La psicoterapia sistemica e i gruppi - Formazione in Psicologia

potrà mai corrispondere alla mera somma delle sue parti. Non è identificabile con le parti che lo
compongono e così come io preferisco definirlo: “ E’ Cosa Altra “. Questo assunto che
costituisce la pietra angolare dell’ottica sistemica, conserva ancora oggi tutta la sua forza
“rivoluzionaria” in grado di abbattere etichette ed etichettati. Consequenzialmente termina la
“caccia”, a metodologie atte a predire il comportamento dell’individuo nel gruppo. Questa
“caccia” era stata davvero accanita visto che persino Yalom, che si è definito uno psicoanalista
eclettico ed influenzato dalla teoria dei sistemi, si fece coinvolgere in studi discutibili. I
candidati dovevano partecipare ad un gruppo con caratteristiche simili a quello dove avrebbero
dovuto accedere in seguito per predirne il comportamento. Ovviamente per noi è uno studio che
non può essere predittivo poiché cambiando le relazioni cambieranno di conseguenza i
comportamenti.
Coerentemente con questi punti di vista risulteranno divergenti anche i criteri di esclusione.
Nella prospettiva psicoanalitica vengono adottati criteri diagnostici classici per cui non vengono
ritenuti idonei al trattamento
- Pazienti psicotici
- Pazienti narcisistici
- Pazienti tendenti al suicidio
Nella nostra prospettiva non vengono usate categorie diagnostiche come elementi invariabili. La
selezione dei partecipanti al gruppo avviene in rapporto a:
- obiettivi del gruppo
- motivazioni ed aspettative del richiedente
Le prime e più interessanti applicazioni di terapia sistemica di gruppo le ritroviamo nei gruppi
terapeutici multi-familiari e nella singolare esperienza pionieristica dell’unità diurna di
Marlborough. Cooklin ed il suo gruppo negli anni ’70 lavorarono con famiglie definite “casi
disperati”. La caratteristica più innovativa per quei tempi era il mantenimento di un setting
permanente, un’esperienza che potremmo definire più che una casa-famiglia una casa per
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