listri, Filippo Lotti, Nicola Micieli, Tommaso Paloscia,
Maurizio Vanni, Rossella Vodret.
Elio De Luca lives and works in Prato.
Foto Marco Quinti

Dialogo con la luna
grafite, carboncino, pastelli e olio su tavola/graphite, charcoal, pastels and oil on board, 85x122 cm, 2018
Nell’aria e nella luce
pastello a olio su tavola/oil pastel on board, 85x122 cm, 2018

Raffaele De Rosa
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Raffaele De Rosa
Raffaele De Rosa nasce nel 1940 a Podenzana
(Ms). Successivamente si trasferisce a Napoli e,
a sedici anni, si stabilisce a Livorno incontrando
un gruppo di giovani pittori con i quali inizia a dipingere
dal vero. Lì frequenta la Scuola Trossi ed
entra in contatto con molti artisti come Lomi, Filippelli
e Natali.
Appena diciannovenne va in Svizzera. Tornato di
nuovo a Livorno, riscuote un gran successo, avendo
così l’opportunità di compiere serenamente le
sue ricerche e le scelte pittoriche, concentrandosi
sull’evoluzione stilistica e poetica.
Apre uno studio a Firenze dove, nel 1963, stipula
un contratto con un noto mercante d’arte.
Nel 1969 la sua prima mostra personale.
Sarà alla Galleria Pananti a Firenze; poi inizia a lavorare
con la Graphis Arte di Milano, occasione
importante che gli permetterà di ottenere notorietà
a livello nazionale e internazionale.
Espone a Copenaghen (Danimarca) all‘Istituto Italiano
di Cultura, all’Art Expo di New York, a Gerusalemme
e a Parigi alla Maison de l‘Unesco.
Ha esposto successivamente nel Chiostro del Museo
di San Marco a Firenze, alla Galleria Maggiore
di Bologna, alla Galleria Leonardo di Roma, al Palagio
Fiorentino di Stia (Ar), nella Chiesa di San
Fedele a Montone (Pg), poi alla Galleria Le Stanze
di Livorno e alla Biblioteca Nazionale di Minsk
(Bielorussia).
Del 2011 un’ampia mostra retrospettiva a Palermo,
al Teatro Politeama Garibaldi.
Nel 2013 “Storie e Utopia: Durer è il mio profeta”
al Palazzo dei Priori di Volterra (Pi), “L’onirico fantastico”
alla Saletta Comunale di Bolgheri (Li), “De
Rosa a Lucca”, al Teatro del Giglio.
Nel 2014 presenta “Mondo fantastico” ad Anversa
(Belgio) e a Zurigo (Svizzera) e “Storia e utopia”
alla Galleria Athena di Livorno, al Castello di Sarteano
(Si) e alla Galleria Barsanti di Livorno, poi, nel
2015 al MUSA di San Giorgio (Pu) e alla Galleria
L’Alfiere di Torino.
Del 2015 la mostra “Ho interpretato Calvino ed
Eco per raccontarvi una favola mia” alla Fondazione
Banca del Monte di Lucca.
Una pittura “anacronistica”, quella di De Rosa: un
immaginario fantastico fatto di città “impossibili”,
di figure mitiche, di eroi e cavalieri di mondi ed
epoche lontane.
Vive e lavora a Livorno.
Raffaele De Rosa was born in 1940 in Podenzana
(Ms). Later he moved to Naples and, at sixteen,
settled in Livorno, meeting a group of young
painters with whom he began to paint the truth.
There he attended the Trossi School and came
into contact with many artists such as Lomi, Filippelli
and Natali.
Just nineteen he goes to Switzerland. Back in
Livorno again, he received great success, thus
having the opportunity to serenely carry out his
research and his pictorial choices, focusing on
stylistic and poetic evolution.
He opened a studio in Florence where, in 1963, he
signed a contract with a well-known art dealer.
In 1969 his first personal exhibition.
It will be at the Pananti Gallery in Florence; then
he started working with the Graphis Arte in Milan,
an important occasion that will allow him to gain
notoriety at a national and international level.
He exhibited in Copenhagen (Denmark) at the
Italian Cultural Institute, at the Art Expo in New
York, in Jerusalem and in Paris at the Maison de
l’Unesco.
He then exhibited in the Cloister of the Museum
of San Marco in Florence, at the Galleria Maggiore
in Bologna, at the Leonardo Gallery in Rome, at
the Palagio Fiorentino in Stia (Ar), in the Church
of San Fedele in Montone (Pg), then at the Le
Stanze Gallery of Livorno and the National Library
of Minsk (Belarus).
In 2011 a large retrospective exhibition in Palermo,
at the Politeama Garibaldi Theater.
In 2013 “Storie e Utopia: Durer è il mio profeta”
at the Palazzo dei Priori in Volterra (Pi), “L’onirico
fantastico” at the Salette Comunale in Bolgheri
(Li), “De Rosa a Lucca”, at the Teatro del Giglio.
In 2014 he presented “Mondo fantastico” in Antwerp
(Belgium) and Zurich (Switzerland) and
“Storia e utopia” at the Athena Gallery in Livorno,
at the Castello di Sarteano (Si) and at the Barsanti
Gallery in Livorno, then in 2015 at the MUSA in San
Giorgio (Pu) and the Turin Alfiere Gallery.
In 2015 the exhibition “Ho interpretato Calvino ed
Eco per raccontarvi una favola mia” at the Banca
del Monte di Lucca Foundation.
An “anachronistic” painting, that of De Rosa: a
fantastic imaginary made of “impossible” cities, of
mythical figures, of heroes and knights of distant
worlds and eras.
He lives and works in Livorno.
Foto Paolo Garzella

Baudolino (omaggio a Umberto Eco)
olio su tavola/oil on board, 92x125 cm, 2018
Le città invisibili (omaggio a Italo Calvino)
olio su tavola/oil on board, 92x125 cm, 2018

Satoshi Dobara
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Satoshi Dobara
Satoshi Dobara è nato a Hiroshima, Giappone, nel
1959.
Studia pittura all’Università d’Arte di Kyoto dal
1977 al 1983. Dal 1983 al 1984 è professore incaricato
nella stessa Università.
Nel 1986 grazie ad una borsa di studio del Governo
Italiano viene in Italia, a Firenze, dove, nel 1991,
si diploma all’Accademia di Belle Arti.
A partire dal 1981, ha partecipato a numerosissime
mostre, individuali e collettive, in Giappone, Germania
e in Italia, a Roma, Milano, San Gimignano
(Si), Ragusa, Calci (Pi), Pavia, Cagli (Pu), Revere
(Mn), Ancona.
Nel 1991 espone da Aurelio Stefanini Studio d’Arte
di Firenze, al Castello Doria di Portovenere (Sp) e
a Palazzo Pretorio di Certaldo (Fi).
Dal 1997 al 2017 una serie di mostre personali in
Giappone (Tokyo, Umeda, Shinsaibashi, Kyoto,
Kobe, Hiroshima, Fukuyama, Osaka).
Nel 2013 le personali a Villa Rucellai di Campi Bisenzio
(Fi) e “27+27 Hiroshima, Kyoto, Firenze”,
alla Biblioteca comunale di Lastra a Signa (Fi).
Il suo dipinto “Hiroshima - Triciclo di Ernesto Yusuke”,
incombe la Cupola della Bomba Atomica a
Hiroshima, ed è divenuto il simbolo delle “Special
Olympics Nippon (Japan) Hiroshima”. Sempre nel
2012 dona un dipinto dal titolo “Hiroshima – Triciclo
di Shin-cyan” (130x162 cm) all’Ospedale della
Croce Rossa della città.
Nel 2013 ha realizzato, per il Comune di Campi Bisenzio,
l’attestato di cittadinanza simbolica per i
bambini stranieri nati in Italia.
Nel 2016 la personale “Paesaggi e lo SVA” al Roma
Tokyo Hangar Mvsevm, all’aeroporto di Thiene ”Arturo
Ferrarin” (Vicenza), con patrocinio dall’Istituto
Giapponese di cultura (Japan Fondation).
Nel 2017 due mostre personali “Messaggio dall’Italia”
alla Gallery Nihonbashi Mitsukoshi (Tokyo) e
alla Gallery Hiroshima Mitsukoshi (Hiroshima).
Dal 2002 si dedica anche alla scultura, con la realizzazione
di terrecotte, in collaborazione col Maestro
Mario Mariani di Impruneta (Fi).
Sue opere sono presenti in collezioni, pubbliche e
private in Italia, Giappone, Inghilterra.
Satoshi Dobara vive e lavora a Firenze.
Satoshi Dobara was born in Hiroshima, Japan, in
1959.
He studied painting at the Kyoto University of Art
from 1977 to 1983. From 1983 to 1984 he was a
professor in the same University.
In 1986, thanks to a grant from the Italian Government,
he came to Italy, to Florence, where, in 1991,
he graduated from the “Accademia delle Belle
Arti”.
Since 1981, he has participated in numerous individual
and collective exhibitions, in Japan, Germany
and Italy, in Rome, Milan, San Gimignano (Si),
Ragusa, Calci (Pi), Pavia, Cagli (Pu), Revere ( Mn),
Ancona.
In 1991 he exhibited at the Castello Doria in Portovenere
(Sp), at the Palazzo Pretorio in Certaldo (Fi)
and to Aurelio Stefanini, Studio d’Arte of Florence.
From 1997 to 2017 a series of personal exhibitions
in Japan (Tokyo, Umeda, Shinsaibashi, Kyoto,
Kobe, Hiroshima, Fukuyama, Osaka).
In 2013 the personal exhibitions at Villa Rucellai in
Campi Bisenzio (Fi) and “27 + 27 Hiroshima, Kyoto,
Florence”, at the Municipal Library of Lastra a
Signa (Fi).
His painting “Hiroshima - Triciclo di Ernesto Yusuke”
looms over the Dome of the Atomic Bomb
in Hiroshima, and has become the symbol of the
“Special Olympics Nippon (Japan) Hiroshima”.
Also in 2012 he donated a painting entitled “Hiroshima
- Triciclo di Shin-cyan” (130x162 cm) to the
Red Cross Hospital of the city.
In 2013 he realized, for the Municipality of Campi
Bisenzio, a certificate of symbolic citizenship for
foreign children born in Italy.
In 2016 the personal “Paesaggi e lo SVA” at Rome
Tokyo Hangar Mvsevm, at “Arturo Ferrarin” Thiene
Airport (Vicenza) with patronage from the Japanese
Institute of Culture (Japan Fondation).
In 2017 two personal exhibitions “Message from Italy”
at the Gallery Nihonbashi Mitsukoshi (Tokyo)
and the Hiroshima Mitsukoshi Gallery (Hiroshima)
Since 2002 he has also dedicated himself to sculpture,
with the creation of terracotta, in collaboration
with Maestro Mario Mariani of Impruneta (Fi).
His works are present in collections, public and
private in Italy, Japan, England.
Satoshi Dobara lives and works in Florence.
Foto Federico Cavicchioli

Sogno di una pecora (biplano SVA)
acrilico, tecnica mista e foglia d’oro su tavola/acrylic, mixed technique and gold leaf on board, 92x125 cm, 2018
Ricordi del volo su Vienna
acrilico, tecnica mista e foglia d’oro su tavola/acrylic, mixed technique and gold leaf on board, 92x125 cm, 2018

Franco Mauro Franchi
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Franco Mauro Franchi
Franco Mauro Franchi nasce a Castiglioncello (Li)
nel 1951.
Scultore, pittore, disegnatore formatosi all’Istituto
Statale d’Arte di Lucca e poi all’Accademia di Belle
Arti di Firenze.
Costante il suo interesse allo sviluppo plastico
dell’immagine, affiancato, all’inizio, dall’esperienza
di maestri come Vitaliano De Angelis e Oscar
Gallo, scultori fondamentali nella sua formazione
tecnica e linguistica.
Franchi ha costruito le sue forme su un segno corposo
e ben strutturato, dipanato con morbidezza
nella pittura e sinuosamente avviluppato intorno
alla materia nella scultura.
Inizia il suo intenso percorso espositivo alla fine
degli anni Sessanta, non ancora ventenne, esponendo
nella galleria dell’artista e amico Sirio Bandini
a Cecina (Li).
Nel 1976 prende corso la sua carriera d’insegnamento
presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze,
che lo porterà, nel 1989, a vincere la cattedra di
Scultura e a svolgere il suo magistero presso l’Accademia
di Belle Arti di Foggia, poi a Bologna e
infine a Carrara (2000), dove ha insegnato fino al
2018.
Dal 1978 comincia a eseguire opere monumentali,
prima a Cecina (la Fontana in piazza della Libertà),
poi in numerosi altri spazi pubblici e privati in
Italia e all’estero (Svizzera, Giappone e Stati Uniti).
Partecipa ad importanti rassegne, come la Quadriennale
di Roma, e allestisce personali in luoghi
istituzionali e gallerie private, in Italia e all’estero,
tra cui, nel 1991, la personale alla Fondation Gianadda
di Martigny (Svizzera).
Nel 2011 viene invitato alla 54^ Biennale di Venezia
nella Sala Nervi del Padiglione Italia al Palazzo
delle Esposizioni di Torino.
Nel 2013 Franchi, riceve il titolo di Accademico
della prestigiosa Accademia delle Arti del Disegno
di Firenze.
Lavora con eguale partecipazione la pietra e il
bronzo, esprimendo un senso della forma ampia e
solare, che aspira a rappresentare, nell’immagine
predominante della donna, la forza vitale che pervade
l’universo.
Franchi vive e lavora a Rosignano Solvay (Li).
Franco Mauro Franchi was born in Castiglioncello
(Li) in 1951.
Sculptor, painter, draftsman trained at the Istituto
Statale d’Arte of Lucca and then at the “Accademia
delle Belle Arti” in Florence.
Constant interest in the plastic development of
the image, flanked, at the beginning, by the experience
of masters such as Vitaliano De Angelis and
Oscar Gallo, fundamental sculptors in his technical
and linguistic training.
Franchi has built his shapes on a full-bodied and
well-structured sign, softly painted in the painting
and sinuously wrapped around the material in
sculpture.
He began his intense exhibition in the late sixties,
not yet twenty, exposing in the gallery of the artist
and friend Sirio Bandini in Cecina (Li).
In 1976 he took up his teaching career at the
Academy of Fine Arts in Florence, which led him,
in 1989, to win the Chair of Sculpture and to carry
out his teaching at the Academy of Fine Arts
in Foggia, then to Bologna and finally in Carrara
(2000), where he taught until 2018.
From 1978 he began to perform monumental
works, first in Cecina (the Fountain in Piazza della
Libertà), then in numerous other public and private
spaces in Italy and abroad (Switzerland, Japan
and the United States).
He took part in important exhibitions, such as the
Rome Quadriennale, and set up personal exhibitions
in institutional settings and private galleries,
in Italy and abroad, including, in 1991, the solo exhibition
at the Gianadda Foundation in Martigny
(Switzerland).
In 2011 he was invited to the 54th Venice Biennale
in the Sala Nervi of the Italian Pavilion at the Palazzo
delle Esposizioni in Turin.
In 2013 Franchi, received the title of Academic of
the prestigious Academy of Design Arts in Florence.
He works with equal participation in stone and
bronze, expressing a sense of the broad and solar
form, which aspires to represent, in the predominant
image of the woman, the vital force that pervades
the universe.
Franchi lives and works in Rosignano Solvay (Li).
Foto Irene Franchi

Danza folcloristica
acrilico su tavola/acrylic on board, 85x122 cm, 2018
Sulla spiaggia
acrilico su tavola/acrylic on board, 85x122 cm, 2018

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Danilo Fusi

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Danilo Fusi
Danilo Fusi è nato a Scandicci (Fi) nel 1940.
È stato nella cerchia dei “giovani pittori” attiva
presso la storicamente nota Galleria Inquadrature,
imboccando, fin da subito, la strada di una sontuosa
figurazione.
La sua attività professionale inizia nel 1974. Una
pittura elegante e pensata. La pagina di Fusi innesta,
sulla percezione dell’anacronismo, lo straniamento
del quotidiano, attraverso l’introduzione
dell’elemento incongruo, “anticlassico” e “antigrazioso”.
I critici Pier Paolo Castellucci, Tommaso
Paloscia e Dino Pasquali tennero a battesimo, fin
dai primi anni Settanta, l’attività dell’artista fiorentino,
inaugurandone la fitta serie di esposizioni
che l’accompagnerà fino a oggi. Nel 1977 aveva
già esposto, oltre che a Firenze, anche a La Spezia,
Bologna, Modena, Parma, Padova, Verona, Napoli
e Roma, quando venne invitato al Premio del
Fiorino, in Palazzo Strozzi a Firenze. Tra il 1978 e
l’inizio degli anni Ottanta, poi, che erano quelli del
“realismo magico”, del postmodernismo e del citazionismo,
il terreno divenne ancor più fertile per
il lavoro di Fusi, che venne mostrato in personali
e collettive a Damasco (Siria), Mantova, Palermo,
Barcellona, Madrid, Torino, Lucca. Nel 1979 aderisce,
con Del Testa, Nigiani, Cantini, al manifesto
artistico presentato da Pier Carlo Santini. L’anno
successivo Renzo Biasion lo segnala sul catalogo
d’arte Bolaffi.
In questi anni si susseguono importanti mostre in
Italia e in Francia.
Negli anni Novanta è a Tokio, Barcellona, Nizza,
Wolfsburg (Germania), Mantova, Rouen, Chaolon
(Francia), Lagenfeld. Poi partecipa a mostre a Milano,
Genova, Londra, New York, San Paolo in Brasile,
con grande successo di pubblico e critica.
Dal 2000 le mostre si infittiscono, anche con molte
bipersonali insieme all’amico Paolo Staccioli.
Nel 2005 è inserito nel libro di Vittorio Sgarbi “I
giudizi di Sgarbi. 99 artisti dai cataloghi d`arte
moderna e dintorni”.
Fusi vive e lavora nella sua città natale.
Danilo Fusi was born in Scandicci (Fi) in 1940.
He has been in the circle of “young painters” active
in the historically famous Galleria Framings,
immediately taking the road of a sumptuous figuration.
His professional activity began in 1974. An elegant
and thoughtful painting. The page of Fusi, on the
perception of anachronism, the estrangement
of the everyday, through the introduction of the
incongruous element, “anticlassico” and “antigrazioso”.
The critics Pier Paolo Castellucci, Tommaso
Paloscia and Dino Pasquali baptized, since
the early seventies, the activity of the Florentine
artist, inaugurating the dense series of exhibitions
that will accompany him until today. In 1977 he had
already exhibited, as well as in Florence, also in La
Spezia, Bologna, Modena, Parma, Padua, Verona,
Naples and Rome, when he was invited to the
Premio del Fiorino, in Palazzo Strozzi in Florence.
Between 1978 and the beginning of the eighties,
then, which were those of “magical realism”, postmodernism
and citationism, the land became even
more fertile for the work of Fusi, which was shown
in personal and collective exhibitions, in Damascus
( Syria), Mantua, Palermo, Barcelona, Madrid,
Turin, Lucca. In 1979 he joined, with Del Testa, Nigiani,
Cantini, to the artistic manifesto presented
by Pier Carlo Santini. The following year Renzo
Biasion reports him on the Bolaffi’s art catalog.
In these years important exhibitions are taking
place in Italy and in France.
In the 1990s he was in Tokyo, Barcelona, Nice,
Wolfsburg (Germany), Mantua, Rouen, Chaolon
(France), Lagenfeld. Then he participates in exhibitions
in Milan, Genoa, London, New York, Sao
Paulo in Brazil, with great success with the public
and critics.
Since 2000, the exhibitions have become more
and more numerous, even with many bipersonal
exhibitions, together with his friend Paolo Staccioli.
In 2005 he is included in the Vittorio Sgarbi’s book
“I giudizi di Sgarbi. 99 artisti dai cataloghi d`arte
moderna e dintorni“.
Fusi lives and works in his hometown.
Foto Ajman Abouzid

Ars gratia artis
olio su tavola/oil on board, 92x125 cm, 2017
Ars gratia artis
olio su tavola/oil on board, 92x125 cm, 2017

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Giuliano Giuggioli

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Giuliano Giuggioli
Giuliano Giuggioli nasce nel 1951 a Vetulonia (Gr).
Autodidatta; la sua prima mostra personale risale
al 1973.
Si perfeziona nelle tecniche pittoriche e di stampa
con la frequenza assidua di botteghe, stamperie,
gallerie e musei di tutto il mondo.
Numerose le partecipazioni di Giuggioli all’Art
Expo di New York dove, inoltre, è stato ospite
dell’esclusivo Circolo degli Artisti della città.
Tra le mostre più importanti sono da ricordare:
1994 Galerie Zabbeni a Vevey (Svizzera); 2005
Dennis Rae Fine Art a San Francisco (USA); 2007
l’antologica al Cassero Senese di Grosseto; 2012
all’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze;
2013 “Cronache senza tempo”, Civica Pinacoteca
di Follonica; 2015 Galleria L’Amour a Taizhou, Cina;
2016 Galleria Sicily a Hangzhou, Cina; 2016 Casa
da Cultura a Càmara de Lobos, Madeira (Portogallo);
2016 collettiva “Quasi Pinocchio”, Museo
del Parco di Pinocchio, Collodi (Pt) e Palazzo Grifoni,
San Miniato (Pi); 2016 collettiva “Frammenti
di realtà”, Castello Inferiore di Marostica (Vi); 2017
“Sonho e realidade”, Lisbona (Portogallo); 2017
collettiva “Frammenti di realtà”, Palazzo Pfanner,
Lucca; 2017 Art is Light Gallery, Asti; 2017 “Archeologie”.
Museo Isidoro Falchi, Vetulonia (Gr);
2017 collettiva “Gioielli d’Artista a Firenze”, Galleria
Antichità Via dei Fossi, Firenze; 2017 collettiva
Gruppo Estrosi “The BESTie”, Museo Civico Magazzini
del Sale, Siena; 2017 “Arlecchino”, Teatro
Comunale Fonderia Leopolda di Follonica; 2018
collettiva “Pinocchio al Pinocchio”, Casa Culturale
di San Miniato Basso (Pi); 2018 “Il Viaggio”, Palazzo
Pretorio, Certaldo (Fi); 2018 collettiva “Onirica”,
Villa Bottini, Lucca; 2018 collettiva “Guardare
in alto, dalla terra al cielo”, Palazzo Pretorio, Certaldo
(Fi); 2018 “Disegni di sogni”, Galleria Spaziografico,
Massa Marittima (Gr); 2018 “Emergenti”,
Casa Azul, Follonica (Gr); 2018 “Il surrealismo
simbolico di Giuliano Giuggioli”, Castello Ginori,
Querceto (Pi); 2018 collettiva “Tracce di viaggio”,
ex Fornace Pasquinucci, Capraia Fiorentina (Fi);
2018 collettiva “Coriacea”, Loggiati di San Domenico,
San Miniato; 2018 “Invito al viaggio”, Palazzo
Oddo, Albenga (Sv).
I suoi lavori sono presenti in molte collezioni pubbliche
e private sia in Italia che all’estero.
Vive e lavora tra Scarlino e Follonica, in provincia
di Grosseto.
Giuliano Giuggioli was born in 1951 in Vetulonia
(Gr).
Self-taught; his first personal exhibition dates
back to 1973.
He perfected his painting and printing techniques
with the frequent attendance of shops, print
shops, galleries and museums all over the world.
His partecipations have been numerous at the
Art Expo in New York where, moreover, he was a
guest of the exclusive Circolo degli Artisti of the
city.
Among the most important exhibitions are: 1994
Galerie Zabbeni in Vevey (Switzerland); 2005
Dennis Rae Fine Art in San Francisco (USA); 2007
the anthology to the Senese Cassero of Grosseto;
2012 at the Academy of Design Arts in Florence;
2013 “Cronache senza tempo”, Civic Pinacoteca di
Follonica; 2015 L’Amour Gallery in Taizhou, China;
2016 Sicily Gallery in Hangzhou, China; 2016 Culture
House in Càmara de Lobos, Madeira (Portugal);
2016 “Quasi Pinocchio” collective exhibition,
Museum of the Pinocchio Park, Collodi (Pt) and
Palazzo Grifoni, San Miniato (Pi); 2016 collective
“Frammenti di realtà”, Lower Castle of Marostica
(Vi); 2017 “Sonho e realidade”, Lisbon (Portugal);
2017 collective “Frammenti di realtà”, Palazzo
Pfanner, Lucca; 2017 Art is Light Gallery, Asti; 2017
“Archeologie”. Isidoro Falchi Museum, Vetulonia
(Gr); 2017 collective “Gioielli d’Artista a Firenze”,
Galleria Antichità Via dei Fossi, Florence; 2017 collective
group Estrosi “The BESTie”, Civic Museum
Magazzini del Sale, Siena; 2017 “Arlecchino”, Municipal
Theater Fonderia Leopolda di Follonica;
2018 collective “Pinocchio al Pinocchio”, Casa
Culturale di San Miniato Basso (Pi); 2018 “Il Viaggio”,
Palazzo Pretorio, Certaldo (Fi); 2018 collective
“Onirica”, Villa Bottini, Lucca; 2018 collective
“Guardare in alto, dalla terra al cielo”, Palazzo Pretorio,
Certaldo (Fi); 2018 “Disegni di sogni”, Spaces
Gallery, Massa Marittima (Gr); 2018 “Emergenti”,
Casa Azul, Follonica (Gr); 2018 “Il surrealismo
simbolico di Giuliano Giuggioli”, Castello Ginori,
Querceto (Pi); 2018 collective “Tracce di viaggio”,
former Fornace Pasquinucci, Capraia Fiorentina
(Fi); 2018 collective “Coriacea”, Loggiati of San
Domenico, San Miniato; 2018 “Invito al viaggio”,
Palazzo Oddo, Albenga (Sv).
His works are present in many public and private
collections both in Italy and abroad.
He lives and works between Scarlino and Follonica,
in the province of Grosseto.
Foto Guglielmo Meucci

Cielo a pecorelle
tecnica mista e acrilico su tavola/mixed technique and acrylic on board, 85x122 cm, 2017
Je ne suis pas un mounton (omaggio a René Magritte)
tecnica mista e acrilico su tavola/mixed technique and acrylic on board, 85x122 cm, 2017

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Susan Leyland

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Susan Leyland
Susan Leyland nasce nel 1952 in Inghilterra vicino
a Cambridge. Il nonno, veterinario e allevatore di
cavalli, le regalò il suo primo pony all’età di quattro
anni.
Ha trascorso gli anni della scuola in collegio lontano
da casa. Nel 1973 arriva a Firenze e, nel 1978, si
sposa e si trasferisce a Impruneta (Fi).
Affascinata dal lavoro degli artigiani della terracotta
del luogo, e incoraggiata dalla famiglia Mariani,
inizia a realizzare sculture.
A Firenze, nel 1998, ha tenuto la sua prima mostra
di sculture e disegni, il cui successo ha lanciato
la sua carriera di artista: il suo lavoro si è evoluto
nella ricerca di nuovi e innovativi strumenti di interpretazione
del cavallo nell’arte.
Dal 2000 ha deciso di dedicarsi interamente all’arte
e, in particolare, alla scultura.
Nel 2006 è alla Galleria Tornabuoni di Pietrasanta
(Lu) con una doppia personale insieme a Virginia
Lopez; nel 2008 “Dal disegno alla scultura” alla
Galleria Tornabuoni di Firenze; nel 2011 la mostra,
insieme a Nicole Guillon, alla Galleria IAC di Impruneta.
Anno in cui viene selezionata da Vittorio
Sgarbi per la 54^ Biennale di Venezia, con esposizione
alla Sala Nervi di Torino.
Del 2012 è la mostra “Horse block sculpture” al
Museo Marino Marini di Pistoia. Nello stesso anno
espone alla Galleria Villicana D’Annibale di Arezzo
nella bipersonale “Forme e Profumi Toscani” insieme
a Vincenzo Calli. Nella stessa galleria, l’anno
successivo, espone nella mostra “Camminando in
Toscana” insieme a Luigi Falai.
Nel 2014 è a Set Up Art Fair di Bologna con la galleria
Francesca Sensi Art, e espone “Horse block
sculpture” a Palazzo Sansoni di Pontassieve (Fi).
Del 2015 la bi-personale (insieme a Marco Manzella)
alla Galleria Francesca Sensi Arte di Colle Val
D’Elsa (Si).
Nel 2016 espone alla Kunstgalerie di Stoccarda
(Germania), alla Galleria Barbara Paci di Pietrasanta
e alla Sakah Galerie di Tolosa (Francia).
Nel 2018, con un lavoro di quattro anni realizza il
“War Horse Memorial”, una monumentale scultura
equina in bronzo per il First World War Memorial
ad Ascot (Inghilterra), poi ha tenuto una mostra
all’Osborne Studio Gallery Belgravia, Londra.
La Leyland vive e lavora a Impruneta.
Susan Leyland was born in 1952 in England near
Cambridge. Her Grandfather a Veterinarian and
horse breeder gave her first pony at the age of
four.
Her school years were spent in college away from
home.
In 1973 she arrived in Florence and in 1978 married
and moved to Impruneta (FI).
Fascinated by the work of the terracotta artisans
of Impruneta and encouraged by the family Mariani
she began to make her first sculptures.
Florence, 1998, she held her first exhibition of sculpture
and drawing, the success of which launched
her career as an artist: her work has since developed
and evolved in creating an innovative interpretation
of the horse in art.
In 2000 she decided to dedicate her time to art
and, in particular, to sculpture.
In 2006 at the Pietrasanta Gallery Tornabuoni
(Lu) she held a bi-personal exhibition with Virginia
Lopez; in 2008 “Dal disegno alla scultura” at the
Florence Tornabuoni Gallery; in 2011 an exhibition
with Nicole Guillon at the Gallery IAC, Impruneta.
The same year she was selected by Vittorio Sgarbi
for the 54^ Venice Biennale with exhibition in the
Torino Sala Nervi.
In 2012 an exhibition “Horse Block Sculpture” at
the Marino Marini Museum of Pistoia. The same
year “Forme e Profumi Toscani” at the Villicana
D’Annibale Gallery Arezzo with Vincenzo Calli.
The year after in the same gallery an exhibition
“Camminando in Toscana” with Luigi Falai.
In 2014 at Set Up Art Fair Bologna with Sensi Art
Gallery, and an exhibition “Horse Block Sculpture”
at Palazzo Sansoni Pontassieve (Fi).
In 2015 a bi-personal with Marco Manzella at Francesca
Sensi Art, Colle Val D’Elsa (Si)
In 2016 exhibits at Kunstgalerie Stuttgart (Germany)
as well as with Barbara Paci, Pietrasanta and
at the Sakah Gallery Toulouse (France).
In 2018, four years work finishes “The War Horse
Memorial” a monumental equestrian sculpture in
bronze to remember the First World War in Ascot
(England).
In 2018 an exhibition in London, Belgravia, at the
Osborne Studio Gallery.
Susan Leyland lives and works in Impruneta (Italy).
Foto Max Pruneti

A sheep’s dream
grafite e acrilico su tavola/graphite and acrylic on board, 92x125 cm, 2018
A sheep’s dream
grafite e acrilico su tavola/graphite and acrylic on board, 92x125 cm, 2018

Riccardo Luchini
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Riccardo Luchini
Riccardo Luchini è nato a Milano nel 1949.
All’età di 8 anni torna a Massarosa (Lu), città di
provenienza dei genitori. Si diploma al Liceo
Scientifico di Viareggio (Lu) e inizia a studiare Medicina
a Pisa e contemporaneamente dipinge, ma
la passione per la pittura prende il sopravvento. Si
iscrive, così, al Liceo Artistico di Lucca e poi all’Accademia
di Belle Arti di Carrara, sezione pittura,
dove si diploma nel 1983, con il massimo dei voti.
Dal 1969 partecipa a rassegne nazionali, conseguendo
premi e riconoscimenti.
È stato docente all’Accademia di Brera a Milano,
all’Accademia di Belle Arti di Roma, di Carrara e a
quella di Urbino.
Esponente di quel paesaggismo urbano che ben
incarna lo spirito dei nostri tempi. Le sue città, colte
sempre con tagli cinematografici in movimento,
costituiscono anche un’interessante metafora
dell’animo umano, dove il grigio e i toni freddi
sono dominanti, dove la solitudine è protagonista,
dove si esperisce l’instabilità delle cose e dell’esistenza
stessa.
Come scrive Giuseppe Cordoni: “Anche le cose,
per esistere, esigono attenzione ed amore; altrimenti
finiscono per dissolversi, come le città che
ci spariscono dallo sguardo: quali non fossero mai
esistite, se cessiamo di contemplarle. Guardare le
vedute di Luchini non è affacciarsi all’esterno su
una città, ma all’interno, sulla propria interiorità”.
Nicola Micieli rileva come la materia appaia “un
impasto denso e sedimentario, il colore tende alla
monovalenza, su una gamma di tonalità basse,
dominando i bruni e le terre bruciate, i passaggi
dall’ombra alla luce non sono in qualche modo
rilevabili come stacchi di aree pittoriche, ma consistono
in variazioni intrinseche alla materia, e
dunque il clima pittorico appare particolarmente
idoneo a rappresentare momenti di intensa esplicazione
esistenziale”.
“Si tratta di una pittura autonoma – commenta
Tommaso Paloscia – in un linguaggio figurativo
che rifugge dalle follie mimetiche nelle quali è
coinvolta per buona parte l’arte figurale di oggi”.
Ha tenuto mostre in tutta Italia e all’estero e ha
partecipato alle più importanti fiere d’arte.
Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e
private in Italia e all’estero.
L’artista vive e lavora a Massarosa.
Riccardo Luchini was born in Milan in 1949.
At the age of 8 he returns to Massarosa (Lu), the
home town of his parents. He graduated from the
Liceo Scientifico of Viareggio (Lu) and began to
study medicine in Pisa and simultaneously painted,
but his passion for painting took over. So he
enrolled at the Art School of Lucca and then at
the Academy of Fine Arts in Carrara, painting section,
where he graduated in 1983, with honors.
Since 1969 he has participated in national reviews,
winning prizes and awards.
He was a lecturer at the Accademia di Brera in
Milan, at the Accademia di Belle Arti in Rome, in
Carrara and in Urbino.
Exponent of that urban landscape that embodies
the spirit of our times. His cities, always caught
with moving cinematographic cuts, also constitute
an interesting metaphor of the human soul,
where the gray and the cold tones are dominant,
where solitude is the protagonist, where the instability
of things and the experience take place.
As Giuseppe Cordoni writes: “Even things, in order
to exist, require attention and love; otherwise
they end up dissolving, like the cities that disappear
from the look: which had never existed, if we
cease to contemplate them. Looking at the views
of Luchini is not facing out on a city, but inside, on
one’s own interiority “.
Nicola Micieli notes how the matter appears “a
dense and sedimentary dough, the color tends
to “monovalenza” (like one color), on a range of
low tones, dominating the browns and the burnt
lands, the steps from the shadow to the light are
not detectable in some way of pictorial areas, but
consist in variations intrinsic to the material, and
therefore the pictorial climate appears particularly
suitable to represent moments of intense existential
explication “.
“It is an autonomous painting — comments Tommaso
Paloscia— in a figurative language that
shuns the mimetic follies in which today’s figurative
art is involved”.
He has held exhibitions throughout Italy and
abroad and has participated in the most important
art fairs.
His works are present in public and private collections
in Italy and abroad.
The artist lives and works in Massarosa.
Foto Alice Franchi

Scalo
olio su tavola/oil on board, 85x122 cm, 2017
Mare d’inverno
olio su tavola/oil on board, 85x122 cm, 2017

Mario Madiai
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Mario Madiai
Mario Madiai nasce a Siena nel 1944.
Ancora giovane si trasferisce a Livorno. Frequenta
l’Istituto d’Arte “Augusto Passaglia” di Lucca e, sin
da giovanissimo, si dedica alla pittura e, con il suo
talento precoce, si distingue subito nelle manifestazioni
artistiche nazionali più qualificate degli
anni ‘60 e ’70.
Madiai è uno degli artisti più attenti e sensibili alle
tematiche del reale: la critica più avveduta lo segnala,
per le sue straordinarie doti creative, tra i
pittori più preparati e accreditati.
I suoi lavori hanno come tema principale la natura,
i fiori, il paesaggio, con una tecnica che si
concentra nella ricerca dell’equilibrio della composizione,
raggiunto attraverso l’accordo di linee
e colori, quasi come in una pittura astratta. Mario
Madiai utilizza i temi tradizionali del paesaggio o
della natura morta per approfondire un linguaggio
individuale. La pagina di Madiai, a volte nitida e
squillante di luce, oppure ammantata di lievi umbratilità,
rappresenta, lo stesso soggetto: l’emozione
dello sguardo di fronte alle immagini, o alla
memoria delle immagini.
Un’attività espositiva estremamente intensa fatta
di successi che si sono delineati fin dalle prime
mostre alla fine degli anni Sessanta e la prima personale
alla Casa della Cultura di Livorno nel 1971.
Mentre il carattere della pittura di Madiai andava
maturando nel tempo, le esposizioni si infittivano.
Madiai è uno dei nomi dell’arte contemporanea
italiana più apprezzato e riconosciuto dalla critica;
in molti si sono occupati del suo lavoro. Martina
Corgnati ha curato un’importante monografia.
Ha partecipato a numerose mostre in Italia e
all’estero, spostandosi frequentemente tra Europa,
Asia e nelle Americhe.
Suoi quadri sono stati inseriti nella collezione
permanente del Museo d’Arte Moderna “Mario
Grimoldi” di Cortina d’Ampezzo (Bl), nel “Museo
d’Arte dello Splendore” in provincia di Teramo e Il
Ciocco a Barga (Lu) ha un’intera sala del suo residence
dedicata all’artista.
Vive in un suggestivo casolare immerso nella campagna
pisana ma alcuni mesi all’anno vive e lavora
negli Stati Uniti.
Mario Madiai was born in Siena in 1944.
Still young he moved to Livorno. He attended the
“Augusto Passaglia” Art Institute in Lucca and,
since he was very young, he dedicated himself to
painting and, with his precocious talent, he immediately
distinguished himself in the most qualified
national artistic events of the ‘60s and’ 70s.
Madiai is one of the most attentive and sensitive
artists to the issues of reality: the most astute criticism,
thanks to his extraordinary creative talents,
is one of the most prepared and accredited painters.
His works have as their main theme the nature,
the flowers, the landscape, with a technique that
focuses on the search for the balance of the composition,
achieved through the agreement of lines
and colors, almost like an abstract painting. Mario
Madiai uses the traditional themes of landscape
or still life to deepen an individual language. The
page of Madiai, sometimes clear and bright with
light, or cloaked in slight umbratility, represents
the same subject: the emotion of the look in front
of the images, or the memory of the images.
An extremely intense exhibition activity made up
of successes that have emerged since the first exhibitions
at the end of the Sixties and the first personal
exhibition at the Livorno House of Culture in
1971. While the character of Madiai’s painting was
maturing over time, the exhibitions increased.
Madiai is one of the most appreciated and recognized
names in Italian contemporary art; many
have dealt with his work. Martina Corgnati has edited
an important monograph.
He has participated in numerous exhibitions in
Italy and abroad, moving frequently between Europe,
Asia and the Americas.
His paintings have been included in the permanent
collection of the Museum of Modern Art
“Mario Grimoldi” of Cortina d’Ampezzo (Bl), in the
“Museo d’Arte dello Splendore” in the province of
Teramo and Il Ciocco in Barga (Lu) has a entire
room of his residence dedicated to the artist.
He lives in a charming farmhouse immersed in the
Pisan countryside but a few months per year, lives
and works in the United States.
Foto Giorgia Madiai

Girasoli d’agosto
olio e acrilico su tavola/oil and acrylic on board, 85x122 cm, 2018
Pinocchio colora la pecora
olio e acrilico su tavola/oil and acrylic on board, 85x122 cm, 2018

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Giovanni Maranghi

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Giovanni Maranghi
Foto David Bastianoni
Giovanni Maranghi nasce nel 1955 a Lastra a Signa
(Fi).
Svolge i suoi studi a Firenze dove si diploma al Liceo
Artistico “Leon Battista Alberti” per poi iscriversi
alla Facoltà di Architettura.
Alterna gli studi universitari con la frequentazione
dei corsi di nudo all’Accademia di Belle Arti. Frequenta
in quegli anni artisti del calibro di Primo
Conti, Lucio Venna e Paulo Ghiglia.
A vent’anni, presenta una personale alla Galleria
San Ferdinando di Bari.
Fra gli appuntamenti di maggior rilievo di questi
primi anni, si ricorda: Galleria d’Arte Spinetti di
Firenze (1982), Galleria Dalders ad Amsterdam
(1985), Galleria Diva di Bruxelles (1987).
Gli anni ‘90 si aprono con la personale alla Galleria
Nuovo Sagittario di Milano, poi sarà protagonista
in diverse mostre negli Stati Uniti.
Il nuovo secolo si apre con una mostra all’Hotel
Excelsior di Firenze, ispirata alle poesie di Fosco
Maraini.
Nel 2001, Mondadori Editore, gli dedica un redazionale
sul periodico “Arte”.
Negli anni a seguire espone a Parigi, a Siena, Pietrasanta
(Lu), Matera, Firenze (all’interno delle Palazzine
Lorenesi in occasione di “Pitti Immagine”)
e Forte dei Marmi (Lu), in Olanda, Francia, Russia
e Stati Uniti. Poi è alla Basilica della SS. Vergine del
Carmelo a Piacenza, all’Antico Spedale degli Innocenti
di Firenze, ancora negli Stati Uniti, a Göteborg
(Svezia) e a Parigi.
Poi è a Monte Carlo durante il 69° GP di Formula 1,
con esposizione sullo yacht “Planet 125”, segue la
performance all’interno dei grandi magazzini NK
di Göteborg e la mostra a Lajatico (Pi) in occasione
del “Teatro del Silenzio 2011”.
Di seguito, espone a Berlino, a Parigi e a Montreux
(Svizzera), poi a Pontassieve (Fi) e a Stoccarda
(Germania). Ancora a Göteborg, poi a Palazzo
Medici Riccardi di Firenze, a Pechino con la mostra
“Capriccio Italiano”, a Berlino poi a Stoccarda.
Poi le personali a Stoccarda, curata da Kunstgalerie
Bech, all’interno del prestigioso Schloss Solitude,
a Ca’ dei Carraresi di Treviso, a Firenze e a
Matera.
Tra le ultime mostre, “Immersione” al Lu.C.C.A. -
Lucca Center of Contemporary Art e “Ama solo
me” con Fondazione Maimeri al M.A.C. di Milano.
Maranghi vive e lavora in provincia di Firenze.
Giovanni Maranghi was born in 1955 in Lastra a
Signa (Fi).
He completed his studies in Florence where he graduated
from the “L. B. Alberti” Artistic High School
and then enrolled in the Faculty of Architecture.
He alternates his university studies with attending
nude courses at the Academy of Fine Arts. In
those years he attended artists like Primo Conti,
Lucio Venna and Paulo Ghiglia.
At the age of twenty, he presents a personal exhibition
at the San Ferdinando Gallery in Bari.
Among the most important events of these early
years, we remember: Galleria d’Arte Spinetti in
Florence (1982), Galleria Dalders in Amsterdam
(1985), Galleria Diva in Bruxelles (1987).
The 90s opened with the personal exhibition at the
Galleria Nuovo Sagittario in Milan, then he will be
featured in several exhibitions in the United States.
The new century opens with an exhibition at the
Hotel Excelsior in Florence, inspired by the poems
of Fosco Maraini.
In 2001, Mondadori Editore, dedicated to him an
editorial in the periodical “Arte”.
In the following years he exhibited in Paris, in Siena,
Pietrasanta (Lu), Matera, Florence (inside the
Lorenesi Palazzine on the occasion of “Pitti Immagine”)
and Forte dei Marmi (Lu), in Holland,
France, Russia and the States US. Then, he is at
the Basilica of the SS. Virgin of Carmel in Piacenza,
at the Antico Spedale degli Innocenti in Florence,
again in the United States, in Gothenburg
(Sweden) and in Paris.
Then he is in Monte Carlo during the 69th GP of
Formula 1, with exposure on the yacht “Planet 125”,
he follows the performance inside the department
stores NK of Göteborg and the exhibition in Lajatico
(Pi) at the “Teatro del Silenzio 2011”.
Following, he exhibited in Berlin, Paris and Montreux
(Switzerland), then in Pontassieve (Fi) and
in Stuttgart (Germany). Still in Gothenburg, then
at Palazzo Medici Riccardi in Florence, in Beijing
with the exhibition “Capriccio Italiano”, in Berlin
then in Stuttgart.
Then a personal exhibition in Stuttgart, through
the Kunstgalerie Bech, inside the prestigious
Schloss Solitude, in Ca‘ dei Carraresi of Treviso, in
Florence and in Matera.
Among the latest exhibitions, “Immersione” at
Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art and
“Ama solo me” at M.A.C. from Milan.
Maranghi lives and works in the province of Florence.

Electric sheep
tecnica mista e resina su tavola/mixed technique and resin on board, 85x122 cm, 2018
Electric sheep
tecnica mista e resina su tavola/mixed technique and resin on board, 85x122 cm, 2018

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Francesco Nesi

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Francesco Nesi
Francesco Nesi nasce nel 1952 a San Casciano Val
di Pesa (Fi).
Pittore autodidatta cresciuto con la grande passione
coltivata fin da bambino.
Ironico, pieno di fantasia e amante di visioni “gioiose
e giocose”, possiede freschezza e ricchezza
di inventiva. Sono le atmosfere dei suoi luoghi che
lo ispirano e lo accompagnano nei suoi dipinti; le
sue opere sono apprezzate per l’armonia del colore
e la sapiente costruzione del paesaggio che
accoglie le figure.
Nesi ha intrapreso l’attività espositiva all’inizio degli
anni Novanta, dopo aver vinto, nell’85, il Premio
Bargellini a Firenze, ottenendo una personale alla
Biblioteca Nazionale della città.
Dal 1993 partecipa con grande successo a mostre
collettive e personali, a fiere e a rassegne d’arte,
sia in Italia che all’estero.
Gli “omini” con cappello, frac e martingala hanno
continuato felicemente a sorvolare il paesaggio
toscano, a suonare il violino sul mare e sotto i ponti
di una Firenze onirica, per tutto questo tempo, con
innumerevoli mostre, facendosi conoscere anche
negli Stati Uniti, a Monaco di Baviera e a Minden
(Germania), in Francia a Parigi , a Cap d’Antibes,
a Chaumont. E ancora allo Sharjah Art Museum
negli Emirati Arabi, a Riga (Lettonia), in California,
a Firenze (Chiesa di San Marco) e a Ferrara nel
Palazzo degli Estensi, poi mostre a Castro Verde
in Portogallo e in Spagna. Poi ancora la personale
alla Galleria Il Novecento a Salerno, in Corsica e a
Poltu Quatu e Porto Cervo (Sardegna). Seguono
le mostre in Francia, a Frontignan e al Carrousel
du Louvre a Parigi, alla Galleria d’Arte Barbato di
Scafati (Sa) e “Orizzonti… e oltre” nella Sala delle
Colonne di Pontassieve (Fi). E, ancora, “La danza
della Luna” alla SpaziArti Ungallery di Milano, “A
passeggio tra sogno e realtà” a Palazzo De Maria
di Paestum (Sa) e nel complesso di San Filippo
Neri di Lauro (Av), la personale a Villa Schiff di
Montignoso (Ms), ad Altamura (Galleria Artimmagine)
al Museo Michetti a Francavilla a Mare (Ch)
e la bipersonale con la figlia, “Francesco ed Elisa
Nesi. Arte generazionale” ad Eataly di Firenze e
“Sotto la Stessa Luna” all’Osservatorio Polifunzionale
del Chianti di Barberino Val d’Elsa (Fi).
Nel 2015 ha inaugurato un monumento a Pontassieve,
dedicato alle “fiascaie”.
Vive e lavora a Tavarnelle Val di Pesa (Fi).
Francesco Nesi was born in 1952 in San Casciano
Val di Pesa (Fi).
Self-taught painter grew up with the great passion
cultivated since childhood.
Ironic, full of imagination and a lover of “joyful and
playful” visions, he has a freshness and a wealth of
inventiveness. These are the atmospheres of his
places that inspire him and accompany him in his
paintings; his works are appreciated for the harmony
of color and the skilful construction of the
landscape that welcomes the figures.
Nesi started exhibiting at the beginning of the
Nineties, after having won the Bargellini Prize in
Florence in 1985, obtaining a personal exhibition
at the National Library of the city.
Since 1993 he has participated with great success
in collective and personal exhibitions, fairs and art
exhibitions, both in Italy and abroad.
The “men” with hat, frac and martingale have happily
continued to fly over the Tuscan landscape, to
play the violin on the sea and under the bridges of
a dreamlike Florence, for all this time, with countless
exhibitions, becoming known in the United
States, in Munich and in Minden (Germany), in
France in Paris, in Cap d’Antibes, in Chaumont.
And again at the Sharjah Art Museum in the United
Arab Emirates, in Riga (Latvia), in California, in
Florence (Church of San Marco) and in Ferrara in
the Palazzo degli Estensi, then exhibitions in Castro
Verde in Portugal and in Spain. Then again the
personal exhibition at the Il Novecento Gallery in
Salerno, Corsica and Poltu Quatu and Porto Cervo
(Sardinia). Following are the exhibitions in France,
at Frontignan and at the Carrousel du Louvre in
Paris, at the Galleria d’Arte Barbato in Scafati (Sa)
and “Orizzonti ... e oltre” in the Sala delle Colonne
in Pontassieve (Fi). And, again, “La danza della
Luna” at the SpaziArti Ungallery in Milan, “A passeggio
tra sogno e realtà” at Palazzo De Maria in
Paestum (Sa) and in the complex of San Filippo
Neri di Lauro (Av), the personal exhibition at Villa
Schiff of Montignoso (Ms), in Altamura (Art Image
gallery) at the Michetti Museum in Francavilla a
Mare (Ch) and the bipersonal with his daughter,
“Francesco ed Elisa Nesi. Arte generazionale“ at
Eataly di Firenze and “Sotto la Stessa Luna“ at the
Polifunctional Observatory of the Chianti area of ​
Barberino Val d’Elsa (Fi).
In 2015 he inaugurated a monument to Pontassieve,
dedicated to “fiascaie”.
He lives and works in Tavarnelle Val di Pesa (Fi).
Foto Veronica Gentile

Musical sheep
acrilico su tavola/acrylic on board, 85x122 cm, 2018
Musical sheep
acrilico su tavola/acrylic on board, 85x122 cm, 2018

Paolo Nuti
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Paolo Nuti
Paolo Nuti è nato a Viareggio (Lu) nel 1949.
Dopo aver seguito gli studi artistici si è dedicato
con continuità alla pittura ed alla grafica.
Con una tecnica raffinata e con tematiche sempre
originali Nuti è riuscito a cogliere sia il consenso
del pubblico che quello dei critici d’arte che lo
considerano uno dei rappresentanti più interessanti
della nuova figurazione toscana.
Ha tenuto la sua prima mostra personale nel 1973
alla Galleria Bramante di Vigevano (Pv).
Seguono una lunga serie di esposizioni personali e
collettive in Italia ed all’estero; tra le più importanti
ricordiamo: la mostra nel 1975 alla Galleria Radice
di Lissone (Mb) poi nel 1980 alla Galleria Il Ghibellino
di Empoli (Fi), nel 1982 dipinge, su commissione
del Comune di Cerreto Guidi (Fi), lo stendardo del
Palio del Cerro e poi tiene una mostra personale
nella Villa Isabella de’ Medici nella stesa cittadina.
Nel 1985 il Comune di Este (Pd) gli organizza una
personale presso la Chiesa di San Rocco.
Nel 1987 la mostra alla Galleria Im Stall di Basilea
(Svizzera), nel 1991 alla Galleria Spagnoli di Lugano
(Svizzera), nel 1995 la personale alla Galleria Centro
di Promozione Artistica di Verona, nel 1997 nella
sala espositiva dell’Istituto “Calasanzio” di Empoli,
nel 2005 espone alla Galleria Capricorno di
Vigevano.
Nel 2016 la personale al Museo Casa Giorgione di
Castelfranco Veneto (Tv) e la collettiva di “gruppo”
al Castello Inferiore di Marostica (Vi) dal titolo
“Frammenti di realtà”; mostra poi presentata,
nel 2017, a Palazzo Pfanner di Lucca. Nello stesso
anno la collettiva “Gioielli d’Artista a Firenze” presso
la Galleria Antichità Via dei Fossi di Firenze.
Del 2018 la collettiva “Pinocchio al Pinocchio” alla
Casa Culturale di San Miniato Basso (Pi) e la personale
“L’immagine e il suo doppio” all’ex Chiesa di
Santa Maria della Misericordia di Perugia, entrambe
curate da Filippo Lotti. Successivamente la personale
“Gli occhi dei pesci” alla Galleria Artender
di Alassio (Sv) curata da Francesca Bogliolo e le
collettive “Tracce di viaggio” all’ex Fornace Pasquinucci
di Capraia Fiorentina (Fi) e “Coriacea” a San
Miniato (Pi), anche queste curate da Filippo Lotti.
Paolo Nuti vive e lavora nella sua città natale.
Paolo Nuti was born in Viareggio (Lu) in 1949.
After having followed the artistic studies, he has
dedicated himself continuously to painting and
graphics.
With a refined technique and always original
themes, Nuti was able to grasp both the public’s
approval and that of art critics who consider him
one of the most interesting representatives of the
new Tuscan figuration.
He held his first personal exhibition in 1973 at the
Bramante Gallery in Vigevano (Pv).
Follow a long series of personal and collective exhibitions
in Italy and abroad; among the most important
we remember: the exhibition in 1975 at the
Galleria Radice in Lissone (Mb) and then in 1980
at the Galleria Il Ghibellino in Empoli (Fi), in 1982
he painted, on commission from the Municipality
of Cerreto Guidi (Fi), the banner of the Palio del
Cerro and then holds a personal exhibition in the
Villa Isabella de ‘Medici in the same town.
In 1985 the Municipality of Este (Pd) had organized
to him a personal exhibition at the Church of
San Rocco.
In 1987 the exhibition at the Im Stall Gallery in
Basel (Switzerland), in 1991 at the Spagnoli Gallery
in Lugano (Switzerland), in 1995 the personal
exhibition at the Center for Artistic Promotion in
Verona, in 1997 in the exhibition hall of the “Calasanzio”
Institute of Empoli, in 2005 he exhibited at
the Galleria Capricorno in Vigevano.
In 2016 the personal exhibition at the Casa Giorgione
Museum in Castelfranco Veneto (Tv) and
the group exhibition at the Lower Castle of Marostica
(Vi) entitled “Frammenti di realtà”; exhibition
then presented, in 2017, at Palazzo Pfanner in Lucca.
In the same year, the group exhibition “Gioielli
d’Artista a Firenze” at the Galleria Antichità Via dei
Fossi in Florence.
In 2018 the collective exhibition “Pinocchio al Pinocchio”
at the Casa Culturale of San Miniato Basso
(Pi) and the personal exhibition “L’immagine
e il suo doppio” at the deconsecrated Church of
Santa Maria della Misericordia in Perugia, both curated
by Filippo Lotti. Subsequently the personal
exhibition “Gli occhi dei pesci” at the Artender
Gallery of Alassio (Sv) curated by Francesca Bogliolo
and the collective exhibition “Tracce di viaggio”
at the former Fornace Pasquinucci of Capraia
Fiorentina (Fi) and “Coriacea” in San Miniato (Pi),
also these curated by Filippo Lotti.
Paolo Nuti lives and works in his hometown.
Foto Pier Luigi Meacci

Scegli... non andare dove tutti vanno
olio su tavola/oil on board, 92x125 cm, 2018
Scegli... non andare dove tutti vanno
olio su tavola/oil on board, 92x125 cm, 2018

Nico Paladini
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Nico Paladini
Nico Paladini è nato nel 1949 Empoli (Fi).
Dotato di un’energia e vitalità che riesce a trasferire
dalla sua inarrestabile attività di esploratore,
scalatore e speleologo a quella di pittore.
Alla fine degli anni Sessanta si diploma all’Istituto
d’Arte di Siena.
Inizia la sua attività espositiva nei primissimi anni
Settanta e nella prima metà degli anni Ottanta inizia
anche l’attività di grafico pubblicitario e fotografo
di moda.
Del 1987 la mostra alla Galleria La Barcaccia di
Roma.
Nel 1988 la collettiva alla Galleria Il Prato dei Miracoli
di Pisa e nel 1990 partecipa al Premio Italia a
Bologna e a Tione (Tn).
E ancora le personali alla Galleria La Gradiva a
Montecatini Terme (Pt), “La donna e l’orchidea”
(1991) nell’Isola de La Reunion (Francia) e “Passaparola”
(1992) a Barberino del Mugello (Fi).
Nel 1993 il movimento del Metropolismo viene
presentato a Roma in una grande mostra allo Spazio
Flaminio, da Omar Calabrese, Alberto Abruzzese,
Renato Minore e Valerio Dehò; seguono altri
eventi del movimento (Galleria Salamandra di
Siracusa) fino all’esposizione all’Istituto di Cultura
di Madrid presentato da Achille Bonito Oliva nel
1995, poi ancora al Young Museum di Revere (Mn)
e a Bruxelles (Belgio).
Poi altre mostre personali e del Metropolismo in
Portogallo, Spagna, Francia, Lussemburgo, Olanda
e Italia, fino alle Scuderie di Palazzo Ruspoli a
Roma (2012).
Espone nella rassegna itinerante “50 pittori toscani
per 50 cantanti toscani” in 12 diversi spazi espositivi
della Toscana; è uno dei protagonisti della
mostra “Sulla strada di Venere” con esposizione
a Palazzo Malaspina di San Donato in Poggio (Fi)
e alle Terme Tettuccio di Montecatini Terme (Pt).
Segue “Vuoti a perdere” nella Sala del Basolato di
Fiesole (Fi) e “As time goes by” alla Casa Rossa di
Pontassieve (Fi).
Nel 2015 “Metropolismo e Dintorni” alla Fornace
Pasquinucci di Capraia Fiorentina (Fi).
Del 2018 la collettiva “Pinocchio al Pinocchio” alla
Casa Culturale di San Miniato Basso (Pi), poi la
personale “Minoranze silenziose” alla casa museo
Arcieri Bitonti di San Mauro Forte (Mt).
Nico Paladini vive e lavora a Vinci (Fi).
Nico Paladini was born in 1949 Empoli (Fi).
Equipped with an energy and vitality that manages
to transfer from his unstoppable activity as
an explorer, climber and speleologist to that of a
painter.
At the end of the Sixties he graduated from the
Art Institute of Siena.
He began his exhibition activity in the early seventies
and in the first half of the eighties he began
also as an advertising graphic designer and fashion
photographer.
In 1987 the exhibition at the La Barcaccia Gallery
in Rome.
In 1988 the collective exhibition at the Galleria Il
Prato dei Miracoli in Pisa and in 1990 took part in
the Premio Italia in Bologna and in Tione (Tn).
And also the personal exhibitions at the La Gradiva
Gallery in Montecatini Terme (Pt), “La donna
e l’orchidea” (1991) in the Isola de La Reunion
(France) and “Passaparola” (1992) in Barberino
del Mugello (Fi).
In 1993 the Metropolism movement was presented
in Rome in a major exhibition at the Spazio Flaminio,
by Omar Calabrese, Alberto Abruzzese, Renato
Minore and Valerio Dehò; follow other events of
the movement (Salamandra Gallery of Syracuse)
until the exhibition at the Institute of Culture of
Madrid presented by Achille Bonito Oliva in 1995,
then again at the Young Museum in Revere (Mn)
and in Brussels (Belgium).
Then other personal exhibitions and of the
Metropolism in Portugal, Spain, France, Luxembourg,
Holland and Italy, up to the Scuderie of
Palazzo Ruspoli in Rome (2012). .
He exhibited in the traveling exhibition “50 pittori
toscani per 50 cantanti toscani” in 12 different exhibition
spaces in Tuscany; is one of the protagonists
of the exhibition “Sulla strada di Venere” with
an exhibition at Palazzo Malaspina in San Donato
in Poggio (Fi) and at the Terme Tettuccio in Montecatini
Terme (Pt). Follows “Vuoti a perdere” in
the Sala del Basolato of Fiesole (Fi) and “As time
goes by” to the Red House of Pontassieve (Fi).
In 2015 “Metropolismo e Dintorni” at Fornace Pasquinucci
in Capraia Fiorentina (Fi).
In 2018 the collective “Pinocchio al Pinocchio” at
the Casa Culturale of San Miniato Basso (Pi), then
the personal exhibition “Minoranze silenziose” at
the Arcieri Bitonti museum house in San Mauro
Forte (Mt).
Nico Paladini lives and works in Vinci (Fi).
Foto Francesco Sgherri

Dolly
tecnica mista, acrilico e olio su tavola/mixed technique, acrylic and oil on board, 92x125 cm, 2018
Dolly
tecnica mista, acrilico e olio su tavola/mixed technique, acrylic and oil on board, 92x125 cm, 2018

Elisabetta Rogai
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Elisabetta Rogai
Foto Umberto Visentini
Elisabetta Rogai, nata a Firenze, dipinge dall’età
di nove anni.
Inizia a esporre nel 1970, per riaffacciarsi pubblicamente
e costantemente al mondo dell’arte
nei primi anni del Duemila. Una pausa che le ha
permesso di elaborare una pagina espressiva nei
suoi valori lirici ed efficiente nella robusta struttura.
Ritratti, figure, nudi collocati in un non-tempo,
adagiati con i loro pensieri sui fondi tormentati
e vibranti, come se la loro stessa presenza accogliesse
in sé ogni prima e ogni dopo, ogni storia e
ogni quiete cercata, persa o conquistata.
Nel 2001, la prima personale, all’Officina Profumo
Farmaceutica di Santa Maria Novella (Firenze) e di
seguito una nutrita serie di eventi: a Firenze, Pietrasanta
(Lu) e Lugano (Svizzera), e la partecipazione
a “Le salon des artistes” (Cannes, Francia), allestisce
tre personali, a Palazzo Borghese (Firenze),
all’Hotel Capri Palace (Capri, Napoli), poi al Palagio
di Parte Guelfa (Firenze). Poi la personale “Riflessioni”
al Gran Caffé Quadri in piazza San Marco a Venezia
e al Chiostro di Sant’Agostino di Pietrasanta.
Nel 2005 il Comune di Firenze la sceglie come
rappresentante della città per il 40° anniversario
di gemellaggio con Kyoto (Giappone), dove espone.
Poi è a Palazzo Crispi di Napoli e alla Galleria
Schubert di Milano. Espone le sue opere anche
all’estero, Stati Uniti, Hong Kong, Grecia, Lituania,
Venezuela e in Cina.
Accanto alla produzione tradizionale Rogai realizza
l’affresco, come quello celebrativo per i 70 anni
della Scuola di Guerra Aerea di Firenze (2008).
Nel 2011 lancia EnoArte, la tecnica di dipingere
usando il vino, realizzando anche varie performance
live di pittura in spazi pubblici e in cantine
di importanti aziende vinicole italiane.
Nel 2014 espone a Firenze, in Palazzo Medici Riccardi,
con una personale “Molta follia suprema saggezza”.
Nel 2015 dipinge il drappellone del Palio di Siena
ed è insignita del titolo di “Accademica” all’Accademia
delle Arti del disegno di Firenze.
Nel 2016 per la prima volta un artista dipinge sul
marmo bianco di Carrara con il vino durante la
personale “Donne Oltre” alla Galleria Open Once
di Pietrasanta. Sempre nel 2016 è all’Art Dynasty
Gallery di Forte dei Marmi con “Oltre le Stelle”, poi
la personale “Nell’Anima” ai Magazzini del Sale del
Palazzo Comunale di Siena.
Nel 2018 Rogai riceve, in Palazzo Vecchio a Firenze,
il premio Caterina de’ Medici per meriti artistici.
L’artista vive e lavora tra Firenze e la campagna
fiorentina.
Elisabetta Rogai, born in Florence, paints from the
age of nine.
She began exhibiting in 1970, to publicly and constantly
re-appear in the art world in the early years
of the millennium. A pause that allowed her to
elaborate an expressive page in her lyrical values
and efficient in the robust structure. Portraits, figures,
nudes placed in a non-time, lying with their
thoughts on the tormented and vibrant funds, as
if their very presence welcomed in itself every before
and every after, every story and every quiet
sought, lost or conquered.
In 2001, the first personal exhibition at the Pharmaceutical
Perfume Shop in Santa Maria Novella
(Florence) followed by a series of events: in
Florence, Pietrasanta (Lu) and Lugano (Switzerland),
and participation in “Le salon des artistes”
“(Cannes, France), sets up three personal exhibitions,
at Palazzo Borghese (Florence), at the Capri
Palace Hotel (Capri, Napoli), then at the Palagio
di Parte Guelfa (Florence). Then the personal exhibition
“Reflections” at the Gran Caffé Quadri in
Piazza San Marco in Venice and at the Cloister of
Sant’Agostino di Pietrasanta.
In 2005 the City of Florence chose her as the representative
of the city for the 40th anniversary of
twinning with Kyoto (Japan), where she exhibited.
Then she is at Palazzo Crispi in Naples and at
the Galleria Schubert in Milan. She also exhibited
his works abroad, the United States, Hong Kong,
Greece, Lithuania, Venezuela and China.
Close to the traditional production, Rogai realizes the
fresco, like the one celebrated for the 70th anniversary
of the School of Aerial Warfare in Florence (2008).
In 2011 she launched EnoArte, the technique of
painting using wine, also realizing various live
performances of painting in public spaces and in
cellars of important italian wineries. In 2014 she
exhibited in Florence, in Palazzo Medici Riccardi,
with a personal “Molta follia suprema saggezza”.
In 2015 she painted the drapery of the Palio di Siena
and was awarded the title of “Academic” at
the Academy of Design Arts in Florence.
In 2016 for the first time an artist paints on the white
Carrara marble with wine at the Open Oven Gallery
of Pietrasanta. Also in 2016 she is at the Art Dynasty
Gallery in Forte dei Marmi, and at the Magazzini
del Sale of the Palazzo Comunale di Siena.
In 2018 Rogai receives, in Palazzo Vecchio in Florence,
the Caterina de’ Medici award for artistic merit.
The artist lives and works between Florence and
the Florentine countryside.

EnoFashion sheep
vino (Brunello di Montalcino) e colori a olio su tavola/wine (Brunello di Montalcino) and oil colors on board, 92x125 cm, 2018
EnoFashion sheep
vino (Brunello di Montalcino) e colori a olio su tavola/wine (Brunello di Montalcino) and oil colors on board, 92x125 cm, 2018

Carlo Romiti
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Carlo Romiti
Carlo Romiti è nato nel 1953 a Castelfiorentino
(Fi).
Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Firenze.
Dal 1987 dirige il Laboratorio Teatrale del Centro
Arti Visive del Comune di Certaldo (Fi).
Ha collaborato con un gruppo di ricerca sulle attività
espressive della Facoltà di Magistero dell’Università
di Firenze per la realizzazione di testi
didattici. Ha tenuto corsi sulle tecniche pittoriche
per la Sezione Didattica degli Uffizi e al Museo di
Preistoria di Firenze.
Conduce una ricerca pittorica sulla cromaticità
delle terre del luogo dove vive, caratteristica peculiare
delle sue opere. Infatti, Romiti, dipinge da
anni con le terre che egli stesso ricerca.
La pittura ha inizio nel momento stesso in cui raschia
un argine e, con la mano, raccoglie le prime
manciate di terra. Il proseguire di una tecnica
antica di millenni e la ricerca continua sul colore
e sulle sue applicazioni, sono fonte di ispirazione.
Talvolta è la terra stessa, con le sue diverse tonalità,
a suggerire l’opera, in un alternarsi di priorità
tra soggetto e colore. La terra, macinata a mano in
mortai di pietra, viene mescolata con acqua, uovo
o collanti vari, ma anche con olio di lino. L’uso di
questa tecnica non può che trovare conferma
nell’ambiente e nelle scelte di vita dell’artista: un
misurato isolamento nelle campagne tra San Gimignano
e Volterra.
I suoi cavalli, i suoi cani e nel vicino bosco caprioli
e cinghiali sono, insieme al paesaggio, i soggetti
preferiti ed il mezzo per ritrovare la parte ancestrale
che è in ognuno di noi.
Romiti ha esposto le sue opere in numerose gallerie
e spazi pubblici, sia in Italia che all’estero sia in
mostre personali che collettive.
La sua prima personale nel 1979 alla Galleria Orlandi
di Prato.
L’esperienza internazionale inizia nel 1991 alla Maison
Visinand di Montreaux (Svizzera) e a Ginevra,
poi sarà protagonista anche in Germania (Berlino,
Hannover, Sollingen, Heidelberg, Sassenberg), a
Londra, in Kazakhistan, nel Lussemburgo e a New
York.
In Italia ha esposto in mostre collettive e personali
in tutta la Penisola.
Romiti vive in una casa colonica nella campagna
di Gambassi Terme (Fi) dove ha lo studio.
Carlo Romiti was born in 1953 in Castelfiorentino
(Fi).
He graduated from the Academy of Fine Arts in
Florence.
Since 1987 he has directed the Theater Laboratory
of the Visual Arts Center of the Municipality
of Certaldo (Fi).
He collaborated with a research group on the expressive
activities of the Faculty of Magisterium
of the University of Florence for the realization of
educational texts. Has held courses on painting
techniques for the Didactic Section of the Uffizi
and at the Museum of Prehistory in Florence.
He leds a pictorial research on the chromaticity of
the lands where he lives, a peculiar feature of his
works. In fact, Romiti has been painting for years
with the lands that he himself is searching for.
Painting begins at the same moment when an embankment
is scraped and, with the hand, collects
the first handfuls of earth. The continuation of an
ancient technique of millennia and the continuous
research on color and its applications, are a
source of inspiration. Sometimes it is the earth itself,
with its different shades, to suggest the work,
in an alternation of priorities between subject and
color. The earth, ground by hand in stone mortars,
is mixed with water, egg or various glues, but
also with linseed oil. The use of this technique can
only find confirmation in the environment and in
the artist’s life choices: a measured isolation in the
countryside between San Gimignano and Volterra.
His horses, his dogs and in the nearby wood roe
and wild boar are, together with the landscape,
the favorite subjects and the means to find the
ancestral part that is in each of us.
Romiti has exhibited his works in numerous galleries
and public spaces, both in Italy and abroad,
both in personal and group exhibitions.
His first personal show in 1979 at the Galleria Orlandi
in Prato.
The international experience began in 1991 at the
Maison Visinand in Montreaux (Switzerland) and
in Geneva, then also in Germany (Berlin, Hannover,
Sollingen, Heidelberg, Sassenberg), in London, in
Kazakhstan, in Luxembourg and in New York.
In Italy he has exhibited in collective and personal
exhibitions throughout the Peninsula.
Romiti lives in a farmhouse in the countryside of
Gambassi Terme (Fi) where he has his studio.
Foto Vanessa Salvati

senza titolo
terre su tavola/lands on board, 92x125 cm, 2018
senza titolo
terre su tavola/lands on board, 92x125 cm, 2018

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Marcello Scarselli

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Marcello Scarselli
Foto Gianni Mattonai
Marcello Scarselli nasce nel 1953 a Santa Maria a
Monte (Pi).
Dopo essersi diplomato all’Istituto Tecnico di Pontedera
(Pi), frequenta corsi di disegno e di intaglio
e successivamente il corso di incisione alla Scuola
di Grafica de Il Bisonte a Firenze.
Inizia la carriera artistica negli anni Settanta partecipando
a numerose mostre collettive e intervenendo
nel dibattito estetico di quel periodo.
La sua professione si consolida negli anni attraverso
una costante attività espositiva in Italia e
all’estero (Austria, Belgio, Germania, Francia, Svizzera,
Inghilterra, Croazia, Portogallo, Giappone).
Nel 2011 è alla Galleria Pall Mall di Londra.
Dal 2012 una sua opera fa parte della Pinacoteca
d’arte contemporanea de Il Ciocco a Barga (Lu).
Nel 2013 la mostra itinerante curata da Giuseppe
Cordoni e Filippo Lotti “Humanitas Machinæ (il lavoro
dipinto)” con tappe a Palazzo Medici Riccardi
di Firenze, Palazzo Mediceo di Seravezza (Lu) e
al Museo Piaggio di Pontedera.
Del 2014 la personale “Il lavoro dipinto” a Ponte de
Sor (Portogallo). In seguito alla collettiva “Il Muro
– 25 anni dopo” all’Ambasciata della Repubblica
Federale di Germania di Roma dona un’opera in
ricordo della caduta del Muro di Berlino.
Del 2015 le personali “Il profumo del vento” nella
Chiesa Monumentale di San Francesco a Gualdo
Tadino (Pg), “Suggestioni” alla sede Carismi di
Lucca e “Ignis – Il mio gesto”, curata da Filippo
Lotti e Roberto Milani, a Palazzo Pretorio di Certaldo
(Fi). Nello stesso anno la collettiva “Expo
Arte Italiana” a Villa Bagatti Valsecchi a Varedo
(Mb), curata da Vittorio Sgarbi.
Nel 2016 inaugura la scultura monumentale (h.
3,90 mt) “Pinocchio e il gioco del cerchio” in acciaio
cor-ten, collocata su di una rotatoria a San
Miniato Basso (Pi).
Nel 2017 le personali “Oltre la forma” contemporaneamente
alla Torre Civica e alla Galleria Fiordamaro
di Bientina (Pi) e “Oltre la forma” a Palazzo
del Pegaso a Firenze.
Nel 2018 espone a Roma, alla Galleria Simmi, con
“Symbola” e “Il rumore della materia” al Palazzo
dei Priori di Volterra (Pi). Sempre nel 2018 viene
invitato a Tokio dove espone al Tokiù Plaza con “Il
rumore della mia terra”.
Partecipa alle fiere di arte internazionali di Nizza,
Innsbruck, Lugano e Roma
Vive e lavora a Bientina.
Marcello Scarselli was born in 1953 in Santa Maria
a Monte (Pi).
After graduating from the Technical Institute of
Pontedera (Pi), he attended drawing and carving
courses and then the engraving course at the Il
Bisonte School of Graphic in Florence.
He began his artistic career in the seventies by
participating in numerous group exhibitions and
intervening in the aesthetic debate of that period.
His profession is consolidated over the years
through a constant exhibition activity in Italy and
abroad (Austria, Belgium, Germany, France, Switzerland,
England, Croatia, Portugal, Japan).
In 2011 he is at the Pall Mall in London.
Since 2012 one of his works is part of the contemporary
art gallery of Il Ciocco in Barga (Lu).
In 2013 the traveling exhibition curated by
Giuseppe Cordoni and Filippo Lotti “Humanitas
Machinæ (il lavoro dipinto)” with stops at Palazzo
Medici Riccardi in Florence, Palazzo Mediceo
in Seravezza (Lu) and at the Piaggio Museum in
Pontedera.
In 2014 the personal exhibition “Il lavoro dipinto”
at Ponte de Sor (Portugal). Following the collective
exhibition “Il Muro - 25 anni dopo” at the
Embassy of the Federal Republic of Germany in
Rome, he donates a work in memory of the fall of
the Berlin Wall.
In 2015 the personal “Il profumo del vento” in the
Monumental Church of San Francesco in Gualdo
Tadino (Pg), “Suggestioni” at the Carismi headquarters
in Lucca and “Ignis - Il mio gesto” at Palazzo
Pretorio of Certaldo (Fi). In the same year
the group exhibition “Expo Arte Italiana” at Villa
Bagatti Valsecchi in Varedo (Mb), curated by Vittorio
Sgarbi.
In 2016 he inaugurates the monumental sculpture
(h 3.90 m) “Pinocchio e il gioco del cerchio” in
cor-ten steel, placed on a roundabout in San Miniato
Basso (Pi).
In 2017 the personal “Oltre la forma” at the same
time as the Civic Tower and the Fiordamaro Gallery
of Bientina (Pi) and “Oltre la forma” at the
Palazzo del Pegaso in Florence.
In 2018 he exhibited in Rome, at the Simmi Gallery,
with “Symbola” and “Il rumore della materia” at
the Palazzo dei Priori in Volterra (Pi). Also in 2018
he was invited to Tokyo where he exhibited at the
Tokiù Plaza with “Il rumore della mia terra”.
He participates in international art fairs in Nice,
Innsbruck, Lugano and Rome
He lives and works in Bientina.

Per gli antichi campi (da una poesia di Umberto Piersanti)
tecnica mista su tavola/mixed technique on board, 92x125 cm, 2018
Per gli antichi campi (da una poesia di Umberto Piersanti)
tecnica mista su tavola/mixed technique on board, 92x125 cm, 2018

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Paolo Staccioli

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Paolo Staccioli
Paolo Staccioli nasce a Scandicci (Fi) nel 1943.
Autodidatta, si dedica fin dall’adolescenza alla pittura,
facendosi presto notare in ambito locale.
Al principio degli anni Novanta la necessità di sperimentare
nuovi linguaggi espressivi lo spinge a
Faenza (Ra), nella bottega di un ceramista locale
dove apprende le tecniche di quest’arte.
Ottenuta padronanza del mestiere, Staccioli abbandona
completamente la pittura e allestisce un
laboratorio di ceramica e nei primi anni Duemila
inizia a trasferire le sue forme nel bronzo.
In questi anni le mostre si intensificano, espone,
con un crescendo di successi di pubblico e critica,
sia in Italia che all’estero.
Espone al Museo delle Porcellane di Palazzo Pitti di
Firenze, Museo Archeologico di Fiesole (Fi), al Ceramic
Art Museum di Fuping (Cina), al Museo degli
Argenti di Palazzo Pitti di Firenze, all’Ambasciata
Italiana di Washington (Stati Uniti), a Parigi, New
York presso lo Spazio 522 e alla Kens’ Art Gallery di
Firenze, poi è a Pomarance (Pi) dove, nel 2011, sono
stati installati due Guerrieri in bronzo.
Nel 2006 una sua opera è stata scelta come dono
ufficiale della Regione Toscana al Presidente della
Repubblica Carlo Azeglio Ciampi; alla fine dello
stesso anno un’altra opera è stata acquisita nella
collezione permanente del Museo Internazionale
delle Ceramiche di Faenza.
Espone alla Sala delle Colonne di Pontassieve
(Fi), al Museo Horne di Firenze. Successivamente
espone in piazza del Duomo a Pietrasanta (Lu),
opere in bronzo e cor-ten di grandi dimensioni.
Mostre all’ex convento Santa Chiara di Siena, Terme
Tettuccio di Montecatini Terme (Pt), Limonaia
di Palazzo Medici Riccardi a Firenze, poi in molti
altri spazi pubblici in Italia e all’estero (Germania,
Inghilterra).
Molteplici i riconoscimenti tributati all’artista, da
pubblico e critica, e molte le partecipazioni a premi
ed esposizioni che hanno consentito a Paolo
Staccioli di conquistare un posto di assoluto prestigio
nel panorama artistico nazionale.
Molte anche le opere monumentali installate in
spazi pubblici di tutta Italia.
Staccioli vive e lavora nella sua città natale.
Paolo Staccioli was born in Scandicci (Fi) in 1943.
Self-taught, he dedicates himself from adolescence
to painting, soon becoming known in the
local area.
At the beginning of the nineties the need to experiment
with new expressive languages, pushed
him to Faenza (Ra), in the workshop of a local ceramist
where he learned the techniques of this art.
Having mastered the profession, Staccioli completely
abandons painting and prepares a ceramic
workshop and in the early 2000s began to transfer
his figures into bronze.
In recent years, the exhibitions are intensifying,
exhibiting, with a increasing of successes of the
public and critics, both in Italy and abroad.
He exhibited at the Porcelain Museum of Palazzo
Pitti in Florence, the Archaeological Museum of
Fiesole (Fi), at the Ceramic Art Museum of Fuping
(China), at the Silver Museum of Palazzo Pitti
in Florence, at the Italian Embassy in Washington
(United States), in Paris, New York at Spazio 522
and at Kens’ Art Gallery in Florence, then in Pomarance
(Pi) where, in 2011, two bronze Warriors
were installed.
In 2006 one of his works was chosen as the official
gift of the Tuscany Region to the President of
the Republic, Carlo Azeglio Ciampi; at the end of
the same year another work was acquired in the
permanent collection of the International Museum
of Ceramics in Faenza.
He exhibited at the Sala delle Colonne in Pontassieve
(Fi), at the Museo Horne in Florence. Subsequently
he exhibited in large works in bronze
and cor-ten in Piazza del Duomo in Pietrasanta
(Lu).
Exhibitions at the former convent of Santa Chiara
di Siena, Terme Tettuccio of Montecatini Terme
(Pt), Limonaia of Palazzo Medici Riccardi in Florence,
then in many other public spaces in Italy
and abroad (Germany, England).
Multiple awards to the artist, from public and critics,
and many participation in prizes and exhibitions
that allowed Paolo Staccioli to conquer a
place of absolute prestige in the national artistic
scene.
Many also the monumental works installed in public
spaces throughout Italy.
Staccioli lives and works in his hometown.
Foto Carlo Midollini

Storie
tecnica mista e ceramica su tavola/mixed technique and ceramic on board, 92x125 cm, 2018
Storie
tecnica mista e ceramica su tavola/mixed technique and ceramic on board, 92x125 cm, 2018

Armando Xhomo
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Armando Xhomo
Armando Xhomo nasce in Albania nel 1965.
Ha studiato all’Accademia di Belle Arti a Tirana
(Albania) dal 1985 al 1989.
Ha lavorato come scenografo in vari teatri dell’Albania
e ha anche avuto un’importante esperienza
alla TV nazionale albanese.
Successivamente ha ricoperto il ruolo di grafico
pubblicitario dal 1991 al 2000 presso una importante
azienda.
A compimento all’esperienza teatrale, la pittura di
Xhomo trattiene un’attenzione speciale verso l’impianto
grafico delle proprie opere, cariche di un
dinamismo sintetico che si interseca con le figure
antropomorfe in primo piano, che al contrario ci
ricordano la natura più mediterranea e sanguigna
dell’autore.
Nell’arco della sua carriera ha tenuto diverse personali
e partecipato a molte collettive.
Dal 2000 espone in varie mostre nazionali e internazionali
tra cui Palazzo Pretorio di Certaldo
(Fi), Palazzo di Parte Guelfa (Firenze), Ambasciata
albanese a Roma, Museo di Campionissimi a
Novi Ligure (Al), Galleria Grafic Design (Nashville,
Tennessee, Stati Uniti), Senegal, Norvegia, Ministero
dell’Arte e Cultura di Tirana, Museo della
Civiltà Romana (Roma), Museo Ugo Guidi di Forte
dei Marmi (Lu), Palazzo Medici Riccardi (Firenze),
Palazzo Ducale a Spoleto (Pg), Palazzo Leti Sansi
di Pizzo Calabro (Vv), Museo di Villa Pamphilj
a Roma, Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino,
Palazzo dei Giureconsulti di Milano, Museo
Archeologico e della Collegiata a Casole D’Elsa
(Si), Villa Filippini di Besana in Brianza (Mb), poi
espone al Sifang Art Museum a Nanjing in Cina, al
Museo Mediceo e Limonaia di Palazzo Medici Riccardi
a Firenze, a Palazzo Gallio di Gravedona ed
Uniti (Como), Palazzo Ducale di Sabbioneta (Mn),
alla Galleria Pall Mall di Londra, ai Magazzini del
Sale Museo Civico Palazzo Pubblico di Siena e al
Santuario di Santa Maria Delle Armi a Cerchiara di
Calabria (Cs).
Poi espone in Albania, in Repubblica Ceca, al Museo
Leonardiano a Vinci (Fi), alla Grande Moschea
di Roma, a Palazzo Bastogi di Firenze, allo Hong
Museum di Shangai (Cina).
È stato co-curatore della mostra “Sensazioni” al
Museo d’Arte Contemporanea di Acri (Cs).
Xhomo vive e lavora a Firenze.
Armando Xhomo was born in Albania in 1965.
He studied at the Academy of Fine Arts in Tirana
(Albania) from 1985 to 1989.
He worked as a set designer in various theaters of
Albania and also had an important experience on
national Albanian TV.
Later he served as advertising graphic designer
from 1991 to 2000 at an important company.
At the end of theatrical experience, the painting
of Xhomo gets a special attention to the graphic
layout of his own works, full of a synthetic dynamism
that intersects with the anthropomorphic
figures in the foreground, which on the contrary,
instead, remind us of the most Mediterranean nature
and sanguine of the author.
During his career he has held several personal and
participated in many group shows.
Since 2000 he has exhibited in various national
and international exhibitions including Palazzo
Pretorio in Certaldo (Fi), Palazzo di Parte Guelfa
(Florence), Albanian Embassy in Rome, Museum
of Campionissimi in Novi Ligure (Al), Gallery Grafic
Design (Nashville, Tennessee, United States), Senegal,
Norway, Ministry of Art and Culture of Tirana,
Museum of Roman Civilization (Rome), Ugo Guidi
Museum of Forte dei Marmi (Lu), Palazzo Medici
Riccardi (Florence), Palazzo Ducale in Spoleto
(Pg) , Palazzo Leti Sansi of Pizzo Calabro (Vv),
Museum of Villa Pamphilj in Rome, National University
Library of Turin, Palazzo dei Giureconsulti
of Milan, Archaeological Museum and of the Collegiate
in Casole D’Elsa (Si), Villa Filippini of Besana
in Brianza (Mb), then, he exhibited at the Sifang
Art Museum in Nanjing in China, at the Medici
Museum and Limonaia of Palazzo Medici Riccardi
in Florence, at Palazzo Gallio in Gravedona ed
Uniti (Como), Palazzo Ducale di Sabbioneta (Mn),
at the Pall Mall of London, at Magazzini del Sale
Museo Civic or Palazzo Pubblico of Siena and the
Sanctuary of Santa Maria Delle Armi in Cerchiara
di Calabria (Cs).
Then he exhibited in Albania, in the Czech Republic,
at the Museo Leonardiano a Vinci (Fi), at the
Great Mosque in Rome, at Palazzo Bastogi in Florence,
at the Hong Museum in Shangai (China).
He was co-curator of the exhibition “Sensazioni”
at the Museum of Contemporary Art in Acre (Cs).
Xhomo lives and works in Florence.
Foto Silvano Silvia

Pecore di...
tecnica mista su tavola/mixed technique on board, 85x122 cm, 2018
Trasgredire
tecnica mista su tavola/mixed technique on board, 85x122 cm, 2018

©Copyright 2019 FuoriLuogo
Tutti i diritti riservati/All rights reserved
Riproduzione vietata/Reproduction prohibited
Finito di stampare nel mese di Gennaio 2019
da Bandecchi & Vivaldi, tipografi in Pontedera (Pi)
Finished to print in January 2019
by Bandecchi & Vivaldi, typists in Pontedera (Pi)

MASSIMO BARLETTANI
ANTONIO BIANCALANI
ALAIN BONNEFOIT
VINCENZO CALLI
FABIO CALVETTI
CLAUDIO CIONINI
ELIO DE LUCA
RAFFAELE DE ROSA
SATOSHI DOBARA
FRANCO MAURO FRANCHI
DANILO FUSI
GIULIANO GIUGGIOLI
SUSAN LEYLAND
RICCARDO LUCHINI
MARIO MADIAI
GIOVANNI MARANGHI
FRANCESCO NESI
PAOLO NUTI
NICO PALADINI
ELISABETTA ROGAI
CARLO ROMITI
MARCELLO SCARSELLI
PAOLO STACCIOLI
ARMANDO XHOMO