allegati - Pro Loco San Damiano
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Università degli studi di Torino<br />
Facoltà di Scienze Politiche<br />
Corso di Laurea in Studi Internazionali<br />
TESI DI LAUREA TRIENNALE<br />
STORIA DELLA CHIESA<br />
I santuari mariani nel Roero in età moderna<br />
RELATORE<br />
<strong>Pro</strong>f. Giorgio Cracco<br />
Candidata: Franco Elena<br />
N. matricola: 235763<br />
Anno Accademico 2006- 2007<br />
1
INDICE<br />
Introduzione p.3<br />
Capitolo 1<br />
Il culto mariano dalle origini all’età moderna p.4<br />
1.1 I primi secoli del Cristianesimo p.4<br />
1.2 L’epoca dei padri della Chiesa p.5<br />
1.3 Il Medioevo p.7<br />
1.4 Dal Medioevo all’età moderna p.10<br />
Capitolo 2<br />
Le cappelle campestri canalesi<br />
p.17<br />
2.1 Cappella campestre di Maria SS. Ausiliatrice p.20<br />
2.2 Cappella campestre della Madonna dei Cavalli p.22<br />
2.3 Cappella campestre della Madonna della Roretta p.24<br />
2.4 Cappella campestre della Madonna del Pilone p.26<br />
2.5 Oratorio dell’Immacolata Concezione p.28<br />
2.6 Cappella campestre della SS. Trinità p.29<br />
2.7 Cappella campestre della Madonna del Rivo p.31<br />
2.8 Cappella campestre della Madonna di Loreto p.35<br />
2.9 Cappella campestre della Madonna di Mombirone p.43<br />
Bibliografia<br />
p.54<br />
Allegati<br />
p.56<br />
2
INTRODUZIONE<br />
Il culto della Madonna è in un certo modo antico quanto la Chiesa,<br />
poiché si riallaccia direttamente a quegli spunti di lode e di<br />
ammirazione che i Vangeli forniscono di lei. Nei secoli seguenti esso<br />
si esplicitò via via nella vita dei cristiani con atteggiamenti di<br />
venerazione, di invocazione e di imitazione, assumendo espressioni<br />
dettate dalle condizioni religiose e culturali di ogni epoca.<br />
Tuttavia, dai primi secoli della Chiesa fino a oggi, è possibile<br />
individuare quel carattere cristologico che perdurò sempre come una<br />
costante nella storia del culto mariano di tutti i tempi. Pertanto il<br />
rapporto Cristo-Maria può essere considerato allo stesso tempo un<br />
principio di continuità del culto a Maria ed un motivo determinante<br />
delle sue variazioni.<br />
A livello locale, in modo particolare per quanto concerne il territorio<br />
del Roero il culto mariano è collegato alla vita economica e sociale, e<br />
ha come protagonisti gruppi di censo, sesso ed età tesi alla difesa<br />
dall’esterno, in una concezione della religione che accomuna la<br />
salvezza individuale a quella collettiva. Il culto mariano rappresenta lo<br />
strumento, ma anche il simbolo della volontà del popolo con cui unirsi<br />
per fare fronte alle difficoltà della vita quotidiana.<br />
3
IL CULTO MARIANO DALLE ORIGINI<br />
ALL’ETA’ MODERNA<br />
I PRIMI SECOLI DEL CRISTIANESIMO<br />
Negli scrittori neotestamentari e negli autori cristiani dei primi<br />
secoli i richiami a Maria vengono fatti con estrema parsimonia e non<br />
meraviglia il fatto che le testimonianze dirette circa l’ esistenza di un<br />
culto verso di lei siano rarissime e si presentino con un certo ritardo.<br />
Si possono tuttavia ritenere testimonianze indirette di un culto<br />
mariano primitivo alcuni cenni del Nuovo Testamento nei quali si<br />
esprime una certa lode e venerazione nei confronti della madre del<br />
Signore (Lc 1,45; 1,48-49; 11,27).<br />
Maria fu comunque presente nel culto liturgico della chiesa<br />
primitiva. Lo confermano antiche formule del simbolo battesimale,<br />
della cosiddetta “regula fidei” e dell’ anafora eucaristica. Il suo<br />
inserimento nel mistero della Chiesa è la conseguenza del fatto che i<br />
cristiani vedevano nella fede della Chiesa un prolungamento della<br />
fede in lei.<br />
Maria era considerata come una testimone privilegiata ed importante<br />
dell’ economia della salvezza, al cui compimento ha contribuito così<br />
da vicino, mediante la sua totale adesione alla volontà di Dio. Furono i<br />
due titoli “prima tra i credenti”, la cui fede superò ogni prova ed<br />
ostacolo, e di “testimone” privilegiata del mistero di Cristo, che<br />
giustificarono ed incrementarono forse il culto mariano.<br />
4
In epoca molto antica, già verso la fine del I secolo, alcuni scritti<br />
apocrifi si occupano con interesse e con abbondanza di dettagli della<br />
vita e della persona di Maria e cercano di ovviare alla scarsezza delle<br />
notizie fornite dai testi autentici della rivelazione. Questi libri non<br />
incisero nella progressiva esplicitazione del dogma mariano, perché<br />
contestati e rifiutati dai padri e dal magistero ecclesiale; ma ebbero un<br />
influsso notevole sull’ arte religiosa, sul culto, sulla predicazione e in<br />
misura speciale sulla devozione popolare. Il rapporto unico e<br />
privilegiato che unisce Maria al Figlio divino era visto, in termini di<br />
fede popolare, come una sorgente di grandezza e di potenza per lei e<br />
quasi come un titolo che l’abilitava ad amministrare la grazia e la<br />
misericordia divina. Già Origine la presentava come modello per<br />
eccellenza di verginità alle donne, accanto al Cristo, modello di<br />
verginità per gli uomini; ed importante sarà l’ influsso di questo<br />
grande scrittore cristiano sul movimento monastico del secolo IV, che<br />
vedrà in Maria il modello classico delle vergini consacrate.<br />
L’ EPOCA DEI PADRI DELLA CHIESA<br />
A partire dal IV secolo, la devozione alla Madonna, accompagnata<br />
da un adeguato sviluppo dottrinale, denota un progressivo incremento<br />
che condurrà alla grandiosa fioritura del secolo seguente.<br />
In questo periodo sorgono le prime eresie mariologiche<br />
storicamente verificabili. E’ nota la reazione di <strong>San</strong> Epifanio contro<br />
gli antidicomarianiti, che oscuravano la gloria della madre del Signore<br />
negando la sua perpetua verginità, e contro le storture culturali di una<br />
5
setta femminile detta delle Colliridiane, le quali offrivano in sacrificio<br />
alla Vergine una specie di torta di farina. Egli stabilisce con chiarezza<br />
la diversità tra il culto di adorazione da rendersi a Dio e l’ onore<br />
dovuto a Maria.<br />
Più tardi altri scritti attestano l’ esistenza di un’ altra forma di<br />
esagerazione cultuale che tendeva ad ampliare oltre il dovuto i limiti<br />
della bontà e della misericordia di Maria, fino al punto di attribuirle<br />
interventi d’ intercezione a favore dei dannati. Queste deviazioni<br />
dimostrano che già allora esistevano delle tendenze popolari volte alla<br />
ricerca di forme spontanee di culto mariano che si collocano su un<br />
piano distinto da quello liturgico.<br />
A questo periodo risalgono le prime notizie di apparizioni della<br />
Madonna. Sozomeno ci informa che in una piccola chiesa di<br />
Costantinopoli una divina potenza distribuiva grazie ai malati e ai<br />
bisognosi. Lo storico aggiunge che era convinzione comune si<br />
trattasse della madre del Signore. A sua volta san Gregorio Nisseno<br />
parla di una apparizione della Vergine a san Gregorio Taumaturgo: già<br />
a quest’ epoca le apparizioni non erano guardate come dei fenomeni<br />
impossibili o anormali.<br />
Sempre in questo periodo si vedono comparire altre forme di culto<br />
che diverranno tradizionali nella storia della pietà mariana: si tratta del<br />
culto delle immagini che, secondo san Basilio, era conforme alla<br />
tradizione apostolica e non era proibito nelle chiese, e del<br />
pellegrinaggio.<br />
6
Nel V secolo il culto mariano assume le dimensioni di un fenomeno<br />
grandioso ed è ormai diffuso dappertutto in Oriente e in Occidente.<br />
Alcune solennità del Signore diventano ben presto delle feste<br />
“congiunte” nelle quali la celebrazione della Vergine entra a far parte<br />
degli schemi liturgici: festa del Natale e presentazione di Gesù al<br />
tempio. Il mistero dell’ Annunciazione diventa oggetto di una festività<br />
autonoma. Sotto l’ influsso di scrittori apocrifi che descrivono il<br />
transito di Maria da questa terra al cielo, il 15 agosto diventa in<br />
Oriente la festa della Dormizione e vuole commemorare il “dies<br />
natalis” della Vergine. Questa solennità passò più tardi in Occidente e<br />
prese la denominazione di Assunzione di Maria al cielo.<br />
Più avanti nel tempo, furono introdotte altre festività: la Natività di<br />
Maria, la Presentazione di Maria al tempio e della Concezione.<br />
Lo sviluppo storico del culto mariano ha contemporaneamente,<br />
come causa e come conseguenza, una straordinaria fioritura di<br />
letteratura liturgica, soprattutto degli inni celebrativi e delle omelie.<br />
IL MEDIOEVO<br />
Con la progressiva separazione dell’ impero d’ Oriente dal mondo<br />
occidentale, il culto mariano subisce una diversa evoluzione nella<br />
chiesa bizantina ed in quella occidentale.<br />
In Occidente la società subisce profonde trasformazioni. Le<br />
condizioni di insicurezza sociale, i pericoli, le guerre provocate dalle<br />
invasioni ed il processo di assimilazione delle popolazioni barbariche<br />
nel territorio dell’ impero romano e del loro inserimento nella<br />
7
mentalità e nella civiltà classica favoriscono il culto di forti<br />
personalità che si impongono e che riescono a conquistarsi una<br />
posizione di privilegio e di prestigio nel tessuto sociale. In<br />
opposizione all’ affermarsi di individui forti in senso personalistico, si<br />
colloca la massa dei più, i quali si nascondono dietro l’ anonimato e<br />
hanno bisogno dei primi per la difesa dei loro diritti elementari.<br />
I fedeli si considerano sempre meno dei membri vivi ed attivi della<br />
Chiesa, con un proprio compito ed una propria responsabilità, e<br />
tendono a coprirsi dietro la responsabilità collettiva dell’ istituzione e<br />
a ritenersi dei semplici sudditi. I pastori e i ministri del culto, invece di<br />
essere dei servitori del popolo di Dio, si presentano piuttosto come<br />
capi e la Chiesa la si considera come una società gerarchica.<br />
Per meglio affrontare il tema della diffusione del culto mariano in<br />
Occidente ci si può riallacciare alla richiesta che Matilde di<br />
Canossa rivolse a Giovanni da Mantova: “chi era Maria, che cosa<br />
dicevano di lei i Vangeli”. Gregorio VII, in una lettera<br />
precedentemente inviata a Matilde, considerava Maria dapprima<br />
come “madre del Signore” e successivamente le affidava un<br />
compito nuovo, quello del prete che confessa i peccatori e li<br />
predispone al banchetto eucaristico. Di fronte a queste<br />
affermazioni, Matilde rimase sconcertata, infatti per il mondo<br />
signorile feudale il centro sacrale era Cristo e più ancora la Trinità,<br />
Maria aveva una posizione di rilievo, ma sempre inserita in<br />
un’articolata gerarchia di santi. Così Matilde si rivolse a Giovanni<br />
da Mantova per avere chiarimenti. Anch’ egli si trovò spiazzato<br />
8
essendo di cultura veterotestamentaria. Secondo Giovanni da<br />
Mantova Maria ebbe il merito di aver ascoltato il verbum vitae e di<br />
averlo portato con sé. Tesi che appariva coerente con la cultura<br />
agostiniana, che vedeva in Maria una santa, ma non esente da<br />
peccato originale in quanto figlia di Eva.<br />
Nel suo libro “Liber de <strong>San</strong>cta Maria” commenta in modo critico il<br />
Vangelo di Luca, il più mariano degli evangelisti. Giovanni presenta<br />
Maria come un essere del tutto estraneo all’ uomo e alla carne, quasi<br />
divino; la sua Maria è “trinitaria: “sposa dello spirito”, “madre del re<br />
dell’ universo” e “regina del cielo”.<br />
La sua Maria era “piena di grazia”, era abitata e posseduta dallo<br />
spirito, troppo celeste per essere imitata, apparteneva più a Dio che<br />
all’ uomo, era più vicina a Dio che all’ uomo. Il termine più usato<br />
da Giovanni per affrontare il tema di Maria è munditia: ella era la<br />
mundata per eccellenza, la sola virgo. L’aspetto innovativo<br />
consiste nell’interpretare la munditia di Maria come il segno di una<br />
sua totale separazione dall’umanità; tesi che trova conferma<br />
nell’espressione Nescio Virum. L’espressione utilizzata indicava<br />
che Maria ignorava l’uomo, nel senso che non sapeva cosa fosse e<br />
neanche avrebbe potuto concepire la carne. Accettava di essere<br />
desposata; trucco che venne ideato da Dio per non permettere al<br />
diavolo di accorgersi della nascita di un divino salvatore, fatto di<br />
carne e quindi evitare che potesse sedurlo.<br />
Non riusciva a riportare in terra Maria, a spiegare a Matilde<br />
perché Maria poteva essere la sua padrona e confidente. Per quanto<br />
9
concerne il rapporto tra Maria e l’umanità lo stesso Giovanni non si<br />
sente capace di parlare o di scrivere di Maria; questo testimonia<br />
come non fosse in grado o forse non volesse capire la Maria di<br />
Gregorio VII. Al contrario di quanto credeva Giovanni da<br />
Mantova, Maria poteva collocarsi accanto ad ogni creatura. La<br />
differenza tra le due visioni è da ricercare nel lessico: l’autore parla<br />
di una santità fondata sulla predominanza dello spirito sulla carne<br />
mentre Gregorio VII parla di una santità fondata sulla povertà.<br />
Per quanto concerne Gregorio VII nel suo Registrum vede in<br />
Maria la mediatrice unica attraverso cui Dio si manifesta al mondo<br />
e l’arma per combattere il clero corrotto e simoniaco. Gregorio VII<br />
le attribuisce il compito di rimettere i peccati e, essendo arduo<br />
trovare buoni confessori, viene invocata per sostituirli. Si realizza<br />
così una Chiesa, che essendo libera dalla carne, ha le qualità per<br />
avvicinare l’uomo a Dio. Questa situazione non si sarebbe potuta<br />
realizzare senza la cattura di Maria da parte della Chiesa di Roma,<br />
avendo come conseguenza il passaggio dalla Chiesa di Pietro a<br />
quella di Maria.<br />
Gregorio VII si presenta diverso da Gregorio Magno a tal punto<br />
da prospettare una coscienza di Chiesa divergente.<br />
Nel corso dell’XI secolo si fronteggiano due modelli di Chiesa, che<br />
richiamano le visioni di Gregorio VII e di Gregorio Magno.<br />
Gregorio Magno ipotizza un uomo che sia in grado di riscattarsi<br />
fino a diventare un vir Dei a prescindere dalla condizione sociale.<br />
Era consapevole dell’importanza del corpo e del fatto che Dio<br />
10
volesse abitare in ogni corpo redento, che a sua volta si era<br />
incarnato.<br />
Gregorio Magno concepisce la Chiesa a servizio dell’uomo e gli<br />
ecclesiastici come profeti che avrebbero dovuto aiutare l’uomo a<br />
diventare dimora di Dio. Dato che l’uomo deve salvarsi da tutto,<br />
Gregorio Magno è consapevole dell’importanza del potere secolare<br />
in modo particolare sottolinea il ruolo svolto da Costantino; ci<br />
volevano due poteri, ovvero Stato e Chiesa che attraverso<br />
un’attività comune aiutassero l’uomo a salvarsi.<br />
Gregorio VII intende l’uomo in termini completamente diversi,<br />
come un essere denigrato: l’uomo può salire fino al cielo, ma non è<br />
in grado di farlo con le proprie forze; ci voleva qualcosa che lo<br />
aiutasse, che lo portasse sulle proprie spalle: la Chiesa di Roma,<br />
l’unica veramente portatrice dello spirito e dotata di un vertice.<br />
L’unico elemento importante era la Chiesa di Roma con la sua<br />
gerarchia; in contrapposizione con quanto sostenuto da Gregorio<br />
Magno, Gregorio VII sottolinea la presenza di un solo potere,<br />
quello ecclesiastico e non quello materiale. Intorno alla Chiesa di<br />
Roma si concentravano tutte le risorse a sostegno della missione di<br />
Gregorio VII. In seguito sulla sua scia le iniziative promosse si<br />
moltiplicarono, come per esempio i Luoghi <strong>San</strong>ti.<br />
Nonostante la politica teologica di Gregorio VII fosse<br />
indubbiamente dilagante è possibile individuare una opposizione<br />
condotta nel nome di Gregorio Magno, ovvero colui che proponeva<br />
un modello alternativo di Chiesa. Un esempio è l’opera di<br />
11
Desiderio da Montecassino “Dialogi de miraculis <strong>San</strong>cti<br />
Benedicti” che testimoniano la nostalgia per una Chiesa fatta di<br />
Viri Dei, una Chiesa staccata dal mondo al fine di portare Dio<br />
all’uomo, non una Chiesa come quella di Gregorio VII, che il<br />
mondo intende dominare al fine di portare gli uomini a Dio.<br />
Lo stesso Francesco d’Assisi non raggiunse mai gli entusiasmi<br />
mariani di Bernardo nonostante gli autori gli attribuissero la<br />
fondazione di un santuario mariano.<br />
La rivoluzione frutto del pensiero di Gregorio VII pone al centro<br />
Maria mettendo in questo modo in discussione la centralità di<br />
Cristo anzi segnando un allontanamento dell’uomo da Dio:<br />
costretto ad attendere l’umanità salvata attraverso Maria.<br />
DAL MEDIOEVO ALL’ETA’ MODERNA<br />
In questo periodo colpisce il fenomeno, parallelo all’ emergere di<br />
santuari, del collasso dell’ istituto parrocchiale che convive sia con<br />
la svolta profonda della formazione dello Stato regionale sia con l’<br />
avanzata di una preriforma cattolica. Moltissime chiese cadevano<br />
in rovina senza che alcuno se ne occupasse o trovasse i mezzi per<br />
ricuperarle; nelle stesse chiese non si celebrava, non si predicava,<br />
non si davano periodicamente i conforti religiosi e spesso nessun<br />
prete vi risiedeva stabilmente pur essendone titolare e quindi<br />
sollecito a percepire le rendite legate al beneficio.<br />
La causa di questa crisi andava attribuita non tanto ai singoli preti<br />
o chierici, ma piuttosto al sistema di provvista di cariche maggiori e<br />
12
minori che privilegiava il godimento del beneficio a scapito dell’<br />
espletamento dell’ officio.<br />
La conseguenza che ne derivò fu quella di andare alla ricerca dei<br />
conforti religiosi dovunque fosse possibili trovarli. E l’ eccesso del<br />
culto mariano che si manifesta , si può considerare la risposta al<br />
declino della funzionalità della parrocchia e sfocia nella<br />
realizzazione di una nuova chiesa non parrocchiale, ma in grado di<br />
sostituirla.<br />
Il santuario sostituisce in parte o per tutto la chiesa parrocchiale<br />
anche se funzionante in via eccezionale: la Vergine non chiede che<br />
la sua chiesa sia frequentata sempre, con sostituzione totale della<br />
parrocchia, ma solo in certe occasioni: nelle festività a Lei dedicate<br />
e nella prima domenica del mese. Il culto religioso ordinario<br />
rimaneva a carico delle parrocchie.<br />
La Vergine era inattaccabile; nessun parroco poteva protestare<br />
per il fatto che la Vergine gli sottraeva fedeli; né la Vergine poteva<br />
essere “sospesa” dal vescovo in forza dello ius parrochiale.<br />
I dinamismi religioso-ecclesiastici tipici del tre-quattrocento<br />
furono decisi per la nascita e il diffondersi dei santuari mariani.<br />
Di fronte al collasso delle parrocchie e del clero secolare che ne era<br />
responsabile, il rimedio escogitato fu quello di ricorrere al culto<br />
mariano dietro al quale si nascondevano le nuove formazioni<br />
religiose o anche le vecchie formazioni ma riformate e osservanti e<br />
non si optò per il ricorso a formazioni diverse dal clero.<br />
13
Questo periodo è caratterizzato da due posizioni estreme: la<br />
prima del rifiuto del fenomeno santuariale e la seconda della piena<br />
accoglienza del fenomeno dentro le istituzioni della Chiesa. Le due<br />
posizioni sono cronologicamente ben distinte e per comprenderne<br />
meglio i contenuti è necessario fornirne due esemplificazioni.<br />
Nel primo caso la Visione della Madonna da parte di una donna<br />
venne respinta da parte del vescovo; simbolo del fatto che la<br />
gerarchia detestava tutto quello che concerneva le visioni e che non<br />
era disposta ad accettare le esperienze religiose che non potevano<br />
essere inserite nei quadri ecclesiastici tradizionali.<br />
Nel secondo caso si è di fronte al completo assorbimento da parte<br />
della gerarchia del fenomeno dei santuari, inteso come elemento<br />
utile per la sopravvivenza della Chiesa.<br />
Il passaggio dalla prima alla seconda posizione si ebbe<br />
dimostrando il ruolo che Maria aveva nella Chiesa.<br />
Il culto mariano costituì inizialmente una peculiarità dell’ Oriente<br />
cristiano, dove fin dai primi del VII secolo Costantinopoli fu<br />
affidata alla protezione della Vergine Madre di Dio.<br />
In Occidente la svolta decisiva si ebbe dopo il Mille con Gregorio<br />
VII che vide in Maria la mediatrice preferita attraverso cui Dio ama<br />
passare per manifestarsi al mondo, la regina di quel regno dei cieli<br />
di cui Dio è sovrano. La figura di Maria dilagò anche presso il<br />
mondo dei riformatori, i suoi titoli si moltiplicarono e apparve non<br />
solo come “regina del cielo”, ma anche come “regina del mondo”.<br />
14
Il ruolo di Maria trovò uno sbocco gigantesco presso i monaci nel<br />
Quattrocento e non si può non citare Bernardo di Chiaravalle.<br />
Viene potenziato il modello mariano: Maria mediatrice di Dio,<br />
ancora di salvezza per l’ intero ordine monastico: la Vergine<br />
compare volentieri ai monaci, collabora con loro.<br />
Nel XII secolo è significativo il fatto che non poche chiese delle<br />
città-Stato dell’ Italia centrosettentrionale siano dedicate meno a<br />
Maria e ben più a una pluralità di santi. Del mutato clima si trova<br />
un eco presso Innocenzo III, agli occhi del quale Maria non appare<br />
né come la metafora del papato né come il cuore della Chiesa.<br />
Il binomio papato-Maria tornò a ricomporsi nel corso del<br />
Duecento con Federico II e ancor più al tempo del marializzarsi<br />
degli ordini maggiori: Maria non apparve mai a Francesco d’Assisi<br />
al contrario di Salimbene da Parma.<br />
Nel Trecento con il venir meno della centralità del papato, anche<br />
la centralità di Maria si appanna e a volte si dissolve.<br />
Si ha una nuova svolta nella storia della Chiesa: Maria non più<br />
proposta dai vertici ecclesiali, non più strumento di coesione tra<br />
istituzioni ecclesiastiche e masse credenti. Essa diventa risorsa di<br />
piccolo gruppi spirituali grazie ai quali e con la spinta di leaders<br />
carismatici erompe di nuovo attraverso canali segreti. La devozione<br />
mariana si diffonde attraverso pratiche di massa: compare una<br />
Maria che non proviene più da Pietro.<br />
Lentamente la frattura tra Maria e Pietro si risalda, si entra così<br />
nella fase del binomio Maria- Pietro.<br />
15
Nel secondo Quattrocento si registra un maggior interesse da<br />
parte dei pontefici nei confronti degli ordini religiosi; l’obiettivo<br />
era quello di coordinare l’azione in modo tale da favorire il rilancio<br />
delle istituzioni pastorali. Si assistette al recupero dei santuari<br />
mariani; tale fenomeno fu di importanti dimensioni al punto che si<br />
giunse a pensare che Maria non avesse soltanto più la funzione di<br />
“intercedere”, ma anche di “decidere”. L’idea che incominciò a<br />
diffondersi era che Maria, essendo la mediatrice di tutti i credenti<br />
presso il Salvatore, doveva essere favorita in tutti i modi compresi i<br />
luoghi di culto a lei dedicati.<br />
Nel Quattrocento l’aspetto religioso deve tener conto anche dei<br />
cambiamenti che si delineano anche a livello politico con<br />
l’affermarsi degli Stati moderni, che si mettevano in conflitto con<br />
l’universalità del papato. La protezione celeste discendeva<br />
direttamente sui singoli stati e sui luoghi sacri gestiti dai poteri<br />
laici. In questo quadro divenne una necessità da parte del papato<br />
assumere Maria come la “santa” della Chiesa di Roma, simbolo<br />
della sua universalità. Quanto detto non può essere solo interpretato<br />
in termini politici, ma dato che non vi era possibilità da parte del<br />
papato di combattere gli Stati la soluzione fu quella di “abitarli”.<br />
<strong>San</strong>tuari mariani e parrocchie dovevano coabitare per favorire la<br />
devozione di Maria e Pietro.<br />
16
LE CAPPELLE CAMPESTRI CANALESI<br />
L’area canalese nella prima metà del XIII secolo (dis. di Roberto Molino).<br />
La cappella campestre costituiva nella società rurale in cui era inserita<br />
un punto focale: era considerata dai contadini e dai piccoli<br />
commercianti come l’espressione di devozione sacra e un’autonomia<br />
di natura socio-religiosa. Le cappelle erano edificate nella maggior<br />
parte dei casi in alto, sui poggi ed anche all’incrocio di strade per<br />
proteggere i coltivi intorno. Inoltre la posizione in cui venivano erette<br />
metteva in luce la stretta connessione tra la sfera religiosa e quella<br />
esistenziale nel pensiero delle genti del passato. Per quanto riguarda il<br />
territorio canalese la loro disposizione rivela una certa strategia: <strong>San</strong>ta<br />
Maria Ausiliatrice domina la valle del Borbore; vicino al concentrico<br />
17
troviamo la “Gran Madre” mentre sul ciglione opposto scorgiamo la<br />
Madonna del Loreto; dall’altra si notano la SS. Trinità e la cappella di<br />
Mombirone. Nascono spesso in aperta campagna: <strong>San</strong> Vittore, le<br />
cappelle di Mombirone e di Maria Ausiliatrice.<br />
In altri casi intorno ad esse si riuniscono le borgate: <strong>San</strong> Defendente,<br />
Madonna dei Cavalli, Madonna di Loreto e <strong>San</strong>t’Antonio Abate. Altre<br />
si trovano nelle vicinanze di cascinali: <strong>San</strong> Grato, <strong>San</strong> Michele, la<br />
Trinità, <strong>San</strong> Siro e la Gran Madre.<br />
Le cappelle campestri rappresentano i luoghi dove viene a realizzarsi<br />
un immediato contatto con il divino e una realtà frammentata che<br />
cresce parallelamente con il fenomeno delle parrocchie e dello<br />
sviluppo economico e sociale. Simboleggiano il desiderio di<br />
autonomia di singole borgate o di particolari gruppi sociali,<br />
sopravvivono alle condanne della Chiesa attraverso la difesa della<br />
popolazione stessa. Il riconoscimento di tale indipendenza avviene<br />
attraverso il trasferimento delle funzioni parrocchiali, normalmente<br />
attraverso una processione, con la quale viene restituito l’oggetto di<br />
venerazione. In queste occasioni il luogo di culto è in grado di<br />
raggruppare l’intera comunità e incarnare il senso di unità. Centro<br />
della socialità, le cappelle sono per lo più a cura dei singoli<br />
borghigiani e affrontano una forte conflittualità con la parrocchia.<br />
Attraverso questi edifici, accompagnati dal decoro e dalla solennità<br />
delle feste, la collettività dichiara il proprio sviluppo economico e la<br />
propria ricchezza. Si registrano anche casi di strutture sorte<br />
dall’iniziativa privata o famigliare o affidate alla cura di notabili<br />
18
locali, o cappelle alle cui celebrazioni partecipavano anche forestieri<br />
oppure venivano gestite da persone esterne alla comunità o da ordini<br />
religiosi esterni al paese.<br />
Sino al primo Novecento la religiosità popolare considerava queste<br />
cappelle come centri di cultura e di vita. Numerosi erano i fenomeni di<br />
aggregazione legati a questi edifici: si pensi ai Rosari di maggio, le<br />
processioni per allontanare le calamità naturali e le feste in onore del<br />
santo patrono. <strong>Pro</strong>prio quest’ultime rappresentano uno dei momenti in<br />
cui viene rilevata la contrapposizione tra sacro e profano; oltre alla<br />
tradizionale componente religiosa tali manifestazioni erano<br />
caratterizzate da elementi trasgressivi come balli, giochi e vino, che<br />
trovano le loro radici nella cultura popolare. Tali pratiche vengono<br />
viste con diffidenza e in alcuni casi osteggiate dalla Chiesa; la causa di<br />
tale atteggiamento risiede nel fatto che possono cadere nell’idolatria.<br />
In questo ambito possiamo fare riferimento alla veglia notturna<br />
svoltasi nel santuario di Mombirone nel 1584, che portò il vescovo<br />
Scarampi ad adottare una seri di provvedimenti:<br />
“et quia dictum fuit, valdem dubitari, ne ecclesia ipsa sit polputa, cum<br />
de anno preferito in festo Assumptionis Gloriose Virginia in ea de<br />
nocte facta fuerint vigilia, propterea adhibuit ipsam ad cautelam<br />
debere benedici, cum decreto quod nullatenus de coetero in ea vigilia<br />
fieri debeant sub pena excommunicationis, sed tunc ecclesia ipsa<br />
debeat statimpost signum Ave Maria claudi, et eam continue clausam<br />
retineri usque ad solis ortum”. 1<br />
1 Archivio della Curia Vescovile di Asti (A.C.V.A.), Visite Pastorali, Scarampi 1584.<br />
19
Altra pratica che trova spazi favorevoli nelle cappelle campestri è il<br />
ballo, che considerato portatore di significati simbolici, viene<br />
osteggiato come residuo di paganesimo dove maggiore è il controllo<br />
da parte dell’autorità ufficiale. Anche a Canale è possibile rintracciare<br />
nelle relazioni stilate dai parroci l’abuso del ballo, in modo particolare<br />
in occasione delle feste in onore del santo patrono della borgata di<br />
Madonna di Loreto.<br />
Qui- si scrive- “suole tal volta nella festa sudetta introdursi un ballo<br />
partita la <strong>Pro</strong>cessione dalla gioventù poco timorata con<br />
rincrescimento del parroco a mottivo che sempre seguono risse e<br />
contrasti”. 2<br />
CAPPELLA DI MARIA SS. AUSILIATRICE<br />
La cappella venne eretta tra il 1909-1910 sul “bric Stantero”,<br />
soprastante Valpone, a compimento di un voto.<br />
Nella località vi è anche un pilone dedicato alla Madonna, eretto<br />
intorno al 1830.<br />
Sulla cappella campestre scarse sono le testimonianze; è possibile<br />
ottenere informazioni esclusivamente da un libretto realizzato intorno<br />
al 1914 da un autore anonimo.<br />
Sulle circostanze della edificazione viene tramandata la storia secondo<br />
la quale “la signora Stantero Lucia proprietaria del luogo venne<br />
colpita da una gravissima malattia che minacciava seriamente la sua<br />
2 L. BERTELLO, Per grazia ricevuta. La vita e il miracolo dei dipintivotivi del Roero.<br />
Secoli XVIII-XX. Canale 2005, pp. 20-21.<br />
20
esistenza; dopo aver tentato invano quanto può suggerire l’arte<br />
medica, sentendosi pressoché disperata provò come un’ispirazione<br />
interna di rivolgersi a Maria <strong>San</strong>tissima Ausiliatrice e di porre in Lei<br />
la sua confidenza. Allora senza frapporre indugio incominciò<br />
l’ammalata con grande fervore una novena a suo onore obbligandosi<br />
con voto di fare edificare una Chiesa dedicata a Maria SS.<br />
Ausiliatrice qualora avesse ottenuta la tanto sospirata guarigione.<br />
Non ancora era terminata la novena che la grazia era già fatta, ed<br />
ecco la buona Lucia tra lo stupore e la consolazione dei suoi parenti<br />
acquistare repentinamente la primitiva salute”. 3<br />
Secondo la testimonianza di Pietro Gorgerino, il secondo mattone<br />
delle fondamenta venne collocato da lui stesso; mentre il primo dalla<br />
padrona: “Ero arrivato il 9 di settembre, verso le nove di mattina in<br />
congedo, ero vestito di tela e vi saranno state una trentina di persone,<br />
mi hanno visto arrivare, c’erano come capimastro i Cellino di<br />
Canale. Dopo aver salutato tutti, la padrona mi ha fatto mettere il<br />
secondo mattone, questo nel 1909. Quando hanno benedetto la chiesa<br />
c’era anche il vescovo, monsignore Re.” 4<br />
L’edificio venne consacrato nel 1910 e nel 1913 fu oggetto di visita<br />
da parte del vescovo della diocesi di Alba F. G. Re.<br />
Si riferisce che “Questo nuovo <strong>San</strong>tuarietto fu tosto la meta della<br />
pietà e della devozione dei borghigiani circostanti e nel giorno della<br />
festa, che si celebra ogni anno con pompa e solennità, a migliaia i<br />
3 Maria SS. Ausiliatrice venerata nel Bricco Stantero Canale-Valpone, Torino 1914,<br />
pp.6-7.<br />
4 Vita religiosa a Canale. Documenti e testimonianze a cura della <strong>Pro</strong>loco di Canale,<br />
Torino 1978, pp. 101-102.<br />
21
fedeli accorrono a portare il loro tributo di affetto figliale a Maria SS.<br />
Ausiliatrice”. 5<br />
La festa di Maria Ausiliatrice era considerata come una festa di<br />
notevole importanza: i fedeli provenivano da tutte le frazioni<br />
circostanti in modo particolare in occasione del Corpus Domini,<br />
processione caratterizzata dalla presenza di un centinaio di<br />
“lanternum” al cui interno venivano collocate delle candele accese.<br />
CAPPELLA DELLA MADONNA DEI CAVALLI<br />
(O DEL CARMINE)<br />
Sorge nella borgata omonima, la cappella veniva indicata nel<br />
passato anche con l’epiteto di “del Pilone”.<br />
Contrastanti sono le notizie riguardanti l’origine del nome:<br />
l’appellativo “dei Cavalli” deriva o da un cognome diffusosi nel luogo<br />
a partire dal ‘500 o da una leggenda secondo cui: “un uomo andava a<br />
caricare del vino con un carro trainato da cavalli; quando si trovò in<br />
prossimità del luogo di edificazione della chiesa ebbe un incidente; si<br />
ruppe le gambe, chiese alla Madonna di guarirlo in cambio avrebbe<br />
donato i due cavalli. L’uomo guarì e i due cavalli vennero venduti;<br />
con i soldi guadagnati e le offerte degli altri abitanti venne costruita<br />
l’edificio.” 6 Il fatto viene testimoniato anche dalla presenza nella<br />
chiesa di un quadro raffigurante l’accaduto.<br />
5 Maria SS. Ausiliatrice venerata nel Bricco Stantero Canale-Valpone, cit., pp. 6-7.<br />
6 Testimonianza di P. Giacone e D. Giacone in Vita religiosa a Canale, cit., pp. 99-<br />
100.<br />
22
Una prima cappella dedicata alla Madonna del Carmine venne<br />
edificata nel luogo del miracolo, l’attuale struttura è databile ai primi<br />
decenni del nostro secolo.<br />
Nel 1750 Felizzano, in occasione della sua visita, informa della<br />
donazione da parte di Teobaldo Pinsoglio di un appezzamento di<br />
terreno per la costruzione della cappella (“Theobaldi Pinsolii, qui<br />
cessit situm pro costruendo dicta capella, pro ut constat ex intro die<br />
19 augustii 1734”). 7<br />
Già il vescovo Icardi riporta della sua costruzione nel 1737 (“ Cit ad<br />
instructionem est sufficienter ornata.”) 8 . Per quanto concerne gli<br />
arredi la cappella risulta di “elegante struttura”, fornita di abbondanti<br />
paramenti e provvista del necessario (“…Est decenter provisa quo ad<br />
ornatum altaris, et abundantissime de paramentis. Capella ipsa est<br />
elegantis structures et habet campanile cum campanula pro populo<br />
convocandum…”) 9 . La visita riferisce anche della presenza di un<br />
sacerdote di Castellinaldo, abitante nella casa adiacente, che celebra<br />
nei giorni festivi a carico dei borghigiani (“…Ibi in domo attigua<br />
habitat R. V. Joannes Bartholomeus Mortasa Loci Castelinaldi, qui<br />
celebrat singulis diebus festis sumptibus dictor particularum…”) 10 .<br />
Nel 1740 i confratelli di S. Bernardino organizzano una processione<br />
alla cappella campestre in suffragio dei defunti.<br />
Gli abitanti della borgata per molti anni decisero di autotassarsi per<br />
aver a disposizione un sacerdote per la celebrazione delle funzioni<br />
7 A.C.V.A., Visite Pastorali, Migliavacca 1694, f. 406.<br />
8 A.C.V.A., Visite pastorali, Icardi 1737, f. 203.<br />
9 A.C.V.A., Visite pastorali, Felizzano 1742, f.521.<br />
10 A.C.V.A., Visite pastorali, Felizzano 1742, f. 521.<br />
23
eligiose. Dalle testimonianze si evince che “le famiglie pagavano un<br />
tanto per ogni giornata di terra che avevano per mantenere un prete,<br />
qui alla chiesa che dicesse messa; dopo la guerra quei soldi non<br />
bastavano più e allora si facevano poi le “culete” del grano, della<br />
“meira” e dell’uva.” 11 .<br />
Nell’ambito dei festeggiamenti, la Madonna viene celebrata il 16<br />
luglio; nel passato l’organizzazione veniva interamente affidata ai<br />
rettori, i quali facevano le “culete” per il rinfresco in piazza e il<br />
cappello per l’incanto. Per questa occasione si “metteva il ballo”,<br />
allestivano il banco di beneficenza e facevano “cure ‘l car”: degli<br />
uomini salivano su un carro e giravano per la borgata; l’obiettivo era<br />
quello di mantenersi in equilibrio intonando delle battute in rima.<br />
Negli ultimi anni del secolo scorso indagini accertano che in detta<br />
cappella veniva celebrata tutti i giorni la messa e vi si amministravano<br />
i sacramenti.<br />
CAPPELLA DELLA MADONNA DELLA RORETTA<br />
(O ANNUNZIATA)<br />
La cappella si trovava, dacchè oggi scomparsa, sul rilievo tra la valle<br />
Aiello e la valle dei Lunghi. Nel 1566 l’edificio viene citato quando si<br />
parla del “pascolo del Laboretto” 12 , situato nelle prossimità della<br />
chiesa stessa, ossia lungo la strada che sale alla località Briciola, dove<br />
11 Testimonianze di P. Giacone e D. Giacone in Vita religiosa a Canale, cit., pp.99-<br />
100.<br />
12 “Fogliazzo delle atterminazioni delli reali osij pascoli e strade comuni sulle fini di<br />
Canale”, in Archivio Comunale di Canale (A.C.C.), Mazzo 419.<br />
24
il catasto figurato nel 1823 registra possessi del beneficio<br />
dell’Annunziata che vi faceva capo.<br />
Nel 1626 il vescovo di Asti Broglia la trova in pessimo stato, quindi<br />
viene ordinato di chiuderla o demolirla (“aut claudatur aut<br />
dejciatur”) 13 . <strong>Pro</strong>babilmente la cappella viene chiusa in modo<br />
adeguato, fatto testimoniato dalle dichiarazioni di Roero nel 1656 che<br />
sottolinea la necessità che venga dotata dei paramenti necessari.<br />
Nel 1662 la visita pastorale Roero ordina che la chiesa venga demolita<br />
e il materiale utilizzato nelle riparazioni alla casa parrocchiale o<br />
donato ai frati (“…mandat Ill.mus, ut demoliatur, et materialia illius<br />
applicent ecclie erecta sub titulo B. M. V.de Laureto.”) 14 . Lo stesso<br />
vescovo dichiara che nelle visite pastorali precedenti tale edificio era<br />
stato interdetto all’utilizzo (“interdica fuit…”).<br />
Nel 1676 la cappella essendo privata, ne dispone il rev. Pietro Antonio<br />
Fracchia, il quale dona, secondo quanto stabilito dal testamento del 9<br />
ottobre dello stesso anno, cappella e possessi ai confratelli di S.<br />
Bernardino in cambio dell’erezione di un beneficio nella loro chiesa.<br />
<strong>Pro</strong>babilmente la cappella venne demolita poco tempo dopo.<br />
13 A.C.V.A., Visite pastorali, Broglia 1625, f. 99.<br />
14 A.C.V.A., Visite pastorali, Roero 1662, f. 148.<br />
25
CAPPELLA DELLA MADONNA DEL PILONE<br />
(O MADONNINA).<br />
La cappella, che sorgeva a lato dell’attuale via Roma, era stata fatta<br />
erigere dalla “Confratia <strong>San</strong>cti Spiritus” (“Que ex redditibus confratia<br />
SS. Spiritus erecta fuit in bonis eiusdem confratia.”), probabilmente<br />
per dotare i borghigiani degli “ayrali inferiori” di un edificio sacro.<br />
Nel 1534 la cappella viene citata nella consegna dei beni spettanti alla<br />
comunità canalese perché coerente a un orto dell’hospitalis di Canale,<br />
emanazione della “confreria”.<br />
Nel 1662 il vescovo Roero la indica come una struttura di anguste<br />
dimensioni e ordina di ampliarla (“…habet quid portatile a forma ac<br />
cum num sit provisa de necessariis et nimis sit angusta….<br />
ampliatur.”) 15 .<br />
Nel 1694 nella visita pastorale Migliavacca conferma l’interdizione<br />
dichiarata dal precedente vescovo Tomati nel 1667; la causa di ciò<br />
risiedeva nel fatto di non aver provveduto al suo ampliamento.<br />
(“Verum cum iuxta superior visitationum decreta ampliata non<br />
fuerint; ideo Ill.mus illiam supponit interdico, nisi intra duos menses<br />
supradicta ampliant, dummodo tamen in ea dies festis non<br />
celebrat.”) 16 .<br />
Alcuni anni dopo, nel 1710, l’arciprete Carlevaris acquista il “sitto di<br />
S. Spirito della Comunità…, posto nelli borghi inferiori, regione detta<br />
della Madonnina detta al Pillone, coherenti la contrada a due, detto<br />
Sr arciprete, in quale resta fondata la cappella detta della<br />
15 A.C.V.A., Visite pastorali, Roero 1662, f. 148.<br />
16 A.C.V.A., Visite pastorali, Migliavacca 1694, f. 407.<br />
26
Madonnina” 17 . L’acquisizione del terreno risiede nel fatto che<br />
Carlevaris possiede già un terzo dell’isolato. Nell’elenco dei beni del<br />
casato dei conti di <strong>San</strong> <strong>Damiano</strong> in data 3 settembre 1730 l’area viene<br />
in questo modo descritta: “Cascina con aera, orto e pertinenze, tutta<br />
cinta di muraglie, denominato della Madonnina per causa della<br />
capella che si trova nel recinto di detta muraglia” 18 .<br />
La cappella viene descritta in buone condizioni da Icardi in occasione<br />
della sua visita nel 1737, ma il vescovo astense ordina che siano<br />
sostituiti i cancelli di legno che la chiudono (“…ut loco cancellorum<br />
ligneorum, quid hec capella in anteriori parteclausa est, construatur<br />
murus cum opportuna ianua…”) 19 .<br />
Nel 1742 Felizzano la trova anche dotata di una campanella che ha lo<br />
scopo di richiamare i fedeli e richiede la realizzazione di una croce<br />
posta alla sommità dell’edificio (“Erigatur crux ferrea in summitate<br />
prospectis; ad est Campanula pro Populo convocando.”) 20 . Afferma<br />
che non gode di un reddito, ma ciò di cui necessita viene acquistato<br />
attraverso quanto donato come elemosina (“Nullius habet onus, nec<br />
redditum, et provideatur ex piorum eleemosinis.”) 21 .<br />
Nel 1747 il pittore Blan riceve otto mila lire per il “travalio della<br />
Madonnina”, ma il passaggio dei Savoia diretti a Govone costringe a<br />
ridurre le dimensioni della cappella. I pilastri che sostenevano la<br />
struttura vengono demoliti e ricostruiti in posizione arretrata dal<br />
mastro luganese Andrea Trivelli.<br />
17 A.C.C., Mazzo 52, ordinato 3 agosto 1710.<br />
18 A.C.C., Mazzo 192. Nel catasto figurato del 1823 l’area risulta appartenente ai<br />
Pozzo.<br />
19 A.C.V.A., Visite pastorali, Icardi 1737, f. 203.<br />
20 A.C.V.A., Visite pastorali, Felizzano 1742, f. 522.<br />
21 Vedi nota 21.<br />
27
Nel 1768 Caisotti trova la cappella aggiustata (“ac post precedetem<br />
visitationem reparata est, ac decenter, se habet…”) 22 .<br />
Viene demolita per dare attuazione al progetto comunale del 1808, che<br />
includeva anche “la petite chapelle de Notre Dame dite La<br />
Madonina”, dalla quale vi era l’obiettivo di ottenere 2700 mattoni,<br />
400 tegole, 8 piccole travi e una porta. Il catasto realizzato nel 1823<br />
indica il punto in cui sorgeva e lo definisce come “sito dell’antica<br />
cappella detta la Madonnina”.<br />
ORATORIO DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE<br />
(O GRAN MADRE DI DIO)<br />
Posto verso ponente, si trova all’incrocio di strade campestri, presso<br />
il “bricco” Renesio.<br />
All’interno della chiesa è collocata la statua di <strong>San</strong> Lazzaro, al quale si<br />
chiedevano delle grazie quando in famiglia vi erano dei bambini<br />
colpiti dalla “rufa”, una malattia della pelle che interessava il viso<br />
molto diffusa all’inizio del secolo.<br />
Non risultano note d’archivio ad eccezione della menzione nella<br />
visita pastorale di Icardi del 1737 23 , anche se vi è la possibilità che<br />
l’autore volesse riferirsi alla Madonna del Rivo, in quanto dedicata<br />
all’Immacolata Concezione, come si può percepire nell’analisi del<br />
percorso realizzato dal vescovo in occasione della sua visita.<br />
E’ stata notevolmente modificata nella seconda metà dell’Ottocento.<br />
22 A.C.V.A., Visite pastorali, Caisotti1768, f. 69.<br />
23 A.C.V.A., Visite pastorali, Icardi 1737, f.203.<br />
28
I festeggiamenti venivano celebrati il 12 settembre in occasione del<br />
nome di Maria Madre di Dio. La festa era preceduta dalla novena e<br />
alla sera della vigilia si accendevano dei falò nella vicinanze della<br />
chiesetta. Successivamente chi possedeva delle vigne si fermava alla<br />
casa “del Lobi” per bere, cantare e trascorre la serata in allegria.<br />
CAPPELLA DELLA SS. TRINITA’<br />
La suddetta chiesa è l’unica sopravvissuta dell’area di Anterisio,<br />
collocandosi all’incrocio di percorsi, tra i bric S. Giacomo e S.<br />
Guglielmo.<br />
Nonostante i documenti non sostengano l’antica datazione, la<br />
dedicazione è caratteristica dei tempi della piena conversione<br />
longobarda al cristianesimo della Chiesa romana. Il catasto del 1563<br />
testimonia la sua presenza già nel ‘500, ma è anche necessario ribadire<br />
che dall’inizio dell’ ‘200, quando in zona perversavano le lotte<br />
provocate da Asti, e per alcuni secoli, nessuna chiesa fu fondata dalle<br />
basi nell’area canalese al di fuori dell’insediamento principale.<br />
L’analisi della cappella non può far riferimento alle prime visite<br />
apostoliche, le quali non prendono in analisi la suddetta chiesa<br />
nonostante la sua presenza.<br />
Viene menzionata dal vescovo Roero e successivamente citata nel<br />
1667 da Tomati che la ritrova in uno stato di abbandono per quello<br />
che concerne i paramenti, per questa ragione si ordina di provvedere<br />
sotto pena d’interdetto.<br />
29
Nel 1696 il vescovo Migliavacca riferisce delle riparazioni eseguite<br />
(“Reparata fuit iuxta decreta precedentius visitationes…”) 24 .<br />
Nel 1717 vengono effettuate delle riparazioni alla chiesa per un<br />
ammontare di venticinque lire, che verranno anche annotate nei<br />
parcellari della comunità.<br />
Nel 1737 Icardi impone una serie di miglioramenti, i quali includono<br />
la sostituzione del cancello presente nel lato anteriore della chiesa<br />
campestre con un muro e una porta (“.. ut loco cancellorum<br />
ligneorum, quibus hec capella in anteriori parte causa est construatur<br />
murus cum opportuna ianua infra duos menses, sub pena<br />
interdicti.”) 25 .<br />
La relazione del 1742 ricorda la chiesa e precisa che appartiene ai<br />
“particolari del cantone”.<br />
Nel 1750 Felizzano ritiene che sia dotata in maniera sufficiente degli<br />
elementi necessari per la celebrazione della messa (“…est tolerabiliter<br />
provisa de necessaris quo ad ornatum altaris…”) 26 ; rammenta che nel<br />
giorno della Trinità grazie alla presenza di un Cappellano dei<br />
Disciplinati di <strong>San</strong> Bernardino vi è la possibilità per i fedeli di<br />
assistere alla funzione religiosa (“…ibi celebratur in die festo SS.me<br />
Trinitatis per capellanum Confraternitabis disciplinatorum huius<br />
Oppiai…”) 27 , giorno nel quale i “battuti” raggiungono in processione<br />
la cappella, dove l’arciprete canta la messa (“…quo dies confrates ad<br />
24 A.C.V.A., Visite pastorali, Migliavacca 1696, f. 407.<br />
25 A.C.V.A., Visite pastorali, Icardi !737, f. 203.<br />
26 A.C.V.A., Visite pastorali, Felizzano 1742, f. 522.<br />
27 Id, vedi nota 27.<br />
30
dictam capellam, processionaliter conveniunt, et ibi decantatur missa<br />
media elemosina , que a Rectoribus dicte capelle persolvitur…”) 28 .<br />
In visite pastorali successive viene ricordata anche la celebrazione<br />
solenne nella seconda domenica dopo Pasqua.<br />
CAPPELLA DELLA MADONNA DEL RIVO<br />
(O IMMACOLATA CONCEZIONE)<br />
Detta anche “della Neve”, la cappella sorgeva fino all’800 nelle<br />
vicinanze del rivo, presso il guado che ne consentiva<br />
l’attraversamento.<br />
La leggenda vuole che in quel luogo venissero confessati i condannati<br />
a morte.<br />
Le prime citazioni della cappella si hanno in occasione della<br />
redazione del documento del 1534 riguardante i possedimenti della<br />
Comunità (“in Pasquetis, ultra rivum, versus Nostram Danam”;<br />
“petia pasquetti prope ecclesiam Notre Dome”) e in quello del 1566<br />
(“strada verso Notra Dona”) 29 .<br />
In visita nel 1611, il vescovo Aiazza impone o la demolizione o il<br />
restauro; la collettività sceglie la seconda opzione; fatto che viene<br />
convalidato anche dalla visita apostolica di Broglia, che impone di<br />
chiuderla e di adornare i due altari laterali.<br />
28 Id, vedi nota 27.<br />
29 A.C.C., Mazzo 419.<br />
31
Nel 1639 la cappella è oggetto di lavori di restauri. I parcellari della<br />
comunità registrano l’impiego di vario materiale per la costruzione<br />
della Madonna del Rivo, alla quale partecipa mastro Pietro Fontana:<br />
“1639, alli22 maggio, nella chiesa della Madonna <strong>San</strong>tesima<br />
del Rivo, hano tratato li sig/ri sindici di Canale… con mastro Pietro<br />
Fontana, mastro da muro, qual si obbliga di starnire la suddetta<br />
chiessa et farla tutta bianca al didentro con tutte tre le capelle, et<br />
sottomurarle ove farà il bisogno dentro e fora, et l’altare grande<br />
alzarlo doi o tre scallinade a gusto delli sudetti, et formare l’intratta<br />
della chiessa, cioè la porta, et quadrare la porta et finestre come<br />
bisogna et farla tutta bianca d’alto in basso…, et fare la volta della<br />
capella…” 30 .<br />
Ai lavori collabora anche il pittore G.B. Dardo (“per piture fatte a<br />
detta chiesa”, “per piture fatte intorno alli altari”), mentre gli<br />
stuccatori impiegano più di cento emine di gesso proveniente da<br />
Castagnito. L’anno seguente un ignoto pittore di Asti avvisa di<br />
“mandar a prender l’anchona fatta della Madonna del Rivo, chè<br />
altrimenti la venderà”: segno che la Comunità non aveva denaro per<br />
pagare.<br />
Nel 1667 il vescovo Tomati stabilisce di demolirla, ma la Comunità<br />
decide di restaurarla: nel 1670 mastro Giovanni Stefano Melasso<br />
lavora “per il stabilimento alla Madonna del Rivo” e l’ordinato<br />
consigliare del 15 marzo 1676 ricorda che si deve solo più sternire la<br />
chiesa e mettervi due “ferrate” alle finestre. Lo stesso vescovo poco<br />
30 A.C.C., Mazzi 166 e 221.<br />
32
tempo dopo verifica che è stata di nuovo costruita a spese della<br />
Comunità.<br />
Dal momento in cui la chiesa torna ad essere funzionante il sindaco<br />
Pozzo, elaborando un rendiconto per il 1688, attraverso l’ammontare<br />
delle spese mette in evidenza in modo indiretto quali sono le<br />
ricorrenze più importanti: lire 2 e mezza “per far cellebrar la festa il<br />
giorno di S. Lorenzo alla Madonna del Rivo”; “più il giorno di <strong>San</strong><br />
Grato a detta capella fatto cellebrar due messe” (una lira); “più speso<br />
il giorno della Concezione di M.V. alla Capella del Rivo in cantar la<br />
messa”, una lira e undici soldi 31 .<br />
Il vescovo Migliavacca sotolinea come la chiesa sia stata rimodernata<br />
su commissione (“…redificata fuit a comite…”) 32 .<br />
Nel 1745 vengono realizzati alcuni interventi indirizzati all’icona; con<br />
mandato del 22 agosto vengono pagati sette lire e mezza a “Andrea<br />
Loyra mastro de boscho, per aver fatto la cimassa all’ancona dil<br />
quadro della Madona del Rivo”, mentre il pittore Domenico Scori<br />
riceve 25 lire per aver dipinto l’opera 33 .<br />
Nel 1750 Felizzano durante la sua visita apostolica certifica che la<br />
chiesa dispone di tutti gli elementi necessari (“quo ad materiale, bene<br />
se habet, sed tantum erigatur crux ferrea in summitate prospectis..”) 34 .<br />
I documenti riportano che nell’inverno successivo la neve provoca lo<br />
sfondamento del portico antistante e che a causa degli straripamenti<br />
31 A.C.C., Mazzo 221.<br />
32 A.C.V.A., Visite pastorali, Migliavacca 1694, f. 407.<br />
33 A.C.C., Mazzo 212.<br />
34 A.C.V.A., Visite pastorali, Fellizzano 1742, f. 522.<br />
33
del rivo si decide per il trasferimento della chiesa nel corso<br />
dell’Ottocento a poco distanza dalla precedente.<br />
I festeggiamenti si tengono il 5 agosto; alla domenica della festa,<br />
preceduta dalla novena in cui si recitava il rosario, si svolgeva la<br />
messa che veniva celebrata al mattino. Dopo la celebrazione la priora<br />
invitava presso la propria casa il parroco e le giovani della cantoria per<br />
festeggiare offrendo dei dolci. Il compito del priore era quello invece<br />
di posizionare al fondo della strada, che portava alla chiesa, una sorta<br />
di arco di stoffa bianca e rossa a cui venivano appesi palloncini di<br />
carta colorata. Alla sera la frazione partecipava all’Illuminazione. I<br />
festeggiamenti si protraevano per vari giorni e si concludevano con la<br />
lotteria: venivano messi in palio tovaglie e poi si tiravano anche le<br />
fave. Tutte erano bianche tranne una che era nera. A ciascuna di esse<br />
era associato il nome di un partecipante e vinceva che quello veniva<br />
estratto in contemporanea con la fava nera.<br />
I borghigiani si recavano alla cappella anche quando moriva qualcuno<br />
del borgo e si recitava il rosario verso l’una o le due del pomeriggio;<br />
anche in tempo di guerra, ogni pomeriggio, per tutto il mese di maggio<br />
veniva detto il rosario.<br />
34
CAPPELLA DELLA MADONNA DI LORETO<br />
A partire dal 1260 lo stemma del comune 35 reca due stelle<br />
corrispondenti ai due santuari e simboleggianti l’unificazione dei due<br />
feudi. La chiesa di Loreto rappresentava una grande parte dell’area<br />
canalese, cioè il feudo dei “de Canalibus-de Laureto”; quella di<br />
Mombirone era il simbolo religioso del feudo di Anterisio.<br />
La leggenda delle origini del santuario di Loreto segue un modello<br />
narrativo conosciuto. Si racconta che il conte di Montà, andando a<br />
caccia nei pressi della Madonna di Loreto, con un colpo di fucile<br />
colpisse un occhio della Madonna affrescata su un umile pilone e che<br />
dagli occhi della Vergine sgorgassero lacrime umane. Il conte, che<br />
doveva partire per la guerra, fece voto che se fosse tornato vivo<br />
avrebbe rimediato all’oltraggio facendo costruire una nuova chiesa.<br />
Secondo alcune versioni, la scelta del sito fu vincolata dal desiderio<br />
del conte di poter vedere la chiesa direttamente dal suo castello della<br />
Montà. In questo caso la leggenda può essere collocataa in uno spazio<br />
geografico ben delimitato, ma in una dimensione atemporale, che<br />
sottolinea l’antichità del culto; affermazione rafforzata<br />
dall’indeterminato riferimento al “conte di Montà”.<br />
Prima dell’unificazione del territorio canalese, la chiesa di Loreto<br />
raggiunse una notevole importanza testimoniata anche dal diritto di<br />
sepoltura che aveva acquisito; ma nel momento in cui non viene a<br />
realizzarsi l’obiettivo del “de Laureto” di trasformare l’abitato<br />
circostante in un borgo di sommità, l’edificio decade come tutto ciò<br />
che lo circonda.<br />
35 A.C.C., Mazzo 47.<br />
35
Dei quattro secoli successivi resta solo la preziosa pittura murale<br />
dell’abside, “Una Madonna col Bambino”, che è stato a malapena<br />
risparmiata dalle ristrutturazioni eseguite verso la metà del Seicento e<br />
nel 1981.<br />
Per Giovanna Galante Garrone l’origine della pittura è in parte<br />
scollegata dalle vicende della chiesa, in quanto il dipinto<br />
rappresentava probabilmente un pilone affrescato caratterizzato da una<br />
sua storia miracolosa; la realizzazione del dipinto può essere datata<br />
intorno al XV secolo, anche se è possibile verificare alcuni recuperi<br />
nel corso del XVI e XVIII secolo. L’autore del quadro, nonostante<br />
siano numerose le posizioni discordanti, potrebbe essere individuato<br />
nella figura di Baleison. L’affresco rappresenta l’elemento intorno al<br />
quale è stato realizzato il santuario e in seguito l’inserimento anche<br />
degli arredi e delle donazioni.<br />
Dopo la metà del 1500 il piccolo borgo lentamente si ripopola e la<br />
chiesa viene restaurata.<br />
Nella visita di Broglia del 1626 viene richiesto di ridurre l’altare,<br />
unico elemento che non rispecchia il volere del vescovo (“Est ad<br />
instructionem preter altare e quod mandavit reduci…”) 36 .<br />
Alla metà del 1600 si assiste alla svolta decisiva.<br />
L’ordinato del consiglio comunale di Canale del 22 settembre 1648<br />
riporta che: “si sono scoperte molte gratie e miracoli della Gloriosa<br />
V. Maria a diversi infermi alla Capella della Madonna SS.ma di<br />
Loretto, fini di questo locho, et ogni giorno va continuando in far<br />
gratie, in risanar stroppiati et altri infermi, come dalle informazioni<br />
36 A.C.V.A., Visite pastorali, Broglia 1625.<br />
36
tolte inanti l’Ill.mo conte Ottaviano Mallabaila arciprete di questo<br />
locho. Alla qual chiesa concorrono gran moltitudine di persone, tanto<br />
forestieri che del presente locho, ove si fanno molte elemosine, e<br />
perciò essere necessario che la presente Comunità faccia anche una<br />
buona elemosina in honore della Gloriosa Vergine et per separatione<br />
d’essa chiesa” 37 .<br />
Il consesso si pronuncia per una elemosina di 200 lire e nomina tre<br />
persone per curare gli interessi della cappella. In quei stessi giorni<br />
Maria Cristina, duchessa di Savoia, decise di visitare per la fama che<br />
si era andata affermandosi nel mondo la chiesa. La visita avvenne su<br />
suggerimento dei francescani che si erano da poco stanziati a Canale e<br />
in seguito la duchessa si prese a cuore la piccola cappella come<br />
dimostrato da una lettera che venne inviata al Vicario Gen. della<br />
diocesi di Asti in data 4 novembre 1648. Maria Cristina di Savoia<br />
scrive:<br />
“Molto Rev. Nostro carissimo. Con l’occasione che siamo<br />
state a visitare l’oratorio della Mad.na <strong>San</strong>t.ma di Canale, siamo stati<br />
informati delle molte grazie, che si ricevono in quel S.to luogo e del<br />
gran corso di devozione che vi si fa. Onde persuadendoci che questa<br />
Cappella sarà rimessa alla custodia di qualche Religione in questo<br />
caso gradiremo che si rimetti alli PP. della Mad.na degli Angioli<br />
fondati a Canale, per preferenza di ogni altri, poiché il medesimo<br />
luogo ne riceverà maggior soccorso e beneficio che di qualsivoglia<br />
37 A.C.C., libro degli Ordinati all’anno 1648, 22 settembre.<br />
37
altra Religione, tanto abbiamo voluto accennarvi et nostro Signore vi<br />
conservi. Da Torino li 9.bre. La Duchessa di Savoia Chrettiène” 38 .<br />
La chiesa nel corso degli anni viene ingrandita e restaurata, con<br />
l’annessione della vecchia abside con l’affresco nel nuovo coro; Roero<br />
nel 1656 testimonia che, non molti anni prima, la cappella era ridotta a<br />
pochi resti con la figura della Madonna, ma a seguito dei miracoli che<br />
ebbero luogo si decise per un ampliamento (“…ampliata et redacta ad<br />
formam…, cum tribus altaribus”). L’altare viene in questo modo<br />
provvisto del necessario, “cum pulcherino ornatu facto expensis…<br />
precipue quondam Ill.me Domine Comitisse uxoris Excell.mi Presuli<br />
Turinetti”. La fama delle grazie e dei miracoli si erano propagate che<br />
“undequaque confluunt populi”. Dai registri parrocchiali si evince che<br />
si era ricavato un vano sepolcrale nella navata, anche se usato<br />
raramente 39 .<br />
Nel 1662 con una lettera il vescovo colloca a maggior tutela della<br />
chiesetta un “eremita”, la sua presenza viene quindi autorizzata<br />
dall’autorità ecclesiastica; ma quattro anni più tardi l’arciprete e la<br />
comunità decidono di sostituirlo con un sacerdote, gli fanno trovare<br />
chiuse le porte così l’eremita si rivolge al vicario del vescovo di Asti e<br />
i suoi oppositori al nunzio sabaudo.<br />
Rotario fornisce precise notizie sulla chiesa, che il vescovo dichiara<br />
che è stata ricostruita con le offerte di opere pie. Per quanto concerne<br />
gli arredi è possibile menzionare le lampade d’argento donate da<br />
38 Archivio del Convento.<br />
39 Sui registri parrocchiali si trovano indicazioni di due sepolture: nel 1671 di<br />
Caterina Barcone, “ob penuriam transportandi corpus eius ad parochiale”, e, nel<br />
1686, di Giuseppe Barcone.<br />
38
Marta Molina di Asti e dalla contessa di Montà (“…habet lampadas<br />
argenteas quorum una major scilicet a domino Marta Molina, astensi,<br />
altera vero ab illustris domina comitissa Montate Fangi date<br />
fueront.”) 40 , o l’altare maggiore fatto erigere dalla contessa Turinetti<br />
fornito di vari ornamenti e colonne di stucco (“Namui illustrima<br />
domina Preside Turinetti altare maius construxit quod ornamenti set<br />
columnis ex stucco ex ornavit ceteri vero…”) 41 , ancora oggi visibili<br />
nell’apparato dell’abside. Nel Settecento il tono degli altari laterali<br />
divenne più modesto, come testimoniato dalla tela superstite<br />
dell’altare dei santi Secondo e Defendente (“Duo in hac capella<br />
extant altaria, quorum unum idest laterale est sub titulo, SS. Secundi<br />
et Defendentis, que duo in omnibus sunt ac instructionem.”) 42 .<br />
All’altare maggiore si celebra quotidianamente; oltre a quest’ultimo si<br />
trovano quelli dedicati a S. Antonio (ornato di un quadro proveniente<br />
dalla Madonna del Rivo) e a S. Giovanni Battista. Nelle vicinanze vi è<br />
una casa composta di diversi vani; svolge la funzione di abitazione del<br />
custode, al momento della visita il reverendo Marc’Antonio Capello,<br />
che sostituì l’eremita contestato.<br />
Nel 1761 il vescovo Felizzano afferma che uno dei due altari laterali è<br />
dedicato ai santi Secondo e Defendente. Nel 1981 l’edificio subisce<br />
numerosi aggiustamenti come appare dalla scritta sul portale<br />
d’ingresso.<br />
Dalla testimonianza di Rosa Mellino si deduce che nella chiesa di<br />
Loreto è collocato un ex-voto di “quando Serafin ha rovesciato il<br />
40 A.C.V.A., Visite pastorali, Roero 1662, f. 149.<br />
41 A.C.V.A., Visite pastorali, Roero 1662, f. 149.<br />
42 A.C.V.A., Visite pastorali, Caisotti1768, f.69.<br />
39
carro nelle rocche di Cisterna, io era bambina, ma ricordo che<br />
suscitò un’impressione enorme questo fatto. Tutti accorrevano a<br />
vedere il carro di muscatej precipitato nelle rocche” 43 .<br />
Sempre nell’ambito della tradizione popolare numerose sono le<br />
notizie: alcune ritengono che la chiesa sia dedicata a Maria Bambina<br />
mentre altre provvedono alla descrizione del territorio circostante la<br />
cappella: era infatti presente un giardino con un pozzo la cui<br />
profondità era di circa quaranta metri e tutto intorno si estendeva il<br />
cimitero della frazione.<br />
La chiesa in epoca passata possedeva anche cinque o sei giornate di<br />
terra. La borgata contribuiva al sostentamento del cappellano, il quale<br />
celebrava messa tutti i giorni.<br />
Numerosi sono gli esempi di cappellani che devolvevano le elemosine<br />
ai più poveri come nel caso di don Bernardino Bosio, il quale decise di<br />
donare anche un’ingente somma di denaro per la riparazione della<br />
facciata della chiesa.<br />
Alle celebrazioni la collettività partecipava in massa avendo anche a<br />
disposizione una corale.<br />
In caso di malattia di un membro della comunità veniva organizzata<br />
una processione fino all’abitazione del moribondo: colui che teneva il<br />
baldacchino era seguito da altri che tenevano delle lampade ad olio in<br />
mano; se suonava la benedizione “d’ingonia”, tutti si portavano presso<br />
la casa del malato.<br />
43 Testimonianza di Maria Mellino in Vita religiosa a Canale, cit., Torino 1978,<br />
pp.101.<br />
40
In caso di decesso la persona veniva caricata su un carro guidato da<br />
buoi fino a Canale, le casse era preparate da artigiani del borgo, i quali<br />
prendevano le misure di ciascun defunto e le bare erano quadrate e<br />
tenute insieme da chiodi realizzati a mano.<br />
L’evento che maggiormente portata la frazione a riunirsi era la festa,<br />
che ancora oggi viene celebrata, l’otto settembre, festa della Madonna<br />
e della borgata: scandita dalla messa alle sette, alle undici e poi il<br />
Vespro.<br />
Una delle attrattive più importanti era rappresentato dalla pantalera<br />
che si protraeva per giorni interi.<br />
Un altro evento era l’otto dicembre quando si svolgeva la festa attorno<br />
all’ex-voto di Maria Immacolata: partecipava la banda musicale di<br />
Loreto e tutti festeggiavano.<br />
Le persone percepivano in maniera diversa lo stare insieme nonostante<br />
la campagna non fosse fonte di ricchezza e si stentava a campare: tutte<br />
le sere ci si ritrovava davanti alla chiesa per cantare e nelle sere<br />
d’estate, portandosi il piatto da casa, si mangiava in compagnia.<br />
La Madonna di Loreto si caratterizza anche per la presenza di alcuni<br />
personaggi legati al profano, che non facevano altro che incrementare<br />
il legame intimo e diretto con la religione, che trovava nella piccola<br />
chiesa la sua identità materiale. Una di queste figure era “la Fiola”,<br />
appartenente a quella categoria di donna che viene definita “masca”;<br />
la sua presenza è legata al fatto che una volta prese il braccio di un<br />
bambino e glielo storse, furono necessari “due soldi” perché gli<br />
tornasse diritto.<br />
41
Le guerre ebbero ripercussioni anche sulla Madonna di Loreto che<br />
dovette affrontare in modo massiccio il fenomeno dell’emigrazione;<br />
quest’ultimo portò i superstiti a stringersi dandosi conforto.<br />
CAPPELLA DELLA MADONNA DI MOMBIRONE<br />
Il santuario di Mombirone corrisponde all’altra stella che compare<br />
sullo stemma comunale. La dedicazione è all’Assunta. La posizione<br />
sull’altura, la presenza di una sorgente sulle sue immediate pendici (al<br />
tempo preziosa) e l’orientamento giustificano l’antichità e la sacralità<br />
del culto, ravvivato dal ritrovamento di un quadro della Madonna al<br />
pilone presso la sorgente.<br />
La Madonna di Mombirone rappresenta a livello devozionale uno dei<br />
maggiori esempi di religiosità locale.<br />
Per quanto concerne questa cappella campestre si attesta la presenza di<br />
una pluralità di leggende. Secondo le dichiarazioni di alcuni testimoni<br />
la fondazione è legata alla presenza di una fontana<br />
“la Madonna l’hanno travata proprio lì dove c’era la fontana, lì c’era<br />
l’acqua e c’è ancora adesso, e la Madonna è sempre quella che<br />
hanno trovato, quella che c’è nella nicchia, ma l’indomani è tornata<br />
su. Allora hanno detto facciamo un santuario qui. Correvano tutti a<br />
Mombirone, specialmente dove c’era quell’acqua, andavano su per<br />
berla perché era miracolosa, poi un bel momento si è perso tutto…” 44 .<br />
44 Testimonianze in Vita religiosa a Canale, cit., Torino 1978.<br />
42
Caratteristiche pagane vogliono miracolosa l’acqua della fonte:<br />
“correvano tutti a Mombirone, specialmente dove c’era quell’acqua,<br />
andavano su per berla perché era miracolosa”.<br />
Oltre alla fontana viene anche rivelata la presenza di un pozzo, che già<br />
utilizzato in occasione della festa patronale, è tuttora situato più in alto<br />
della fontana: “c’era un pozzo di un metro d’altezza, con due sportelli<br />
che si aprivano, tutto attorno c’erano dei fiori, quei fiori bianchi che<br />
sbocciano in primavera e si chiamano “le fiu d’la Madona”. Intorno<br />
al pozzo si diceva messa e c’era molta devozione perché era come un<br />
altare” 45 .<br />
Un’ altra leggenda sostiene che sia stata la Madonna stessa a scegliersi<br />
la collina di Mombirone:<br />
“la storia come la raccontavano i nostri vecchi era che i Paglietti<br />
avevano fatto fare il pozzo. Gli uomini mentre scavavano hanno<br />
travato questa statua della Madonna… non potevano mica lasciarla lì<br />
in mezzo alle canne! L’hanno presa e portata giù in parrocchia…<br />
dicevano che al mattino dopo l’hanno poi portata alla Madonna del<br />
Rio… e neppure lì è rimasta, allora hanno fatto un “piliunet” là in<br />
punta ove c’è la chiesa e di lì non è scappata”.<br />
In questo caso l’immaginario collettivo si è impossessato di un fatto<br />
straordinario per sottolineare la sacralità del luogo. Il miracolo delle<br />
origini affermatosi nella tradizione popolare svolge una funzione<br />
precisa: dimostrare la predilezione della divinità per un luogo preciso.<br />
45 Testimonianza di G. Mulasso in Vita religiosa a Canale, cit., Torino 1978, pp. 96-<br />
97.<br />
43
Un altro elemento associato alla leggenda della fondazione è la<br />
narrazione che la chiesa sia stata fatta in tre volte. Prima senza coro e<br />
sacrestia, ma interamente centrata intorno al quadro.<br />
“Quando arrivò l’eremita la chiesa c’era già, lui viveva<br />
esclusivamente sul pezzo di terra che c’era davanti alla cascina,<br />
diciassette steri. Se la lavorava da solo e non chiedeva a nessuno<br />
nemmeno un tozzo di pane. L’eremita si chiamava De Giacomi.” 46 .<br />
Della chiesa non si hanno notizie se non a partire dal catasto del 1563.<br />
La chiesa fu soggetta a numerosi cambiamenti nel corso della storia,<br />
ma mantenne inalterato l’iniziale orientamento che la caratterizza. Gli<br />
ultimi lavori risalgono al 1913.<br />
“Mi ricordo quando l’hanno di nuovo aggiustata, gli hanno<br />
ancora fatto i due altari laterali di <strong>San</strong> Giovanni e di <strong>San</strong> Pietro” 47 .<br />
La devozione aveva ripercussioni positive anche nel caso in<br />
cui occorresse la collaborazione dei borghigiani come per la<br />
manutenzione ordinaria del santuario; anche se tutte queste attività<br />
prendevano spunto dalla volontà di fare di alcuni personaggi<br />
particolarmente legati al santuario, il tesoriere o il priore.<br />
Come rivelano le visite apostoliche nei pressi della chiesa si erige una<br />
piccola cascina; quest’ultima ha visto l’alternarsi di numerosi padroni,<br />
il che fa pensare che nel corso della storia non abbia svolto solo la<br />
funzione di ricovero per il cappellano presente in loco, ma anche di<br />
abitazione per i contadini; sono proprio loro che vi hanno apportato<br />
migliorie come la costruzione del portico o il rivestimento in mattoni<br />
46 Testimonianza di F. Bevione in Vita religiosa a Canale, cit., Torino 1978, pp. 93-<br />
94.<br />
47 Testimonianza di A. Aloi in Vita religiosa a Canale, cit., Torino 1978, pp. 96-97.<br />
44
cotti. Quanto affermato porterebbe a pensare che la cascina, oggi<br />
adibita ad oratorio, abbia delle radici più antiche rispetto a quelle della<br />
stessa cappella campestre.<br />
L’aspetto più caratteristico era rappresentato dalle processioni, nella<br />
cui organizzazione veniva coinvolta tutta la popolazione. Nei giorni<br />
della novena “tutti i proprietari delle vigne circostanti e lungo le<br />
strade mettevano una candela accesa sopra le canne dei filari e anche<br />
dei flambè” mentre la sera della vigilia veniva salutata da “un grande<br />
falò che si vedeva da Canale,alto sei o sette metri” 48 . Nella stessa<br />
notte le donne “andavano ad implorare la grazia con le mani alzate e<br />
vegliavano tutta la notte, partivano normalmente alla mezzanotte”.<br />
La processione era caratterizzata dal trasporto della statua della<br />
Madonna, il 15 agosto, che veniva prima trasportata in parrocchia<br />
dopo la messa a Mombirone. Al pomeriggio la si portava al santuario<br />
dopo la benedizione in parrocchia. Si percorreva la via più antica che<br />
portava alla cappella; per questo era necessaria la costruzione annuale<br />
di un ponte fatto di assi di legno che attraversasse il rio. Il trasporto<br />
avveniva grazie alla disponibilità di sette o otto uomini che con<br />
estrema fatica ripercorrevano l’angusta strada.<br />
In occasione della festa giungevano dalle frazioni circostanti birocci<br />
carichi di persone. “Per chiedere ed implorare la grazia alla<br />
Madonna, vi erano persone che andavano in ginocchio fino al<br />
santuario, altre che salivano camminando all’ indietro” 49 .<br />
48 Testimonianza di A. Melasso in Vita religiosa a Canale, cit., Torino 1978, pp. 96-<br />
97.<br />
49 Testimonianza di T. Melasso in Vita religiosa a Canale, cit., Torino 1978, pp.96-<br />
97.<br />
45
La Madonna era sempre ornata di bracciali, anelli d’oro, catenine che<br />
venivano offerti per grazie ricevute. Per chiedere la grazia le persone<br />
erano anche disposte a recarsi sino al santuario in ginocchio o<br />
camminando all’indietro. “Alla festa piantavano il ballo nella bassa<br />
di Delrivo e di Penna, appena più sotto della chiesa dalla parte della<br />
strada vecchia. Puntualmente tutti gli anni gli uomini bevevano bene<br />
e poi ci scappava il morto. Se non c’era il morto non si diceva buona<br />
festa 50 .”<br />
Era tradizione il giorno della festa che qualcuno tirasse su l’acqua dal<br />
pozzo. Si faceva partire la mongolfiera davanti al portone del conte e<br />
tutte le finestre e le porte avevano “i balun” con la candela accesa<br />
dentro. Si piantavano due abeti colorati di rosso e di bianco con sopra<br />
i pon-pon. Altri elementi andavano ad arricchire la cornice della festa<br />
come i banchi di torrone o la vendita all’incanto di materiale regalato<br />
alla chiesa per grazia ricevuta. La chiesa era adornata con una grossa<br />
tenda con un pizzo rosso, che veniva sorretta da due pali, e la gente<br />
occupava ogni angolo del cortile e dello spiazzale.<br />
Per sottolineare l’importanza che detta chiesetta ricopriva non solo a<br />
livello locale è utile ricordare che queste celebrazioni attiravano verso<br />
il piccolo colle anche stranieri, in modo particolare francesi che<br />
giungevano con il loro “sacchetto di dieci lire d’argento”. Il ricavato<br />
veniva raccolto dal tesoriere che lo depositava in banca in modo tale<br />
che anche Mombirone avesse a disposizione la propria contabilità.<br />
“Mi ricordo di quando ero bambino che andavamo alla festa di<br />
Mombirone, alla sera si faceva la benedizione, la gente una volta non<br />
50 Id., vedi nota 51.<br />
46
aveva soldi e se ricevevano una grazia dalla Madonna, per<br />
ricompensarla le regalavano una camicia, e finita la festa, la sera,<br />
prendevano un tavolino, lo mettevano fuori e mettevano all’incanto le<br />
camicie: due lire chiedevano, finchè qualcuno comprava e quei soldi<br />
erano per la Madonna; c’erano anche dei quadretti ex-voto: noi<br />
bambini,eravamo curiosi, mi ricordo che ce n’era uno con un uomo<br />
malato, era uno senza religione e stava per morire, aveva tutti i<br />
diavoli intorno al letto, uno sporgeva la testa di qua, l’altro di là,<br />
andavamo sempre a guardarlo quello, avevamo paura..” 51 .<br />
Le innumerevoli grazie ricevute nel corso dei secoli diedero vita al<br />
fenomeno degli ex voto. Rappresentavano un modo particolare di<br />
ringraziare la Madonna; venivano utilizzati per dire a tutti che soltanto<br />
con l’intervento della Vergine si era evitata la morte di una persona o<br />
una catastrofe ancora peggiore. Per quanto concerne la realizzazione,<br />
oltre a quelli creati da uomini che si dilettavano e che venivano<br />
considerati del mestiere, la maggioranza dei restanti erano quadretti<br />
naif. Generalmente erano artigiani o contadini che si improvvisano<br />
pittori e che trovavano, dipingendogli ex voto, la maniera di esternare<br />
la propria passione per l’arte. Era possibile vedere il contadino cadere<br />
da un ciliegio vestito di nuovo, oppure il muratore che sembrava<br />
sospeso al di sopra di tetti, mentre in realtà stava cadendo.<br />
A Mombirone “la chiesa era piena di ex voto… La prima cosa che<br />
disse Mons. Grassi fu di togliere tutti gli ex voto perché non erano di<br />
decoro per la chiesa. La gente ci rimase molto male. Avvertimmo i<br />
51 Testimonianza di F. Bevione in Vita religiosa a Canale, cit., Torino 1978, pp. 93-<br />
94.<br />
47
proprietari degli ex voto, i più belli furono ritirati, gli altri li usammo<br />
per i lavori più disparati. Ce n’era da caricare un carro, alcuni erano<br />
vecchissimi e nessuno venne più a ritirarli, tutti però, anche quelli<br />
più malfatti, erano piacevoli a vedersi. Raffiguravano le scene più<br />
diverse, chi era caduto sotto un carro, chi cadeva dalla scala, chi<br />
rovesciava il carro. Ce n’era uno molto bello che raffigurava il<br />
“Pujin”, un emigrante di Canale in pericolo in mezzo alla tempesta,<br />
sulla nave che doveva portarlo in America” 52 .<br />
La decisione del Monsignore Grassi di provvedere alla rimozione<br />
degli ex voto era dettata dalla necessità di riportare al giusto posto una<br />
devozione che si stava avvicinando pericolosamente alla<br />
superstizione. Tale atteggiamento ha avuto come conseguenza quella<br />
di provocare l’allontanamento di alcuni fedeli nei confronti della<br />
devozione per la Madonna di Mombirone.<br />
Nel 1585 la visita Peruzzi trova che la chiesa di S. Maria “de Monte<br />
Birone” non disponga dei beni necessari per la celebrazione delle<br />
funzioni. Viene anche ordinato che venga sottoposta a restauro e viene<br />
stabilito il divieto di festeggiare la tradizionale veglia notturna il<br />
giorno dell’Assunta, dopo che erano state raccolte testimonianze che<br />
affermavano che l’anno precedente si era tenuta una veglia, caso<br />
riprovevole e dal quale egli ritiene che la chiesa ne sia uscita<br />
profanata. Dispone quindi che sia di nuovo benedetta e che in futuro<br />
venga chiusa dall’ Ave Maria serale al sorgere del sole (“et quia<br />
dictum fuit, valdem dubitari, ne ecclesia ipsa sit polputa, cum de anno<br />
52 Testimonianza di F. Bevione in Vita religiosa a Canale, cit., Torino 1978, pp.93-<br />
94.<br />
48
pretorio in festo Assumptionis Gloriose virginia in ea de nocte facta<br />
fuerint vigilia, propterea adhibuit ipsam ad cautelam debere benedici,<br />
cum decreto quod nullatebus de coetero in ea vigilia fieri debeant sub<br />
pena excommunicationis, sed tunc ecclesia ipsa debeat statim post<br />
signum Ave Marie claudi, e team continue clausam retineri usque ad<br />
solis ortum…” 53 ).<br />
All’epoca la chiesa era legata a un beneficio, ma il chierico, che vi è<br />
preposto, celebra solo nei giorni festivi a motivo del tenuissimo<br />
reddito di cui dispone. Essendo la chiesa sottoposta alla gestione della<br />
Comunità, quest’ultima provvedeva al suo vestiario.<br />
Il vescovo Broglia nel 1626 dichiara di aver notato la presenza presso<br />
la chiesa di <strong>San</strong>to Stefano di un numero elevato di reliquie, che<br />
precedentemente secondo le testimonianze dei loro antichi possessori<br />
erano collocate nell’altare campestre di S. Maria “de Monte Birono” e<br />
successivamente traslate in <strong>San</strong>to Stefano (“Reliquiae quamplurime<br />
per testimoniales abita ab antecessoribus, olim repertae in quidam<br />
altari campestri S. Marie de Monte Birono, nunc ad ecclesiam S.<br />
Stephani traslate aliam per antiquissimam traditionem quibus<br />
debitum reliquiam cultum deberi approbabit”) 54 .<br />
Broglia conferma il dovuto culto, che proviene da una antichissima<br />
tradizione, per reliquie che erano state trasferite tra il 1570 e 1585,<br />
date delle prime visite pastorali.<br />
La visita del vescovo Roero nel 1662 conferma gli obblighi a carico<br />
della Comunità nei confronti del chierico e ribadisce che la chiesa<br />
53 A.C.V.A., Visite pastorali, Peruzzi 1585, f. 422.<br />
54 A.C.V.A., Visite pastorali, Broglia 1625.<br />
49
debba essere pavimentata e fornita di volta in muratura almeno per tre<br />
passi davanti all’altare, il tutto realizzato a spesa della comunità ed<br />
entro l’anno, sotto pena d’interdetto (“Capella egeret tunice sautem<br />
tres passus ante altare, mandatur ideo Ill.mo ut altem sternatur ex<br />
aceribus intra annum expencis communitatis et sique elemosine…”) 55 .<br />
La cura della chiesa viene affidata all’eremita Blasio Mottura che<br />
veste l’abito di terziario francescano e risiede in un’abitazione attigua<br />
(“Hic habitat Blasius Molina huius loci eremita in habitu tertiaorum<br />
<strong>San</strong>cti Franceius mandata.”) 56 .<br />
La comunità non risulta in grado di svolgere i suoi obblighi e, con la<br />
visita successiva, la chiesa viene interdetta al culto.<br />
Nel corso del 1686 vengono realizzati alcuni lavori mediante lo<br />
stanziamento da parte dell’autorità comunale di 50 lire di elemosina,<br />
ma nonostante ciò il vescovo Migliavacca nel 1696 rimarca la<br />
necessità di munirla di fornice e ritorna ad interdire la chiesa<br />
(“ceterum ipsa capella aliquali indiget reparatione tam intris, quem<br />
foris, imo cum superioribus in visitationibus cautum fuerit ut fornie<br />
supra altare… declarat eam Ill.mis interdictam, pena suspinsionis<br />
pena ipso facto…”) 57 .<br />
La collettività decide di muoversi; l’anno seguente paga l’eremita<br />
“per aver pistato del marmore per lo stuccatore”. Da Castagnito<br />
vengono trasportate grandi quantità di gesso per gli stucchi. Nel 1698<br />
si lavora a “far la soffietta” e si compera una campana, fusa a<br />
Magliano.<br />
55 A.C.V.A., Visite pastorali, Roero 1662, f. 149.<br />
56 A.C.V.A., Visite pastorali, Roero 1662, f. 149.<br />
57 A.C.V.A., Visite pastorali, Migliavacca 1694, f. 407.<br />
50
Nel 1707 la chiesa viene munita delle indulgenze: il 16 ottobre<br />
vengono pagate 8 lire “al pedone di Bra che è venutto da Roma a<br />
portar le indulgenze per la capella di Mombirone e per la capella<br />
della Madonna del Rivo” 58 .<br />
L’ordinato del 3 febbraio 1709 conferma il ruolo dei due santuari<br />
stabilendo che è necessario “deputar qualche persona del corpo di<br />
questo consiglio che habbi la debita cura celle chiese campestri della<br />
Madonna SS. di Loreto et Mombirone” 59 .<br />
Altri restauri vengono compiersi tra il 1749 e 1750 ad opera di mastro<br />
luganese Andrea Vanetta; Tommaso La Flère vi compie ben 139<br />
viaggi “per condor sabia, acqua e calcina con bestie asinine”; altri vi<br />
effettuano una sessantina di carreggi solo per portare acqua. La<br />
costruzione della soffietta viene affidata a Giacomo Magone, per la<br />
quale impiega venti assi d’albera di oltre tre metri e numerosi carichi<br />
di gesso.<br />
Nell’ottobre del 1750, Felizzano visita il luogo dove con<br />
soddisfazione accerta i cambiamenti compiuti: la chiesa è stata<br />
riparata a spese della comunità (“De novo reparata fuit sumptibus<br />
Communitatis, et est decenter provisa”), tra le novità vi è anche la<br />
comparsa di una campanella (“habet campanulam pro populo<br />
convocando”); di tanto in tanto viene celebrata la funzione religiosa,<br />
in modo particolare la prima domenica di agosto (“ibi aliquando<br />
celebratur ex devozione, et precipue in prima domenica augusti”).<br />
Nell’adiacente casa risiede l’eremita, che veste l’abito di <strong>San</strong> Filippo<br />
58 A.C.C., Mazzo 212.<br />
59 A.C.C., Mazzo 222.<br />
51
Neri (“ibi habitat in domo attigua Carolus Joannes Cappelletto huius<br />
oppidi eremita sub amictu <strong>San</strong>cti Philippi Nerii…”) 60 .<br />
La visita Caisotti del 1768 dichiara che “bene se habet”, ma un<br />
documento catastale di fine ‘700 rivela a Mombirone la presenza di un<br />
“sito di cappella rovinata” che la parrocchia si contende con la<br />
Comunità 61 .<br />
Il 22 luglio del 1808 viene adottato un progetto che ipotizzava la<br />
demolizione dell’ “église champetre et maison contigue” 62 , composta<br />
da una cantina, una camera al piano terreno e una al primo piano, nel<br />
quartiere di Mombirone; l’obiettivo era quello di ottenere 24 mila<br />
mattoni, tremila tegole e trenta travi. Tali elementi dovevano essere<br />
adibiti alla realizzazione del cimitero; ma l’intento non venne a<br />
compiersi in quanto la chiesa venne restaurata.<br />
La cascina, a cui il progetto comunale fa riferimento, è probabilmente<br />
quella sottostante di Valle della Vezza, e questo fin dall’epoca in cui<br />
la chiesa faceva parte del feudo di Anterisio.<br />
Quando nel 1620 si assiste all’unificazione del territorio canalese, i<br />
possedimenti e i privilegi passarono alla chiesa di <strong>San</strong>to Stefano.<br />
Vi è inoltre la possibilità che la chiesa avesse il diritto di sepoltura per<br />
la sua indubbia importanza; ma alcuni documenti attestano che la<br />
collina sia stata spianata in epoca ignota e lo spazio attorno alla chiesa<br />
fu sempre coltivato e quindi ogni probabile traccia è stata cancellata.<br />
60 A.C.V.A., Visite pastorali, Felizzano 1742, f.521.<br />
61 A.C.C., Mazzo 233.<br />
62 A.C.C., Mazzo 91.<br />
52
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72.<br />
53
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1978, p. 30-40, 62-65, 68-69.<br />
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dipinti votivi del Roero nei secoli XVIII-XX, Lions Club Canale, Roero<br />
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età moderna, in Arte religione comunità nell’Italia rinascimentale e<br />
barocca, a cura di L. SACCARDO e D. ZARDIN, Vita e Pensiero,<br />
Milano, 2000.<br />
G. CRACCO, “Nescio Virum” in Rivista di storia e letteratura<br />
religiosa, a cura di G. CRACCO, G. DAGRON, C. OSSOLA, F.<br />
PENNACCHIETTI, M. ROSA, B. STOCK, S. Olschki Editore,<br />
Firenze, 2004.<br />
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Cristianesimo. Grande Atlante, a cura di G. ALBERIGO, II,<br />
Ordinamenti, gerarchie, pratiche, UTET, Torino, 2006.<br />
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regionali, Il Mulino, Bologna, 2002.<br />
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giornate di studi per operatori del turismo religioso, Aosta, 2006.<br />
G. CRACCO, “Habitare secum”: Luoghi dello spirito e luoghi della<br />
storia nel Medioevo europeo in Ricerche di storia sociale e religiosa,<br />
2000.<br />
54
ALLEGATI<br />
VISITE APOSTOLICHE<br />
VISITA APOSTOLICA PERUZZI 1585<br />
p.425r<br />
Eadem die 25 ianuarii 1585<br />
55
Visitavit quondam capellam campestrem in finibus dicti loci Canalis<br />
sub titulo S.tae Mariae de Monte Birone, quae est beneficiata, licet<br />
tenuis redditus non ascendentis ad scuta quator et illius est rector d.<br />
Baptista Casellus clericus, qui propter tenuissimos redditus ipsius<br />
aliud onus non persolvit quam celebrandi in die festo ipsius tituli.<br />
Ecclesia isa in suis aedificiis non satis bene se habet, propterea<br />
mandavi tea omnino restaurari ac porta lignea bene tuta muniri. Et<br />
quia dictum fuit valde dubitari ne ecclesia ipsa sit polluta cum de anno<br />
praeterito in festo Assumptionis gloriose Virginia in ea, de nocte,<br />
factae fuerint vigiliae, proptarea ordinavit ipsam ad cautelam debere<br />
benefici, cum decreto quod nullatenus de coetero in ea vigiliae fieri<br />
debeant sub poena excommunicationis, sed tuncecclesia ipsa debeat<br />
statim, post signum Ave Mariae, claudi e team continue causa retineri<br />
usque ad solis ortum a calia fieri et servasi de quibus in Decretis<br />
Generalibus.<br />
VISITA PASTORALE PANIGAROLA 1588<br />
p.221v<br />
Eadem die 27 ianuarii 1588<br />
In finibus dicti oppiai adest quidam capella sub titulo S. Mariae de<br />
Mombirono habentem annuo redditu florenos vigenti. Rector est<br />
venerabilis Iohannes Baptista Caselus de Castelinaldo. Statutum est ut<br />
claudatur ne bastiae ingredi possint.<br />
VISITA PASTORALE BROGLIA 1625<br />
p. 45<br />
Capella S. Marie Lauretane<br />
Est ad instructionem preter altare e quod mandavit reduci S.Andri in<br />
ac ipsa habim ac tabulatum confectum fuerit stratumque pavimentum<br />
circa ipsum altare appositumque fenestrelle existenti e Regione altaris<br />
vitrium delato portatili cum requisitis cellebrandi veniam concesit I.<br />
V. M. de Birone est in omnibus est in omnibus S. Marie de Roreto....<br />
VISITA PASTORALE ROERO 1662<br />
p. 142<br />
Capella S. Marie Lauretane<br />
Erat autem alias immago Beate M. V. Parvo de picta muro que ob<br />
gratias in dies factos ex elemosinis piorum advincantur tamen<br />
communicas in eglesiam. Nam illustrima domina preside turinetti<br />
altare maius construxit quod ornamentis et columnis ex stucco ex<br />
ornavit ceteri vero.... habet lampadas argenteas quorum una major<br />
56
scilicet a domino.... Molina, astensi, altera vero ab illustris domina<br />
comitissa Montate Fangi date fueront. Altare vero maius est de<br />
auratum per intus et votis argenteiset cereis undequaque eiusdem<br />
(septum). Portatile est in instructionem et quotidie confluunt...... ob<br />
famam gratiarum que in dies.... augentur. Nullus habet onus missarum<br />
attamen fere quotidie precipue omnibus dies festis celebratur ex<br />
devotique et elemosinis.<br />
Capella S. Marie de Mombirono<br />
Est cesatis decens, cum portatili ad instructionem debet tamen<br />
cooperiri cerea tella et inseri asseribus ut firmius it. Celebratur hic<br />
aliquando ex devotione et tunc defunctis nec gratia a parrochiali, habet<br />
nonulla iugera terre circum circa que spectat ad parochiale. Hic habitat<br />
Blasius Molina huius loci eremita in habitu tertiariorum <strong>San</strong>cti<br />
Franceius mandata. Capella egeret (tunice) sautem tres passus ante<br />
altare, mandatur ideo ill.mo ut saltem sternatur ex aceribus infra<br />
annum expencis communitatis et sique elemosine colligantur per<br />
dominum eremita mandatum illas applicari cum partecipatione domini<br />
archipresbiteri eidem capele pro eiusdem reparatione.<br />
p. 143<br />
Capella Campestris B. M. V. de Roreta<br />
In preced. Visitationes: interdicta fuit, donec provisa esset de<br />
necessariis de quibus tamen mandat provisa fuit quare attento etiam<br />
quod alia extat eclesia in finibus huius loci sub eodem met titulo B. M.<br />
V.; mandat Ill.mus, ut demoliatur, et materialia illius applicent ecclie<br />
erecta sub titulo B. M. V. de Laureto.<br />
Capella Campestris B. M. V. de Rivo et <strong>San</strong>cti Martini<br />
Sunt fere totaliter dirute et attenta quantitate Capellarum erectarum<br />
in finibus huius loci mandat Ill.mus, ut totaliter diruantur et earumdem<br />
materialia applicentur in reparatiorem aliarum capellarum.<br />
Capella Campestris SS.me Trinitatis<br />
Quo ad structuram et parietes est factis decens, non habet tamen<br />
Iconam, nec Suppellectilia pro celebratione misse ideo Ill.mus: eam<br />
interdicti donec provideatur de icona decenti et necessariis et reparetur<br />
in tegulis a parte inferiori, ad est portatile quod debet cooperiri cerea<br />
telea et inferi assere, est sine onere et redditu celebratur aliquando ex<br />
devotione et in festo SS.me Trinitatis est sub Cura Mari Antoniis<br />
Capelli; eidem Ill.mus ut quantocitius curet ut ad Communitatem ad<br />
quam spectat provideatur de quibus supra.<br />
Capella Campestris B. M. V. de Pilloro<br />
Que ex redditibus confratia SS. Spiritus erecta fuit in bonis eiusdem<br />
confratia, habet quid portatile ad forma ac cum num sit provisa de<br />
necessaris et nimis sit angusta, neminique infermiat missa in ea<br />
celebranda, eo quia sit omnino propre locum et parochialem ab Ill.mo<br />
interdicitur doner provideatur et ampliatur.<br />
57
VISITA PASTORALE MIGLIAVACCA 1694<br />
P.406<br />
Capella campestris B. M. Virginis de Lauretto<br />
Iam ab annis pluribus pia fidelium cura funditius erigendam curavit<br />
licet antiquitus iam esset parvula capella nunc tamen ad decorem<br />
elegantissime exornata una cum suppelletilibus et paramentis pretionis<br />
et donariis habitis felice recordationis Christina a Franca Sabauda<br />
ducissa. Altare maius decentissimus est provisum abbundantissime de<br />
omnibus illustrimus ut conficiatur intra mensem et in archivio<br />
parochialis eglesie reponatur. Subea namque parochiali est dicta<br />
capella et rationem administrationem recepit dominus archipresbiter.<br />
p.407<br />
Capella campestris Marie Beate Virginis de Pilloro prope locum<br />
Erecta fuit ad eleemosinis, et ad predictam confratriam SS. Spiritus<br />
quia ex eiusdem ellemosinis constructa fuit. Verum cum iuxta superior<br />
visitationum decreta ampliata non fuerit; ideo Ill.mus illam supponit<br />
interdicto, nisi intra duos menses supradicta decreta ampliant,<br />
dummodo tamen in ea dies festis non celebrat.<br />
Capella Campestris SS. Trinitatis<br />
Reparata fuit iuxta decreta precedentius visitationes nulla tamen<br />
habet paramentas qua ex parochiali deferunt, quando ibi celebrari<br />
contigerit. Ad sunt necessaris qui capella curam habent renovantur, et<br />
computa reddunt ac supra; fuit legatum huic capella capitale libras<br />
100: quo expendi deben pro procissione paramentorum quod quis<br />
capite penis est heredies De Costis, qui parati sunt ad solutiones.<br />
Capella Campestris B. M. V. de Rivo<br />
Redificata fuit a comite et est decenteri provisa de omnibus ad<br />
ornatum altaris et necessaria deferunt pro celebratione missas quando<br />
celebrat provideat de portatili ad formam sumptibus comtis.<br />
Capella Campestris B. M. V. de Castro<br />
Nuper est brevis apostolici concessione edificata est in eodem castro<br />
pro Ill.mo Domino loci Patrono et eius familia, quoquid capella, piam<br />
quandam maiestate prosefert, et de necessaris omnibus provisa est:<br />
breve apostolicum cum una cum reliquis sacris, sub clavi ad presens<br />
teneantur nec irripui potuerint, mandat Ill.mis cum primum licuerit D.<br />
Archi videat ipsum breve et autendicat reliquiarum et referat.<br />
Capella Campestris B. M. V. de Montebirono<br />
Edificata est a comite, ad quam eius manutentio spectat de<br />
necessariis omnibus ad ornamentum pro missa celebrationem, altare<br />
de omnibus quid promisum est piorum eleemosinis; portatile tamen<br />
debet cooperiri telea cerea; habitatibi Hevenita nomine Bernardis<br />
Gallis de Monteacuto, qui compunta eleemosinis reddit<br />
Archipresbitari, cui Hevenita mandat Ill.mis, ut sub pena deum<br />
58
aureonem intra duos menses licentiam reportet. Ceterum ipsa capella<br />
aliquali indiget reparatione tam intris, quem foris, imo cum<br />
superioribus in visitationibus cautum fuerit ut fornie supra altare<br />
saltem construere sub supra interditi pena quo facto nec huisque<br />
quidquam expletam fuerit ex his quo ibi fuerunt sancita; idel declarat<br />
eam Ill.mis interdictam, pena suspinsionis pena ipso facto sacerdotibis<br />
qui ibidem fuerint celebrare; ad est annexa dommuncula pro<br />
habitatione heremite.<br />
VISITA PASTORALE ICARDI 1737<br />
P. 203<br />
Die 13 imbris<br />
Capella camp. B. M. V. De Laureto<br />
In omnibus bene se habet et de necessariis decenter purcisa est. In<br />
hac capella hic sunt altaria ad instructiones, videlicet altare maius,<br />
altare S. Antonis et altare S. Dominis bapte omnia decenter ornata.<br />
Die 16 imbris<br />
Capella camp. B. M. V. De Montebirone<br />
Mandat D. Visitator, ut hac capella in pariete ex parte superiori anne<br />
intra duos menses reparetur sub pena interdicti eiusdem. In reliquis<br />
bene se habet et sufficienter purcisa est de necessariis ad ornatum et<br />
missarum celebrationem, praecipue de calice ex auricalco cum cuppa<br />
argentea, que debet intus cum patena deaurai.<br />
2 ottobre<br />
Capella Campestris B. M. V. de Monte Carmelo<br />
Cit ad instructionem est sufficienter ornata. Mandat D. Visitator, ut<br />
confessionale in capella existens provideatur de osthilis ad curates.<br />
Capella Campestris SS: Trinitatis<br />
D. Visitator mandat, ut portatile tela cerea operiatur et altaris mensa<br />
recstru... ut loco cancellorum ligneorum, quibus hec capella in<br />
anteriori parte clausa est construatur murus cum opportuna ianua intra<br />
menses proxis, sub peni interdicti eiusdem capella. In reliquis bene se<br />
habet, ex elementis necessariis ad ornatum, sufficenter purcisa est.<br />
Capella Campestris Concepsionis B. M. V.<br />
Est ad instructionem, et de necessariis ad ornatum, toleralibitur<br />
purcisa. Mandat solium D. Visitator, ut portatile tantiper elevatur et ad<br />
laterem altaris transfeatur.<br />
Capella B. M. V. prope locum<br />
Mandat D. Visitator , ut loco cancellorum ligneorum, quius hec<br />
capella in anteriori parteclausa est, construatur murus cum opportuna<br />
59
ianua intra duos menses proximus, sub penis interdicti eiusdem<br />
mandandi etiam, ut portatile telea cerea cooperiatur.<br />
VISITA PASTORALE FELIZZANO 1742<br />
p. 521<br />
Capella Campestris B. M. V. de Laureto<br />
Que edificata fuit ex piorum elemosinis suius capella est bene<br />
perovirum de nacessariis quoad ornatum sed portatile cooperiatiur<br />
nova tela cerata. Ad est ibi onis celebrationis missarum quinquaginta<br />
sex quolibet in dictis festivis cum contempli domini archipresbiteri<br />
celebrantur per turnum a ecclesiati fuius appuidi media elemosina<br />
solidorum viginti pro quolibet missa ex sequentibis redditibis primo<br />
librarum quindecim penis Josephum Montrucchio v. Mattheo de<br />
Carretto de Gorregno eius ultimi testamenti sub die 2 Februarii 1678<br />
rogati Barbero. Habet insuper capitale census librarum centum penis<br />
Joseptium Montrucchio ad ratam librarum sex quolibet anno. Item<br />
aliud capitale censui librarum centumquinquaginta penis Andream et<br />
Franciseum Antonium De Careliis nec non Joseptium Morra quond<br />
suis thome pro boni uxori sue tamquam .... dictotum de Careliis ad<br />
ratam £6 pro centenario. Aliud capitale census librarum quatorcentum<br />
erga Octavianum Battaglio supra predium campii in regione dicta de<br />
vinco ad posefium a <strong>San</strong> Paulo Bernardi , sine consefu ill.mo<br />
alienatum ad ratam librarum sex pro quolibet centenario. Aliud<br />
capitale £33.6.8 in penis dicte missa celebrantur per adm Josephum<br />
Palmefino. Inni per in die festo nativitati beate Marie Virginis<br />
quolibetanno processionalis incenditur aad hanc capellam, ed missa<br />
decantata per archipresbiterem, ab eodem cum venerabili fidelibus<br />
benedictio impertitur. A latere evangelis, ad est altare sub titulo sanctii<br />
Joanni Bapte, quod est in omnibus ad instructionem, est bene<br />
provisum. A latere epistole est aliud altare sub titulo sanctii Antonii,<br />
quod pariter decenter provisum et ornatum est, excepto quod caret<br />
portatili, deoque ni de illo provideatur cum tabula lignea, ill.mo altare<br />
interdictum declarat.<br />
Ad est confessionale, quod aliquando inservit ad excipiendas<br />
confessiones et decrevit ill.mi illud intri provideri de tabella casum<br />
reservatorum et in lateralibus ab utraque parte affingatur sacre<br />
imagines.<br />
SACRISTIA<br />
Est bene provisa de sacris suppellectilis quinimmo abundantissime<br />
ex piorum elemosinis et precipue a fel record serenissima Christina a<br />
gallia sabauda ducissa.<br />
ECCLESIA<br />
Quo ad materiale bene se habet et nihilo alio indiget nisi quod supra<br />
prospectum a parte anteriori reficiatur prout refici mandat ill. Intra<br />
bimestre. Hius eglesia habet Pretis Francius capellas huius lori eremita<br />
60
sub amictu sancti patentibus, cui mandatur, ut intra duos menses<br />
compareat in curia epali atens pro obtinentis dictis literis sub penis<br />
arbitrariis. Qui eremita computa reddit v. Archiprestro ad est<br />
csmpanula pro populo convocando.<br />
Capella Camp. B.M. Virginis De Mombirone<br />
De novo reparata fuit sumptibus communitatis et est decenter<br />
provisa tam quo ad ornatum altaris quam celebratione: ibi aliquando<br />
celebratur ex devotione, et precipue in prima dominica agusti.<br />
Cuiusliet anni, in qua soleminizatur festum dicta, capelle decantatur<br />
missa solemnis per d. Archipresbiterum medio honorario, solvitur a<br />
rectoribus, qui renovatur, vel confirmantur singulis annis, et computa<br />
reddunt dicto archipresbitero. <strong>Pro</strong>videatur de cruce in summitate<br />
prospectis. Ibi habitat in domo antigua Carolus Joannes Capelletto<br />
huius oppidi eremita sub amictu sancti Philippi Nerii qui exhibuit suas<br />
literas dici 26 januarii 1735 sub scrictas Foatia Cancellius. Habet<br />
campanulam pro populo convocando.<br />
p.522<br />
die 2 octobriis<br />
Capella Campestris SS.me Trinitatis<br />
Spectat ad communitatem, et est tolerabiliter provisa de necessaris<br />
quo ad ornatum altaris, ibi celebratur in die festo SS.me Trinitatis per<br />
capellanum Confraternitabis disciplinatorum huius Oppidi, quo die<br />
confratres ad dictam capellam, processionaliter conveniunt, et ibi<br />
decantatur missa per V. Archipresbiterum media eleemosina, que a<br />
Rectoribus dicta capella persolvitur erigiatur crux ferrea in summitate<br />
prospectus (eius de) capella.<br />
Capella B. M. V. del Rivo prope locum<br />
Spectat ad communitatem; est decenter provisa quo ad ornatum<br />
altaris, sed portatile transferatur aliquantulum ad Labium Altaris ibi<br />
celebratur aliquando ex devotione, et cantatur missa solemnis per V.<br />
Archipresbiterum die festo conceptionis B. M. V. sumptibus<br />
communitatis, et quando celebratur, vel ab ecclesia parochiali, vel ab<br />
Oratorio <strong>San</strong>cti Bernardini Sacra suppellectiles deferuntur. Quo ad<br />
materiale bene se habet, sed tantum erigatur crux ferrea in summitate<br />
prospectis.<br />
Capella Campestris B. M. V. Carmeli<br />
Pertinet ad particulares huius regionis, qui eam manutere tenetur. Est<br />
decenter provisa quo ad ornatum altaris, et abundantissime de<br />
paramentis. Capella ipsa est elegantis structures et habet campanile<br />
cum campanula ad populo convocandum. Ad est parua pixis cum sua<br />
Umbella ad instructionem pro delatione SS.mi Sacramenti ad<br />
infirmos. Ibi in domo attigua habitat R. V. Joannes Bartholomeus<br />
Mortara Loci Castrinaldi, qui celebrat singulis diebus festis sumptibus<br />
dictor particularum. Ad est onus unius messa in hac capella quolibet<br />
anno, et in perpetuum celebranda, in suffragio anime quond Theobaldi<br />
61
Pinsolii, qui cessit situm pro costruenda dicta capella, pro ut constat<br />
ex instro diei 19 augustii 1734.<br />
Capella Campestris B. M. V. de Castro<br />
Altare huius capella habet portatile ad instructionem, quod tamen<br />
debet provideri de tabula lignea supra mensam collocanda, in qua<br />
ipsum portatile debet claudi, nova tela cerata cooperiri, et ad labium<br />
altaris transferri. In reliquiis omnia bene se habent. Non constitit de<br />
privilegio dicta tabella, ex eo quod Ill.mis comes ab est ab hoc<br />
dominio.<br />
Capella Campestris B. M. V. vulgo dicta La Madonina prope locum<br />
Spectat ad communitatem, et est tolerabiliter provisa quond ornatum<br />
altaris cum portatili ad instructionem, in ea aliquando celebratur ex<br />
devotione, et tunc deferuntur Paramenta a Parochiali. Erigatur Crux<br />
ferrea in summitate prospectis; ad est Campanula pro Populo<br />
convocando. Quo ad materiale se habet. Nullius abet onus, nec<br />
redditum, et providetur ex piorum eleemosinis.<br />
VISITA PASTORALE CAISOTTI 1768<br />
p.69<br />
die 3 julii<br />
Capella Camp. B.M. Virginis De Mombirone<br />
Quo ad materiale bene se habet, ac decentibus suppellectilibus.<br />
Incolarum pietate provisa est.<br />
Capellla Camp. B. M. Virginis De Laureto<br />
Ex piorum elemosinis constructa est, ac decenter se habet, et<br />
copiosis provisa est suppellectilibus, precipue ex munificentia regie<br />
celsitudinis Christine Agalie Sabaudie ducisse fel record.<br />
Duo in hac capella extant altaria, quorum unum idest laterale est sub<br />
titulo, ss. Secundi et Defendentis, que duo in omnibus sunt ac<br />
instructionem. Confessionale aeque est ad instructionem. Capella hec<br />
habet onerae missarum sexagintatrium annuatium celebrandarum<br />
media. Eleemosina solidorum viginti pro qualibet earum ex variis<br />
legatis in precedentibus visitationibus descriptis, ut in libro<br />
responsionum que onera nuc usque fideliter ad implentur per turnum a<br />
dd. Ecclesiasticis huius loci.<br />
p.69<br />
Die 3 inuii<br />
Capella Campestris SS. Trinitatis<br />
Spectat ad communitatem, et quo ad materiale decenter se habet, atque<br />
ad ornatum provisa est. Suppellectiles vero necessarie ad missa<br />
celebrationem, quando opus est, deferuntur a parochiali.<br />
62
Capella Campestris B. M. V. nuncupate del Rivo<br />
Spectat ad communitatem, ac decebter de habet. Portatile est ad<br />
instructionem, suppedaneum vero reparetur intra semestre tempus issu<br />
Ill.mi ac R.mi Antistitis. Orux affixa est in summitate prospectus.<br />
Sacre suppelectiles quando opus est, deferentur a pareli.<br />
Capella campestris B. M. V. nuncupata La Madonnina<br />
Spectat ad communitatem: ac post precedentem visitationem<br />
reparata est, ac decenter, se habet hoc excepto quod fenestra superior<br />
caret rete ferrea, quam approni iuhet Ill.mis, ac R.mus D.nus intra<br />
semestre tempus, ne aves ingredianturad feedandam mensam.<br />
Capella campestris B. M. V. Carmeli.<br />
In omnibus est ad instructionem, ac copiosis, decentibus que<br />
suppellectibus etiam necessariis pro delatione S.mi ad infirmos piis<br />
incolarum oblationibus provisa est. Tabernaculum, est parua pixis sunt<br />
pariter ad instructionem; mandat tamen Ill.mus ac R.mus D.nus ut<br />
fiant astola interna; quibus stratis temporibus claudantur fenestre<br />
inferlopes item ut ostium campanilis serra, et clavi muniatur ut<br />
tempore, quo missa celebratur claudi queat. Capellanus, qui nunc est<br />
R. D. Gallenius ibi celebrat precipue singulis diebus festis ad<br />
commodum incolarum, et statis temporibus fidei rudimenta tradit ad<br />
instructionem. Ad est onus unius misse ibi celebrande quut annis die<br />
festo S.si Joseph juxta intetionem Q.mo Theobaldi Pinsolio, qui situm<br />
cessit pro construenda dicta capella ex instrum.to 19 augusti 1734. Ad<br />
est propterea onus onius misse qualibet feria sexta in hac martii 1760<br />
rogato Montrucchio, media eleemosina solidorum 16.8 pro qualibet<br />
missa ab heredibus dicti Codiciliantis solvenda, que dicta onera<br />
adimplentur.<br />
COPIA DELLA VISITA PASTORALE DEL<br />
VESCOVO ROERO DEL 1662<br />
ARCHIVIATA PRESSO IL COMUNE DI CANALE<br />
63
ATTI NOTARILI RELATIVI ALLA VENDITA DEI<br />
BENI PARROCCHIALI DELLA CAPPELLA<br />
MADONNA DI LORETO<br />
83
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA DELLE<br />
CAPPELLE CAMPESTRI CANALESI<br />
Cappella campestre della Madonna di Loreto<br />
Cappella della Madonna di Loreto<br />
100
“Madonna col Bambino” affresco della seconda metà del ‘400 nell’abside della chiesa della frazione di Loreto.<br />
Ex-voto della Madonna di Loreto: traino di quattro cavalli con un carico di botti di vino della ditta E. Serafino cade nella<br />
rocca di Valle Loreto. Scritte: “Grazia Ricevuta 1907”.<br />
101
Ex-voto della Madonna di Loreto: un uomo con bottiglia in mano è assalito da due altri uomini armati di bastone e<br />
roncola. Scritte: “Grazia Ricevuta 19 novembre 1895 da Cerrato Giuseppe”.<br />
Cappella della Madonna di Mombirone<br />
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Cappella della Madonna di Mombirone ad oggi<br />
Panorama del bric Torretta verso Mombirone<br />
103
Cappella della SS. Trinità sullo sfondo il bric S. Guglielmo<br />
Cappella di Maria SS. Ausiliatrice (cartolina del 1913)<br />
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