Giornale dei Navigli n. 29 - 24 luglio 2020
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POLITICA Venerdì <strong>24</strong> Luglio <strong>2020</strong><br />
SPUNTI DI LETTURA<br />
Un accordo storico e una sfida per l’Europa<br />
BRUXELLES ( c e s) Comu n qu e<br />
la si pensi il 21 <strong>luglio</strong> il Consiglio<br />
europeo ha raggiunto<br />
un accordo di portata storica,<br />
perché per la prima volta<br />
l’Unione europea ha deciso<br />
di indebitarsi in modo consistente<br />
per finanziare <strong>dei</strong><br />
trasferimenti tra i suoi stati<br />
membri. Una decisione simile<br />
era impensabile fino a<br />
pochi mesi fa. I 27 capi di<br />
stato e di governo dell’Unio -<br />
ne hanno dato il via libera al<br />
cosiddetto recovery fund, un<br />
pacchetto di aiuti (390 miliardi<br />
per i sussidi, 360 miliardi<br />
per i prestiti) da destinare<br />
alla ripresa delle economie<br />
europee più colpite<br />
dalla pandemia di covid-19.<br />
Questi soldi si aggiungono al<br />
programma Sure (cento miliardi<br />
per finanziare misure<br />
di cassa integrazione), ai prestiti<br />
alle aziende della Banca<br />
europea degli investimenti<br />
(duecento miliardi) e alla linea<br />
di credito per il settore<br />
sanitario del Meccanismo<br />
europeo di stabilità (<strong>24</strong>0 miliardi),<br />
senza contare gli oltre<br />
mille miliardi di euro che la<br />
Banca centrale europea<br />
(Bce) intende usare per comprare<br />
titoli di stato attraverso<br />
il Pandemic emergency purchase<br />
programm (Pepp).<br />
Il fondo rientra nel nuovo<br />
bilancio dell’Unione europea,<br />
quello che va dal 2021 al<br />
2027, che sarà pari a 1.074<br />
miliardi. Finora il bilancio<br />
comunitario corrispondeva<br />
a ll’1 per cento del pil<br />
del l’Unione europea. Ora,<br />
solo tra il 2021 e il 2023 sarà<br />
speso per il recovery fund il 2<br />
per cento del pil. I sussidi a<br />
carico del bilancio comunitario<br />
saranno ripagati non<br />
solo con i contributi <strong>dei</strong> singoli<br />
paesi membri, ma attraverso<br />
entrate proprie della<br />
Commissione, assicurate da<br />
qualche forma di tassazione.<br />
Per ora si parla di un’imposta<br />
sulla plastica nel 2021, ma<br />
Bruxelles potrebbe proporre<br />
anche una carbon tax e una<br />
digital tax.<br />
Il debito comune sarà di<br />
750 miliardi di euro entro il<br />
2023, la stessa cifra avanzata<br />
dalla proposta della Commissione<br />
europea e in precedenza<br />
da Francia e Germania.<br />
Ma le lunghe e difficili<br />
trattative, cominciate il 17 <strong>luglio</strong>,<br />
ne hanno cambiato la<br />
composizione. Bruxelles aveva<br />
proposto 500 miliardi di<br />
sovvenzioni a carico del bilancio<br />
comunitario e 250 miliardi<br />
di prestiti a carico <strong>dei</strong><br />
paesi che ricevono i fondi. In<br />
seguito all’accordo i sussidi<br />
scendono a 390 miliardi,<br />
mentre i prestiti salgono a<br />
360 miliardi.<br />
Chi ottiene cosa<br />
Questo è il risultato del<br />
duro scontro fra i cosiddetti<br />
paesi frugali (Austria, Paesi<br />
Bassi, Svezia, Finlandia e Danimarca)<br />
– quelli con i conti<br />
pubblici in ordine, che si opponevano<br />
a qualsiasi forma<br />
di credito comune ed erano<br />
favorevoli solo a prestiti diretti<br />
concessi sotto rigide<br />
condizioni –e i paesi dell’Eu -<br />
ropa del sud, soprattutto<br />
l’Italia, che sono più indebitati<br />
e hanno un bisogno più<br />
urgente di aiuti. È stato decisivo<br />
il ruolo di Francia e<br />
Germania, ma anche quello<br />
di paesi contrari alla presenza<br />
di troppe condizioni legate<br />
alla concessione <strong>dei</strong> fondi, in<br />
particolari quelle in tema di<br />
ambiente e stato di diritto.<br />
“Da anni”, scrive il settimanale<br />
tedesco Die Zeit, “la<br />
Commissione europea accusa<br />
l’Ungheria e la Polonia di<br />
violare lo stato di diritto. Per<br />
questo i due paesi si sono<br />
opposti all’idea di legare i<br />
fondi al rispetto delle libertà<br />
civili. Per arrivare a un accordo<br />
è stato necessario raggiungere<br />
un compromesso<br />
anche con loro: per un eventuale<br />
congelamento <strong>dei</strong> fondi<br />
ci vorrà una decisione con<br />
maggioranza qualificata di<br />
due terzi del Consiglio europe<br />
o”.<br />
Dal canto loro, i paesi frugali<br />
hanno accettato i sussidi<br />
a carico del bilancio comunitario<br />
non solo in cambio di<br />
una riduzione della cifra totale.<br />
“Sul tavolo”, aggiunge la<br />
Zeit, “c’era il diritto di veto<br />
che un singolo paese può<br />
esercitare se ritiene che il<br />
modo in cui vengono spesi i<br />
soldi del fondo non rispetti le<br />
raccomandazioni dell’Euro -<br />
pa. In base all’accordo, ogni<br />
paese può ricorrere al Consiglio<br />
europeo, che si può<br />
pronunciare con una maggioranza<br />
qualificata di due<br />
ter zi”. Austria, Paesi Bassi,<br />
Svezia, Finlandia e Danimarca<br />
hanno ottenuto un ulteriore<br />
sconto sui loro contributi<br />
al bilancio comunitario:<br />
la Danimarca, per esempio,<br />
pagherà 125 milioni di euro<br />
in meno e i Paesi Bassi 345<br />
milioni.<br />
Alla fine del vertice tutti si<br />
sono detti soddisfatti. Chi si<br />
opponeva è riuscito a far ridurre<br />
i sussidi, ha ottenuto<br />
sconti e ha ricevuto garanzie<br />
sull’impiego <strong>dei</strong> fondi. Polonia<br />
e Ungheria hanno annacquato<br />
le condizioni legate<br />
a l l’ambiente e allo stato di<br />
diritto. Ma anche i paesi indebitati<br />
non si possono lamentare.<br />
Secondo le stime<br />
del governo, l’Italia otterrà<br />
circa duecento miliardi di euro:<br />
81,4 in forma di sussidi<br />
(erano 81,8 miliardi nella<br />
proposta della Commissione)<br />
e 127,4 in prestiti (erano<br />
previsti 90,9 miliardi). Inoltre,<br />
le misure di rilancio<br />
d el l’economia adottate da<br />
Roma dopo il 10 febbraio<br />
<strong>2020</strong> potranno essere rimborsate<br />
(se rispettano i criteri)<br />
anche se il fondo entrerà<br />
in funzione solo nel 2021.<br />
“I capi di stato e di governo<br />
europ ei”, scrive ancora la<br />
Zeit, “hanno capito che la<br />
pandemia li ha messi di fronte<br />
a una sfida storica. Senza<br />
un accordo avrebbero dovuto<br />
convivere con l’accusa di<br />
aver fatto prevalere una ristrettezza<br />
di vedute distruttiva”.<br />
Il denaro stanziato aiuterà<br />
i paesi più colpiti dalla<br />
crisi, come l’Italia, la Spagna<br />
e in misura minore la Francia,<br />
visto che sarà distribuito<br />
tenendo conto delle condizioni<br />
economiche e della gravità<br />
della recessione subita.<br />
“I paesi frugali, compresa<br />
la Germania”, scrive Le Monde,<br />
sono quelli che pagheranno<br />
il conto più di tutti e<br />
“non vogliono che questi soldi<br />
siano sperperati. I beneficiari,<br />
tra cui l’Italia, ora devono<br />
presentare un programma<br />
di riforme e investimenti<br />
fino al 2023 compatibile<br />
con le priorità<br />
d e l l’Unione europea, che deve<br />
essere approvato dalla<br />
Commissione europea e anche<br />
dagli stati membri, a<br />
maggioranza qualificata”.<br />
Nonostante i limiti, è una<br />
grande scommessa sull’Eu -<br />
ropa e una grande prova di<br />
solidarietà. Tutti i paesi,<br />
compresa l’Italia, devono dimostrare<br />
un grande senso di<br />
responsabilità.<br />
Alessandro Lubello<br />
internazionale .it<br />
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