La psicoterapia sistemica e i gruppi - Formazione in Psicologia
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Dott.ssa Rossella Aurilio<br />
LA PSICOTERAPIA SISTEMICA ED I GRUPPI: STORIA E PROSPETTIVE<br />
<strong>La</strong> storia della <strong>psicoterapia</strong> di gruppo ad <strong>in</strong>dirizzo sistemico relazionale è stata caratterizzata da una<br />
marcata discrepanza tra una grande competenza, una vivace creatività ed una esigua produzione di<br />
risultati. Possiamo motivare questa <strong>in</strong>congruenza con l’identificazione del modello sistemico, per<br />
lunghi anni, quasi esclusivamente con la terapia della famiglia. E’ nella terapia della famiglia <strong>in</strong>fatti<br />
che sono confluite molte energie sia nel settore cl<strong>in</strong>ico che <strong>in</strong> quello dell’elaborazione teorica.<br />
Sicchè i terapeuti sistemici che sentivano l’esigenza di un confronto sulle diverse esperienze di<br />
<strong>psicoterapia</strong> di gruppo, non sempre hanno trovato gli spazi adeguati. Oggi la mia personale<br />
conv<strong>in</strong>zione che la <strong>psicoterapia</strong> <strong>sistemica</strong> possa e debba essere applicata <strong>in</strong> più ampi contesti, è <strong>in</strong><br />
larga misura condivisa, ma molte sono le problematiche ancora irrisolte da affrontare. Alcune di<br />
esse hanno un’assoluta priorità perché def<strong>in</strong>iscono l’ambito dell’<strong>in</strong>tervento:<br />
- Le tipologie di gruppo da prendere <strong>in</strong> esame.<br />
- Le peculiarità del nostro modello operativo.<br />
- Le differenze significative con gli altri approcci.<br />
Non credo, <strong>in</strong>fatti, sia possibile un reale confronto senza una chiara configurazione del nostro<br />
territorio.<br />
Nella prospettiva di offrire un contributo per valorizzare le differenze, propongo una<br />
comparazione dei pr<strong>in</strong>cipali temi della <strong>psicoterapia</strong> di gruppo secondo un excursus che<br />
ripercorre le tappe significative dell’applicazione cl<strong>in</strong>ica del modello sistemico<br />
CENNI STORICI<br />
Le teorie e le pratiche di gruppo si sono sviluppate nella prospettiva psicoanalitica <strong>in</strong> un tempo<br />
relativamente recente; dopo la seconda guerra mondiale e da Bion <strong>in</strong> poi <strong>in</strong> contesti<br />
prevalentemente istituzionali: ospedali, divisioni psichiatriche e comunità residenziali. Bion che<br />
<strong>in</strong>izia l’osservazione dei <strong>gruppi</strong> nella divisione riabilitativa di un ospedale psichiatrico militare, ha il<br />
merito di aver costatato che i pazienti con un compito da svolgere, avevano una dim<strong>in</strong>uzione della<br />
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s<strong>in</strong>tomatologia, ma anche quello di aver osservato che <strong>in</strong> un gruppo gli accadimenti andavano ben al<br />
di là dell’obiettivo da portare a term<strong>in</strong>e. E’ con queste osservazioni che darà <strong>in</strong>izio allo studio delle<br />
d<strong>in</strong>amiche gruppali. Nella prospettiva <strong>sistemica</strong>, le prime esperienze risalgono agli <strong>in</strong>izi degli anni<br />
sessanta. Anche <strong>in</strong> questo caso le istituzioni costituiscono i luoghi di maggior sviluppo.<br />
Inizialmente i terapeuti sistemici sono <strong>in</strong>teressati a trovare nuove risposte con le famiglie cosiddette<br />
“ difficili “ o come le def<strong>in</strong>iremo oggi, multiproblematiche. Tra i pr<strong>in</strong>cipali obiettivi la gestione<br />
delle frequenti crisi o ricadute, ma forse, <strong>in</strong> quegli anni attraversati da forti sp<strong>in</strong>te ai cambiamenti<br />
sociali, anche la necessità di ripensare al concetto di famiglia <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i più ampi ed adeguare gli<br />
<strong>in</strong>terventi a nuove realtà.<br />
Tra i temi più discussi e discordanti della <strong>psicoterapia</strong> di gruppo vanno considerati:<br />
- <strong>La</strong> tipologia<br />
- <strong>La</strong> composizione<br />
- I criteri di esclusione<br />
Per quanto riguarda la tipologia dobbiamo dire che anche nel panorama della realtà italiana ne<br />
esistono un gran numero, ma una prima dist<strong>in</strong>zione orientativa va fatta tra i <strong>gruppi</strong> che hanno<br />
una configurazione squisitamente terapeutica e quelli con configurazione esperienziale. Tra i<br />
primi <strong>in</strong>cludiamo:<br />
- Gruppi ad orientamento analitico<br />
- Gruppi centrati sui giochi di ruoli ⎨ Psicodramma<br />
- Gruppi centrati sul corpo<br />
- Gruppi di <strong>psicoterapia</strong> di terapia della famiglia<br />
Gestalt<br />
- Gruppi ad orientamento cognitivo-comportamentale<br />
- Gruppi di <strong>psicoterapia</strong> ad <strong>in</strong>dirizzo sistemico-relazionale<br />
Analisi transazionale<br />
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Tra i secondi:<br />
- Gruppi evolutivi<br />
- Gruppi di auto-aiuto ⎨ Anonimi alcolisti<br />
- Gruppi di sostegno<br />
Gruppi di genitori di pazienti psichiatrici<br />
Genitori separati<br />
Vittime di abusi<br />
Moltissime ancora sono le tipologie che troviamo presenti nella nostra realtà ed è difficile<br />
elencarle tutte. Tra queste configurazioni risultano molto <strong>in</strong>teressanti i <strong>gruppi</strong> di sostegno,<br />
collocandosi <strong>in</strong> un’area il cui conf<strong>in</strong>e tra curare, riabilitare o prevenire è molto difficile da<br />
def<strong>in</strong>ire. Questo è evidente soprattutto per le patologie della dipendenza. Alcuni progetti, <strong>in</strong><br />
quest’ambito, <strong>in</strong>tesi come riabilitativi, costituiscono spesso veri e propri percorsi terapeutici.<br />
Nella prospettiva <strong>sistemica</strong> potremo dire provocatoriamente che la questione della tipologia o<br />
nomenclatura del gruppo è poco rilevante perché <strong>in</strong> primo piano vengono poste le relazioni che i<br />
partecipanti stabiliscono al loro <strong>in</strong>terno. Sono proprio quest’ultime, per i sistemici a<br />
condizionare le d<strong>in</strong>amiche, ma anche gli accadimenti che spesso oltrepassano gli obiettivi<br />
prefissati dal protocollo. Per quanto riguarda il secondo tema, quello della composizione, la<br />
prospettiva psicoanalitica sostiene che ci sono criteri nella composizione di un gruppo che<br />
facilitano l’efficacia della terapia. Coerentemente con tale assunto viene data particolare<br />
importanza alla selezione dei candidati e si approntano metodi diagnostici che possono<br />
prevedere il comportamento dell’<strong>in</strong>dividuo relativo ad un gruppo. Un certo grado di<br />
disomogeneità è certamente uno dei criteri su cui concordano cl<strong>in</strong>ici anche di orientamenti<br />
diversi, sembrerebbe, <strong>in</strong>fatti, che tale criterio garantisca un buon funzionamento del gruppo. Il<br />
modello sistemico su questi argomenti presenta sostanziali divergenze, offrendo una diversa<br />
prospettiva, fondata sul pr<strong>in</strong>cipio della totalità. Un gruppo, come qualsiasi sistema umano, non<br />
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potrà mai corrispondere alla mera somma delle sue parti. Non è identificabile con le parti che lo<br />
compongono e così come io preferisco def<strong>in</strong>irlo: “ E’ Cosa Altra “. Questo assunto che<br />
costituisce la pietra angolare dell’ottica <strong>sistemica</strong>, conserva ancora oggi tutta la sua forza<br />
“rivoluzionaria” <strong>in</strong> grado di abbattere etichette ed etichettati. Consequenzialmente term<strong>in</strong>a la<br />
“caccia”, a metodologie atte a predire il comportamento dell’<strong>in</strong>dividuo nel gruppo. Questa<br />
“caccia” era stata davvero accanita visto che pers<strong>in</strong>o Yalom, che si è def<strong>in</strong>ito uno psicoanalista<br />
eclettico ed <strong>in</strong>fluenzato dalla teoria dei sistemi, si fece co<strong>in</strong>volgere <strong>in</strong> studi discutibili. I<br />
candidati dovevano partecipare ad un gruppo con caratteristiche simili a quello dove avrebbero<br />
dovuto accedere <strong>in</strong> seguito per predirne il comportamento. Ovviamente per noi è uno studio che<br />
non può essere predittivo poiché cambiando le relazioni cambieranno di conseguenza i<br />
comportamenti.<br />
Coerentemente con questi punti di vista risulteranno divergenti anche i criteri di esclusione.<br />
Nella prospettiva psicoanalitica vengono adottati criteri diagnostici classici per cui non vengono<br />
ritenuti idonei al trattamento<br />
- Pazienti psicotici<br />
- Pazienti narcisistici<br />
- Pazienti tendenti al suicidio<br />
Nella nostra prospettiva non vengono usate categorie diagnostiche come elementi <strong>in</strong>variabili. <strong>La</strong><br />
selezione dei partecipanti al gruppo avviene <strong>in</strong> rapporto a:<br />
- obiettivi del gruppo<br />
- motivazioni ed aspettative del richiedente<br />
Le prime e più <strong>in</strong>teressanti applicazioni di terapia <strong>sistemica</strong> di gruppo le ritroviamo nei <strong>gruppi</strong><br />
terapeutici multi-familiari e nella s<strong>in</strong>golare esperienza pionieristica dell’unità diurna di<br />
Marlborough. Cookl<strong>in</strong> ed il suo gruppo negli anni ’70 lavorarono con famiglie def<strong>in</strong>ite “casi<br />
disperati”. <strong>La</strong> caratteristica più <strong>in</strong>novativa per quei tempi era il mantenimento di un sett<strong>in</strong>g<br />
permanente, un’esperienza che potremmo def<strong>in</strong>ire più che una casa-famiglia una casa per<br />
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famiglie. <strong>La</strong> geniale caratteristica di questa esperienza resta il paradosso <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seco all’idea di<br />
creare un’istituzione per sp<strong>in</strong>gere al cambiamento le famiglie così dette croniche. Questa<br />
esperienza <strong>in</strong>fluenzò, pur con le dovute differenze, gli altri paesi europei ed <strong>in</strong> particolare la<br />
Germania e l’Italia dove nacquero le prime case-famiglia. Altre esperienze cl<strong>in</strong>iche sono<br />
rappresentate dal lavoro con i <strong>gruppi</strong> terapeutici non parentali. Sono <strong>gruppi</strong> con diverse<br />
tipologie; possono <strong>in</strong>fatti essere composti da pazienti con una omogenea condizione patologica<br />
o fase del ciclo di vita oppure possono essere <strong>gruppi</strong> misti di pazienti con problematiche ed età<br />
diverse. Il sett<strong>in</strong>g è ubicato all’<strong>in</strong>terno delle più diverse realtà sociali o istituzionali o negli<br />
istituti di formazione o <strong>in</strong> spazi privati<br />
Metodologie e Tecniche utilizzate.<br />
-Genogramma<br />
-Scultura<br />
-Simulate<br />
-Giochi <strong>in</strong>terattivi<br />
-Prescrizione di compiti f<strong>in</strong>alizzati a migliorare la coesione.<br />
Il lavoro è centrato sulle relazioni significative che si stabiliscono all’<strong>in</strong>terno del gruppo. Le<br />
tecniche sono mutuate dalla terapia della famiglia. Tutte tendono a valorizzare la funzione di<br />
rispecchiamento che il gruppo svolge per l’<strong>in</strong>dividuo. Ciascuno può scoprire un’immag<strong>in</strong>e o una<br />
def<strong>in</strong>izione di sé. E’ un’amplificazione di quello che è il normale processo evolutivo. In che<br />
cosa rassomiglio a……….?<br />
In che cosa sono diverso da…….? In questo cont<strong>in</strong>uo gioco di uguaglianza e differenza<br />
comprendiamo, ma anche costruiamo le nostre caratteristiche e ci identifichiamo con esse. E’<br />
difficile riportare fedelmente le metodologie utilizzate nelle esperienze cl<strong>in</strong>iche. Ad un’attenta<br />
analisi alcune risulteranno un’orig<strong>in</strong>ale commistione mutuata da altri modelli. Nella nostra<br />
realtà Campana l’ottica <strong>sistemica</strong> e l’esperienza gruppale si sono <strong>in</strong>contrate di frequente<br />
all’<strong>in</strong>terno dell’area della salute dando vita a realtà creative sia dal punto di vista cl<strong>in</strong>ico che da<br />
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quello dell’elaborazione teorica. Come esempio significativo citerò quello del centro diurno<br />
Gulliver, una struttura <strong>in</strong>termedia di “frontiera” dove l’esperienza del dott. Scurti (allievo<br />
didatta I.Te.R. e psicologo A.S.L. NA3 ) si traduce con pazienti tossicomani <strong>in</strong> un orig<strong>in</strong>ale e<br />
forte lavoro di gruppo. Due sedie al centro della stanza, altre due poste a sostegno dietro quelle<br />
centrali. Il gruppo a corolla. Il vissuto emotivo e la sua espressione nell’ “hic et nunc” della<br />
narrazione costituiscono il fulcro dell’<strong>in</strong>contro. A turno viene proposto il lavoro su due ragazzi<br />
con l’obiettivo di un confronto forte, forse uno scontro tra due mondi, due immag<strong>in</strong>ari. Il<br />
conduttore è parte <strong>in</strong>tegrante del lavoro, certamente mai <strong>in</strong>terprete, ma funge ora da<br />
amplificatore ora da contenitore dei vissuti emozionali. Il modello d’<strong>in</strong>tervento nasce<br />
dall’<strong>in</strong>tegrazione dell’ottica sistemico relazionale con quella fenomenologica. L’esperienza è<br />
centrata sulla commistione o contam<strong>in</strong>azione di più istituzioni: (Centro diurno, affido al<br />
Servizio, Comunità e famiglia) con membri ancora a stretto contatto con le sostanze che, senza<br />
la forza tra<strong>in</strong>ante di un confronto forte e pregnante si sarebbero fermati nel Sert, come purtroppo<br />
tanti altri, per accedere al dispensario delle sostanze. Le tecniche utilizzate sono dell’approccio<br />
sistemico e consentono di connettere le diverse storie dei partecipanti alla storia condivisa dal<br />
gruppo.<br />
IL MOVIMENTO SISTEMICO IN CAMPANIA<br />
LE ESPERIENZE FORMATIVE<br />
Nella nostra realtà partenopea molte e soprattutto molto diversificate sono state le esperienze<br />
significative soprattutto degli ultimi trent’anni, ma restando all’<strong>in</strong>terno della storia e<br />
dell’evoluzione del movimento sistemico, dobbiamo fare riferimento agli <strong>in</strong>izi degli anni ’70. In<br />
quest’epoca le forti istanze sociali <strong>in</strong>fluenzavano le esperienze di molti di noi, che nel<br />
movimento dell’antipsichiatria cercavano risposte adeguate per comprendere ed affrontare la<br />
dura realtà della malattia mentale e dei ghetti manicomiali. Sono gli anni dell’esperienza del<br />
Frullone e del Bianchi, delle assemblee autogestite da pazienti ed operatori. Questa realtà<br />
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stimola molti di noi alla ricerca di metodologie <strong>in</strong>novative, non riduttive della complessità <strong>in</strong> cui<br />
ci trovavamo immersi. Terapeuti che provenivano da ambiti diversi, confluiscono per una serie<br />
di accadimenti e curiose co<strong>in</strong>cidenze <strong>in</strong> un unico gruppo di formazione. Da quel momento le<br />
diverse esperienze di ciascuno avranno un’unica cornice di riferimento: la formazione<br />
sistemico- relazionale nell’allora mitica scuola di “V. Reno n 30” con il gruppo storico di<br />
Maurizio Andolfi, Carm<strong>in</strong>e Saccu, Paolo Menghi, Annamaria Nicolò. E’ importante ricordare<br />
che da quel gruppo sono scaturiti i primi poli didattici partenopei. Baldasc<strong>in</strong>i, Gritti ed io da un<br />
lato, Galdo, Trapanese, Maresca dall’altro, danno vita alle prime esperienze didattiche,<br />
aggregando un gran numero di terapeuti che a loro volta formeranno nuovi poli didattici ed un<br />
<strong>in</strong>tenso movimento culturale centrato sulla cl<strong>in</strong>ica e la formazione <strong>in</strong> terapia familiare.<br />
Nella metà degli anni ottanta molti terapeuti sistemici <strong>in</strong> Campania ed <strong>in</strong> altre regioni italiane si<br />
ritrovano a vivere una complessa e controversa esperienza sotto la guida di Paolo Menghi, che<br />
da tempo portava avanti un suo personale percorso evolutivo con tecniche corporee e meditative<br />
mutuate dalle discipl<strong>in</strong>e orientali. Il trasferimento progressivo di questa esperienza ad alcuni<br />
terapeuti, compreso chi scrive, darà orig<strong>in</strong>e ad un <strong>in</strong>teressante lavoro di gruppo dove tecniche<br />
corporee e meditative s’<strong>in</strong>contrano con i pr<strong>in</strong>cipi dell’ottica <strong>sistemica</strong>. Questo movimento fu<br />
capace di suscitare grandi co<strong>in</strong>volgimenti, ma altrettante polemiche e come ebbe a dire<br />
Baldasc<strong>in</strong>i <strong>in</strong> quegli anni, costituì per la “famiglia” dei terapeuti sistemici il “m<strong>in</strong>imo comun<br />
divisore”.<br />
Al di là dei significati di questa esperienza che, assieme alla figura del suo promotore,<br />
meriterebbero un’analisi che esula dal nostro tema, va ricordato come questa vicenda fu<br />
utilizzata dai <strong>gruppi</strong> di terapeuti come catalizzatore dei naturali processi di differenziazione che<br />
<strong>in</strong> quegli anni, non senza lacerazioni, andavano verificandosi, sia nell’orig<strong>in</strong>ario gruppo di V.<br />
Reno sia nei nostri <strong>gruppi</strong> campani che agli <strong>in</strong>izi degli anni novanta si ricomposero<br />
diversamente sia come <strong>gruppi</strong> sia come scuole di formazione, gettando le basi per il nostro<br />
attuale assetto. Allora come ora la passione per la ricerca e l’impegno didattico e cl<strong>in</strong>ico hanno<br />
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caratterizzato l’attività delle nostre aggregazioni che possono riconoscere nella SITF una<br />
matrice culturale comune.<br />
Caratteristiche comuni della formazione nella tradizione S.I.M.<br />
- Valorizzazione dell’identità gruppale<br />
- Monitorare: ♦ le D<strong>in</strong>amiche<br />
♦ i Processi<br />
♦ gli Stati Emotivi<br />
- Utilizzare compiti ed esercizi creativi che stimolano la coesione ma anche<br />
l’<strong>in</strong>dividuazione<br />
L’esperienza formativa<br />
è un cont<strong>in</strong>uo <strong>in</strong>terscambio<br />
tra processi paralleli<br />
<strong>Formazione</strong> - Trasformazione<br />
Apprendimento - Cambiamento<br />
Capire - Sentire<br />
Le tecniche utilizzate nel gruppo di formazione sono molteplici e per lo più legate alla creatività<br />
dei didatti, ma anche alla produzione teorica delle diverse scuole di pensiero. Il tratto comune<br />
più importante rimane l’attenzione alle istanze ed ai bisogni di cui il gruppo si fa portavoce.<br />
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L’apprendimento, pur restando l’obiettivo condiviso del sistema, deve tener conto dei<br />
movimenti emozionali del gruppo e non può attenersi pedissequamente ai tempi dei programmi<br />
scolastici.<br />
Questo gioco di cont<strong>in</strong>uo equilibrio tra apprendimento metodologico ed attenzione alla struttura<br />
di personalità, consente ai terapeuti <strong>in</strong> formazione di non perdere mai di vista l’anello di<br />
congiunzione tra il dentro ed il fuori, tra le tecniche e la personale modalità di proporle.<br />
Da questa ricca e lunga esperienza didattica nasce e si rafforza l’idea nei terapeuti sistemici di<br />
lavorare nell’area cl<strong>in</strong>ica con i <strong>gruppi</strong> non parentali, aprendosi a nuove prospettive.<br />
LA PSICOTERAPIA SISTEMICA CON LA RETE AMICALE<br />
In diverse regioni italiane, alcuni terapeuti sistemici, tra i quali chi scrive, stanno sperimentando<br />
la <strong>psicoterapia</strong> con la rete amicale del paziente. Le appartenenze che io chiamo “per scelta”<br />
presentano un potenziale trasformativo spesso evidente nelle storie dei pazienti, ma pur tuttavia<br />
scarsamente utilizzato. <strong>La</strong>voro da alcuni anni <strong>in</strong> questa direzione, utilizzando le risorse della<br />
rete sociale del paziente.<br />
Il sistema che solitamente co<strong>in</strong>volgo <strong>in</strong> <strong>psicoterapia</strong> non è omogeneo per età come potrebbe<br />
essere il gruppo dei pari e costituisce lo spazio all’<strong>in</strong>terno del quale abitualmente il paziente<br />
condivide una complessità di esperienze, sia emozionali che cognitive, f<strong>in</strong>alizzate a diverse<br />
progettualità. Le caratteristiche strutturali di questo tipo di gruppo sono così riassumibili:<br />
a) E’ un gruppo con una storia condivisa<br />
b) Viene scelto dal paziente con l’ausilio del terapeuta<br />
c) Può essere modificato nella sua configurazione coerentemente con le necessità<br />
terapeutiche (gruppo misto familiari – amici)<br />
d) E’ composto da persone significative <strong>in</strong> una precisa fase del ciclo di vita del paziente<br />
e) Gli amici che vi fanno parte, pur con le dovute differenze, hanno la capacità di esplicitare <strong>in</strong><br />
maniera diretta gli aspetti salienti della loro relazione con il paziente.<br />
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E’ molto importante sottol<strong>in</strong>eare che questo sett<strong>in</strong>g non va utilizzato come alternativa ad una<br />
terapia familiare o <strong>in</strong>dividuale <strong>sistemica</strong>, ma come peculiare evoluzione del processo terapeutico<br />
già <strong>in</strong> atto. Infatti nella misura <strong>in</strong> cui la terapia familiare favorisce la differenziazione, diventa<br />
possibile per i componenti del sistema, compreso il paziente, l’<strong>in</strong>serimento nei sistemi sociali<br />
più ampi. Questo passaggio, certamente non semplice né tanto meno automatico, da un lato può<br />
riproporre difficoltà isomorfiche a quelle sperimentate nel sistema familiare, dall’altra può<br />
costituire una fonte di imput completamente nuovi per superare quelle stesse problematiche. <strong>La</strong><br />
terapia col sistema amicale contribuisce a consolidare un’area <strong>in</strong>termedia tra il noto territorio<br />
familiare e quelli più vasti e sconosciuti del sociale. In questo sett<strong>in</strong>g è possibile sperimentare,<br />
una diversa e più precisa def<strong>in</strong>izione del sé, soddisfacendo il bisogno di una maggiore<br />
<strong>in</strong>tegrazione dei diversi aspetti dell’identità. <strong>La</strong> convocazione dei partecipanti alla seduta è un<br />
momento molto delicato. <strong>La</strong> scelta dei tempi resta responsabilità del terapeuta che deve valutare<br />
la reale disponibilità a modificare il sett<strong>in</strong>g.<br />
Obiettivi della terapia<br />
S<strong>in</strong>teticamente è possibile <strong>in</strong>dividuare le f<strong>in</strong>alità più salienti di questa tecnica terapeutica:<br />
A) Prevenire l’<strong>in</strong>staurarsi di relazioni disfunzionali che presentano le stesse caratteristiche dei<br />
rapporti <strong>in</strong> famiglia<br />
Infatti di non poca importanza è la possibilità di mettere appunto una sorta di programma<br />
preventivo per quei rapporti che appaiano già <strong>in</strong>izialmente all’<strong>in</strong>segna della disfunzionalità e<br />
della dipendenza. Molto spesso, <strong>in</strong>fatti, proprio le patologie nell’area delle dipendenze<br />
presentano un fenomeno assai ricorrente: i pazienti via via che disabilitano dalla funzione di<br />
sostegno l’oggetto da cui sono dipendenti, <strong>in</strong>vestono le persone significative del gravoso<br />
compito di sorreggere la loro identità neonata. Attuare, dunque, il programma preventivo<br />
significa avere la possibilità, attraverso la testimonianza del gruppo, di monitorare i movimenti<br />
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elazionali ed emozionali del paziente che, grazie al forte senso di appartenenza, è più<br />
disponibile a mettersi <strong>in</strong> discussione.<br />
B) Permettere al paziente di sperimentare le conseguenze positive dei suoi cambiamenti.<br />
Durante le sedute con gli amici il paziente diventa sempre più consapevole delle personali<br />
modalità <strong>in</strong>terattive e può sperimentare evoluzioni e cambiamenti. Può <strong>in</strong>oltre risultare molto<br />
utile offrire anche al “gruppo prescelto” <strong>in</strong>dicazioni per poter vivere produttivamente relazioni,<br />
talvolta davvero complesse.<br />
C) Sostenere l’identità sociale<br />
Attraverso la rivisitazione di alcuni eventi significativi condivisi, i partecipanti alla seduta<br />
rimandano al paziente immag<strong>in</strong>i talvolta molto discordanti, talvolta omogenee. In questo gioco<br />
di confronto, utilizzando i diversi punti di vista, è possibile correggere la distanza esistente tra<br />
l’immag<strong>in</strong>e di sé percepita e quella trasmessa .<br />
Non possiamo <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, ignorare, che qualsiasi metodologia può avere <strong>in</strong>dicazioni, ma anche<br />
contro<strong>in</strong>dicazioni che bisogna avere <strong>in</strong> giusta considerazione.<br />
CONTROINDICAZIONI RELAZIONALI<br />
• Appartenenza ad un sistema familiare fortemente <strong>in</strong>vischiato.<br />
• Presenza di una rete sociale scarsamente significativa con basso grado di appartenenza, e<br />
legami amicali superficiali.<br />
• Intolleranza verso cambiamenti del sett<strong>in</strong>g terapeutico dove nuove figure verrebbero<br />
vissute come <strong>in</strong>trusive e distruttive<br />
INDICAZIONI TERAPEUTICHE<br />
• Patologie della dipendenza<br />
• Da sostanze psicoattive<br />
• Da gioco d’azzardo<br />
• Da rete<br />
• Disfunzioni del comportamento alimentare.<br />
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In Tutti quei casi <strong>in</strong> cui va sostenuto il passaggio all’età adulta e il riprist<strong>in</strong>o della vita sociale e<br />
di relazione.<br />
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