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Mensile della Diocesi di Bolzano-Bressanone Anno 58, Numero 5 – Maggio 2022

Il numero di maggio del Segno dedica ampio spazio alla conclusione della fase diocesana del Sinodo dei vescovi e alle osservazioni emerse a livello locale, confluite nel rapporto finale inviato a Roma alla Conferenza episcopale italiana. Sul Segno di maggio spazio anche alla campagna per la firma dell‘8xmille a favore della Chiesa cattolica, che permette di aiutare gli altoatesini in difficoltà e anche i profughi fuggiti dalla guerra in Ucraina. Sul giornale anche i trasferimenti di sacerdoti che scattano in diocesi da settembre e che coinvolgono diverse parrocchie di lingua italiana, l’esperienza degli esercizi spirituali nella Chiesa locale e le inziative della comunità per la tutela del creato.

Il numero di maggio del Segno dedica ampio spazio alla conclusione della fase diocesana del Sinodo dei vescovi e alle osservazioni emerse a livello locale, confluite nel rapporto finale inviato a Roma alla Conferenza episcopale italiana. Sul Segno di maggio spazio anche alla campagna per la firma dell‘8xmille a favore della Chiesa cattolica, che permette di aiutare gli altoatesini in difficoltà e anche i profughi fuggiti dalla guerra in Ucraina. Sul giornale anche i trasferimenti di sacerdoti che scattano in diocesi da settembre e che coinvolgono diverse parrocchie di lingua italiana, l’esperienza degli esercizi spirituali nella Chiesa locale e le inziative della comunità per la tutela del creato.

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Decalogo per uomini e donne/4

Il quarto dei 10 comandamenti per un corretto rapporto di genere e contro la violenza sulle donne, una iniziativa

di istituzioni ecclesiali e civili altoatesine: una testimonianza su spazi sicuri per donne e dialogo per superare i traumi.

chiesa&società

4. Contribuisco a creare spazi

sicuri per ragazze e donne

Posso parlare solo a partire da me

stessa, se voglio essere sincera. A

me è bastata una sola esperienza negativa,

per vedermi costretta a rinchiudere

in me un dolore profondo. Questa

capacità di incapsulare il dolore è stata

a lungo il mio spazio sicuro.

Riesco ad avvertire questa vecchia ferita

come un indurimento, come pure il

senso di vergogna che la circonda. Entrambe

le cose mi impediscono di essere

pienamente libera all’esterno. Questa

parte di me risulta ancora protetta

da una forma di sospetto nei confronti

degli uomini, da una piccola distanza

ed una sottile irritabilità, non appena

il dolore riaffiora. In casi dubbi, prendo

interiormente le distanze. Questa presa

di distanza mi offre l’opportunità di

portarmi inconsapevolmente al sicuro

quando incontro situazioni che riattivano

tale dolore. Ho ben presente che ciò

mi inibisce nel prendere contatto con

altre persone. Ma ci sono altre donne

che provano le stesse sensazioni?

Vogliamo essere una società in cui le

esperienze di violenza subìta vengono

incapsulate? Riusciamo ad impedire

la violenza, creando spazi in cui si possano

svolgere in sicurezza dei colloqui

De Pace Fidei invita a proporre spazi di dialogo in cui le donne possano esprimere in sicurezza esperienze,

paure e speranze

di gruppo? Non intendo consulenza o

dibattiti, ma semplicemente spazi per

esprimere per la prima volta in sicurezza

esperienze, paure e speranze. Nel

corso online per la rielaborazione dei

traumi offerto da Thomas Hübl e che

seguo dal gennaio di quest’anno, faccio

ogni settimana questa esperienza del

mutuo sostegno. È incredibile quanto

ciò liberi e doni pace profonda.

Anche il circolo di dialogo con Jutta

Wieser, una esperta accompagnatrice

nel dialogare, ho potuto sperimentare

quanto profondamente possa

operare un confronto onesto, un semplice

“esser visti”. Il dolore può affiorare

e viene preso sul serio. Senza che

vi siano interventi, impulsi, dibattiti e

consigli. Insomma proprio uno spazio

sicuro.

Simili spazi di dialogo accompagnato

dovrebbero essere offerti molto più

spesso. Forse ne possiamo attivare alcuni

noi stessi? Chi li volesse proporre

nel proprio ambito di interesse, si rivolga

per favore a depacefidei@pthsta.it.

Se un numero sufficiente di persone si

mettono a disposizione per una nuova

cultura del dialogo, la promuovono attivamente

e vengono accompagnate in

tale proposito, saremo forse in grado di

proporre spazi sicuri anche tra di noi.

Judith Hafner – “De Pace Fidei” e “Rete

per la sostenibilità”

Luis Lintner, 20 anni dopo

Ricorre quest’anno il 20° anniversario

della morte di don Luis

Lintner, il sacerdote diocesano missionario

in Brasile dal 1980 e assassinato

a Salvador Bahia il 16 maggio

2002, a soli 62 anni, per il suo impegno

a favore dei giovani a rischio nelle

favelas.

Padre Lintner era nato ad Aldino,

nei pressi del santuario mariano di

Pietralba, dove è sepolto nel piccolo

cimitero accanto alla chiesa parrocchiale.

Proprio nel santuario di

Pietralba lunedì 16 maggio alle 10 è

in programma una Santa Messa bilingue

in memoria, trasmessa anche in livestream

sul canale Youtube. Segue uno

scambio di esperienze sulla vita di padre

Lintner. Prima dei 22 anni da missionario

in Brasile, era stato per sette anni

assistente giovanile alla Lichtenburg a

Nalles e per cinque cooperatore a Nalles,

Tires, Terlano e Naturno. A padre Lintner

è dedicata anche la Casa della solidarietà

a Bressanone, che esattamente

20 anni fa apriva le sue porte.

Padre Luis Lintner tra i ragazzi delle favelas

brasiliane

Il Segno, Numero 5 – Maggio 2022 15

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