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Rapporti - Ispra

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tendenza, motivata anche da problemi sanitari, ma forse più strettamente connessa alle regole<br />

dell‘industrializzazione, del mercato, della globalizzazione.<br />

Considerando l‘importanza a livello di funzionalità ecosistemica, la ricchezza di biodiversità, la<br />

diffusione nel territorio nazionale e –non ultimo- il potenziale attrattivo a livello turistico, le zone<br />

umide della nostra penisola meriterebbero un‘attenzione più sistematica ed una protezione più<br />

estesa. Le Tyto Wetlands del Queensland, o la mediterranea Camargue, in cui le componenti<br />

ecosistemiche hanno il tempo e lo spazio per espletare la propria funzionalità, sono esempi di<br />

gestione possibile, di integrazione tra natura e società, con risvolti vantaggiosi sul fronte della tutela<br />

ambientale come della cosiddetta green economy.<br />

I progetti finalizzati allo sviluppo del territorio devono necessariamente fondarsi sulle identità<br />

culturali del territorio e mirare a rendere un luogo attrattivo: in grado cioè di richiamare<br />

investimenti, ma anche di accogliere nuovi residenti. Guarire l‘antica sindrome dell‘abbandono, che<br />

ha impoverito tutte le terre che, nel tempo, si sono trovate in situazioni di marginalizzazione,<br />

escluse da un contesto socio-economico-culturale che, nel bene e nel male, procede velocemente,<br />

seguendo (e al tempo stesso creando) i tempi del progresso.<br />

Un luogo è attrattivo per come lo si percepisce: è necessario fornire nuove prospettive di lavoro, e<br />

alti standard per le condizioni di vita, ai cittadini che decidono di restare nella loro terra e tentare al<br />

tempo stesso di riconquistare chi è stato costretto ad abbandonarla, ma sente il legame con le<br />

proprie radici. Al tempo stesso è auspicabile incrementare la comunità invitando nuove<br />

partecipazioni, anche attraverso un turismo che possa superare il momento della semplice visita. A<br />

tal fine è indispensabile riconsiderare alcune scelte territoriali per tutelare e valorizzare i territori,<br />

considerato attualmente -in troppi casi- erroneamente marginali. Ambienti che hanno permesso il<br />

sorgere di società e culture fiorenti, grazie allo sviluppo di tecniche di adattamento e strategie per<br />

un razionale utilizzo dello stesso, a fronte di peculiarità naturalistiche e funzionalità ecologiche di<br />

grande rilievo, sono purtroppo interessati spesso da fenomeni di degrado.<br />

L‘inerzia nell‘interiorizzazione della consapevolezza che il paesaggio è un bene collettivo, è legata<br />

a motivi complessi, uno dei quali può essere identificato nelle difficoltà che, nel nostro Paese,<br />

penalizzano l‘educazione ambientale, causando carenze e frammentarietà nella conoscenza della<br />

natura.<br />

L‘obiettivo di individuare e valorizzare le risorse territoriali può essere raggiunto solo indirizzando<br />

le politiche di sviluppo su un percorso d‘integrazione tra esigenze ecologiche e di tutela paesistica, e<br />

necessità socio-economico culturali. Ma soprattutto è necessario cercare e trovare una validazione<br />

delle strategie da parte della popolazione locale.<br />

Le esperienze di valorizzazione delle zone umide condotte in altri paesi potrebbero suggerire<br />

operazioni gestionali di più ampia portata ed efficacia; al tempo stesso l‘adozione di un punto di<br />

vista che interpreti il paesaggio come risultante di tutti i processi naturali e antropici che<br />

avvengono in un mosaico complesso di ecosistemi, potrà guidare i processi di pianificazione e<br />

gestione territoriale alla creazioni di luoghi di identificazione collettiva.<br />

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