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Leggi il comunicato stampa - Galleria l'Affiche

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GIANNI mORETTI<br />

Nella deriva oggi necessariamente<br />

raffinata, ossessiva, estetizzante e<br />

inut<strong>il</strong>e - come l’arte deve essere- ma<br />

interrogativa del contemporaneo, solo<br />

pochi artisti mettono di fronte a norme<br />

alternative di visioni e vedute. Il lavoro<br />

di Gianni Moretti promette nel tempo<br />

una persistenza che va persino di là<br />

da ciò che ha già raccontato e di ciò<br />

che abbiamo già visto lavorando sulla<br />

desertificazione delle certezze per<br />

mettersi di fronte ad altre modalità<br />

e incessanti dubbi. La sua ricerca<br />

parte da lontano, dallo studio del<br />

corpo e da tecniche antiche - carta,<br />

pigmenti, ritagli - che si stanno via via<br />

arricchendo di prospettiva e significato<br />

mediante l’accettazione di meccanismi<br />

fallaci e persino fallimentari che l’arte<br />

sa affrontare innestata per scelta più<br />

nella dimensione del verosim<strong>il</strong>e che<br />

in quella del vero. Non esiste la fuga,<br />

esiste un’estrema consapevolezza del<br />

tentativo, dello sperimentare come e<br />

dove e quando e perché e qual è - se<br />

esiste - <strong>il</strong> senso, <strong>il</strong> senso assoluto<br />

e irrequieto del falso identico, quel<br />

movimento tellurico che non ambisce<br />

all’assoluto, ma con volontaria<br />

impotenza lo sfiora, continuamente.

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