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Dossier Bernard Zadi Zaourou, quelques mois après ... - RiMe - Cnr

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Corrado Zedda<br />

degli studiosi è stata opera dello storico Raimondo Turtas, che è stato<br />

di fatto il primo a utilizzarne concretamente e in modo approfondito<br />

i contenuti per tracciare un quadro del contesto storico e religioso<br />

della Sardegna tra la fine dell’XI secolo e gli inizi del XII 12 . In<br />

quest’ottica egli ha utilizzato la lettera per supportare la sua teoria<br />

sulla datazione della venuta in Sardegna del legato pontificio, incari‐<br />

cato di convocare un concilio per la divisione dell’isola in tre provin‐<br />

ce ecclesiastiche, a un periodo collocabile tra il 1066 e il 1070, durante<br />

il pontificato di Alessandro II 13 .<br />

Anche Turtas, come Volpini, non menziona la trascrizione di Dor‐<br />

meier ed essendo Turtas lo studioso di riferimento per la nostra lette‐<br />

ra, per averne veicolato conoscenza e interpretazione, tutti gli studio‐<br />

si successivi, fossero i suoi allievi o provenienti da altre scuole, si so‐<br />

no rifatti alla sua opera, o al massimo sono risaliti a Volpini, senza<br />

mai indagare sull’esistenza di altri studi in proposito o reperire<br />

l’originale della lettera per una verifica dei suoi contenuti 14 .<br />

Successivamente a Turtas, del documento si è occupato Paolo Ma‐<br />

ninchedda 15 . Anche secondo questo studioso il legato pontificio<br />

giunge in Sardegna sotto Alessandro II, per dare un forte impulso al‐<br />

la riorganizzazione delle sedi episcopali sarde con la nomina di nove<br />

nuovi vescovi che sarebbero andati a ricoprire non solo le diocesi suf‐<br />

fraganee cagliaritane ma anche quelle di altre diocesi isolane 16 .<br />

12 R. Turtas, Storia della Chiesa, pp. 182‐188.<br />

13 Ibi, p. 185. Tale interpretazione, pur contenendo degli aspetti sicuramente inte‐<br />

ressanti, non è pienamente condivisibile perché basata sulla tesi della totale genui‐<br />

nità della carta del giudice cagliaritano Orzocco Torchitorio relativa ai beni<br />

dell’arcivescovado cagliaritano (1074), di cui abbiamo proposto l’inaccoglibilità<br />

(cfr. C. Zedda ‐ R. Pinna, La Carta).<br />

14 Anche il recente B. Galland, Les authentiques, in particolare p. 157, pur essendo<br />

un’opera fondamentale nel suo campo, continua a non citare e quindi non conosce‐<br />

re l’edizione Dormeier. Ha preso invece in considerazione l’edizione di Dormeier<br />

H. Bloch, Montecassino, vol. II, parts. III‐IV, p. 1109‐1110.<br />

15 P. Maninchedda, Medioevo latino, pp. 118‐119 e riproposizione della trascrizione<br />

Volpini alle pp. 172‐174.<br />

16 Ibi, p. 119. A mio avviso, però, Maninchedda non interpreta correttamente il pas‐<br />

so della lettera al quale sta facendo riferimento. Infatti, l’arcivescovo Guglielmo ri‐<br />

corda che i nove vescovi di cui si parla si sono succeduti nella diocesi sulcitana a<br />

partire dalla data di creazione delle diocesi suffraganee e fa riferimento solamente<br />

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