Il turismo culturale nella Valle di Non - Iniziative
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La campagna nei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Salter, con due tipologie <strong>di</strong> teli antigran<strong>di</strong>ne.<br />
avviata nel corso degli anni Sessanta e intensificatasi in quelli successivi, ha inferto danni<br />
consistenti all'assetto storico e ai tipici caratteri architettonici della maggior parte dei paesi<br />
della valle; ciò è derivato anche dalla spinta, non sempre consapevole, verso una frettolosa<br />
<strong>di</strong>struzione o emarginazione <strong>di</strong> molti "segni" e documenti <strong>di</strong> una vita rurale povera e <strong>di</strong>fficile;<br />
questi atteggiamenti hanno portato con sé un'attenuazione del senso <strong>di</strong> identità e una forte<br />
erosione della "memoria". Interi centri storici sono stati "sterilizzati" e uniformati, con la<br />
<strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> criteri e<strong>di</strong>lizi e <strong>di</strong> materiali moderni, spesso impiegati, per pure ragioni <strong>di</strong> como<strong>di</strong>tà<br />
e <strong>di</strong> economicità, in modo inopportuno anche negli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> pregio. In anni più recenti, favorite<br />
dall'esuberanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> finanziamenti pubblici, hanno avuto luogo, promosse dai<br />
comuni, operazioni <strong>di</strong> "arredo urbano" o <strong>di</strong> "riqualificazione urbana", <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>ose, in genere <strong>di</strong><br />
modesta qualità e perfino dannose in rapporto alle necessità <strong>di</strong> tutela ambientale, soprattutto<br />
in relazione alla delicatezza delle aree prossime agli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto. 20 <strong>Non</strong> solo con questi aspetti<br />
<strong>di</strong>scutibili e imbarazzanti si deve confrontare ogni proposta <strong>di</strong> <strong>turismo</strong> <strong>culturale</strong> in <strong>Valle</strong> <strong>di</strong> <strong>Non</strong><br />
(come pure in molte altre parti del Trentino), ma anche con altri che comportano alterazioni<br />
del paesaggio agricolo che rischiano <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare, <strong>di</strong> fatto, irreversibili. Ci si riferisce alla posa<br />
incontrollata delle reti antigran<strong>di</strong>ne a <strong>di</strong>fesa dei raccolti (peraltro in aree colpite in modo ricorrente<br />
e talvolta anche grave); reti che proteggono certo le coltivazioni, ma che con il loro aspetto lucido<br />
e biancastro "plastificano" il paesaggio rendendolo inguardabile (e persino non fotografabile<br />
ai fini della promozione turistica!); purtroppo sembra esser stata abbandonata la ricerca e<br />
l'adozione <strong>di</strong> soluzioni (in realtà praticabili) dotate <strong>di</strong> un minore impatto sul paesaggio. Così viene<br />
20. Come esempi negativi possono essere citati gli interventi all'esterno delle chiese <strong>di</strong> Varollo e <strong>di</strong> santa Maria a<br />
Sarnonico, non meno delle profonde alterazioni della piazza del Municipio <strong>di</strong> Revò; in senso positivo possono<br />
essere invece segnalate, tra l’altro, le piazze <strong>di</strong> Taio e <strong>di</strong> Segno. Sulla controversa questione dei cosiddetti<br />
"arre<strong>di</strong> urbani" all’interno dei centri storici si vedano: Italia Nostra (con un intervento <strong>di</strong> Guido Masè), In nome<br />
dell'arredo urbano, in "Questotrentino", 20 <strong>di</strong>cembre 1997, pp. 20-22; William Belli, Arredo urbano? No grazie!<br />
in "Questotrentino", 20 febbraio 1999, pp. 34-35.<br />
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