NELLE VALLI BOLOGNESI N°51 - AUTUNNO 2021
Uno speciale sui Portici di Bologna patrimonio dell'Unesco nell'ultimo numero della rivista su natura, cultura e storia locale
Uno speciale sui Portici di Bologna patrimonio dell'Unesco nell'ultimo numero della rivista su natura, cultura e storia locale
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sPeciale Portici<br />
Tracce di storia<br />
sotto i portici<br />
Testo di Gian Luigi Zucchini<br />
Scriveva Andrea Emiliani nel bel<br />
volume Bologna centro storico<br />
(pag. 56): “Conoscere Bologna vuol<br />
dire proprio percorrerla tutta, in<br />
lungo e in largo, sotto i suoi portici<br />
ombrosi...”. Suggeriva anche di<br />
fermarsi di tanto in tanto a guardare,<br />
dalle arcate dei portici, l’altra parte<br />
della strada, con le facciate dei<br />
bei palazzi cinque–seicenteschi, i<br />
portali delle chiese, gli avanzi delle<br />
antiche torri....E poi, sotto i portici, i<br />
capitelli sempre diversi e di elaborata<br />
invenzione, i modesti affreschi che<br />
rappresentavano santi e Madonne,<br />
oggi per lo più molto deteriorati o<br />
addirittura cancellati, dal tempo e<br />
purtroppo anche dall’incuria dei<br />
cittadini, ormai indifferenti verso<br />
queste opere di arte minore, ma a<br />
volte anche di artisti di buona mano.<br />
Però in via Galliera, subito dopo<br />
la piazzetta della Pioggia, sotto<br />
il portico dell’aristocratica casa<br />
Tanari, rimane un bell’esempio di<br />
questo decoro pubblico, segno di<br />
rispetto laico e religioso, che dava<br />
alla città un’impronta di cultura e di<br />
civile convivenza.<br />
Si tratta di un gruppo statuario<br />
dello scultore bolognese Giacomo<br />
L’antico fittone<br />
caro alla Goliardia<br />
inizialmente posto<br />
nella scomparsa via<br />
Spaderie<br />
De Maria (1762–1838), detto il<br />
‘Fidia bolognese’, la cui tomba<br />
monumentale si trova nella Certosa<br />
di Bologna. L’opera, un misto di<br />
linguaggio classico e citazioni<br />
barocche (si vedano, ad esempio,<br />
i due angioletti che decorano la<br />
cornice, in alto), rappresenta la<br />
Sacra Famiglia, il tutto di un colore<br />
bianco che sembra marmo, ed<br />
invece, da un restauro abbastanza<br />
recente, risulta essere di stucco.<br />
Fortunatamente è in alto, nel<br />
sottoportico, e i deturpatori possono<br />
poco, a quell’altezza. Ci pensa<br />
però lo smog, per cui una buona<br />
spolverata servirebbe, cambiando<br />
anche la rete di protezione, poiché<br />
sporco, smog e guano di piccione<br />
rendono non chiaramente visibile<br />
questo piccolo capolavoro.<br />
Poi, continuando nella passeggiata,<br />
si noteranno, all’imbocco di alcuni<br />
portici, dei pilastrini, chiamati<br />
fin dall’antico ‘fittoni’, eretti a<br />
DELL’AUTORE<br />
L’Appennino: una stagione ritrovata<br />
Avventure e disavventure letterarie.<br />
In questo libro l’autore tenta, mediante<br />
la scrittura, di indagare il ‘mistero della<br />
creatività’. L’indagine è lunga, interessa<br />
tutta una vita. Ma, nonostante l’impegno<br />
e la disperata ricerca di comunicazione,<br />
la scrittura è rimasta costretta al margine<br />
della vita, e si conclude con un omaggio<br />
di amore per l’Appennino, un ambiente<br />
ancora in alcuni punti incorrotto, che ha<br />
contribuito a consolidare nello scrittore<br />
una più intensa maturità interiore.<br />
Edito da Gruppo Studi Savena Setta Sambro<br />
Per l’acquisto:<br />
marina.miglioli@emilbanca.it<br />
Per info: gianluigi.zucchini@libero.it<br />
In via Galliera si può ammirare<br />
la Sacra Famiglia del bolognese<br />
Giacomo De Maria (1762–1838).<br />
(Foto guidobarbi.it)<br />
suo tempo per impedire ai carri il<br />
passaggio, rigorosamente riservato<br />
ai pedoni. Uno di questi pilastrini, si<br />
erge, snello e raffinato, all’ingresso<br />
del portico di Palazzo Poggi, in<br />
via Zamboni, sede del rettorato<br />
dell’Università bolognese. Alla<br />
base, c’è la seguente scritta: Johanne<br />
Francisco Magno Magistro/ Carolo<br />
Rizzoli rectore regnante /Aemideo<br />
Rizzi barone S.V.Q.F.O./ exemplum<br />
alumnorun reverentia reducit/<br />
A.D. MCMLXXXIV . (Essendo Gran<br />
Maestro Giovanni Francesco, Rettore<br />
Carlo Rizzoli, Amedeo Rizzi barone<br />
del Sacro e Venerabile Ordine del<br />
Fittone, la deferenza degli allievi<br />
ristabilisce in copia. Nell’anno del<br />
Signore 1948).<br />
Ma la storia di questo ‘fittone’<br />
è molto più antica e la sua<br />
collocazione - abbastanza recente<br />
- si deve a diverse circostanze. In<br />
origine era infatti collocato all’inizio<br />
di via delle Spaderie, una viuzza<br />
che sorgeva a fianco di Palazzo Re<br />
Enzo. Era stato messo lì nel 1870.<br />
In seguito alla ricostruzione del<br />
centro storico della città, promossa<br />
da Alfonso Rubbiani, le Spaderie<br />
scomparvero per la demolizione di<br />
alcuni edifici e il fittone fu tolto. Però,<br />
intorno ad esso, e nelle vicinanze, si<br />
radunavano per antica consuetudine<br />
gli studenti dell’Università cittadina,<br />
ed il fittone era diventato il simbolo<br />
della goliardia. E così, intorno a quel<br />
simbolo, si era costruita nel tempo<br />
una storia – invero molto maschilista<br />
- codificata da una specie di antica<br />
organizzazione cavalleresca,<br />
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