Catalogo - Comune di Marchirolo
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Eugenio Pellini Eros Pellini Adriano Bozzolo<br />
Fabrizia Buzio Negri<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Giovanna Bianchi<br />
Assessore alla Cultura della Provincia <strong>di</strong> Varese<br />
<strong>Marchirolo</strong> recupera la sua storia e insieme la sua arte e lo fa dando vita a una<br />
gipsoteca.<br />
Non si poteva scegliere modo migliore per valorizzare un territorio da sempre legato a<br />
quella tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> gessatori e <strong>di</strong> “picapietra” che è stata il punto <strong>di</strong> partenza per lo<br />
sviluppo artistico <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> scultori del luogo come Eugenio ed Eros Pellini e Adriano<br />
Bozzolo.<br />
Anche la Provincia, da sempre attenta al recupero delle tra<strong>di</strong>zioni storiche e alla<br />
salvaguar<strong>di</strong>a del patrimonio artistico locale, ha voluto abbracciare l'iniziativa e<br />
contribuire alla realizzazione <strong>di</strong> questo importante museo.<br />
Che l'arte a <strong>Marchirolo</strong> sia <strong>di</strong> casa si sa. Basta passeggiare per le sue belle strade su cui<br />
si affacciano murales d'ogni sorta per accorgersene. Riuscire però a raggruppare i<br />
tasselli più significativi <strong>di</strong> questo inestimabile patrimonio e a dar loro casa è davvero un<br />
grande risultato sia per il paese sia per l'intera provincia. Si tratta <strong>di</strong> un traguardo che<br />
allo stesso tempo si pone come continuazione <strong>di</strong> un più generale progetto <strong>di</strong> promozione<br />
della nostra cultura che coinvolge anche altre realtà dell’Alto Varesotto e persino del<br />
Canton Ticino.<br />
Come per lo scultore le sue opere in gesso stanno a significare l'anima, il punto <strong>di</strong><br />
partenza della sua creazione artistica, la realizzazione della Gipsoteca <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong><br />
rappresenta per noi la concretizzazione <strong>di</strong> una precisa volontà <strong>di</strong> valorizzazione del<br />
nostro patrimonio artistico. Volontà che ci spinge ad essere operativi al fianco degli enti<br />
più prossimi al territorio e alle singole realtà, come il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong>. Proprio<br />
grazie a collaborazioni <strong>di</strong> questo tipo è possibile dar vita a iniziative culturali <strong>di</strong> così<br />
grande importanza.<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Dino Busti<br />
Sindaco <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong><br />
Riteniamo <strong>di</strong> aver operato una giusta scelta volta alla valorizzazione della ricchezza<br />
dell'ingegno e della versatilità della nostra gente.<br />
Abbiamo fortemente voluto questa realizzazione per raccogliere nella nostra Gipsoteca i<br />
modelli in gesso delle opere più significative degli insigni scultori marchirolesi,<br />
Eugenio ed Eros Pellini, padre e figlio, nonché <strong>di</strong> Adriano Bozzolo.<br />
Con questa iniziativa abbiamo inteso integrare altri interventi già operati nel campo<br />
della cultura e dell'arte: i <strong>di</strong>pinti “Murales” in omaggio ai Mastri Marchirolesi e<br />
l'e<strong>di</strong>zione dei 2 volumi curati da Virginia Borri, che narrano, tra cronaca, aneddoti e<br />
leggenda, la millenaria storia <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong>.<br />
Oggi, con la raccolta delle opere dei nostri scultori e la loro permanente esposizione al<br />
pubblico, siamo convinti <strong>di</strong> aver ulteriormente arricchito il nostro patrimonio artistico e<br />
culturale, rafforzando i legami con le ra<strong>di</strong>ci della nostra identità.<br />
Il raggiungimento <strong>di</strong> questo traguardo ha costituito per il nostro <strong>Comune</strong> un sacrificio<br />
economico <strong>di</strong> un certo peso; però consideriamo questo sforzo utile e necessario per<br />
preservare una grande ricchezza artistica e spirituale, patrimonio e vanto <strong>di</strong> tutta la<br />
comunità marchirolese. Siamo orgogliosi <strong>di</strong> aver dato a <strong>Marchirolo</strong> questa Gipsoteca e<br />
cre<strong>di</strong>amo più che giusto e doveroso esprimere tutta la nostra riconoscenza agli ere<strong>di</strong><br />
degli artisti Eugenio ed Eros Pellini, la signora Matelda ed il figlio Stefano, che con<br />
grande generosità hanno donato le preziose opere che permanentemente verranno<br />
esposte al pubblico nei locali appositamente attrezzati.<br />
Ancora grazie <strong>di</strong> tutto cuore all'amico professor Adriano Bozzolo per il contributo<br />
importante e <strong>di</strong>sinteressato, per i consigli che ci ha dato e per la sua assidua presenza.<br />
Le sculture che ci ha donato integrano degnamente il valore artistico della raccolta dei<br />
modelli delle opere realizzate nell'arco della loro vita dai nostri Maestri Marchirolesi.<br />
Ringraziamo altresì la dottoressa Fabrizia Buzio Negri, valente consulente artistica, per<br />
l'alto contributo professionale profuso per concretizzare questa iniziativa. Infine, siamo<br />
riconoscenti alla Provincia <strong>di</strong> Varese ed alla Comunità Montana della Valganna e della<br />
Valmarchirolo che hanno economicamente contribuito perché il desiderio <strong>di</strong> dare alla<br />
nostra comunità una Gipsoteca, in omaggio ai nostri benemeriti concitta<strong>di</strong>ni, uomini ed<br />
artisti <strong>di</strong> grande talento ed umanità, <strong>di</strong>ventasse una realtà.<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Il Gesso, primo <strong>di</strong>alogo con l’idea<br />
Fabrizia Buzio Negri<br />
Se il <strong>di</strong>segno è l'attimo fuggitivo, il gesso è la realizzazione compiuta dell'idea, prima<br />
che essa venga trasferita definitivamente in altro materiale. Il gesso è materia povera, è<br />
polvere da coniugare con l'acqua per dare la prima forma alla scultura, quando ancora è<br />
in grado <strong>di</strong> accettare ripensamenti, emozioni, moti della mente e del cuore dalle mani<br />
stesse dell'artista. Interviene l'asciugatura a definire i pezzi, molti dei quali rimangono<br />
'unici' a testimoniare momenti creativi, senza che siano riversati in materiali più 'nobili'.<br />
Ogni scultore ama in modo particolare i ‘suoi’ gessi, in quanto restano a rappresentare<br />
l'evolversi dell'idea, in quel cammino d'artista che si apre al mondo attraverso le opere,<br />
in bronzo, in pietra o in altra materia, sculture che vanno a collocarsi nei musei, nelle<br />
gallerie, nelle collezioni private.<br />
Nascono le gipsoteche, raccolte dei gessi più significativi nella vita <strong>di</strong> uno scultore.<br />
<strong>Marchirolo</strong>, terra legata a scultori del calibro <strong>di</strong> Eugenio Pellini, <strong>di</strong> Eros Pellini e <strong>di</strong><br />
Adriano Bozzolo, ha inteso visualizzare questo segreto scultoreo, identificato nel<br />
‘gesso’, attraverso l'allestimento <strong>di</strong> uno spazio museale de<strong>di</strong>cato ai tre artisti. In un<br />
tempo mutevole, dove la <strong>di</strong>mensione dominante è quella dell'imme<strong>di</strong>ato <strong>di</strong>ssolvimento<br />
delle immagini e degli eventi, la programmazione e la realizzazione <strong>di</strong> un museo<br />
appartengono agli avvenimenti straor<strong>di</strong>nari. Ancor più se si pensa ad un paese<br />
transfrontaliero, in cui gli intrecci delle storie umane sono andati inesorabilmente<br />
sciogliendosi, a causa delle emigrazioni che hanno segnato secoli <strong>di</strong> vita. Un paese<br />
antico, nel verde <strong>di</strong> quella vallata dell'Alto Varesotto, che guarda al Ceresio e alla vicina<br />
Svizzera.<br />
Un luogo reale, dunque, è la Gipsoteca <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong>, dove il visitatore può conoscere e<br />
apprezzare i frutti <strong>di</strong> tanto lavoro artistico. La scansione museale non si prefigura<br />
soltanto territoriale, bensì si ritrova pronta a <strong>di</strong>alogare con la vicina Svizzera ticinese e<br />
con Viggiù, dove si rintracciano rispettivamente la raccolta dei gessi <strong>di</strong> Vincenzo Vela a<br />
Ligornetto e il viggiutese Museo Butti. Si è venuto, in tal modo, a creare un triangolo<br />
culturale in questo Alto Varesotto, ricco <strong>di</strong> cave, <strong>di</strong> cavaioli, <strong>di</strong> artigiani, <strong>di</strong> scalpellini,<br />
uomini che con maestria hanno tenuto viva una tra<strong>di</strong>zione ben ra<strong>di</strong>cata. E nei secoli tale<br />
consuetu<strong>di</strong>ne svela illustri personaggi, accanto a ignoti abilissimi maestri <strong>di</strong> bottega. I<br />
nostri artisti si collegano idealmente a tali generazioni, in un prezioso ‘continuum’<br />
storico-operativo. Non solo presenze <strong>di</strong> scultori a <strong>Marchirolo</strong>; le testimonianze<br />
pittoriche dei 'murales' nel centro storico narrano del tema dell'emigrazione, in tutta la<br />
sua dolorante e autentica verità. Composito appare, dunque, il tracciato artistico<br />
marchirolese; un inten<strong>di</strong>mento preciso delle istituzioni consente <strong>di</strong> non lasciare scorrere<br />
via le memorie, valorizzando un patrimonio <strong>di</strong> cultura e d'arte <strong>di</strong>venuto sempre più raro.<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Eugenio Pellini<br />
Iconografia del sentimento. Tra idealismo e verismo.<br />
Fabrizia Buzio Negri<br />
La fisionomia artistica <strong>di</strong> Eugenio Pellini appare connessa ad una tipologia <strong>di</strong> scultura<br />
lombarda tardo-scapigliata, con una seduzione particolare offerta da un sentimento <strong>di</strong><br />
modernità pronto a ravvivare espressioni plastiche pregnanti <strong>di</strong> un'idealità profonda. Il<br />
<strong>di</strong>scorso prende avvio da una iconografia legata al gusto della società fine-Ottocento,<br />
che rivolge molto spesso uno sguardo alla rappresentazione del privato e del sentimento<br />
per evolversi nei riverberi umani e sociali delle istanze più avanzate del tempo.<br />
Uno dei fili conduttori più amati nell'arte <strong>di</strong> Eugenio Pellini riguarda le ‘piccole cose’<br />
della quoti<strong>di</strong>anità, con un'attenzione precisa al mondo della fanciullezza e alla<br />
con<strong>di</strong>zione infantile nei caratteri più generali. Sono tenere figure, espresse nel bronzo e<br />
nel gesso, testimoni pieni <strong>di</strong> grazia e <strong>di</strong> malinconia; intenti ai loro giochi appaiono in<br />
una riservata espressione, nel magico cerchio <strong>di</strong>fficile per un adulto da violare. Il tema<br />
infantile è significativo nella produzione dell'artista, sempre animato dall'ansia <strong>di</strong><br />
raccontare i gran<strong>di</strong> sentimenti nel modo più semplice.<br />
Non sempre i bambini appartengono alla realtà delle classi abbienti, nella modellazione<br />
che li rivela nel momento appartato del gioco o nell'amorosa e struggente simbiosi<br />
dell'affetto materno, come lo sono “Bambini che giocano” del 1884 o la coeva “Madre<br />
col bambino”. Il repertorio dello scultore si ispira talora a definizioni più argutamente<br />
popolane: compaiono fanciulli che riportano più espressamente a parentele medar<strong>di</strong>ane,<br />
dalla peculiarità psicologica molto intensa.<br />
Vibrante e acerbamente spavaldo, il `Monello” alias “Fanciullo <strong>di</strong> Nazareth “, 1891,<br />
riunisce in sé la forza simbolica del Bambino-Cristo e l'imme<strong>di</strong>atezza visiva del figlio<br />
del popolo.<br />
Eugenio Pellini, in tal modo, si ‘sente’ in una prospettiva storico-artistica calata<br />
nell'atmosfera lombarda <strong>di</strong> fine-secolo, a coinvolgere verismo, simbolismo, talora<br />
impressionismo nonché idealismo familiare e collettivo. Personalissimo è questo<br />
rappresentare pensieri e sentimenti nella maniera più semplice e gentile, nelle venature<br />
appena accennate <strong>di</strong> una malinconia suasiva e intensamente affascinante. Medardo<br />
Rosso è <strong>di</strong> certo il modello più amato e cercato in un approfon<strong>di</strong>mento continuamente<br />
me<strong>di</strong>tato nella vocazione all'antimonumentalità e nel tocco sensibile alla luce. Non<br />
scevro <strong>di</strong> significati è il rapporto intrattenuto con Paolo Troubetzkoy nel panorama della<br />
produzione otto-novecentesca <strong>di</strong> piccole sculture in bronzo o in marmo, da inserire in<br />
ambito familiare, figurine struggenti nella loro sommessa espressività. La stessa<br />
leggibilità stemperata nella cultura artistica <strong>di</strong> Pellini la si ritrova nelle commissioni<br />
funerarie, cui erano chiamati gli artisti della sua generazione dal Bistolfi al Butti, al<br />
Bazzano.<br />
L'opera monumentale più nota è sicuramente il “Cristo nel Getsemani”, 1895; isolato,<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
immobile, il volto affilato teso verso l'alto, il Gesù <strong>di</strong> Pellini è già un'apparizione fuori<br />
del tempo e dello spazio.<br />
La tenzone artistica col Bistolfi aveva già preso evidenza ne “L'Angelo del Dolore”,<br />
1894; si riba<strong>di</strong>sce quel rifuggire pelliniano dal pittoresco e dal declamatorio verso una<br />
imponderabilità spirituale, che si volge ad una sensibilità nuova supportata da una levità<br />
d'immagine <strong>di</strong> marca simbolista-floreale.<br />
E le immagini, naturalmente leggibili, chiariscono bene il suo talora polemico pensiero<br />
sugli eccessi <strong>di</strong> orientalismo e sulle esigenze declamatorie <strong>di</strong> alcuni noti artisti coevi.<br />
L'intesa con Alfredo Melani, architetto e intelligente teorico del Modernismo, traduce<br />
l'interesse <strong>di</strong> Pellini verso le problematiche culturali che si agitano nel trapasso del<br />
nuovo secolo, esplicitamente catturato dal linguaggio liberty. In armonia con<br />
l'evoluzione del gusto, la vocazione pelliniana si caratterizza nell'ansia <strong>di</strong> offrire gran<strong>di</strong><br />
valori etici nel privato e nei temi civili, attraverso un'intensa tensione poetica nel piglio<br />
scultoreo e nell'ambivalenza dei titoli 'doppi'.<br />
Nel 1897 ritorna la tematica a lui cara della 'Maternità': “Madre” vince il Premio<br />
Tantar<strong>di</strong>ni e viene scelta per essere inviata a Parigi, per l'Esposizione Universale del<br />
'900. Un gioco sottile <strong>di</strong> equilibrio si realizza tra i corpi avvinti della madre e del<br />
bambino, quasi assorbiti l'un l'altro e sublimati nell'atto del più alto sentimento d'amore,<br />
tanto efficacemente esemplificato in uno spazio scultoreo determinato.<br />
Eugenio Pellini non tralascia mai i soggetti familiari, in cui ricorrono spesso il volto<br />
della moglie e le presenze dolcissime dei figli, anche quando si ritrova coinvolto in<br />
importanti partecipazioni a concorsi pubblici, come per il monumento da de<strong>di</strong>care alla<br />
mitica partenza dallo Scoglio <strong>di</strong> Quarto, o per le porte del Duomo <strong>di</strong> Milano oppure per<br />
il Giuseppe Ver<strong>di</strong>.<br />
La figura dell’ “Eroe dei Due Mon<strong>di</strong>”, 1901, è demitizzata nell'interiore gestualità <strong>di</strong><br />
`Buon Pastore', siglata dall'avanzamento statico della riconoscibilissima figura che<br />
protegge l'animale tremante. La stessa caratteristica inclinazione la si rintraccia nel<br />
“Giuda” e nel “Mínatore”, entrambe opere del 1906, create nell'ispirazione prevalente<br />
da riportare a Michelangelo e a Ro<strong>di</strong>n, quest'ultima, paternità illuminante per il “Carlo<br />
Marx”, 1913, che palpita nelle nitide scalpellate sul gran masso <strong>di</strong> pietra. La scultura <strong>di</strong><br />
Eugenio Pellini nulla trattiene <strong>di</strong> certa retorica del tempo; nel privatissimo come nel<br />
pubblico, l'impegno suo d'artista si mantiene entro un delicato, costante equilibrio tra<br />
forma, volume e introspezione. Con mano leggera, nel contempo sicura, egli traduce<br />
nell'espressività plastica il sentimento interiore riba<strong>di</strong>to in una sapienza tecnica che sa<br />
addolcire il dettaglio nei morbi<strong>di</strong> trapassi dei piani costruttivi. Gesso, marmo, bronzo.<br />
Soprattutto nel gesso si coglie la valenza luministica che rivela l'indagine psicologica<br />
nei passaggi <strong>di</strong> matericità tra levigature e superfici scabre.<br />
Dal monumentalismo alla piccola <strong>di</strong>mensione, emerge sempre la componente spirituale,<br />
intimamente congiunta alla materia.<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Eros Pellini<br />
Il tempo interiore. La quoti<strong>di</strong>anità e il sacro.<br />
Fabrizia Buzio Negri<br />
“Amo il vero e non posso staccarmi da esso”. L'affermazione <strong>di</strong> Eros Pellini trova<br />
riscontro, <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente, nella sua scultura, con cui ha inteso stabilire, sì<br />
un <strong>di</strong>alogo con la tra<strong>di</strong>zione, ma al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni esteriorità mimetica, inseguendo un<br />
proprio ideale <strong>di</strong> plasticità nella riflessione e nella introspezione innestate su percorsi<br />
umani. Fonte <strong>di</strong> ispirazione primaria, in una ricerca volta all'armonia formale, è la vita<br />
da cogliere con occhio attento e amoroso.<br />
La seconda guerra mon<strong>di</strong>ale elimina gran parte della statuaria celebrativa <strong>di</strong> regime<br />
nella <strong>di</strong>visione ben nota tra artisti 'in<strong>di</strong>pendenti' e 'ufficiali'. Eros Pellini si ritrova 'molto'<br />
vicino a Wildt e ad Arturo Martini, autori che egli soleva in<strong>di</strong>care quali maestri assieme<br />
al padre Eugenio. E proprio <strong>di</strong> Martini egli cattura quell'ispirazione che l'avvicina <strong>di</strong> più<br />
agli antichi che ai contemporanei, in quel composito stile che gli <strong>di</strong>ede fama.<br />
L'insegnamento <strong>di</strong> Martini, pur nelle sue inquietanti contrad<strong>di</strong>zioni come i pensieri<br />
relativi a “scultura, lingua morta”, era stimolo attivo per i giovani <strong>di</strong> quel tempo che<br />
intendevano allontanarsi dal classicismo accademico, sulla via gista per una nuova<br />
generazione <strong>di</strong> scultori italiani. Eros Pellini sente dentro sé richiami lombar<strong>di</strong><br />
ravvisabili in quel sapore antico derivato dall'arte romanica.<br />
La vena pelliniana si identifica ben presto in una scultura piena <strong>di</strong> sfumature recon<strong>di</strong>te,<br />
con accenni poetici nella modulazione plastica essenziale, pronta a richiamare una<br />
morbida intimità.<br />
Da quel “Ragazzo che tira l'arco”, opera giovanile oggi perduta, esposta alla mostra dei<br />
Sindacati nel 1932, si giunge ben presto al bassorilievo “La Terra”, 1946, della Sala<br />
Alessi <strong>di</strong> Palazzo Marino, Milano, dove il modello classico si anima <strong>di</strong> un particolare<br />
sentimento interiore. La stesura è ben conclusa nella sintesi <strong>di</strong> un raccontare suadente,<br />
configurato in una armoniosa proporzione formale.<br />
L'appren<strong>di</strong>stato <strong>di</strong> Brera si è ormai definito in un suo modo connaturato con lo spirito;<br />
rimane fondamentale l'essenza poetica <strong>di</strong> ogni figura che trattiene in sé quei valori ideali<br />
espressi in tutta serenità, or<strong>di</strong>ne, equilibrio, lontani dalle grida, dalle lacerazioni<br />
violente. Il rifuggire dalle tensioni espressionistiche nulla toglie alla storia che ogni<br />
immagine reca in sé, negli affanni intimamente vissuti, anche se non apertamente<br />
palesati. Eros Pellini si addentra nei gran<strong>di</strong> temi della vita, quali l'amore, il sacro, la<br />
famiglia, con una propria sobrietà espressiva, che <strong>di</strong>verrà la sua cifra principale. Sia<br />
nella coralità delle gran<strong>di</strong> composizioni religiose e nelle sculture cimiteriali, sia<br />
nell'attenzione affettuosa e sensibile agli aspetti familiari della quoti<strong>di</strong>anità, egli<br />
imprime naturalezza e semplicità: nella levità dell'apparire, i personaggi lasciano<br />
intravvedere l'anima.<br />
Sin dagli anni Trenta, iniziano le affermazioni nel non facile mondo della scultura; tra<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
gli altri, l'acquisizione del Premio Tantar<strong>di</strong>ni lo collega idealmente al padre Eugenio.<br />
Nel 1939, l'importante commissione per il tempio <strong>di</strong> Santa Rita a Cascia lo vede<br />
impegnato per un decennio nella realizzazione delle sacre sculture. È chiamato alle<br />
manifestazioni espositive <strong>di</strong> maggior rilievo, alle Biennali <strong>di</strong> Venezia, alle Quadriennali<br />
<strong>di</strong> Roma, alle Mostre Internazionali del Bronzetto a Padova.<br />
Una de<strong>di</strong>ca speciale va all'insegnamento, cui Pellini attende con grande amore verso i<br />
giovani. Varie e prestigiose le committenze civili, tra le quali sono da citare “Le quattro<br />
stagioni” della Fontana <strong>di</strong> piazza Giulio Cesare, a Milano; qui l'ammirato assunto<br />
romanico lombardo si esprime in una misura entro un'aura <strong>di</strong> serenità, come sarà ancora<br />
possibile ritrovare nella <strong>di</strong>mensione particolare del bassorilievo “I vecchi mestier”,<br />
dello Stomatologico <strong>di</strong> Milano, dove l'artista non rinuncia alla amata me<strong>di</strong>evalità <strong>di</strong><br />
tono nella sequenza compositiva.<br />
Nel Duomo, al Monumentale, al Palazzo <strong>di</strong> Giustizia, ai Musei Vaticani si rintracciano i<br />
molti lavori della sua vita artistica, lontana dagli `ismi', ma presente nel tempo, in una<br />
coscienza precisa dei propri mezzi espressivi e del contributo personale da offrire.<br />
Nell'atelier luminoso che fu del padre, in via Siracusa, nascono le figure femminili,<br />
create in una narrazione sciolta e affettuosa del modellato. Nelle varie esecuzioni <strong>di</strong><br />
“Ragazza Lombarda”, Pellini liberamente lascia fluire le qualità della sua terra. “Amo<br />
la mia terra - <strong>di</strong>ceva - ne apprezzo la potenza e la generosità “. E la “Bagnante” del<br />
Premio Bagutta, 1965, come la “Ragazza che cammina” dello stesso anno, ben si<br />
inseriscono nella peculiare sensibilità interpretativa, nell'immaginario caratterizzante<br />
delle 'sue' donne, dalle ballerine alle figurette delicate e vibrate in una straor<strong>di</strong>naria<br />
varietà <strong>di</strong> modulazioni.<br />
Negli anni Settanta, la vena scultorea <strong>di</strong> Eros Pellini accentua una maggior spe<strong>di</strong>tezza<br />
nella rappresentazione dei personaggi, che talora, anche se in gruppo, si mantengono<br />
'isolati' nella loro interiorità. Così, una pacata energia si <strong>di</strong>ssolve negli “Acrobatí”,<br />
come nel bronzetto “La Famiglia dell'Architto”; che assume valenze atemporali<br />
nell'imme<strong>di</strong>atezza domestica, prossima al sentire <strong>di</strong> artisti quali Messina e Manzù.<br />
Avvicinandosi agli anni Novanta, quasi a concludere un percorso d'arte felice e ricco <strong>di</strong><br />
inventiva, Eros Pellini acuisce certi aspetti bozzettistici, dal tocco rapido; nascono in tal<br />
senso opere come “Colpo <strong>di</strong> vento” del 1991 o “1l Gallo” oscuro e scomposto o certi<br />
scontrosi Cavalieri della fantasia, come il “Don Chisiotte”.<br />
Nelle memorie autobiografiche, si sente il rispetto per la manualità, quale fondamento<br />
della scultura, appresa dal padre adoperando quel 'violino', 'strano arnese' che da<br />
bambino aveva imparato ad usare. Il suo racconto è terminato quell'otto <strong>di</strong> ottobre del<br />
1993; la sua anima d'artista, sensibile e generosa, è <strong>di</strong>nnanzi alla verità.<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Adriano Bozzolo<br />
Musicalità e slancio nella stilizzazione scultorea<br />
Fabrizia Buzio Negri<br />
In ogni sua biografia si legge come riferimento costante il provenire da una famiglia<br />
antica, <strong>di</strong> ceppo lombardo, stabilitasi, fin dal Cinquecento, nella Valmarchirolo. Una<br />
famiglia da cui è scaturita una lunga teoria <strong>di</strong> stuccatori, pittori, scultori, andati a<br />
decorare palazzi e chiese, com'era in uso nei secoli andati, in quel <strong>di</strong> Lucerna, <strong>di</strong> Zurigo,<br />
<strong>di</strong> Vienna e in altri luoghi <strong>di</strong> grande prestigio.<br />
Di questa secolare genealogia costituita da gente solida, attiva, sapiente nel proprio<br />
lavoro, Adriano Bozzolo è l'epigono. Anche se la scelta pare obbligata, la vocazione<br />
d'arte si manifesta fin dalla più tenera età, quando viene a contatto con gesso, colori,<br />
argilla.<br />
Sante Bozzolo, il padre, continua con sapienza la '<strong>di</strong>nastia' dei decoratori <strong>di</strong> ville, chiese,<br />
palazzi, ma è anche pittore e scultore.<br />
La frequentazione del Liceo Artistico <strong>di</strong> Brera e parallelamente gli stu<strong>di</strong> musicali danno<br />
alla formazione del giovane Adriano la coscienza dell'arte, da declinare non solo come<br />
<strong>di</strong>sciplina uni<strong>di</strong>rezionale, bensì come momento pronto a <strong>di</strong>stillare le tante possibilità<br />
emozionali ed espressive.<br />
La pratica d'arte che lo porta verso la scultura sembra riassumere una consapevolezza<br />
antica e, al tempo stesso, gli offre una libertà <strong>di</strong> sintassi legata alle consonanze<br />
contemporanee.<br />
La maturazione si compie, via via negli anni, nella coerenza <strong>di</strong> una poetica da cui mai si<br />
è allontanato. A guardare la sua produzione dal Cinquanta ad oggi, tutto pare inserirsi in<br />
un 'continuum' <strong>di</strong> ritmi plastici che da ogni singolo pezzo si <strong>di</strong>stende al 'corpus' delle<br />
opere in generale. È una compiutezza narrativa scan<strong>di</strong>ta nella musicalità dei gesti, nella<br />
<strong>di</strong>stensione ascetica dei motivi; l'equilibrio formale è sempre frutto <strong>di</strong> una ricerca che<br />
non si pone mai il limite dei rapporti volumetrici o del puro decorativismo.<br />
Siamo <strong>di</strong>nnanzi a pagine <strong>di</strong> un unico racconto che prende avvio da poetiche intuizioni <strong>di</strong><br />
vitalità della materia, per una universalizzazione della forma che acquisisce i sentimenti<br />
<strong>di</strong> un arduo, risentito messaggio.<br />
Lo slancio utopico germina dal "Tema della Fraternità ", sogno in cui crede fermamente<br />
Adriano Bozzolo, anche se ben conosce il lungo tormentato itinere dell'uomo. E<br />
la “Danza della Fraternità" si raccoglie nelle tre figure <strong>di</strong> adolescenti, pu<strong>di</strong>che e<br />
leggiadre, convincenti nella plastica nitida, pronta a innescare un simbolismo<br />
assolutamente non banale.<br />
Il tema si ripropone successivamente con una stilizzazione sempre più trascendente, in<br />
una tensione <strong>di</strong> movimento che <strong>di</strong>viene essenziale nell'opera scultorea. Le forme<br />
tendono vieppiù all'incorporeità, quasi a farsi anelito per spezzare catene e sondare una<br />
spiritualità arcana.<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Nella sequenza de<strong>di</strong>cata al “Grande Sole", l'evoluzione del cerchio si definisce<br />
perimetro e superficie, ma sempre potenza sorgiva della vita, nella visione magica <strong>di</strong> un<br />
<strong>di</strong>venire esistenziale. La rigenerazione spirituale si accentua, nell'ossessiva presenza <strong>di</strong><br />
una luce folgorante da cui uscire o a cui tendere. L'emozione della musica si svela<br />
momento unico ispirativo, fuori dalla sola enunciazione formale.<br />
”Esplosione musicale" propone le angolazioni delle membra a tendere le vesti, sì da<br />
sprigionare uno straor<strong>di</strong>nario cinetismo; la figura pare ormai sollevata dal terreno,<br />
freccia vibrata verso l'infinito.<br />
La monumentalità della statuaria tra<strong>di</strong>zionale si <strong>di</strong>sconosce nelle opere <strong>di</strong> Bozzolo, fino<br />
a raggiungere la tanto agognata immaterialità.<br />
"Sete <strong>di</strong> luce" perfora il cielo nel ritmo ascensionale, svettando nella vibrazione <strong>di</strong> una<br />
musicalità espressa plasticamente. La trasfigurazione della figuralità, nelle suggestioni<br />
estreme dell'apparire, sembra compiersi.<br />
Anche nel bassorilievo, tutto fluisce d'impeto verso lo spazio libero. Verso l'assoluto,<br />
cui l'Umano da sempre anela. Fuori da ogni retorica, nella solennità del vivere. Lo<br />
slancio si evidenzia in linee rette, in angolature decise, nell'essenzialità delle parvenze<br />
corporee, che solo qualche riscontro anatomico rivela reali.<br />
Di getto, i <strong>di</strong>segni riprendono i motivi <strong>di</strong> presenze muliebri, <strong>di</strong> cori angelicati. Tra reale<br />
e trascendente, il gesto e il segno si affermano in atteggiamenti equilibrati, tendenti per<br />
qualche verso ad astrarre sempre più gli elementi formali. L'arte <strong>di</strong> Adriano Bozzolo è<br />
soprattutto un messaggio rivolto al sentimento sacro della vita, alla fratellanza<br />
universale, a quella religiosità intrinseca all'animo dell'Uomo.<br />
Sensibilità e stile, dalla poetica dell'artista, si traducono nel linguaggio della scultura,<br />
del <strong>di</strong>segno, della pittura. Ed è la pittura, un altro modo per 'sentire' la sua emozione<br />
approfon<strong>di</strong>ta nella produzione plastica; anche qui il movimento incalza nelle figure tese<br />
a evadere dalla prigione terrestre. Tra colore e luce, ancora una volta, ogni figura si<br />
<strong>di</strong>scioglie in volo nell'armonia del creato a cui mirare. La <strong>di</strong>varicazione e l'angolatura<br />
delle membra rendono ancor più filiformi le suonatrici <strong>di</strong> tromba, dove lo strumento<br />
continua idealmente il corpo liberato quasi totalmente dal suo peso.<br />
Mostra dopo mostra, committenza dopo committenza, al <strong>di</strong> qua e al <strong>di</strong> là delle Alpi, tra<br />
Italia e Svizzera, la delicata ma ferma poesia <strong>di</strong> Bozzolo si amplia in esiti felici,<br />
supportati dalla coerenza <strong>di</strong> pensiero e dalla padronanza tecnica.<br />
La musicalità delle esecuzioni si riconferma, in una narratività lirica e <strong>di</strong>stesa, per tutto<br />
l'arco cronologico creativo che non si è ancora compiuto, ma si è definito sul piano<br />
umano, volto all'eternità.<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Eugenio Pellini<br />
Ritratto giovanile Di Eugenio Pellini (1895)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Biografia<br />
Eugenio Pellini nasce il 17 novembre<br />
1864 a <strong>Marchirolo</strong>, a quei tempi in provincia<br />
<strong>di</strong> Como (oggi provincia <strong>di</strong> Varese)<br />
da Andrea e Carolina Pellini. Frequenta le<br />
scuole elementari fino alla classe IV; nel<br />
1878 si trasferisce a Milano presso il<br />
fratello Oreste e inizia l'appren<strong>di</strong>stato<br />
nella bottega del marmista Biganzoli.<br />
La Milano degli Anni Ottanta è percorsa<br />
dai venti della Scapigliatura; il giovane si<br />
sente coinvolto nelle nuove istanze sociali<br />
e intanto conosce la miseria assieme alle<br />
<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> lavoro.<br />
Prende a frequentare nel 1888<br />
l'Accademia <strong>di</strong> Brera nel corso dello<br />
scultore Ambrogio Borghi. Nascono<br />
attorno a quegli anni le prime opere<br />
significative, in particolare “Lo<br />
spazzacamino”.<br />
Presto arrivano i riconoscimenti al suo<br />
talento artistico: nel primo anno <strong>di</strong><br />
Accademia ottiene la medaglia <strong>di</strong> bronzo,<br />
nel secondo, la medaglia d'argento.<br />
Il 10 novembre 1891 è <strong>di</strong>chiarato vincitore<br />
del Premio Triennale Oggioni, che<br />
prevede la specializzazione presso<br />
l'Accademia <strong>di</strong> Roma.<br />
Per Eugenio Pellini è la grande occasione:<br />
inizia un lungo viaggio d'arte attraverso<br />
l'Italia, in un percorso che lo porterà a<br />
Firenze, Roma e in Sicilia.<br />
Successivamente, a Parigi incontra la<br />
scultura <strong>di</strong> Medardo Rosso e <strong>di</strong> Ro<strong>di</strong>n,<br />
autori che risulteranno fondamentali per<br />
l'evolversi del suo stile.<br />
Torna a Milano nel 1893 e comincia a<br />
lavorare intensamente. Alcune sculture<br />
monumentali (“Tomba Macario” e<br />
“Cristo nel Getsemani”) lo rendono<br />
subito famoso. La consacrazione artistica<br />
si completa nel 1897 con la vittoria al<br />
Premio Tantar<strong>di</strong>ni, in cui propone l'opera<br />
“Madre”; con tale gruppo scultoreo viene<br />
chiamato a rappresentare la scultura<br />
lombarda all'Esposizione Universale <strong>di</strong><br />
Parigi nel 1900, dove riceverà ancora<br />
premi, come nel 1907 a Barcellona.<br />
Gravissimi fatti insanguinano Milano nel<br />
1898 con la repressione <strong>di</strong> Bava Beccaris;<br />
Pellini e altri artisti impegnati sul fronte<br />
socialista sono coinvolti in un <strong>di</strong>fficile<br />
momento storico-politico.<br />
Lo scultore si rifugia a Varese dove può<br />
continuare a lavorare; il ritorno a Milano<br />
si data all'inizio del XX secolo. Ottiene<br />
l'incarico per l'insegnamento alla Scuola<br />
Superiore degli Artefici del Castello<br />
Sforzesco, attività che mantiene fino al<br />
1929. Nel 1903, l'incontro con la futura<br />
moglie, Dina Magnani, modella<br />
all'Accademia <strong>di</strong> Brera, è determinante<br />
per la sua vita privata. Nel 1905 nasce la<br />
prima figlia Nives, soggetto caro per i piccoli<br />
bronzi; nel 1909 nasce Eros e infine,<br />
nel 1911, Silvana.<br />
Nel 1913, l'artista viene eletto<br />
vicepresidente e segretario per la mostra<br />
del quarantennale della Famiglia<br />
Artistica, il che gli procura non pochi<br />
grattacapi, come testimonia l'ampio<br />
'dossier' <strong>di</strong> lettere e documenti <strong>di</strong> proprietà<br />
degli ere<strong>di</strong> Pellini. A <strong>di</strong>fesa del proprio<br />
operato, scrive una vivace serie <strong>di</strong> interventi<br />
giornalistici.<br />
Partecipa a tutte le Biennali <strong>di</strong> Venezia, a<br />
partire dal 1905; è presente alla<br />
Secessione Romana, alla Triennale <strong>di</strong><br />
Brera, a numerose mostre all'estero.<br />
Nel frattempo, la grave malattia che già lo<br />
aveva colpito durante il conflitto<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
mon<strong>di</strong>ale, si riacutizza intorno al 1925;<br />
nonostante gli impegni <strong>di</strong> lavoro pressanti,<br />
egli deve abbandonare la sua attività<br />
d'artista e <strong>di</strong> maestro. Il 28 maggio 1934,<br />
si spegne a Milano, nella casa <strong>di</strong> via<br />
Curtatone; è sepolto nel cimitero <strong>di</strong><br />
<strong>Marchirolo</strong>.<br />
Concorsi - Opere pubbliche<br />
Sculture cimiteriali<br />
Numerosi i concorsi pubblici, cui l'artista<br />
ha partecipato senza molta fortuna per<br />
motivazioni soprattutto politiche.<br />
Nel 1895, al concorso per il monumento ai<br />
Fratelli Cairoli a Pavia, presenta un<br />
bozzetto, oggi conservato nei Musei<br />
Civici della città. Il bozzetto in gesso<br />
presenta la strutturazione tra<strong>di</strong>zionale<br />
piramidale: su un'ara classica, il gruppo<br />
dei fratelli si raccoglie attorno a un morto.<br />
Tra gli altri concorsi, si segnalano quello<br />
genovese per il monumento ai Mille allo<br />
Scoglio <strong>di</strong> Quarto, 1910: il progetto<br />
immagina una simbolica 'Vittoria' sorretta<br />
da una colonna dorica posta al centro <strong>di</strong><br />
un basamento.<br />
Al giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> una commissione formata<br />
da Leonardo Bistolfi, Giulio Monteverde,<br />
Ludovico Pogliaghi, Aristide Sartorio,<br />
Domenico Trentacoste, il bozzetto non ha<br />
fortuna. Analogo esito ottiene il progetto<br />
per il monumento a Giuseppe Ver<strong>di</strong>,<br />
Milano, 1911. Per il concorso relativo alle<br />
Porte bronzee laterali del Duomo <strong>di</strong><br />
Milano, sempre nel 1911, lo scultore<br />
realizza quattro gran<strong>di</strong> cartoni, oggi<br />
perduti.<br />
Il tema delle 'Porte', "L'E<strong>di</strong>tto <strong>di</strong><br />
Costantino e Sant'Ambrogio", gli ispira<br />
raffigurazioni che forse richiamano<br />
Jacopo della Quercia nel S. Petronio <strong>di</strong><br />
Bologna.<br />
Il Melani cita, nella breve biografia <strong>di</strong><br />
Pellini, redatta nel 1911-12, un non felice<br />
esito anche per un altro concorso relativo<br />
alla Porta Maggiore del Duomo.<br />
"Così non parlerò - scrive Alfredo Melani<br />
-del grande bozzetto che il Pellini presentò<br />
al concorso della imposta maggiore del<br />
Duomo <strong>di</strong> Milano a non rinnovare meto<strong>di</strong><br />
estetici antiquati: i concorrenti dovevano<br />
ab<strong>di</strong>care alla propria personalità... ma<br />
unificare il proprio spirito con quello dei<br />
maestri antichi del Duomo ...”<br />
A Eugenio Pellini si devono numerosi<br />
monumenti ai Caduti, su committente <strong>di</strong><br />
paesi lombar<strong>di</strong> e piemontesi.<br />
L'elenco comprende, tra gli altri: Collegio<br />
Rosmini <strong>di</strong> Domodossola, 1894;<br />
<strong>Marchirolo</strong>, 1919; Cadegliano, 1920;<br />
Macherio, 1923.<br />
A Varese, in via Morosini 17, si<br />
rintracciano <strong>di</strong> sua mano i 'Talamoni'.<br />
Nel 1897, vince il Premio Tantar<strong>di</strong>ni con<br />
l'opera 'Madre', che andrà all'Esposizione<br />
Universale <strong>di</strong> Parigi del 1900, dove sarà<br />
ancora premiata, così come<br />
successivamente riceverà il primo premio<br />
anche in Spagna, a Barcellona nel 1907,<br />
alla quinta 'Exposicion Internacional de<br />
Arte'.<br />
Per quanto concerne la scultura<br />
cimiteriale, si contano quarantasei opere<br />
nel Cimitero Monumentale <strong>di</strong> Milano e<br />
altre numerose nei cimiteri <strong>di</strong> Varese,<br />
Gallarate, <strong>Marchirolo</strong>, Vigevano, Carate<br />
Brianza, Barzanò, Gorgonzola, oltre alle<br />
opere rintracciabili in Olanda, Messico,<br />
Perù.<br />
Notissime le tombe Macario e Lardera,<br />
che si affiancano alla tomba Merli-Maggi<br />
(ora Curti-Grazzetto) realizzata nel 1910<br />
in collaborazione con l'architetto Melani.<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
1.Sotto l’Arco della Pace (Spazzacanino), 1884<br />
gesso, 33x37x53cm<br />
(bronzo: Milano, Civica Galleria d’Arte Moderna)<br />
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2.Fanciullo <strong>di</strong> Nazaret (Monello), 1891<br />
gesso, 105x31x40 cm<br />
(repliche in marmo e in bronzo, Collezioni private)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
3.L’Angelo del Dolore – particolare, 1884<br />
gesso, 61x32x52cm<br />
(marmo <strong>di</strong> Carrara: Milano, Cimitero Monumentale<br />
Tomba Baj-Macario, 90x210x213cm)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
4. Getsemani (Cristo nel Getsemani)-Busto, 1895<br />
gesso, 53x34x59cm<br />
(bronzo: <strong>Marchirolo</strong> – Tomba Eugenio Pellini, 210x82x86cm)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
5. Madre, 1897 – Premio Tantar<strong>di</strong>ni<br />
a) gesso, 140 x Ø 100 cm – prima versione. gesso:Milano, Civica Galleria d’Arte Moderna<br />
b) gesso, 137 x Ø 101 cm – seconda versione, 1903<br />
questa esecuzione <strong>di</strong>fferisce dalla precedente per il volto, qui riferito a quello <strong>di</strong> Dina Magnani,<br />
la futura moglie. Ere<strong>di</strong> Pellini; ora Gipsoteca <strong>Marchirolo</strong> (bronzo: Gallarate, Cimitero)<br />
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6. La notte <strong>di</strong> Caprera (Garibal<strong>di</strong>), 1901<br />
Gesso, 48x22x26cm<br />
(marmo <strong>di</strong> Candoglia: Milano, Civica Galleria d’Arte Moderna)<br />
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7.Giuda, 1906<br />
Gesso, 163x72x94<br />
(bronzo: USA, Fort Worth – Collezione privata)<br />
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8.Bozzetto per il Concorso “Monumento a Giuseppe Ver<strong>di</strong>” 1911<br />
Gesso, 50x18x16 cm<br />
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9.Prima idea per il Cristo nel Getsemani, 1891<br />
matita, 30x21 cm<br />
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Bibliografia essenziale<br />
1891<br />
- Brera '91. Cronaca dell'Esposizione <strong>di</strong><br />
Belle Arti, Milano, p. 90.<br />
1895<br />
- Il monumento ai fratelli Cairoli,<br />
in "Emporium", 11, p. 158.<br />
1898<br />
- Esposizione Nazionale <strong>di</strong> Belle Arti,<br />
Torino, nn. 739, 804.<br />
1903<br />
- Boari E., L'Esposizione <strong>di</strong> Primavera alla<br />
Permanente <strong>di</strong> Milano in "Emporium",<br />
18, p. 158.<br />
1905<br />
- VI Esposizione Internazionale d'Arte<br />
della Città <strong>di</strong> Venezia, Venezia, n. 44<br />
(sala XXVI-XXVII).<br />
1906<br />
- Melani A., Italian Art of the Milan<br />
exbibition, in "The Stu<strong>di</strong>o", n. 38, p. 155.<br />
1907<br />
- VII Esposizione Internazionale d'Arte<br />
della Città <strong>di</strong> Venezia, Venezia, n. 24<br />
(sala XXIX).<br />
- Pica V., L'Arte mon<strong>di</strong>ale alla VII<br />
Esposizione <strong>di</strong> Venezia, Bergamo, p. 312.<br />
1908<br />
- Pellini E., Le porte del Duomo <strong>di</strong> Milano,<br />
in "Arte e Artisti", n. 136, 16 <strong>di</strong>cembre.<br />
1909<br />
- Callari L., Storia dell'arte contemporanea<br />
italiana, Roma, p. 91.<br />
1910<br />
- IV Concorso Nazionale pel Monumento<br />
Commemorativo della spe<strong>di</strong>zione dei<br />
Mille, a cura del Municipio <strong>di</strong> Genova, n.<br />
47.<br />
- Exposicion Internacional de Arte del<br />
Centenario, Buenos Aires, n. 144.<br />
- Melani A., La cappella Merli Maggi<br />
al Monumentale, in "L'architettura<br />
italiana", anno V, fasc. 9.<br />
1913<br />
- Esposizione Retrospettiva e<br />
Contemporanea <strong>di</strong> Belle Arti della<br />
"Famiglia Artistica” Milano, cat. 12-15<br />
(sala I).<br />
1914<br />
- Seconda Esposizione d'arte della<br />
Secessione; catalogo illustrato, Roma, p.<br />
24 n. 29, p. 26 n. 27, p. 44 n. 17.<br />
- XI Esposizione Internazionale della città<br />
<strong>di</strong> Venezia, Venezia, cat. 10, 11 (sala<br />
XII).<br />
1915<br />
- Terza Esposizione d'arte della Secessione;<br />
catalogo illustrato, Roma, p. 44 n. 23.<br />
1916<br />
- Pellini E., La facciata del Duomo <strong>di</strong><br />
Milano e il proposto coronamento, in<br />
"Arte e Artisti", 16 febbraio.<br />
- Società <strong>di</strong> Belle Arti e Esposizione<br />
Permanente: mostra annuale, Milano, cat.<br />
13 (sala IV).<br />
1917<br />
- Elenco delle opere presentate al concorso<br />
Nazionale 'Perla nostra guerra", a cura<br />
della Società <strong>di</strong> Belle Arti ed Esposizione<br />
Permanente, Milano, cat. 11.<br />
1918<br />
- Esposizione della Galleria d'Arte Antica e<br />
Moderna "La Vinciana", 15 maggio-15<br />
giugno, cat. 119-222.<br />
- Giacconi A., Melani A., Mostre<br />
in<strong>di</strong>viduali.. `Terruccio Scattola, pittore e<br />
Eugenio Pellini, scultore". Milano,<br />
Galleria Pesaro, gennaio, pp. 21-31.<br />
1919<br />
- Ferrieri E., "La madre" <strong>di</strong> Eugenio Pellini,<br />
La mostra all'Umanitaria, in "Il mondo",<br />
Milano, n. 37.<br />
1920<br />
- Latronico G., Uno scultore della maternità<br />
e dell'infanzia: Eugenio Pellini, Milano.<br />
1921<br />
- Prima Biennale Romana. Esposizione<br />
Nazionale <strong>di</strong> Belle Arti nel centenario<br />
della capitale, Roma, p. 28, n. 13.<br />
- Monumento ai caduti <strong>di</strong> Cadegliano <strong>di</strong><br />
Eugenio Pellini, in "L'Illustrazione<br />
Italiana", n. 5, 30 gennaio.<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
1923<br />
- Bucci V., Melani A., Mostra in<strong>di</strong>viduale<br />
del pittore Giuseppe Amisani e dello<br />
scultore Eugenio Pellini, Milano, Galleria<br />
Pesaro, novembre, pp. 25-30.<br />
- Larghi I., Guida del Cimitero<br />
Monumentale <strong>di</strong> Milano, Milano, pp. 67-<br />
69, 76, 80-82, 106, 137, 161, 178, 202.<br />
1924<br />
- XV Esposizione Internazionale d'arte<br />
della Città <strong>di</strong> Venezia, Venezia, p. 104,<br />
cat. 24 (sala XXVII).<br />
- Michel A., Histoire de 1’Art Paris, vol.<br />
VIII, pp. 662, 668.<br />
1925<br />
- Eugenio Pellini, l'interprete della grazia e<br />
della bontà, in "La Cultura Moderna",<br />
anno XXXIV, n. 11, novembre.<br />
1929<br />
- Mostra collettiva, Gallarate.<br />
1930<br />
- Marangoni G., Mostra <strong>di</strong> Nicola J.<br />
Alexandrescu, Luigi Strecciari, Eugenio<br />
Pellini, Galleria Milano, aprile, pp.29-34.<br />
1932<br />
- Thieme U., Becker F., Allgerneines<br />
Lexicon der Bildenden Kúnstler, Leipzig,<br />
ad vocem: Pellini Eugenio, vol. XXVI, p.<br />
368 (con bibliografia precedente).<br />
1938<br />
- La Galleria d'Arte Moderna - La Scultura,<br />
a cura del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Milano, pp. 191,<br />
193, 195.<br />
1940<br />
- Accetti C.E., La mostra postuma <strong>di</strong> E.<br />
Pellini, in "Lo scultore e il marmo", n°<br />
13, 7 aprile.<br />
1949<br />
- Sapori F., Scultura Italiana Moderna,<br />
Roma, pp. 44, 466.<br />
1953<br />
- Bénézit E., Dictionnaire des peintres,<br />
sculpteurs, dessineurs et graveurs, ad<br />
vocem Pellini Eugène, Paris, vol. VI, p.<br />
578.<br />
1956<br />
- Lavagnino E., L'Arte Moderna. Dai<br />
Neoclassici ai contemporanei, Torino,<br />
vol. 11, pp. 681-682, fig. 673.<br />
1962<br />
- Piceni E., Cinotti M., La scultura a<br />
Milano dal 1815 al 1915, Roma, vol. XV,<br />
p. 617.<br />
1968<br />
- Bossaglia R., Il Liberty in Italia, Milano,<br />
p. 132.<br />
1972<br />
- Brizio A.M., Eugenio Pellini, in AA.VV,<br />
Mostra del Liberty Italiano, Palazzo della<br />
Permanente, Milano, pp. 152/3, cat. 189.<br />
1975<br />
- Caramel L., Pirovano C., La Galleria<br />
d'Arte Moderna - Opere dell'Ottocento,<br />
Milano, vol. III, pp. 657-658.<br />
1977<br />
- Mackay J., The Dictionnary of Western<br />
Sculptors in bronze, Woodbridge<br />
(Suffolk), p. 291.<br />
1979<br />
- Bossaglia R., Scultura cimiteriale a<br />
Milano tra Scapigliatura e Simbolismo, in<br />
"La Scultura del XIX secolo", Atti del<br />
XXIV Congresso Internazionale <strong>di</strong> Storia<br />
dell'Arte, Comité Intemational d'Histoire<br />
del' Art, Bologna, p. 210 (pubblicato‘84).<br />
- Poggialini Tominetti M. (M.P.T.),<br />
Eugenio Pellini, in Arte e Socialità in<br />
Italia dal realismo al simbolismo 1865-<br />
1915, catalogo della mostra, Milano,<br />
Palazzo della Permanente, cat. 124, pp.<br />
175-176, fig. 149.<br />
1981<br />
- De Micheli M., La scultura del<br />
Novecento, Torino, pp. 26, 323.<br />
1984<br />
- Ficara A.M., Vicini D., Zaffignani G.,<br />
Zatti S.,Risorgimento pavese, MI, p. 113.<br />
- Lo Moro P., Eugenio Pellini (un poema<br />
d'amore). Tesi <strong>di</strong> Laurea dell'Accademia<br />
<strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> Brera, Milano, relatore<br />
prof. R. De Grada, 1983/84.<br />
- Zatti S., Eugenio Pellini, in AA.VV.,<br />
Ottocento e Novecento nelle collezioni<br />
d'Arte dei Musei Civici <strong>di</strong> Pavia, a cura<br />
del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Pavia, Pavia, p. 249.<br />
1986<br />
- Bossaglia R., Terraroli V., Eugenio<br />
Pellini, Consonni E<strong>di</strong>tore<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Eros Pellini<br />
Eros Pellini nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Via Siracusa, Milano<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Biografia<br />
Eros Pellini nasce a Milano, il 24 giugno<br />
1909, figlio <strong>di</strong> Eugenio Pellini e <strong>di</strong> Dina<br />
Magnani. Nella sua formazione artistica,<br />
data significativa è il 1930, quando si<br />
iscrive all'Accademia <strong>di</strong> Brera, allievo<br />
dello scultore Adolfo Wildt. Già nel 1931,<br />
si colloca la sua prima affermazione con il<br />
conseguimento del Premio Canonica per<br />
una statua de<strong>di</strong>cata a Santa Teresa <strong>di</strong><br />
Lisieux. Nel 1936 giunge per il giovane<br />
scultore il Premio Tantar<strong>di</strong>ni, evento che<br />
lo collega idealmente al padre. Due anni<br />
dopo, consegue il Premio del Governo alla<br />
Sindacale <strong>di</strong> Milano.<br />
Nel 1939, inizia a lavorare per il Tempio<br />
<strong>di</strong> S. Rita da Cascia: un impegno che si<br />
protrarrà per oltre <strong>di</strong>eci anni. Il suo atelier<br />
è a Milano, dove ha sempre abitato; le<br />
sculture prendono a vivere in quello<br />
stu<strong>di</strong>o, grande e luminoso, che fu già <strong>di</strong><br />
suo padre.<br />
Dal 1935, nella metropoli lombarda,<br />
l'artista è chiamato ad esporre a tutte le<br />
più importanti manifestazioni, tra cui le<br />
Biennali, le Mostre Sindacali, le mostre<br />
d'Arte Sacra all'Angelicum.<br />
A livello nazionale, Eros Pellini è presente<br />
nel dopoguerra a parecchie Biennali <strong>di</strong><br />
Venezia, alle Quadriennali <strong>di</strong> Roma e, per<br />
sei e<strong>di</strong>zioni, alle mostre internazionali del<br />
Bronzetto a Padova. L'artista ha de<strong>di</strong>cato<br />
molta parte della sua vita<br />
all'insegnamento, dal 1942 alla Scuola<br />
d'Arte del Castello <strong>di</strong> Milano e al Liceo<br />
Artistico <strong>di</strong> Brera. Negli anni 1970-71 è<br />
docente <strong>di</strong> scultura all'Accademia <strong>di</strong><br />
Brera.<br />
Numerosi e importanti premi gli sono stati<br />
assegnati. Hanno scritto <strong>di</strong> lui i più autorevoli<br />
critici.<br />
Opere pubbliche <strong>di</strong> grande prestigio trovano<br />
collocazione a Milano, a Roma, nel<br />
Santuario <strong>di</strong> Cascia, a Campione d'Italia, a<br />
Como, a Lo<strong>di</strong>, a Torino, ad Alassio.<br />
Numerose le 'personali', or<strong>di</strong>nate in varie<br />
città italiane. Per l'obiettività e l'acutezza<br />
dei suoi giu<strong>di</strong>zi, è chiamato ad incarichi <strong>di</strong><br />
responsabilità: commissario all'<br />
Angelicum, consigliere alla Società <strong>di</strong><br />
Belle Arti e Permanente <strong>di</strong> Milano,<br />
commissario alla X Triennale. Nonostante<br />
i molteplici impegni, ha sempre<br />
mantenuto un forte legame con la terra <strong>di</strong><br />
<strong>Marchirolo</strong>.<br />
Muore a Milano, 1'8 ottobre 1993.<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
10.La terra, 1946<br />
gesso, 45x62cm<br />
(stucco: Milano, Sala Alessi – Palazzo Marino, 200x350cm)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
11.Le quattro stagioni, 1952<br />
gesso, 110x30x30 cm<br />
(pietra <strong>di</strong> Vicenza: statue della Fontana <strong>di</strong> Piazza Giulio Cesare, Milano, h.200 cm)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
12. Ragazza lombarda, 1956<br />
gesso, 100x24x44 cm<br />
(bronzo: USA, Museo d’Arte Moderna, Palm Springs)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
13. Altorilievo san Martino, 1958<br />
gesso, 91x63cm<br />
(bronzo: Collezione privata)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
14. I vecchi maestri, 1962<br />
gesso, 25x88cm<br />
(ceramica: Milano, Istituto Stomatologico, 100x400 cm)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
15.Bagnante, 1965 – Premio Bagutta<br />
gesso, 65x18x26 cm<br />
(bronzo: Collezione privata)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
16.Ragazza che cammina, 1965<br />
gesso, 93x45x28 cm<br />
(bronzo: Collezione privata)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
17. Ballerina seduta, 1965<br />
gesso, 20x20x16 cm<br />
provenienza: USA, California – Santa Barbara, Collezione Olson<br />
(bronzo: Collezione privata)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
18. L’Assunzione, 1970<br />
gesso, 173x24x81cm<br />
(marmo: Collezione privata)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
19. Innamorati ad Alassio, 1978<br />
Gesso, 33x14x19 cm<br />
(bronzo: Muretto <strong>di</strong> Alassio, h. 200cm)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
20. Nudo, 1965<br />
Carboncino, 70x50 cm<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
21. I Trapezisti, 1989<br />
bronzo,197x95x107cm<br />
Dono degli Ere<strong>di</strong> Pellini al <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong><br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Principali mostre personali Principali mostre collettive<br />
1960<br />
- USA: Fort Worth, Texas<br />
1964<br />
- Riva del Garda, Galleria della Rocca<br />
1975<br />
- Cremona, Galleria il Torrazzo<br />
1976<br />
- Brescia, Galleria Mazzini<br />
- Palazzolo S/Oglio, Galleria La Roggia<br />
- Broni, Centro Artistico Contardo Barbieri<br />
- Milano, Galleria Ponte Rosso: "Le<br />
sculture <strong>di</strong> Eros Pellini in un giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong><br />
fiori <strong>di</strong>pinti"<br />
1978<br />
- Bologna, Galleria La Meri<strong>di</strong>ana<br />
- Cento, Galleria Il Guercino<br />
1979<br />
- Palazzolo s/Oglio, Galleria La Roggia<br />
1981<br />
- Milano, Galleria Ponte Rosso<br />
1983<br />
- Codogno, Pro-Loco<br />
1984<br />
- Bologna, Galleria Giordani<br />
1986<br />
- Milano, Galleria Ponte Rosso<br />
- Cremona, Galleria il Torrazzo<br />
1988<br />
- Cazzago S. Martino, Centro OREB<br />
1989<br />
- Milano, Galleria Ponte Rosso<br />
1994<br />
- Milano, Galleria Ponte Rosso<br />
1956<br />
- Venezia, Biennale<br />
1942, 1955<br />
- Roma, Quadriennale<br />
1957, '61, '63, '65, '67, '69, '71, '73<br />
- Padova, Mostra del bronzetto<br />
1947, '49, '51, '53, 55, '57, 59, '61,’63, '65, '67, '69,<br />
'71, '72<br />
- Milano, Angelicum, Mostra internazione<br />
d' Arte Sacra per la casa<br />
1955, '57, '59, '61, '63, '65, '67, '69<br />
- Milano, Palazzo della Permanente,<br />
Biennale Nazionale d'Arte<br />
1954, 1959<br />
- Novara, Biennale d'Arte Sacra (sala<br />
personale con 10 opere)<br />
1962<br />
- Premio Suzzara<br />
1964, 1975<br />
- Campione d'Italia, Premio Internazionale<br />
del Bronzetto<br />
1966, '68<br />
- Firenze, Mostra d'Arte del Fiorino<br />
1968<br />
- "Tavolozza Figurativa"<br />
1993<br />
- Castiglione Olona (Va), Palazzo Branda,<br />
"Nel segno <strong>di</strong> Tavernari”<br />
1994<br />
- Varese, Castello <strong>di</strong> Masnago "Scultura a<br />
Varese"<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Premi<br />
1936<br />
- Premio Tantar<strong>di</strong>ni.<br />
1938<br />
- Premio del Governo alla Mostra<br />
Sindacale <strong>di</strong> Milano.<br />
1951<br />
- Premio "Città <strong>di</strong> Gallarate".<br />
1955<br />
- Medaglia d'oro alla X Triennale<br />
1957<br />
- Medaglia d'Argento <strong>di</strong> Benemerenza del<br />
<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Milano.<br />
1964<br />
- Medaglia d' Oro del Ministero della<br />
Difesa.<br />
1964<br />
- Primo Premio "Arte Sacra Biennale <strong>di</strong><br />
Bologna".<br />
1965<br />
- Premio "Bagutta", Milano.<br />
Collezione delle gran<strong>di</strong> opere<br />
Milano<br />
- Duomo, Cimitero Monumentale, Palazzo<br />
<strong>di</strong> Giustizia, Sala Alessi <strong>di</strong> Palazzo<br />
Marino, Fontana <strong>di</strong> Piazzale Giulio<br />
Cesare, Chiesa <strong>di</strong> S. Francesco <strong>di</strong> Sales.<br />
Roma<br />
- Chiesa <strong>di</strong> S. Giuseppe al Trionfale.<br />
Vaticano<br />
- Museo d'Arte Moderna.<br />
Cascia<br />
- Santuario <strong>di</strong> Santa Rita<br />
(Via Crucis e rilievi della facciata del<br />
Santuario).<br />
Torino<br />
- Palazzo della Stipel.<br />
Como<br />
- Guglia maggiore della Chiesa del<br />
Seminario.<br />
Lo<strong>di</strong><br />
- Istituto tecnico.<br />
Mortara<br />
- Ente Risi.<br />
Alassio<br />
- Statua degli Innamorati<br />
(collocata sul famoso muretto).<br />
Busto Arsizio<br />
- Altare della Chiesa <strong>di</strong> Santa Maria alla<br />
Piazza.<br />
Campione d'Italia<br />
- Palazzo del Municipio.<br />
<strong>Marchirolo</strong><br />
- Giar<strong>di</strong>ni Comunali<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Monografie e cataloghi<br />
MARIO GHILARDI Eros Pellini "Quaderni <strong>di</strong><br />
Artisti contemporanei"<br />
E<strong>di</strong>zioni Galleria Ponte Rosso, Milano, 1975.<br />
MARIO GHILARDI Le sculture <strong>di</strong> Eros Pellini in<br />
un giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> fiori <strong>di</strong>pinti - <strong>Catalogo</strong> mostra<br />
Galleria Ponte Rosso, Milano, aprile 1976.<br />
STEFANO VITTORINI GIULIANO Eros Pellini -<br />
E<strong>di</strong>zioni Galleria Ponte Rosso, Milano, ottobre<br />
1981.<br />
EMILIO GNOCCHI Presentazione catalogo<br />
mostra Pro-Loco <strong>di</strong> Codogno, 1983.<br />
ENZO FABIANI La grande primavera <strong>di</strong> Eros<br />
Pellini - Orlando Consonasi E<strong>di</strong>tore, collane Ponte<br />
Rosso, Milano, 1989.<br />
SILVANO COLOMBO Di padre in figlio - ASK<br />
E<strong>di</strong>zioni, Varese, 1991.<br />
ROSSANA BOSSAGLIA Eros Pellini - <strong>Catalogo</strong><br />
mostra Galleria Ponte Rosso, Milano, ottobre<br />
1994.<br />
Su Eros Pellini hanno scritto in varie<br />
circostanze Carrà, Borgese, Lepore, Nicodemi,<br />
Costantini, Nebbia, Sapori,DeMichelí, Latronico,<br />
Aloi, Guarnati, Padovano, De Grada, Portalupi,<br />
Montever<strong>di</strong>, Biasion, Coccia, Moretti, Ghilar<strong>di</strong>,<br />
Cerrina, Baroni, Fallavi, Mascherpa, Ravasi,<br />
Barletta, Fabiani, Bossaglia.<br />
Libri e Dizionari<br />
ROBERTO ALOI Architettura funeraria moderna<br />
- Hoepli, 1941, 1948.<br />
FRANCESCO SAPORI Scultura italiana moderna<br />
-Libreria dello Stato, 1949.<br />
PADOVANO Dizionario degli artisti<br />
contemporanei - UTET, 1951.<br />
Gioielli sbalzi e argento - Hoepli, 1954.<br />
MARIO DE MICHELI La scultura italiana del<br />
dopoguerra - Schwarz, 1958.<br />
Arte funeraria d'oggi - Hoepli, 1959.<br />
UGO NEBBIA La fondazione Girola - Pizzi, 1962.<br />
RAFFAELE DE GRADA Pittura e scultura anni<br />
'60 - Alfieri e Lacroix, 1967.<br />
ROSSANA BOSSAGLIA Il Duomo <strong>di</strong> Milano (la<br />
scultura) - Cassa <strong>di</strong> Risparmio delle Provincie<br />
Lombarde -<br />
Veneranda Fabbrica del Duomo, 1973.<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Adriano Bozzolo<br />
Adriano Bozzolo con una sua opera<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Biografia<br />
Fin dalla più tenera età, Adriano Bozzolo<br />
viene a contatto con argilla, gesso e colori.<br />
La sua è un'antica famiglia <strong>di</strong> pittori,<br />
scultori e stuccatori, che andavano per<br />
l'Europa a decorare palazzi e chiese, con<br />
una perizia derivata dalla grande<br />
tra<strong>di</strong>zione della Valmarchirolo. Li<br />
troviamo a Lucerna, Berna, Zurigo,<br />
Vienna e in altri luoghi, apprezzatissimi<br />
per la loro arte. Adriano Bozzolo nasce a<br />
Varese il 12 <strong>di</strong>cembre 1927, figlio <strong>di</strong> quel<br />
Sante Bozzolo, abilissimo decoratore <strong>di</strong><br />
ville e palazzi, nonché pittore e scultore. Il<br />
giovane, <strong>di</strong>plomatosi a Milano nel 1947<br />
presso il Liceo Artistico <strong>di</strong> Brera,<br />
preferisce inseguire le proprie fonti<br />
ispirative e attingere <strong>di</strong>rettamente alla<br />
tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> famiglia. Segue soprattutto la<br />
vena musicale, con stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> pianoforte che<br />
lasciano tracce rilevanti nella produzione<br />
artistica. Già nel 1954, una sua opera<br />
viene collocata in luogo pubblico: è un<br />
gruppo scultoreo alto due metri. Inizia una<br />
vastissima produzione <strong>di</strong> statue a soggetto<br />
sacro, tutte monumentali: tra le prime, si<br />
segnala un San Gerolamo in marmo <strong>di</strong><br />
Candoglia, opera collocata su una guglia<br />
del Duomo <strong>di</strong> Milano. Moltissime le<br />
esposizioni personali e collettive, allestite<br />
presso musei e gallerie, in Italia e<br />
all'estero.<br />
Molte le committenze <strong>di</strong> opere pubbliche,<br />
realizzate in Italia e in Svizzera.<br />
Suo è il monumento "Per la Fraternità dei<br />
Popoli" alla dogana italo-svizzera <strong>di</strong> Ponte<br />
Tresa. Al Palazzo dei Congressi <strong>di</strong><br />
Lugano si rintraccia la statua <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>mensioni "Esplosione musicale".<br />
Da alcuni anni si de<strong>di</strong>ca anche alla pittura:<br />
"Danza del mare" e "Tramonti" sono attualmente<br />
i temi dominanti dei suoi<br />
<strong>di</strong>pinti. Vive e lavora a Ponte Tresa<br />
Svizzera, non lontano dalla vecchia<br />
abitazione degli antenati, in via Garibal<strong>di</strong><br />
a <strong>Marchirolo</strong>, ora in parte a<strong>di</strong>bita a<br />
gipsoteca personale e dove spesso ritorna,<br />
richiamato da affetti e ricor<strong>di</strong>.<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
22.Cantori, 1971<br />
gesso, 205x93x105cm<br />
(bronzo: Busto Arsizio - Cimitero)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
23.Danzatrice, 1972<br />
gesso, 120x15x45cm<br />
(bronzo: Collezione privata)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
24.Esposizione musicale, 1974<br />
gesso, 241x43x170cm<br />
(bronzo: Lugano, Palazzo dei congressi)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
25.Sete <strong>di</strong> luce, 1980<br />
gesso, 179x30x53cm<br />
(bronzo: Collezione privata)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
26.Danza della Fraternità, 1982<br />
gesso, 73x40x55cm<br />
(bronzo: Collezione privata)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
27.Ninfa sapiente, 1988<br />
gesso, 114x63x44cm<br />
(bronzo: Collezione privata)<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
28.Figure musicanti, 1985<br />
carboncino, 80x64cm<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
29.La Vita, 1989<br />
carboncino 60x80cm<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
30.Maternità, 1972<br />
bronzo, 108x23x23cm<br />
Dono <strong>di</strong> Adriano Bozzolo al <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong><br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Presenze Espositive<br />
Opere pubbliche<br />
Ha allestito 79 esposizioni personali, fra cui sono<br />
da annotare quelle <strong>di</strong> Zurigo, Berna, Ginevra,<br />
Losanna, Friburgo, Montreux, Sion, S. Gallo,<br />
Basilea, Lugano, Perugia, Parma, Roma, Monaco <strong>di</strong> Baviera.<br />
In particolare si segnalano quali eventi <strong>di</strong> rilievo:<br />
1971<br />
- Una “Danzatrice"in bronzo è collocata<br />
nella sala della danza, al Museo Teatrale<br />
della Scala <strong>di</strong> Milano.<br />
1973<br />
- La sequenza dei bronzi "Soif de lumiére" é<br />
presentata alla Galleria Raymond Duncan <strong>di</strong><br />
Parigi.<br />
- È invitato ad esporre al Kulturzentrum <strong>di</strong><br />
Vienna.<br />
1975<br />
- Il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Milano gli de<strong>di</strong>ca una<br />
esposizione antologica alla Rotonda <strong>di</strong><br />
Via Besana (oltre 100 bronzi).<br />
1977<br />
- Viene presentata alla Civica Galleria <strong>di</strong><br />
Campione d'Italia la sequenza dei “Raggí <strong>di</strong><br />
sole”.<br />
1978<br />
- Allo scalone del Palazzo dei Congressi <strong>di</strong><br />
Lugano viene collocata una statua <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>mensioni denominata “Esplosione<br />
musicale".<br />
1982<br />
- A Lucerna è presentata la serie dei "Gran<strong>di</strong><br />
Soli".<br />
1983<br />
- Esegue per la Ra<strong>di</strong>o della Svizzera Italiana<br />
"Gioco del fiammiferaio” un monile in<br />
argento.<br />
1984<br />
- Il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Eglisau acquista per il<br />
proprio Museo un bronzo,<br />
"Grande Sole".<br />
1985<br />
- Esposizione ai Musei Civici <strong>di</strong> Villa<br />
Mirabello, Varese.<br />
1987<br />
- Il presidente del Consiglio degli Stati Svizzeri,<br />
On. Franco Masoni e il presidente del Senato<br />
Italiano, On. Giovanni Spadolini, inaugurano<br />
il monumento “Per la fraternità dei popoli",<br />
collocato alla dogana italo-svizzera <strong>di</strong> Ponte<br />
Tresa.<br />
1988<br />
- Viene inaugurato un bassorilievo<br />
commemorativo presso la Scuola <strong>di</strong><br />
Ingegneria <strong>di</strong> Horw (Zentralschweizerisches<br />
Technikum Luzern).<br />
1989<br />
- Esposizione antologica presso l'antico<br />
Chiostro <strong>di</strong> Voltorre (Varese).<br />
- Esegue per il Comitato Svizzero per<br />
l'UNICEF <strong>di</strong> Zurigo la scultura<br />
“Maternítà ".<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Principali esposizioni<br />
1968<br />
- Varese, Galleria Internazionale<br />
1970<br />
- Parma, Galleria Parma<br />
- Caslano (CH), III E<strong>di</strong>zione<br />
“Appuntamento a Caslano"<br />
1971<br />
- Milano, Fondazione Europa<br />
- Perugia, Galleria Cecchini<br />
- Carimate (CO), Castello <strong>di</strong> Carimate<br />
- Campione d'Italia, Galleria Tonino<br />
- Salsomaggiore, Galleria Europa<br />
1972<br />
- Monaco <strong>di</strong> Baviera, Stu<strong>di</strong>o Kielmansegg<br />
- Milano, Galleria Ars Italica<br />
- Gallarate (Va), Galleria Arnetta<br />
- Milano, Circolo della Stampa<br />
- Caslano (CH), V E<strong>di</strong>zione<br />
"Appuntamento a Caslano"<br />
- Bellinzona (CH), Sala Patriziale del<br />
<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Bellinzona<br />
1973<br />
- Parigi, Galleria Raymond Duncan<br />
- Friburgo (CH), Galerie de la Cathédrale<br />
- Montreux (CH), Galleria Picpus<br />
- Busto Arsizio (Va), Galleria Arnetta<br />
- Aranno (CH), Anfiteatro <strong>di</strong> Aranno<br />
- Coira (CH), Consolato Italiano<br />
- Vienna, Oesterreichisches Kulturzentrum<br />
- Sion (CH), Carrefour des Arts<br />
- Ginevra, Galleria Art Mode<br />
1974<br />
- Lugano (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />
- Aranno (CH), Anfiteatro <strong>di</strong> Aranno<br />
1975<br />
- Milano, Circolo della Stampa<br />
- Milano, Rotonda <strong>di</strong> via Besana<br />
- Basilea (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />
1976<br />
- Lugano (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />
- Zurigo (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />
1977<br />
- Rapperswil (CH), Bank vom<br />
Linthgebiet<br />
- Ascona (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />
- Campione d'Italia, Civica Galleria<br />
1978<br />
- Losanna (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />
- Basilea (CH), Bankgesellschaft<br />
1979<br />
- Ginevra (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />
- Bellinzona (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />
1980<br />
- Lugano (CH), Galleria dell'Elicottero<br />
- Ponte Tresa (CH), Municipio <strong>di</strong> Ponte<br />
Tresa<br />
- Bema (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />
1981<br />
- Maga<strong>di</strong>no (CH), Galleria Prometeo<br />
- S. Gallen (CH), Banca Raiffeisen<br />
- Varese, Galleria Tre<br />
1982<br />
- Lucerna (CH), Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />
1984<br />
- Zurigo (CH), Konferenz Zentrum<br />
Uetlihof S.K.A.<br />
- Eglisau (CH), <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Eglisau<br />
- Morcote (CH), Casa Caccia Rusca<br />
- Aranno (CH), Anfiteatro <strong>di</strong> Aranno<br />
- Ronco s/ Ascona (CH), Galleria<br />
Decorama<br />
- Flims (CH), Park Hotel Waldhau<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
1985<br />
- Varese, Musei Civici <strong>di</strong> Villa Mirabello<br />
- Caslano (CH), Galleria Castellania<br />
1986<br />
- Locarno (CH), Gioielleria Bucherer<br />
- Campione d'Italia, Galleria Civica<br />
1988<br />
- Davos (CH), Galleria Promenade<br />
1989<br />
- Gavirate (Va), Chiostro <strong>di</strong> Voltorre<br />
1990<br />
- Courgenay (CH), Quinzaine culturelle<br />
1991<br />
- Basilea, Cre<strong>di</strong>to Svizzero<br />
- Le Mont (Losanna), Galleria dell'Atelier<br />
1992<br />
- Chiasso (CH), Finter Bank Zúrich<br />
1993<br />
- Bellinzona (CH), Banca Migros<br />
1995<br />
- Lugano (CH), Finter Bank Ziirich<br />
1996<br />
- Zurigo (CH), Spörri Interieur<br />
Monografie<br />
Collana artisti e scrittori varesini e prealpíní -<br />
Varese, 1969.<br />
TRAVAGLIA DUCCIO - E<strong>di</strong>zioni Pantarei -<br />
Lugano, 1971.<br />
BORTOLON LIANA - Ponte Rosso E<strong>di</strong>zioni<br />
d’Arte- Milano, 1972.<br />
SALATI VINICIO - Quaderni monografici <strong>di</strong><br />
artisti contemporanei - Ponte Rosso E<strong>di</strong>zioni<br />
d'Arte - Milano, 1974.<br />
FABIANI ENZO - Ripartizione Cultura del<br />
<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Milano - Rotonda <strong>di</strong> via Besana, 1975.<br />
PELOSI GERARDO - E<strong>di</strong>tions “Eurosculpture”<br />
Paris, 1977.<br />
ZÜBLIN MARCO - Acropolis E<strong>di</strong>tions - London,<br />
1983.<br />
BISCOSSA GIUSEPPE - Ente Turistico del<br />
Malcantone - Caslano, Svizzera, 1990.<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Eugenio Pellini<br />
1. Sotto l'Arco della Pace (Spazzacamino), 1884<br />
gesso, 33x37x53 cm<br />
(bronzo : Milano, Civica Galleria d'Arte Moderna)<br />
2. Fanciullo <strong>di</strong> Nazareth (Monello), 1891<br />
gesso, 105x31x40 cm<br />
(repliche in marmo e in bronzo - Collezioni private)<br />
Elenco opere esposte<br />
3. L'Angelo del Dolore - particolare, 1894<br />
gesso, 61x32x52 cm<br />
(marmo <strong>di</strong> Carrara: Milano, Cimitero Monumentale - Tomba Baj-Macario,<br />
90x210x213 cm)<br />
4. Getsemani (Cristo nel Getsemani)-Busto, 1895<br />
gesso, 53x34x59 cm<br />
(bronzo: Marcbirolo - Tomba Eugenio Pellini, 210x82x86 cm)<br />
5. Madre, 1897 - Premio Tantar<strong>di</strong>ni<br />
a) gesso, 140 x Ø100 - prima versione<br />
(gesso: Milano, Civica Galleria d'Arte Moderna)<br />
b) gesso, 137 x Ø 101 cm - seconda versione, 1903 (questa esecuzione <strong>di</strong>fferisce<br />
dalla precedente per il volto, qui riferito a quello <strong>di</strong> Dina Magnani, la futura<br />
moglie) (Ere<strong>di</strong> Pellini; ora Gipsoteca <strong>Marchirolo</strong>)<br />
(bronzo: Gallarate, Cimitero)<br />
6. La notte <strong>di</strong> Caprera (Garibal<strong>di</strong>), 1901<br />
gesso, 48x22x26 cm<br />
(marmo <strong>di</strong> Candoglia: Milano, Civica Galleria d'Arte Moderna)<br />
7. Giuda, 1906<br />
gesso, 163x72x94<br />
(bronzo: USA, Fort Worth - Collezione privata)<br />
8. Bozzetto per il Concorso “Monumento a Giuseppe Ver<strong>di</strong>”, 1911<br />
gesso, 50x18x16 cm<br />
9. DISEGNO: Prima idea per il Cristo nel Getsemani, 1891<br />
matita, 30x21 cm<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Eros Pellini<br />
10. La terra, 1946<br />
gesso, 45x62 cm - (stucco: Milano, Sala Alessi - Palazzo Marino, 200x350 cm)<br />
11. Le quattro stagioni, 1952<br />
gesso, 110x30x30 cm<br />
(pietra <strong>di</strong> Vicenza: statue della Fontana <strong>di</strong> Piazza Giulio Cesare, Milano, h. 200 cm)<br />
12. Ragazza lombarda, 1956<br />
gesso, 100x24x44 cm - (bronzo: USA, Museo d'Arte Moderna, Palm Springs)<br />
13. Altorilievo San Martino, 1958<br />
gesso, 91x63 cm - (bronzo: Collezione privata)<br />
14. I vecchi mestieri, 1962<br />
gesso, 25x88 cm - (ceramica: Milano, Istituto Stomatologico, 100x400 cm)<br />
15. Bagnante, 1965 - Premio Bagutta<br />
gesso, 65x18x26 cm - (bronzo: Collezione privata)<br />
16. Ragazza che cammina, 1965<br />
gesso, 93x45x28 cm - (bronzo: Collezione privata)<br />
17. Ballerina seduta, 1965<br />
gesso, 25x20x16 cm<br />
Provenienza: USA, California - Santa Barbara, Collezione Olson<br />
(bronzo: Collezione privata)<br />
18. L'Assunzione, 1970<br />
gesso, 173x24x81 cm - (marmo: Collezione privata)<br />
19. Innamorati ad Alassio, 1978<br />
gesso, 33x14x19 cm - (bronzo: Muretto <strong>di</strong> Alassio, h. 200 cm)<br />
20. DISEGNO: Nudo, 1965<br />
carboncino, 70x50 cm<br />
21. I Trapezisti, 1989<br />
bronzo, 197x95x107 cm<br />
Dono degli Ere<strong>di</strong> Pellini al <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong><br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
Adriano Bozzolo<br />
22. Cantori, 1971<br />
gesso, 205x93x105 cm<br />
(bronzo: Busto Arsizio – Cimitero)<br />
23. Danzatrice, 1972<br />
gesso, 120x15x45 cm<br />
(bronzo: Collezione privata)<br />
24. Esplosione musicale, 1974<br />
gesso, 241x43x170 cm<br />
(bronzo: Lugano, Palazzo dei Congressi)<br />
25. Sete <strong>di</strong> luce, 1980<br />
gesso, 179x30x53 cm<br />
(bronzo: Collezione privata)<br />
26. Danza della Fraternità, 1982<br />
gesso, 73x40x55 cm<br />
(bronzo: Collezione privata)<br />
27. Ninfa sapiente, 1988 gesso, 114x63x44 cm<br />
(bronzo: Collezione privata)<br />
28. DISEGNO: Figure musicanti, 1985<br />
carboncino, 80x64 cm<br />
29. DISEGNO: La Vita, 1989<br />
carboncino, 60x80 cm<br />
30. Maternità, 1972<br />
bronzo, 108x23x23 cm<br />
Dono <strong>di</strong> Adriano Bozzolo al <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong><br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione
I testi e le immagini riportate in questo documento sono tratte dal catalogo <strong>di</strong> Fabrizia<br />
Buzio Negri.<br />
gipsoteca spazio scultura <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Marchirolo</strong> – introduzione<br />
Associazione VMArte<br />
www.vmarte.net