Riflessioni
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PROGETTO “MI MANCANO GLI SGUARDI”
Mi ci è voluto un po’ di tempo per scegliere cosa fare. Non riuscivo a trovare
un’idea, è sempre così, quando mi assegnano un compito dove devo scrivere un
tema “personale” mi blocco e non so cosa scrivere e da dove partire.
All’inizio volevo utilizzare un’opera d’arte per descrivere le mie emozioni in questo
periodo difficile, anche perché quelle opere mi piacevano, ma non mi ispiravano al
massimo. Sapevo che poi mi sarei bloccata e avrei scritto cose che non erano vere.
Questo è un compito nel quale uno si può esprimere sinceramente e visto che io non
sono una persona la quale riesce ad esprimersi davanti a una persona, ho preferito
non sprecare questa occasione e quindi far sapere alla gente le mie emozioni senza
che lo sappiano e scrivere un “tema” fatto con il cuore mettendoci le mie vere
emozioni.
Cercavo il meglio del meglio senza rendermi conto che le cose più semplici alla fine
sono le più belle. Infatti, alla fine ho scelto un’immagine “semplice”: uno
scarabocchio.
Per molti uno scarabocchio potrà sembrare solamente un disegno fatto a caso, un
pasticcio. Ma per me, lo scarabocchio rappresenta la mia vita.
Lo scarabocchio è una mistura, spesso incomprensibile di linee, di curve e di
spazi vuoti. Esso è uno strumento espressivo massimale della mente e delle
nostre emozioni, in quanto non richiede un lavoro particolare nell’esecuzione. Noi
scarabocchiamo spesso senza rendercene conto, eppure quei piccoli segni o
simboli o semplicemente quei tratti hanno un significato psicologico particolare. E
a seconda di come tali vengono combinati si possono dedurre dei significati
particolari sulla persona che li ha eseguiti e sul suo pensiero mentre occupava
inconsciamente lo spazio.
La mia vita, quindi, è come lo scarabocchio: difficile da capire da chi non è il
proprietario dello scarabocchio. Infatti per uno il disegno può essere insignificante e
caotico ma per un altro può essere un capolavoro.
In questi anni, soprattutto con il coronavirus, non sono riuscita a capire ancora
interamente il mio disegno nonostante ne sono io a capo di ciò.
Durante il primo lockdown, ero stata bene, riuscivo a capire il mio scarabocchio, mi
sentivo libera, libera dalle regole imposte dalla società. Quasi quasi sarei riuscita
anche a creare un mio mondo dove decidevo io le mie scelte, i miei obiettivi senza
il giudizio della società.
Invece dopo il primo lockdown, quando tutto era tornato “alla normalità”, non c’erano
più restrizioni, si poteva iniziare ad uscire, mi sentivo oppressa. Questo è strano
perchè la gente dovrebbe sentirsi libera dopo un periodo lungo chiuso in casa senza
vedere nessuno, ma è così. Per me era come se fossi ritornata “prigioniera” della
comunità, obbligata a fare determinate cose.
Mi sono sentita così fino ad ora che stiamo vivendo ancora una sorta di “lockdown”.
In questi mesi ho riflettuto molto su ciò ma era come se più cercassi di rendere tutto