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Catalogo - Comune di Marchirolo

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Eugenio Pellini Eros Pellini Adriano Bozzolo<br />

Fabrizia Buzio Negri<br />

gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione


Giovanna Bianchi<br />

Assessore alla Cultura della Provincia <strong>di</strong> Varese<br />

<strong>Marchirolo</strong> recupera la sua storia e insieme la sua arte e lo fa dando vita a una<br />

gipsoteca.<br />

Non si poteva scegliere modo migliore per valorizzare un territorio da sempre legato a<br />

quella tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> gessatori e <strong>di</strong> “picapietra” che è stata il punto <strong>di</strong> partenza per lo<br />

sviluppo artistico <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> scultori del luogo come Eugenio ed Eros Pellini e Adriano<br />

Bozzolo.<br />

Anche la Provincia, da sempre attenta al recupero delle tra<strong>di</strong>zioni storiche e alla<br />

salvaguar<strong>di</strong>a del patrimonio artistico locale, ha voluto abbracciare l'iniziativa e<br />

contribuire alla realizzazione <strong>di</strong> questo importante museo.<br />

Che l'arte a <strong>Marchirolo</strong> sia <strong>di</strong> casa si sa. Basta passeggiare per le sue belle strade su cui<br />

si affacciano murales d'ogni sorta per accorgersene. Riuscire però a raggruppare i<br />

tasselli più significativi <strong>di</strong> questo inestimabile patrimonio e a dar loro casa è davvero un<br />

grande risultato sia per il paese sia per l'intera provincia. Si tratta <strong>di</strong> un traguardo che<br />

allo stesso tempo si pone come continuazione <strong>di</strong> un più generale progetto <strong>di</strong> promozione<br />

della nostra cultura che coinvolge anche altre realtà dell’Alto Varesotto e persino del<br />

Canton Ticino.<br />

Come per lo scultore le sue opere in gesso stanno a significare l'anima, il punto <strong>di</strong><br />

partenza della sua creazione artistica, la realizzazione della Gipsoteca <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong><br />

rappresenta per noi la concretizzazione <strong>di</strong> una precisa volontà <strong>di</strong> valorizzazione del<br />

nostro patrimonio artistico. Volontà che ci spinge ad essere operativi al fianco degli enti<br />

più prossimi al territorio e alle singole realtà, come il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong>. Proprio<br />

grazie a collaborazioni <strong>di</strong> questo tipo è possibile dar vita a iniziative culturali <strong>di</strong> così<br />

grande importanza.<br />

gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione


Dino Busti<br />

Sindaco <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong><br />

Riteniamo <strong>di</strong> aver operato una giusta scelta volta alla valorizzazione della ricchezza<br />

dell'ingegno e della versatilità della nostra gente.<br />

Abbiamo fortemente voluto questa realizzazione per raccogliere nella nostra Gipsoteca i<br />

modelli in gesso delle opere più significative degli insigni scultori marchirolesi,<br />

Eugenio ed Eros Pellini, padre e figlio, nonché <strong>di</strong> Adriano Bozzolo.<br />

Con questa iniziativa abbiamo inteso integrare altri interventi già operati nel campo<br />

della cultura e dell'arte: i <strong>di</strong>pinti “Murales” in omaggio ai Mastri Marchirolesi e<br />

l'e<strong>di</strong>zione dei 2 volumi curati da Virginia Borri, che narrano, tra cronaca, aneddoti e<br />

leggenda, la millenaria storia <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong>.<br />

Oggi, con la raccolta delle opere dei nostri scultori e la loro permanente esposizione al<br />

pubblico, siamo convinti <strong>di</strong> aver ulteriormente arricchito il nostro patrimonio artistico e<br />

culturale, rafforzando i legami con le ra<strong>di</strong>ci della nostra identità.<br />

Il raggiungimento <strong>di</strong> questo traguardo ha costituito per il nostro <strong>Comune</strong> un sacrificio<br />

economico <strong>di</strong> un certo peso; però consideriamo questo sforzo utile e necessario per<br />

preservare una grande ricchezza artistica e spirituale, patrimonio e vanto <strong>di</strong> tutta la<br />

comunità marchirolese. Siamo orgogliosi <strong>di</strong> aver dato a <strong>Marchirolo</strong> questa Gipsoteca e<br />

cre<strong>di</strong>amo più che giusto e doveroso esprimere tutta la nostra riconoscenza agli ere<strong>di</strong><br />

degli artisti Eugenio ed Eros Pellini, la signora Matelda ed il figlio Stefano, che con<br />

grande generosità hanno donato le preziose opere che permanentemente verranno<br />

esposte al pubblico nei locali appositamente attrezzati.<br />

Ancora grazie <strong>di</strong> tutto cuore all'amico professor Adriano Bozzolo per il contributo<br />

importante e <strong>di</strong>sinteressato, per i consigli che ci ha dato e per la sua assidua presenza.<br />

Le sculture che ci ha donato integrano degnamente il valore artistico della raccolta dei<br />

modelli delle opere realizzate nell'arco della loro vita dai nostri Maestri Marchirolesi.<br />

Ringraziamo altresì la dottoressa Fabrizia Buzio Negri, valente consulente artistica, per<br />

l'alto contributo professionale profuso per concretizzare questa iniziativa. Infine, siamo<br />

riconoscenti alla Provincia <strong>di</strong> Varese ed alla Comunità Montana della Valganna e della<br />

Valmarchirolo che hanno economicamente contribuito perché il desiderio <strong>di</strong> dare alla<br />

nostra comunità una Gipsoteca, in omaggio ai nostri benemeriti concitta<strong>di</strong>ni, uomini ed<br />

artisti <strong>di</strong> grande talento ed umanità, <strong>di</strong>ventasse una realtà.<br />

gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione


Il Gesso, primo <strong>di</strong>alogo con l’idea<br />

Fabrizia Buzio Negri<br />

Se il <strong>di</strong>segno è l'attimo fuggitivo, il gesso è la realizzazione compiuta dell'idea, prima<br />

che essa venga trasferita definitivamente in altro materiale. Il gesso è materia povera, è<br />

polvere da coniugare con l'acqua per dare la prima forma alla scultura, quando ancora è<br />

in grado <strong>di</strong> accettare ripensamenti, emozioni, moti della mente e del cuore dalle mani<br />

stesse dell'artista. Interviene l'asciugatura a definire i pezzi, molti dei quali rimangono<br />

'unici' a testimoniare momenti creativi, senza che siano riversati in materiali più 'nobili'.<br />

Ogni scultore ama in modo particolare i ‘suoi’ gessi, in quanto restano a rappresentare<br />

l'evolversi dell'idea, in quel cammino d'artista che si apre al mondo attraverso le opere,<br />

in bronzo, in pietra o in altra materia, sculture che vanno a collocarsi nei musei, nelle<br />

gallerie, nelle collezioni private.<br />

Nascono le gipsoteche, raccolte dei gessi più significativi nella vita <strong>di</strong> uno scultore.<br />

<strong>Marchirolo</strong>, terra legata a scultori del calibro <strong>di</strong> Eugenio Pellini, <strong>di</strong> Eros Pellini e <strong>di</strong><br />

Adriano Bozzolo, ha inteso visualizzare questo segreto scultoreo, identificato nel<br />

‘gesso’, attraverso l'allestimento <strong>di</strong> uno spazio museale de<strong>di</strong>cato ai tre artisti. In un<br />

tempo mutevole, dove la <strong>di</strong>mensione dominante è quella dell'imme<strong>di</strong>ato <strong>di</strong>ssolvimento<br />

delle immagini e degli eventi, la programmazione e la realizzazione <strong>di</strong> un museo<br />

appartengono agli avvenimenti straor<strong>di</strong>nari. Ancor più se si pensa ad un paese<br />

transfrontaliero, in cui gli intrecci delle storie umane sono andati inesorabilmente<br />

sciogliendosi, a causa delle emigrazioni che hanno segnato secoli <strong>di</strong> vita. Un paese<br />

antico, nel verde <strong>di</strong> quella vallata dell'Alto Varesotto, che guarda al Ceresio e alla vicina<br />

Svizzera.<br />

Un luogo reale, dunque, è la Gipsoteca <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong>, dove il visitatore può conoscere e<br />

apprezzare i frutti <strong>di</strong> tanto lavoro artistico. La scansione museale non si prefigura<br />

soltanto territoriale, bensì si ritrova pronta a <strong>di</strong>alogare con la vicina Svizzera ticinese e<br />

con Viggiù, dove si rintracciano rispettivamente la raccolta dei gessi <strong>di</strong> Vincenzo Vela a<br />

Ligornetto e il viggiutese Museo Butti. Si è venuto, in tal modo, a creare un triangolo<br />

culturale in questo Alto Varesotto, ricco <strong>di</strong> cave, <strong>di</strong> cavaioli, <strong>di</strong> artigiani, <strong>di</strong> scalpellini,<br />

uomini che con maestria hanno tenuto viva una tra<strong>di</strong>zione ben ra<strong>di</strong>cata. E nei secoli tale<br />

consuetu<strong>di</strong>ne svela illustri personaggi, accanto a ignoti abilissimi maestri <strong>di</strong> bottega. I<br />

nostri artisti si collegano idealmente a tali generazioni, in un prezioso ‘continuum’<br />

storico-operativo. Non solo presenze <strong>di</strong> scultori a <strong>Marchirolo</strong>; le testimonianze<br />

pittoriche dei 'murales' nel centro storico narrano del tema dell'emigrazione, in tutta la<br />

sua dolorante e autentica verità. Composito appare, dunque, il tracciato artistico<br />

marchirolese; un inten<strong>di</strong>mento preciso delle istituzioni consente <strong>di</strong> non lasciare scorrere<br />

via le memorie, valorizzando un patrimonio <strong>di</strong> cultura e d'arte <strong>di</strong>venuto sempre più raro.<br />

gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione


Eugenio Pellini<br />

Iconografia del sentimento. Tra idealismo e verismo.<br />

Fabrizia Buzio Negri<br />

La fisionomia artistica <strong>di</strong> Eugenio Pellini appare connessa ad una tipologia <strong>di</strong> scultura<br />

lombarda tardo-scapigliata, con una seduzione particolare offerta da un sentimento <strong>di</strong><br />

modernità pronto a ravvivare espressioni plastiche pregnanti <strong>di</strong> un'idealità profonda. Il<br />

<strong>di</strong>scorso prende avvio da una iconografia legata al gusto della società fine-Ottocento,<br />

che rivolge molto spesso uno sguardo alla rappresentazione del privato e del sentimento<br />

per evolversi nei riverberi umani e sociali delle istanze più avanzate del tempo.<br />

Uno dei fili conduttori più amati nell'arte <strong>di</strong> Eugenio Pellini riguarda le ‘piccole cose’<br />

della quoti<strong>di</strong>anità, con un'attenzione precisa al mondo della fanciullezza e alla<br />

con<strong>di</strong>zione infantile nei caratteri più generali. Sono tenere figure, espresse nel bronzo e<br />

nel gesso, testimoni pieni <strong>di</strong> grazia e <strong>di</strong> malinconia; intenti ai loro giochi appaiono in<br />

una riservata espressione, nel magico cerchio <strong>di</strong>fficile per un adulto da violare. Il tema<br />

infantile è significativo nella produzione dell'artista, sempre animato dall'ansia <strong>di</strong><br />

raccontare i gran<strong>di</strong> sentimenti nel modo più semplice.<br />

Non sempre i bambini appartengono alla realtà delle classi abbienti, nella modellazione<br />

che li rivela nel momento appartato del gioco o nell'amorosa e struggente simbiosi<br />

dell'affetto materno, come lo sono “Bambini che giocano” del 1884 o la coeva “Madre<br />

col bambino”. Il repertorio dello scultore si ispira talora a definizioni più argutamente<br />

popolane: compaiono fanciulli che riportano più espressamente a parentele medar<strong>di</strong>ane,<br />

dalla peculiarità psicologica molto intensa.<br />

Vibrante e acerbamente spavaldo, il `Monello” alias “Fanciullo <strong>di</strong> Nazareth “, 1891,<br />

riunisce in sé la forza simbolica del Bambino-Cristo e l'imme<strong>di</strong>atezza visiva del figlio<br />

del popolo.<br />

Eugenio Pellini, in tal modo, si ‘sente’ in una prospettiva storico-artistica calata<br />

nell'atmosfera lombarda <strong>di</strong> fine-secolo, a coinvolgere verismo, simbolismo, talora<br />

impressionismo nonché idealismo familiare e collettivo. Personalissimo è questo<br />

rappresentare pensieri e sentimenti nella maniera più semplice e gentile, nelle venature<br />

appena accennate <strong>di</strong> una malinconia suasiva e intensamente affascinante. Medardo<br />

Rosso è <strong>di</strong> certo il modello più amato e cercato in un approfon<strong>di</strong>mento continuamente<br />

me<strong>di</strong>tato nella vocazione all'antimonumentalità e nel tocco sensibile alla luce. Non<br />

scevro <strong>di</strong> significati è il rapporto intrattenuto con Paolo Troubetzkoy nel panorama della<br />

produzione otto-novecentesca <strong>di</strong> piccole sculture in bronzo o in marmo, da inserire in<br />

ambito familiare, figurine struggenti nella loro sommessa espressività. La stessa<br />

leggibilità stemperata nella cultura artistica <strong>di</strong> Pellini la si ritrova nelle commissioni<br />

funerarie, cui erano chiamati gli artisti della sua generazione dal Bistolfi al Butti, al<br />

Bazzano.<br />

L'opera monumentale più nota è sicuramente il “Cristo nel Getsemani”, 1895; isolato,<br />

gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione


immobile, il volto affilato teso verso l'alto, il Gesù <strong>di</strong> Pellini è già un'apparizione fuori<br />

del tempo e dello spazio.<br />

La tenzone artistica col Bistolfi aveva già preso evidenza ne “L'Angelo del Dolore”,<br />

1894; si riba<strong>di</strong>sce quel rifuggire pelliniano dal pittoresco e dal declamatorio verso una<br />

imponderabilità spirituale, che si volge ad una sensibilità nuova supportata da una levità<br />

d'immagine <strong>di</strong> marca simbolista-floreale.<br />

E le immagini, naturalmente leggibili, chiariscono bene il suo talora polemico pensiero<br />

sugli eccessi <strong>di</strong> orientalismo e sulle esigenze declamatorie <strong>di</strong> alcuni noti artisti coevi.<br />

L'intesa con Alfredo Melani, architetto e intelligente teorico del Modernismo, traduce<br />

l'interesse <strong>di</strong> Pellini verso le problematiche culturali che si agitano nel trapasso del<br />

nuovo secolo, esplicitamente catturato dal linguaggio liberty. In armonia con<br />

l'evoluzione del gusto, la vocazione pelliniana si caratterizza nell'ansia <strong>di</strong> offrire gran<strong>di</strong><br />

valori etici nel privato e nei temi civili, attraverso un'intensa tensione poetica nel piglio<br />

scultoreo e nell'ambivalenza dei titoli 'doppi'.<br />

Nel 1897 ritorna la tematica a lui cara della 'Maternità': “Madre” vince il Premio<br />

Tantar<strong>di</strong>ni e viene scelta per essere inviata a Parigi, per l'Esposizione Universale del<br />

'900. Un gioco sottile <strong>di</strong> equilibrio si realizza tra i corpi avvinti della madre e del<br />

bambino, quasi assorbiti l'un l'altro e sublimati nell'atto del più alto sentimento d'amore,<br />

tanto efficacemente esemplificato in uno spazio scultoreo determinato.<br />

Eugenio Pellini non tralascia mai i soggetti familiari, in cui ricorrono spesso il volto<br />

della moglie e le presenze dolcissime dei figli, anche quando si ritrova coinvolto in<br />

importanti partecipazioni a concorsi pubblici, come per il monumento da de<strong>di</strong>care alla<br />

mitica partenza dallo Scoglio <strong>di</strong> Quarto, o per le porte del Duomo <strong>di</strong> Milano oppure per<br />

il Giuseppe Ver<strong>di</strong>.<br />

La figura dell’ “Eroe dei Due Mon<strong>di</strong>”, 1901, è demitizzata nell'interiore gestualità <strong>di</strong><br />

`Buon Pastore', siglata dall'avanzamento statico della riconoscibilissima figura che<br />

protegge l'animale tremante. La stessa caratteristica inclinazione la si rintraccia nel<br />

“Giuda” e nel “Mínatore”, entrambe opere del 1906, create nell'ispirazione prevalente<br />

da riportare a Michelangelo e a Ro<strong>di</strong>n, quest'ultima, paternità illuminante per il “Carlo<br />

Marx”, 1913, che palpita nelle nitide scalpellate sul gran masso <strong>di</strong> pietra. La scultura <strong>di</strong><br />

Eugenio Pellini nulla trattiene <strong>di</strong> certa retorica del tempo; nel privatissimo come nel<br />

pubblico, l'impegno suo d'artista si mantiene entro un delicato, costante equilibrio tra<br />

forma, volume e introspezione. Con mano leggera, nel contempo sicura, egli traduce<br />

nell'espressività plastica il sentimento interiore riba<strong>di</strong>to in una sapienza tecnica che sa<br />

addolcire il dettaglio nei morbi<strong>di</strong> trapassi dei piani costruttivi. Gesso, marmo, bronzo.<br />

Soprattutto nel gesso si coglie la valenza luministica che rivela l'indagine psicologica<br />

nei passaggi <strong>di</strong> matericità tra levigature e superfici scabre.<br />

Dal monumentalismo alla piccola <strong>di</strong>mensione, emerge sempre la componente spirituale,<br />

intimamente congiunta alla materia.<br />

gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione


Eros Pellini<br />

Il tempo interiore. La quoti<strong>di</strong>anità e il sacro.<br />

Fabrizia Buzio Negri<br />

“Amo il vero e non posso staccarmi da esso”. L'affermazione <strong>di</strong> Eros Pellini trova<br />

riscontro, <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente, nella sua scultura, con cui ha inteso stabilire, sì<br />

un <strong>di</strong>alogo con la tra<strong>di</strong>zione, ma al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni esteriorità mimetica, inseguendo un<br />

proprio ideale <strong>di</strong> plasticità nella riflessione e nella introspezione innestate su percorsi<br />

umani. Fonte <strong>di</strong> ispirazione primaria, in una ricerca volta all'armonia formale, è la vita<br />

da cogliere con occhio attento e amoroso.<br />

La seconda guerra mon<strong>di</strong>ale elimina gran parte della statuaria celebrativa <strong>di</strong> regime<br />

nella <strong>di</strong>visione ben nota tra artisti 'in<strong>di</strong>pendenti' e 'ufficiali'. Eros Pellini si ritrova 'molto'<br />

vicino a Wildt e ad Arturo Martini, autori che egli soleva in<strong>di</strong>care quali maestri assieme<br />

al padre Eugenio. E proprio <strong>di</strong> Martini egli cattura quell'ispirazione che l'avvicina <strong>di</strong> più<br />

agli antichi che ai contemporanei, in quel composito stile che gli <strong>di</strong>ede fama.<br />

L'insegnamento <strong>di</strong> Martini, pur nelle sue inquietanti contrad<strong>di</strong>zioni come i pensieri<br />

relativi a “scultura, lingua morta”, era stimolo attivo per i giovani <strong>di</strong> quel tempo che<br />

intendevano allontanarsi dal classicismo accademico, sulla via gista per una nuova<br />

generazione <strong>di</strong> scultori italiani. Eros Pellini sente dentro sé richiami lombar<strong>di</strong><br />

ravvisabili in quel sapore antico derivato dall'arte romanica.<br />

La vena pelliniana si identifica ben presto in una scultura piena <strong>di</strong> sfumature recon<strong>di</strong>te,<br />

con accenni poetici nella modulazione plastica essenziale, pronta a richiamare una<br />

morbida intimità.<br />

Da quel “Ragazzo che tira l'arco”, opera giovanile oggi perduta, esposta alla mostra dei<br />

Sindacati nel 1932, si giunge ben presto al bassorilievo “La Terra”, 1946, della Sala<br />

Alessi <strong>di</strong> Palazzo Marino, Milano, dove il modello classico si anima <strong>di</strong> un particolare<br />

sentimento interiore. La stesura è ben conclusa nella sintesi <strong>di</strong> un raccontare suadente,<br />

configurato in una armoniosa proporzione formale.<br />

L'appren<strong>di</strong>stato <strong>di</strong> Brera si è ormai definito in un suo modo connaturato con lo spirito;<br />

rimane fondamentale l'essenza poetica <strong>di</strong> ogni figura che trattiene in sé quei valori ideali<br />

espressi in tutta serenità, or<strong>di</strong>ne, equilibrio, lontani dalle grida, dalle lacerazioni<br />

violente. Il rifuggire dalle tensioni espressionistiche nulla toglie alla storia che ogni<br />

immagine reca in sé, negli affanni intimamente vissuti, anche se non apertamente<br />

palesati. Eros Pellini si addentra nei gran<strong>di</strong> temi della vita, quali l'amore, il sacro, la<br />

famiglia, con una propria sobrietà espressiva, che <strong>di</strong>verrà la sua cifra principale. Sia<br />

nella coralità delle gran<strong>di</strong> composizioni religiose e nelle sculture cimiteriali, sia<br />

nell'attenzione affettuosa e sensibile agli aspetti familiari della quoti<strong>di</strong>anità, egli<br />

imprime naturalezza e semplicità: nella levità dell'apparire, i personaggi lasciano<br />

intravvedere l'anima.<br />

Sin dagli anni Trenta, iniziano le affermazioni nel non facile mondo della scultura; tra<br />

gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione


gli altri, l'acquisizione del Premio Tantar<strong>di</strong>ni lo collega idealmente al padre Eugenio.<br />

Nel 1939, l'importante commissione per il tempio <strong>di</strong> Santa Rita a Cascia lo vede<br />

impegnato per un decennio nella realizzazione delle sacre sculture. È chiamato alle<br />

manifestazioni espositive <strong>di</strong> maggior rilievo, alle Biennali <strong>di</strong> Venezia, alle Quadriennali<br />

<strong>di</strong> Roma, alle Mostre Internazionali del Bronzetto a Padova.<br />

Una de<strong>di</strong>ca speciale va all'insegnamento, cui Pellini attende con grande amore verso i<br />

giovani. Varie e prestigiose le committenze civili, tra le quali sono da citare “Le quattro<br />

stagioni” della Fontana <strong>di</strong> piazza Giulio Cesare, a Milano; qui l'ammirato assunto<br />

romanico lombardo si esprime in una misura entro un'aura <strong>di</strong> serenità, come sarà ancora<br />

possibile ritrovare nella <strong>di</strong>mensione particolare del bassorilievo “I vecchi mestier”,<br />

dello Stomatologico <strong>di</strong> Milano, dove l'artista non rinuncia alla amata me<strong>di</strong>evalità <strong>di</strong><br />

tono nella sequenza compositiva.<br />

Nel Duomo, al Monumentale, al Palazzo <strong>di</strong> Giustizia, ai Musei Vaticani si rintracciano i<br />

molti lavori della sua vita artistica, lontana dagli `ismi', ma presente nel tempo, in una<br />

coscienza precisa dei propri mezzi espressivi e del contributo personale da offrire.<br />

Nell'atelier luminoso che fu del padre, in via Siracusa, nascono le figure femminili,<br />

create in una narrazione sciolta e affettuosa del modellato. Nelle varie esecuzioni <strong>di</strong><br />

“Ragazza Lombarda”, Pellini liberamente lascia fluire le qualità della sua terra. “Amo<br />

la mia terra - <strong>di</strong>ceva - ne apprezzo la potenza e la generosità “. E la “Bagnante” del<br />

Premio Bagutta, 1965, come la “Ragazza che cammina” dello stesso anno, ben si<br />

inseriscono nella peculiare sensibilità interpretativa, nell'immaginario caratterizzante<br />

delle 'sue' donne, dalle ballerine alle figurette delicate e vibrate in una straor<strong>di</strong>naria<br />

varietà <strong>di</strong> modulazioni.<br />

Negli anni Settanta, la vena scultorea <strong>di</strong> Eros Pellini accentua una maggior spe<strong>di</strong>tezza<br />

nella rappresentazione dei personaggi, che talora, anche se in gruppo, si mantengono<br />

'isolati' nella loro interiorità. Così, una pacata energia si <strong>di</strong>ssolve negli “Acrobatí”,<br />

come nel bronzetto “La Famiglia dell'Architto”; che assume valenze atemporali<br />

nell'imme<strong>di</strong>atezza domestica, prossima al sentire <strong>di</strong> artisti quali Messina e Manzù.<br />

Avvicinandosi agli anni Novanta, quasi a concludere un percorso d'arte felice e ricco <strong>di</strong><br />

inventiva, Eros Pellini acuisce certi aspetti bozzettistici, dal tocco rapido; nascono in tal<br />

senso opere come “Colpo <strong>di</strong> vento” del 1991 o “1l Gallo” oscuro e scomposto o certi<br />

scontrosi Cavalieri della fantasia, come il “Don Chisiotte”.<br />

Nelle memorie autobiografiche, si sente il rispetto per la manualità, quale fondamento<br />

della scultura, appresa dal padre adoperando quel 'violino', 'strano arnese' che da<br />

bambino aveva imparato ad usare. Il suo racconto è terminato quell'otto <strong>di</strong> ottobre del<br />

1993; la sua anima d'artista, sensibile e generosa, è <strong>di</strong>nnanzi alla verità.<br />

gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione


Adriano Bozzolo<br />

Musicalità e slancio nella stilizzazione scultorea<br />

Fabrizia Buzio Negri<br />

In ogni sua biografia si legge come riferimento costante il provenire da una famiglia<br />

antica, <strong>di</strong> ceppo lombardo, stabilitasi, fin dal Cinquecento, nella Valmarchirolo. Una<br />

famiglia da cui è scaturita una lunga teoria <strong>di</strong> stuccatori, pittori, scultori, andati a<br />

decorare palazzi e chiese, com'era in uso nei secoli andati, in quel <strong>di</strong> Lucerna, <strong>di</strong> Zurigo,<br />

<strong>di</strong> Vienna e in altri luoghi <strong>di</strong> grande prestigio.<br />

Di questa secolare genealogia costituita da gente solida, attiva, sapiente nel proprio<br />

lavoro, Adriano Bozzolo è l'epigono. Anche se la scelta pare obbligata, la vocazione<br />

d'arte si manifesta fin dalla più tenera età, quando viene a contatto con gesso, colori,<br />

argilla.<br />

Sante Bozzolo, il padre, continua con sapienza la '<strong>di</strong>nastia' dei decoratori <strong>di</strong> ville, chiese,<br />

palazzi, ma è anche pittore e scultore.<br />

La frequentazione del Liceo Artistico <strong>di</strong> Brera e parallelamente gli stu<strong>di</strong> musicali danno<br />

alla formazione del giovane Adriano la coscienza dell'arte, da declinare non solo come<br />

<strong>di</strong>sciplina uni<strong>di</strong>rezionale, bensì come momento pronto a <strong>di</strong>stillare le tante possibilità<br />

emozionali ed espressive.<br />

La pratica d'arte che lo porta verso la scultura sembra riassumere una consapevolezza<br />

antica e, al tempo stesso, gli offre una libertà <strong>di</strong> sintassi legata alle consonanze<br />

contemporanee.<br />

La maturazione si compie, via via negli anni, nella coerenza <strong>di</strong> una poetica da cui mai si<br />

è allontanato. A guardare la sua produzione dal Cinquanta ad oggi, tutto pare inserirsi in<br />

un 'continuum' <strong>di</strong> ritmi plastici che da ogni singolo pezzo si <strong>di</strong>stende al 'corpus' delle<br />

opere in generale. È una compiutezza narrativa scan<strong>di</strong>ta nella musicalità dei gesti, nella<br />

<strong>di</strong>stensione ascetica dei motivi; l'equilibrio formale è sempre frutto <strong>di</strong> una ricerca che<br />

non si pone mai il limite dei rapporti volumetrici o del puro decorativismo.<br />

Siamo <strong>di</strong>nnanzi a pagine <strong>di</strong> un unico racconto che prende avvio da poetiche intuizioni <strong>di</strong><br />

vitalità della materia, per una universalizzazione della forma che acquisisce i sentimenti<br />

<strong>di</strong> un arduo, risentito messaggio.<br />

Lo slancio utopico germina dal "Tema della Fraternità ", sogno in cui crede fermamente<br />

Adriano Bozzolo, anche se ben conosce il lungo tormentato itinere dell'uomo. E<br />

la “Danza della Fraternità" si raccoglie nelle tre figure <strong>di</strong> adolescenti, pu<strong>di</strong>che e<br />

leggiadre, convincenti nella plastica nitida, pronta a innescare un simbolismo<br />

assolutamente non banale.<br />

Il tema si ripropone successivamente con una stilizzazione sempre più trascendente, in<br />

una tensione <strong>di</strong> movimento che <strong>di</strong>viene essenziale nell'opera scultorea. Le forme<br />

tendono vieppiù all'incorporeità, quasi a farsi anelito per spezzare catene e sondare una<br />

spiritualità arcana.<br />

gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione


Nella sequenza de<strong>di</strong>cata al “Grande Sole", l'evoluzione del cerchio si definisce<br />

perimetro e superficie, ma sempre potenza sorgiva della vita, nella visione magica <strong>di</strong> un<br />

<strong>di</strong>venire esistenziale. La rigenerazione spirituale si accentua, nell'ossessiva presenza <strong>di</strong><br />

una luce folgorante da cui uscire o a cui tendere. L'emozione della musica si svela<br />

momento unico ispirativo, fuori dalla sola enunciazione formale.<br />

”Esplosione musicale" propone le angolazioni delle membra a tendere le vesti, sì da<br />

sprigionare uno straor<strong>di</strong>nario cinetismo; la figura pare ormai sollevata dal terreno,<br />

freccia vibrata verso l'infinito.<br />

La monumentalità della statuaria tra<strong>di</strong>zionale si <strong>di</strong>sconosce nelle opere <strong>di</strong> Bozzolo, fino<br />

a raggiungere la tanto agognata immaterialità.<br />

"Sete <strong>di</strong> luce" perfora il cielo nel ritmo ascensionale, svettando nella vibrazione <strong>di</strong> una<br />

musicalità espressa plasticamente. La trasfigurazione della figuralità, nelle suggestioni<br />

estreme dell'apparire, sembra compiersi.<br />

Anche nel bassorilievo, tutto fluisce d'impeto verso lo spazio libero. Verso l'assoluto,<br />

cui l'Umano da sempre anela. Fuori da ogni retorica, nella solennità del vivere. Lo<br />

slancio si evidenzia in linee rette, in angolature decise, nell'essenzialità delle parvenze<br />

corporee, che solo qualche riscontro anatomico rivela reali.<br />

Di getto, i <strong>di</strong>segni riprendono i motivi <strong>di</strong> presenze muliebri, <strong>di</strong> cori angelicati. Tra reale<br />

e trascendente, il gesto e il segno si affermano in atteggiamenti equilibrati, tendenti per<br />

qualche verso ad astrarre sempre più gli elementi formali. L'arte <strong>di</strong> Adriano Bozzolo è<br />

soprattutto un messaggio rivolto al sentimento sacro della vita, alla fratellanza<br />

universale, a quella religiosità intrinseca all'animo dell'Uomo.<br />

Sensibilità e stile, dalla poetica dell'artista, si traducono nel linguaggio della scultura,<br />

del <strong>di</strong>segno, della pittura. Ed è la pittura, un altro modo per 'sentire' la sua emozione<br />

approfon<strong>di</strong>ta nella produzione plastica; anche qui il movimento incalza nelle figure tese<br />

a evadere dalla prigione terrestre. Tra colore e luce, ancora una volta, ogni figura si<br />

<strong>di</strong>scioglie in volo nell'armonia del creato a cui mirare. La <strong>di</strong>varicazione e l'angolatura<br />

delle membra rendono ancor più filiformi le suonatrici <strong>di</strong> tromba, dove lo strumento<br />

continua idealmente il corpo liberato quasi totalmente dal suo peso.<br />

Mostra dopo mostra, committenza dopo committenza, al <strong>di</strong> qua e al <strong>di</strong> là delle Alpi, tra<br />

Italia e Svizzera, la delicata ma ferma poesia <strong>di</strong> Bozzolo si amplia in esiti felici,<br />

supportati dalla coerenza <strong>di</strong> pensiero e dalla padronanza tecnica.<br />

La musicalità delle esecuzioni si riconferma, in una narratività lirica e <strong>di</strong>stesa, per tutto<br />

l'arco cronologico creativo che non si è ancora compiuto, ma si è definito sul piano<br />

umano, volto all'eternità.<br />

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Eugenio Pellini<br />

Ritratto giovanile Di Eugenio Pellini (1895)<br />

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Biografia<br />

Eugenio Pellini nasce il 17 novembre<br />

1864 a <strong>Marchirolo</strong>, a quei tempi in provincia<br />

<strong>di</strong> Como (oggi provincia <strong>di</strong> Varese)<br />

da Andrea e Carolina Pellini. Frequenta le<br />

scuole elementari fino alla classe IV; nel<br />

1878 si trasferisce a Milano presso il<br />

fratello Oreste e inizia l'appren<strong>di</strong>stato<br />

nella bottega del marmista Biganzoli.<br />

La Milano degli Anni Ottanta è percorsa<br />

dai venti della Scapigliatura; il giovane si<br />

sente coinvolto nelle nuove istanze sociali<br />

e intanto conosce la miseria assieme alle<br />

<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> lavoro.<br />

Prende a frequentare nel 1888<br />

l'Accademia <strong>di</strong> Brera nel corso dello<br />

scultore Ambrogio Borghi. Nascono<br />

attorno a quegli anni le prime opere<br />

significative, in particolare “Lo<br />

spazzacamino”.<br />

Presto arrivano i riconoscimenti al suo<br />

talento artistico: nel primo anno <strong>di</strong><br />

Accademia ottiene la medaglia <strong>di</strong> bronzo,<br />

nel secondo, la medaglia d'argento.<br />

Il 10 novembre 1891 è <strong>di</strong>chiarato vincitore<br />

del Premio Triennale Oggioni, che<br />

prevede la specializzazione presso<br />

l'Accademia <strong>di</strong> Roma.<br />

Per Eugenio Pellini è la grande occasione:<br />

inizia un lungo viaggio d'arte attraverso<br />

l'Italia, in un percorso che lo porterà a<br />

Firenze, Roma e in Sicilia.<br />

Successivamente, a Parigi incontra la<br />

scultura <strong>di</strong> Medardo Rosso e <strong>di</strong> Ro<strong>di</strong>n,<br />

autori che risulteranno fondamentali per<br />

l'evolversi del suo stile.<br />

Torna a Milano nel 1893 e comincia a<br />

lavorare intensamente. Alcune sculture<br />

monumentali (“Tomba Macario” e<br />

“Cristo nel Getsemani”) lo rendono<br />

subito famoso. La consacrazione artistica<br />

si completa nel 1897 con la vittoria al<br />

Premio Tantar<strong>di</strong>ni, in cui propone l'opera<br />

“Madre”; con tale gruppo scultoreo viene<br />

chiamato a rappresentare la scultura<br />

lombarda all'Esposizione Universale <strong>di</strong><br />

Parigi nel 1900, dove riceverà ancora<br />

premi, come nel 1907 a Barcellona.<br />

Gravissimi fatti insanguinano Milano nel<br />

1898 con la repressione <strong>di</strong> Bava Beccaris;<br />

Pellini e altri artisti impegnati sul fronte<br />

socialista sono coinvolti in un <strong>di</strong>fficile<br />

momento storico-politico.<br />

Lo scultore si rifugia a Varese dove può<br />

continuare a lavorare; il ritorno a Milano<br />

si data all'inizio del XX secolo. Ottiene<br />

l'incarico per l'insegnamento alla Scuola<br />

Superiore degli Artefici del Castello<br />

Sforzesco, attività che mantiene fino al<br />

1929. Nel 1903, l'incontro con la futura<br />

moglie, Dina Magnani, modella<br />

all'Accademia <strong>di</strong> Brera, è determinante<br />

per la sua vita privata. Nel 1905 nasce la<br />

prima figlia Nives, soggetto caro per i piccoli<br />

bronzi; nel 1909 nasce Eros e infine,<br />

nel 1911, Silvana.<br />

Nel 1913, l'artista viene eletto<br />

vicepresidente e segretario per la mostra<br />

del quarantennale della Famiglia<br />

Artistica, il che gli procura non pochi<br />

grattacapi, come testimonia l'ampio<br />

'dossier' <strong>di</strong> lettere e documenti <strong>di</strong> proprietà<br />

degli ere<strong>di</strong> Pellini. A <strong>di</strong>fesa del proprio<br />

operato, scrive una vivace serie <strong>di</strong> interventi<br />

giornalistici.<br />

Partecipa a tutte le Biennali <strong>di</strong> Venezia, a<br />

partire dal 1905; è presente alla<br />

Secessione Romana, alla Triennale <strong>di</strong><br />

Brera, a numerose mostre all'estero.<br />

Nel frattempo, la grave malattia che già lo<br />

aveva colpito durante il conflitto<br />

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mon<strong>di</strong>ale, si riacutizza intorno al 1925;<br />

nonostante gli impegni <strong>di</strong> lavoro pressanti,<br />

egli deve abbandonare la sua attività<br />

d'artista e <strong>di</strong> maestro. Il 28 maggio 1934,<br />

si spegne a Milano, nella casa <strong>di</strong> via<br />

Curtatone; è sepolto nel cimitero <strong>di</strong><br />

<strong>Marchirolo</strong>.<br />

Concorsi - Opere pubbliche<br />

Sculture cimiteriali<br />

Numerosi i concorsi pubblici, cui l'artista<br />

ha partecipato senza molta fortuna per<br />

motivazioni soprattutto politiche.<br />

Nel 1895, al concorso per il monumento ai<br />

Fratelli Cairoli a Pavia, presenta un<br />

bozzetto, oggi conservato nei Musei<br />

Civici della città. Il bozzetto in gesso<br />

presenta la strutturazione tra<strong>di</strong>zionale<br />

piramidale: su un'ara classica, il gruppo<br />

dei fratelli si raccoglie attorno a un morto.<br />

Tra gli altri concorsi, si segnalano quello<br />

genovese per il monumento ai Mille allo<br />

Scoglio <strong>di</strong> Quarto, 1910: il progetto<br />

immagina una simbolica 'Vittoria' sorretta<br />

da una colonna dorica posta al centro <strong>di</strong><br />

un basamento.<br />

Al giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> una commissione formata<br />

da Leonardo Bistolfi, Giulio Monteverde,<br />

Ludovico Pogliaghi, Aristide Sartorio,<br />

Domenico Trentacoste, il bozzetto non ha<br />

fortuna. Analogo esito ottiene il progetto<br />

per il monumento a Giuseppe Ver<strong>di</strong>,<br />

Milano, 1911. Per il concorso relativo alle<br />

Porte bronzee laterali del Duomo <strong>di</strong><br />

Milano, sempre nel 1911, lo scultore<br />

realizza quattro gran<strong>di</strong> cartoni, oggi<br />

perduti.<br />

Il tema delle 'Porte', "L'E<strong>di</strong>tto <strong>di</strong><br />

Costantino e Sant'Ambrogio", gli ispira<br />

raffigurazioni che forse richiamano<br />

Jacopo della Quercia nel S. Petronio <strong>di</strong><br />

Bologna.<br />

Il Melani cita, nella breve biografia <strong>di</strong><br />

Pellini, redatta nel 1911-12, un non felice<br />

esito anche per un altro concorso relativo<br />

alla Porta Maggiore del Duomo.<br />

"Così non parlerò - scrive Alfredo Melani<br />

-del grande bozzetto che il Pellini presentò<br />

al concorso della imposta maggiore del<br />

Duomo <strong>di</strong> Milano a non rinnovare meto<strong>di</strong><br />

estetici antiquati: i concorrenti dovevano<br />

ab<strong>di</strong>care alla propria personalità... ma<br />

unificare il proprio spirito con quello dei<br />

maestri antichi del Duomo ...”<br />

A Eugenio Pellini si devono numerosi<br />

monumenti ai Caduti, su committente <strong>di</strong><br />

paesi lombar<strong>di</strong> e piemontesi.<br />

L'elenco comprende, tra gli altri: Collegio<br />

Rosmini <strong>di</strong> Domodossola, 1894;<br />

<strong>Marchirolo</strong>, 1919; Cadegliano, 1920;<br />

Macherio, 1923.<br />

A Varese, in via Morosini 17, si<br />

rintracciano <strong>di</strong> sua mano i 'Talamoni'.<br />

Nel 1897, vince il Premio Tantar<strong>di</strong>ni con<br />

l'opera 'Madre', che andrà all'Esposizione<br />

Universale <strong>di</strong> Parigi del 1900, dove sarà<br />

ancora premiata, così come<br />

successivamente riceverà il primo premio<br />

anche in Spagna, a Barcellona nel 1907,<br />

alla quinta 'Exposicion Internacional de<br />

Arte'.<br />

Per quanto concerne la scultura<br />

cimiteriale, si contano quarantasei opere<br />

nel Cimitero Monumentale <strong>di</strong> Milano e<br />

altre numerose nei cimiteri <strong>di</strong> Varese,<br />

Gallarate, <strong>Marchirolo</strong>, Vigevano, Carate<br />

Brianza, Barzanò, Gorgonzola, oltre alle<br />

opere rintracciabili in Olanda, Messico,<br />

Perù.<br />

Notissime le tombe Macario e Lardera,<br />

che si affiancano alla tomba Merli-Maggi<br />

(ora Curti-Grazzetto) realizzata nel 1910<br />

in collaborazione con l'architetto Melani.<br />

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1.Sotto l’Arco della Pace (Spazzacanino), 1884<br />

gesso, 33x37x53cm<br />

(bronzo: Milano, Civica Galleria d’Arte Moderna)<br />

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2.Fanciullo <strong>di</strong> Nazaret (Monello), 1891<br />

gesso, 105x31x40 cm<br />

(repliche in marmo e in bronzo, Collezioni private)<br />

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3.L’Angelo del Dolore – particolare, 1884<br />

gesso, 61x32x52cm<br />

(marmo <strong>di</strong> Carrara: Milano, Cimitero Monumentale<br />

Tomba Baj-Macario, 90x210x213cm)<br />

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4. Getsemani (Cristo nel Getsemani)-Busto, 1895<br />

gesso, 53x34x59cm<br />

(bronzo: <strong>Marchirolo</strong> – Tomba Eugenio Pellini, 210x82x86cm)<br />

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5. Madre, 1897 – Premio Tantar<strong>di</strong>ni<br />

a) gesso, 140 x Ø 100 cm – prima versione. gesso:Milano, Civica Galleria d’Arte Moderna<br />

b) gesso, 137 x Ø 101 cm – seconda versione, 1903<br />

questa esecuzione <strong>di</strong>fferisce dalla precedente per il volto, qui riferito a quello <strong>di</strong> Dina Magnani,<br />

la futura moglie. Ere<strong>di</strong> Pellini; ora Gipsoteca <strong>Marchirolo</strong> (bronzo: Gallarate, Cimitero)<br />

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6. La notte <strong>di</strong> Caprera (Garibal<strong>di</strong>), 1901<br />

Gesso, 48x22x26cm<br />

(marmo <strong>di</strong> Candoglia: Milano, Civica Galleria d’Arte Moderna)<br />

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7.Giuda, 1906<br />

Gesso, 163x72x94<br />

(bronzo: USA, Fort Worth – Collezione privata)<br />

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8.Bozzetto per il Concorso “Monumento a Giuseppe Ver<strong>di</strong>” 1911<br />

Gesso, 50x18x16 cm<br />

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9.Prima idea per il Cristo nel Getsemani, 1891<br />

matita, 30x21 cm<br />

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Bibliografia essenziale<br />

1891<br />

- Brera '91. Cronaca dell'Esposizione <strong>di</strong><br />

Belle Arti, Milano, p. 90.<br />

1895<br />

- Il monumento ai fratelli Cairoli,<br />

in "Emporium", 11, p. 158.<br />

1898<br />

- Esposizione Nazionale <strong>di</strong> Belle Arti,<br />

Torino, nn. 739, 804.<br />

1903<br />

- Boari E., L'Esposizione <strong>di</strong> Primavera alla<br />

Permanente <strong>di</strong> Milano in "Emporium",<br />

18, p. 158.<br />

1905<br />

- VI Esposizione Internazionale d'Arte<br />

della Città <strong>di</strong> Venezia, Venezia, n. 44<br />

(sala XXVI-XXVII).<br />

1906<br />

- Melani A., Italian Art of the Milan<br />

exbibition, in "The Stu<strong>di</strong>o", n. 38, p. 155.<br />

1907<br />

- VII Esposizione Internazionale d'Arte<br />

della Città <strong>di</strong> Venezia, Venezia, n. 24<br />

(sala XXIX).<br />

- Pica V., L'Arte mon<strong>di</strong>ale alla VII<br />

Esposizione <strong>di</strong> Venezia, Bergamo, p. 312.<br />

1908<br />

- Pellini E., Le porte del Duomo <strong>di</strong> Milano,<br />

in "Arte e Artisti", n. 136, 16 <strong>di</strong>cembre.<br />

1909<br />

- Callari L., Storia dell'arte contemporanea<br />

italiana, Roma, p. 91.<br />

1910<br />

- IV Concorso Nazionale pel Monumento<br />

Commemorativo della spe<strong>di</strong>zione dei<br />

Mille, a cura del Municipio <strong>di</strong> Genova, n.<br />

47.<br />

- Exposicion Internacional de Arte del<br />

Centenario, Buenos Aires, n. 144.<br />

- Melani A., La cappella Merli Maggi<br />

al Monumentale, in "L'architettura<br />

italiana", anno V, fasc. 9.<br />

1913<br />

- Esposizione Retrospettiva e<br />

Contemporanea <strong>di</strong> Belle Arti della<br />

"Famiglia Artistica” Milano, cat. 12-15<br />

(sala I).<br />

1914<br />

- Seconda Esposizione d'arte della<br />

Secessione; catalogo illustrato, Roma, p.<br />

24 n. 29, p. 26 n. 27, p. 44 n. 17.<br />

- XI Esposizione Internazionale della città<br />

<strong>di</strong> Venezia, Venezia, cat. 10, 11 (sala<br />

XII).<br />

1915<br />

- Terza Esposizione d'arte della Secessione;<br />

catalogo illustrato, Roma, p. 44 n. 23.<br />

1916<br />

- Pellini E., La facciata del Duomo <strong>di</strong><br />

Milano e il proposto coronamento, in<br />

"Arte e Artisti", 16 febbraio.<br />

- Società <strong>di</strong> Belle Arti e Esposizione<br />

Permanente: mostra annuale, Milano, cat.<br />

13 (sala IV).<br />

1917<br />

- Elenco delle opere presentate al concorso<br />

Nazionale 'Perla nostra guerra", a cura<br />

della Società <strong>di</strong> Belle Arti ed Esposizione<br />

Permanente, Milano, cat. 11.<br />

1918<br />

- Esposizione della Galleria d'Arte Antica e<br />

Moderna "La Vinciana", 15 maggio-15<br />

giugno, cat. 119-222.<br />

- Giacconi A., Melani A., Mostre<br />

in<strong>di</strong>viduali.. `Terruccio Scattola, pittore e<br />

Eugenio Pellini, scultore". Milano,<br />

Galleria Pesaro, gennaio, pp. 21-31.<br />

1919<br />

- Ferrieri E., "La madre" <strong>di</strong> Eugenio Pellini,<br />

La mostra all'Umanitaria, in "Il mondo",<br />

Milano, n. 37.<br />

1920<br />

- Latronico G., Uno scultore della maternità<br />

e dell'infanzia: Eugenio Pellini, Milano.<br />

1921<br />

- Prima Biennale Romana. Esposizione<br />

Nazionale <strong>di</strong> Belle Arti nel centenario<br />

della capitale, Roma, p. 28, n. 13.<br />

- Monumento ai caduti <strong>di</strong> Cadegliano <strong>di</strong><br />

Eugenio Pellini, in "L'Illustrazione<br />

Italiana", n. 5, 30 gennaio.<br />

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1923<br />

- Bucci V., Melani A., Mostra in<strong>di</strong>viduale<br />

del pittore Giuseppe Amisani e dello<br />

scultore Eugenio Pellini, Milano, Galleria<br />

Pesaro, novembre, pp. 25-30.<br />

- Larghi I., Guida del Cimitero<br />

Monumentale <strong>di</strong> Milano, Milano, pp. 67-<br />

69, 76, 80-82, 106, 137, 161, 178, 202.<br />

1924<br />

- XV Esposizione Internazionale d'arte<br />

della Città <strong>di</strong> Venezia, Venezia, p. 104,<br />

cat. 24 (sala XXVII).<br />

- Michel A., Histoire de 1’Art Paris, vol.<br />

VIII, pp. 662, 668.<br />

1925<br />

- Eugenio Pellini, l'interprete della grazia e<br />

della bontà, in "La Cultura Moderna",<br />

anno XXXIV, n. 11, novembre.<br />

1929<br />

- Mostra collettiva, Gallarate.<br />

1930<br />

- Marangoni G., Mostra <strong>di</strong> Nicola J.<br />

Alexandrescu, Luigi Strecciari, Eugenio<br />

Pellini, Galleria Milano, aprile, pp.29-34.<br />

1932<br />

- Thieme U., Becker F., Allgerneines<br />

Lexicon der Bildenden Kúnstler, Leipzig,<br />

ad vocem: Pellini Eugenio, vol. XXVI, p.<br />

368 (con bibliografia precedente).<br />

1938<br />

- La Galleria d'Arte Moderna - La Scultura,<br />

a cura del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Milano, pp. 191,<br />

193, 195.<br />

1940<br />

- Accetti C.E., La mostra postuma <strong>di</strong> E.<br />

Pellini, in "Lo scultore e il marmo", n°<br />

13, 7 aprile.<br />

1949<br />

- Sapori F., Scultura Italiana Moderna,<br />

Roma, pp. 44, 466.<br />

1953<br />

- Bénézit E., Dictionnaire des peintres,<br />

sculpteurs, dessineurs et graveurs, ad<br />

vocem Pellini Eugène, Paris, vol. VI, p.<br />

578.<br />

1956<br />

- Lavagnino E., L'Arte Moderna. Dai<br />

Neoclassici ai contemporanei, Torino,<br />

vol. 11, pp. 681-682, fig. 673.<br />

1962<br />

- Piceni E., Cinotti M., La scultura a<br />

Milano dal 1815 al 1915, Roma, vol. XV,<br />

p. 617.<br />

1968<br />

- Bossaglia R., Il Liberty in Italia, Milano,<br />

p. 132.<br />

1972<br />

- Brizio A.M., Eugenio Pellini, in AA.VV,<br />

Mostra del Liberty Italiano, Palazzo della<br />

Permanente, Milano, pp. 152/3, cat. 189.<br />

1975<br />

- Caramel L., Pirovano C., La Galleria<br />

d'Arte Moderna - Opere dell'Ottocento,<br />

Milano, vol. III, pp. 657-658.<br />

1977<br />

- Mackay J., The Dictionnary of Western<br />

Sculptors in bronze, Woodbridge<br />

(Suffolk), p. 291.<br />

1979<br />

- Bossaglia R., Scultura cimiteriale a<br />

Milano tra Scapigliatura e Simbolismo, in<br />

"La Scultura del XIX secolo", Atti del<br />

XXIV Congresso Internazionale <strong>di</strong> Storia<br />

dell'Arte, Comité Intemational d'Histoire<br />

del' Art, Bologna, p. 210 (pubblicato‘84).<br />

- Poggialini Tominetti M. (M.P.T.),<br />

Eugenio Pellini, in Arte e Socialità in<br />

Italia dal realismo al simbolismo 1865-<br />

1915, catalogo della mostra, Milano,<br />

Palazzo della Permanente, cat. 124, pp.<br />

175-176, fig. 149.<br />

1981<br />

- De Micheli M., La scultura del<br />

Novecento, Torino, pp. 26, 323.<br />

1984<br />

- Ficara A.M., Vicini D., Zaffignani G.,<br />

Zatti S.,Risorgimento pavese, MI, p. 113.<br />

- Lo Moro P., Eugenio Pellini (un poema<br />

d'amore). Tesi <strong>di</strong> Laurea dell'Accademia<br />

<strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> Brera, Milano, relatore<br />

prof. R. De Grada, 1983/84.<br />

- Zatti S., Eugenio Pellini, in AA.VV.,<br />

Ottocento e Novecento nelle collezioni<br />

d'Arte dei Musei Civici <strong>di</strong> Pavia, a cura<br />

del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Pavia, Pavia, p. 249.<br />

1986<br />

- Bossaglia R., Terraroli V., Eugenio<br />

Pellini, Consonni E<strong>di</strong>tore<br />

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Eros Pellini<br />

Eros Pellini nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Via Siracusa, Milano<br />

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Biografia<br />

Eros Pellini nasce a Milano, il 24 giugno<br />

1909, figlio <strong>di</strong> Eugenio Pellini e <strong>di</strong> Dina<br />

Magnani. Nella sua formazione artistica,<br />

data significativa è il 1930, quando si<br />

iscrive all'Accademia <strong>di</strong> Brera, allievo<br />

dello scultore Adolfo Wildt. Già nel 1931,<br />

si colloca la sua prima affermazione con il<br />

conseguimento del Premio Canonica per<br />

una statua de<strong>di</strong>cata a Santa Teresa <strong>di</strong><br />

Lisieux. Nel 1936 giunge per il giovane<br />

scultore il Premio Tantar<strong>di</strong>ni, evento che<br />

lo collega idealmente al padre. Due anni<br />

dopo, consegue il Premio del Governo alla<br />

Sindacale <strong>di</strong> Milano.<br />

Nel 1939, inizia a lavorare per il Tempio<br />

<strong>di</strong> S. Rita da Cascia: un impegno che si<br />

protrarrà per oltre <strong>di</strong>eci anni. Il suo atelier<br />

è a Milano, dove ha sempre abitato; le<br />

sculture prendono a vivere in quello<br />

stu<strong>di</strong>o, grande e luminoso, che fu già <strong>di</strong><br />

suo padre.<br />

Dal 1935, nella metropoli lombarda,<br />

l'artista è chiamato ad esporre a tutte le<br />

più importanti manifestazioni, tra cui le<br />

Biennali, le Mostre Sindacali, le mostre<br />

d'Arte Sacra all'Angelicum.<br />

A livello nazionale, Eros Pellini è presente<br />

nel dopoguerra a parecchie Biennali <strong>di</strong><br />

Venezia, alle Quadriennali <strong>di</strong> Roma e, per<br />

sei e<strong>di</strong>zioni, alle mostre internazionali del<br />

Bronzetto a Padova. L'artista ha de<strong>di</strong>cato<br />

molta parte della sua vita<br />

all'insegnamento, dal 1942 alla Scuola<br />

d'Arte del Castello <strong>di</strong> Milano e al Liceo<br />

Artistico <strong>di</strong> Brera. Negli anni 1970-71 è<br />

docente <strong>di</strong> scultura all'Accademia <strong>di</strong><br />

Brera.<br />

Numerosi e importanti premi gli sono stati<br />

assegnati. Hanno scritto <strong>di</strong> lui i più autorevoli<br />

critici.<br />

Opere pubbliche <strong>di</strong> grande prestigio trovano<br />

collocazione a Milano, a Roma, nel<br />

Santuario <strong>di</strong> Cascia, a Campione d'Italia, a<br />

Como, a Lo<strong>di</strong>, a Torino, ad Alassio.<br />

Numerose le 'personali', or<strong>di</strong>nate in varie<br />

città italiane. Per l'obiettività e l'acutezza<br />

dei suoi giu<strong>di</strong>zi, è chiamato ad incarichi <strong>di</strong><br />

responsabilità: commissario all'<br />

Angelicum, consigliere alla Società <strong>di</strong><br />

Belle Arti e Permanente <strong>di</strong> Milano,<br />

commissario alla X Triennale. Nonostante<br />

i molteplici impegni, ha sempre<br />

mantenuto un forte legame con la terra <strong>di</strong><br />

<strong>Marchirolo</strong>.<br />

Muore a Milano, 1'8 ottobre 1993.<br />

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10.La terra, 1946<br />

gesso, 45x62cm<br />

(stucco: Milano, Sala Alessi – Palazzo Marino, 200x350cm)<br />

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11.Le quattro stagioni, 1952<br />

gesso, 110x30x30 cm<br />

(pietra <strong>di</strong> Vicenza: statue della Fontana <strong>di</strong> Piazza Giulio Cesare, Milano, h.200 cm)<br />

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12. Ragazza lombarda, 1956<br />

gesso, 100x24x44 cm<br />

(bronzo: USA, Museo d’Arte Moderna, Palm Springs)<br />

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13. Altorilievo san Martino, 1958<br />

gesso, 91x63cm<br />

(bronzo: Collezione privata)<br />

gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione


14. I vecchi maestri, 1962<br />

gesso, 25x88cm<br />

(ceramica: Milano, Istituto Stomatologico, 100x400 cm)<br />

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15.Bagnante, 1965 – Premio Bagutta<br />

gesso, 65x18x26 cm<br />

(bronzo: Collezione privata)<br />

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16.Ragazza che cammina, 1965<br />

gesso, 93x45x28 cm<br />

(bronzo: Collezione privata)<br />

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17. Ballerina seduta, 1965<br />

gesso, 20x20x16 cm<br />

provenienza: USA, California – Santa Barbara, Collezione Olson<br />

(bronzo: Collezione privata)<br />

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18. L’Assunzione, 1970<br />

gesso, 173x24x81cm<br />

(marmo: Collezione privata)<br />

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19. Innamorati ad Alassio, 1978<br />

Gesso, 33x14x19 cm<br />

(bronzo: Muretto <strong>di</strong> Alassio, h. 200cm)<br />

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20. Nudo, 1965<br />

Carboncino, 70x50 cm<br />

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21. I Trapezisti, 1989<br />

bronzo,197x95x107cm<br />

Dono degli Ere<strong>di</strong> Pellini al <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong><br />

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Principali mostre personali Principali mostre collettive<br />

1960<br />

- USA: Fort Worth, Texas<br />

1964<br />

- Riva del Garda, Galleria della Rocca<br />

1975<br />

- Cremona, Galleria il Torrazzo<br />

1976<br />

- Brescia, Galleria Mazzini<br />

- Palazzolo S/Oglio, Galleria La Roggia<br />

- Broni, Centro Artistico Contardo Barbieri<br />

- Milano, Galleria Ponte Rosso: "Le<br />

sculture <strong>di</strong> Eros Pellini in un giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong><br />

fiori <strong>di</strong>pinti"<br />

1978<br />

- Bologna, Galleria La Meri<strong>di</strong>ana<br />

- Cento, Galleria Il Guercino<br />

1979<br />

- Palazzolo s/Oglio, Galleria La Roggia<br />

1981<br />

- Milano, Galleria Ponte Rosso<br />

1983<br />

- Codogno, Pro-Loco<br />

1984<br />

- Bologna, Galleria Giordani<br />

1986<br />

- Milano, Galleria Ponte Rosso<br />

- Cremona, Galleria il Torrazzo<br />

1988<br />

- Cazzago S. Martino, Centro OREB<br />

1989<br />

- Milano, Galleria Ponte Rosso<br />

1994<br />

- Milano, Galleria Ponte Rosso<br />

1956<br />

- Venezia, Biennale<br />

1942, 1955<br />

- Roma, Quadriennale<br />

1957, '61, '63, '65, '67, '69, '71, '73<br />

- Padova, Mostra del bronzetto<br />

1947, '49, '51, '53, 55, '57, 59, '61,’63, '65, '67, '69,<br />

'71, '72<br />

- Milano, Angelicum, Mostra internazione<br />

d' Arte Sacra per la casa<br />

1955, '57, '59, '61, '63, '65, '67, '69<br />

- Milano, Palazzo della Permanente,<br />

Biennale Nazionale d'Arte<br />

1954, 1959<br />

- Novara, Biennale d'Arte Sacra (sala<br />

personale con 10 opere)<br />

1962<br />

- Premio Suzzara<br />

1964, 1975<br />

- Campione d'Italia, Premio Internazionale<br />

del Bronzetto<br />

1966, '68<br />

- Firenze, Mostra d'Arte del Fiorino<br />

1968<br />

- "Tavolozza Figurativa"<br />

1993<br />

- Castiglione Olona (Va), Palazzo Branda,<br />

"Nel segno <strong>di</strong> Tavernari”<br />

1994<br />

- Varese, Castello <strong>di</strong> Masnago "Scultura a<br />

Varese"<br />

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Premi<br />

1936<br />

- Premio Tantar<strong>di</strong>ni.<br />

1938<br />

- Premio del Governo alla Mostra<br />

Sindacale <strong>di</strong> Milano.<br />

1951<br />

- Premio "Città <strong>di</strong> Gallarate".<br />

1955<br />

- Medaglia d'oro alla X Triennale<br />

1957<br />

- Medaglia d'Argento <strong>di</strong> Benemerenza del<br />

<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Milano.<br />

1964<br />

- Medaglia d' Oro del Ministero della<br />

Difesa.<br />

1964<br />

- Primo Premio "Arte Sacra Biennale <strong>di</strong><br />

Bologna".<br />

1965<br />

- Premio "Bagutta", Milano.<br />

Collezione delle gran<strong>di</strong> opere<br />

Milano<br />

- Duomo, Cimitero Monumentale, Palazzo<br />

<strong>di</strong> Giustizia, Sala Alessi <strong>di</strong> Palazzo<br />

Marino, Fontana <strong>di</strong> Piazzale Giulio<br />

Cesare, Chiesa <strong>di</strong> S. Francesco <strong>di</strong> Sales.<br />

Roma<br />

- Chiesa <strong>di</strong> S. Giuseppe al Trionfale.<br />

Vaticano<br />

- Museo d'Arte Moderna.<br />

Cascia<br />

- Santuario <strong>di</strong> Santa Rita<br />

(Via Crucis e rilievi della facciata del<br />

Santuario).<br />

Torino<br />

- Palazzo della Stipel.<br />

Como<br />

- Guglia maggiore della Chiesa del<br />

Seminario.<br />

Lo<strong>di</strong><br />

- Istituto tecnico.<br />

Mortara<br />

- Ente Risi.<br />

Alassio<br />

- Statua degli Innamorati<br />

(collocata sul famoso muretto).<br />

Busto Arsizio<br />

- Altare della Chiesa <strong>di</strong> Santa Maria alla<br />

Piazza.<br />

Campione d'Italia<br />

- Palazzo del Municipio.<br />

<strong>Marchirolo</strong><br />

- Giar<strong>di</strong>ni Comunali<br />

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Monografie e cataloghi<br />

MARIO GHILARDI Eros Pellini "Quaderni <strong>di</strong><br />

Artisti contemporanei"<br />

E<strong>di</strong>zioni Galleria Ponte Rosso, Milano, 1975.<br />

MARIO GHILARDI Le sculture <strong>di</strong> Eros Pellini in<br />

un giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> fiori <strong>di</strong>pinti - <strong>Catalogo</strong> mostra<br />

Galleria Ponte Rosso, Milano, aprile 1976.<br />

STEFANO VITTORINI GIULIANO Eros Pellini -<br />

E<strong>di</strong>zioni Galleria Ponte Rosso, Milano, ottobre<br />

1981.<br />

EMILIO GNOCCHI Presentazione catalogo<br />

mostra Pro-Loco <strong>di</strong> Codogno, 1983.<br />

ENZO FABIANI La grande primavera <strong>di</strong> Eros<br />

Pellini - Orlando Consonasi E<strong>di</strong>tore, collane Ponte<br />

Rosso, Milano, 1989.<br />

SILVANO COLOMBO Di padre in figlio - ASK<br />

E<strong>di</strong>zioni, Varese, 1991.<br />

ROSSANA BOSSAGLIA Eros Pellini - <strong>Catalogo</strong><br />

mostra Galleria Ponte Rosso, Milano, ottobre<br />

1994.<br />

Su Eros Pellini hanno scritto in varie<br />

circostanze Carrà, Borgese, Lepore, Nicodemi,<br />

Costantini, Nebbia, Sapori,DeMichelí, Latronico,<br />

Aloi, Guarnati, Padovano, De Grada, Portalupi,<br />

Montever<strong>di</strong>, Biasion, Coccia, Moretti, Ghilar<strong>di</strong>,<br />

Cerrina, Baroni, Fallavi, Mascherpa, Ravasi,<br />

Barletta, Fabiani, Bossaglia.<br />

Libri e Dizionari<br />

ROBERTO ALOI Architettura funeraria moderna<br />

- Hoepli, 1941, 1948.<br />

FRANCESCO SAPORI Scultura italiana moderna<br />

-Libreria dello Stato, 1949.<br />

PADOVANO Dizionario degli artisti<br />

contemporanei - UTET, 1951.<br />

Gioielli sbalzi e argento - Hoepli, 1954.<br />

MARIO DE MICHELI La scultura italiana del<br />

dopoguerra - Schwarz, 1958.<br />

Arte funeraria d'oggi - Hoepli, 1959.<br />

UGO NEBBIA La fondazione Girola - Pizzi, 1962.<br />

RAFFAELE DE GRADA Pittura e scultura anni<br />

'60 - Alfieri e Lacroix, 1967.<br />

ROSSANA BOSSAGLIA Il Duomo <strong>di</strong> Milano (la<br />

scultura) - Cassa <strong>di</strong> Risparmio delle Provincie<br />

Lombarde -<br />

Veneranda Fabbrica del Duomo, 1973.<br />

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Adriano Bozzolo<br />

Adriano Bozzolo con una sua opera<br />

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Biografia<br />

Fin dalla più tenera età, Adriano Bozzolo<br />

viene a contatto con argilla, gesso e colori.<br />

La sua è un'antica famiglia <strong>di</strong> pittori,<br />

scultori e stuccatori, che andavano per<br />

l'Europa a decorare palazzi e chiese, con<br />

una perizia derivata dalla grande<br />

tra<strong>di</strong>zione della Valmarchirolo. Li<br />

troviamo a Lucerna, Berna, Zurigo,<br />

Vienna e in altri luoghi, apprezzatissimi<br />

per la loro arte. Adriano Bozzolo nasce a<br />

Varese il 12 <strong>di</strong>cembre 1927, figlio <strong>di</strong> quel<br />

Sante Bozzolo, abilissimo decoratore <strong>di</strong><br />

ville e palazzi, nonché pittore e scultore. Il<br />

giovane, <strong>di</strong>plomatosi a Milano nel 1947<br />

presso il Liceo Artistico <strong>di</strong> Brera,<br />

preferisce inseguire le proprie fonti<br />

ispirative e attingere <strong>di</strong>rettamente alla<br />

tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> famiglia. Segue soprattutto la<br />

vena musicale, con stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> pianoforte che<br />

lasciano tracce rilevanti nella produzione<br />

artistica. Già nel 1954, una sua opera<br />

viene collocata in luogo pubblico: è un<br />

gruppo scultoreo alto due metri. Inizia una<br />

vastissima produzione <strong>di</strong> statue a soggetto<br />

sacro, tutte monumentali: tra le prime, si<br />

segnala un San Gerolamo in marmo <strong>di</strong><br />

Candoglia, opera collocata su una guglia<br />

del Duomo <strong>di</strong> Milano. Moltissime le<br />

esposizioni personali e collettive, allestite<br />

presso musei e gallerie, in Italia e<br />

all'estero.<br />

Molte le committenze <strong>di</strong> opere pubbliche,<br />

realizzate in Italia e in Svizzera.<br />

Suo è il monumento "Per la Fraternità dei<br />

Popoli" alla dogana italo-svizzera <strong>di</strong> Ponte<br />

Tresa. Al Palazzo dei Congressi <strong>di</strong><br />

Lugano si rintraccia la statua <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensioni "Esplosione musicale".<br />

Da alcuni anni si de<strong>di</strong>ca anche alla pittura:<br />

"Danza del mare" e "Tramonti" sono attualmente<br />

i temi dominanti dei suoi<br />

<strong>di</strong>pinti. Vive e lavora a Ponte Tresa<br />

Svizzera, non lontano dalla vecchia<br />

abitazione degli antenati, in via Garibal<strong>di</strong><br />

a <strong>Marchirolo</strong>, ora in parte a<strong>di</strong>bita a<br />

gipsoteca personale e dove spesso ritorna,<br />

richiamato da affetti e ricor<strong>di</strong>.<br />

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22.Cantori, 1971<br />

gesso, 205x93x105cm<br />

(bronzo: Busto Arsizio - Cimitero)<br />

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23.Danzatrice, 1972<br />

gesso, 120x15x45cm<br />

(bronzo: Collezione privata)<br />

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24.Esposizione musicale, 1974<br />

gesso, 241x43x170cm<br />

(bronzo: Lugano, Palazzo dei congressi)<br />

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25.Sete <strong>di</strong> luce, 1980<br />

gesso, 179x30x53cm<br />

(bronzo: Collezione privata)<br />

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26.Danza della Fraternità, 1982<br />

gesso, 73x40x55cm<br />

(bronzo: Collezione privata)<br />

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27.Ninfa sapiente, 1988<br />

gesso, 114x63x44cm<br />

(bronzo: Collezione privata)<br />

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28.Figure musicanti, 1985<br />

carboncino, 80x64cm<br />

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29.La Vita, 1989<br />

carboncino 60x80cm<br />

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30.Maternità, 1972<br />

bronzo, 108x23x23cm<br />

Dono <strong>di</strong> Adriano Bozzolo al <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong><br />

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Presenze Espositive<br />

Opere pubbliche<br />

Ha allestito 79 esposizioni personali, fra cui sono<br />

da annotare quelle <strong>di</strong> Zurigo, Berna, Ginevra,<br />

Losanna, Friburgo, Montreux, Sion, S. Gallo,<br />

Basilea, Lugano, Perugia, Parma, Roma, Monaco <strong>di</strong> Baviera.<br />

In particolare si segnalano quali eventi <strong>di</strong> rilievo:<br />

1971<br />

- Una “Danzatrice"in bronzo è collocata<br />

nella sala della danza, al Museo Teatrale<br />

della Scala <strong>di</strong> Milano.<br />

1973<br />

- La sequenza dei bronzi "Soif de lumiére" é<br />

presentata alla Galleria Raymond Duncan <strong>di</strong><br />

Parigi.<br />

- È invitato ad esporre al Kulturzentrum <strong>di</strong><br />

Vienna.<br />

1975<br />

- Il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Milano gli de<strong>di</strong>ca una<br />

esposizione antologica alla Rotonda <strong>di</strong><br />

Via Besana (oltre 100 bronzi).<br />

1977<br />

- Viene presentata alla Civica Galleria <strong>di</strong><br />

Campione d'Italia la sequenza dei “Raggí <strong>di</strong><br />

sole”.<br />

1978<br />

- Allo scalone del Palazzo dei Congressi <strong>di</strong><br />

Lugano viene collocata una statua <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensioni denominata “Esplosione<br />

musicale".<br />

1982<br />

- A Lucerna è presentata la serie dei "Gran<strong>di</strong><br />

Soli".<br />

1983<br />

- Esegue per la Ra<strong>di</strong>o della Svizzera Italiana<br />

"Gioco del fiammiferaio” un monile in<br />

argento.<br />

1984<br />

- Il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Eglisau acquista per il<br />

proprio Museo un bronzo,<br />

"Grande Sole".<br />

1985<br />

- Esposizione ai Musei Civici <strong>di</strong> Villa<br />

Mirabello, Varese.<br />

1987<br />

- Il presidente del Consiglio degli Stati Svizzeri,<br />

On. Franco Masoni e il presidente del Senato<br />

Italiano, On. Giovanni Spadolini, inaugurano<br />

il monumento “Per la fraternità dei popoli",<br />

collocato alla dogana italo-svizzera <strong>di</strong> Ponte<br />

Tresa.<br />

1988<br />

- Viene inaugurato un bassorilievo<br />

commemorativo presso la Scuola <strong>di</strong><br />

Ingegneria <strong>di</strong> Horw (Zentralschweizerisches<br />

Technikum Luzern).<br />

1989<br />

- Esposizione antologica presso l'antico<br />

Chiostro <strong>di</strong> Voltorre (Varese).<br />

- Esegue per il Comitato Svizzero per<br />

l'UNICEF <strong>di</strong> Zurigo la scultura<br />

“Maternítà ".<br />

gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione


Principali esposizioni<br />

1968<br />

- Varese, Galleria Internazionale<br />

1970<br />

- Parma, Galleria Parma<br />

- Caslano (CH), III E<strong>di</strong>zione<br />

“Appuntamento a Caslano"<br />

1971<br />

- Milano, Fondazione Europa<br />

- Perugia, Galleria Cecchini<br />

- Carimate (CO), Castello <strong>di</strong> Carimate<br />

- Campione d'Italia, Galleria Tonino<br />

- Salsomaggiore, Galleria Europa<br />

1972<br />

- Monaco <strong>di</strong> Baviera, Stu<strong>di</strong>o Kielmansegg<br />

- Milano, Galleria Ars Italica<br />

- Gallarate (Va), Galleria Arnetta<br />

- Milano, Circolo della Stampa<br />

- Caslano (CH), V E<strong>di</strong>zione<br />

"Appuntamento a Caslano"<br />

- Bellinzona (CH), Sala Patriziale del<br />

<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Bellinzona<br />

1973<br />

- Parigi, Galleria Raymond Duncan<br />

- Friburgo (CH), Galerie de la Cathédrale<br />

- Montreux (CH), Galleria Picpus<br />

- Busto Arsizio (Va), Galleria Arnetta<br />

- Aranno (CH), Anfiteatro <strong>di</strong> Aranno<br />

- Coira (CH), Consolato Italiano<br />

- Vienna, Oesterreichisches Kulturzentrum<br />

- Sion (CH), Carrefour des Arts<br />

- Ginevra, Galleria Art Mode<br />

1974<br />

- Lugano (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />

- Aranno (CH), Anfiteatro <strong>di</strong> Aranno<br />

1975<br />

- Milano, Circolo della Stampa<br />

- Milano, Rotonda <strong>di</strong> via Besana<br />

- Basilea (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />

1976<br />

- Lugano (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />

- Zurigo (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />

1977<br />

- Rapperswil (CH), Bank vom<br />

Linthgebiet<br />

- Ascona (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />

- Campione d'Italia, Civica Galleria<br />

1978<br />

- Losanna (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />

- Basilea (CH), Bankgesellschaft<br />

1979<br />

- Ginevra (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />

- Bellinzona (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />

1980<br />

- Lugano (CH), Galleria dell'Elicottero<br />

- Ponte Tresa (CH), Municipio <strong>di</strong> Ponte<br />

Tresa<br />

- Bema (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />

1981<br />

- Maga<strong>di</strong>no (CH), Galleria Prometeo<br />

- S. Gallen (CH), Banca Raiffeisen<br />

- Varese, Galleria Tre<br />

1982<br />

- Lucerna (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />

1984<br />

- Zurigo (CH), Konferenz Zentrum<br />

Uetlihof S.K.A.<br />

- Eglisau (CH), <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Eglisau<br />

- Morcote (CH), Casa Caccia Rusca<br />

- Aranno (CH), Anfiteatro <strong>di</strong> Aranno<br />

- Ronco s/ Ascona (CH), Galleria<br />

Decorama<br />

- Flims (CH), Park Hotel Waldhau<br />

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1985<br />

- Varese, Musei Civici <strong>di</strong> Villa Mirabello<br />

- Caslano (CH), Galleria Castellania<br />

1986<br />

- Locarno (CH), Gioielleria Bucherer<br />

- Campione d'Italia, Galleria Civica<br />

1988<br />

- Davos (CH), Galleria Promenade<br />

1989<br />

- Gavirate (Va), Chiostro <strong>di</strong> Voltorre<br />

1990<br />

- Courgenay (CH), Quinzaine culturelle<br />

1991<br />

- Basilea, Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />

- Le Mont (Losanna), Galleria dell'Atelier<br />

1992<br />

- Chiasso (CH), Finter Bank Zúrich<br />

1993<br />

- Bellinzona (CH), Banca Migros<br />

1995<br />

- Lugano (CH), Finter Bank Ziirich<br />

1996<br />

- Zurigo (CH), Spörri Interieur<br />

Monografie<br />

Collana artisti e scrittori varesini e prealpíní -<br />

Varese, 1969.<br />

TRAVAGLIA DUCCIO - E<strong>di</strong>zioni Pantarei -<br />

Lugano, 1971.<br />

BORTOLON LIANA - Ponte Rosso E<strong>di</strong>zioni<br />

d’Arte- Milano, 1972.<br />

SALATI VINICIO - Quaderni monografici <strong>di</strong><br />

artisti contemporanei - Ponte Rosso E<strong>di</strong>zioni<br />

d'Arte - Milano, 1974.<br />

FABIANI ENZO - Ripartizione Cultura del<br />

<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Milano - Rotonda <strong>di</strong> via Besana, 1975.<br />

PELOSI GERARDO - E<strong>di</strong>tions “Eurosculpture”<br />

Paris, 1977.<br />

ZÜBLIN MARCO - Acropolis E<strong>di</strong>tions - London,<br />

1983.<br />

BISCOSSA GIUSEPPE - Ente Turistico del<br />

Malcantone - Caslano, Svizzera, 1990.<br />

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Eugenio Pellini<br />

1. Sotto l'Arco della Pace (Spazzacamino), 1884<br />

gesso, 33x37x53 cm<br />

(bronzo : Milano, Civica Galleria d'Arte Moderna)<br />

2. Fanciullo <strong>di</strong> Nazareth (Monello), 1891<br />

gesso, 105x31x40 cm<br />

(repliche in marmo e in bronzo - Collezioni private)<br />

Elenco opere esposte<br />

3. L'Angelo del Dolore - particolare, 1894<br />

gesso, 61x32x52 cm<br />

(marmo <strong>di</strong> Carrara: Milano, Cimitero Monumentale - Tomba Baj-Macario,<br />

90x210x213 cm)<br />

4. Getsemani (Cristo nel Getsemani)-Busto, 1895<br />

gesso, 53x34x59 cm<br />

(bronzo: Marcbirolo - Tomba Eugenio Pellini, 210x82x86 cm)<br />

5. Madre, 1897 - Premio Tantar<strong>di</strong>ni<br />

a) gesso, 140 x Ø100 - prima versione<br />

(gesso: Milano, Civica Galleria d'Arte Moderna)<br />

b) gesso, 137 x Ø 101 cm - seconda versione, 1903 (questa esecuzione <strong>di</strong>fferisce<br />

dalla precedente per il volto, qui riferito a quello <strong>di</strong> Dina Magnani, la futura<br />

moglie) (Ere<strong>di</strong> Pellini; ora Gipsoteca <strong>Marchirolo</strong>)<br />

(bronzo: Gallarate, Cimitero)<br />

6. La notte <strong>di</strong> Caprera (Garibal<strong>di</strong>), 1901<br />

gesso, 48x22x26 cm<br />

(marmo <strong>di</strong> Candoglia: Milano, Civica Galleria d'Arte Moderna)<br />

7. Giuda, 1906<br />

gesso, 163x72x94<br />

(bronzo: USA, Fort Worth - Collezione privata)<br />

8. Bozzetto per il Concorso “Monumento a Giuseppe Ver<strong>di</strong>”, 1911<br />

gesso, 50x18x16 cm<br />

9. DISEGNO: Prima idea per il Cristo nel Getsemani, 1891<br />

matita, 30x21 cm<br />

gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione


Eros Pellini<br />

10. La terra, 1946<br />

gesso, 45x62 cm - (stucco: Milano, Sala Alessi - Palazzo Marino, 200x350 cm)<br />

11. Le quattro stagioni, 1952<br />

gesso, 110x30x30 cm<br />

(pietra <strong>di</strong> Vicenza: statue della Fontana <strong>di</strong> Piazza Giulio Cesare, Milano, h. 200 cm)<br />

12. Ragazza lombarda, 1956<br />

gesso, 100x24x44 cm - (bronzo: USA, Museo d'Arte Moderna, Palm Springs)<br />

13. Altorilievo San Martino, 1958<br />

gesso, 91x63 cm - (bronzo: Collezione privata)<br />

14. I vecchi mestieri, 1962<br />

gesso, 25x88 cm - (ceramica: Milano, Istituto Stomatologico, 100x400 cm)<br />

15. Bagnante, 1965 - Premio Bagutta<br />

gesso, 65x18x26 cm - (bronzo: Collezione privata)<br />

16. Ragazza che cammina, 1965<br />

gesso, 93x45x28 cm - (bronzo: Collezione privata)<br />

17. Ballerina seduta, 1965<br />

gesso, 25x20x16 cm<br />

Provenienza: USA, California - Santa Barbara, Collezione Olson<br />

(bronzo: Collezione privata)<br />

18. L'Assunzione, 1970<br />

gesso, 173x24x81 cm - (marmo: Collezione privata)<br />

19. Innamorati ad Alassio, 1978<br />

gesso, 33x14x19 cm - (bronzo: Muretto <strong>di</strong> Alassio, h. 200 cm)<br />

20. DISEGNO: Nudo, 1965<br />

carboncino, 70x50 cm<br />

21. I Trapezisti, 1989<br />

bronzo, 197x95x107 cm<br />

Dono degli Ere<strong>di</strong> Pellini al <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong><br />

gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione


Adriano Bozzolo<br />

22. Cantori, 1971<br />

gesso, 205x93x105 cm<br />

(bronzo: Busto Arsizio – Cimitero)<br />

23. Danzatrice, 1972<br />

gesso, 120x15x45 cm<br />

(bronzo: Collezione privata)<br />

24. Esplosione musicale, 1974<br />

gesso, 241x43x170 cm<br />

(bronzo: Lugano, Palazzo dei Congressi)<br />

25. Sete <strong>di</strong> luce, 1980<br />

gesso, 179x30x53 cm<br />

(bronzo: Collezione privata)<br />

26. Danza della Fraternità, 1982<br />

gesso, 73x40x55 cm<br />

(bronzo: Collezione privata)<br />

27. Ninfa sapiente, 1988 gesso, 114x63x44 cm<br />

(bronzo: Collezione privata)<br />

28. DISEGNO: Figure musicanti, 1985<br />

carboncino, 80x64 cm<br />

29. DISEGNO: La Vita, 1989<br />

carboncino, 60x80 cm<br />

30. Maternità, 1972<br />

bronzo, 108x23x23 cm<br />

Dono <strong>di</strong> Adriano Bozzolo al <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong><br />

gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione


I testi e le immagini riportate in questo documento sono tratte dal catalogo <strong>di</strong> Fabrizia<br />

Buzio Negri.<br />

gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione<br />

Associazione VMArte<br />

www.vmarte.net

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