Introduzione: Scrivere la Natura - Davide Sapienza
Introduzione: Scrivere la Natura - Davide Sapienza
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<strong>Introduzione</strong>:<br />
<strong>Scrivere</strong> <strong>la</strong> <strong>Natura</strong><br />
Conosci il mondo del<strong>la</strong> natura del quale<br />
fai parte, e sarai te stesso e conoscerai te stesso<br />
senza pensiero né sforzo. Tu sei le cose che vedi.<br />
Aristotele (IV sec. a.C.)<br />
Cosa significa «scrivere <strong>la</strong> <strong>Natura</strong>»? Il primo passo è definire il<br />
concetto di <strong>Natura</strong>.<br />
Compito non facile, considerato che nel corso del<strong>la</strong> storia le<br />
diverse culture ne hanno dato interpretazioni molto variabili. Per<br />
esempio, è stata intesa come creato; oppure come materia contenente<br />
una forza evolutiva intrinseca; o ancora come mondo magico<br />
retto da forze animistiche; ma anche, da parte delle filosofie<br />
idealistiche, come limite negativo e illusorio dello Spirito. A noi<br />
è sufficiente distinguere pochi concetti fondamentali. La <strong>Natura</strong><br />
può essere <strong>la</strong> legge arcana che rego<strong>la</strong> i comportamenti del<strong>la</strong> materia,<br />
il «principio più alto», figura metaforica dal «volto mezzo<br />
tra bello e terribile», come <strong>la</strong> definì Giacomo Leopardi; oppure<br />
può identificarsi con <strong>la</strong> comunità tangibile degli esseri viventi e<br />
non viventi, i mondi celesti, gli ecosistemi, i paesaggi, gli organismi,<br />
gli eventi di un territorio, tutti dipendenti dal principio più<br />
alto appena citato. Questo secondo caso, cui faremo più spesso<br />
riferimento, richiede a ogni autore di discernere personalmente<br />
tra ciò che vuole presentare come naturale e ciò che ritiene artificiale:<br />
una periferia cementificata e costel<strong>la</strong>ta di discariche, o<br />
un macchinario tecnologico, potrebbero anche essere frutto degli<br />
stessi principi naturali che rego<strong>la</strong>no l’universo, ma per <strong>Natura</strong><br />
preferiamo intendere qualcosa di più biologico, geologico, cosmico.<br />
La discussione è aperta, ma esu<strong>la</strong> da questo manuale.<br />
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INTRODUZIONE<br />
«<strong>Scrivere</strong> <strong>la</strong> <strong>Natura</strong>» è per noi, autori a cavallo di due millenni,<br />
un modo di rimettere in circolo esperienze e ritracciare il legame<br />
con <strong>la</strong> Terra (una Terra madre, in quanto ci dà vita e risorse, e<br />
al tempo stesso sorel<strong>la</strong>, come scrisse Francesco d’Assisi, come noi<br />
organismo complesso e minuscolo perso nell’universo). Scriverne<br />
significa proporre viaggi piccoli o grandi, nei quali <strong>la</strong> voce del<br />
narratore si fa guida per il lettore attraverso i mondi naturali. Lo<br />
intendiamo come un processo creativo che trae ispirazione dall’esperienza,<br />
volto a superare i preconcetti sul<strong>la</strong> distanza tra l’umanità<br />
e un mondo solo in apparenza ostile. Anzi, scrivere <strong>la</strong> <strong>Natura</strong><br />
significa per noi cercare di ristabilire anche nelle coscienze ciò<br />
che già è presente dentro di noi quasi come un archetipo, ovvero<br />
che del<strong>la</strong> <strong>Natura</strong> facciamo parte e che sono le nostre proiezioni,<br />
culturali, emotive, mentali, a farci sembrare che così non sia.<br />
Questo è ciò che vogliamo proporvi: scrivere e <strong>la</strong>sciare par<strong>la</strong>re<br />
<strong>la</strong> <strong>Natura</strong> attraverso le storie che si sono preparate dentro di<br />
noi e in ogni altra creatura durante le ere dell’evoluzione naturale.<br />
Sono storie infinite; come le stagioni, si ripetono ciclicamente,<br />
ma ogni nuovo narratore ha il compito di attualizzarle esprimendo<br />
significati e interpretazioni originali.<br />
Un grande esempio di narratore nuovo, che esordì nel 1900,<br />
fu Jack London. In uno dei suoi capo<strong>la</strong>vori, Il richiamo del<strong>la</strong> foresta<br />
(1903), <strong>la</strong> <strong>Natura</strong> – ovvero gli scenari, gli uomini e gli animali,<br />
i corsi d’acqua e le stagioni – è in realtà un enigma: come deve<br />
muoversi l’uomo dentro questo universo?<br />
Il clima primaverile era meraviglioso, ma i cani e gli esseri umani<br />
non ne erano consapevoli. [...] Era un mormorio che sorgeva sul<strong>la</strong><br />
terra carico ovunque di gioia di vivere. [...] Nelle conifere risorgeva<br />
<strong>la</strong> linfa. Sui salici e sui pioppi tremuli esplodevano le prime gemme.<br />
[...] I rigagnoli di acqua corrente scendevano da tutti i pendii come<br />
una musica di invisibili fontane. Si stava tutto sconge<strong>la</strong>ndo,<br />
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SCRIVERE LA NATURA<br />
dispiegando, dischiudendo. Lo Yukon era impegnato a liberarsi<br />
dal ghiaccio che lo vinco<strong>la</strong>va. [...] E in mezzo a questo risveglio<br />
del<strong>la</strong> vita che esplodeva, sferzava e palpitava, i due uomini, <strong>la</strong> donna<br />
e gli husky si trascinavano come viandanti del<strong>la</strong> morte sotto<br />
le vampate di sole e il sospiro leggero del<strong>la</strong> brezza. 1<br />
Questo passaggio sve<strong>la</strong> molto dei segreti creativi del grande autore<br />
californiano. In esso si ce<strong>la</strong> <strong>la</strong> preparazione di una conversione intima,<br />
quel<strong>la</strong> del cane Buck. L’autore descrive una natura primigenia,<br />
riesce a render<strong>la</strong> vibrante pur evitando di essere didascalico, e fa<br />
sentire al lettore tutta <strong>la</strong> potenza del risveglio di primavera; così lo<br />
prepara a un evento drammatico, ma catartico. Inesorabilmente, <strong>la</strong><br />
narrazione conduce dove si annida ciò che più angoscia noi uomini<br />
e lettori: <strong>la</strong> morte. London, per farci capire come i protagonisti<br />
umani non colgano i presagi del<strong>la</strong> fine, crea una tensione narrativa<br />
di segno «negativo» utilizzando valenze di segno «positivo».<br />
Anche l’italiano Dino Buzzati sa creare paesaggi perfetti per<br />
esprimere verità contenute nell’ordine stesso delle cose. Nel Deserto<br />
dei Tartari (1940) gli scenari naturali sono al servizio del<strong>la</strong> psicologia<br />
e del destino del protagonista, il tenente Giovanni Drogo, in viaggio<br />
tra monti selvaggi nell’illusione di realizzare i sogni di gioventù:<br />
Era quello il giorno atteso da anni, il principio del<strong>la</strong> sua vera vita.<br />
Ansioso di arrivare, Drogo, senza fermarsi a mangiare, spinse<br />
il cavallo già stanco su per <strong>la</strong> strada che si faceva ripida e incassata<br />
fra precipitosi costoni. 2<br />
Buzzati utilizza gole e dirupi in cui dirige il suo personaggio per<br />
creare un distacco fisico tra <strong>la</strong> vivace città appena <strong>la</strong>sciata e il mon-<br />
1 London, Il richiamo del<strong>la</strong> foresta, pp. 119-120.<br />
2 Buzzati, Il deserto dei Tartari, p. 23.<br />
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INTRODUZIONE<br />
do remoto e silenzioso che prenderà il posto del sogno. L’autore<br />
ci trasmette l’ansia per ciò che è sconosciuto (<strong>la</strong> Fortezza Bastiani<br />
che attende Drogo), ma anche l’angoscia strisciante che avvolgerà<br />
tutto il romanzo. Perciò Il deserto dei Tartari è anche un romanzo<br />
di ambiente, su una natura indecifrabile che circonda l’uomo.<br />
In questo risiede <strong>la</strong> sua estrema modernità: troviamo l’uomo che<br />
cerca di proteggersi dalle proprie angosce provando a entrare nel<br />
cuore del<strong>la</strong> terra desertica, senza veramente accettar<strong>la</strong> per ciò che<br />
è, ma aspettando un gesto che giunga da dietro il suo orizzonte.<br />
La forza illusoria dell’attesa è amplificata dalle gole e dai dirupi in<br />
cui l’ufficiale – minuscolo – è come risucchiato. È <strong>la</strong> natura quasi<br />
leopardiana a preconizzarne il destino: i mutamenti di colore, i<br />
movimenti d’aria che comunemente avvengono in montagna al<br />
tramonto, grazie al crescendo delle sfumature oscure, si trasformano<br />
in presagi evidenti al lettore:<br />
Guardateli, Giovanni Drogo e il suo cavallo, come sono piccoli<br />
sul fianco delle montagne che si fanno sempre più grandi e selvagge.<br />
Egli continua a salire per arrivare al<strong>la</strong> Fortezza in giornata, ma più<br />
svelte di lui, dal fondo, dove romba il torrente, più svelte di lui salgono<br />
le ombre. A un certo punto esse si trovano proprio all’altezza di Drogo<br />
sul fianco opposto del<strong>la</strong> go<strong>la</strong>, sembrano per un momento rallentare<br />
<strong>la</strong> corsa, come per non scoraggiarlo, poi scivo<strong>la</strong>no su per i greppi<br />
e i roccioni, il cavaliere è rimasto di sotto. 3<br />
Non possiamo infine prescindere da un altro grande autore italiano<br />
che per tutta <strong>la</strong> vita ha interpel<strong>la</strong>to <strong>la</strong> natura per cogliervi il destino<br />
umano: Giacomo Leopardi. Leggiamo insieme una pagina<br />
dal Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Gutierrez, dove l’autore<br />
ricrea <strong>la</strong> dimensione esistenziale di chi attende una grande scoper-<br />
3 Ibidem, p. 27.<br />
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SCRIVERE LA NATURA<br />
ta capace di dare senso al<strong>la</strong> vita. Di nuovo, a mettere gli uomini<br />
di fronte al<strong>la</strong> natura è un viaggio <strong>la</strong> cui meta, immaginata, non ha<br />
ancora dato prova di esistere. Ma <strong>la</strong> risposta, forse, è scritta nel<strong>la</strong><br />
natura stessa, nei suoi segnali. Se i pionieri impreparati di London<br />
sono incapaci di leggerli a causa del<strong>la</strong> propria arroganza (un<br />
non ve<strong>la</strong>to riferimento al<strong>la</strong> giovinezza dell’America dei pionieri e<br />
dunque al<strong>la</strong> mancanza di una storia che li mettesse in condizione<br />
di interpretare il territorio), se il tenente Drogo li ammira affascinato<br />
e dubbioso, chiedendosi quali segreti nascondano (poiché<br />
egli viene dal<strong>la</strong> vecchia Europa, dove invece <strong>la</strong> cultura e il senso<br />
del passato esistono), qui lo sguardo dell’esploratore li analizza,<br />
ne comprende <strong>la</strong> probabile origine e il potenziale messaggio. Così<br />
Colombo confida al compagno Gutierrez i segni scorti tra cielo e<br />
oceano che forse giustificheranno le tante fatiche affrontate:<br />
Da certi giorni in qua, lo scandaglio, come sai, tocca fondo [...].<br />
Verso sera, le nuvole intorno al sole, mi si dimostrano d’altra forma<br />
e di altro colore da quelle dei giorni innanzi. L’aria, come puoi<br />
sentire, è fatta un poco più dolce e più tiepida di prima. Il vento<br />
non corre più, come per l’addietro, così pieno, né così diritto, né<br />
costante; ma piuttosto incerto, e vario, e come fosse interrotto<br />
da qualche intoppo. Aggiungi quel<strong>la</strong> canna che andava in sul mare<br />
a gal<strong>la</strong>, e mostra essere tagliata di poco; e quel ramicello di albero<br />
con quelle coccole rosse e fresche. Anche gli stormi degli uccelli, benché<br />
mi hanno ingannato altra volta, nondimeno ora sono tanti<br />
che passano, e così grandi; e moltiplicano talmente di giorno in<br />
giorno; che penso vi si possa fare qualche fondamento [...]. In somma<br />
tutti questi segni raccolti insieme, per molto che io voglia essere<br />
diffidente, mi tengono pure in aspettativa grande e buona. 4<br />
4 Leopardi, Dialogo di Cristoforo Colombo e Pietro Gutierrez, in Biblioteca Italiana Za-<br />
nichelli.<br />
11
INTRODUZIONE<br />
Leopardi non aveva esperienza di viaggi oceanici, ma era un<br />
grande osservatore del<strong>la</strong> natura delle campagne a lui vicine e<br />
delle regioni italiane che visitava. Cita gli elementi del<strong>la</strong> natura<br />
che più influiscono sul nostro umore, sul<strong>la</strong> nostra immaginazione,<br />
tratteggiandoli con alcuni tocchi di colore che ce li rendono<br />
vicini, quasi tangibili. Il dialogo è strutturato in modo da <strong>la</strong>sciare<br />
libertà di incontro fra le illusioni dell’uomo e i segni promettenti<br />
del<strong>la</strong> natura, omettendo il risultato successivo. Tutto serve a dire<br />
che <strong>la</strong> condizione più bel<strong>la</strong> non è l’essere già arrivati, ma l’aspettativa<br />
stessa.<br />
<strong>Scrivere</strong> di natura con profondità non è mai stato semplice. Da<br />
secoli, l’antropocentrismo rende difficile spostare il punto di vista<br />
dell’uomo accanto a quello potenziale del<strong>la</strong> natura e dei suoi<br />
elementi. Tuttavia, è possibile e doveroso farlo, se vogliamo un<br />
futuro, non solo letterario, diverso e avvincente. Questo manuale<br />
spera di offrire una traccia a tutti coloro che desiderano dare paro<strong>la</strong><br />
al<strong>la</strong> natura, affinché il suo valore e <strong>la</strong> sua condizione acquistino<br />
maggior rilievo nel<strong>la</strong> nostra cultura.<br />
La strada per raggiungere una visione personalizzata del<br />
pianeta vivente passa per <strong>la</strong> riflessione individuale, sviluppata<br />
stando concretamente nel paesaggio o accanto a creature diverse<br />
dall’uomo. Gli elementi del<strong>la</strong> natura e gli esseri viventi sono i<br />
protagonisti: mondi popo<strong>la</strong>ti da acqua, neve, nubi, alberi, rocce,<br />
animali, in una rete complessa di re<strong>la</strong>zioni.<br />
L’auspicio è che esempi e suggerimenti di queste pagine permettano<br />
al lettore di immaginare una mappa personale, con cui<br />
partire convinto nel proprio viaggio letterario.<br />
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