PROVE PENETROMETRICHE DINAMICHE S.P.T O S.C.P.T Le ...
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FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />
<strong>PROVE</strong> <strong>PENETROMETRICHE</strong> <strong>DINAMICHE</strong> S.P.T O S.C.P.T<br />
<strong>Le</strong> prove dinamiche continue sono state ideate per lo studio dei<br />
terreni incoerenti, i dati elaborati per gli strati coesivi quindi, sono da<br />
considerarsi utili solo per un primo inquadramento del problema.<br />
Correlazione con SPT.<br />
Poiché le correlazioni empiriche esistenti in letteratura tra i risultati di<br />
una prova penetrometrica dinamica ed i principali parametri<br />
geotecnici del terreno fanno riferimento essenzialmente alle prove<br />
SPT, occorrerebbe in teoria applicare una correzione ai risultati delle<br />
prove SCPT, per tenere conto delle diverse modalità esecutive.<br />
Ciò può essere fatto secondo due criteri differenti:<br />
• correzione sulla base delle differenti modalità esecutive:<br />
penetrometri con caratteristiche differenti rispetto all’ SPT (peso<br />
del maglio, volata, area della punta, ecc.) comportano energie di<br />
infissione ovviamente differenti; per rapportare il numero di colpi<br />
dell’ SPT con quelli del dinamico continuo diversi Autori<br />
propongono l'applicazione del seguente fattore correttivo:<br />
Cf<br />
M1 ⋅ H1⋅ P11⋅ Ap1<br />
=<br />
M2 ⋅ H2 ⋅ P12 ⋅ Ap2<br />
dove:<br />
M2 = peso del maglio SPT (63.5 kg);<br />
H2 = volata del maglio SPT (75 cm);<br />
Pl2 = passo di lettura SPT (15 cm);<br />
Ap2 = area della punta SPT (20.4 cmq);<br />
M1 = peso del maglio del dinamico continuo;<br />
H1 = volata del maglio del dinamico continuo;<br />
Pl1 = passo di lettura del dinamico continuo;<br />
Ap1 = area della punta del dinamico continuo.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Il numero di colpi da utilizzare nel calcolo dei parametri geotecnici<br />
sarà dato da:<br />
Nspt = CfNscpt<br />
• correzione sulla base delle litologie incontrate: si è dimostrato,<br />
nelle correlazioni SPT-SCPT, che generalmente il rapporto fra il<br />
numero dei colpi misurato con i due strumenti (Nspt/Nscpt) tende<br />
a 1 per granulometrie grossolane, mentre tende a crescere per<br />
granulometrie più fini; si suggeriscono le seguenti correlazioni<br />
proposte in letteratura:<br />
Correlazione Litologia<br />
NSPT = 1 x NSCPT Ghiaie e ghiaie sabbiose<br />
NSPT = 1.25 x NSCPT Sabbie e ghiaie con fine plastico<br />
NSPT = 1.5 x NSCPT Sabbie con molto fine<br />
NSPT = 2 x NSCPT Limi<br />
NSPT = 2.5 x NSCPT Argille limose/sabbiose<br />
NSPT = 3 x NSCPT Argille<br />
In ogni caso si tratta di correlazioni empiriche che vanno utilizzate<br />
con cautela. In particolare, per quanto riguarda la correzione in<br />
funzione della litologia, questa andrà calibrata sulla base delle<br />
caratteristiche litologiche locali.<br />
Poiché esistono molti tipi di penetrometri dinamici con diverse<br />
caratteristiche, per poter utilizzare i metodi di interpretazione calibrati<br />
per la SPT è necessario apportare delle correzioni ai risultati ottenuti.<br />
Muromachi e Kobayashi (1981) hanno presentato una correlazione<br />
fra N30 (colpi per 30 cm di penetrazione) ed Nspt. Il penetrometro<br />
usato è l’RTRI-HEAVY, giapponese, con maglio di 63,5 Kg, caduta<br />
75 cm, dpunta = 5,08 cm, il quale è simile al pemetrometro italiano tipo<br />
EMILIA-DPSH. I due autori trovano che i dati, rilevati in materiali<br />
compresi in un’ampia gamma granulometrica e senza tenere conto
FORMULA GEO VER.2.0<br />
dell’attrito laterale lungo la batteria delle aste, consentono la<br />
seguente relazione :<br />
N<br />
30<br />
Nspt<br />
= 115 .<br />
Tenendo invece conto dell’influenza dell’attrito laterale la relazione<br />
diventa :<br />
N<br />
30<br />
Nspt<br />
= 1 ,<br />
i risultati quindi in questo caso possono essere utilizzati senza alcuna<br />
correzione.<br />
Da alcune indagini italiane la relazione tra N30 e Nspt diventa :<br />
N<br />
30<br />
Nspt<br />
= 057 . ,<br />
<strong>Le</strong> prove sono state condotte da Tissoni (1987) in ghiaie sabbiosolimose<br />
con il penetrometro superpesante Meardi-AGI e dallo Studio<br />
Geotecnico Italiano con lo stesso penetrometro in depositi sabbioso<br />
limosi, talvolta con ghiaia fine.<br />
Uno studio indiano presenta i risultati di prove penetrometriche<br />
eseguite con penetrometro superpesante (maglio di 63,5 Kg, caduta<br />
76 cm, dpunta 63,5 cm), in terreni costituiti prevalentemente da<br />
sabbie, sabbie fini con limo e depositi sabbioso-limoso-argillosi con<br />
ghiaia.<br />
La relazione tra N30 e Nspt diventa :<br />
1.5>N30/Nspt>0.8<br />
la quale, tenendo conto del maggior diametro di punta rispetto alla<br />
misura standard (63,5 cm invece di 50,5 cm) assume la seguente<br />
forma:
FORMULA GEO VER.2.0<br />
0.95>N30/Nspt>0.5,<br />
vicina alle esperienze italiane.<br />
Per quanto riguarda il penetrometro medio leggero tipo EMILIA la<br />
relazione tra N10 (numero di colpi per 10 cm di affondamento) e Nspt<br />
è la seguente :<br />
0.7Nspt≥N10≥1.2Nspt<br />
Conoscendo la natura del terreno e N10 si può ricavare Nspt dalla<br />
seguente tabella (Vannelli e Benassi, 1983):<br />
Terreni prevalentemente coesivi Terreni prevalentemente granulari<br />
N10/Nspt≥0.7-0.8<br />
N10/Nspt≥0.8-1.0<br />
per<br />
per<br />
8≤N10≤14<br />
14≤N10≤18<br />
Determinazione della litologia.<br />
N10/Nspt≥0.95-1.0<br />
N10/Nspt≥1.0-1.2<br />
per<br />
per<br />
8≤N10≤15<br />
15≤N10≤30<br />
Non esiste attualmente in letteratura una correlazione fra il numero di<br />
colpi misurato con il penetrometro dinamico e la litologia degli strati<br />
attraversati. Una correlazione può essere effettuata assimilando la<br />
procedura d'infissione delle aste e del rivestimento nella prova SCPT<br />
a quella di pali battuti di piccolo diametro. Per tali tipologie di palo<br />
esistono in letteratura delle indicazioni dei valori di resistenza laterale<br />
all’ infissione in funzione delle diverse litologie. Sulla base di questi<br />
dati e di un'ampia casistica relativa all'esecuzione di prove SCPT in<br />
litologie differenti, vengono proposte le seguenti correlazioni in<br />
funzione del rapporto n.colpi della punta / n.colpi del rivestimento:
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Rapporto<br />
Npunta/Nrivestimento<br />
Litologia<br />
< 0,25 Argilla<br />
0,25 - 0,40 Argilla con limo o sabbia<br />
0,40 - 0,70 Limo<br />
0,70 - 2,25 Sabbia con limo o limosa<br />
2,25 – 4 Sabbia o ghiaia con matrice plastica<br />
> 4 Ghiaia o ghiaia + sabbia<br />
Stima dei parametri geotecnici.<br />
Parametri degli strati incoerenti<br />
I parametri geotecnici calcolabili per terreni incoerenti (componente<br />
sabbiosa o ghiaiosa dominante) attraverso le correlazioni dirette con<br />
i valori di Nspt sono i seguenti:<br />
• angolo di resistenza al taglio ϕ;<br />
• densità relativa Dr;<br />
• modulo di deformazione ( o di Young) E50;<br />
• modulo edometrico M0;<br />
• modulo dinamico di taglio G0.<br />
Angolo di resistenza al taglio ϕ.<br />
L'angolo di resistenza al taglio del materiale indagato può essere<br />
valutato attraverso due categorie di metodi: i metodi di correlazione<br />
diretta Nspt-ϕ e i metodi di correlazione indiretta. Tra i metodi di<br />
correlazione diretta Nspt-ϕ vanno considerati, in generale, più<br />
attendibili quelli che esprimono ϕ anche in funzione della pressione<br />
efficace ϕ agente sullo strato.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Metodi di correlazione diretta<br />
a) Road Bridge Specification<br />
Il metodo è valido per sabbie fini o limose e trova le sue condizioni<br />
ottimali di applicabilità per profondità di prova superiori a 8 - 10 m<br />
per terreni sopra falda e superiori a 15 m per terreni in falda (σ > 15-<br />
20 t/mq).<br />
Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />
ϕ = 15Nspt + 15<br />
dove Nspt è il numero di colpi medio misurato nello strato.<br />
b) Japanese National Railway<br />
Il metodo è valido per sabbie medie - grosse fino a sabbie ghiaiose<br />
e trova le sue condizioni ottimali di applicabilità per profondità<br />
superiori a 8 - 10 m nel caso di terreni sopra falda e di 15 m per<br />
terreni immersi in falda (σ> 15-20 t/mq).<br />
Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />
ϕ = 0, 3Nspt + 27<br />
dove Nspt è il numero di colpi medio misurato nello strato.<br />
c) De Mello<br />
Il metodo di De Mello è valido per le sabbie in genere e per<br />
qualunque profondità (tranne che per i primi 2 m sotto il p.c.). E' da<br />
considerarsi inattendibile però per valori di ϕ superiori a 38°.<br />
Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />
ϕ = 19 − 0,<br />
38σ<br />
+ 8,<br />
73Log(<br />
Nspt<br />
)<br />
dove σ è la pressione litostatica efficace a metà strato in kg/cmq e<br />
Nspt il numero di colpi medio misurato nello strato.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
d) Owasaki & Iwasaki<br />
Il metodo è valido per sabbie da medie a grossolane fino a<br />
debolmente ghiaiose. Anche questo metodo trova le sue<br />
condizioni ottimali di applicabilità per profondità di prova superiori<br />
a 8 - 10 m per terreni sopra falda e superiori a 15 m per terreni in<br />
falda (σ>15-20 t/mq).<br />
Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />
ϕ = 20Nspt + 15<br />
dove Nspt è il numero di colpi medio misurato nello strato.<br />
e) Sowers<br />
Il metodo di Sowers (1961) è valido per le sabbie in genere e trova<br />
le sue condizioni ottimali di applicabilità per profondità di prova<br />
inferiori a circa 4 m per terreni sopra falda e inferiori a circa 7 m<br />
per terreni in falda (σ > 5-8 t/mq).<br />
La relazione è la seguente:<br />
f) Malcev<br />
ϕ = 28 + 0,<br />
28Nspt<br />
Il metodo di Malcev (1964) è invece valido per le sabbie in genere e<br />
per qualunque profondità (tranne che per i primi 2 m sotto il p.c.). E'<br />
da considerarsi inattendibile per valori di ϕ superiori a 38°.<br />
( ) 3,<br />
Log(<br />
N )<br />
ϕ = 20 −5Log<br />
σ + 73<br />
dove σ è la pressione litostatica efficace a metà strato in kg/cmq e<br />
Nspt il numero di colpi medio misurato nello strato.<br />
spt
FORMULA GEO VER.2.0<br />
g) Peck-Hanson & Thornburn<br />
Il metodo di Peck - Hanson & Thornburn è valido per le sabbie in<br />
genere e trova le sue condizioni ottimali di applicabilità per<br />
profondità di prova inferiori a circa 5 m per terreni sopra falda e<br />
inferiori a circa 8 m per terreni in falda (pressione efficace inferiore<br />
a 8-10 t/mq).<br />
h) Meyerhof<br />
ϕ =<br />
27 , 2 +<br />
0,<br />
28N<br />
spt<br />
Il metodo di Meyerhof (1965) che correla ϕ con Nspt medio dello<br />
strato in funzione della sua granulometria, è valido per le sabbie in<br />
genere e trova le sue condizioni ottimali di applicabilità per<br />
profondità inferiori a 5 m (relazione 1) e 3 m (relazione 2) nel caso di<br />
terreni sopra falda e inferiori a 8 m (relazione 1) e 5 m (relazione 2)<br />
per terreni sotto falda (pressione efficace inferiore a 5-8 t/mq).<br />
2<br />
(rel.1) ϕ = 29, 47 + 0,<br />
46N<br />
− 0,<br />
004N<br />
spt (< 5% di limo)<br />
spt<br />
2<br />
(rel.2) ϕ = 23, 7 + 0,<br />
57N<br />
− 0,<br />
006N<br />
spt (>5% di limo)<br />
Metodi di correlazione indiretta<br />
a) Schmertmann<br />
spt<br />
Questo metodo correla ϕ con la densità relativa dello strato in<br />
funzione della sua composizione granulometrica.<br />
Il metodo è valido per sabbie e ghiaie in genere. Facendo<br />
riferimento ad un altro parametro , affetto generalmente da errore<br />
non trascurabile, i valori di ϕ vengono ad essere quasi sempre<br />
sovrastimati.<br />
ϕ = 28 + 0,<br />
14Dr<br />
Sabbia fine<br />
ϕ = 31 , 5 + 0,<br />
115Dr<br />
Sabbia media<br />
ϕ = 34 , 5 + 0,<br />
10Dr<br />
Sabbia grossa<br />
ϕ = 38+ 0,<br />
08Dr<br />
Ghiaia
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Densità relativa.<br />
La densità relativa viene valutata attraverso correlazioni applicabili<br />
solo nel caso di terreni prevalentemente sabbiosi .<br />
In presenza di depositi ghiaiosi si ottengono valori eccessivamente<br />
elevati e quindi a sfavore della sicurezza: in questo caso si<br />
consiglia di adottare il valore più basso fra quelli calcolati con metodi<br />
differenti.<br />
a) Gibbs & Holtz<br />
Il metodo di Gibbs & Holtz (1957) è valido per le sabbie da fini a<br />
grossolane pulite, per qualunque valore di pressione efficace, in<br />
depositi normalmente consolidati. Nel caso di depositi ghiaiosi il<br />
valore di Dr(%) viene sovrastimato, nel caso di depositi limosi viene<br />
sottostimato.<br />
Dr(%)<br />
= 21<br />
Nspt<br />
σ + 0,<br />
7<br />
dove σ è la pressione litostatica efficace a metà strato in kg/cmq e<br />
Nspt il numero di colpi medio misurato nello strato.<br />
Il metodo fornisce generalmente valori in eccesso rispetto agli altri,<br />
nei primi metri di approfondimento della prova.<br />
b) Schultze & Mezembach<br />
Il metodo di Schultze & Mezembach (1961) è valido per le sabbie da<br />
fini a ghiaiose, per qualunque valore di pressione efficace, in depositi<br />
normalmente consolidati. Nel caso di depositi ghiaiosi il valore di<br />
Dr(%) viene sovrastimato, nei depositi limosi viene sottostimato.<br />
( Dr%<br />
) = 0,<br />
478ln<br />
( N ) − 0,<br />
262ln<br />
( σ)<br />
2,<br />
84<br />
ln +<br />
spt
FORMULA GEO VER.2.0<br />
c) Skempton<br />
Il metodo è valido per le sabbie da fini a grossolane, per qualunque<br />
valore di pressione efficace, in depositi normalmente consolidati.<br />
Nel caso di depositi ghiaiosi il valore di Dr(%) viene sovrastimato,<br />
nei depositi limosi viene sottostimato.<br />
Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />
Dr(%)<br />
= 100<br />
⎛<br />
⎞<br />
⎜<br />
98<br />
N ⎟<br />
s pt<br />
⎜ σ ⎟<br />
⎜ 32 + 0.<br />
288σ<br />
⎟<br />
⎜<br />
⎟<br />
⎝<br />
⎠<br />
dove:<br />
σ = pressione efficace in kPa;<br />
Nspt = numero di colpi medio nello strato.<br />
Modulo di deformazione (modulo di Young).<br />
a) Schmertmann<br />
Il metodo è valido per le sabbie in genere. La relazione non<br />
considera l'influenza della pressione efficace, che porta a parità di<br />
Nspt ad una diminuzione di E con la profondità.<br />
Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />
E( kg/<br />
cmq)<br />
= 2BNspt<br />
dove Nspt è il numero di colpi medio nello strato e B è una costante<br />
variabile in funzione della litologia:<br />
B Litologia<br />
4 sabbia fine<br />
6 sabbia media<br />
10 sabbia grossolana
FORMULA GEO VER.2.0<br />
b) Terzaghi<br />
Il metodo è valido per sabbia + ghiaia e sabbia pulita. La relazione<br />
non considera l'influenza della pressione efficace, che porta a<br />
parità di Nspt ad una diminuzione di E con la profondità.<br />
Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />
E ( MPa) = B Nspt<br />
dove Nspt è il numero di colpi medio nello strato mentre B è una<br />
costante pari a 7 Mpa. La relazione va considerata inattendibile per<br />
Nspt molto bassi o molto alti Nel primo caso E risulta<br />
eccessivamente elevato, nel secondo caso eccessivamente basso.<br />
c) D’Appolonia et Alii.<br />
Il metodo di D’Appolonia è valido per sabbia+ghiaia e sabbie<br />
sovraconsolidate. Il metodo non considera l'influenza della pressione<br />
efficace, che porta a parità di Nspt ad una diminuzione di E con la<br />
profondità.<br />
E ( kg / cmq)<br />
= 7,<br />
71Nspt<br />
+ 191 (Ghiaia + sabbia)<br />
E ( kg / cmq)<br />
= 10,<br />
63N<br />
spt + 375 (Sabbia SC)<br />
d) Schultze e Menzebach.<br />
Il metodo di Schultze e Menzebach è valido per sabbia sotto falda. Il<br />
metodo non considera l'influenza della pressione efficace, che porta<br />
a parità di Nspt ad una diminuzione di E con la profondità.<br />
E(<br />
kg/<br />
cmq)<br />
= 5,<br />
27N<br />
spt + 76
FORMULA GEO VER.2.0<br />
e) Webb.<br />
Il metodo di Webb è valido per sabbia sotto falda o sabbia con fine<br />
plastico. Il metodo non considera l'influenza della pressione efficace,<br />
che porta a parità di Nspt ad una diminuzione di E con la profondità.<br />
E ( kg / cmq)<br />
= 4,<br />
87Nspt<br />
+ 73 (Sabbia satura)<br />
E ( kg / cmq)<br />
= 3,<br />
22N<br />
spt + 16 (Sabbia con fine plastico)<br />
Modulo edometrico.<br />
a) Farrent.<br />
Il metodo di Farrent è valido per le sabbie in genere. Il metodo non<br />
considera l'influenza della pressione efficace, che porta a parità di<br />
Nspt ad una diminuzione di M con la profondità.<br />
b) Menzebach e Malcev.<br />
M ( kg / cmq)<br />
= 7,<br />
1N<br />
Il metodo di Menzebach e malcev è valido per le sabbie in genere. Il<br />
metodo non considera l'influenza della pressione efficace, che porta<br />
a parità di Nspt ad una diminuzione di M con la profondità.<br />
M ( kg / cmq)<br />
= 3,<br />
54Nspt<br />
+ 38 (Sabbia fine)<br />
M ( kg/<br />
cmq)<br />
= 4,<br />
46N<br />
spt + 38 (Sabbia media)<br />
M ( kg/<br />
cmq)<br />
= 10,<br />
46N<br />
spt + 38 (Sabbia + ghiaia)<br />
M ( kg / cmq)<br />
= 11,<br />
84Nspt<br />
+ 38 (Sabbia ghiaiosa)<br />
spt
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Modulo di deformazione di taglio.<br />
a) Ohsaki & Iwasaki<br />
Il metodo di Ohsaki & Iwasaki, valido per le sabbie pulite o con fine<br />
plastico (limo o argilla), si basa sulla seguente relazione:<br />
G t mq aNspt b<br />
0 ( / ) =<br />
dove Nspt è il numero di colpi medio nello strato mentre a e b sono<br />
costanti dipendenti dalla granulometria del deposito secondo il<br />
seguente schema:<br />
Parametri degli strati coesivi.<br />
a b Granulometria<br />
650 0.94 Sabbie pulite<br />
1182 0.76 Sabbie con fine plastico<br />
I parametri geotecnici calcolabili per terreni coesivi (componente<br />
limosa o argillosa dominante) attraverso le correlazioni dirette con i<br />
valori di Nspt sono i seguenti:<br />
• coesione non drenata Cu;<br />
• modulo edometrico Ed;<br />
• rapporto di sovraconsolidazione OCR;<br />
• modulo dinamico di taglio G0.<br />
Coesione non drenata.<br />
La prova penetrometrica non fornisce, in generale, valori attendibili<br />
per i terreni coesivi. Ci si può orientare nella scelta dei valori di Cu<br />
proposti di seguito considerando che:
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• nessuna correlazione tiene conto delle pressioni efficaci e del<br />
grado di sovraconsolidazione ( OCR );<br />
• i metodi si applicano ad argille non sensitive e portano ad una<br />
sotto stima di Cu, nel caso di materiali con elevato indice di<br />
sensibilità ;<br />
• vista la non trascurabile dispersione dei dati, i metodi vanno<br />
applicati con prudenza e solo per stime di primo riferimento.<br />
a) Terzaghi & Peck<br />
Il metodo è valido per argille di media plasticità e si basa sulla<br />
seguente relazione:<br />
c ( kg / cmq)<br />
= 0,<br />
067N<br />
b) DM-7 (Design Manual for Soil Mechanichs)<br />
u<br />
Il metodo è valido per le argille in genere e si basa sulle seguenti<br />
relazioni:<br />
c) Sanglerat<br />
c ( kg / cmq)<br />
= 0,<br />
038N<br />
(argille a bassa plasticità)<br />
u<br />
u<br />
spt<br />
c ( kg / cmq)<br />
= 0,<br />
074N<br />
(argille a media plasticità)<br />
u<br />
spt<br />
c ( kg/<br />
cmq)<br />
= 0,<br />
125N<br />
(argille ad alta plasticità)<br />
spt<br />
Il metodo è valido per argille di media e bassa plasticità e si basa<br />
sulle seguenti relazioni:<br />
c ( kg/<br />
cmq)<br />
= 0,<br />
125N<br />
(argille a media plasticità)<br />
u<br />
u<br />
u<br />
spt<br />
c ( kg/<br />
cmq)<br />
= 0,<br />
100N<br />
(argille limose)<br />
c ( kg / cmq)<br />
= 0,<br />
067N<br />
(argille limo-sabbiose)<br />
spt<br />
spt<br />
spt
FORMULA GEO VER.2.0<br />
d) Shioi - Fukui<br />
Il metodo è valido per argille di media e alta plasticità e si basa sulle<br />
seguenti relazioni:<br />
Modulo edometrico.<br />
a) Stroud e Butler<br />
c ( kg / cmq)<br />
= 0,<br />
025N<br />
(argille a media plasticità)<br />
u<br />
u<br />
spt<br />
c ( kg / cmq)<br />
= 0,<br />
05N<br />
(argille ad alta plasticità)<br />
spt<br />
Il metodo è valido per argille di media plasticità e bassa plasticità si<br />
basa sulla seguente relazione:<br />
E ( kg/<br />
cmq)<br />
= 5N<br />
(argille a media plasticità)<br />
d<br />
d<br />
spt<br />
E ( kg/<br />
cmq)<br />
= 6N<br />
(argille a bassa plasticità)<br />
Rapporto di sovraconsolidazione.<br />
a) Ladd e Foot<br />
Si basa sulla seguente relazione:<br />
spt<br />
Cu<br />
OCR = ( )<br />
KK<br />
.<br />
σ<br />
dove:<br />
Cu = coesione non drenata dello strato (Kg/cmq);<br />
σ = pressione efficace a metà strato (Kg/cmq);<br />
KK = 7-Kp, parametro correttivo in funzione della profondità.<br />
Kp viene calcolato come illustrato dalla seguente tabella:<br />
125
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Profondità media<br />
dello strato, P(m)<br />
P
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Calcolo della portanza di fondazioni superficiali.<br />
a) Formula di Meyerhof<br />
Meyerhof ha proposto le seguenti relazioni:<br />
Nspt<br />
Qamm(<br />
KPa)<br />
= Kd , per B>1.2 m<br />
0.<br />
08<br />
Nspt<br />
Qamm( KPa)<br />
= , per B≤1.2 m<br />
005 .<br />
dove:<br />
Kd = 1 + 0.33(D/B), per Kd≤1.33);<br />
Nspt = numero di colpi di punta medio nello strato;<br />
D = profondità di posa della fondazione;<br />
B = larghezza della fondazione.<br />
Questa relazione ha il vantaggio di legare il valore della portanza<br />
oltre che alle caratteristiche del terreno anche alla geometria della<br />
fondazione.<br />
Va usata nei terreni prevalentemente incoerenti. Da notare che la<br />
formula fornisce direttamente la portanza ammissibile, senza che sia<br />
necessario introdurre ulteriori coefficienti di sicurezza.<br />
b) Formula degli Olandesi<br />
La formula degli Olandesi si basa sulla seguente relazione :<br />
dove:<br />
P (kg) = peso del maglio;<br />
H (cm) = volata del maglio;<br />
2<br />
P H<br />
Qlim(<br />
Kg/<br />
cmq)<br />
=<br />
20ApRf<br />
( P + Pa)
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Ap (cmq) = area della punta;<br />
Rf (cm) = rifiuto medio, dato dal rapporto fra lunghezza del<br />
tratto d'avanzamento e numero di colpi per tratto<br />
d'avanzamento (per es.30/Nscpt per penetrometri<br />
pesanti tipo Meardi);<br />
Pa (kg) = peso della colonna di aste.<br />
La Formula degli Olandesi rispetto a quella di Meyerhof non<br />
permette di correlare la portanza alle caratteristiche geometriche<br />
della fondazione, e in particolare al parametro D (profondità di posa<br />
della fondazione). Va quindi usata con molta prudenza e solo per<br />
stime di massima.<br />
c) Parry<br />
Il metodo di Parry si basa sulla seguente relazione :<br />
30Nspt<br />
Qamm(<br />
KPa)<br />
=<br />
Fs<br />
dove: Fs = coefficiente di sicurezza, di solito posto uguale a 3.<br />
Calcolo dei cedimenti di fondazioni superficiali.<br />
I cedimenti nel programma vengono calcolati con le relazioni<br />
proposte da Schmertmann, per gli strati incoerenti, e da Terzaghi,<br />
per gli strati coesivi, passando attraverso la stima del modulo di<br />
deformazione o edometrico, con le metodologie di calcolo presentate<br />
in precedenza.<br />
Metodo semplificato di Terzaghi<br />
Si tratta di un metodo speditivo utile per avere una prima indicazione<br />
dell'ammontare del cedimento. La relazione è la seguente:
FORMULA GEO VER.2.0<br />
dove:<br />
s dH Qz<br />
=<br />
Ed<br />
dH = spessore dello strato;<br />
Qz = incremento di pressione dovuto al sovraccarico<br />
applicato dalla fondazione a meta strato, calcolabile<br />
con uno dei metodi descritti nel precedente capitolo;<br />
Ed = modulo edometrico dello strato.<br />
Il calcolo va esteso a tutti gli strati di fondazione e i risultati sommati.<br />
Il cedimento totale sarà quindi espresso dalla seguente relazione:<br />
n<br />
∑ 1<br />
S si ,<br />
=<br />
i=<br />
dove n è il numero degli strati di fondazione.<br />
Metodo di Schmertmann<br />
Il metodo di Schmertmann viene usato per calcolare il cedimento<br />
immediato e secondario di terreni incoerenti ed ha la seguente<br />
espressione:<br />
Iz<br />
S C C Q<br />
E dH<br />
n ⎛ ⎞ i<br />
= 1 2 ∑⎜<br />
⋅ ⎟<br />
⎝ ⎠<br />
i=<br />
1<br />
dove:<br />
Q = carico netto applicato sulla fondazione;<br />
C1 = 1-0.5(σ/Q), fattore correttivo per tenere conto<br />
dell'approfondimento della fondazione dove σ è la<br />
pressione efficace al piano di posa della fondazione<br />
C2<br />
(C1≥0.5);<br />
i<br />
= 1 + 0.21log ( T/0.1), fattore correttivo per tenere conto<br />
del cedimento secondario dove T è il tempo di calcolo<br />
del cedimento in anni;
FORMULA GEO VER.2.0<br />
σ = pressione efficace al piano di posa della fondazione;<br />
n = numero degli strati;<br />
dH = spessore dello strato;<br />
Ei<br />
Izi<br />
= modulo di deformazione dello strato i-esimo;<br />
= fattore d'influenza per tenere conto della diffusione del<br />
carico netto applicato sulla fondazione nel terreno; ha<br />
una distribuzione di tipo triangolare che dipende dalla<br />
geometria della fondazione.<br />
Calcolo della portanza di un palo.<br />
La portanza ammissibile di un palo viene generalmente valutata con<br />
la relazione:<br />
dove:<br />
Q<br />
+ Ql<br />
punta aterale<br />
Qamm( t)<br />
=<br />
−<br />
Fs<br />
P<br />
palo<br />
Qpunta = portanza di punta del palo;<br />
Qlaterale = portanza laterale del palo;<br />
Ppalo = peso del palo;<br />
Fs = fattore di sicurezza (di solito≥2,5);<br />
Per correlare Qpunta e Qlaterale con Nspt il programma utilizza il metodo<br />
di Meyerhof.<br />
a) Meyerhof.<br />
Valido solo per pali infissi, la Qpunta e la Qlaterale vengono calcolate con<br />
le seguenti relazioni:<br />
dove:<br />
Q ( t)<br />
= 0,<br />
2A<br />
laterale<br />
Q ( t)<br />
= 40A<br />
punta<br />
lat<br />
base<br />
N<br />
N<br />
spt<br />
spt
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Alat = area laterale del palo in mq;<br />
Abase = area di base del palo in mq.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
PROVA PENETROMETRICA STATICA<br />
Introduzione.<br />
L' interpretazione della prova penetrometrica statica (CPT) avviene<br />
generalmente in cinque fasi distinte:<br />
• discretizzazione del terreno indagato in livelli caratterizzati da<br />
valori di Rp e Rl relativamente costanti per tutto lo spessore dello<br />
strato;<br />
• stima della litologia del livello attraverso le metodologie di<br />
Begemann, Schmertmann, Robertson, ecc…<br />
• calcolo dei parametri geotecnici associati agli strati;<br />
• riepilogo della stratigrafia e dei parametri geotecnici dei singoli<br />
strati.<br />
Determinazione della litologia.<br />
Il programma utilizza tre metodi:<br />
• metodo di BEGEMANN (1965);<br />
• metodo di SCHMERTMANN (1978);<br />
• metodo di ROBERTSON (1990).<br />
Metodo di Begemann<br />
Il metodo di BEGEMANN considera il rapporto tra Rp e Rl come<br />
parametro indicativo delle variazioni litologiche. In particolare l’Autore<br />
suggerisce le seguenti correlazioni:<br />
Rapporto Rp/Rl Litologia<br />
Rp/Rl < 15 Argilla organica e torba<br />
15 < Rp/Rl < 20 Limo e/o argilla inorganica<br />
30 < Rp/Rl < 60 Limo sabbioso e sabbia limosa<br />
Rp/Rl > 60 Sabbie o sabbia più ghiaia<br />
1
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Va ricordato che tali correlazioni sono valide solo per terreni<br />
immersi in falda.<br />
Metodo di Schmertmann.<br />
Il metodo di SCHMERTMANN considera come indicativo della<br />
litologia della verticale indagata il rapporto delle resistente Fr (con<br />
Fr%=100 Rl/Rp), secondo il grafico seguente:<br />
2
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Metodo di Robertson.<br />
Il metodo di Robertson, più recente rispetto a quelli sopra proposti,<br />
considera come indicativo della litologia il confronto fra i parametri<br />
Q ( resistenza di punta normalizzata) e F (rapporto delle resistenze<br />
normalizzato) del terreno indagato. Q e F in pratica hanno le<br />
seguenti espressioni:<br />
Rp −σ<br />
Q =<br />
σ<br />
'v0 v0<br />
⎡ Rl<br />
F = 100⎢<br />
⎣Rp<br />
−σ<br />
dove:<br />
Rp(kg/cmq)= Resistenza alla punta del penetrometro statico<br />
Rl(kg/cmq)= Resistenza laterale del penetrometro statico<br />
σv0(kg/cmq)= Pressione litostatica totale<br />
σ’v0(kg/cmq)= Pressione litostatica efficace<br />
Il grafico che permette l’identificazione del tipo litologico in funzione<br />
di Q e F è il seguente:<br />
v0<br />
⎤<br />
⎥<br />
⎦<br />
3
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Robertson introduce anche il parametro Ic (Indice del tipo di<br />
comportamento del terreno) definito come:<br />
( ) ( ) 2<br />
2<br />
3 . 47 − LogQ + + 1.<br />
22<br />
Ic = LogF<br />
Il parametro Ic può essere correlato empiricamente al contenuto di<br />
fine del terreno attraverso la relazione<br />
4
FORMULA GEO VER.2.0<br />
3. 25<br />
FC % = 1.<br />
75Ic<br />
− 3.<br />
7 .<br />
5
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Stima dei parametri geotecnici.<br />
Parametri degli strati incoerenti<br />
I parametri geotecnici calcolabili per terreni incoerenti (componente<br />
sabbiosa o ghiaiosa dominante) attraverso le correlazioni dirette con<br />
i valori di Rp sono i seguenti:<br />
• angolo di resistenza al taglio ϕ;<br />
• densità relativa Dr;<br />
• modulo di deformazione ( o di Young) E50;<br />
• modulo edometrico M0;<br />
• modulo dinamico di taglio G0.<br />
Angolo di resistenza al taglio j .<br />
L'angolo di resistenza al taglio del materiale indagato può essere<br />
valutato attraverso due categorie di metodi: i metodi di correlazione<br />
diretta Rp-ϕ e i metodi di correlazione indiretta. Tra i metodi di<br />
correlazione diretta Rp-ϕ vanno considerati, in generale, più<br />
attendibili quelli che esprimono ϕ anche in funzione della pressione<br />
efficace agente sullo strato.<br />
6
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Metodi di correlazione diretta<br />
a) Durgunouglu-Mitchell<br />
Il metodo è valido per sabbie N.C., non cementate (per sabbie S.C.<br />
va aumentato di 1-2°).<br />
Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />
ϕ = 14. 4 + 4.<br />
8ln<br />
Rp − 4.<br />
5lnσ<br />
dove Rp(kg/cmq) è la resistenza di punta media misurata nello strato<br />
e σ(kg/cmq) è la pressione litostatica efficace a metà strato.<br />
b) Meyerhof<br />
Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />
ϕ = 17 + 4.<br />
49Rp<br />
dove Rp(kg/cmq) è la resistenza di punta media misurata nello<br />
strato.<br />
La relazione non è applicabile per ϕ< 32° e ϕ> 46°. Nel caso di<br />
sabbie S.C. (sovraconsolidate) occorre aumentare il valore di ϕ<br />
trovato di 1-2°. In sabbie cementate va tenuto presente che ad un<br />
aumento di Rp può non corrispondere automaticamente un<br />
aumento di ϕ , per cui in questi casi i risultati vanno utilizzati con<br />
cautela.<br />
La relazione non valuta, nella correlazione Rp-σ, l'influenza della<br />
pressione efficace. Quindi i valori dell'angolo di resistenza al taglio<br />
ottenuti con questo metodo risulteranno:<br />
• per modeste profondità (H < 5-6 m) più bassi del reale;<br />
• per elevate profondità (H > 14-15 m) più alti del reale.<br />
c) Caquot<br />
Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />
7
FORMULA GEO VER.2.0<br />
⎛ Rp ⎞<br />
ϕ = 9.<br />
8 + 4.<br />
96ln⎜<br />
⎟<br />
⎝ σ ⎠<br />
dove σ è la pressione litostatica efficace a metà strato in kg/cmq e<br />
Rp la resistenza alla punta media misurata nello strato, sempre in<br />
kg/cmq.<br />
La relazione trova le sue condizioni ottimali di applicabilità in sabbie<br />
N.C. (normalmente consolidate) e non cementate per profondità<br />
maggiori di 2 metri (terreni saturi) o maggiori di 1 metro (terreni non<br />
saturi). Nel caso di sabbie S.C. (sovraconsolidate) occorre<br />
aumentare il valore di ϕ trovato di 1-2°. In sabbie cementate va<br />
tenuto presente che ad un aumento di Rp può non corrispondere<br />
automaticamente un aumento di ϕ , e quindi il valore calcolato va<br />
utilizzato con prudenza.<br />
d) Koppejan<br />
Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />
⎛ Rp ⎞<br />
ϕ = 5.<br />
8+<br />
5.<br />
21ln<br />
⎜ ⎟<br />
⎝ σ ⎠<br />
dove σ è la pressione litostatica efficace a metà strato in kg/cmq e<br />
Rp la resistenza alla punta media misurata nello strato, sempre in<br />
kg/cmq.<br />
La relazione trova le sue condizioni ottimali di applicabilità in sabbie<br />
N.C. (normalmente consolidate) e non cementate per profondità<br />
maggiori di 2 metri (terreni saturi) o di 1 metro (terreni non saturi).<br />
Nel caso di sabbie S.C. (sovraconsolidate) occorre aumentare il<br />
valore di ϕ trovato di 1-2°.<br />
In sabbie cementate va tenuto presente che ad un aumento di Rp<br />
può non corrispondere automaticamente un aumento di ϕ , e quindi<br />
per questi terreni occorre utilizzare con una certa cautela i valori<br />
ottenuti.<br />
8
FORMULA GEO VER.2.0<br />
e) De Beer<br />
La relazione è la seguente:<br />
⎛ Rp ⎞<br />
ϕ = 5.<br />
9 + 4.<br />
76ln<br />
⎜ ⎟<br />
⎝ σ ⎠<br />
dove σ è la pressione litostatica efficace a metà strato in kg/cmq e<br />
Rp la resistenza alla punta media misurata nello strato, sempre in<br />
kg/cmq.<br />
La relazione trova le sue condizioni ottimali di applicabilità per sabbie<br />
N.C. (normalmente consolidate) e non cementate per profondità<br />
maggiori di 2 metri (terreni saturi) o di 1 metro (terreni non saturi).<br />
Nel caso di sabbie S.C. (sovraconsolidate) occorre aumentare il ϕ<br />
trovato di 1-2 °.<br />
In sabbie cementate va tenuto presente che ad un aumento di Rp<br />
può non corrispondere automaticamente un aumento di ϕ , e quindi i<br />
valori ottenuti vanno considerati con estrema cautela.<br />
Metodi di correlazione indiretta<br />
a) Schmertmann<br />
Questo metodo correla ϕ con la densità relativa dello strato in<br />
funzione della sua composizione granulometrica.<br />
Il metodo è valido per sabbie e ghiaie in genere. Facendo<br />
riferimento ad un altro parametro , affetto generalmente da errore<br />
non trascurabile, i valori di ϕ vengono ad essere quasi sempre<br />
sovrastimati.<br />
ϕ = 28 + 0,<br />
14Dr<br />
Sabbia fine<br />
ϕ = 31 , 5 + 0,<br />
115Dr<br />
Sabbia media<br />
ϕ = 34 , 5 + 0,<br />
10Dr<br />
Sabbia grossa<br />
ϕ = 38+ 0,<br />
08Dr<br />
Ghiaia<br />
9
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Densità relativa.<br />
La densità relativa viene valutata attraverso correlazioni applicabili<br />
solo nel caso di terreni prevalentemente sabbiosi .<br />
In presenza di depositi ghiaiosi si ottengono valori eccessivamente<br />
elevati e quindi a sfavore della sicurezza: in questo caso si<br />
consiglia di adottare il valore più basso fra quelli calcolati con metodi<br />
differenti.<br />
a) Harman<br />
Il metodo è valido per le sabbie da fini a grossolane pulite, per<br />
qualunque valore di pressione efficace, in depositi normalmente<br />
consolidati.<br />
⎛ Rp<br />
Dr(%)<br />
= 34.<br />
36ln<br />
⎜ 0.<br />
7<br />
⎝12.<br />
3σ<br />
dove σ è la pressione litostatica efficace a metà strato in kg/cmq e<br />
Rp(kg/cmq) la resistenza di punta media misurata nello strato.<br />
b) Schmertmann<br />
Si basa sulla seguente relazione:<br />
Dr%<br />
= −97.<br />
8+<br />
36.<br />
6ln<br />
Rp −<br />
Modulo di deformazione (modulo di Young).<br />
a) Schmertmann<br />
⎞<br />
⎟<br />
⎠<br />
26.<br />
9ln<br />
σ<br />
Il metodo è valido per le sabbie in genere normalmente consolidate.<br />
La relazione non considera l'influenza della pressione efficace,<br />
che porta a parità di Rp ad una diminuzione di E con la profondità.<br />
10
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Modulo edometrico.<br />
a) Robertson e Campanella.<br />
E( kg / cmq)<br />
= 2.<br />
5Rp<br />
Il metodo di Robertson e Campanella è valido per le sabbie in<br />
genere. Si basa sulla seguente relazione<br />
M ( kg / cmq)<br />
= 0.<br />
03Rp<br />
+ 11.<br />
7σ<br />
+ 0.<br />
79Dr%<br />
dove σ è la pressione litostatica efficace a metà strato in kg/cmq,<br />
Rp(kg/cmq) la resistenza di punta media misurata nello strato e Dr la<br />
densità relativa in percentuale.<br />
11
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Modulo di deformazione di taglio.<br />
a) Imai e Tomauchi<br />
Il metodo, valido per tutti i tipi di terreno, si basa sulla seguente<br />
relazione:<br />
G ( kg/<br />
cmq)<br />
= 28Rp<br />
0<br />
0.<br />
611<br />
dove Rp è la resistenza di punta media nello strato.<br />
Parametri degli strati coesivi.<br />
I parametri geotecnici calcolabili per terreni coesivi (componente<br />
limosa o argillosa dominante) attraverso le correlazioni dirette con i<br />
valori di Rp sono i seguenti:<br />
• coesione non drenata Cu;<br />
• modulo edometrico Ed;<br />
• rapporto di sovraconsolidazione OCR;<br />
• modulo dinamico di taglio G0;<br />
• indice di compressione vergine Cc;<br />
Coesione non drenata.<br />
a) Lunne e Eide<br />
Il metodo è valido per argille in genere e si basa sulla seguente<br />
relazione:<br />
Rp −σ<br />
cu( kg/<br />
cmq)<br />
=<br />
20.<br />
7 − 0.<br />
18IP<br />
dove:<br />
Rp(kg/cmq)= Resistenza alla punta media dello strato<br />
IP Indice di plasticità medio dello strato<br />
12
FORMULA GEO VER.2.0<br />
σ(kg/cmq)= Pressione litostatica efficace a metà strato<br />
Modulo edometrico.<br />
a) Mitchell e Gardner<br />
Il metodo, valido per argille in genere, si basa sulla seguente<br />
relazione:<br />
E d<br />
( kg/<br />
cmq)<br />
= αRp<br />
dove Rp è la resistenza alla punta media dello strato e α è un<br />
coeffficiente variabile in funzione del tipo di terreno, secondo la<br />
seguente tabella:<br />
Terreno α<br />
CL Per 0.7>Rp α=5<br />
Per 2>Rp>0.7 α=3.5<br />
Per Rp>2 α=1.7<br />
ML Per 2>Rp α=2<br />
Per 2
FORMULA GEO VER.2.0<br />
dove:<br />
Cu = coesione non drenata dello strato (Kg/cmq);<br />
σ = Pressione efficace a metà strato (Kg/cmq);<br />
KK = 7-Kp, parametro correttivo in funzione della profondità.<br />
Kp viene calcolato come illustrato dalla seguente tabella:<br />
Profondità media<br />
dello strato, P(m)<br />
P
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Indice di compressione vergine.<br />
a) Schmertmann<br />
Per una stima di massima del parametro Cc è possibile utilizzare la<br />
relazione di Schmertmann:<br />
⎛ 2cu<br />
⎞<br />
Cc = 0.<br />
09 − 0.<br />
055Log⎜<br />
⎟<br />
⎝ σ ⎠<br />
dove cu è la coesione non drenata media dello strato e σ la pressione<br />
litostatica efficace media a metà strato.<br />
15
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Calcolo della portanza di fondazioni superficiali.<br />
a) Formula di Meyerhof<br />
Meyerhof ha proposto le seguenti relazioni:<br />
dove:<br />
Rp<br />
Qamm(<br />
KPa)<br />
= 4 Kd , per B>1.2 m<br />
0.<br />
08<br />
Rp<br />
Qamm ( KPa)<br />
= 4 , per B≤1.2 m<br />
0.<br />
05<br />
Kd = 1 + 0.33(D/B), per Kd
FORMULA GEO VER.2.0<br />
( ) 5 . 1<br />
300<br />
Qlim( kg/<br />
cmq)<br />
= 48 − 0.<br />
009 − Rp (per fondazioni rettangolari);<br />
nel secondo da:<br />
Qlim( kg/<br />
cmq)<br />
= 2 + 0.<br />
28Rp<br />
(per fondazioni nastriformi);<br />
Qlim( kg/<br />
cmq)<br />
= 5 + 0.<br />
34Rp<br />
(per fondazioni rettangolari).<br />
Per ricavare la portanza d'esercizio la Qlim va divisa per un<br />
opportuno coefficiente di sicurezza, generalmente posto uguale 3.<br />
c) Terzaghi<br />
Si distingue il caso di un strato incoerente da quello di uno strato<br />
coesivo.<br />
Nel primo caso la Qlim dello strato è data da:<br />
Q 1 q 2<br />
lim( kg/<br />
cmq)<br />
= γ DN + 0.<br />
5Bγ<br />
N<br />
in cui: Nq=Rp/0.8 e Ny=Rp/0.8;<br />
nel secondo caso:<br />
γ<br />
⎡ ⎛ B ⎞⎤<br />
Qlim( kg/<br />
cmq)<br />
= 2Kq⎢1<br />
+ 0.<br />
3⎜<br />
⎟⎥<br />
⎣ ⎝ L ⎠⎦<br />
in cui: Kq = Rp/15, B=larghezza della fondazione e L=lunghezza della<br />
fondazione.<br />
Per ricavare la portanza d'esercizio la Qlim va divisa per un<br />
opportuno coefficiente di sicurezza, generalmente posto uguale 3.<br />
17
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Calcolo dei cedimenti di fondazioni superficiali.<br />
I cedimenti nel programma vengono calcolati con le relazioni<br />
proposte da Schmertmann, per gli strati incoerenti, e da Terzaghi,<br />
per gli strati coesivi, passando attraverso la stima del modulo di<br />
deformazione o edometrico, con le metodologie di calcolo presentate<br />
in precedenza.<br />
Metodo semplificato di Terzaghi.<br />
Si tratta di un metodo speditivo utile per avere una prima indicazione<br />
dell'ammontare del cedimento. La relazione è la seguente:<br />
dove:<br />
s dH Qz<br />
=<br />
Ed<br />
dH = spessore dello strato;<br />
Qz = incremento di pressione dovuto al sovraccarico<br />
applicato dalla fondazione a metà strato, calcolabile<br />
con uno dei metodi descritti nel precedente capitolo;<br />
Ed = modulo edometrico dello strato.<br />
Il calcolo va esteso a tutti gli strati di fondazione e i risultati sommati.<br />
Il cedimento totale sarà quindi espresso dalla seguente relazione:<br />
n<br />
∑ 1<br />
S si ,<br />
=<br />
i=<br />
dove n è il numero degli strati di fondazione.<br />
18
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Metodo di Schmertmann.<br />
Il metodo di Schmertmann viene usato per calcolare il cedimento<br />
immediato e secondario di terreni incoerenti ed ha la seguente<br />
espressione:<br />
dove:<br />
Iz<br />
S C C Q<br />
E dH<br />
n ⎛ ⎞ i<br />
= 1 2 ∑⎜<br />
⋅ ⎟<br />
⎝ ⎠<br />
i=<br />
1<br />
Q = carico netto applicato sulla fondazione;<br />
C1 = 1-0.5(σ/Q), fattore correttivo per tenere conto<br />
dell'approfondimento della fondazione dove σ è la<br />
pressione efficace al piano di posa della fondazione<br />
(C1≥0.5);<br />
C2 = 1 + 0.21log ( T/0.1), fattore correttivo per tenere conto<br />
del cedimento secondario dove T è il tempo di calcolo<br />
del cedimento in anni;<br />
σ = pressione efficace al piano di posa della fondazione;<br />
n = numero degli strati;<br />
dH = spessore dello strato;<br />
Ei = modulo di deformazione dello strato i-esimo;<br />
Izi = fattore d'influenza per tenere conto della diffusione del<br />
carico netto applicato sulla fondazione nel terreno; ha<br />
una distribuzione di tipo triangolare che dipende dalla<br />
geometria della fondazione.<br />
i<br />
19
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Calcolo della portanza di un palo.<br />
La portanza ammissibile di un palo viene generalmente valutata con<br />
la relazione:<br />
dove:<br />
Q<br />
+ Ql<br />
punta aterale<br />
Qamm( t)<br />
=<br />
−<br />
Fs<br />
P<br />
palo<br />
Qpunta = portanza di punta del palo;<br />
Qlaterale = portanza laterale del palo;<br />
Ppalo = peso del palo;<br />
Fs = fattore di sicurezza (di solito≥2,5);<br />
Per correlare Qpunta e Qlaterale con Rp il programma utilizza il metodo<br />
di Meyerhof.<br />
a) Meyerhof.<br />
Valido solo per pali infissi e trivellati, la Qpunta e la Qlaterale vengono<br />
calcolate con le seguenti relazioni:<br />
dove:<br />
Alat<br />
Abase<br />
Qlaterale lat<br />
Qlaterale lat<br />
Qpunta ( t)<br />
= Abase<br />
( t)<br />
= A Rp (per livelli coesivi);<br />
( t)<br />
= 2A<br />
Rp (per livelli incoerenti);<br />
Rp<br />
= area laterale del palo in mq;<br />
= area di base del palo in mq.<br />
20
FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />
FONDAZIONI SUPERFICIALI<br />
Capacità portante di una fondazione superficiale.<br />
Introduzione.<br />
Per fondazione s'intende una struttura adatta a trasmettere il peso del<br />
fabbricato e le altre forze agenti sulla sovrastruttura al terreno. I carichi<br />
trasmessi da una struttura al terreno di fondazione non devono superare la<br />
massima resistenza al taglio mobilitabile dal terreno stesso. Nel caso ciò<br />
avvenisse la conseguenza sarebbe la rottura degli strati portanti, che si<br />
manifesterebbe con ampie deformazioni non tollerabili dalla sovrastruttura.<br />
Il valore della resistenza al taglio massima mobilitabile, e quindi il carico<br />
massimo teorico che può essere applicato dal fabbricato, viene definito<br />
capacità portante limite del terreno di fondazione.<br />
Vengono definite superficiali le fondazioni in cui sia verificata la<br />
disuguaglianza:<br />
(1) D < 4 x B;<br />
in cui D è la profondità di posa della fondazione dal piano campagna e B la<br />
dimensione del lato corto della fondazione stessa. Dove la 1) non è<br />
soddisfatta si parla invece di fondazioni profonde.<br />
Portanza del terreno attraverso relazioni analitiche.<br />
Introduzione.<br />
Il comportamento teorico del terreno di fondazione sottoposto<br />
all'applicazione di un carico viene generalmente schematizzato secondo le<br />
indicazioni di Terzaghi (1943). Si suppone quindi che, per una fondazione<br />
ruvida, nel terreno caricato del peso del fabbricato si possano individuare tre<br />
zone a comportamento meccanico e reologico differente:<br />
I) zona, geometricamente assimilabile ad un cuneo, in cui il terreno<br />
mantiene un comportamento elastico e tende a penetrare negli strati<br />
1
FORMULA GEO VER.2.0<br />
sottostanti, solidalmente con la fondazione; questo cuneo forma un angolo<br />
uguale a Phi<br />
(Phi = angolo di resistenza al taglio del terreno su cui poggia la fondazione)<br />
rispetto all'orizzontale secondo Terzaghi, uguale a 45°+Phi/2 secondo<br />
Meyerhof,Vesic e Brinch Hansen;<br />
II) zona di scorrimento radiale, rappresentabile graficamente da una serie di<br />
archi di spirale logaritmica per Phi>0 o di cerchio per Phi=0, dove avviene<br />
la trasmissione dello sforzo applicato dal cuneo di materiale che costituisce<br />
la zona I alla zona III;<br />
III) zona che si oppone alla penetrazione del cuneo della zona I nel terreno;<br />
si assume teoricamente che assuma la forma di un triangolo isoscele con<br />
un'inclinazione dei due lati uguali rispetto all'orizzontale di 45°-Phi/2; sulla<br />
supeficie di questa zona agisce, con effetto stabilizzante, il peso del terreno<br />
sopra il piano di posa della fondazione ed altri eventuali sovraccarichi.<br />
Si ha la rottura del terreno di fondazione quando il carico applicato dal<br />
cuneo della zona I supera la resistenza passiva della zona III. In questo caso<br />
la zona I penetrerà nel terreno di fondazione, che tenderà a rifluire<br />
lateralmente lungo la zona di scorrimento plastico, dando luogo a<br />
rigonfiamenti superficiali.<br />
Si può giungere alla rottura del terreno attraverso tre modalità differenti:<br />
a) rottura di tipo generalizzato: in terreni addensati e/o consolidati la<br />
resistenza al taglio mobilitata aumenta rapidamente per piccoli incrementi di<br />
deformazione; al superamento della portanza limite il terreno si rompe e<br />
subisce grosse deformazioni; riportando in grafico gli sforzi applicati e le<br />
deformazioni relative risulta facilmente identificabile il valore della<br />
resistenza al taglio massima;<br />
b) rottura di tipo locale: in terreni sciolti e/o scarsamente consolidati la<br />
resistenza al taglio mobilitata aumenta gradualmente in relazione a<br />
significativi incrementi di deformazione; risulta difficile individuare in<br />
questo caso di resistenza al taglio massima, superata la quale si ha la rottura<br />
del terreno, in quanto qui il fenomeno avviene con maggiore gradualità;<br />
2
FORMULA GEO VER.2.0<br />
c) rottura di tipo intermedio: presenta caratteristiche intermedie fra la rottura<br />
di tipo generalizzato e locale.<br />
Numerose sono le relazioni analitiche proposte per valutare la capacità<br />
portante di una fondazione superficiale. <strong>Le</strong> più utilizzate, e attendibili, sono<br />
quelle di Terzaghi, Meyerhof, Vesic e Brinch Hansen.<br />
Formula di Terzaghi (1943).<br />
La formula di Terzaghi ha la seguente forma:<br />
(2) Qlim = c x Nc x sc + y1 x D x Nq + 0.5 x y2 x B x Ny x sy;<br />
in cui: Nc,Nq,Ny = fattori adimensionali di portanza legati rispettivamente<br />
al contributo di terreni con coesione, al terreno posto sopra al piano di posa<br />
della fondazione e agli strati di coesione nulla;<br />
Terzaghi per questi fattori propone le seguenti relazioni:<br />
(3) Nq = a 2 /[ 2 x cos2 (45 + Phi/2)]<br />
dove (4) a = exp[(0.75 x Pi - Phi/2) x tg(Phi)];<br />
(5) Nc = (Nq -1) x cotg(Phi)<br />
(6) Ny = [tg(Phi)/2] x [ (Kp/cos 2 (Phi)) - 1]<br />
dove: Kp=fattore di portanza proposto da Terzaghi, approssimabile<br />
con la seguente relazione:<br />
(7) Kp= A0 + A1 x Phi + A2 x Phi 2 + A3 x Phi 3 + A4 x Phi 4 ;<br />
in cui:<br />
A0,A1,A2,A3,A4=fattori del polinomio interpolatore.<br />
3
FORMULA GEO VER.2.0<br />
(si tenga presente però che lo stesso Terzaghi consiglia di utlizzare il<br />
valore di Ny ricavato da Meyerhof [vedi paragrafo successivo]);<br />
c = coesione del terreno;<br />
y1=peso di volume medio del terreno sopra il piano di posa;<br />
y2=peso di volume sotto il piano di posa;<br />
B=larghezza della fondazione (dimensione del lato corto);<br />
D=profondità di posa della fondazione;<br />
sc,sy=fattori di forma dati da:<br />
sc = 1.0 per fondazioni nastriformi;<br />
sc = 1.3 per fondazioni quadrate;<br />
sy= 1.0 per fondazioni nastriformi;<br />
sy=0.8 per fondazioni quadrate.<br />
La formula di Terzaghi fornisce generalmente valori di portanza<br />
sovrastimati tranne nel caso di terreni coesivi sovraconsolidati; deve essere<br />
utilizzata solo per fondazioni molto superficiali, dove cioè sia verificata la<br />
disuguaglianza:<br />
Formula di Meyerhof (1951).<br />
D
FORMULA GEO VER.2.0<br />
sc,sq,sy=fattori di forma, dati da:<br />
(10) Nc = (Nq -1) x cotg(Phi);<br />
(11) Ny = (Nq - 1) x tg(1.4 x Phi);<br />
(12) sc =1 + 0.2 x Kp x B/L;<br />
dove Kp=tg 2 (45 + Phi/2) e L=lato lungo della fondazione;<br />
(13) sq = sy = 1 + 0.1 x Kp x B/L per Phi>0;<br />
(14) sq = sy = 1 per Phi=0;<br />
dc,dq,dy=fattori correttivi per l'approfondimento, dati da:<br />
(15) dc = 1 + 0.2 x sqr(Kp) x D/B;<br />
(16) dq = dy = 1 + 0.1 x sqr(Kp) x D/B per Phi>0;<br />
(17) dq = dy =1 per Phi=0;<br />
ic,iq,iy=fattori correttivi per l'inclinazione dei carichi, dati da:<br />
(18) ic = iq = (1 - I°/90);<br />
dove I°=inclinazione del carico rispetto alla verticale;<br />
(19) iy = (1 - I°/Phi°) 2 per Phi>0;<br />
(20) iy=0 per Phi=0.<br />
A differenza della formula di Terzaghi, la relazione di Meyerhof può essere<br />
impiegata per qualunque tipo di terreno e per profondità di posa fino a D= 4<br />
x B. Non può essere utilizzata per fondazioni su pendio o per fondazioni con<br />
base ruotata.<br />
Formula di Brinch Hansen (1970).<br />
Deriva dalla formula di Meyerhof , dalla quale differisce per i valori dei<br />
fattori correttivi di forma, di approfondimento, d'inclinazione dei carichi e<br />
per il fattore di portanza Ny e per l'introduzione di fattori correttivi relativi<br />
5
FORMULA GEO VER.2.0<br />
al caso di fondazione su pendio e di fondazioni con base ruotata. Ha la<br />
seguente espressione:<br />
(21) Qlim = c x Nc x sc x dc x ic x bc x gc + sq x y1 x D x Nq x dq x iq x bq<br />
x gq + 0.5 x y2 x B x Ny x sy x dy x iy x by x gy (per Phi>0);<br />
(22) Qlim = 5.14 x Cu x (1 + sc + dc -ic -bc - gc) + y1 x D (per Phi=0);<br />
in cui: Nc,Nq,Ny=fattori adimensionali di portanza, dove Nc e Nq hanno la<br />
stessa forma dei corrispondenti parametri della relazione di Meyerhof<br />
(equazioni 9 e 10) e Ny è dato da:<br />
(23) Ny = 1.5 x (Nq -1) x tg(Phi);<br />
sc,sq,sy=fattori di forma, dati da:<br />
(24) sc = 0.2 x B/L per Phi=0;<br />
(25) sc = 1 + (Nq/Nc) x (B/L) per Phi>0;<br />
(26) sq = 1 + (B/L) x tg(Phi);<br />
(27) sy = 1 - 0.4 x (B/L);<br />
dc,dq,dy=fattori correttivi per l'approfondimento, dati da:<br />
(28) dc = 0.4 x k per Phi=0;<br />
dove k=D/B per D/B1<br />
(29) dc = 1 + 0.4 x k;<br />
(30) dq = 1 + 2 x tg(Phi) x [1 - sen(Phi)] 2 x k;<br />
(31) dy = 1.<br />
ic,iq,iy=fattori correttivi per carichi inclinati, dati da:<br />
(32) ic = 0.5 - 0.5 x sqr[1 - H/(A x c)] per Phi=0;<br />
(33) ic = iq - (1 - iq)/(Nq -1) per Phi>0;<br />
(34) iq = [1 - 0.5 x H /(V + A x c x cotg(Phi))] 5 ;<br />
(35) iy = [1 - 0.7 x H /(V + A x c x cotg(Phi))] 5 per b°=0;<br />
6
FORMULA GEO VER.2.0<br />
(36) iy = [1 - (0.7-b°/450) x H /(V + A x c x cotg(Phi))] 5 per b°>0;<br />
dove H=componente longitudinale del carico;<br />
V=componente assiale del carico;<br />
b°=inclinazione della base della fondazione rispetto all'orizzontale;<br />
A=area effettiva della fondazione;<br />
bc,bq,by=fattori correttivi per l'inclinazione della base della<br />
fondazione, dati da:<br />
(37) bc = b°/147 per Phi=0;<br />
(38) bc = 1 - b°/147 per Phi>0;<br />
(39) bq = exp[-2 x b(rad) x tg(Phi)];<br />
(40) by = exp[-2.7 x b(rad) x tg(Phi)];<br />
gc,gq,gy=fattori correttivi per fondazioni su pendio, dati da:<br />
(41) gc = p°/147 per Phi=0;<br />
(42) gc = 1 - p°/147 per Phi>0;<br />
(43) gq = gy = (1 - 0.5 x tg p°) 5 .<br />
A differenza della formula di Terzaghi, la relazione di Brinch Hansen può<br />
essere impiegata per qualunque tipo di terreno e per profondità di posa fino<br />
a D= 4 x B. Può essere utilizzata inoltre per fondazioni su pendio o per<br />
fondazioni con base ruotata.<br />
Formula di Vesic (1973).<br />
Deriva dalla formula di Brinch Hansen, dalla quale differisce per i valori dei<br />
fattori correttivi per carichi inclinati, per fondazioni su pendio, per<br />
fondazioni con base ruotata e per una diversa definizione del fattore di<br />
portanza Ny. Ha la seguente espressione:<br />
(44) Qlim = c x Nc x sc x dc x ic x bc x gc + sq x y1 x D x Nq x dq x iq x bq<br />
x gq + 0.5 x y2 x B x Ny x sy x dy x iy x by x gy (per Phi>0);<br />
7
FORMULA GEO VER.2.0<br />
(45) Qlim = 5.14 x Cu x (1 + sc + dc -ic -bc - gc) + y1 x D (per Phi=0);<br />
in cui: Nc,Nq,Ny=fattori adimensionali di portanza, dove Nc e Nq hanno la<br />
stessa forma dei corrispondenti parametri della relazione di Meyerhof<br />
(equazioni 9 e 10) e Ny è dato da:<br />
(46) Ny = 2 x (Nq +1) x tg(Phi);<br />
sc,sq,sy=fattori di forma di valore uguale a quelli proposti da Brinch<br />
Hansen (eq.24,25,26 e 27);<br />
dc,dq,dy=fattori correttivi per l'approfondimento di valore uguale a<br />
quelli proposti da Brinch Hansen (eq.28,29,30 e 31);<br />
ic,iq,iy=fattori correttivi per carichi inclinati, dati da:<br />
(47) ic = 1 - m x H / (A x c x Nc) per Phi=0;<br />
dove m=(2 + B/L)/(1 + B/L) per H parallelo a B;<br />
m=(2 + L/B)/(1 + L/B) per H parallelo a L;<br />
(48) ic = iq - (1 - iq)/(Nq -1) per Phi>0;<br />
(49) iq = [1 - H /(V + A x c x cotg(Phi))] m ;<br />
(50) iy = [1 - H /(V + A x c x cotg(Phi))] (m+1) ;<br />
bc,bq,by=fattori correttivi per l'inclinazione della base della<br />
fondazione, dati da:<br />
(51) bc = b°/147 per Phi=0;<br />
(52) bc = 1 - b°/147 per Phi>0;<br />
(53) bq = by = (1 - b x tg(Phi)) 2 ;<br />
gc,gq,gy=fattori correttivi per fondazioni su pendio, dati da:<br />
(54) gc = p°/147 per Phi=0;<br />
(55) gc = 1 - p°/147 per Phi>0;<br />
(56) gq = gy = (1 - tg p°) 2 .<br />
8
FORMULA GEO VER.2.0<br />
La relazione di Vesic fornisce risultati non dissimili da quelli ottenibili con<br />
la formula di Brinch Hansen, anche se quest'ultima risulta essere più diffusa<br />
e usata.<br />
Formula di Froelich (1935).<br />
A differenza delle relazioni viste nei precedenti paragrafi la formula di<br />
Froelich non fornisce la capacità portante limite della fondazione bensì<br />
quella<br />
critica. Per portanza critica s'intende quel carico oltre il quale si hanno i<br />
primi fenomeni di plasticizzazione del terreno, con deformazioni<br />
significative. E' applicabile in particolare in terreni di fondazione con rottura<br />
di tipo locale. La formula ha la seguente espressione:<br />
(57) Qcrit = Ncrit x [y1 x D + C x cotg(Phi)] per Phi>0;<br />
con Ncrit=Pi/[cotg(Phi) - (Pi/2 - Phi)] (con Phi in radianti);<br />
Pi=Pi greco;<br />
D=profondità di posa<br />
(58) Qcrit = Pi x c per Phi=0.<br />
Determinazione del carico d'esercizio.<br />
Il carico da applicare sul terreno viene ricavato dal valore della portanza<br />
limite o critica, adottando un opportuno coefficiente di sicurezza. Nel caso<br />
venga utilizzato il valore della capacità portante limite, il coefficiente di<br />
sicurezza utilizzato per <strong>Le</strong>gge e per consuetudine è posto uguale 3. La<br />
portanza d'esercizio in questo caso è data quindi da:<br />
(59) Qes = Qlim/3.<br />
Volendo utilizzare il valore della portanza critica si consiglia generalmente<br />
di impiegare un coefficiente di sicurezza uguale a 1.5:<br />
(60) Qes = Qcrit/1.5.<br />
9
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Fondazioni con carichi eccentrici.<br />
Nel caso alla fondazione siano applicati dei momenti il carico non risulta più<br />
centrato, ma eccentrico. Se con Q indichiamo il valore del carico applicato<br />
alla fondazione e con Mb e Ml i momenti agenti rispettivamente lungo il<br />
lato corto e lungo della fondazione, l'eccentricità del carico sarà data da:<br />
(61) eb = Mb/Q;<br />
(62) el = Ml/Q;<br />
con eb = eccentricità lungo il lato corto della fondazione;<br />
el = eccentricità lungo il lato lungo della fondazione.<br />
Il calcolo della capacità portante in questo caso andrà eseguito, utilizzando<br />
le formule viste nei paragrafi precedenti, inserendo però nel calcolo, come<br />
suggerito da Meyerhof, i valori di B e L corretti come segue:<br />
Calcolo del valore y1 x D.<br />
(63) B' = B - 2 x eb;<br />
(64) L' = L - 2 x el.<br />
Nel caso il profilo del terreno sia irregolare, per cui si abbiano spessori di<br />
terreno differenti lungo i due lati della fondazione (rispetto al lato corto<br />
della stessa) o nel caso in cui vi sia la presenza di sovraccarichi, come<br />
fabbricati, terrapieni, ecc., in prossimità della fondazione, il prodotto y1 x D<br />
(peso di volume del terreno sopra il piano di posa della fondazione per la<br />
profondità di posa della stessa) diventa di più difficile valutazione. In questi<br />
casi si consiglia di procedere come segue:<br />
a) si calcolino i 2 valori medi dei prodotti y1 x D (P1 e P2) lungo i due lati<br />
della fondazione;<br />
b) si trasformino eventuali sovraccarichi in altezza di terra equivalente e si<br />
sommino ai prodotti y1 x D già calcolati;<br />
c) si introduca nel calcolo della capacità portante il valore minore fra P1 e<br />
P2.<br />
10
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Calcolo della capacità portante in terreni stratificati.<br />
La profondità sotto il piano di posa della fondazione da prendere in<br />
considerazione nel calcolo della portanza può essere stimata dalla relazione<br />
(Meyerhof, 1953):<br />
(65) H = 0.5 x B x tg(45 + Phi/2);<br />
H è in pratica la profondità a cui si spinge il cuneo di terreno solidale con la<br />
fondazione (zona I). Se all'interno di questo intervallo di profondità<br />
ricadono più strati, la scelta dei parametri geotecnici da introdurre nel<br />
calcolo della portanza diventa più problematica.<br />
Per un terreno di fondazione multistrato vanno distinti in generale tre casi:<br />
a) caso in cui gli strati sono costituiti da terreni dotati di sola coesione<br />
(Phi=0);<br />
b) caso in cui gli strati siano costituiti da terreni con Phi>0 e c>0;<br />
c) caso in cui gli strati siano costituiti da un'alternanza di terreni coesivi<br />
(Phi=0) e incoerenti (Phi>0).<br />
Caso a).<br />
Meyerhof e Brown (1969) propongono di adottare la seguente procedura:<br />
1) si esegue il rapporto fra la coesione del primo strato sotto il piano di posa<br />
della fondazione e quello immediatamente successivo:<br />
Rc = c1/c2;<br />
2) se Rc è minore di 1 si calcola il nuovo valore del fattore di portanza Nc<br />
come segue:<br />
(66) Nc = (1.5 x d/B) + 5.14 x Rc (Nc
FORMULA GEO VER.2.0<br />
3) se Rc è maggiore o uguale a 1, vanno calcolati i due fattori parziali:<br />
(67) Nc1 = 4.14 + (0.5 x B/d);<br />
(68) Nc2 = 4.14 + (1.1 x B/d);<br />
e quindi se ne fa una media per ottenere il fattore Nc:<br />
(69) Nc = 2 x [Nc1 x Nc2 /(Nc1 + Nc2)].<br />
4) il fattore Nc calcolato va quindi inserito nelle formule di calcolo della<br />
capacità portante di Meyerhof, Vesic o Brinch Hansen.<br />
5) il valore di Qlim calcolato va quindi confrontato con il carico di<br />
schiacciamento del primo strato dato dalla relazione:<br />
(70) Qpz = 4 x c1 + y1 x D;<br />
si adotta come capacità portante il minore dei due valori.<br />
La (70) assume generalmente valori molto bassi solo nel caso di strati<br />
coesivi scarsamente consolidati.<br />
Caso b).<br />
Purushothamaray et alii (1974) nel caso di un terreno a due strati propone la<br />
seguente soluzione:<br />
1) si calcola un valore di Phi medio del terreno dato da:<br />
(71) Phi' = [d x Phi1 + (H - d) x Phi2] / H;<br />
in cui: Phi1 e Phi2 = angolo d'attrito dello strato 1 e 2;<br />
2) si calcola un valore medio di c:<br />
(72) c' = [d x c1 + (H - d) x c2] / H;<br />
in cui: c1 e c2 = coesione degli strati 1 e 2;<br />
12
FORMULA GEO VER.2.0<br />
3) s'inseriscono i valori di c' e Phi' in una delle equazioni per il calcolo della<br />
portanza viste in precedenza;<br />
4) nel caso il primo strato presentasse delle caratteristiche meccaniche<br />
scadenti, si esegue la verifica allo schiacciamento (eq. 70) e si confronta il<br />
risultato con il valore di Qlim calcolato nel punto 3), adottando come<br />
capacità portante il minore dei due valori.<br />
La procedura ovviamente può essere estesa ad un numero qualsiasi di strati.<br />
Caso c).<br />
Bowles (1974) propone la seguente procedura nel caso di terreno a due<br />
strati:<br />
1) si calcola, con i metodi visti, la Qlim del primo strato (quello<br />
immediatamente sotto il piano di posa della fondazione) (Qlim1);<br />
2) si calcola la Qlim del secondo strato (Qlim2), usando i valori di c e Phi<br />
del secondo strato e introducendo nel prodotto y1 x D il peso di volume del<br />
primo strato ed il suo spessore;<br />
3) si calcola la Qlim complessiva dei due strati attraverso la relazione:<br />
(73) Qlim' = Qlim2 + [p x Pv x K x tg(Phi)/A] + (p x d x c/A);<br />
in cui: A=area della fondazione=B x L;<br />
p=perimetro della fondazione=2 x B + 2 x L;<br />
d=spessore del primo strato;<br />
P=pressione efficace dal piano di posa della fondazione al tetto dello<br />
strato inferiore;<br />
K=tg(45 + Phi/2) 2 ;<br />
4) si confronta il valore di Qlim1 con Qlim' e si adotta come portanza il<br />
minore dei due.<br />
Anche in questo caso il procedimento può essere esteso a tre e più strati.<br />
13
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Effetti sulla portanza della variazione di B e D.<br />
Dall'osservazione dell'equazioni proposte da Terzaghi, Meyerhof, Brinch<br />
Hansen e Vesic per il calcolo della capacità portante si può notare che<br />
generalmente all'aumentare di B e D la Qlim tende a crescere. In particolare<br />
a piccoli incrementi di D, mantenendo invariato B, corrispondono spesso<br />
notevoli aumenti della Qlim. Quest'effetto è più vistoso nei terreni<br />
incoerenti, dove il termine dell'equazione legato a Nc è nullo e quello legato<br />
a Nq diventa dominante.<br />
Gli incrementi di Qlim all'aumentare di B sono invece più contenuti in<br />
quanto il termine legato a Ny spesso è trascurabile. Da notare però che in<br />
terreni<br />
stratificati si può anche verificare che ad un incremento di B segua una<br />
diminuzione di Qlim: ciò accade in presenza di strati con caratteristiche<br />
meccaniche scadenti posti sotto strati con caratteristiche migliori. In questi<br />
casi è consigliabile effettuare il calcolo della portanza, utilizzando un range<br />
abbastanza ampio di valori di B, per individuare la Qlim massima e minima<br />
in funzione del lato corto della fondazione.<br />
Correzione di Terzaghi della portanza limite.<br />
Tutte le equazioni per il calcolo della capacità portante presentate in<br />
precedenza si basano sul presupposto che il terreno di fondazione abbia un<br />
comportamento descrivibile dalla legge di Coulomb:<br />
(74) T = c + Pef x tg(Phi);<br />
in cui: T=resistenza al taglio del terreno;<br />
Pef=pressione efficace del terreno.<br />
I dati sperimentali confermano che il campo di validità della (74) è limitato<br />
all'intervallo di Qammissibile che va da 0 a 4.5 kg/cmq circa. Oltre i 4.5 kg/cmq<br />
la relazione sforzi - resistenza al taglio non è più di tipo lineare, come<br />
nell'eq. 74, ma assume una forma più complessa. L'uso delle formule per il<br />
calcolo della portanza fuori dal campo di validità della (74) conduce a valori<br />
della Qlim sovrastimati.<br />
14
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Terzaghi (1943) ha proposto una correzione da applicare ai parametri<br />
coesione e angolo d'attrito del terreno, nei casi in cui risulti dal calcolo una<br />
Qam>4.5 kg/cmq, per tener conto della non linearità della relazione sforzi -<br />
resistenza al taglio. In pratica ha suggerito di utilizzare nel calcolo valori<br />
ridotti di Phi e c, calcolati come segue:<br />
c' = (2/3) x c;<br />
Phi' = atang[(2/3) x Phi].<br />
Lo stesso tipo di correzione viene proposta da Terzaghi per terreni dove è<br />
prevedibile una rottura del terreno di tipo locale. Nella pratica per<br />
distinguere<br />
fra terreni con rottura di tipo locale e generale si può utilizzare il seguente<br />
criterio:<br />
a) rottura di tipo locale: probabile nei terreni che abbiano un densità relativa<br />
(Dr%) inferiore a 20 e/o una coesione (c) minore di 0.25 kg/cmq; in questo<br />
caso si consiglia di procedere al calcolo della Qlim adottando i valori ridotti<br />
di c e Phi:<br />
c' = (2/3) x c;<br />
Phi' = atang[(2/3) x Phi];<br />
b) rottura di tipo generale: probabile nei terreni che abbiano una Dr%>=70<br />
e/o una coesione maggiore o uguale a 1 kg/cmq; in questo caso nel calcolo<br />
vanno impiegati i valori reali di c e Phi;<br />
c) rottura di tipo intermedio: probabile nei terreni con Dr%>=20 e =0.25 kg/cmq e c
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Secondo quanto proposto dai due Autori la portanza può essere valutata con<br />
uno dei metodi già visti, impiegando i seguenti fattori di portanza:<br />
Nq = tg 6 (45 + Phi/2);<br />
Nc = 5 x tg 4 (45 + Phi/2);<br />
Ny = Nq +1.<br />
Il valore della Qlim ottenuto va poi ridotto in base al valore del parametro<br />
RQD:<br />
Qlim' = Qlim x (RQD%/100) 2 .<br />
Il limite di questo procedimento è nella difficolta di ottenere per ammassi<br />
rocciosi valori attendibili di Phi e c. D'altra parte raramente la Qlim è un<br />
fattore limitante nel caso di fondazioni su roccia.<br />
Correzioni da applicare all'angolo d'attrito in condizioni sismiche.<br />
<strong>Le</strong> sollecitazioni indotte da un sisma possono, nel caso di terreni incoerenti<br />
ben addensati, indurre il fenomeno della dilatanza, cioè un aumento di<br />
volume del materiale conseguente ad una diminuzione del suo grado di<br />
addensamento (espresso dal parametro densità relativa). Poichè nei terreni<br />
incoerenti esiste un legame fra grado di addensamento e angolo d'attrito<br />
interno, una diminuzione della prima grandezza conduce ad una<br />
diminuzione anche della seconda.<br />
Due sono le correzioni presentate in questo programma: quella di Vesic e<br />
quella di Sano.<br />
a)Criterio di Vesic.<br />
Secondo questo Autore per tener conto del fenomeno della dilatanza nel<br />
calcolo della capacità portante è sufficiente diminuire di 2° l'angolo d'attrito<br />
degli strati di fondazione. Il limite di questo suggerimento è nel fatto che<br />
non tiene conto dell'intensità della sollecitazione sismica (espressa<br />
16
FORMULA GEO VER.2.0<br />
attraverso il parametro accelerazione sismica orizzontale massima). Questo<br />
criterio pare però trovare conferma nelle osservazioni fatte in occasione di<br />
diversi eventi sismici.<br />
b)Criterio di Sano.<br />
L'Autore propone di diminuire l'angolo d'attrito degli strati portanti di una<br />
quantità data dalla relazione:<br />
Dp = arctg[Amax /sqr(2)];<br />
dove Amax è l'accelerazione sismica orizzontale massima.<br />
Questo criterio, rispetto a quello di Vesic, ha il vantaggio di prendere in<br />
considerazione anche l'intensità della sollecitazione sismica. L'esperienza<br />
però dimostra che l'applicazione acritica di questa relazione può condurre a<br />
valori eccessivamente cautelativi della Qlim.<br />
<strong>Le</strong> correzioni di Sano e di Vesic si applicano esclusivamente a terreni<br />
incoerenti ben addensati: è errato applicarle a terreni sciolti o mediamente<br />
addensati, dove le vibrazioni sismiche producono il fenomeno opposto a<br />
quello della dilatanza, con aumento del grado di addensamento e<br />
dell'angolo d'attrito.<br />
Per quanto riguarda la coesione (drenata e non), le osservazioni confermano<br />
che le sollecitazioni sismiche vi inducono effetti del tutto trascurabili.<br />
Portanza del terreno attraverso correlazioni empiriche con i dati di<br />
prove in situ.<br />
Correlando i dati ricavati da alcuni tipi di prove in situ con la capacità<br />
portante della fondazione, è possibile ottenere rapidamente un'indicazione di<br />
massima dei carichi che il terreno può tollerare. E' consigliabile verificare<br />
comunque in seguito la validità di quest'indicazione con i metodi analitici,<br />
più completi e attendibili.<br />
Portanza attraverso correlazioni con le prove CPT.<br />
17
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Vengono qui descritte le relazioni di Schmertmann e di Terzaghi.<br />
a) Formula di Schmertmann.<br />
Si distingue il caso di un strato incoerente da quello di uno strato coesivo.<br />
Nel primo caso la Qlim dello strato è data da:<br />
(75) Qlim (kg/cmq) = 28 - 0.0052 x (300 - Rp) 1.5 (per f.nastriformi);<br />
(76) Qlim (kg/cmq) = 48 - 0.009 x (300 - Rp) 1.5 (per f.rettangolari);<br />
nel secondo:<br />
(77) Qlim (kg/cmq) = 2 + 0.28 x Rp (per f.nastriformi);<br />
(78) Qlim (kg/cmq) = 5 + 0.34 x Rp (per f.rettangolari).<br />
Per ricavare la portanza d'esercizio la Qlim va divisa per un opportuno<br />
coefficiente di sicurezza, generalmente posto uguale a 3.<br />
b) Formula di Terzaghi.<br />
Si distingue il caso di un strato incoerente da quello di uno strato coesivo.<br />
Nel primo caso la Qlim dello strato è data da:<br />
(79) Qlim (kg/cmq) = y1 x D x Nq + 0.5 x B x Ny;<br />
in cui: Nq=Rp/.8 e Ny=Rp/.8;<br />
nel secondo caso:<br />
in cui: Kq = Rp/15.<br />
(80) Qlim (kg/cmq) = 2 x Kq x [1 + 0.3 x (B/L)];<br />
Per ricavare la portanza d'esercizio la Qlim va divisa per un opportuno<br />
coefficiente di sicurezza, generalmente posto uguale a 3.<br />
18
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Portanza attraverso correlazioni con le prove SPT e SCPT.<br />
Vengono qui descritte la relazione di Meyerhof e la formula degli Olandesi.<br />
a) Formula di Meyerhof.<br />
La relazione è la seguente:<br />
(81) Qamm (kPa) = (Nspt/0.08) x Kd;<br />
con Kd = 1 + 0.33 x (D/B) (con Kd
FORMULA GEO VER.2.0<br />
La Formula degli Olandesi rispetto a quella di Meyerhof non permette di<br />
correlare la portanza alle caratteristiche geometriche della fondazione, e in<br />
particolare al parametro D (profondità di posa della fondazione). Va quindi<br />
usata con molta prudenza e solo per prime stime. La portanza ricavata con la<br />
relazione (82) fornisce direttamente la portanza ammissibile, quindi il<br />
coefficiente di sicurezza deve essere posto uguale a 1.<br />
Calcolo del coefficiente di sottofondazione.<br />
Si definisce pressione di contatto la pressione unitaria che la fondazione<br />
esercita in ciascun punto d'appoggio sul terreno di fondazione. Per modulo o<br />
coefficiente di sottofondazione si definisce la relazione che esiste fra la<br />
pressione di contatto in ogni punto della fondazione e la relativa<br />
deformazione del terreno:<br />
(83) k = Q/s.<br />
Generalmente ci si basa sull'ipotesi che il modulo k sia costante sotto ogni<br />
punto della fondazione, come proposto da Winkler e da Westergaard. Se ciò<br />
si può verificare nel caso di fondazioni rigide, per fondazioni elastiche<br />
l'assunzione non è più valida. L'utilizzo di k anche per il dimensionamento<br />
di platee e reticoli di travi rimane nonostante questo ancora diffuso,<br />
mancando metodi di calcolo più attendibili e uguale semplicità.<br />
Numerose sono le relazioni proposte in letteratura per il calcolo di k.<br />
Vengono qui descritte le formule di Bowles, Terzaghi e Vesic, tra le più<br />
citate ed usate.<br />
Formula di Bowles.<br />
Bowles (1974) propone la seguente relazione:<br />
(84) k (kN/mc) = 40 x Qlim.<br />
20
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Si tratta di una formula di semplice utilizzo, ma che generalmente conduce a<br />
valori di k eccessivamente conservativi. Si consiglia di usarla solo per<br />
ottenere una prima indicazione.<br />
Formula di Vesic.<br />
Vesic (1961) ha proposto la seguente relazione che correla k con il modulo<br />
di elasticità del terreno e della fondazione:<br />
(85) k (kg/cmc) = (1/B) x 0.65 x [(Et x B 4 )/(Ef x If)] 1/12 x Et/(1 - p 2 );<br />
in cui: Et (kg/cmq)= modulo di deformazione dello strato di fondazione;<br />
Ef (kg/cmq)= modulo elastico della fondazione;<br />
If (cm4)=momento d'inerzia della fondazione;<br />
B (cm)=lato corto della fondazione;<br />
p=rapporto di Poisson.<br />
Poichè il prodotto 0.65 x [(Et x B 4 )/(Ef x If)] 1/12 ha generalmente un valore<br />
prossimo all'unità, la (85) può essere semplificata come segue:<br />
Formula di Terzaghi.<br />
(86) k (kg/cmc) = (1/B) x Et/(1 - p 2 ).<br />
Terzaghi (1955) ha suggerito di correlare il coefficiente di sottofondazione<br />
con il valore del modulo di reazione kp calcolato con una prova su piastra di<br />
lato uguale a 30 cm. La correlazione proposta è la seguente:<br />
(87) k (kg/cmc) = kp x [(B + 30)/(2 x B)] 2 per terreni incoerenti;<br />
(88) k (kg/cmc) = kp/(1.5 x B) per terreni coesivi.<br />
Correlando kp con il numero di colpi medio dello strato di fondazione,<br />
attraverso la relazione:<br />
21
FORMULA GEO VER.2.0<br />
(89) kp (kg/cmc) = 1 / (7.8 x Q / N);<br />
in cui: Q (kg/cmq)=carico applicato sulla fondazione;<br />
N=numero di colpi SPT medio nello strato di fondazione;<br />
è possibile ricavare k direttamente dai dati di una prova penetrometrica<br />
dinamica.<br />
Distribuzione del sovraccarico nel terreno di fondazione.<br />
Introduzione.<br />
L'applicazione del sovraccarico della fondazione conduce ad una variazione<br />
dello stato tensionale del terreno. Il carico applicato tende a diffondersi fino<br />
al suo completo assorbimento. Generalmente si ammette che il sovraccarico<br />
si annulli ad una profondità, sotto il piano di posa della fondazione,<br />
variabile da 1 a 4 volte B (B=lato corto della fondazione).<br />
E' importante eseguire una stima di come il carico si diffonde negli strati di<br />
fondazione, in quanto indispensabile per il successivo calcolo dei cedimenti.<br />
Vengono di seguito descritti tre procedimenti, fra i più utilizzati e collaudati,<br />
per la valutazione della diffusione del sovraccarico nel terreno: il metodo<br />
semplificato, il metodo di Reimbert ed il metodo di Newmark.<br />
Metodo semplificato.<br />
Si suppone che il sovraccarico netto applicato sul terreno di fondazione, cioè<br />
il peso della sovrastruttura al netto, eventualmente, del peso del terreno<br />
asportato sopra il piano di posa della fondazione, si diffonda con un angolo<br />
di circa 63° rispetto alla verticale. In pratica alla quota z sotto il piano di<br />
posa della fondazione la pressione indotta dalla fondazione è data dalla<br />
relazione:<br />
(90) pz = Q/[(B + z) x (L + z)];<br />
in cui: Q=carico netto applicato dalla fondazione;<br />
B=lato corto della fondazione;<br />
22
FORMULA GEO VER.2.0<br />
L=lato lungo della fondazione.<br />
Confrontato con metodi più sofisticati, come quello di Newmark, non si<br />
notano in genere grandi divergenze per profondità comprese fra 1xB e 4xB.<br />
Se ne sconsiglia l'utilizzo invece nell'intervallo di profondità 0 - 1xB.<br />
Metodo di Newmark.<br />
Si basa sul presupposto che il terreno di fondazione possa essere assimilato<br />
ad uno spazio semiinfinito a comportamento perfettamente elastico,<br />
omogeno e isotropo. Deriva dall'integrazione su un'area rettangolare o<br />
quadrata di dimensioni B x L (B=lato corto della fondazione, L=lato lungo<br />
della fondazione) delle equazioni di Boussinesq.<br />
In pratica l'incremento di pressione netta indotta dal carico applicato dalla<br />
fondazione alla quota z sotto il piano di posa, lungo la verticale che passa<br />
per uno degli angoli dell'area BxL, è dato da:<br />
(91) pz = [Q/(4 x Pi)] x (m1 + m2);<br />
in cui: m1=[2 x M x N x sqr(V) x (V + 1)] / [(V + V1) x V];<br />
m2=atang[(2 x M x N x sqr(V))/(V1 - V)];<br />
dove M=B/z;<br />
N=L/z;<br />
V=M 2 + N 2 + 1;<br />
V1=(M x N) 2 ;<br />
Pi=Pi greco.<br />
Per stimare la diffusione del sovraccarico nel terreno lungo più verticali,<br />
occorre dividere l'area B x L in più rettangoli o quadrati con gli spigoli<br />
coincidenti al punto di passaggio della verticale, calcolare e quindi sommare<br />
i contributi delle singole aree.<br />
Il metodo di Newmark è ampiamente utilizzato e fornisce generalmente<br />
risultati a favore della sicurezza. In alcuni casi però, in particolare in terreni<br />
23
FORMULA GEO VER.2.0<br />
stratificati incoerenti o con alternanze di strati coesivi e incoerenti, dove<br />
cioè ci si allontana notevolmente da un comportamento perfettamente<br />
elastico del terreno, i valori ottenibili con Newmark risultano<br />
eccessivamente cautelativi.<br />
24
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Metodo di Reimbert.<br />
Rispetto ai metodi descritti in precedenza, quello di Reimbert ha il pregio di<br />
considerare nel calcolo anche le caratteristiche meccaniche del terreno,<br />
precisamente l'angolo d'attrito del terreno e il suo grado di addensamento.<br />
Dato un carico netto applicato alla fondazione Qp, alla quota z sotto il piano<br />
campagna si avrà un'incremento della pressione netta dato da:<br />
(92) pz = (2/Pi) x Qp/[(Fb + (z x Fa) 2 ] per fondazioni quadrate;<br />
(93) pz = (1.9/Pi) x Qp/[(Fb + (z x Fa) 2 ] per fondazioni rettangolari;<br />
(94) pz = 0.75 x Qp/(Fb + z x Fa) per fondazioni nastriformi;<br />
in cui: Fb=0.564 x B (fondazioni quadrate);<br />
Fb=0.564 x sqr(B x L) (fondazioni rettangolari);<br />
Fb=B/2 (fondazioni nastriformi);<br />
Fa=cotg(Phi) per Phi=30°.<br />
Il metodo di Reimbert fornisce risultati più attendibili, rispetto al metodo di<br />
Newmark, in terreni stratificati incoerenti o con alternanze di strati<br />
incoerenti e coesivi. Rispetto al metodo di Newmark è però meno<br />
collaudato. Non è utilizzabile inoltre per il primo metro sotto il piano di<br />
posa della fondazione.<br />
Calcolo dei cedimenti del terreno di fondazione.<br />
Introduzione.<br />
Anche se la pressione esercitata sul terreno di fondazione non supera il<br />
valore calcolato, si possono, in alcuni casi, manifestare delle deformazioni<br />
nel terreno non tollerabili dall’opera.<br />
25
FORMULA GEO VER.2.0<br />
I cedimenti sono dovuti alla deformazione elastica e plastica del terreno e,<br />
nel caso di terreni poco permeabili (argille e limi), al processo di lenta<br />
espulsione dell’acqua contenuta al loro interno (consolidazione).<br />
Poichè le caratteristiche geotecniche del terreno variano da punto a punto,<br />
così come spesso variano da punto a punto anche le condizioni di carico, i<br />
cedimenti possono assumere localmente valori differenti.<br />
Il cedimento calcolato in un punto prende il nome di cedimento assoluto; la<br />
differenza fra i cedimenti assoluti misurati in due o più punti prende il nome<br />
di cedimento differenziale.<br />
Il cedimento assoluto totale è dato dalla somma di tre componenti:<br />
(95) Stot= Simm + Scon + Ssec;<br />
in cui:<br />
Simm=cedimento immediato, dovuto alla deformazione iniziale, senza<br />
variazione di volume, del terreno caricato; è prevalente nei terreni<br />
incoerenti(coesione=0), trascurabile in quelli coesivi (coesione>0);<br />
Scon=cedimento di consolidazione, legato alla variazione di volume del<br />
terreno saturo, in seguito alla lenta espulsione dell’acqua contenuta al suo<br />
interno; è dominante nei terreni coesivi, poco permeabili, e trascurabile in<br />
quelli incoerenti (da mediamente a molto permeabili);<br />
Ssec=cedimento secondario, dovuto alla deformazione viscosa dello<br />
scheletro solido del terreno; normalmente trascurabile in tutti i tipi di<br />
terreno.<br />
Proprio per le differenti modalità con cui si manifestano i cedimenti nei<br />
terreni coesivi ed incoerenti, i due casi vanno trattati separatamente.<br />
Cedimenti nei terreni incoerenti.<br />
Metodo semplificato di Terzaghi(1943).<br />
Si tratta di un metodo speditivo utile per avere una prima indicazione<br />
dell'ammontare del cedimento. La relazione è la seguente:<br />
26
FORMULA GEO VER.2.0<br />
(96) S = DH x Qz / Ed;<br />
in cui: DH=spessore dello strato;<br />
Qz=incremento di pressione dovuto al sovraccarico applicato dalla<br />
fondazione a metà strato, calcolabile con uno dei metodi descritti nel<br />
precedente capitolo;<br />
Ed=modulo di deformazione dello strato.<br />
Il procedimento fornisce in genere valori sovrastimati e va quindi<br />
controllato con metodi più completi. Il cedimento calcolato corrisponde alla<br />
sola componente immediata, quella secondaria viene considerata<br />
trascurabile. Il valore del cedimento calcolato è valido per fondazioni<br />
flessibili; per fondazioni rigide questo valore va moltiplicato per un fattore<br />
generalmente posto uguale a 0.75. Inoltre il metodo va applicato solo negli<br />
strati dove è soddisfatta la condizione:<br />
con B=lato corto della fondazione.<br />
Metodo di Schmertmann(1970).<br />
(97)DH < B;<br />
E' stato ideato per calcolare il cedimento immediato e secondario di terreni<br />
incoerenti utilizzando direttamente i dati delle prove penetrometriche<br />
statiche (CPT). Ha la seguente espressione:<br />
(98) Stot = C1 x C2 x Q x DH x sommatoria(Iz/E);<br />
in cui:<br />
Q=carico netto applicato sulla fondazione;<br />
C1=fattore correttivo per tener conto dell'approfondimento della fondazione:<br />
(99) C1 = 1 - 0.5 x (P/Q);<br />
dove P=Pressione efficace al piano di posa della fondazione;<br />
C2=fattore correttivo per tener conto del cedimento secondario:<br />
(100) C2 = 1 + 0.21 x Log ( T/0.1);<br />
dove:<br />
27
FORMULA GEO VER.2.0<br />
T=tempo di calcolo del cedimento in anni;<br />
DH=spessore dello strato;<br />
E=modulo di deformazione dello strato; i valori di E consigliati da<br />
Schmertmann sono i seguenti:<br />
E=2 x Rp (sabbie fini e limo);<br />
E=3.5 x Rp (sabbie medie);<br />
E=5 x Rp (sabbia grossolana);<br />
E=6 x Rp (sabbia e ghiaia);<br />
con Rp=resistenza alla punta media dello strato;<br />
Iz=fattore d'influenza per tener conto della diffusione del carico netto<br />
applicato sulla fondazione nel terreno; ha una distibuzione di tipo<br />
triangolare che dipende dalla geometria della fondazione:<br />
fondazioni nastriformi: Iz=0.2 per z=0 - Iz=0.5 per z=B - Iz=0 per z=4xB;<br />
fondazioni quadrate: Iz=0.1 per z=0 - Iz=0.5 per z=B/2 - Iz=0 per z=2xB;<br />
fondazioni rettangolari:si risolvono i due casi precedenti e si prende un<br />
valore interpolato.<br />
Il procedimento di Schmertmann fornisce risultati attendibili purchè si<br />
utilizzino i valori di E proposti dall'Autore e venga impiegato per fondazioni<br />
rigide. Il cedimento calcolato va visto come il massimo cedimento teorico<br />
prevedibile in funzione del carico netto applicato.<br />
Metodo di Steinbrenner(1934).<br />
Consente di calcolare il cedimento immediato di una fondazione<br />
rettangolare o quadrata, rigida o elastica, di area B x L in corrispondenza di<br />
uno dei suoi vertici. Si basa sulla Teoria dell'Elasticità, partendo dal<br />
presupposto che il terreno di fondazione si comporti come un mezzo<br />
elastico. Ha la seguente espressione:<br />
(101) Si = Q x B' x [(1 - p 2 )/E] x [I1 + I2 x (1 - 2xp)/(1 - p)] x If;<br />
in cui: Q=carico netto applicato sulla fondazione;<br />
B'=B/2 con B=lato corto della fondazione;<br />
p=coefficiente di Poisson;<br />
28
FORMULA GEO VER.2.0<br />
E=modulo di deformazione dello strato;<br />
I1,I2,If=fattori d'influenza per tener conto della distribuzione del<br />
carico netto in funzione della lunghezza della fondazione,<br />
della profondità di calcolo sotto al piano di posa e della profondità di<br />
posa.<br />
Nel caso di una fondazione elastica è possibile calcolare il cedimento<br />
immediato lungo più verticali all'interno dell'area caricata, suddividendola in<br />
rettangoli con i vertici coincidenti con il punto di passaggio della verticale<br />
di calcolo, valutando i cedimenti per ogni singolo rettangolo e sommando i<br />
valori ottenuti.<br />
Nel caso di una fondazione rigida, dove i cedimenti si suppongono uniformi,<br />
si calcola con la (101) il cedimento nel punto centrale dell'area B x L e lo si<br />
moltiplica per un fattore riduttivo, generalmente posto uguale a 0.931:<br />
(102)Sr = Sf x 0.931;<br />
in cui: Sr=cedimento della fondazione rigida;<br />
Sf=cedimento della fondazione flessibile;<br />
Il metodo non prende in considerazione la componente secondaria del<br />
cedimento, considerata trascurabile.<br />
Il procedimento di Steinbrenner fornisce risultati attendibili, purchè si tenga<br />
conto, lungo le verticali di calcolo, della variazione di E per la<br />
stratificazione del terreno di fondazione e non si assuma, come suggerito da<br />
alcuni Autori, semplicemente il valore del modulo di deformazione<br />
immediatamente sotto il piano di posa.<br />
Metodo di Burland e Burbridge.<br />
Permette di calcolare il cedimento immediato e secondario di una<br />
fondazione direttamente dai dati di una prova penetrometrica dinamica. Ha<br />
la seguente espressione:<br />
(103)Stot = Fs x Fh x [Pf x (B 0.7 )x(Ic / 3)+(Q - Pf) x (B 0.7 ) x Ic] x Ft;<br />
29
FORMULA GEO VER.2.0<br />
in cui: Ft = 1 + R3 + R0 x Log(T / 3);<br />
dove R3=0.3 e R0=0.2 per carichi statici,<br />
dove R3=0.7 e R0=0.8 per carichi dinamici,<br />
T=anni di calcolo del cedimento secondario(maggiore di 3);<br />
Fs = [1.25 x (L / B) / (L / B + .25)] 2 ;<br />
Ic=fattore che tiene conto della probabilità che il cedimento reale superi<br />
quello calcolato; viene calcolato come segue:<br />
Ic50 = 1.706 / (Nspt) 1.4 (probabilità del 50% che il cedimento relae non<br />
superi quello calcolato) con Nspt=numero di colpi medio dello strato;<br />
Ic2 = 5.47 / (Nspt) 1.4 (probabilità del 2% che il cedimento reale non superi<br />
quello calcolato);<br />
Pf=pressione efficace al piano di posa della fondazione;<br />
Q=carico applicato alla fondazione;<br />
B=lato corto della fondazione.<br />
Fh = fattore che tiene conto dello spessore dello strato maggiormente<br />
compressibile (Sp); è dato da:<br />
Fh=1 se Sp>= Zi;<br />
Fh = (Sp / Zi) x (2 - (Sp / Zi)) se Sp
FORMULA GEO VER.2.0<br />
(104) Ed = 1/mv;<br />
con mv=modulo di compressibilità volumetrica dello strato.<br />
Metodo di Steinbrenner.<br />
Ha la stessa espressione e limiti visti per il procedimento relativo a terreni<br />
incoerenti; anche in questo caso al posto del modulo di deformazione va<br />
utilizzato il modulo edometrico.<br />
Metodo basato sulle prove edometriche.<br />
Consente il calcolo del cedimento di consolidazione; ha la seguente<br />
espressione:<br />
(105)Sc = DH x [Cc/(1 + e0)] x Log[(Pf + dp)/Pf] (strati normalmente<br />
consolidati);<br />
(106)Sc = DH x [Cc/(1 + e0)] x Log[(Pf + dp)/Pf] (strati sovraconsolidati<br />
con dpPc);<br />
in cui: DH=spessore dello strato;<br />
Cc=indice di compressione vergine;<br />
Cr=indice di ricompressione vergine;<br />
Pf=pressione efficace a metà strato;<br />
Pc=pressione di sovraconsolidazione a metà strato;<br />
dp=incremento di pressione a metà strato dovuto al carico applicato<br />
sulla fondazione;<br />
e0=indice naturale dei vuoti;<br />
31
FORMULA GEO VER.2.0<br />
In presenza di terreno multistrato il procedimento va applicato ad ogni<br />
singolo strato coesivo ed i risultati sommati.<br />
Per il calcolo del cedimento secondario si utilizza la seguente espressione:<br />
(108)Ss = DH x Cs x Log(1 + T);<br />
in cui: Cs=indice di compressione secondario;<br />
T=tempo di calcolo del cedimento secondario in anni.<br />
va tenuto presente che il procedimento considera che le deformazioni<br />
indotte dal sovraccarico applicato sulla fondazione siano di tipo assiale,<br />
trascurando quelle laterali; ciò può essere considerato ammissibile solo dove<br />
sia verificata la relazione:<br />
(109)DH
FORMULA GEO VER.2.0<br />
H=DH nel caso il drenaggio sia consentito da un solo lato dello<br />
strato;<br />
cv=coefficiente di consolidazione verticale, fornito dalle prove<br />
edometriche.<br />
Per un tempo corrispondente ad una consolidazione del 50% la (110) può<br />
essere riscritta come segue:<br />
Cedimenti assoluti e differenziali.<br />
(111)t = 0.197 x H 2 /cv.<br />
Elevati cedimenti differenziali (dell’ordine di alcuni centimetri in genere,<br />
ma a volte anche meno) possono indurre lesioni nell’opera. Partendo dal<br />
presupposto che a elevati cedimenti assoluti generalmente corrispondono<br />
elevati cedimenti differenziali, Terzaghi e Peck proposero di considerare<br />
come valori limite tollerabili cedimenti assoluti di 2,5 cm in terreni<br />
incoerenti (sabbie e ghiaie) e 4 cm in terreni coesivi (limi e argille). La<br />
maggiore tolleranza consentita per i materiali dotati di coesione dipende dal<br />
fatto che in quest'ultimi i cedimenti sono essenzialmente dovuti alla<br />
consolidazione, quindi distribuiti su intervalli di tempo relativamente ampi,<br />
fatto che consente alla sovrastruttura di meglio adattarsi alle deformazioni<br />
del terreno.<br />
Un sistema meno empirico di procedere consiste nello stimare la distorsione<br />
angolare fra due o più punti della struttura di cui sia noto il cedimento<br />
assoluto del terreno di fondazione:<br />
con<br />
Dang=distorsione angolare;<br />
S2=cedimento assoluto nel punto 2;<br />
S1=cedimento assoluto nel punto 1;<br />
L12=distanza fra i punti 1 e 2.<br />
(112) Dang= (S2 -S1)/L12;<br />
33
FORMULA GEO VER.2.0<br />
In prima approssimazione, sono da considerare tollerabili distorsioni<br />
angolari inferiori a 1/600 per strutture in muratura e a 1/1000 per strutture in<br />
calcestruzzo.<br />
34
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Portanza attraverso metodi probabilistici.<br />
Introduzione.<br />
Nel calcolo della capacità portante di una fondazione superficiale la maggior<br />
fonte d'indeterminazione è costituita dalla caratterizzazione meccanica del<br />
terreno, in particolare dalla stima dei parametri coesione e angolo di<br />
resistenza al taglio ( o angolo d'attrito).<br />
Nei metodi dell'equilibrio limite spesso i parametri geotecnici utilizzati nel<br />
calcolo sono ricavati facendo una media ponderata fra i dati ottenuti dalle<br />
misure eseguite in situ o in laboratorio. La dispersione dei valori che si<br />
osserva in molti casi non è trascurabile, per cui la scelta delle grandezze da<br />
inserire nel calcolo può diventare problematica. In queste situazioni è<br />
preferibile far seguire la verifica condotta con un metodo deterministico,<br />
cioè con uno dei metodi analitici già visti (Terzaghi, Vesic, Meyerhof e<br />
Brinch Hansen), da un'analisi di tipo probabilistico, che fornisca un'idea<br />
dell'influenza della dispersione dei dati geotecnici sul valore della portanza.<br />
Metodi di Montecarlo applicati al calcolo della portanza.<br />
I metodi di Montecarlo si basano sulla generazione di numeri casuali, scelti<br />
in determinati intervalli, che godano nel complesso di proprieta' statistiche.<br />
Fra le varie applicazioni possibili di tali metodi, vi e' quella detta 'del<br />
campionamento' che consiste nel dedurre proprieta' generali di un insieme<br />
grande, studiandone solo un sottoinsieme casuale, giudicato rappresentativo<br />
dell' insieme stesso. E' evidente che maggiori saranno le dimensioni del<br />
campione random, piu' rappresentative saranno le proprieta' dedotte.<br />
Nel caso di applicazione del metodo al calcolo della portanza di fondazioni<br />
superficiali, la procedura da seguire potrebbe essere la seguente:<br />
• si genera la distribuzione delle variabili aleatorie coesione e angolo<br />
d'attrito misurate in situ o in laboratorio, supponendo che sia di tipo<br />
gaussiano ( cioè rappresentate da una curva a campana, con il valore<br />
centrale corrispondente al valore medio);<br />
• attraverso un generatore di numeri casuali, si crea una serie, estesa<br />
quanto si vuole, di valori numerici compresi fra 0 e 1;<br />
35
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• si associa ad ogni valore numerico casuale della serie un valore della<br />
coesione e dell'angolo d'attrito, rispettando la curva di distribuzione<br />
delle probabilità di queste due grandezze (facendo cioè in modo che la<br />
frequenza con cui un certo parametro viene chiamato nel calcolo sia<br />
uguale alla sua probabilità ricavata dalla curva gaussiana di probabilità<br />
del parametro stesso); in questo modo si trasforma la serie di numeri<br />
casuali generati nel punto precedente in una serie di coppie di valori di c<br />
e ϕ;<br />
• scelto un metodo deterministico di calcolo, si esegue il calcolo della<br />
portanza con tale metodo per ogni coppia di valori di c e ϕ , ricavando il<br />
rispettivo valore di Qlim;<br />
• si crea la curva di distribuzione della frequenza dei valori di Qlim<br />
ottenuti, per esempio sottoforma di istogramma, visualizzando<br />
l'andamento di tali grandezze.<br />
L'aspetto del grafico della distribuzione di Qlim consente di valutare se la<br />
dispersione dei valori di c e ϕ misurata influisce in maniera significativa sul<br />
calcolo della stabilità del versante. Il metodo di Montecarlo può essere<br />
impiegato anche per retro-analisi di portanza. Costruendo infatti a tentativi<br />
delle curve di distribuzione ipotetiche di c e ϕ, si può stimare per quale<br />
intervallo di questi valori la portanza rientra negli intervalli previsti.<br />
Il metodo di Montecarlo richiede, per consentire di ottenere delle<br />
distribuzioni di Qlim valide, che venga generato un numero<br />
sufficientemente elevato di coppie di parametri c e ϕ, dalle quali ricavare il<br />
corrispondente valore di Qlim . Normalmente per ottenere distribuzioni<br />
stabili del coefficiente di sicurezza sono necessarie alcune centinaia di<br />
verifiche. Il raggiungimento della stabilità delle curve di distribuzione può<br />
essere valutato, applicando il metodo di Montecarlo su due insiemi di<br />
verifiche e confrontando quindi le relative distribuzioni con il test del χ 2 .<br />
Metodo di Rosemblueth applicato al calcolo della portanza.<br />
Il metodo di Rosemblueth, applicato al calcolo della portanza di una<br />
fondazione superficiale, consente di ricavare il valore più probabile<br />
della<br />
36
FORMULA GEO VER.2.0<br />
portanza (valore medio) ed un'indicazione della sua dispersione (scarto<br />
quadratico medio).<br />
Si possono utilizzare anche in questo caso come variabili casuali i parametri<br />
c e ϕ, supponendo una loro distribuzione gaussiana simmetrica (cioè a curva<br />
a campana con i tratti di sinistra e di destra simmetrici rispetto al valore<br />
centrale).<br />
Il procedimento da seguire è il seguente:<br />
• dai dati misurati in situ o in laboratorio, si calcoli il valore medio di c e<br />
ϕ (cm e ϕm ) e i rispettivi scarti quadratici medii (sc e sϕ );<br />
• utilizzando uno dei metodi dell'equilibrio limite, si calcoli la Qlim<br />
relativa alle seguenti combinazioni di parametri:<br />
1. ( c = c m + s c ϕ = ϕ m + s ϕ )⇒ Qlim 1<br />
2. ( c = c m + s c ϕ = ϕ m - s ϕ )⇒ Qlim 2<br />
3. ( c = c m - s c ϕ = ϕ m + s ϕ )⇒ Qlim 3<br />
4. ( c = c m - s c ϕ = ϕ m - s ϕ )⇒ Qlim 4<br />
• si calcoli quindi il valore medio di Qlim attraverso la relazione:<br />
(113) Qlim m = ( Qlim 1 + Qlim 2 + Qlim 3 + Qlim 4 ) / 4;<br />
e lo scarto quadratico medio con la formula:<br />
(114) S F =0.5 x √ ( Qlim 1 2 +Qlim2 2 + Qlim3 2 + Qlim4 2 ).<br />
Anche in questo caso il risultato può essere visto come un'indicazione<br />
dell'influenza della dispersione dei parametri geotecnici sulla portanza: un<br />
elevato valore di S F può indicare una non sufficiente caratterizzazione<br />
geotecnica del terreno.<br />
La Qlim potrà quindi essere espressa come segue:<br />
(115) Qlim s = Qlim m ± S F;<br />
37
FORMULA GEO VER.2.0<br />
indicando che la portanza può variare nell'intervallo compreso fra Qlim =<br />
Qlim m - S F e Qlim s = Qlim m + S F.<br />
38
FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />
FONDAZIONI SU PALI<br />
Vengono distinte due tipologie di pali, sia per la diversa procedura di messa in opera, sia per gli<br />
effetti che producono sulle caratteristiche meccaniche del terreno di fondazione: i pali infissi ed i<br />
pali trivellati. A parte vengono presi in cosiderazione i micropali tipo tubfix, che pur potendo essere<br />
inseriti nella categoria generale dei pali trivellati, se ne differenziano per alcune importanti<br />
caratteristiche, ed ovviamente i tiranti.<br />
Portanza verticale del palo attraverso formule statiche.<br />
Pali infissi.<br />
Sono pali che vengono messi in opera senza l’asportazione del terreno.<br />
Sono utilizzabili in terreni incoerenti da poco a mediamente addensati, dove la procedura<br />
d’infissione conduce generalmente ad un miglioramento delle caratteristiche geotecniche.<br />
Sconsigliabile invece il loro utilizzo in terreni coesivi, nei quali l’infissione porta ad un<br />
rimaneggiamento degli strati con conseguente scadimento delle caratteristiche geotecniche degli<br />
stessi. Non sono impiegabili in terreni molto addensati, o con trovanti o livelli cementati.<br />
Il calcolo della portata di un palo infisso viene effettuata sommando i contributi di portata della<br />
punta del palo con quello dovuto alla resistenza laterale del fusto.<br />
Vengono distinti 3 casi.<br />
Terreni incoerenti.<br />
PORTATA LATERALE<br />
• Metodo di Burland<br />
La relazione di Burland(1973) può essere espressa come segue:<br />
(1) Qlat= Alat x Pef x K x fw x tg δ;<br />
con<br />
Alat = area laterale del palo;<br />
Pef = pressione efficace del terreno data da:<br />
Pef =Lpalo γ se Lpalo < 15 x Dpalo;<br />
Pef =15Dpaloγ se Lpalo > 15 x Dpalo;<br />
15 x Dpalo = profondità critica per il calcolo della pressione efficace;<br />
Lpalo=lunghezza del palo;<br />
Dpalo=diametro o lato medio del palo;<br />
γ =peso di volume del terreno;<br />
K =1-sen ϕ‘;<br />
ϕ‘= angolo d'attrito terreno dopo l'infissione, spesso posto uguale a (3/4)ϕ + 10;<br />
ϕ =angolo d'attrito del terreno prima dell'infissione.<br />
δ=angolo d’attrito terra-palo, posto generalmente uguale a 20° per pali in acciaio e a (2/3)ϕ‘ per<br />
pali in calcestruzzo;<br />
fw=fattore correttivo legato alla tronco-conicità percentuale del palo (tr)del palo;
FORMULA GEO VER.2.0<br />
N.B.:Per tronco-conicita' del palo s'intende la diminuzione percentuale del<br />
diametro del palo con la profondità nel caso di pali prefabbricati troncoconicità<br />
(per es. una tronco-conicità del 5% vuol dire che il diametro del<br />
palo diminuisce di 5 cm per ogni metro di lunghezza del palo stesso).<br />
ponendo α(°)= arctg(tr/100)<br />
per α=0 (palo cilindrico) fw=1;<br />
per α>0 (palo tronco-conico) i valori di fw sono forniti dalla seguente tabella:
FORMULA GEO VER.2.0<br />
ϕ‘ α° fw<br />
ϕ‘
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• Metodo di Meyerhof.<br />
Si procede come nel metodo di NORDLUND, utilizzando per il parametro K la seguente relazione:<br />
(2) K = -8.32 + 1.56 x √(ϕ‘);<br />
con<br />
d=diametro palo;<br />
ϕ‘= angolo d'attrito terreno dopo l'infissione, spesso posto uguale a (3/4) ϕ+ 10;<br />
ϕ =angolo d'attrito del terreno prima dell'infissione.<br />
Il metodo non è applicabile per ϕ ‘
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Nq = M1 x M2 x M3 x M4 x Ku;<br />
dove:<br />
M1 = 3 / (3 - sen ϕ ‘);<br />
M2 = Exp( π / 2) - ϕ‘(rad)) x tg ϕ ‘;<br />
M3 = tg2 (45 + ϕ‘/ 2);<br />
M4 = Ir u<br />
U = (4 x sen ϕ‘) / [3 x (1 + sen ϕ‘)];<br />
Ir = 1.7 x Dr%;<br />
Dr% = densità relativa dello strato di base;<br />
Ku = [1 + 2 x (1 - sen ϕ ‘)] / 3;<br />
ϕ‘= angolo d'attrito terreno dopo l'infissione, spesso posto uguale a (3/4) ϕ+ 10;<br />
ϕ =angolo d'attrito del terreno prima dell'infissione.<br />
• Metodo di Janbu.<br />
dove:<br />
M1 = [tg ϕ‘ + √(1 + tg 2 ϕ‘ )] 2<br />
M2 = Exp(2 x (Mu x π / 180) x tg ϕ ‘ ;<br />
Mu = 60 + 0.45 x Dr%<br />
Nq = M1 x M2;<br />
Terreni coesivi normalmente consolidati o leggermente sovraconsolidati (rapporto di<br />
sovraconsolidazione OCR
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Argille molli su terreni coesivi<br />
compatti<br />
‡20 0.70<br />
Terreni coesivi compatti
FORMULA GEO VER.2.0<br />
(9) Nc = (4/3) x [ln (Ir) +1] + 1;<br />
dove:<br />
Ir = 12.5 x C;<br />
C (t/mq) = coesione non drenata dello strato di base.<br />
Terreni fortemente sovraconsolidati (OCR‡4).<br />
PORTANZA LATERALE.<br />
Si procede come nel caso di terreni incoerenti, modificando il fattore k della formula della portanza<br />
laterale come segue:<br />
k=(1-sen ϕ)√OCR;<br />
ϕ=angolo d’attrito del terreno in condizioni drenate.<br />
PORTANZA DI BASE.<br />
Si utilizzano le stesse procedure viste per i terreni incoerenti.<br />
Pali trivellati.<br />
Sono pali messi in opera con asportazione di terreno. Vengono impiegati in terreni incoerenti da<br />
mediamente a molto addensati e in terreni coesivi, dove provocano un minor rimaneggiamento<br />
rispetto ai pali infissi.<br />
Il calcolo della portanza di un palo trivellato viene eseguito come nel caso di un palo infisso,<br />
sommando i contributi di portata della punta del palo e del fusto.<br />
Sono valide in generale le relazioni viste in precedenza per i pali infissi. Nell’applicare tali relazioni<br />
va tenuto presente però che, a causa del disturbo indotto nei livelli incoerenti dall’asportazione del<br />
terreno, l’angolo d’attrito palo-terreno da utilizzare andrebbe corretto come segue:<br />
ϕ‘°=ϕ° - 3°.<br />
con<br />
ϕ=angolo d’attrito del terreno prima della messa in opera del palo.<br />
• Metodo di Mayer.<br />
La portata laterale è data da:<br />
con<br />
ϕ‘=angolo d'attrito del terreno;<br />
Alat = area laterale del palo;<br />
Pef = Pcls x Z;<br />
Pcls=peso di volume del cls;<br />
(10) Qlat= Alat x Pef x tg ϕ‘;
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Z = profondità critica = altezza della colonna di calcestruzzo, da porre uguale alla lunghezza del<br />
palo se questa è inferiore agli 8 metri o uguale a 8 se è superiore.<br />
Micropali tipo tubfix.<br />
Si procede come nel caso dei pali trivellati, introducendo nel calcolo al posto della lunghezza totale<br />
del palo e del suo diametro medio la lunghezza ed il diametro presunto del bulbo iniettato. Si<br />
consiglia però di non utilizzzare la correzione per il rimaneggiamento del terreno (ϕ‘°=ϕ° - 3°) vista<br />
per i pali trivellati, e di introdurre come profondità critica la profondità media del bulbo iniettato.<br />
Per il calcolo della portata laterale al posto della formula di Mayer classica si può adottare una<br />
versione modificata della stessa, che tenga conto della pressione residua d'iniezione.<br />
• Metodo di Mayer modificato.<br />
La portata laterale è data da:<br />
(11) Qlat= Alat x Pef x tg ϕ ‘;<br />
con<br />
ϕ‘=angolo d'attrito del terreno;<br />
Alat = area laterale del palo;<br />
Pef = pressione d'iniezione, data da Pin + H x Pcls,<br />
Pin = pressione residua d'iniezione;<br />
H = altezza della colonna di calcestruzzo nel foro;<br />
Pcls=peso di volume del cls;<br />
occorre tener presente che la Pef non dovrà mai superare un valore massimo fornito dalla relazione<br />
Pmax = γ x Z x tg (45 + ϕ ‘/2) (pressione massima d'iniezione), dove γ = peso di volume del<br />
terreno, per impedire il verificarsi di fenomeni di rottura del terreno.<br />
Z = profondità critica = profondità media del bulbo iniettato.<br />
<strong>Le</strong> formule di Mayer e di Nordlund si usano per pali in terreni omogenei; in questi casi<br />
normalmente si trascura la portata di base. La formula di Meyerhof modificata va utilizzata per<br />
micropali incastrati in strati con buone caratteristiche sottostanti a strati soffici; in questo caso la<br />
lunghezza del bulbo va posta uguale all'incastro.<br />
Tiranti.<br />
La forza d'esercizio di un tirante può essere calcolata con la formula di Schneebeli:<br />
(12) Fes= π x D x L x K x Pef ;<br />
con<br />
D=diametro di perforazione;<br />
L=lunghezza dell'ancoraggio;<br />
Pef =pressione efficace del terreno agente sul punto medio dell'ancoraggio;<br />
K =coefficiente dato da:<br />
(13) K = tg(45-ϕ ‘/2) x sen ϕ ‘ x [ (1 + exp(6.28 x tg ϕ ‘) ) /2 ];
FORMULA GEO VER.2.0<br />
ϕ ‘=angolo d'attrito del terreno.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Portanza verticale del palo attraverso formule dinamiche.<br />
Formule classiche.<br />
Esistono in letteratura più di 450 formule dinamiche per il calcolo della portata di un palo infisso.<br />
La maggior parte di queste si riferiscono a situazioni geologiche locali e non sono utilizzabili<br />
fuori dal contesto per il quale sono state ideate. Questo limite dipende dalla mancanza nelle<br />
formule in questione di parametri che siano legati direttamente alla litologia del terreno e/o alle<br />
sue caratteristiche geotecniche.<br />
Fra le più attendibili si segnalano le relazioni di Janbu, Gates e la formula danese.<br />
• Formula di JANBU.<br />
con<br />
Q (t) = portata verticale del palo in tonnellate;<br />
Ku = Cd x [1+√(1+l/Cd) ];<br />
Cd = 0.75+0.15 x Wp / W;<br />
l = W x Hx L / (AxExS 2 );<br />
W(t) = peso del maglio;<br />
Wp(t)= peso del palo;<br />
H(m) = altezza di caduta del maglio;<br />
S(m) = affondamento del palo per colpo;<br />
L(m) = lunghezza del palo;<br />
E(t/mq)= modulo di elasticità del palo;<br />
A(mq) = area trasversale media del palo;<br />
(14) Q(t) = (1 / Ku) x (W x H / S);<br />
Coefficiente di sicurezza da applicare alla (14) =3.<br />
• Formula di GATES.<br />
(15) Q(t) = 4 x (ef x W x H) x ln(25 / S);<br />
con<br />
ef = efficienza del maglio, variabile nell'intervallo 0.75-1.0 e dipendente dalla modalità di<br />
sganciamento del maglio;<br />
H(cm)= altezza di caduta del maglio;<br />
W(t) = peso del maglio;<br />
S(cm)= affondamento del palo per colpo;<br />
Coefficiente di sicurezza da applicare alla (15) = 3.<br />
• Formula DANESE.<br />
con<br />
(16) Q (t) =(ef x W x H)/[S+√(2 x ef x W x H x L / A x Ep)];
FORMULA GEO VER.2.0<br />
ef= efficienza del maglio (0.75-1.0);<br />
W(t) = peso del maglio;<br />
H(m) = volata del maglio;<br />
S(m) = affondamento del palo per colpo;<br />
L(m) = lunghezza del palo;<br />
A(mq)= area trasversale media del palo;<br />
Ep(t/mq)=modulo di elasticità del palo;<br />
Coefficiente di sicurezza =3<br />
Queste tre relazioni vengono considerate, sulla base di prove di carico su pali, le meno imprecise<br />
(coefficiente di sicurezza utilizzato = 3).<br />
Va ricordato che questi risultati vanno utilizzati con cautela ed in assenza di dati che permettano<br />
l'utilizzo delle formule statiche (caratteristiche meccaniche del terreno e stratigrafia). Inoltre i<br />
carichi ammissibili determinati faranno riferimento alla situazione immediatamente successiva<br />
all'infissione e non tengono conto delle variazioni delle caratteristiche meccaniche del terreno con il<br />
tempo. Lowery suggerisce in questi casi che il carico finale si possa ottenere moltiplicando il carico<br />
ottenuto dalle relazioni dinamiche per i seguenti coefficienti d'infissione:<br />
Metodo dell'equazione d'onda.<br />
Litologia Coef. correttivo<br />
Argille molli 3<br />
Argille compatte 2<br />
Terreni incoerenti 1<br />
<strong>Le</strong> formule dinamiche classiche partono dal presupposto che la sollecitazione indotta dall 'impatto<br />
del maglio sul palo si trasmetta istantaneamente alla punta, producendo una deformazione<br />
plastica del terreno sottostante (affondamento o rifiuto del palo).<br />
In realtà l'urto produce un treno d'onde elastiche che si propagano a velocità finita lungo il palo.<br />
Quest'impulso, raggiunta la punta, viene parzialmente riflesso e torna verso la testa, dove subisce<br />
un'ulteriore riflessione parziale verso la punta e così di seguito, finchè l'energia elastica non viene<br />
completamente dissipata. In seguito al passaggio del treno d'onde, il terreno subisce una<br />
deformazione che puo' essere di tipo elastico (e quindi reversibile) o di tipo plastico (e quindi<br />
permanente).<br />
Il metodo dell'analisi dell'equazione d'onda simula il passaggio dell'impulso elastico nel palo e le<br />
deformazioni che questo induce nel terreno.<br />
Il programma utilizza la schematizzazione di Smith per la soluzione del problema.<br />
Si tratta di un metodo alle differenze finite nel quale il palo viene rappresentato come un insieme<br />
di masse collegate fra loro da molle interne (simulanti l'interazione fra le varie parti del palo) ed<br />
interagenti con l'esterno attraverso un insieme di molle esterne e smorzatori.<br />
A differenza dei metodi dinamici classici è possibile far intervenire nel calcolo le caratteristiche<br />
geologiche e geotecniche del sito, attraverso i parametri Ke (costante elastica delle molle esterne) e<br />
J (coefficiente di smorzamento).<br />
Per quanto riguarda l'attendibilita' del metodo, Lowery fornisce per i principali tipi di terreno i<br />
seguenti intervalli d'errore (con il doppio segno):<br />
Sabbia 25%
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Argilla 40%<br />
Terreni misti 15%<br />
Anche in questo caso comunque va tenuto conto che i valori di carico fanno riferimento alle<br />
condizioni immediatamente successive all'infissione Il metodo, pur fornendo valori in generale<br />
meno attendibili di quelli ottenuti da metodi statici, ha il vantaggio di permettere un più razionale<br />
dimensionamento del sistema palo attrezzatura d'infissione, consentendone l'analisi dell'efficienza a<br />
tavolino.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Svergolamento di pali snelli.<br />
Calcolo del modulo di reazione orizzontale (Kh).<br />
Nella progettazione di pali sottoposti a sforzi orizzontali e nella verifica allo svergolamento è<br />
indispensabile valutare il coefficiente di reazione orizzontale del terreno (Kh). Questo parametro<br />
serve ad introdurre nel calcolo l'effetto di contenimento operato dal terreno in cui si trova immerso<br />
il palo.<br />
Il valore di Kh può essere ottenuto rapidamente attraverso le diverse correlazioni empiriche<br />
esistenti in letteratura. In particolare nel programma vengono adottate le seguenti relazioni:<br />
• In terreni coesivi sovraconsolidati (Cu>0.5 kg/cmq).<br />
(17) Kh(kg/cmc) = Cf x Cu / d (Skempton, 1951);<br />
con<br />
Cu (kg/cmq) =coesione non drenata:<br />
d (cm) = diametro o larghezza del palo<br />
Cf = coefficiente variabile da 80 a 320 (valore consigliato 120) secondo Skempton, assunto invece<br />
uguale a 67 da Davisson (1970);<br />
In questi terreni si ammette che Kh sia costante per tutto lo spessore dello strato.<br />
• In terreni incoerenti sovraconsolidati (es. terreni glaciali).<br />
(18) Kh (kg/cmc) = 3.00 x Es / d (Chen, 1978);<br />
con<br />
d (cm) = diametro o larghezza del palo.<br />
Es (kg/cmq) = modulo di deformazione del terreno (E50):<br />
Anche in questo caso si ammette che il valore di Kh rimanga costante con la profondità.<br />
• In terreni coesivi normalmente consolidati (Cu
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Anche in questo caso si ammette una variazione con la profondità di Kh e si adotta una relazione di<br />
tipo lineare (vedi eq.19).<br />
In questo caso per nh si propongono i seguenti valori, espressi in kg/cmc:<br />
Sabbia sciolta (Dr%30 secca- umida<br />
e70) secca-umida<br />
nh=1.792<br />
satura nh=0.128;<br />
satura nh=0.448;<br />
satura nh=1.088;<br />
Per la ghiaia si consiglia di adottare gli stessi valori utilizzati per la sabbia grossa in via cautelativa,<br />
mancando dati sperimentali diretti per questo materiale.<br />
Metodi per la verifica allo svergolamento.<br />
<strong>Le</strong> procedure di calcolo variano a seconda del tipo di terreno e del fatto che le teste dei pali<br />
emergano dal terreno o meno.<br />
• Pali immersi.<br />
Si tratta di pali la cui testa emerge dal terreno per una lunghezza non superiore ai 50 cm.<br />
I) Metodo di Timoshenko.<br />
Nel caso di terreno sovraconsolidato monostrato si può utilizzare il metodo di Timoshenko (1936).<br />
Il carico critico (carico oltre il quale si ha lo svergolamento del palo) è dato da:<br />
(20) Pcr (Kg) = (m 2 + b / m 2 ) x Pe;<br />
con<br />
m = numero di semionde di svergolamento;<br />
Pe(Kg)= carico Euleriano per palo libero lateralmente, dato da:<br />
con<br />
Ep(Kg/cmq)=modulo elastico del palo<br />
Jp(cm^4)=momento d'inerzia del palo<br />
L(cm) = lunghezza del palo;<br />
b = coefficiente adimensionale dato da:<br />
(21) Pe (Kg) = π 2 x Ep x Jp / L 2 ;<br />
(22) b = Kh x d x L 4 / (π 4 x Ep x Jp);<br />
Per determinare Pcr occorre procedere per tentativi, facendo variare il parametro entro un<br />
intervallo ragionevole (per es. da 1 a 10) fino ad ottenere un valore minimo per Pcr.<br />
II) Metodo di Davisson (1963).
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Nel caso più frequente di terreno stratificato o di terreno monostrato non sovraconsolidato si può<br />
utilizzare il metodo di Davisson.<br />
Secondo tale procedura il carico critico può essere espresso da:<br />
con<br />
T = parametro funzione di nh dato da:<br />
(23) Pcr (Kg) = Vcr x Ep x Jp / T;<br />
(24) T (cm) = (Ep x Jp / nh) (1/5) ;<br />
Vcr = fattore di carico adimensionale dipendente dalle condizioni di testa e di base del palo; in<br />
particolare:<br />
per pali incastrati in testa e alla base:<br />
per Zmax>1.8 e
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con<br />
Sr = Ls / R;<br />
Ls (cm) = [1.442 / (π x (L / l' )] x l';<br />
con l'(cm) = π x R;<br />
R (cm) = [Ep x Jp / (Kh x d)] (1/4) ;<br />
L(cm) = lunghezza del palo;<br />
d(cm) = diametro o larghezza del palo;<br />
Jr = Lu / R;<br />
con Lu (cm) = lunghezza del palo fuori terra.<br />
(25) Pcr (kg) = π 2 x Ep x Jp / 4 x (Sr+Jr) 2 x R 2 ;<br />
N.B. Questa procedura di calcolo è valida solo per lmax>4, con lmax=R/L.<br />
II) Kh variabile con la profondità.<br />
<strong>Le</strong> relazioni sono simili a quelle viste nel caso precedente:<br />
con<br />
St = Ls / T;<br />
Jt = Lu / T;<br />
T (cm)= (Ep x Jp /nh) (1/5) .<br />
(26) Pcr (kg) = π 2 x Ep x Jp / 4 x (St+Jt) 2 x T 2 ;<br />
N.B. Questa procedura di calcolo è valida solo per Zmax>4, con Zmax=L/T.<br />
• Stima del momento d'inerzia di un palo.<br />
Il momento d'inerzia di un palo cilindrico rispetto ad una direzione perpendicolare al suo asse è<br />
dato da:<br />
(27) J = (π x D 4 ) / 64;<br />
D = diametro del palo in cm<br />
Nel caso di un palo non armato D sarà uguale al diametro del palo; nel caso di palo armato con<br />
tondini d'acciaio,la (27) andrà così modificata:<br />
con De = diametro esterno dell'anello di tondini;<br />
Di = diametro interno dell'anello di tondini.<br />
(28) J = [π x (De 4 - Di 4 )] / 64;<br />
Nel caso infine di micropali con anima tubolare si utilizzerà ancora la (28), prendendo per De il<br />
diametro esterno dell'armatura e per Di quello interno.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Analisi di pali soggetti a carichi orizzontali.<br />
I pali di fondazione possono essere soggetti a forze orizzontali e momenti. E’ necessario quindi in<br />
tali casi eseguire un'analisi del comportamento del palo sottoposto a queste sollecitazioni.<br />
Si può eseguire l'analisi attraverso due metodologie differenti: il metodo delle tensioni ammissibili e<br />
quello dello stato limite ultimo.<br />
Metodo delle tensioni ammissibili.<br />
Si parte in questo caso dall'ipotesi che il palo si comporti come una trave infinita appoggiata su un<br />
suolo perfettamente elastico reagente in entrambi i versi.<br />
S'introduce nel calcolo il carico orizzontale d'esercizio e l'eventuale momento applicato sulla testa<br />
del palo e si determinano il momento flettente massimo agente sul palo e la reazione orizzontale<br />
massima del terreno.<br />
Gli spostamenti del palo (linea elastica), l'andamento dei momenti e del taglio sono in funzione<br />
delle condizioni di vincolo in testa (palo incastrato o non) e del parametro 'lunghezza caratteristica<br />
(o elastica) del palo' definito come segue (Zimmermann):<br />
(29) λ (cm) = [ ( 4 x E x J) / ( k x D)] (1/4)<br />
dove<br />
E (kg/cmq) = modulo elastico del palo;<br />
J (cm 4 ) = momento d'inerzia del palo;<br />
D (cm) = diametro o larghezza media del palo;<br />
k (kg/cmc) = modulo di reazione orizzontale del palo.<br />
Un palo viene definito rigido (corto) nel caso in cui λ sia minore o uguale a 500 cm, flessibile<br />
(lungo) nel caso in cui λ sia maggiore di 500 cm.<br />
Nel caso più comune di palo con testa incastrata impedita a ruotare, ma non a spostarsi, si utilizzano<br />
le seguenti relazioni.<br />
I) Andamento degli spostamenti.<br />
(30) X(z) = [ H / ( k x D x λ)] x e -(z/λ) x [ cos (z/λ) + sen (z/λ) ];<br />
con<br />
H = carico orizzontale applicato alla testa del palo;<br />
z = profondità di calcolo.<br />
II) Andamento dei momenti flettenti.<br />
III) Andamento del taglio.<br />
(31) M(z) = [ (H x λ) / 2] x e -(z/λ) x [ cos (z/λ) - sen (z/λ) ].<br />
(32) T(z) = -H x e -(z/λ) x cos (z/λ).<br />
Lo spostamento massimo si ha alla testa del palo con il seguente valore:
FORMULA GEO VER.2.0<br />
(33) X max = H / ( k x D x λ).<br />
Il momento e la reazione massima del terreno hanno invece la seguente espressione:<br />
Metodo dello stato limite ultimo.<br />
(34) M max = 0.322 x H x λ / 2;<br />
(35) σ max = H / ( D x λ).<br />
La teoria di Broms(1964) permette di valutare il valore del massimo momento flettente e del<br />
massimo carico orizzontale (carico di rottura) tollerabile dal palo o dal terreno.<br />
Vengono distinti più casi a seconda della litologia dominante del terreno (coesivo o incoerente), di<br />
come avviene la rottura (nel palo nel caso di pali lunghi, nel terreno nel caso di pali corti) e del<br />
vincolo in testa (palo incastrato o libero).<br />
Terreni coesivi.<br />
Pali corti.<br />
Nel caso di pali incastrati la resistenza laterale è data da:<br />
con<br />
Cu=coesione non drenata del terreno;<br />
Dpalo=diametro o lato medio del palo;<br />
Lpalo=lunghezza del palo.<br />
(36)H max =9 x Cu x Dpalo x (Lpalo - 1.5 x Dpalo);<br />
La reazione del terreno ha quindi un andamento di tipo rettangolare, cioè costante con la profondità:<br />
(37)Hz=9 x Cu x Dpalo.<br />
Il momento flettente massimo è fornito dall'espressione:<br />
(38)M max = H max x (0.5 x Lpalo + 0.75 x Lpalo);<br />
Nel caso di pali a testa libera la reazione massima del terreno è data dalla:<br />
dove:<br />
Zpalo = sporgenza del palo dal terreno;<br />
Dpalo = diametro del palo;<br />
(39)H max = M max / (Zpalo + 1.5 x Dpalo + 0.5 x f);
FORMULA GEO VER.2.0<br />
f = punto d'applicazione del momento flettente massimo;<br />
Il momento flettente massimo viene fornito dall'espressione:<br />
con<br />
g0 = Lpalo - 1.5 x Dpalo - f<br />
Lpalo = lunghezza del palo;<br />
f = H max / (9 x Cu x Dpalo)<br />
Pali lunghi.<br />
(40) M max = 2.25 x Dpalo x Cu x g0 2 ;<br />
Nel caso di pali lunghi è il palo che si rompe, per cui il momento flettente massimo va posto uguale<br />
al momento di plasticizzazione del palo.<br />
(41)M max = M plast ;<br />
La reazione massima del terreno , per pali vincolati, è fornita dall'espressione:<br />
Nel caso di pali a testa libera la (42) diventa:<br />
Terreni incoerenti.<br />
Pali corti.<br />
(42)H max = 2 x M max / (1.5 x Dpalo + 0.5 x f);<br />
(43) H max = M max / (1.5 x Dpalo + 0.5 x f);<br />
Nel caso di un palo a testa libera la reazione massima del terreno è data da:<br />
(44) H max = (0.5 x γ x Dpalo x Lpalo 3 x Kp;) / (Zpalo + Lpalo );<br />
con<br />
γγ = peso di volume del terreno;<br />
Kp=(1 + sen ϕ)/(1 - sen ϕ).<br />
ϕ = angolo d'attrito del terreno;<br />
Zpalo = sporgenza del palo dal terreno;<br />
Dpalo = diametro del palo;<br />
Il momento flettente massimo vale:<br />
con f = 0.82 x √( H max / Dpalo x γ x Kp;).<br />
(45) M max = H max x (Zpalo + 2/3 x f);
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Nei pali a testa vincolata la (44) va riscritta come segue:<br />
con<br />
γ = peso di volume del terreno di fondazione;<br />
Kp=(1 + sen ϕ)/(1 - sen ϕ).<br />
(47) H max = 1.5 x γ x Lpalo 2 x Dpalo x Kp;;<br />
Il momento flettente massimo è dato dall'espressione:<br />
(48) M max = 2/3 x H max x Lpalo;<br />
La reazione del terreno ha qui un andamento di tipo triangolare, cioè crescente linearmente con la<br />
profondità:<br />
Pali lunghi.<br />
(49) Hz=3 x γ x Lpalo x Dpalo x Kp.<br />
(50) H max = 1.5 x γ x Lpalo 2 x Dpalo x Kp;;<br />
Come già visto per il caso di terreni coesivi, è il palo che si rompe, per cui il momento flettente<br />
massimo va posto uguale al momento di plasticizzazione del palo.<br />
(51)M max = M plast ;<br />
La reazione massima del terreno , per pali vincolati, è fornita dall'espressione:<br />
Nel caso di pali a testa libera la (52) diventa:<br />
(52)H max = 2 x M max / (0.5 x Zpalo + 2/3 x f);<br />
(53) H max = M max / (0.5 x Zpalo + 2/3 x f).
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Portanza di pali soggetti a carichi inclinati.<br />
Nel caso di pali di fondazione soggetti a carichi inclinati, cioè alla combinazione di carichi verticali<br />
e orizzontali, occorrerà verificare che siano soddisfatte le due condizioni:<br />
a)Pvert
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Portanza complessiva di una palificata<br />
Si definisce efficienza della palificata il rapporto fra la portanza del gruppo di pali e la somma della<br />
portanza dei singoli pali:<br />
(54)Epalificata = Qpalificata /ΣQpalo;<br />
Va notato che, mentre in terreni incoerenti l’efficienza è di solito prossima all’unità, o in alcuni casi<br />
addirittura superiore, a causa dell’addensamento del terreno prodotto dall’infissione dei pali, nei<br />
terreni coesivi è spesso inferiore a 1. La causa principale è il sovrapporsi dei bulbi di pressione dei<br />
singoli pali, con la conseguente riduzione del contributo alla capacità portante totale degli stessi.<br />
Vengono qui proposti due metodi semplificati per la stima dell'efficienza del gruppo di pali.<br />
Metodo di Terzaghi e Peck.<br />
Un criterio semplice per determinare la portanza di una palificata in terreni coesivi è quello<br />
proposto da Terzaghi e Peck (1948): la portanza verticale del gruppo di pali va posta uguale alla<br />
minore delle due seguenti grandezze:<br />
a)la portanza data dalla somma delle portanze dei singoli pali;<br />
b)la portanza di un blocco di terreno di larghezza uguale a Bpalificata (larghezza della palificata),<br />
lunghezza uguale a Lpalificata (lunghezza della palificata) e profondità corrispondente alla<br />
lunghezza dei pali, data da:<br />
(55)Qpalificata=Bpalificata x Lpalificata x Cbase x Nc + 2 x (Bpalificata + Lpalificata) x Lpalo x<br />
Clat;<br />
con<br />
Cbase=coesione del terreno alla base del blocco;<br />
Clat=coesione del terreno agente lateralmente al blocco;<br />
Nc=coefficiente di portanza, in genere posto uguale a 9 (Skempton);<br />
Lpalo=lunghezza del palo.<br />
Nei terreni incoerenti invece, per interassi compresi fra 2.5 e 6 Dpalo (Dpalo=diametro o lato medio<br />
del palo), si può assumere che la portanza complessiva della palificata sia data semplicemente dalla<br />
somma delle portanze dei singoli pali.<br />
Poulos e Davis, facendo riferimento all'eq.55, propongono di esprimere l'efficienza del gruppo con<br />
la seguente relazione:<br />
(56)1 / η 2 = 1 + (n pali x Qpalo ) 2 / Qpalificata 2<br />
dove<br />
η = efficienza del gruppo;<br />
n pali = numero pali del gruppo;<br />
Qpalo = portata del palo singolo;<br />
Qpalificata= portata del blocco di fondazione, definito dalla (55).
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Metodo di Converse e Labarre.<br />
La formula di Converse-Labarre permette di stimare l'efficienza di un gruppo di pali in funzione del<br />
loro numero, del numero delle file e della spaziatura fra i pali.<br />
dove<br />
η = efficienza del gruppo;<br />
n = numero di pali per fila;<br />
m = numero di file;<br />
Φ = arctg ( D / i );<br />
D = diametro del palo;<br />
i = spaziatura dei pali.<br />
(57) η = 1 - (Φ/90) x [ (n-1) x m + (m - 1) x n] / ( m x n) ;<br />
Pur essendo una formula molto usata nella pratica, non tenendo in considerazione le caratteristiche<br />
meccaniche del terreno, va utilizzata con estrema prudenza.<br />
Interasse dei pali.<br />
L’interasse, o spaziatura, dei pali è un parametro fondamentale, in quanto influenza direttamente<br />
l’efficienza di una palificata. Interassi troppo piccoli o troppo grandi infatti possono far diminuire<br />
drasticamente la portanza complessiva della palificata. In alcuni casi inoltre, per es. per pali infissi<br />
in terreni incoerenti mediamente o molto addensati, una spaziatura troppo stretta può condurre ad<br />
un danneggiamento reciproco dei pali.<br />
Il D.M. 21.1.81 consiglia un interasse minimo di 3Dpalo in qualunque situazione (Dpalo=diametro<br />
o lato medio del palo), anche se in realtà occorrerebbe tener conto della modalità di messa in opera<br />
del palo (infisso o trivellato) e del tipo di terreno di fondazione (coesivo o incoerente).<br />
In generale si consiglia un interasse maggiore di 3Dpalo in argilla, per tener conto del disturbo<br />
prodotto dalla messa in opera del palo, mentre in sabbia, l’interasse proposto dal D.M.21.1.81 può<br />
anche essere ridotto a 2.5Dpalo per pali infissi in sabbie sciolte.<br />
Per una stima di massima, alcuni Autori propongono di utilizzare la seguente relazione:<br />
dove:<br />
s (m) = spaziatura dei pali;<br />
Q (t) = carico applicato sul singolo palo.<br />
(58) s = √(0.025 x Q);<br />
Portanza complessiva di una palificata soggetta a carichi orizzontali.<br />
Come nel caso di una palificata soggetta a carichi verticali, anche per gruppi di pali sottoposti a<br />
sollecitazioni orizzontali va definito il concetto di efficienza del gruppo.<br />
Viene definita efficienza di una palificata soggetta a carichi orizzontali il rapporto fra la portanza<br />
laterale complessiva del gruppo e la somma delle portanze laterali dei singoli pali (vedi espressione<br />
(54)).<br />
Valgono in complesso le considerazioni già fatte per i pali caricati verticalmente: in pali fondati in<br />
terreni incoerenti l’efficienza spesso è prossima all’unità, in pali in terreni coesivi generalmente è<br />
inferiore.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Si consiglia in generale di utilizzare come portanza laterale del gruppo di pali il minore fra questi<br />
due valori:<br />
1. la somma delle portanze laterali dei singoli pali;<br />
2. la portanza laterale di un blocco di fondazione di larghezza uguale alla larghezza della palificata<br />
(lato della palificata perpendicolare alla direzione di carico) e di spessore corrispondente alla<br />
lunghezza dei pali, cioé:<br />
(59) Rpalificata = 9 x Cu x Lpalo x (Lpalificata-Cr);<br />
con<br />
Lpalificata=larghezza della palificata;<br />
Cr=il minore fra i valori (1.5Dpalo)e (0.1Lpalo).<br />
per terreni coesivi e<br />
per terreni incoerenti.<br />
(60) Rpalificata = 1.5 x γγ x Lpalo 2 x Lpalificata x Kp.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Distribuzione dei carichi esterni sui pali.<br />
Si supponga di avere un carico agente sulla palificata con la risultante posizionata nelle coordinate<br />
generiche X,Y e inclinata lungo l'asse X di un angolo α r , misurato rispetto alla verticale; si vuole<br />
determinare come questo carico si ripartisce fra i singoli pali del gruppo.<br />
Il problema può essere risolto utilizzando il procedimento di Nokkentved.<br />
Lo sforzo assiale complessivo applicato al singolo palo del gruppo è dato dalla relazione:<br />
dove:<br />
M1 = Q / Σcos 2 α<br />
M2 = (tg α h - tg α) / (tg α h - tg α v )<br />
M3 = H / (Σcos 2 α x tg α)<br />
M4 = (tg α - tg α v ) / (tg α h - tg α v )<br />
(61) P=cos α x (M1 x M2 + M3 x M4 + M5);<br />
M5 = M x X' / I 0<br />
Q = componente verticale della risultante del carico esterno;<br />
H = componente orizzontale della risultante del carico esterno;<br />
α = inclinazione rispetto alla verticale del palo;<br />
α h = arctg (Σcos α x sin α / Σcos 2 α);<br />
α v = arctg ( Σsin 2 α / Σcos α x sin α);<br />
M = momento esterno applicato sulla palificata;<br />
I 0 = Σ X' 2 x cos 2 α<br />
X' = ascissa della testa del palo singolo relativa al centro elastico del gruppo di pali, data da: X' = X<br />
- X0 + Y0 x tg α;<br />
X = ascissa della testa del palo rispetto all'origine delle coordinate;<br />
X0 = ascissa del centro elastico della palificata, che vale:<br />
con<br />
M1 = (Σcos 2 α x X i ) / Σcos 2 α;<br />
(62)X 0 = (tg α h x M1 - tg α v x M2) / (tg α h - tg α v );<br />
M2 = (Σcos 2 α x tg α x X i ) / (Σcos 2 α x tg α);<br />
Y0 = ordinata del centro elastico della palificata;<br />
M1 = (Σcos 2 α x X ) / Σcos 2 α;<br />
M2 = (Σcos 2 α x tg α x X ) / (Σcos 2 α x tg α);<br />
(63) Y 0 = (M1 - M2) / (tg α h - tg α v );<br />
Ovviamente nel caso di carichi inclinati lungo l'asse Y è sufficiente eseguire una rotazione degli<br />
assi.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Il valore del carico assiale di ogni palo va poi scomposto nella sua componente verticale ed<br />
orizzontale:<br />
(64) P vert = P x cos α;<br />
(65) P oriz = P x sen α.<br />
I valori ottenuti sono da confrontare con i carichi limite di rottura verticali ed orizzontali del terreno<br />
e del palo.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Cedimento assoluto della palificata.<br />
Distribuzione dei carichi esterni in profondità.<br />
Il calcolo dei cedimenti parte dalla conoscenza della distribuzione dei sovraccarichi indotti nel<br />
terreno dalla palificata.<br />
Il programma utilizza per la valutazione di quest'ultima la soluzione delle equazioni di Mindlin<br />
proposta da Geddes.<br />
Viene ipotizzato che il terreno si comporti approssimativamente come un semispazio elastico,<br />
isotropo ed omogeneo.<br />
Per la determinazione dello sforzo verticale e di taglio agente alla quota z dal piano campagna<br />
Geddes prende in considerazione tre situazioni:<br />
• caso in cui i pali portino quasi esclusivamente di punta;<br />
• caso in cui la portanza laterale del palo si mantenga costante con la profondità;<br />
• caso in cui la portanza laterale del palo aumenti con la profondità.<br />
Nel primo caso lo sforzo verticale alla quota generica z può essere espresso con la relazione:<br />
dove:<br />
M1 = (1 - 2 x μ) x (z - D) / R 1 3 ;<br />
M2 = (1 - 2 x μ) x (z - D) / R 2 3 ;<br />
M3 = 3 x (z - D) 3 / R 1 5;<br />
(66) σ z = P / [ 8π x (1 - μ)] x ( -M1 + M2 - M3 - M4 - M5);<br />
M4 = [ 3 x (3 - 4 x μ) x z x (z + D) 2 - 3 x D x (z + D) x (5 x z - D)] / R 2 5 ;<br />
M5 = 30 x z x D x (z + D) 3 / R 2 7<br />
R 1 = r 2 + (z - D) 2 ;<br />
R 2 = r 2 + (z + D) 2 .<br />
r = distanza radiale dall'asse del palo;<br />
D = lunghezza del palo.<br />
Lo sforzo di taglio è invece esprimibile come:<br />
dove:<br />
M1 = (1 - 2 x μ) / R 1 3 ;<br />
M2 = (1 - 2 x μ) / R 2 3 ;<br />
M3 = 3 x (z - D) 3 / R 1 5;<br />
(67) τ z = P / [ 8π x (1 - μ)] x ( -M1 + M2 - M3 - M4 - M5);<br />
M4 = [ 3 x (3 - 4 x μ) x z x (z + D) - 3 x D x (3 x z + D)] / R 2 5 ;<br />
M5 = 30 x z x D x (z + D) 3 / R 2 7
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Valutazione del cedimento.<br />
Il calcolo del cedimento assoluto del terreno di fondazione della palificata può essere eseguito in<br />
prima approssimazione, utilizzando la procedura semplificata proposta da Bowles. Si considera il<br />
cedimento totale come somma di due componenti:<br />
(68) Stot = Sterreno + Spalo;<br />
dovute rispettivamente alla deformazione elastica e plastica del terreno e all'accorciamento elastico<br />
dei pali.<br />
La grandezza relativa al cedimento del terreno può essere espressa come:<br />
(69) Sterreno = σ x H / E;<br />
σ=sovraccarico sul terreno di fondazione alla quota relativa a metà dello spessore dello strato;<br />
H=spessore dello strato;<br />
E=modulo di deformazione o edometrico dello strato.<br />
Nel caso di terreno pluristrato la (68) va applicata ad ogni singolo strato ed i risultati sommati.<br />
Poichè il metodo richiede che sia verificata la diseguaglianza:<br />
H < Bfond;<br />
strati di spessore superiore a questo limite vanno divisi in due o più sottostrati, con spessore uguale<br />
e uguale modulo di deformazione o modulo edometrico.<br />
Il cedimento legato all’accorciamento elastico del palo può essere stimato invece con la seguente<br />
relazione:<br />
con<br />
Qpalo=portanza del singolo palo;<br />
Apalo=area trasversale media del palo;<br />
Ey=modulo di elasticità del palo.<br />
(70) Spalo = 0.75 x Qpalo x Lpalo / (Apalo x Ey);
FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />
MURI DI CONTENIMENTO<br />
Coefficiente di spinta attiva del terreno.<br />
Può essere visto in prima approssimazione come il rapporto minimo<br />
fra gli sforzi agenti sul piano orizzontale (contenimento ad opera del<br />
terreno circostante) e quelli agenti sul piano verticale (peso del<br />
terreno sovrastante ed eventuali sovraccarichi agenti sul piano<br />
campagna) applicati ad un elemento di terreno in condizioni di<br />
equilibrio plastico limite:<br />
(1) K a = P h / P v.<br />
La spinta attiva si mobilita quando il terreno subisce una<br />
decompressione (una diminuzione della pressione orizzontale alla<br />
quale non corrisponda un uguale variazione della pressione verticale,<br />
come può verificarsi per esempio in seguito ad uno sbancamento)<br />
con deformazioni dell’ordine dello 0,2-0,3%.<br />
E’possibile individuare un piano lungo il quale Ka assume il suo<br />
valore minimo. Questo piano rappresenta una superficie potenziale<br />
di rottura lungo la quale potrà muoversi il prisma di terreno isolato<br />
dalla superficie di rottura stessa, che andrà a sollecitare l’eventuale<br />
opera di contenimento posta a valle.<br />
I tre modelli più in uso per la stima del valore di Ka e della geometria<br />
della superficie di rottura sono:<br />
• il modello di Rankine;<br />
• il modello di Coulomb;<br />
• il modello di Caquot-Kerisel.<br />
Modello di Rankine.<br />
1
FORMULA GEO VER.2.0<br />
E’ il modello in assoluto più semplice, ma che pone per la sua<br />
utilizzazione una serie di condizioni che lo rendono spesso non<br />
applicabile a situazioni reali.<br />
Posto con ϕ(°) il valore dell’angolo di resistenza al taglio( o d’attrito)<br />
del terreno, il coefficiente di spinta attiva assume, secondo questo<br />
modello, il seguente valore:<br />
(2)Ka=[cos β-√ (cos 2 β-cos 2 ϕ)]/[cos β+√ (cos 2 β-cos 2 ϕ)]<br />
La superficie potenziale di rottura del terreno è piana e parte dal<br />
piede dello scavo con un’inclinazione di 45°+ ϕ/2.<br />
Tale metodo richiede, per poter essere utilizzato, che sia il piano<br />
orizzontale che quello verticale siano piani principali di sforzo. Nella<br />
pratica ciò si verifica quando:<br />
• il paramento interno dell’opera di sostegno sia verticale;<br />
• non via sia attrito al contatto fra superficie del muro e del<br />
terreno (angolo d’attrito terre-muro=0).<br />
Per quanto riguarda quest’ultimo punto va tenuto presente che la<br />
presenza di sforzi di taglio agenti lungo il paramento interno<br />
conducono ad una riduzione significativa della spinta attiva. Ignorare<br />
tali sforzi porta quindi a valori di Ka e della spinta totale della terra a<br />
favore della sicurezza.<br />
Modello di Coulomb.<br />
Nel modello di Coulomb non viene posta la condizione che gli sforzi<br />
agenti sul piano orizzontale e su quello verticale siano sforzi<br />
principali. La spinta totale del terreno risulterà quindi inclinata di un<br />
certo angolo uguale all’angolo d’attrito terra-muro.<br />
Posto:<br />
• β = inclinazione del paramento interno del muro;<br />
• ρ = inclinazione della superficie di rottura del terreno;<br />
• δ = angolo d’attrito terra-muro;<br />
2
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• ε = inclinazione del versante a monte dell’opera di<br />
sostegno;<br />
• ϕ = angolo di resistenza al taglio del terreno;<br />
il coefficiente di spinta attiva assume la seguente forma:<br />
(3) K a=sen 2 (β+ϕ)/[sen 2 β sen(β-δ)( 1 + √R p) 2 ]<br />
con<br />
R p=sen(ϕ+δ)sen(ϕ-ε)/sen(β-δ)sen(β+ε)];<br />
Il metodo è applicabile alla maggioranza dei casi pratici, con<br />
un’errore contenuto entro il 5% rispetto a procedimenti più elaborati,<br />
purchè sia verificata la condizione δ ≤ ϕ/3.<br />
E’ inoltre richiesto che l’angolo d’inclinazione del pendio a monte sia<br />
inferiore all’angolo d’attrito del terreno.<br />
Modello di Caquot-Kerisel.<br />
Nel caso in cui sia δ>ϕ/3 gli errori che si commettono applicando il<br />
metodo di Coulomb non sono più trascurabili.<br />
La superficie potenziale di scorrimento del terreno è assimilabile in<br />
questo caso ad un arco di spirale logaritmica e non più ad una<br />
superficie piana.<br />
Il coefficiente di spinta attiva secondo Caquot-Kerisel è valutabile<br />
attraverso la seguente relazione:<br />
con<br />
p=a b;<br />
K 0=10 (w f) ;<br />
in cui:<br />
a=[cos(β'-ϕ) 2 /cos(β'+δ)];<br />
(4) K c = p x K 0;<br />
3
FORMULA GEO VER.2.0<br />
b={1/[1+√(sen(ϕ+δ)sen(ϕ-ε)/cos(β'+δ)cos(β'-ε))]} 2 ;<br />
w=-Log[(1-0.9l 2 - 0.1l 4 )(1 - 0.3l 3 )];<br />
f=√(sen ϕ)[2-(tg 2 ε + tg 2 δ)/(2 tg 2 ϕ)];<br />
l=(β'-β)/(β'+β+π-2ϕ);<br />
b 0=(m+ε-r)/2;<br />
r=arcsen(sen ε/sen ϕ)<br />
m=2arctg{[cotg δ-√(cotg 2 δ-cotg 2 ϕ)]/(1+cosecϕ)};<br />
β‘=90°- β;<br />
Il modello di Caquot-Kerisel è il più preciso e completo fra quelli<br />
proposti ed è applicabile a quasi tutte le situazioni che si presentano<br />
nella pratica. Unica eccezione è rappresentata dalle situazioni in cui<br />
si abbia un’inclinazione del pendio a monte superiore all’angolo<br />
d’attrito del terreno.<br />
Nel caso in cui delta sia minore o uguale a ϕ/3 i metodi di Coulomb e<br />
di Caquot-Kerisel conducono a risultati praticamente equivalenti.<br />
Calcolo della spinta attiva del terreno.<br />
Sulla base della (1), è possibile in prima approssimazione valutare,<br />
noto K a, la spinta orizzontale del terreno:<br />
(5) P h = P v K a.<br />
Nel caso di un terreno omogeneo, privo di coesione ed in assenza di<br />
falda, sul quale agisca solo la forza di gravità, la (5) potrà essere<br />
riscritta nel seguente modo:<br />
(6) P h = γ z K a;<br />
con γ = peso di volume del terreno;<br />
z = profondità dal piano campagna.<br />
4
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Il prodotto γ z corrisponde in pratica al peso della colonna litostatica<br />
alla profondità z.<br />
Integrando su tutta l’altezza del muro si ottiene:<br />
(7) S a = 0.5 H 2 γ K a;<br />
con S a = spinta attiva del terreno.<br />
La spinta è applicata ad una altezza dal piano di posa del muro<br />
uguale a:<br />
(8) l = H/3.<br />
Alla (7) andranno aggiunte altre componenti di spinta, se presenti,<br />
dovute alla presenza di:<br />
• terreni multistrato;<br />
• falda;<br />
• terreni coesivi;<br />
• sovraccarichi esterni;<br />
• azioni sismiche;<br />
• pendii a monte con profilo spezzato;<br />
• pendii a monte con ε > ϕ.<br />
Terreni multistrato.<br />
Si prenda in considerazione, come esempio, un terreno a tre strati<br />
con litologia e/o parametri geotecnici differenti. Il calcolo della spinta<br />
attiva dovrà procedere nel seguente modo:<br />
• si applica la (7) ad ogni strato, sostituendo ad H il valore dello<br />
spessore dello strato e a γ il peso di volume dello strato e a K a il<br />
valore corrispondente al ϕ dello strato; la (8) sarà data da:<br />
(9) l s = H s/3 + Σ(da H 1 a H s-1) H;<br />
5
FORMULA GEO VER.2.0<br />
quindi nel caso di un terreno a tre strati, il punto d’applicazione della<br />
(7) per lo strato n.3 (il più superficiale) sarà dato da:<br />
(10) l 3 = H 3/3 + H 2 + H 1.<br />
• si calcola il contributo come sovraccarico di ogni strato rispetto a<br />
quelli sottostanti; quindi il contributo totale alla spinta attiva dato<br />
dallo strato n.1 (il più profondo) sarà:<br />
Sa 1’=0.5 H 1 2 Ka3 γ 3(contributo dello strato 1)<br />
Sa 1”=(γ 2H 2+γ 3H 3)H 3 Ka 3(contributo strati 2 e 3 come sovraccarico sullo<br />
strato 1);<br />
con un punto d’applicazione dato da:<br />
l 1=[(H 1/3)Sa 1’+(H 1/2)Sa 1”]/(Sa 1’+Sa 1”).<br />
Analogamente per lo strato 2 e 3:<br />
Sa 2’=0.5 H 2 2 Ka2 γ 2(contributo dello strato 2)<br />
Sa 2”=(γ 3xH 3)H 2 Ka 2(contributo strato 3 come sovraccarico sullo strato<br />
2);<br />
Sa 3’=0.5 H 3 2 Ka3 γ 3(contributo dello strato 3)<br />
Sa 3”= 0;<br />
l 2={[(H 2/3)+H 1]Sa 2’+[(H 2/2)+H 1]Sa 2”}/(Sa 2’+ Sa 2”);<br />
l 3={[(H 3/3)+H 2+H 1]Sa 1’+[(H 1/2)+H 2+H 1]Sa 1”}/ (Sa 1’+Sa 1”).<br />
La spinta attiva totale sarà data quindi da:<br />
Sa=(Sa 1’+Sa 1”)l 1+(Sa 2’+Sa 2”)l 2+(Sa 3’+Sa 3”)l 3/(Sa 1’+Sa 1”+Sa 2’+Sa 2”<br />
+Sa 3’+Sa 3”).<br />
6
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Presenza della falda.<br />
In presenza di falda la relazione (7), per gli strati immersi, si modifica<br />
come segue:<br />
(11) S aw =0.5 γ‘ K a H w 2 ;<br />
con γ‘=peso di volume immerso del terreno;<br />
H w=altezza della falda rispetto al piano di posa del muro.<br />
con un punto di applicazione della spinta dato da<br />
(12) l aw = H w/3.<br />
Per gli strati sopra falda nella (7) al posto di H va introdotto H-H w,<br />
cioè l’altezza fuori falda del terreno.<br />
Il punto d’applicazione della spinta per il terreno non immerso è dato<br />
da:<br />
(13) l = H w + (H-H w)/3.<br />
Vanno inoltre considerati il contributo alla spinta attiva totale dato<br />
dalla spinta idraulica:<br />
con punto di applicazione:<br />
(14) S w = 0.5 H w 2 γw,<br />
(15) l w = H w/3,<br />
e quello costituito dal sovraccarico indotto dalla porzione di terreno<br />
non immersa su quella immersa:<br />
(16) S a’ = (H-H w)γ H w K a,<br />
7
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con γ = peso di volume del terreno sopra falda,<br />
e punto d’applicazione dato da:<br />
Terreni coesivi.<br />
(17) l a’ = H w/2.<br />
La presenza di coesione nel terreno conduce, com’è ovvio, ad una<br />
riduzione della spinta attiva.<br />
Ad una profondità z dal piano campagna, supponendo per semplicità<br />
un terreno omogeneo e privo di falda e sovraccarichi, lo sforzo attivo<br />
totale sarà dato da:<br />
con c = coesione del terreno.<br />
(18) P h = γ z K a - 2 c √K a,<br />
Il primo termine della (18) (γ z K a) rappresenta la variazione della<br />
spinta attiva con la profondità in un terreno privo di coesione ( si<br />
veda la relazione (6) ); il secondo termine è la componente costante<br />
dovuta alla coesione.<br />
Integrando su tutta la lunghezza del muro si ha:<br />
con un punto d’applicazione:<br />
(19) S a = 0.5 γ H 2 K a - 2c H √K a,<br />
(20) l a = H/3.<br />
In prossimità della superficie del pendio a monte del muro (z<br />
prossimo a zero), il secondo termine della (18) diventa maggiore, in<br />
valore assoluto, al primo e la spinta attiva assume un valore<br />
8
FORMULA GEO VER.2.0<br />
negativo. Quindi il livello più superficiale del terreno a tergo del muro<br />
viene sottoposto a trazione e si fessura. La profondità di questo<br />
livello si ottiene ponendo Ph=0 nella (18) e risolvendo rispetto a z:<br />
(21) Z c = 2c / (γ √K a).<br />
Da questa quota, in cui la spinta attiva si annulla, fino al piano<br />
campagna il terreno è quindi sottoposto a trazione, si fessura e si<br />
distacca dal paramento interno del muro. Ai fini del calcolo della<br />
spinta attiva che agisce sull’opera il contributo di questo livello<br />
superficiale va quindi posto uguale a zero. Considerando un<br />
diagramma di spinta triangolare si ottiene:<br />
(22) S c’ = 0.5(Z c 2 c √K a.)<br />
Sostituendo a Zc l’espressione (21) si ha quindi:<br />
(23) S c’ = 2c 2 /γ.<br />
La (23) rappresenta una termine compensativo della spinta attiva<br />
negativa che si ha nel livello più superficiale, sottoposto a trazione.<br />
La (19) andrà modificata di conseguenza come segue:<br />
con un punto d’applicazione:<br />
(24) S a = 0.5 γ H 2 K a - 2c H √K a + S c’,<br />
(25) l a = (H - Z c)/3.<br />
Inoltre, in assenza di un drenaggio efficiente delle acque superficiali<br />
a monte del muro, le fessure di trazione potrebbero riempirsi<br />
d’acqua, dando luogo ad un incremento della spinta attiva, valutabile<br />
come segue:<br />
(26) S cw = 0.5 Z c 2 ,<br />
9
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con un punto d’applicazione della spinta uguale a:<br />
Sovraccarichi esterni.<br />
(27) l cw = (H - Z c) + Z c/3.<br />
Vengono qua presi in considerazione tre tipi possibili di sovraccarichi<br />
esterni agenti sulla superficie del pendio a monte del muro:<br />
• sovraccarichi uniformemente ripartiti;<br />
• sovraccarichi concentrati;<br />
• sovraccarichi nastriformi.<br />
Sovraccarichi uniformemente ripartiti.<br />
Si tratta di carichi esterni di notevole estensione areale, che giunge<br />
fino al paramento interno del muro, e di intensità uguale in ogni punto<br />
dell’area sovraccaricata.<br />
Ponendo q=modulo del sovraccarico, il contributo dato alla spinta<br />
attiva totale è:<br />
con un punto d’applicazione:<br />
(28) S u = q H K a [sen β / sen (β+ε)],<br />
(29) l u = 0.5 H.<br />
Non è corretto, come proposto da alcuni Autori, trasformare, in<br />
alternativa, il sovraccarico uniforme in altezza di terra equivalente,<br />
riscrivendo la (7) nel seguente modo:<br />
(30) S a = 0.5 γ K a (H + H eq),<br />
10
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con H eq = q [sen β / sen (β+ε)]/γ,<br />
poichè la (28) presuppone un diagramma di pressione rettangolare,<br />
la (30) un diagramma di pressione triangolare.<br />
Sovraccarichi concentrati.<br />
Un sovraccarico concentrato è un sovraccarico con un’estensione<br />
areale molto ridotta. Il problema di valutare il contributo alla spinta<br />
attiva totale di questo tipo di sovraccarico può essere risolto<br />
attraverso la teoria dell’elasticità, utilizzando l’ equazione di<br />
Boussinesq:<br />
(31) σ r = (Q/2π){(3r 2 z/R 5 )-[(1-2μ)/(R 2 +zR)]}.<br />
in cui:<br />
σ r = componente radiale della spinta alla quota z sotto il piano<br />
campagna in un punto di coordinate x,y rispetto al punto di<br />
applicazione del sovraccarico;<br />
Q = modulo del sovraccarico;<br />
r = √(x 2 + y 2 );<br />
R = √(r 2 + z 2 );<br />
μ = coefficiente di Poisson (che vale mediamente 0.35 nei terreni<br />
sciolti).<br />
Attraverso σ r si ricava il valore della spinta orizzontale alla quota z:<br />
(30) σ h = σ r(x/r).<br />
Integrando numericamente con un passo fissato in maniera<br />
appropriata ( per es. 0.1 m), si ottiene il contributo alla spinta attiva<br />
totale del sovraccarico con un punto d’applicazione dato da:<br />
(31) l sc = ΣP iH i/ΣP i;<br />
con<br />
H i=altezza rispetto al piano di posa del muro;<br />
11
FORMULA GEO VER.2.0<br />
P i=pressione indotta dal sovraccarico all’altezza H i<br />
Sovraccarichi nastriformi.<br />
Si tratta di sovraccarichi di estensione areale significativa, che si<br />
sviluppano parallelamente alla lunghezza del muro, coprendo solo<br />
una porzione del pendio a monte dell’opera. L’intensità del<br />
sovraccarico viene considerata uguale in ogni punto dell’area<br />
caricata.<br />
Il problema della stima del contributo alla spinta attiva totale di<br />
questo tipo di sovraccarico viene ricondotto al caso dei sovraccarichi<br />
concentrati. In pratica, si suddivide l’area caricata in un numero<br />
maggiore di aree rettangolari di estensione sufficientemente piccola<br />
(nel programma si utilizzano superfici di 0.2x0.3 metri) ad ognuna<br />
delle quali si attribuisce una frazione del sovraccarico, trattato come<br />
se fosse di tipo concentrato.<br />
Calcolati i contributi delle singole aree, la spinta totale verrà data<br />
dalla somma di questi.<br />
Analogamente si procede per la determinazione del punto<br />
d’applicazione della spinta.<br />
Sollecitazioni sismiche.<br />
Per la stima del contributo alla spinta attiva totale dovuta alle<br />
eventuali sollecitazioni sismiche, si fa riferimento a quanto proposto<br />
dal <strong>Le</strong>gislatore (D.M.19/6/84).<br />
Eseguito il calcolo della spinta attiva totale del terreno in condizioni<br />
statiche (S a), si procede al calcolo della spinta in condizioni<br />
dinamiche con gli stessi criteri adottati in precedenza, ponendo però:<br />
12
FORMULA GEO VER.2.0<br />
α‘ = α +θ;<br />
ε‘ = ε +θ;<br />
con α = 90° -β;<br />
θ = arctg C.<br />
In base alla categoria sismica alla quale appartiene il sito, viene<br />
definito un Coefficiente d’Intensità Sismica C, ricavabile dalla<br />
seguente tabella:<br />
Categoria Sismicità Coef.Sismico C<br />
Ex I cat. 12 0.10<br />
Ex II cat. 9 0.07<br />
Nuova cat. 6 0.04<br />
Il valore della spinta totale calcolato (S a’) va quindi moltiplicato per un<br />
fattore correttivo dato da:<br />
(32) A = cos 2 (α+θ)/( cos 2 α cos θ).<br />
L’incremento di spinta sismica si ottiene dalla differenza fra la spinta<br />
in condizioni dinamiche e quella in condizioni statiche:<br />
(33) ΔS = S a’ - S a.<br />
Il suo punto d’applicazione è uguale a:<br />
(34) lΔ S = (2/3)H.<br />
Pendii a monte con profilo spezzato.<br />
Nel caso il pendio a monte del muro possieda un profilo<br />
caratterizzato da un tratto inclinato seguito da uno sub-orizzontale<br />
13
FORMULA GEO VER.2.0<br />
non è possibile applicare le relazioni viste per il calcolo del<br />
coefficiente di spinta attiva.<br />
Il problema può essere risolto assimilando il pendio ad un piano<br />
orizzontale(ε = 0) e trattando il terreno al di sopra di questo piano<br />
come una combinazione di due sovraccarichi nastriformi: il primo,<br />
con andamento del carico di tipo linearmente crescente con la<br />
distanza dal muro, corrispondente al tratto inclinato del pendio, il<br />
secondo, con andamento di tipo lineare uniforme, al tratto suborizzontale.<br />
Il contributo di questi sovraccarichi alla spinta attiva totale va<br />
calcolato come già visto per i sovraccarichi nastriformi. Va tenuto<br />
presente però che, nel tratto di pendio inclinato, alle singole aree di<br />
carico, in cui va diviso il sovraccarico totale, andrà attribuito una<br />
frazione di quest’ultimo crescente linearmente con la distanza dal<br />
muro.<br />
Pendii a monte con e ‡ j.<br />
Anche in questo caso le relazioni viste per la stima del coefficiente di<br />
spinta attiva non sono utilizzabili direttamente. Si deve procedere<br />
quindi come nel caso f), ponendo ε = 0 e considerando il terreno<br />
posto al di sopra del piano orizzontale come un sovraccarico di tipo<br />
nastriforme, con un andamento del carico crescente linearmente con<br />
la distanza dal muro.<br />
Verifiche di stabilità del muro .<br />
Occorre valutare la stabilità dell’opera rispetto:<br />
• allo slittamento;<br />
• al ribaltamento;<br />
• allo schiacciamento.<br />
14
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Verifica del muro allo slittamento.<br />
Viene eseguita, confrontando le forze orizzontali che tendono a far<br />
slittare il muro verso valle (forze instabilizzanti) e quelle di verso<br />
contrario, che si oppongono al movimento (forze stabilizzanti).<br />
Occorre distinguere fra muri a gravità (e a semigravità) e muri a<br />
mensola.<br />
Muri a gravità e a semigravità.<br />
Forze stabilizzanti.<br />
La componente complessiva stabilizzante è data da:<br />
(35) F stab = P l + f a [L m(W muro+S vert+C vert)cos α + L m(S oriz+C oriz)sen α -<br />
L m W acqua B muro /cos α] + C b B muro /cos α;<br />
con<br />
P l=portanza laterale della palificata, se presente;<br />
f a=tg ϕ m (ϕ m = angolo d’attrito terra-base del muro) ;<br />
L m=interasse dei contrafforti, se presenti (se assenti si pone L m = 1);<br />
W muro=peso del muro;<br />
S vert=componente verticale della spinta delle terre;<br />
C vert=eventuali carichi esterni verticali agenti sulla sommità del muro;<br />
α=inclinazione della base rispetto all’orizzontale;<br />
S oriz=componente orizzontale della spinta delle terre;<br />
C oriz=eventuali carichi esterni orizzontali agenti sulla sommità del<br />
muro;<br />
W acqua=carico idraulico medio al piano di posa del muro = 0.5(H acqua1-<br />
H acqua2)(H acqua1=altezza dell’acqua rispetto al piano di posa del muro<br />
a valle; H acqua2=altezza dell’acqua rispetto al piano di posa a monte);<br />
B muro=larghezza della base del muro;<br />
15
FORMULA GEO VER.2.0<br />
C b=coesione agente sulla fondazione, posta generalmente uguale a<br />
(2/3)C, con C = coesione dello strato di terreno su cui posa il muro.<br />
Nel caso in cui la base del muro non sia inclinata,<br />
la (35) si riduce alla:<br />
(36) F stab = P l + f a[L m(W muro+S vert+C vert) - L m W acqua B muro] + C b B muro.<br />
Viene trascurata, a favore della sicurezza, come suggerito dal<br />
<strong>Le</strong>gislatore (D.M. 21.1.81.), la spinta passiva della terra agente sul<br />
piede a valle del muro.<br />
Forze instabilizzanti.<br />
La componente complessiva instabilizzante è data da:<br />
(37) F instab = L m(S oriz+C oriz)cos α.<br />
Nel caso in cui la base del muro sia orizzontale (α=0), la (37) si<br />
riduce alla:<br />
(38) F instab = L m(S oriz+C oriz).<br />
Muri a mensola.<br />
Forze stabilizzanti.<br />
Si definiscono le seguenti grandezze:<br />
N a = L m(W muro+W terra+S vert+C vert) l cr /B muro;<br />
con<br />
W terra=peso del prisma di terra poggiante sulla mensola posteriore;<br />
16
FORMULA GEO VER.2.0<br />
l cr=larghezza del cordolo, se presente (l cr=0 se assente);<br />
T a = L m(S oriz+C oriz) l cr /B muro;<br />
W a = L m s cr γ d cr/2 (peso del prisma triangolare di terreno compreso<br />
fra il bordo esterno della base e l’estremità del cordolo);<br />
con<br />
s cr=spessore del cordolo, se presente;<br />
γ =peso di volume del terreno su cui poggia il muro;<br />
d cr=distanza del cordolo dal lato a valle della base.<br />
N b = L m(W muro+W terra+S vert+C vert)- N a;<br />
T b = L m(S oriz+C oriz) - N b;<br />
La componente complessiva stabilizzante è data quindi da:<br />
(39)Fstab=Pl + Na fa +[(Nb + Wa)cos θ + Tb sen θ]fa’ + C Bef; con<br />
θ=arctg (scr / dcr)=inclinazione della congiungente il bordo a valle della<br />
base con l’estremità del cordolo;<br />
fa=angolo d’attrito terra-muro;<br />
f a’=angolo d’attrito lungo la superficie di slittamento del muro, che<br />
può assumere i seguenti valori:<br />
a) f a’=tg ϕ (ϕ = angolo d’attrito del terreno di fondazione) se è<br />
presente il cordolo, per cui lo slittamento non avviene lungo la base<br />
del muro, ma lungo la congiungente bordo esterno-estremità del<br />
cordolo, che passa nel terreno;<br />
b) f a’=angolo d’attrito terra-muro, se il cordolo è assente;<br />
C=coesione agente lungo la superficie di slittamento del muro, che<br />
può assumere i seguenti valori:<br />
17
FORMULA GEO VER.2.0<br />
a) C=C terra ,se il cordolo è presente e quindi la superficie di<br />
slittamento passa lungo la congiungente bordo esterno della baseestremità<br />
del cordolo;<br />
b) C=(2/3)C terra , se il cordolo è assente e la superficie di slittamento<br />
corrisponde alla base del muro;<br />
B ef=lunghezza della superficie potenziale di slittamento del muro, che<br />
può assumere i seguenti valori:<br />
a) B ef=[(s cr / sen θ) + l cr] + (B muro- (l cr+d cr), in presenza del cordolo;<br />
b) B ef=B muro in assenza del cordolo.<br />
Forze instabilizzanti.<br />
La componente complessiva instabilizzante è data da:<br />
(40) F instab=T a + T bcos θ - (N b + W a) sen θ;<br />
Una volta stimate le componenti stabilizzanti e non delle forze agenti<br />
sul muro, la misura del grado di stabilità allo slittamento dell’opera è<br />
dato dal rapporto:<br />
(39) F sic = F stab / F instab,<br />
che viene definito Coefficiente di Sicurezza allo slittamento.<br />
Per legge tale coefficiente non può essere inferiore a 1.3<br />
(D.M.21.1.81).<br />
Verifica del muro al ribaltamento.<br />
La verifica al ribaltamento consiste nello stimare i momenti ribaltanti<br />
e quelli stabilizzanti agenti sull’opera, riferiti al piede esterno della<br />
base del muro.<br />
18
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Anche in questo caso occorre distinguere fra verifiche su muri a<br />
gravità (e a semigravità) e a mensola.<br />
Muri a gravità e a semigravità.<br />
Momenti stabilizzanti.<br />
a) Componente dovuta al peso del muro:<br />
M s1=L m W muro X b;<br />
con<br />
X b=ascissa del baricentro del muro.<br />
b) Componente dovuta alla spinta attiva verticale della terra.<br />
M s2=L m S vert(B muro - Y s cos β);<br />
con<br />
Y s=altezza del punto d’applicazione della spinta della terra rispetto al<br />
piano di posa del muro;<br />
β=inclinazione del paramento interno del muro rispetto all’orizzontale<br />
(positivo in senso orario).<br />
c)Componente dovuta alla presenza della palificata.<br />
M s3=P l (2/3)L palo;<br />
con<br />
L palo=lunghezza della palificata;<br />
P l=portanza laterale della palificata.<br />
19
FORMULA GEO VER.2.0<br />
d)Componente dovuta alla presenza di carichi esterni verticali agenti<br />
sulla sommità del muro.<br />
M s4=L m C vert X b.<br />
e)Componente dovuta alla presenza di momenti esterni stabilizzanti<br />
agenti sulla sommità del muro.<br />
M s5=M est.<br />
Anche per questa verifica, tra le componenti stabilizzanti viene<br />
trascurata la spinta passiva a favore della sicurezza, come suggerito<br />
nel D.M. 21.1.81.<br />
Momenti ribaltanti.<br />
a)Componente dovuta alla spinta attiva orizzontale della terra.<br />
M r1=L m S oriz(Y s – B murotg α);<br />
con<br />
α=inclinazione della base del muro.<br />
b)Componente dovuta alla presenza di carichi orizzontali esterni<br />
agenti sulla sommità del muro.<br />
M r2=L m C oriz H muro;<br />
con<br />
H muro=altezza del muro dal piano di posa delle fondazioni.<br />
c)Componente dovuta alla spinta idraulica sulla base del muro.<br />
M r3=W acqua B muro L m H w /cos α;<br />
20
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con<br />
H w=(3H acqua1 + 2H acqua2)B muro/(6H acqua1 + 3H acqua2).<br />
d)Componente dovuta alla presenza di momenti esterni ribaltanti<br />
agenti sulla sommità del muro.<br />
Muri a mensola.<br />
Momenti stabilizzanti.<br />
M r4=M est.<br />
a) Componente dovuta al peso del muro:<br />
M s1=L m W muro X b.<br />
b) Componente dovuta alla spinta attiva verticale della terra.<br />
M s2=L m S vert(B muro - Y s cos β).<br />
c) Componente dovuta al peso del terreno poggiante sulla mensola<br />
posteriore:<br />
M s3=L m W terra B muro.<br />
d)Componente dovuta alla presenza della palificata.<br />
M s4=P l(2/3)L palo.<br />
e)Componente dovuta alla presenza di carichi esterni verticali agenti<br />
sulla sommità del muro.<br />
M s5=L m C vert X b.<br />
21
FORMULA GEO VER.2.0<br />
f)Componente dovuta alla presenza di momenti esterni stabilizzanti<br />
agenti sulla sommità del muro.<br />
Momenti ribaltanti.<br />
M s6=M est.<br />
a)Componente dovuta alla spinta attiva orizzontale della terra.<br />
M r1=L m S oriz Y s;<br />
b)Componente dovuta alla presenza di carichi orizzontali esterni<br />
agenti sulla sommità del muro.<br />
M r2=L m C oriz H muro.<br />
c)Componente dovuta alla presenza di momenti esterni ribaltanti<br />
agenti sulla sommità del muro.<br />
M r3=M est.<br />
Valutate le componenti stabilizzanti e ribaltanti, la misura del grado<br />
di stabilità rispetto al ribaltamento dell’opera è dato dal rapporto:<br />
(40) F sic = ΣM stabilizzanti / ΣM ribaltanti.<br />
che viene definito Coefficiente di Sicurezza al ribaltamento.<br />
Per legge tale coefficiente non può essere inferiore a 1.5<br />
(D.M.21.1.81).<br />
Verifica del muro allo schiacciamento.<br />
22
FORMULA GEO VER.2.0<br />
La verifica allo schiacciamento consiste nella stima del rapporto fra<br />
portanza della fondazione del muro e la somma delle componenti<br />
verticali delle forze che agiscono sulla base dell’opera:<br />
Se il muro poggia su fondazioni superficiali si ha:<br />
(41)F sic=3B eb cos α Q amm /(W muro+W terra+S vert+C vert);<br />
con<br />
F sic=coefficiente di sicurezza allo schiacciamento;<br />
B eb = lunghezza della base del muro corretta per l’eccentricità dei<br />
carichi verticali;<br />
Q amm=portanza ammissibile del terreno di fondazione;<br />
α=inclinazione della base del muro (per muri a gravità).<br />
Nel caso di fondazioni su pali, la (41) va riscritta come segue:<br />
(42)F sic= 2.5P m /(W muro+W terra+S vert+C vert);<br />
con<br />
P amm=portata della palificata.<br />
La (42), come suggerito dal <strong>Le</strong>gislatore (D.M. 21.1.81), deve risultare<br />
maggiore o uguale a 2.<br />
Pressioni massime e minime sul terreno.<br />
Per il calcolo della pressione massima e minima applicate dal<br />
muro sul terreno si utilizzano le seguenti relazioni:<br />
(43) P max=(N vertcos α/B)(1+6e cos α/B)<br />
P min=(N vertcos α/B)(1-6 e cos α/B);<br />
con<br />
Nvert=risultante dei carichi verticali:<br />
N vert=(W muro+W terra+S vert+C vert) per muri a mensola;<br />
23
FORMULA GEO VER.2.0<br />
N vert=(W muro+S vert+C vert) per muri a gravità o a semigravità;<br />
B=larghezza effettiva della fondazione;<br />
α=inclinazione della base (per muri a gravità);<br />
e=distanza dal punto d'applicazione della risultante dei carichi<br />
verticali dal centro della base = B/2-r<br />
in cui r=(ΣM stabilizzanti - ΣM ribaltanti)/N vert;<br />
se la risultante dei carichi verticali cade entro il terzo medio della<br />
base (e < B/6);<br />
(43’) P max=(2N vert)/[3(B/2-e)] P min=0;<br />
se la risultante dei carichi verticali cade fuori dal terzo medio della<br />
base (e > B/6);<br />
con H =altezza del muro.<br />
(43”) Pmax=(2N)/H Pmin=0;<br />
se la risultante dei carichi verticali coincide con il terzo medio della<br />
base (e = B/6).<br />
Generalmente nei muri a gravità e a semigravita' è richiesto che sia<br />
verificata la condizione e
FORMULA GEO VER.2.0<br />
La portanza è una grandezza che fornisce un’indicazione della<br />
pressione o del carico massimo ammissibile dal terreno di<br />
fondazione, senza che questo subisca rottura per taglio o cedimenti<br />
non tollerabili dall’opera.<br />
Occorre distinguere fra fondazioni superficiali e fondazioni su pali<br />
(profonde).<br />
Fondazioni superficiali.<br />
Portanza del terreno di fondazione.<br />
Sono considerate tali quelle in cui sia verificata la disuguaglianza:<br />
D fond ≤ B fond;<br />
con<br />
D fond=profondità di posa della fondazione;<br />
B fond=larghezza della fondazione (lato più corto).<br />
Nella determinazione della portanza influiscono sia la geometria della<br />
fondazione (principalmente la larghezza, la lunghezza e la profondità<br />
di posa), sia, ovviamente, le caratteristiche geotecniche del terreno.<br />
Fra le numerose relazioni empiriche e semi-empiriche per il calcolo<br />
della portanza note in letteratura, una delle più attendibili e verificate<br />
è quella proposta da Brinch Hansen (1970).<br />
Terreni con angolo d’attrito maggiore di 0.<br />
Nel caso in cui sia ϕ>0 (terreni incoerenti o coesivi in condizioni<br />
drenate), la relazione di Brinch Hansen assume la seguente forma:<br />
(44)Q lim=CN cs cd ci cg cb c + γ 1D fondN qs qd qi qg qb q + 0.5B fondN γ γ 2s γ d γ i γ g γ b γ ;<br />
25
FORMULA GEO VER.2.0<br />
in cui<br />
C=coesione del terreno;<br />
γ 1=peso di volume del terreno sopra il piano di posa della<br />
fondazione;<br />
γ 2=peso di volume del terreno sotto il piano di posa della fondazione;<br />
con N q, N c, N γ = fattori di portanza;<br />
N q=e k tg 2 (45°+ϕ/2) (k=π tg ϕ);<br />
N c=(N q-1)cotg ϕ;<br />
N γ =1.5(N q-1)tg ϕ.<br />
s q, s c, s γ = fattori di forma;<br />
s q=1+(B fond/L fond)tg ϕ (L fond = lunghezza della fondazione);<br />
s c=1+(N q/N c)(B fond/L fond);<br />
s c=1 per fondazioni nastriformi (L fond>5B fond);<br />
s γ =1-0.4(B fond/L fond).<br />
d q, d c, d γ = fattori di approfondimento;<br />
d q=1+2tg ϕ (1-senϕ) 2 k;<br />
k=D fond/B fond per D fond/B fond ≤ 1;<br />
k=arctg(D fond/B fond)(in rad) per D fond/B fond > 1;<br />
d c=1+0.4k<br />
d γ =1<br />
i q, i c, i γ = fattori per l’inclinazione del carico;<br />
i q=[1 - 0.5Q oriz/(Q vert + L fond B fond C a cotg ϕ)] 5 ;<br />
Q oriz=componente orizzontale del carico;<br />
Q vert=componente verticale del carico;<br />
C a=coesione agente sulla base della fondazione=(2/3)C<br />
26
FORMULA GEO VER.2.0<br />
i c=i q - (1- i q)/(N q-1)<br />
i γ =[1 - 0.7Q oriz/(Q vert + L fond B fond C a cotg ϕ)] 5 con base della<br />
fondazione non inclinata;<br />
i γ =[1 - (0.7-η/450)Q oriz/(Q vert + L fond B fond C a cotg ϕ)] 5 con base della<br />
fondazione inclinata;<br />
η (°)=inclinazione della base;<br />
Nel caso della fondazione di un muro di contenimento le grandezze<br />
Q oriz e Q vert si ottengono come segue:<br />
Q oriz= S oriz+C oriz;<br />
Q vert= W muro+W terra+S vert+C vert;<br />
in cui Q oriz≤ Q verttg δ + L fond B fond C a;<br />
δ=angolo d’attrito terra-fondazione.<br />
g q, g c, g γ = fattori per fondazioni su pendio;<br />
g q=(1-0.5tg β) 5 ;<br />
β=inclinazione del pendio;<br />
g c=1-(β°/147) ;<br />
g γ = g q.<br />
b q, b c, b γ = fattori per fondazioni con base inclinata;<br />
b q=exp(-2ηtg ϕ)<br />
η=inclinazione della base;<br />
b c= 1-η°/147;<br />
b γ = exp(-2.7ηtg ϕ);<br />
Terreni con angolo d’attrito uguale a 0.<br />
In terreni coesivi in condizioni non drenate (ϕ=0) la (44) assume la<br />
seguente forma:<br />
27
FORMULA GEO VER.2.0<br />
(45)Q lim=5.14C(1+s c+d c-i c-g c-b c) + γ 1D fond;<br />
con i parametri s c, d c, i c, g c, b c modificati come segue:<br />
s c=0.2B fond/L fond;<br />
d c=0.4k;<br />
i c=0.5 - 0.5√[1-Q oriz/ (L fond B fond C a)];<br />
g c=β°/147;<br />
b c=η°/147.<br />
In presenza di carichi eccentrici, come nel caso della fondazione di<br />
un muro di contenimento, nel calcolo della (44) e della (45) va<br />
introdotta una larghezza ed una lunghezza della fondazione corretta<br />
come segue:<br />
L’ fond= L fond - 2e cl;<br />
B’ fond= B fond - 2e cb.<br />
con<br />
e cl=eccentricità del carico rispetto al lato lungo della fondazione;<br />
e bl=eccentricità del carico rispetto al lato corto della fondazione;<br />
I due parametri e cl, e bl verrano valutati in un successivo paragrafo.<br />
La portanza calcolata con le relazioni (43) e (44) rappresenta la<br />
pressione massima tollerabile dal terreno di fondazione. Per <strong>Le</strong>gge<br />
(D.M.21.1.81) questo valore deve essere ridotto, per ottenere la<br />
portanza d’esercizio, dividendolo per un coefficiente di sicurezza, che<br />
non può essere inferiore a 3.<br />
(46) Q es = Q lim/3.<br />
Il criterio di Coulomb (vedi relazione 68), che descrive l’andamento<br />
della resistenza al taglio del terreno al variare della pressione di<br />
confinamento e sul quale si basa la relazione di Brinch Hansen, può<br />
essere considerato valido solo per valori di τ (resistenza al taglio)<br />
inferiori a circa 5 kg/cmq. Nel caso la (46) fornisca valori superiori a<br />
28
FORMULA GEO VER.2.0<br />
questo limite sarà necessario procedere ad una correzione di Q am<br />
come suggerito Terzaghi e Peck. La correzione andrà effettuata<br />
modificando i valori della coesione e dell’angolo di resistenza al<br />
taglio (angolo d’attrito) del terreno come segue:<br />
C’= (2/3) C;<br />
tg ϕ‘= (2/3) tg ϕ;<br />
ripetendo quindi il calcolo della portanza del terreno.<br />
Cedimenti assoluti del terreno.<br />
Anche se la pressione esercitata sul terreno di fondazione non<br />
supera il valore calcolato con la (46), si possono, in alcuni casi,<br />
manifestare delle deformazioni nel terreno non tollerabili dall’opera.<br />
I cedimenti sono dovuti alla deformazione elastica e plastica del<br />
terreno e, nel caso di terreni poco permeabili (argille e limi), al<br />
processo di lenta espulsione dell’acqua contenuta al loro interno<br />
(consolidazione).<br />
Poichè le caratteristiche geotecniche del terreno variano da punto a<br />
punto, così come spesso variano da punto a punto anche le<br />
condizioni di carico, i cedimenti possono assumere localmente valori<br />
differenti.<br />
Il cedimento calcolato in un punto prende il nome di cedimento<br />
assoluto; la differenza fra i cedimenti assoluti misurati in due o più<br />
punti prende il nome di cedimento differenziale.<br />
Il cedimento assoluto totale è dato dalla somma di tre componenti:<br />
(47)S tot= S imm + S con + S sec;<br />
in cui:<br />
S imm=cedimento immediato, dovuto alla deformazione iniziale, senza<br />
variazione di volume,del terreno caricato; è prevalente nei terreni<br />
incoerenti (coesione=0), trascurabile in quelli coesivi (coesione>0);<br />
S con=cedimento di consolidazione, legato alla variazione di volume<br />
del terreno saturo, in seguito alla lenta espulsione dell’acqua<br />
29
FORMULA GEO VER.2.0<br />
contenuta al suo interno; è dominante nei terreni coesivi, poco<br />
permeabili, e trascurabile in quelli incoerenti (da mediamente a molto<br />
permeabili);<br />
S sec=cedimento secondario, dovuto alla deformazione viscosa dello<br />
scheletro solido del terreno; normalmente trascurabile in tutti i tipi di<br />
terreno.<br />
Cedimenti in terreni incoerenti.<br />
Un metodo semplificato per stimare il cedimento immediato di un<br />
terreno di fondazione prevalentemente incoerente è fornito dalla<br />
relazione di Schleicher:<br />
(48)S imm=Q vertI(1-μ 2 )/E;<br />
con<br />
Q vert=carico verticale applicato alla fondazione;<br />
E=modulo elastico (o di deformazione) del terreno;<br />
μ=coefficiente di Poisson=0.5 (terreni saturi, in condizioni non<br />
drenate);<br />
I=fattore di influenza, ottenibile attraverso le relazioni di<br />
Schmertmann:<br />
I=0.6 z; per z ≤ 1;<br />
I=0.6 - 0.2(z-1); per 1 < z ≤ 4;<br />
con z=profondità dal piano di posa della fondazione in metri.<br />
Nel caso di un terreno pluristrato la (47) va applicata ad ogni singolo<br />
strato ed i risultati sommati.<br />
Cedimenti in terreni coesivi.<br />
30
FORMULA GEO VER.2.0<br />
In prima approssimazione, i cedimenti per consolidazione di un<br />
terreno prevalentemente coesivo possono essere ottenuti attraverso<br />
la relazione:<br />
(49)S con=H Δσ/E d;<br />
con<br />
H=spessore dello strato;<br />
Δσ=sovraccarico indotto dal muro alla quota dal piano di posa della<br />
fondazione equivalente a metà dello spessore dello strato;<br />
E d=modulo edometrico dello strato;<br />
Il sovraccarico Δσ può essere stimato approssimativamente con la<br />
relazione:<br />
(50)Δσ =(Q vert-γ1D fond)/[(B fond + z tg 27°)(L fond + z tg 27°)];<br />
Nel caso di un terreno pluristrato la (49) va applicata ad ogni singolo<br />
strato ed i risultati sommati.<br />
Poichè il metodo richiede che sia verificata la diseguaglianza:<br />
H < B fond;<br />
strati di spessore superiore a questo limite vanno divisi in due o più<br />
sottostrati, con spessore uguale e uguale modulo di deformazione o<br />
modulo edometrico.<br />
Elevati cedimenti differenziali (dell’ordine di alcuni centimetri in<br />
genere, ma a volte anche meno) possono indurre lesioni nell’opera.<br />
Partendo dal presupposto che a elevati cedimenti assoluti<br />
generalmente corrispondono elevati cedimenti differenziali, Terzaghi<br />
e Peck proposero di considerare come valori limite tollerabili<br />
cedimenti assoluti di 2,5 cm in terreni incoerenti (sabbie e ghiaie) e 4<br />
cm in terreni coesivi (limi e argille).<br />
31
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Un sistema meno empirico di procedere consiste nello stimare la<br />
distorsione angolare fra due o più punti della struttura di cui sia noto<br />
il cedimento assoluto del terreno di fondazione:<br />
χ ang= (S 2 -S 1)/L 12;<br />
con<br />
χ ang=distorsione angolare;<br />
S 2=cedimento assoluto nel punto 2;<br />
S 1=cedimento assoluto nel punto 1;<br />
L 12=distanza fra i punti 1 e 2.<br />
In prima approssimazione, sono da considerare tollerabili distorsioni<br />
angolari inferiori a 1/600 per strutture in muratura e a 1/1000 per<br />
strutture in calcestruzzo.<br />
Fondazioni su pali.<br />
In assenza di strati portanti in prossimità del piano di posa delle<br />
fondazioni, si può rendere necessario l’utilizzo di fondazioni su pali.<br />
Vengono distinte due tipologie di pali, sia per la diversa procedura di<br />
messa in opera, sia per gli effetti che producono sulle caratteristiche<br />
meccaniche del terreno di fondazione: i pali infissi ed i pali trivellati. A<br />
parte vengono presi in cosiderazione i micropali tipo tubfix, che pur<br />
potendo essere inseriti nella categoria generale dei pali trivellati, se<br />
ne differenziano per alcune importanti caratteristiche.<br />
32
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Portanza verticale del palo.<br />
Pali infissi.<br />
Sono pali che vengono messi in opera senza l’asportazione del<br />
terreno.<br />
Sono utilizzabili in terreni incoerenti da poco a mediamente<br />
addensati, dove la procedura d’infissione conduce generalmente ad<br />
un miglioramento delle caratteristiche geotecniche. Sconsigliabile<br />
invece il loro utilizzo in terreni coesivi, nei quali l’infissione porta ad<br />
un rimaneggiamento degli strati con conseguente scadimento delle<br />
caratteristiche geotecniche degli stessi. Non sono impiegabili in<br />
terreni molto addensati, o con trovanti o livelli cementati.<br />
Il calcolo della portata di un palo infisso viene effettuata sommando<br />
i contributi di portata della punta del palo con quello dovuto alla<br />
resistenza laterale del fusto.<br />
Vengono distinti 3 casi.<br />
Terreni incoerenti.<br />
In questo tipo di terreno la portanza laterale può essere valutata<br />
attraverso la relazione di Burland(1973):<br />
(51) Q lat= A lat P ef K f w tg δ;<br />
con<br />
A lat = area laterale del palo;<br />
P ef = pressione efficace del terreno data da:<br />
P ef =L palo γ se L palo < 15 D palo;<br />
P ef =15D paloγ se L palo > 15 D palo;<br />
L palo=lunghezza del palo;<br />
D palo=diametro o lato medio del palo;<br />
γ =peso di volume del terreno;<br />
33
FORMULA GEO VER.2.0<br />
K =1-sen ϕ‘;<br />
ϕ‘=(3/4)ϕ + 10;<br />
ϕ =angolo d'attrito del terreno.<br />
δ =angolo d’attrito terra-palo, posto =20° per pali in acciaio e =(2/3)ϕ‘<br />
per pali in calcestruzzo;<br />
f w=fattore correttivo legato alla tronco-conicità percentuale del palo<br />
(t r)del palo;<br />
N.B.:Per tronco-conicita' del palo s'intende la diminuzione<br />
percentuale del diametro del palo con la profondità nel caso di pali<br />
prefabbricati tronco-conicità (per es. una tronco-conicità del 5%<br />
vuol dire che il diametro del palo diminuisce di 5 cm per ogni metro<br />
di lunghezza del palo stesso).<br />
ponendo ω(°)= arctg(t r/100)<br />
per ω=0 (palo cilindrico) f w=1;<br />
per ω>0 (palo tronco-conico) i valori di f w sono forniti dalla seguente<br />
tabella:<br />
ϕ‘ ω° f w<br />
ϕ‘
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con<br />
A base = area della base del palo;<br />
(52)Q base = (A base P ef N q)- W palo;<br />
Nq =fattore adimensionale di portata sec.Berantezev;<br />
Nq =10 m ;<br />
m =-0.764 + 0.76 ϕ‘;<br />
W palo = peso del palo.<br />
Terreni coesivi normalmente consolidati o leggermente<br />
sovraconsolidati (rapporto di sovraconsolidazione OCR
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Argille molli su terreni coesivi<br />
compatti<br />
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Il calcolo della portanza di un palo trivellato viene eseguito come nel<br />
caso di un palo infisso, sommando i contributi di portata della punta<br />
del palo e del fusto.<br />
Nell’applicare le relazioni viste in precedenza va tenuto presente che,<br />
a causa del disturbo indotto nei livelli incoerenti dall’asportazione del<br />
terreno, l’angolo d’attrito da utilizzare dovrà essere corretto come<br />
segue:<br />
ϕ‘°=ϕ° - 3°.<br />
con ϕ=angolo d’attrito del terreno prima della messa in opera del<br />
palo.<br />
Micropali tipo tubfix.<br />
Si procede come nel caso dei pali trivellati, introducendo nel calcolo<br />
al posto della lunghezza totale del palo e del suo diametro medio la<br />
lunghezza ed il diametro presunto del bulbo iniettato.<br />
Portanza complessiva della palificata.<br />
Si definisce efficienza della palificata il rapporto fra la portanza del<br />
gruppo di pali e la somma della portanza dei singoli pali:<br />
(55)E palificata = Q palificata /ΣQ palo;<br />
Va notato che, mentre in terreni incoerenti l’efficienza è di solito<br />
prossima all’unità, o in alcuni casi addirittura superiore, a causa<br />
dell’addensamento del terreno prodotto dall’infissione dei pali, nei<br />
terreni coesivi è spesso inferiore a 1. La causa principale è il<br />
sovrapporsi dei bulbi di pressione dei singoli pali, con la conseguente<br />
riduzione del contributo alla capacità portante totale degli stessi.<br />
Un criterio semplice per determinare la portanza di una palificata in<br />
terreni coesivi è quello proposto da Terzaghi e Peck (1948): la<br />
37
FORMULA GEO VER.2.0<br />
portanza verticale del gruppo di pali va posta uguale alla minore delle<br />
due seguenti grandezze:<br />
a)la portanza data dalla somma delle portanze dei singoli pali;<br />
b)la portanza di un blocco di terreno di larghezza uguale a B palificata<br />
(larghezza della palificata), lunghezza uguale a L palificata (lunghezza<br />
della palificata) e profondità corrispondente alla lunghezza dei pali,<br />
data da:<br />
(56)Q palificata=B palificata L palificata C base N c + 2(B palificata + L palificata)L palo C lat;<br />
con<br />
C base=coesione del terreno alla base del blocco;<br />
C lat=coesione del terreno agente lateralmente al blocco;<br />
N c=coefficiente di portanza, in genere posto uguale a 9 (Skempton);<br />
L palo=lunghezza del palo.<br />
Nei terreni incoerenti invece, per interassi compresi fra 2.5 e 6 D palo<br />
(D palo=diametro o lato medio del palo), si può assumere che la<br />
portanza complessiva della palificata sia data semplicemente dalla<br />
somma delle portanze dei singoli pali.<br />
Interasse dei pali di una palificata.<br />
L’interasse, o spaziatura, dei pali è un parametro fondamentale, in<br />
quanto influenza direttamente l’efficienza di una palificata. Interassi<br />
troppo piccoli o troppo grandi infatti possono far diminuire<br />
drasticamente la portanza complessiva della palificata. In alcuni casi<br />
inoltre, per es. per pali infissi in terreni incoerenti mediamente o<br />
molto addensati, una spaziatura troppo stretta può condurre ad un<br />
danneggiamento reciproco dei pali.<br />
Il D.M. 21.1.81 consiglia un interasse minimo di 3Dpalo in qualunque<br />
situazione (Dpalo=diametro o lato medio del palo), anche se in realtà<br />
occorrerebbe tener conto della modalità di messa in opera del palo<br />
(infisso o trivellato) e del tipo di terreno di fondazione (coesivo o<br />
incoerente).<br />
38
FORMULA GEO VER.2.0<br />
In generale si consiglia un interasse maggiore di 3D palo in argilla, per<br />
tener conto del disturbo prodotto dalla messa in opera del palo,<br />
mentre in sabbia, l’interasse proposto dal D.M.21.1.81 può anche<br />
essere ridotto a 2.5D palo per pali infissi in sabbie sciolte.<br />
Cedimento assoluto della palificata.<br />
Il calcolo del cedimento assoluto del terreno di fondazione della<br />
palificata può essere eseguito in prima approssimazione, utilizzando<br />
la procedura semplificata proposta da Bowles. Si considera il<br />
cedimento totale come somma di due componenti:<br />
(57) S tot = S terreno + S palo;<br />
dovute rispettivamente alla deformazione elastica e plastica del<br />
terreno e all'accorciamento elastico dei pali.<br />
La grandezza relativa al cedimento del terreno può essere espressa<br />
come:<br />
(58) S terreno = Δσ H / E;<br />
Δσ=sovraccarico sul terreno di fondazione alla quota relativa a metà<br />
dello spessore dello strato; può essere calcolata attraverso la (50),<br />
prendendo in considerazione l’intervallo di profondità compreso fra<br />
(2/3)L palo e 2 L palo, con L palo=lunghezza del palo;<br />
H=spessore dello strato;<br />
E=modulo di deformazione o edometrico dello strato.<br />
Nel caso di terreno pluristrato la (58) va applicata ad ogni singolo<br />
strato ed i risultati sommati.<br />
Poichè il metodo richiede che sia verificata la diseguaglianza:<br />
39
FORMULA GEO VER.2.0<br />
H < B fond;<br />
strati di spessore superiore a questo limite vanno divisi in due o più<br />
sottostrati, con spessore uguale e uguale modulo di deformazione o<br />
modulo edometrico.<br />
Il cedimento legato all’accorciamento elastico del palo può essere<br />
stimato invece con la seguente relazione:<br />
(59) S palo = 0.75 Q palo L palo / (A palo E y);<br />
con<br />
Q palo=portanza del singolo palo;<br />
A palo=area trasversale media del palo;<br />
E y=modulo di elasticità del palo.<br />
Per quanto riguarda il discorso sulla compatibilità dei cedimenti con<br />
la struttura, si veda quanto detto per le fondazioni superficiali.<br />
Portanza di un palo soggetto a carichi laterali.<br />
Portanza del palo singolo.<br />
I pali di fondazione di un muro sono soggetti a forze laterali e<br />
momenti. E’ necessario quindi valutare anche la resistenza laterale<br />
del terreno di fondazione.<br />
Si utilizza la teoria di Broms(1964) applicata a pali rigidi a testa<br />
incastrata, distinguendo fra fondazioni in terreni coesivi e fondazioni<br />
in terreni incoerenti.<br />
Terreni coesivi.<br />
40
FORMULA GEO VER.2.0<br />
La resistenza laterale è data da:<br />
(60)R lat=9 C u D palo (L palo - 1.5 D palo);<br />
con<br />
Cu=coesione non drenata del terreno;<br />
D palo=diametro o lato medio del palo;<br />
L palo=lunghezza del palo.<br />
La reazione del terreno ha quindi un andamento di tipo rettangolare,<br />
cioè costante con la profondità:<br />
Terreni incoerenti.<br />
(61)R z=9 C u D palo.<br />
In questo caso la (60) va riscritta come segue:<br />
(62) R lat=1.5 γ L palo 2 Dpalo K p;<br />
con<br />
γ = peso di volume del terreno di fondazione;<br />
K p=(1 + sen ϕ)/(1 - sen ϕ).<br />
La reazione del terreno ha qui un andamento di tipo triangolare, cioè<br />
crescente linearmente con la profondità:<br />
(63) R z=3 γ L palo D palo K p.<br />
Sia alla (60) che alla (62) va applicato un coefficiente di sicurezza<br />
(con un valore minimo di 2.5 secondo il D.M.21.1.81) per ottenere le<br />
portanze d’esercizio:<br />
(64)R es=R lat/F s;<br />
41
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con<br />
F s=coefficiente di sicurezza.<br />
Portanza della palificata.<br />
Come nel caso di una palificata soggetta a carichi verticali, anche per<br />
gruppi di pali sottoposti a sollecitazioni orizzontali va definito il<br />
concetto di efficienza del gruppo.<br />
Viene definita efficienza di una palificata soggetta a carichi orizzontali<br />
il rapporto fra la portanza laterale complessiva del gruppo e la<br />
somma delle portanze laterali dei singoli pali (vedi espressione (55)).<br />
Valgono in complesso le considerazioni già fatte per i pali caricati<br />
verticalmente: in pali fondati in terreni incoerenti l’efficienza spesso è<br />
prossima all’unità, in pali in terreni coesivi generalmente è inferiore.<br />
Si consiglia in generale di utilizzare come portanza laterale del<br />
gruppo di pali il minore fra questi due valori:<br />
1. la somma delle portanze laterali dei singoli pali;<br />
2. la portanza laterale di un blocco di fondazione di larghezza uguale<br />
alla larghezza della palificata (lato della palificata perpendicolare<br />
alla direzione di carico) e di spessore corrispondente alla<br />
lunghezza dei pali, cioé:<br />
Terreni coesivi:<br />
(65)R palificata=9 C u L palo(L palificata-C r);<br />
con<br />
L palificata=larghezza della palificata;<br />
C r=il minore fra i valori (1.5D palo)e (0.1L palo).<br />
Terreni incoerenti:<br />
42
FORMULA GEO VER.2.0<br />
(66) R palificata=1.5 γ L palo 2 Lpalificata K p.<br />
Portanza di pali soggetti a carichi inclinati.<br />
I pali di fondazione di un muro di contenimento sono soggetti a<br />
carichi inclinati, cioè alla combinazione di carichi verticali e<br />
orizzontali. In questo caso occorrerà verificare che siano soddisfatte<br />
le due condizioni:<br />
a)P vert
FORMULA GEO VER.2.0<br />
La procedura di calcolo prende in considerazione tutte le forze e/o i<br />
momenti agenti lungo il piano di taglio, fornendo una valutazione<br />
della stabilita' globale attraverso le equazioni d'equilibrio fornite dalla<br />
statica.<br />
Il coefficiente di sicurezza globale del pendio viene calcolato<br />
attraverso il rapporto fra la resistenza di taglio massima disponibile<br />
lungo la superficie di rottura e gli sforzi tangenziali mobilitati lungo<br />
tale piano:<br />
(67) F sic = T max / T mob;<br />
con<br />
F sic= coefficiente di sicurezza;<br />
T max= resistenza di taglio massima;<br />
T mob= sforzo tangenziale mobilitato.<br />
All'equilibrio(T max=T mob)F sic deve essere ovviamente uguale a 1.<br />
Il pendio potrebbe essere considerato in teoria stabile, quando F sic<br />
risulta maggiore di 1 (T max>T mob), instabile in caso contrario<br />
(T max
FORMULA GEO VER.2.0<br />
degli sforzi tangenziali sulla superficie potenziale di rottura puo'<br />
innescare il fenomeno franoso.<br />
c) Coefficiente di sicurezza superiore a 1.3: il pendio si trova in<br />
condizioni di stabilita' globale.<br />
Impostazione della procedura di calcolo.<br />
Nell'applicare le equazioni della statica al problema dell'analisi di<br />
stabilita' di un pendio in terra occorre ipotizzare che siano verificate<br />
le seguenti condizioni:<br />
a) la verifica va eseguita prendendo in esame una striscia di versante<br />
di larghezza unitaria (solitamente di 1 metro), trascurando<br />
l’interazione laterale fra tale striscia ed il terreno contiguo;<br />
b) la resistenza al taglio lungo la superficie potenziale di rottura deve<br />
essere esprimibile attraverso la legge di Coulomb:<br />
(68) T max = c + γ h tg ϕ;<br />
con<br />
T max = resistenza di taglio massima del terreno;<br />
c= coesione del terreno;<br />
γ= peso di volume del terreno;<br />
h= profondita' della superficie di rottura;<br />
ϕ = angolo di resistenza al taglio del terreno.<br />
c)la precisione con cui vengono stimati in sito o in laboratorio i<br />
parametri geotecnici coesione e angolo di resistenza al taglio deve<br />
essere la stessa: in caso contrario la resistenza al taglio mobilitata<br />
dovrebbe essere espressa nel seguente modo:<br />
(69) T mob = (c/F sicc) + (γ h tg ϕ/F sicp);<br />
45
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con<br />
F siic =coefficiente di sicurezza legato a c;<br />
F sicp =coefficiente di sicurezza legato a ϕ;<br />
introducendo nel calcolo due coefficienti di sicurezza invece di uno,<br />
con ovvie complicazioni nella risoluzione analitica del problema;<br />
d) deve aversi una distribuzione omogenea degli sforzi tangenziali<br />
mobilitati (T mob) lungo la superficie potenziale di rottura. Questo<br />
significa che in ogni punto del piano ipotetico di scivolamento i<br />
parametri dell'equazione di Coulomb c, ϕ, γ ed h devono avere lo<br />
stesso valore.<br />
Per limitare l'errore introdotto nel calcolo da quest’ultima ipotesi, la<br />
superficie di scivolamento viene, nella maggior parte delle procedure<br />
di calcolo note in letteratura, suddivisa in piu' settori (conci),<br />
all'interno dei quali si considera realizzata la condizione di<br />
omogeneita' di T mob. Nella pratica i limiti dei conci vengono fatti<br />
cadere dove vi sia una variazione significativa di ϕ, c e γ del terreno<br />
o in corrispondenza di variazioni significative nel profilo topografico<br />
del versante.<br />
Questo modo d'impostare il problema conduce pero' all'introduzione<br />
nella risoluzione analitica di nuove incognite che esprimono il modo<br />
in cui interagiscono fra loro, lungo le superfici divisorie, i vari conci.<br />
In definitiva nel calcolo del valore di F sic intervengono le seguenti<br />
incognite(n=numero dei conci preso in considerazione):<br />
a) le forze normali (N) agenti sulla base del concio ( n incognite);<br />
b) le forze tangenziali (T) agenti sulla base dei conci ( n incognite);<br />
c) i punti, sulla base del concio, di applicazione delle forze normali e<br />
tangenziali (n incognite);<br />
d) le forze orizzontali agenti lungo le superfici di separazione dei<br />
conci ( n-1 incognite);<br />
e) le forze verticali agenti lungo le superfici di separazione dei conci<br />
(n-1 incognite);<br />
46
FORMULA GEO VER.2.0<br />
f) i punti di applicazione, sulle superfici di separazione dei conci,<br />
delle forze d) ed e) (n-1 incognite);<br />
g) il coefficiente di sicurezza F sic (1 incognita).<br />
In totale il problema comporta l'introduzione di 6n-2 incognite.<br />
Per la sua risoluzione sono disponibili:<br />
a) 3n equazioni d'equilibrio;<br />
b) n equazioni del tipo:<br />
con<br />
l = lunghezza del concio;<br />
(70) T = (c l + N tg ϕ)/F sic;<br />
che collegano fra loro, per ogni concio, le incognite N, T ed F sic.<br />
c) n equazioni ottenute ponendo che il punto di applicazione di N e T<br />
cada a meta' della base del concio.<br />
In totale quindi sono disponibili 5n equazioni per la soluzione<br />
analitica del problema.<br />
Perche' si possa arrivare alla determinazione di F sic occorrerebbero<br />
ovviamente tante equazioni quante sono le incognite.<br />
In realta' perche' il problema sia staticamente determinato, e quindi<br />
risolvibile, mancano ancora n-2 equazioni (la differenza fra il numero<br />
delle incognite,6n-2, ed il numero delle equazioni disponibili, 5n).<br />
<strong>Le</strong> equazioni mancanti possono essere ottenute introducendo<br />
nell'analisi ulteriori ipotesi semplificatrici. Tali ipotesi riguardano<br />
generalmente la distribuzione delle forze lungo le superfici di<br />
separazione dei conci. <strong>Le</strong> varie procedure di risoluzione del<br />
problema differiscono essenzialmente per la schematizzazione che<br />
viene fatta di questa distribuzione.<br />
47
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Metodo di risoluzione di Fellenius.<br />
Con il metodo di Fellenius si pone la condizione che le forze agenti<br />
sulle superfici di separazione dei conci siano orientate<br />
parallelamente alla base dei conci stessi. Viene inoltre ipotizzato che<br />
la superficie potenziale di scivolamento sia circolare.<br />
Posto:<br />
(71) N i=W concio(i) cos α i;<br />
con<br />
W concio(i)=peso del volume di terra compreso nel concio i-esimo;<br />
α i=inclinazione della base del concio i-esimo;<br />
N i=componente normale alla base del concio di W concio(i).<br />
Imponendo l’equilibrio dei momenti rispetto al centro della superficie<br />
circolare di scivolamento potenziale del pendio, si può scrivere:<br />
(72) ΣR sen α i W concio(i)=ΣR T i;<br />
in cui il prodotto R sen α i rappresenta il braccio di W concio(i).<br />
Sostituendo nella (72) a T i la sua espressione, data dalla (70), si<br />
ottiene infine:<br />
(73)F sic = Σ(C i L concio(i)+N i tg ϕ i) / Σ sen α i W concio(i);<br />
con<br />
C i=coesione agente lungo la base del concio i;<br />
L concio(i)=lunghezza della base del concio i;<br />
ϕ i=angolo d’attrito agente lungo la base del concio i;<br />
Introducendo nella (73) il contributo dovuto alla presenza di falda<br />
idrica, di sovraccarichi a monte del muro, di carichi esterni, di azioni<br />
sismiche e di eventuali fondazioni su pali che intercettino la<br />
superficie di scorrimento, si ottiene:<br />
48
FORMULA GEO VER.2.0<br />
(74) F sic = Σ[C i L concio(i) + S monte(i) cos α i + P pali(i) sen α i + C vert(i) cos α i +<br />
C oriz(i) sen α i + (N i-h falda(i) L concio(i)-a sisma W concio(i) sen α i)tg ϕ i] / Σ<br />
[(W concio(i) + C vert(i) + S monte(i))sen α i + (C oriz(i) - P pali(i))cos α i;<br />
in cui:<br />
S monte(i)=sovraccarichi agenti sulla superficie del concio i;<br />
C vert(i)=carico verticale agente sulla sommità del muro;<br />
C oriz(i)=carico orizzontale agente sulla sommità del muro;<br />
a sisma=accelerazione sismica orizzontale;<br />
h falda(i)=altezza della falda rispetto alla base del concio i;<br />
P pali(i)=portanza laterale unitaria (per metro di larghezza) della<br />
palificata;<br />
Il metodo di Fellenius conduce generalmente a sottostime di F sic<br />
rispetto a metodi più rigorosi, soprattutto in terreni coesivi e/o<br />
sovraconsolidati.<br />
L’errore è comunque a favore della sicurezza.<br />
Sollecitazioni in un muro a contrafforti.<br />
<strong>Le</strong> sollecitazioni sulla parete e sulla mensola di fondazione di un<br />
muro a contrafforti vengono calcolate come nel caso di una piastra,<br />
utilizzando la procedura semplificata di Grashof. Si considerà cioè<br />
una ripartizione dei carichi secondo due ordini di strisce<br />
perpendicolari, in cui si suppone divisa la piastra. Il criterio<br />
presuppone che la piastra si possa considerare sollecitata da un<br />
carico distribuito costante di valore pari al valore medio del<br />
diagramma di carico reale.<br />
In pratica le ordinate del diagramma di carico andranno moltiplicate<br />
per i seguenti fattori:<br />
49
FORMULA GEO VER.2.0<br />
C x=L y 4 /(K Lx 4 + Ly 4 ) Cy=1-Cx;<br />
con<br />
L y=altezza della parete del muro (per la piastra corrispondente alla<br />
parete del muro) o larghezza della mensola posteriore (contrafforti<br />
interni) o anteriore (contrafforti esterni)(per la piastra corrispondente<br />
alla mensola di fondazione);<br />
L x =I contra - S contra;<br />
in cui<br />
I contra =interasse dei contrafforti;<br />
S contra =spessore dei contrafforti.<br />
K =coefficiente uguale a 1.77 per la piastra di parete (tre lati in<br />
condizioni d’incastro e uno in condizioni di semincastro) o per la<br />
mensola di fondazione in presenza di cordolo, e a 1.5 per la mensola<br />
di fondazione in assenza di cordolo (tre lati in condizioni d’incastro e<br />
uno libero).<br />
Il diagramma di carico parallelo al muro è dato quindi da:<br />
quello perpendicolare al muro:<br />
S x=S tot C x;<br />
Sy=Stot Cy; con<br />
Stot=diagramma di carico in assenza di contrafforti.<br />
50
FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />
DIAFRAMMI<br />
Coefficienti di spinta del terreno.<br />
COEFFICIENTE DI SPINTA ATTIVA.<br />
Il coefficiente di spinta attiva può essere visto in prima approssimazione<br />
come il rapporto minimo fra gli sforzi agenti sul piano orizzontale<br />
(contenimento ad opera del terreno circostante) e quelli agenti sul piano<br />
verticale (peso del terreno sovrastante ed eventuali sovraccarichi agenti sul<br />
piano campagna) applicati ad un elemento di terreno in condizioni di<br />
equilibrio plastico limite:<br />
(1) Ka = Phmin / Pv.<br />
La spinta attiva si mobilita quando il terreno subisce una decompressione<br />
(una diminuzione della pressione orizzontale alla quale non corrisponda un<br />
uguale variazione della pressione verticale, come può verificarsi per<br />
esempio in seguito ad uno sbancamento) con deformazioni dell’ordine dello<br />
0,2-0,3%.<br />
E’possibile individuare un piano lungo il quale Ka assume il suo valore<br />
minimo. Questo piano rappresenta una superficie potenziale di rottura lungo<br />
la quale potrà muoversi il prisma di terreno isolato dalla superficie di rottura<br />
stessa, che andrà a sollecitare l’eventuale opera di contenimento posta a<br />
valle.<br />
COEFFICIENTE DI SPINTA PASSIVA.<br />
Comprimendo orizzontalmente il terreno e mantenendo inalterata la<br />
pressione verticale, il valore di Ph aumenta fino a raggiungere un valore<br />
massimo. Questa condizione viene chiamata stato di equilibrio plastico<br />
limite superiore o stato passivo e raggiungibile solo in seguito a notevoli<br />
deformazioni del terreno (2% - 4%). Lo stato passivo si genera normalmente<br />
nel terreno a valle di un opera di sostegno in seguito a spostamenti che<br />
1
FORMULA GEO VER.2.0<br />
questa subisce per le spinte del terreno a monte e ha come effetto di<br />
contrastare il movimento dell’opera stessa.<br />
I due modelli più in uso per la stima del valore di Ka e Kp sono:<br />
· il modello di Rankine;<br />
· il modello di Coulomb.<br />
Modello di Rankine.<br />
E’ il modello in assoluto più semplice, ma che pone per la sua utilizzazione<br />
una serie di condizioni che lo rendono in alcuni casi non applicabile a<br />
situazioni reali.<br />
Posto con ϕ(°) il valore dell’angolo di resistenza al taglio( o d’attrito) del<br />
terreno, il coefficiente di spinta attiva assume, secondo questo modello, il<br />
seguente valore:<br />
(2)Ka = tg 2 (45°- ϕ/2);<br />
La superficie potenziale di rottura del terreno è piana e parte dal piede dello<br />
scavo con un’inclinazione di 45°+ ϕ/2.<br />
Il coefficiente di spinta passiva invece può essere valutato con la relazione:<br />
(3)Kp = tg 2 (45°+ ϕ/2).<br />
Tale metodo richiede, per poter essere utilizzato, che sia il piano orizzontale<br />
che quello verticale siano piani principali di sforzo. Nella pratica ciò si<br />
verifica quando:<br />
· il paramento interno dell’opera di sostegno sia verticale;<br />
· non via sia attrito al contatto fra superficie del diaframma e del<br />
terreno (angolo d’attrito terra-diaframma=0).<br />
Per quanto riguarda quest’ultimo punto va tenuto presente che la presenza di<br />
sforzi di taglio agenti lungo il paramento interno conducono ad una<br />
2
FORMULA GEO VER.2.0<br />
riduzione significativa della spinta attiva. Ignorare tali sforzi porta quindi a<br />
valori di Ka e della spinta totale della terra a favore della sicurezza.<br />
Modello di Coulomb.<br />
Nel modello di Coulomb non viene posta la condizione che gli sforzi agenti<br />
sul piano orizzontale e su quello verticale siano sforzi principali. La spinta<br />
totale del terreno risulterà quindi inclinata di un certo angolo uguale<br />
all’angolo d’attrito terra-diaframma.<br />
Posto:<br />
· β = inclinazione del paramento interno dell’opera;<br />
· ρ = inclinazione della superficie di rottura del terreno;<br />
· δ = angolo d’attrito terra-diaframma, di solito posto uguale a<br />
arctg[2/3 x tg(ϕ)];<br />
· ε = inclinazione del versante a monte dell’opera di sostegno;<br />
· ϕ = angolo di resistenza al taglio del terreno;<br />
il coefficiente di spinta attiva assume la seguente forma:<br />
(4) Ka=sen 2 (β+ϕ)/[sen 2 β sen(β-δ)( 1 + √Rp) 2 ]<br />
con<br />
Rp=sen(ϕ+δ)sen(ϕ-ε)/[sen(β-δ)sen(β+ε)];<br />
Il coefficiente di spinta passiva è invece dato dalla<br />
(5) Kp=sen 2 (β-ϕ)/[sen 2 β sen(β-δ)( 1 - √Rp) 2 ]<br />
con<br />
Rp=sen(ϕ-δ)sen(ϕ+ε)/[sen(β-δ)sen(β+ε)];<br />
Il metodo è applicabile alla maggioranza dei casi pratici, con un’errore<br />
contenuto entro il 5% rispetto a procedimenti più elaborati, purchè sia<br />
verificata la condizione δ ≤ ϕ/3.<br />
3
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Calcolo della spinta attiva e passiva del terreno.<br />
Sulla base della (1), è possibile in prima approssimazione valutare, noto Ka,<br />
la spinta attiva orizzontale del terreno:<br />
(6) Ph = Pv Ka.<br />
Nel caso di un terreno omogeneo, privo di coesione ed in assenza di falda,<br />
sul quale agisca solo la forza di gravità, la (6) potrà essere riscritta nel<br />
seguente modo:<br />
con γ = peso di volume del terreno;<br />
z = profondità dal piano campagna.<br />
(7) Ph = γ z Ka;<br />
Il prodotto γ z corrisponde in pratica al peso della colonna litostatica alla<br />
profondità z.<br />
Integrando su tutta l’altezza del diaframma si ottiene:<br />
(8) Sa = 0.5 H 2 γ Ka;<br />
con Sa = spinta attiva del terreno.<br />
La spinta è applicata ad una altezza dal piano di posa del diaframma uguale<br />
a:<br />
(9) l = H/3.<br />
Alla (8) andranno aggiunte altre componenti di spinta, se presenti, dovute<br />
alla presenza di:<br />
· terreni multistrato;<br />
· falda;<br />
· terreni coesivi;<br />
· sovraccarichi esterni;<br />
4
FORMULA GEO VER.2.0<br />
· azioni sismiche;<br />
· pendii a monte con profilo spezzato;<br />
Terreni multistrato.<br />
Si prenda in considerazione, come esempio, un terreno a tre strati con<br />
litologia e/o parametri geotecnici differenti. Il calcolo della spinta attiva<br />
dovrà procedere nel seguente modo:<br />
· si applica la (8) ad ogni strato, sostituendo ad H il valore dello spessore<br />
dello strato e a γ il peso di volume dello strato e a Ka il valore<br />
corrispondente al ϕ dello strato; la (9) sarà data da:<br />
(10) ls = Hs/3 + Σ(da H1 a Hs-1) H;<br />
quindi nel caso di un terreno a tre strati, il punto d’applicazione della (8) per<br />
lo strato n.3 (il più superficiale) sarà dato da:<br />
(11) l3 = H3/3 + H2 + H1.<br />
· si calcola il contributo come sovraccarico di ogni strato rispetto a quelli<br />
sottostanti; quindi il contributo totale alla spinta attiva dato dallo strato<br />
n.1 (il più profondo) sarà:<br />
Sa1’=0.5 H1 2 Ka3 γ3(contributo dello strato 1)<br />
Sa1”=(γ2H2+γ3H3)H3 Ka3(contributo strati 2 e 3 come sovraccarico sullo<br />
strato 1);<br />
con un punto d’applicazione dato da:<br />
Analogamente per lo strato 2 e 3:<br />
l1=[(H1/3)Sa1’+(H1/2)Sa1”]/(Sa1’+Sa1”).<br />
Sa2’=0.5 H2 2 Ka2 γ2(contributo dello strato 2)<br />
5
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Sa2”=(γ3xH3)H2 Ka2(contributo strato 3 come sovraccarico sullo strato 2);<br />
Sa3’=0.5 H3 2 Ka3 γ3(contributo dello strato 3)<br />
Sa3”= 0;<br />
l2={[(H2/3)+H1]Sa2’+[(H2/2)+H1]Sa2”}/(Sa2’+ Sa2”);<br />
l3={[(H3/3)+H2+H1]Sa1’+[(H1/2)+H2+H1]Sa1”}/ (Sa1’+Sa1”).<br />
La spinta attiva totale sarà data quindi da:<br />
Sa=(Sa1’+Sa1”)l1+(Sa2’+Sa2”)l2+(Sa3’+Sa3”)l3/(Sa1’+Sa1”+Sa2’+Sa2”<br />
+Sa3’+Sa3”).<br />
Presenza della falda.<br />
In presenza di falda la relazione (7), per gli strati immersi, si modifica come<br />
segue:<br />
(12) Saw=0.5 γ‘ Ka Hw 2 ;<br />
con γ‘=peso di volume immerso del terreno;<br />
Hw=altezza della falda rispetto al piano di posa del diaframma.<br />
con un punto di applicazione della spinta dato da<br />
(13) law = Hw/3.<br />
Per gli strati sopra falda nella (8) al posto di H va introdotto H-Hw, cioè<br />
l’altezza fuori falda del terreno.<br />
Il punto d’applicazione della spinta per il terreno non immerso è dato da:<br />
(14) l = Hw + (H-Hw)/3.<br />
6
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Vanno inoltre considerati il contributo alla spinta attiva totale dato dalla<br />
spinta idraulica:<br />
con punto di applicazione:<br />
(15) Sw = 0.5 Hw 2 γw,<br />
(16) lw = Hw/3,<br />
e quello costituito dal sovraccarico indotto dalla porzione di terreno non<br />
immersa su quella immersa:<br />
(17) Sa’ = (H-Hw)γ Hw Ka,<br />
con γ = peso di volume del terreno sopra falda,<br />
e punto d’applicazione dato da:<br />
Terreni coesivi.<br />
(18) la’ = Hw/2.<br />
La presenza di coesione nel terreno conduce, com’è ovvio, ad una riduzione<br />
della spinta attiva.<br />
Ad una profondità z dal piano campagna, supponendo per semplicità un<br />
terreno omogeneo e privo di falda e sovraccarichi, lo sforzo attivo totale<br />
sarà dato da:<br />
con c = coesione del terreno.<br />
(19) Ph = γ z Ka - 2 c √Ka,<br />
Il primo termine della (19) (γ z Ka) rappresenta la variazione della spinta<br />
attiva con la profondità in un terreno privo di coesione ( si veda la relazione<br />
(7) ); il secondo termine è la componente costante dovuta alla coesione.<br />
7
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Integrando su tutta la lunghezza del diaframma si ha:<br />
con un punto d’applicazione:<br />
(20) Sa = 0.5 γ H 2 Ka - 2c H √Ka,<br />
(21) la = H/3.<br />
In prossimità della superficie del pendio a monte del diaframma (z prossimo<br />
a zero), il secondo termine della (19) diventa maggiore, in valore assoluto,<br />
al primo e la spinta attiva assume un valore negativo. Quindi il livello più<br />
superficiale del terreno a tergo del diaframma viene sottoposto a trazione e<br />
si fessura. La profondità di questo livello si ottiene ponendo Ph=0 nella (19)<br />
e risolvendo rispetto a z:<br />
(22) Zc = 2c / ( γ √Ka).<br />
Da questa quota, in cui la spinta attiva si annulla, fino al piano campagna il<br />
terreno è quindi sottoposto a trazione, si fessura e si distacca dal paramento<br />
interno del diaframma. Ai fini del calcolo della spinta attiva che agisce<br />
sull’opera il contributo di questo livello superficiale va quindi posto uguale<br />
a zero. Considerando un diagramma di spinta triangolare si ottiene:<br />
(23) Sc’ = 0.5(Zc 2 c √Ka.)<br />
Sostituendo a Zc l’espressione (22) si ha quindi:<br />
(24) Sc’ = 2c 2 /γ.<br />
La (24) rappresenta una termine compensativo della spinta attiva negativa<br />
che si ha nel livello più superficiale, sottoposto a trazione.<br />
La (20) andrà modificata di conseguenza come segue:<br />
(25) Sa = 0.5 γ H 2 Ka - 2c H √Ka + Sc’,<br />
8
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con un punto d’applicazione:<br />
(26) la = (H - Zc)/3.<br />
Inoltre, in assenza di un drenaggio efficiente delle acque superficiali a<br />
monte del diaframma, le fessure di trazione potrebbero riempirsi d’acqua,<br />
dando luogo ad un incremento della spinta attiva, valutabile come segue:<br />
(27) Scw = 0.5 Zc 2 ,<br />
con un punto d’applicazione della spinta uguale a:<br />
Sovraccarichi esterni.<br />
(28) lcw = (H - Zc) + Zc/3.<br />
Vengono qua presi in considerazione tre tipi possibili di sovraccarichi<br />
esterni agenti sulla superficie del pendio a monte del diaframma:<br />
· sovraccarichi uniformemente ripartiti;<br />
· sovraccarichi concentrati;<br />
· sovraccarichi nastriformi.<br />
Sovraccarichi uniformemente ripartiti.<br />
Si tratta di carichi esterni di notevole estensione areale, che giunge fino al<br />
paramento interno del diaframma, e di intensità uguale in ogni punto<br />
dell’area sovraccaricata.<br />
Ponendo q=modulo del sovraccarico, il contributo dato alla spinta attiva<br />
totale è:<br />
(29) Su = q H Ka [sen β / sen (β+ε)],<br />
9
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con un punto d’applicazione:<br />
(30) lu = 0.5 H.<br />
Non è corretto, come proposto da alcuni Autori, trasformare, in alternativa,<br />
il sovraccarico uniforme in altezza di terra equivalente, riscrivendo la (8) nel<br />
seguente modo:<br />
(31) Sa = 0.5 γ Ka (H + Heq),<br />
con Heq = q [sen β / sen (β+ε)]/γ,<br />
poichè la (29) presuppone un diagramma di pressione rettangolare, la (31)<br />
un diagramma di pressione triangolare.<br />
Sovraccarichi concentrati.<br />
Un sovraccarico concentrato è un sovraccarico con un’estensione areale<br />
molto ridotta. Il problema di valutare il contributo alla spinta attiva totale di<br />
questo tipo di sovraccarico può essere risolto attraverso la teoria<br />
dell’elasticità, utilizzando l’ equazione di Boussinesq:<br />
(32) σr = (Q/2π){(3r 2 z/R 5 )-[(1-2μ)/(R 2 +zR)]}.<br />
in cui:<br />
σr = componente radiale della spinta alla quota z sotto il piano campagna<br />
in un punto di coordinate x,y rispetto al punto di applicazione del<br />
sovraccarico;<br />
Q = modulo del sovraccarico;<br />
r = √(x 2 + y 2 );<br />
R = √(r 2 + z 2 );<br />
μ = coefficiente di Poisson (che vale mediamente 0.35 nei terreni sciolti).<br />
Attraverso σr si ricava il valore della spinta orizzontale alla quota z:<br />
(30) σh = σr(x/r).<br />
10
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Integrando numericamente con un passo fissato in maniera appropriata ( per<br />
es. 0.1 m), si ottiene il contributo alla spinta attiva totale del sovraccarico<br />
con un punto d’applicazione dato da:<br />
(31) lsc = ΣPiHi/ΣPi;<br />
con<br />
Hi=altezza rispetto al piano di posa del diaframma;<br />
Pi=pressione indotta dal sovraccarico all’altezza Hi.<br />
Sovraccarichi nastriformi.<br />
Si tratta di sovraccarichi di estensione areale significativa, che si sviluppano<br />
parallelamente alla lunghezza del diaframma, coprendo solo una porzione<br />
del pendio a monte dell’opera. L’intensità del sovraccarico viene<br />
considerata uguale in ogni punto dell’area caricata.<br />
Il problema della stima del contributo alla spinta attiva totale di questo tipo<br />
di sovraccarico viene ricondotto al caso dei sovraccarichi concentrati. In<br />
pratica, si suddivide l’area caricata in un numero maggiore di aree<br />
rettangolari di estensione sufficientemente piccola (nel programma si<br />
utilizzano superfici di 0.2x0.3 metri) ad ognuna delle quali si attribuisce una<br />
frazione del sovraccarico, trattato come se fosse di tipo concentrato.<br />
Calcolati i contributi delle singole aree, la spinta totale verrà data dalla<br />
somma di questi.<br />
Analogamente si procede per la determinazione del punto d’applicazione<br />
della spinta.<br />
Sollecitazioni sismiche.<br />
Per la stima del contributo alla spinta attiva totale dovuta alle eventuali<br />
sollecitazioni sismiche, si fa riferimento a quanto proposto dal <strong>Le</strong>gislatore<br />
(D.M.19/6/84).<br />
11
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Eseguito il calcolo della spinta attiva totale del terreno in condizioni statiche<br />
(Sa), si procede al calcolo della spinta in condizioni dinamiche con gli stessi<br />
criteri adottati in precedenza, ponendo però:<br />
α ‘ = α + θ;<br />
ε ‘ = ε + θ;<br />
con α = 90° - β;<br />
θ = arctg C.<br />
In base alla categoria sismica alla quale appartiene il sito, viene definito un<br />
Coefficiente d’Intensità Sismica C, ricavabile dalla seguente tabella:<br />
Categoria Sismicità Coef.Sismico C<br />
Ex I cat. 12 0.10<br />
Ex II cat. 9 0.07<br />
Nuova cat. 6 0.04<br />
Il valore della spinta totale calcolato (Sa’) va quindi moltiplicato per un<br />
fattore correttivo dato da:<br />
(32) A = cos 2 (α + θ)/( cos 2 α cosθ).<br />
L’incremento di spinta sismica si ottiene dalla differenza fra la spinta in<br />
condizioni dinamiche e quella in condizioni statiche:<br />
(33) ΔS = Sa’ - Sa.<br />
Il suo punto d’applicazione è uguale a:<br />
(34) l ΔS = (2/3)H.<br />
12
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Pendii a monte con profilo non orizzontale.<br />
Nel caso il pendio a monte del diaframma possieda un profilo non<br />
orizzontale e con andamento irregolare qualsiasi è possibile procedere<br />
assimilando il pendio ad un piano orizzontale(ε = 0) e trattando il terreno al<br />
di sopra di questo piano come una serie di sovraccarichi nastriformi di<br />
larghezza ridotta (per es. 0,1 m). Il modulo del sovraccarico viene calcolato<br />
con la relazione:<br />
(35) Q (t/m) = Δl x h x γ;<br />
dove:<br />
Δl = larghezza dell’area caricata (per es. 0,1 metri);<br />
h = altezza media della colonna di terreno;<br />
γ = peso di volume del terreno.<br />
Il contributo di questi sovraccarichi alla spinta attiva totale va calcolato<br />
come già visto per i sovraccarichi nastriformi.<br />
Per il calcolo della spinta passiva totale valgono le stesse considerazioni e le<br />
medesime procedure di calcolo viste per quella attiva. In questo caso al<br />
posto del coefficiente di spinta attiva Ka andrà utilizzato ovviamente quello<br />
di spinta passiva Kp. Inoltre il fattore 2c H √Kp , legato alla presenza della<br />
coesione andrà preso con il segno + e quindi sommato alle altre componenti<br />
di spinta.<br />
13
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Calcolo del carico d’esercizio di un tirante.<br />
Il carico limite di un tirante può essere calcolato in un terreno incoerente<br />
con la formula di Schneebeli:<br />
(36) Tlim (t) = π x D x L x K x Pef ;<br />
con<br />
D (m)=diametro di perforazione;<br />
L (m)=lunghezza dell'ancoraggio;<br />
Pef (t/mq)=pressione efficace del terreno agente sul punto medio<br />
dell'ancoraggio;<br />
K =coefficiente dato da:<br />
(37) K = tg(45-ϕ ‘/2) x sen ϕ‘ x [ (1 + exp(6.28 x tg ϕ‘) ) /2 ];<br />
ϕ ‘=angolo d'attrito del terreno.<br />
La forza d’esercizio è data invece dalla relazione:<br />
(38) Tes (t) = Tlim / Fs;<br />
dove Fes è il coefficiente di sicurezza, generalmente posto uguale a 2,5.<br />
In un terreno coesivo la (36) può essere riscritta come segue:<br />
(39) Tlim (t) = π x D x L x cu ;<br />
dove cu è la coesione non drenata del terreno in t/mq. In questo caso si può<br />
notare che il carico limite del tirante non dipende dalla profondità di<br />
ancoraggio del bulbo nel terreno.<br />
14
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Calcolo delle sollecitazioni e degli spostamenti di un diaframma.<br />
Nel calcolo delle sollecitazioni indotte su un diaframma, si assume<br />
normalmente che a monte dell’opera agisca la spinta attiva del terreno,<br />
contrastata a valle dalla spinta passiva generata dallo spostamento del<br />
diaframma, agente sul tratto interrato dell’opera, e da eventuali tiranti.<br />
Tralasciando le procedure di calcolo classiche (Blum, Tschebotarioff, ecc...)<br />
, utilizzabili solo in situazioni semplici, il problema della verifica di un<br />
diaframma viene qui affrontato, assimilando il diaframma ad una trave<br />
appoggiata su un terreno a comportamento elasto-plastico.<br />
z<br />
x<br />
F<br />
Schema di una trave.<br />
Si assume l’asse x parallelo al lato lungo della trave (vedi figura 35) e si<br />
indica con F la forza per unità di lunghezza agente sulla trave (trave di<br />
larghezza unitaria). L’equilibrio lungo l’asse z, perpendicolare all’asse x,<br />
richiede che siano soddisfatte la relazioni:<br />
(40) dQ / dx = -F;<br />
(41) dM / dx = Q;<br />
dove Q è la forza di taglio e M il momento flettente. Combinando la (40) e<br />
la (41) si ottiene:<br />
(42) d 2 M / dx 2 = -F.<br />
Ipotizzando inoltre che la rotazione dw/dx, con w uguale allo spostamento<br />
laterale, sia minore di 1, si può scrivere:<br />
15
FORMULA GEO VER.2.0<br />
(43) EI d 2 w / dx 2 = -M;<br />
in cui EI è la rigidità della trave data dal prodotto del modulo elastico del<br />
materiale costituente la trave per il momento d’inerzia della stessa.<br />
Combinando le equazioni (42) e (43) si ottiene:<br />
(44) EI d 4 w / dx 4 = F.<br />
Nel caso di trave appoggiata su terreno, la (42) e la (44) possono essere<br />
riscritte come segue:<br />
(45) d 2 M / dx 2 = -F + kw;<br />
(46) EI d 4 w / dx 4 = F - kw;<br />
dove il prodotto kw rappresenta la reazione del terreno e k è il coefficiente<br />
di reazione del terreno.<br />
L’andamento dei momenti flettenti e del taglio agenti in ogni punto del<br />
diaframma viene fornito quindi dalla risoluzione analitica o numerica delle<br />
equazioni differenziali (43) e (45).<br />
Nel programma si adotta una soluzione numerica basata sul metodo delle<br />
differenze finite, che comporta l’approssimazione dei quozienti differenziali<br />
con differenze finite. In pratica il diaframma viene suddiviso in n tratti di<br />
lunghezza uguale d (d=xi+1 - xi) e ogni sezione viene immaginata sottoposta<br />
ad un carico uniformemente distribuito q e ad un carico concentrato P nel<br />
punto xi.<br />
16
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Z<br />
P i<br />
qi+1<br />
Q i Q i+1<br />
X i X i+ 1<br />
Schema per il calcolo con le differenze finite.<br />
La procedura di calcolo viene ripetuta sia per il lato a monte, dove agisce la<br />
spinta attiva, che per il lato a valle, dove invece agisce la spinta passiva. In<br />
pratica la reazione del terreno viene scomposta in due parti: una<br />
proporzionale allo spostamento laterale ed una costante. In funzione<br />
dell’entità dello spostamento la spinta del terreno aumenta o diminuisce<br />
all’interno dei due valori limite corrispondenti alla spinta attiva (limite<br />
inferiore) e alla spinta passiva (limite superiore). Se lo spostamento del<br />
diaframma è piccolo la reazione del suolo rientra nel campo elastico, nel<br />
caso però superi un certo valore si entra nel campo plastico. All’interno del<br />
campo elastico le deformazioni del terreno sono reversibili, togliendo il<br />
carico cioè si annullano. Nel campo plastico invece le deformazioni<br />
diventano permanenti. In una serie di cicli di carico e scarico quindi la<br />
deformazione plastica si accumula e la reazione elastica si attiva per<br />
spostamenti ogni volta superiori. In un terreno a comportamento elastoplastico<br />
la reazione del suolo all’interno della sezione i-esima può essere<br />
rappresentata quindi dalla relazione:<br />
(47) Ri = ki ( wi - wi) + Di;<br />
dove<br />
k = coefficiente di reazione del terreno;<br />
w = spostamento medio della sezione;<br />
w = spostamento medio plastico cumulato della sezione;<br />
X<br />
17
FORMULA GEO VER.2.0<br />
D = reazione del terreno nel campo plastico.<br />
Il valore di k viene ricavato dalla formula:<br />
dove<br />
(48) k = (sp - sa) / Δv;<br />
sp = spinta passiva del terreno;<br />
sa = spinta attiva del terreno;<br />
Δv = differenza fra lo spostamento del terreno fra lo stato attivo e passivo<br />
(in inglese stroke);<br />
Il valore di Δv tende a diminuire con l’aumentare dello stato di<br />
addensamento o la consistenza del terreno. Qui di seguito vengono riportati<br />
alcuni valori indicativi.<br />
Litologia Δv<br />
Argilla molle 0,04 - 0,05<br />
Argilla dura 0,01 - 0,02<br />
Sabbia sciolta 0,05 - 0,15<br />
Sabbia densa 0,02 - 0,08<br />
18
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Verifica al sifonamento<br />
In presenza di filtrazione di acqua sul fondo scavo è consigliabile effettuare<br />
una verifica al sifonamento. Un metodo semplificato che consente di<br />
quantificare la sicurezza dell’opera relativamente a questo problema è<br />
quello di Terzaghi. Il procedimento si basa sulla relazione:<br />
Dγ'<br />
Fs =<br />
h γ<br />
dove:<br />
D = profondità d’infissione del diaframma;<br />
γ’ = peso di volume immerso del terreno all’interno del quale è<br />
infisso il diaframma;<br />
ha = eccesso di pressione interstiziale alla profondità D, che può<br />
essere posta, a favore della sicurezza uguale 0.5H, con<br />
H=profondità dello scavo;<br />
= peso di volume dell’acqua;<br />
γa<br />
L’opera si considera generalmente verificata se il coefficiente di sicurezza è<br />
superiore a 1.<br />
a<br />
a<br />
19
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Dimensionamento di massima di una berlinese<br />
Viene di seguito descritta una metodologia semplificata per il<br />
dimensionamento di massima di una berlinese proposta dall’Ing.A.<br />
Mammino (1994). La procedura di calcolo richiede, oltre alle caratteristiche<br />
geotecniche del terreno e dei sovraccarichi eventualmente presenti a monte,<br />
alcuni input riguardanti la geometria dell’opera. In particolare vengono<br />
richiesti i seguenti dati:<br />
• l’interasse dei micropali (im);<br />
• la distanza dal piano campagna della prima fila di tiranti (i0);<br />
• l’interasse orizzontale della prima fila di tiranti (ds);<br />
• l’interasse orizzontale della fila di tiranti più profonda (di);<br />
• il carico d’esercizio dei tiranti della prima e dell’ultima fila (T1 e Tn).<br />
Alcuni di questi parametri sono stimabili direttamente, altri invece<br />
richiedono una procedura a tentativi fino all’ottenimento della<br />
configurazione ottimale dell’opera.<br />
INTERASSE DEI MICROPALI.<br />
Generalmente nelle berlinesi i micropali vengono messi in opera con un<br />
interasse superiore al loro diametro, lasciando cioè uno spazio vuoto fra palo<br />
e palo. L’effetto arco che si genera impedisce infatti al terreno di rifluire<br />
attraverso le fenditure. La quantificazione di questo fenomeno, e di<br />
conseguenza la stima dell’interasse massimo fra palo e palo in funzione<br />
delle caratteristiche geotecniche del terreno, non è però semplice.<br />
Utilizzando alcune semplificazioni è comunque possibile avere almeno un’<br />
indicazione di massima dell’entità del fenomeno.<br />
Dato uno scavo di larghezza L, la stima della spinta delle terre che agisce<br />
lungo la parete dello scavo ad una quota z dal piano campagna, ridotta per<br />
l’effetto arco, può essere ottenuta attraverso la formula proposta da<br />
Schneebeli:<br />
(49) σz = γ L Ka [1 - e -sen(2ϕ) (z/L) ] / sen(2ϕ);<br />
20
FORMULA GEO VER.2.0<br />
dove:<br />
Ka = coefficiente di spinta attiva;<br />
γ = peso di volume del terreno;<br />
ϕ = angolo d’attrito del terreno;<br />
z = quota di calcolo della spinta.<br />
con L→∞ il valore di σz tende a quello calcolabile con la classica relazione:<br />
(50) σz = γ z Ka;<br />
valida per fronti di scavo larghi, in assenza dell’ effetto arco.<br />
Nel caso di una berlinese con z uguale ad alcuni metri e L generalmente<br />
inferiore a 1 metro, il termine [1 - e -sen(2ϕ) (z/L) ] tende ad essere molto<br />
prossimo all’unità e quindi può essere trascurato. La (49) allora si riduce<br />
alla:<br />
(51) σz = γ L Ka / sen(2ϕ).<br />
In assenza di sostegno la spinta σz espressa nella (51) può essere contrastata<br />
solo dalla coesione del terreno. Ad una generica quota z dal piano campagna<br />
l’azione di contenimento della coesione viene espressa dalla formula:<br />
(52) σz = 2 c √ Ka;<br />
dove c è la coesione del terreno. Eguagliando la (51) e la (52) si può<br />
ottenere quindi una stima della distanza massima fra i pali per evitare<br />
fenomeni di scavernamento:<br />
(53) L = 2 c sen(2ϕ) / γ √Ka.<br />
A titolo d’esempio si fornisce una tabella con i valori di L in funzione di c<br />
per un terreno con ϕ=30° e γ=1.8 t/mc. Il coefficiente di spinta attiva Ka,<br />
calcolato con la relazione di Rankine (formula (2)), ha un valore uguale a<br />
0.333.<br />
21
FORMULA GEO VER.2.0<br />
c (t/mq) L (m)<br />
0.1 0.17<br />
0.2 0.33<br />
0.3 0.50<br />
0.4 0.67<br />
0.5 0.83<br />
0.6 1.00<br />
0.7 1.17<br />
0.8 1.33<br />
0.9 1.50<br />
1.0 1.67<br />
DISTANZA DAL P.C. DELLA PRIMA FILA DI TIRANTI.<br />
La distanza i0 massima dal piano campagna della prima fila di tiranti può<br />
essere determinata risolvendo l’equazione:<br />
dove:<br />
a = (pb -pt) / 3s1;<br />
b = pt;<br />
d = π (de 4 - di 4 ) σa / 16 im de;<br />
in cui:<br />
(54) a i0 3 + b i0 2 +d = 0;<br />
pb = spinta della terra alla base del primo strato;<br />
pt = spinta della terra al tetto del primo strato;<br />
s1 = spessore del primo strato;<br />
de = diametro esterno dei micropali;<br />
di = diametro interno dei micropali;<br />
im = interasse dei micropali;<br />
σa = trazione ammissibile dell’acciaio.<br />
INTERASSE ORIZZONTALE DELLA PRIMA E DELL’ULTIMA FILA<br />
DI TIRANTI.<br />
22
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Gli interassi orizzontali della prima e dell’ultima fila di tiranti non posso<br />
essere stimati direttamente. Occorre operare a tentativi, introducendo dei<br />
valori iniziali, che potranno poi essere corretti fino ad ottenere una<br />
disposizione ottimale. Per ragioni esecutive l’interasse dei tiranti viene<br />
posto uguale ad un multiplo dell’interasse dei micropali. Come indicazione<br />
di massima, per la fila superiore si può porre inizialmente un valore<br />
dell’interasse uguale 7-9 volte im e per la fila inferiore un valore di 4-5 volte<br />
im, dove im è l’interasse dei micropali.<br />
CARICO D’ESERCIZIO DEI TIRANTI DELLA PRIMA E<br />
DELL’ULTIMA FILA.<br />
Ipotizzando che la prima fila di tiranti sia posta alla quota i0 e l’ultima a<br />
fondo scavo, utilizzando la formula (36) o (39) si calcolano i rispettivi valori<br />
dei carichi d’esercizio dei tiranti (T1 e Tn). Si passa quindi alla stima dei<br />
parametri R0 e N0, che verranno utilizzati più avanti nella procedura di<br />
calcolo:<br />
dove:<br />
T1<br />
Tn<br />
h1<br />
hn<br />
(55) R0 = (Tn - T1) / (hn - h1);<br />
(56) N0 = T1 - R0 h1.<br />
= carico d’esercizio dei tiranti della prima fila;<br />
= carico d’esercizio dei tiranti a fondo scavo;<br />
= quota della prima fila di tiranti = i0;<br />
= quota dell’ultima fila di tiranti = altezza dello scavo.<br />
Valutati i parametri di input, si passa al calcolo vero e proprio.<br />
Si definiscono i parametri Wa, Wb e Wc come segue:<br />
Wa = 0.5 K0 γ;<br />
Wb = (ds - di) / 2H;<br />
Wc = K0 q;<br />
dove:<br />
= coefficiente di spinta a riposo del terreno;<br />
K0<br />
23
FORMULA GEO VER.2.0<br />
γ = peso di volume del terreno;<br />
ds = interasse della prima fila di tiranti;<br />
di = interasse dell’ultima fila di tiranti;<br />
q = eventuale carico uniforme.<br />
Si calcola quindi il parametro h1 con la relazione:<br />
(57) h1 = [ 1 /(2 Wa ds) ] [√ ( Wc 2 ds 2 + 4 N0 Wa ds) - Wcds];<br />
Il valore di h1 ricavato va quindi utilizzato per ottenere i coefficienti W0,<br />
W1, W2 e W3.<br />
W0 = N0 + (R0/2)h1 + Wa ds h1 2 - Wa Wb h1 3 + Wc ds h1 - Wc Wa h1 2 ;<br />
W1 = (R0/2) - Wcds - Wa Wb h1 2 ;<br />
W2 = Wads +Wc Wb + Wa Wb h1;<br />
W3 = Wa Wb.<br />
Si calcola quindi la grandezza h2, risolvendo l’equazione:<br />
(58) W3h2 3 + W2h2 2 + W1h2 +W0 = 0.<br />
Si ricalcolano quindi i fattori W0, W1, W2 e W3, introducendo h2 al posto di<br />
h1 e risolvendo nuovamente la (58) per ottenere h3.<br />
La procedura va ripetuta n volte, finchè non si ottiene hn+1 > H, con H<br />
uguale alla profondità di scavo della berlinese. La grandezza n indica il<br />
numero di file di tiranti necessarie per la stabilità dell’opera.<br />
L’interasse verticale della i-esima fila di tiranti si ottiene quindi attraverso la<br />
seguente relazione:<br />
(59) ii = 2 ( hi - ∑k=0→i-1ik);<br />
La profondità dal piano campagna delle singole file di tiranti si ottiene<br />
semplicemente dalla:<br />
(60) Zi = ∑k=0→i-1ik;<br />
24
FORMULA GEO VER.2.0<br />
L’interasse orizzontale dei tiranti nella i-esima fila di tiranti si ricava invece<br />
dalla formula:<br />
(61) di = d1 + [(dn- d1) / (Zn - Z1)] (Zi - Z1);<br />
Infine il carico d’esercizio dei tiranti della fila i-esima si ottiene con la:<br />
(62) Ti = R0 Zi + N0.<br />
Nel caso la configurazione ottenuta non risulti soddisfacente, si può ripetere<br />
il calcolo, variando per esempio l’interasse della prima e dell’ultima fila di<br />
tiranti oppure modificando la geometria dei tiranti stessi (lunghezza,<br />
inclinazione, ecc...).<br />
25
FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />
STABILITA’ DI VERSANTI IN TERRA<br />
Definizione del problema.<br />
<strong>Le</strong> procedure di analisi di stabilta' di un pendio in terra, attraverso la<br />
valutazione dell'equilibrio limite, consistono nella stima di un coefficiente di<br />
sicurezza alla traslazione e/o alla rotazione del volume di terra compreso fra<br />
la superficie del versante ed una superficie di taglio potenziale imposta.<br />
La procedura di calcolo prende in considerazione tutte le forze e/o i<br />
momenti agenti lungo il piano di taglio, fornendo una valutazione della<br />
stabilita' globale attraverso le equazioni d'equilibrio fornite dalla statica.<br />
Il coefficiente di sicurezza globale del pendio viene calcolato attraverso il<br />
rapporto fra la resistenza di taglio massima disponibile lungo la superficie<br />
di rottura e gli sforzi tangenziali mobilitati lungo tale piano:<br />
con<br />
Fsic= coefficiente di sicurezza;<br />
Tmax= resistenza di taglio massima;<br />
Tmob= sforzo tangenziale mobilitato.<br />
(1) Fsic = Tmax / Tmob;<br />
All'equilibrio(Tmax=Tmob) Fsic deve essere ovviamente uguale a 1.<br />
Il pendio potrebbe essere considerato in teoria stabile, quando Fsic risulta<br />
maggiore di 1 (Tmax>Tmob), instabile in caso contrario (Tmax
FORMULA GEO VER.2.0<br />
degli sforzi tangenziali sulla superficie potenziale di rottura puo'<br />
innescare il fenomeno franoso.<br />
c) Coefficiente di sicurezza superiore a 1.3: il pendio si trova in condizioni<br />
di stabilita' globale.<br />
Impostazione della procedura di calcolo.<br />
Nell'applicare le equazioni della statica al problema dell'analisi di<br />
stabilita' di un pendio in terra occorre ipotizzare che siano verificate le<br />
seguenti condizioni:<br />
a) la verifica va eseguita prendendo in esame una striscia di versante di<br />
larghezza unitaria (solitamente di 1 metro), trascurando l’interazione laterale<br />
fra tale striscia ed il terreno contiguo;<br />
b) la resistenza al taglio lungo la superficie potenziale di rottura deve essere<br />
esprimibile attraverso la legge di Coulomb:<br />
(2) Tmax = c + γ h tg ϕ;<br />
con<br />
Tmax = resistenza di taglio massima del terreno;<br />
c= coesione del terreno;<br />
γ= peso di volume del terreno;<br />
h= profondita' della superficie di rottura;<br />
ϕ = angolo di resistenza al taglio del terreno.<br />
c)la precisione con cui vengono stimati in sito o in laboratorio i parametri<br />
geotecnici coesione e angolo di resistenza al taglio deve essere la stessa: in<br />
caso contrario la resistenza al taglio mobilitata dovrebbe essere espressa<br />
nel seguente modo:<br />
(3) Tmob = (c/Fsicc) + (γ h tg ϕ/Fsicp);<br />
con<br />
Fsiic =coefficiente di sicurezza legato a c;<br />
Fsicp =coefficiente di sicurezza legato a ###;<br />
76
FORMULA GEO VER.2.0<br />
introducendo nel calcolo due coefficienti di sicurezza invece di uno, con<br />
ovvie complicazioni nella risoluzione analitica del problema;<br />
d) deve aversi una distribuzione omogenea degli sforzi tangenziali<br />
mobilitati (Tmob) lungo la superficie potenziale di rottura. Questo significa<br />
che in ogni punto del piano ipotetico di scivolamento i parametri<br />
dell'equazione di Coulomb c, ϕ, γ ed h devono avere lo stesso valore.<br />
Per limitare l'errore introdotto nel calcolo da quest’ultima ipotesi, la<br />
superficie di scivolamento viene, nella maggior parte delle procedure di<br />
calcolo note in letteratura, suddivisa in piu' settori (conci), all'interno dei<br />
quali si considera realizzata la condizione di omogeneita' di Tmob. Nella<br />
pratica i limiti dei conci vengono fatti cadere dove vi sia una variazione<br />
significativa di γ, c e ϕ del terreno o in corrispondenza di variazioni<br />
significative nel profilo topografico del versante.<br />
Questo modo d'impostare il problema conduce pero' all'introduzione nella<br />
risoluzione analitica di nuove incognite che esprimono il modo in cui<br />
interagiscono fra loro, lungo le superfici divisorie, i vari conci.<br />
In definitiva nel calcolo del valore di Fsic intervengono le seguenti<br />
incognite(n=numero dei conci preso in considerazione):<br />
a) le forze normali (N) agenti sulla base del concio ( n incognite);<br />
b) le forze tangenziali (T) agenti sulla base dei conci ( n incognite);<br />
c) i punti, sulla base del concio, di applicazione delle forze normali e<br />
tangenziali (n incognite);<br />
d) le forze orizzontali agenti lungo le superfici di separazione dei conci ( n-<br />
1 incognite);<br />
e) le forze verticali agenti lungo le superfici di separazione dei conci (n-1<br />
incognite);<br />
f) i punti di applicazione, sulle superfici di separazione dei conci, delle<br />
forze d) ed e) (n-1 incognite);<br />
g) il coefficiente di sicurezza Fsic (1 incognita).<br />
In totale il problema comporta l'introduzione di 6n-2 incognite.<br />
Per la sua risoluzione sono disponibili:<br />
a) 3n equazioni d'equilibrio;<br />
b) n equazioni del tipo:<br />
77
FORMULA GEO VER.2.0<br />
(4) T = (c l + N tg ϕ)/Fsic;<br />
con<br />
l = lunghezza del concio;<br />
che collegano fra loro, per ogni concio, le incognite N, T ed Fsic.<br />
c) n equazioni ottenute ponendo che il punto di applicazione di N e T cada a<br />
meta' della base del concio.<br />
In totale quindi sono disponibili 5n equazioni per la soluzione analitica<br />
del problema.<br />
Perche' si possa arrivare alla determinazione di Fsic occorrerebbero<br />
ovviamente tante equazioni quante sono le incognite.<br />
In realta' perche' il problema sia staticamente determinato, e quindi<br />
risolvibile, mancano ancora n-2 equazioni (la differenza fra il numero delle<br />
incognite,6n-2, ed il numero delle equazioni disponibili, 5n).<br />
<strong>Le</strong> equazioni mancanti possono essere ottenute introducendo nell'analisi<br />
ulteriori ipotesi semplificatrici. Tali ipotesi riguardano generalmente la<br />
distribuzione delle forze lungo le superfici di separazione dei conci. <strong>Le</strong><br />
varie procedure di risoluzione del problema differiscono essenzialmente<br />
per la schematizzazione che viene fatta di questa distribuzione.<br />
78
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Risoluzione con i metodi dell'equilibrio limite<br />
Metodo di Fellenius.<br />
Con il metodo di Fellenius si pone la condizione che le forze agenti sulle<br />
superfici di separazione dei conci siano orientate parallelamente alla base<br />
dei conci stessi. Viene inoltre ipotizzato che la superficie potenziale di<br />
scivolamento sia circolare.<br />
Posto:<br />
(5) Ni=Wconcio(i) cos αi;<br />
con<br />
Wconcio(i)=peso del volume di terra compreso nel concio i-esimo;<br />
αi=inclinazione della base del concio i-esimo;<br />
Ni=componente normale alla base del concio di Wconcio(i).<br />
Imponendo l’equilibrio dei momenti rispetto al centro della superficie<br />
circolare di scivolamento potenziale del pendio, si può scrivere:<br />
(6) ΣR sen αi Wconcio(i)=ΣR Ti;<br />
in cui il prodotto R sen αi rappresenta il braccio di Wconcio(i).<br />
Sostituendo nella (6) a Ti la sua espressione, data dalla (4), si ottiene infine:<br />
(7)Fsic = Σ(Ci Lconcio(i)+Ni tg ϕi) / Σsen αi Wconcio(i);<br />
con<br />
Ci=coesione agente lungo la base del concio i;<br />
Lconcio(i)=lunghezza della base del concio i;<br />
ϕi=angolo d’attrito agente lungo la base del concio i;<br />
Introducendo nella (7) il contributo dovuto alla presenza di falda idrica si<br />
ottiene:<br />
(8) Fsic = ΣCi Lconcio(i) + (Ni-hfalda(i) Lconcio(i))tg ϕi] / ΣWconcio(i)<br />
sen αi ;<br />
79
FORMULA GEO VER.2.0<br />
in cui:<br />
hfalda(i)=altezza della falda rispetto alla base del concio i;<br />
Il metodo di Fellenius conduce generalmente a sottostime di Fsic rispetto a<br />
metodi più rigorosi, soprattutto in terreni coesivi e/o sovraconsolidati.<br />
L’errore è comunque a favore della sicurezza.<br />
Metodo di risoluzione di Bishop (semplificato).<br />
Con il metodo di Bishop semplificato si pone la condizione che le forze<br />
verticali agenti sulle superfici di separazione dei conci siano trascurabili. Di<br />
conseguenzai singoli conci interagiscono fra di loro solo attraverso forze<br />
orientate lungo l'orizzontale.<br />
Viene inoltre supposto che la superficie potenziale di scivolamento sia<br />
circolare.<br />
La resistenza al taglio massima disponibile lungo la superficie potenziale<br />
di rottura e' data, per ogni concio da:<br />
(9) T i max = X i / (1 + Y i / F s );<br />
con X i = ( c + (g x h - g w x h w ) x tg ϕ) x dx / cos α<br />
con g w = peso di volume dell'acqua;<br />
h w = altezza dell'acqua sulla base del concio;<br />
dx = lunghezza del concio lungo l'orizzontale;<br />
α = inclinazione del concio sull'orizzontale.<br />
Y i = tg α x tg ϕ<br />
La resistenza al taglio mobilitabile lungo il piano di taglio e' per ogni<br />
concio data da:<br />
con Z i = g x h x dx x sen α<br />
(10) T i mob = Z i<br />
Il coefficiente di sicurezza del pendio viene, sulla base della (1), espresso<br />
come segue:<br />
80
FORMULA GEO VER.2.0<br />
(11) F s = ∑(i=1-n) T i max / ∑(i=1-n)T i mob<br />
Si noti che il coefficiente di sicurezza Fs, che e' la grandezza da<br />
determinare, viene a comparire anche al numeratore della (11) attraverso<br />
l'espressione della T max (equazione (9)). Di conseguenza non sara'<br />
possibile la risoluzione diretta della (11).<br />
La procedura da adottare in questo caso dovra' essere di tipo iterativo, fino<br />
all'ottenimento della convergenza su un valore praticamente costante di Fs.<br />
Questi sono i passi da seguire:<br />
1. si introduce un valore iniziale di Fs (per es. 1) e si risolve la (11);<br />
2. il nuovo valore di Fs (Fs') ottenuto viene confrontato col valore di<br />
partenza;<br />
3. se la differenza supera un limite prefissato ( es. Fs'-Fs>0.001), si<br />
ritorna al passo a), inserendo nella (11), al posto del valore di<br />
partenza di Fs, il nuovo valore calcolato;<br />
4. se la differenza rimane contenuta nel limite indicato, l'elaborazione va<br />
interrotta: il coefficiente di sicurezza cercato e' Fs'.<br />
Generalmente il procedimento richiede dalle quattro alle otto iterazioni per<br />
convergere.<br />
Il metodo di Bishop richiede che siano, per tutti i conci, rispettate le due<br />
seguenti condizioni:<br />
• s' = (g x h - g w x h w - c x tg α / Fs)/(1+Y / Fs) > 0<br />
con s' = pressione normale agente sulla base del concio;<br />
• cos α x (1 + Y/Fs) > 0.2.<br />
In caso contrario il metodo puo' condurre a valori del coefficiente di<br />
sicurezza non realistici.<br />
Il metodo va applicato preferibilmente su versanti costituiti da terreni<br />
omogenei, dal punto di vista litologico e delle caratteristiche geotecniche, o,<br />
al limite, su terreni in cui la stratificazione non porti a contatto litologie a<br />
81
FORMULA GEO VER.2.0<br />
comportamento meccanico significativamente diverso (per esempio sabbia<br />
su argilla); se ne sconsiglia l'uso anche<br />
in presenza di terreni fortemente sovraconsolidati.<br />
Confrontando il metodo di Bishop semplificato con la sua versione<br />
completa, si ottengono differenze massime nei valori dei coefficienti di<br />
sicurezza non superiori all'uno percento. Rispetto ad altri metodi piu'<br />
rigorosi, come il Morgenstern-Price, lo scarto non supera il 5%, tranne nel<br />
caso, di scarso interesse pratico, in cui sia Fs
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Il coefficiente di sicurezza del pendio viene, sulla base della (1), espresso<br />
come segue:<br />
(14)Fs = ∑(i=1-n)T i max / ∑(i=1-n)T i mob<br />
Si noti che il coefficiente di sicurezza Fs, che e' la grandezza da<br />
determinare, viene a comparire anche al numeratore della (14) attraverso<br />
l'espressione della T max (equazione (12)). Di conseguenza non sara'<br />
possibile la risoluzione diretta della (14).<br />
La procedura da adottare in questo caso dovra' essere di tipo iterativo,come<br />
nel caso del metodo di Bishop, fino all'ottenimento della convergenza su un<br />
valore praticamente costante di Fs.<br />
Questi sono i passi da seguire:<br />
1. si introduce un valore iniziale di Fs (per es. 1) e si risolve la (14);<br />
2. il nuovo valore di Fs (Fs') ottenuto viene confrontato col valore di<br />
partenza;<br />
3. se la differenza supera un limite prefissato ( es. Fs'-Fs>0.001), si<br />
ritorna al passo a), inserendo nella (7), al posto del valore di partenza<br />
di Fs, il nuovo valore calcolato;<br />
4. se la differenza rimane contenuta nel limite indicato, l'elaborazione va<br />
interrotta: il coefficiente di sicurezza cercato e' Fs'.<br />
Generalmente il procedimento richiede dalle quattro alle otto iterazioni per<br />
convergere.<br />
Il metodo va applicato preferibilmente su versanti costituiti da terreni<br />
eterogenei, dal punto di vista litologico e delle caratteristiche geotecniche, o<br />
fortemente sovraconsolidati. In questi casi infatti la superficie potenziale di<br />
rottura avra' probabilmente forma irregolare, lontana dalla circolarita'.<br />
Il metodo di Janbu puo' condurre, rispetto ad altri metodi piu' rigorosi, come<br />
il Morgenstern-Price, a scarti non trascurabili, soprattutto in presenza di<br />
superfici potenziali di rottura profonde o in presenza di forte coesione. E'<br />
quindi consigliabile l'introduzione di un fattore correttivo che minimizzi tale<br />
scarto.<br />
Janbu suggerisce per tale coefficiente la seguente forma:<br />
83
FORMULA GEO VER.2.0<br />
(15) f = 1 + K x [ d/l - 1.4 x (d/l) 2 ];<br />
con<br />
l = lunghezza del segmento retto congiungente il piede del versante con<br />
la sua estremita' superiore;<br />
d = scarto massimo fra la congiungente il piede del versante e l' estremità<br />
superiore e la superficie potenziale di scivolamento, misurato lungo la<br />
perpendicolare del primo;<br />
K = costante uguale a 0.31 in terreni privi di coesione (c=0) e a 0.5 per<br />
terreni coesivi (c>0).<br />
Il coefficiente di sicurezza corretto e' dato quindi da:<br />
(16) Fs' = f x Fs<br />
con Fs = coefficiente di sicurezza non corretto.<br />
Metodo di risoluzione di Spencer<br />
Nel metodo di Spencer si pone la condizione che le forze d'interazione<br />
lungo le superfici di divisione dei singoli conci siano orientate<br />
parallelamente fra loro ed applicate nel punto medio della base del concio.<br />
Si tratta, nella sua espressione analitica, di un' estensione del metodo di<br />
Bishop semplificato, ed è quindi valido per superfici di scivolamento subcircolari.<br />
La forza d'interazione fra i conci applicata nel punto medio della base del<br />
concio i-esimo è data da:<br />
(17) Q i = [(c x l /Fs) x (W cos α - h x g w x l x sec α) x tg ϕ / Fs - W sen α] /<br />
(cos (α-θ) x m a<br />
con m a =1+ [tg ϕ x tg(α-θ)] / Fs<br />
θ = angolo d'inclinazione della forza Q i rispetto all'orizzontale.<br />
Imponendo l'equilibrio dei momenti rispetto al centro dell'arco descritto<br />
dalla superficie di scivolamento si ha:<br />
(18) ∑ Q i x R x cos(α-θ)=0;<br />
84
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con R= raggio dell'arco di cerchio.<br />
Imponendo l'equilibrio delle forze orizzontali e verticali si ha<br />
rispettivamente:<br />
(19) ∑ Q i cos θ=0;<br />
(20)∑ Q i sen θ=0.<br />
Con l'assunzione delle forze Q i parallele fra loro, si può anche scrivere:<br />
(21) ∑ Q i =0.<br />
Il metodo propone di calcolare due coefficienti di sicurezza: il primo (Fsm)<br />
ottenibile dalla (18), legato all'equilibrio dei momenti; il secondo (Fsf) dalla<br />
(21), legato all'equilibrio delle forze. In pratica si procede risolvendo le (18)<br />
e le (21) per un dato intervallo di valori dell'angolo teta, considerando come<br />
valore unico del coefficiente di sicurezza quello per cui si abbia Fsm=FsF.<br />
Il metodo è valido per superfici di scivolamento circolari e quindi presenta<br />
le stesse limitazioni di applicabilità del metodo di Bishop semplificato.<br />
Applicazione della rottura progressiva a superfici di scivolamento in<br />
terreni sovraconsolidati.<br />
In terreni sovraconsolidati, con comportamento meccanico assimilabile a<br />
quello di una roccia, il collasso di un versante o di un fronte di scavo<br />
avviene per il fenomeno della rottura progressiva; alla rottura delle parti più<br />
sollecitate, le cui caratteristiche di resistenza precipitano verso termini<br />
residui, segue infatti la ridistribuzione delle tensioni in eccesso con<br />
conseguente crisi di porzioni sempre maggiori che conducono al collasso<br />
globale.<br />
Di tale effetto, difficilmente implementabile in un codice di calcolo<br />
automatico basato sull’equilibrio limite, se ne può tenere in conto attraverso<br />
due approcci:<br />
a) con l’attribuzione dei parametri residui ai conci con coefficiente di<br />
sicurezza FS(n) < 1<br />
b) considerando la cessione degli esuberi di forze agenti sulla base di<br />
conci con FS(n) < 1 ai conci limitrofi.<br />
85
FORMULA GEO VER.2.0<br />
La prima procedure appare più semplice e percorribile.<br />
Secondo questa metodologia e considerando il metodo di Bishop<br />
semplificato si può procedere attraverso le seguenti fasi:<br />
1) si determina il valore di FS globale<br />
2) si stimano i valori di FS(n) relativi ai singoli conci<br />
3) s’individuano i conci a rottura per scivolamento (dove cioè FS(n)
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Piu' problematico e' il caso di un versante costituito in prevalenza da<br />
terreni coesivi argille e limi plastici).<br />
<strong>Le</strong> verifiche di stabilita' vanno sempre, tranne che in casi particolari,<br />
condotte considerando le condizioni a lungo termine, che sono le piu'<br />
sfavorevoli alla sicurezza. Vanno quindi utilizzati i parametri geotecnici<br />
angolo di resistenza al taglio e coesione drenati.<br />
Nel caso di pendii costituiti da terreni coesivi normalmente consolidati, in<br />
frane di neoformazione, va utilizzato l'angolo d'attrito di picco ( la coesione<br />
drenata in questo caso e' nulla).<br />
Per versanti in argilla o limo sovraconsolidati e non fessurati, sempre per<br />
frane di neoformazione, vanno impiegati l'angolo di resistenza al taglio di<br />
picco e la coesione drenata. In presenza di fessure diffuse va ipotizzato un<br />
annullamento a lungo termine della coesione, che va quindi trascurata.<br />
Per verifiche di stabilita' su versanti gia' mobilizzati da eventi franosi passati<br />
puo' essere impiegato per il calcolo solo l'angolo di resistenza al taglio<br />
residuo, ponendo uguale a zero la coesione.<br />
Nel caso di analisi di stabilita' a breve termine (per esempio per scavi<br />
provvisori) puo' essere utilizzata la coesione non drenata, ignorando l'angolo<br />
di resistenza al taglio.<br />
Calcolo dell'influenza di carichi esterni e di opere di sostegno sulla<br />
stabilità del versante.<br />
Sovraccarichi esterni.<br />
Con Sn indichiamo la componente normale al piano potenziale di taglio<br />
della somma delle forze applicate sulla superficie della base del concio da<br />
sovraccarichi esterni (Si). La sua espressione è la seguente:<br />
(23) S n = S i x (sen β x cos α + cos β x sin α);<br />
con<br />
α=inclinazione della base del concio.<br />
β=inclinazione dei sovraccarichi rispetto all'orizzontale, crescente in senso<br />
antiorario.<br />
87
FORMULA GEO VER.2.0<br />
La grandezza S n va sommata, nell'equazioni dei metodi di calcolo visti in<br />
precedenza, alla componente della forza normale N dovuta al peso del<br />
concio i (vedi eq.4)<br />
Con St indichiamo la componente tangenziale al piano potenziale di taglio<br />
della somma delle forze applicate sulla superficie del concio da<br />
sovraccarichi esterni (Si). La sua espressione è la seguente:<br />
(24) S t = S i x (cos β x cos α - sen β x sen α);<br />
La grandezza St va sommata alla componente della forza tangenziale T<br />
dovuta al peso del concio (vedi eq.4).<br />
L'effetto di un sovraccarico sul pendio e' quindi duplice: si ha una<br />
variazione positiva o negativa (a seconda dell'inclinazione del sovraccarico<br />
rispetto alla superficie potenziale di rottura ) sia delle forze normali sia di<br />
quelle tangenziali, con conseguente modifica dei valori della resistenza al<br />
taglio massima e di quella mobilitata.<br />
Sollecitazioni sismiche.<br />
L’analisi dell’influenza delle sollecitazioni sismiche sulla stabilità globale di<br />
un versante può essere condotta attraverso due approcci differenti:<br />
1. si può introdurre la semplificazione che il sisma agisca come un sistema<br />
di forze sul pendio di intensità e verso costante per tutta la durata<br />
dell’evento sismico (metodo pseudostatico);<br />
2. si può introdurre nel calcolo un sistema di forze che tenga conto delle<br />
variazioni di verso ed intensità della sollecitazione sismica durante l’evento<br />
(metodo dinamico).<br />
La seconda procedura (metodo dinamico), pur conducendo a valutazioni più<br />
realistiche, richiede la conoscenza o la simulazione di un accelerogramma di<br />
riferimento, che fornisca per ogni istante dell’evento sismico l’andamento<br />
delle accelerazioni subite dal pendio. Questi dati non sono però di facile<br />
acquisizione, fatto che limita in pratica l’utilizzo di questo approccio.<br />
Il programma utilizza il metodo pseudostatico, metodo meno preciso di<br />
quello dinamico (fornisce in genere stime a favore della sicurezza della<br />
stabilità globale), ma che presenta il vantaggio di essere di facile<br />
88
FORMULA GEO VER.2.0<br />
applicazione. Gli unici dati richiesti in questo caso sono la accelerazione<br />
massima orizzontale e, eventualmente, verticale subita dal versante durante<br />
il sisma.<br />
Il valore Ago (accelerazione massima orizzontale), in mancanza di<br />
valutazioni migliori può essere scelto fra quelli proposti dalle Norme<br />
tecniche per le costruzioni in zona sismica del GNDT:<br />
• Ago = 0.15 in zone con grado di sismicità uguale a 6;<br />
• Ago = 0.25 in zone con grado di sismicità uguale a 9 (ex II categoria);<br />
• Ago = 0.35 in zone con grado di sismicità uguale a 12 (ex I categoria);<br />
oppure fra quelli indicati dalla Normativa vigente:<br />
• Ago = 0.04 in zone con grado di sismicità uguale a 6;<br />
• Ago = 0.07 in zone con grado di sismicità uguale a 9 (ex II categoria);<br />
• Ago = 0.10 in zone con grado di sismicità uguale a 12 (ex I categoria);<br />
Per il parametro Agv (accelerazione massima verticale) una stima può<br />
essere fatta applicando la relazione proposta da Tezcan et alii (1971):<br />
Agv = f x Ago;<br />
con f = fattore di trasformazione variabile da 0.5 a 0.67.<br />
Si tenga presente comunque che la Normativa vigente propone, in<br />
condizioni normali, di trascurare Agv.<br />
Il programma applica il metodo pseudostatico alla stabilità attraverso due<br />
procedure differenti: il criterio delle forze orizzontali e quello di Binnie.<br />
Criterio delle forze orizzontali<br />
Una valutazione dell’effetto di un sisma sulla stabilità di un versante può<br />
essere fatta, supponendo che, durante l’intervallo di tempo in cui si ha la<br />
manifestazione dell’evento sismico, su ogni singolo concio venga applicata<br />
una forza orizzontale, diretta verso l’esterno, di modulo uguale a:<br />
(25)Fsisma = Ago x Pc<br />
89
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con Ago = accelerazione sismica orizzontale max;<br />
Pc = peso del concio.<br />
Se con Ssisma indichiamo la sollecitazione sismica applicata al concio iesimo:<br />
(26)Ssisma = Ago x Vc x y<br />
con Vc = volume del concio;<br />
y = peso di volume medio del terreno costituente il concio;:<br />
le componenti normali e tangenziali di questa forza saranno date<br />
rispettivamente da:<br />
(27a)Sn = -Ssisma sen(alfa)<br />
(27b)St = Ssisma cos(alfa)<br />
con alfa = inclinazione della base del concio rispetto all’orizzontale.<br />
La sollecitazione sismica conduce quindi da una parte alla diminuzione delle<br />
forze normali applicate sulla base del concio, dall’altra porta ad un aumento<br />
delle forze tangenziali sulla base stessa. L’effetto complessivo è quello<br />
quindi di abbassare il valore del coefficiente di sicurezza. Questo criterio<br />
non è applicabile a pendii con superfici di scivolamento potenziali molto<br />
profonde, poiché in questo caso si avrebbe una sovrastima eccessiva delle<br />
forze agenti, con un conseguente abbassamento sproporzionato del<br />
coefficiente di sicurezza.<br />
Criterio di Binnie.<br />
Secondo questo criterio l’azione delle forze sismiche può essere simulata,<br />
effettuando la verifica sul pendio ruotato di un angolo dato dalla relazione:<br />
J = arctg[Ago/(1+Agv)]<br />
In pratica viene aumentata l’inclinazione media del versante, con<br />
conseguente abbassamento del coefficiente di sicurezza.<br />
Nel metodo si propone inoltre di moltiplicare il peso dei singoli conci per un<br />
fattore correttivo dato da:<br />
90
FORMULA GEO VER.2.0<br />
fc = √[(1+Agv) 2 +Ago 2 ].<br />
Il criterio può essere applicato a pendii con superficie potenziale di<br />
scivolamento qualsiasi, ma può condurre ad errori, soprattutto per valori<br />
elevati di Ago e Agv, nel caso sia presente la falda.<br />
Criterio di Singh e Anbalagan.<br />
Basandosi sull’analisi, effettuata con programmi di calcolo, di centinaia di<br />
pendii in condizioni differenti, gli Autori hanno ricavato una semplice<br />
correlazione fra il coefficiente di sicurezza in condizioni dinamiche e quello<br />
in condizioni statiche:<br />
Fsdin=Fsstat/(1+3.3 Ago)<br />
La relazione, pur essendo di tipo empirico, ha dimostrato di fornire risultati ragionevoli<br />
nelle varie condizioni. Va comunque confrontato con quello ricavabile da metodi analitici,<br />
come quello di Binnie.<br />
Tiranti.<br />
La tirantatura di un versante potenzialmente instabile cerca di conseguire il<br />
duplice obiettivo di introdurre forze tangenziali (St) che si oppongano a<br />
quelli instabilizzanti dovuti alla forza di gravità (diminuzione di T nell'eq.4)<br />
e di aumentare lei forze normali (Sn) agenti sulla base del concio<br />
(incremento di N nell'eq.4).<br />
(28) S n = S i x (sen β x cos α + cos β x sin α);<br />
(29) S t = S i x (cos β x cos α - sen β x sen α);<br />
con<br />
alfa=inclinazione della base del concio i-esimo;<br />
b=180°-i, con i=inclinazione del tirante rispetto all'orizzontale contato in<br />
senso orario;<br />
Si=carico d'esercizio del tirante.<br />
Nel posizionare e dimensionare i tiranti va tenuto presente che:<br />
91
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• il bulbo d'ancoraggio deve trovarsi ad una profondità superiore a quella<br />
della superficie potenziale di scivolamento, per poter esercitare la sua<br />
azione stabilizzante;<br />
• l'inclinazione ottimale del tirante può essere valuta con la relazione :<br />
(30) iottimale = tan phi/Fs<br />
con<br />
phi=angolo di resistenza al taglio del terreno;<br />
Fs=coefficiente di sicurezza da raggiungere con l'intervento.<br />
Reticolo di micropali.<br />
La stabilizzazione di un versante può essere ottenuta anche attraverso la<br />
messa in opera di un reticolo di pali di piccolo diametro (micropali).<br />
L'effetto che si cerca di ottenere in questo caso è di incrementare la<br />
resistenza al taglio mobilitabile lungo la superficie di scivolamento,<br />
creando un complesso pali-terreno che si comporti come un insieme<br />
omogeno, rispetto ale sollecitazioni a cui è sottoposto il pendio. Questa<br />
azione di armatura del pendio può essere introdotta nel calcolo, supponendo<br />
un incremento virtuale della resistenza meccanica del terreno costituente il<br />
versante.<br />
Supponendo, a favore della sicurezza, che l'angolo di resistenza al taglio del<br />
terreno rimanga invariato, si può esprimere il miglioramento delle<br />
caratteristiche meccaniche del pendio incrementando il parametro coesione.<br />
La procedura è descritta di seguito.<br />
• Si calcola l'area resistente equivalente del micropalo singolo attraverso<br />
la relazione:<br />
(31) Ae = Acls + Co x Aacciaio;<br />
con<br />
Acls=area trasversale del micropalo;<br />
Aacciaio=area dell'armatura d'acciaio.<br />
Co=coef. di omogeneizzazione.<br />
• Si valuta l'incremento della superficie potenziale di scivolamento con la<br />
formula:<br />
(32) DS=Co x Nm x Ae;<br />
92
FORMULA GEO VER.2.0<br />
in cui<br />
Co=Coefficiente di omogenizzazione palo-terreno dato da:<br />
(33) Co=Ep/Et;<br />
dove:<br />
Ep=modulo di elasticità del calcestruzzo;<br />
Et=modulo di deformazione media del terreno;<br />
Nm=numero di file di micropali per metro verticale.<br />
• Si determina l'incremento della coesione lungo la superficie potenziale<br />
di scivolamento con la relazione:<br />
(34) Dc = (ci + Smi x tan phii) x DS / ∑ li<br />
dove:<br />
ci=coesione media del concio i-esimo;<br />
phii=angolo di resistenza al taglio media nel concio i-esimo;<br />
Smi=pressione efficace media agente sulla base del concio i-esimo<br />
∑li=sommatoria delle lunghezze delle basi dei singoli conci.<br />
• Si stima infine coesione virtuale per ogni concio, da usare nella verifica<br />
di stabilità, con la relazione:<br />
(35) Cv = Ci + DC.<br />
Come nel caso dei tiranti è evidente che il reticolo di micropali per svolgere<br />
un'azione stabilizzante deve andare ad appoggiarsi ad una profondità<br />
superiore a quella della superficie potenziale di scivolamento.<br />
Muri e gabbionate.<br />
Opere di stabilizzazione superficiali, come muri e gabbionate, vanno<br />
considerati , nella verifica di stabilità del pendio, sia per il loro effetto come<br />
sovraccarichi verticali sia per l'azione di contenimento che esercitano sul<br />
terreno a monte . I due effetti vanno calcolati come segue:<br />
93
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• il sovraccarico verticale è dato dalla somma del peso dell'opera, muro o<br />
gabbionata, e della componente verticale della spinta delle terre a tergo<br />
dell'opera stessa;<br />
• l'azione di contenimento va posta uguale alla componente orizzontale<br />
della spinta delle terre.<br />
Va tenuto presente che quest'ultima spinta entra in azione solo per superfici<br />
potenziali di scivolamento che vadano ad intersecare la base dell'opera: per<br />
superfici più profonde il muro o la gabbionata agiscono solo come<br />
sovraccarichi, senza espletare funzione di contenimento.<br />
Nel calcolo della stabilità del pendio, l'effetto delle due spinte è quello di<br />
modificare le forze tangenziali (St) e normali (Sn) agenti sulla base del<br />
concio. Numericamente questo può essere espresso dalle relazioni (23) e<br />
(24), modificate come segue:<br />
• nel caso l'opera agisca come sovraccarico verticale (b=90°):<br />
(36) Sn = Sv x cos(alfa) ;<br />
(37) St = Sv x sin(alfa);<br />
con<br />
Sv=modulo del sovraccarico verticale;<br />
alfa=inclinazione della base del concio.<br />
• nel caso invece l'opera svolga azione di contenimento (b=0°):<br />
(38) Sn = So x sin(alfa);<br />
(39) St = So x cos(alfa);<br />
con<br />
So=modulo della spinta orizzontale delle terre.<br />
Palificate.<br />
Palificate con pali di grosso diametro che resistano a forze orizzontali<br />
possono essere impiegati nella stabilizzazione di pendii. L'azione di<br />
contenimento della palificata può essere calcolata considerando prima<br />
l'effetto del palo singolo e quindi del gruppo di pali.<br />
94
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Pali singoli.<br />
Verrà presa in considerazione la teoria di Broms(1964) applicata a pali<br />
rigidi a testa incastrata, distinguendo fra pali fondati in terreni coesivi e pali<br />
fondati in terreni incoerenti.<br />
Terreni coesivi.<br />
La resistenza laterale è data da:<br />
(40)Rlat=9 Cu Dpalo (Lpalo - 1.5 Dpalo);<br />
con<br />
Cu=coesione non drenata del terreno;<br />
Dpalo=diametro o lato medio del palo;<br />
Lpalo=lunghezza del palo.<br />
La reazione del terreno ha quindi un andamento di tipo rettangolare, cioè<br />
costante con la profondità:<br />
(41)Rz=9 Cu Dpalo.<br />
95
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Terreni incoerenti.<br />
In questo caso la (40) va riscritta come segue:<br />
con<br />
γ = peso di volume del terreno ;<br />
Kp=(1 + sen ϕ)/(1 - sen ϕ).<br />
(42) Rlat=1.5 γ Lpalo 2 Dpalo Kp;<br />
La reazione del terreno ha qui un andamento di tipo triangolare, cioè<br />
crescente linearmente con la profondità:<br />
Portanza della palificata.<br />
(43) Rz=3 γ Lpalo Dpalo Kp.<br />
Come nel caso di una palificata soggetta a carichi verticali, anche per gruppi<br />
di pali sottoposti a sollecitazioni orizzontali va definito il concetto di<br />
efficienza del gruppo.<br />
Viene definita efficienza di una palificata soggetta a carichi orizzontali il<br />
rapporto fra la portanza laterale complessiva del gruppo e la somma delle<br />
portanze laterali dei singoli pali . In pali fondati in terreni incoerenti<br />
l’efficienza spesso è prossima all’unità, in pali in terreni coesivi<br />
generalmente è inferiore.<br />
Si consiglia in generale di utilizzare come portanza laterale del gruppo di<br />
pali il minore fra questi due valori:<br />
1. la somma delle portanze laterali dei singoli pali;<br />
2. la portanza laterale di un blocco di fondazione di larghezza uguale alla<br />
larghezza della palificata (lato della palificata perpendicolare alla<br />
direzione di carico) e di spessore corrispondente alla lunghezza dei pali,<br />
cioé:<br />
96
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Terreni coesivi:<br />
(44)Rpalificata=9 Cu Lpalo(Lpalificata-Cr);<br />
con<br />
Lpalificata=larghezza della palificata;<br />
Cr=il minore fra i valori (1.5Dpalo)e (0.1Lpalo).<br />
Terreni incoerenti:<br />
(45) Rpalificata=1.5 γ Lpalo 2 Lpalificata Kp.<br />
Azione di stabilizzazione della palificata.<br />
L'azione di contenimento della palificata interviene nel calcolo della stabiltà<br />
del pendio, modificando le forze normali (Sn) e tangenziali (St) agenti sulla<br />
base del concio.<br />
<strong>Le</strong> relazioni utilizzate sono quelle già viste in precedenza:<br />
(46) Sn = R palificata x sin a ;<br />
(47) St = -R palificata x cos a;<br />
con<br />
R palificata = portanza laterale della palificata;<br />
a = inclinazione della base del concio.<br />
Geotessili.<br />
La resistenza meccanica del terreno può essere migliorata con l'introduzione<br />
di rinforzi in geotessili. Il singolo rinforzo, intercettando la superficie<br />
potenziale di scivolamento, isola un cuneo di terreno a monte che, in caso<br />
d'instabilità, tende a muoversi verso l'esterno. Il geotessile si oppone a<br />
questo movimento, sviluppando lungo la superficie di contatto terra-rinforzo<br />
97
FORMULA GEO VER.2.0<br />
una forza d'attrito diretta verso l'interno del pendio. Numericamente questa<br />
forza può essere espressa nel seguente modo:<br />
(48) Fr = Cf x tg phi x Lg x sv x Lf / Fsg<br />
con<br />
Cf = coefficiente d'attrito terra-rinforzo (normalmente varibile da 0.5 a 1);<br />
phi = angolo di resistenza al taglio del terreno;<br />
Lg = larghezza del rinforzo (posto in questo caso uguale a 1 metro);<br />
sv = pressione efficace agente sul rinforzo;<br />
Lf = tratto di rinforzo compreso fra la superficie di scivolamento ed il piano<br />
campagna (tratto in cui si sviluppa la forza d'attrito);<br />
Fsg = coefficiente di sicurezza (di solito posto uguale a 1.5).<br />
Anche in questo caso l'azione di contenimento della Fr, calcolata con la<br />
(48), interviene nel calcolo della stabiltà del pendio, modificando le forze<br />
normali (Sn) e tangenziali (St) agenti sulla base del concio.<br />
<strong>Le</strong> relazioni utilizzate sono quelle già viste in precedenza:<br />
(49) Sn = Fr x sin a ;<br />
(50) St = -Fr x cos a;<br />
con<br />
a = inclinazione della base del concio.<br />
Tension crack.<br />
In presenza di movimenti franosi incipienti o in evoluzione, è frequente la<br />
formazione in superficie di fratture di trazione (tension crack). Queste oltre<br />
a rappresentare vie preferenziali per l'infiltrazione delle acque superficiali<br />
nel corpo di frana, possono portare alla formazione di ristagni superficiali,<br />
agenti come sovraccarichi sul pendio.<br />
La variazione delle forze normali e tangenziali agenti sulla superficie del<br />
concio è data da:<br />
(51) Sn = yw x hw x sin a ;<br />
(52) St = yw x hw x cos a;<br />
98
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con<br />
yw = peso di volume dell'acqua;<br />
hw = altezza dell'acqua nella tension crack;<br />
a = inclinazione della base del concio.<br />
Va ricordato anche che fratture di trazione superficiali possono formarsi in<br />
terreni coesivi per essiccazione.<br />
Effetto dell'acqua sulla stabiltà dei versanti.<br />
Come è possibile constatare dall'osservazione delle formule utilizzate nei<br />
metodi dell'equilibrio limite (vedi eq. 8, 9, 12, 17), la falda viene fatta<br />
intervenire nel calcolo in due modi:<br />
• attraverso l'introduzione del carico idrostatico in diminuzione delle forze<br />
normali agenti sulla base del concio;<br />
• attraverso l'utilizzo nelle verifiche del peso di volume immerso del<br />
terreno.<br />
Attenzione.<br />
Occorre non confondere il peso di volume immerso del terreno con il peso<br />
di volume saturo.<br />
Il peso di volume saturo è dato dalla somma del peso per unità di volume<br />
dello scheletro solido del terreno e del peso dell'acqua gravitativa infiltrata<br />
nei pori beanti dello stesso.<br />
Il peso di volume immerso è uguale invece al peso di volume saturo<br />
diminuito dalla spinta di galleggiamento.<br />
Per esempio, se il peso di volume saturo del terreno è uguale a 2 t/mc ed il<br />
peso di volume dell'acqua è 1 t/mc, il peso di volume immerso del terreno<br />
sarà dato da:<br />
peso di volume saturo - peso di volume dell'acqua = 2 -1 = 1<br />
Nel caso in cui siano presenti carichi idraulici superficiali (corsi d'acqua,<br />
laghi, ristagni ecc...) la superficie del pendio, a favore della sicurezza, può<br />
essere considerata permeabile. Questo comporta che il terreno costituente il<br />
pendio venga considerato saturo e trattato come se si fosse in presenza di<br />
falda. Ciò, da un punto di vista del calcolo porta ad una parziale<br />
99
FORMULA GEO VER.2.0<br />
compensazione dell'effetto, generalmente stabilizzante (perchè di solito<br />
applicati al piede del versante) dei carichi idraulici superficiali.<br />
Un caso particolare è quello costituito da pendii dove la circolazione idrica<br />
sia limitata a livelletti di terreno più permeabili di spessore limitato e dove<br />
quindi non sia possibile individuare una vera e propria falda. In questi casi<br />
trattare le venute d'acqua come falda, disegnando una superficie di<br />
filtrazione continua, può condurre ad errori grossolani. Questi errori nel caso<br />
di terreno con phi>0 (condizioni drenate) sono a favore della sicurezza, ma<br />
in terreni con phi=0 (condizioni non drenate) risultano al contrario a sfavore<br />
della sicurezza. Si consideri, per esempio, un pendio costituito<br />
prevalentemente da terreni argillosi: nel caso phi=0, utilizzando per<br />
semplicità la relazione di Fellenius, l'eq. (8) diventerà:<br />
(53) Fsic = ΣCi Lconcio(i) / Σ Wconcio(i) sen αi .<br />
Effettuando la verifica in assenza di falda e poi ripetendola con la falda si<br />
noterà che il coefficiente di sicurezza tenderà ad aumentare, in contrasto<br />
con quello che indica l'esperienza. Da una punto numerico il risultato si<br />
spiega con il fatto che in presenza di falda, mentre il numeratore della (53)<br />
non viene modificato, il denominatore risulterà diminuito, e quindi il<br />
coefficiente di sicurezza aumentato, per l'utilizzo nel calcolo del peso di<br />
volume immerso del terreno.<br />
In questa situazione si consiglia di effettuare la verifica in assenza di falda e<br />
di introdurre l'effetto della circolazione idrica limitata, diminuendo il valore<br />
della coesione, per effetto del rammollimento del terreno, ed aumentando il<br />
peso di volume del terreno, per tener conto della sua parziale saturazione.<br />
Metodi di analisi probabilistica.<br />
Introduzione.<br />
In una verifica di stabilità di pendii in terra la maggior fonte<br />
d'indeterminazione è costituita dalla caratterizzazione meccanica del<br />
terreno, in partcolare dalla stima dei parametri coesione e angolo di<br />
resistenza al taglio ( o angolo d'attrito).<br />
Nei metodi dell'equilibrio limite spesso i parametri geotecnici utilizzati nel<br />
calcolo sono ricavati facendo una media ponderata fra i dati ottenuti dalle<br />
misure eseguite in situ o in laboratorio. La dispersione dei valori che si<br />
osserva in molti casi non è trascurabile, per cui la scelta delle grandezze da<br />
100
FORMULA GEO VER.2.0<br />
inserire nel calcolo può diventare problematica. In queste situazioni è<br />
preferibile far seguire la verifica condotta con un metodo deterministico,<br />
cioè con uno dei metodi dell'equilibrio limite, da un'analisi di tipo<br />
probabilistico, che fornisca un'idea dell'influenza della dispersione dei dati<br />
geotecnici sul valore del coefficiente di sicurezza.<br />
Metodi di Montecarlo applicati alla verifica di stabilita'.<br />
I metodi di Montecarlo si basano sulla generazione di numeri casuali, scelti<br />
in determinati intervalli, che godano nel complesso di proprieta' statistiche.<br />
Fra le varie applicazioni possibili di tali metodi, vi e' quella detta 'del<br />
campionamento' che consiste nel dedurre proprieta' generali di un insieme<br />
grande, studiandone solo un sottoinsieme casuale, giudicato rappresentativo<br />
dell' insieme stesso. E' evidente che maggiori saranno le dimensioni del<br />
campione random, piu' rappresentative saranno le proprieta' dedotte.<br />
Nel caso di applicazione del metodo alla verifica di stabilità di pendii in<br />
terra, la procedura da seguire potrebbe essere la seguente:<br />
• si genera la distribuzione delle variabili aleatorie coesione e angolo<br />
d'attrito misurate in situ o in laboratorio, supponendo che sia di tipo<br />
gaussiano ( cioè rappresentate da una curva a campana, con il valore<br />
centrale corrispondente al valore medio);<br />
• attraverso un generatore di numeri casuali, si crea una serie, estesa<br />
quanto si vuole, di valori numerici compresi fra 0 e 1;<br />
• si associa ad ogni valore numerico casuale della serie un valore della<br />
coesione e dell'angolo d'attrito, rispettando la curva di distribuzione<br />
delle probabilità di queste due grandezze (facendo cioè in modo che la<br />
frequenza con cui un certo parametro viene chiamato nel calcolo sia<br />
uguale alla sua probabilità ricavata dalla curva gaussiana di probabilità<br />
del parametro stesso); in questo modo si trasforma la serie di numeri<br />
casuali generati nel punto precedente in una serie di coppie di valori di c<br />
e ϕ;<br />
• scelto un metodo deterministico di calcolo, si esegue la verifica di<br />
stabilità con tale metodo per ogni coppia di valori di c e ϕ , ricavando il<br />
rispettivo coefficiente di sicurezza F s ;<br />
• si crea la curva di distribuzione della frequenza dei valori di F s ottenuti,<br />
per esempio sottoforma di istogramma, visualizzando l'andamento di tali<br />
coefficienti rispetto ad un valore di riferimento (per es. rispetto al valore<br />
di <strong>Le</strong>gge 1,3).<br />
101
FORMULA GEO VER.2.0<br />
L'aspetto del grafico della distribuzione di F s consente di valutare se la<br />
dispersione dei valori di c e ϕ misurata influisce in maniera significativa sul<br />
calcolo della stabilità del versante. Nel caso, per esempio, in cui il valore<br />
medio di F s sia maggiore di 1.3, ma una percentuale significativa delle<br />
verifiche effettuate con il metodo di Montecarlo ricada sotto tale limite, si<br />
può trarre la conclusione che la dispersione dei parametri geotecnici sia<br />
eccessiva e non permetta di fornire una risposta precisa al problema della<br />
stabilità del versante: in questo caso si rende necessaria una migliore<br />
caratterizzazione geotecnica del terreno.<br />
Il metodo di Montecarlo può essere impiegato anche per retro-analisi di<br />
stabilità. Costruendo infatti a tentativi delle curve di distribuzione ipotetiche<br />
di c e ϕ, si può stimare per quale intervallo di questi valori il pendio risulta<br />
stabile. Il confronto fra la distribuzione dei parametri geotecnici ipotizzata e<br />
quella misurata permette di trarre delle conclusioni sulla stabilità globale del<br />
pendio.<br />
Il metodo di Montecarlo richiede, per consentire di ottenere delle<br />
distribuzioni di F s valide, che venga generato un numero sufficientemente<br />
elevato di coppie di parametri c e ϕ, dalle quali ricavare il corrispondente<br />
valore di F s . Normalmente per ottenere distribuzioni stabili del coefficiente<br />
di sicurezza sono necessarie alcune centinaia di verifiche. Il raggiungimento<br />
della stabilità delle curve di distribuzione può essere valutato, applicando il<br />
metodo di Montecarlo su due insiemi di verifiche e confrontando quindi le<br />
relative distribuzioni con il test del χ 2 .<br />
Metodo di Rosemblueth applicato alla verifica di stabilità.<br />
Il metodo di Rosemblueth, applicato allla verifica di stabilità di un pendio in<br />
terra, consente di ricavare il valore più probabile del coefficiente di<br />
sicurezza ( valore medio) ed un'indicazione della sua dispersione (scarto<br />
quadratico medio).<br />
Si possono utilizzare anche in questo caso come variabili casuali i parametri<br />
c e ϕ, supponendo una loro distribuzione gaussiana simmetrica (cioè a curva<br />
a campana con i tratti di sinistra e di destra simmetrici rispetto al valore<br />
centrale).<br />
Il procedimento da seguire è il seguente:<br />
• dai dati misurati in situ o in laboratorio, si calcoli il valore medio di c e<br />
ϕ (c m e ϕ m ) e i rispettivi scarti quadratici medii (s c e s ϕ );<br />
102
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• utilizzando uno dei metodi dell'equilibrio limite, si calcoli il coefficiente<br />
di sicurezza relativo alle seguenti combinazioni di parametri:<br />
1. ( c = c m + s c ϕ = ϕ m + s ϕ )⇒ F s1<br />
2. ( c = c m + s c ϕ = ϕ m - s ϕ )⇒ F s2<br />
3. ( c = c m - s c ϕ = ϕ m + s ϕ )⇒ F s3<br />
4. ( c = c m - s c ϕ = ϕ m - s ϕ )⇒ F s4<br />
• si calcoli quindi il valore medio di F s attraverso la relazione:<br />
(54) F m = ( F s1 +F s2 + F s3 + F s4 ) / 4;<br />
e lo scarto quadratico medio con la formula:<br />
(55) S F =0.5 x √ ( F s1 2 +Fs2 2 + Fs3 2 + Fs4 2 ).<br />
Anche in questo caso il risultato può essere visto come un'indicazione<br />
dell'influenza della dispersione dei parametri geotecnici sulla stabilità del<br />
versante: un elevato valore di S F può indicare una non sufficiente<br />
caratterizzazione geotecnica del terreno, fatto di cui tener conto in particolar<br />
modo quando il valore di F m sia prossimo al valore di 1.3. Il coefficiente di<br />
sicurezza potrà quindi essere espresso come segue:<br />
(56) F s = F m ± S F;<br />
indicando che il coefficiente di sicurezza può variare nell'intervallo<br />
compreso fra F s = F m - S F e F s = F m + S F.<br />
103
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Casi particolari<br />
Pendio illimitato<br />
Nel caso di con una frana di scorrimento allungata dove l’influenza delle porzioni del piede<br />
e della testa sono trascurabili possono essere utili per il calcolo del coefficiente di sicurezza<br />
le equazioni del pendio illimitato.<br />
Il fattore di sicurezza ha la seguente espressione :<br />
dove:<br />
ϕ = angolo d’attrito interno;<br />
β = inclinazione del pendio.<br />
tg<br />
Fs =<br />
tg<br />
ϕ<br />
β<br />
Tale espressione è valida per terreno incoerente asciutto e per terreno immerso in acqua in<br />
quiete.<br />
In uno scorrimento esteso, caratteristico di tipi di movimenti che avvengono dove un<br />
mantello di materiale viene eroso dagli agenti atmosferici o una lamina di materiale si<br />
sposta sopra un materiale molto più coerente ad una certa profondità, è probabile che il<br />
flusso sia parallelo alla superficie del pendio. In questo caso l’espressione del coefficiente<br />
di sicurezza diventa la seguente :<br />
dove:<br />
γ' cosβtgϕ<br />
Fs =<br />
sen β γ ' γ<br />
( + )<br />
ϕ = angolo d’attrito interno;<br />
β = inclinazione del pendio;<br />
γ’ = peso di volume immerso del terreno;<br />
γw = peso di volume dell’acqua.<br />
Nel caso di terreno coerente l’espressione del coefficiente di sicurezza diventa :<br />
dove:<br />
ϕ = angolo d’attrito interno;<br />
β = inclinazione del pendio;<br />
γ = peso di volume del terreno;<br />
c = coesione.<br />
c cosβ<br />
Fs =<br />
γ ( tgβ − tgϕ)<br />
w<br />
104
FORMULA GEO VER.2.0<br />
3.5.2 Metodo di Taylor<br />
Il metodo di Taylor permette di ricavare per un determinato valore di ϕ (angolo di attrito<br />
interno) e di β (inclinazione del pendio) l’altezza critica, Hc, del pendio che si rompe con<br />
un cerchio passante per il piede del pendio.<br />
La formula di Taylor è la seguente :<br />
Hc Ns c<br />
= ⋅ γ<br />
dove:<br />
Ns = fattore di stabilità in funzione di ϕ e di β;<br />
c = coesione;<br />
γ = peso di volume del terreno.<br />
Ns è un numero puro e può essere ricavato dal grafico di Fig. 3.4.<br />
105
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Nel caso ϕ sia uguale a zero (argilla molle normalmente consolidata o sottoconsolidata<br />
poggiante su uno strato di terreno molto compatto), per ricavare Hc si può utilizzare ancora<br />
la (3.50), nella quale però Ns dipende da β e dal fattore di profondità nd, che ha la seguente<br />
espressione:<br />
H1 + H<br />
nd =<br />
H<br />
dove H è l’altezza del pendio dal p.c. e H1 la profondità del piede del versante dallo starto<br />
compatto. In questo caso Ns viene ricavato dal grafico di Fig. 3.5.<br />
106
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Se β>53° il franamento avviene con un cerchio al piede. Se β
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Classificazione dei fenomeni franosi<br />
La classificazione dei fenomeni franosi<br />
più usata e utile per i suoi criteri di<br />
scientificità e praticità, è la<br />
classificazione di Varnes(1978).Tale<br />
classificazione è basata sul tipo di<br />
movimento tra corpo di frana e terreno<br />
in posto al quale sono legate sia la forma<br />
della superficie di scorrimento, sia<br />
quella del corpo di frana. Il tipo di<br />
movimento può essere determinato con<br />
relativa facilità e senza grandi incertezze<br />
attraverso osservazioni di superficie o<br />
con indagini speditive nel sottosuolo.<br />
Un’importante ragione della popolarità<br />
della classificazione di Varnes sono i<br />
diagrammi dei movimenti franosi che la<br />
accompagnano.<br />
Varnes fa riferimento agli “slope<br />
movements” (movimenti di versante), e<br />
include inoltre alcuni fenomeni che non<br />
possono considerarsi frane in senso<br />
stretto, quali le deformazioni lente<br />
superficiali o profonde dei pendii.<br />
Queste si differenziano per la velocità<br />
del movimento ma assumono una<br />
notevole importanza in quanto possono<br />
precedere movimenti franosi veri e<br />
propri.<br />
La classificazione di Varnes comprende<br />
sei classi :<br />
1. Crolli. Il movimento avviene<br />
prevalentemente nell’aria, il<br />
fenomeno comprende la caduta<br />
libera, salti, rimbalzi, rotolamento di<br />
frammenti di roccia o di terreno<br />
sciolto.<br />
2. Ribaltamenti. In questo caso si<br />
sviluppano forze che causano un<br />
movimento ribaltante attorno ad un<br />
punto di rotazione situato al di sotto<br />
del baricentro della massa<br />
interessata.<br />
3. Scorrimenti. Si tratta di spostamenti<br />
per taglio lungo una o più superfici ;<br />
tali superfici sono visibili e possono<br />
essere ricostruite. Gli scorrimenti si<br />
distinguono in rotazionali e<br />
traslativi: i primi sono dovuti a forze<br />
che producono un momento di<br />
rotazione attorno ad un punto posto<br />
sopra del centro di gravità della<br />
massa. Gli scorrimenti traslativi si<br />
verificano in prevalenza lungo una<br />
superficie piana o debolmente<br />
ondulata la quale corrisponde spesso<br />
a discontinuità strutturali (faglie,<br />
giunti di fessurazione o<br />
stratificazione, passaggi tra strati di<br />
litologia diversa, contatto fra roccia<br />
n posto e detrito sovrastante).<br />
4. Espansioni laterali. Sono movimenti<br />
diffusi in masse fratturate. Spesso<br />
l’espansione laterale della roccia o<br />
del terreno sciolto è dovuta alla<br />
liquefazione o alle deformazioni<br />
plastiche del materiale sottostante.<br />
Alcune volte invece, prevalentemente<br />
in roccia, non si riconosce né una<br />
superficie basale di scivolamento, né<br />
una zona di deformazioni plastiche<br />
definite.<br />
5. Colamenti. In ammassi rocciosi si<br />
verificano deformazioni continue, sia<br />
superficiali che profonde. I<br />
movimenti differenziali che si<br />
sviluppano sono lenti e possono<br />
avvenire lungo più superfici di taglio,<br />
provocare piegamenti o<br />
rigonfiamenti. Nei terreni sciolti i<br />
movimenti sono simili a quelli dei<br />
fluidi viscosi. <strong>Le</strong> superfici di<br />
108
FORMULA GEO VER.2.0<br />
scorrimento nella massa che si<br />
muove non sono visibili o hanno<br />
breve durata. Il limite tra la massa in<br />
movimento e il materiale in posto può<br />
essere una superficie netta di<br />
movimento differenziale oppure una<br />
zona di scorrimenti distribuiti. Il<br />
movimento varia da estremamente<br />
lento a estremamente rapido.<br />
6. Fenomeni complessi. Il movimento<br />
risulta dalla combinazione di due o<br />
più dei cinque tipi principali sopra<br />
descritti. Molte sono le frane<br />
complesse ma in genere un tipo di<br />
movimento predomina sugli altri.<br />
Ogni classe è ulteriormente suddivisa in<br />
base al tipo di materiale interessato dal<br />
fenomeno franoso per un totale di<br />
diciotto tipi.<br />
88
FORMULA GEO VER.2.0<br />
89
FORMULA GEO VER.2.0<br />
90
FORMULA GEO VER.2.0<br />
STIMA DELL’INTENSITA’ CRITICA DI PRECIPITAZIONE METEORICA PER<br />
L’INNESCO DI FRANE IN COLTRI DETRITICHE<br />
Stima della curva di possibilità climatica.<br />
Partendo dai dati pluviometrici forniti da una stazione di misura, è possibile eseguire le<br />
elaborazioni necessarie per ottenere le curve che descrivono l’altezza delle precipitazioni<br />
(h) in funzione della loro durata (t). L’equazione che collega queste due variabili ha la<br />
seguente forma:<br />
h (mm) = a t n ;<br />
dove a = variabile funzione del tempo di ritorno;<br />
n = costante per un dato valore di t;<br />
e prende il nome di curva segnalatrice di possibilità climatica o pluviometrica.<br />
Tale equazione permette, per esempio, di calcolare l’altezza meteorica (h) relativa ad una<br />
precipitazione di 30 minuti (t), con un tempo di ritorno di 10 anni.<br />
I dati pluviometrici necessari al calcolo sono reperibili sugli Annali Idrologici delle stazioni<br />
pluviografiche. Su tali documenti vengono generalmente fornite, in forma di tabella, le<br />
massime precipitazioni registrate anno per anno, per determinate durate di riferimento.<br />
Normalmente si distinguono i dati relativi alle precipitazioni con durata inferiore ad 1 ora<br />
(piogge di notevole intensità e breve durata), da quelle di durata superiore. <strong>Le</strong> durate di<br />
riferimento sono generalmente standard, prendendo in considerazione durate di 10, 15,<br />
30, 45 minuti, nel caso di piogge brevi ed intense, e di 1, 3, 6, 12 e 24 ore nel caso di<br />
precipitazioni orarie.<br />
N t = 10 minuti t = 15 t = 30 t = 45 minuti anno<br />
.<br />
minuti minuti<br />
1 17.0 19.0 22.4 30.4 1985<br />
2 10.6 14.2 21.0 29.6 1986<br />
3 5.4 7.8 15.8 30.2 1987<br />
4 9.2 10.4 23.0 35.8 1988<br />
Tabella 1 - precipitazioni di durata inferiore a 1 h.<br />
N<br />
.<br />
t = 1 h t = 3 h t = 6 h t = 12 h t = 24 h anno<br />
1 10.0 20.0 22.0 33.4 43.4 1985<br />
2 37.0 38.0 39.8 39.8 41.0 1986<br />
3 28.0 31.2 31.2 43.8 61.2 1987<br />
4 54.0 68.6 71.2 71.2 71.2 1988<br />
Tabella 2 - precipitazioni di durata superiore a 1 h.<br />
Una stima sufficientemente attendibile della curva segnalatrice di possibilità climatica<br />
richiede l’utilizzo di registrazioni che coprano almeno un intervallo di 30-35 anni. Minore<br />
l’intervallo di registrazione minore l’attendibilità dei risultati.<br />
Volendo ricavare le curve relative a precipitazioni di durata superiore ad un’ora (Tabella 2),<br />
bisogna procedere come segue:<br />
91
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• per ogni durata di riferimento, si ordinano e si numerano i valori delle precipitazioni<br />
ricavati dagli Annali Idrologici, regolarizzati con il metodo di Gumbel (vedi di seguito), in<br />
senso decrescente, ponendo quindi i valori massimi registrati per ogni intervallo di<br />
tempo sulla prima riga della tabella, quelli minini sull’ultima; di conseguenza, se per<br />
esempio l’intervallo di registrazione è di 30 anni, la prima riga sarà indicata con il<br />
numero 30, l’ultima con il numero 1.<br />
• utilizzando i dati di ogni riga e impostando un calcolo di regressione, si ricavano i valori<br />
dei parametri a e n relativi ad ogni anno; il numero identificativo di ogni riga rappresenta<br />
il tempo di ritorno dell’evento meteorico; nel caso, per esempio, di un’intervallo di<br />
registrazione di 30 anni, si ricavano 30 curve segnalatrici di possibilità climatica ( quindi<br />
30 valori di a e di n); i parametri a e n relativi alla prima riga sono quelli riferiti ad eventi<br />
meteorici di durata inferiore ad 1 h con tempo di ritorno di 30 anni, quelli dell’ultima riga<br />
ad eventi meteorici con tempo di ritorno di 1 anno.<br />
Lo stesso va adottato per durate pluviometriche inferiori ad 1 h (Tabella 1), quando questa<br />
è disponibile.<br />
Ricavate le curve, si potrà notare che, mentre n rimane più o meno costante, il parametro<br />
a tende ad assumere valori differenti in funzione del tempo di ritorno, tendendo a crescere<br />
con esso.<br />
Attraverso procedure statistiche è possibile ricavare stime del parametro a anche per<br />
tempi di ritorno superiori al numero massimo di registrazioni annuali disponibili.<br />
Il metodo statistico utilizzato generalmente è quello di Gumbel. Di seguito viene esposta la<br />
procedura da seguire.<br />
• Eseguito il calcolo delle curve segnalatrici di possibilità climatica per gli N anni di cui si<br />
dispongono le registrazioni pluviometriche, si ordinano i valori di a ricavati in ordine<br />
crescente, attribuendo il numero 1 al valore massimo, il valore N a quello minimo.<br />
• Si calcolano gli N rapporti:<br />
Pi = i / (N + 1);<br />
con i compreso fra 1 e N. Questi rapporti indicano la probabilità che il corrispondente<br />
valore di a non venga raggiunto o superato. I valori di Pi ricavati permettono di definire la<br />
scala dei tempi di ritorno:<br />
Ti = 1 / (1 - Pi).<br />
• Si riportano le N coppie di valori (Ti, ai) in un diagramma semilogaritmico (l’ asse X -<br />
l’asse dei tempi di ritorno - va costruito in scala logaritmica), interpolando fra i punti una<br />
retta: il diagramma consente di ricavare il valore di a per qualsiasi tempo di ritorno.<br />
Per ottenere, per esempio, l’altezza di precipitazione per un evento meteorico di durata<br />
corrispondente a 1,3 ore, con tempo di ritorno di 50 anni, si procede come segue:<br />
dal diagramma Tempo di ritorno - Parametro a si ricava il valore di a corrispondente ad un<br />
tempo di ritorno di 50 anni;<br />
1. si calcola il parametro n facendo la media dei valori di n ottenuti dalle curve segnalatrici<br />
di possibilità pluviometrica;<br />
2. si introducono infine i valori di a e n nella relazione h = a x t n ; ponendo t = 1.3 ore.<br />
92
FORMULA GEO VER.2.0<br />
E’ evidente che l’estrapolazione del parametro a non deve andare troppo oltre il periodo di<br />
registrazione.<br />
93
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Prove di permeabilità.<br />
Introduzione<br />
Nei materiali sciolti, permeabili per porosità, nei quali è verificata la legge di Darcy, la<br />
permeabilità si esprime attraverso il coefficiente di permeabilità k che ha le dimensioni di<br />
cm/s o m/s. Nelle rocce, permeabili per fessurazione, nelle quali non è valida la legge di<br />
Darcy, la permeabilità si indica attraverso il valore degli assorbimenti d’acqua misurati in<br />
fori di sonda, espressi in litri assorbiti per ogni metro di lunghezza di foro, e della<br />
pressione usata nella prova. Talvolta il coefficiente k è usato per definire la permeabilità<br />
degli ammassi rocciosi, ma assume in questo caso un significato orientativo.<br />
Il coefficiente di permeabilità di un terreno viene sempre determinato con difficoltà e<br />
presenta spesso un notevole grado di incertezza; i valori sperimentali , salvo nei casi in cui<br />
il terreno è omogeneo ed isotropo, sono infatti affetti da errori che possono anche essere<br />
di un intero di grandezza.<br />
La scelta del metodo di prova va effettuata in funzione del tipo di terreno e della precisione<br />
desiderata.<br />
L’attendibilità delle prove, come suggerito dall’AGI nelle “Raccomandazioni sulla<br />
programmazione ed esecuzione delle indagini geotecniche” (giugno 1977), può essere<br />
migliorata adottando i seguenti accorgimenti:<br />
• conoscenza della distribuzione delle pressioni neutre nel terreno prima della prova;<br />
• conoscenza esatta , per quanto possibile, del profilo stratigrafico;<br />
• realizzazione con la prova di condizioni di moto laminare in regime permanente;<br />
• adozione in tutte le prove che comportano immissione d’acqua nel terreno, di acqua<br />
limpida.<br />
Prove in pozzetto.<br />
<strong>Le</strong> prove in pozzetto sono adatte soprattutto per terreni granulari e forniscono una<br />
valutazione della permeabilità dei terreni superficiali al di sopra del livello di falda.<br />
Vengono eseguite in pozzetti cilindrici o a base quadrata con pareti verticali o inclinate.<br />
Si dividono in:<br />
• prove a carico costante, effettuate cioè riempiendo d’acqua il pozzetto e misurando la<br />
portata necessaria per mantenere costante il livello;<br />
• prove a carico variabile, effettuate misurando la velocità di abbassamento in funzione<br />
del tempo.<br />
<strong>Le</strong> condizioni necessarie perchè le prove siano significative sono le seguenti:<br />
• il terreno deve essere saturato preventivamente in modo da stabilire un regime di flusso<br />
permanente;<br />
• la profondità del pozzetto deve essere pari a circa 1/7 dell’altezza del fondo dal livello di<br />
falda;<br />
• il diametro (o il lato di base) del pozzetto deve essere almeno 10 - 15 volte il diametro<br />
massimo dei granuli del terreno;<br />
• il terreno sia omogeneo, isotropo e con coefficiente di permeabilità<br />
k >10 -6 m/s<br />
94
FORMULA GEO VER.2.0<br />
A) Pozzetto circolare.<br />
Il coefficiente di permeabilità k viene calcolato con le seguenti relazioni:<br />
a) Prove a carico costante:<br />
q<br />
k =<br />
πdh<br />
con<br />
q = portata assorbita a livello costante;<br />
hm = altezza dell’acqua nel pozzetto (hm > d/4);<br />
d = diametro del pozzetto.<br />
b) Prove a carico variabile:<br />
con<br />
m<br />
( h2<br />
− h1<br />
)<br />
( t2<br />
t1)<br />
hm<br />
d<br />
k =<br />
32 −<br />
hm = altezza media dell’acqua nel pozzetto (hm > d/4);<br />
d = diametro del pozzetto;<br />
t2-t1 = intervallo di tempo;<br />
h2-h1 = variazione di livello dell’acqua nell’intervallo t2-t1 .<br />
B) Pozzetto quadrato.<br />
Il coefficiente di permeabilità k viene calcolato con le seguenti relazioni:<br />
a) Prove a carico costante:<br />
con<br />
q = portata assorbita a livello costante;<br />
h = altezza dell’acqua nel pozzetto (h > d/4);<br />
b = lato della base del pozzetto.<br />
b) Prove a carico variabile:<br />
q<br />
k =<br />
2⎛<br />
h ⎞<br />
b ⎜27<br />
+ 3⎟<br />
⎝ b ⎠<br />
h<br />
k =<br />
t<br />
2<br />
2<br />
− h1<br />
⎛ hm<br />
⎞<br />
1+<br />
⎜2<br />
⎟<br />
⎝ b ⎠<br />
−t<br />
1 ⎛ hm<br />
⎞<br />
⎜27<br />
+ 3⎟<br />
⎝ b ⎠<br />
95
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con<br />
hm = altezza media dell’acqua nel pozzetto (hm > d/4);<br />
b = lato della base del pozzetto.<br />
t2-t1 = intervallo di tempo;<br />
h2-h1 = variazione di livello dell’acqua nell’intervallo t2-t1 .<br />
96
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Prove in foro di sondaggio<br />
<strong>Le</strong> prove in foro di sondaggio permettono di determinare la permeabilità di terreni al di<br />
sopra o al di sotto del livello di falda. Possono essere eseguite durante la trivellazione del<br />
foro a diverse profondità oppure alla fine della trivellazione sul solo tratto terminale.<br />
Per l’esecuzione delle prove è necessario che:<br />
• le pareti della perforazione siano rivestite con una tubazione per tutto il tratto del<br />
sondaggio non interessato dalla prova;<br />
• nel caso di terreni che tendono a franare o a rifluire, il tratto di prova deve essere<br />
riempito con materiale filtrante di granulometria adatta ed isolato mediante un tampone<br />
impermeabile.<br />
<strong>Le</strong> prove si dividono in prove a carico costante o a carico variabile.<br />
A) Prove a carico costante.<br />
<strong>Le</strong> prove a carico costante si eseguono misurando la portata necessaria per mantenere<br />
costante il livello dell’acqua nel foro, in condizioni di regime costante. Si possono eseguire<br />
anche nel terreno al di sopra del livello di falda; in questo caso è necessario saturare<br />
preventivamente il terreno in modo da stabilire un regime di flusso permanente.<br />
1)Raccomandazioni A.G.I. (1977)<br />
Il coefficiente di permeabilità è dato dalla:<br />
con<br />
q = portata immessa;<br />
h = livello dell’acqua in foro;<br />
m = coefficiente di forma = 2,85D<br />
con D= diametro del foro<br />
(N.B.: per prove sopra il livello di falda, h è misurato rispetto alla base del foro).<br />
2) Hvorslev (1951) Wilkinson (1968)<br />
k =<br />
q<br />
mh<br />
Il coefficiente di permeabilità è sempre dato dalla:<br />
k =<br />
in questo caso però il coefficiente m assume valori differenti, in funzione delle condizioni di<br />
filtrazione, secondo la tabella:<br />
q<br />
mh<br />
97
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Condizioni Coefficiente<br />
Filtro sferico in terreno uniforme 2πD<br />
Filtro emisferico al confine con uno strato<br />
confinato<br />
πD<br />
Fondo filtrante piano al confine con uno strato<br />
confinato<br />
2D<br />
Fondo filtrante piano in terreno uniforme 2,<br />
75D<br />
Tubo parzialmente riempito al confine con uno 2D<br />
strato confinato<br />
8LKh<br />
1+<br />
πDK<br />
v<br />
Tubo parzialmente riempito in terreno uniforme 2,<br />
75D<br />
11LKh<br />
1+<br />
πDK<br />
v<br />
Filtro cilindrico al confine con uno strato<br />
3πL<br />
confinato<br />
2<br />
⎡3L<br />
⎛ 3L<br />
⎞ ⎤<br />
ln ⎢ + 1+<br />
⎜ ⎟ ⎥<br />
⎢⎣<br />
D ⎝ D ⎠ ⎥⎦<br />
Filtro cilindrico in terreno uniforme<br />
Dove:<br />
3πL<br />
2<br />
⎡3L<br />
⎛ 3L<br />
⎞ ⎤<br />
ln ⎢ + 1+<br />
⎜ ⎟ ⎥<br />
⎢⎣<br />
D ⎝ D ⎠ ⎥⎦<br />
L= Lunghezza del tratto filtrante;<br />
Kh= Permeabilità orizzontale del terreno;<br />
Kv= Permeabilità verticale del terreno.<br />
Nel caso non sia noto, il rapporto Kh/Kv può essere inserito in prima approssimazione<br />
uguale a 10.<br />
3) Zagar (1953)<br />
3a) Terreno saturo<br />
Si applica sempre la relazione:<br />
in questo caso però il coefficiente m assume i seguenti valori:<br />
m = 5,<br />
7r<br />
se il foro è aperto solo sul fondo;<br />
2<br />
⎛ L ⎞<br />
4πr<br />
⎜ ⎟ − 1<br />
⎝ 2r<br />
m =<br />
⎠ Se il foro è aperto anche lateralmente<br />
⎡<br />
2<br />
L<br />
⎤<br />
⎢<br />
⎛ L ⎞<br />
ln + ⎜ ⎟ −1⎥<br />
⎢2r<br />
⎥<br />
⎣<br />
⎝ 2r<br />
⎠<br />
⎦<br />
con r=raggio del foro e L=lunghezza del tratto filtrante.<br />
3b) Terreno non saturo<br />
k =<br />
q<br />
mh<br />
98
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Nel caso in cui il livello dell’acqua nel foro di prova sia ad una quota superiore rispetto al<br />
livello della falda, la relazione vista in precedenza non è più applicabile.<br />
Definiti Hu la differenza di quota fra il livello dell’acqua nel foro e il livello della falda e r’ il<br />
rapporto fra il raggio del foro e l’area della superficie filtrante, si calcola il parametro Y<br />
secondo la relazione:<br />
Y<br />
100h<br />
= −1<br />
, 0556 + 0,<br />
035<br />
dove h è l’altezza media dell’acqua nel foro rispetto al fondo del foro stesso. Nel caso<br />
risulti Log10(Hu/L)>Y, dove L è la lunghezza del tratto filtrante, per il calcolo di K si applica<br />
la relazione:<br />
dove C è fattore ricavabile dalla formula:<br />
q<br />
k =<br />
Cr'h<br />
Hu<br />
100L<br />
C = C1<br />
+ ( C2<br />
− C1)<br />
Log10<br />
h<br />
h<br />
C1 = 60,<br />
96 + 0,<br />
152<br />
r<br />
h<br />
C2 = 104,<br />
58 + 0,<br />
822<br />
r<br />
Nel caso invece in cui sia Log10(Hu/L)≤Y si applica la relazione:<br />
q<br />
k =<br />
⎛ r ⎞<br />
⎜C<br />
+ 4 ⎟r'<br />
( Hu<br />
+ h − L)<br />
⎝ r'<br />
⎠<br />
L<br />
dove C = 6 , 247 + 0,<br />
797<br />
r<br />
Si tenga presente che la procedura è in questo caso applicabile solo se sono verificate le<br />
condizioni h>5L e L>10r’.<br />
B) Prove a carico variabile.<br />
<strong>Le</strong> prove a carico variabile al di sotto del livello di falda si dividono in Prove di risalita e<br />
Prove di abbassamento. <strong>Le</strong> prove di risalita si eseguono abbassando il livello dell’acqua<br />
nel foro di un’altezza nota e misurando la velocità di risalita del livello. <strong>Le</strong> prove di<br />
abbassamento si eseguono riempiendo il foro d’acqua per un’altezza nota e misurando la<br />
velocità di abbassamento del livello. <strong>Le</strong> prove di abbassamento possono essere eseguite<br />
anche nel terreno al di sopra del livello di falda; in questo caso il terreno deve essere<br />
preventivamente saturato.<br />
1)Raccomandazioni A.G.I. (1977)<br />
99
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Per le prove a carico variabile il coefficiente di permeabilità è dato dalla:<br />
con<br />
k =<br />
C<br />
L<br />
A<br />
h<br />
ln<br />
h<br />
1<br />
( t2<br />
− t1<br />
) 2<br />
A = area di base del foro di sondaggio;<br />
h1 e h2 = altezza dei livelli d’acqua nel foro rispetto al livello della falda indisturbata o al<br />
fondo del foro stesso agli istanti t1 e t2;<br />
t1 e t2 = tempi ai quali si misurano h1 e h2;<br />
CL = coefficiente di forma dipendente dell’area del foro di sondaggio e dalla lunghezza del<br />
tratto di foro scoperto.<br />
Per il coefficiente CL sono suggeriti i seguenti valori:<br />
L >> d CL = L<br />
L≤ d CL = 2πd+L<br />
dove L è la lunghezza del tratto di foro scoperto e d il diametro del foro.<br />
4) Hvorslev (1951) Wilkinson (1968)<br />
Il coefficiente di permeabilità è sempre dato dalla:<br />
k =<br />
C<br />
L<br />
A<br />
h<br />
ln<br />
h<br />
1<br />
( t2<br />
− t1<br />
) 2<br />
in questo caso però il coefficiente CL assume valori differenti, in funzione delle condizioni<br />
di filtrazione, secondo la tabella:<br />
Condizioni Coefficiente<br />
Filtro sferico in terreno uniforme<br />
2πD<br />
Filtro emisferico al confine con uno strato<br />
confinato<br />
πD<br />
Fondo filtrante piano al confine con uno strato<br />
confinato<br />
2D<br />
Fondo filtrante piano in terreno uniforme 2,<br />
75D<br />
Tubo parzialmente riempito al confine con uno 2D<br />
strato confinato<br />
8LKh<br />
1+<br />
πDK<br />
v<br />
Tubo parzialmente riempito in terreno uniforme 2,<br />
75D<br />
11LKh<br />
1+<br />
πDK<br />
v<br />
Filtro cilindrico al confine con uno strato 3πL<br />
confinato<br />
2<br />
⎡3L<br />
⎛ 3L<br />
⎞ ⎤<br />
ln ⎢ + 1+<br />
⎜ ⎟ ⎥<br />
⎢⎣<br />
D ⎝ D ⎠ ⎥⎦<br />
100
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Filtro cilindrico in terreno uniforme<br />
Dove:<br />
Lunghezza del tratto filtrante;<br />
L=<br />
Kh= Permeabilità orizzontale del terreno;<br />
Kv= Permeabilità verticale del terreno.<br />
3πL<br />
2<br />
⎡3L<br />
⎛ 3L<br />
⎞ ⎤<br />
ln ⎢ + 1+<br />
⎜ ⎟ ⎥<br />
⎢⎣<br />
D ⎝ D ⎠ ⎥⎦<br />
Nel caso non sia noto, il rapporto Kh/Kv può essere inserito in prima approssimazione<br />
uguale a 10.<br />
5) Zagar (1953)<br />
Si applica la relazione:<br />
⎛ h h ⎞ 2 − 1<br />
r<br />
⎜<br />
t t ⎟<br />
2<br />
π<br />
k<br />
⎝ 2 − 1<br />
=<br />
⎠<br />
m h<br />
dove r è il raggio del foro e hm la profondità media dell’acqua nel foro.<br />
Il coefficiente m assume i seguenti valori:<br />
m = 5,<br />
7r<br />
se il foro è aperto solo sul fondo;<br />
2<br />
⎛ L ⎞<br />
4πr<br />
⎜ ⎟ − 1<br />
⎝ 2r<br />
m<br />
⎠<br />
=<br />
Se il foro è aperto anche lateralmente<br />
⎡<br />
2<br />
L<br />
⎤<br />
⎢<br />
⎛ L ⎞<br />
ln + ⎜ ⎟ −1⎥<br />
⎢2r<br />
⎥<br />
⎣<br />
⎝ 2r<br />
⎠<br />
⎦<br />
con r=raggio del foro e L=lunghezza del tratto filtrante.<br />
3.2.4 Stima della permeabilità da analisi granulometriche.<br />
Esistono in letteratura numerose correlazioni empiriche che permettono di stimare la<br />
permeabilità di un mezzo poroso, passando attraverso l’analisi della curva granulometrica.<br />
Pur non potendo sostituire le determinazioni in sito, tali formule possono essere utili per<br />
una prima determinazione di k in terreni sabbiosi. Di seguito vengono elencate e descritte<br />
le dieci relazioni più usate, indicando per ognuna di essa il campo di applicabilità. Tutte,<br />
per semplicità, vengono espresse nella forma:<br />
( / )<br />
e C<br />
g<br />
K m s = φ<br />
v<br />
2 ( ) d n<br />
dove:<br />
g =accelerazione di gravità=9,81 (m/s 2 );<br />
v =coefficiente di viscosità dell’acqua, variabile in funzione della<br />
m<br />
101
FORMULA GEO VER.2.0<br />
temperatura, secondo la seguente tabella:<br />
T (°C) 0 5 10 15 20 30 50<br />
V<br />
(mq/s)<br />
1,78<br />
10 -6<br />
1,52<br />
10 -6<br />
1,31<br />
10 -6<br />
1,14<br />
10 -6<br />
C = costante;<br />
φ(n) = funzione della porosità del terreno;<br />
= diametro efficace dei granuli.<br />
de<br />
1,01<br />
10 -6<br />
0,81<br />
10 -6<br />
0,55<br />
10 -6<br />
<strong>Le</strong> formule presentate differiscono fra loro per i diversi valori adottati delle grandezze C,<br />
φ(n) e de.<br />
Si ricorda infine che la porosità del terreno può essere stimata in prima approssimazione<br />
attraverso la relazione empirica:<br />
n = 0 , 255 +<br />
η ( 1 0,<br />
83 )<br />
dove η= d60/d10 è il coefficiente di uniformità del terreno.<br />
1. Formula di Hazen.<br />
Nella formula di Hazen le grandezze da introdurre nella relazione di calcolo di K assumono<br />
i seguenti valori:<br />
C =6 10 -4<br />
φ(n) = [ 1+ 10(<br />
n − 0,<br />
26)<br />
]<br />
de =d10<br />
La formula è applicabile nelle seguenti condizioni:<br />
0,1 mm < de < 3 mm e η
FORMULA GEO VER.2.0<br />
⎛ n − 0,<br />
13⎞<br />
φ(n) = ⎜ ⎟<br />
3<br />
⎝ 1−<br />
n ⎠<br />
de =d10<br />
2<br />
La formula è applicabile nel caso di sabbie grossolane.<br />
4. Formula di Beyer.<br />
Nella formula di Beyer le grandezze da introdurre nella relazione di calcolo di K assumono<br />
i seguenti valori:<br />
C =6 10 -4 Log10 (500/η)<br />
φ(n) =1<br />
de =d10<br />
La formula è applicabile nelle seguenti condizioni:<br />
0,06 mm < de < 0,6 mm e 1
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Nella formula di Kozeny le grandezze da introdurre nella relazione di calcolo di K<br />
assumono i seguenti valori:<br />
C =8,3 10 -3<br />
φ(n) = ( ) 2<br />
3<br />
n<br />
1− n<br />
g d<br />
3 Δgi<br />
di<br />
+ di<br />
1/de = + ∑Δgi<br />
dove Δgi è la frazione di peso del<br />
g d<br />
2 di<br />
2di<br />
di<br />
campione compresa fra il diametro maggiore e minore (di g e<br />
di d ) dei granuli del passante i-esimo<br />
La formula è applicabile nel caso di sabbie grossolane.<br />
8. Formula di Zunker.<br />
Nella formula di Zunker le grandezze da introdurre nella relazione di calcolo di K<br />
assumono i seguenti valori:<br />
C<br />
=2,4 10 -3 per sabbie uniformi con granuli arrotondati<br />
=1,4 10 -3 per sabbie grossolane con granuli arrotondati<br />
=1,2 10 -3 per sabbie eterogenee<br />
=0,7 10 -3 per sabbie eterogenee, argillose con granuli a spigoli vivi<br />
in alternativa si può inserire un valore medio di 1,55 10 -3<br />
φ(n)<br />
⎛ n ⎞<br />
= ⎜ ⎟<br />
⎝1−<br />
n ⎠<br />
1/de<br />
3 Δgi<br />
= +<br />
2 d<br />
i<br />
2<br />
∑<br />
Δgi<br />
d<br />
g<br />
i<br />
d<br />
d<br />
i<br />
d<br />
g<br />
− d<br />
i i<br />
g d<br />
( ln d − ln d )<br />
i<br />
d<br />
i<br />
dove Δgi è la frazione di<br />
peso del campione compresa fra il diametro maggiore e minore<br />
(di g e di d ) dei granuli del passante i-esimo<br />
La formula è applicabile nel caso di sabbie da fini a grossolane.<br />
9. Formula di Zamarin.<br />
Nella formula di Zamarin le grandezze da introdurre nella relazione di calcolo di K<br />
assumono i seguenti valori:<br />
C =8,3 10 -3<br />
n<br />
φ(n) = ( 1−<br />
n)<br />
3<br />
( 1,<br />
275−<br />
1,<br />
5n)2<br />
2<br />
g<br />
3 Δgi<br />
ln di<br />
− ln di<br />
1/de = + ∑Δgi<br />
g d<br />
2 d<br />
d − d<br />
i<br />
i<br />
i<br />
d<br />
dove Δgi è la frazione di peso del<br />
campione compresa fra il diametro maggiore e minore (di g e<br />
di d ) dei granuli del passante i-esimo<br />
La formula è applicabile nel caso di sabbie grossolane.<br />
10. Formula USBR.<br />
104
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Nella formula USBR le grandezze da introdurre nella relazione di calcolo di K assumono i<br />
seguenti valori:<br />
C =4,8 10 -4 d20 0,3<br />
φ(n) =1<br />
de =d20<br />
La formula è applicabile nel caso di sabbie medie con η< 5.<br />
105
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Stima dell’intensità e della durata critica di precipitazione per l’innesco di movimenti<br />
franosi in coltri detritiche.<br />
Stima dello spessore critico di una copertura detritica.<br />
I movimenti franosi che coinvolgono coperture detritiche in senso lato, cioè quei depositi<br />
derivanti dal disfacimento meteorico e dalla frammentazione meccanica del substrato<br />
roccioso, in genere sono caratterizzati da una notevole estensione in senso longitudinale<br />
rispetto allo spessore del materiale coinvolto. Tale tipo di frana può essere analizzato in<br />
maniera efficace attraverso il metodo del pendio illimitato (Skempton, 1957), supponendo<br />
cioè una superficie di scivolamento piana, parallela al profilo topografico e di lunghezza<br />
indefinita. Un’altra osservazione è che spesso la mobilitazione del detrito avviene in<br />
seguito a saturazione del materiale in corrispondenza di eventi meteorici intensi. E’<br />
possibile, utilizzando la relazione di Skempton nel caso di terreni saturi, valutare lo<br />
spessore della coltre detritica necessario per raggiungere la condizione di equilibrio limite<br />
(forze stablizzanti=forze instabilizzanti). In questa situazione il coefficiente di sicurezza<br />
calcolato con la formula del pendio illimitato è uguale a 1 e lo spessore di materiale<br />
corrispondente viene definito critico.<br />
Lo spessore critico può essere quindi calcolato direttamente attraverso la relazione:<br />
h crit<br />
c 1<br />
=<br />
cos<br />
γ ⎛ γ'<br />
⎞<br />
⎜<br />
⎜tgβ<br />
− tgϕ<br />
γ ⎟<br />
⎝ ⎠<br />
dove:<br />
c (t/mq) = coesione drenata del terreno;<br />
ϕ (°) = angolo di resistenza al taglio del terreno;<br />
γ (t/mc) = peso di volume saturo del terreno;<br />
γ’(t/mc) = peso di volume immerso del terreno;<br />
β (°) = inclinazione del versante.<br />
E’ evidente che, nel caso di terreno con coesione nulla, lo spessore critico sarà sempre<br />
uguale a zero e quindi perde significato tutta la verifica seguente.<br />
Stima dell’intensità e della durata critica di precipitazione.<br />
Il modello, messo a punto da Wallace (1977) e Pradel e Raad (1993), prevede il verificarsi<br />
della seguente serie di eventi:<br />
su un versante assimilabile ad un pendio illimitato, secondo la definizione di Skempton, si<br />
verifica una precipitazione meteorica di intensità superiore alla permeabilità del terreno; si<br />
considerano nulli gli apporti idrici provenienti da monte e l’effetto dell’evapotraspirazione,<br />
ipotizzando che i due fenomeni si compensino;<br />
lo strato superficiale inizia a saturarsi e il fronte di saturazione, al proseguire della<br />
precipitazione, tende ad approfondirsi sempre più;<br />
quando lo spessore della coltre saturata dalla pioggia è uguale o leggermente superiore<br />
allo spessore critico, calcolato con la verifica di stabilità, si ha l’innesco del movimento<br />
franoso.<br />
Nel caso la precipitazione duri meno del tempo necessario al fronte di saturazione per<br />
raggiungere lo spessore critico non si avrà alcun movimento franoso.<br />
2<br />
β<br />
106
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Utilizzando il modello di infiltrazione di Green e Ampt (1911) è possibile stabilire il tempo<br />
minimo necessario, perché si abbia la saturazione dello spessore critico:<br />
Δθ<br />
⎡ ⎛ P ⎞⎤<br />
ris + D<br />
tmin = ⎢D<br />
− Pris<br />
ln<br />
⎜<br />
⎟<br />
⎟⎥<br />
k ⎣ ⎝ Pris<br />
⎠⎦<br />
dove:<br />
Δθ = porosità efficace residua data da (1-s) θ, in cui s è il<br />
grado di saturazione iniziale del terreno e θ è la porosità<br />
efficace;<br />
k (mm/h) = permeabilità del terreno;<br />
D (mm) = spessore critico<br />
Pris (mm) = pressione di risaturazione, stimabile, nota la curva<br />
granulometrica del terreno, con la relazione 12/d10, dove<br />
d10 è il diametro del passante al 10%.<br />
Di conseguenza una delle condizioni perché si abbia l’innesco del movimento franoso è<br />
che sia tprec≥tmin (durata della precipitazione).<br />
Nel caso inoltre l’intensità della precipitazione sia inferiore alla permeabilità del terreno<br />
non si potranno instaurare le condizioni di saturazione, in quanto l’acqua infiltrata viene<br />
allontanata troppo rapidamente.<br />
Per un determinato valore di durata è possibile stimare l’intensità di precipitazione minima,<br />
perchè si possa creare un fronte di saturazione:<br />
I<br />
min<br />
Δθ<br />
⎡ ⎛ Pris<br />
+ D ⎞⎤<br />
D + P<br />
( mm/<br />
h)<br />
= ⎢D<br />
− Pris<br />
ln ⎥<br />
t<br />
⎜<br />
⎣<br />
P ⎟<br />
⎝ ris ⎠⎦<br />
D<br />
Facendo variare t, partendo da un valore minimo uguale al tmin calcolato, si può ottenere<br />
una curva, che, su un grafico in scala bilogaritmica, disponendo sulle ordinate le intensità<br />
di precipitazione e in ascissa le durate, fornisce l’indicazione dell’intensità minima di<br />
precipitazione, associata ad una determinata durata, necessaria per l’innesco della frana.<br />
In pratica tutte le precipitazioni con una durata minima superiore a tmin e con un’intensità<br />
che si colloca sopra la curva disegnata possono produrre il movimento franoso.<br />
Per poter fare delle previsioni sulla frequenza, in un determinato versante, di eventi di<br />
movimentazione della coltre detritica, è necessario confrontare la curva Durata-Intensità,<br />
determinata con il modello, con le curve di possibilità climatica stimate partendo dai dati di<br />
piovosità del bacino per diversi tempi di ritorno.<br />
Nella figura che segue in blu è indicata la curva del modello e in nero la curva di possibilità<br />
climatica per un determinato tempo di ritorno. La zona in rosso racchiude tutte le possibili<br />
combinazioni di durata e intensità di precipitazione che possono innescare, nel versante<br />
preso in esame, un movimento franoso con una frequenza uguale al tempo di ritorno della<br />
curva climatica.<br />
ris<br />
107
FORMULA GEO VER.2.0<br />
108
FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />
STABILITA’ DI VERSANTI IN ROCCIA<br />
Stabilità globale dell'ammasso roccioso.<br />
Definizione del problema.<br />
<strong>Le</strong> procedure di analisi di stabiltà globale di un pendio in roccia, attraverso<br />
la valutazione dell'equilibrio limite, consistono nella stima di un coefficiente<br />
di sicurezza alla traslazione e/o alla rotazione del volume di roccia<br />
compreso fra la superficie del versante ed una superficie di taglio potenziale<br />
imposta.<br />
La procedura di calcolo prende in considerazione tutte le forze e/o i<br />
momenti agenti lungo il piano di taglio, fornendo una valutazione della<br />
stabilità globale attraverso le equazioni d'equilibrio fornite dalla statica.<br />
Il coefficiente di sicurezza globale del pendio viene calcolato attraverso il<br />
rapporto fra la resistenza di taglio massima disponibile lungo la superficie<br />
di rottura e gli sforzi tangenziali mobilitati lungo tale piano:<br />
con<br />
Fsic= coefficiente di sicurezza;<br />
Tmax= resistenza di taglio massima;<br />
Tmob= sforzo tangenziale mobilitato.<br />
(1) Fsic = Tmax / Tmob;<br />
All'equilibrio(Tmax=Tmob) Fsic deve essere ovviamente uguale a 1.<br />
Il pendio potrebbe essere considerato in teoria stabile, quando Fsic risulta<br />
maggiore di 1 (Tmax>Tmob), instabile in caso contrario (Tmax
FORMULA GEO VER.2.0<br />
a) Coefficiente di sicurezza inferiore a 1: il pendio si trova in condizioni di<br />
instabilità globale.<br />
b) Coefficiente di sicurezza compreso fra 1 e 1.3: il pendio si trova in<br />
condizioni prossime all'equilibrio limite; anche un piccolo incremento degli<br />
sforzi tangenziali sulla superficie potenziale di rottura può innescare il<br />
fenomeno franoso.<br />
c) Coefficiente di sicurezza superiore a 1.3: il pendio si trova in condizioni<br />
di stabilità globale.<br />
Impostazione della procedura di calcolo.<br />
Nell'applicare le equazioni della statica al problema dell'analisi di stabilità<br />
di un pendio in roccia occorre ipotizzare che siano verificate le seguenti<br />
condizioni:<br />
a) la verifica va eseguita prendendo in esame una striscia di versante di<br />
larghezza unitaria (solitamente di 1 metro), trascurando l’interazione laterale<br />
fra tale striscia e la roccia contigua;<br />
b) la resistenza al taglio lungo la superficie potenziale di rottura deve essere<br />
esprimibile attraverso la legge di Coulomb:<br />
(2) T max = c + γhtgϕ;<br />
con<br />
Tmax = resistenza di taglio massima del terreno;<br />
c= coesione del terreno;<br />
γ= peso di volume del terreno;<br />
h= profondita' della superficie di rottura;<br />
ϕ = angolo di resistenza al taglio del terreno.<br />
c)la precisione con cui vengono stimati in sito o in laboratorio i parametri<br />
geotecnici coesione e angolo di resistenza al taglio deve essere la stessa: in<br />
caso contrario la resistenza al taglio mobilitata dovrebbe essere espressa<br />
nel seguente modo:<br />
2
FORMULA GEO VER.2.0<br />
T<br />
mob<br />
c<br />
F<br />
iscc<br />
con<br />
Fsiic =coefficiente di sicurezza legato a c;<br />
Fsicp =coefficiente di sicurezza legato a ϕ;<br />
=<br />
γhtgϕ<br />
+<br />
Fiscϕ<br />
introducendo nel calcolo due coefficienti di sicurezza invece di uno, con<br />
ovvie complicazioni nella risoluzione analitica del problema;<br />
d) deve aversi una distribuzione omogenea degli sforzi tangenziali<br />
mobilitati (Tmob) lungo la superficie potenziale di rottura. Questo significa<br />
che in ogni punto del piano ipotetico di scivolamento i parametri<br />
dell'equazione di Coulomb c, ϕ, γ ed h devono avere lo stesso valore.<br />
Per limitare l'errore introdotto nel calcolo da quest’ultima ipotesi, la<br />
superficie di scivolamento viene, nella maggior parte delle procedure di<br />
calcolo note in letteratura, suddivisa in più settori (conci), all'interno dei<br />
quali si considera realizzata la condizione di omogeneità di Tmob. Nella<br />
pratica i limiti dei conci vengono fatti cadere dove vi sia una variazione<br />
significativa di ϕ c e γ del terreno o in corrispondenza di variazioni<br />
significative nel profilo topografico del versante.<br />
Questo modo d'impostare il problema conduce però all'introduzione nella<br />
risoluzione analitica di nuove incognite che esprimono il modo in cui<br />
interagiscono fra loro, lungo le superfici divisorie, i vari conci.<br />
In definitiva nel calcolo del valore di Fsic intervengono le seguenti<br />
incognite(n=numero dei conci preso in considerazione):<br />
a) le forze normali (N) agenti sulla base del concio ( n incognite);<br />
b) le forze tangenziali (T) agenti sulla base dei conci ( n incognite);<br />
c) i punti, sulla base del concio, di applicazione delle forze normali e<br />
tangenziali (n incognite);<br />
d) le forze orizzontali agenti lungo le superfici di separazione dei conci ( n-<br />
1 incognite);<br />
3
FORMULA GEO VER.2.0<br />
e) le forze verticali agenti lungo le superfici di separazione dei conci (n-1<br />
incognite);<br />
f) i punti di applicazione, sulle superfici di separazione dei conci, delle<br />
forze d) ed e) (n-1 incognite);<br />
g) il coefficiente di sicurezza Fsic (1 incognita).<br />
In totale il problema comporta l'introduzione di 6n-2 incognite.<br />
Per la sua risoluzione sono disponibili:<br />
a) 3n equazioni d'equilibrio;<br />
b) n equazioni del tipo:<br />
con<br />
l = lunghezza del concio;<br />
T = (c l + N tg ϕ)/Fsic;<br />
che collegano fra loro, per ogni concio, le incognite N, T ed Fsic.<br />
c) n equazioni ottenute ponendo che il punto di applicazione di N e T cada a<br />
metà della base del concio.<br />
In totale quindi sono disponibili 5n equazioni per la soluzione analitica<br />
del problema.<br />
Perchè si possa arrivare alla determinazione di Fsic occorrerebbero<br />
ovviamente tante equazioni quante sono le incognite.<br />
In realtà perchè il problema sia staticamente determinato, e quindi<br />
risolvibile, mancano ancora n-2 equazioni (la differenza fra il numero delle<br />
incognite,6n-2, ed il numero delle equazioni disponibili, 5n).<br />
<strong>Le</strong> equazioni mancanti possono essere ottenute introducendo nell'analisi<br />
ulteriori ipotesi semplificatrici. Tali ipotesi riguardano generalmente la<br />
distribuzione delle forze lungo le superfici di separazione dei conci. <strong>Le</strong><br />
varie procedure di risoluzione del problema differiscono essenzialmente<br />
per la schematizzazione che viene fatta di questa distribuzione.<br />
4
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Differenza con il caso di un pendio in terra.<br />
CRITERIO DI ROTTURA DI HOEK & BROWN.<br />
A differenza di quanto avviene nei versanti in terra, in quelli in roccia per la<br />
descrizione della resistenza al taglio del materiale costituente il pendio non<br />
può generalmente essere utilizzato il criterio di rottura di Coulomb:<br />
Tmax = c + γ h tg ϕ;<br />
dove c = coesione del terreno;<br />
γ h = pressione di confinamento;<br />
ϕ = angolo d'attrito del terreno.<br />
Questo infatti indica una correlazione fra resistenza al taglio del materiale e<br />
pressione di confinamento di tipo lineare, mentre negli ammassi rocciosi<br />
tale correlazione è chiaramente di tipo non lineare.<br />
D'altra parte l'applicazione dei metodi classici per la verifica di stabilità di<br />
un versante (Fellenius, Bishop, ecc...) richiedono che il materiale, terra o<br />
roccia, sia descrivibile attraverso i parametri c e ϕ.<br />
E' necessaria quindi una correlazione che leghi queste due grandezze a<br />
quelle utilizzate normalmente per la descrizione del comportamento<br />
meccanico dell'ammasso roccioso.<br />
Hoek e Brown descrivono una procedura che consente l'applicazione delle<br />
formule classiche dell'equilibrio limite di pendii in terra anche al caso di<br />
ammassi rocciosi.<br />
La forma generale del criterio di rottura di Hoek & Brown è la seguente:<br />
dove:<br />
⎡ σ3<br />
⎤<br />
(3)σ1 = σ3' + σc<br />
⎢mb<br />
+ s<br />
⎣ σ<br />
⎥ ;<br />
c ⎦<br />
mb = valore della costante m per gli ammassi rocciosi;<br />
s, a = costanti dipendenti dalle caratteristiche dell’ammasso<br />
a<br />
5
FORMULA GEO VER.2.0<br />
σc =<br />
roccioso;<br />
resistenza alla compressione monassiale della roccia intatta;<br />
σ1 σ3 = sforzi principali in tensioni efficaci.<br />
La determinazione dei parametri a, s e mb viene fatta in funzione della<br />
qualità dell’ammasso roccioso, quantificata dall’indice BasicRMR(76). Il<br />
BasicRMR(76) corrisponde alla somma dei primi quattro termini della<br />
classificazione di Bieniawski del 1976, alla quale va aggiunto un quinto<br />
termine, relativo alle condizioni idrauliche dell’ammasso, assunto sempre<br />
pari a 15 (ammasso completamente asciutto). Si tenga presente che l’indice<br />
BasicRMR(76) corrisponde numericamente all’indice GSI (Geological<br />
Strength Index).<br />
Sulla base del valore stimato dell’indice BasicRMR(76), si distinguono i<br />
seguenti casi:<br />
• per ammassi rocciosi in condizioni indisturbate di qualità da buona a<br />
media per i quali sia BasicRMR(76)≥25, si ha:<br />
a = 0.5;<br />
⎛ GSI −100⎞<br />
mb = mi<br />
exp⎜<br />
⎟ ;<br />
⎝ 28 ⎠<br />
⎛ GSI −100⎞<br />
s = exp⎜<br />
⎟ ;<br />
⎝ 9 ⎠<br />
• per ammassi rocciosi in condizioni indisturbate per i quali sia<br />
BasicRMR(76)
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• in tutti i casi in condizioni rimaneggiate o disturbate (ammassi rocciosi<br />
scavati con esplosivo o alterati e detensionati), si ha:<br />
⎛ GSI −100⎞<br />
mb = mi<br />
exp⎜<br />
⎟ ;<br />
⎝ 14 ⎠<br />
⎛ GSI − 100⎞<br />
s = exp⎜<br />
⎟ (solo nel caso BasicRMR≥25, altrimenti s=0);<br />
⎝ 6 ⎠<br />
Per quanto riguarda la stima dei valori di mi, costante per i diversi litotipi, in<br />
assenza di dati sperimentali, si può fare riferimento alla seguente tabella:<br />
7
FORMULA GEO VER.2.0<br />
8
FORMULA GEO VER.2.0<br />
STIMA DEI VALORI DI ci E ji.<br />
Poiché il criterio di Hoek e Brown esprime una curva di tipo non lineare, i<br />
valori di coesione e angolo di resistenza al taglio variano in funzione dello<br />
sforzo normale efficace (σn' ) agente sulla base dei singoli conci.<br />
ån' viene definito come segue:<br />
in cui:<br />
(4)σn' = γ h cos α - γw hw (metodo di Fellenius);<br />
γ h - γw hw - C tg α/ F<br />
(4’) ån' = (altri metodi);<br />
1 + tg ϕ tg α/ F<br />
γ = peso di volume dell'ammasso roccioso;<br />
h = spessore medio del concio;<br />
γw=peso di volume dell'acqua;<br />
hw=spessore medio della colonna d'acqua nel concio;<br />
α = inclinazione della base del concio;<br />
F = coefficiente di sicurezza.<br />
I valori della coesione e dell’angolo di resistenza al taglio istantanei da<br />
impiegare nel calcolo si ricavano dalle seguenti relazioni:<br />
9
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• per ammassi rocciosi in condizioni indisturbate di qualità da buona a<br />
media per i quali sia BasicRMR(76)≥25:<br />
⎡ ⎛ 1 1<br />
2<br />
ϕi '= arctan⎢4hcos ⎜30<br />
+ arcsin<br />
⎣⎢<br />
⎝ 3 h<br />
( miσn<br />
'+<br />
σc<br />
)<br />
h = 1+ mi<br />
c<br />
16<br />
3 2 ;<br />
σ<br />
ci '= τ −σn<br />
'tanϕ<br />
i ;<br />
mi<br />
τ = σc ( cot ϕi '−cosϕi ' ) ;<br />
8<br />
3<br />
⎞ ⎤<br />
⎟ −1⎥<br />
⎠ ⎦⎥<br />
• per ammassi rocciosi in condizioni indisturbate per i quali sia<br />
BasicRMR(76)
FORMULA GEO VER.2.0<br />
δσ<br />
δσ<br />
1<br />
3<br />
= 1+<br />
a<br />
amb τ ( σ σ )<br />
δσ1<br />
= n − 3 ;<br />
δσ<br />
⎛σ3<br />
⎞<br />
⎜ ⎟<br />
⎝σ<br />
⎠<br />
c<br />
a−1<br />
Dalle formule di regressione lineare:<br />
3<br />
(caso GSI
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Il criterio di rottura di Hoek & Brown andrebbe utilizzato in teoria solo in<br />
presenza di rocce intatte o ammassi rocciosi altamente fratturati, dove<br />
l’ammasso roccioso nella sua globalità può essere considerato come un<br />
mezzo omogeneo ed isotropo. Non deve essere applicato in situazioni<br />
intermedie, dove le superfici di discontinuità presenti vadano ad influenzare<br />
il comportamento geomeccanico dell’ammasso. In questi casi problemi<br />
d'instabilità potranno aversi esclusivamente per singoli blocchi o porzioni di<br />
versante isolati dall'intersezione dei giunti di discontinuità meccanica<br />
presenti. Questo tipo di problema andrà affrontato con una procedura<br />
sostanzialmente differente (vedi 'Stabilità di cunei isolati').<br />
Risoluzione con i metodi dell'equilibrio limite<br />
<strong>Le</strong> instabilità di interi versanti o di importanti parti di versanti in roccia,<br />
avvengono per superfici circolari o subcircolari solo in presenza delle<br />
seguenti caratteristiche geostrutturali e geomeccaniche:<br />
• Pendio costituito da rocce altamente fratturate fino a cataclasate (“waste<br />
or crushed rock mass”), con comportamento a grande scala<br />
tendenzialmente simile a quello dei terreni e discontinuità non isorientate<br />
(“random”) in cui si verificano le condizioni:<br />
• basso grado di “interlocking” ovvero di intercompenetrazione<br />
e reciproco incastro dei volumi rocciosi unitari determinati<br />
dalle superfici di discontinuità<br />
• dimensioni dei volumi rocciosi unitari isolati dalle<br />
discontinuità, trascurabili nei confronti delle dimensioni del<br />
pendio. Questa situazione si verifica nei confronti dei versanti<br />
fortemente estesi in rapporto al reticolo fratturativo presente;<br />
si tratta quindi di un fenomeno che risente in maniera<br />
piuttosto evidente del decadimento delle caratteristiche di<br />
resistenza per il cosiddetto“effetto scala”. Tale fenomeno<br />
contraddistingue i cosiddetti “sackung” (“Deep Seated Mass<br />
Rock Creep”) che consistono in frane di versante di grosse<br />
dimensioni.<br />
• Pendio costituito da rocce con una o più famiglie di superfici di<br />
discontinuità geostrutturale-geomeccanica disposte sfavorevolmente alla<br />
giacitura del pendio o con direzione prossima alla stessa. <strong>Le</strong> superfici di<br />
12
FORMULA GEO VER.2.0<br />
discontinuità geostrutturale-geomeccanica possono essere di origine<br />
singenetica, tettonica o metamorfica ( o post-tettonica o postmetamorfica)<br />
e possono essere inclinate in qualsiasi modo rispetto al<br />
pendio purché la loro direzione sia prossima allo stesso (± 20° da “Rock<br />
Slope Engineering”) ovvero le superfici siano “cinematicamente<br />
ammissibili”. E’ il caso prevalentemente considerato nella presente<br />
trattazione.<br />
• Pendio costituito da rocce tenere e/o suoli molto compatti e<br />
sovraconsolidati dove il comportamento complessivo a grande scala è<br />
quello rispettivamente di un mezzo omogeneo isotropo continuo e dei<br />
terreni.<br />
• Pendio costituito da rocce completamente alterate dai fenomeni di<br />
“weathering” dove il comportamento è quello dei terreni.<br />
Fig. 1 Scivolamento subcircolare in roccia fratturata con discontinuità non<br />
isorientate (“random”)<br />
Superfici di rottura subcircolari possono verificarsi in tutti i casi in cui esiste<br />
una combinazione delle precedenti quattro tipologie di caratteristiche<br />
geostrutturali e geomeccaniche.<br />
Con riferimento alla classificazione proposta da Aydan et Alii, che classifica<br />
la tipologia di rottura nei versanti in roccia essenzialmente sui criteri di<br />
classificazione di tipo C [Froldi], ovvero determinati dalle strutture o<br />
insieme di strutture coinvolte nella rottura, questi fenomeni rientrano nella<br />
classe II della Fig. 2. In particolare modo essi combinano taglio lungo la<br />
matrice rocciosa e scivolamento lungo le discontinuità preesistenti.<br />
13
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Fig. 2 Classificazione di Aydan et Alii di rottura su pendii in roccia<br />
Questa eventualità è individuata anche da Jaeger che suggerisce il caso<br />
particolare di un pendio con discontinuità a franappoggio con diverse<br />
possibili superfici di rottura (vedi Fig. 3);<br />
14
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Fig. 3 Possibilità di rottura su roccia e discontinuità secondo Jaeger<br />
a titolo di esempio eclatante e internazionalmente riconosciuto riporta la<br />
frana del Vajont (vedi Fig. 4).<br />
Fig. 4 Frana del Vajont (9 Ottobre 1963)<br />
Di seguito sono illustrati alcuni esempi di pendii in roccia con potenziale<br />
formazione di superfici di rottura circolari o subcircolari in base alle relative<br />
caratteristiche geostrutturali e geomeccaniche.<br />
Nb. : In tutti i casi le discontinuità devono risultare con direzione prossima<br />
(± 20°) a quella del pendio; qualora posseggano discontinuità con<br />
15
FORMULA GEO VER.2.0<br />
immersione reggipoggio di elevata inclinazione, le superfici di potenziale<br />
scivolamento non devono ricalcare dette discontinuità nella parte alta del<br />
pendio ovvero le analisi all’equilibrio limite a conci non contemplano<br />
superfici a tetto con conseguenti stati di sforzo a trazione.<br />
1. Pendio con una sola famiglia di discontinuità immergente a<br />
contropoggio<br />
2. Pendio con una sola famiglia di discontinuità immergente a debole<br />
franappoggio (in caso di pronunciato franappoggio prevale lo<br />
scivolamento planare “plane failure”<br />
3. Pendio con una sola famiglia di discontinuità immersa a reggipoggio<br />
4. Pendio con due o più famiglie di discontinuità in combinazioni di<br />
assetti geostrutturali variabili<br />
5. Pendio con due o più famiglie di discontinuità con giaciture<br />
orizzontali e verticali<br />
6. Pendio con una o più famiglie di discontinuità e con contatto<br />
formazionali, stratigrafici e/o tettonici particolari.<br />
Metodo di Fellenius.<br />
Con il metodo di Fellenius si pone la condizione che le forze agenti sulle<br />
superfici di separazione dei conci siano orientate parallelamente alla base<br />
dei conci stessi. Viene inoltre ipotizzato che la superficie potenziale di<br />
scivolamento sia circolare.<br />
Posto:<br />
(5) Ni=Wconcio(i) cos αi;<br />
con<br />
Wconcio(i)=peso del volume di terra compreso nel concio i-esimo;<br />
αi=inclinazione della base del concio i-esimo;<br />
Ni=componente normale alla base del concio di Wconcio(i).<br />
Imponendo l’equilibrio dei momenti rispetto al centro della superficie<br />
circolare di scivolamento potenziale del pendio, si può scrivere:<br />
(6) ΣR sen αi Wconcio(i)=ΣR Ti;<br />
16
FORMULA GEO VER.2.0<br />
in cui il prodotto R sen αi rappresenta il braccio di Wconcio(i).<br />
Sostituendo nella (6) a Ti la sua espressione, data dalla (4), si ottiene infine:<br />
(7)Fsic = ΣCi Lconcio(i)+Ni tg ϕi) / Σ sen αi Wconcio(i);<br />
con<br />
Ci=coesione agente lungo la base del concio i;<br />
Lconcio(i)=lunghezza della base del concio i;<br />
ϕi=angolo d’attrito agente lungo la base del concio i;<br />
Introducendo nella (7) il contributo dovuto alla presenza di falda idrica si<br />
ottiene:<br />
(8) Fsic = Σ[Ci Lconcio(i) + (Ni-hfalda(i) Lconcio(i))tg ϕi] / ΣWconcio(i)<br />
sen αi ;<br />
in cui:<br />
hfalda(i)=altezza della falda rispetto alla base del concio i;<br />
Il metodo di Fellenius conduce generalmente a sottostime di Fsic rispetto a<br />
metodi più rigorosi. L’errore è comunque a favore della sicurezza.<br />
Metodo di risoluzione di Bishop (semplificato).<br />
Con il metodo di Bishop semplificato si pone la condizione che le forze<br />
verticali agenti sulle superfici di separazione dei conci siano trascurabili. Di<br />
conseguenzai singoli conci interagiscono fra di loro solo attraverso forze<br />
orientate lungo l'orizzontale.<br />
Viene inoltre supposto che la superficie potenziale di scivolamento sia<br />
circolare.<br />
La resistenza al taglio massima disponibile lungo la superficie potenziale<br />
di rottura è data, per ogni concio da:<br />
(9) T i max = X i / (1 + Y i / F s );<br />
17
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con X i = ( c + (g x h - g w x h w ) x tg ϕ) x dx / cos α<br />
con g w = peso di volume dell'acqua;<br />
h w = altezza dell'acqua sulla base del concio;<br />
dx = lunghezza del concio lungo l'orizzontale;<br />
α = inclinazione del concio sull'orizzontale.<br />
Y i = tg α x tg ϕ<br />
La resistenza al taglio mobilitabile lungo il piano di taglio è per ogni concio<br />
data da:<br />
con Z i = g x h x dx x sen α<br />
(10) T i mob = Z i<br />
Il coefficiente di sicurezza del pendio viene, sulla base della (1), espresso<br />
come segue:<br />
(11) F s = ∑(i=1-n) T i max / ∑(i=1-n)T i mob<br />
Si noti che il coefficiente di sicurezza Fs, che è la grandezza da<br />
determinare, viene a comparire anche al numeratore della (11) attraverso<br />
l'espressione della T max (equazione (9)). Di conseguenza non sarà<br />
possibile la risoluzione diretta della (11).<br />
La procedura da adottare in questo caso dovrà essere di tipo iterativo, fino<br />
all'ottenimento della convergenza su un valore praticamente costante di Fs.<br />
Questi sono i passi da seguire:<br />
1. si introduce un valore iniziale di Fs (per es. 1) e si risolve la (11);<br />
2. il nuovo valore di Fs (Fs') ottenuto viene confrontato col valore di<br />
partenza;<br />
18
FORMULA GEO VER.2.0<br />
3. se la differenza supera un limite prefissato ( es. Fs'-Fs>0.001), si<br />
ritorna al passo a), inserendo nella (11), al posto del valore di<br />
partenza di Fs, il nuovo valore calcolato;<br />
4. se la differenza rimane contenuta nel limite indicato, l'elaborazione va<br />
interrotta: il coefficiente di sicurezza cercato è Fs'.<br />
Generalmente il procedimento richiede dalle quattro alle otto iterazioni per<br />
convergere.<br />
Il metodo di Bishop richiede che siano, per tutti i conci, rispettate le due<br />
seguenti condizioni:<br />
• s' = (g x h - g w x h w - c x tg α / Fs)/(1+Y / Fs) > 0<br />
con s' = pressione normale agente sulla base del concio;<br />
• cos α x (1 + Y/Fs) > 0.2.<br />
In caso contrario il metodo può condurre a valori del coefficiente di<br />
sicurezza non realistici.<br />
Il metodo va applicato preferibilmente su versanti costituiti da terreni<br />
omogenei, dal punto di vista litologico e delle caratteristiche<br />
geomeccaniche, o, al limite, su terreni in cui la stratificazione non porti a<br />
contatto litologie a comportamento meccanico significativamente diverso ;<br />
se ne sconsiglia l'uso anche in presenza di terreni fortemente<br />
sovraconsolidati.<br />
Confrontando il metodo di Bishop semplificato con la sua versione<br />
completa, si ottengono differenze massime nei valori dei coefficienti di<br />
sicurezza non superiori all'uno percento. Rispetto ad altri metodi più<br />
rigorosi, come il Morgenstern-Price, lo scarto non supera il 5%, tranne nel<br />
caso, di scarso interesse pratico, in cui sia Fs
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Nel metodo di Janbu semplificato si pone la condizione che le forze<br />
verticali agenti sulle superfici di separazione dei conci siano trascurabili. Di<br />
conseguenza i singoli conci interagiscono fra di loro solo attraverso forze<br />
orientate lungo l'orizzontale.<br />
Questo metodo, a differenza di quello di Bishop, consente di verificare<br />
superfici potenziali di scivolamento di forma qualsiasi.<br />
La resistenza al taglio massima disponibile lungo la superficie potenziale<br />
di rottura è data, per ogni concio, da:<br />
(12) T i max = X i / (1+Yi/Fs);<br />
con X i = [c+(g x h-g w x h w ) x tg ϕ] x [1+(tg ϕ 2 )] x dx<br />
con g w = peso di volume dell'acqua;<br />
h w = altezza dell'acqua sulla base del concio;<br />
dx = lunghezza del concio lungo l'orizzontale;<br />
α = inclinazione del concio sull'orizzontale.<br />
Y i = tg α x tg ϕ<br />
La resistenza al taglio mobilitabile lungo il piano di taglio è per ogni concio<br />
data da:<br />
con Z i = g x h x dx x tg α<br />
(13) T i mob = Z i<br />
Il coefficiente di sicurezza del pendio viene, sulla base della (1), espresso<br />
come segue:<br />
(14)Fs = ∑(i=1-n)T i max / ∑(i=1-n)T i mob<br />
Si noti che il coefficiente di sicurezza Fs, che è la grandezza da<br />
determinare, viene a comparire anche al numeratore della (14) attraverso<br />
20
FORMULA GEO VER.2.0<br />
l'espressione della T max (equazione (12)). Di conseguenza non sarà<br />
possibile la risoluzione diretta della (14).<br />
La procedura da adottare in questo caso dovrà essere di tipo iterativo,come<br />
nel caso del metodo di Bishop, fino all'ottenimento della convergenza su un<br />
valore praticamente costante di Fs.<br />
Questi sono i passi da seguire:<br />
1. si introduce un valore iniziale di Fs (per es. 1) e si risolve la (14);<br />
2. il nuovo valore di Fs (Fs') ottenuto viene confrontato col valore di<br />
partenza;<br />
3. se la differenza supera un limite prefissato ( es. Fs'-Fs>0.001), si<br />
ritorna al passo a), inserendo nella (7), al posto del valore di partenza<br />
di Fs, il nuovo valore calcolato;<br />
4. se la differenza rimane contenuta nel limite indicato, l'elaborazione va<br />
interrotta: il coefficiente di sicurezza cercato è Fs'.<br />
Generalmente il procedimento richiede dalle quattro alle otto iterazioni per<br />
convergere.<br />
Il metodo va applicato preferibilmente su versanti costituiti da terreni<br />
eterogenei, dal punto di vista litologico e delle caratteristiche<br />
geomeccaniche. In questi casi infatti la superficie potenziale di rottura avrà<br />
probabilmente forma irregolare, lontana dalla circolarità.<br />
Il metodo di Janbu può condurre, rispetto ad altri metodi più rigorosi, come<br />
il Morgenstern-Price, a scarti non trascurabili, soprattutto in presenza di<br />
superfici potenziali di rottura profonde o in presenza di forte coesione. E'<br />
quindi consigliabile l'introduzione di un fattore correttivo che minimizzi tale<br />
scarto.<br />
Janbu suggerisce per tale coefficiente la seguente forma:<br />
(15) f = 1 + K x [ d/l - 1.4 x (d/l) 2 ];<br />
con l = lunghezza del segmento retto congiungente il piede del versante<br />
con la sua estremità superiore;<br />
21
FORMULA GEO VER.2.0<br />
d = scarto massimo fra la congiungente il piede del versante e l'<br />
estremità superiore e la superficie potenziale di scivolamento,<br />
misurato lungo la perpendicolare del primo;<br />
K = costante uguale a 0.31 in terreni privi di coesione (c=0) e a<br />
0.5 per terreni coesivi (c>0).<br />
Il coefficiente di sicurezza corretto è dato quindi da:<br />
(16) Fs' = f x Fs<br />
con Fs = coefficiente di sicurezza non corretto.<br />
Il metodo di Janbu semplificato si presta inoltre meglio di altre procedure<br />
alla verifica dell’influenza di superfici di discontinuità geostrutturaligeomeccaniche<br />
sulla stabilità complessiva. <strong>Le</strong> porzioni di superficie di<br />
potenziale scivolamento appartenenti alle superfici subcircolari e/o<br />
irregolari che ricadono all’interno di un intervallo prefissato intorno ai piani<br />
di discontinuità ne assumono le relative caratteristiche di resistenza, mentre<br />
le restanti parti assumeranno le caratteristiche della massa rocciosa nel suo<br />
complesso.<br />
In pratica nel calcolo si tiene conto di ciò attraverso la seguente procedura:<br />
• s’individuano le superfici di discontinuità con valore della direzione di<br />
immersione contenute entro ± 20° rispetto alla direzione di immersione<br />
del pendio (asse della sezione) e le relative caratteristiche di:<br />
a1) distribuzione di frequenza dei valori di immersione<br />
(dip, b );<br />
a2) caratteristiche di resistenza secondo il criterio di Hoek<br />
& Brown, Mohr-Coulomb o Barton;<br />
• s’individuano le inclinazioni (a ) (valori di dip) delle basi dei conci della<br />
massa di potenziale scivolamento;<br />
• si stima l’intervallo o “cono di confidenza” (± e ), dipendente dalla<br />
distribuzione di frequenza dei valori di immersione (b ) entro il quale<br />
applicare alla base del concio le caratteristiche della discontinuità in essa<br />
compresa. L’intervallo (e ) si può determinare sulla base di:<br />
c1) un valore prefissato “a priori”<br />
c2) un valore di ampiezza della classe modale<br />
22
FORMULA GEO VER.2.0<br />
c3) altri valori di significatività statistica in base alla forma<br />
di distribuzione di frequenza del campione<br />
(“gaussiana” o non)<br />
• si attribuiscono le caratteristiche di resistenza alle basi dei conci quando<br />
la loro dip (a ) ricade (vedi Fig. 6) all’interno dell’intervallo o “cono di<br />
confidenza” (± e ) precedentemente definito ovvero quando b - e < a < b<br />
+ e. <strong>Le</strong> caratteristiche di resistenza saranno immesse secondo i parametri<br />
richiesti dal criterio di resistenza prescelto nella fase a2).<br />
Discontinuit<br />
K1<br />
b1, b2 =<br />
+ e, - e =<br />
Pendio con superficie di<br />
scivolamento circolare<br />
Profilo del pendio<br />
18°35'30"b1<br />
- e<br />
valori di immersione (dip) delle discontinuit<br />
valori di escursione del "cono di confidenza" intorno alla discontinuit<br />
Metodo di risoluzione di Spencer.<br />
Superficie circolare<br />
+ e<br />
4°02'20"<br />
4°04'02"<br />
59°02'10"b2<br />
Discontinuit<br />
K2<br />
Nel metodo di Spencer si pone la condizione che le forze d'interazione<br />
lungo le superfici di divisione dei singoli conci siano orientate<br />
parallelamente fra loro ed applicate nel punto medio della base del concio.<br />
Si tratta, nella sua espressione analitica, di un' estensione del metodo di<br />
6°27'30"<br />
6°58'08"<br />
+ e<br />
- e<br />
23
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Bishop semplificato, ed è quindi valido per superfici di scivolamento subcircolari.<br />
La forza d'interazione fra i conci applicata nel punto medio della base del<br />
concio i-esimo è data da:<br />
(17) Q i = [(c l/Fs) (Wcosα - h g w l secα) tg ϕ / Fs - Wsenα] /(cos(α-θ) m a<br />
con m a =1+ [tg ϕ tg(α-θ)] / Fs<br />
θ = angolo d'inclinazione della forza Q i rispetto all'orizzontale.<br />
Imponendo l'equilibrio dei momenti rispetto al centro dell'arco descritto<br />
dalla superficie di scivolamento si ha:<br />
con R= raggio dell'arco di cerchio.<br />
(18) ∑ Q i R cos(α-θ)=0;<br />
Imponendo l'equilibrio delle forze orizzontali e verticali si ha<br />
rispettivamente:<br />
(19) ∑ Q i cos θ=0;<br />
(20)∑ Q i sen θ=0.<br />
Con l'assunzione delle forze Q i parallele fra loro, si può anche scrivere:<br />
(21) ∑ Q i =0.<br />
Il metodo propone di calcolare due coefficienti di sicurezza: il primo (Fsm)<br />
ottenibile dalla (18), legato all'equilibrio dei momenti; il secondo (Fsf) dalla<br />
(21), legato all'equilibrio delle forze. In pratica si procede risolvendo le (18)<br />
e le (21) per un dato intervallo di valori dell'angolo teta, considerando come<br />
valore unico del coefficiente di sicurezza quello per cui si abbia Fsm=FsF.<br />
24
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Il metodo è valido per superfici di scivolamento circolari e quindi presenta<br />
le stesse limitazioni di applicabilità del metodo di Bishop semplificato.<br />
Applicazione della rottura progressiva a superfici di scivolamento in<br />
roccia.<br />
Molto frequentemente se non sempre il collasso di un versante o di un fronte<br />
di scavo in roccia avviene per il fenomeno della rottura progressiva; alla<br />
rottura delle parti più sollecitate, le cui caratteristiche di resistenza<br />
precipitano verso termini residui, segue infatti la ridistribuzione delle<br />
tensioni in eccesso con conseguente crisi di porzioni sempre maggiori che<br />
conducono al collasso globale.<br />
Di tale effetto, difficilmente implementabile in un codice di calcolo<br />
automatico basato sull’equilibrio limite, se ne può tenere in conto attraverso<br />
due approcci:<br />
a) con l’attribuzione dei parametri residui ai conci con coefficiente di<br />
sicurezza FS(n) < 1<br />
b) considerando la cessione degli esuberi di forze agenti sulla base di<br />
conci con FS(n) < 1 ai conci limitrofi.<br />
La prima procedure appare più semplice e percorribile.<br />
Secondo questa metodologia e considerando il metodo di Bishop<br />
semplificato si può procedere attraverso le seguenti fasi:<br />
1) si determina il valore di FS globale<br />
2) si stimano i valori di FS(n) relativi ai singoli conci<br />
3) s’individuano i conci a rottura per scivolamento (dove cioè FS(n)
FORMULA GEO VER.2.0<br />
2) fase di inizio rottura (d, e)<br />
3) fase di propagazione della rottura (f)<br />
Fig.1 - Curva sforzi-deformazioni caratteristica.<br />
Tale comportamento, tipico di un campione di roccia intatta, può in realtà<br />
differire notevolmente nella pratica nel caso di un ammasso roccioso<br />
fratturato sottoposto a un tensore di sforzi non monoassiale.<br />
Esemplificativamente, con riferimento alla Fig. 2, si possono distinguere tre<br />
tipologie di comportamenti tipo:<br />
a) elastico-fragile (brittle)<br />
26
FORMULA GEO VER.2.0<br />
b) elastico perfettamente plastico (ductile)<br />
c) elastico-plastico con incrudimento (ductile-strain hardening)<br />
Fig.2 - Tipologie di comportamenti.<br />
27
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Il comportamento elastico-plastico con rammolimento può essere<br />
considerato un sottotipo dei casi a) e b).<br />
Nella figura 2 i tre comportamenti sforzi-deformazioni differiscono a causa<br />
della diversa tensione di confinamento (s3) applicata: al crescere di questa<br />
si ha una migrazione dal tipo a) al tipo c).<br />
In generale si possono quindi individuare tre livelli di resistenza, che con<br />
riferimento al tipo elastico-fragile della Fig. 3 [Brady & Brown],<br />
corrispondono ai punti A, B, C:<br />
A = sforzo di “snervamento” (yield strength)<br />
B = sforzo di picco (peak strength)<br />
C = sforzo residuo (residual strength).<br />
Fig.3 - Livelli di resistenza sulla curva intrinseca.<br />
Il comportamento di tipo b) è di fatto considerato in tutti i metodi di calcolo<br />
all’equilibrio limite di stabilità di versanti; infatti in esso la resistenza di<br />
picco coincide con quella residua.<br />
Il comportamento di tipo a) elastico-fragile è proprio delle rocce; esse<br />
possono avere comportamento di tipo b) solo se fortemente fratturate o<br />
alterate.<br />
In generale comunque è lecito aspettarsi, nel caso degli ammassi rocciosi,<br />
una caduta di resistenza connessa al superamento della resistenza di picco.<br />
Detta caduta di resistenza sarà funzione di:<br />
a) stato fratturativo dell’ammasso<br />
b) tensione di confinamento nel campo degli sforzi.<br />
Qualora si applicasse il criterio di rottura di Hoek & Brown si possono<br />
allora utilizzare come parametri residui quelli ottenuti dalla formulazione<br />
28
FORMULA GEO VER.2.0<br />
empirica di Priest & Brown che definisce i valori di m,s in funzione del<br />
parametro RMR.<br />
Calcolo dell'influenza di carichi esterni e di opere di sostegno sulla<br />
stabilità del versante.<br />
Sovraccarichi esterni.<br />
Con Sn indichiamo la componente normale al piano potenziale di taglio<br />
della somma delle forze applicate sulla superficie della base del concio da<br />
sovraccarichi esterni (Si). La sua espressione è la seguente:<br />
(23) S n = S i x(sen β x cos α + cos β x sin α);<br />
con<br />
α=inclinazione della base del concio.<br />
β=inclinazione dei sovraccarichi rispetto all'orizzontale, crescente in senso<br />
antiorario.<br />
La grandezza S n va sommata, nell'equazioni dei metodi di calcolo visti in<br />
precedenza, alla componente della forza normale N dovuta al peso del<br />
concio i (vedi eq.4)<br />
Con St indichiamo la componente tangenziale al piano potenziale di taglio<br />
della somma delle forze applicate sulla superficie del concio da<br />
sovraccarichi esterni (Si). La sua espressione è la seguente:<br />
(24) S t = S i x (cos β x cos α - sen β x sen α);<br />
La grandezza St va sommata alla componente della forza tangenziale T<br />
dovuta al peso del concio (vedi eq.4).<br />
L'effetto di un sovraccarico sul pendio è quindi duplice: si ha una variazione<br />
positiva o negativa (a seconda dell'inclinazione del sovraccarico rispetto alla<br />
superficie potenziale di rottura ) sia delle forze normali sia di quelle<br />
tangenziali, con conseguente modifica dei valori della resistenza al taglio<br />
massima e di quella mobilitata.<br />
29
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Sollecitazioni sismiche.<br />
L'analisi dell'influenza delle sollecitazioni sismiche sulla stabilità globale di<br />
un versante può essere condotta attraverso due approcci differenti:<br />
• si può introdurre la semplificazione che il sisma agisca come un sistema<br />
di forze sul pendio di intensità e verso costante per tutta la durata<br />
dell'evento sismico (metodo pseudostatico);<br />
• si può introdurre nel calcolo un sistema di forze che tenga conto delle<br />
variazioni di verso ed intensità della sollecitazione sismica durante<br />
l'evento (metodo dinamico).<br />
La seconda procedura (metodo dinamico), pur conducendo a valutazioni più<br />
realistiche,richiede la conoscenza o la simulazione di un accelerogramma di<br />
riferimento, che fornisca per ogni istante dell'evento sismico l'andamento<br />
delle accelerazioni subite dal pendio. Questo dati non sono però di facile<br />
acquisizione, fatto che limita in pratica l'utlizzo di questo approccio.<br />
Il programma utilizza il metodo pseudostatico, metodo meno preciso di<br />
quello dinamico (fornisce in genere stime a favore della sicurezza della<br />
stabilità globale), ma che presenta il vantaggio di essere di facile<br />
applicazione. Gli unici dati richiesti in questo caso sono la accelerazione<br />
massima orizzontale e, eventualmente, verticale subita dal versante durante<br />
il sisma.<br />
Il valore di Ago (accelerazione massima orizzontale), in mancanza di<br />
valutazioni migliori può essere scelto fra quelli proposti dalle Norme<br />
tecniche per le costruzioni in zona sismica del GNDT:<br />
• Ago=0.15 in zone con grado di sismicità uguale a 6;<br />
• Ago=0.25 in zone con grado di sismicità uguale a 9 (ex II categoria);<br />
• Ago=0.35 in zone con grado di sismicità uguale a 12 (ex I categoria);<br />
oppure fra quelli indicati dalla Normativa vigente:<br />
• Ago=0.04 in zone con grado di sismicità uguale a 6;<br />
30
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• Ago=0.07 in zone con grado di sismicità uguale a 9 (ex II categoria);<br />
• Ago=0.10 in zone con grado di sismicità uguale a 12 (ex I categoria);<br />
Per il parametro Agv (accelerazione massima verticale) una stima può<br />
essere fatta applicando la relazione proposta da Tezcan et Alii(1971):<br />
Agv = f x Ago;<br />
con f=fattore di trasformazione variabile da 0,5 a 0,67.<br />
Si tenga presente comunque che la Normativa vigente propone, in<br />
condizioni normali, di trascurare Agv.<br />
Il programma applica il metodo pseudostatico alla stabilità attraverso due<br />
procedure differenti: il criterio delle forze orizzontali e quello di Binnie.<br />
• Criterio delle forze orizzontali:<br />
Una valutazione dell'effetto di un sisma sulla stabilità di un versante può<br />
essere fatta, supponendo che, durante l'intervallo di tempo in cui si ha la<br />
manifestazione dell'evento sismico, su ogni singolo concio venga applicata<br />
una forza orizzontale, diretta verso l'esterno, di modulo uguale a:<br />
(25)Fsisma = Ago x Pc;<br />
con<br />
Ago = accelerazione sismica orizzontale max;<br />
Pc = peso del concio.<br />
Se con Ssisma indichiamo la sollecitazione sismica applicata al concio iesimo:<br />
con<br />
Vc=volume del concio;<br />
(25') Ssisma= Ag x Vc x y;<br />
31
FORMULA GEO VER.2.0<br />
y=peso di volume medio del terreno costituente il concio;<br />
le componenti normali e tangenziali di questa forza saranno date<br />
rispettivamente da:<br />
(26a)Sn = - Ssisma sen(alfa);<br />
(26b)St = Ssisma cos(alfa).<br />
con alfa=inclinazione della base del concio rispetto all'orizzontale.<br />
La sollecitazione sismica conduce quindi da una parte alla diminuzione<br />
delle forze normali applicate sulla base del concio, dall'altra porta ad un<br />
aumento delle forze tangenziali sulla base stessa. L'effetto complessivo è<br />
quello quindi di abbassare il valore del coefficiente di sicurezza. Questo<br />
criterio non è applicabile a pendii con superfici di scivolamento potenziali<br />
molto profonde, poichè in questo caso si avrebbe una sovrastima eccessiva<br />
delle forze agenti, con un conseguente abbassamento sproporzionato del<br />
coefficiente di sicurezza.<br />
• Criterio di Binnie.<br />
Secondo questo criterio l'azione delle forze sismiche può essere simulata,<br />
effettuando la verifica sul pendio ruotato di un angolo dato dalla relazione:<br />
(27a) θ = arctg [Ago/(1+Agv)].<br />
In pratica viene aumentata l'inclinazione media del versante, con<br />
conseguente abbassamento del coefficiente di sicurezza.<br />
Nel metodo si propone inoltre di moltiplicare il peso dei singoli conci per un<br />
fattore correttivo dato da:<br />
(27b) fc = √ [ ( 1 + Agv )² + Ago² ].<br />
Il criterio può essere applicato a pendii con superficie potenziale di<br />
scivolamento qualsiasi, ma può condurre ad errori, soprattutto per valori<br />
elevati di Ago e Agv, nel caso sia presente la falda.<br />
32
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Tiranti.<br />
La tirantatura di un versante potenzialmente instabile cerca di conseguire il<br />
duplice obiettivo di introdurre forze tangenziali (St) che si oppongano a<br />
quelli instabilizzanti dovuti alla forza di gravità (diminuzione di T nell'eq.4)<br />
e di aumentare lei forze normali (Sn) agenti sulla base del concio<br />
(incremento di N nell'eq.4).<br />
(28) S n = S i x (sen β x cos α + cos β x sin α);<br />
(29) S t = S i x (cos β x cos α - sen β x sen α);<br />
con<br />
alfa=inclinazione della base del concio i-esimo;<br />
b=180°-i, con i=inclinazione del tirante rispetto all'orizzontale contato in<br />
senso orario;<br />
Si=carico d'esercizio del tirante.<br />
La presenza dell’elemento strutturale lineare metallico (tirante o chiodo)<br />
agisce inoltre come sezione resistente al taglio puro lungo la superficie di<br />
potenziale rottura; in tal caso, allo scopo di rappresentare lo sforzo resistente<br />
di taglio puro offerto dall’elemento resistente, d’ora in poi chiamato<br />
“chiodo”, è possibile introdurre un incremento di resistenza (Td)<br />
nell’ammasso roccioso dovuto al cosiddetto “effetto Dowel” (in italiano<br />
“effetto tassellatura o incavicchiatura”).<br />
I presupposti perchè si sviluppi l’ ”effetto Dowel” sono:<br />
a) elementi di rinforzo passivi ovvero non tesati<br />
b) sufficiente rigidezza e resistenza dell’ammasso roccioso al contorno<br />
dell’insieme cementazione-chiodo.<br />
Secondo Bjurstrom questo effetto dipende da tre parametri dell’insieme<br />
roccia al contorno-cementazione-chiodo:<br />
1. il diametro del chiodo (o barra) (˘ b o db)<br />
33
FORMULA GEO VER.2.0<br />
( s · )<br />
2<br />
Td = db · 0,<br />
67 · s sc<br />
dove i parametri sono espressi in:<br />
db [m]<br />
sc [MPa]<br />
ss [MPa]<br />
In termini di incremento di coesione dovuto all’ “effetto Dowel” - Cd =<br />
coesione dovuta all’ “ effetto Dowel” – si ha:<br />
C<br />
2. la resistenza a compressione monoassiale minore tra quella<br />
dell’anello di cementazione nel foro e quella dell’ammasso roccioso<br />
al contorno (s c)<br />
3. la resistenza allo snervamento del chiodo (o barra) (ss)<br />
Il contributo allo forza resistente così offerto da ciascun chiodo è pari a :<br />
d<br />
n · Td<br />
=<br />
s<br />
T = 0 67d 2<br />
, σ σ [MPa * m 2 ] ;<br />
d b s c<br />
C<br />
d<br />
nTd<br />
= [MPa];<br />
s<br />
dove :<br />
n = numero di chiodi che interessa la superficie di scivolamento<br />
s = sviluppo della superficie di scivolamento considerata<br />
Per inserire l’incremento di resistenza così espresso nelle verifiche di<br />
stabilità in roccia occorre calcolare i parametri ni e si relativi alla base di<br />
ciascun i-esimo concio e conseguentemente stimare la componente di<br />
resistenza (coesione = Cd-i-esimo ) per “effetto Dowel” di ciascuno di essi da<br />
sommarsi alla coesione dell’ammasso roccioso naturale.<br />
Nel posizionare e dimensionare i tiranti va infine tenuto presente che:<br />
• il bulbo d'ancoraggio deve trovarsi ad una profondità superiore a quella<br />
della superficie potenziale di scivolamento, per poter esercitare la sua<br />
azione stabilizzante;<br />
• l'inclinazione ottimale del tirante può essere valuta con la relazione :<br />
(30) iottimale = tan phi/Fs<br />
34
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con<br />
phi=angolo di resistenza al taglio del terreno;<br />
Fs=coefficiente di sicurezza da raggiungere con l'intervento.<br />
35
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Reticolo di micropali.<br />
La stabilizzazione di un versante può essere ottenuta anche attraverso la<br />
messa in opera di un reticolo di pali di piccolo diametro (micropali).<br />
L'effetto che si cerca di ottenere in questo caso è di incrementare la<br />
resistenza al taglio mobilitabile lungo la superficie di scivolamento,<br />
creando un complesso pali-terreno che si comporti come un insieme<br />
omogeno, rispetto ale sollecitazioni a cui è sottoposto il pendio. Questa<br />
azione di armatura del pendio può essere introdotta nel calcolo, supponendo<br />
un incremento virtuale della resistenza meccanica del terreno costituente il<br />
versante.<br />
Supponendo, a favore della sicurezza, che l'angolo di resistenza al taglio del<br />
terreno rimanga invariato, si può esprimere il miglioramento delle<br />
caratteristiche meccaniche del pendio incrementando il parametro coesione.<br />
La procedura è descritta di seguito.<br />
• Si calcola l'area resistente equivalente del micropalo singolo attraverso<br />
la relazione:<br />
(31) Ae = Acls + 15 x Aacciaio;<br />
con<br />
Acls=area trasversale del micropalo;<br />
Aacciaio=area dell'armatura d'acciaio.<br />
• Si valuta l'incremento della superficie potenziale di scivolamento con la<br />
formula:<br />
(32) DS=Co x Nm x Ae;<br />
in cui<br />
Co=Coefficiente di omogenizzazione palo-terreno dato da:<br />
(33) Co=Ep/Et;<br />
dove:<br />
Ep=modulo di elasticità del calcestruzzo;<br />
36
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Et=modulo di deformazione media del terreno;<br />
Nm=numero di file di micropali per metro verticale.<br />
• Si determina l'incremento della coesione lungo la superficie potenziale<br />
di scivolamento con la relazione:<br />
(34) Dc = (ci + Smi x tan phii) x DS / ∑ li<br />
dove:<br />
ci=coesione media del concio i-esimo;<br />
phii=angolo di resistenza al taglio media nel concio i-esimo;<br />
Smi=pressione efficace media agente sulla base del concio i-esimo<br />
∑li=sommatoria delle lunghezze delle basi dei singoli conci.<br />
• Si stima infine coesione virtuale per ogni concio, da usare nella verifica<br />
di stabilità, con la relazione:<br />
(35) Cv = Ci + DC.<br />
Come nel caso dei tiranti è evidente che il reticolo di micropali per svolgere<br />
un'azione stabilizzante deve andare ad appoggiarsi ad una profondità<br />
superiore a quella della superficie potenziale di scivolamento.<br />
Muri e gabbionate.<br />
Opere di stabilizzazione superficiali, come muri e gabbionate, vanno<br />
considerati , nella verifica di stabilità del pendio, sia per il loro effetto come<br />
sovraccarichi verticali sia per l'azione di contenimento che esercitano sul<br />
terreno a monte . I due effetti vanno calcolati come segue:<br />
• il sovraccarico verticale è dato dalla somma del peso dell'opera, muro o<br />
gabbionata, e della componente verticale della spinta delle terre a tergo<br />
dell'opera stessa;<br />
• l'azione di contenimento va posta uguale alla componente orizzontale<br />
della spinta delle terre.<br />
37
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Va tenuto presente che quest'ultima spinta entra in azione solo per superfici<br />
potenziali di scivolamento che vadano ad intersecare la base dell'opera: per<br />
superfici più profonde il muro o la gabbionata agiscono solo come<br />
sovraccarichi, senza espletare funzione di contenimento.<br />
Nel calcolo della stabilità del pendio, l'effetto delle due spinte è quello di<br />
modificare le forze tangenziali (St) e normali (Sn) agenti sulla base del<br />
concio. Numericamente questo può essere espresso dalle relazioni (23) e<br />
(24), modificate come segue:<br />
• nel caso l'opera agisca come sovraccarico verticale (b=90°):<br />
(36) Sn = Sv x cos α ;<br />
(37) St = Sv x sin α;<br />
con<br />
Sv=modulo del sovraccarico verticale;<br />
α=inclinazione della base del concio.<br />
• nel caso invece l'opera svolga azione di contenimento (b=0°):<br />
Palificate.<br />
(38) Sn = So x sin α;<br />
(39) St = So x cos α;<br />
con<br />
So=modulo della spinta orizzontale delle terre.<br />
Palificate con pali di grosso diametro che resistano a forze orizzontali<br />
possono essere impiegati nella stabilizzazione di pendii. L'azione di<br />
contenimento della palificata può essere calcolata considerando prima<br />
l'effetto del palo singolo e quindi del gruppo di pali.<br />
38
FORMULA GEO VER.2.0<br />
1. Pali singoli<br />
Verrà presa in considerazione la teoria di Broms(1964) applicata a pali<br />
rigidi a testa incastrata, distinguendo fra pali fondati in terreni coesivi e pali<br />
fondati in terreni incoerenti.<br />
• Terreni coesivi.<br />
La resistenza laterale è data da:<br />
(40)Rlat=9 Cu Dpalo (Lpalo - 1.5 Dpalo);<br />
con<br />
Cu=coesione non drenata del terreno;<br />
Dpalo=diametro o lato medio del palo;<br />
Lpalo=lunghezza del palo.<br />
La reazione del terreno ha quindi un andamento di tipo rettangolare, cioè<br />
costante con la profondità:<br />
• Terreni incoerenti.<br />
(41)Rz=9 Cu Dpalo.<br />
In questo caso la (40) va riscritta come segue:<br />
con<br />
γ = peso di volume del terreno ;<br />
Kp=(1 + sen ϕ)/(1 - sen ϕ).<br />
(42) Rlat=1.5 γ Lpalo 2 Dpalo Kp;<br />
La reazione del terreno ha qui un andamento di tipo triangolare, cioè<br />
crescente linearmente con la profondità:<br />
39
FORMULA GEO VER.2.0<br />
2. Portanza della palificata.<br />
(43) Rz=3 γ Lpalo Dpalo Kp.<br />
Come nel caso di una palificata soggetta a carichi verticali, anche per gruppi<br />
di pali sottoposti a sollecitazioni orizzontali va definito il concetto di<br />
efficienza del gruppo.<br />
Viene definita efficienza di una palificata soggetta a carichi orizzontali il<br />
rapporto fra la portanza laterale complessiva del gruppo e la somma delle<br />
portanze laterali dei singoli pali . In pali fondati in terreni incoerenti<br />
l’efficienza spesso è prossima all’unità, in pali in terreni coesivi<br />
generalmente è inferiore.<br />
Si consiglia in generale di utilizzare come portanza laterale del gruppo di<br />
pali il minore fra questi due valori:<br />
1. la somma delle portanze laterali dei singoli pali;<br />
2. la portanza laterale di un blocco di fondazione di larghezza uguale alla<br />
larghezza della palificata (lato della palificata perpendicolare alla<br />
direzione di carico) e di spessore corrispondente alla lunghezza dei pali,<br />
cioé:<br />
• Terreni coesivi:<br />
(44)Rpalificata=9 Cu Lpalo(Lpalificata-Cr);<br />
con<br />
Lpalificata=larghezza della palificata;<br />
Cr=il minore fra i valori (1.5Dpalo)e (0.1Lpalo).<br />
• Terreni incoerenti:<br />
(45) Rpalificata=1.5 γ Lpalo 2 Lpalificata Kp.<br />
3. Azione di stabilizzazione della palificata.<br />
40
FORMULA GEO VER.2.0<br />
L'azione di contenimento della palificata interviene nel calcolo della stabiltà<br />
del pendio, modificando le forze normali (Sn) e tangenziali (St) agenti sulla<br />
base del concio.<br />
<strong>Le</strong> relazioni utilizzate sono quelle già viste in precedenza:<br />
Geotessili.<br />
(46) Sn = R palificata x sin a ;<br />
(47) St = -R palificata x cos a;<br />
con<br />
R palificata = portanza laterale della palificata;<br />
a = inclinazione della base del concio.<br />
La resistenza meccanica del terreno può essere migliorata con l'introduzione<br />
di rinforzi in geotessili. Il singolo rinforzo, intercettando la superficie<br />
potenziale di scivolamento, isola un cuneo di terreno a monte che, in caso<br />
d'instabilità, tende a muoversi verso l'esterno. Il geotessile si oppone a<br />
questo movimento, sviluppando lungo la superficie di contatto rocciarinforzo<br />
una forza d'attrito diretta verso l'interno del pendio. Numericamente<br />
questa forza può essere espressa nel seguente modo:<br />
(48) Fr = Cf x tg phi x Lg x sv x Lf / Fsg<br />
con<br />
Cf = coefficiente d'attrito terra-rinforzo (normalmente varibile da 0.5 a 1);<br />
phi = angolo di resistenza al taglio del terreno;<br />
Lg = larghezza del rinforzo (posto in questo caso uguale a 1 metro);<br />
sv = pressione efficace agente sul rinforzo;<br />
Lf = tratto di rinforzo compreso fra la superficie di scivolamento ed il piano<br />
campagna (tratto in cui si sviluppa la forza d'attrito);<br />
Fsg = coefficiente di sicurezza (di solito posto uguale a 1.5).<br />
41
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Anche in questo caso l'azione di contenimento della Fr, calcolata con la<br />
(48), interviene nel calcolo della stabiltà del pendio, modificando le forze<br />
normali (Sn) e tangenziali (St) agenti sulla base del concio.<br />
<strong>Le</strong> relazioni utilizzate sono quelle già viste in precedenza:<br />
(49) Sn = Fr x sin a ;<br />
(50) St = -Fr x cos a;<br />
con<br />
a = inclinazione della base del concio.<br />
Tension crack.<br />
In presenza di movimenti franosi incipienti o in evoluzione, è frequente la<br />
formazione in superficie di fratture di trazione (tension crack). Queste oltre<br />
a rappresentare vie preferenziali per l'infiltrazione delle acque superficiali<br />
nel corpo di frana, possono portare alla formazione di ristagni superficiali,<br />
agenti come sovraccarichi sul pendio.<br />
La variazione delle forze normali e tangenziali agenti sulla superficie del<br />
concio è data da:<br />
(51) Sn = yw x hw x sin a ;<br />
(52) St = yw x hw x cos a;<br />
con<br />
yw = peso di volume dell'acqua;<br />
hw = altezza dell'acqua nella tension crack;<br />
a = inclinazione della base del concio.<br />
Va ricordato anche che fratture di trazione superficiali possono formarsi in<br />
terreni coesivi per essiccazione.<br />
Effetto dell'acqua sulla stabiltà dei versanti.<br />
42
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Come è possibile constatare dall'osservazione delle formule utilizzate nei<br />
metodi dell'equilibrio limite (vedi eq. 8, 9, 12, 17), la falda viene fatta<br />
intervenire nel calcolo in due modi:<br />
• attraverso l'introduzione del carico idrostatico in diminuzione delle forze<br />
normali agenti sulla base del concio;<br />
• attraverso l'utilizzo nelle verifiche del peso di volume immerso del<br />
terreno.<br />
Attenzione.<br />
Occorre non confondere il peso di volume immerso del terreno con il peso<br />
di volume saturo.<br />
Il peso di volume saturo è dato dalla somma del peso per unità di volume<br />
dello scheletro solido del terreno e del peso dell'acqua gravitativa infiltrata<br />
nei pori beanti dello stesso.<br />
Il peso di volume immerso è uguale invece al peso di volume saturo<br />
diminuito dalla spinta di galleggiamento.<br />
Per esempio, se il peso di volume saturo del terreno è uguale a 2 t/mc ed il<br />
peso di volume dell'acqua è 1 t/mc, il peso di volume immerso del terreno<br />
sarà dato da:<br />
peso di volume saturo - peso di volume dell'acqua = 2 -1 = 1<br />
Nel caso in cui siano presenti carichi idraulici superficiali (corsi d'acqua,<br />
laghi, ristagni ecc...) la superficie del pendio, a favore della sicurezza, può<br />
essere considerata permeabile. Questo comporta che il terreno costituente il<br />
pendio venga considerato saturo e trattato come se si fosse in presenza di<br />
falda. Ciò, da un punto di vista del calcolo porta ad una parziale<br />
compensazione dell'effetto, generalmente stabilizzante (perchè di solito<br />
applicati al piede del versante) dei carichi idraulici superficiali.<br />
Metodi di analisi probabilistica della stabilità globale.<br />
Introduzione.<br />
Nella verifica di stabilità di un pendio in roccia la maggior fonte<br />
d'indeterminazione è costituita dalla caratterizzazione meccanica del<br />
43
FORMULA GEO VER.2.0<br />
terreno, in particolare dalla stima dei parametri qualità dell'ammasso<br />
roccioso (indice Q di Barton o RMR di Beniawski) e resistenza alla<br />
compressione monassiale della roccia, che sono alla base del calcolo dei<br />
parametri coesione e angolo d'attrito istantaneo della roccia.<br />
Nei metodi dell'equilibrio limite spesso i parametri geomeccanici utilizzati<br />
nel calcolo sono ricavati facendo una media ponderata fra i dati ottenuti<br />
dalle misure eseguite in situ o in laboratorio. La dispersione dei valori che si<br />
osserva in molti casi non è trascurabile, per cui la scelta delle grandezze da<br />
inserire nel calcolo può diventare problematica. In queste situazioni è<br />
preferibile far seguire la verifica condotta con un metodo deterministico,<br />
cioè con uno dei metodi dell'equilibrio limite, da un'analisi di tipo<br />
probabilistico, che fornisca un'idea dell'influenza della dispersione dei dati<br />
geomeccanici sul valore del coefficiente di sicurezza.<br />
Metodi di Montecarlo applicati alla verifica di stabilità.<br />
I metodi di Montecarlo si basano sulla generazione di numeri casuali, scelti<br />
in determinati intervalli, che godano nel complesso di proprietà statistiche.<br />
Fra le varie applicazioni possibili di tali metodi, vi è quella detta 'del<br />
campionamentò che consiste nel dedurre proprietà generali di un insieme<br />
grande, studiandone solo un sottoinsieme casuale, giudicato rappresentativo<br />
dell' insieme stesso. E' evidente che maggiori saranno le dimensioni del<br />
campione random, più rappresentative saranno le proprietà dedotte.<br />
Nel caso di applicazione del metodo alla verifica di stabilità di pendii in<br />
terra, la procedura da seguire potrebbe essere la seguente:<br />
• si genera la distribuzione delle variabili aleatorie RMR e Rc (resistenza<br />
alla compressione monassiale) misurate in situ o in laboratorio,<br />
supponendo che sia di tipo gaussiano ( cioè rappresentate da una curva a<br />
campana, con il valore centrale corrispondente al valore medio);<br />
• attraverso un generatore di numeri casuali, si crea una serie, estesa<br />
quanto si vuole, di valori numerici compresi fra 0 e 1;<br />
• si associa ad ogni valore numerico casuale della serie un valore<br />
dell'indice RMR e della Rc, rispettando la curva di distribuzione delle<br />
probabilità di queste due grandezze (facendo cioè in modo che la<br />
frequenza con cui un certo parametro viene chiamato nel calcolo sia<br />
44
FORMULA GEO VER.2.0<br />
uguale alla sua probabilità ricavata dalla curva gaussiana di probabilità<br />
del parametro stesso); in questo modo si trasforma la serie di numeri<br />
casuali generati nel punto precedente in una serie di coppie di valori di<br />
RMR e Rc;<br />
• scelto un metodo deterministico di calcolo, si esegue la verifica di<br />
stabilità con tale metodo per ogni coppia di valori di RMR e Rc ,<br />
ricavando il rispettivo coefficiente di sicurezza F s ;<br />
• si crea la curva di distribuzione della frequenza dei valori di F s ottenuti,<br />
per esempio sottoforma di istogramma, visualizzando l'andamento di tali<br />
coefficienti rispetto ad un valore di riferimento (per es. rispetto al valore<br />
di <strong>Le</strong>gge 1,3).<br />
L'aspetto del grafico della distribuzione di F s consente di valutare se la<br />
dispersione dei valori di c e ϕ misurata influisce in maniera significativa sul<br />
calcolo della stabilità del versante. Nel caso, per esempio, in cui il valore<br />
medio di F s sia maggiore di 1.3, ma una percentuale significativa delle<br />
verifiche effettuate con il metodo di Montecarlo ricada sotto tale limite, si<br />
può trarre la conclusione che la dispersione dei parametri geomeccanici sia<br />
eccessiva e non permetta di fornire una risposta precisa al problema della<br />
stabilità del versante: in questo caso si rende necessaria una migliore<br />
caratterizzazione geomeccanica dell'ammasso roccioso.<br />
Il metodo di Montecarlo può essere impiegato anche per retro-analisi di<br />
stabilità. Costruendo infatti a tentativi delle curve di distribuzione ipotetiche<br />
di RMR e Rc, si può stimare per quale intervallo di questi valori il pendio<br />
risulta stabile. Il confronto fra la distribuzione dei parametri geomeccanici<br />
ipotizzata e quella misurata permette di trarre delle conclusioni sulla<br />
stabilità globale del pendio.<br />
Il metodo di Montecarlo richiede, per consentire di ottenere delle<br />
distribuzioni di F s valide, che venga generato un numero sufficientemente<br />
elevato di coppie di parametri RMR e Rc, dalle quali ricavare il<br />
corrispondente valore di F s . Normalmente per ottenere distribuzioni stabili<br />
del coefficiente di sicurezza sono necessarie alcune centinaia di verifiche. Il<br />
raggiungimento della stabilità delle curve di distribuzione può essere<br />
valutato, applicando il metodo di Montecarlo su due insiemi di verifiche e<br />
confrontando quindi le relative distribuzioni con il test del χ 2 .<br />
45
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Metodo di Rosemblueth applicato alla verifica di stabilità.<br />
Il metodo di Rosemblueth, applicato allla verifica di stabilità di un pendio in<br />
terra, consente di ricavare il valore più probabile del coefficiente di<br />
sicurezza ( valore medio) ed un'indicazione della sua dispersione (scarto<br />
quadratico medio).<br />
Si possono utilizzare anche in questo caso come variabili casuali i parametri<br />
RMR e Rc, supponendo una loro distribuzione gaussiana simmetrica (cioè a<br />
curva a campana con i tratti di sinistra e di destra simmetrici rispetto al<br />
valore centrale).<br />
Il procedimento da seguire è il seguente:<br />
• dai dati misurati in situ o in laboratorio, si calcoli il valore medio di<br />
RMR e Rc (RMR m e Rc m ) e i rispettivi scarti quadratici medii (s rmr e<br />
s rc );<br />
• utilizzando uno dei metodi dell'equilibrio limite, si calcoli il coefficiente<br />
di sicurezza relativo alle seguenti combinazioni di parametri:<br />
1. (Rc = Rc m + s rc RMR = RMR m + s rmr )⇒ F s1<br />
2. ( Rc = Rc m + s rc RMR = RMR m - s rmr )⇒ F s2<br />
3. ( Rc = Rc m - s rc RMR = RMR m + s rmr )⇒ F s3<br />
4. ( Rc =R c m - s rc RMR = RMR m - s rmr )⇒ F s4<br />
• si calcoli quindi il valore medio di F s attraverso la relazione:<br />
(54) F m = ( F s1 +F s2 + F s3 + F s4 ) / 4;<br />
e lo scarto quadratico medio con la formula:<br />
(55) S F =0.5 x √ ( F s1 2 +Fs2 2 + Fs3 2 + Fs4 2 ).<br />
46
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Anche in questo caso il risultato può essere visto come un'indicazione<br />
dell'influenza della dispersione dei parametri geomeccanici sulla stabilità<br />
del versante: un elevato valore di S F può indicare una non sufficiente<br />
caratterizzazione geomeccanica del terreno, fatto di cui tener conto in<br />
particolar modo quando il valore di F m sia prossimo al valore di 1.3. Il<br />
coefficiente di sicurezza potrà quindi essere espresso come segue:<br />
(56) F s = F m ± S F;<br />
indicando che il coefficiente di sicurezza può variare nell'intervallo<br />
compreso fra F s = F m - S F e F s = F m + S F.<br />
Stabilità dei singoli cunei rocciosi.<br />
Verifica di un cuneo in roccia<br />
La scelta del modello di verifica da adottare nell'analisi di stabilità di un<br />
pendio roccioso dipende essenzialmente dall'assetto strutturale dell'ammasso<br />
di cui è costituito e non può prescindere da un accurato rilevamento<br />
geomeccanico del versante stesso e dal riconoscimento delle condizioni<br />
idrogeologiche che condizionano il sito.<br />
L'analisi di stabilitàin termini di fattore di sicurezza è quindi subordinata<br />
alla comprensione dei fenomeni in atto e alla quantificazione<br />
geometrica e fisica delle grandezze e delle forze in gioco, includendovi<br />
anche gli eventuali carichi idraulici, sismici, ecc. .<br />
I fenomeni di instabilità delle scarpate in roccia sono condizionati dallo<br />
assetto strutturale dell'ammasso roccioso. Il meccanismo del dissesto<br />
dipenderà quindi dal numero e dall' orientamento delle famiglie di<br />
discontinuità che interessano l'ammasso roccioso stesso.Se due piani di<br />
giunto si intersecano tra loro si puòavere, nel caso che questo sia limitato<br />
da altre due superfici libere costituite dal fronte e dalla superficie del<br />
versante, la formazione di un cuneo roccioso. Nel caso di scivolamenti<br />
lungo giunti coniugati appartenenti a famiglie diverse l' analisi della<br />
stabilitàviene condotta con il metodo dell'equilibrio limite,assumendo che<br />
47
FORMULA GEO VER.2.0<br />
la resistenza allo scorrimento sia diretta parallelamente alla direzione del<br />
movimento.<br />
La soluzione del problema richiede la definizione dei principali elementi<br />
geometrici del cuneo (angoli, aree e volumi) e della risultante delle varie<br />
forze agenti.<br />
Analisi con il test di Markland.<br />
Un'analisi di tipo speditivo della stabilità dei singoli cunei rocciosi può<br />
essere fatta utilizzando il test di Markland.<br />
Il procedimento fornisce un'indicazione qualitativa della stabilità del cuneo<br />
in funzione del suo orientamento nello spazio e della stima della resistenza<br />
al taglio mobilitabile lungo i piani di possibile scorrimento. Quest'ultima<br />
grandezza viene quantificata attraverso il parametro angolo d'attrito di picco<br />
medio delle discontinuità meccaniche (vedi paragrafo 'Scelta dei parametri<br />
di resistenza al taglio’).<br />
Il test prevede quattro situazioni possibili.<br />
1. Cuneo potenzialmente instabile.<br />
48
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Questa sistuazione si verifica per un cuneo roccioso a franapoggio meno<br />
inclinato del pendio, in cui l'angolo d'attrito medio di picco mobilitabile<br />
lungo le superfici potenziali di scorrimento sia inferiore all'inclinazione<br />
della linea d'intersezione dei piani di scorrimento.<br />
2. Cuneo stabile.<br />
49
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Questa sistuazione si verifica per un cuneo roccioso a franapoggio meno<br />
inclinato del pendio, in cui l'angolo d'attrito medio di picco mobilitabile<br />
lungo le superfici potenziali di scorrimento sia superiore all'inclinazione<br />
della linea d'intersezione dei piani di scorrimento. Si verifica ovviamente<br />
anche per cunei a reggipoggio o a franapoggio più inclinati del pendio.<br />
3. Cuneo con stabilità incerta.<br />
50
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Questa sistuazione si verifica per un cuneo roccioso a franapoggio meno<br />
inclinato del pendio, in cui l'angolo d'attrito medio di picco mobilitabile<br />
lungo le superfici potenziali di scorrimento sia circa uguale all'inclinazione<br />
della linea d'intersezione dei piani di scorrimento. In questa caso va tenuto<br />
presente che generalmente l'errore insito nella grandezza angolo di<br />
resistenza al taglio è di circa 2°, se non addirittura maggiore. Il test di<br />
Markland non permette in queste condizioni di ottenere un responso preciso<br />
sulla stabilità del cuneo, per ottenere il quale occorrerà l'impiego di metodi<br />
più precisi.<br />
51
FORMULA GEO VER.2.0<br />
4. Cuneo potenzialmente instabile per ribaltamento.<br />
Questa situazione si verifica quando il pendio ed una delle discontinuità<br />
sono subverticali con immersione circa uguale. In questo caso il valore<br />
dell'angolo di resistenza al taglio non influisce sulla stabilità, in quanto si<br />
può supporre che le due facce della superficie di ribaltamento non siano in<br />
contatto e quindi non sviluppi un'apprezzabile resistenza al taglio.<br />
Analisi con il metodo dell'equilibrio limite.<br />
52
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Il piu semplice schema di dissesto tridimensionale fa riferimento ad un<br />
cuneo di roccia a forma tetraedrica che può avere due superfici libere<br />
(caso più importante e frequente) o una sola superficie libera.Per il calcolo<br />
del fattore di sicurezza si consideri il caso di un cuneo simmetrico (con<br />
due superfici libere) soggetto soltanto alla sola azione del peso proprio.Il<br />
peso del cuneo puòessere scomposto in due componenti:<br />
T 12 agente lungo la linea di intersezione<br />
N 12 normale a tale linea<br />
Quest'ultima deve essere equilibrata da una reazione tangenziale T N e da<br />
una reazione normale N, agenti su ciascuna faccia.<br />
La reazione N determina la massima resistenza allo scorrimento<br />
mobilizzabile e il coefficiente di sicurezza potrà essere definito come<br />
segue:<br />
con:<br />
(57) Fs = [A x Tr x (N / A)] / û[ (T 12 / 2)ý + T N ý];<br />
A = area di ciascun giunto;<br />
Tr = legge di resistenza assunta (vedi paragrafo 'Scelta dei parametri<br />
di resistenza al taglio');<br />
Per L'equilibrio in direzione perpendicolare alla linea di intersezione deve<br />
aversi:<br />
con:<br />
(58) 2N x sin(i/2) + 2 x TN x cos (i/2) = N 12 = W cos (b 12 );<br />
i = angolo compreso fra i due giunti A e B;<br />
b 12 = inclinazione rispetto all'orizzontale della linea d'intersezione.<br />
Il problema risulta staticamente indeterminato per cui varie combinazioni di<br />
N e T N possono fornire coefficienti di sicurezza molto differenti tra loro.<br />
53
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Se si assume T N = 0 si ottiene il coefficiente piùelevato tra quelli possibili<br />
(metodo del cuneo rigido).<br />
Per il calcolo della stabilità del cuneo occorre in primo luogo che la<br />
giacitura dei giunti rispetto al pendio sia tale da consentire cinematismi.<br />
Occorre che il cuneo sia appoggiato sulla massa rocciosa retrostante. <strong>Le</strong><br />
normali alle facce del cuneo devono essere cioè dirette verso il basso.<br />
Il fattore di sicurezza di sicurezza può essere calcolato come segue.<br />
dove:<br />
(59) Fs = [A1 x TR1 x (N1 / A1) + A2 x TR2 x (N2 / A2)] / T 12 ;<br />
A1 = area del giunto 1<br />
A2 = area del giunto 2<br />
TR1 x (N1/A1) = resistenza disponibile lungo il giunto 1 in<br />
corrispondenza delle sollecitazioni normali N1/A1;<br />
TR2 x (N2/A1) = resistenza disponibile lungo il giunto 2 in<br />
corrispondenza delle sollecitazioni normali N2/A2;<br />
T 12 = componente del peso del cuneo agente lungo l' intersezione<br />
dei piani 1 e 2.<br />
La 3) in realtà può essere considerata valida solo nel caso in cui sia N1>0 e<br />
N2 > 0, con il cuneo che tende a scivolare lungo la linea d' intersezione dei<br />
piani 1 e 2.<br />
Nei casi in cui sia N1 > 0 e N2 < 0 oppure N1 < 0 e N2 > 0 lo scivolamento<br />
non avviene più lungo l'intersezione dei piani,ma lungo la linea di massima<br />
pendenza dei piani 1 o 2 rispettivamente.<br />
Il coefficiente di sicurezza deve essere espresso allora nei seguenti modi:<br />
(60) Fs = A1 x TR1 x (N1 / A1) / T1 (N1 > 0 e N2 < 0);<br />
con<br />
T1 = componente del peso del cuneo agente lungo la linea di<br />
massima<br />
pendenza del piano 1<br />
(61) Fs = A2 x TR2 x (N2 / A2) / T2 (N1 < 0 e N2 > 0);<br />
54
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con<br />
T2 = componente del peso del cuneo agente lungo la linea di<br />
massima pendenza del piano 2.<br />
Nell'ipotesi infine in cui si abbiano N1 < 0 e N2 < 0 (cuneo che si solleva<br />
rispetto al versante) non esiste alcuna definizione di Fs e si assume una<br />
generale instabilitàsenza quantificarla numericamente.<br />
Scelta dei parametri della resistenza al taglio.<br />
Il comportamento meccanico dei giunti di discontinuità meccanica può<br />
essere descritto con due criteri alternativi. Supponendo che il giunto<br />
abbia un comportamento meccanico globale di tipo lineare (la resistenza<br />
mobilitata cresce linearmente con gli sforzi applicati) può essere utilizzata<br />
la relazione di Mohr-Coulomb:<br />
con:<br />
(62) T = C + (s-u) x Tg ϕ;<br />
T = reistenza al taglio del giunto;<br />
s = pressione totale agente sul giunto;<br />
u = carico idraulico;<br />
ϕ = angolo di resistenza la taglio del giunto;<br />
C = coesione del giunto.<br />
L'esperienza ha peròdimostrato la non corrispondenza di questa ipotesi<br />
col comportamento reale dell'ammasso roccioso. Più indicato in questo caso<br />
è l'adozione di un criterio non lineare (la resistenza mobilitata cresce in<br />
maniera non lineare al crescere degli sforzi efficaci, con un andamento<br />
di tipo parabolico).<br />
Barton suggerisce l'adozione del seguente criterio empirico:<br />
(63) T = Pn x tg [ϕ b + JRC x Log (Pj / Pn) ];<br />
55
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con:<br />
T = resistenza la taglio del giunto;<br />
Pn = pressione normale applicata sul giunto;<br />
ϕ b = angolo di resistenza la taglio di base del giunto;<br />
JRC = coefficiente che descrive il grado di rugosità della superficie<br />
della discontinuità (Joint Roughness Coefficient);<br />
Pj = resistenza alla compressione monoassiale del giunto.<br />
Questa relazione ha il suo campo ottimale di applicabilità per valori di<br />
(Pj/Pn) compresi nell'intervallo 0.01 e 0.3., all'interno del quale ricadono la<br />
maggior parte dei casi di analisi di stabilità.<br />
56
FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />
MECCANICA DELLE ROCCE<br />
Modalità d’esecuzione del rilievo geomeccanico.<br />
Definizione del problema.<br />
Per caratterizzare un ammasso roccioso a comportamento rigido dal punto<br />
di vista meccanico è necessario eseguire una serie di operazioni che, nel loro<br />
insieme, costituiscono il rilievo geomeccanico. Nella pratica si distinguono<br />
generalmente rilievi geomeccanici speditivi, di dettaglio e di grande<br />
dettaglio. Nel primo caso vanno misurati soltanto alcuni parametri<br />
fondamentali, nel secondo tutti quelli necessari per la caratterizzazione<br />
dell'ammasso roccioso e nel terzo caso ulteriori parametri richiesti<br />
esplicitamente dalla finalità del lavoro.<br />
Di seguito vengono esposte le operazioni necessarie per un corretto rilievo<br />
geomeccanico, a partire dalla scelta dell'area su cui effettuare le misure.<br />
Tutti i dati ricavati dal rilievo andranno utilizzati per la determinazione della<br />
classe dell'ammasso roccioso studiato, al fine di individuarne<br />
qualitativamente le caratteristiche meccaniche attraverso le classificazioni<br />
tecniche di Bieniawski (1973 e successive modifiche), di Wickham (1972) e<br />
di Barton (1979).<br />
1
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Scelta dell’area di rilievo strutturale A.R.S.<br />
L'area su cui effettuare il rilievo geomeccanico deve avere specifiche<br />
caratteristiche:<br />
• la superficie sulla quale si eseguiranno le misure deve essere il più<br />
vicino possibile al sito dove verrà realizzata l'opera; se si tratta di una<br />
caratterizzazione volta all'analisi di stabilità di un versante è opportuno<br />
effettuare le misure sull'ammasso che costituisce il versante stesso; nei<br />
casi più generali, l'area scelta deve essere rappresentativa, dal punto di<br />
vista geologico e strutturale, di una zona più ampia, dove verrà realizzata<br />
l'opera;<br />
• la superficie di affioramento deve essere di almeno 50 mq;<br />
• gli affioramenti dovrebbero essere esposti (preferibilmente) almeno su<br />
due lati, così da consentire osservazioni più complete.<br />
Operazioni di rilievo.<br />
• Descrizione geologica e petrografica dell'ammasso roccioso.<br />
Andranno descritte la struttura (pieghe, faglie, eteropie), lo stato di<br />
alterazione dell'ammasso roccioso e tutto quanto può servire per un<br />
inquadramento più generale (nome formazionale, litologia, particolari<br />
strutture sedimentarie, ecc.).<br />
• Operazioni riguardanti le discontinuità<br />
Orientamento nello spazio.<br />
In funzione della complessità strutturale dell'ammasso roccioso sarà<br />
necessario effettuare un certo numero di misure di immersione e<br />
inclinazione delle famiglie di discontinuità presenti. Il numero di misure da<br />
effettuare dovrà essere in funzione del grado di fratturazione dell’ammasso<br />
2
FORMULA GEO VER.2.0<br />
e dell’estensione areale dell’affioramento. Si va quindi da poche decine di<br />
misure per situazioni strutturali semplici, in indagini di tipo speditivo, a<br />
parecchie centinaia per situazioni strutturali complesse per indagini di<br />
dettaglio.<br />
L'orientazione dei piani di discontinuità delle famiglie andrà rappresentata<br />
attraverso opportune proiezioni stereografiche (vedi capitolo successivo). E'<br />
buona norma comunque, prima di iniziare l’esecuzione del rilievo dei dati,<br />
individuare subito i maggiori sistemi di discontinuità, in base al loro<br />
orientamento generale nello spazio, e misurare quindi le giaciture dei giunti<br />
procedendo famiglia per famiglia.<br />
Misura della spaziatura.<br />
La spaziatura è la distanza media tra due discontinuità appartenenti alla<br />
stessa famiglia, misurata perpendicolarmente alle discontinuità stesse. Per<br />
misurare questo dato si dovrà predisporre un allineamento almeno dieci<br />
volte maggiore della spaziatura media stimata in prima approssimazione<br />
(comunque l'allineamento non deve essere mai inferiore ai 2 m) e contare le<br />
discontinuità della stessa famiglia che vi ricadono. Il valore medio della<br />
spaziatura sarà dato ovviamente dal rapporto S=L/n (L = lunghezza<br />
dell'allineamento e n= numero di discontinuità contate).<br />
Misura dell' intercetta.<br />
Lungo una traccia prefissata si misurano le distanze fra tutte le discontinuità<br />
che intersecano lo stendimento (appartenenti a qualsiasi famiglia). E'<br />
consigliabile effettuare misure lungo due stendimenti tra loro perpendicolari<br />
(per esempio uno orizzontale ed uno verticale). Si terrà in considerazione il<br />
valore minore fra quelli misurati.<br />
Stima della persistenza.<br />
La persistenza è l'estensione areale percentuale di una discontinuità. Se non<br />
è possibile verificare l' estensione areale, perchè l'affioramento è esposto<br />
solo lungo un lato, è sufficiente misurare la persistenza lineare, ovvero la<br />
continuità espressa in percentuale della traccia della discontinuità rispetto<br />
all'estensione dell'affioramento.<br />
3
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Per la stima della persistenza lineare media di una famiglia di discontinuità<br />
si considerano 3 classi:<br />
- PL < 50%<br />
- 50%< PL 90%<br />
Per la stima della persistenza areale (cosa possibile in presenza di almeno<br />
due superfici di affioramento contigue ed orientate in maniera differente) si<br />
distinguono ancora 3 classi:<br />
- PA < 25%<br />
- 25% < PA 80%<br />
Se la PA è < 25% la resistenza dell'ammasso roccioso dipende<br />
esclusivamente dal comportamento meccanico del materiale roccia. Sarà<br />
invece la resistenza mobilitabile lungo le superfici dei giunti a caratterizzare<br />
il comportamento meccanico di un ammasso roccioso con PA>80%.<br />
Rientrano nella classe intermedia tutte le situazioni comprese tra il 25 e 80%<br />
di PA.<br />
Lo stesso discorso è valido anche per quanto riguarda la PL, anche se in<br />
questo caso l’indicazione è meno attendibile.<br />
Stima del V.R.U. (Volume Roccioso Unitario).<br />
Bisogna indicare quali sono le dimensioni medie dei volumi rocciosi isolati<br />
dall'intersezione delle discontinuità. Per la definizione del V.R.U si può<br />
ricorrere all'indice Jv (numero di giunti per mc):<br />
dove:<br />
8<br />
V.<br />
R.<br />
U.<br />
=<br />
Jv Jv ... Jv<br />
Jv= 1/ Spaziatura famiglia 1,2…n;<br />
1<br />
2<br />
n<br />
4
FORMULA GEO VER.2.0<br />
oppure si fa una media dei volumi più rappresentativi in cui è suddiviso<br />
l'ammasso roccioso.<br />
Irregolarità delle discontinuità.<br />
Una discontinuità è caratterizzata da irregolarità a grande scala<br />
(ondulazioni) e a piccola scala (rugosità). A grande scala si fanno<br />
osservazioni qualitative (superfici planari, regolari, ondulate, seghettate), a<br />
piccola scala si è conveniente utilizzare uno Shape Tracer (pettine di<br />
Barton).<br />
I profili, ottenuti attraverso l'adattamento alle irregolarità degli aghi mobili<br />
cui è costituito lo Shape Tracer, vanno confrontati con i profili di rugosità<br />
proposti da Barton ad ognuno dei quali corrisponde un coefficiente<br />
chiamato JRC (Joint Roughness Coefficient -indice della scabrezza delle<br />
superfici dei giunti-) (10 profili tipo con coefficienti variabili da 0-20 ad<br />
intervalli di 2).<br />
5
FORMULA GEO VER.2.0<br />
In linea di principio il valore di J.R.C. potrebbe anche essere ricavato con<br />
maggior precisione applicando la relazione:<br />
dove Z è dato dalla:<br />
J. R.<br />
C.<br />
= 32.<br />
2 + 32.<br />
47Log10Z<br />
( )<br />
( )<br />
∑ +<br />
=<br />
−<br />
= Z<br />
n 1<br />
yi<br />
y<br />
2<br />
1 i<br />
n dx i 1<br />
in cui:<br />
n = Numero degli intervalli di ascissa in cui è stato diviso il profilo;<br />
dx= Ampiezza lungo l’asse x dell’intervallo;<br />
6
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Y Ordinata del profilo.<br />
Il valore di J.R.C. può essere ottenuto anche in maniera sperimentale,<br />
attraverso le prove di rotazione proposte da Barton e Choubey, 1977 (Tilt<br />
Test), utilizzando la relazione:<br />
dove:<br />
( α −ϕr<br />
)<br />
J.<br />
R.<br />
C.<br />
=<br />
⎛ J.<br />
C.<br />
S.<br />
⎞<br />
Log ⎜<br />
⎟<br />
10<br />
⎝ σn<br />
⎠<br />
α (°)= angolo di incipiente scorrimento<br />
ϕr (°)= angolo di attrito residuo<br />
σn (MPa)= sforzo normale<br />
J.C.S.(Mpa) = Joint Compressive Strength (Miller, 1965)<br />
Nella formula l'angolo d'attrito residuo ϕr(°) può essere assunto circa uguale<br />
all'angolo d'attrito di base del materiale roccia, ottenuto per scivolamento<br />
lungo superfici liscie. In alternativa, noto il valore di J.C.S. per la roccia<br />
sana e per quella alterata può essere ricavato attraverso la relazione:<br />
dove:<br />
ϕ<br />
r<br />
⎛ J.<br />
C.<br />
S.<br />
⎞ a<br />
= ϕ − + ⎜<br />
⎟<br />
b 20 20<br />
⎝ J.<br />
C.<br />
S.<br />
s ⎠<br />
ϕb = angolo d’attrito di base della roccia;<br />
J.C.S.s=J.C.S. della roccia sana;<br />
J.C.S.a=JCS della roccia alterata.<br />
L’angolo d’attrito di base della roccia è quello relativo ad un superficie della<br />
discontinuità perfettamente levigata, ed è funzione solo della tessitura e<br />
della composizione mineralogica della roccia.<br />
In tabella sono riportati alcuni valori indicativi di ϕb per varie litologie:<br />
7
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Litologia ϕb(°)<br />
Amfibolite 31<br />
Arenaria 25 - 35<br />
Basalto 31 - 38<br />
Calcare 33 - 40<br />
Conglomerato 35<br />
Dolomite 27 - 31<br />
Gesso 30<br />
Granito 23 - 39<br />
Gneiss 29 - 35<br />
Marna 27<br />
Porfirite 31<br />
Siltite 27 - 31<br />
Misura della resistenza sulle superfici.<br />
Per la valutazione della resistenza meccanica delle superfici dei giunti si<br />
utilizza il Martello di Schmidt o sclerometro, strumento costituito da un<br />
cilindro con punta rientrante, che misura la capacità del materiale di<br />
assorbire l'urto. <strong>Le</strong> superfici di discontinuità su cui appoggiare lo strumento<br />
non devono essere troppo rugose (JRC max=8). Inoltre, al di sotto del punto<br />
dove si effettua la prova non deve esserci una discontinuità entro una<br />
distanza di almeno 25 cm.<br />
L'indice del martello di Schmidt può essere correlato con la resistenza alla<br />
compressione delle superfici di discontinuità J.C.S. attraverso la relazione:<br />
Log J.<br />
C.<br />
S.(<br />
MPa)<br />
= 0.<br />
00088γr<br />
+ 1.<br />
01<br />
dove:<br />
γ(kN/mc)= Peso di volume della roccia;<br />
r= Indice del martello di Schmidt.<br />
10<br />
8
FORMULA GEO VER.2.0<br />
In alternativa si può utilizzare il seguente grafico, che tiene conto anche<br />
dell’inclinazione dello strumento rispetto all’orizzontale:<br />
9
FORMULA GEO VER.2.0<br />
10
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Vanno effettuate misure sia su giunti sani che su giunti alterati. La<br />
differenza dei valori suggerisce il grado di alterazione della roccia.<br />
E' buona norma confrontare i valori di resistenza ottenuti con queste<br />
misurazioni con quelli ricavati da prove di Point load, su campioni prelevati<br />
dall'ammasso roccioso. Per alti valori di resistenza lo sclerometro infatti non<br />
è affidabile. Si possono avere dispersioni addirittura del 50 % per valori<br />
compresi tra i 100 e i 150 MPa.<br />
Misura dell'apertura e del riempimento delle discontinuità.<br />
Questi dati servono per entrare nelle tabelle di classificazione.<br />
<strong>Le</strong> aperture si possono misurare con spessimetro o con calibro, ma è<br />
sufficiente distinguere le classi considerando i range di valori indicati nelle<br />
tabelle di classificazione (vedi parametro A4 della Classificazione di<br />
Bieniawski -che propone valori compresi tra 0 e 30 in funzione dell'apertura<br />
e del tipo di riempimento- e parametri Jr e Ja della Classificazione di<br />
Barton, valutati in modo meno soggettivo).<br />
Condizioni di umidità.<br />
La valutazione qualitativa delle condizioni di umidità che interessano<br />
l'ammasso roccioso è indispensabile per entrare nelle tabelle delle<br />
classificazioni, che assegnano coefficienti variabili a seconda delle<br />
condizioni idrauliche che caratterizzano l'ammasso roccioso stesso.<br />
Prove di punzonamento (Point Load Test).<br />
Sui campioni prelevati si possono eseguire prove di Point Load per risalire<br />
alla resistenza a compressione monoassiale della roccia. I campioni vanno<br />
sempre prelevati dall'affioramento e non da blocchi già staccati, alla base<br />
dello stesso.<br />
Per provini irregolari (che si preleveranno dal sito studiato) il programma<br />
utilizza la formula proposta da Greminger:<br />
Is ( 50)(<br />
MPa)<br />
=<br />
( )<br />
( ) 75 . 0<br />
0.<br />
138F<br />
DL<br />
11
FORMULA GEO VER.2.0<br />
dove:<br />
Is(50)(MPa)= Indice di point load già rapportato al diametro di riferimento<br />
(50 mm);<br />
D(mm)= Distanza fra le punte;<br />
L(mm)= Lunghezza del campione lungo la superficie di rottura;<br />
F(N)= Carico a rottura;<br />
La formula è valida anche per prove assiali su campioni cilindrici.<br />
Attraverso il parametro è possibile passare alla stima della resistenza alla<br />
compressione monoassiale della roccia attraverso la relazione:<br />
C 0( MPa)<br />
= 24Is(<br />
50)<br />
Rappresentazioni stereografiche delle giaciture delle discontinuità.<br />
Mentre grandezze come la spaziatura delle discontinuità, la loro apertura, i<br />
valori di JCS e JRC ecc., possono essere rappresentati con efficacia anche<br />
attraverso semplici istogrammi, le giaciture delle discontinuità richiedono<br />
per la loro visualizzazione diagrammi particolari, che forniscano<br />
un’indicazione precisa del loro orientamento nello spazio ed i rapporti<br />
spaziali fra piano e piano.<br />
<strong>Le</strong> giaciture dei piani di discontinuità vengono normalmente visualizzate<br />
attraverso proiezioni sferiche, equatoriali o polari. Tra le proiezioni più<br />
usate in questo campo si hanno:<br />
• la proiezione polare equiareale di Schmidt:<br />
viene utilizzata per la rappresentazione dei piani di discontinuità,<br />
visualizzati attraverso i loro poli, cioè attraverso l’intersezione della<br />
perpendicolare al piano con la sfera;<br />
12
FORMULA GEO VER.2.0<br />
questa rappresentazione stereografica, essendo equiareale, e quindi<br />
rispettando i rapporti fra le aree proiettate, consente di effettuare un’analisi<br />
statistica della distribuzione dei poli, per l’individuazione dei valori di<br />
giacitura più rappresentativi delle singole famiglie, corrispondenti con le<br />
zone di massimo addensamento dei poli;<br />
13
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• la proiezione equiangolare di Wulff:<br />
viene utilizzata per la visualizzazione dei piani di discontinuità più<br />
rappresentativi, individuati attraverso l’analisi statistica delle giaciture<br />
misurate in campagna; essendo una proiezione equiangolare, permette di<br />
mantenere i rapporti angolari fra i diversi piani.<br />
14
FORMULA GEO VER.2.0<br />
15
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Classificazione dell’ammasso roccioso.<br />
Introduzione.<br />
I dati ricavati dal rilievo geomeccanico vanno utilizzati per la<br />
determinazione della qualità dell'ammasso roccioso, esprimibile attraverso<br />
appositi indici, che hanno lo scopo di permettere una valutazione<br />
preliminare delle caratteristiche meccaniche dell’ammasso nel suo<br />
complesso.<br />
Diverse sono le classificazioni tecniche note in letteratura, le più importanti<br />
delle quali sono quelle di Deere (1964), Bieniawski (1973 e successive<br />
modifiche), di Wickham (1972) e di Barton (1979). Ognuna di esse fornisce<br />
un valore numerico (rispettivamente RMR, RSR e Q) derivato dalla somma<br />
di indici parziali stimati attraverso la valutazione qualitativa o quantitativa<br />
dei parametri e delle condizioni viste in precedenza.<br />
16
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Classificazione di Deere (1964).<br />
Si basa sulla stima del parametro R.Q.D. (Rock Quality Designation),<br />
definito come la percentuale di recupero di carotaggio in roccia di spezzoni<br />
con lunghezza superiore ai 10 cm rispetto alla lunghezza totale perforata.<br />
R.Q.D. (%) = Σ Lunghezza spezzoni >=10 cm<br />
Lunghezza totale carotaggio<br />
Il valore di RQD% può essere calcolato, non disponendo di perforazioni,<br />
attraverso la formula di Palmstrom(1982):<br />
dove:<br />
RQD% = 115 - 3.3 x Jv<br />
Jv= numero di giunti per metro cubo, dato dalla sommatoria dell’inverso<br />
delle spaziature mediein metri delle famiglie di discontinuità rilevate<br />
Jv =Σ (1/Spaziatura);<br />
In alternativa può essere utilizzata la relazione di Priest e Hudson (1976):<br />
⎛ −0.<br />
1 ⎞<br />
⎜ ⎟<br />
⎜ ⎟<br />
⎝ S media ⎠<br />
⎛ 0.<br />
1 ⎞<br />
RQD%<br />
= 100e<br />
⎜ + 1 ⎟<br />
⎝ Smedia<br />
⎠<br />
solitamente meno conservativa della precedente.<br />
La classificazione proposta da Deere è la seguente:<br />
R.Q.D. (%) Qualità della roccia<br />
0 - 25 molto scadente<br />
26 - 50 scadente<br />
51 -75 discreta<br />
76 - 90 buona<br />
91 - 100 eccellente<br />
17
FORMULA GEO VER.2.0<br />
La classificazione proposta da Deere è puramente qualitativa e fornisce solo<br />
un’indicazione sul comportamento meccanico dell’ammasso, che andrà<br />
integrata con altri parametri.<br />
18
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Classificazione di Bieniawski (1973 e successive modifiche).<br />
La classificazione di Bieniawski tiene conto di 5 parametri relativi allo stato<br />
della roccia e dell'ammasso roccioso e di un indice di correzione il cui<br />
valore è funzione dell'orientamento delle discontinuità e del problema<br />
affrontato (gallerie, versanti e fondazioni).<br />
I parametri sono:<br />
RMR = (A1 + A2 + A3 + A4 + A5) - Ic;<br />
A1 (Resistenza a compressione monoassiale);<br />
A2 (Rock Quality Designation);<br />
A3 (Spaziatura delle discontinuità);<br />
A4 Condizioni dei giunti<br />
A5 Condizioni idrauliche dei giunti<br />
Ic Indice di correzione<br />
Ad ognuno di essi viene assegnato un indice parziale a seconda del valore<br />
(per , e ) o della condizione.<br />
Esistono diverse versioni di questa classificazione. <strong>Le</strong> più usate sono quelle<br />
del 1976, del 1979 e del 1989.<br />
19
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Classificazione di Bieniawski del 1976<br />
PARAMETRI INTERVALLI DI VALORI<br />
RESISTENZA Carico puntuale(Mpa) >8 4-8 2-4 1-2 Non applicabile<br />
ROCCIA Compressione<br />
>200 100-200 50-100 25-50 10- 3-10 1-3<br />
1 INTATTA monoassiale(MPa)<br />
25<br />
Indice 15 12 7 4 2 1 0<br />
2 RQD (%) 90-100 75-90 50-75 25-50 3 1-3 0,3-1 0,05-0,3 5mm o<br />
scabre non Apertura Apertura riempimento5 mm.<br />
CONDIZIONE GIUNTI<br />
continue. 0,5<br />
IDRAULICHE naturale in sito<br />
Condizioni generali<br />
Acqua in debole<br />
Giunti asciutti Umidi pressione Gravi problemi<br />
idraulici<br />
Indice 10 7 4 0<br />
La somma dei 5 indici parziali fornisce il Basic RMR (BRMR). Il Basic<br />
RMR in condizioni di giunti asciutti (A5=10) corrisponde numericamente al<br />
parametro G.S.I. (Geological Strenght Index), grandezza collegata ai fattori<br />
m, a ed s dell’ammasso roccioso integro (vedi capitolo). Cioè si ha:<br />
GSI = BRMR76<br />
(solo per BRMR>18)<br />
Per la stima dell’indice di correzione Ic si deve fare riferimento alla<br />
seguente tabella:<br />
20
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Orientamento dei giunti Molto favorevole Favorevole Discreto Sfavorevole Molto sfavorevole<br />
Gallerie e miniere 0 -2 -5 -10 -12<br />
Fondazioni Indice 0 -2 -5 -15 -25<br />
Versanti<br />
0 -5 -7 -50 -60<br />
Applicando alla BRMR la correzione Ic si ottiene l’indice RMR, correlato<br />
alla qualità dell’ammasso roccioso e alle sue caratteristiche meccaniche<br />
secondo la seguente tabella:<br />
RMR 0-25 25-50 50-70 70-90 90-100<br />
CLASSE V IV III II I<br />
QUALITA’ Molto scadente Scadente Discreta Buona Ottima<br />
Coesione(Mpa) 0,3<br />
ϕ(°) 45<br />
21
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Classificazione di Bieniawski del 1979<br />
PARAMETRI INTERVALLI DI VALORI<br />
RESISTENZA Carico puntuale(Mpa) >10 4-10 2-4 1-2 Non applicabile<br />
ROCCIA Compressione<br />
>250 100-250 50-100 25-50 5-25 1-5
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Applicando alla BRMR la correzione Ic si ottiene l’indice RMR, correlato<br />
alla qualità dell’ammasso roccioso e alle sue caratteristiche meccaniche<br />
secondo la seguente tabella:<br />
RMR 0-20 21-40 41-60 61-80 81-100<br />
CLASSE V IV III II I<br />
QUALITA’ Molto scadente Scadente Discreta Buona Ottima<br />
Coesione(Mpa) 0,4<br />
ϕ(°) 45<br />
23
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Classificazione di Bieniawski del 1989<br />
Rispetto alle precedenti la classificazione del 1989 si differenzia per due<br />
aspetti:<br />
• la possibilità di valutare i parametri A1(resistenza della roccia), A2<br />
(RQD) e A3 (spaziatura) secondo una curva continua e non per classi<br />
discrete, come avveniva nelle classificazioni precedenti;<br />
• la possibilità di ricavare il parametro A4 (condizione dei giunti) in modo<br />
meno soggettivo, utilizzando una tabella più dettagliata.<br />
I parametri A1, A2, A3 possono essere ricavato direttamente attraverso i<br />
seguenti grafici:<br />
A1:<br />
A2:<br />
24
FORMULA GEO VER.2.0<br />
A3:<br />
25
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Il parametro A4 deve essere ricavato attraverso la sommatoria di una serie<br />
di indici parziali, che tengono in considerazione la rugosità, l’apertura, la<br />
persistenza lineare, il riempimento e il grado di alterazione dei giunti.<br />
PARAMETRI INTERVALLI DI VALORI<br />
Lunghezza giunto 20 m<br />
Indice 6 4 2 1 0<br />
Apertura giunto Chiuso 5 mm<br />
Indice 6 5 4 1 0<br />
Rugosità giunto Molto rugoso Rugoso <strong>Le</strong>ggerm. rugoso Liscio Laminato<br />
Indice 6 5 3 1 0<br />
Riempimento Nessuno Compatto5mm Molle5mm<br />
Indice 6 4 2 2 0<br />
Alterazione giunti Non alterati <strong>Le</strong>gg.alterati Mediam.alterati Molto alterati Decomposti<br />
Indice 6 5 3 1 0<br />
Nell’effettuare la scelta di questi indici parziali si tenga presenti che alcune<br />
condizioni si escludono a vicenda: per esempio, se è presente un<br />
riempimento spesso diventerà irrilevante il contributo della rugosità,<br />
venendo a perdersi il contatto fra le pareti dei giunti.<br />
26
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Infine, il parametro A5 (condizioni idrauliche) andrà calcolato come nella<br />
classificazione del 1979.<br />
Come nelle classificazioni precedenti, la somma dei 5 indici parziali<br />
fornisce il Basic RMR (BRMR). Il Basic RMR in condizioni di giunti<br />
asciutti (A5=15) può essere correlato anche in questo caso al parametro<br />
G.S.I. (Geological Strenght Index), grandezza collegata ai fattori m, a ed s<br />
dell’ammasso roccioso integro (vedi capitolo). Infatti si ha:<br />
79 5 −<br />
GSI = BRMR (solo per BRMR>23)<br />
Per la stima dell’indice di correzione Ic si deve fare riferimento, anche in<br />
questo caso, alla seguente tabella:<br />
Orientamento dei giunti Molto favorevole Favorevole Discreto Sfavorevole Molto sfavorevole<br />
Gallerie e miniere 0 -2 -5 -10 -12<br />
Fondazioni Indice 0 -2 -5 -15 -25<br />
Versanti<br />
0 -5 -7 -50 -60<br />
Applicando alla BRMR la correzione Ic si ottiene l’indice RMR, correlato<br />
alla qualità dell’ammasso roccioso secondo la seguente tabella:<br />
RMR 0-20 21-40 41-60 61-80 81-100<br />
CLASSE V IV III II I<br />
QUALITA’ Molto scadente Scadente Discreta Buona Ottima<br />
I parametri geomeccanici sono invece essere correlati direttamente a BRMR<br />
(e non a RMR) attraverso le relazioni:<br />
BRMR<br />
ϕ(<br />
° ) = 5+<br />
2<br />
c ( MPa)<br />
= 0,<br />
005*<br />
BRMR<br />
E(<br />
GPa)<br />
= 10<br />
dove:<br />
ϕ(°)= Angolo d’attrito dell’ammasso roccioso;<br />
c(Mpa)= Coesione dell’ammasso roccioso;<br />
E(Gpa)= Modulo elastico dell’ammasso roccioso;<br />
BRMR−10<br />
40<br />
27
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Test di Markland<br />
La classificazione di Bieniawski può essere applicata anche per la<br />
caratterizzazione geomeccanica di versanti, se si stabilisce un coefficiente di<br />
compensazione appropriato.<br />
Il programma propone l'utilizzo del Test di Markland (1972) (come<br />
suggerito da R. Pozzi e A. Clerici, 1985) per individuare quantitativamente<br />
le discontinuità che rappresentano piani di scivolamento in un pendio in<br />
roccia.<br />
Il procedimento fornisce un'indicazione qualitativa della stabilità del cuneo<br />
in funzione del suo orientamento nello spazio e della stima della resistenza<br />
al taglio mobilitabile lungo i piani di possibile scorrimento. Quest'ultima<br />
grandezza viene quantificata attraverso il parametro angolo d'attrito medio<br />
delle discontinuità meccaniche.<br />
Il test prevede quattro situazioni possibili.<br />
1. Cuneo potenzialmente instabile.<br />
28
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Questa situazione si verifica per un cuneo roccioso a franapoggio meno<br />
inclinato del pendio, in cui l'angolo d'attrito medio mobilitabile lungo le<br />
superfici potenziali di scorrimento sia inferiore all'inclinazione della linea<br />
d'intersezione dei piani di scorrimento.<br />
29
FORMULA GEO VER.2.0<br />
2. Cuneo stabile.<br />
Questa situazione si verifica per un cuneo roccioso a franapoggio meno<br />
inclinato del pendio, in cui l'angolo d'attrito medio mobilitabile lungo le<br />
superfici potenziali di scorrimento sia superiore all'inclinazione della linea<br />
d'intersezione dei piani di scorrimento. Si verifica ovviamente anche per<br />
cunei a reggipoggio.<br />
30
FORMULA GEO VER.2.0<br />
3. Cuneo con stabilità incerta.<br />
Questa situazione si verifica per un cuneo roccioso a franapoggio meno<br />
inclinato del pendio, in cui l'angolo d'attrito medio mobilitabile lungo le<br />
superfici potenziali di scorrimento sia circa uguale all'inclinazione della<br />
linea d'intersezione dei piani di scorrimento. In questa caso va tenuto<br />
presente che generalmente l'errore insito nella grandezza angolo di<br />
resistenza al taglio è di circa 2°, se non addirittura maggiore. Il test di<br />
31
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Markland non permette in queste condizioni di ottenere un responso preciso<br />
sulla stabilità del cuneo, per ottenere il quale occorrerà l'impiego di metodi<br />
più precisi.<br />
4. Cuneo potenzialmente instabile per ribaltamento.<br />
Questa situazione si verifica quando il pendio ed una delle discontinuità<br />
sono subverticali con immersione circa uguale. In questo caso il valore<br />
dell'angolo di resistenza al taglio non influisce sulla stabilità, in quanto si<br />
può supporre che le due facce della superficie di ribaltamento non siano in<br />
contatto e quindi non sviluppi un'apprezzabile resistenza al taglio.<br />
32
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Una volta identificate le possibili direzioni di movimento è possibile<br />
definire le condizioni da 'molto favorevole' a 'molto sfavorevole' ed entrare<br />
nella tabella proposta da Z. T. Bieniawski.<br />
La condizione 'molto favorevole' è identificabile con l'assenza di direzioni<br />
critiche.<br />
<strong>Le</strong> condizioni 'mediocre' e 'sfavorevole' e 'molto sfavorevole' sono<br />
identificabili con la presenza di una, due e tre direzioni critiche,<br />
rispettivamente.<br />
La condizione 'favorevole' si ha quando non ci sono direzioni critiche, ma<br />
basta la variazione di pochi gradi nel valore attribuito all'angolo d'attrito di<br />
base perchè si verifichi la possibilita' di instabilità dei cunei rocciosi.<br />
Alle condizioni sopra riportate corrispondono i seguenti indici di<br />
compensazione:<br />
Condizione Indice<br />
molto favorevole 0<br />
favorevole -5<br />
discreta -25<br />
sfavorevole -50<br />
molto sfavorevole -60<br />
L'indice RMR ottenuto dalla classificazione di Bieniawski, può essere<br />
inoltre correlato con l'indice Q (Classificazione di Barton) e con RSR<br />
(Classificazione di Wickham) mediante le seguenti relazioni:<br />
RMR = 9 ln Q + 44<br />
−12,<br />
4<br />
=<br />
0,<br />
77<br />
RSR<br />
RMR<br />
33
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Stima delle grandezze m,s e a dell’ammasso roccioso.<br />
Attraverso il parametro G.S.I. ricavato dalla classificazione di Bieniawski è<br />
possibile ricavare le grandezze m, s ed a , necessarie per la definizione del<br />
criterio di rottura di Hoek e Brown, secondo la relazione:<br />
σ<br />
1<br />
⎡<br />
= σ3<br />
+ σc<br />
⎢<br />
⎣<br />
σ<br />
⎤<br />
3 mb + s<br />
σ<br />
⎥<br />
c ⎦<br />
dove:<br />
σ1e σ3= Sforzi principali;<br />
σc= Resistenza alla compressione monoassiale della roccia intatta.<br />
Si riconoscono tra casi.<br />
• Roccia indisturbata e G.S.I.>25.<br />
= ie m m<br />
• Roccia indisturbata e G.S.I.≤25.<br />
GSI−100<br />
28<br />
GSI−100<br />
9 s = e<br />
a = 0,<br />
5<br />
GSI−100<br />
28 = ie m m<br />
s = 0<br />
GSI<br />
a = 0,<br />
65 −<br />
200<br />
• Roccia disturbata qualunque valore di G.S.I..<br />
m<br />
= m e<br />
r<br />
i<br />
GSI−100<br />
14<br />
a<br />
34
FORMULA GEO VER.2.0<br />
GSI −100<br />
sr<br />
= e 6<br />
a = 0,<br />
5<br />
dove:<br />
mi= grandezza dipendente dalle caratteristiche mineralogiche e<br />
petrografiche della roccia intatta, ottenibile, in assenza di determinazioni di<br />
laboratorio più precise, dalla seguente tabella:<br />
35
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Classificazione di Wickham (1972).<br />
La classificazione di Wickham costituisce il primo sistema di classificazione<br />
completo apparso in letteratura.<br />
Si basa sulla stima dell’indice R.S.R.(Rock Structure Rating), così definito:<br />
RSR = A + B + C.<br />
Dove A, B e C sono tre indici parziali ricavabili attraverso lo schema<br />
proposto di seguito:<br />
• Parametro A: valutazione delle caratteristiche generali della roccia.<br />
Intervengono la genesi del litotipo, la durezza, l'intensità dei fenomeni<br />
plicativi. Il campo numerico varia da 6 a 30.<br />
Si seleziona il tipo litologico nella tabella 1, quindi si entra nella tabella 2.<br />
Calcolo del parametro A - Tipo litologico - Tabella 1<br />
Tipo di roccia Dura Mediocre Tenera Alterata<br />
Ignea 1 2 3 4<br />
Metamorfica 1 2 3 4<br />
Sedimentaria 2 3 4 4<br />
Calcolo del parametro A - Struttura dell'ammasso - Tabella 2<br />
Massiccia Poco Mediam. Molto<br />
Fratturata fratturata fratturata<br />
30 22 15 9 TIPO 1<br />
27 20 13 9 TIPO 2<br />
24 18 12 7 TIPO 3<br />
19 15 10 6 TIPO 4<br />
• Parametro B: si riferisce alla caratteristiche fisiche delle discontinuità e<br />
all'orientamento della galleria.<br />
Il parametro varia da 7 a 45 ed è funzione della spaziatura tra le fratture e<br />
dell’orientamento relativo tra l'asse del cavo e le discontinuità.<br />
Bisogna tener conto dell'immersione delle discontinuità rispetto al verso di<br />
avanzamento della galleria.<br />
36
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Calcolo del parametro B<br />
Immersione || al fronte di scavo |- al fronte di scavo<br />
Qualsiasi Pendenza giunti Pendenza giunti<br />
pendenza Concorde Discorde Concorde o dis corde<br />
col verso di col verso di col verso di<br />
Avanzamento avanzamento avanzamento<br />
Valori inclinazione 0-20 20-50 50-90 20-50 50-90 0-20 20-50<br />
Roccia int.fratturata 9 11 13 10 12 9 9<br />
Roccia fratturata 13 16 19 15 17 14 14<br />
Roccia scar.fratturata 23 24 28 19 22 23 23<br />
Roccia deb.fratturata 30 32 36 25 28 28 28<br />
Roccia quasi integra 36 38 40 33 35 36 34<br />
Roccia integra 40 43 45 37 40 40 38<br />
• Parametro C: riguarda le caratteristiche fisiche delle discontinuità in<br />
rapporto alle condizioni idrauliche.<br />
Il parametro varia tra 6 e 25 e viene assegnato in funzione della somma dei<br />
parametri A + B ottenuta precedentemente e sulla base di una valutazione<br />
qualitativa che tiene conto principalmente dell'alterazione, dell'apertura e<br />
della continuità dei giunti e delle venute d'acqua prevedibili.<br />
Calcolo del parametro C - somma A+B
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Calcolo del parametro C - somma A+B>=45<br />
Cond.idriche Condizioni dei giunti<br />
Buona Media Scarsa<br />
Asciutto 25 22 18<br />
Scarsa(125 l/ min) 18 14 10<br />
Condizioni dei giunti:<br />
Buona = ben chiusi o cementati<br />
Media = scarsamente bagnati o alterati<br />
Scarsa = molto bagnati, alterati o aperti<br />
Il coefficiente RSR (variabile da 19 a 100) cosi' ottenuto si traduce in un<br />
diverso grado di armatura in funzione delle dimensioni della galleria.<br />
Questo sistema fa riferimento ad armature ottenute con centine. Solo<br />
subordinatamente si può estendere ad altre tecniche di supporto (es. bulloni<br />
e shotcrete).<br />
Per definire una classe di ammasso roccioso bisogna correlare il valore<br />
ottenuto di R.S.R. con i valori di R.M.R. o Q, attraverso le relazioni:<br />
RSR = 0,77 RMR + 12,4<br />
RSR = 13,3 LogQ + 46<br />
Questa classificazione è l'unica che tiene in considerazione la natura<br />
litologica e la genesi delle rocce che costituiscono l'ammasso roccioso.<br />
38
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Classificazione di Barton (1979).<br />
La classificazione di Barton è basata sull'analisi di 200 casi reali. Il dettaglio<br />
con cui sono state stilate le tabelle per la definizione numerica dei parametri<br />
limita estremamente la soggettività delle scelte.<br />
L’indice Q viene calcolato attraverso la relazione:<br />
RQDJ rJ<br />
w<br />
Q =<br />
J J SRF<br />
<strong>Le</strong> grandezze espresse al secondo membro hanno il seguente significato.<br />
• RQD % (Rock Quality Designation).<br />
Tiene conto della suddivisione della massa rocciosa.<br />
• Jn (Joint Set Number).<br />
Dipende dal numero di famiglie di giunti presenti nell'ammasso roccioso.<br />
Viene ricavato dalla seguente tabella:<br />
Jn (Joint Set Number) Jn<br />
A Roccia compatta o poche discontinuità 0 - 1<br />
B Una famiglia di discontinuità 2<br />
C Una famiglia di discontinuità + random 3<br />
D Due famiglie di discontinuità 4<br />
E Due famiglie di discontinuità + random 9<br />
F Tre famiglie di discontinuità 6<br />
G Tre famiglie di discontinuità + random 12<br />
H Quattro famiglie di discontinuità, random,<br />
intensamente fratturato, <br />
15<br />
I Rocce fratturate, terrose 20<br />
• Jr (Joint Roughness Number).<br />
Dipende dalla rugosità delle superfici di discontinuità.<br />
n<br />
a<br />
39
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Jr (Joint Roughness Number) Jr<br />
Pareti delle fratture a contatto o con tratti beanti < 10<br />
cm<br />
A fratture discontinue 4<br />
B rugose, irregolari, ondulate 3<br />
C ondulate, lisce 2<br />
D ondulate a facce levigate 1.5<br />
E planari, ruvide o irregolari 1.5<br />
F planari lisce 1.0<br />
G planari a facce levigate<br />
Pareti delle fratture aperte<br />
0.5<br />
H minerali argillosi nei giunti, fratture non a<br />
contatto<br />
1.0<br />
I zone sabbiose, ghiaiose o fratturate 1.0<br />
• Ja (Joint Alteration Number) .<br />
Dipende dal grado di alterazione delle fratture, dallo spessore e dalla natura<br />
del riempimento.<br />
Ja (Joint Alteration Number) Ja<br />
A Riempimento impermeabile, duro,<br />
0.75<br />
strettamente cicatrizzato<br />
B Bordi fratture inalterati, superfici<br />
1<br />
autoreggentesi<br />
C Bordi fratture leggermente alterati,rivestiti 2<br />
di minerali non ammorbiditi, particelle<br />
sabbiose<br />
D Rivestimento limoso-argilloso o sabbioso- 3<br />
argilloso<br />
E Rivestimento di minerali ammorbiditi con 4<br />
argille rigonfianti<br />
F Particelle sabbiose, roccia disgregata libera 4<br />
da argilla<br />
G Riempimenti di minerali argillosi non 6<br />
rigonfianti, continui<br />
H Riempimenti di minerali argillosi<br />
8<br />
ammorbiditi<br />
J Riempimenti di minerali argillosi<br />
8-12<br />
rigonfianti<br />
40
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• Jw (Joint Water Number).<br />
Dipende dalle condizioni idrogeologiche.<br />
Jw (Joint Water reduction factor) Jw<br />
A Scavo secco o afflussi minimi(< 5 l/ min 1<br />
localmente)<br />
B Sporadici getti del materiale di<br />
0.66<br />
riempimento dei giunti<br />
C Pressioni elevate in rocce competenti con<br />
giunti non<br />
riempiti (afflussi sostenuti) 0.5<br />
D Come C, consistenti getti di materiali dai 0.33<br />
giunti<br />
E Colpi d'acqua decrescenti nel tempo 0.2-0.1<br />
F Colpi d'acqua costanti nel tempo 0.1-0.05<br />
• S.R.F (Stress Reduction Factor) .<br />
Dipende dalle tensioni che interessano il cavo della galleria e a seconda che<br />
l'ammasso roccioso risulti competente, incompetente, spingente oppure<br />
rigonfiante. E' indicativo quindi dello stato di sollecitazione che interessa<br />
l'ammasso roccioso. Si può valutare osservando i fenomeni negli immediati<br />
dintorni dell' ARS (faglie attive, zone di debolezza o rilasci parietali,<br />
presenza di rocce rigonfiabili, ecc.).<br />
41
FORMULA GEO VER.2.0<br />
SRF(Stress Reduction Factor) SRF<br />
Zone deboli interessanti lo scavo - distacchi di volumi di roccia nel<br />
cavo<br />
A Zone deboli multiple con argille o rocce disgregate 10<br />
chimicamente, rocce del contorno del cavo molto<br />
allentate<br />
B Singole zone deboli con argille o rocce disgregate 5<br />
chimicamente (prof. di scavo < 50m)<br />
C Come B ma con prof. di scavo > 50 m 2.5<br />
D Zone di frattura multiple in rocce competenti, senza 7.5<br />
argilla rocce del contorno molto allentate (qualsiasi<br />
profondità)<br />
E Singole zone di frattura in rocce competenti, senza 5<br />
argilla con prof. di scavo < 50 m<br />
F Come E ma con prof. di scavo > 50 m 2.5<br />
G Giunti allentati aperti, rocce intensamente fratturate 5<br />
Sugar cube (qualsiasi profondità)<br />
Problemi di tensione in rocce competenti<br />
H Tensione bassa vicino alla superficie 2.5<br />
J Tensione media 1<br />
K Tensione alta, struttura molto compatta 0.5-2<br />
L Scoppi di roccia moderati 5-10<br />
M Scoppi di roccia forti 10-20<br />
Roccia compressa, flusso plastico di rocce incompetenti sotto<br />
pressione<br />
N Flusso plastico medio, prssione moderata 5-10<br />
O Flusso plastico forte, pressione forte 10-20<br />
Roccia rigonfiante, rigonfiamento dipendente dall'acqua<br />
P Pressione di rigonfiamento media 5-10<br />
Q Pressione di rigonfiamento forte 10-20<br />
I tre rapporti della formula hanno un determinato significato fisico:<br />
• RQD/Jn: definisce la struttura dell'ammasso roccioso e fornisce una<br />
misura approssimata dei blocchi unitari di roccia.<br />
• Jr/Ja: tiene conto delle caratteristiche di resistenza meccanica dei giunti.<br />
Il valore e di questo rapporto viene ridotto in funzione del grado di<br />
alterazione e dell'apertura dei giunti.<br />
42
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• Jw/SRF: il valore di questo rapporto esprime lo stato di tensione<br />
efficace che agisce sull'ammasso roccioso.<br />
L'indice Q system (variabile da 0.001 a 1000) è diviso in 9 intervalli cui<br />
corrispondono altrettante classi di ammasso roccioso. Gli intervalli sono<br />
espressi in scala logaritmica.<br />
Q system 1000-400 400-100 100-40 40-10 10-4<br />
Descrizione OTTIMO BUONISSIMO MOLTO<br />
BUONO<br />
BUONO DISCRETO<br />
Classe I II III IV V<br />
Q system 4-1 1-0.1 0.1-0.01 0.01-0.001<br />
Descrizione SCADENTE MOLTO<br />
SCADENTE<br />
SCADENTISSIMA PESSIMA<br />
Classe VI VII VIII XI<br />
A differenza di quanto suggerito da Bieniawski, Barton non riporta, nella<br />
classificazione, indicazioni circa l'orientamento dei giunti in funzione<br />
dell'orientamento della galleria in quanto (come spiegato dallo stesso<br />
Autore) i parametri Jn, Jr e Ja giocano un ruolo più importante<br />
dell'orientazione dei giunti, perchè definiscono il grado di libertà riguardo al<br />
movimento dei blocchi. <strong>Le</strong> caratteristiche frizionali delle discontinuità<br />
possono variare più della componente normale della forza di gravità delle<br />
discontinuità orientate sfavorevolmente.<br />
Come visto in precedenza l’indice Q può essere correlato all’indice RMR e<br />
BRMR della classificazione di Bieniawski con la relazione:<br />
RMR=9lnQ+44;<br />
BRMR=9lnQ’+44;<br />
dove Q’ deriva dall’indice Q, ponendo il rapporto Jw/SRF =1<br />
43
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Portanza di fondazioni su roccia.<br />
Fondazioni superficiali.<br />
Per fondazioni superficiali su roccia Stagg e Zienkiewicz (1968)<br />
propongono l’utilizzo della formula classica di Terzaghi:<br />
Q c c 1 q<br />
2<br />
lim = cN s + γ DN + 0.<br />
5γ<br />
BN s<br />
dove:<br />
c = coesione dell’ammasso roccioso;<br />
γ1= peso di volume della roccia sopra il piano di posa;<br />
γ2=peso di volume della roccia sotto il piano di posa;<br />
D=profondità di posa della fondazione;<br />
B=larghezza della fondazione;<br />
sc = fattore di forma, uguale a 1 per fondazioni nastriformi e a 1.3 per<br />
fondazioni quadrate o rettangolari;<br />
sγ = fattore di forma, uguale a 1 per fondazioni nastriformi e a 0.8 per<br />
fondazioni quadrate o rettangolari;<br />
Nc, Nq e Nγ = fattori adimensionali di portanza.<br />
Rispetto alla formula di Terzaghi applicata alle terre, gli Autori citati<br />
propongono di inserire i seguenti fattori di portanza:<br />
Nq = tg 6 (45 + ϕ/2);<br />
Nc = 5 x tg 4 (45 + ϕ/2);<br />
Nγ =Nq +1.<br />
dove ϕ=angolo d’attrito dell’ammasso roccioso.<br />
La Qlim (portanza limite) della fondazione andrà poi corretta in funzione<br />
del grado di fratturazione della roccia, utilizzando il parametro R.Q.D.(%):<br />
γ<br />
γ<br />
44
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Qlim’ = Qlim x (RQD/100) 2 .<br />
Si tenga presente che questa relazione è inapplicabile nel caso di ammassi<br />
rocciosi con R.Q.D. molto bassi, inferiori a 30%.<br />
Vista la difficoltà di quantificare i parametri coesione e angolo d’attrito<br />
della roccia, in alternativa alla formula di Stagg e Zienkiewicz può essere<br />
impiegata direttamente la seguente relazione:<br />
⎛ RQD ⎞<br />
Qlim = ⎜0.<br />
1+<br />
0.<br />
2 ⎟C ⎝ 100 ⎠<br />
dove C0 è la resistenza alla compressione monoassiale della roccia. La<br />
formula è basata su valori tabellati da Bowles.<br />
Nel caso infine in cui si abbia il valore di RQD prossimo a zero, la portanza<br />
dell’ammasso roccioso può essere ricavata con le stesse relazioni, che si<br />
utilizzano per fondazioni su terreni sciolti (Terzaghi, Vesic, Meyerhof,<br />
Brinch Hansen).<br />
Fondazioni su pali.<br />
Nel caso di fondazioni su pali Peck et Alii (1974) propongono di trascurare<br />
la resistenza laterale, dovuto all’attrito palo-roccia, e di verificare<br />
semplicemente che il carico applicato sul palo sia inferiore alla resistenza<br />
alla compressione monoassiale della roccia di base:<br />
Carico su palo ≤ Res. compressione monoaasiale roccia.<br />
0<br />
45
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Gallerie<br />
Analisi dell’interazione roccia – sostegno.<br />
Viene di seguito trattato l’argomento dell’analisi dell’interazione fra roccia<br />
e sostegno secondo il metodo semplificato di Hoek e Brown. Questa<br />
procedura, utile per un primo dimensionamento delle opere di sostegno del<br />
tunnel, si basa su alcune importanti assunzioni.<br />
• Geometria del tunnel: si assume una galleria a sezione circolare di<br />
lunghezza tale da poter trattare il problema solo in due dimensioni.<br />
• Campo degli sforzi in situ: gli sforzi in situ orizzontali e verticali<br />
vengono assunti uguali come valore.<br />
• Pressione dei supporti : si ipotizza che i supporti messi in opera<br />
esercitino una pressione radiale uniforme sulle pareti del foro.<br />
• Proprietà del materiale roccia indisturbato: l’ammasso roccioso si<br />
presume abbia, in condizioni indisturbate, un comportamento di tipo<br />
lineare - elastico; il criterio di rottura di questo materiale deve essere<br />
descrivibile attraverso la relazione:<br />
( ) 5 , 0 2<br />
mσ σ sσ<br />
σ = σ + +<br />
1 3 c 3 c<br />
• Proprietà del materiale roccia disturbato: l’ammasso roccioso<br />
disturbato attorno al tunnel viene assunto con comportamento di tipo<br />
perfettamente plastico e deve soddisfare il seguente criterio di rottura:<br />
( ) 5 , 0 2<br />
m σ σ s σ<br />
σ = σ + +<br />
1 3 r c 3 r c<br />
• Deformazioni volumetriche: nelle zone a comportamento elastico sono<br />
governate dalle costanti elastiche E (modulo di Young) e ν (rapporto di<br />
Poisson) della roccia; a rottura l’ammasso roccioso subirà un aumento di<br />
volume e le relative deformazioni saranno calcolate secondo la teoria<br />
della plasticità.<br />
46
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• Comportamento dipendente dal tempo: si assume che l’ammasso<br />
roccioso, disturbato e non, non mostri un comportamento dipendente dal<br />
tempo.<br />
• Estensione della zona plastica: s’ipotizza che la zona a comportamento<br />
plastico abbia un’estensione di raggio re, dipendente dalla pressione in<br />
situ P0, dalla pressione esercitata dai sostegni Pi e dalle caratteristiche<br />
dell’ammasso roccioso.<br />
Curva pressioni - deformazione<br />
Quello che segue è lo schema di calcolo per ottenere la curva pressioni –<br />
deformazioni necessaria per effettuare il dimensionamento di massima dei<br />
sostegni della galleria. Lo schema è quello proposto da Hoek e Brown<br />
(1982).<br />
Dati di input.<br />
σc= Resistenza alla compressione monoassiale della roccia intatta;<br />
m, s= Costanti dell’ammasso roccioso integro;<br />
E= Modulo di elasticità dell’ammasso roccioso indisturbato;<br />
ν= Rapporto di Poisson;<br />
mr, sr= Costanti dell’ammasso roccioso disturbato;<br />
γr= Peso di volume dell’ammasso roccioso disturbato;<br />
p0= Pressione in situ;<br />
ri= Raggio del tunnel.<br />
Sequenza di calcolo.<br />
Il calcolo deve essere eseguito ripetendo la sequenza con pi (pressione del<br />
sostegno) che viene fatto variare da 0 a p0, secondo il passo di calcolo<br />
desiderato.<br />
•<br />
M<br />
2<br />
1 ⎡⎛<br />
m ⎞ p ⎤<br />
0<br />
= ⎢⎜<br />
⎟ + m + s⎥<br />
2 ⎢⎣<br />
⎝ 4 ⎠ σc<br />
⎥⎦<br />
0<br />
, 5<br />
m<br />
−<br />
8<br />
47
FORMULA GEO VER.2.0<br />
•<br />
•<br />
D =<br />
N<br />
=<br />
m +<br />
⎡ p<br />
⎡ m<br />
− m<br />
( p − Mσ<br />
)<br />
4⎢ 0 c + s⎥<br />
⎣σc<br />
⎦<br />
− Mσ<br />
0 c r<br />
2⎢ + 2 ⎥<br />
⎣ mrσc<br />
mr<br />
⎦<br />
s<br />
⎤<br />
0,<br />
5<br />
• Per pi>p0-Mσc la deformazione intorno alla galleria è elastica<br />
u<br />
r<br />
( 1+ ν)<br />
( p − )<br />
i = 0 pi<br />
i E<br />
⎤<br />
• Per pi≤p0-Mσc si ha rottura di tipo plastico intorno alla galleria :<br />
u<br />
r<br />
e<br />
( + ν)<br />
=<br />
E<br />
1<br />
e M<br />
σ<br />
0,<br />
5<br />
⎛<br />
⎞<br />
2⎜<br />
pi<br />
sr<br />
N − + ⎟<br />
⎜<br />
2 ⎟<br />
e ⎝<br />
mr<br />
c m r ⎠<br />
= e<br />
r<br />
ri<br />
σ<br />
re<br />
Per<br />
r<br />
<<br />
r<br />
3 : R = 2Dln<br />
r<br />
i<br />
re<br />
Per > 3 : R = 11,<br />
D<br />
r<br />
e<br />
av<br />
i<br />
ue<br />
⎛ re<br />
⎞<br />
2 ⎜<br />
⎟<br />
re<br />
⎝ ri<br />
=<br />
⎠<br />
2<br />
⎡⎛<br />
r ⎞ ⎤<br />
e ⎛ 1 ⎞<br />
⎢ − ⎥⎜<br />
+ ⎟<br />
⎢<br />
⎜<br />
⎟ 1 1<br />
⎣⎝<br />
ri<br />
⎠ ⎥<br />
⎦<br />
⎝ R ⎠<br />
2 ⎟ ⎛ ue<br />
⎞⎛<br />
re<br />
⎞<br />
A = ⎜ − e ⎟<br />
⎜ av<br />
⎝ re<br />
⎠⎝<br />
ri<br />
⎠<br />
ui av<br />
r<br />
i<br />
⎛1−<br />
e ⎞<br />
= 1− ⎜ ⎟<br />
⎝ 1+<br />
A ⎠<br />
c<br />
0,<br />
5<br />
2<br />
2<br />
e<br />
i<br />
0,<br />
5<br />
48
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• Per la calotta della galleria, diagrammare<br />
( r − r )<br />
pi + γr<br />
e i<br />
p<br />
0<br />
• Per i piedritti della galleria, diagrammare<br />
• Per la platea della galleria, diagrammare<br />
( r − r )<br />
pi −γ r e i<br />
p<br />
0<br />
ui in funzione di<br />
r<br />
i<br />
ui in funzione di<br />
r<br />
i<br />
ui in funzione di<br />
La grandezza p0 − Mσc<br />
rappresenta la pressione critica, cioè la pressione<br />
che deve essere contrastata dai sostegni, perché non si abbia la creazione di<br />
una zona di rottura a comportamento plastico nell’ammasso roccioso.<br />
Interazione roccia-sostegno<br />
Di seguito viene presentata la sequenza di calcolo per il dimensionamento<br />
dei sostegni della galleria (anello di cemento, bulloni e centine). Il<br />
dimensionamento deve essere eseguito a tentativi, calcolando prima la<br />
rigidità e la massima pressione sostenibile dal supporto, e disegnando quindi<br />
la curva del sostegno sul diagramma pressioni-deformazioni elaborato in<br />
precedenza. Il metodo prevede anche la possibilità di combinare due opere<br />
di tipo differente, per esempio centine e bulloni, ed elaborare in un’unica<br />
curva l’azione del supporto combinato.<br />
Il sostegno è stato dimensionato correttamente, quando si osserverà la curva<br />
del sostegno stesso intersecare, nel diagramma pressioni-deformazioni, le<br />
tre curve relative alla calotta, ai piedritti e alla platea.<br />
r<br />
i<br />
pi p0<br />
49
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• Anello di cemento: calcolo della rigidità e della massima pressione<br />
sostenibile.<br />
Dati di input:<br />
Ec= Modulo di elasticità del cls;<br />
νc= Rapporto di Poisson del cls;<br />
tc= Spessore dell’anello di cls;<br />
ri= Raggio della galleria;<br />
σcc= Resistenza alla compressione monoassiale del cls.<br />
Rigidità:<br />
k<br />
c<br />
=<br />
Pressione massima:<br />
2<br />
2<br />
Ec<br />
[ ri<br />
− ( ri<br />
− tc<br />
) ]<br />
2<br />
2<br />
( 1+ νc<br />
) [ ( 1−<br />
2ν<br />
c ) ri<br />
+ ( ri<br />
−t<br />
c ) ]<br />
2<br />
1 ⎡ ( r − ) ⎤<br />
i tc<br />
Psc max σcc⎢1<br />
− ⎥⎦<br />
= 2<br />
2 ⎣ ri<br />
50
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• Centine: calcolo della rigidità e della massima pressione sostenibile.<br />
Dati di input:<br />
W= Larghezza del blocco di contrasto;<br />
X= Spessore della sezione della centina;<br />
As= Area della sezione della centina;<br />
Is= Momento d’inerzia della centina;<br />
Es= Modulo di elasticità della centina;<br />
σys= Resistenza dell’acciaio;<br />
ri= Raggio della galleria;<br />
S= Spaziatura delle centine lungo l’asse della galleria;<br />
θ (rad)= Angolo fra i blocchi di contrasto;<br />
tb= Spessore dei blocchi di contrasto;<br />
Eb= Modulo di elasticità dei blocchi di contrasto.<br />
Rigidità:<br />
1<br />
Sr<br />
Sr<br />
θ<br />
( θ + sinθ<br />
cosθ<br />
)<br />
2Sθt<br />
W<br />
3A<br />
I σ<br />
3<br />
i i ⎡<br />
⎤<br />
= +<br />
1<br />
2<br />
k EsAs<br />
EsI<br />
⎢<br />
− +<br />
s<br />
s 2sin<br />
θ<br />
⎥<br />
⎣<br />
⎦ Eb<br />
Pressione massima: p<br />
ssmax<br />
=<br />
⎧<br />
2Sriθ⎨3I<br />
⎩<br />
s<br />
s<br />
ys<br />
b<br />
2<br />
⎡ ⎛ 1 ⎞⎤<br />
+ XAs<br />
⎢ri<br />
− ⎜t<br />
b + X ⎟⎥<br />
⎣ ⎝ 2 ⎠⎦<br />
s<br />
( ) ⎬<br />
⎭ ⎫<br />
1−<br />
cosθ<br />
• Bulloni: calcolo della rigidità e della massima pressione sostenibile.<br />
Dati di input:<br />
l= Lunghezza del bullone;<br />
db= Diametro del bullone;<br />
Eb= Modulo elastico del bullone;<br />
Q= Rigidità dell’ancoraggio;<br />
Tbf= Carico limite di sfilamento;<br />
ri= Raggio della galleria;<br />
sc= Spaziatura circonferenziale dei bulloni;<br />
sl= Spaziatura longitudinale dei bulloni.<br />
51
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Rigidità: ⎟ 1 s ⎛ ⎞<br />
csl<br />
4l<br />
= ⎜ + Q<br />
kb ri<br />
⎝πd<br />
bEb<br />
⎠<br />
Tbf<br />
Pressione massima: p sbmax<br />
=<br />
scsl<br />
• Calcolo della curva del sostegno per un sistema singolo.<br />
Dati di input:<br />
k= Rigidità del sostegno considerato;<br />
psmax= Massima pressione sostenibile dal sostegno;<br />
ui0= Deformazione iniziale della galleria prima dell’installazione del<br />
sostegno.<br />
La curva del sostegno si ricava facendo variare la pressione (pi) da 0 al<br />
valore di psmax nella relazione:<br />
⎛u<br />
p<br />
⎞<br />
i i<br />
ui ri<br />
ri<br />
k ⎟ 0<br />
= ⎜ +<br />
⎝<br />
• Calcolo della curva del sostegno per un sistema combinato di supporti.<br />
Dati di input:<br />
k1= Rigidità del sostegno 1;<br />
psmax1= Massima pressione sostenibile dal sostegno 1;<br />
k2= Rigidità del sostegno 2;<br />
psmax2= Massima pressione sostenibile dal sostegno 2;<br />
ui0= Deformazione iniziale della galleria prima dell’installazione del<br />
sostegno.<br />
N.B.: si ipotizza che i sostegni vengano messi in opera<br />
contemporaneamente.<br />
La curva del sostegno si ricava facendo variare la pressione (pi) da 0 al<br />
valore di psmax nelle relazioni:<br />
u<br />
max 1<br />
ri<br />
p<br />
=<br />
k<br />
1<br />
⎠<br />
as max 1<br />
52
FORMULA GEO VER.2.0<br />
⎛u<br />
u<br />
max 2<br />
u<br />
12<br />
ri<br />
p<br />
=<br />
k2<br />
ri<br />
pi<br />
=<br />
k + k<br />
as max 2<br />
( )<br />
i<br />
i<br />
Per u12
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Test di Markland applicato alle gallerie.<br />
Un’indicazione della stabilità della galleria può essere ricavata attraverso<br />
l’utilizzo del test di Markland, cioè attraverso la visualizzazione delle<br />
discontinuità presenti nell’ammasso roccioso su un diagramma equatoriale<br />
di Wulff.<br />
Quattro sono le verifiche che vanno condotte.<br />
• Verifica del distacco di blocchi dalla calotta.<br />
C’è la possibilità di avere il distacco di blocchi dalla callotta nel caso in cui<br />
si abbiano almeno tre famiglie di giunti, le cui intersezioni disegnino una<br />
figura chiusa rispetto al centro del diagramma di Wulff.<br />
54
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• Verifica dello scivolamento di cunei in calotta.<br />
Si ha la possibilità di scivolamento di cunei di roccia in calotta nel caso in<br />
cui, l’intersezione fra due piani ricada all’interno del cono d’attrito.<br />
• Verifica dello scivolamento di cunei lungo i piedritti.<br />
Si hanno condizioni d’instabilità lungo i piedritti nel caso in cui<br />
l’intersezione fra due piani ricada all’interno di uno dei due semicerchi,<br />
ottenuti dall’intersezione dell’asse della galleria con il cono d’attrito.<br />
55
FORMULA GEO VER.2.0<br />
56
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• Verifica della stabilità del fronte.<br />
In questo caso si procede come visto nel caso della stabilità di versanti.<br />
57
FORMULA GEO VER.2.0<br />
58
FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />
IDROLOGIA<br />
Coefficiente di deflusso medio annuo di un bacino.<br />
Per coefficiente di deflusso medio annuo (Cd) si intende il rapporto fra il<br />
deflusso annuale del corso d'acqua, riferito ad una determinata sezione di<br />
chiusura, e il volume delle precipitazioni cadute durante lo stesso periodo<br />
all'interno del suo bacino imbrifero. Non va confuso con il coefficiente di<br />
afflusso, che è il rapporto fra il volume d’acqua che defluisce in superficie e<br />
la precipitazione meteorica riferiti ad un unico evento piovoso .<br />
Il programma utilizza, per il calcolo di questo parametro idrologico, il<br />
metodo semplificato di Kennessey, applicabile soprattutto a piccoli bacini.<br />
Questo metodo passa attraverso la stima di tre indici parziali, legati<br />
rispettivamente all’acclività media del bacino (Ca), alla sua copertura<br />
vegetale (Cb) e alla permeabilità delle rocce affioranti (Cp), che sono,<br />
insieme a quelli climatici, i principali fattori influenzanti il volume del<br />
deflusso superficiale.<br />
• Acclività media del bacino.<br />
In generale una maggiore acclività media comporta un aumento del deflusso<br />
superficiale, sfavorendo il ristagno delle acque meteoriche e di conseguenza<br />
l'infiltrazione e l'evapotraspirazione.<br />
• Copertura vegetale del bacino.<br />
Una fitta copertura vegetale fa diminuire il valore del coefficiente di<br />
deflusso, sia perchè è maggiore in questi casi il volume d'acqua disperso<br />
per traspirazione dalle piante, sia perchè la vegetazione tende ad<br />
ostacolare il deflusso superficiale, rallentandolo e favorendo quindi<br />
l'infiltrazione.<br />
• Permeabilità media del bacino.<br />
E' evidente che un'elevata permeabilità media favorisce l'infiltrazione delle<br />
acque meteoriche, riducendo di conseguenza il deflusso superficiale.<br />
• Fattori climatici (piovosità e temperatura) .
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Più che dai valori annuali delle precipitazioni e della temperatura, il valore<br />
del coefficiente di deflusso è influenzato dalla loro distribuzione nel corso<br />
dell'anno.<br />
Si possono verificare due casi estremi.<br />
1. <strong>Le</strong> massime precipitazioni coincidono con i massimi valori di<br />
temperatura: in questo caso è da attendersi un'intensa evapotraspirazione,<br />
con forte riduzione del deflusso superficiale e di conseguenza del<br />
coefficiente di delfusso.<br />
2. <strong>Le</strong> massime precipitazioni coincidono con i minimi valori di<br />
temperatura: in questo caso è da attendersi una perdita per<br />
evapotraspirazione minima ed un elevato deflusso superficiale.<br />
Tutte le altre possibili combinazioni fra valori di temperatura e piovosità si<br />
collocano ovviamente fra questi due estremi.<br />
Una stima dell'influenza dei fattori climatici sul valore di Cd può essere<br />
fatta attraverso l'INDICE DI ARIDITA', definito come segue:<br />
Ia = [ P / (T+10) + 12 x p / t] / 2<br />
con : P = afflusso medio mensile;<br />
T = temp. media annua;<br />
p e t = afflusso e temperatura del mese più arido.<br />
Il valore di Ia cresce all'aumentare del rapporto fra precipitazioni totali<br />
annue e temperatura media annuale e del rapporto fra precipitazioni del<br />
mese meno piovoso e relativa temperatura mensile. In generale quindi ci<br />
si deve aspettare, a parità di temperature, un maggior deflusso superficiale<br />
al crescere dell'altezza delle precipitazioni e viceversa, e a parità di afflusso<br />
meteorico, un aumento di Cd al diminuire delle temperature.<br />
Il metodo di Kennessey individua tre intervalli di valori di Ia, ad ognuno dei<br />
quali corrisponde una serie differente di coefficienti di deflusso parziali.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Coefficiente Valore Ia < 25 25 ≤ Ia ≤ 40 Ia > 40<br />
Ca-acclività > 35% 0.22 0.26 0.30<br />
10 - 35 0.12 0.16 0.20<br />
3.5 - 10 0.01 0.03 0.05<br />
< 3.5 0.00 0.01 0.03<br />
Cp-permeabilità Molto bassa 0.21 0.26 0.30<br />
Bassa 0.17 0.21 0.25<br />
Mediocre 0.12 0.16 0.20<br />
Buona 0.06 0.08 0.10<br />
Elevata 0.03 0.04 0.05<br />
Cv-vegetazione Roccia 0.26 0.28 0.30<br />
Pascolo 0.17 0.21 0.25<br />
Coltivo 0.07 0.11 0.15<br />
Bosco 0.03 0.04 0.05<br />
La procedura da seguire per la valutazione del coefficiente di deflusso<br />
medio annuo secondo Kennessey è la seguente.<br />
• Si calcola l’Indice di Aridità, utilizzando la relazione vista sopra;<br />
• Per ogni singolo fattore (acclività, vegetazione e permeabilità) si valuta<br />
la distribuzione dell'area del bacino all'interno delle categorie viste in<br />
tabella.<br />
Esempio, per il fattore vegetazione: Area totale bacino = 16 Kmq, Ia
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Esempio per il fattore vegetazione:<br />
0.03 (coefficiente per la copertura boschiva) x 0.25 = 0.0075;<br />
0.07 (coefficiente per la copertura a coltivo) x 0.375 = 0.0263;<br />
0.17 (coefficiente per la copertura a pascolo) x 0.1875 = 0.0319;<br />
0.27 (coefficiente per la mancanza di vegetazione) x 0.1875 = 0.0506.<br />
• Si sommano i risultati per ogni singolo fattore, ottenendo i coefficienti<br />
parziali.<br />
Esempio per il fattore vegetazione:<br />
Cv=0.0075+0.0263+0.0319+0.0506=0.116<br />
• Si sommano i tre coefficienti di deflusso parziali Cv,Ca e Cp e si ottiene<br />
Cd, coefficiente di deflusso medio annuo del bacino.<br />
Per quanto riguarda la precisione di questo metodo, facendo un confronto<br />
con i valori di Cd ottenuti per uno stesso bacino, attraverso misure dirette<br />
del volume di deflusso, si è valutato che l'errore non superi generalmente il<br />
10%. Il procedimento di Kennessey non può sostituire quindi la misura<br />
diretta delle acque di deflusso, ma può fornirne una buona stima nei bacini<br />
non attrezzati e quindi, in particolare, è utile per bacini arealmente ridotti.<br />
Va ricordato che il valore di Cd ottenuto rappresenta solo un dato medio, in<br />
quanto durante l’anno, al modificarsi dei fattori climatici, anche il<br />
coefficiente di deflusso subisce delle variazioni significative.<br />
Il metodo di Kennessey consente di valutare infine il bilancio idrologico<br />
anche solo di singoli settori di bacino, fatto questo utile per la stima, per<br />
esempio, dell’infiltrazione efficace. Limitando infatti la stima del bilancio<br />
solo a quelle aree all'interno del bacino che si ritiene siano, per condizioni<br />
morfologiche e di permeabilità favorevoli, zone d'infiltrazione, si possono<br />
ottenere valori più attendibili, della quantità d’acqua che s’infiltra nel<br />
terreno.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Bilancio idrologico di un bacino idrografico.<br />
Definizioni.<br />
Il bilancio idrologico è la stima dei volumi idrici che entrano ed escono da<br />
un bacino idrografico in un determinato intervallo di tempo (generalmente<br />
un anno).<br />
In maniera sintetica, può essere espresso nella seguente forma:<br />
P = D + ET ± DR;<br />
con P = precipitazioni totali nell’ intervallo di tempo considerato (mm);<br />
D = deflusso totale (superficiale e sotterraneo) (mm);<br />
ET= evapotraspirazione reale (mm);<br />
DR= variazione delle riserve idriche (mm).<br />
Se i parametri P, D ed ET sono mediati su un lungo intervallo di tempo (per<br />
esempio 30 anni) DR tende ad annullarsi, perchè nel lungo periodo le<br />
positive e negative delle riserve si compensano. In questo caso si parla di<br />
Bilancio Idrologico Annuo Medio.<br />
Precipitazioni.<br />
Definito l'intervallo di tempo da utilizzare per mediare i parametri del<br />
bilancio (per es.20 anni), si procede valutando l'afflusso idrico medio nel<br />
periodo stesso.<br />
Il parametro P del bilancio viene espresso generalmente sotto forma di<br />
altezze meteoriche (mm) ed è ricavabile attraverso la costruzione di una<br />
Carta delle Isoiete medie annue o più semplicemente attraverso il metodo di<br />
Thiessen, attraverso l’interpolazione dei valori registrati nelle stazioni di<br />
misura, facendo attenzione ad escludere punti di misura eccessivamente<br />
distanti dall’area esaminata e/o in condizioni climatiche differenti.<br />
Evapotraspirazione reale.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Può essere ricavata direttamente attraverso la formula di Turc o<br />
indirettamente attraverso la stima dell' evapotraspirazione potenziale<br />
(formula di Thornthwaite o di Serra).<br />
• Evapotraspirazione reale secondo Turc.<br />
E' il volume d'acqua che viene realmente perso per evapotraspirazione. La<br />
relazione è la seguente:<br />
ET = P / √(0.9 + P 2 / L 2 );<br />
con P(mm) = precipitazioni medie annue;<br />
L = 300 + 25 x T + 0.05 x T 2 ;<br />
T(C°) = temperatura media annua dell'aria.<br />
Questa relazione fornisce risultati soddisfacenti per tutti i climi, anche se<br />
va utilizzata con prudenza nel caso di piccoli bacini, dove tende a fornire<br />
valori generalmente sovrastimati.<br />
• Evapotraspirazione potenziale (EP).<br />
E' il volume d'acqua massimo che potrebbe essere perso per<br />
evapotraspirazione. Può non coincidere con ET, quando non vi è sufficiente<br />
disponibilità idrica nel bacino. La relazione più utilizzata per il calcolo di<br />
EP è quella di Thornthwaite, che necessita come input solo dei valori della<br />
temperatura media mensile.<br />
La formula del Thornthwaite ha la seguente forma:<br />
EP =K x 16 x (10 x T / ic) a ;<br />
con EP(mm) = evapotraspirazione media mensile;<br />
T(C°) = temperatura media mensile dell'aria;<br />
ic = indice mensile di calore dato da:<br />
ic = (T / 5) 1.514 ;
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con T ≥ 0 (C°) (se T
FORMULA GEO VER.2.0<br />
oppure attraverso il prodotto fra gli afflussi meteorici e il coefficiente di<br />
deflusso calcolato con il metodo di Kennessey:<br />
Qs(mm) = P x Cd;<br />
L'infiltrazione sotterranea viene quindi calcolata per differenza fra gli altri<br />
parametri del bilancio:<br />
Ie(mm) = P - ET - QS.<br />
Può accadere che Ie risulti negativo. Questo si verifica, quando ET presenta<br />
un valore eccessivamente elevato (per esempio se si applica la formula di<br />
Turc in bacini arealmente poco estesi).<br />
Schema del bilancio idrologico secondo Thornthwaite.<br />
Calcolando l'EP mensile con il metodo di Thornthwaite, è possibile<br />
costruire uno schema delle variazioni mensili dei volumi idrici entranti ed<br />
uscenti dal bacino, contenente i seguenti dati:<br />
riga n.1 precipitazioni mensili;<br />
riga n.2 evapotraspirazione potenziale mensile;<br />
riga n.3 differenza P-EP;<br />
riga n.4 acqua trattenuta dallo strato superficiale (Rs), variabile<br />
normalmente da 50 a 400 mm (diminuisce con l'aumentare della<br />
permeabilità dello strato superficiale ed aumenta con il crescere<br />
della copertura vegetale);<br />
riga n.5 evapotraspirazione reale, corrispondente a quella potenziale solo<br />
se si ha P≥EP oppure se P
FORMULA GEO VER.2.0<br />
due parametri (EP-ET).<br />
Si noti che un aumento del valore di Rs porta ad un valore più elevato di ET<br />
annuo.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Calcolo delle curve di possibilità climatica.<br />
Partendo dai dati pluviometrici forniti da una stazione di misura, è possibile<br />
eseguire le elaborazioni necessarie per ottenere le curve che descrivono<br />
l’altezza delle precipitazioni (h) in funzione della loro durata (t).<br />
L’equazione che collega queste due variabili ha la seguente forma:<br />
h (mm) = a t n ;<br />
dove a = variabile funzione del tempo di ritorno;<br />
n = costante per un dato valore di t;<br />
e prende il nome di curva segnalatrice di possibilità climatica o<br />
pluviometrica.<br />
Tale equazione permette, per esempio, di calcolare l’altezza meteorica (h)<br />
relativa ad una precipitazione di 30 minuti (t), con un tempo di ritorno di 10<br />
anni.<br />
I dati pluviometrici necessari al calcolo sono reperibili sugli Annali<br />
Idrologici delle stazioni pluviografiche. Su tali documenti vengono<br />
generalmente fornite, in forma di tabella, le massime precipitazioni<br />
registrate anno per anno, per determinate durate di riferimento.<br />
Normalmente si distinguono i dati relativi alle precipitazioni con durata<br />
inferiore ad 1 ora (piogge di notevole intensità e breve durata), da quelle di<br />
durata superiore. <strong>Le</strong> durate di riferimento sono generalmente standard,<br />
prendendo in considerazione durate di 10, 15, 30, 45 minuti, nel caso di<br />
piogge brevi ed intense, e di 1, 3, 6, 12 e 24 ore nel caso di precipitazioni<br />
orarie.<br />
N<br />
.<br />
t = 10 minuti t = 15 minuti t = 30 minuti t = 45 minuti anno<br />
1 17.0 19.0 22.4 30.4 1985<br />
2 10.6 14.2 21.0 29.6 1986<br />
3 5.4 7.8 15.8 30.2 1987<br />
4 9.2 10.4 23.0 35.8 1988<br />
Tabella 1 - precipitazioni di durata inferiore a 1 h.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
N<br />
.<br />
t = 1 h t = 3 h t = 6 h t = 12 h t = 24 h anno<br />
1 10.0 20.0 22.0 33.4 43.4 1985<br />
2 37.0 38.0 39.8 39.8 41.0 1986<br />
3 28.0 31.2 31.2 43.8 61.2 1987<br />
4 54.0 68.6 71.2 71.2 71.2 1988<br />
Tabella 2 - precipitazioni di durata superiore a 1 h.<br />
Una stima sufficientemente attendibile della curva segnalatrice di possibilità<br />
climatica richiede l’utilizzo di registrazioni che coprano almeno un<br />
intervallo di 30-35 anni. Minore l’intervallo di registrazione minore<br />
l’attendibilità dei risultati.<br />
Volendo ricavare le curve relative a precipitazioni di durata superiore ad<br />
un’ora (Tabella 2), bisogna procedere come segue:<br />
• per ogni durata di riferimento, si ordinano e si numerano i valori delle<br />
precipitazioni ricavati dagli Annali Idrologici, regolarizzati con il metodo<br />
di Gumbel (vedi di seguito), in senso decrescente, ponendo quindi i<br />
valori massimi registrati per ogni intervallo di tempo sulla prima riga<br />
della tabella, quelli minini sull’ultima; di conseguenza, se per esempio<br />
l’intervallo di registrazione è di 30 anni, la prima riga sarà indicata con il<br />
numero 30, l’ultima con il numero 1.<br />
• utilizzando i dati di ogni riga e impostando un calcolo di regressione, si<br />
ricavano i valori dei parametri a e n relativi ad ogni anno; il numero<br />
identificativo di ogni riga rappresenta il tempo di ritorno dell’evento<br />
meteorico; nel caso, per esempio, di un’intervallo di registrazione di 30<br />
anni, si ricavano 30 curve segnalatrici di possibilità climatica ( quindi 30<br />
valori di a e di n); i parametri a e n relativi alla prima riga sono quelli<br />
riferiti ad eventi meteorici di durata inferiore ad 1 h con tempo di ritorno<br />
di 30 anni, quelli dell’ultima riga ad eventi meteorici con tempo di<br />
ritorno di 1 anno.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Lo stesso va adottato per durate pluviometriche inferiori ad 1 h (Tabella 1),<br />
quando questa è disponibile.<br />
Ricavate le curve, si potrà notare che, mentre n rimane più o meno costante,<br />
il parametro a tende ad assumere valori differenti in funzione del tempo di<br />
ritorno, tendendo a crescere con esso.<br />
Attraverso procedure statistiche è possibile ricavare stime del parametro a<br />
anche per tempi di ritorno superiori al numero massimo di registrazioni<br />
annuali disponibili.<br />
Il metodo statistico utilizzato generalmente è quello di Gumbel. Di seguito<br />
viene esposta la procedura da seguire.<br />
• Eseguito il calcolo delle curve segnalatrici di possibilità climatica per gli<br />
N anni di cui si dispongono le registrazioni pluviometriche, si ordinano i<br />
valori di a ricavati in ordine crescente, attribuendo il numero 1 al valore<br />
massimo, il valore N a quello minimo.<br />
• Si calcolano gli N rapporti:<br />
Pi = i / (N + 1);<br />
con i compreso fra 1 e N. Questi rapporti indicano la probabilità che il<br />
corrispondente valore di a non venga raggiunto o superato. I valori di Pi<br />
ricavati permettono di definire la scala dei tempi di ritorno:<br />
Ti = 1 / (1 - Pi).<br />
• Si riportano le N coppie di valori (Ti, ai) in un diagramma<br />
semilogaritmico (l’ asse X - l’asse dei tempi di ritorno - va costruito in<br />
scala logaritmica), interpolando fra i punti una retta: il diagramma<br />
consente di ricavare il valore di a per qualsiasi tempo di ritorno.<br />
Per ottenere, per esempio, l’altezza di precipitazione per un evento<br />
meteorico di durata corrispondente a 1,3 ore, con tempo di ritorno di 50<br />
anni, si procede come segue:<br />
dal diagramma Tempo di ritorno - Parametro a si ricava il valore di a<br />
corrispondente ad un tempo di ritorno di 50 anni;<br />
1. si calcola il parametro n facendo la media dei valori di n ottenuti dalle<br />
curve segnalatrici di possibilità pluviometrica;<br />
2. si introducono infine i valori di a e n nella relazione h = a x t n ; ponendo t<br />
= 1.3 ore.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
E’ evidente che l’estrapolazione del parametro a non deve andare troppo<br />
oltre il periodo di registrazione.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Stima delle precipitazioni efficaci.<br />
Per precipitazione efficace s’intende la frazione della precipitazione<br />
complessiva, non trattenuta dal terreno e dalla vegetazione, che partecipa<br />
alla formazione del deflusso superficiale. Il rapporto fra precipitazione<br />
efficace e precipitazione lorda prende il nome di coefficiente di afflusso.<br />
Il valore della precipitazione efficace dipende principalmente da tre fattori:<br />
• il grado di saturazione del terreno superficiale al momento del<br />
verificarsi dell’evento meteorico: maggiore è il grado di saturazione,<br />
legato ad eventi meteorici precedenti, minore è la capacità del terreno di<br />
assorbire altra acqua e di conseguenza maggiore è la frazione del volume<br />
d’acqua precipitato che va ad alimentare il deflusso superficiale;<br />
• la permeabilità delle litologie superficiali: ovviamente una maggiore<br />
permeabilità dei terreni superficiali favorisce l’infiltrazione dell’acqua<br />
meteorica, comportando una conseguente diminuzione del deflusso<br />
superficiale;<br />
• l’uso del suolo: la destinazione del suolo influisce notevolmente sul<br />
volume del deflusso superficiale: una fitta copertura vegetale, per<br />
esempio, tende a diminuirlo, un’intensa urbanizzazione, diminuendo la<br />
permeabilità superficiale del terreno, tende viceversa ad aumentarlo.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Metodo Curve Number del Soil Conservation Service.<br />
Una metodologia per la stima delle precipitazioni efficaci che trova ampia<br />
applicazione è quella proposta dal Soil Conservation Service (1972).<br />
Il metodo, detto Metodo del numero di curva (Curve Number), si basa sulla<br />
relazione:<br />
Pe = (P - Ia) 2 / (P - Ia + S);<br />
dove: Pe = altezza di precipitazione efficace (mm);<br />
P = altezza di precipitazione lorda (mm);<br />
Ia = assorbimento iniziale (mm);<br />
S = volume specifico di saturazione (mm).<br />
La grandezza Ia rappresenta la quantità d’acqua meteorica assorbita<br />
inizialmente dal terreno e dalla vegetazione: fino all’istante in cui non si ha<br />
P> Ia il deflusso superficiale è da ritenersi praticamente assente.<br />
Il parametro S corrisponde al volume idrico trattenuto dal terreno e dalla<br />
vegetazione, e quindi sottratto al deflusso superficiale, dopo l’istante in cui<br />
si ha P> Ia : mentre Ia assume un valore costante, S cresce nel corso<br />
dell’evento meteorico fino a raggiungere un valore massimo.<br />
Il Metodo del numero di curva correla la grandezza S ad un parametro CN<br />
funzione della permeabilità della litologia superficiale, dell’uso del suolo e<br />
del grado di saturazione del terreno prima dell’evento meteorico. Per quanto<br />
riguarda quest’ultima variabile, il procedimento SCS richiede come input<br />
l’altezza complessiva di pioggia caduta nei cinque giorni precedenti l’evento<br />
meteorico preso in esame, definendo tre categorie di umidità:<br />
AMC Stagione di riposo Stagione di crescita<br />
I < 13 mm < 36 mm<br />
II 13 - 28 mm 36 - 53
FORMULA GEO VER.2.0<br />
III > 28 mm > 53 mm<br />
I termini ‘stagione di riposo’ e ‘stagione di crescita’ si riferiscono alla<br />
vegetazione; va cioè considerato in quale periodo dell’anno, in relazione alla<br />
fase di crescita della vegetazione, si è verificato l’evento meteorico<br />
esaminato.<br />
In base alla classe di umidità scelta vengono definiti i corrispondenti valori<br />
di CN, rispettivamente CNI, CNII e CNIII.<br />
Ricadendo nella categoria di umidità II, è possibile ricavare i valori di CNII<br />
nel bacino ricorrendo alla seguente tabella:<br />
USO DEL SUOLO LITOLOGIA<br />
SUPERFICIALE<br />
Tipo Trattamento Drenaggio A B C D<br />
Arato Linee rette ------ 77 86 91 94<br />
Coltivazione<br />
per fila<br />
“ Povero 72 81 88 91<br />
“ Buono 67 78 85 89<br />
Isoipse Povero 70 79 84 88<br />
“ Buono 65 75 82 86<br />
terrazzato Povero 66 74 80 82<br />
“ Buono 62 71 78 81<br />
Graminacee<br />
allo stato<br />
iniziale<br />
Linee rette Povero 65 76 84 88<br />
“ Buono 63 75 83 87<br />
Isoipse Povero 63 74 82 85<br />
“ Buono 61 73 81 84<br />
terrazzato Povero 61 72 79 82<br />
“ Buono 59 70 78 81<br />
Seminativo<br />
intenso o<br />
prateria<br />
Linee rette Povero 66 77 85 89<br />
“ Buono 58 72 81 85<br />
Isoipse Povero 64 75 83 85<br />
“ Buono 55 69 78 83
FORMULA GEO VER.2.0<br />
terrazzato Povero 63 73 80 83<br />
“ Buono 51 67 76 80<br />
Pascolo Linee rette Povero 68 79 86 89<br />
“ Medio 49 69 79 84<br />
“ Buono 39 61 74 80<br />
Isoipse Povero 47 67 81 88<br />
“ Medio 25 59 75 83<br />
“ Buono 6 35 70 79<br />
Prato ------- Buono 30 58 71 78<br />
Bosco ------ Povero 45 66 77 83<br />
------ Medio 36 60 73 79<br />
------ Buono 25 55 70 77<br />
Fattoria ------ ------ 59 74 82 86<br />
Centri<br />
commerciali<br />
------ ------ 89 92 94 95<br />
Distretti<br />
industriali<br />
------ ------ 81 88 91 93<br />
Area 65% ------ 77 85 90 92<br />
residenziale impermeabile<br />
“ 38%<br />
impermeabile<br />
------ 61 75 83 87<br />
“ 30%<br />
impermeabile<br />
------ 57 72 81 86<br />
“ 25%<br />
impermeabile<br />
------ 54 70 80 85<br />
“ 20%<br />
impermeabile<br />
------ 51 68 79 84<br />
Parcheggi<br />
pavimentati<br />
------- ------ 98 98 98 98<br />
Strade asfaltate ------ 98 98 98 98<br />
“ con fondo in ------ 76 85 89 91<br />
ghiaia<br />
“ con fondo in<br />
terra battuta<br />
------ 72 82 87 89
FORMULA GEO VER.2.0<br />
<strong>Le</strong> classi litologiche A, B, C e D sono espressione del grado di permeabilità<br />
dei depositi superficiali, secondo la seguente tabella:<br />
Classe litologica Permeabilità<br />
A Alta<br />
B Media<br />
C Bassa<br />
D Nulla<br />
Nell’ipotesi che l’evento meteorico esaminato ricada nelle condizioni di<br />
umidità I o III, per ricavare i corrispondenti valori di CNI e CNIII vanno<br />
utilizzate le seguenti correlazioni con CNII:<br />
CNI = CNII / ( 2.3 - 0.013 x CNII);<br />
CNIII = CNII / (0.43 + 0.0057 x CNII).<br />
Determinato il parametro CN, a seconda della classe di umidità considerata,<br />
la grandezza S può essere valutata con l’espressione:<br />
S (mm) = 254 x [(100 / CN) - 1];<br />
Il parametro Ia a sua volta può essere correlato a S attraverso la formula:<br />
Ia = c x S;<br />
dove c è un coefficiente di valore variabile fra 0.1 e 0.2 , ma normalmente<br />
posto uguale a 0.2.<br />
Avendo stimato Ia e S, nota la precipitazione meteorica lorda, si hanno tutti<br />
gli elementi per stimare l’altezza di precipitazione efficace.<br />
Operativamente si procede come segue:
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• si costruisce una carta della permeabilità superficiale del bacino in<br />
esame, considerando le quattro categorie viste in precedenza (A, B, C e<br />
D);<br />
• si costruisce una carta dell’uso del suolo del bacino, utilizzando le<br />
categorie elencate nella tabella per il calcolo di CNII;<br />
• si incrociano le due carte tematiche assegnando ad ogni sotto-area<br />
individuata il corrispondente valore di CNII (vedi tabella);<br />
• si calcola il valore di CNII totale del bacino, facendo una media pesata<br />
dei valori parziali: se per esempio si sono individuate all’interno del<br />
bacino 4 sotto-aree con i seguenti valori di CNII e di estensione areale:<br />
il valore di CNII totale verrà dato da:<br />
Valori di CNII Area (kmq)<br />
51 2<br />
87 3<br />
35 5<br />
65 6<br />
CNII = ( 51 x 2 + 87 x 3 + 35 x 5 + 65 x 6) / (2 + 3 +5 +6) = 58;<br />
• considerando le precipitazioni totali avvenute nei cinque giorni<br />
precedenti l’evento esaminato, si individua la classe di umidità da<br />
introdurre nel calcolo (I, II o III); nel caso si rientri nelle categorie I o III,<br />
si calcola il valore di CNI o CNIII in funzione di CNII con la relazione<br />
vista in precedenza;<br />
• stimato CN si calcola S e Ia; infine nota la precipitazione lorda P si trova<br />
la precipitazione efficace.<br />
Il principale pregio di questo metodo è la sua capacità di condurre a<br />
previsioni quantitative sulla variazione del deflusso superficiale in funzione<br />
dei cambiamenti che avvengono nell’uso del suolo ( per esempio a causa di<br />
opere di urbanizzazione). Un limite è nella soggettività che influenza la<br />
selezione di alcuni parametri, che in alcuni casi può condurre a differenze<br />
significative nella stima della precipitazione efficace.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Metodo di Rasulo e Gisonni (1997).<br />
Si tratta di un metodo semplificato, che consente di stimare il<br />
coefficiente di afflusso di un bacino in funzione del tempo di ritorno<br />
dell’evento meteorico. La relazione è la seguente:<br />
dove:<br />
ca<br />
cap<br />
cai<br />
Aimp<br />
c = c ( 1−<br />
A ) + c<br />
a<br />
ap<br />
imp<br />
= coefficiente di afflusso;<br />
=coefficiente di afflusso per le aree permeabili del bacino;<br />
=coefficiente di afflusso per le aree impermeabili del bacino;<br />
=rapporto fra l’area impermeabile e l’area totale del bacino.<br />
Sia cap che cai vengono tabellati dagli Autori in funzione del tempo di<br />
ritorno dell’evento meteorico.<br />
Tempo di ritorno(anni) cap cai<br />
10 0.15-0.30 0.70-0.90<br />
ai<br />
A<br />
imp
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Elaborazione della pioggia di progetto.<br />
Il calcolo della portata di massima piena e l’elaborazione del relativo<br />
idrogramma devono essere preceduti dalla determinazione della<br />
pioggia di progetto, cioè dell’evento meteorico più gravoso per un<br />
determinato tempo di ritorno.<br />
Tre i passaggi necessari per giungere alla sua determinazione:<br />
1. stima dell’altezza pluviometrica dell’evento;<br />
2. ragguaglio della pioggia;<br />
3. costruzione dello ietogramma.<br />
Stima dell’altezza pluviometrica<br />
Fissato il tempo di ritorno dell’evento meteorico e la sua durata<br />
(posta uguale al tempo di corrivazione nel caso si utilizzino i metodi<br />
cinematici per il calcolo della portata di piena), l’altezza di<br />
precipitazione meteorica può essere stimata attraverso la curva di<br />
possibilità climatica della stazione pluviometrica di riferimento (vedi<br />
paragrafo 3.3):<br />
n<br />
h = at<br />
Nel caso all’interno del bacino o nelle immediate vicinanze siano<br />
localizzate più stazioni di misura si può procedere alla<br />
determinazione di h attraverso la seguente procedura:<br />
4. si stimano i valori di h dalle curve di possibilità climatica di ogni<br />
stazione;<br />
5. con il metodo dei topoieti si individuano le aree d’influenza di ogni<br />
stazione;<br />
6. si calcola un valore di hmedio facendo la media pesata, in funzione<br />
dell’area d’influenza di ogni stazione, dei singoli valori di h<br />
calcolati.<br />
Calcolo del coefficiente di ragguaglio
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Si tratta di un fattore moltiplicativo, variabile da 0 a 1, che serve a<br />
tener conto del fatto che l’altezza di precipitazione tende a diminuire<br />
all’aumentare dell’area interessata dall’evento meteorico. L’altezza di<br />
precipitazione misurata dalla stazione pluviometrica è infatti un dato<br />
puntuale e va quindi corretto in funzione dell’area sulla quale si<br />
considera distribuito l’evento piovoso.<br />
Nel caso di piccoli bacini (fino a 100 kmq) si può utilizzare il criterio<br />
del DEWC (1981). La relazione su cui si basa il metodo è la<br />
seguente:<br />
b<br />
R =1 − at<br />
dove:<br />
a = 0.0394A 0.354<br />
b = 0.40 – 0.0208ln(4.6-lnA) per A≤20 kmq<br />
b = 0.40 – 0.00382ln(4.6-lnA) 2 per A>20 kmq<br />
A = area del bacino in kmq<br />
Un altro metodo utilizzabile è quello proposto da Desbordes et Alii<br />
(1982), basato sulla semplice relazione:<br />
0.<br />
05<br />
100 −<br />
R = A<br />
dove A è l’area del bacino espressa in kmq.<br />
Si tenga presente che spesso, in piccoli bacini, a favore della<br />
sicurezza, il coefficiente di ragguaglio viene posto uguale a 1.<br />
Calcolato il coefficiente di ragguaglio R, l’altezza di precipitazione<br />
ragguagliata viene stimata attraverso la relazione:<br />
Simulazione dello ietogramma<br />
hr = hR .<br />
Nel caso si voglia determinare, oltre che il valore della portata di<br />
massima piena al colmo, anche l’drogramma dell’evento è<br />
necessario ricostruire il modo in cui l’intensità della precipitazione<br />
meteorica varia nell’intervallo di durata della pioggia. Il grafico che
FORMULA GEO VER.2.0<br />
mostra l’andamento dell’intensità di precipitazione nel tempo prende<br />
il nome di ietogramma. In letteratura sono stati proposti diversi<br />
metodi di calcolo.<br />
Pioggia di progetto a intensità costante<br />
Si parte dall’ipotesi che l’intensità della precipitazione rimanga<br />
costante per tutta la durata dell’evento. In pratica si pone:<br />
hr<br />
i ( mm/<br />
h)<br />
=<br />
t<br />
dove:<br />
i = intensità della precipitazione meteorica;<br />
hr = altezza della pioggia ragguagliata;<br />
= durata dell’evento meteorico.<br />
tp<br />
Pur partendo da un’ipotesi non realistica, si tratta di un metodo molto<br />
usato nella pratica, soprattutto per bacini molto piccoli.<br />
Pioggia di progetto con ietogramma triangolare (metodo di<br />
Chicago)(1953)<br />
S’ipotizza in questo caso che l’intensità di precipitazione cresca in<br />
maniera continua fino a raggiungere un picco massimo, oltre il quale<br />
tende a decrescere gradualmente. La parte crescente della curva è<br />
fornita dalla relazione:<br />
n−1<br />
i(<br />
t)<br />
= ant1<br />
dove:<br />
a = fattore a della curva di possibilità climatica;<br />
n = fattore n della curva di possibilità climatica;<br />
t1 = (rtp – t)/r con t che varia da 0 a rtp<br />
tp = durata dell’evento meteorico;<br />
r = posizione del picco, variabile a 0 a 1 e spesso posto = 0.5.<br />
La parte decrescente del grafico è invece fornita dalla relazione:<br />
p
FORMULA GEO VER.2.0<br />
i(<br />
t)<br />
= ant<br />
dove:<br />
t2 = (t-rtp)/r con t che varia da rtp a tp.<br />
Nella pratica si fissa un passo di calcolo temporale, di solito 1 ora, la<br />
posizione del picco e si applicano le due relazioni, facendo variare t<br />
in maniera discreta nell’intervallo 0-tp, con il passo di calcolo scelto.<br />
Questo metodo, che fornisce rispetto al precedente una<br />
rappresentazione più realistica dell’andamento dell’intensità della<br />
precipitazione, può essere usato di fatto per bacini con un’estensione<br />
areale di almeno alcune centinaia di kmq e per durate di<br />
precipitazione di almeno alcune ore. L’uso di passi di calcolo troppo<br />
piccoli (
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Curva ipsometrica<br />
L'analisi dell'assetto morfologico del bacino viene riassunta nella curva<br />
ipsometrica (o ipsografica percentuale). La curva si traccia in base alle<br />
altezze e alle rispettive aree cumulate, suddividendo il bacino in intervalli di<br />
quota (per es.10), dalla quota minima a quella massima, e valutando l’area<br />
del bacino che ricade in ogni intervallo. Si devono quindi eseguire i rapporti<br />
tra le aree dei singoli intervalli (a) e l'area totale del bacino (A), e quelli tra i<br />
dislivelli degli intervalli rispetto al piano di base (h) ed il dislivello totale del<br />
bacino (H). La funzione della curva che si ottiene è del tipo:<br />
y = f(x) dove: y=h/H e x=a/A.<br />
Per integrale della curva ipsometrica s’intende l’area sottesa dalla curva<br />
rispetto all’asse delle X.<br />
Dalla curva ipsometrica si ricava l’altezza media del bacino, impiegando la<br />
relazione:<br />
Hm = (1 / A) x ∑ ai x hi.<br />
con A = area totale del bacino;<br />
ai = area del bacino compresa nell’intervallo i-esimo di quota;<br />
hi = altitudine media dell’intervallo di quota i-esimo.<br />
L'analisi della curva ottenuta permette di valutare il grado di evoluzione<br />
raggiunto dal bacino esaminato.<br />
In merito allo stadio evolutivo di un bacino si deduce, che esso può trovarsi<br />
in una delle seguenti fasi.<br />
FASE GIOVANILE: la curva ipsometrica presenta una prevalente<br />
convessità verso l'alto con un valore medio<br />
dell'integrale superiore al 60 %.<br />
FASE MATURA: la curva è del tipo a flesso con un integrale prossimo<br />
al 50 %.<br />
FASE SENILE: la curva ipsometrica presenta una prevalente<br />
concavità verso l'alto con un valore medio<br />
dell'integrale inferiore al 30 %.<br />
Poichè in una curva ipsometrica la distribuzione relativa delle aree e delle<br />
quote è subordinata alla forma della proiezione orizzontale di quella del
FORMULA GEO VER.2.0<br />
bacino, la curva assume un significato positivo solo se la forma del bacino<br />
stesso è regolare e di tipo subrettangolare, cosa difficile da verificarsi.<br />
Quindi bisogna limitare l'analisi alla parte centrale della curva ipsometrica,<br />
cioè di quella che è compresa tra il 15 e l'85 % dell'area totale, in quanto è<br />
quella che permette l'indagine appropriata del grado di evoluzione<br />
raggiunto.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Analisi morfologica del bacino.<br />
Per l’analisi morfologica, il reticolo del bacino è classificato in funzione dei<br />
segmenti che sono compresi tra le varie confluenze. Ad ognuno di questi si<br />
assegna un numero (ordine) che dipende dalla sua posizione nell’ambito<br />
del reticolo stesso, come proposto da STRAHLER.<br />
Gerarchizzazione del reticolo idrografico secondo STRAHLER.<br />
I segmenti del reticolo vengono distinti con un numero d'ordine crescente in<br />
funzione dei rami di ordine inferiore che vi confluiscono.<br />
Tutti i segmenti che sono privi di affluenti si dicono di I ordine. Per creare<br />
un ramo di ordine II è necessaria la confluenza di almeno due rami di<br />
ordine I, per un ramo di ordine III ne occorreranno almeno due di ordine II,<br />
ecc.. In generale quindi un segmento di ordine N è dato dalla confluenza di<br />
almeno due rami di ordine N-1.<br />
Parametri morfometrici.<br />
I<br />
I I I<br />
I<br />
II II<br />
II III<br />
Gerarchizzazione sec.Strahler.<br />
I<br />
I
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Si definiscono i seguenti parametri:<br />
dove:<br />
Rb=Nu / Nu+1 Rapporto di biforcazione<br />
Rbd=Nud/Nu+1 Rapporto di biforcazione diretto<br />
Ib=Rb-Rbd Indice di biforcazione<br />
Su=(Rb/2)-1 Indice di conservatività<br />
Ga numero di anomalia gerarchica<br />
Dga=Ga/A densità di anomalia gerarchica<br />
Iga= Ga/N1 indice di anomalia gerarchica<br />
Nu = somma del numero totale di segmenti di ordine u;<br />
Nud=somma del numero di segmenti di ordine u che confluiscono<br />
direttamente in quelli d’ordine u+1;<br />
Nu+1= somma del numero totale di segmenti di ordine u+1;<br />
A = area totale del bacino;<br />
N1= numero dei segmenti di I ordine.<br />
Il rapporto di biforcazione (Rb) fornisce indicazioni sulla struttura<br />
dell’intero reticolo idrografico. Il valore di Rb da prendere come<br />
rappresentativo del bacino è quello ottenuto dalla media (aritmetica o<br />
pesata) degli Rb parziali, riferiti alle singole coppie di ordine u e u+1. Rb<br />
risulta normalmente compreso tra 3 e 5, con un minimo teorico di 2 (due<br />
rami di ordine u per ogni ramo di ordine u+1). In generale maggiore è il<br />
valore di Rb minore è il grado di gerarchizzazione del bacino. Valori<br />
superiori a 5 sono molto rari e testimoniano di un forte controllo tettonico<br />
sullo sviluppo del reticolo.<br />
Bacini con uguale valore di Rb possono essere distinti sulla base dei valori<br />
del rapporto di biforcazione diretta (Rbd). Per uno stesso bacino, valori<br />
differenti di Rb e Rbd, stanno ad indicare la presenza di confluenze<br />
anomale, cioè confluenze di ordine u in segmenti di ordine u+2 o superiore.<br />
Di maggior significato è quindi l’indice di biforcazione (differenza fra Rb e<br />
Rbd), che normalmente assume valori compresi fra 0.2 e 4. Valori anormali
FORMULA GEO VER.2.0<br />
si possono riscontrare quando lo sviluppo dei reticoli è fortemente<br />
controllato da fattori litologici e strutturali.<br />
Il massimo grado di gerarchizzazione si ha quando l’indice di biforcazione<br />
assume il valore di 0 (Rb = Rbd), cioè quando tutti i rami di ordine u<br />
confluiscono nei rami di ordine u+1. Valori prossimi a 0 sono tipici di<br />
bacini in fase evolutiva matura o senile. Valori elevati di Ib sono tipici di<br />
bacini in fase giovanile.<br />
Un caso limite si ha quando Ib=0 e Rb=Rbd=2, cioè quando il reticolo<br />
fluviale ha massima gerarchizzazione accompagnata da massima<br />
conservatività (bacini in fase senile).<br />
Un reticolo conservativo è quello che presenta il numero minimo di<br />
segmenti necessari a costituire l'ordine più alto del reticolo. La<br />
conservatività di un reticolo è espressa dall’indice di conservatività (Su),<br />
che assume come valore minimo 0 (massima conservatività).<br />
In generale si può dire che il grado di gerarchizzazione, espresso dalla<br />
grandezza Ib, ed il livello di conservatività, espresso dal parametro Su,<br />
aumentano nel tempo (Ib e Su che tendono a 0) in relazione all’evolversi del<br />
reticolo idrografico. Ciò è vero ovviamente in assenza di un forte controllo<br />
tettonico o litologico (litologie a differente erodibilità) sul reticolo<br />
idrografico o di eventi che possono interrompere la normale evoluzione del<br />
reticolo (per es.variazioni improvvise del livello di base).<br />
Un altro parametro che permette di definire il grado di organizzazione<br />
gerarchica di un bacino è il numero di anomalia gerarchica, definito come il<br />
numero minimo di segmenti del I ordine necessari a far divenire il reticolo<br />
perfettamente gerarchizzato. Analiticamente questa grandezza è espressa<br />
dalla sommatoria del numero di segmenti anomali di ordine (i) che<br />
confluiscono in segmenti di ordine (r), con i ≤ r-2, nell'ambito di un bacino<br />
di ordine (s):<br />
Ga = ∑da i=1 a s-2 ∑da r=i+2 a s Ni,r x fi,r;<br />
con Ni,r = numero di segmenti anomali di ordine i che confluiscono in<br />
segmenti di ordine r;<br />
fi,r = 2 r-2 - 2 i-1 .<br />
In generale un valore più elevato di questo parametro indica un minor grado<br />
di gerarchizzazione del reticolo idrografico. Questa grandezza può essere
FORMULA GEO VER.2.0<br />
utilizzata per ricavare la densità e l’indice di anomalia gerarchica, parametri<br />
che consentono di confrontare il grado di evoluzione del bacino con altri di<br />
estensione areale differente ed in condizioni climatiche diverse, cosa che<br />
non è possibile fare utilizzando le grandezze Ib e Su viste in precedenza.<br />
Indicazioni più precise sul livello evolutivo di un bacino si possono ottenere<br />
dal confronto del grado di gerarchizzazione del reticolo con la curva<br />
ipsometrica: se, ad esempio, un bacino presentasse un basso grado di<br />
gerarchizzazione ed una curva ipsografica indicante una fase matura, ciò<br />
potrebbe significare che ci sono state recenti variazioni del livello di base,<br />
risentite dal reticolo idrografico ma non dal rilievo nel suo insieme.<br />
Altri parametri morfometrici.<br />
Oltre ai parametri descritti nel paragrafo precedente, se ne possono definire<br />
altri.<br />
• Coefficiente di uniformità (Kc), dato da:<br />
con Pb=perimetro del bacino;<br />
A= area del bacino;<br />
Kc = Pb / (2 x √ π x A);<br />
• Rapporto di circolarità (Kr), dato da:<br />
Kr = A / (0.0796 x Pb 2 );<br />
ambedue i parametri forniscono una indicazione di quanto il bacino si<br />
discosta dalla forma circolare (forma raccolta). Valori di Kc e Kr lontani<br />
dall'unità sono tipici di bacini di forma allungata e viceversa nel caso di Kc<br />
e Kr prossimi a1. Un bacino raccolto a parità di altri fattori avrà tempi di<br />
corrivazione minori e piene più improvvise e marcate, con un idrogramma<br />
caratterizzato da una forma stretta ed appuntita.<br />
• Densità di drenaggio (Dr), data da:<br />
Dr = ∑l / A;
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con ∑l = somma delle lunghezze di tutti i rami dei vari ordini del reticolo<br />
idrografico.<br />
• Frequenza di drenaggio (Fr), data da:<br />
Fr = N / Ab;<br />
N = numero dei segmenti idrografici presenti nel bacino (somma dei rami<br />
dei vari ordini).<br />
Sono due parametri che forniscono un’indicazione del grado di sviluppo del<br />
reticolo idrografico. Bassi valori di Dr e Fd sono tipici di bacini poco<br />
evoluti o impostati su litologie resistenti all'erosione e/o permeabili ed in<br />
presenza di una fitta copertura vegetale. Mediamente i valori di Dr<br />
oscillano fra 2 e 4, quelli di Fd fra 6 e 12.<br />
• Rapporto delle lunghezze (Rl): si ottiene facendo il rapporto fra la<br />
lunghezza media dei rami di ordine i e la lunghezza media dei rami di<br />
ordine i-1.<br />
• Rapporto delle aree (Ra): si ottiene facendo il rapporto fra l’area media<br />
dei bacini di ordine i e l’area media dei bacini i-1.<br />
Diagrammi relativi ai parametri morfometrici.<br />
• Diagramma N.ordine - N.segmenti per ordine.<br />
Se il reticolo idrografico è organizzato i punti rappresentativi del numero dei<br />
segmenti fluviali e del loro ordine si devono trovare su una retta, in un<br />
diagramma semilogaritmico. Se non accade significa che sono presenti<br />
distribuzioni anomale dei segmenti.<br />
• Diagramma N. ordine - lunghezza media dei segmenti.<br />
• Diagramma N. ordine - area media dei sottobacini costituenti il bacino<br />
idrografico.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• Diagramma N. ordine - pendenza media dei sottobacini costituenti il<br />
bacino idrografico.<br />
<strong>Le</strong> variazioni delle lunghezze, delle aree e delle pendenze devono<br />
seguire la legge lineare (in scala semilogaritmica) e quindi i grafici<br />
devono mostrare un andamento rettilineo. Se ciò non accade, vanno<br />
ricercate le cause per esempio nella differente distribuzione della<br />
permeabilità nel bacino, nella eterogeneità litologica, nel controllo<br />
strutturale, ecc.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Portate di massima piena.<br />
Trascurando le formule empiriche, che forniscono solo stime grossolane e<br />
necessitano di essere calibrate localmente, i metodi di calcolo più impiegati<br />
sono quelli cinematici e statistici.<br />
Metodi cinematici.<br />
Si tratta di relazioni che si basano sulla stima del tempo di corrivazione (τc)<br />
del bacino.<br />
Per tempo di corrivazione s’intende il tempo necessario, perchè le acque di<br />
afflusso meteorico raggiungano la sezione di chiusura del bacino, rispetto<br />
alla quale viene eseguito il calcolo della portata di massima piena, partendo<br />
dai punti più lontani del bacino. Questo parametro è una costante per ogni<br />
bacino, in quanto funzione esclusivamente della morfologia, delle litologie<br />
affioranti e della copertura vegetale.<br />
Un'indicazione dell'ordine di grandezza di τc può essere ottenuto dividendo<br />
la lungheza totale dell'asta principale per un fattore compreso fra 1 e 2:<br />
τc (s) = L / (1 o 2) (L in metri).<br />
Metodi di calcolo più precisi e usati nella pratica sono quelli di Giandotti, di<br />
Pezzoli, F.A.O e S.C.S..<br />
• Formula di Giandotti:<br />
• Formula di Pezzoli:<br />
4<br />
τ ( h)<br />
=<br />
c<br />
S<br />
b<br />
0.<br />
8<br />
+ 1.<br />
5L<br />
H<br />
0.<br />
055<br />
τc<br />
( h)<br />
=<br />
P<br />
m<br />
L<br />
m<br />
p<br />
p
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• Formula F.A.O.:<br />
• Formula S.C.S.:<br />
dove :<br />
τ<br />
c<br />
(min)<br />
L<br />
τc<br />
( h)<br />
=<br />
15h<br />
=<br />
100<br />
1.<br />
15<br />
p<br />
0.<br />
38<br />
max<br />
0.<br />
7<br />
0.<br />
8⎡⎛1000<br />
⎞ ⎤<br />
L ⎢⎜<br />
⎟ −9<br />
CN<br />
⎥<br />
⎣⎝<br />
⎠ ⎦<br />
0.<br />
5<br />
1900S<br />
a<br />
Sb (kmq) = superficie del bacino;<br />
Lp (km) = lunghezza dell’asta pricipale;<br />
Pm (%) = pendenza media del bacino;<br />
Hm (m) = altezza media del bacino rispetto alla sezione di chiusura;<br />
hmax (km) = altezza massima del bacino rispetto alla sezione di<br />
chiusura.<br />
L (ft) = lunghezza del corso d’acqua principale esteso fino allo<br />
spartiacque;<br />
CN = Curve Number del bacino;<br />
Sa(%) = inclinazione media del corso d’acqua principale.<br />
<strong>Le</strong> quattro relazioni sono impiegabili per bacini di piccola e media<br />
estensione. La formula di Giandotti fornisce per bacini molto piccoli<br />
(inferiori a 100 kmq) valori generalmente sovrastimati.<br />
Stimato il valore di τc è possibile passare alla valutazione delle portate di<br />
massima piena al colmo.<br />
Il primo dato che occorre ricavare è la pioggia di progetto, per un tempo di<br />
ritorno fissato, corrispondente ad una durata uguale al tempo di<br />
corrivazione. Tale grandezza può essere ricavata attraverso le procedure di<br />
elaborazione dei dati pluviometrici viste in precedenza.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
L’altezza di precipitazione ricavata (h) va introdotta in una delle formule<br />
cinematiche disponibili in letteratura. Tra le più utilizzate sono le formule<br />
del metodo razionale, di Giandotti e di Merlo.<br />
• Formula del metodo razionale.<br />
Ha la seguente espressione:<br />
dove:<br />
Q<br />
max<br />
c<br />
( mc/<br />
s)<br />
= 0.<br />
278<br />
τ<br />
a hA<br />
Qmax (mc/s) = portata di massima piena al colmo per un dato tempo<br />
di ritorno;<br />
ca = coefficiente di afflusso, variabile da 0 a 1 (vedi paragrafo 3.4);<br />
Sb (kmq) = area del bacino;<br />
h (mm) = altezza di precipitazione ragguagliata riferita a τc per un<br />
dato tempo di ritorno;<br />
τc (h) = tempo di corrivazione.<br />
Il parametro ca può essere ricavato con uno dei metodi proposti nel<br />
paragrafo 3.4. In alternativa può essere stimato, in maniera approssimativa<br />
attraverso relazioni semplificate, come quella di Schaake et Alii (1967):<br />
dove:<br />
Aimp<br />
ic<br />
c = 0 . 14 + 0.<br />
65A<br />
+ 0.<br />
05i<br />
a<br />
= rapporto fra l’area impermeabile del bacino e quella totale;<br />
= pendenza media, in %, del corso d’acqua principale.<br />
Nel caso di bacini molto piccoli (area di alcuni kmq) e prevalentemente<br />
impermeabili il coefficiente di deflusso può anche essere posto, a favore<br />
della sicurezza, prossimo a 1.<br />
• Formula di Giandotti.<br />
imp<br />
c<br />
c
FORMULA GEO VER.2.0<br />
La relazione è la seguente:<br />
ChA<br />
Qmax<br />
( mc/<br />
s)<br />
= 0.<br />
278<br />
τc<br />
dove C in bacini con area inferiore ai 300 kmq deve essere posto uguale a<br />
1.25. In alternativa, Visentini (1938) ha proposto di ricavare il parametro C<br />
attraverso la relazione:<br />
C = 6.<br />
19A<br />
dove A è l’area del bacino espressa in kmq.<br />
−0.<br />
319<br />
L’esperienza ha dimostrato, però, che questa relazione tende a sovrastimare<br />
le portate nel caso di piccoli bacini (poche decine di kmq), in quanto<br />
inizialmente calibrato su bacini con estensione superiore ai 500 kmq.<br />
• Formula di Merlo.<br />
La relazione è la seguente:<br />
dove:<br />
Cm = 0.0363 + 0.0295 x ln(Tr);<br />
Tr (anni) = tempo di ritorno.<br />
Qmax ( mc/<br />
s)<br />
= CmhA<br />
Questo metodo è stato calibrato su piccoli bacini, ed è quindi<br />
particolarmente utile per valutazioni eseguite in tale contesto.<br />
Per quanto riguarda la scelta del tempo di ritorno da adottare nelle verifiche,<br />
si tenga presente quanto suggerito nella seguente tabella.<br />
Tipo di opera Tr (anni)<br />
Ponti e difese di corsi d’acqua maggiori 100-150
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Difese di corsi d’acqua minori 20-30<br />
Dighe 500-1000<br />
Bonifiche 15-25<br />
Fognature urbane 5-10<br />
Tombini e ponti su piccoli corsi<br />
30-50<br />
d’acqua<br />
Sottopassi stradali 50-100<br />
Fossi di guardia per strade principali 10-20<br />
Metodi statistici.<br />
I metodi statistici affrontano il problema della previsione delle piene,<br />
partendo dal presupposto che siano fenomeni puramente casuali, che si<br />
ripetono nel tempo senza alcuna relazione fra loro.<br />
Il metodo statistico più utilizzato è quello di Gumbel.<br />
Di seguito viene esposta la procedura da seguire.<br />
• disponendo di N valori di massima piena annuali (Q), si ordinano tali dati<br />
in ordine crescente, attribuendo il numero 1 al valore massimo, il valore<br />
N a quello minimo.<br />
• Si calcolano gli N rapporti:<br />
Pi = i / (N + 1);<br />
con i compreso fra 1 e N. Questi rapporti indicano la probabilità che il<br />
corrispondente valore di Q non venga raggiunto o superato. I valori di Pi<br />
ricavati permettono di definire la scala dei tempi di ritorno:<br />
Ti = 1 / (1 - Pi).<br />
• Si riportano le N coppie di valori (Ti, Qi) in un diagramma<br />
semilogaritmico (l’ asse X - l’asse dei tempi di ritorno - va costruito in<br />
scala logaritmica), interpolando fra i punti una retta: il diagramma<br />
consente di ricavare il valore di Q per qualsiasi tempo di ritorno.<br />
E’ evidente che l’estrapolazione dei valori di portata non deve andare troppo<br />
oltre il periodo di registrazione.<br />
Stima dell’onda di piena (metodo di Nash).
FORMULA GEO VER.2.0<br />
In alcune situazioni oltre al valore della portata di massima piena al colmo,<br />
può essere necessario fare una stima dell’andamento dell’onda di piena nella<br />
sezione di riferimento. In pratica cioè può essere richiesta la previsione<br />
dell’idrogramma di piena, cioè dell’andamento delle portate in funzione del<br />
tempo.<br />
Il metodo di Nash, che permette di costruire l’idrogramma di piena,<br />
partendo dai dati dell’andamento dell’afflusso meteorico efficace<br />
(ietogramma), si basa sulla relazione:<br />
dove:<br />
Q (m x Δt) = Sb x ∑da i=1 a m e -i x Δt/k x ( i x Δt/k) n-1 x hm-i+1 x Δt;<br />
[k x Γ(n)]<br />
Q (m x Δt) = portata all’istante m x Δt, con m che varia da 1 a N, con<br />
N=numero max d’intervalli temporali considerati;<br />
Δt (h) = intervallo temporale di calcolo (generalmente posto uguale a<br />
1 h);<br />
m = numero dell’intervallo di calcolo;<br />
Γ(n) = funzione gamma;<br />
Sb (kmq) = area del bacino;<br />
hm-i+1 (mm) = afflusso efficace nell’intervallo (m-i+1);<br />
k,n = coefficienti caratteristici del bacino, che variano normalmente<br />
nell’intervallo 1-10;<br />
Il metodo richiede la conoscenza dei parametri k e n, ottenibili per tentativi,<br />
noti gli idrogrammi di piena ed i relativi ietogrammi di eventi precedenti,<br />
riferiti alla stessa sezione di chiusura.<br />
In alternativa le due grandezze k e n possono essere stimate correlandole<br />
con grandezze geometriche o parametri morfometrici del bacino. In questo<br />
caso l’idrogramma ottenuto prende il nome di idrogramma sintetico.<br />
Diverse le correlazioni disponibili in letteratura come suggerito, tra le quali<br />
citiamo quella di Rosso(1984), Nash (1960) e Mc Sparran (1968).<br />
• Rosso (1984)<br />
L’Autore correla i fattori k e n con alcuni parametri morfometrici del<br />
bacino, attraverso le relazioni:
FORMULA GEO VER.2.0<br />
n = 3.29 x (Rb / Ra) 0.78 x Rl 0.07 ;<br />
k = 0.70 x [Ra / (Rb x Rl)] 0.48 x (L / v);<br />
dove: Rb = rapporto di biforcazione del bacino;<br />
Ra = rapporto delle aree del bacino;<br />
Rl = rapporto delle lunghezze del bacino;<br />
L (m)= lunghezza dell’asta principale;<br />
v(m/s) = velocità media di propagazione dei deflussi nella rete<br />
idrografica.<br />
Mentre Rb, Ra, Rl e L sono facilmente ricavabili dall’analisi della<br />
cartografia, il parametro v è di più difficile valutazione e, almeno in prima<br />
approssimazione, può essere posto uguale a quello misurato in altri bacini di<br />
dimensioni e altimetria simili a quello esaminato. Di più immediata<br />
utilizzazione sono le relazioni di Nash e Mc Sparran.<br />
• Nash (1960)<br />
Posto:<br />
m =<br />
1<br />
m =<br />
2<br />
n e k possono essere determinati, ricavando le grandezze m1 e m2 attraverso<br />
le seguenti relazioni:<br />
m<br />
nk<br />
nk<br />
m<br />
2<br />
2<br />
1<br />
0.<br />
3 −0.<br />
3<br />
1 = 27.<br />
6A<br />
ib<br />
m<br />
2<br />
= 0.<br />
41L<br />
dove:<br />
A = area del bacino espressa in miglia quadrate;<br />
L = lunghezza del corso d’acqua principale prolungato allo<br />
spartiacque espressa in miglia (1 miglio= 1.609 km);<br />
= pendenza media del bacino espressa in parti per 10000.<br />
ib<br />
−0.<br />
1
FORMULA GEO VER.2.0<br />
• Mc Sparran (1968)<br />
Mc Sparran propone le seguenti relazioni:<br />
t p<br />
n = 4. 1<br />
k1<br />
t p<br />
k =<br />
n −1<br />
dove tp e k1 hanno le seguenti espressioni:<br />
0.<br />
208 −0.<br />
447<br />
t p = 5.<br />
52A<br />
i<br />
k<br />
0.<br />
297 −0.<br />
354<br />
1 = 3.<br />
34A<br />
i<br />
in cui:<br />
A = area del bacino espressa in miglia quadrate;<br />
i = pendenza media del corso d’acqua principale in parti per mille.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Erosione di un bacino e trasporto solido.<br />
Stima dell’erosione di un bacino<br />
La valutazione quantitativa dell'erosione nei bacini di drenaggio può essere<br />
affrontata con varie metodologie, che differiscono fra loro sia per il<br />
significato dei risultati, che per le condizioni di applicabilità.<br />
• Metodo di Gavrilovic.<br />
Richiede l'introduzione dei dati geometrici del bacino e di parametri legati<br />
all'erodibilità (in funzione del tipo di vegetazione, dei litotipi e delle<br />
condizioni morfologiche) del settore del bacino stesso soggetto ad erosione.<br />
Viene fornito come risultato la quantità di materiale che può essere perduta<br />
dal bacino in un anno per erosione.<br />
La relazione, sui cui si basa il metodo, è la seguente:<br />
t°<br />
W ( mc/<br />
anno)<br />
= Fhπ<br />
+ 0.<br />
1 1 + 2m<br />
10<br />
[ ] 3<br />
m m<br />
dove:<br />
F = area del bacino o sottobacino in kmq;<br />
h = altezza di precipitazione media annua del bacino in mm;<br />
t° = temperatura media annua del bacino in °C;<br />
m1 = fattore legato all’uso del suolo;<br />
m2 = fattore legato alla litologia superficiale;<br />
= fattore legato all’acclività del bacino.<br />
m3<br />
I fattori m1, m2 e m3 sono ricavabili attraverso le relazioni:<br />
in cui:<br />
m<br />
1<br />
0.<br />
2A<br />
+ 0.<br />
5B<br />
+ 0.<br />
8C<br />
+ 1.<br />
0D<br />
=<br />
F<br />
A = superficie del bacino coperta da boschi o frutteti in kmq;<br />
3
FORMULA GEO VER.2.0<br />
B = superficie del bacino coperta da prati e pascoli in kmq;<br />
C = superficie del bacino coperta da coltivi in kmq;<br />
D = superficie del bacino priva di vegetazione.<br />
1.<br />
6J<br />
+ 0.<br />
8K<br />
+ 0.<br />
3L<br />
+ 1.<br />
6M<br />
m2<br />
=<br />
F<br />
in cui:<br />
J = superficie con rocce incoerenti affioranti in kmq;<br />
K = superficie con rocce pseudo o semi-coerenti affioranti in kmq;<br />
L = superficie con rocce coerenti affioranti in kmq;<br />
M = sviluppo delle faglie in km x 0.1km in kmq.<br />
m 3 =θ + I<br />
dove θ è funzione del rapporto V/F e fornisce un’indicazione del grado di<br />
dissesto morfologico del bacino. V è dato dalla relazione:<br />
V ( kmq)<br />
= 0.<br />
2N<br />
+ 4.<br />
2P<br />
+ 4.<br />
9Q<br />
+ 2.<br />
25R<br />
+ 0.<br />
75S<br />
+ 2U<br />
in cui:<br />
N = superficie con aree generalmente franose in kmq;<br />
P = superficie con frane in rocce sciolte e pseudo e semi-coerenti in<br />
kmq;<br />
Q = superficie con forme pseudo calanchive per tettonizzazione in rocce<br />
coerenti in kmq;<br />
R = superficie con numerosi crolli in kmq.<br />
S = superficie con crolli diffusi in kmq;<br />
U = superficie con valanghe (sviluppo in km x 0.1 km) in kmq.<br />
Stimato V la grandezza θ si ricava dalla seguente tabella:<br />
V/F θ<br />
0 0<br />
0.5 0.2<br />
2 0.4<br />
4 0.6<br />
6 0.8<br />
7 0.9
FORMULA GEO VER.2.0<br />
7.5 0.95<br />
Dove, per valori di V/F intermedi, si può procedere per interpolazione.<br />
Il fattore I esprime invece l’influenza dell’acclività del bacino e si ricava<br />
dalla relazione:<br />
I =<br />
I mi<br />
m<br />
F<br />
in cui:<br />
I1 = superficie del bacino in kmq con acclività fra 0-10% ; i1=0.05<br />
I2 = superficie del bacino in kmq con acclività fra 10-20% ; i2=0.15<br />
I3 = superficie del bacino in kmq con acclività fra 20-40% ; i3=0.30<br />
I4 = superficie del bacino in kmq con acclività fra 40-60% ; i4=0.50<br />
I5 = superficie del bacino in kmq con acclività fra 60-80% ; i5=0.70<br />
= superficie del bacino in kmq con acclività fra >80% ; i6=2.00<br />
I6<br />
6<br />
∑<br />
m=<br />
1<br />
La grandezza W ricavata rappresenta la quantità di sedimento disponibile<br />
nel bacino per il trasporto. La quantità effettiva che transiterà nell’intervallo<br />
di tempo considerato attraverso la sezione di chiusura è fornita invece dalla<br />
relazione:<br />
Q s<br />
4 PH<br />
( mc/<br />
anno)<br />
= W<br />
L + 10<br />
valida per piccoli bacini, dove:<br />
P = perimetro del bacino in km;<br />
H = altezza media del bacino rispetto alla sezione di chiusura in km;<br />
L = lunghezza dell’asta principale in km.<br />
Poichè prende in considerazione tutti i quattro fattori principali che<br />
condizionano l'entità dell'erosione in un bacino (litologia affiorante,<br />
copertura vegetale, acclività media e clima), attraverso parametri di<br />
semplice determinazione, può essere considerato, fra i metodi proposti<br />
quello che meglio combina semplicità d'uso e attendibilità dei risultati.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Si tratta di un metodo calibrato su un notevole numero di bacini in tutta<br />
Europa, in condizioni climatiche, morfologiche e litologiche molto<br />
differenti.<br />
Può essere utilizzato agevolmente per la realizzazione di una carta della<br />
erodibilità suddividendo il bacino principale in un numero adeguato di<br />
sottobacini.<br />
• Metodi che utilizzano gli indici climatici.<br />
Viene fornita la portata solida del bacino alla sezione di chiusura attraverso<br />
le relazioni di Langbein & Schumm e Fournier.<br />
Langbein & Schumm.<br />
dove:<br />
Fournier.<br />
dove:<br />
1.<br />
631<br />
S(<br />
mc/<br />
kmq)<br />
=<br />
1+<br />
0.<br />
0007<br />
( )<br />
( ) 3 , 3<br />
2,<br />
3<br />
0.<br />
03937P<br />
0.<br />
03937P<br />
S (mc/kmq) =trasporto solido annuo per kmq di bacino;<br />
P (mm) = precipitazioni annue effettive, stimabili moltiplicando<br />
l’altezza di precipitazione annua per il coefficiente di deflusso del<br />
bacino.<br />
Log<br />
10<br />
D ( t / kmq)<br />
= 2.<br />
65Log<br />
s<br />
10<br />
2<br />
2<br />
⎛ p ⎞<br />
⎛ H ⎞<br />
⎜<br />
⎟ + 0.<br />
461Log10<br />
⎜<br />
⎟ −1.<br />
56<br />
⎝ P ⎠<br />
⎝ Sb<br />
⎠<br />
Ds (t/kmq) = trasporto solido annuo per kmq di bacino;<br />
p (mm) = precipitazioni mese più piovoso;<br />
P (mm) = precipitazioni totali annue;<br />
H (m) = altezza media del bacino rispetto alla sezione di chiusura;<br />
Sb (kmq) = area del bacino.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Si tratta in generale dei procedimenti meno attendibili fra quelli presi in<br />
considerazione.<br />
Possono fornire stime significative solo per bacini di notevole estensione,<br />
dove l'influenza dei fattori morfologia, litologia e copertura vegetale tende<br />
ad annullarsi.<br />
• Metodi che utilizzano gli indici morfometrici.<br />
Si tratta di relazioni empiriche molto semplici di sufficiente attendibilità,<br />
calibrate essenzialmente su bacini appenninici.<br />
I parametrici morfometrici utilizzati sono la densità di drenaggio, la densità<br />
di anomalia gerarchica e l’indice di anomalia gerarchica del bacino.<br />
Ambedue queste grandezze sono influenzate dal clima, dalla morfologia,<br />
dalla litologia affiorante e dalla copertura vegetale, fattori che sono, come<br />
già visto in precedenza, i parametri principali che influenzano l'entità<br />
dell’erosione. La densità di drenaggio, per esempio, tende ad aumentare al<br />
crescere dell'altezza delle precipitazioni e dell'erodibilità delle rocce<br />
affioranti e al diminuire della copertura vegetale e dell'acclività' media del<br />
bacino.<br />
<strong>Le</strong> seguenti relazioni sono state proposte da CICCACCI et Alii.<br />
dove:<br />
Log10 Tu<br />
( 10<br />
t / kmq)<br />
= 1.<br />
82818Log<br />
D + 0.<br />
01769ga<br />
+ 1.<br />
53034<br />
Log10 Tu<br />
( 10<br />
t / kmq)<br />
= 2.<br />
79687Log<br />
D + 0.<br />
13985ia<br />
+ 1.<br />
05954<br />
Tu = trasporto solido unitario annuo per kmq di bacino;<br />
ga = densità di anomalia gerarchica;<br />
ia = indice di anomalia gerarchica;<br />
D = densità di drenaggio.<br />
Va tenuto presente nel loro utilizzo che si tratta di relazioni basate su<br />
gerarchizzazioni del bacino effettuate in scala 1:25.000. Scale diverse<br />
tendono a condurre a parametri geomorfici differenti, influenzando in<br />
maniera non trascurabile la stima del trasporto solido. Si tenga presente<br />
inoltre che questi metodi prendono in considerazione solo il materiale
FORMULA GEO VER.2.0<br />
trasportato in sospensione, trascurando il materiale trasportato sul fondo e<br />
quindi tendono a fornire dei valori di trasporto solido sottostimati.<br />
Anche queste relazioni possono essere utilizzate per la realizzazione di carte<br />
dell'erodibilità del bacino.<br />
Stima del trasporto solido lungo l’alveo<br />
• Metodo di Di Silvio.<br />
Basato essenzialmente su misure effettuate in bacini delle Alpi venete e<br />
lombarde, permette di valutare l'entità del trasporto solido lungo l'asta<br />
principale del bacino in funzione della portata liquida del corso d'acqua.<br />
La relazione proposta da Di Silvio è la seguente:<br />
con<br />
Qs (mc/anno) = (0.027 / 1.8) x [ i 2.1 / (b 0.8 x D50 1.2 )] x (Q0 0.8 x V0);<br />
V0(mc) = volume idrico di deflusso = Ca x h x Sb x 1000;<br />
Ca = coefficiente di afflusso del bacino;<br />
h (mm) = precipitazioni ragguagliate collegate all’evento di piena;<br />
Sb (kmq) = area bacino;<br />
i (%) = pendenza asta principale;<br />
b (m) = larghezza media dell’alveo nel tratto preso in esame;<br />
D50 (m) = diametro mediano del materiale di fondo;<br />
Q0 (mc/s) = portata di massima piena nel periodo di riferimento (per<br />
es. un anno).<br />
Per valutare il trasporto solido in condizioni ordinarie, nella formula andrà<br />
inserito il valore della portata di massima piena con tempo di ritorno uguale<br />
a 1 anno e la relativa altezza di precipitazione.<br />
Il metodo fornisce un’indicazione sul trasporto solido partendo dall’ipotesi<br />
che ci si trovi in condizioni morfodinamiche di equilibrio, cioè che la<br />
morfologia dell’alveo e la composizione del materiale di fondo rimanga<br />
invariata. Va però tenuto presente che episodi catastrofici conducono a<br />
modifiche profonde nella morfologia dell'alveo (che tenderà ad allargarsi),
FORMULA GEO VER.2.0<br />
nella sua pendenza media (che tenderà ad aumentare) e nella curva<br />
granulometrica del materiale del letto del corso d'acqua (che tenderà a<br />
spostarsi verso granulometrie più fini). In questi casi la relazione non è più<br />
applicabile, a meno di non essere in grado di fare delle previsioni sulle<br />
variazioni che subirà l’alveo e, soprattutto, sul nuovo valore del D50. Anche<br />
se viene richiesto come input esclusivamente il D50 del materiale di fondo, il<br />
metodo tiene conto implicitamente anche del materiale trasportato in<br />
sospensione e quindi può essere utilizzato per problemi di interrimento di<br />
bacini.<br />
• Metodo di Shields.<br />
Il metodo mette in relazione la portata solida con la portata liquida che<br />
attraversa una determinata sezione d’alveo e serve a stimare la quantità di<br />
materiale trasportato sul fondo. Nota la curva granulometrica del materiale<br />
di fondo alveo, per un determinato valore del diametro dei granuli è<br />
possibile stimare la quantità di materiale che verrà trasportato sul fondo in<br />
corrispondenza di una portata liquida imposta.<br />
La tensione tangenziale necessaria per mettere in movimento un granulo di<br />
diametro d è data dalla relazione:<br />
dove:<br />
φ<br />
τ<br />
cr<br />
( t / mq)<br />
= φ(<br />
γ −1)d<br />
= funzione del numero di Reynolds, che vale, in condizioni di<br />
moto turbolento, circa 0.06;<br />
γ(t/mc) = peso specifico del materiale di fondo;<br />
d(m) = diametro del granulo.<br />
La tensione tangenziale applicata dalla corrente è invece fornita<br />
dall’espressione:<br />
τ = Rhi dove:<br />
Rh = raggio idraulico del corso d’acqua;<br />
i = pendenza dell’alveo nel tratto considerato.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Imposta una portata liquida di riferimento (Q), per esempio la portata media<br />
annuale del corso d’acqua, la portata solida è valutabile attraverso la<br />
formula:<br />
τ −τ<br />
Qs(<br />
t / s)<br />
= 10Q<br />
τ<br />
cr<br />
1<br />
iφB<br />
γ −1<br />
dove B è la larghezza dell’alveo.<br />
La procedura di calcolo, valida per un determinato valore di d, andrà poi<br />
ripetuta per gli altri diametri presenti nella curva granulometrica. Il trasporto<br />
di fondo totale sarà dato quindi dalla sommatoria dei singoli valori di Qs<br />
calcolati in corrispondenza di ogni diametro.<br />
Questo metodo non permette di valutare la quantità di materiale trasportato<br />
in sospensione, quindi non può essere utilizzato per problemi di interrimento<br />
di un bacino. Può essere applicato invece in problemi connessi<br />
all’interrimento di briglie o altre opere fluviali.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Verifica di sezioni d’alveo.<br />
Verifiche in condizione di moto uniforme<br />
La portata che defluisce per una determinata sezione d’alveo è fornita dalla<br />
relazione:<br />
dove:<br />
Q (mc/s) = A x vm;<br />
A (mq) = area della sezione trasversale dell’alveo;<br />
vm (m/s) = velocità media della corrente.<br />
Assumendo il criterio del moto uniforme, cioè immaginando che la linea<br />
piezometrica abbia la stessa inclinazione dell’alveo nella direzione della<br />
corrente, criterio valido in corsi d’acqua a debole pendenza, la velocità<br />
media della corrente può essere espressa dalla relazione (Gauckler-<br />
Strickler):<br />
dove:<br />
vm (m/s) = Ks x Rh 2/3 x (i/100) 1/2 ;<br />
Ks (m 1/3 s -1 ) = coefficiente di resistenza di Strickler;<br />
Rh(m) = raggio idraulico = A / Perimetro bagnato;<br />
i (%) = pendenza dell’alveo nel tratto considerato.<br />
Valutata la velocità della corrente, noto il valore dell’area della sezione del<br />
corso d’acqua, si può calcolare la portata smaltibile, da confrontare con la<br />
portata di piena di riferimento.<br />
Per i valori di Ks in letteratura vengono proposti i valori presentati nella<br />
seguente tabella:
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Tipo superficie Ks (m 1/3 s -1 CANALI APERTI (Rh ≈1)<br />
Rivestiti con:<br />
)<br />
conglomerati bituminosi 57-75<br />
mattoni 57-72<br />
calcestruzzo 57-77<br />
pietrame ad opera incerta 20-50<br />
pietre<br />
Scavati o dragati:<br />
15-30<br />
in terra diritti ed uniformi 30-60<br />
in terra con curve uniformi 20-50<br />
in terra senza manutenzione o in 20-50<br />
roccia<br />
CORSI D’ACQUA MINORI (Rh ≈<br />
2) (larghezza in piena
FORMULA GEO VER.2.0<br />
d90 (m) = diametro del passante al 90%.<br />
Verifiche in condizione di moto permanente<br />
In questo caso si suppone che la linea piezometrica abbia un’inclinazione<br />
differente rispetto a quella dell’alveo. Nel caso di un corso d’acqua a portata<br />
costante , cioè senza immissioni o perdite significative nel tratto verificato,<br />
il procedimento è quello descritto di seguito.<br />
1) Si fissa la portata di piena di riferimento per la quale effettuare la verifica<br />
della sezione.<br />
2) Si individua, a valle della sezione di verifica, una sezione di controllo,<br />
posta ad una distanza ΔX, nella quale sia nota l’altezza idrometrica per la<br />
portata di calcolo o in cui si abbia una situazione di altezza critica. Si ha una<br />
condizione di altezza idrometrica critica, quando una determinata portata<br />
passa con la minima energia rispetto al fondo (situazione che si ha per<br />
esempio in corrispondenza di un salto di fondo). In quest’ultimo caso<br />
l’altezza idrometrica è ricavabile utilizzando la relazione:<br />
αc<br />
2<br />
Q b<br />
= 1 3<br />
gA<br />
dove:<br />
Q(mc/s) = portata del corso d’acqua;<br />
b(m) = larghezza dell’alveo;<br />
g(m/s 2 ) = accelerazione di gravità = 9.81;<br />
A(mq) = area della sezione liquida;<br />
= coefficiente di Coriolis.<br />
αc<br />
Il coefficiente di Coriolis deve essere calcolato con la seguente formula:<br />
α<br />
c<br />
=<br />
n 3<br />
i<br />
Atot∑ 2<br />
i= 1 Ai<br />
C<br />
tot<br />
C
FORMULA GEO VER.2.0<br />
in cui:<br />
n = numero punti del profilo della sezione –1<br />
Ai = area della sezione liquida compresa fra il punto (i) e il punto (i+1)<br />
della sezione;<br />
Ci = capacità di portata dell’alveo fra il punto (i) e il punto (i+1) della<br />
2/<br />
3<br />
sezione, data da: C i = KsiAi<br />
Rhi<br />
, dove Ksi è il coefficiente di<br />
scabrezza, sec. Gaukler-Strickler, dell’alveo e Rhi il raggio idraulico<br />
nel tratto (i);<br />
Atot = area totale della sezione liquida;<br />
Ctot = capacità di portata totale dell’alveo, dato dalla sommatoria delle<br />
capacità di portata dei singoli tratti.<br />
3) Si calcola la velocità della corrente nella sezione di controllo attraverso la<br />
relazione:<br />
v =<br />
c<br />
4) Si stima la quota della linea di energia della sezione di controllo con la<br />
formula:<br />
2<br />
v<br />
Ec = h + z + α<br />
2g<br />
dove:<br />
h = altezza idrometrica rispetto al punto più profondo dell’alveo;<br />
z = quota s.l.m. del punto più profondo dell’alveo.<br />
5) Si calcola la pendenza della linea di energia J, sempre nella sezione di<br />
controllo attraverso il rapporto:<br />
Q<br />
A<br />
tot<br />
Q<br />
J c =<br />
C<br />
2<br />
2<br />
tot
FORMULA GEO VER.2.0<br />
6) Si ipotizza un primo valore a tentativo di altezza idrometrica per la<br />
sezione di verifica (hv); in genere si utilizza la stessa altezza inserita o<br />
calcolata per la sezione di controllo.<br />
7) Si calcola il coefficiente di Coriolis della sezione di verifica, utilizzando<br />
la stessa procedura vista per la sezione di controllo.<br />
8) Si stima la pendenza della linea di energia della sezione di verifica con la<br />
formula:<br />
2<br />
Q<br />
J v = 2<br />
Ctot<br />
in cui, ovviamente Ctot è riferito alla sezione di verifica.<br />
9) Si calcola la quota della linea di energia della sezione di verifica con la<br />
formula:<br />
1<br />
= Ec<br />
+ ( J v + J ) Δx<br />
2<br />
Ev c<br />
10) Si valuta la quota della linea di energia per il valore fissato di hv con la<br />
formula:<br />
2<br />
Q<br />
E 'v<br />
= hv<br />
+ z v + 2<br />
2gAv<br />
dove:<br />
zv = quota s.l.m. del punto più profondo dell’alveo della sezione di<br />
verifica;<br />
Av = area della sezione bagnata nella sezione di verifica<br />
corrispondente all’altezza idrometrica hv.<br />
11) Si esegue la differenza fra Ev‘e Ev. Se questa è inferiore a qualche<br />
millimetro si considera la verifica terminata e hv è l’altezza idrometrica<br />
cercata. Se questa invece è superiore a qualche millimetro, si calcola una<br />
correzione Δy da applicare alla hv. La correzione Δy è fornita dalla:
FORMULA GEO VER.2.0<br />
2<br />
2<br />
⎡ 1<br />
vv<br />
v ⎤<br />
c<br />
Ev<br />
'−⎢Ec<br />
+ ( J c + J v ) Δx<br />
+ kαv<br />
−αc<br />
⎥<br />
⎢ 2<br />
2g<br />
2g<br />
⎥<br />
Δy<br />
=<br />
⎣<br />
⎦<br />
Q b Q b<br />
1−αv<br />
± kαv<br />
gA gA<br />
2<br />
v<br />
3<br />
v<br />
in cui:<br />
k = coefficiente che misura la perdita di energia per espansione o<br />
contrazione della corrente (per es. per restringimento o allargamento<br />
della sezione) e varia da 0.1 a 0.3 per le correnti in contrazione e da 0.3<br />
a 0.5 per le correnti in espansione; ai valori più elevati corrispondono<br />
le variazioni più brusche;<br />
bv = larghezza della sezione di verifica.<br />
12) Si ottiene un nuovo valore corretto di altezza idrometrica sommando hv<br />
e Δy e si ripete la sequenza di calcolo dal punto 7.<br />
Attenzione: le coordinate dei due profili d’alveo (controllo e verifica)<br />
vanno inserite rispetto ad un comune piano di riferimento (per esempio il<br />
livello del mare).<br />
2<br />
v<br />
3<br />
v
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
IDROGEOLOGIA<br />
Prove di pozzo.<br />
Introduzione<br />
Viene definita prova di pozzo l’insieme delle procedure utilizzate per<br />
il dimensionamento dell’opera di captazione, basate sull’esecuzione<br />
di emungimenti a portata costante e sulla misura dell’abbassamento<br />
indotto nel livello della falda all’interno del pozzo.<br />
Scopo principale della prova è quello di consentire l’individuazione<br />
della curva caratteristica del pozzo, cioè di quella curva che correla<br />
la portata emunta con l’abbassamento del livello della falda nel<br />
pozzo.<br />
Normalmente le prove di pozzo vengono condotte con una serie di<br />
gradini di portata di breve durata (1-3 ore) al termine dei quali si<br />
misura l’abbassamento finale. Al termine di ogni gradino segue un<br />
interruzione dell’emungimento che consente al livello della falda di<br />
ritornare approssimativamente al livello iniziale. La portata iniziale<br />
viene posta generalmente uguale a quella minima della pompa, i<br />
gradini successivi al doppio, al triplo ecc., della portata del primo<br />
gradino. L’esecuzione del primo gradino deve essere inoltre<br />
preceduto da un pompaggio che consenta lo svuotamento dell’opera<br />
(effetto capacità del pozzo).<br />
I gradini di prova devono essere almeno tre nel caso di falde<br />
artesiane e quattro nel caso di falde freatiche. Un numero superiore<br />
di gradini di portata consente in genere una migliore precisione nella<br />
stima dei parametri ricavabili dalla prova.<br />
<strong>Le</strong> condizioni necessarie perchè la prova sia eseguibile sono le<br />
seguenti:<br />
• ci si trovi nelle condizioni di validità della legge di Darcy;<br />
• il pozzo sia completo, cioè la zona filtrante deve attraversare<br />
almeno l’80% dello spessore della falda, nel caso di acquiferi
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
artesiani o semiartesiani, ed i 2/3,3/4 della parte inferiore, nel caso<br />
di acquiferi freatici;<br />
• il pozzo sia correttamente sviluppato ed equipaggiato;<br />
• la superficie piezometrica sia suborizzontale;<br />
• la portata emunta durante l’esecuzione dei gradini di portata sia<br />
effettivamente costante (l’errore massimo tollerabile è intorno al<br />
5%);<br />
• il raggio del pozzo sia il più piccolo possibile.<br />
Analisi della curva caratteristica del pozzo.<br />
Riportando su un grafico lineare lungo le ascisse i valori dei gradini di<br />
portata e lungo le ordinate gli abbassamenti finali corrispondenti, si<br />
ottiene una curva chiamata curva caratteristica del pozzo.<br />
Tale curva può essere espressa analiticamente attraverso la<br />
relazione:<br />
in cui:<br />
(1) s = B x Q + C x Q n ;<br />
s (m) = abbassamento finale al termine del gradino di portata Q;<br />
Q (mc/s) = valore del gradino di portata;<br />
B = costante legata alla componente laminare del deflusso;<br />
C = costante legata alla componente turbolenta del deflusso;<br />
n = esponente spesso posto uguale a 2 (Jacob, 1946).<br />
Il primo tratto della curva è normalmente assimilabile a quello di una<br />
retta di equazione:<br />
(2) s = B x Q.<br />
Infatti in corrispondenza di piccole portate emunte il deflusso<br />
dell’acqua richiamata dal pozzo è essenzialmente di tipo laminare,<br />
mentre la componente turbolenta è minima. Il valore di B nella (2) è<br />
funzione sia dei parametri idrogeologici dell’acquifero (trasmissività e<br />
coef. di immagazzinamento), che delle carratteristiche del filtro e<br />
dell’ammasso filtrante.
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
Al crescere della portata il secondo membro della (1) diventa<br />
rapidamente predominante. Quando la velocità di filtrazione risulta<br />
superiore alla velocità critica, cioè quando si passa da un deflusso di<br />
tipo laminare ad uno di tipo turbolento, la (1) può essere<br />
approssimata come segue:<br />
(3) s = C x Q n .<br />
Il valore di C nella (3) è esclusivamente funzione delle caratteristiche<br />
del pozzo (diametro del pozzo, tipo di filtro, ecc...) essendo<br />
indipendente dai parametri idrogeologici dell’acquifero.<br />
L’aumento del secondo termine della (1) (C x Q n ) conduce ad una<br />
perdita di rendimento dell’opera, poichè, quando diventa dominante,<br />
a piccoli aumenti di portata finiscono col corrispondere elevati<br />
abbassamenti del livello della falda, ed una crescita del deflusso<br />
turbolento che provoca l’asportazione ed il trascinamento nel pozzo<br />
di particelle fini, che alla lunga ne provocano l’intasamento.<br />
La portata alla quale il secondo membro della (1) diventa<br />
predominante prende il nome di portata critica. E’ possibile definire<br />
l’efficienza di un pozzo in relazione ad una determinata portata<br />
attraverso la relazione:<br />
BQ<br />
e%<br />
= 100<br />
BQ + CQ<br />
cioè dal rapporto, espresso in percentuale, fra l’abbassamento<br />
dovuto alla componente laminare del flusso e quello totale.<br />
Un’efficienza inferiore al 50% indica una componente turbolenta del<br />
flusso dominante.<br />
La forma della curva caratteristica quindi è quasi rettilinea in<br />
condizioni di deflusso laminare dominante, fortemente convessa nel<br />
caso di deflusso turbolento prevalente. Nel caso di curva concava la<br />
prova è da considerarsi non valida o per errori nell’esecuzione delle<br />
misure o perchè non risultano soddisfatte le condizioni di applicabilità<br />
della prova viste in precedenza.<br />
n
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
Va tenuto presente che la curva caratteristica del pozzo si modifica<br />
nel corso della vita dell’opera di captazione, con un aumento in<br />
genere nel tempo della componente turbolenta del deflusso, per<br />
effetto per esempio dell’intasamento dell’ammasso filtrante da parte<br />
delle particelle più fini o per la formazione di incrostazioni sul filtro.<br />
Della diminuzione di rendimento nel corso del tempo dell’opera<br />
bisogna tener conto nella valutazione della produttività dell’opera,<br />
cioè nella stima della massima portata che può essere emunta.<br />
Stima dei parametri B e C della curva caratteristica.<br />
a) Metodo di Jacob (1946)<br />
Nell’ipotesi che la curva caratteristica del pozzo sia esprimibile nella<br />
forma:<br />
s = B x Q + C x Q 2 ,<br />
dove n cioè viene posto uguale a 2, i parametri B e C possono<br />
essere ricavati, utilizzando la retta portate-abbassamenti specifici,<br />
data dalla:<br />
(4) s/Q = B + C x Q;<br />
in cui il termine s/Q prende il nome di abbassamento specifico (sq).<br />
Nel diagramma portate-abbassamenti specifici i punti corrispondenti<br />
alle misure effettuate nel corso della prova si disporranno lungo una<br />
retta, il cui coefficiente angolare corrisponde al valore di C.<br />
C è quindi ricavabile prendendo due punti lungo la retta, per es. i<br />
punti 1 e 2, e calcolando il rapporto:<br />
in cui:<br />
C = (sq2 - sq1) / (Q2 - Q1);<br />
sq = abbassamento specifico;<br />
Q = portata.<br />
B è ottenibile invece dall’intersezione con l’asse delle ordinate (Q=0).
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
Considerando però la dispersione dei valori misurati è più<br />
conveniente ricavare i valori di B e C attraverso il metodo dei minimi<br />
quadrati. In questo caso C viene fornito dall’espressione:<br />
C = ∑ Qi x sqi / ∑ Qi x Qi;<br />
mentre il valore di B si ottiene dalla:<br />
B = sqmedio - C x Qmedio.<br />
L’analisi della retta espressa dalla (4) permette di individuare<br />
rapidamente le caratteristiche del deflusso all’interno del pozzo:<br />
• se la retta passa in prossimità dell’origine (B=0) si può conlcudere<br />
che il deflusso è prevalentemente di tipo turbolento;<br />
• se la retta si dispone parallela all’asse delle ordinate (verticale) (C<br />
x Q = 0) il deflusso è prevalentemente di tipo laminare.<br />
Il metodo di Jacob ha il vantaggio, rispetto ai metodi descritti di<br />
seguito, di essere di semplice e rapida applicazione. In realtà la<br />
pratica ha evidenziato che spesso il fattore n differisce in maniera<br />
significativa dal valore 2, quindi l’applicazione di questa procedura<br />
può condurre a risultati inaffidabili.<br />
b) Metodo di Rorabaugh (1956)<br />
Riscrivendo la 1) nella forma:<br />
⎛ s ⎞<br />
ln ⎜ − B = ln C + ( n −1)<br />
ln Q<br />
Q ⎟<br />
⎝ ⎠<br />
dove ln indica il logaritmo naturale, si ha l’equazione di una retta con<br />
coefficiente angolare (n-1). Il parametro C è dato dall’intersezione<br />
della retta con l’asse delle ordinate, in coefficiente angolare deve<br />
essere invece trovato, facendo variare a tentativi B fino a quando la<br />
retta, disegnata in scala bilogaritmica, non si allinea in maniera<br />
soddisfacente con i dati sperimentali. L’intervallo di variazione di B è<br />
ridotto, in quanto deve essere soddisfatta la relazione 0 ≤B
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
infatti valori di B negativi non hanno significato fisico, valori uguali o<br />
maggiori di s/Q non sono ammissibili, perché renderebbero negativo<br />
o nullo il termine (s/Q – B).<br />
Il metodo di Rorabaugh è più affidabile, anche se più laborioso, del<br />
metodo di Jacob e fornisce risultati soddisfacenti nella maggior parte<br />
dei casi, purchè ovviamente la curva portata abbassamenti sia del<br />
tipo 1).<br />
c) Metodo dei minimi quadrati<br />
L’analisi della curva 1) può essere condotta, utilizzando il metodo dei<br />
minimi quadrati. In pratica si tratta di ricercare i valori di B, C e n che<br />
rendono minimo il valore della:<br />
Φ = ∑ si<br />
− s<br />
dove s è l’abbassamento misurato e s’ l’abbassamento stimato, per<br />
lo stesso valore di portata, utilizzando la 1).<br />
Procedendo, seguendo la soluzione proposta da Dragoni (1990), B e<br />
C possono essere ricavati attraverso le relazioni:<br />
n'<br />
2<br />
( n'+<br />
1)<br />
( sQ<br />
) Q − ( s Q ) Q<br />
∑ ' i ∑ i ∑ i i ∑<br />
2n'<br />
2<br />
∑Qi ∑Qi<br />
−∑Qi<br />
∑<br />
i<br />
C = 1<br />
Q<br />
' i<br />
2<br />
( n'+<br />
1)<br />
( n'+<br />
)<br />
( n'+<br />
1)<br />
( s Q −C<br />
Q )<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
i i<br />
B = 2<br />
Q<br />
utilizzando un valore di n, qui indicato con n’, imposto a tentativi,<br />
facendolo variare all’interno dell’intervallo 0-12, intervallo in cui di<br />
fatto ricadono i valori di n nella pratica.<br />
Il metodo dei minimi quadrati fornisce generalmente la migliore stima<br />
possibile dei parametri B, C e n, al prezzo di una difficoltà di<br />
elaborazione che obbliga all’utilizzo dell’elaboratore elettronico.<br />
i<br />
i<br />
i
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Casi con curva di abbassamento anomala.<br />
Non sempre la curva portata-abbassamenti segue la forma 1). Può<br />
capitare cioè che utilizzando i tre metodi di calcolo proposti non si<br />
riescano ad interpolare in maniera soddisfacente i dati sperimentali.<br />
In questo caso una stima di B può essere ottenuta, applicando il<br />
metodo d Rorabaugh o dei minimi quadrati solo ai gradini di portata<br />
più bassi, mentre C ed n possono essere valutati applicando gli<br />
stessi metodi, ma ai gradini più elevati.
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Stima dei parametri di dispersione di un inquinante.<br />
Prova con due pozzetti ed immissione continua (Fried, 1975).<br />
Un’indicazione di come un’inquinante si può diffondere nel terreno<br />
può essere ottenuta attraverso prove di immissione di un tracciante.<br />
In pratica si opera con due pozzetti, nel primo viene iniettata una<br />
portata costante insieme al tracciante, nel secondo, posto a valle del<br />
primo, emungendo la stessa quantità d’acqua, in modo da creare un<br />
regime di flusso stazionario, viene misurata la variazione di<br />
concentrazione del tracciante. Indicando con Cmax la concentrazione<br />
massima rilevata nel pozzetto di misura, è possibile riportare su<br />
grafico l’andamento del rapporto C/Cmax, dove C rappresenta la<br />
concentrazione misurata in un determinato istante, in funzione del<br />
tempo. Supponendo che la curva così costruita sia di tipo gaussiano,<br />
si può definire la sua deviazione standard attraverso la relazione:<br />
σ<br />
t<br />
=<br />
( t −t<br />
)<br />
84<br />
dove t84 e t16 indicano, rispettivamente, i tempi in cui si sono misurate<br />
concentrazioni uguali a 0,84Cmax e 0,16Cmax. Il coefficiente di<br />
dispersione longitudinale, cioè lungo la direzione di flusso, è dato<br />
quindi dalla:<br />
D<br />
L<br />
2<br />
2<br />
v σt<br />
=<br />
2t<br />
dove v è la velocità di flusso, data dal prodotto della permeabilità del<br />
terreno per il gradiente idraulico, e t è il tempo nel quale si misura<br />
una concentrazione uguale a 0,5Cmax.<br />
La dispersività longitudinale è fornita invece dalla relazione:<br />
D L<br />
16<br />
2<br />
L<br />
v<br />
= α .
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Prova con due pozzetti ed immissione saltuaria (Fried, 1975).<br />
Si procede come nel caso precedente, solo che l’iniezione del<br />
tracciante non avviene in maniera continua per tutta la durata delle<br />
misurazioni. La relazione che fornisce il coefficiente di dispersione<br />
longitudinale si modifica come segue:<br />
D L<br />
=<br />
2 2 [ d − v t ( t −t<br />
) ]<br />
max<br />
( t − t )<br />
max<br />
dove d è la distanza fra i due pozzetti, t0 è la durata dell’immissione e<br />
tmax è l’istante in cui si misura la massima concentrazione<br />
dell’inquinante. Anche in questo caso la dispersività longitudinale è<br />
fornita dalla relazione:<br />
2<br />
D L<br />
L<br />
v<br />
= α .<br />
max<br />
0<br />
0
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Stima dei parametri idrogeologici dell’acquifero.<br />
Introduzione.<br />
La prova di pompaggio è una prova di emungimento di lunga durata<br />
(almeno 42 ore), con un unico gradino di portata, il cui scopo è quello<br />
di:<br />
• determinare i parametri idrogeologici dell’acquifero e<br />
principalmente la trasmissività ed il coefficiente<br />
d’immagazzinamento.<br />
• studiare eventuali limiti, alimentanti o impermeabili, dell’acquifero<br />
e/o le sue condizioni di omogeneità.<br />
Per l’interpretazione delle prove di pompaggio si ricorre normalmente<br />
a due modelli riguardanti le modalità di sviluppo del cono di<br />
depressione intorno all’opera captante:<br />
• modello del regime permanente: si suppone che dopo un periodo<br />
di pompaggio relativamente breve il cono di depressione assuma<br />
una configurazione ed estensione praticamente costante;<br />
• modello di regime transitorio: si suppone che le dimensioni del<br />
cono di depressione aumentino progressivamente in funzione del<br />
tempo di pompaggio.<br />
Il modello del regime transitorio si adegua meglio a quanto si osserva<br />
in realtà e quindi è il più utilizzato. Condizioni di regime semipermanente,<br />
cioè situazioni in cui l’aumento delle dimensioni del<br />
cono di depressione, è estremamente lento e graduale, si possono<br />
verificare per tempi di pompaggio sufficientemente lunghi.<br />
Per quanto riguarda le condizioni di applicabilità della prova vale<br />
quanto detto per le prove di pozzo.<br />
Determinazione dei parametri idrogeologici dell’acquifero.<br />
A) Regime stazionario.<br />
Operando in regime stazionario è possibile determinare la<br />
trasmissività dell’acquifero, ma non il coefficiente di<br />
immagazzinamento.
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
La prova di pompaggio viene eseguita, misurando, al termine del<br />
gradino di portata, gli abbassamenti nei piezometri. Disponendo di<br />
più piezometri lungo allineamenti diversi è possibile valutare anche<br />
l’eventuale eterogeneità dell’acquifero, stimando per ogni<br />
allineamento il valore della trasmissività.<br />
La prova viene riepilogata su un diagramma semilogaritmico<br />
abbassamenti/distanza, dove lungo l’asse delle ascisse (in scala<br />
logaritmica) si pongono le distanze dei piezometri e lungo quello<br />
delle ordinate gli abbassamenti.<br />
Si distinguono i casi in cui la prova viene effettuata all’interno di un<br />
acquifero artesiano, semiartesiano o freatico.<br />
I) Acquifero artesiano (formula di Thiem).<br />
La trasmissività media dell’acquifero può essere ricavata dalla<br />
relazione:<br />
Tmedio = 0.366 x Q / Δs;<br />
dove:<br />
Tmedio(mq/s) = trasmissività media dell’acquifero;<br />
Q (mc/s) = portata della prova;<br />
Δs(m) = abbassamento relativo ad un ciclo logaritmico<br />
(logaritmi con base decimale)<br />
II) Acquifero semiartesiano (formula di Hantush-Jacob).<br />
Si opera come nel caso precedente, valutando la trasmissività media<br />
dell’acquifero dalla relazione:<br />
Tmedio = 0.366 x Q / Δs;<br />
dove:<br />
Tmedio(mq/s) = trasmissività media dell’acquifero;<br />
Q (mc/s) = portata della prova;<br />
Δs (m) = abbassamento relativo ad un ciclo logaritmico<br />
(logaritmi con base decimale).
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
Nel caso di falde semiartesiane oltre alla trasmissività ed al<br />
coefficiente d’immagazzinamento, è necessario stimare altri due<br />
parametri, che regolano il movimento in senso verticale dell’acqua<br />
all’interno dello strato semipermeabile:<br />
• il coefficiente di fuga (o di disperdenza), definito dal rapporto:<br />
f (s -1 )= K’/ b’;<br />
in cui:<br />
K’ = permeabilità dello strato semipermeabile;<br />
b’ = spessore dello strato semipermeabile;<br />
che regola lo scambio idrico tra l’acquifero e lo strato<br />
semipermeabile.<br />
• il fattore di fuga (o di disperdenza), definito dalla relazione:<br />
B (m) = √ (T / f);<br />
in cui:<br />
T (mq/s) = trasmissività dell’acquifero;<br />
che regola il flusso passante dall’acquifero allo strato<br />
semipermeabile.<br />
Con il procedimento di Hantush e Jacob il parametro B è ricavabile<br />
dal diagramma semilogaritmico abbassamenti/distanza. B è dato<br />
dalla relazione:<br />
dove:<br />
B = r0 / 1.123;<br />
r0 = ascissa dell’intersezione della retta con l’asse delle<br />
distanze; corrisponde in pratica alla distanza per cui si ha un<br />
abbassamento uguale a zero.<br />
Noto B, il fattore di fuga f può essere determinato attraverso la<br />
relazione:
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f = T / B 2 .<br />
Il metodo è valido per B > 3 x b, dove b è lo spessore dell’acquifero.<br />
Inoltre è applicabile solo a quei piezometri in cui sia verificata la<br />
relazione:<br />
r /B ≤ 0.05.<br />
III) Acquifero freatico (formula di Thiem).<br />
Si opera come nel caso di una falda artesiana, valutando la<br />
trasmissività media dell’acquifero sempre attraverso la relazione:<br />
dove:<br />
Tmedio = 0.366 x Q / Δs;<br />
Tmedio(mq/s) = trasmissività media dell’acquifero;<br />
Q (mc/s) = portata della prova;<br />
Δs (m) = abbassamento relativo ad un ciclo logaritmico<br />
(logaritmi con base decimale).<br />
In questo caso gli abbassamenti misurati vanno corretti attraverso la<br />
relazione:<br />
dove:<br />
s = s - s 2 / ( 2 x Hfalda);<br />
s (m) = abbassamenti misurati;<br />
Hfalda (m) = spessore dello strato acquifero.<br />
La correzione viene introdotta in quanto, a parità di portata, gli<br />
abbassamenti misurati in una falda freatica sono maggiori di quelli<br />
misurabili in una falda artesiana.<br />
Il metodo è applicabile però solo se è soddisfatta la relazione:
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
dove:<br />
smedio / Hfalda ≤ 0.15.<br />
smedio (m) = abbassamento medio misurato nei piezometri.<br />
B) Regime transitorio.<br />
Operando in regime transitorio è possibile determinare la<br />
trasmissività dell’acquifero ed il coefficiente di immagazzinamento.<br />
La prova di pompaggio viene eseguita, misurando, a intervalli di<br />
tempo crescenti in maniera esponenziale gli abbassamenti nel pozzo<br />
e/o nei piezometri di prova. Al termine della prova si arresta la<br />
pompa e si misurano, lungo lo stesso intervallo di tempo, gli<br />
abbassamenti residuali.<br />
Disponendo di più piezometri si può valutare anche l’eventuale<br />
eterogeneità dell’acquifero, stimando per ogni piezometro il valore<br />
della trasmissività.<br />
La prova viene riepilogata su un diagramma semilogaritmico<br />
abbassamenti/tempo, dove lungo l’asse delle ascisse (in scala<br />
logaritmica) si pongono i tempi di misura e lungo quello delle ordinate<br />
gli abbassamenti. La curva che si genera è approssimabile ad una<br />
retta, almeno nel caso di acquifero illimitato. Solo nel tratto iniziale<br />
tale curva si discosta da un andamento rettilineo a causa dell’effetto<br />
capacità del pozzo, che origina un deflusso di tipo turbolento.<br />
Si distinguono i casi in cui la prova viene effettuata all’interno di un<br />
acquifero artesiano, semiartesiano o freatico.<br />
I) Acquifero artesiano (formula di Jacob).<br />
Il metodo permette di valutare la trasmissività media dell’acquifero<br />
attraverso la relazione:<br />
dove:<br />
(1)Tmedio = 0.183 x Q / Δs;
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
Tmedio(mq/s) = trasmissività media dell’acquifero;<br />
Q (mc/s) = portata della prova;<br />
Δs (m) = abbassamento relativo ad un ciclo logaritmico<br />
(logaritmi con base decimale).<br />
Il coefficiente di immagazzinamento è fornito invece dalla:<br />
dove:<br />
Smedio = 2.25 x Tmedio x t0 / r 2 ;<br />
Smedio = coef.d’immagazzinamento dell’acquifero;<br />
t0 (s) = valore dato dall’intersezione della retta con l’asse dei<br />
tempi;<br />
r (m) = distanza del piezometro di riferimento dal pozzo di<br />
prova o raggio del pozzo nel caso si effettui la prova nel pozzo<br />
stesso.<br />
E’ possibile ricavare il valore della trasmissività anche attraverso la<br />
misura degli abbassamenti residuali dopo l’arresto del pompaggio,<br />
utilizzando la relazione (1). In questo caso però non è possibile<br />
valutare il coefficiente d’immagazzinamento.<br />
II) Acquifero semiartesiano (formula di Hantus).<br />
La trasmissività media dell’acquifero può essere ricavata dalla<br />
relazione:<br />
dove:<br />
(2) Tmedio = (0.183 x Q / Δs) x 10 -r / B ;<br />
Tmedio(mq/s) = trasmissività media dell’acquifero;<br />
Q (mc/s) = portata della prova;<br />
Δs (m) = abbassamento relativo ad un ciclo logaritmico<br />
(logaritmi con base decimale);
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
r (m) = distanza del piezometro di riferimento dal pozzo di<br />
prova o raggio del pozzo nel caso si effettui la prova nel pozzo<br />
stesso.<br />
B (m) = fattore di fuga (o di disperdenza), calcolabile con la<br />
seguente procedura:<br />
• si stima il parametro si dato da sm/2, dove sm è uguale<br />
all’abbassamento massimo misurato al termine della prova;<br />
• si ricava il rapporto r/B attraverso la relazione:<br />
r / B = 1 / (0,5 10 [0,251 + (si / Δs) / 2] );<br />
noto r si ricava quindi B e, attraverso la relazione f = T / B 2 .<br />
il coefficiente di fuga f.<br />
Il coefficiente di immagazzinamento è fornito invece dalla:<br />
dove:<br />
Smedio = [2.25 x Tmedio x t0 / r 2 ] x r / B;<br />
Smedio = coef.d’immagazzinamento dell’acquifero;<br />
t0 (s) = valore dato dall’intersezione della retta con l’asse dei<br />
tempi;<br />
r (m) = distanza del piezometro di riferimento dal pozzo di<br />
prova o raggio del pozzo nel caso si effettui la prova nel pozzo<br />
stesso.<br />
E’ possibile ricavare il valore della trasmissività anche attraverso la<br />
misura degli abbassamenti residuali dopo l’arresto del pompaggio,<br />
utilizzando la relazione (2). In questo caso però non è possibile<br />
valutare il coefficiente d’immagazzinamento.<br />
III) Acquifero freatico (formula di Jacob).<br />
La trasmissività media dell’acquifero può essere ricavata dalla<br />
relazione:
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
(3)Tmedio = 0.183 x Q / Δs;<br />
dove:<br />
Tmedio(mq/s) = trasmissività media dell’acquifero;<br />
Q (mc/s) = portata della prova;<br />
Δs (m) = abbassamento relativo ad un ciclo logaritmico<br />
(logaritmi con base decimale);<br />
In questo caso gli abbassamenti misurati vanno corretti attraverso la<br />
relazione:<br />
dove:<br />
s = s - s 2 / ( 2 x Hfalda);<br />
s (m) = abbassamenti misurati;<br />
Hfalda (m) = spessore dello strato acquifero.<br />
La correzione viene introdotta in quanto, a parità di portata, gli<br />
abbassamenti misurati in una falda freatica sono maggiori di quelli<br />
misurabili in una falda artesiana.<br />
Il metodo è applicabile solo se è soddisfatta la relazione:<br />
dove:<br />
smedio / Hfalda ≤ 0.15.<br />
smedio (m) = abbassamento medio misurato.<br />
E’ possibile ricavare il valore della trasmissività anche attraverso la<br />
misura degli abbassamenti residuali dopo l’arresto del pompaggio,<br />
utilizzando la relazione (3). In questo caso però non è possibile<br />
valutare il coefficiente d’immagazzinamento.<br />
C) Pozzi incompleti.<br />
Nel caso di pozzi incompleti, cioè di pozzi in cui la colonna filtrante<br />
non attraversa completamente lo strato acquifero, i metodi di calcolo<br />
dei parametri idrogeologici visti in precedenza andranno corretti, per<br />
tener conto della presenza di una componente di flusso non radiale.
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
In pratica nelle prove di pompaggio eseguite in regime transitorio, gli<br />
abbassamenti misurati, a parità di portata, nei pozzi incompleti<br />
risultano superiori a quelli che si avrebbero in pozzi completi,<br />
essendo la parte filtrante, nel primo caso, inferiore. Applicando senza<br />
correzioni gli abbassamenti misurati ai normali metodi di calcolo si<br />
otterebbero valori di trasmissività inferiori a quelli reali.<br />
In realtà per distanze dal pozzo superiori a circa (1.5-2)B, con<br />
(B=spessore dell’acquifero) l’effetto dell’incompletezza dell’opera di<br />
captazione non si risente più: in questi casi si può operare senza<br />
essere costretti ad applicare correzioni ai dati misurati.<br />
Nel caso di prove di pompaggio eseguite nel pozzo o in piezometri a<br />
distanza inferiori dal pozzo di (1.5-2)B, agli abbassamenti va<br />
applicata una correzione, funzione principalmente della geometria<br />
del pozzo.<br />
I) Acquifero artesiano o semiartesiano (correzione di Hantush)<br />
Hantush (1962) ha proposto di applicare la seguente correzione, nel<br />
caso comune in cui la parte superiore della colonna filtrante<br />
corrisponda col tetto dello strato acquifero:<br />
dove:<br />
fs = [4 B / (π b)] ∑ [(1/n) K0( n r π/B) cos( n z π/B) sen( n b π/B);<br />
b = spessore del tratto filtrante;<br />
z = b/2;<br />
r = distanza dal pozzo del piezometro di misura;<br />
K0( n r π/B) = funzione di Bessel nel punto ( n r π/B);<br />
n = variabile nell’intervallo 1 - ∝ (nella pratica si utilizzano solo<br />
i primi termini).<br />
Se si opera, eseguendo le misure direttamente nel pozzo di<br />
pompaggio, la relazione che fornisce fs si semplifica come segue:<br />
2B<br />
⎡⎛<br />
b ⎞ 2b<br />
b ⎛ 2b<br />
⎞<br />
fs = ⎢⎜1−<br />
⎟ln<br />
− ln⎜<br />
⎟ −0,<br />
423<br />
b ⎣⎝<br />
B ⎠ r B ⎝ B ⎠<br />
b<br />
B<br />
2B<br />
+ b⎤<br />
+<br />
2B<br />
−b<br />
⎥<br />
⎦
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
dove r in questo caso è il raggio del pozzo;<br />
Il procedimento da seguire per valutare i parametri idrogeologici in<br />
questo caso è il seguente:<br />
Q<br />
• si calcola la trasmissività (T) attraverso la relazione T = 0 , 183 ;<br />
Δs<br />
• si determini il valore di fs;<br />
• si calcoli il coefficiente d’immagazzinamento corretto con la<br />
t0<br />
relazione: S = 2, 25T<br />
exp( fs)<br />
.<br />
2<br />
r<br />
II) Acquiferi freatici (correzione di Hantush)<br />
Hantush (1964) ha proposto di applicare la seguente correzione agli<br />
abbassamenti misurati nel caso di acquiferi freatici:<br />
2<br />
s<br />
s'=<br />
s −<br />
2d<br />
dove d è la lunghezza del tratto filtrante.<br />
D) Acquiferi limitati.<br />
I procedimenti di calcolo visti in precedenza consentono la stima dei<br />
parametri idrogeologici nel caso di acquiferi illimitati. Nel caso di<br />
acquiferi limitati lateralmente, per la terminazione dello strato<br />
acquifero contro una barriera stagna (condizione di limite<br />
impermeabile) o per la presenza di una alimentazione da parte di<br />
corsi d’acqua superficiali (condizione di limite alimentante)<br />
l’interpretazione della prova di pompaggio andrà condotta solo sul<br />
primo tratto rettilineo della curva abbassamenti-tempo o<br />
abbassamenti-distanza. La presenza infatti di una condizione di<br />
limite si manifesta nelle curve citate con la comparsa di un secondo<br />
tratto rettilineo con inclinazione differente dal primo. La pendenza di<br />
questo secondo segmento di retta sarà superiore al primo nel caso di<br />
limite impermeabile, sarà inferiore nel caso di limite alimentante.
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
La distanza teorica del limite può essere valutata attraverso le<br />
seguenti relazioni:<br />
dove:<br />
retta;<br />
d = (x / 2) √ (ti / t0) (caso di limite impermeabile);<br />
d = (x / 2) √ (ti / t0) + x/2 (caso di limite alimentante);<br />
ti = tempo corrispondente all’intersezione dei due segmenti di<br />
t0 = tempo d’intersezione della prima retta con l’asse dei<br />
tempi.<br />
Stima del raggio d’influenza di un pozzo.<br />
A) In regime stazionario.<br />
In regime stazionario il raggio d’influenza del pozzo può essere<br />
stimato attraverso la relazione:<br />
Rf ( m)<br />
= 3000s<br />
dove:<br />
s(m) = abbassamento misurato nel piezometro o nel pozzo;<br />
k(m/s) = permeabilità dell’acquifero.<br />
B) In regime transitorio.<br />
In condizioni di regime tranistorio il raggio d’influenza del pozzo è in<br />
funzione del tempo trascorso dall’inizio del pompaggio. In questo<br />
caso Rf può essere ricavato dalla relazione:<br />
Tt<br />
Rf ( m)<br />
= 1,<br />
5<br />
S<br />
dove:<br />
T(mq/s) = trasmissività dell’acquifero;<br />
k
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t (s) = tempo trarscorso dall’inizio del pompaggio;<br />
S = coefficiente d’immagazzinamento.
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Simulazione di un flusso idrico in 2 dimensioni.<br />
Nell’ipotesi di un acquifero omogeneo, illimitato e confinato è<br />
possibile fornire una soluzione analitica alle equazioni differenziali<br />
che descrivono il moto di un fluido in un mezzo poroso. In pratica tale<br />
soluzione consente di descrivere il moto di una singola particella, che<br />
può essere d’acqua, ma anche eventualmente di un altro fluido,<br />
soggetta all’influenza di pozzi emungenti o disperdenti in un piano<br />
XY.<br />
Si parte dall’ipotesi che il moto della particella inizialmente non sia<br />
disturbato e che essa si sposti lungo la direzione iniziale di flusso<br />
(asse X) con una velocità costante. Nel caso di particelle d’acqua<br />
tale velocità può essere valutata attraverso il prodotto k x i, dove k è<br />
la permeabilità dell’acquifero e i è il gradiente idraulico. La velocità<br />
nella direzione perpendicolare (asse Y) a quella di flusso viene posta<br />
inizialmente uguale a zero.<br />
Nel momento in cui la particella entra nel raggio d’influenza dei pozzi<br />
presenti nell’area le componenti della velocità lungo gli assi X e Y si<br />
modificano come segue (Bear & Verruijt, 1987):<br />
v<br />
x<br />
v<br />
= v<br />
y<br />
0x<br />
+<br />
⎡<br />
Q<br />
⎛ N<br />
N<br />
⎞⎤<br />
n<br />
i x x<br />
∑ ⎢ ⎜ +<br />
⎟<br />
⎟⎥<br />
i=<br />
1 ⎢⎣<br />
4naH<br />
⎝ D1<br />
D2<br />
⎠⎥⎦<br />
⎡<br />
⎛ N<br />
⎞⎤<br />
i y1<br />
y2<br />
∑ ⎢ ⎜ +<br />
⎟<br />
⎟⎥<br />
i=<br />
1 ⎢⎣<br />
4naH<br />
⎝ D1<br />
D2<br />
⎠⎥⎦<br />
= n<br />
Q<br />
dove: n = numero dei pozzi;<br />
Qi = portata del pozzo i-esimo, presa con il segno – se il<br />
pozzo è emungente, con il segno + se è iniettante;<br />
a = larghezza dell’area (lungo l’asse Y);<br />
H = spessore dell’acquifero;<br />
v0x = velocità iniziale della particella lungo l’asse X;<br />
Nx = senh[π(x - xi) / a];<br />
senh = seno iperbolico;<br />
x = ascissa della particella;<br />
N
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
xi = ascissa del pozzo i-esimo;<br />
D1 = cosh[π(x - xi) / a] - cos[π(y - yi) / a];<br />
cosh = coseno iperbolico;<br />
y = ordinata della particella;<br />
yi = ordinata del pozzo i-esimo;<br />
D2 = cosh[π(x - xi) / a] - cos[π(y + yi) / a];<br />
Ny1 = sen[π(y - yi) / a];<br />
Ny2 = sen[π(y + yi) / a];
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
Prove di permeabilità.<br />
Introduzione<br />
Nei materiali sciolti, permeabili per porosità, nei quali è verificata la<br />
legge di Darcy, la permeabilità si esprime attraverso il coefficiente di<br />
permeabilità k che ha le dimensioni di cm/s o m/s. Nelle rocce,<br />
permeabili per fessurazione, nelle quali non è valida la legge di<br />
Darcy, la permeabilità si indica attraverso il valore degli assorbimenti<br />
d’acqua misurati in fori di sonda, espressi in litri assorbiti per ogni<br />
metro di lunghezza di foro, e della pressione usata nella prova.<br />
Talvolta il coefficiente k è usato per definire la permeabilità degli<br />
ammassi rocciosi, ma assume in questo caso un significato<br />
orientativo.<br />
Il coefficiente di permeabilità di un terreno viene sempre determinato<br />
con difficoltà e presenta spesso un notevole grado di incertezza; i<br />
valori sperimentali , salvo nei casi in cui il terreno è omogeneo ed<br />
isotropo, sono infatti affetti da errori che possono anche essere di un<br />
intero di grandezza.<br />
La scelta del metodo di prova va effettuata in funzione del tipo di<br />
terreno e della precisione desiderata.<br />
L’attendibilità delle prove, come suggerito dall’AGI nelle<br />
“Raccomandazioni sulla programmazione ed esecuzione delle<br />
indagini geotecniche” (giugno 1977), può essere migliorata<br />
adottando i seguenti accorgimenti:<br />
• conoscenza della distribuzione delle pressioni neutre nel terreno<br />
prima della prova;<br />
• conoscenza esatta , per quanto possibile, del profilo stratigrafico;<br />
• realizzazione con la prova di condizioni di moto laminare in regime<br />
permanente;<br />
• adozione in tutte le prove che comportano immissione d’acqua nel<br />
terreno, di acqua limpida.<br />
Prove in pozzetto.
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
<strong>Le</strong> prove in pozzetto sono adatte soprattutto per terreni granulari e<br />
forniscono una valutazione della permeabilità dei terreni superficiali<br />
al di sopra del livello di falda.<br />
Vengono eseguite in pozzetti cilindrici o a base quadrata con pareti<br />
verticali o inclinate.<br />
Si dividono in:<br />
• prove a carico costante, effettuate cioè riempiendo d’acqua il<br />
pozzetto e misurando la portata necessaria per mantenere<br />
costante il livello;<br />
• prove a carico variabile, effettuate misurando la velocità di<br />
abbassamento in funzione del tempo.<br />
<strong>Le</strong> condizioni necessarie perchè le prove siano significative sono le<br />
seguenti:<br />
• il terreno deve essere saturato preventivamente in modo da<br />
stabilire un regime di flusso permanente;<br />
• la profondità del pozzetto deve essere pari a circa 1/7 dell’altezza<br />
del fondo dal livello di falda;<br />
• il diametro (o il lato di base) del pozzetto deve essere almeno 10 -<br />
15 volte il diametro massimo dei granuli del terreno;<br />
• il terreno sia omogeneo, isotropo e con coefficiente di permeabilità<br />
k >10 -6 m/s<br />
A) Pozzetto circolare.<br />
Il coefficiente di permeabilità k viene calcolato con le seguenti<br />
relazioni:<br />
a) Prove a carico costante:<br />
q<br />
k =<br />
πdhm<br />
con<br />
q = portata assorbita a livello costante;<br />
hm = altezza dell’acqua nel pozzetto (hm > d/4);
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
d = diametro del pozzetto.<br />
b) Prove a carico variabile:<br />
con<br />
( h2<br />
− h1<br />
)<br />
( t2<br />
t1)<br />
hm<br />
d<br />
k =<br />
32 −<br />
hm = altezza media dell’acqua nel pozzetto (hm > d/4);<br />
d = diametro del pozzetto;<br />
t2-t1 = intervallo di tempo;<br />
h2-h1 = variazione di livello dell’acqua nell’intervallo t2-t1 .<br />
B) Pozzetto quadrato.<br />
Il coefficiente di permeabilità k viene calcolato con le seguenti<br />
relazioni:<br />
a) Prove a carico costante:<br />
q<br />
k =<br />
2⎛<br />
h ⎞<br />
b ⎜27<br />
+ 3⎟<br />
⎝ b ⎠<br />
con<br />
q = portata assorbita a livello costante;<br />
h = altezza dell’acqua nel pozzetto (h > d/4);<br />
b = lato della base del pozzetto.<br />
b) Prove a carico variabile:<br />
h<br />
k =<br />
t<br />
2<br />
2<br />
− h1<br />
⎛ hm<br />
⎞<br />
1+<br />
⎜2<br />
⎟<br />
⎝ b ⎠<br />
−t<br />
1 ⎛ hm<br />
⎞<br />
⎜27<br />
+ 3⎟<br />
⎝ b ⎠
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
con<br />
hm = altezza media dell’acqua nel pozzetto (hm > d/4);<br />
b = lato della base del pozzetto.<br />
t2-t1 = intervallo di tempo;<br />
h2-h1 = variazione di livello dell’acqua nell’intervallo t2-t1 .
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
Prove in foro di sondaggio<br />
<strong>Le</strong> prove in foro di sondaggio permettono di determinare la<br />
permeabilità di terreni al di sopra o al di sotto del livello di falda.<br />
Possono essere eseguite durante la trivellazione del foro a diverse<br />
profondità oppure alla fine della trivellazione sul solo tratto terminale.<br />
Per l’esecuzione delle prove è necessario che:<br />
• le pareti della perforazione siano rivestite con una tubazione per<br />
tutto il tratto del sondaggio non interessato dalla prova;<br />
• nel caso di terreni che tendono a franare o a rifluire, il tratto di<br />
prova deve essere riempito con materiale filtrante di granulometria<br />
adatta ed isolato mediante un tampone impermeabile.<br />
<strong>Le</strong> prove si dividono in prove a carico costante o a carico variabile.<br />
A) Prove a carico costante.<br />
<strong>Le</strong> prove a carico costante si eseguono misurando la portata<br />
necessaria per mantenere costante il livello dell’acqua nel foro, in<br />
condizioni di regime costante. Si possono eseguire anche nel terreno<br />
al di sopra del livello di falda; in questo caso è necessario saturare<br />
preventivamente il terreno in modo da stabilire un regime di flusso<br />
permanente.<br />
1)Raccomandazioni A.G.I. (1977)<br />
Il coefficiente di permeabilità è dato dalla:<br />
con<br />
q = portata immessa;<br />
k =<br />
q<br />
mh
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
h = livello dell’acqua in foro;<br />
m = coefficiente di forma = 2,85D<br />
con D= diametro del foro<br />
(N.B.: per prove sopra il livello di falda, h è misurato rispetto alla<br />
base del foro).<br />
2) Hvorslev (1951) Wilkinson (1968)<br />
Il coefficiente di permeabilità è sempre dato dalla:<br />
k =<br />
in questo caso però il coefficiente m assume valori differenti, in<br />
funzione delle condizioni di filtrazione, secondo la tabella:<br />
Condizioni Coefficiente<br />
Filtro sferico in terreno uniforme 2πD<br />
Filtro emisferico al confine con uno strato<br />
confinato<br />
πD<br />
Fondo filtrante piano al confine con uno strato<br />
confinato<br />
2D<br />
Fondo filtrante piano in terreno uniforme 2,<br />
75D<br />
Tubo parzialmente riempito al confine con uno 2D<br />
strato confinato<br />
8LKh<br />
1+<br />
πDK<br />
v<br />
Tubo parzialmente riempito in terreno uniforme 2,<br />
75D<br />
11LKh<br />
1+<br />
πDK<br />
v<br />
Filtro cilindrico al confine con uno strato<br />
3πL<br />
confinato<br />
⎡<br />
3L<br />
ln ⎢ +<br />
⎢ D<br />
⎣<br />
2<br />
⎛ 3L<br />
⎞<br />
⎤<br />
1+<br />
⎜ ⎟ ⎥<br />
⎝ D ⎠ ⎥<br />
⎦<br />
q<br />
mh
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
Filtro cilindrico in terreno uniforme<br />
Dove:<br />
L= Lunghezza del tratto filtrante;<br />
Kh= Permeabilità orizzontale del terreno;<br />
Kv= Permeabilità verticale del terreno.<br />
3πL<br />
⎡<br />
2<br />
1.<br />
5L<br />
⎢<br />
⎛ 1.<br />
5L<br />
⎞<br />
ln + 1 + ⎜ ⎟<br />
⎢ D<br />
⎣<br />
⎝ D ⎠<br />
Nel caso non sia noto, il rapporto Kh/Kv può essere inserito in prima<br />
approssimazione uguale a 10.<br />
3) Zagar (1953)<br />
3a) Terreno saturo<br />
Si applica sempre la relazione:<br />
in questo caso però il coefficiente m assume i seguenti valori:<br />
m = 5,<br />
7r<br />
se il foro è aperto solo sul fondo;<br />
2<br />
k =<br />
⎛ L ⎞<br />
4πr<br />
⎜ ⎟ − 1<br />
⎝ 2r<br />
m =<br />
⎠ Se il foro è aperto anche lateralmente<br />
⎡<br />
2<br />
L<br />
⎤<br />
⎢<br />
⎛ L ⎞<br />
ln + ⎜ ⎟ −1⎥<br />
⎢2r<br />
⎥<br />
⎣<br />
⎝ 2r<br />
⎠<br />
⎦<br />
con r=raggio del foro e L=lunghezza del tratto filtrante.<br />
3b) Terreno non saturo<br />
Nel caso in cui il livello dell’acqua nel foro di prova sia ad una quota<br />
superiore rispetto al livello della falda, la relazione vista in<br />
precedenza non è più applicabile.<br />
q<br />
mh
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
Definiti Hu la differenza di quota fra il livello dell’acqua nel foro e il<br />
livello della falda e r’ il rapporto fra il raggio del foro e l’area della<br />
superficie filtrante, si calcola il parametro Y secondo la relazione:<br />
Y<br />
100h<br />
= −1<br />
, 0556 + 0,<br />
035<br />
dove h è l’altezza media dell’acqua nel foro rispetto al fondo del foro<br />
stesso. Nel caso risulti Log10(Hu/L)>Y, dove L è la lunghezza del<br />
tratto filtrante, per il calcolo di K si applica la relazione:<br />
q<br />
k =<br />
Cr'h<br />
dove C è fattore ricavabile dalla formula:<br />
Hu<br />
100L<br />
C = C1<br />
+ ( C2<br />
− C1)<br />
Log10<br />
h<br />
h<br />
C1 = 60,<br />
96 + 0,<br />
152<br />
r<br />
h<br />
C2 = 104,<br />
58 + 0,<br />
822<br />
r<br />
Nel caso invece in cui sia Log10(Hu/L)≤Y si applica la relazione:<br />
q<br />
k =<br />
⎛ r ⎞<br />
⎜C<br />
+ 4 ⎟r'<br />
( Hu<br />
+ h − L)<br />
⎝ r'<br />
⎠<br />
L<br />
dove C = 6 , 247 + 0,<br />
797<br />
r<br />
Si tenga presente che la procedura è in questo caso applicabile solo<br />
se sono verificate le condizioni h>5L e L>10r’.<br />
B) Prove a carico variabile.
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
<strong>Le</strong> prove a carico variabile al di sotto del livello di falda si dividono in<br />
Prove di risalita e Prove di abbassamento. <strong>Le</strong> prove di risalita si<br />
eseguono abbassando il livello dell’acqua nel foro di un’altezza nota<br />
e misurando la velocità di risalita del livello. <strong>Le</strong> prove di<br />
abbassamento si eseguono riempiendo il foro d’acqua per un’altezza<br />
nota e misurando la velocità di abbassamento del livello. <strong>Le</strong> prove di<br />
abbassamento possono essere eseguite anche nel terreno al di<br />
sopra del livello di falda; in questo caso il terreno deve essere<br />
preventivamente saturato.<br />
1)Raccomandazioni A.G.I. (1977)<br />
Per le prove a carico variabile il coefficiente di permeabilità è dato<br />
dalla:<br />
con<br />
k =<br />
C<br />
L<br />
A<br />
h<br />
ln<br />
h<br />
1<br />
( t2<br />
− t1<br />
) 2<br />
A = area di base del foro di sondaggio;<br />
h1 e h2 = altezza dei livelli d’acqua nel foro rispetto al livello della<br />
falda indisturbata o al fondo del foro stesso agli istanti t1 e t2;<br />
t1 e t2 = tempi ai quali si misurano h1 e h2;<br />
CL = coefficiente di forma dipendente dell’area del foro di sondaggio<br />
e dalla lunghezza del tratto di foro scoperto.<br />
Per il coefficiente CL sono suggeriti i seguenti valori:<br />
L >> d CL = L<br />
L≤ d CL = 2πd+L<br />
dove L è la lunghezza del tratto di foro scoperto e d il diametro del<br />
foro.<br />
4) Hvorslev (1951) Wilkinson (1968)
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
Il coefficiente di permeabilità è sempre dato dalla:<br />
k =<br />
C<br />
L<br />
A<br />
h<br />
ln<br />
h<br />
1<br />
( t2<br />
− t1<br />
) 2<br />
in questo caso però il coefficiente CL assume valori differenti, in<br />
funzione delle condizioni di filtrazione, secondo la tabella:<br />
Condizioni Coefficiente<br />
Filtro sferico in terreno uniforme 2πD<br />
Filtro emisferico al confine con uno strato<br />
confinato<br />
πD<br />
Fondo filtrante piano al confine con uno strato<br />
confinato<br />
2D<br />
Fondo filtrante piano in terreno uniforme 2,<br />
75D<br />
Tubo parzialmente riempito al confine con uno 2D<br />
strato confinato<br />
8LKh<br />
1+<br />
πDK<br />
v<br />
Tubo parzialmente riempito in terreno uniforme 2,<br />
75D<br />
11LKh<br />
1+<br />
πDK<br />
v<br />
Filtro cilindrico al confine con uno strato 3πL<br />
confinato<br />
⎡<br />
3L<br />
ln ⎢ +<br />
⎢ D<br />
⎣<br />
2<br />
⎛ 3L<br />
⎞<br />
⎤<br />
1+<br />
⎜ ⎟ ⎥<br />
⎝ D ⎠ ⎥<br />
⎦<br />
Filtro cilindrico in terreno uniforme<br />
Dove:<br />
L= Lunghezza del tratto filtrante;<br />
Kh= Permeabilità orizzontale del terreno;<br />
Kv= Permeabilità verticale del terreno.<br />
3πL<br />
⎡<br />
2<br />
1.<br />
5L<br />
⎢<br />
⎛ 1.<br />
5L<br />
⎞<br />
ln + 1 + ⎜ ⎟<br />
⎢ D<br />
⎣<br />
⎝ D ⎠
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
Nel caso non sia noto, il rapporto Kh/Kv può essere inserito in prima<br />
approssimazione uguale a 10.<br />
5) Zagar (1953)<br />
Si applica la relazione:<br />
⎛ h h ⎞ 2 − 1<br />
r<br />
⎜<br />
t t ⎟<br />
2<br />
π<br />
k<br />
⎝ 2 − 1<br />
=<br />
⎠<br />
m h<br />
dove r è il raggio del foro e hm la profondità media dell’acqua nel foro.<br />
Il coefficiente m assume i seguenti valori:<br />
m = 5,<br />
7r<br />
se il foro è aperto solo sul fondo;<br />
2<br />
⎛ L ⎞<br />
4πr<br />
⎜ ⎟ − 1<br />
⎝ 2r<br />
m =<br />
⎠ Se il foro è aperto anche lateralmente<br />
⎡<br />
2<br />
L<br />
⎤<br />
⎢<br />
⎛ L ⎞<br />
ln + ⎜ ⎟ −1⎥<br />
⎢2r<br />
⎥<br />
⎣<br />
⎝ 2r<br />
⎠<br />
⎦<br />
con r=raggio del foro e L=lunghezza del tratto filtrante.<br />
Prove Lugeon.<br />
<strong>Le</strong> prove Lugeon permettono di calcolare la permeabilità o valutare la<br />
fratturazione degli ammassi rocciosi. Vengono eseguite immettendo,<br />
in fori di sondaggio, acqua sotto pressione. Nei fori di sondaggio<br />
viene calato un tubo per l’adduzione dell’acqua con due otturatori<br />
che consentono di isolare il tratto di foro in cui si vuole effettuare la<br />
prova. Durante ogni prova vengono misurate: la pressione di<br />
iniezione, la portata immessa e il tempo di durata della prova dopo<br />
aver raggiunto le condizioni di regime. <strong>Le</strong> prove vengono eseguite<br />
per almeno 5 valori della pressione di iniezione, ciascuno mantenuto<br />
m
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
costante per 10, 20 minuti. Si possono eseguire prove in<br />
avanzamento, interrompendo la trivellazione ogni 2 - 5 metri, oppure<br />
in risalita quando la trivellazione è terminata.<br />
La pressione nel tratto di foro in cui viene eseguita la prova è data<br />
dalla:<br />
con<br />
e<br />
m<br />
w<br />
( H H )<br />
P = P + γ −<br />
Pm = pressione letta al manometro;<br />
H = altezza della colonna d’acqua;<br />
Hp = perdite di carico in altezza d’acqua<br />
γw = peso specifico dell’acqua<br />
Per un mezzo omogeneo ed uniforme, in presenza di un moto<br />
laminare attorno al foro, il coefficiente di permeabilità è dato dalla:<br />
con<br />
q = portata assorbita;<br />
Pe = pressione nel tratto di foro;<br />
qγw<br />
k =<br />
CP<br />
2 ⎡⎛<br />
L ⎞ ⎤<br />
⎢⎜<br />
⎟ −1⎥<br />
⎢⎣<br />
⎝ D ⎠ ⎥⎦<br />
C = coefficiente di forma = 2πD<br />
⎡<br />
2<br />
L<br />
⎤<br />
⎢<br />
⎛ L ⎞<br />
ln + ⎜ ⎟ −1⎥<br />
⎢D<br />
⎥<br />
⎣<br />
⎝ D ⎠<br />
⎦<br />
dove :<br />
D = diametro del tratto di foro di prova;<br />
L = lunghezza del tratto di foro di prova<br />
La permeabilità di un ammasso roccioso può essere valutata<br />
indirettamente dalla unità di assorbimento Lugeon (U.L.). L’ U.L.<br />
e<br />
p
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
rappresenta la portata d’acqua in litri al minuto assorbita da un tratto<br />
di foro di lunghezza 1 m, alla pressione di 10 kg/cmq e vale circa 10 -7<br />
m/s. Il valore di U.L. indicativo della prova si ricava dal diagramma<br />
assorbimenti-pressione, grafico che ha in ascissa l’assorbimento<br />
espresso in litri al minuto per metro di foro e in ordinata la pressione<br />
effettiva. Di seguito vengono elencati i casi possibili:<br />
a)Moto di filtrazione laminare.<br />
In questo caso i valori di UL misurati alle varie pressioni risultano<br />
all’incirca uguali. Come valore di UL si considera la media dei valori.<br />
b)Moto di filtrazione turbolento.<br />
Il valore di UL calcolato per la massima pressione risulta il più basso<br />
di tutta la serie e viene assunto come valore indicativo della prova.<br />
c)Fenomeni di dilatazione delle fessure.<br />
In questo caso si nota un netto aumento del valore di UL alla<br />
massima pressione, mentre i valori misurati alle pressioni intermedie<br />
sono all’incirca uguali. Si assume come UL indicativo il valore medio<br />
delle UL alle pressioni basse e intermedie.<br />
d)Fenomeni di dilavamento delle fessure.<br />
Si osserva un aumento progressivo delle UL per tutta la durata della<br />
prova. Come UL rappresentativo si considera quello finale, che sarà<br />
anche quello maggiore di tutta la serie.<br />
e)Fenomeni d’intasamento delle fessure.<br />
Si ha nel corso della prova una progressiva diminuzione dei valori di<br />
UL. Si assume come valore di UL indicativo quello finale, che sarà<br />
anche il più basso della serie.<br />
Stima della permeabilità da analisi granulometriche.
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
Esistono in letteratura numerose correlazioni empiriche che<br />
permettono di stimare la permeabilità di un mezzo poroso, passando<br />
attraverso l’analisi della curva granulometrica. Pur non potendo<br />
sostituire le determinazioni in sito, tali formule possono essere utili<br />
per una prima determinazione di k in terreni sabbiosi. Di seguito<br />
vengono elencate e descritte le dieci relazioni più usate, indicando<br />
per ognuna di essa il campo di applicabilità. Tutte, per semplicità,<br />
vengono espresse nella forma:<br />
( / )<br />
e C<br />
g<br />
K m s = φ<br />
v<br />
2 ( ) d n<br />
dove:<br />
g =accelerazione di gravità=9,81 (m/s 2 );<br />
v =coefficiente di viscosità dell’acqua, variabile in funzione della<br />
temperatura, secondo la seguente tabella:<br />
T (°C) 0 5 10 15 20 30 50<br />
V (mq/s) 1,78 10 -6<br />
1,52 10 -6<br />
1,31 10 -6<br />
1,14 10 -6<br />
1,01 10 -6<br />
0,81 10 -6<br />
0,55 10 -6<br />
C = costante;<br />
φ(n) = funzione della porosità del terreno;<br />
= diametro efficace dei granuli.<br />
de<br />
<strong>Le</strong> formule presentate differiscono fra loro per i diversi valori adottati<br />
delle grandezze C, φ(n) e de.<br />
Si ricorda infine che la porosità del terreno può essere stimata in<br />
prima approssimazione attraverso la relazione empirica:<br />
n = 0 , 255 +<br />
η ( 1 0,<br />
83 )<br />
dove η= d60/d10 è il coefficiente di uniformità del terreno.<br />
1) Formula di Hazen.<br />
Nella formula di Hazen le grandezze da introdurre nella relazione di<br />
calcolo di K assumono i seguenti valori:
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
C =6 10 -4<br />
φ(n) = [ 1+ 10(<br />
n − 0,<br />
26)<br />
]<br />
de =d10<br />
La formula è applicabile nelle seguenti condizioni:<br />
0,1 mm < de < 3 mm e η
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
Nella formula di Beyer le grandezze da introdurre nella relazione di<br />
calcolo di K assumono i seguenti valori:<br />
C =6 10 -4 Log10 (500/η)<br />
φ(n) =1<br />
de =d10<br />
La formula è applicabile nelle seguenti condizioni:<br />
0,06 mm < de < 0,6 mm e 1
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
La formula è applicabile nel caso di sabbie medie con η>5.<br />
7) Formula di Kozeny.<br />
Nella formula di Kozeny le grandezze da introdurre nella relazione di<br />
calcolo di K assumono i seguenti valori:<br />
C =8,3 10 -3<br />
φ(n) = ( ) 2<br />
3<br />
n<br />
1− n<br />
3 Δgi<br />
d<br />
1/de = + ∑Δgi<br />
2 d 2<br />
i<br />
+ d<br />
g d<br />
i i<br />
g d<br />
di<br />
di<br />
dove Δgi è la frazione di peso del<br />
campione compresa fra il diametro maggiore e minore (di g e<br />
di d ) dei granuli del passante i-esimo<br />
La formula è applicabile nel caso di sabbie grossolane.<br />
8) Formula di Zunker.<br />
Nella formula di Zunker le grandezze da introdurre nella relazione di<br />
calcolo di K assumono i seguenti valori:<br />
C<br />
=2,4 10 -3 per sabbie uniformi con granuli arrotondati<br />
=1,4 10 -3 per sabbie grossolane con granuli arrotondati<br />
=1,2 10 -3 per sabbie eterogenee<br />
=0,7 10 -3 per sabbie eterogenee, argillose con granuli a spigoli vivi<br />
in alternativa si può inserire un valore medio di 1,55 10 -3<br />
2<br />
φ(n) =<br />
⎛ n ⎞<br />
⎜ ⎟<br />
⎝1−<br />
n ⎠<br />
1/de<br />
3 Δgi<br />
= + ∑Δgi<br />
2 di<br />
g d<br />
di<br />
− di<br />
dove Δgi è la frazione di<br />
g d g d<br />
di<br />
di<br />
( ln di<br />
− ln di<br />
)<br />
peso del campione compresa fra il diametro maggiore e minore<br />
(di g e di d ) dei granuli del passante i-esimo
FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />
La formula è applicabile nel caso di sabbie da fini a grossolane.<br />
9) Formula di Zamarin.<br />
Nella formula di Zamarin le grandezze da introdurre nella relazione di<br />
calcolo di K assumono i seguenti valori:<br />
C =8,3 10 -3<br />
n<br />
φ(n) = ( 1−<br />
n)<br />
3<br />
( 1,<br />
275−<br />
1,<br />
5n)2<br />
2<br />
g d<br />
3 Δgi<br />
ln di<br />
− ln di<br />
1/de = + ∑Δgi<br />
dove Δgi è la frazione di peso del<br />
g d<br />
2 di<br />
di<br />
− di<br />
campione compresa fra il diametro maggiore e minore (di g e<br />
di d ) dei granuli del passante i-esimo<br />
La formula è applicabile nel caso di sabbie grossolane.<br />
10) Formula USBR.<br />
Nella formula USBR le grandezze da introdurre nella relazione di<br />
calcolo di K assumono i seguenti valori:<br />
C =4,8 10 -4 d20 0,3<br />
φ(n) =1<br />
de =d20<br />
La formula è applicabile nel caso di sabbie medie con η< 5.
FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />
MICROZONAZIONE SISMICA<br />
Premessa<br />
La valutazione del rischio 1 sismico, in aree ad estensione regionale, viene<br />
effettuata mediante la , definita come<br />
l’individuazione di aree che possano essere soggette, in un dato intervallo di<br />
tempo, ad un terremoto di una certa intensità.<br />
All’interno di queste aree si possono valutare, con maggior dettaglio, le<br />
differenze di intensità massima dovute a differenti situazioni geologiche<br />
locali attraverso procedure il cui insieme costituisce la . Infatti l’esame della distribuzione dei danni prodotti da un<br />
terremoto nello stesso territorio dimostra che le azioni sismiche possono<br />
assumere anche a distanze di poche decine di metri caratteristiche differenti<br />
in funzione delle diverse condizioni locali (morfologia superficiale,<br />
morfologia del substrato roccioso sepolto, presenza e profondità della falda<br />
freatica, costituzione e proprietà del sottosuolo, presenza di faglie).<br />
La microzonazione sismica è volta ad individuare gli strumenti necessari a<br />
prevedere e a mitigare (attraverso idonei criteri d’uso del territorio) gli<br />
effetti sismici in una zona di dimensioni urbane.<br />
1 Con rischio sismico si indica il probabile danno che un determinato sito può subire in<br />
occasione di un sisma. In maniera analitica può essere espresso come il prodotto della<br />
pericolosità sismica, della vulnerabilità sismica e della quantificazione economica delle<br />
realtà danneggiate. La pericolosità sismica può essere direttamente riferita alla vibrazione<br />
che un sito può subire durante un sisma e la vulnerabilità definisce lo stato di<br />
conservazione del patrimonio edilizio e delle strutture sociali potenzialmente rese inattive<br />
dal sisma. Il parametro relativo alla quantificazione delle realtà danneggiate è di<br />
difficilissima valutazione (se non impossibile comprendendo oltre a edifici o strutture<br />
produttive anche vite umane e valori artistici o culturali)
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Introduzione<br />
In questa sezione del Manuale verranno esposte le procedure di calcolo<br />
utilizzate all’interno del programma. Verranno quindi affrontate le<br />
problematiche relative:<br />
• alla caratterizzazione del sito da un punto di vista sismico;<br />
• al calcolo del terremoto di progetto;<br />
• alla stima degli effetti di sito, in particolare al calcolo dell’amplificazione<br />
sismica e degli spettri di risposta elastici del terreno;<br />
• alla valutazione dell’influenza del sisma sul comportamento meccanico<br />
del terreno.<br />
Gli argomenti sono stati elencati secondo quello che dovrebbe essere lo<br />
schema operativo per l’analisi degli effetti di un terremoto su un’opera di<br />
ingegneria. La caratterizzazione del sito consente di valutare<br />
qualitativamente la vulnerabilità sismica dell’area indaga. Il calcolo del<br />
terremoto di progetto permette di stimare la massima intensità sismica<br />
prevedibile nel sito in corrispondenza di un determinato tempo di ritorno.<br />
Combinando la caratterizzazione del sito con il terremoto di progetto è<br />
possibile valutare in modo quantitativo o semi-quantitativo gli effetti di sito<br />
e in particolare l’accelerazione sismica in superficie. Nota questa grandezza<br />
si può precedere alla stima delle forze dinamiche agenti sull’opera e agli<br />
effetti del sisma sul comportamento meccanico del terreno.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Caratterizzazione del sito da un punto di vista sismico.<br />
Caratterizzazione del terreno<br />
Per la classificazione del sito è necessario conoscere le caratteristiche<br />
stratigrafiche del sottosuolo dell’area indagata. In particolare devono essere<br />
noti:<br />
1) il numero e lo spessore degli strati di copertura, cioè dei livelli<br />
sovrastanti il bedrock o il bedrock-like, intendendo con questi termini<br />
l’eventuale substrato roccioso (bedrock) o uno strato sciolto (bedrocklike)<br />
con velocità delle onde S nettamente maggiore dei livelli superiori<br />
(e generalmente con valori oltre i 500-700 m/s);<br />
2) la velocità delle onde S negli strati di copertura;<br />
La caratterizzazione può essere effettuata, utilizzando prove<br />
penetrometriche dinamiche (SPT) o statiche (CPT) o attraverso la sismica a<br />
rifrazione.<br />
Caratterizzazione del terreno attraverso prove penetrometriche<br />
dinamiche (SPT).<br />
Esistono in letteratura molte formule empiriche che consentono di correlare<br />
il valore di Nspt (numero di colpi per 30 cm di avanzamento) con la velocità<br />
delle onde S nel terreno. Nel programma viene utilizzata la relazione di<br />
Otha e Goto (1978), consigliata dal Manuale internazionale TC4 per la<br />
zonazione dei rischi geotecnici. La formula, che tiene conto sia dell’età del<br />
deposito che della sua granulometria dominante, ha la seguente espressione:<br />
Vs( m / s)<br />
= 68N<br />
spt<br />
dove D(m) è la profondità media dello strato dal piano campagna, E è un<br />
fattore che tiene conto dell’età del deposito (Tabella I) e F è un coefficiente<br />
funzione della granulometria dominante dello strato (Tabella II).<br />
0.<br />
17<br />
Età del deposito Fattore E<br />
Olocene 1.0<br />
Pleistocene 1.3<br />
Tabella I<br />
Granulometria dominante Coefficiente F<br />
D<br />
0.<br />
2<br />
EF
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Argilla 1.00<br />
Sabbia fine 1.09<br />
Sabbia media 1.07<br />
Sabbia grossa 1.14<br />
Sabbia ghiaiosa 1.15<br />
Ghiaia 1.45<br />
Tabella II<br />
Per la stima della velocità delle onde S nel substrato, in mancanza di dati più<br />
precisi, come quelli derivanti dalla sismica a rifrazione, un’indicazione può<br />
essere ottenuta dalla seguente tabella:<br />
Litologia Range Vp(m/s)<br />
Calcare 3400 - 5000<br />
Arenaria 2000 - 4500<br />
Dolomia 5000 - 6000<br />
Argillite 2400 - 5000<br />
Anidrite 3500 - 5500<br />
Salgemma 4000 - 5500<br />
Morena 1500 - 2600<br />
Alluvioni 300 - 1700<br />
Metamorfiti di basso grado 3000 - 5000<br />
Metamorfiti di alto grado 5000 - 7000<br />
Rocce granitoidi e Gneiss 4000 - 6000<br />
Basalti 5500 - 6300<br />
Gabbri 6400 - 6800<br />
Rocce ultrafemiche 7500 - 8400<br />
La tabella fornisce la velocità delle onde P, dalla quale può essere ricavata la<br />
Vs utilizzando la relazione:<br />
1−<br />
2σ<br />
Vs(<br />
m / s)<br />
= V p<br />
2 − 2σ<br />
dove σ è il coefficiente di Poisson dello strato, mediamente uguale a 0.25<br />
nelle rocce e 0.35 nei terreni sciolti. I valori più bassi per ogni litotipo si<br />
riferiscono al caso di maggiore fratturazione o minore addensamento.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Caratterizzazione del terreno attraverso prove penetrometriche<br />
statiche (CPT).<br />
Anche per le prove penetrometriche statiche esistono in letteratura delle<br />
relazioni empiriche che collegano qc (resistenza alla punta) con la velocità<br />
delle onde S del terreno. Nel programma viene utilizzata la formula di<br />
Barrow e Stokoe (1983), anch’essa consigliata nel Manuale internazionale<br />
TC4 per la zonazione dei rischi geotecnici. La relazione, valida per tutti i<br />
tipi di terreno, ha la seguente forma:<br />
Vs( m / s)<br />
= α + βqc<br />
dove α e β sono due coefficienti che valgono rispettivamente 50.6 e 2.1.<br />
Caratterizzazione del terreno attraverso sismica a rifrazione.<br />
Una valutazione più precisa delle velocità delle onde S negli strati di<br />
copertura può essere effettuata attraverso stendimenti di sismica a<br />
rifrazione. Dall’interpretazione dell’indagine sismica si ottengono i valori<br />
delle velocità delle onde P, dalle quali, noto il coefficiente di Poisson, si<br />
ricavano i corrispondenti valori delle velocità delle onde S con la relazione:<br />
1−<br />
2σ<br />
Vs(<br />
m / s)<br />
= V p<br />
2 − 2σ<br />
dove σ è il coefficiente di Poisson dello strato, mediamente uguale a 0.25<br />
nelle rocce e 0.35 nei terreni sciolti.<br />
Il programma Sisma consente di effettuare un’interpretazione semplificata<br />
di uno stendimento di sismica a rifrazione, nel caso di un terreno costituito<br />
al massimo di tre strati, con i limiti litologici aventi un’inclinazione<br />
regolare. Per situazioni morfologiche e stratigrafiche più complesse si<br />
raccomanda l’utilizzo di software più specifici.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Classificazione del sito<br />
Metodo basato sulla rigidità degli strati di copertura.<br />
Proposto da Draft (1989) e adottato nel Chinese Aseismic Design Code for<br />
Structures, questo metodo propone una classificazione del sito basata sulla<br />
stima di un parametro, l’indice di sito, funzione del modulo di taglio medio<br />
e dello spessore degli strati di copertura. Il modulo di taglio medio viene<br />
stimato con la relazione:<br />
G(<br />
kPa)<br />
γ<br />
n<br />
i<br />
∑hi<br />
i=<br />
1 9.<br />
= n<br />
in cui:<br />
h(m) = spessore dello strato i-esimo;<br />
γ(kN/mc) = peso di volume naturale dello strato i-esimo;<br />
Vs (m/s) = velocità delle onde S dello strato i-esimo;<br />
n = numero degli strati di copertura.<br />
Se lo spessore complessivo degli strati di copertura supera i 20 m vanno<br />
presi in considerazione nel calcolo solo i livelli fino a tale profondità.<br />
Secondo questo metodo va considerato come bedrock o bedrock-like<br />
qualsiasi livello con velocità delle onde S superiore a 500 m/s.<br />
L’indice di sito viene quindi calcolato con la formula:<br />
g<br />
∑<br />
i=<br />
1<br />
81<br />
h<br />
μ = 0 . 6μ<br />
+ o. 4μ<br />
dove μg è il contributo del modulo di taglio medio all’indice di sito ed è<br />
fornito dalla relazione:<br />
−5<br />
μ = 1−<br />
exp − 0.<br />
66(<br />
G − 30000)<br />
10<br />
Se G>30000 kPa;<br />
g<br />
[ ]<br />
μg<br />
= 0<br />
Negli altri casi;<br />
e μh è il contributo dovuto allo spessore della copertura ed è dato dalla<br />
relazione:<br />
2 −2<br />
= exp − 0.<br />
916 H −5<br />
10<br />
μh<br />
[ ( ) ]<br />
i<br />
V<br />
h<br />
2<br />
si
FORMULA GEO VER.2.0<br />
μh<br />
= 0<br />
Se H>80 m<br />
μh = 1<br />
Se H≤5 m<br />
Dove H è lo spessore complessivo della copertura.<br />
Nel caso in cui sia G>500000 kPa e contemporaneamente H≤5 m bisogna<br />
porre μh=μg=1.<br />
La classificazione del sito si ottiene dalla seguente tabella:<br />
Tipo di sito Rigido Med. rigido Med. soffice Soffice<br />
Indice di sito 1>μ>0.9 0.9>μ>0.3 0.3>μ>0.1 0.1>μ>0<br />
In generale il fenomeno dell’amplificazione sismica si accentua al diminuire<br />
dell’indice di sito.<br />
Metodo basato sulla velocità delle onde S negli strati di copertura.<br />
Proposto dal Chinese Aseismic Design Code for Structures, questo metodo<br />
propone una classificazione del sito basata sia sulla velocità media delle<br />
onde S nella copertura sia sullo spessore complessivo della stessa. Lo<br />
spessore della copertura viene calcolato partendo dal tetto del primo strato<br />
incontrato, dalla superficie, con velocità delle onde S superiore a 500 m/s.<br />
Nello schema seguente sono indicate le quattro classi di sito previste dal<br />
metodo.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
In generale il fenomeno dell’amplificazione sismica si accentua passando<br />
dalla classe I alla classe IV.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Metodo previsto dall’Eurocodice 8.<br />
Anche nell’Eurocodice 8 è prevista una classificazione del sito in funzione<br />
sia della velocità delle onde S nella copertura che dello spessore della stessa.<br />
Vengono identificate tre classi, la A (a sua volta suddivisa in due sottoclassi,<br />
la A1 e la A2), la B e la C, ad ognuna delle quali è associato uno spettro di<br />
risposta elastico. Lo schema indicativo di riferimento per la determinazione<br />
della classe del sito è il seguente:<br />
In generale il fenomeno dell’amplificazione sismica diventa più accentuato<br />
passando dalla classe A1 alla classe C.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Valutazione del sisma di progetto.<br />
La valutazione del terremoto di progetto, cioè dell’evento sismico di<br />
riferimento rispetto al quale effettuare il dimensionamento dell’opera, può<br />
essere eseguita con metodologie diverse. Nel programma Sisma viene<br />
adottato un approccio probabilistico-statistico, quello di Gumbel, per<br />
ottenere la massima accelerazione di picco prevedibile nel sito per un<br />
determinato tempo di ritorno. Quella che segue è la procedura da utilizzare.<br />
1) Dal Catalogo Sismico si estraggono gli eventi sismici con epicentro<br />
ricadente all’interno di un’area di 200-300 km di lato (2-3 gradi di<br />
latitudine e longitudine circa) centrata sul sito indagato.<br />
2) Si trasformano i valori di intensità sismica degli eventi selezionati nei<br />
corrispondenti valori di magnitudo con la relazione, consigliata dal<br />
+ 1.<br />
93<br />
G.N.D.T., =<br />
1.<br />
78<br />
I<br />
M .<br />
3) Si calcola la distanza di ogni singolo epicentro dal sito indagato e<br />
quindi, applicando, una delle leggi di attenuazione sismica disponibili in<br />
letteratura, si stima il moto sismico nel sito per ognuno degli eventi.<br />
4) Si ordinano i valori di accelerazione (A) ricavati nel sito per ogni evento<br />
sismico in ordine crescente, attribuendo il numero 1 al valore massimo,<br />
il valore N a quello minimo.<br />
5) Si calcolano gli N rapporti Pi = i / (N + 1), con i compreso fra 1 e N.<br />
Questi rapporti indicano la probabilità che il corrispondente valore di A<br />
non venga raggiunto o superato. I valori di Pi ricavati permettono di<br />
definire la scala dei tempi di ritorno Ti = 1 / (1 - Pi).<br />
6) Si riportano le N coppie di valori (Ti, Ai) in un diagramma<br />
semilogaritmico (l’ asse X - l’asse dei tempi di ritorno - va costruito in<br />
scala logaritmica), interpolando fra i punti una retta: il diagramma<br />
consente di ricavare il valore di A per qualsiasi tempo di ritorno.<br />
Fra le leggi di attenuazione sismica più usate in letteratura segnaliamo le<br />
seguenti:<br />
Crespellani et al.:<br />
I mcs = 6 . 39 + 1.<br />
756M<br />
− 2.<br />
746ln<br />
( R + 7)<br />
dove I è l’intensità sismica nel sito, R è la distanza ipocentrale in km e M la<br />
magnitudo del sisma;<br />
Pugliese e Sabetta:
FORMULA GEO VER.2.0<br />
2<br />
Log10 A(<br />
g)<br />
= −1.<br />
845 + 0.<br />
363M<br />
− Log10<br />
D + 25 + 0.<br />
195S<br />
dove D è la distanza epicentrale in km e S è un coefficiente uguale a 0 per<br />
siti con copertura profonda e 1 per terreni con copertura superficiale;<br />
Tento et al.:<br />
ln( A)( gal)<br />
= 4.<br />
73+<br />
0.<br />
52M<br />
− 0.<br />
00216R<br />
−ln(<br />
R)<br />
;<br />
Chiaruttini e Siro:<br />
Log A)(<br />
gal)<br />
= −0.<br />
20 + 0.<br />
36M<br />
−0.<br />
71Log<br />
D + 0.<br />
;<br />
10 ( 10<br />
( ) 19<br />
Kawashima:<br />
( ) 218 . 1<br />
bM<br />
a10<br />
A(<br />
gal)<br />
=<br />
D + 30<br />
dove:<br />
Litologia a b<br />
Depositi consolidati 987,4 0,216<br />
Depositi medio consolidati 232,5 0,313<br />
Depositi soffici 402,8 0,265<br />
Branno et al.:<br />
I mcs = I 0 + 2. 70 − 0.<br />
02D<br />
− 2.<br />
70Log10(<br />
D + 10)<br />
dove I0 è l’intensità sismica epicentrale.<br />
Si noti che alcune di queste relazioni forniscono il moto atteso nel sito<br />
espresso in accelerazione di picco mentre altri come intensità sismica. E’<br />
possibile comunque ricavare l’accelerazione sismica corrispondente ad un<br />
dato valore di intensità sismica, applicando la relazione di Cancani-Sieberg:<br />
I<br />
−1.<br />
0<br />
3<br />
A(<br />
gal)<br />
= 10<br />
ricordando che 1 gal=1 cm/s 2 e che quindi per passare da un valore di A<br />
misurato in gal a uno espresso in g bisogna dividere per 980.7.<br />
Si noti infine che alcuni di questi metodi calcolano direttamente il moto in<br />
superficie, comprendendo quindi anche gli effetti di amplificazione dovuti<br />
alle caratteristiche della copertura.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Stima dell’amplificazione sismica.<br />
Fattori geomorfologici e stratigrafici locali possono modificare le<br />
caratteristiche del moto sismico, filtrando le onde nel passaggio dal bedrock<br />
alla superficie. L’effetto di filtraggio conduce ad una ridistribuzione<br />
dell’energia con l’amplificazione del moto vibratorio associato ad alcune<br />
frequenze. Esistono diverse metodologie per la stima dell’amplificazione<br />
sismica in superficie. Alcune sono basate sull’uso di modelli numerici<br />
sofisticati, che hanno portato allo sviluppo di programmi di calcolo<br />
utilizzabili per valutare gli effetti di sito sia in condizioni mono (SHAKE)<br />
che bidimensionali (FLUSH e QUAD4). Si tratta però di modelli che<br />
richiedono un input accurato, sia per quanto riguarda le caratteristiche<br />
geotecniche del terreno, sia per quanto riguarda il moto sismico di<br />
riferimento e quindi spesso di difficile applicabilità. Sono note in letteratura<br />
però metodologie più speditive, basate sulle caratteristiche lito-stratigrafiche<br />
del sito e sulla stima della velocità delle onde S nei livelli di copertura. Si<br />
tratta di metodi di analisi di II livello, secondo la definizione data nel<br />
Manuale Internazionale TC4, ad esclusione del metodo di Barosh, che<br />
rientra fra quelli di livello I. E’ possibile distinguere queste metodologie in<br />
tre categorie:<br />
• metodi basati sulle caratteristiche geologiche e goemorfologiche del<br />
sito;<br />
• metodi basati sulla stima della velocità delle onde S nella copertura;<br />
• metodi basati sulle caratteristiche lito-stratigrafiche del sito.<br />
Metodi basati sulle caratteristiche geologiche e geomorfologiche del<br />
sito.<br />
Si tratta di metodologie semplificate per una valutazione esclusivamente<br />
qualitativa dell’amplificazione sismica basate sulle caratteristiche<br />
geologiche e geomorfologiche del sito.<br />
Metodo degli scenari di Barosh (1969)<br />
Sulla base di osservazioni strumentali, Barosh(1969) ha proposto ventisei<br />
scenari geologici, scelti fra i più diffusi, distinti in base alle loro
FORMULA GEO VER.2.0<br />
caratteristiche litologiche, idrogeologiche e geomorfologiche, abbinando ad<br />
ognuno di essi un intervallo d'incremento d'intensità sismica.<br />
Il vantaggio dell'uso di questi schemi è nella possibilità di ottenere<br />
rapidamente un valore numerico dell'incremento d'intensità semplicemente<br />
confrontandoli con la situazione osservata in campagna. I principali<br />
svantaggi risiedono nel fatto che non tutte le possibili combinazioni dei<br />
fattori litologia, idrogeologia e geomorfologia sono prese in<br />
considerazione e nella eccessiva dispersione degli intervalli d'incremento<br />
legati ad alcuni scenari ( 2 o più gradi).
FORMULA GEO VER.2.0
FORMULA GEO VER.2.0
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Metodi basati sulla stima della velocità delle onde S nella copertura.<br />
Si tratta di metodologie che forniscono il valore del fattore di amplificazione<br />
spettrale di picco (Medvedev e Midorikawa) o in un determinato intervallo<br />
di periodi di oscillazione (Borcherdt et al.), attraverso correlazioni<br />
empiriche fra il fattore di amplificazione e l’impedenza sismica (Medvedev)<br />
o più semplicemente la velocità delle onde S negli strati copertura.<br />
Metodo di Medvedev (1960)<br />
E’ una procedura di calcolo derivante da correlazioni empiriche determinate<br />
da Medvedev sulla base di registrazioni di eventi sismici in ambiti geologici<br />
differenti. Nella sua impostazione originaria, il metodo è applicabile solo in<br />
aree pianeggianti e tiene conto nella risposta sismica dell'influenza dei soli<br />
fattori litologia e idrogeologia.<br />
Fondamentale in questo metodo è la definizione della grandezza impedenza<br />
sismica ( o rigidità sismica), data dal prodotto:<br />
R( t / mqs)<br />
= γV<br />
con<br />
γ (t/mc) = peso di volume del materiale;<br />
Vs (m/s) = velocità delle onde S nel materiale.<br />
Assunto come livello di riferimento il substrato roccioso o, se assente, un<br />
livello con Vs >700 m/s (bedrock-like), l'incremento d'intensità sismica<br />
che si produce al passaggio dell'impulso sismico da questo livello alla<br />
superficie, passando attraverso terreno di copertura è dato da:<br />
R<br />
n 1 = 1.<br />
67 ln<br />
R'<br />
con<br />
R' = impedenza sismica del terreno di copertura;<br />
R = impedenza sismica del bedrock.<br />
s
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Nel caso di terreno di copertura stratificato il termine R' sarà dato dalla<br />
media pesata delle impedenze sismiche dei singoli strati:<br />
n<br />
∑<br />
i=<br />
iH<br />
i<br />
R =<br />
Htot<br />
1<br />
γ<br />
'<br />
con<br />
n= numero di strati presenti nella copertura;<br />
γi(t/mc)=peso di volume dello strato i-esimo;<br />
Hi(m) = spessore dello strato i-esimo;<br />
Htot (m) = spessore totale della copertura.<br />
La presenza di falde idriche può portare secondo Medvedev ad un ulteriore<br />
incremento d'intensità, secondo la relazione:<br />
n<br />
2<br />
= e<br />
2<br />
−0.<br />
04H<br />
con<br />
e = numero di Nepero;<br />
H (m) = profondità dal piano campagna della falda più superficiale;<br />
In formulazioni più recenti però, per tener conto della possibile presenza<br />
di falde artesiane o sospese, la relazione è stata così modificata:<br />
n<br />
2<br />
= e<br />
2<br />
−0.<br />
04H<br />
−e<br />
2<br />
−0.<br />
04B<br />
con<br />
B (m) = profondità dal piano campagna della base dello strato acquifero;<br />
Alcuni Autori hanno proposto di introdurre nella relazione classica di<br />
Medvedev due ulteriori fattori, che tengano conto della morfologia del sito e<br />
della geometria del substrato:<br />
n<br />
3<br />
n<br />
4<br />
= Log<br />
1+ 10<br />
1+ 10<br />
= Log<br />
( 1+<br />
sen β)<br />
( 1+<br />
senα)
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con<br />
β = inclinazione media del pendio;<br />
α = inclinazione media del substrato di riferimento (α=90° in presenza di<br />
una faglia).<br />
Il fattore di amplificazione sismica è quindi fornito dalla relazione:<br />
[ 1+ Log ( n + n ) ]( n n )<br />
Fa =<br />
10 1 2 3 4<br />
ed il valore dell’accelerazione di picco in superficie è dato dalla:<br />
g a = ) (<br />
max<br />
bedrock a F a<br />
dove abedrock è l’accelerazione sismica nel bedrock.<br />
Si ritiene comunque che la validità dei fattori n3 e n4 non sia ancora stata<br />
comprovata a sufficienza da dati sperimentali e quindi si suggerisce di<br />
usarli con cautela.<br />
Metodo di Midorikawa (1987)<br />
Si tratta di un metodo consigliato nel Manuale TC4 per microzonazioni di II<br />
livello. Il fattore di amplificazione relativa per il picco di accelerazione è<br />
fornito dalla relazione:<br />
0.<br />
6<br />
68 −<br />
V<br />
F a = s per Vs
FORMULA GEO VER.2.0<br />
dove abedrock è l’accelerazione sismica nel bedrock.<br />
Questo metodo non tiene conto degli effetti di amplificazione dovuti a<br />
irregolarità topografiche o del substrato.<br />
Metodo di Borcherdt et al. (1991)<br />
Si tratta anche in questo caso di un metodo consigliato nel Manuale TC4 per<br />
microzonazioni di II livello. Il fattore di amplificazione calcolato è quello<br />
medio relativo all’intervallo di periodi di oscillazione 0.4-2 s (AHSA) e non<br />
quello del picco di accelerazione. La relazione di calcolo è la seguente:<br />
F<br />
F<br />
AHSA<br />
AHSA<br />
700<br />
= per weak motion<br />
Vs<br />
600<br />
= per strong motion<br />
V<br />
s<br />
Il valore dell’accelerazione sismica media in superficie nell’intervallo di<br />
periodo di oscillazione 0.5-2 s è dato dalla:<br />
a ( g)<br />
= a F<br />
AHSA<br />
bedrock<br />
dove abedrock è l’accelerazione sismica nel bedrock.<br />
La dicitura weak motion e strong motion serve ad indicare eventi sismici di<br />
intensità debole(indicativamente fino al grado VII della scala MCS) e forte<br />
(uguale o superiore al grado VII). In questo metodo il bedrock è identificato<br />
dal primo strato, partendo dalla superficie, con velocità delle onde S<br />
superiore o uguale a 700 m/s (weak motion) o a 600 m/s (strong motion).<br />
Metodi basati sulle caratteristiche lito-stratigrafiche del sito.<br />
Si tratta di metodologie che consentono di stimare l’amplificazione sismica<br />
esclusivamente sulla base delle caratteristiche litologiche (tipo di deposito e<br />
grado di addensamento o consistenza) e stratigrafiche (spessore della<br />
copertura) del sito. L’output viene presentato sotto forma di Spettro di<br />
Risposta Elastico, che fornisce la rappresentazione grafica<br />
dell’accelerazione sismica in superficie in funzione del periodo di<br />
oscillazione. Un impulso sismico può essere visto come la somma di un<br />
a
FORMULA GEO VER.2.0<br />
certo numero di onde elastiche, ognuna con frequenza ed ampiezza di<br />
oscillazione ben definita. Il passaggio del treno d'onde dal bedrock agli<br />
strati superficiali produce, come si è visto, un amplificazione dell'impulso<br />
sismico. Questa amplificazione del moto sismico non si manifesta in<br />
maniera identica in tutto lo spettro delle frequenze, ma tende a<br />
concentrarsi in intervalli ben delimitati. E' stato evidenziato inoltre che<br />
l'amplificazione maggiore cade spesso nell'intervallo di periodo 0 - 1 s ( si<br />
ricorda che T (periodo) = 1 / f(frequenza) ).<br />
Un edificio sottoposto a sollecitazione sismica entra in oscillazione con un<br />
periodo che dipende dalle sue caratteristiche strutturali e geometriche.<br />
Esistono più modalità di vibrazione, ma nei casi più frequenti viene preso<br />
in considerazione solo il primo modo (T0).<br />
Negli edifici in muratura T0 è dato da:<br />
T 0(<br />
s)<br />
= 0.<br />
06<br />
con<br />
H (m) = altezza dell'edificio;<br />
B (m) = larghezza dell'edificio;<br />
H<br />
B<br />
H<br />
2B<br />
+ H<br />
mentre negli edifici intelaiati in cemento armato corrisponde a:<br />
H<br />
T0 ( s)<br />
= 0.<br />
1 .<br />
B<br />
L'importanza dello Spettro di Risposta Elastico del terreno deriva dal fatto<br />
che se, durante un evento sismico, il terreno vibra con periodo che<br />
corrisponde a T0, l'edificio entra in risonanza e subisce un’accelerazione<br />
sismica data dal valore di a(g) letto in ordinata nello spettro in<br />
corrispondenza del periodo T0.<br />
Spettro di risposta elastico secondo il D.M. 16.01.1996.<br />
Secondo la Normativa vigente lo spettro di risposta elastico del terreno può<br />
essere espresso dalla relazione:
FORMULA GEO VER.2.0<br />
a( g)<br />
= CIβεR<br />
.<br />
C è il coefficiente di intensità sismica espresso dalla relazione:<br />
−12<br />
=<br />
100<br />
S<br />
C<br />
in cui S è il grado di sismicità dell’area indagata. La variabile S, nella<br />
tripartizione effettuata dal <strong>Le</strong>gislatore dei Comuni dichiarati sismici,<br />
assume i seguenti valori (in riferimento alle vecchie categorie sismiche):<br />
Vecchie Categorie Grado di sismicità (S)<br />
ex I 12<br />
ex II 9<br />
di nuova istituzione 6<br />
Quindi i coefficienti sismici assumono nei tre casi i seguenti valori:<br />
S C<br />
12 0.10<br />
9 0.07<br />
6 0.04<br />
I è il coefficiente di protezione sismica, che esprime l'importanza sociale<br />
dell'opera ed i rischi connessi ad un suo danneggiamento. Per le opere la cui<br />
resistenza al sisma è di primaria importanza per le necessità di protezione<br />
civile si assume I=1.4. Per le opere che presentano un particolare rischio per<br />
le loro caratteristiche d’uso si considera I=1.2. Infine, per le opere che non<br />
rientrano in queste due categorie si pone I=1.<br />
La grandezza β, coefficiente di struttura, introduce l'influenza delle<br />
caratteristiche strutturali nella risposta dell'edificio alle sollecitazioni<br />
sismiche. Normalmente viene posto uguale a 1, tranne nel caso in cui nella<br />
struttura dell’edificio vi siano elementi irrigidenti verticali e su quest’ultimi<br />
si distribuiscano prevalentemente le azioni orizzontali.<br />
Il parametro ε, coefficiente di fondazione, ha lo scopo di introdurre gli<br />
eventuali effetti di amplificazione sismica dovuti alle caratteristiche litostratigrafiche<br />
del terreno di copertura. In presenza di stratigrafie<br />
caratterizzate da depositi sciolti di spessore variabile da 5 a 20 m,
FORMULA GEO VER.2.0<br />
soprastanti terreni coesivi o litoidi con caratteristiche meccaniche<br />
significativamente superiori, si assume un valore di 1.3. Negli altri casi si<br />
pone ε=1. Per una scelta meno soggettiva del valore di ε da adottare può<br />
essere utile il criterio di Carrara e Rapolla (1987), che propongono di legare<br />
la variazione di ε al parametro impedenza sismica (o rigidità sismica) del<br />
terreno di fondazione (cioè del pacco di strati di terreno compresi entro la<br />
profondità dove viene risentito il sovraccarico). Il coefficiente di<br />
fondazione in funzione dell'impedenza sismica I si ottiene come segue:<br />
per I (t/mq s) ≥ 1500 ε = 1;<br />
per 100 < I (t/mq s) < 1500 ε = 1.81-0.11 ln(R);<br />
per I (t/mq s) ≤100 ε = 1.3;<br />
Si può quindi scegliere di adottare un valore di ε uguale a 1 o a 1.3 a<br />
seconda del risultato ottenuto applicando il criterio.<br />
R infine è il coefficiente di risposta sismica. Per esso si assume il seguente<br />
andamento:<br />
per T(s) ≤ 8 R(T) = 1;<br />
per T(s) > 8 R(T) = 0.862/T 2/3 .
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Spettro di risposta elastico secondo il G.N.D.T..<br />
Il Gruppo Nazionale di Difesa dai Terremoti, nella sua proposta di<br />
normativa per le costruzioni in zona sismica del 1985, definisce lo spettro di<br />
risposta elastico del terreno con le relazioni:<br />
R<br />
a g)<br />
= Papicco<br />
K<br />
( ;<br />
Il parametro apicco corrisponde all’accelerazione sismica di picco nel<br />
bedrock, ricavabile dalla seguente tabella, in funzione della categoria<br />
sismica in cui ricade il sito:<br />
S<br />
apicco(g)<br />
12 0.35<br />
9 0.25<br />
6 0.15<br />
R è la funzione di amplificazione della risposta rispetto all’accelerazione nel<br />
bedrock ed il suo andamento dipende dalle caratteristiche lito-stratigrafiche<br />
del sito, secondo le seguenti espressioni:<br />
R0<br />
R T<br />
T<br />
1 −<br />
= 1+<br />
per 0≤T≤T1<br />
1<br />
R = R per T1≤T≤T0<br />
0<br />
R<br />
R =<br />
⎛<br />
⎜<br />
⎝<br />
T<br />
T<br />
0<br />
0<br />
r<br />
⎞<br />
⎟<br />
⎠<br />
per T0≤T<br />
<strong>Le</strong> grandezze R0, T1, T0 e r sono legate alle caratteristiche litologiche e<br />
stratigrafiche del sito.<br />
A questo proposito sono state individuate due possibili tipologie di terreno,<br />
ognuna caratterizzata da una risposta sismica differente.<br />
Terreno di tipo S1<br />
a) Roccia lapidea, con eventuale strato superficiale di alterazione o<br />
copertura di spessore massimo uguale a circa 5 metri, o altro materiale
FORMULA GEO VER.2.0<br />
caratterizzato da velocità delle onde Vs superiore a 700 m/s entro la<br />
profondità d'interesse per le fondazioni dell'edificio.<br />
b) Depositi di sabbie e ghiaie addensate e/o terreni coesivi compatti, senza<br />
un substrato a forte contrasto di proprietà meccaniche entro i primi 90 m<br />
circa dalla superficie, caratterizzati da un aumento graduale delle velocità Vs<br />
con la profondità, con valori medi compresi nella fascia 250-500 m/s per<br />
profondità da 5 a 30 m, e nella fascia 350-700 m/s per profondità maggiori.<br />
Terreni di tipo S2<br />
a) Depositi sciolti profondi, da poco a mediamente addensati, caratterizzati<br />
da velocità medie Vs inferiori a 250 m/s a profondit comprese fra 5 e 30 m<br />
ed inferiori a 350 m/s a profondità maggiori.<br />
b) Depositi di terreno prevalentemente sabbiosi o argillosi, con spessore<br />
compreso fra 30 e 90 m e velocità medie Vs inferiori a 500 m/s, poggianti su<br />
un substrato roccioso a forte contrasto di proprietà meccaniche (Vs dell'<br />
ordine di 1000 m/s o più).<br />
<strong>Le</strong> grandezze R0, T1, T0 e r sono ricavabili dalla seguente tabella:<br />
Terreno T1 T0 r R0<br />
S1 0.10 0.35 1 2.5<br />
S2 0.15 0.80 1 2.2<br />
P è un fattore correttivo per tenere conto dell’eventuale inclinazione del<br />
pendio. P è dato da:<br />
P = 1 + 1.5 i;<br />
con i = inclinazione del pendio in radianti.<br />
Se P risultasse superiore a 1.3 si ponga P=1.3.<br />
K infine è un coefficiente dipendente dalle caratteristiche strutturali<br />
dell'edificio ed posto uguale generalmente a 3.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Lo spettro di risposta così elaborato è riferito ad un coefficiente di<br />
smorzamento viscoso (ν) del 5%. Nel caso di valori differenti di ν le<br />
ordinate del grafico andranno moltiplicate per il fattore (5/ν).<br />
Spettro di risposta elastico secondo la proposta di Pugliese e<br />
Sabetta.<br />
Sulla base delle registrazioni effettuate dalla rete accelerometrica ENEA-<br />
ENEL relative a 17 terremoti di magnitudo compresa fra 4.6 e 6.8, Pugliese<br />
e Sabetta (1989) hanno proposto alcuni spettri di risposta elastici in funzione<br />
delle caratteristiche geologiche dell'area indagata. In particolare sono stati<br />
individuati tre profili di terreno tipo.<br />
Terreno tipo a<br />
Substrato rigido (Vs>800 m/s) affiorante o sub-affiorante (copertura<br />
inferiore a 5 metri).<br />
Terreno tipo b<br />
Depositi sciolti (ghiaie, sabbie, limi e argille) con substrato rigido a<br />
profondità compresa fra 5 e 20 metri.<br />
Terreno tipo c<br />
Depositi sciolti con substrato rigido a profondità superiore ai 20 metri.<br />
Il modello richiede come input la distanza epicentrale o della faglia e la<br />
magnitudo del sisma. La distribuzione spettrale è data dalla relazione:<br />
ln(PSV) = a + b M - ln(R 2 + h 2 ) + e1 S1 + e2 S2;<br />
con<br />
PSV (cm/s) = ordinata dello spettro di pseudovelocità;<br />
M = magnitudo del sisma;<br />
R (km) = distanza epicentrale o della faglia;<br />
a,b,h,e1,e2 = coefficienti di regressione (vedi tabelle A e B).<br />
S1,S2 = variabili uguali a 1 per terreni di tipo b) e c) e uguali a 0 per<br />
terreni di tipo a).<br />
Tabella A
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Coefficienti di regressione basati sulla distanza di faglia per 14<br />
frequenze di riferimento.<br />
Tabella B<br />
f (Hz) a b e1 e2 h<br />
0.25 2.400 0.685 0.000 0.130 2.1<br />
0.33 2.170 0.675 0.000 0.151 2.5<br />
0.50 1.800 0.650 0.000 0.184 3.1<br />
0.67 1.510 0.620 0.010 0.210 3.5<br />
1.00 1.120 0.570 0.050 0.242 1.0<br />
1.33 0.850 0.530 0.120 0.232 4.4<br />
2.00 0.400 0.455 0.220 0.156 5.0<br />
2.50 0.077 0.400 0.210 0.015 5.3<br />
3.33 0.400 0.315 0.165 0.065 5.7<br />
5.00 0.550 0.273 0.130 0.000 6.3<br />
6.67 0.500 0.255 0.130 0.000 6.7<br />
10.00 0.290 0.245 0.130 0.000 7.3<br />
15.00 0.035 0.255 0.130 0.000 7.2<br />
25.00 0.505 0.273 0.130 0.000 5.8<br />
Coefficienti di regressione basati sulla distanza epicentrale per 14<br />
frequenze di riferimento.<br />
f (Hz) a b e1 e2 h<br />
0.25 2.500 0.725 0.000 0.100 2.6<br />
0.33 2.250 0.715 0.000 0.108 3.0<br />
0.50 1.900 0.687 0.000 0.150 3.6<br />
0.67 1.647 0.660 0.010 0.175 4.0<br />
1.00 1.280 0.612 0.050 0.208 4.4<br />
1.33 1.000 0.570 0.120 0.190 4.7<br />
2.00 0.595 0.500 0.230 0.124 5.0<br />
2.50 0.281 0.445 0.222 0.078 5.2<br />
3.33 0.100 0.337 0.185 0.020 5.4
FORMULA GEO VER.2.0<br />
5.00 0.296 0.323 0.161 0.000 5.7<br />
6.67 0.222 0.310 0.161 0.000 5.9<br />
10.00 0.019 0.304 0.161 0.000 6.2<br />
15.00 0.312 0.304 0.161 0.000 6.3<br />
25.00 0.817 0.330 0.161 0.000 4.7<br />
In termini di pseudo-accelerazioni (PSA) si ha:<br />
PSA(f) (g) = PSV 2 π f / g;<br />
con<br />
f (1/s) = frequenza di oscillazione;<br />
g (cm/s 2 ) = accelerazione di gravità = 981;<br />
Il metodo è applicabile per magnitudo comprese fra 4.5 e 7 e per distanze<br />
epicentrali o di faglia minori di 200 km. Inoltre si raggiunge una precisione<br />
maggiore utilizzando la distanza di faglia, se è nota, al posto di quella<br />
epicentrale. A differenza del metodo ministeriale e di quello G.N.D.T. in<br />
questo caso è necessario fissare il sisma di riferimento, indicando la<br />
magnitudo e la distanza epicentrale o di faglia.<br />
Spettro di risposta elastico secondo l’Eurocodice 8.<br />
Nell’Eurocodice 8 (CEN, 1994) viene proposto uno spettro di risposta<br />
elastico caratterizzato dal seguente andamento:<br />
⎡ T ⎤<br />
a ( g)<br />
= a ⎢1<br />
+ ( ηβ −1)<br />
bedrockS<br />
0 ⎥⎦ per 0≤T
FORMULA GEO VER.2.0<br />
La grandezza abedrock esprime l’accelerazione di picco nel bedrock.<br />
Il parametro η è il fattore di correzione per lo smorzamento viscoso ed è<br />
dato da:<br />
0.<br />
5<br />
⎡ 7 ⎤<br />
η= ⎢<br />
2<br />
⎥⎦ ≥0.7.<br />
⎣ + ξ<br />
Gli altri parametri sono funzione delle caratteristiche litologiche e<br />
stratigrafiche del sito, secondo la seguente tabella:<br />
Terreno S β0 K1 K2 Tb Tc Td<br />
A 1.0 2.5 1.0 2.0 0.10 .040 3.0<br />
B 1.0 2.5 1.0 2.0 0.15 0.60 3.0<br />
C 0.9 2.5 1.0 2.0 0.20 0.80 3.0<br />
<strong>Le</strong> classi A, B e C si riferiscono alla classificazione del sito da un punto di<br />
vista stratigrafico e litologico secondo l’Eurocodice 8 (vedi capitolo 4.3.2).<br />
Anche in questo caso viene richiesta l’adozione di un sisma di progetto, cioè<br />
la quantificazione dell’accelerazione di picco prevedibile nel bedrock.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Effetti delle sollecitazioni sismiche sui terreni di fondazione<br />
e sulle opere di sostegno<br />
Variazioni della resistenza al taglio<br />
Occorre distinguere fra terreni di fondazione incoerenti e coesivi. Nel primo<br />
caso è fondamentale, per prevedere il comportamento del terreno sottoposto<br />
ad azione sismica, conoscere il parametro densità relativa (Dr) del terreno.<br />
Un terreno molto addensato (Dr%≥70) sottoposto a sollecitazioni di taglio<br />
tende ad aumentare di volume (fenomeno di dilatanza) fino a raggiungere un<br />
valore dell'indice dei vuoti critico, oltre il quale cessa l'incremento di<br />
volume. La densità relativa del materiale in corrispondenza dell'aumento di<br />
volume diminuisce e l'angolo di resistenza al taglio (ϕ), che è legato<br />
direttamente al della Dr%,, tende anch'esso ad abbassarsi.<br />
Per la valutazione della variazione quantitativa di ϕ, si può fare riferimento<br />
alle proposte di Vesic e Sano. Il primo propone, sempre che la Dr% sia<br />
maggiore di 70, di tenere conto degli effetti sismici semplicemente<br />
diminuendo di 2° l'angolo di resistenza al taglio.<br />
ϕ (°) = ϕ - 2;<br />
con<br />
ϕ (°) = angolo di resistenza al taglio in condizioni statiche.<br />
Il secondo propone una relazione più complessa e cautelativa, che lega la<br />
diminuzione di ϕ all'intensità della sollecitazione sismica:<br />
ϕ (°) = ϕ - arctang( C / 1.4142);<br />
con<br />
C = coefficiente d'intensità sismica, ricavabile dalla Normativa vigente o,<br />
secondo l’Eurocodice 8, ponendolo uguale 0.5apicco, dove apicco è<br />
l’accelerazione sismica di picco.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Nei terreni di fondazione coesivi, in cui la resistenza al taglio è espressa<br />
in condizioni drenate da un angolo di resistenza al taglio e da una<br />
coesione (drenata) ed in condizioni non drenate dalla sola coesione (non<br />
drenata), è stato dimostrato (Carrol, 1963) che l'azione sismica non produce<br />
variazioni negative nelle caratteristiche meccaniche.<br />
Calcolo della spinta attiva delle terre in condizioni dinamiche.<br />
La spinta attiva del terreno in condizioni dinamiche è fornita dalla seguente<br />
relazione.<br />
1<br />
S d = γ<br />
+<br />
2<br />
2<br />
( 1±<br />
kv<br />
) KH + Sws<br />
Swd<br />
dove:<br />
γ= Peso di volume del terreno;<br />
H= Altezza del muro;<br />
K= Coefficiente di spinta attiva in condizioni dinamiche;<br />
Sws= Spinta dell’acqua in condizioni statiche;<br />
Swd= Forze idrodinamiche;<br />
kv= Coefficiente sismico verticale, da porre uguale, secondo l’Eurocodice<br />
8 a 0.5apicco, dove apicco è l’accelerazione sismica di picco.<br />
Il valore di K può essere ricavato con la relazione di Mononobe-Okabe:<br />
K =<br />
cos<br />
( ϕ−<br />
ϑ−<br />
β)<br />
⎡ sen(<br />
ϕ+<br />
δ)<br />
sen(<br />
ϕ−ϑ<br />
−ε)<br />
⎢1<br />
+<br />
cos(<br />
δ + β + ϑ)<br />
cos(<br />
ε − β)<br />
2<br />
cosϑcos<br />
βvos(<br />
δ + β + ϑ)<br />
⎣<br />
dove:<br />
ϕ= Angolo di resistenza al taglio del terreno;<br />
δ= Angolo di attrito terra-muro;<br />
ε= Inclinazione del pendio a monte rispetto all’orizzontale;<br />
β= Inclinazione del paramento interno rispetto alla verticale;<br />
2<br />
⎤<br />
⎥<br />
⎦<br />
2
FORMULA GEO VER.2.0<br />
θ= ⎟ − ⎛ k ⎞ h<br />
tan ⎜<br />
⎝1<br />
− kv<br />
⎠<br />
1<br />
.<br />
Dove kh è il coefficiente sismico orizzontale posto uguale all’accelerazione<br />
sismica di picco.<br />
Per quanto riguarda la spinta dell’acqua, oltre alla componente statica data<br />
dalla:<br />
S = γ<br />
ws<br />
2<br />
0. 5 wH<br />
w<br />
dove:<br />
γw= Peso di volume dell’acqua;<br />
Hw= Altezza dell’acqua rispetto alla base del muro;<br />
occorre considerare anche il contributo dovuto alle forze idrodinamiche.<br />
L’angolo θ, in presenza di falda, deve essere corretto come segue:<br />
ϑ=<br />
−<br />
tan 1<br />
⎛ γ<br />
⎜<br />
⎝γ<br />
−γ<br />
w<br />
k h<br />
1−<br />
k<br />
Nel caso ci si trovi in condizioni di drenaggio impedito (condizioni<br />
dinamiche impermeabili) Swd viene posto uguale a 0. Nel caso il drenaggio<br />
non sia impedito (condizioni dinamiche permeabili) Swd è dato dalla<br />
relazione:<br />
7<br />
2<br />
Swd = γ wk<br />
hH<br />
w .<br />
12<br />
v<br />
⎞<br />
⎟<br />
⎠
FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />
LIQUEFAZIONE DEI TERRENI IN CONDIZIONI<br />
SISMICHE<br />
Premessa e generalità.<br />
I fenomeni di liquefazione che interessano i depositi sabbiosi saturi<br />
dipendono da:<br />
• proprietà geotecniche dei terreni<br />
• caratteristiche delle vibrazioni sismiche e loro durata<br />
• genesi e storia geologica dei terreni<br />
• fattori ambientali<br />
Un terreno incoerente saturo, in assenza di sollecitazioni sismiche è soggetto<br />
soltanto alla pressione litostatica, dovuta al peso dei sedimenti sovrastanti<br />
(in campo libero e con superficie piana).<br />
Durante una sollecitazione sismica vengono indotte nel terreno delle<br />
sollecitazioni cicliche di taglio, dovute alla propagazione delle onde<br />
sismiche verso la superficie, mentre la pressione litostatica resta costante.<br />
Per tutta<br />
la durata della scossa ogni elemento di terreno soggetto ad una serie di<br />
sforzi tangenziali che cambiano ripetutamente verso ed ampiezza.<br />
Nel terreno si possono generare fenomeni di liquefazione se la scossa<br />
sismica produce un numero di cicli tale da far si che la pressione<br />
interstiziale uguagli la pressione di confinamento. Nei depositi la pressione<br />
di confinamento aumenta con la profondità, mentre l'ampiezza dello sforzo<br />
di taglio indotto dal sisma diminuisce. La resistenza alla liquefazione quindi<br />
è maggiore con la profondità. Quindi, maggiore è la durata di un terremoto<br />
più alta è la possibilità che si arrivi (maggior numero di cicli) alla<br />
liquefazione. Inoltre, maggiore è l'ampiezza della vibrazione e della<br />
deformazione indotta e minore è il numero di cicli necessari per giungere a<br />
tale condizione.<br />
Il terreno può essere però soggetto a sforzi di taglio statici dovuti alla<br />
presenza di strutture in superficie o alla sua particolare posizione (per es. al<br />
di sotto di un versante). In questo caso l'instaurarsi del fenomeno della
FORMULA GEO VER.2.0<br />
liquefazione dipende, oltre che dalle caratteristiche del sisma, anche dal<br />
rapporto che si stabilisce tra le tensioni di taglio indotte da quest'ultimo e<br />
quelle statiche preesistenti al terremoto.<br />
La probabilità che un deposito raggiunga le condizioni per la liquefazione<br />
dipende anche dallo stato di addensamento, dalla composizione<br />
granulometrica, dalle condizioni di drenaggio, dalla storia delle<br />
sollecitazioni sismiche e dall'età del deposito stesso.<br />
Tanto minore è il grado di addensamento del materiale (elevato indice dei<br />
vuoti e bassa densità relativa) tanto maggiore è la probabilità che, a parità di<br />
altre condizioni, un deposito raggiunga lo stato di liquefazione.<br />
Anche la distribuzione, la forma delle particelle e il grado di uniformità<br />
influenzano notevolmente il fenomeno, per le implicazioni che questi fattori<br />
hanno sulla resistenza al taglio e per il modo di dissiparsi della pressione<br />
interstiziale in eccesso.<br />
Per quanto riguarda la storia delle sollecitazioni sismiche su un deposito di<br />
può affermare che precedenti deformazioni moderate influiscano<br />
positivamente sulla resistenza del deposito, mentre una storia caratterizzata<br />
da alti livelli di deformazione (deposito già soggetto a liquefazione) ha<br />
effetti<br />
negativi sul potenziale di riliquefazione.<br />
I depositi sabbiosi con più alto potenziale di liquefazione sono i più recenti.<br />
A parità di composizione e di altre condizioni lo stesso deposito, se più<br />
antico, avrà sviluppato legami intergranulari e cementazioni sempre più forti<br />
con il tempo. Inoltre la struttura di un deposito antico sarà resa più stabile e<br />
omogenea per gli effetti delle vibrazioni indotte da precedenti terremoti di<br />
piccola entità.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Introduzione.<br />
Per liquefazione di un terreno s'intende il quasi totale annullamento della<br />
sua resistenza al taglio con l'assunzione del comportamento meccanico<br />
caratteristico dei liquidi.<br />
Se si esprime la resistenza al taglio attraverso la relazione di Coulomb:<br />
( σ u)<br />
ϕ<br />
τ c v0 tan − + =<br />
con:<br />
c = coesione del terreno<br />
σv0 = pressione litostatica totale agente alla profondità d'indagine<br />
u = pressione interstiziale dell'acqua<br />
ϕ= angolo di resistenza al taglio del terreno,<br />
È evidente che la grandezza si può annullare solo nel caso in cui siano<br />
verificate le condizioni:<br />
a) c = 0;<br />
b) (σv0 - u) = 0;<br />
(il caso ϕ = 0 non ha importanza pratica, perché può verificarsi solo in<br />
terreni coesivi in condizioni non drenate, dove però la condizione <br />
non può ovviamente verificarsi).<br />
La condizione a) vieta che il fenomeno della liquefazione possa verificarsi<br />
in terreni coesivi o incoerenti ma con una significativa frazione argillosa o<br />
limosa plastica.<br />
La condizione b) si verifica, quando la pressione interstiziale uguaglia la<br />
pressione totale esercitata ad una data profondità dalla colonna di terreno<br />
sovrastante e dagli eventuali sovraccarichi presenti in superficie (σv0 = u). In<br />
definitiva il fenomeno della liquefazione si può manifestare preferibilmente<br />
in depositi sciolti non coesivi posti sotto falda, in seguito ad eventi che<br />
producano un forte aumento della pressione interstiziale dell'acqua.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Fattori che predispongono alla liquefazione.<br />
Di seguito si descrivono, nel dettaglio, i fattori principali che predispongono<br />
un terreno alla liquefazione, prima di passare ad illustrare i metodi di<br />
calcolo della suscettibilità.<br />
Fattori geologici-geotecnici.<br />
Poichè ai terreni incoerenti sono associati generalmente valori del<br />
coefficiente di permeabilità relativamente elevati, l'applicazione di<br />
sovraccarichi graduali (per es. dovuti alla costruzione di un fabbricato) non<br />
conduce a significativi incrementi di . In questi casi infatti non si<br />
generano gradienti di pressione fra la zona sollecitata e quella indisturbata<br />
tali da produrre rapidi flussi idrici fra le due zone.<br />
I vuoti dello scheletro solido sono quasi sempre sufficientemente larghi da<br />
non ostacolare questo flusso. Nel caso viceversa di sollecitazioni intense<br />
sottoposte ad incrementi rapidi, come si verifica durante un evento sismico,<br />
i gradienti di pressione che si generano possono essere tali da produrre<br />
elevati flussi idrici dall'interno verso l'esterno. Se il fenomeno si manifesta<br />
in depositi incoerenti a granulometria relativamente fine (per es. sabbie<br />
fini), la larghezza limitata dei vuoti dello scheletro tenderà ad ostacolare il<br />
flusso idrico, con il conseguente sviluppo di elevate pressioni neutre.<br />
Oltre alla granulometria, altri fattori condizionano la suscettibilità di un<br />
deposito sciolto al fenomeno della liquefazione. I principali sono la<br />
profondità del livello potenzialmente liquefacibile ed il suo grado di<br />
addensamento. Con l'aumentare della profondità del deposito diminuisce la<br />
probabilità di liquefazione dello stesso durante l'evento sismico.<br />
È evidente infatti che con l'aumentare della profondità siano richiesti valori<br />
di sempre più elevati per annullare la pressione litostatica crescente.<br />
Inoltre con la profondità tende a diminuire anche l'intensità delle<br />
sollecitazioni indotte dal sisma. L'influenza della pressione litostatica<br />
permette di spiegare il fenomeno della migrazione della liquefazione dai<br />
depositi più superficiali a quelli più profondi.<br />
I livelli meno profondi sono quelli che per primi subiscono la liquefazione,<br />
che è facilitata dalla minore pressione litostatica.<br />
Gli strati più profondi, che inizialmente non subiscono il fenomeno, nel<br />
momento in cui il deposito superiore va in liquefazione risentono di un calo
FORMULA GEO VER.2.0<br />
del peso della colonna di terreno sovrastante, evento che aumenta la<br />
probabilità che anch'essi subiscano la liquefazione.<br />
Fondamentale è anche il grado di addensamento del terreno, esprimibile<br />
attraverso il parametro densità relativa (Dr %).<br />
I terreni molto addensati, se sollecitati, subiscono un aumento di volume<br />
(fenomeno di dilatanza) con conseguente diminuzione della Dr %, che tende<br />
a portarsi verso un valore critico, variante in funzione principalmente della<br />
granulometria del deposito. L'aumento di volume ha come conseguenza, nei<br />
depositi saturi, un richiamo dell'acqua dall'esterno verso l'interno, con<br />
creazione di una di segno negativo (cioè si ha un aumento del termine<br />
(σv0 - u)).<br />
L'esatto contrario avviene in terreni poco addensati, dove una sollecitazione<br />
tende a produrre una diminuzione di volume, con conseguente flusso idrico<br />
verso l'esterno e la generazione di una disegno positivo (diminuisce il<br />
valore di (σv0 - u)).<br />
In conclusione si possono ritenere potenzialmente liquefacibili quei depositi<br />
sciolti che presentano le seguenti caratteristiche:<br />
- granulometricamente sono sabbie da fini a medie con contenuto in fine<br />
variabile generalmente dallo 0 al 25%;<br />
- si trovano sotto falda;<br />
- sono da poco a mediamente addensati.<br />
- si trovano a profondità relativamente basse (di solito inferiori ai 15 metri).<br />
Fattori legati all'evento sismico.<br />
Durante un terremoto il terreno può essere visto come sottoposto ad una<br />
serie di cicli di carico variabili in intensità e numero in funzione della<br />
magnitudo del sisma stesso.<br />
In terremoti di elevata magnitudo è sufficiente un numero ridotto di cicli di<br />
carico per produrre la liquefazione del deposito, poiché ad ogni ciclo è<br />
associata una sollecitazione dinamica di maggiore intensità. In terremoti di<br />
minore magnitudo lo stesso effetto lo si ottiene con un numero superiore di<br />
cicli di carico.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
In definitiva quindi una elevata magnitudo del sisma (maggiore intensità<br />
degli sforzi di taglio applicati al terreno) e una lunga durata dello stesso<br />
(maggior numero di cicli di carico) rendono più probabile l'iniziarsi della<br />
liquefazione in un deposito sabbioso saturo.<br />
È da notare che in livelli sabbiosi già sottoposti in passato a liquefazione lo<br />
scheletro solido assume configurazioni meno vulnerabili (cresce in pratica il<br />
grado di addensamento), che rendono meno probabile il ripresentarsi del<br />
fenomeno.<br />
Valutazione del sisma di progetto.<br />
La valutazione del terremoto di progetto, cioè dell’evento sismico di<br />
riferimento rispetto al quale effettuare la stima della suscettibilità del terreno<br />
alla liquefazione, può essere eseguita con metodologie diverse. Nel<br />
programma Liqeuf viene adottato un approccio probabilistico-statistico,<br />
quello di Gumbel, per ottenere la massima accelerazione di picco<br />
prevedibile nel sito per un determinato tempo di ritorno. Quella che segue è<br />
la procedura da utilizzare.<br />
1) Dal Catalogo Sismico si estraggono gli eventi sismici con epicentro<br />
ricadente all’interno di un’area di 200-300 km di lato (2-3 gradi di<br />
latitudine e longitudine circa) centrata sul sito indagato.<br />
2) Si trasformano i valori di intensità sismica degli eventi selezionati nei<br />
corrispondenti valori di magnitudo con la relazione, consigliata dal<br />
+ 1.<br />
93<br />
G.N.D.T., =<br />
1.<br />
78<br />
I<br />
M .<br />
3) Si calcola la distanza di ogni singolo epicentro dal sito indagato e<br />
quindi, applicando, una delle leggi di attenuazione sismica disponibili in<br />
letteratura, si stima il moto sismico nel sito per ognuno degli eventi.<br />
4) Si ordinano i valori di accelerazione (A) ricavati nel sito per ogni evento<br />
sismico in ordine crescente, attribuendo il numero 1 al valore massimo,<br />
il valore N a quello minimo.<br />
5) Si calcolano gli N rapporti Pi = i / (N + 1), con i compreso fra 1 e N.<br />
Questi rapporti indicano la probabilità che il corrispondente valore di A<br />
non venga raggiunto o superato. I valori di Pi ricavati permettono di<br />
definire la scala dei tempi di ritorno Ti = 1 / (1 - Pi).
FORMULA GEO VER.2.0<br />
6) Si riportano le N coppie di valori (Ti, Ai) in un diagramma<br />
semilogaritmico (l’ asse X - l’asse dei tempi di ritorno - va costruito in<br />
scala logaritmica), interpolando fra i punti una retta: il diagramma<br />
consente di ricavare il valore di A per qualsiasi tempo di ritorno.<br />
Fra le leggi di attenuazione sismica più usate in letteratura e utili in questo<br />
ambito segnaliamo le seguenti:<br />
Pugliese e Sabetta:<br />
2<br />
Log10 A(<br />
g)<br />
= −1.<br />
845 + 0.<br />
363M<br />
− Log10<br />
D + 25 + 0.<br />
195S<br />
dove D è la distanza epicentrale in km e S è un coefficiente uguale a 0 per<br />
siti con copertura profonda e 1 per terreni con copertura superficiale;<br />
Kawashima:<br />
( ) 218 . 1<br />
b<br />
a10<br />
A(<br />
gal)<br />
=<br />
D + 30<br />
dove:<br />
Litologia a b<br />
Depositi consolidati 987,4 0,216<br />
Depositi medio consolidati 232,5 0,313<br />
Depositi soffici 402,8 0,265<br />
Metodi di calcolo della suscettibilità alla liquefazione.<br />
Escludendo dall'esame i metodi analitici e numerici più complessi (per es. i<br />
metodi agli elementi finiti) che risultano eccessivamente onerosi per i casi<br />
pratici più comuni, vengono qui presi in esame alcuni fra i più utilizzati<br />
metodi empirici e semplificati.<br />
Metodi di calcolo empirici.<br />
I metodi empirici vengono utilizzati generalmente per fornire una<br />
valutazione di massima della vulnerabilità di un deposito sabbioso saturo<br />
alla liquefazione, prendendo in considerazione solo i parametri geologicigeotecnici<br />
del sito. Accanto a questi si propone anche il metodo di<br />
Ambraseys, che fornisce, in funzione della distanza epicentrale del sito
FORMULA GEO VER.2.0<br />
indagato, la magnitudo di soglia del sisma necessaria per produrre la<br />
liquefazione in depositi suscettibili.<br />
Si tratta di metodi estremamente semplificati, di rapido e semplice impiego,<br />
utili in particolare per lavori di microzonazione sismica.<br />
Procedura di Sherif & Ishibashi (1978).<br />
Il metodo di Sherif & Ishibashi ammette che si possano verificare fenomeni<br />
di liquefazione solo nei livelli che presentino le seguenti caratteristiche:<br />
- siano costituiti da sabbie o sabbie limose;<br />
- si trovino sotto il livello statico della falda;<br />
- gli strati di copertura non abbiano spessore maggiore di 3 metri.<br />
Se questi requisiti sono presenti, si prosegue nell'elaborazione, prendendo in<br />
considerazione la granulometria e l'addensamento del deposito. Il metodo<br />
richiede che siano condotte su campioni dello strato potenzialmente<br />
liquefacibile analisi granulometriche. <strong>Le</strong> curve ricavate vanno confrontate<br />
con due profili granulometrici di riferimento, uno per granulometrie<br />
uniformi, l'altro per granulometrie estese (presenza di frazioni argillose o<br />
ghiaiose). In assenza di analisi granulometriche, va effettuata almeno una<br />
descrizione sommaria della litologia del deposito, da confrontare con i due<br />
profili.
FORMULA GEO VER.2.0
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Verificato che la granulometria dello strato sia predisponente al manifestarsi<br />
di fenomeni di liquefazione, per poter emettere un giudizio definitivo sulla<br />
vulnerabilità del deposito occorre prendere in considerazione il suo grado di<br />
addensamento, valutato attraverso prove SPT o SCPT. Se il numero di colpi<br />
ricade, anche parzialmente, nella fascia A, il deposito è liquefacibile, se<br />
ricade nella fascia C non è liquefacibile. La fascia B infine riguarda strati in<br />
cui la liquefazione è possibile, ma non probabile.<br />
Criterio di Youd e Perkins (1978).<br />
Si tratta di un metodo di ancor più rapida e semplice applicazione del<br />
precedente. Sulla base del tipo di deposito sedimentario e della sua età,<br />
viene fornita un indicazione qualitativa del grado di vulnerabilità del<br />
deposito stesso.<br />
La probabilità di liquefazione è ricavabile dalla seguente tabella:<br />
Tipo deposito<br />
Età del deposito<br />
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Lagunari Alta Moderata Bassa Molto bassa<br />
Litorali Alta Moderata Bassa Molto bassa<br />
Riempimenti artificiali<br />
Non compattati Molto alta ----- ----- ----<br />
Compattati Bassa ----- ----- ----<br />
Criterio del Chinese Building Code.<br />
Il Chinese National Code of Aseismic Design for Building (1974) presenta<br />
un metodo empirico per la valutazione della liquefacibilità di un deposito<br />
sabbioso sotto falda basato sull’utilizzo della prova S.P.T..<br />
Il criterio consente di calcolare, in funzione del sisma di progetto, il numero<br />
di colpi SPT critico dello strato sabbioso:<br />
N<br />
cr<br />
= N<br />
0<br />
[ 0.<br />
9 + 0.<br />
1(<br />
d − d ) ]<br />
dove:<br />
N0 = parametro funzione del sisma di progetto secondo la relazione<br />
empirica N0=43.81ag+3 (ag = accelerazione sismica riferita<br />
all’accelerazione di gravità);<br />
ds(m) = profondità media dello strato sabbioso saturo;<br />
dw(m) = profondità media della falda;<br />
pc(%) = percentuale di fine presente (d≤0.005 mm) nello strato (se pc
FORMULA GEO VER.2.0<br />
La formula, nota una serie storica di eventi sismici, può essere utilizzata,<br />
con una procedura simile a quella vista nel paragrafo 4.4, per determinare la<br />
probabilità di superamento del valore di soglia per un sisma con un<br />
determinato tempo di ritorno. Quindi, chiamando M la magnitudo del sisma<br />
attesa nel sito per un determinato tempo di ritorno, se il rapporto M/Ms è<br />
maggiore o uguale a 1 sarà probabile il verificarsi di fenomeni di<br />
liquefazione.<br />
Metodi semplificati.<br />
Al contrario della maggior parte dei metodi empirici, quelli semplificati<br />
richiedono che venga definito un sisma di progetto, attraverso l'introduzione<br />
dell'accelerazione sismica orizzontale massima in superficie e della<br />
magnitudo di riferimento.<br />
I dati del sisma di progetto possono essere ricavati attraverso l’analisi<br />
probabilistica dei dati del Catalogo Sismico Nazionale (paragrafo 4.4)<br />
oppure, in alternativa, si possono utilizzare i valori proposti dal GNDT<br />
(Gruppo Nazionale di Difesa dai Terremoti) per le tre categorie sismiche<br />
previste dalla <strong>Le</strong>gge.<br />
Coefficiente sismico Acc. Massima(g)<br />
12 0.35<br />
9 0.25<br />
6 0.15<br />
In questo ultimo caso rimane l’incognita della magnitudo di riferimento da<br />
utilizzare, che andrà in ogni caso desunta dai dati degli eventi sismici storici<br />
della zona.<br />
Tutti i metodi semplificati permettono di esprimere la suscettibilità alla<br />
liquefazione del deposito attraverso un coefficiente di sicurezza, dato dal<br />
rapporto fra la resistenza al taglio mobilitabile nello strato ( R ) e lo sforzo<br />
tagliante indotto dal sisma ( T ). Cioè in pratica si avrà:<br />
T<br />
R<br />
F s = .<br />
Un deposito dovrà essere considerato suscettibile di liquefazione, se il<br />
coefficiente di sicurezza sarà minore di 1.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
La grandezza T dipende dai parametri del sisma di progetto (accelerazione<br />
sismica e magnitudo di progetto). R è funzione delle caratteristiche<br />
meccaniche dello strato, principalmente del suo stato di addensamento, e<br />
può essere ricavato direttamente attraverso correlazioni con i risultati di<br />
prove penetrometriche dinamiche, statiche o con i valori delle velocità delle<br />
onde S ricavati da stendimenti di sismica a rifrazione.<br />
Calcolo dello sforzo di taglio indotto dal sisma ( T ).<br />
La grandezza T viene ricavata attraverso la relazione:<br />
amax<br />
σv0<br />
T = 0.<br />
65 rd<br />
MSF ;<br />
g σv0<br />
'<br />
dove:<br />
amax = accelerazione sismica massima;<br />
g = accelerazione di gravità = 980.7 cm/s 2 ;<br />
σv0 = pressione verticale totale alla profondità z dal p.c.;<br />
σv0’ = pressione verticale efficace alla profondità z dal p.c.;<br />
rd = coefficiente funzione della profondità dal p.c., valutabile<br />
secondo il seguente schema:<br />
rd=1-0.00765z per z≤9.15 m<br />
rd=1.174-0.0267z per 9.157.5.<br />
2.<br />
56<br />
M<br />
Calcolo della resistenza al taglio mobilitata ( R ).<br />
Da prove penetrometriche dinamiche – metodo di Seed e Idriss<br />
(1982)
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Nel metodo di Seed & Idriss (1982) la resistenza alla liquefazione può<br />
essere stimata con la seguente formula:<br />
R = Na/<br />
90<br />
con:<br />
Na<br />
⎛ 1.<br />
7 ⎞<br />
= N spt ⎜ + N1<br />
v 0.<br />
7 ⎟<br />
⎝σ<br />
+ ⎠<br />
σv(kg/cmq) = pressione verticale efficace;<br />
N1 = 0 se d50(mm)>0.25, 7.5 se d50(mm)≤0.25.<br />
Viene considerato non liquefacibile un deposito in cui sia Fs > 1.3.<br />
Da prove penetrometriche dinamiche – metodo di Tokimatsu e<br />
Yoshimi (1983).<br />
Nel metodo di Tokimatsu & Yoshimi, inserito nella proposta di Normativa<br />
Sismica del G.N.D.T.(1984), la resistenza alla liquefazione assume la<br />
seguente espressione:<br />
( ) ⎥⎦ ⎤<br />
14<br />
0.<br />
21<br />
R = 0. 26⎡<br />
⎢⎣<br />
0.<br />
16 Na + Na<br />
con:<br />
Na<br />
⎛ 1.<br />
7 ⎞<br />
= N spt ⎜ + N1<br />
v 0.<br />
7 ⎟<br />
⎝σ<br />
+ ⎠<br />
σv(kg/cmq) = pressione verticale efficace;<br />
N1 = 0 per una percentuale di fine pc< 5%, 10 pc+4 per pc≥5 %<br />
Viene considerato non liquefacibile un deposito in cui sia Fs > 1.3 (sabbie<br />
sciolte) o Fs>1.5 (sabbie mediamente addensate).<br />
Da prove penetrometriche dinamiche – metodo di Iwasaki e al.<br />
(1984).
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Nel metodo di Iwasaki e al. la resistenza alla liquefazione assume la<br />
seguente espressione:<br />
⎛ 0.<br />
35 ⎞<br />
R = 0.<br />
0882N<br />
'+<br />
0.<br />
7 + 0.<br />
225 ⎜<br />
⎟<br />
spt v<br />
Log10<br />
⎝ d50<br />
⎠<br />
σ<br />
(per d50
FORMULA GEO VER.2.0<br />
h =0.000003714.<br />
N60cs può essere valutato con la relazione:<br />
N60cs = f a + f b(<br />
CE<br />
CN<br />
Nspt)<br />
in cui:<br />
CN = fattore correttivo per l’approfondimento della prova =<br />
σv in kg/cmq); se CN è maggiore di 2 porre CN = 2;<br />
1<br />
( con<br />
σv<br />
CE = fattore correttivo per l’efficienza dell’infissione = ER/60 con ER<br />
l’efficienza del sistema d’infissione usato;<br />
fa = 0 per una percentuale di fine(FC)≤5%;<br />
=<br />
⎛ 190<br />
exp<br />
⎞<br />
⎜1.<br />
76 − 2 ⎟ per 5
FORMULA GEO VER.2.0<br />
La grandezza (qc1n)cs rappresenta la resistenza alla punta normalizzata e<br />
corretta per tenere conto della percentuale di fine presente.<br />
Il calcolo di (qc1n)cs avviene attraverso i seguenti passaggi.<br />
• Si calcola la resistenza alla punta e l’attrito laterale specifico<br />
normalizzati con le relazioni:<br />
dove:<br />
qc<br />
−σv0<br />
Q = e F = 100<br />
σ '<br />
q<br />
v0<br />
c<br />
f s<br />
−σ<br />
qc (kg/cmq) = resistenza alla punta misurata;<br />
fs (kg/cmq) = attrito laterale specifico misurato;<br />
σv0(kg/cmq) = pressione verticale totale;<br />
σv0‘(kg/cmq) = pressione verticale efficace.<br />
• Si calcola l’indice di tipo dello strato sabbioso con la formula:<br />
v0<br />
( ) ( ) 2<br />
2<br />
Log F + 1. 22 + Log − 3.<br />
47<br />
Ic = Q<br />
10<br />
• Si applica una correzione che tenga conto dell’approfondimento della<br />
prova:<br />
q c1<br />
n = CQ<br />
qc<br />
dove CQ ⎟<br />
v<br />
⎟<br />
⎛ 1 ⎞<br />
= ⎜<br />
⎝σ<br />
0'<br />
⎠<br />
L’esponente n viene valutato come segue:<br />
• se Ic>2.6 allora n=1;<br />
• se Ic≤2.6 si calcola un primo valore di qc1n, utilizzando n=0.5; quindi<br />
si ricalcola Ic con la relazione:<br />
Ic<br />
( ) ( ) 2<br />
2<br />
Log F + 1. 22 + Log q − 3.<br />
47<br />
= 10<br />
10 c1n<br />
se il nuovo valore di Ic è ancora minore di 2.6 si conferma il valore<br />
n=0.5, altrimenti si ricalcola qc1n, utilizzando n=0.75;<br />
• se qc1n>2qc si pone qc1n=2qc .<br />
• Si introduce la correzione dovuta alla presenza di fine nel livello<br />
sabbioso:<br />
10<br />
n
FORMULA GEO VER.2.0<br />
qc1 n cs Kc<br />
qc1n<br />
) ( = ,<br />
dove Kc è uguale a 1, se Ic≤1.64, ed è fornito dalla relazione:<br />
Kc 4<br />
= −0.<br />
403Ic<br />
3<br />
2<br />
+ 5.<br />
581Ic<br />
− 21.<br />
63Ic<br />
+ 33.<br />
75Ic<br />
−17.<br />
88<br />
in caso contrario.<br />
Viene considerato non liquefacibile un deposito in cui sia Fs>1.<br />
Da sismica a rifrazione – metodo di Andrus e Stokoe(1997).<br />
La resistenza alla liquefazione di un deposito sabbioso può essere valutata<br />
anche attraverso la stima delle velocità delle onde S, partendo dai risultati<br />
ottenuti attraverso stendimenti di sismica a rifrazione. La relazione è la<br />
seguente:<br />
dove:<br />
2<br />
⎛ Vs1<br />
⎞ 0.<br />
9<br />
R = 0.<br />
03 + −<br />
⎜ ⎟<br />
⎝100⎠<br />
V<br />
s1c<br />
−V<br />
s1<br />
0.<br />
9<br />
V<br />
Vs1(m/s) = velocità delle onde S nello strato corretta =<br />
0' ⎛ 1 ⎞<br />
V ⎜<br />
⎟ s , dove<br />
⎝σv<br />
⎠<br />
Vs è la velocità misurata e σv0‘(kg/cmq) è la pressione verticale<br />
efficace a metà strato;<br />
Vs1c(m/s) = valore critico delle onde S nel deposito, ricavabile attraverso il<br />
seguente schema:<br />
Vs1c(m/s)=220 se la percentuale di fine(FC)35%;<br />
interpolando per valori intermedi di FC.<br />
Viene considerato non liquefacibile un deposito in cui sia Fs>1.<br />
s1<br />
0.<br />
25
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Interventi per ridurre il rischio di liquefazione.<br />
Vengono presentati gli elementi per un dimensionamento di massima di tre<br />
comuni tipi d'intervento miranti ad abbassare il rischio di liquefazione del<br />
terreno:<br />
• dreni di ghiaia;<br />
• metodi dinamici (vibrocompattazione e heavy tamping).<br />
Non vengono presi in considerazione altri interventi, come per esempio la<br />
gettiniezione (jet grouting), che hanno applicazioni più generali.<br />
Dreni di ghiaia.<br />
Si tratta di colonne verticali di ghiaia spinte all'interno dello strato<br />
liquefacibile. Un loro dimensionamento di massima può essere fatto per<br />
tentativi, fissando un diametro (d) del dreno (solitamente maggiore di 0.8m)<br />
e stimando la spaziatura fra un dreno e l’altro con la relazione:<br />
S(<br />
m)<br />
= d<br />
( 1+<br />
e )<br />
dove e0 è l’indice dei vuoti iniziale del livello sabbioso ed e quello che si<br />
vuole raggiungere ad intervento eseguito. L’indice dei vuoti può essere<br />
correlato alla densità relativa attraverso la relazione:<br />
emax<br />
− e<br />
Dr =<br />
emax<br />
−e<br />
min<br />
dove emax ed emin sono i valori dell’indice dei vuoti nel deposito che si hanno<br />
rispettivamente nelle condizioni di minimo e massimo addensamento.<br />
In una sabbia pulita sia ha emax ≅ 0.90 e emin ≅ 0.20.<br />
π<br />
e<br />
0<br />
0<br />
− e<br />
;
FORMULA GEO VER.2.0<br />
La densità relativa è a sua volta correlabile con i risultati di una prova SPT<br />
attraverso la relazione di Skempton:<br />
Dr =<br />
N spt<br />
32 + 0.<br />
288σv<br />
' 0<br />
Il metodo di calcolo è valido per una disposizione a maglia quadrata dei<br />
dreni.<br />
Compattazione.<br />
I metodi dinamici hanno lo scopo di aumentare la densità relativa del<br />
terreno per mezzo delle vibrazioni prodotte con speciali dispositivi. Nel caso<br />
di bonifica di depositi potenzialmente liquefacibili, i sistemi più utilizzati<br />
sono la vibrocompattazione e il metodo heavy tamping.<br />
Condizioni di applicabilità dei metodi dinamici<br />
L’efficacia degli interventi di compattazione dipende principalmente dalla<br />
granulometria del deposito. In livelli con un’elevata percentuale di fine i<br />
metodi dinamici sono scarsamente efficaci. Thorburn (1975) ha proposto<br />
uno schema di riferimento per la valutazione dell’applicabilità degli<br />
interventi. Solo i terreni, le cui curve granulometriche ricadono interamente<br />
all’interno della fascia di applicabilità proposta, sono bonificabili con queste<br />
metodologie.
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Passante %<br />
100<br />
90<br />
80<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Vibrocompattazione<br />
Strato n.1 Strato n.2 Limiti di applicabilità<br />
0,001 0,01 0,1 1 10 100<br />
La vibrocompattazione consiste nell' inserimento, con spaziatura regolare<br />
generalmente variante da 1 a 3 metri, di una apposita apparecchiatura<br />
vibrante nel terreno. L'effetto è quello di produrre localmente una<br />
densificazione del terreno, la cui entità è funzione della spaziatura delle<br />
verticali d'intervento. In particolare per sabbie pulite (contenuto in fini<br />
FORMULA GEO VER.2.0<br />
I valori di Nspti trovati andranno utilizzati in uno dei metodi semplificati per<br />
la stima del rischio di liquefazione, allo scopo di determinare l'efficacia<br />
dell'intervento (nuovi valori dei coefficienti di sicurezza).<br />
Si ricorda che il metodo risulta poco efficace per sabbie con più del 10% di<br />
contenuto in fini. Il procedimento può essere utilizzato fino a profondità<br />
comprese fra i 15 e i 20 metri.<br />
Heavy tamping<br />
Il metodo dell'heavy tamping consiste nel produrre un incremento della<br />
densità relativa degli strati liquefacibili attraverso le vibrazioni prodotte<br />
dallo impatto di una massa lasciata cadere ripetutamente sul terreno.<br />
Generalmente vengono utilizzati blocchi di calcestruzzo di alcune tonnellate<br />
di peso con un altezza di caduta che può arrivare fino a 20-30 metri.<br />
La procedura richiede normalmente 2-3 colpi per mq. Vista la difficoltà di<br />
stimare a priori l'efficacia dell'intervento è consigliabile eseguire al termine<br />
un controllo, eseguendo per esempio prove penetrometriche, allo scopo di<br />
accertare l'effettivo addensamento del terreno raggiunto. <strong>Le</strong> prove andranno<br />
spinte fino ad una profondità data da:<br />
D (m) = (0.65 - 0.80) Pm Hm;<br />
con:<br />
Hm (m) = volata della massa battente;<br />
Pm (t) = peso della massa battente.<br />
D(m) = profondità massima alla quale si risente l'intervento.<br />
Si ricorda che il metodo risulta poco efficace per sabbie con più del 10% di<br />
contenuto in fini.
FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (2001)<br />
CADUTA MASSI<br />
Introduzione<br />
Per caduta massi s'intende il fenomeno di distacco e di successivo movimento verso valle<br />
di blocchi per lo più isolati e volumetricamente limitati (fino ad un massimo di alcuni metri<br />
cubi) da pareti rocciose particolarmente acclivi e tettonicamente disturbate. Il passaggio fra<br />
questo tipo di fenomeno gravitativo e le frane di crollo vere e proprie nella realtà è piuttosto<br />
sfumato: spesso viene fissato attraverso un criterio geometrico, classificando come frane di<br />
crollo quegli eventi che coinvolgono almeno alcune centinaia di metri cubi di materiale<br />
roccioso. Nella pratica ingegneristica è più utile però un criterio di tipo meccanico. Secondo<br />
tale criterio vanno trattati come fenomeni franosi quei movimenti gravitativi che mettono<br />
in gioco un'energia cinetica superiore a quella normalmente assorbibile dalle normali opere<br />
di difesa di tipo passivo (barriere e terrapieni paramassi, ecc.). Tale limite energetico può<br />
essere posto intorno ai 2000 kJoule.<br />
Lo studio del fenomeno di caduta massi ha lo scopo di individuare con una<br />
approssimazione accettabile:<br />
• la massima distanza percorribile dal masso distaccato;<br />
• la traiettoria più probabile o più sfavorevole per la realizzazione delle opere di difesa;<br />
• la massima energia d'impatto che dovrà essere dissipata dalla singola opera di difesa.<br />
A tal fine l'analisi del problema dovrà essere effettuata in due fasi distinte:<br />
• fase di rilievo in campagna dei dati relativi a distacchi avvenuti in passato;<br />
• fase di simulazione numerica complessiva dei distacchi prevedibili per il futuro.<br />
Analisi del fenomeno di caduta massi<br />
1
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Rilievo di campagna<br />
Un'accurata indagine di campagna è indispensabile per permettere al geologo di fare<br />
previsioni sul cinematismo dei blocchi rocciosi in caduta. Non hanno alcun significato, ed<br />
anzi sono da ritenersi inutili ai fini del dimensionamento delle opere di difesa, le<br />
simulazioni numeriche non calibrate o calibrate in maniera insufficiente sui dati acquisiti in<br />
campagna.<br />
Il rilievo dovrà condurre all'individuazione:<br />
1) delle aree di distacco dei blocchi rocciosi; queste generalmente corrispondono alle zone<br />
più fratturate e di maggiore pendenza del versante e sono riconoscibili dalla presenza di<br />
superfici fresche di distacco, individuabili per il minor grado di alterazione rispetto alla<br />
parte rimanente dell'affioramento; su tali affioramenti sarà opportuno condurre un rilievo<br />
geomeccanico speditivo, al fine di caratterizzare l'ammasso roccioso dal punto di vista<br />
geometrico (numero di famiglie di discontinuità meccaniche, giaciture rappresentative<br />
delle singole famiglie, spaziature medie ecc...); utile è la stima del volume roccioso<br />
unitario massimo, calcolabile per es. attraverso la relazione di Hudson e Priest (1979)<br />
(1)<br />
V m =<br />
1<br />
8<br />
1<br />
s s<br />
(con s1, s 2, s3 = spaziature medie delle tre famiglie principali di discontinuità), che può<br />
fornire una indicazione delle dimensioni massime dei blocchi che si possono staccare dalla<br />
parete;<br />
2) delle traettorie più frequenti seguite dai massi in caduta; queste sono ricostruibili con una<br />
certa approssimazione individuando sul terreno i solchi lasciati dal rimbalzo o dal<br />
rotolamento dei singoli massi o i segni d'impatto lungo il pendio contro alberi, manufatti o<br />
affioramenti rocciosi; è importante anche segnalare le zone di possibile frammentazione<br />
del blocco roccioso in seguito all'urto contro ostacoli o superfici rigide, individuabili spesso<br />
per la presenza di schegge abbandonate dal masso nell'impatto;<br />
3) della distribuzione dei massi al piede del versante; andranno rilevate le distanze dei<br />
singoli massi dal piede del pendio ed i loro volumi; da questi dati potranno essere ricavati<br />
le distanze massime e più frequenti percorse dai massi ed i loro volumi massimi e più<br />
probabili.<br />
s<br />
2<br />
3<br />
2
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Simulazione numerica<br />
Calibratura del modello<br />
La simulazione numerica del fenomeno di caduta massi ha lo scopo di permettere la<br />
costruzione di un modello che permetta di fare delle previsioni sul comportamento<br />
cinematico di singoli blocchi rocciosi distaccatisi dal versante.<br />
La calibratura del modello va effettuata sulla base dei dati acquisiti in campagna e non può<br />
essere considerata accettabile, se non è in grado di riprodurre la situazione osservata<br />
(traiettorie dei massi, distribuzione degli stessi al piede del versante, ecc...).<br />
Nel modello il moto viene supposto bidimensionale, cioè svolgentesi nel piano x,z, con il<br />
pendio discretizzato in una serie di segmenti retti. Il masso inoltre può essere supposto<br />
puntiforme, considerando cioè solo il moto del suo baricentro, o approssimato ad un<br />
ellissoide triassiale.<br />
Il modello richiede che vengano determinate due serie di parametri, una riguardante il<br />
blocco in caduta, l'altra il versante.<br />
1) Parametri del blocco roccioso:<br />
è richiesta l'introduzione delle seguenti grandezze:<br />
• volume del masso;<br />
• dimensione dei semiassi a,b,c dell'ellissoide che approssima il masso;<br />
• peso di volume apparente del blocco;<br />
• velocità iniziale lungo gli assi x e z (diversa da zero se il blocco è sollecitato<br />
inizialmente da altre forze oltre alla forza di gravità, per es. da un evento sismico);<br />
• eventualmente, minima energia d'impatto necessaria per la frantumazione del masso.<br />
2) Parametri del versante:<br />
E' richiesta l'introduzione per ogni singolo tratto di pendio di alcuni parametri necessari per<br />
il calcolo dell'interazione masso-versante.<br />
a)Coefficiente di restituzione (E)<br />
Viene definito come il rapporto fra la velocità prima e dopo (V1 / V0 dove V1 è la velocità dopo<br />
l'urto, V0 prima dell'urto) l'impatto del masso con il terreno; è uguale a zero nel caso di un<br />
urto completamente anelastico (tutta l'energia cinetica del blocco impattante viene<br />
3
FORMULA GEO VER.2.0<br />
dissipata sotto forma di calore e la velocità del masso dopo l'urto è uguale a zero), uguale<br />
a uno nel caso di urto completamente elastico (tutta l'energia cinetica viene conservata ed il<br />
masso avrà una velocità dopo l'impatto uguale a quella precedente l'urto, cioè V1=V0) e<br />
compreso fra 0 e 1 nel caso di urto parzialmente elastico (parte dell'energia cinetica viene<br />
conservata e parte dissipata sotto forma di calore; la velocità del masso sara data da V1= E<br />
x V0).<br />
Il valore di E è legato principalmente alla litologia ed alla morfologia del versante. Broili<br />
(1979) propone di assumere indicativamente valori di E compresi fra 0.75 e 0.8 per impatti<br />
su roccia o detrito di grossa pezzatura e tra 0.2 e 0.35 per impatti su materiale terroso.<br />
Altri Autori (Mazzalai, Vuillermin, 1995) propongono invece i seguenti valori indicativi:<br />
4
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Tipo substrato E<br />
apice di conoide detritico 0,05 - 0,10<br />
bosco con sottobosco sviluppato, prato 0,05 - 0,15<br />
copertura detritica con vegetazione folta 0,10 - 0,15<br />
copertura detritica con vegetazione rada 0,20 - 0,30<br />
detrito eluviale di spessore ridotto 0,30 - 0,40<br />
strutture rigide e strade 0,40 - 0,60<br />
roccia affiorante fratturata 0,60 - 0,70<br />
roccia affiorante integra 0,75 - 0,85<br />
Volendo distinguere le compenti normale e tangenziale della velocità del blocco in caduta,<br />
si possono definire i parametri Ey e Ex (coefficienti di restituzione normale e tangenziale)<br />
come segue:<br />
Ey = V1n / V0n [V1n = velocità normale (perpendicolare alla superficie topografica) del<br />
masso dopo l'urto; V0n = velocità normale del masso prima dell'urto];<br />
Ex = V1t / V0t [V1t = velocità tangenziale (parallela alla superficie topografica) del masso<br />
dopo l'urto; V0t = velocità tangenziale del masso prima dell'urto].<br />
Per i valori indicativi di Ey e Ex si presentano qui quelli proposti da Piteau e Clayton (1987)<br />
e da Hoek (1987).<br />
Piteau e Clayton<br />
Tipo substrato Ey Ex<br />
Roccia compatta 0,8 - 0,9 0,65-0,75<br />
Detrito misto a grossi massi 0,5 - 0,8 0,45-0,65<br />
Detrito compatto con piccoli massi 0,4 - 0,5 0,35-0,45<br />
Scarpate ricoperte da vegetazione 0,2 - 0,4 0,2 - 0,3<br />
5
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Hoek<br />
Tipo substrato Ey Ex<br />
Roccia compatta e pulita 0,53 0,99<br />
Strada asfaltata 0,40 0,90<br />
Roccia coperta con grossi massi 0,35 0,85<br />
Conoidi di detrito 0,32 0,82<br />
Conoidi di detrito con vegetazione 0,32 0,80<br />
Suolo soffice 0,30 0,80<br />
b) Angolo d'attrito masso-versante (j )<br />
Nei tratti di pendio in cui il masso si muove rotolando o scivolando, l'energia cinetica viene<br />
dissipata attraverso l'attrito che si sviluppa fra blocco e versante. Quest'attrito viene<br />
introdotto nel calcolo attraverso il parametro angolo d'attrito masso-versante. Nel caso di<br />
un blocco che rotola ϕ generalmente possiede valori compresi fra 20° e 35°, con i valori<br />
inferiori corrispondenti a tratti di pendio in roccia e privi di scabrosità. Nel caso di un<br />
blocco che scivola (per es. nel caso di un masso lastriforme che si muove tenendo a<br />
contatto con il terreno la faccia arealmente più estesa) l'attrito ovviamente è superiore.<br />
Cocco (1991) propone di considerare per la stima dell'angolo d'attrito terra-masso in fase di<br />
rotolamento tre componenti distinte legate rispettivamente alla natura del terreno, alla<br />
copertura vegetale e alle asperità del terreno in relazione alle dimensioni del masso. Ogni<br />
componente fornisce un contributo, dalla cui somma si ottiene l'angolo d'attrito totale.<br />
Questi i valori dei parametri parziali:<br />
Natura del terreno Contributo parziale (°)<br />
Roccia nuda 19,5<br />
Detrito 21,0<br />
Alluvioni 26,5<br />
Morena 26,5<br />
6
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Copertura vegetale Contributo parziale (°)<br />
Terreno nudo 0,0<br />
Prato 3,0<br />
Arbusti 3,5<br />
Frutteto 6,0<br />
Bosco ceduo 4,5<br />
Bosco d'alto fusto 8,5<br />
Asperità del terreno Contributo parziale (°)<br />
Nessuna 0<br />
Piccola 3<br />
Media 7<br />
Elevata 11<br />
c) Frammentazione di un blocco<br />
Massi che presentano al loro interno superfici di debolezza meccanica (per es. giunti di<br />
strato) possono, in seguito ad un impatto violento, dividersi in due o più frammenti che<br />
proseguono il loro movimento verso il piede del versante in maniera indipendente. La<br />
frammentazione avviene più probabilmente in tratti ben delimitati del pendio in seguito, per<br />
esempio, ad impatto con ostacoli rigidi. Nella modellazione del fenomeno, si può operare<br />
inserendo un valore di energia minima d'impatto per il masso oltre la quale si ha la sua<br />
rottura, oppure, sulla base delle osservazioni effettuate in campagna, si può definire la<br />
probabilità, per ogni tratto di versante, che in seguito ad un urto il blocco si frantumi (una<br />
probabilità di frantumazione del 20% in questo caso indicherebbe che il 20% dei massi che<br />
colpiscono quel tratto di pendio si frantumano).<br />
Non può invece essere presa in considerazione la possibilità di frantumazione esplosiva<br />
del blocco roccioso, che si può verificare, in seguito ad impatti particolarmente violenti,<br />
per la propagazione di un'onda d'urto all'interno del masso. Non è ancora stata messa a<br />
punto, infatti, una procedura matematica per la simulazione di questi eventi, caratterizzati<br />
da una velocità dei frammenti molto elevata (30-70 m/s) e da traiettorie di notevole gittata<br />
(50-160 m) (Paronuzzi, 1989).<br />
I parametri qui definiti ed in particolare quelli relativi all'interazione masso-versante<br />
andranno inseriti nel modello procedendo a tentativi, fino ad ottenere simulazioni di<br />
distacchi con traiettorie compatibili con quelle osservate o ricostruite sul terreno.<br />
7
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Equazioni del moto<br />
Trascurando la resistenza dell'aria, le forze che condizionano il moto del masso in<br />
movimento lungo il versante sono la forza di gravità e l'attrito masso-pendio.<br />
Vengono distinti nella simulazione numerica i tratti di versante in cui il moto avviene per<br />
caduta libera da quelli in cui avviene per rotolamento o scivolamento. I calcoli vengono<br />
eseguiti sulla base delle equazioni proposte da Piteau e Clayton (1977) e da Bassato et al.<br />
(1985).<br />
a. Masso in caduta libera e traiettoria da saltellamento<br />
Questo tipo di moto è dominante in pendii con inclinazione superiore ai 45° (Ritchie,<br />
1963).<br />
Il masso inizialmente si muove senza mantenere il contatto con il pendio. La velocità finale<br />
di caduta del masso, cioè quella posseduta immediatamente prima dell'impatto con il<br />
terreno, secondo le equazioni della meccanica, è data da:<br />
con<br />
(2) V = √ 2 x g x d;<br />
g = 9.807 m/s 2 , accelerazione di gravità;<br />
d = distanza percorsa in aria dal masso.<br />
In seguito all'urto con il terreno il blocco viene proiettato in avanti con una velocità data<br />
da:<br />
con<br />
(3) V = √(Vi x senβ) 2 x E + (Vi x cosβ) 2 x (E x 0.3 Log E );<br />
Vi = velocità d'impatto;<br />
β = angolo d'incidenza della traiettoria del masso rispetto<br />
al versante;<br />
E = coefficiente di restituzione dell'energia.<br />
Per quanto riguarda la determinazione dell'angolo di proiezione del blocco nel rimbalzo<br />
dopo l'impatto (angolo θ), l'esperienza dimostra che non è da ritenersi valida l'assunzione,<br />
spesso usata nelle simulazioni numeriche, che sia uguale all'angolo d'incidenza. Nella<br />
simulazione in pratica si può procedere in due modi differenti: si può considerarlo come un<br />
parametro variabile in maniera del tutto casuale o porlo in funzione di altre grandezze, in<br />
particolare del coefficiente di restituzione E. <strong>Le</strong> esperienze condotte da vari Autori<br />
evidenziano per l'angolo θ valori compresi fra l'orizzontale e la superficie topografica<br />
qualunque sia l'angolo d'incidenza (Paronuzzi, 1989). Tali valori possono essere<br />
8
FORMULA GEO VER.2.0<br />
considerati in pratica distribuiti in maniera casuale, in quanto influenzati spesso dalla<br />
presenza di piccole asperità od ostacoli nel terreno. In alternativa spesso viene utilizzata<br />
una correlazione con il coefficiente di restituzione E:<br />
(4) tg θ = E x tg β;<br />
dove β è l'angolo d'incidenza del masso.<br />
Data però l'approssimazione con cui è nota la grandezza E, tale approccio andrebbe<br />
utilizzato solo nell'ambito di una procedura d'analisi di tipo probabilistico (per es. con il<br />
metodo di Montecarlo).<br />
b. Masso in rotolamento o scivolamento<br />
Questo tipo di moto è dominante in pendii con inclinazione inferiore ai 45° (Ritchie,<br />
1963).<br />
Il blocco, nel caso di rotolamento, si muove con un moto di rototraslazione lungo il<br />
pendio, attraverso una serie di piccoli rimbalzi o, nel caso di scivolamento, con un moto di<br />
traslazione pura, mantenendo il contatto con la superficie del pendio lungo una faccia,<br />
generalmente la più estesa arealmente.<br />
La velocità finale del masso al termine del tratto di pendio considerato può essere valutata<br />
attraverso la relazione:<br />
(5) V = √ Vi 2 + (10/7) x g x s x (tg α - tgϕ)<br />
nel caso di moto per rotolamento, o con la formula:<br />
(6) V = √ Vi 2 + 2 x g x s x (sen α - tg ϕ x cosα)<br />
nel caso di moto per scivolamento,<br />
con<br />
Vi = velocità iniziale lungo il tratto di pendio considerato;<br />
s = distanza percorsa dal masso lungo il tratto;<br />
α = inclinazione del pendio;<br />
ϕ = angolo d'attrito terra-masso.<br />
Il passaggio da un moto di rotolamento ad uno di scivolamento, nel caso di un masso<br />
approssimato da un ellissoide triassiale, avviene quando è verificata la relazione:<br />
dove:<br />
(7) E < ΔH x g x m;<br />
ΔH = differenza fra il semiasse maggiore a e quello minore c (a-<br />
9
FORMULA GEO VER.2.0<br />
c);<br />
g = accelerazione di gravità;<br />
m = massa del blocco;<br />
E = E = 0,5 x m x V 2 + 0,5 x I x ω 2 , energia totale posseduta dal<br />
masso;<br />
V = velocità del blocco;<br />
I = momento d'inerzia del blocco, uguale a (2/5)mR per un<br />
masso sferico;<br />
ω = velocità angolare del blocco (velocità di rotazione del<br />
masso).<br />
Nel caso di un blocco sferico ΔH =0, per cui il moto avverrà in pratica solo per<br />
rotolamento.<br />
Analisi con metodi probabilistici - Metodo di Montecarlo.<br />
L'incertezza insita nella scelta delle grandezze da introdurre nella simulazione di caduta<br />
massi, ed in particolare nei parametri E (coef.di restituzione), ϕ (angolo d'attrito massoversante),<br />
e V (volume del masso in caduta). consiglia un approccio di tipo probabilstico al<br />
problema.<br />
Il metodo probabilistico generalmente utilizzato è quello di Montecarlo.<br />
Il metodo di Montecarlo si basa sulla generazione di numeri casuali, scelti in determinati<br />
intervalli, che godano nel complesso di proprietà statistiche. Fra le varie applicazioni<br />
possibili di tali metodi, vi è quella detta 'del campionamento' che consiste nel dedurre<br />
proprietà generali di un insieme grande, studiandone solo un sottoinsieme casuale,<br />
giudicato rappresentativo dell'insieme stesso. E' evidente che maggiori saranno le<br />
dimensioni del campione random, più rappresentative potranno essere considerate le<br />
proprietà dedotte.<br />
Nel caso di applicazione del metodo alla simulazione di caduta massi, la procedura da<br />
seguire è la seguente:<br />
• si genera la distribuzione delle variabili aleatorie E (coef. di restituzione), ϕ e V<br />
misurate in situ o stimate, supponendo che sia di tipo gaussiano ( cioè rappresentate da<br />
una curva a campana, con il valore centrale corrispondente al valore medio);<br />
• attraverso un generatore di numeri casuali, si crea una serie, estesa quanto si vuole, di<br />
valori numerici compresi fra 0 e 1;<br />
• si associa ad ogni valore numerico casuale della serie un valore di E, ϕ e V, rispettando<br />
la curva di distribuzione delle probabilità di queste grandezze (facendo cioè in modo<br />
che la frequenza con cui un certo parametro viene chiamato nel calcolo sia uguale alla<br />
sua probabilità ricavata dalla curva gaussiana di probabilità del parametro stesso); in<br />
questo modo si trasforma la serie di numeri casuali generati nel punto precedente in una<br />
serie di coppie di valori di E, ϕ e V;<br />
• si esegue la simulazione per ogni terna di valori E, ϕ e V.<br />
10
FORMULA GEO VER.2.0<br />
L'andamento delle traiettorie di caduta collegata ad ogni terna di E, ϕ e V consente di<br />
valutare l'influenza della dispersione dei valori di questi parametri sui percorsi di caduta.<br />
Normalmente per ottenere distribuzioni stabili delle traiettorie sono necessarie alcune<br />
centinaia di verifiche.<br />
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FORMULA GEO VER.2.0<br />
Dimensionamento delle opere di difesa<br />
Valutata attraverso la simulazione numerica la distribuzione delle traiettorie dei massi in<br />
caduta lungo il pendio, può essere effettuato un primo dimensionamento delle opere di<br />
difesa. Queste opere devono essere in grado di intercettare i blocchi rocciosi in caduta e di<br />
resistere alle sollecitazioni prodotte dagli impatti.<br />
Vanno effettuate quindi due tipi di verifiche:<br />
1. Verifica al superamento per proiezione<br />
Si ripete la simulazione numerica della caduta massi, facendo variare la posizione e<br />
l'altezza delle opere di difesa. Si valuta quindi di volta in volta come varia la distribuzione<br />
degli arrivi dei massi a valle e la possibilità, attraverso l'esame delle traiettorie, che i<br />
blocchi scavalchino le singole opere.<br />
Alla fine andrà ovviamente adottata quella combinazione di opere che permettano di<br />
raggiungere la massima efficienza nell'intercettazione dei massi.<br />
2. Verifica al superamento per sfondamento<br />
L’opera di difesa deve essere in grado di resistere all'impatto e di dissipare<br />
l'energia cinetica posseduta dal masso, data da:<br />
con<br />
(8) Ec = (1/2) x m x V 2 + (1/2) x I x w 2 ;<br />
m = peso del masso;<br />
g = accelerazione di gravità;<br />
V = velocità di traslazione del baricentro del masso;<br />
I = momento d'inerzia del blocco;<br />
w = velocità angolare del blocco.<br />
Dalla (8) si nota che l'energia cinetica totale posseduta dal masso è data dalla somma di<br />
una componente dovuta al moto di traslazione del baricentro del blocco ( 0,5 x m x V 2 )<br />
ed una legata al moto di rotazione del masso intorno al baricentro stesso ( 0,5 x I x w 2 ).<br />
Normalmente la seconda componente viene trascurata per la difficoltà di stimare il valore<br />
della velocità angolare.<br />
Vengono qui prese in considerazione tre tipi di opere di difesa: le barriere paramassi<br />
rigide elastiche ed i terrapieni paramassi. Vengono invece trascurate tutte le opere di<br />
12
FORMULA GEO VER.2.0<br />
difesa attiva (reti addossate, ecc...), che non necessitano di simulazioni numeriche delle<br />
traiettorie di caduta.<br />
Barriere paramassi rigide ed elastiche<br />
Si tratta di reti in fune d'acciaio sostenute da puntoni ancorati nel terreno, poste in opera in<br />
un numero dispari di campate. L'energia dell' impatto viene<br />
dissipata dalla deformazione delle funi della rete ed eventualmente, nel caso delle<br />
paramassi flessibili, anche dai dissipatori di energia.<br />
Vengono generalmente fatte due ipotesi sulle condizioni d'impatto.<br />
1) L'urto viene assorbito dalla rete.<br />
Nella maggioranza dei casi il masso colpisce la rete, che dissipa l'energia cinetica<br />
dell'impatto trasformandola in calore attraverso la deformazione delle funi d'acciaio. La<br />
quantità di energia dissipata è calcolabile attraverso la relazione:<br />
(9) Ed(kgcm) = [ (1/2) x M x Af x Al 2 / L ] x Nf;<br />
con<br />
M = modulo elastico delle funi, generalmente intorno ai 220.000<br />
kg/cmq;<br />
Af(cmq) = π x Df 2 , area trasversale delle funi<br />
Df(cm) = diametro delle funi;<br />
Al(cm) = (ap/100) x L, allungamento massimo delle funi;<br />
ap = allungamento percentuale della fune, di solito l'8%;<br />
L(cm) = lunghezza totale della singola fune;<br />
Nf = numero di funi coinvolte nell'impatto.<br />
Per la stima di quest'ultimo parametro occorre tener presente l'interasse delle funi e<br />
confrontarlo con le dimensioni del masso atteso.<br />
Nelle barriere elastiche, nel caso in cui l'energia dissipabile dalla rete sia minore di quella<br />
prevista per l'impatto più violento (Ed
FORMULA GEO VER.2.0<br />
con<br />
Ecmax - Ed = frazione di energia cinetica non dissipata dalla deformazione della<br />
rete;<br />
Lc = lunghezza del cappio, generalmente 90 cm;<br />
Nf = numero di dissipatori che entrano in funzione.<br />
La pressione di serraggio dei blocchetti di frizione è data invece da:<br />
con<br />
(11) Ps(kg/cmq) = Ef / (Ca x Sc);<br />
Ca(cm) = coefficiente d'attrito acciaio-acciaio, generalmente uguale a 0.2;<br />
Sc(cmq) = [(2/3)x(π x Df)-(0.2 x 0.2)]x l, superficie di contatto funeblocchetto;<br />
Df(cm) = diametro della fune;<br />
l(cm) = lunghezza del contatto fune-blocchetto.<br />
2) L'urto viene assorbito dai puntoni.<br />
Nella previsione di un'impatto con uno dei puntoni d'acciaio che sostengono le reti, occorre<br />
verificare la quantità di energia dissipabile nell'urto e la necessità di eventuali ancoraggi.<br />
L'energia cinetica dissipata è data da:<br />
(12) Edp(kgcm) = (1/2) x F 2 x [ H 3 /(3 x Ma x Ja)];<br />
con<br />
F(kg) = Mra x Sa/ H , massima forza assorbita dal puntone in fase<br />
elastica;<br />
Mra(cm 3 ) = modulo di resistenza dell'acciaio;<br />
Sa(kg/cmq) = resistenza a trazione dell'acciaio;<br />
H(cm) = altezza fuori terra del puntone;<br />
Ma(kg/cmq) = modulo elastico dell'acciaio;<br />
Ja(cm 4 ) = momento d'inerzia dell'acciaio.<br />
La corrispondente massima deformazione elastica dell'acciaio è data da:<br />
(13) Dmax(cm) = F x [H 3 /(3 x Ma x Ja)];<br />
l'energia dissipata dalla deformazione elastica del puntone è sempre molto modesta, se<br />
confrontata con le energie massime degli impatti. Spesso, nelle barriere elastiche, si<br />
ancorano i puntoni in testa, per permettere l'assorbimento dell'energia eccedente.<br />
14
FORMULA GEO VER.2.0<br />
Supponendo che la deformazione dei puntoni rimanga in fase elastica, l'energia cinetica<br />
assorbita dagli ancoraggi sarà data da:<br />
(14) Eda(kgcm) = [(1/2) x Mf x Af x Def 2 /H] x Nf;<br />
con<br />
Mf(kg/cmq) = modulo elastico della fune;<br />
Af(cmq) = πx (Df/2) 2 , area trasversale della fune<br />
Def(cm) = Dmax/cos 2 (τ), allungamento della fune relativa alla massima<br />
deformazione elastica del puntone;<br />
τ = angolo fra ancoraggio e puntone;<br />
Nf = numero degli ancoraggi sollecitati.<br />
Se si prende in considerazione però la massima deformazione che può essere assorbita<br />
dalle funi si ottiene:<br />
(15) Eda(kgcm) = [(1/2) x Mf x Af x Defmax 2 /H] x Nf;<br />
con<br />
Defmax(cm) = (Almax /100) x Lc, allungamento massimo sopportabile dalla<br />
fune d'acciaio;<br />
Almax = allungamento percentuale massimo della fune;<br />
Lc(cm) = lunghezza totale della fune.<br />
Terrapieni paramassi<br />
Si tratta di una struttura in terra a geometria trapezia, a volte sostenuta da un muro o da una<br />
gabbionata a monte, completata spesso dalla presenza di un fossato (rocktrap) rivestito da<br />
materiale a basso coefficiente di restituzione elastico (per es. ghiaia).<br />
Per il dimensionamento dell'opera vanno effettuate le comuni valutazioni previste per i<br />
manufatti di materiali sciolti e cioè il calcolo della capacità portante limite e d'esercizio del<br />
terreno di fondazione, i cedimenti prevedibili<br />
dello stesso e il calcolo della stabilità dei due lati, a monte e a valle, del terrapieno.<br />
Per la posa in opera si deve, secondo la comune procedura, stendere il materiale in strati di<br />
limitato spessore e provvedere di volta in volta al loro costipamento.<br />
Il manufatto inoltre agisce come sovraccarico sul pendio, alterando la distribuzione<br />
generale degli sforzi nel terreno. E' quindi necessario verificare l'influenza del terrapieno<br />
sulla stabilità globale del versante attraverso i comuni procedimenti di analisi<br />
dell'equilibrio limite (metodi di Bishop semplificato, di Janbu semplificato, ecc...).<br />
15
FORMULA GEO VER.2.0<br />
A differenza delle barriere paramassi elastiche, un terrapieno dissipa l'energia cinetica<br />
d'impatto del masso attraverso il lavoro che il masso stesso deve compiere per penetrare<br />
nella struttura in terra. Va quindi calcolata la profondità di penetrazione del blocco<br />
roccioso e verificata che sia inferiore allo spessore dell'opera. In caso contrario il<br />
manufatto va considerato sottodimensionato.<br />
La profondità di penetrazione può essere valutata con la relazione di Kar (1978), nel caso<br />
d'impatto diretto con il materiale terroso:<br />
(16)Zf=[27183/ √(s)] x Nf x (E/ Ea) 1.25 x [P / (d 2.31 )] x (V/1000) 1.25<br />
con<br />
s = resistenza alla compressione semplice del terreno (kN/mq);<br />
Nf = fattore di forma del masso(1 per corpi appuntiti, 0.72 per corpi piatti);<br />
E = modulo di elasticità del blocco roccioso (kN/mq);<br />
Ea = modulo di elasticità medio dell'acciaio (circa 206.850x 10 3 ) (kN/mq);<br />
P = peso del masso (kg);<br />
d = diametro impronta impatto (m);<br />
V = velocità d’impatto (m/s).<br />
La profondità di penetrazione è quindi data da:<br />
(17) z(cm) = sqr(Zf) x 2 x d, se z/d 2<br />
Nella pratica, vista la doppia soluzione possibile [(17) e (18)], andrà preso in<br />
considerazione il valore maggiore, e si dovrà verificare che la rispettiva condizione z/d sia<br />
rispettata. In caso contrario si assumerà come risultato valido l'altro valore calcolato.<br />
Nel caso il terrapieno sia sostenuto a monte da un muro o da una gabbionata la (16) va<br />
riscritta nel seguente modo:<br />
(19)Zf=[120328/√(s)] x Nf x (E/ Ea) 1.25 x [P / (d 2.8 )] x (V/1000) 1.8<br />
Se dal calcolo della (19) risultasse che il masso penetra per una profondità superiore allo<br />
spessore del muro o della gabbionata, occorrerà valutare la velocità residua del blocco<br />
come segue:<br />
con<br />
(20) Vr = (V 1.25 - Vm 1.25 );<br />
V = velocità d'impatto del masso;<br />
Vm = velocità minima necessaria per attraversare il muro o la gabbionata,<br />
valutabile ponendo il valore dello spessore del muro al posto del<br />
parametro z nella (17) o nella (18) (a seconda del rapporto z/d<br />
16
FORMULA GEO VER.2.0<br />
risultante), determinando quindi Zf e risolvendo la (19) rispetto a V.<br />
La penetrazione del masso dotato di una velocità residua Vr nel terreno costituente il<br />
terrapieno potrà essere quindi calcolata con la (16).<br />
Nota la profondità di penetrazione del masso, può essere eseguita una stima<br />
della forza impulsiva generata dall'impatto.<br />
Nell'ipotesi di comportamento elasto-plastico del terreno costituente il terrapieno e di un<br />
carico dinamico variabile nel tempo, la forza impulsiva massima generata dal masso può<br />
essere calcolata con la relazione di Mc Carty e Carden (1962):<br />
con<br />
(21) Fmax(kgf) = K x m x V / T;<br />
K = costante posta uguale generalmente a 2.022;<br />
m (kgf) = P/g, massa del blocco roccioso;<br />
P(kg) = peso del masso;<br />
g = accelerazione di gravità(9.807 m/s 2 );<br />
V(m / s) = velocità d'impatto del masso;<br />
T (s) = durata dell'impatto;<br />
Problematica è la determinazione del parametro T, per il quale Kar (1979) e<br />
Knight (1980) propongono la seguente relazione:<br />
con<br />
(22) T(s) = 3.335 x z / V;<br />
z(m) = profondità di penetrazione del masso;<br />
V(m / s) = velocità d'impatto del masso.<br />
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