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Prefazione<br />
La <strong>lingua</strong> dell’Alta Langa si può considerare il seguito naturale del Dizionario<br />
botanico e del Dizionario zoologico, apparsi rispettivamente nel 2004 e nel 2005.<br />
Infatti, mentre nei primi due volumi Gia<strong>com</strong>o Giamello descriveva la flora e la fauna<br />
della sua terra, nel terzo ne considera l’aspetto umano cioè la <strong>lingua</strong>, le usanze e le tradizioni<br />
particolari.<br />
Per quanto concerne la <strong>lingua</strong>, che è l’argomento principale dell’opera, va subito<br />
detto che, negli ultimi decenni, anche tra gli abitanti dell’Alta Langa la parlata locale<br />
è in forte regresso di fronte all’italiano. E con la <strong>lingua</strong> sono cambiati anche altri <strong>com</strong>portamenti.<br />
Pur essendo molto eloquenti, le statistiche regionali sul transfert linguistico dalla<br />
parlata locale all’italiano potrebbero non addirsi ad un contesto sociale particolare<br />
<strong>com</strong>e quello delle Langhe. E così, per dare un’idea più esplicita del cambio linguistico<br />
avvenuto tra gli abitanti di questa zona, farò ricorso a due episodi piuttosto significativi<br />
di cui sono stato testimone. Il primo si riferisce all’inizio degli anni Sessanta ed il<br />
secondo alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso.<br />
Nel primo caso, una domenica mattina, mi trovavo ad Alba e decisi di far visita<br />
ad un <strong>com</strong>pagno di studi che abitava in un ridente paese della Bassa Langa. Quando<br />
giunsi a destinazione, questo amico stava andando a messa e così ve lo ac<strong>com</strong>pagnai.<br />
Al momento della predica il celebrante iniziò il sermone domenicale esprimendosi,<br />
<strong>com</strong>e immagino facesse solitamente, nella parlata locale. Però, a un certo punto,<br />
avendo notato che in chiesa vi erano alcune persone che non abitavano nel paese,<br />
ebbe un attimo di esitazione e, dopo una brevissima pausa, riprese il discorso cambiando<br />
<strong>lingua</strong> e registro. Alla fine della messa, al momento degli annunci parrocchiali,<br />
il sacerdote riprese ad usare la parlata locale, si scusò di aver parlato italiano e promise<br />
che la domenica seguente la predica sarebbe stata nella <strong>lingua</strong> solita.<br />
Il secondo episodio, risale alla fine degli anni Ottanta. Dopo il “Rëscontr” che<br />
aveva avuto luogo ad Alba, ac<strong>com</strong>pagnai altri tre colleghi a fare un giro nell’Alta<br />
Langa. Giunti a Niella Belbo, avendo deciso di pernottare in quel centro domandai,<br />
in piemontese, informazioni a una signora che passava. Prima di rispondermi, usando<br />
la parlata locale, la signora interpellata rivolse la stessa domanda ad alcune persone<br />
che erano poco lontane e poi ci tradusse la risposta in italiano.<br />
Questo fatto mi sorprese molto perché mi ricordo che da bambino, quando avevo<br />
passato parecchi mesi a Cravanzana, sempre nell’Alta Langa, le interazioni si svolge-<br />
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