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PROVE PENETROMETRICHE DINAMICHE S.P.T O S.C.P.T Le ...

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FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />

<strong>PROVE</strong> <strong>PENETROMETRICHE</strong> <strong>DINAMICHE</strong> S.P.T O S.C.P.T<br />

<strong>Le</strong> prove dinamiche continue sono state ideate per lo studio dei<br />

terreni incoerenti, i dati elaborati per gli strati coesivi quindi, sono da<br />

considerarsi utili solo per un primo inquadramento del problema.<br />

Correlazione con SPT.<br />

Poiché le correlazioni empiriche esistenti in letteratura tra i risultati di<br />

una prova penetrometrica dinamica ed i principali parametri<br />

geotecnici del terreno fanno riferimento essenzialmente alle prove<br />

SPT, occorrerebbe in teoria applicare una correzione ai risultati delle<br />

prove SCPT, per tenere conto delle diverse modalità esecutive.<br />

Ciò può essere fatto secondo due criteri differenti:<br />

• correzione sulla base delle differenti modalità esecutive:<br />

penetrometri con caratteristiche differenti rispetto all’ SPT (peso<br />

del maglio, volata, area della punta, ecc.) comportano energie di<br />

infissione ovviamente differenti; per rapportare il numero di colpi<br />

dell’ SPT con quelli del dinamico continuo diversi Autori<br />

propongono l'applicazione del seguente fattore correttivo:<br />

Cf<br />

M1 ⋅ H1⋅ P11⋅ Ap1<br />

=<br />

M2 ⋅ H2 ⋅ P12 ⋅ Ap2<br />

dove:<br />

M2 = peso del maglio SPT (63.5 kg);<br />

H2 = volata del maglio SPT (75 cm);<br />

Pl2 = passo di lettura SPT (15 cm);<br />

Ap2 = area della punta SPT (20.4 cmq);<br />

M1 = peso del maglio del dinamico continuo;<br />

H1 = volata del maglio del dinamico continuo;<br />

Pl1 = passo di lettura del dinamico continuo;<br />

Ap1 = area della punta del dinamico continuo.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Il numero di colpi da utilizzare nel calcolo dei parametri geotecnici<br />

sarà dato da:<br />

Nspt = CfNscpt<br />

• correzione sulla base delle litologie incontrate: si è dimostrato,<br />

nelle correlazioni SPT-SCPT, che generalmente il rapporto fra il<br />

numero dei colpi misurato con i due strumenti (Nspt/Nscpt) tende<br />

a 1 per granulometrie grossolane, mentre tende a crescere per<br />

granulometrie più fini; si suggeriscono le seguenti correlazioni<br />

proposte in letteratura:<br />

Correlazione Litologia<br />

NSPT = 1 x NSCPT Ghiaie e ghiaie sabbiose<br />

NSPT = 1.25 x NSCPT Sabbie e ghiaie con fine plastico<br />

NSPT = 1.5 x NSCPT Sabbie con molto fine<br />

NSPT = 2 x NSCPT Limi<br />

NSPT = 2.5 x NSCPT Argille limose/sabbiose<br />

NSPT = 3 x NSCPT Argille<br />

In ogni caso si tratta di correlazioni empiriche che vanno utilizzate<br />

con cautela. In particolare, per quanto riguarda la correzione in<br />

funzione della litologia, questa andrà calibrata sulla base delle<br />

caratteristiche litologiche locali.<br />

Poiché esistono molti tipi di penetrometri dinamici con diverse<br />

caratteristiche, per poter utilizzare i metodi di interpretazione calibrati<br />

per la SPT è necessario apportare delle correzioni ai risultati ottenuti.<br />

Muromachi e Kobayashi (1981) hanno presentato una correlazione<br />

fra N30 (colpi per 30 cm di penetrazione) ed Nspt. Il penetrometro<br />

usato è l’RTRI-HEAVY, giapponese, con maglio di 63,5 Kg, caduta<br />

75 cm, dpunta = 5,08 cm, il quale è simile al pemetrometro italiano tipo<br />

EMILIA-DPSH. I due autori trovano che i dati, rilevati in materiali<br />

compresi in un’ampia gamma granulometrica e senza tenere conto


FORMULA GEO VER.2.0<br />

dell’attrito laterale lungo la batteria delle aste, consentono la<br />

seguente relazione :<br />

N<br />

30<br />

Nspt<br />

= 115 .<br />

Tenendo invece conto dell’influenza dell’attrito laterale la relazione<br />

diventa :<br />

N<br />

30<br />

Nspt<br />

= 1 ,<br />

i risultati quindi in questo caso possono essere utilizzati senza alcuna<br />

correzione.<br />

Da alcune indagini italiane la relazione tra N30 e Nspt diventa :<br />

N<br />

30<br />

Nspt<br />

= 057 . ,<br />

<strong>Le</strong> prove sono state condotte da Tissoni (1987) in ghiaie sabbiosolimose<br />

con il penetrometro superpesante Meardi-AGI e dallo Studio<br />

Geotecnico Italiano con lo stesso penetrometro in depositi sabbioso<br />

limosi, talvolta con ghiaia fine.<br />

Uno studio indiano presenta i risultati di prove penetrometriche<br />

eseguite con penetrometro superpesante (maglio di 63,5 Kg, caduta<br />

76 cm, dpunta 63,5 cm), in terreni costituiti prevalentemente da<br />

sabbie, sabbie fini con limo e depositi sabbioso-limoso-argillosi con<br />

ghiaia.<br />

La relazione tra N30 e Nspt diventa :<br />

1.5>N30/Nspt>0.8<br />

la quale, tenendo conto del maggior diametro di punta rispetto alla<br />

misura standard (63,5 cm invece di 50,5 cm) assume la seguente<br />

forma:


FORMULA GEO VER.2.0<br />

0.95>N30/Nspt>0.5,<br />

vicina alle esperienze italiane.<br />

Per quanto riguarda il penetrometro medio leggero tipo EMILIA la<br />

relazione tra N10 (numero di colpi per 10 cm di affondamento) e Nspt<br />

è la seguente :<br />

0.7Nspt≥N10≥1.2Nspt<br />

Conoscendo la natura del terreno e N10 si può ricavare Nspt dalla<br />

seguente tabella (Vannelli e Benassi, 1983):<br />

Terreni prevalentemente coesivi Terreni prevalentemente granulari<br />

N10/Nspt≥0.7-0.8<br />

N10/Nspt≥0.8-1.0<br />

per<br />

per<br />

8≤N10≤14<br />

14≤N10≤18<br />

Determinazione della litologia.<br />

N10/Nspt≥0.95-1.0<br />

N10/Nspt≥1.0-1.2<br />

per<br />

per<br />

8≤N10≤15<br />

15≤N10≤30<br />

Non esiste attualmente in letteratura una correlazione fra il numero di<br />

colpi misurato con il penetrometro dinamico e la litologia degli strati<br />

attraversati. Una correlazione può essere effettuata assimilando la<br />

procedura d'infissione delle aste e del rivestimento nella prova SCPT<br />

a quella di pali battuti di piccolo diametro. Per tali tipologie di palo<br />

esistono in letteratura delle indicazioni dei valori di resistenza laterale<br />

all’ infissione in funzione delle diverse litologie. Sulla base di questi<br />

dati e di un'ampia casistica relativa all'esecuzione di prove SCPT in<br />

litologie differenti, vengono proposte le seguenti correlazioni in<br />

funzione del rapporto n.colpi della punta / n.colpi del rivestimento:


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Rapporto<br />

Npunta/Nrivestimento<br />

Litologia<br />

< 0,25 Argilla<br />

0,25 - 0,40 Argilla con limo o sabbia<br />

0,40 - 0,70 Limo<br />

0,70 - 2,25 Sabbia con limo o limosa<br />

2,25 – 4 Sabbia o ghiaia con matrice plastica<br />

> 4 Ghiaia o ghiaia + sabbia<br />

Stima dei parametri geotecnici.<br />

Parametri degli strati incoerenti<br />

I parametri geotecnici calcolabili per terreni incoerenti (componente<br />

sabbiosa o ghiaiosa dominante) attraverso le correlazioni dirette con<br />

i valori di Nspt sono i seguenti:<br />

• angolo di resistenza al taglio ϕ;<br />

• densità relativa Dr;<br />

• modulo di deformazione ( o di Young) E50;<br />

• modulo edometrico M0;<br />

• modulo dinamico di taglio G0.<br />

Angolo di resistenza al taglio ϕ.<br />

L'angolo di resistenza al taglio del materiale indagato può essere<br />

valutato attraverso due categorie di metodi: i metodi di correlazione<br />

diretta Nspt-ϕ e i metodi di correlazione indiretta. Tra i metodi di<br />

correlazione diretta Nspt-ϕ vanno considerati, in generale, più<br />

attendibili quelli che esprimono ϕ anche in funzione della pressione<br />

efficace ϕ agente sullo strato.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Metodi di correlazione diretta<br />

a) Road Bridge Specification<br />

Il metodo è valido per sabbie fini o limose e trova le sue condizioni<br />

ottimali di applicabilità per profondità di prova superiori a 8 - 10 m<br />

per terreni sopra falda e superiori a 15 m per terreni in falda (σ > 15-<br />

20 t/mq).<br />

Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />

ϕ = 15Nspt + 15<br />

dove Nspt è il numero di colpi medio misurato nello strato.<br />

b) Japanese National Railway<br />

Il metodo è valido per sabbie medie - grosse fino a sabbie ghiaiose<br />

e trova le sue condizioni ottimali di applicabilità per profondità<br />

superiori a 8 - 10 m nel caso di terreni sopra falda e di 15 m per<br />

terreni immersi in falda (σ> 15-20 t/mq).<br />

Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />

ϕ = 0, 3Nspt + 27<br />

dove Nspt è il numero di colpi medio misurato nello strato.<br />

c) De Mello<br />

Il metodo di De Mello è valido per le sabbie in genere e per<br />

qualunque profondità (tranne che per i primi 2 m sotto il p.c.). E' da<br />

considerarsi inattendibile però per valori di ϕ superiori a 38°.<br />

Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />

ϕ = 19 − 0,<br />

38σ<br />

+ 8,<br />

73Log(<br />

Nspt<br />

)<br />

dove σ è la pressione litostatica efficace a metà strato in kg/cmq e<br />

Nspt il numero di colpi medio misurato nello strato.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

d) Owasaki & Iwasaki<br />

Il metodo è valido per sabbie da medie a grossolane fino a<br />

debolmente ghiaiose. Anche questo metodo trova le sue<br />

condizioni ottimali di applicabilità per profondità di prova superiori<br />

a 8 - 10 m per terreni sopra falda e superiori a 15 m per terreni in<br />

falda (σ>15-20 t/mq).<br />

Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />

ϕ = 20Nspt + 15<br />

dove Nspt è il numero di colpi medio misurato nello strato.<br />

e) Sowers<br />

Il metodo di Sowers (1961) è valido per le sabbie in genere e trova<br />

le sue condizioni ottimali di applicabilità per profondità di prova<br />

inferiori a circa 4 m per terreni sopra falda e inferiori a circa 7 m<br />

per terreni in falda (σ > 5-8 t/mq).<br />

La relazione è la seguente:<br />

f) Malcev<br />

ϕ = 28 + 0,<br />

28Nspt<br />

Il metodo di Malcev (1964) è invece valido per le sabbie in genere e<br />

per qualunque profondità (tranne che per i primi 2 m sotto il p.c.). E'<br />

da considerarsi inattendibile per valori di ϕ superiori a 38°.<br />

( ) 3,<br />

Log(<br />

N )<br />

ϕ = 20 −5Log<br />

σ + 73<br />

dove σ è la pressione litostatica efficace a metà strato in kg/cmq e<br />

Nspt il numero di colpi medio misurato nello strato.<br />

spt


FORMULA GEO VER.2.0<br />

g) Peck-Hanson & Thornburn<br />

Il metodo di Peck - Hanson & Thornburn è valido per le sabbie in<br />

genere e trova le sue condizioni ottimali di applicabilità per<br />

profondità di prova inferiori a circa 5 m per terreni sopra falda e<br />

inferiori a circa 8 m per terreni in falda (pressione efficace inferiore<br />

a 8-10 t/mq).<br />

h) Meyerhof<br />

ϕ =<br />

27 , 2 +<br />

0,<br />

28N<br />

spt<br />

Il metodo di Meyerhof (1965) che correla ϕ con Nspt medio dello<br />

strato in funzione della sua granulometria, è valido per le sabbie in<br />

genere e trova le sue condizioni ottimali di applicabilità per<br />

profondità inferiori a 5 m (relazione 1) e 3 m (relazione 2) nel caso di<br />

terreni sopra falda e inferiori a 8 m (relazione 1) e 5 m (relazione 2)<br />

per terreni sotto falda (pressione efficace inferiore a 5-8 t/mq).<br />

2<br />

(rel.1) ϕ = 29, 47 + 0,<br />

46N<br />

− 0,<br />

004N<br />

spt (< 5% di limo)<br />

spt<br />

2<br />

(rel.2) ϕ = 23, 7 + 0,<br />

57N<br />

− 0,<br />

006N<br />

spt (>5% di limo)<br />

Metodi di correlazione indiretta<br />

a) Schmertmann<br />

spt<br />

Questo metodo correla ϕ con la densità relativa dello strato in<br />

funzione della sua composizione granulometrica.<br />

Il metodo è valido per sabbie e ghiaie in genere. Facendo<br />

riferimento ad un altro parametro , affetto generalmente da errore<br />

non trascurabile, i valori di ϕ vengono ad essere quasi sempre<br />

sovrastimati.<br />

ϕ = 28 + 0,<br />

14Dr<br />

Sabbia fine<br />

ϕ = 31 , 5 + 0,<br />

115Dr<br />

Sabbia media<br />

ϕ = 34 , 5 + 0,<br />

10Dr<br />

Sabbia grossa<br />

ϕ = 38+ 0,<br />

08Dr<br />

Ghiaia


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Densità relativa.<br />

La densità relativa viene valutata attraverso correlazioni applicabili<br />

solo nel caso di terreni prevalentemente sabbiosi .<br />

In presenza di depositi ghiaiosi si ottengono valori eccessivamente<br />

elevati e quindi a sfavore della sicurezza: in questo caso si<br />

consiglia di adottare il valore più basso fra quelli calcolati con metodi<br />

differenti.<br />

a) Gibbs & Holtz<br />

Il metodo di Gibbs & Holtz (1957) è valido per le sabbie da fini a<br />

grossolane pulite, per qualunque valore di pressione efficace, in<br />

depositi normalmente consolidati. Nel caso di depositi ghiaiosi il<br />

valore di Dr(%) viene sovrastimato, nel caso di depositi limosi viene<br />

sottostimato.<br />

Dr(%)<br />

= 21<br />

Nspt<br />

σ + 0,<br />

7<br />

dove σ è la pressione litostatica efficace a metà strato in kg/cmq e<br />

Nspt il numero di colpi medio misurato nello strato.<br />

Il metodo fornisce generalmente valori in eccesso rispetto agli altri,<br />

nei primi metri di approfondimento della prova.<br />

b) Schultze & Mezembach<br />

Il metodo di Schultze & Mezembach (1961) è valido per le sabbie da<br />

fini a ghiaiose, per qualunque valore di pressione efficace, in depositi<br />

normalmente consolidati. Nel caso di depositi ghiaiosi il valore di<br />

Dr(%) viene sovrastimato, nei depositi limosi viene sottostimato.<br />

( Dr%<br />

) = 0,<br />

478ln<br />

( N ) − 0,<br />

262ln<br />

( σ)<br />

2,<br />

84<br />

ln +<br />

spt


FORMULA GEO VER.2.0<br />

c) Skempton<br />

Il metodo è valido per le sabbie da fini a grossolane, per qualunque<br />

valore di pressione efficace, in depositi normalmente consolidati.<br />

Nel caso di depositi ghiaiosi il valore di Dr(%) viene sovrastimato,<br />

nei depositi limosi viene sottostimato.<br />

Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />

Dr(%)<br />

= 100<br />

⎛<br />

⎞<br />

⎜<br />

98<br />

N ⎟<br />

s pt<br />

⎜ σ ⎟<br />

⎜ 32 + 0.<br />

288σ<br />

⎟<br />

⎜<br />

⎟<br />

⎝<br />

⎠<br />

dove:<br />

σ = pressione efficace in kPa;<br />

Nspt = numero di colpi medio nello strato.<br />

Modulo di deformazione (modulo di Young).<br />

a) Schmertmann<br />

Il metodo è valido per le sabbie in genere. La relazione non<br />

considera l'influenza della pressione efficace, che porta a parità di<br />

Nspt ad una diminuzione di E con la profondità.<br />

Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />

E( kg/<br />

cmq)<br />

= 2BNspt<br />

dove Nspt è il numero di colpi medio nello strato e B è una costante<br />

variabile in funzione della litologia:<br />

B Litologia<br />

4 sabbia fine<br />

6 sabbia media<br />

10 sabbia grossolana


FORMULA GEO VER.2.0<br />

b) Terzaghi<br />

Il metodo è valido per sabbia + ghiaia e sabbia pulita. La relazione<br />

non considera l'influenza della pressione efficace, che porta a<br />

parità di Nspt ad una diminuzione di E con la profondità.<br />

Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />

E ( MPa) = B Nspt<br />

dove Nspt è il numero di colpi medio nello strato mentre B è una<br />

costante pari a 7 Mpa. La relazione va considerata inattendibile per<br />

Nspt molto bassi o molto alti Nel primo caso E risulta<br />

eccessivamente elevato, nel secondo caso eccessivamente basso.<br />

c) D’Appolonia et Alii.<br />

Il metodo di D’Appolonia è valido per sabbia+ghiaia e sabbie<br />

sovraconsolidate. Il metodo non considera l'influenza della pressione<br />

efficace, che porta a parità di Nspt ad una diminuzione di E con la<br />

profondità.<br />

E ( kg / cmq)<br />

= 7,<br />

71Nspt<br />

+ 191 (Ghiaia + sabbia)<br />

E ( kg / cmq)<br />

= 10,<br />

63N<br />

spt + 375 (Sabbia SC)<br />

d) Schultze e Menzebach.<br />

Il metodo di Schultze e Menzebach è valido per sabbia sotto falda. Il<br />

metodo non considera l'influenza della pressione efficace, che porta<br />

a parità di Nspt ad una diminuzione di E con la profondità.<br />

E(<br />

kg/<br />

cmq)<br />

= 5,<br />

27N<br />

spt + 76


FORMULA GEO VER.2.0<br />

e) Webb.<br />

Il metodo di Webb è valido per sabbia sotto falda o sabbia con fine<br />

plastico. Il metodo non considera l'influenza della pressione efficace,<br />

che porta a parità di Nspt ad una diminuzione di E con la profondità.<br />

E ( kg / cmq)<br />

= 4,<br />

87Nspt<br />

+ 73 (Sabbia satura)<br />

E ( kg / cmq)<br />

= 3,<br />

22N<br />

spt + 16 (Sabbia con fine plastico)<br />

Modulo edometrico.<br />

a) Farrent.<br />

Il metodo di Farrent è valido per le sabbie in genere. Il metodo non<br />

considera l'influenza della pressione efficace, che porta a parità di<br />

Nspt ad una diminuzione di M con la profondità.<br />

b) Menzebach e Malcev.<br />

M ( kg / cmq)<br />

= 7,<br />

1N<br />

Il metodo di Menzebach e malcev è valido per le sabbie in genere. Il<br />

metodo non considera l'influenza della pressione efficace, che porta<br />

a parità di Nspt ad una diminuzione di M con la profondità.<br />

M ( kg / cmq)<br />

= 3,<br />

54Nspt<br />

+ 38 (Sabbia fine)<br />

M ( kg/<br />

cmq)<br />

= 4,<br />

46N<br />

spt + 38 (Sabbia media)<br />

M ( kg/<br />

cmq)<br />

= 10,<br />

46N<br />

spt + 38 (Sabbia + ghiaia)<br />

M ( kg / cmq)<br />

= 11,<br />

84Nspt<br />

+ 38 (Sabbia ghiaiosa)<br />

spt


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Modulo di deformazione di taglio.<br />

a) Ohsaki & Iwasaki<br />

Il metodo di Ohsaki & Iwasaki, valido per le sabbie pulite o con fine<br />

plastico (limo o argilla), si basa sulla seguente relazione:<br />

G t mq aNspt b<br />

0 ( / ) =<br />

dove Nspt è il numero di colpi medio nello strato mentre a e b sono<br />

costanti dipendenti dalla granulometria del deposito secondo il<br />

seguente schema:<br />

Parametri degli strati coesivi.<br />

a b Granulometria<br />

650 0.94 Sabbie pulite<br />

1182 0.76 Sabbie con fine plastico<br />

I parametri geotecnici calcolabili per terreni coesivi (componente<br />

limosa o argillosa dominante) attraverso le correlazioni dirette con i<br />

valori di Nspt sono i seguenti:<br />

• coesione non drenata Cu;<br />

• modulo edometrico Ed;<br />

• rapporto di sovraconsolidazione OCR;<br />

• modulo dinamico di taglio G0.<br />

Coesione non drenata.<br />

La prova penetrometrica non fornisce, in generale, valori attendibili<br />

per i terreni coesivi. Ci si può orientare nella scelta dei valori di Cu<br />

proposti di seguito considerando che:


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• nessuna correlazione tiene conto delle pressioni efficaci e del<br />

grado di sovraconsolidazione ( OCR );<br />

• i metodi si applicano ad argille non sensitive e portano ad una<br />

sotto stima di Cu, nel caso di materiali con elevato indice di<br />

sensibilità ;<br />

• vista la non trascurabile dispersione dei dati, i metodi vanno<br />

applicati con prudenza e solo per stime di primo riferimento.<br />

a) Terzaghi & Peck<br />

Il metodo è valido per argille di media plasticità e si basa sulla<br />

seguente relazione:<br />

c ( kg / cmq)<br />

= 0,<br />

067N<br />

b) DM-7 (Design Manual for Soil Mechanichs)<br />

u<br />

Il metodo è valido per le argille in genere e si basa sulle seguenti<br />

relazioni:<br />

c) Sanglerat<br />

c ( kg / cmq)<br />

= 0,<br />

038N<br />

(argille a bassa plasticità)<br />

u<br />

u<br />

spt<br />

c ( kg / cmq)<br />

= 0,<br />

074N<br />

(argille a media plasticità)<br />

u<br />

spt<br />

c ( kg/<br />

cmq)<br />

= 0,<br />

125N<br />

(argille ad alta plasticità)<br />

spt<br />

Il metodo è valido per argille di media e bassa plasticità e si basa<br />

sulle seguenti relazioni:<br />

c ( kg/<br />

cmq)<br />

= 0,<br />

125N<br />

(argille a media plasticità)<br />

u<br />

u<br />

u<br />

spt<br />

c ( kg/<br />

cmq)<br />

= 0,<br />

100N<br />

(argille limose)<br />

c ( kg / cmq)<br />

= 0,<br />

067N<br />

(argille limo-sabbiose)<br />

spt<br />

spt<br />

spt


FORMULA GEO VER.2.0<br />

d) Shioi - Fukui<br />

Il metodo è valido per argille di media e alta plasticità e si basa sulle<br />

seguenti relazioni:<br />

Modulo edometrico.<br />

a) Stroud e Butler<br />

c ( kg / cmq)<br />

= 0,<br />

025N<br />

(argille a media plasticità)<br />

u<br />

u<br />

spt<br />

c ( kg / cmq)<br />

= 0,<br />

05N<br />

(argille ad alta plasticità)<br />

spt<br />

Il metodo è valido per argille di media plasticità e bassa plasticità si<br />

basa sulla seguente relazione:<br />

E ( kg/<br />

cmq)<br />

= 5N<br />

(argille a media plasticità)<br />

d<br />

d<br />

spt<br />

E ( kg/<br />

cmq)<br />

= 6N<br />

(argille a bassa plasticità)<br />

Rapporto di sovraconsolidazione.<br />

a) Ladd e Foot<br />

Si basa sulla seguente relazione:<br />

spt<br />

Cu<br />

OCR = ( )<br />

KK<br />

.<br />

σ<br />

dove:<br />

Cu = coesione non drenata dello strato (Kg/cmq);<br />

σ = pressione efficace a metà strato (Kg/cmq);<br />

KK = 7-Kp, parametro correttivo in funzione della profondità.<br />

Kp viene calcolato come illustrato dalla seguente tabella:<br />

125


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Profondità media<br />

dello strato, P(m)<br />

P


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Calcolo della portanza di fondazioni superficiali.<br />

a) Formula di Meyerhof<br />

Meyerhof ha proposto le seguenti relazioni:<br />

Nspt<br />

Qamm(<br />

KPa)<br />

= Kd , per B>1.2 m<br />

0.<br />

08<br />

Nspt<br />

Qamm( KPa)<br />

= , per B≤1.2 m<br />

005 .<br />

dove:<br />

Kd = 1 + 0.33(D/B), per Kd≤1.33);<br />

Nspt = numero di colpi di punta medio nello strato;<br />

D = profondità di posa della fondazione;<br />

B = larghezza della fondazione.<br />

Questa relazione ha il vantaggio di legare il valore della portanza<br />

oltre che alle caratteristiche del terreno anche alla geometria della<br />

fondazione.<br />

Va usata nei terreni prevalentemente incoerenti. Da notare che la<br />

formula fornisce direttamente la portanza ammissibile, senza che sia<br />

necessario introdurre ulteriori coefficienti di sicurezza.<br />

b) Formula degli Olandesi<br />

La formula degli Olandesi si basa sulla seguente relazione :<br />

dove:<br />

P (kg) = peso del maglio;<br />

H (cm) = volata del maglio;<br />

2<br />

P H<br />

Qlim(<br />

Kg/<br />

cmq)<br />

=<br />

20ApRf<br />

( P + Pa)


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Ap (cmq) = area della punta;<br />

Rf (cm) = rifiuto medio, dato dal rapporto fra lunghezza del<br />

tratto d'avanzamento e numero di colpi per tratto<br />

d'avanzamento (per es.30/Nscpt per penetrometri<br />

pesanti tipo Meardi);<br />

Pa (kg) = peso della colonna di aste.<br />

La Formula degli Olandesi rispetto a quella di Meyerhof non<br />

permette di correlare la portanza alle caratteristiche geometriche<br />

della fondazione, e in particolare al parametro D (profondità di posa<br />

della fondazione). Va quindi usata con molta prudenza e solo per<br />

stime di massima.<br />

c) Parry<br />

Il metodo di Parry si basa sulla seguente relazione :<br />

30Nspt<br />

Qamm(<br />

KPa)<br />

=<br />

Fs<br />

dove: Fs = coefficiente di sicurezza, di solito posto uguale a 3.<br />

Calcolo dei cedimenti di fondazioni superficiali.<br />

I cedimenti nel programma vengono calcolati con le relazioni<br />

proposte da Schmertmann, per gli strati incoerenti, e da Terzaghi,<br />

per gli strati coesivi, passando attraverso la stima del modulo di<br />

deformazione o edometrico, con le metodologie di calcolo presentate<br />

in precedenza.<br />

Metodo semplificato di Terzaghi<br />

Si tratta di un metodo speditivo utile per avere una prima indicazione<br />

dell'ammontare del cedimento. La relazione è la seguente:


FORMULA GEO VER.2.0<br />

dove:<br />

s dH Qz<br />

=<br />

Ed<br />

dH = spessore dello strato;<br />

Qz = incremento di pressione dovuto al sovraccarico<br />

applicato dalla fondazione a meta strato, calcolabile<br />

con uno dei metodi descritti nel precedente capitolo;<br />

Ed = modulo edometrico dello strato.<br />

Il calcolo va esteso a tutti gli strati di fondazione e i risultati sommati.<br />

Il cedimento totale sarà quindi espresso dalla seguente relazione:<br />

n<br />

∑ 1<br />

S si ,<br />

=<br />

i=<br />

dove n è il numero degli strati di fondazione.<br />

Metodo di Schmertmann<br />

Il metodo di Schmertmann viene usato per calcolare il cedimento<br />

immediato e secondario di terreni incoerenti ed ha la seguente<br />

espressione:<br />

Iz<br />

S C C Q<br />

E dH<br />

n ⎛ ⎞ i<br />

= 1 2 ∑⎜<br />

⋅ ⎟<br />

⎝ ⎠<br />

i=<br />

1<br />

dove:<br />

Q = carico netto applicato sulla fondazione;<br />

C1 = 1-0.5(σ/Q), fattore correttivo per tenere conto<br />

dell'approfondimento della fondazione dove σ è la<br />

pressione efficace al piano di posa della fondazione<br />

C2<br />

(C1≥0.5);<br />

i<br />

= 1 + 0.21log ( T/0.1), fattore correttivo per tenere conto<br />

del cedimento secondario dove T è il tempo di calcolo<br />

del cedimento in anni;


FORMULA GEO VER.2.0<br />

σ = pressione efficace al piano di posa della fondazione;<br />

n = numero degli strati;<br />

dH = spessore dello strato;<br />

Ei<br />

Izi<br />

= modulo di deformazione dello strato i-esimo;<br />

= fattore d'influenza per tenere conto della diffusione del<br />

carico netto applicato sulla fondazione nel terreno; ha<br />

una distribuzione di tipo triangolare che dipende dalla<br />

geometria della fondazione.<br />

Calcolo della portanza di un palo.<br />

La portanza ammissibile di un palo viene generalmente valutata con<br />

la relazione:<br />

dove:<br />

Q<br />

+ Ql<br />

punta aterale<br />

Qamm( t)<br />

=<br />

−<br />

Fs<br />

P<br />

palo<br />

Qpunta = portanza di punta del palo;<br />

Qlaterale = portanza laterale del palo;<br />

Ppalo = peso del palo;<br />

Fs = fattore di sicurezza (di solito≥2,5);<br />

Per correlare Qpunta e Qlaterale con Nspt il programma utilizza il metodo<br />

di Meyerhof.<br />

a) Meyerhof.<br />

Valido solo per pali infissi, la Qpunta e la Qlaterale vengono calcolate con<br />

le seguenti relazioni:<br />

dove:<br />

Q ( t)<br />

= 0,<br />

2A<br />

laterale<br />

Q ( t)<br />

= 40A<br />

punta<br />

lat<br />

base<br />

N<br />

N<br />

spt<br />

spt


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Alat = area laterale del palo in mq;<br />

Abase = area di base del palo in mq.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

PROVA PENETROMETRICA STATICA<br />

Introduzione.<br />

L' interpretazione della prova penetrometrica statica (CPT) avviene<br />

generalmente in cinque fasi distinte:<br />

• discretizzazione del terreno indagato in livelli caratterizzati da<br />

valori di Rp e Rl relativamente costanti per tutto lo spessore dello<br />

strato;<br />

• stima della litologia del livello attraverso le metodologie di<br />

Begemann, Schmertmann, Robertson, ecc…<br />

• calcolo dei parametri geotecnici associati agli strati;<br />

• riepilogo della stratigrafia e dei parametri geotecnici dei singoli<br />

strati.<br />

Determinazione della litologia.<br />

Il programma utilizza tre metodi:<br />

• metodo di BEGEMANN (1965);<br />

• metodo di SCHMERTMANN (1978);<br />

• metodo di ROBERTSON (1990).<br />

Metodo di Begemann<br />

Il metodo di BEGEMANN considera il rapporto tra Rp e Rl come<br />

parametro indicativo delle variazioni litologiche. In particolare l’Autore<br />

suggerisce le seguenti correlazioni:<br />

Rapporto Rp/Rl Litologia<br />

Rp/Rl < 15 Argilla organica e torba<br />

15 < Rp/Rl < 20 Limo e/o argilla inorganica<br />

30 < Rp/Rl < 60 Limo sabbioso e sabbia limosa<br />

Rp/Rl > 60 Sabbie o sabbia più ghiaia<br />

1


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Va ricordato che tali correlazioni sono valide solo per terreni<br />

immersi in falda.<br />

Metodo di Schmertmann.<br />

Il metodo di SCHMERTMANN considera come indicativo della<br />

litologia della verticale indagata il rapporto delle resistente Fr (con<br />

Fr%=100 Rl/Rp), secondo il grafico seguente:<br />

2


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Metodo di Robertson.<br />

Il metodo di Robertson, più recente rispetto a quelli sopra proposti,<br />

considera come indicativo della litologia il confronto fra i parametri<br />

Q ( resistenza di punta normalizzata) e F (rapporto delle resistenze<br />

normalizzato) del terreno indagato. Q e F in pratica hanno le<br />

seguenti espressioni:<br />

Rp −σ<br />

Q =<br />

σ<br />

'v0 v0<br />

⎡ Rl<br />

F = 100⎢<br />

⎣Rp<br />

−σ<br />

dove:<br />

Rp(kg/cmq)= Resistenza alla punta del penetrometro statico<br />

Rl(kg/cmq)= Resistenza laterale del penetrometro statico<br />

σv0(kg/cmq)= Pressione litostatica totale<br />

σ’v0(kg/cmq)= Pressione litostatica efficace<br />

Il grafico che permette l’identificazione del tipo litologico in funzione<br />

di Q e F è il seguente:<br />

v0<br />

⎤<br />

⎥<br />

⎦<br />

3


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Robertson introduce anche il parametro Ic (Indice del tipo di<br />

comportamento del terreno) definito come:<br />

( ) ( ) 2<br />

2<br />

3 . 47 − LogQ + + 1.<br />

22<br />

Ic = LogF<br />

Il parametro Ic può essere correlato empiricamente al contenuto di<br />

fine del terreno attraverso la relazione<br />

4


FORMULA GEO VER.2.0<br />

3. 25<br />

FC % = 1.<br />

75Ic<br />

− 3.<br />

7 .<br />

5


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Stima dei parametri geotecnici.<br />

Parametri degli strati incoerenti<br />

I parametri geotecnici calcolabili per terreni incoerenti (componente<br />

sabbiosa o ghiaiosa dominante) attraverso le correlazioni dirette con<br />

i valori di Rp sono i seguenti:<br />

• angolo di resistenza al taglio ϕ;<br />

• densità relativa Dr;<br />

• modulo di deformazione ( o di Young) E50;<br />

• modulo edometrico M0;<br />

• modulo dinamico di taglio G0.<br />

Angolo di resistenza al taglio j .<br />

L'angolo di resistenza al taglio del materiale indagato può essere<br />

valutato attraverso due categorie di metodi: i metodi di correlazione<br />

diretta Rp-ϕ e i metodi di correlazione indiretta. Tra i metodi di<br />

correlazione diretta Rp-ϕ vanno considerati, in generale, più<br />

attendibili quelli che esprimono ϕ anche in funzione della pressione<br />

efficace agente sullo strato.<br />

6


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Metodi di correlazione diretta<br />

a) Durgunouglu-Mitchell<br />

Il metodo è valido per sabbie N.C., non cementate (per sabbie S.C.<br />

va aumentato di 1-2°).<br />

Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />

ϕ = 14. 4 + 4.<br />

8ln<br />

Rp − 4.<br />

5lnσ<br />

dove Rp(kg/cmq) è la resistenza di punta media misurata nello strato<br />

e σ(kg/cmq) è la pressione litostatica efficace a metà strato.<br />

b) Meyerhof<br />

Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />

ϕ = 17 + 4.<br />

49Rp<br />

dove Rp(kg/cmq) è la resistenza di punta media misurata nello<br />

strato.<br />

La relazione non è applicabile per ϕ< 32° e ϕ> 46°. Nel caso di<br />

sabbie S.C. (sovraconsolidate) occorre aumentare il valore di ϕ<br />

trovato di 1-2°. In sabbie cementate va tenuto presente che ad un<br />

aumento di Rp può non corrispondere automaticamente un<br />

aumento di ϕ , per cui in questi casi i risultati vanno utilizzati con<br />

cautela.<br />

La relazione non valuta, nella correlazione Rp-σ, l'influenza della<br />

pressione efficace. Quindi i valori dell'angolo di resistenza al taglio<br />

ottenuti con questo metodo risulteranno:<br />

• per modeste profondità (H < 5-6 m) più bassi del reale;<br />

• per elevate profondità (H > 14-15 m) più alti del reale.<br />

c) Caquot<br />

Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />

7


FORMULA GEO VER.2.0<br />

⎛ Rp ⎞<br />

ϕ = 9.<br />

8 + 4.<br />

96ln⎜<br />

⎟<br />

⎝ σ ⎠<br />

dove σ è la pressione litostatica efficace a metà strato in kg/cmq e<br />

Rp la resistenza alla punta media misurata nello strato, sempre in<br />

kg/cmq.<br />

La relazione trova le sue condizioni ottimali di applicabilità in sabbie<br />

N.C. (normalmente consolidate) e non cementate per profondità<br />

maggiori di 2 metri (terreni saturi) o maggiori di 1 metro (terreni non<br />

saturi). Nel caso di sabbie S.C. (sovraconsolidate) occorre<br />

aumentare il valore di ϕ trovato di 1-2°. In sabbie cementate va<br />

tenuto presente che ad un aumento di Rp può non corrispondere<br />

automaticamente un aumento di ϕ , e quindi il valore calcolato va<br />

utilizzato con prudenza.<br />

d) Koppejan<br />

Il metodo si basa sulla seguente relazione:<br />

⎛ Rp ⎞<br />

ϕ = 5.<br />

8+<br />

5.<br />

21ln<br />

⎜ ⎟<br />

⎝ σ ⎠<br />

dove σ è la pressione litostatica efficace a metà strato in kg/cmq e<br />

Rp la resistenza alla punta media misurata nello strato, sempre in<br />

kg/cmq.<br />

La relazione trova le sue condizioni ottimali di applicabilità in sabbie<br />

N.C. (normalmente consolidate) e non cementate per profondità<br />

maggiori di 2 metri (terreni saturi) o di 1 metro (terreni non saturi).<br />

Nel caso di sabbie S.C. (sovraconsolidate) occorre aumentare il<br />

valore di ϕ trovato di 1-2°.<br />

In sabbie cementate va tenuto presente che ad un aumento di Rp<br />

può non corrispondere automaticamente un aumento di ϕ , e quindi<br />

per questi terreni occorre utilizzare con una certa cautela i valori<br />

ottenuti.<br />

8


FORMULA GEO VER.2.0<br />

e) De Beer<br />

La relazione è la seguente:<br />

⎛ Rp ⎞<br />

ϕ = 5.<br />

9 + 4.<br />

76ln<br />

⎜ ⎟<br />

⎝ σ ⎠<br />

dove σ è la pressione litostatica efficace a metà strato in kg/cmq e<br />

Rp la resistenza alla punta media misurata nello strato, sempre in<br />

kg/cmq.<br />

La relazione trova le sue condizioni ottimali di applicabilità per sabbie<br />

N.C. (normalmente consolidate) e non cementate per profondità<br />

maggiori di 2 metri (terreni saturi) o di 1 metro (terreni non saturi).<br />

Nel caso di sabbie S.C. (sovraconsolidate) occorre aumentare il ϕ<br />

trovato di 1-2 °.<br />

In sabbie cementate va tenuto presente che ad un aumento di Rp<br />

può non corrispondere automaticamente un aumento di ϕ , e quindi i<br />

valori ottenuti vanno considerati con estrema cautela.<br />

Metodi di correlazione indiretta<br />

a) Schmertmann<br />

Questo metodo correla ϕ con la densità relativa dello strato in<br />

funzione della sua composizione granulometrica.<br />

Il metodo è valido per sabbie e ghiaie in genere. Facendo<br />

riferimento ad un altro parametro , affetto generalmente da errore<br />

non trascurabile, i valori di ϕ vengono ad essere quasi sempre<br />

sovrastimati.<br />

ϕ = 28 + 0,<br />

14Dr<br />

Sabbia fine<br />

ϕ = 31 , 5 + 0,<br />

115Dr<br />

Sabbia media<br />

ϕ = 34 , 5 + 0,<br />

10Dr<br />

Sabbia grossa<br />

ϕ = 38+ 0,<br />

08Dr<br />

Ghiaia<br />

9


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Densità relativa.<br />

La densità relativa viene valutata attraverso correlazioni applicabili<br />

solo nel caso di terreni prevalentemente sabbiosi .<br />

In presenza di depositi ghiaiosi si ottengono valori eccessivamente<br />

elevati e quindi a sfavore della sicurezza: in questo caso si<br />

consiglia di adottare il valore più basso fra quelli calcolati con metodi<br />

differenti.<br />

a) Harman<br />

Il metodo è valido per le sabbie da fini a grossolane pulite, per<br />

qualunque valore di pressione efficace, in depositi normalmente<br />

consolidati.<br />

⎛ Rp<br />

Dr(%)<br />

= 34.<br />

36ln<br />

⎜ 0.<br />

7<br />

⎝12.<br />

3σ<br />

dove σ è la pressione litostatica efficace a metà strato in kg/cmq e<br />

Rp(kg/cmq) la resistenza di punta media misurata nello strato.<br />

b) Schmertmann<br />

Si basa sulla seguente relazione:<br />

Dr%<br />

= −97.<br />

8+<br />

36.<br />

6ln<br />

Rp −<br />

Modulo di deformazione (modulo di Young).<br />

a) Schmertmann<br />

⎞<br />

⎟<br />

⎠<br />

26.<br />

9ln<br />

σ<br />

Il metodo è valido per le sabbie in genere normalmente consolidate.<br />

La relazione non considera l'influenza della pressione efficace,<br />

che porta a parità di Rp ad una diminuzione di E con la profondità.<br />

10


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Modulo edometrico.<br />

a) Robertson e Campanella.<br />

E( kg / cmq)<br />

= 2.<br />

5Rp<br />

Il metodo di Robertson e Campanella è valido per le sabbie in<br />

genere. Si basa sulla seguente relazione<br />

M ( kg / cmq)<br />

= 0.<br />

03Rp<br />

+ 11.<br />

7σ<br />

+ 0.<br />

79Dr%<br />

dove σ è la pressione litostatica efficace a metà strato in kg/cmq,<br />

Rp(kg/cmq) la resistenza di punta media misurata nello strato e Dr la<br />

densità relativa in percentuale.<br />

11


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Modulo di deformazione di taglio.<br />

a) Imai e Tomauchi<br />

Il metodo, valido per tutti i tipi di terreno, si basa sulla seguente<br />

relazione:<br />

G ( kg/<br />

cmq)<br />

= 28Rp<br />

0<br />

0.<br />

611<br />

dove Rp è la resistenza di punta media nello strato.<br />

Parametri degli strati coesivi.<br />

I parametri geotecnici calcolabili per terreni coesivi (componente<br />

limosa o argillosa dominante) attraverso le correlazioni dirette con i<br />

valori di Rp sono i seguenti:<br />

• coesione non drenata Cu;<br />

• modulo edometrico Ed;<br />

• rapporto di sovraconsolidazione OCR;<br />

• modulo dinamico di taglio G0;<br />

• indice di compressione vergine Cc;<br />

Coesione non drenata.<br />

a) Lunne e Eide<br />

Il metodo è valido per argille in genere e si basa sulla seguente<br />

relazione:<br />

Rp −σ<br />

cu( kg/<br />

cmq)<br />

=<br />

20.<br />

7 − 0.<br />

18IP<br />

dove:<br />

Rp(kg/cmq)= Resistenza alla punta media dello strato<br />

IP Indice di plasticità medio dello strato<br />

12


FORMULA GEO VER.2.0<br />

σ(kg/cmq)= Pressione litostatica efficace a metà strato<br />

Modulo edometrico.<br />

a) Mitchell e Gardner<br />

Il metodo, valido per argille in genere, si basa sulla seguente<br />

relazione:<br />

E d<br />

( kg/<br />

cmq)<br />

= αRp<br />

dove Rp è la resistenza alla punta media dello strato e α è un<br />

coeffficiente variabile in funzione del tipo di terreno, secondo la<br />

seguente tabella:<br />

Terreno α<br />

CL Per 0.7>Rp α=5<br />

Per 2>Rp>0.7 α=3.5<br />

Per Rp>2 α=1.7<br />

ML Per 2>Rp α=2<br />

Per 2


FORMULA GEO VER.2.0<br />

dove:<br />

Cu = coesione non drenata dello strato (Kg/cmq);<br />

σ = Pressione efficace a metà strato (Kg/cmq);<br />

KK = 7-Kp, parametro correttivo in funzione della profondità.<br />

Kp viene calcolato come illustrato dalla seguente tabella:<br />

Profondità media<br />

dello strato, P(m)<br />

P


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Indice di compressione vergine.<br />

a) Schmertmann<br />

Per una stima di massima del parametro Cc è possibile utilizzare la<br />

relazione di Schmertmann:<br />

⎛ 2cu<br />

⎞<br />

Cc = 0.<br />

09 − 0.<br />

055Log⎜<br />

⎟<br />

⎝ σ ⎠<br />

dove cu è la coesione non drenata media dello strato e σ la pressione<br />

litostatica efficace media a metà strato.<br />

15


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Calcolo della portanza di fondazioni superficiali.<br />

a) Formula di Meyerhof<br />

Meyerhof ha proposto le seguenti relazioni:<br />

dove:<br />

Rp<br />

Qamm(<br />

KPa)<br />

= 4 Kd , per B>1.2 m<br />

0.<br />

08<br />

Rp<br />

Qamm ( KPa)<br />

= 4 , per B≤1.2 m<br />

0.<br />

05<br />

Kd = 1 + 0.33(D/B), per Kd


FORMULA GEO VER.2.0<br />

( ) 5 . 1<br />

300<br />

Qlim( kg/<br />

cmq)<br />

= 48 − 0.<br />

009 − Rp (per fondazioni rettangolari);<br />

nel secondo da:<br />

Qlim( kg/<br />

cmq)<br />

= 2 + 0.<br />

28Rp<br />

(per fondazioni nastriformi);<br />

Qlim( kg/<br />

cmq)<br />

= 5 + 0.<br />

34Rp<br />

(per fondazioni rettangolari).<br />

Per ricavare la portanza d'esercizio la Qlim va divisa per un<br />

opportuno coefficiente di sicurezza, generalmente posto uguale 3.<br />

c) Terzaghi<br />

Si distingue il caso di un strato incoerente da quello di uno strato<br />

coesivo.<br />

Nel primo caso la Qlim dello strato è data da:<br />

Q 1 q 2<br />

lim( kg/<br />

cmq)<br />

= γ DN + 0.<br />

5Bγ<br />

N<br />

in cui: Nq=Rp/0.8 e Ny=Rp/0.8;<br />

nel secondo caso:<br />

γ<br />

⎡ ⎛ B ⎞⎤<br />

Qlim( kg/<br />

cmq)<br />

= 2Kq⎢1<br />

+ 0.<br />

3⎜<br />

⎟⎥<br />

⎣ ⎝ L ⎠⎦<br />

in cui: Kq = Rp/15, B=larghezza della fondazione e L=lunghezza della<br />

fondazione.<br />

Per ricavare la portanza d'esercizio la Qlim va divisa per un<br />

opportuno coefficiente di sicurezza, generalmente posto uguale 3.<br />

17


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Calcolo dei cedimenti di fondazioni superficiali.<br />

I cedimenti nel programma vengono calcolati con le relazioni<br />

proposte da Schmertmann, per gli strati incoerenti, e da Terzaghi,<br />

per gli strati coesivi, passando attraverso la stima del modulo di<br />

deformazione o edometrico, con le metodologie di calcolo presentate<br />

in precedenza.<br />

Metodo semplificato di Terzaghi.<br />

Si tratta di un metodo speditivo utile per avere una prima indicazione<br />

dell'ammontare del cedimento. La relazione è la seguente:<br />

dove:<br />

s dH Qz<br />

=<br />

Ed<br />

dH = spessore dello strato;<br />

Qz = incremento di pressione dovuto al sovraccarico<br />

applicato dalla fondazione a metà strato, calcolabile<br />

con uno dei metodi descritti nel precedente capitolo;<br />

Ed = modulo edometrico dello strato.<br />

Il calcolo va esteso a tutti gli strati di fondazione e i risultati sommati.<br />

Il cedimento totale sarà quindi espresso dalla seguente relazione:<br />

n<br />

∑ 1<br />

S si ,<br />

=<br />

i=<br />

dove n è il numero degli strati di fondazione.<br />

18


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Metodo di Schmertmann.<br />

Il metodo di Schmertmann viene usato per calcolare il cedimento<br />

immediato e secondario di terreni incoerenti ed ha la seguente<br />

espressione:<br />

dove:<br />

Iz<br />

S C C Q<br />

E dH<br />

n ⎛ ⎞ i<br />

= 1 2 ∑⎜<br />

⋅ ⎟<br />

⎝ ⎠<br />

i=<br />

1<br />

Q = carico netto applicato sulla fondazione;<br />

C1 = 1-0.5(σ/Q), fattore correttivo per tenere conto<br />

dell'approfondimento della fondazione dove σ è la<br />

pressione efficace al piano di posa della fondazione<br />

(C1≥0.5);<br />

C2 = 1 + 0.21log ( T/0.1), fattore correttivo per tenere conto<br />

del cedimento secondario dove T è il tempo di calcolo<br />

del cedimento in anni;<br />

σ = pressione efficace al piano di posa della fondazione;<br />

n = numero degli strati;<br />

dH = spessore dello strato;<br />

Ei = modulo di deformazione dello strato i-esimo;<br />

Izi = fattore d'influenza per tenere conto della diffusione del<br />

carico netto applicato sulla fondazione nel terreno; ha<br />

una distribuzione di tipo triangolare che dipende dalla<br />

geometria della fondazione.<br />

i<br />

19


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Calcolo della portanza di un palo.<br />

La portanza ammissibile di un palo viene generalmente valutata con<br />

la relazione:<br />

dove:<br />

Q<br />

+ Ql<br />

punta aterale<br />

Qamm( t)<br />

=<br />

−<br />

Fs<br />

P<br />

palo<br />

Qpunta = portanza di punta del palo;<br />

Qlaterale = portanza laterale del palo;<br />

Ppalo = peso del palo;<br />

Fs = fattore di sicurezza (di solito≥2,5);<br />

Per correlare Qpunta e Qlaterale con Rp il programma utilizza il metodo<br />

di Meyerhof.<br />

a) Meyerhof.<br />

Valido solo per pali infissi e trivellati, la Qpunta e la Qlaterale vengono<br />

calcolate con le seguenti relazioni:<br />

dove:<br />

Alat<br />

Abase<br />

Qlaterale lat<br />

Qlaterale lat<br />

Qpunta ( t)<br />

= Abase<br />

( t)<br />

= A Rp (per livelli coesivi);<br />

( t)<br />

= 2A<br />

Rp (per livelli incoerenti);<br />

Rp<br />

= area laterale del palo in mq;<br />

= area di base del palo in mq.<br />

20


FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />

FONDAZIONI SUPERFICIALI<br />

Capacità portante di una fondazione superficiale.<br />

Introduzione.<br />

Per fondazione s'intende una struttura adatta a trasmettere il peso del<br />

fabbricato e le altre forze agenti sulla sovrastruttura al terreno. I carichi<br />

trasmessi da una struttura al terreno di fondazione non devono superare la<br />

massima resistenza al taglio mobilitabile dal terreno stesso. Nel caso ciò<br />

avvenisse la conseguenza sarebbe la rottura degli strati portanti, che si<br />

manifesterebbe con ampie deformazioni non tollerabili dalla sovrastruttura.<br />

Il valore della resistenza al taglio massima mobilitabile, e quindi il carico<br />

massimo teorico che può essere applicato dal fabbricato, viene definito<br />

capacità portante limite del terreno di fondazione.<br />

Vengono definite superficiali le fondazioni in cui sia verificata la<br />

disuguaglianza:<br />

(1) D < 4 x B;<br />

in cui D è la profondità di posa della fondazione dal piano campagna e B la<br />

dimensione del lato corto della fondazione stessa. Dove la 1) non è<br />

soddisfatta si parla invece di fondazioni profonde.<br />

Portanza del terreno attraverso relazioni analitiche.<br />

Introduzione.<br />

Il comportamento teorico del terreno di fondazione sottoposto<br />

all'applicazione di un carico viene generalmente schematizzato secondo le<br />

indicazioni di Terzaghi (1943). Si suppone quindi che, per una fondazione<br />

ruvida, nel terreno caricato del peso del fabbricato si possano individuare tre<br />

zone a comportamento meccanico e reologico differente:<br />

I) zona, geometricamente assimilabile ad un cuneo, in cui il terreno<br />

mantiene un comportamento elastico e tende a penetrare negli strati<br />

1


FORMULA GEO VER.2.0<br />

sottostanti, solidalmente con la fondazione; questo cuneo forma un angolo<br />

uguale a Phi<br />

(Phi = angolo di resistenza al taglio del terreno su cui poggia la fondazione)<br />

rispetto all'orizzontale secondo Terzaghi, uguale a 45°+Phi/2 secondo<br />

Meyerhof,Vesic e Brinch Hansen;<br />

II) zona di scorrimento radiale, rappresentabile graficamente da una serie di<br />

archi di spirale logaritmica per Phi>0 o di cerchio per Phi=0, dove avviene<br />

la trasmissione dello sforzo applicato dal cuneo di materiale che costituisce<br />

la zona I alla zona III;<br />

III) zona che si oppone alla penetrazione del cuneo della zona I nel terreno;<br />

si assume teoricamente che assuma la forma di un triangolo isoscele con<br />

un'inclinazione dei due lati uguali rispetto all'orizzontale di 45°-Phi/2; sulla<br />

supeficie di questa zona agisce, con effetto stabilizzante, il peso del terreno<br />

sopra il piano di posa della fondazione ed altri eventuali sovraccarichi.<br />

Si ha la rottura del terreno di fondazione quando il carico applicato dal<br />

cuneo della zona I supera la resistenza passiva della zona III. In questo caso<br />

la zona I penetrerà nel terreno di fondazione, che tenderà a rifluire<br />

lateralmente lungo la zona di scorrimento plastico, dando luogo a<br />

rigonfiamenti superficiali.<br />

Si può giungere alla rottura del terreno attraverso tre modalità differenti:<br />

a) rottura di tipo generalizzato: in terreni addensati e/o consolidati la<br />

resistenza al taglio mobilitata aumenta rapidamente per piccoli incrementi di<br />

deformazione; al superamento della portanza limite il terreno si rompe e<br />

subisce grosse deformazioni; riportando in grafico gli sforzi applicati e le<br />

deformazioni relative risulta facilmente identificabile il valore della<br />

resistenza al taglio massima;<br />

b) rottura di tipo locale: in terreni sciolti e/o scarsamente consolidati la<br />

resistenza al taglio mobilitata aumenta gradualmente in relazione a<br />

significativi incrementi di deformazione; risulta difficile individuare in<br />

questo caso di resistenza al taglio massima, superata la quale si ha la rottura<br />

del terreno, in quanto qui il fenomeno avviene con maggiore gradualità;<br />

2


FORMULA GEO VER.2.0<br />

c) rottura di tipo intermedio: presenta caratteristiche intermedie fra la rottura<br />

di tipo generalizzato e locale.<br />

Numerose sono le relazioni analitiche proposte per valutare la capacità<br />

portante di una fondazione superficiale. <strong>Le</strong> più utilizzate, e attendibili, sono<br />

quelle di Terzaghi, Meyerhof, Vesic e Brinch Hansen.<br />

Formula di Terzaghi (1943).<br />

La formula di Terzaghi ha la seguente forma:<br />

(2) Qlim = c x Nc x sc + y1 x D x Nq + 0.5 x y2 x B x Ny x sy;<br />

in cui: Nc,Nq,Ny = fattori adimensionali di portanza legati rispettivamente<br />

al contributo di terreni con coesione, al terreno posto sopra al piano di posa<br />

della fondazione e agli strati di coesione nulla;<br />

Terzaghi per questi fattori propone le seguenti relazioni:<br />

(3) Nq = a 2 /[ 2 x cos2 (45 + Phi/2)]<br />

dove (4) a = exp[(0.75 x Pi - Phi/2) x tg(Phi)];<br />

(5) Nc = (Nq -1) x cotg(Phi)<br />

(6) Ny = [tg(Phi)/2] x [ (Kp/cos 2 (Phi)) - 1]<br />

dove: Kp=fattore di portanza proposto da Terzaghi, approssimabile<br />

con la seguente relazione:<br />

(7) Kp= A0 + A1 x Phi + A2 x Phi 2 + A3 x Phi 3 + A4 x Phi 4 ;<br />

in cui:<br />

A0,A1,A2,A3,A4=fattori del polinomio interpolatore.<br />

3


FORMULA GEO VER.2.0<br />

(si tenga presente però che lo stesso Terzaghi consiglia di utlizzare il<br />

valore di Ny ricavato da Meyerhof [vedi paragrafo successivo]);<br />

c = coesione del terreno;<br />

y1=peso di volume medio del terreno sopra il piano di posa;<br />

y2=peso di volume sotto il piano di posa;<br />

B=larghezza della fondazione (dimensione del lato corto);<br />

D=profondità di posa della fondazione;<br />

sc,sy=fattori di forma dati da:<br />

sc = 1.0 per fondazioni nastriformi;<br />

sc = 1.3 per fondazioni quadrate;<br />

sy= 1.0 per fondazioni nastriformi;<br />

sy=0.8 per fondazioni quadrate.<br />

La formula di Terzaghi fornisce generalmente valori di portanza<br />

sovrastimati tranne nel caso di terreni coesivi sovraconsolidati; deve essere<br />

utilizzata solo per fondazioni molto superficiali, dove cioè sia verificata la<br />

disuguaglianza:<br />

Formula di Meyerhof (1951).<br />

D


FORMULA GEO VER.2.0<br />

sc,sq,sy=fattori di forma, dati da:<br />

(10) Nc = (Nq -1) x cotg(Phi);<br />

(11) Ny = (Nq - 1) x tg(1.4 x Phi);<br />

(12) sc =1 + 0.2 x Kp x B/L;<br />

dove Kp=tg 2 (45 + Phi/2) e L=lato lungo della fondazione;<br />

(13) sq = sy = 1 + 0.1 x Kp x B/L per Phi>0;<br />

(14) sq = sy = 1 per Phi=0;<br />

dc,dq,dy=fattori correttivi per l'approfondimento, dati da:<br />

(15) dc = 1 + 0.2 x sqr(Kp) x D/B;<br />

(16) dq = dy = 1 + 0.1 x sqr(Kp) x D/B per Phi>0;<br />

(17) dq = dy =1 per Phi=0;<br />

ic,iq,iy=fattori correttivi per l'inclinazione dei carichi, dati da:<br />

(18) ic = iq = (1 - I°/90);<br />

dove I°=inclinazione del carico rispetto alla verticale;<br />

(19) iy = (1 - I°/Phi°) 2 per Phi>0;<br />

(20) iy=0 per Phi=0.<br />

A differenza della formula di Terzaghi, la relazione di Meyerhof può essere<br />

impiegata per qualunque tipo di terreno e per profondità di posa fino a D= 4<br />

x B. Non può essere utilizzata per fondazioni su pendio o per fondazioni con<br />

base ruotata.<br />

Formula di Brinch Hansen (1970).<br />

Deriva dalla formula di Meyerhof , dalla quale differisce per i valori dei<br />

fattori correttivi di forma, di approfondimento, d'inclinazione dei carichi e<br />

per il fattore di portanza Ny e per l'introduzione di fattori correttivi relativi<br />

5


FORMULA GEO VER.2.0<br />

al caso di fondazione su pendio e di fondazioni con base ruotata. Ha la<br />

seguente espressione:<br />

(21) Qlim = c x Nc x sc x dc x ic x bc x gc + sq x y1 x D x Nq x dq x iq x bq<br />

x gq + 0.5 x y2 x B x Ny x sy x dy x iy x by x gy (per Phi>0);<br />

(22) Qlim = 5.14 x Cu x (1 + sc + dc -ic -bc - gc) + y1 x D (per Phi=0);<br />

in cui: Nc,Nq,Ny=fattori adimensionali di portanza, dove Nc e Nq hanno la<br />

stessa forma dei corrispondenti parametri della relazione di Meyerhof<br />

(equazioni 9 e 10) e Ny è dato da:<br />

(23) Ny = 1.5 x (Nq -1) x tg(Phi);<br />

sc,sq,sy=fattori di forma, dati da:<br />

(24) sc = 0.2 x B/L per Phi=0;<br />

(25) sc = 1 + (Nq/Nc) x (B/L) per Phi>0;<br />

(26) sq = 1 + (B/L) x tg(Phi);<br />

(27) sy = 1 - 0.4 x (B/L);<br />

dc,dq,dy=fattori correttivi per l'approfondimento, dati da:<br />

(28) dc = 0.4 x k per Phi=0;<br />

dove k=D/B per D/B1<br />

(29) dc = 1 + 0.4 x k;<br />

(30) dq = 1 + 2 x tg(Phi) x [1 - sen(Phi)] 2 x k;<br />

(31) dy = 1.<br />

ic,iq,iy=fattori correttivi per carichi inclinati, dati da:<br />

(32) ic = 0.5 - 0.5 x sqr[1 - H/(A x c)] per Phi=0;<br />

(33) ic = iq - (1 - iq)/(Nq -1) per Phi>0;<br />

(34) iq = [1 - 0.5 x H /(V + A x c x cotg(Phi))] 5 ;<br />

(35) iy = [1 - 0.7 x H /(V + A x c x cotg(Phi))] 5 per b°=0;<br />

6


FORMULA GEO VER.2.0<br />

(36) iy = [1 - (0.7-b°/450) x H /(V + A x c x cotg(Phi))] 5 per b°>0;<br />

dove H=componente longitudinale del carico;<br />

V=componente assiale del carico;<br />

b°=inclinazione della base della fondazione rispetto all'orizzontale;<br />

A=area effettiva della fondazione;<br />

bc,bq,by=fattori correttivi per l'inclinazione della base della<br />

fondazione, dati da:<br />

(37) bc = b°/147 per Phi=0;<br />

(38) bc = 1 - b°/147 per Phi>0;<br />

(39) bq = exp[-2 x b(rad) x tg(Phi)];<br />

(40) by = exp[-2.7 x b(rad) x tg(Phi)];<br />

gc,gq,gy=fattori correttivi per fondazioni su pendio, dati da:<br />

(41) gc = p°/147 per Phi=0;<br />

(42) gc = 1 - p°/147 per Phi>0;<br />

(43) gq = gy = (1 - 0.5 x tg p°) 5 .<br />

A differenza della formula di Terzaghi, la relazione di Brinch Hansen può<br />

essere impiegata per qualunque tipo di terreno e per profondità di posa fino<br />

a D= 4 x B. Può essere utilizzata inoltre per fondazioni su pendio o per<br />

fondazioni con base ruotata.<br />

Formula di Vesic (1973).<br />

Deriva dalla formula di Brinch Hansen, dalla quale differisce per i valori dei<br />

fattori correttivi per carichi inclinati, per fondazioni su pendio, per<br />

fondazioni con base ruotata e per una diversa definizione del fattore di<br />

portanza Ny. Ha la seguente espressione:<br />

(44) Qlim = c x Nc x sc x dc x ic x bc x gc + sq x y1 x D x Nq x dq x iq x bq<br />

x gq + 0.5 x y2 x B x Ny x sy x dy x iy x by x gy (per Phi>0);<br />

7


FORMULA GEO VER.2.0<br />

(45) Qlim = 5.14 x Cu x (1 + sc + dc -ic -bc - gc) + y1 x D (per Phi=0);<br />

in cui: Nc,Nq,Ny=fattori adimensionali di portanza, dove Nc e Nq hanno la<br />

stessa forma dei corrispondenti parametri della relazione di Meyerhof<br />

(equazioni 9 e 10) e Ny è dato da:<br />

(46) Ny = 2 x (Nq +1) x tg(Phi);<br />

sc,sq,sy=fattori di forma di valore uguale a quelli proposti da Brinch<br />

Hansen (eq.24,25,26 e 27);<br />

dc,dq,dy=fattori correttivi per l'approfondimento di valore uguale a<br />

quelli proposti da Brinch Hansen (eq.28,29,30 e 31);<br />

ic,iq,iy=fattori correttivi per carichi inclinati, dati da:<br />

(47) ic = 1 - m x H / (A x c x Nc) per Phi=0;<br />

dove m=(2 + B/L)/(1 + B/L) per H parallelo a B;<br />

m=(2 + L/B)/(1 + L/B) per H parallelo a L;<br />

(48) ic = iq - (1 - iq)/(Nq -1) per Phi>0;<br />

(49) iq = [1 - H /(V + A x c x cotg(Phi))] m ;<br />

(50) iy = [1 - H /(V + A x c x cotg(Phi))] (m+1) ;<br />

bc,bq,by=fattori correttivi per l'inclinazione della base della<br />

fondazione, dati da:<br />

(51) bc = b°/147 per Phi=0;<br />

(52) bc = 1 - b°/147 per Phi>0;<br />

(53) bq = by = (1 - b x tg(Phi)) 2 ;<br />

gc,gq,gy=fattori correttivi per fondazioni su pendio, dati da:<br />

(54) gc = p°/147 per Phi=0;<br />

(55) gc = 1 - p°/147 per Phi>0;<br />

(56) gq = gy = (1 - tg p°) 2 .<br />

8


FORMULA GEO VER.2.0<br />

La relazione di Vesic fornisce risultati non dissimili da quelli ottenibili con<br />

la formula di Brinch Hansen, anche se quest'ultima risulta essere più diffusa<br />

e usata.<br />

Formula di Froelich (1935).<br />

A differenza delle relazioni viste nei precedenti paragrafi la formula di<br />

Froelich non fornisce la capacità portante limite della fondazione bensì<br />

quella<br />

critica. Per portanza critica s'intende quel carico oltre il quale si hanno i<br />

primi fenomeni di plasticizzazione del terreno, con deformazioni<br />

significative. E' applicabile in particolare in terreni di fondazione con rottura<br />

di tipo locale. La formula ha la seguente espressione:<br />

(57) Qcrit = Ncrit x [y1 x D + C x cotg(Phi)] per Phi>0;<br />

con Ncrit=Pi/[cotg(Phi) - (Pi/2 - Phi)] (con Phi in radianti);<br />

Pi=Pi greco;<br />

D=profondità di posa<br />

(58) Qcrit = Pi x c per Phi=0.<br />

Determinazione del carico d'esercizio.<br />

Il carico da applicare sul terreno viene ricavato dal valore della portanza<br />

limite o critica, adottando un opportuno coefficiente di sicurezza. Nel caso<br />

venga utilizzato il valore della capacità portante limite, il coefficiente di<br />

sicurezza utilizzato per <strong>Le</strong>gge e per consuetudine è posto uguale 3. La<br />

portanza d'esercizio in questo caso è data quindi da:<br />

(59) Qes = Qlim/3.<br />

Volendo utilizzare il valore della portanza critica si consiglia generalmente<br />

di impiegare un coefficiente di sicurezza uguale a 1.5:<br />

(60) Qes = Qcrit/1.5.<br />

9


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Fondazioni con carichi eccentrici.<br />

Nel caso alla fondazione siano applicati dei momenti il carico non risulta più<br />

centrato, ma eccentrico. Se con Q indichiamo il valore del carico applicato<br />

alla fondazione e con Mb e Ml i momenti agenti rispettivamente lungo il<br />

lato corto e lungo della fondazione, l'eccentricità del carico sarà data da:<br />

(61) eb = Mb/Q;<br />

(62) el = Ml/Q;<br />

con eb = eccentricità lungo il lato corto della fondazione;<br />

el = eccentricità lungo il lato lungo della fondazione.<br />

Il calcolo della capacità portante in questo caso andrà eseguito, utilizzando<br />

le formule viste nei paragrafi precedenti, inserendo però nel calcolo, come<br />

suggerito da Meyerhof, i valori di B e L corretti come segue:<br />

Calcolo del valore y1 x D.<br />

(63) B' = B - 2 x eb;<br />

(64) L' = L - 2 x el.<br />

Nel caso il profilo del terreno sia irregolare, per cui si abbiano spessori di<br />

terreno differenti lungo i due lati della fondazione (rispetto al lato corto<br />

della stessa) o nel caso in cui vi sia la presenza di sovraccarichi, come<br />

fabbricati, terrapieni, ecc., in prossimità della fondazione, il prodotto y1 x D<br />

(peso di volume del terreno sopra il piano di posa della fondazione per la<br />

profondità di posa della stessa) diventa di più difficile valutazione. In questi<br />

casi si consiglia di procedere come segue:<br />

a) si calcolino i 2 valori medi dei prodotti y1 x D (P1 e P2) lungo i due lati<br />

della fondazione;<br />

b) si trasformino eventuali sovraccarichi in altezza di terra equivalente e si<br />

sommino ai prodotti y1 x D già calcolati;<br />

c) si introduca nel calcolo della capacità portante il valore minore fra P1 e<br />

P2.<br />

10


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Calcolo della capacità portante in terreni stratificati.<br />

La profondità sotto il piano di posa della fondazione da prendere in<br />

considerazione nel calcolo della portanza può essere stimata dalla relazione<br />

(Meyerhof, 1953):<br />

(65) H = 0.5 x B x tg(45 + Phi/2);<br />

H è in pratica la profondità a cui si spinge il cuneo di terreno solidale con la<br />

fondazione (zona I). Se all'interno di questo intervallo di profondità<br />

ricadono più strati, la scelta dei parametri geotecnici da introdurre nel<br />

calcolo della portanza diventa più problematica.<br />

Per un terreno di fondazione multistrato vanno distinti in generale tre casi:<br />

a) caso in cui gli strati sono costituiti da terreni dotati di sola coesione<br />

(Phi=0);<br />

b) caso in cui gli strati siano costituiti da terreni con Phi>0 e c>0;<br />

c) caso in cui gli strati siano costituiti da un'alternanza di terreni coesivi<br />

(Phi=0) e incoerenti (Phi>0).<br />

Caso a).<br />

Meyerhof e Brown (1969) propongono di adottare la seguente procedura:<br />

1) si esegue il rapporto fra la coesione del primo strato sotto il piano di posa<br />

della fondazione e quello immediatamente successivo:<br />

Rc = c1/c2;<br />

2) se Rc è minore di 1 si calcola il nuovo valore del fattore di portanza Nc<br />

come segue:<br />

(66) Nc = (1.5 x d/B) + 5.14 x Rc (Nc


FORMULA GEO VER.2.0<br />

3) se Rc è maggiore o uguale a 1, vanno calcolati i due fattori parziali:<br />

(67) Nc1 = 4.14 + (0.5 x B/d);<br />

(68) Nc2 = 4.14 + (1.1 x B/d);<br />

e quindi se ne fa una media per ottenere il fattore Nc:<br />

(69) Nc = 2 x [Nc1 x Nc2 /(Nc1 + Nc2)].<br />

4) il fattore Nc calcolato va quindi inserito nelle formule di calcolo della<br />

capacità portante di Meyerhof, Vesic o Brinch Hansen.<br />

5) il valore di Qlim calcolato va quindi confrontato con il carico di<br />

schiacciamento del primo strato dato dalla relazione:<br />

(70) Qpz = 4 x c1 + y1 x D;<br />

si adotta come capacità portante il minore dei due valori.<br />

La (70) assume generalmente valori molto bassi solo nel caso di strati<br />

coesivi scarsamente consolidati.<br />

Caso b).<br />

Purushothamaray et alii (1974) nel caso di un terreno a due strati propone la<br />

seguente soluzione:<br />

1) si calcola un valore di Phi medio del terreno dato da:<br />

(71) Phi' = [d x Phi1 + (H - d) x Phi2] / H;<br />

in cui: Phi1 e Phi2 = angolo d'attrito dello strato 1 e 2;<br />

2) si calcola un valore medio di c:<br />

(72) c' = [d x c1 + (H - d) x c2] / H;<br />

in cui: c1 e c2 = coesione degli strati 1 e 2;<br />

12


FORMULA GEO VER.2.0<br />

3) s'inseriscono i valori di c' e Phi' in una delle equazioni per il calcolo della<br />

portanza viste in precedenza;<br />

4) nel caso il primo strato presentasse delle caratteristiche meccaniche<br />

scadenti, si esegue la verifica allo schiacciamento (eq. 70) e si confronta il<br />

risultato con il valore di Qlim calcolato nel punto 3), adottando come<br />

capacità portante il minore dei due valori.<br />

La procedura ovviamente può essere estesa ad un numero qualsiasi di strati.<br />

Caso c).<br />

Bowles (1974) propone la seguente procedura nel caso di terreno a due<br />

strati:<br />

1) si calcola, con i metodi visti, la Qlim del primo strato (quello<br />

immediatamente sotto il piano di posa della fondazione) (Qlim1);<br />

2) si calcola la Qlim del secondo strato (Qlim2), usando i valori di c e Phi<br />

del secondo strato e introducendo nel prodotto y1 x D il peso di volume del<br />

primo strato ed il suo spessore;<br />

3) si calcola la Qlim complessiva dei due strati attraverso la relazione:<br />

(73) Qlim' = Qlim2 + [p x Pv x K x tg(Phi)/A] + (p x d x c/A);<br />

in cui: A=area della fondazione=B x L;<br />

p=perimetro della fondazione=2 x B + 2 x L;<br />

d=spessore del primo strato;<br />

P=pressione efficace dal piano di posa della fondazione al tetto dello<br />

strato inferiore;<br />

K=tg(45 + Phi/2) 2 ;<br />

4) si confronta il valore di Qlim1 con Qlim' e si adotta come portanza il<br />

minore dei due.<br />

Anche in questo caso il procedimento può essere esteso a tre e più strati.<br />

13


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Effetti sulla portanza della variazione di B e D.<br />

Dall'osservazione dell'equazioni proposte da Terzaghi, Meyerhof, Brinch<br />

Hansen e Vesic per il calcolo della capacità portante si può notare che<br />

generalmente all'aumentare di B e D la Qlim tende a crescere. In particolare<br />

a piccoli incrementi di D, mantenendo invariato B, corrispondono spesso<br />

notevoli aumenti della Qlim. Quest'effetto è più vistoso nei terreni<br />

incoerenti, dove il termine dell'equazione legato a Nc è nullo e quello legato<br />

a Nq diventa dominante.<br />

Gli incrementi di Qlim all'aumentare di B sono invece più contenuti in<br />

quanto il termine legato a Ny spesso è trascurabile. Da notare però che in<br />

terreni<br />

stratificati si può anche verificare che ad un incremento di B segua una<br />

diminuzione di Qlim: ciò accade in presenza di strati con caratteristiche<br />

meccaniche scadenti posti sotto strati con caratteristiche migliori. In questi<br />

casi è consigliabile effettuare il calcolo della portanza, utilizzando un range<br />

abbastanza ampio di valori di B, per individuare la Qlim massima e minima<br />

in funzione del lato corto della fondazione.<br />

Correzione di Terzaghi della portanza limite.<br />

Tutte le equazioni per il calcolo della capacità portante presentate in<br />

precedenza si basano sul presupposto che il terreno di fondazione abbia un<br />

comportamento descrivibile dalla legge di Coulomb:<br />

(74) T = c + Pef x tg(Phi);<br />

in cui: T=resistenza al taglio del terreno;<br />

Pef=pressione efficace del terreno.<br />

I dati sperimentali confermano che il campo di validità della (74) è limitato<br />

all'intervallo di Qammissibile che va da 0 a 4.5 kg/cmq circa. Oltre i 4.5 kg/cmq<br />

la relazione sforzi - resistenza al taglio non è più di tipo lineare, come<br />

nell'eq. 74, ma assume una forma più complessa. L'uso delle formule per il<br />

calcolo della portanza fuori dal campo di validità della (74) conduce a valori<br />

della Qlim sovrastimati.<br />

14


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Terzaghi (1943) ha proposto una correzione da applicare ai parametri<br />

coesione e angolo d'attrito del terreno, nei casi in cui risulti dal calcolo una<br />

Qam>4.5 kg/cmq, per tener conto della non linearità della relazione sforzi -<br />

resistenza al taglio. In pratica ha suggerito di utilizzare nel calcolo valori<br />

ridotti di Phi e c, calcolati come segue:<br />

c' = (2/3) x c;<br />

Phi' = atang[(2/3) x Phi].<br />

Lo stesso tipo di correzione viene proposta da Terzaghi per terreni dove è<br />

prevedibile una rottura del terreno di tipo locale. Nella pratica per<br />

distinguere<br />

fra terreni con rottura di tipo locale e generale si può utilizzare il seguente<br />

criterio:<br />

a) rottura di tipo locale: probabile nei terreni che abbiano un densità relativa<br />

(Dr%) inferiore a 20 e/o una coesione (c) minore di 0.25 kg/cmq; in questo<br />

caso si consiglia di procedere al calcolo della Qlim adottando i valori ridotti<br />

di c e Phi:<br />

c' = (2/3) x c;<br />

Phi' = atang[(2/3) x Phi];<br />

b) rottura di tipo generale: probabile nei terreni che abbiano una Dr%>=70<br />

e/o una coesione maggiore o uguale a 1 kg/cmq; in questo caso nel calcolo<br />

vanno impiegati i valori reali di c e Phi;<br />

c) rottura di tipo intermedio: probabile nei terreni con Dr%>=20 e =0.25 kg/cmq e c


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Secondo quanto proposto dai due Autori la portanza può essere valutata con<br />

uno dei metodi già visti, impiegando i seguenti fattori di portanza:<br />

Nq = tg 6 (45 + Phi/2);<br />

Nc = 5 x tg 4 (45 + Phi/2);<br />

Ny = Nq +1.<br />

Il valore della Qlim ottenuto va poi ridotto in base al valore del parametro<br />

RQD:<br />

Qlim' = Qlim x (RQD%/100) 2 .<br />

Il limite di questo procedimento è nella difficolta di ottenere per ammassi<br />

rocciosi valori attendibili di Phi e c. D'altra parte raramente la Qlim è un<br />

fattore limitante nel caso di fondazioni su roccia.<br />

Correzioni da applicare all'angolo d'attrito in condizioni sismiche.<br />

<strong>Le</strong> sollecitazioni indotte da un sisma possono, nel caso di terreni incoerenti<br />

ben addensati, indurre il fenomeno della dilatanza, cioè un aumento di<br />

volume del materiale conseguente ad una diminuzione del suo grado di<br />

addensamento (espresso dal parametro densità relativa). Poichè nei terreni<br />

incoerenti esiste un legame fra grado di addensamento e angolo d'attrito<br />

interno, una diminuzione della prima grandezza conduce ad una<br />

diminuzione anche della seconda.<br />

Due sono le correzioni presentate in questo programma: quella di Vesic e<br />

quella di Sano.<br />

a)Criterio di Vesic.<br />

Secondo questo Autore per tener conto del fenomeno della dilatanza nel<br />

calcolo della capacità portante è sufficiente diminuire di 2° l'angolo d'attrito<br />

degli strati di fondazione. Il limite di questo suggerimento è nel fatto che<br />

non tiene conto dell'intensità della sollecitazione sismica (espressa<br />

16


FORMULA GEO VER.2.0<br />

attraverso il parametro accelerazione sismica orizzontale massima). Questo<br />

criterio pare però trovare conferma nelle osservazioni fatte in occasione di<br />

diversi eventi sismici.<br />

b)Criterio di Sano.<br />

L'Autore propone di diminuire l'angolo d'attrito degli strati portanti di una<br />

quantità data dalla relazione:<br />

Dp = arctg[Amax /sqr(2)];<br />

dove Amax è l'accelerazione sismica orizzontale massima.<br />

Questo criterio, rispetto a quello di Vesic, ha il vantaggio di prendere in<br />

considerazione anche l'intensità della sollecitazione sismica. L'esperienza<br />

però dimostra che l'applicazione acritica di questa relazione può condurre a<br />

valori eccessivamente cautelativi della Qlim.<br />

<strong>Le</strong> correzioni di Sano e di Vesic si applicano esclusivamente a terreni<br />

incoerenti ben addensati: è errato applicarle a terreni sciolti o mediamente<br />

addensati, dove le vibrazioni sismiche producono il fenomeno opposto a<br />

quello della dilatanza, con aumento del grado di addensamento e<br />

dell'angolo d'attrito.<br />

Per quanto riguarda la coesione (drenata e non), le osservazioni confermano<br />

che le sollecitazioni sismiche vi inducono effetti del tutto trascurabili.<br />

Portanza del terreno attraverso correlazioni empiriche con i dati di<br />

prove in situ.<br />

Correlando i dati ricavati da alcuni tipi di prove in situ con la capacità<br />

portante della fondazione, è possibile ottenere rapidamente un'indicazione di<br />

massima dei carichi che il terreno può tollerare. E' consigliabile verificare<br />

comunque in seguito la validità di quest'indicazione con i metodi analitici,<br />

più completi e attendibili.<br />

Portanza attraverso correlazioni con le prove CPT.<br />

17


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Vengono qui descritte le relazioni di Schmertmann e di Terzaghi.<br />

a) Formula di Schmertmann.<br />

Si distingue il caso di un strato incoerente da quello di uno strato coesivo.<br />

Nel primo caso la Qlim dello strato è data da:<br />

(75) Qlim (kg/cmq) = 28 - 0.0052 x (300 - Rp) 1.5 (per f.nastriformi);<br />

(76) Qlim (kg/cmq) = 48 - 0.009 x (300 - Rp) 1.5 (per f.rettangolari);<br />

nel secondo:<br />

(77) Qlim (kg/cmq) = 2 + 0.28 x Rp (per f.nastriformi);<br />

(78) Qlim (kg/cmq) = 5 + 0.34 x Rp (per f.rettangolari).<br />

Per ricavare la portanza d'esercizio la Qlim va divisa per un opportuno<br />

coefficiente di sicurezza, generalmente posto uguale a 3.<br />

b) Formula di Terzaghi.<br />

Si distingue il caso di un strato incoerente da quello di uno strato coesivo.<br />

Nel primo caso la Qlim dello strato è data da:<br />

(79) Qlim (kg/cmq) = y1 x D x Nq + 0.5 x B x Ny;<br />

in cui: Nq=Rp/.8 e Ny=Rp/.8;<br />

nel secondo caso:<br />

in cui: Kq = Rp/15.<br />

(80) Qlim (kg/cmq) = 2 x Kq x [1 + 0.3 x (B/L)];<br />

Per ricavare la portanza d'esercizio la Qlim va divisa per un opportuno<br />

coefficiente di sicurezza, generalmente posto uguale a 3.<br />

18


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Portanza attraverso correlazioni con le prove SPT e SCPT.<br />

Vengono qui descritte la relazione di Meyerhof e la formula degli Olandesi.<br />

a) Formula di Meyerhof.<br />

La relazione è la seguente:<br />

(81) Qamm (kPa) = (Nspt/0.08) x Kd;<br />

con Kd = 1 + 0.33 x (D/B) (con Kd


FORMULA GEO VER.2.0<br />

La Formula degli Olandesi rispetto a quella di Meyerhof non permette di<br />

correlare la portanza alle caratteristiche geometriche della fondazione, e in<br />

particolare al parametro D (profondità di posa della fondazione). Va quindi<br />

usata con molta prudenza e solo per prime stime. La portanza ricavata con la<br />

relazione (82) fornisce direttamente la portanza ammissibile, quindi il<br />

coefficiente di sicurezza deve essere posto uguale a 1.<br />

Calcolo del coefficiente di sottofondazione.<br />

Si definisce pressione di contatto la pressione unitaria che la fondazione<br />

esercita in ciascun punto d'appoggio sul terreno di fondazione. Per modulo o<br />

coefficiente di sottofondazione si definisce la relazione che esiste fra la<br />

pressione di contatto in ogni punto della fondazione e la relativa<br />

deformazione del terreno:<br />

(83) k = Q/s.<br />

Generalmente ci si basa sull'ipotesi che il modulo k sia costante sotto ogni<br />

punto della fondazione, come proposto da Winkler e da Westergaard. Se ciò<br />

si può verificare nel caso di fondazioni rigide, per fondazioni elastiche<br />

l'assunzione non è più valida. L'utilizzo di k anche per il dimensionamento<br />

di platee e reticoli di travi rimane nonostante questo ancora diffuso,<br />

mancando metodi di calcolo più attendibili e uguale semplicità.<br />

Numerose sono le relazioni proposte in letteratura per il calcolo di k.<br />

Vengono qui descritte le formule di Bowles, Terzaghi e Vesic, tra le più<br />

citate ed usate.<br />

Formula di Bowles.<br />

Bowles (1974) propone la seguente relazione:<br />

(84) k (kN/mc) = 40 x Qlim.<br />

20


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Si tratta di una formula di semplice utilizzo, ma che generalmente conduce a<br />

valori di k eccessivamente conservativi. Si consiglia di usarla solo per<br />

ottenere una prima indicazione.<br />

Formula di Vesic.<br />

Vesic (1961) ha proposto la seguente relazione che correla k con il modulo<br />

di elasticità del terreno e della fondazione:<br />

(85) k (kg/cmc) = (1/B) x 0.65 x [(Et x B 4 )/(Ef x If)] 1/12 x Et/(1 - p 2 );<br />

in cui: Et (kg/cmq)= modulo di deformazione dello strato di fondazione;<br />

Ef (kg/cmq)= modulo elastico della fondazione;<br />

If (cm4)=momento d'inerzia della fondazione;<br />

B (cm)=lato corto della fondazione;<br />

p=rapporto di Poisson.<br />

Poichè il prodotto 0.65 x [(Et x B 4 )/(Ef x If)] 1/12 ha generalmente un valore<br />

prossimo all'unità, la (85) può essere semplificata come segue:<br />

Formula di Terzaghi.<br />

(86) k (kg/cmc) = (1/B) x Et/(1 - p 2 ).<br />

Terzaghi (1955) ha suggerito di correlare il coefficiente di sottofondazione<br />

con il valore del modulo di reazione kp calcolato con una prova su piastra di<br />

lato uguale a 30 cm. La correlazione proposta è la seguente:<br />

(87) k (kg/cmc) = kp x [(B + 30)/(2 x B)] 2 per terreni incoerenti;<br />

(88) k (kg/cmc) = kp/(1.5 x B) per terreni coesivi.<br />

Correlando kp con il numero di colpi medio dello strato di fondazione,<br />

attraverso la relazione:<br />

21


FORMULA GEO VER.2.0<br />

(89) kp (kg/cmc) = 1 / (7.8 x Q / N);<br />

in cui: Q (kg/cmq)=carico applicato sulla fondazione;<br />

N=numero di colpi SPT medio nello strato di fondazione;<br />

è possibile ricavare k direttamente dai dati di una prova penetrometrica<br />

dinamica.<br />

Distribuzione del sovraccarico nel terreno di fondazione.<br />

Introduzione.<br />

L'applicazione del sovraccarico della fondazione conduce ad una variazione<br />

dello stato tensionale del terreno. Il carico applicato tende a diffondersi fino<br />

al suo completo assorbimento. Generalmente si ammette che il sovraccarico<br />

si annulli ad una profondità, sotto il piano di posa della fondazione,<br />

variabile da 1 a 4 volte B (B=lato corto della fondazione).<br />

E' importante eseguire una stima di come il carico si diffonde negli strati di<br />

fondazione, in quanto indispensabile per il successivo calcolo dei cedimenti.<br />

Vengono di seguito descritti tre procedimenti, fra i più utilizzati e collaudati,<br />

per la valutazione della diffusione del sovraccarico nel terreno: il metodo<br />

semplificato, il metodo di Reimbert ed il metodo di Newmark.<br />

Metodo semplificato.<br />

Si suppone che il sovraccarico netto applicato sul terreno di fondazione, cioè<br />

il peso della sovrastruttura al netto, eventualmente, del peso del terreno<br />

asportato sopra il piano di posa della fondazione, si diffonda con un angolo<br />

di circa 63° rispetto alla verticale. In pratica alla quota z sotto il piano di<br />

posa della fondazione la pressione indotta dalla fondazione è data dalla<br />

relazione:<br />

(90) pz = Q/[(B + z) x (L + z)];<br />

in cui: Q=carico netto applicato dalla fondazione;<br />

B=lato corto della fondazione;<br />

22


FORMULA GEO VER.2.0<br />

L=lato lungo della fondazione.<br />

Confrontato con metodi più sofisticati, come quello di Newmark, non si<br />

notano in genere grandi divergenze per profondità comprese fra 1xB e 4xB.<br />

Se ne sconsiglia l'utilizzo invece nell'intervallo di profondità 0 - 1xB.<br />

Metodo di Newmark.<br />

Si basa sul presupposto che il terreno di fondazione possa essere assimilato<br />

ad uno spazio semiinfinito a comportamento perfettamente elastico,<br />

omogeno e isotropo. Deriva dall'integrazione su un'area rettangolare o<br />

quadrata di dimensioni B x L (B=lato corto della fondazione, L=lato lungo<br />

della fondazione) delle equazioni di Boussinesq.<br />

In pratica l'incremento di pressione netta indotta dal carico applicato dalla<br />

fondazione alla quota z sotto il piano di posa, lungo la verticale che passa<br />

per uno degli angoli dell'area BxL, è dato da:<br />

(91) pz = [Q/(4 x Pi)] x (m1 + m2);<br />

in cui: m1=[2 x M x N x sqr(V) x (V + 1)] / [(V + V1) x V];<br />

m2=atang[(2 x M x N x sqr(V))/(V1 - V)];<br />

dove M=B/z;<br />

N=L/z;<br />

V=M 2 + N 2 + 1;<br />

V1=(M x N) 2 ;<br />

Pi=Pi greco.<br />

Per stimare la diffusione del sovraccarico nel terreno lungo più verticali,<br />

occorre dividere l'area B x L in più rettangoli o quadrati con gli spigoli<br />

coincidenti al punto di passaggio della verticale, calcolare e quindi sommare<br />

i contributi delle singole aree.<br />

Il metodo di Newmark è ampiamente utilizzato e fornisce generalmente<br />

risultati a favore della sicurezza. In alcuni casi però, in particolare in terreni<br />

23


FORMULA GEO VER.2.0<br />

stratificati incoerenti o con alternanze di strati coesivi e incoerenti, dove<br />

cioè ci si allontana notevolmente da un comportamento perfettamente<br />

elastico del terreno, i valori ottenibili con Newmark risultano<br />

eccessivamente cautelativi.<br />

24


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Metodo di Reimbert.<br />

Rispetto ai metodi descritti in precedenza, quello di Reimbert ha il pregio di<br />

considerare nel calcolo anche le caratteristiche meccaniche del terreno,<br />

precisamente l'angolo d'attrito del terreno e il suo grado di addensamento.<br />

Dato un carico netto applicato alla fondazione Qp, alla quota z sotto il piano<br />

campagna si avrà un'incremento della pressione netta dato da:<br />

(92) pz = (2/Pi) x Qp/[(Fb + (z x Fa) 2 ] per fondazioni quadrate;<br />

(93) pz = (1.9/Pi) x Qp/[(Fb + (z x Fa) 2 ] per fondazioni rettangolari;<br />

(94) pz = 0.75 x Qp/(Fb + z x Fa) per fondazioni nastriformi;<br />

in cui: Fb=0.564 x B (fondazioni quadrate);<br />

Fb=0.564 x sqr(B x L) (fondazioni rettangolari);<br />

Fb=B/2 (fondazioni nastriformi);<br />

Fa=cotg(Phi) per Phi=30°.<br />

Il metodo di Reimbert fornisce risultati più attendibili, rispetto al metodo di<br />

Newmark, in terreni stratificati incoerenti o con alternanze di strati<br />

incoerenti e coesivi. Rispetto al metodo di Newmark è però meno<br />

collaudato. Non è utilizzabile inoltre per il primo metro sotto il piano di<br />

posa della fondazione.<br />

Calcolo dei cedimenti del terreno di fondazione.<br />

Introduzione.<br />

Anche se la pressione esercitata sul terreno di fondazione non supera il<br />

valore calcolato, si possono, in alcuni casi, manifestare delle deformazioni<br />

nel terreno non tollerabili dall’opera.<br />

25


FORMULA GEO VER.2.0<br />

I cedimenti sono dovuti alla deformazione elastica e plastica del terreno e,<br />

nel caso di terreni poco permeabili (argille e limi), al processo di lenta<br />

espulsione dell’acqua contenuta al loro interno (consolidazione).<br />

Poichè le caratteristiche geotecniche del terreno variano da punto a punto,<br />

così come spesso variano da punto a punto anche le condizioni di carico, i<br />

cedimenti possono assumere localmente valori differenti.<br />

Il cedimento calcolato in un punto prende il nome di cedimento assoluto; la<br />

differenza fra i cedimenti assoluti misurati in due o più punti prende il nome<br />

di cedimento differenziale.<br />

Il cedimento assoluto totale è dato dalla somma di tre componenti:<br />

(95) Stot= Simm + Scon + Ssec;<br />

in cui:<br />

Simm=cedimento immediato, dovuto alla deformazione iniziale, senza<br />

variazione di volume, del terreno caricato; è prevalente nei terreni<br />

incoerenti(coesione=0), trascurabile in quelli coesivi (coesione>0);<br />

Scon=cedimento di consolidazione, legato alla variazione di volume del<br />

terreno saturo, in seguito alla lenta espulsione dell’acqua contenuta al suo<br />

interno; è dominante nei terreni coesivi, poco permeabili, e trascurabile in<br />

quelli incoerenti (da mediamente a molto permeabili);<br />

Ssec=cedimento secondario, dovuto alla deformazione viscosa dello<br />

scheletro solido del terreno; normalmente trascurabile in tutti i tipi di<br />

terreno.<br />

Proprio per le differenti modalità con cui si manifestano i cedimenti nei<br />

terreni coesivi ed incoerenti, i due casi vanno trattati separatamente.<br />

Cedimenti nei terreni incoerenti.<br />

Metodo semplificato di Terzaghi(1943).<br />

Si tratta di un metodo speditivo utile per avere una prima indicazione<br />

dell'ammontare del cedimento. La relazione è la seguente:<br />

26


FORMULA GEO VER.2.0<br />

(96) S = DH x Qz / Ed;<br />

in cui: DH=spessore dello strato;<br />

Qz=incremento di pressione dovuto al sovraccarico applicato dalla<br />

fondazione a metà strato, calcolabile con uno dei metodi descritti nel<br />

precedente capitolo;<br />

Ed=modulo di deformazione dello strato.<br />

Il procedimento fornisce in genere valori sovrastimati e va quindi<br />

controllato con metodi più completi. Il cedimento calcolato corrisponde alla<br />

sola componente immediata, quella secondaria viene considerata<br />

trascurabile. Il valore del cedimento calcolato è valido per fondazioni<br />

flessibili; per fondazioni rigide questo valore va moltiplicato per un fattore<br />

generalmente posto uguale a 0.75. Inoltre il metodo va applicato solo negli<br />

strati dove è soddisfatta la condizione:<br />

con B=lato corto della fondazione.<br />

Metodo di Schmertmann(1970).<br />

(97)DH < B;<br />

E' stato ideato per calcolare il cedimento immediato e secondario di terreni<br />

incoerenti utilizzando direttamente i dati delle prove penetrometriche<br />

statiche (CPT). Ha la seguente espressione:<br />

(98) Stot = C1 x C2 x Q x DH x sommatoria(Iz/E);<br />

in cui:<br />

Q=carico netto applicato sulla fondazione;<br />

C1=fattore correttivo per tener conto dell'approfondimento della fondazione:<br />

(99) C1 = 1 - 0.5 x (P/Q);<br />

dove P=Pressione efficace al piano di posa della fondazione;<br />

C2=fattore correttivo per tener conto del cedimento secondario:<br />

(100) C2 = 1 + 0.21 x Log ( T/0.1);<br />

dove:<br />

27


FORMULA GEO VER.2.0<br />

T=tempo di calcolo del cedimento in anni;<br />

DH=spessore dello strato;<br />

E=modulo di deformazione dello strato; i valori di E consigliati da<br />

Schmertmann sono i seguenti:<br />

E=2 x Rp (sabbie fini e limo);<br />

E=3.5 x Rp (sabbie medie);<br />

E=5 x Rp (sabbia grossolana);<br />

E=6 x Rp (sabbia e ghiaia);<br />

con Rp=resistenza alla punta media dello strato;<br />

Iz=fattore d'influenza per tener conto della diffusione del carico netto<br />

applicato sulla fondazione nel terreno; ha una distibuzione di tipo<br />

triangolare che dipende dalla geometria della fondazione:<br />

fondazioni nastriformi: Iz=0.2 per z=0 - Iz=0.5 per z=B - Iz=0 per z=4xB;<br />

fondazioni quadrate: Iz=0.1 per z=0 - Iz=0.5 per z=B/2 - Iz=0 per z=2xB;<br />

fondazioni rettangolari:si risolvono i due casi precedenti e si prende un<br />

valore interpolato.<br />

Il procedimento di Schmertmann fornisce risultati attendibili purchè si<br />

utilizzino i valori di E proposti dall'Autore e venga impiegato per fondazioni<br />

rigide. Il cedimento calcolato va visto come il massimo cedimento teorico<br />

prevedibile in funzione del carico netto applicato.<br />

Metodo di Steinbrenner(1934).<br />

Consente di calcolare il cedimento immediato di una fondazione<br />

rettangolare o quadrata, rigida o elastica, di area B x L in corrispondenza di<br />

uno dei suoi vertici. Si basa sulla Teoria dell'Elasticità, partendo dal<br />

presupposto che il terreno di fondazione si comporti come un mezzo<br />

elastico. Ha la seguente espressione:<br />

(101) Si = Q x B' x [(1 - p 2 )/E] x [I1 + I2 x (1 - 2xp)/(1 - p)] x If;<br />

in cui: Q=carico netto applicato sulla fondazione;<br />

B'=B/2 con B=lato corto della fondazione;<br />

p=coefficiente di Poisson;<br />

28


FORMULA GEO VER.2.0<br />

E=modulo di deformazione dello strato;<br />

I1,I2,If=fattori d'influenza per tener conto della distribuzione del<br />

carico netto in funzione della lunghezza della fondazione,<br />

della profondità di calcolo sotto al piano di posa e della profondità di<br />

posa.<br />

Nel caso di una fondazione elastica è possibile calcolare il cedimento<br />

immediato lungo più verticali all'interno dell'area caricata, suddividendola in<br />

rettangoli con i vertici coincidenti con il punto di passaggio della verticale<br />

di calcolo, valutando i cedimenti per ogni singolo rettangolo e sommando i<br />

valori ottenuti.<br />

Nel caso di una fondazione rigida, dove i cedimenti si suppongono uniformi,<br />

si calcola con la (101) il cedimento nel punto centrale dell'area B x L e lo si<br />

moltiplica per un fattore riduttivo, generalmente posto uguale a 0.931:<br />

(102)Sr = Sf x 0.931;<br />

in cui: Sr=cedimento della fondazione rigida;<br />

Sf=cedimento della fondazione flessibile;<br />

Il metodo non prende in considerazione la componente secondaria del<br />

cedimento, considerata trascurabile.<br />

Il procedimento di Steinbrenner fornisce risultati attendibili, purchè si tenga<br />

conto, lungo le verticali di calcolo, della variazione di E per la<br />

stratificazione del terreno di fondazione e non si assuma, come suggerito da<br />

alcuni Autori, semplicemente il valore del modulo di deformazione<br />

immediatamente sotto il piano di posa.<br />

Metodo di Burland e Burbridge.<br />

Permette di calcolare il cedimento immediato e secondario di una<br />

fondazione direttamente dai dati di una prova penetrometrica dinamica. Ha<br />

la seguente espressione:<br />

(103)Stot = Fs x Fh x [Pf x (B 0.7 )x(Ic / 3)+(Q - Pf) x (B 0.7 ) x Ic] x Ft;<br />

29


FORMULA GEO VER.2.0<br />

in cui: Ft = 1 + R3 + R0 x Log(T / 3);<br />

dove R3=0.3 e R0=0.2 per carichi statici,<br />

dove R3=0.7 e R0=0.8 per carichi dinamici,<br />

T=anni di calcolo del cedimento secondario(maggiore di 3);<br />

Fs = [1.25 x (L / B) / (L / B + .25)] 2 ;<br />

Ic=fattore che tiene conto della probabilità che il cedimento reale superi<br />

quello calcolato; viene calcolato come segue:<br />

Ic50 = 1.706 / (Nspt) 1.4 (probabilità del 50% che il cedimento relae non<br />

superi quello calcolato) con Nspt=numero di colpi medio dello strato;<br />

Ic2 = 5.47 / (Nspt) 1.4 (probabilità del 2% che il cedimento reale non superi<br />

quello calcolato);<br />

Pf=pressione efficace al piano di posa della fondazione;<br />

Q=carico applicato alla fondazione;<br />

B=lato corto della fondazione.<br />

Fh = fattore che tiene conto dello spessore dello strato maggiormente<br />

compressibile (Sp); è dato da:<br />

Fh=1 se Sp>= Zi;<br />

Fh = (Sp / Zi) x (2 - (Sp / Zi)) se Sp


FORMULA GEO VER.2.0<br />

(104) Ed = 1/mv;<br />

con mv=modulo di compressibilità volumetrica dello strato.<br />

Metodo di Steinbrenner.<br />

Ha la stessa espressione e limiti visti per il procedimento relativo a terreni<br />

incoerenti; anche in questo caso al posto del modulo di deformazione va<br />

utilizzato il modulo edometrico.<br />

Metodo basato sulle prove edometriche.<br />

Consente il calcolo del cedimento di consolidazione; ha la seguente<br />

espressione:<br />

(105)Sc = DH x [Cc/(1 + e0)] x Log[(Pf + dp)/Pf] (strati normalmente<br />

consolidati);<br />

(106)Sc = DH x [Cc/(1 + e0)] x Log[(Pf + dp)/Pf] (strati sovraconsolidati<br />

con dpPc);<br />

in cui: DH=spessore dello strato;<br />

Cc=indice di compressione vergine;<br />

Cr=indice di ricompressione vergine;<br />

Pf=pressione efficace a metà strato;<br />

Pc=pressione di sovraconsolidazione a metà strato;<br />

dp=incremento di pressione a metà strato dovuto al carico applicato<br />

sulla fondazione;<br />

e0=indice naturale dei vuoti;<br />

31


FORMULA GEO VER.2.0<br />

In presenza di terreno multistrato il procedimento va applicato ad ogni<br />

singolo strato coesivo ed i risultati sommati.<br />

Per il calcolo del cedimento secondario si utilizza la seguente espressione:<br />

(108)Ss = DH x Cs x Log(1 + T);<br />

in cui: Cs=indice di compressione secondario;<br />

T=tempo di calcolo del cedimento secondario in anni.<br />

va tenuto presente che il procedimento considera che le deformazioni<br />

indotte dal sovraccarico applicato sulla fondazione siano di tipo assiale,<br />

trascurando quelle laterali; ciò può essere considerato ammissibile solo dove<br />

sia verificata la relazione:<br />

(109)DH


FORMULA GEO VER.2.0<br />

H=DH nel caso il drenaggio sia consentito da un solo lato dello<br />

strato;<br />

cv=coefficiente di consolidazione verticale, fornito dalle prove<br />

edometriche.<br />

Per un tempo corrispondente ad una consolidazione del 50% la (110) può<br />

essere riscritta come segue:<br />

Cedimenti assoluti e differenziali.<br />

(111)t = 0.197 x H 2 /cv.<br />

Elevati cedimenti differenziali (dell’ordine di alcuni centimetri in genere,<br />

ma a volte anche meno) possono indurre lesioni nell’opera. Partendo dal<br />

presupposto che a elevati cedimenti assoluti generalmente corrispondono<br />

elevati cedimenti differenziali, Terzaghi e Peck proposero di considerare<br />

come valori limite tollerabili cedimenti assoluti di 2,5 cm in terreni<br />

incoerenti (sabbie e ghiaie) e 4 cm in terreni coesivi (limi e argille). La<br />

maggiore tolleranza consentita per i materiali dotati di coesione dipende dal<br />

fatto che in quest'ultimi i cedimenti sono essenzialmente dovuti alla<br />

consolidazione, quindi distribuiti su intervalli di tempo relativamente ampi,<br />

fatto che consente alla sovrastruttura di meglio adattarsi alle deformazioni<br />

del terreno.<br />

Un sistema meno empirico di procedere consiste nello stimare la distorsione<br />

angolare fra due o più punti della struttura di cui sia noto il cedimento<br />

assoluto del terreno di fondazione:<br />

con<br />

Dang=distorsione angolare;<br />

S2=cedimento assoluto nel punto 2;<br />

S1=cedimento assoluto nel punto 1;<br />

L12=distanza fra i punti 1 e 2.<br />

(112) Dang= (S2 -S1)/L12;<br />

33


FORMULA GEO VER.2.0<br />

In prima approssimazione, sono da considerare tollerabili distorsioni<br />

angolari inferiori a 1/600 per strutture in muratura e a 1/1000 per strutture in<br />

calcestruzzo.<br />

34


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Portanza attraverso metodi probabilistici.<br />

Introduzione.<br />

Nel calcolo della capacità portante di una fondazione superficiale la maggior<br />

fonte d'indeterminazione è costituita dalla caratterizzazione meccanica del<br />

terreno, in particolare dalla stima dei parametri coesione e angolo di<br />

resistenza al taglio ( o angolo d'attrito).<br />

Nei metodi dell'equilibrio limite spesso i parametri geotecnici utilizzati nel<br />

calcolo sono ricavati facendo una media ponderata fra i dati ottenuti dalle<br />

misure eseguite in situ o in laboratorio. La dispersione dei valori che si<br />

osserva in molti casi non è trascurabile, per cui la scelta delle grandezze da<br />

inserire nel calcolo può diventare problematica. In queste situazioni è<br />

preferibile far seguire la verifica condotta con un metodo deterministico,<br />

cioè con uno dei metodi analitici già visti (Terzaghi, Vesic, Meyerhof e<br />

Brinch Hansen), da un'analisi di tipo probabilistico, che fornisca un'idea<br />

dell'influenza della dispersione dei dati geotecnici sul valore della portanza.<br />

Metodi di Montecarlo applicati al calcolo della portanza.<br />

I metodi di Montecarlo si basano sulla generazione di numeri casuali, scelti<br />

in determinati intervalli, che godano nel complesso di proprieta' statistiche.<br />

Fra le varie applicazioni possibili di tali metodi, vi e' quella detta 'del<br />

campionamento' che consiste nel dedurre proprieta' generali di un insieme<br />

grande, studiandone solo un sottoinsieme casuale, giudicato rappresentativo<br />

dell' insieme stesso. E' evidente che maggiori saranno le dimensioni del<br />

campione random, piu' rappresentative saranno le proprieta' dedotte.<br />

Nel caso di applicazione del metodo al calcolo della portanza di fondazioni<br />

superficiali, la procedura da seguire potrebbe essere la seguente:<br />

• si genera la distribuzione delle variabili aleatorie coesione e angolo<br />

d'attrito misurate in situ o in laboratorio, supponendo che sia di tipo<br />

gaussiano ( cioè rappresentate da una curva a campana, con il valore<br />

centrale corrispondente al valore medio);<br />

• attraverso un generatore di numeri casuali, si crea una serie, estesa<br />

quanto si vuole, di valori numerici compresi fra 0 e 1;<br />

35


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• si associa ad ogni valore numerico casuale della serie un valore della<br />

coesione e dell'angolo d'attrito, rispettando la curva di distribuzione<br />

delle probabilità di queste due grandezze (facendo cioè in modo che la<br />

frequenza con cui un certo parametro viene chiamato nel calcolo sia<br />

uguale alla sua probabilità ricavata dalla curva gaussiana di probabilità<br />

del parametro stesso); in questo modo si trasforma la serie di numeri<br />

casuali generati nel punto precedente in una serie di coppie di valori di c<br />

e ϕ;<br />

• scelto un metodo deterministico di calcolo, si esegue il calcolo della<br />

portanza con tale metodo per ogni coppia di valori di c e ϕ , ricavando il<br />

rispettivo valore di Qlim;<br />

• si crea la curva di distribuzione della frequenza dei valori di Qlim<br />

ottenuti, per esempio sottoforma di istogramma, visualizzando<br />

l'andamento di tali grandezze.<br />

L'aspetto del grafico della distribuzione di Qlim consente di valutare se la<br />

dispersione dei valori di c e ϕ misurata influisce in maniera significativa sul<br />

calcolo della stabilità del versante. Il metodo di Montecarlo può essere<br />

impiegato anche per retro-analisi di portanza. Costruendo infatti a tentativi<br />

delle curve di distribuzione ipotetiche di c e ϕ, si può stimare per quale<br />

intervallo di questi valori la portanza rientra negli intervalli previsti.<br />

Il metodo di Montecarlo richiede, per consentire di ottenere delle<br />

distribuzioni di Qlim valide, che venga generato un numero<br />

sufficientemente elevato di coppie di parametri c e ϕ, dalle quali ricavare il<br />

corrispondente valore di Qlim . Normalmente per ottenere distribuzioni<br />

stabili del coefficiente di sicurezza sono necessarie alcune centinaia di<br />

verifiche. Il raggiungimento della stabilità delle curve di distribuzione può<br />

essere valutato, applicando il metodo di Montecarlo su due insiemi di<br />

verifiche e confrontando quindi le relative distribuzioni con il test del χ 2 .<br />

Metodo di Rosemblueth applicato al calcolo della portanza.<br />

Il metodo di Rosemblueth, applicato al calcolo della portanza di una<br />

fondazione superficiale, consente di ricavare il valore più probabile<br />

della<br />

36


FORMULA GEO VER.2.0<br />

portanza (valore medio) ed un'indicazione della sua dispersione (scarto<br />

quadratico medio).<br />

Si possono utilizzare anche in questo caso come variabili casuali i parametri<br />

c e ϕ, supponendo una loro distribuzione gaussiana simmetrica (cioè a curva<br />

a campana con i tratti di sinistra e di destra simmetrici rispetto al valore<br />

centrale).<br />

Il procedimento da seguire è il seguente:<br />

• dai dati misurati in situ o in laboratorio, si calcoli il valore medio di c e<br />

ϕ (cm e ϕm ) e i rispettivi scarti quadratici medii (sc e sϕ );<br />

• utilizzando uno dei metodi dell'equilibrio limite, si calcoli la Qlim<br />

relativa alle seguenti combinazioni di parametri:<br />

1. ( c = c m + s c ϕ = ϕ m + s ϕ )⇒ Qlim 1<br />

2. ( c = c m + s c ϕ = ϕ m - s ϕ )⇒ Qlim 2<br />

3. ( c = c m - s c ϕ = ϕ m + s ϕ )⇒ Qlim 3<br />

4. ( c = c m - s c ϕ = ϕ m - s ϕ )⇒ Qlim 4<br />

• si calcoli quindi il valore medio di Qlim attraverso la relazione:<br />

(113) Qlim m = ( Qlim 1 + Qlim 2 + Qlim 3 + Qlim 4 ) / 4;<br />

e lo scarto quadratico medio con la formula:<br />

(114) S F =0.5 x √ ( Qlim 1 2 +Qlim2 2 + Qlim3 2 + Qlim4 2 ).<br />

Anche in questo caso il risultato può essere visto come un'indicazione<br />

dell'influenza della dispersione dei parametri geotecnici sulla portanza: un<br />

elevato valore di S F può indicare una non sufficiente caratterizzazione<br />

geotecnica del terreno.<br />

La Qlim potrà quindi essere espressa come segue:<br />

(115) Qlim s = Qlim m ± S F;<br />

37


FORMULA GEO VER.2.0<br />

indicando che la portanza può variare nell'intervallo compreso fra Qlim =<br />

Qlim m - S F e Qlim s = Qlim m + S F.<br />

38


FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />

FONDAZIONI SU PALI<br />

Vengono distinte due tipologie di pali, sia per la diversa procedura di messa in opera, sia per gli<br />

effetti che producono sulle caratteristiche meccaniche del terreno di fondazione: i pali infissi ed i<br />

pali trivellati. A parte vengono presi in cosiderazione i micropali tipo tubfix, che pur potendo essere<br />

inseriti nella categoria generale dei pali trivellati, se ne differenziano per alcune importanti<br />

caratteristiche, ed ovviamente i tiranti.<br />

Portanza verticale del palo attraverso formule statiche.<br />

Pali infissi.<br />

Sono pali che vengono messi in opera senza l’asportazione del terreno.<br />

Sono utilizzabili in terreni incoerenti da poco a mediamente addensati, dove la procedura<br />

d’infissione conduce generalmente ad un miglioramento delle caratteristiche geotecniche.<br />

Sconsigliabile invece il loro utilizzo in terreni coesivi, nei quali l’infissione porta ad un<br />

rimaneggiamento degli strati con conseguente scadimento delle caratteristiche geotecniche degli<br />

stessi. Non sono impiegabili in terreni molto addensati, o con trovanti o livelli cementati.<br />

Il calcolo della portata di un palo infisso viene effettuata sommando i contributi di portata della<br />

punta del palo con quello dovuto alla resistenza laterale del fusto.<br />

Vengono distinti 3 casi.<br />

Terreni incoerenti.<br />

PORTATA LATERALE<br />

• Metodo di Burland<br />

La relazione di Burland(1973) può essere espressa come segue:<br />

(1) Qlat= Alat x Pef x K x fw x tg δ;<br />

con<br />

Alat = area laterale del palo;<br />

Pef = pressione efficace del terreno data da:<br />

Pef =Lpalo γ se Lpalo < 15 x Dpalo;<br />

Pef =15Dpaloγ se Lpalo > 15 x Dpalo;<br />

15 x Dpalo = profondità critica per il calcolo della pressione efficace;<br />

Lpalo=lunghezza del palo;<br />

Dpalo=diametro o lato medio del palo;<br />

γ =peso di volume del terreno;<br />

K =1-sen ϕ‘;<br />

ϕ‘= angolo d'attrito terreno dopo l'infissione, spesso posto uguale a (3/4)ϕ + 10;<br />

ϕ =angolo d'attrito del terreno prima dell'infissione.<br />

δ=angolo d’attrito terra-palo, posto generalmente uguale a 20° per pali in acciaio e a (2/3)ϕ‘ per<br />

pali in calcestruzzo;<br />

fw=fattore correttivo legato alla tronco-conicità percentuale del palo (tr)del palo;


FORMULA GEO VER.2.0<br />

N.B.:Per tronco-conicita' del palo s'intende la diminuzione percentuale del<br />

diametro del palo con la profondità nel caso di pali prefabbricati troncoconicità<br />

(per es. una tronco-conicità del 5% vuol dire che il diametro del<br />

palo diminuisce di 5 cm per ogni metro di lunghezza del palo stesso).<br />

ponendo α(°)= arctg(tr/100)<br />

per α=0 (palo cilindrico) fw=1;<br />

per α>0 (palo tronco-conico) i valori di fw sono forniti dalla seguente tabella:


FORMULA GEO VER.2.0<br />

ϕ‘ α° fw<br />

ϕ‘


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• Metodo di Meyerhof.<br />

Si procede come nel metodo di NORDLUND, utilizzando per il parametro K la seguente relazione:<br />

(2) K = -8.32 + 1.56 x √(ϕ‘);<br />

con<br />

d=diametro palo;<br />

ϕ‘= angolo d'attrito terreno dopo l'infissione, spesso posto uguale a (3/4) ϕ+ 10;<br />

ϕ =angolo d'attrito del terreno prima dell'infissione.<br />

Il metodo non è applicabile per ϕ ‘


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Nq = M1 x M2 x M3 x M4 x Ku;<br />

dove:<br />

M1 = 3 / (3 - sen ϕ ‘);<br />

M2 = Exp( π / 2) - ϕ‘(rad)) x tg ϕ ‘;<br />

M3 = tg2 (45 + ϕ‘/ 2);<br />

M4 = Ir u<br />

U = (4 x sen ϕ‘) / [3 x (1 + sen ϕ‘)];<br />

Ir = 1.7 x Dr%;<br />

Dr% = densità relativa dello strato di base;<br />

Ku = [1 + 2 x (1 - sen ϕ ‘)] / 3;<br />

ϕ‘= angolo d'attrito terreno dopo l'infissione, spesso posto uguale a (3/4) ϕ+ 10;<br />

ϕ =angolo d'attrito del terreno prima dell'infissione.<br />

• Metodo di Janbu.<br />

dove:<br />

M1 = [tg ϕ‘ + √(1 + tg 2 ϕ‘ )] 2<br />

M2 = Exp(2 x (Mu x π / 180) x tg ϕ ‘ ;<br />

Mu = 60 + 0.45 x Dr%<br />

Nq = M1 x M2;<br />

Terreni coesivi normalmente consolidati o leggermente sovraconsolidati (rapporto di<br />

sovraconsolidazione OCR


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Argille molli su terreni coesivi<br />

compatti<br />

‡20 0.70<br />

Terreni coesivi compatti


FORMULA GEO VER.2.0<br />

(9) Nc = (4/3) x [ln (Ir) +1] + 1;<br />

dove:<br />

Ir = 12.5 x C;<br />

C (t/mq) = coesione non drenata dello strato di base.<br />

Terreni fortemente sovraconsolidati (OCR‡4).<br />

PORTANZA LATERALE.<br />

Si procede come nel caso di terreni incoerenti, modificando il fattore k della formula della portanza<br />

laterale come segue:<br />

k=(1-sen ϕ)√OCR;<br />

ϕ=angolo d’attrito del terreno in condizioni drenate.<br />

PORTANZA DI BASE.<br />

Si utilizzano le stesse procedure viste per i terreni incoerenti.<br />

Pali trivellati.<br />

Sono pali messi in opera con asportazione di terreno. Vengono impiegati in terreni incoerenti da<br />

mediamente a molto addensati e in terreni coesivi, dove provocano un minor rimaneggiamento<br />

rispetto ai pali infissi.<br />

Il calcolo della portanza di un palo trivellato viene eseguito come nel caso di un palo infisso,<br />

sommando i contributi di portata della punta del palo e del fusto.<br />

Sono valide in generale le relazioni viste in precedenza per i pali infissi. Nell’applicare tali relazioni<br />

va tenuto presente però che, a causa del disturbo indotto nei livelli incoerenti dall’asportazione del<br />

terreno, l’angolo d’attrito palo-terreno da utilizzare andrebbe corretto come segue:<br />

ϕ‘°=ϕ° - 3°.<br />

con<br />

ϕ=angolo d’attrito del terreno prima della messa in opera del palo.<br />

• Metodo di Mayer.<br />

La portata laterale è data da:<br />

con<br />

ϕ‘=angolo d'attrito del terreno;<br />

Alat = area laterale del palo;<br />

Pef = Pcls x Z;<br />

Pcls=peso di volume del cls;<br />

(10) Qlat= Alat x Pef x tg ϕ‘;


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Z = profondità critica = altezza della colonna di calcestruzzo, da porre uguale alla lunghezza del<br />

palo se questa è inferiore agli 8 metri o uguale a 8 se è superiore.<br />

Micropali tipo tubfix.<br />

Si procede come nel caso dei pali trivellati, introducendo nel calcolo al posto della lunghezza totale<br />

del palo e del suo diametro medio la lunghezza ed il diametro presunto del bulbo iniettato. Si<br />

consiglia però di non utilizzzare la correzione per il rimaneggiamento del terreno (ϕ‘°=ϕ° - 3°) vista<br />

per i pali trivellati, e di introdurre come profondità critica la profondità media del bulbo iniettato.<br />

Per il calcolo della portata laterale al posto della formula di Mayer classica si può adottare una<br />

versione modificata della stessa, che tenga conto della pressione residua d'iniezione.<br />

• Metodo di Mayer modificato.<br />

La portata laterale è data da:<br />

(11) Qlat= Alat x Pef x tg ϕ ‘;<br />

con<br />

ϕ‘=angolo d'attrito del terreno;<br />

Alat = area laterale del palo;<br />

Pef = pressione d'iniezione, data da Pin + H x Pcls,<br />

Pin = pressione residua d'iniezione;<br />

H = altezza della colonna di calcestruzzo nel foro;<br />

Pcls=peso di volume del cls;<br />

occorre tener presente che la Pef non dovrà mai superare un valore massimo fornito dalla relazione<br />

Pmax = γ x Z x tg (45 + ϕ ‘/2) (pressione massima d'iniezione), dove γ = peso di volume del<br />

terreno, per impedire il verificarsi di fenomeni di rottura del terreno.<br />

Z = profondità critica = profondità media del bulbo iniettato.<br />

<strong>Le</strong> formule di Mayer e di Nordlund si usano per pali in terreni omogenei; in questi casi<br />

normalmente si trascura la portata di base. La formula di Meyerhof modificata va utilizzata per<br />

micropali incastrati in strati con buone caratteristiche sottostanti a strati soffici; in questo caso la<br />

lunghezza del bulbo va posta uguale all'incastro.<br />

Tiranti.<br />

La forza d'esercizio di un tirante può essere calcolata con la formula di Schneebeli:<br />

(12) Fes= π x D x L x K x Pef ;<br />

con<br />

D=diametro di perforazione;<br />

L=lunghezza dell'ancoraggio;<br />

Pef =pressione efficace del terreno agente sul punto medio dell'ancoraggio;<br />

K =coefficiente dato da:<br />

(13) K = tg(45-ϕ ‘/2) x sen ϕ ‘ x [ (1 + exp(6.28 x tg ϕ ‘) ) /2 ];


FORMULA GEO VER.2.0<br />

ϕ ‘=angolo d'attrito del terreno.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Portanza verticale del palo attraverso formule dinamiche.<br />

Formule classiche.<br />

Esistono in letteratura più di 450 formule dinamiche per il calcolo della portata di un palo infisso.<br />

La maggior parte di queste si riferiscono a situazioni geologiche locali e non sono utilizzabili<br />

fuori dal contesto per il quale sono state ideate. Questo limite dipende dalla mancanza nelle<br />

formule in questione di parametri che siano legati direttamente alla litologia del terreno e/o alle<br />

sue caratteristiche geotecniche.<br />

Fra le più attendibili si segnalano le relazioni di Janbu, Gates e la formula danese.<br />

• Formula di JANBU.<br />

con<br />

Q (t) = portata verticale del palo in tonnellate;<br />

Ku = Cd x [1+√(1+l/Cd) ];<br />

Cd = 0.75+0.15 x Wp / W;<br />

l = W x Hx L / (AxExS 2 );<br />

W(t) = peso del maglio;<br />

Wp(t)= peso del palo;<br />

H(m) = altezza di caduta del maglio;<br />

S(m) = affondamento del palo per colpo;<br />

L(m) = lunghezza del palo;<br />

E(t/mq)= modulo di elasticità del palo;<br />

A(mq) = area trasversale media del palo;<br />

(14) Q(t) = (1 / Ku) x (W x H / S);<br />

Coefficiente di sicurezza da applicare alla (14) =3.<br />

• Formula di GATES.<br />

(15) Q(t) = 4 x (ef x W x H) x ln(25 / S);<br />

con<br />

ef = efficienza del maglio, variabile nell'intervallo 0.75-1.0 e dipendente dalla modalità di<br />

sganciamento del maglio;<br />

H(cm)= altezza di caduta del maglio;<br />

W(t) = peso del maglio;<br />

S(cm)= affondamento del palo per colpo;<br />

Coefficiente di sicurezza da applicare alla (15) = 3.<br />

• Formula DANESE.<br />

con<br />

(16) Q (t) =(ef x W x H)/[S+√(2 x ef x W x H x L / A x Ep)];


FORMULA GEO VER.2.0<br />

ef= efficienza del maglio (0.75-1.0);<br />

W(t) = peso del maglio;<br />

H(m) = volata del maglio;<br />

S(m) = affondamento del palo per colpo;<br />

L(m) = lunghezza del palo;<br />

A(mq)= area trasversale media del palo;<br />

Ep(t/mq)=modulo di elasticità del palo;<br />

Coefficiente di sicurezza =3<br />

Queste tre relazioni vengono considerate, sulla base di prove di carico su pali, le meno imprecise<br />

(coefficiente di sicurezza utilizzato = 3).<br />

Va ricordato che questi risultati vanno utilizzati con cautela ed in assenza di dati che permettano<br />

l'utilizzo delle formule statiche (caratteristiche meccaniche del terreno e stratigrafia). Inoltre i<br />

carichi ammissibili determinati faranno riferimento alla situazione immediatamente successiva<br />

all'infissione e non tengono conto delle variazioni delle caratteristiche meccaniche del terreno con il<br />

tempo. Lowery suggerisce in questi casi che il carico finale si possa ottenere moltiplicando il carico<br />

ottenuto dalle relazioni dinamiche per i seguenti coefficienti d'infissione:<br />

Metodo dell'equazione d'onda.<br />

Litologia Coef. correttivo<br />

Argille molli 3<br />

Argille compatte 2<br />

Terreni incoerenti 1<br />

<strong>Le</strong> formule dinamiche classiche partono dal presupposto che la sollecitazione indotta dall 'impatto<br />

del maglio sul palo si trasmetta istantaneamente alla punta, producendo una deformazione<br />

plastica del terreno sottostante (affondamento o rifiuto del palo).<br />

In realtà l'urto produce un treno d'onde elastiche che si propagano a velocità finita lungo il palo.<br />

Quest'impulso, raggiunta la punta, viene parzialmente riflesso e torna verso la testa, dove subisce<br />

un'ulteriore riflessione parziale verso la punta e così di seguito, finchè l'energia elastica non viene<br />

completamente dissipata. In seguito al passaggio del treno d'onde, il terreno subisce una<br />

deformazione che puo' essere di tipo elastico (e quindi reversibile) o di tipo plastico (e quindi<br />

permanente).<br />

Il metodo dell'analisi dell'equazione d'onda simula il passaggio dell'impulso elastico nel palo e le<br />

deformazioni che questo induce nel terreno.<br />

Il programma utilizza la schematizzazione di Smith per la soluzione del problema.<br />

Si tratta di un metodo alle differenze finite nel quale il palo viene rappresentato come un insieme<br />

di masse collegate fra loro da molle interne (simulanti l'interazione fra le varie parti del palo) ed<br />

interagenti con l'esterno attraverso un insieme di molle esterne e smorzatori.<br />

A differenza dei metodi dinamici classici è possibile far intervenire nel calcolo le caratteristiche<br />

geologiche e geotecniche del sito, attraverso i parametri Ke (costante elastica delle molle esterne) e<br />

J (coefficiente di smorzamento).<br />

Per quanto riguarda l'attendibilita' del metodo, Lowery fornisce per i principali tipi di terreno i<br />

seguenti intervalli d'errore (con il doppio segno):<br />

Sabbia 25%


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Argilla 40%<br />

Terreni misti 15%<br />

Anche in questo caso comunque va tenuto conto che i valori di carico fanno riferimento alle<br />

condizioni immediatamente successive all'infissione Il metodo, pur fornendo valori in generale<br />

meno attendibili di quelli ottenuti da metodi statici, ha il vantaggio di permettere un più razionale<br />

dimensionamento del sistema palo attrezzatura d'infissione, consentendone l'analisi dell'efficienza a<br />

tavolino.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Svergolamento di pali snelli.<br />

Calcolo del modulo di reazione orizzontale (Kh).<br />

Nella progettazione di pali sottoposti a sforzi orizzontali e nella verifica allo svergolamento è<br />

indispensabile valutare il coefficiente di reazione orizzontale del terreno (Kh). Questo parametro<br />

serve ad introdurre nel calcolo l'effetto di contenimento operato dal terreno in cui si trova immerso<br />

il palo.<br />

Il valore di Kh può essere ottenuto rapidamente attraverso le diverse correlazioni empiriche<br />

esistenti in letteratura. In particolare nel programma vengono adottate le seguenti relazioni:<br />

• In terreni coesivi sovraconsolidati (Cu>0.5 kg/cmq).<br />

(17) Kh(kg/cmc) = Cf x Cu / d (Skempton, 1951);<br />

con<br />

Cu (kg/cmq) =coesione non drenata:<br />

d (cm) = diametro o larghezza del palo<br />

Cf = coefficiente variabile da 80 a 320 (valore consigliato 120) secondo Skempton, assunto invece<br />

uguale a 67 da Davisson (1970);<br />

In questi terreni si ammette che Kh sia costante per tutto lo spessore dello strato.<br />

• In terreni incoerenti sovraconsolidati (es. terreni glaciali).<br />

(18) Kh (kg/cmc) = 3.00 x Es / d (Chen, 1978);<br />

con<br />

d (cm) = diametro o larghezza del palo.<br />

Es (kg/cmq) = modulo di deformazione del terreno (E50):<br />

Anche in questo caso si ammette che il valore di Kh rimanga costante con la profondità.<br />

• In terreni coesivi normalmente consolidati (Cu


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Anche in questo caso si ammette una variazione con la profondità di Kh e si adotta una relazione di<br />

tipo lineare (vedi eq.19).<br />

In questo caso per nh si propongono i seguenti valori, espressi in kg/cmc:<br />

Sabbia sciolta (Dr%30 secca- umida<br />

e70) secca-umida<br />

nh=1.792<br />

satura nh=0.128;<br />

satura nh=0.448;<br />

satura nh=1.088;<br />

Per la ghiaia si consiglia di adottare gli stessi valori utilizzati per la sabbia grossa in via cautelativa,<br />

mancando dati sperimentali diretti per questo materiale.<br />

Metodi per la verifica allo svergolamento.<br />

<strong>Le</strong> procedure di calcolo variano a seconda del tipo di terreno e del fatto che le teste dei pali<br />

emergano dal terreno o meno.<br />

• Pali immersi.<br />

Si tratta di pali la cui testa emerge dal terreno per una lunghezza non superiore ai 50 cm.<br />

I) Metodo di Timoshenko.<br />

Nel caso di terreno sovraconsolidato monostrato si può utilizzare il metodo di Timoshenko (1936).<br />

Il carico critico (carico oltre il quale si ha lo svergolamento del palo) è dato da:<br />

(20) Pcr (Kg) = (m 2 + b / m 2 ) x Pe;<br />

con<br />

m = numero di semionde di svergolamento;<br />

Pe(Kg)= carico Euleriano per palo libero lateralmente, dato da:<br />

con<br />

Ep(Kg/cmq)=modulo elastico del palo<br />

Jp(cm^4)=momento d'inerzia del palo<br />

L(cm) = lunghezza del palo;<br />

b = coefficiente adimensionale dato da:<br />

(21) Pe (Kg) = π 2 x Ep x Jp / L 2 ;<br />

(22) b = Kh x d x L 4 / (π 4 x Ep x Jp);<br />

Per determinare Pcr occorre procedere per tentativi, facendo variare il parametro entro un<br />

intervallo ragionevole (per es. da 1 a 10) fino ad ottenere un valore minimo per Pcr.<br />

II) Metodo di Davisson (1963).


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Nel caso più frequente di terreno stratificato o di terreno monostrato non sovraconsolidato si può<br />

utilizzare il metodo di Davisson.<br />

Secondo tale procedura il carico critico può essere espresso da:<br />

con<br />

T = parametro funzione di nh dato da:<br />

(23) Pcr (Kg) = Vcr x Ep x Jp / T;<br />

(24) T (cm) = (Ep x Jp / nh) (1/5) ;<br />

Vcr = fattore di carico adimensionale dipendente dalle condizioni di testa e di base del palo; in<br />

particolare:<br />

per pali incastrati in testa e alla base:<br />

per Zmax>1.8 e


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con<br />

Sr = Ls / R;<br />

Ls (cm) = [1.442 / (π x (L / l' )] x l';<br />

con l'(cm) = π x R;<br />

R (cm) = [Ep x Jp / (Kh x d)] (1/4) ;<br />

L(cm) = lunghezza del palo;<br />

d(cm) = diametro o larghezza del palo;<br />

Jr = Lu / R;<br />

con Lu (cm) = lunghezza del palo fuori terra.<br />

(25) Pcr (kg) = π 2 x Ep x Jp / 4 x (Sr+Jr) 2 x R 2 ;<br />

N.B. Questa procedura di calcolo è valida solo per lmax>4, con lmax=R/L.<br />

II) Kh variabile con la profondità.<br />

<strong>Le</strong> relazioni sono simili a quelle viste nel caso precedente:<br />

con<br />

St = Ls / T;<br />

Jt = Lu / T;<br />

T (cm)= (Ep x Jp /nh) (1/5) .<br />

(26) Pcr (kg) = π 2 x Ep x Jp / 4 x (St+Jt) 2 x T 2 ;<br />

N.B. Questa procedura di calcolo è valida solo per Zmax>4, con Zmax=L/T.<br />

• Stima del momento d'inerzia di un palo.<br />

Il momento d'inerzia di un palo cilindrico rispetto ad una direzione perpendicolare al suo asse è<br />

dato da:<br />

(27) J = (π x D 4 ) / 64;<br />

D = diametro del palo in cm<br />

Nel caso di un palo non armato D sarà uguale al diametro del palo; nel caso di palo armato con<br />

tondini d'acciaio,la (27) andrà così modificata:<br />

con De = diametro esterno dell'anello di tondini;<br />

Di = diametro interno dell'anello di tondini.<br />

(28) J = [π x (De 4 - Di 4 )] / 64;<br />

Nel caso infine di micropali con anima tubolare si utilizzerà ancora la (28), prendendo per De il<br />

diametro esterno dell'armatura e per Di quello interno.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Analisi di pali soggetti a carichi orizzontali.<br />

I pali di fondazione possono essere soggetti a forze orizzontali e momenti. E’ necessario quindi in<br />

tali casi eseguire un'analisi del comportamento del palo sottoposto a queste sollecitazioni.<br />

Si può eseguire l'analisi attraverso due metodologie differenti: il metodo delle tensioni ammissibili e<br />

quello dello stato limite ultimo.<br />

Metodo delle tensioni ammissibili.<br />

Si parte in questo caso dall'ipotesi che il palo si comporti come una trave infinita appoggiata su un<br />

suolo perfettamente elastico reagente in entrambi i versi.<br />

S'introduce nel calcolo il carico orizzontale d'esercizio e l'eventuale momento applicato sulla testa<br />

del palo e si determinano il momento flettente massimo agente sul palo e la reazione orizzontale<br />

massima del terreno.<br />

Gli spostamenti del palo (linea elastica), l'andamento dei momenti e del taglio sono in funzione<br />

delle condizioni di vincolo in testa (palo incastrato o non) e del parametro 'lunghezza caratteristica<br />

(o elastica) del palo' definito come segue (Zimmermann):<br />

(29) λ (cm) = [ ( 4 x E x J) / ( k x D)] (1/4)<br />

dove<br />

E (kg/cmq) = modulo elastico del palo;<br />

J (cm 4 ) = momento d'inerzia del palo;<br />

D (cm) = diametro o larghezza media del palo;<br />

k (kg/cmc) = modulo di reazione orizzontale del palo.<br />

Un palo viene definito rigido (corto) nel caso in cui λ sia minore o uguale a 500 cm, flessibile<br />

(lungo) nel caso in cui λ sia maggiore di 500 cm.<br />

Nel caso più comune di palo con testa incastrata impedita a ruotare, ma non a spostarsi, si utilizzano<br />

le seguenti relazioni.<br />

I) Andamento degli spostamenti.<br />

(30) X(z) = [ H / ( k x D x λ)] x e -(z/λ) x [ cos (z/λ) + sen (z/λ) ];<br />

con<br />

H = carico orizzontale applicato alla testa del palo;<br />

z = profondità di calcolo.<br />

II) Andamento dei momenti flettenti.<br />

III) Andamento del taglio.<br />

(31) M(z) = [ (H x λ) / 2] x e -(z/λ) x [ cos (z/λ) - sen (z/λ) ].<br />

(32) T(z) = -H x e -(z/λ) x cos (z/λ).<br />

Lo spostamento massimo si ha alla testa del palo con il seguente valore:


FORMULA GEO VER.2.0<br />

(33) X max = H / ( k x D x λ).<br />

Il momento e la reazione massima del terreno hanno invece la seguente espressione:<br />

Metodo dello stato limite ultimo.<br />

(34) M max = 0.322 x H x λ / 2;<br />

(35) σ max = H / ( D x λ).<br />

La teoria di Broms(1964) permette di valutare il valore del massimo momento flettente e del<br />

massimo carico orizzontale (carico di rottura) tollerabile dal palo o dal terreno.<br />

Vengono distinti più casi a seconda della litologia dominante del terreno (coesivo o incoerente), di<br />

come avviene la rottura (nel palo nel caso di pali lunghi, nel terreno nel caso di pali corti) e del<br />

vincolo in testa (palo incastrato o libero).<br />

Terreni coesivi.<br />

Pali corti.<br />

Nel caso di pali incastrati la resistenza laterale è data da:<br />

con<br />

Cu=coesione non drenata del terreno;<br />

Dpalo=diametro o lato medio del palo;<br />

Lpalo=lunghezza del palo.<br />

(36)H max =9 x Cu x Dpalo x (Lpalo - 1.5 x Dpalo);<br />

La reazione del terreno ha quindi un andamento di tipo rettangolare, cioè costante con la profondità:<br />

(37)Hz=9 x Cu x Dpalo.<br />

Il momento flettente massimo è fornito dall'espressione:<br />

(38)M max = H max x (0.5 x Lpalo + 0.75 x Lpalo);<br />

Nel caso di pali a testa libera la reazione massima del terreno è data dalla:<br />

dove:<br />

Zpalo = sporgenza del palo dal terreno;<br />

Dpalo = diametro del palo;<br />

(39)H max = M max / (Zpalo + 1.5 x Dpalo + 0.5 x f);


FORMULA GEO VER.2.0<br />

f = punto d'applicazione del momento flettente massimo;<br />

Il momento flettente massimo viene fornito dall'espressione:<br />

con<br />

g0 = Lpalo - 1.5 x Dpalo - f<br />

Lpalo = lunghezza del palo;<br />

f = H max / (9 x Cu x Dpalo)<br />

Pali lunghi.<br />

(40) M max = 2.25 x Dpalo x Cu x g0 2 ;<br />

Nel caso di pali lunghi è il palo che si rompe, per cui il momento flettente massimo va posto uguale<br />

al momento di plasticizzazione del palo.<br />

(41)M max = M plast ;<br />

La reazione massima del terreno , per pali vincolati, è fornita dall'espressione:<br />

Nel caso di pali a testa libera la (42) diventa:<br />

Terreni incoerenti.<br />

Pali corti.<br />

(42)H max = 2 x M max / (1.5 x Dpalo + 0.5 x f);<br />

(43) H max = M max / (1.5 x Dpalo + 0.5 x f);<br />

Nel caso di un palo a testa libera la reazione massima del terreno è data da:<br />

(44) H max = (0.5 x γ x Dpalo x Lpalo 3 x Kp;) / (Zpalo + Lpalo );<br />

con<br />

γγ = peso di volume del terreno;<br />

Kp=(1 + sen ϕ)/(1 - sen ϕ).<br />

ϕ = angolo d'attrito del terreno;<br />

Zpalo = sporgenza del palo dal terreno;<br />

Dpalo = diametro del palo;<br />

Il momento flettente massimo vale:<br />

con f = 0.82 x √( H max / Dpalo x γ x Kp;).<br />

(45) M max = H max x (Zpalo + 2/3 x f);


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Nei pali a testa vincolata la (44) va riscritta come segue:<br />

con<br />

γ = peso di volume del terreno di fondazione;<br />

Kp=(1 + sen ϕ)/(1 - sen ϕ).<br />

(47) H max = 1.5 x γ x Lpalo 2 x Dpalo x Kp;;<br />

Il momento flettente massimo è dato dall'espressione:<br />

(48) M max = 2/3 x H max x Lpalo;<br />

La reazione del terreno ha qui un andamento di tipo triangolare, cioè crescente linearmente con la<br />

profondità:<br />

Pali lunghi.<br />

(49) Hz=3 x γ x Lpalo x Dpalo x Kp.<br />

(50) H max = 1.5 x γ x Lpalo 2 x Dpalo x Kp;;<br />

Come già visto per il caso di terreni coesivi, è il palo che si rompe, per cui il momento flettente<br />

massimo va posto uguale al momento di plasticizzazione del palo.<br />

(51)M max = M plast ;<br />

La reazione massima del terreno , per pali vincolati, è fornita dall'espressione:<br />

Nel caso di pali a testa libera la (52) diventa:<br />

(52)H max = 2 x M max / (0.5 x Zpalo + 2/3 x f);<br />

(53) H max = M max / (0.5 x Zpalo + 2/3 x f).


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Portanza di pali soggetti a carichi inclinati.<br />

Nel caso di pali di fondazione soggetti a carichi inclinati, cioè alla combinazione di carichi verticali<br />

e orizzontali, occorrerà verificare che siano soddisfatte le due condizioni:<br />

a)Pvert


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Portanza complessiva di una palificata<br />

Si definisce efficienza della palificata il rapporto fra la portanza del gruppo di pali e la somma della<br />

portanza dei singoli pali:<br />

(54)Epalificata = Qpalificata /ΣQpalo;<br />

Va notato che, mentre in terreni incoerenti l’efficienza è di solito prossima all’unità, o in alcuni casi<br />

addirittura superiore, a causa dell’addensamento del terreno prodotto dall’infissione dei pali, nei<br />

terreni coesivi è spesso inferiore a 1. La causa principale è il sovrapporsi dei bulbi di pressione dei<br />

singoli pali, con la conseguente riduzione del contributo alla capacità portante totale degli stessi.<br />

Vengono qui proposti due metodi semplificati per la stima dell'efficienza del gruppo di pali.<br />

Metodo di Terzaghi e Peck.<br />

Un criterio semplice per determinare la portanza di una palificata in terreni coesivi è quello<br />

proposto da Terzaghi e Peck (1948): la portanza verticale del gruppo di pali va posta uguale alla<br />

minore delle due seguenti grandezze:<br />

a)la portanza data dalla somma delle portanze dei singoli pali;<br />

b)la portanza di un blocco di terreno di larghezza uguale a Bpalificata (larghezza della palificata),<br />

lunghezza uguale a Lpalificata (lunghezza della palificata) e profondità corrispondente alla<br />

lunghezza dei pali, data da:<br />

(55)Qpalificata=Bpalificata x Lpalificata x Cbase x Nc + 2 x (Bpalificata + Lpalificata) x Lpalo x<br />

Clat;<br />

con<br />

Cbase=coesione del terreno alla base del blocco;<br />

Clat=coesione del terreno agente lateralmente al blocco;<br />

Nc=coefficiente di portanza, in genere posto uguale a 9 (Skempton);<br />

Lpalo=lunghezza del palo.<br />

Nei terreni incoerenti invece, per interassi compresi fra 2.5 e 6 Dpalo (Dpalo=diametro o lato medio<br />

del palo), si può assumere che la portanza complessiva della palificata sia data semplicemente dalla<br />

somma delle portanze dei singoli pali.<br />

Poulos e Davis, facendo riferimento all'eq.55, propongono di esprimere l'efficienza del gruppo con<br />

la seguente relazione:<br />

(56)1 / η 2 = 1 + (n pali x Qpalo ) 2 / Qpalificata 2<br />

dove<br />

η = efficienza del gruppo;<br />

n pali = numero pali del gruppo;<br />

Qpalo = portata del palo singolo;<br />

Qpalificata= portata del blocco di fondazione, definito dalla (55).


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Metodo di Converse e Labarre.<br />

La formula di Converse-Labarre permette di stimare l'efficienza di un gruppo di pali in funzione del<br />

loro numero, del numero delle file e della spaziatura fra i pali.<br />

dove<br />

η = efficienza del gruppo;<br />

n = numero di pali per fila;<br />

m = numero di file;<br />

Φ = arctg ( D / i );<br />

D = diametro del palo;<br />

i = spaziatura dei pali.<br />

(57) η = 1 - (Φ/90) x [ (n-1) x m + (m - 1) x n] / ( m x n) ;<br />

Pur essendo una formula molto usata nella pratica, non tenendo in considerazione le caratteristiche<br />

meccaniche del terreno, va utilizzata con estrema prudenza.<br />

Interasse dei pali.<br />

L’interasse, o spaziatura, dei pali è un parametro fondamentale, in quanto influenza direttamente<br />

l’efficienza di una palificata. Interassi troppo piccoli o troppo grandi infatti possono far diminuire<br />

drasticamente la portanza complessiva della palificata. In alcuni casi inoltre, per es. per pali infissi<br />

in terreni incoerenti mediamente o molto addensati, una spaziatura troppo stretta può condurre ad<br />

un danneggiamento reciproco dei pali.<br />

Il D.M. 21.1.81 consiglia un interasse minimo di 3Dpalo in qualunque situazione (Dpalo=diametro<br />

o lato medio del palo), anche se in realtà occorrerebbe tener conto della modalità di messa in opera<br />

del palo (infisso o trivellato) e del tipo di terreno di fondazione (coesivo o incoerente).<br />

In generale si consiglia un interasse maggiore di 3Dpalo in argilla, per tener conto del disturbo<br />

prodotto dalla messa in opera del palo, mentre in sabbia, l’interasse proposto dal D.M.21.1.81 può<br />

anche essere ridotto a 2.5Dpalo per pali infissi in sabbie sciolte.<br />

Per una stima di massima, alcuni Autori propongono di utilizzare la seguente relazione:<br />

dove:<br />

s (m) = spaziatura dei pali;<br />

Q (t) = carico applicato sul singolo palo.<br />

(58) s = √(0.025 x Q);<br />

Portanza complessiva di una palificata soggetta a carichi orizzontali.<br />

Come nel caso di una palificata soggetta a carichi verticali, anche per gruppi di pali sottoposti a<br />

sollecitazioni orizzontali va definito il concetto di efficienza del gruppo.<br />

Viene definita efficienza di una palificata soggetta a carichi orizzontali il rapporto fra la portanza<br />

laterale complessiva del gruppo e la somma delle portanze laterali dei singoli pali (vedi espressione<br />

(54)).<br />

Valgono in complesso le considerazioni già fatte per i pali caricati verticalmente: in pali fondati in<br />

terreni incoerenti l’efficienza spesso è prossima all’unità, in pali in terreni coesivi generalmente è<br />

inferiore.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Si consiglia in generale di utilizzare come portanza laterale del gruppo di pali il minore fra questi<br />

due valori:<br />

1. la somma delle portanze laterali dei singoli pali;<br />

2. la portanza laterale di un blocco di fondazione di larghezza uguale alla larghezza della palificata<br />

(lato della palificata perpendicolare alla direzione di carico) e di spessore corrispondente alla<br />

lunghezza dei pali, cioé:<br />

(59) Rpalificata = 9 x Cu x Lpalo x (Lpalificata-Cr);<br />

con<br />

Lpalificata=larghezza della palificata;<br />

Cr=il minore fra i valori (1.5Dpalo)e (0.1Lpalo).<br />

per terreni coesivi e<br />

per terreni incoerenti.<br />

(60) Rpalificata = 1.5 x γγ x Lpalo 2 x Lpalificata x Kp.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Distribuzione dei carichi esterni sui pali.<br />

Si supponga di avere un carico agente sulla palificata con la risultante posizionata nelle coordinate<br />

generiche X,Y e inclinata lungo l'asse X di un angolo α r , misurato rispetto alla verticale; si vuole<br />

determinare come questo carico si ripartisce fra i singoli pali del gruppo.<br />

Il problema può essere risolto utilizzando il procedimento di Nokkentved.<br />

Lo sforzo assiale complessivo applicato al singolo palo del gruppo è dato dalla relazione:<br />

dove:<br />

M1 = Q / Σcos 2 α<br />

M2 = (tg α h - tg α) / (tg α h - tg α v )<br />

M3 = H / (Σcos 2 α x tg α)<br />

M4 = (tg α - tg α v ) / (tg α h - tg α v )<br />

(61) P=cos α x (M1 x M2 + M3 x M4 + M5);<br />

M5 = M x X' / I 0<br />

Q = componente verticale della risultante del carico esterno;<br />

H = componente orizzontale della risultante del carico esterno;<br />

α = inclinazione rispetto alla verticale del palo;<br />

α h = arctg (Σcos α x sin α / Σcos 2 α);<br />

α v = arctg ( Σsin 2 α / Σcos α x sin α);<br />

M = momento esterno applicato sulla palificata;<br />

I 0 = Σ X' 2 x cos 2 α<br />

X' = ascissa della testa del palo singolo relativa al centro elastico del gruppo di pali, data da: X' = X<br />

- X0 + Y0 x tg α;<br />

X = ascissa della testa del palo rispetto all'origine delle coordinate;<br />

X0 = ascissa del centro elastico della palificata, che vale:<br />

con<br />

M1 = (Σcos 2 α x X i ) / Σcos 2 α;<br />

(62)X 0 = (tg α h x M1 - tg α v x M2) / (tg α h - tg α v );<br />

M2 = (Σcos 2 α x tg α x X i ) / (Σcos 2 α x tg α);<br />

Y0 = ordinata del centro elastico della palificata;<br />

M1 = (Σcos 2 α x X ) / Σcos 2 α;<br />

M2 = (Σcos 2 α x tg α x X ) / (Σcos 2 α x tg α);<br />

(63) Y 0 = (M1 - M2) / (tg α h - tg α v );<br />

Ovviamente nel caso di carichi inclinati lungo l'asse Y è sufficiente eseguire una rotazione degli<br />

assi.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Il valore del carico assiale di ogni palo va poi scomposto nella sua componente verticale ed<br />

orizzontale:<br />

(64) P vert = P x cos α;<br />

(65) P oriz = P x sen α.<br />

I valori ottenuti sono da confrontare con i carichi limite di rottura verticali ed orizzontali del terreno<br />

e del palo.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Cedimento assoluto della palificata.<br />

Distribuzione dei carichi esterni in profondità.<br />

Il calcolo dei cedimenti parte dalla conoscenza della distribuzione dei sovraccarichi indotti nel<br />

terreno dalla palificata.<br />

Il programma utilizza per la valutazione di quest'ultima la soluzione delle equazioni di Mindlin<br />

proposta da Geddes.<br />

Viene ipotizzato che il terreno si comporti approssimativamente come un semispazio elastico,<br />

isotropo ed omogeneo.<br />

Per la determinazione dello sforzo verticale e di taglio agente alla quota z dal piano campagna<br />

Geddes prende in considerazione tre situazioni:<br />

• caso in cui i pali portino quasi esclusivamente di punta;<br />

• caso in cui la portanza laterale del palo si mantenga costante con la profondità;<br />

• caso in cui la portanza laterale del palo aumenti con la profondità.<br />

Nel primo caso lo sforzo verticale alla quota generica z può essere espresso con la relazione:<br />

dove:<br />

M1 = (1 - 2 x μ) x (z - D) / R 1 3 ;<br />

M2 = (1 - 2 x μ) x (z - D) / R 2 3 ;<br />

M3 = 3 x (z - D) 3 / R 1 5;<br />

(66) σ z = P / [ 8π x (1 - μ)] x ( -M1 + M2 - M3 - M4 - M5);<br />

M4 = [ 3 x (3 - 4 x μ) x z x (z + D) 2 - 3 x D x (z + D) x (5 x z - D)] / R 2 5 ;<br />

M5 = 30 x z x D x (z + D) 3 / R 2 7<br />

R 1 = r 2 + (z - D) 2 ;<br />

R 2 = r 2 + (z + D) 2 .<br />

r = distanza radiale dall'asse del palo;<br />

D = lunghezza del palo.<br />

Lo sforzo di taglio è invece esprimibile come:<br />

dove:<br />

M1 = (1 - 2 x μ) / R 1 3 ;<br />

M2 = (1 - 2 x μ) / R 2 3 ;<br />

M3 = 3 x (z - D) 3 / R 1 5;<br />

(67) τ z = P / [ 8π x (1 - μ)] x ( -M1 + M2 - M3 - M4 - M5);<br />

M4 = [ 3 x (3 - 4 x μ) x z x (z + D) - 3 x D x (3 x z + D)] / R 2 5 ;<br />

M5 = 30 x z x D x (z + D) 3 / R 2 7


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Valutazione del cedimento.<br />

Il calcolo del cedimento assoluto del terreno di fondazione della palificata può essere eseguito in<br />

prima approssimazione, utilizzando la procedura semplificata proposta da Bowles. Si considera il<br />

cedimento totale come somma di due componenti:<br />

(68) Stot = Sterreno + Spalo;<br />

dovute rispettivamente alla deformazione elastica e plastica del terreno e all'accorciamento elastico<br />

dei pali.<br />

La grandezza relativa al cedimento del terreno può essere espressa come:<br />

(69) Sterreno = σ x H / E;<br />

σ=sovraccarico sul terreno di fondazione alla quota relativa a metà dello spessore dello strato;<br />

H=spessore dello strato;<br />

E=modulo di deformazione o edometrico dello strato.<br />

Nel caso di terreno pluristrato la (68) va applicata ad ogni singolo strato ed i risultati sommati.<br />

Poichè il metodo richiede che sia verificata la diseguaglianza:<br />

H < Bfond;<br />

strati di spessore superiore a questo limite vanno divisi in due o più sottostrati, con spessore uguale<br />

e uguale modulo di deformazione o modulo edometrico.<br />

Il cedimento legato all’accorciamento elastico del palo può essere stimato invece con la seguente<br />

relazione:<br />

con<br />

Qpalo=portanza del singolo palo;<br />

Apalo=area trasversale media del palo;<br />

Ey=modulo di elasticità del palo.<br />

(70) Spalo = 0.75 x Qpalo x Lpalo / (Apalo x Ey);


FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />

MURI DI CONTENIMENTO<br />

Coefficiente di spinta attiva del terreno.<br />

Può essere visto in prima approssimazione come il rapporto minimo<br />

fra gli sforzi agenti sul piano orizzontale (contenimento ad opera del<br />

terreno circostante) e quelli agenti sul piano verticale (peso del<br />

terreno sovrastante ed eventuali sovraccarichi agenti sul piano<br />

campagna) applicati ad un elemento di terreno in condizioni di<br />

equilibrio plastico limite:<br />

(1) K a = P h / P v.<br />

La spinta attiva si mobilita quando il terreno subisce una<br />

decompressione (una diminuzione della pressione orizzontale alla<br />

quale non corrisponda un uguale variazione della pressione verticale,<br />

come può verificarsi per esempio in seguito ad uno sbancamento)<br />

con deformazioni dell’ordine dello 0,2-0,3%.<br />

E’possibile individuare un piano lungo il quale Ka assume il suo<br />

valore minimo. Questo piano rappresenta una superficie potenziale<br />

di rottura lungo la quale potrà muoversi il prisma di terreno isolato<br />

dalla superficie di rottura stessa, che andrà a sollecitare l’eventuale<br />

opera di contenimento posta a valle.<br />

I tre modelli più in uso per la stima del valore di Ka e della geometria<br />

della superficie di rottura sono:<br />

• il modello di Rankine;<br />

• il modello di Coulomb;<br />

• il modello di Caquot-Kerisel.<br />

Modello di Rankine.<br />

1


FORMULA GEO VER.2.0<br />

E’ il modello in assoluto più semplice, ma che pone per la sua<br />

utilizzazione una serie di condizioni che lo rendono spesso non<br />

applicabile a situazioni reali.<br />

Posto con ϕ(°) il valore dell’angolo di resistenza al taglio( o d’attrito)<br />

del terreno, il coefficiente di spinta attiva assume, secondo questo<br />

modello, il seguente valore:<br />

(2)Ka=[cos β-√ (cos 2 β-cos 2 ϕ)]/[cos β+√ (cos 2 β-cos 2 ϕ)]<br />

La superficie potenziale di rottura del terreno è piana e parte dal<br />

piede dello scavo con un’inclinazione di 45°+ ϕ/2.<br />

Tale metodo richiede, per poter essere utilizzato, che sia il piano<br />

orizzontale che quello verticale siano piani principali di sforzo. Nella<br />

pratica ciò si verifica quando:<br />

• il paramento interno dell’opera di sostegno sia verticale;<br />

• non via sia attrito al contatto fra superficie del muro e del<br />

terreno (angolo d’attrito terre-muro=0).<br />

Per quanto riguarda quest’ultimo punto va tenuto presente che la<br />

presenza di sforzi di taglio agenti lungo il paramento interno<br />

conducono ad una riduzione significativa della spinta attiva. Ignorare<br />

tali sforzi porta quindi a valori di Ka e della spinta totale della terra a<br />

favore della sicurezza.<br />

Modello di Coulomb.<br />

Nel modello di Coulomb non viene posta la condizione che gli sforzi<br />

agenti sul piano orizzontale e su quello verticale siano sforzi<br />

principali. La spinta totale del terreno risulterà quindi inclinata di un<br />

certo angolo uguale all’angolo d’attrito terra-muro.<br />

Posto:<br />

• β = inclinazione del paramento interno del muro;<br />

• ρ = inclinazione della superficie di rottura del terreno;<br />

• δ = angolo d’attrito terra-muro;<br />

2


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• ε = inclinazione del versante a monte dell’opera di<br />

sostegno;<br />

• ϕ = angolo di resistenza al taglio del terreno;<br />

il coefficiente di spinta attiva assume la seguente forma:<br />

(3) K a=sen 2 (β+ϕ)/[sen 2 β sen(β-δ)( 1 + √R p) 2 ]<br />

con<br />

R p=sen(ϕ+δ)sen(ϕ-ε)/sen(β-δ)sen(β+ε)];<br />

Il metodo è applicabile alla maggioranza dei casi pratici, con<br />

un’errore contenuto entro il 5% rispetto a procedimenti più elaborati,<br />

purchè sia verificata la condizione δ ≤ ϕ/3.<br />

E’ inoltre richiesto che l’angolo d’inclinazione del pendio a monte sia<br />

inferiore all’angolo d’attrito del terreno.<br />

Modello di Caquot-Kerisel.<br />

Nel caso in cui sia δ>ϕ/3 gli errori che si commettono applicando il<br />

metodo di Coulomb non sono più trascurabili.<br />

La superficie potenziale di scorrimento del terreno è assimilabile in<br />

questo caso ad un arco di spirale logaritmica e non più ad una<br />

superficie piana.<br />

Il coefficiente di spinta attiva secondo Caquot-Kerisel è valutabile<br />

attraverso la seguente relazione:<br />

con<br />

p=a b;<br />

K 0=10 (w f) ;<br />

in cui:<br />

a=[cos(β'-ϕ) 2 /cos(β'+δ)];<br />

(4) K c = p x K 0;<br />

3


FORMULA GEO VER.2.0<br />

b={1/[1+√(sen(ϕ+δ)sen(ϕ-ε)/cos(β'+δ)cos(β'-ε))]} 2 ;<br />

w=-Log[(1-0.9l 2 - 0.1l 4 )(1 - 0.3l 3 )];<br />

f=√(sen ϕ)[2-(tg 2 ε + tg 2 δ)/(2 tg 2 ϕ)];<br />

l=(β'-β)/(β'+β+π-2ϕ);<br />

b 0=(m+ε-r)/2;<br />

r=arcsen(sen ε/sen ϕ)<br />

m=2arctg{[cotg δ-√(cotg 2 δ-cotg 2 ϕ)]/(1+cosecϕ)};<br />

β‘=90°- β;<br />

Il modello di Caquot-Kerisel è il più preciso e completo fra quelli<br />

proposti ed è applicabile a quasi tutte le situazioni che si presentano<br />

nella pratica. Unica eccezione è rappresentata dalle situazioni in cui<br />

si abbia un’inclinazione del pendio a monte superiore all’angolo<br />

d’attrito del terreno.<br />

Nel caso in cui delta sia minore o uguale a ϕ/3 i metodi di Coulomb e<br />

di Caquot-Kerisel conducono a risultati praticamente equivalenti.<br />

Calcolo della spinta attiva del terreno.<br />

Sulla base della (1), è possibile in prima approssimazione valutare,<br />

noto K a, la spinta orizzontale del terreno:<br />

(5) P h = P v K a.<br />

Nel caso di un terreno omogeneo, privo di coesione ed in assenza di<br />

falda, sul quale agisca solo la forza di gravità, la (5) potrà essere<br />

riscritta nel seguente modo:<br />

(6) P h = γ z K a;<br />

con γ = peso di volume del terreno;<br />

z = profondità dal piano campagna.<br />

4


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Il prodotto γ z corrisponde in pratica al peso della colonna litostatica<br />

alla profondità z.<br />

Integrando su tutta l’altezza del muro si ottiene:<br />

(7) S a = 0.5 H 2 γ K a;<br />

con S a = spinta attiva del terreno.<br />

La spinta è applicata ad una altezza dal piano di posa del muro<br />

uguale a:<br />

(8) l = H/3.<br />

Alla (7) andranno aggiunte altre componenti di spinta, se presenti,<br />

dovute alla presenza di:<br />

• terreni multistrato;<br />

• falda;<br />

• terreni coesivi;<br />

• sovraccarichi esterni;<br />

• azioni sismiche;<br />

• pendii a monte con profilo spezzato;<br />

• pendii a monte con ε > ϕ.<br />

Terreni multistrato.<br />

Si prenda in considerazione, come esempio, un terreno a tre strati<br />

con litologia e/o parametri geotecnici differenti. Il calcolo della spinta<br />

attiva dovrà procedere nel seguente modo:<br />

• si applica la (7) ad ogni strato, sostituendo ad H il valore dello<br />

spessore dello strato e a γ il peso di volume dello strato e a K a il<br />

valore corrispondente al ϕ dello strato; la (8) sarà data da:<br />

(9) l s = H s/3 + Σ(da H 1 a H s-1) H;<br />

5


FORMULA GEO VER.2.0<br />

quindi nel caso di un terreno a tre strati, il punto d’applicazione della<br />

(7) per lo strato n.3 (il più superficiale) sarà dato da:<br />

(10) l 3 = H 3/3 + H 2 + H 1.<br />

• si calcola il contributo come sovraccarico di ogni strato rispetto a<br />

quelli sottostanti; quindi il contributo totale alla spinta attiva dato<br />

dallo strato n.1 (il più profondo) sarà:<br />

Sa 1’=0.5 H 1 2 Ka3 γ 3(contributo dello strato 1)<br />

Sa 1”=(γ 2H 2+γ 3H 3)H 3 Ka 3(contributo strati 2 e 3 come sovraccarico sullo<br />

strato 1);<br />

con un punto d’applicazione dato da:<br />

l 1=[(H 1/3)Sa 1’+(H 1/2)Sa 1”]/(Sa 1’+Sa 1”).<br />

Analogamente per lo strato 2 e 3:<br />

Sa 2’=0.5 H 2 2 Ka2 γ 2(contributo dello strato 2)<br />

Sa 2”=(γ 3xH 3)H 2 Ka 2(contributo strato 3 come sovraccarico sullo strato<br />

2);<br />

Sa 3’=0.5 H 3 2 Ka3 γ 3(contributo dello strato 3)<br />

Sa 3”= 0;<br />

l 2={[(H 2/3)+H 1]Sa 2’+[(H 2/2)+H 1]Sa 2”}/(Sa 2’+ Sa 2”);<br />

l 3={[(H 3/3)+H 2+H 1]Sa 1’+[(H 1/2)+H 2+H 1]Sa 1”}/ (Sa 1’+Sa 1”).<br />

La spinta attiva totale sarà data quindi da:<br />

Sa=(Sa 1’+Sa 1”)l 1+(Sa 2’+Sa 2”)l 2+(Sa 3’+Sa 3”)l 3/(Sa 1’+Sa 1”+Sa 2’+Sa 2”<br />

+Sa 3’+Sa 3”).<br />

6


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Presenza della falda.<br />

In presenza di falda la relazione (7), per gli strati immersi, si modifica<br />

come segue:<br />

(11) S aw =0.5 γ‘ K a H w 2 ;<br />

con γ‘=peso di volume immerso del terreno;<br />

H w=altezza della falda rispetto al piano di posa del muro.<br />

con un punto di applicazione della spinta dato da<br />

(12) l aw = H w/3.<br />

Per gli strati sopra falda nella (7) al posto di H va introdotto H-H w,<br />

cioè l’altezza fuori falda del terreno.<br />

Il punto d’applicazione della spinta per il terreno non immerso è dato<br />

da:<br />

(13) l = H w + (H-H w)/3.<br />

Vanno inoltre considerati il contributo alla spinta attiva totale dato<br />

dalla spinta idraulica:<br />

con punto di applicazione:<br />

(14) S w = 0.5 H w 2 γw,<br />

(15) l w = H w/3,<br />

e quello costituito dal sovraccarico indotto dalla porzione di terreno<br />

non immersa su quella immersa:<br />

(16) S a’ = (H-H w)γ H w K a,<br />

7


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con γ = peso di volume del terreno sopra falda,<br />

e punto d’applicazione dato da:<br />

Terreni coesivi.<br />

(17) l a’ = H w/2.<br />

La presenza di coesione nel terreno conduce, com’è ovvio, ad una<br />

riduzione della spinta attiva.<br />

Ad una profondità z dal piano campagna, supponendo per semplicità<br />

un terreno omogeneo e privo di falda e sovraccarichi, lo sforzo attivo<br />

totale sarà dato da:<br />

con c = coesione del terreno.<br />

(18) P h = γ z K a - 2 c √K a,<br />

Il primo termine della (18) (γ z K a) rappresenta la variazione della<br />

spinta attiva con la profondità in un terreno privo di coesione ( si<br />

veda la relazione (6) ); il secondo termine è la componente costante<br />

dovuta alla coesione.<br />

Integrando su tutta la lunghezza del muro si ha:<br />

con un punto d’applicazione:<br />

(19) S a = 0.5 γ H 2 K a - 2c H √K a,<br />

(20) l a = H/3.<br />

In prossimità della superficie del pendio a monte del muro (z<br />

prossimo a zero), il secondo termine della (18) diventa maggiore, in<br />

valore assoluto, al primo e la spinta attiva assume un valore<br />

8


FORMULA GEO VER.2.0<br />

negativo. Quindi il livello più superficiale del terreno a tergo del muro<br />

viene sottoposto a trazione e si fessura. La profondità di questo<br />

livello si ottiene ponendo Ph=0 nella (18) e risolvendo rispetto a z:<br />

(21) Z c = 2c / (γ √K a).<br />

Da questa quota, in cui la spinta attiva si annulla, fino al piano<br />

campagna il terreno è quindi sottoposto a trazione, si fessura e si<br />

distacca dal paramento interno del muro. Ai fini del calcolo della<br />

spinta attiva che agisce sull’opera il contributo di questo livello<br />

superficiale va quindi posto uguale a zero. Considerando un<br />

diagramma di spinta triangolare si ottiene:<br />

(22) S c’ = 0.5(Z c 2 c √K a.)<br />

Sostituendo a Zc l’espressione (21) si ha quindi:<br />

(23) S c’ = 2c 2 /γ.<br />

La (23) rappresenta una termine compensativo della spinta attiva<br />

negativa che si ha nel livello più superficiale, sottoposto a trazione.<br />

La (19) andrà modificata di conseguenza come segue:<br />

con un punto d’applicazione:<br />

(24) S a = 0.5 γ H 2 K a - 2c H √K a + S c’,<br />

(25) l a = (H - Z c)/3.<br />

Inoltre, in assenza di un drenaggio efficiente delle acque superficiali<br />

a monte del muro, le fessure di trazione potrebbero riempirsi<br />

d’acqua, dando luogo ad un incremento della spinta attiva, valutabile<br />

come segue:<br />

(26) S cw = 0.5 Z c 2 ,<br />

9


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con un punto d’applicazione della spinta uguale a:<br />

Sovraccarichi esterni.<br />

(27) l cw = (H - Z c) + Z c/3.<br />

Vengono qua presi in considerazione tre tipi possibili di sovraccarichi<br />

esterni agenti sulla superficie del pendio a monte del muro:<br />

• sovraccarichi uniformemente ripartiti;<br />

• sovraccarichi concentrati;<br />

• sovraccarichi nastriformi.<br />

Sovraccarichi uniformemente ripartiti.<br />

Si tratta di carichi esterni di notevole estensione areale, che giunge<br />

fino al paramento interno del muro, e di intensità uguale in ogni punto<br />

dell’area sovraccaricata.<br />

Ponendo q=modulo del sovraccarico, il contributo dato alla spinta<br />

attiva totale è:<br />

con un punto d’applicazione:<br />

(28) S u = q H K a [sen β / sen (β+ε)],<br />

(29) l u = 0.5 H.<br />

Non è corretto, come proposto da alcuni Autori, trasformare, in<br />

alternativa, il sovraccarico uniforme in altezza di terra equivalente,<br />

riscrivendo la (7) nel seguente modo:<br />

(30) S a = 0.5 γ K a (H + H eq),<br />

10


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con H eq = q [sen β / sen (β+ε)]/γ,<br />

poichè la (28) presuppone un diagramma di pressione rettangolare,<br />

la (30) un diagramma di pressione triangolare.<br />

Sovraccarichi concentrati.<br />

Un sovraccarico concentrato è un sovraccarico con un’estensione<br />

areale molto ridotta. Il problema di valutare il contributo alla spinta<br />

attiva totale di questo tipo di sovraccarico può essere risolto<br />

attraverso la teoria dell’elasticità, utilizzando l’ equazione di<br />

Boussinesq:<br />

(31) σ r = (Q/2π){(3r 2 z/R 5 )-[(1-2μ)/(R 2 +zR)]}.<br />

in cui:<br />

σ r = componente radiale della spinta alla quota z sotto il piano<br />

campagna in un punto di coordinate x,y rispetto al punto di<br />

applicazione del sovraccarico;<br />

Q = modulo del sovraccarico;<br />

r = √(x 2 + y 2 );<br />

R = √(r 2 + z 2 );<br />

μ = coefficiente di Poisson (che vale mediamente 0.35 nei terreni<br />

sciolti).<br />

Attraverso σ r si ricava il valore della spinta orizzontale alla quota z:<br />

(30) σ h = σ r(x/r).<br />

Integrando numericamente con un passo fissato in maniera<br />

appropriata ( per es. 0.1 m), si ottiene il contributo alla spinta attiva<br />

totale del sovraccarico con un punto d’applicazione dato da:<br />

(31) l sc = ΣP iH i/ΣP i;<br />

con<br />

H i=altezza rispetto al piano di posa del muro;<br />

11


FORMULA GEO VER.2.0<br />

P i=pressione indotta dal sovraccarico all’altezza H i<br />

Sovraccarichi nastriformi.<br />

Si tratta di sovraccarichi di estensione areale significativa, che si<br />

sviluppano parallelamente alla lunghezza del muro, coprendo solo<br />

una porzione del pendio a monte dell’opera. L’intensità del<br />

sovraccarico viene considerata uguale in ogni punto dell’area<br />

caricata.<br />

Il problema della stima del contributo alla spinta attiva totale di<br />

questo tipo di sovraccarico viene ricondotto al caso dei sovraccarichi<br />

concentrati. In pratica, si suddivide l’area caricata in un numero<br />

maggiore di aree rettangolari di estensione sufficientemente piccola<br />

(nel programma si utilizzano superfici di 0.2x0.3 metri) ad ognuna<br />

delle quali si attribuisce una frazione del sovraccarico, trattato come<br />

se fosse di tipo concentrato.<br />

Calcolati i contributi delle singole aree, la spinta totale verrà data<br />

dalla somma di questi.<br />

Analogamente si procede per la determinazione del punto<br />

d’applicazione della spinta.<br />

Sollecitazioni sismiche.<br />

Per la stima del contributo alla spinta attiva totale dovuta alle<br />

eventuali sollecitazioni sismiche, si fa riferimento a quanto proposto<br />

dal <strong>Le</strong>gislatore (D.M.19/6/84).<br />

Eseguito il calcolo della spinta attiva totale del terreno in condizioni<br />

statiche (S a), si procede al calcolo della spinta in condizioni<br />

dinamiche con gli stessi criteri adottati in precedenza, ponendo però:<br />

12


FORMULA GEO VER.2.0<br />

α‘ = α +θ;<br />

ε‘ = ε +θ;<br />

con α = 90° -β;<br />

θ = arctg C.<br />

In base alla categoria sismica alla quale appartiene il sito, viene<br />

definito un Coefficiente d’Intensità Sismica C, ricavabile dalla<br />

seguente tabella:<br />

Categoria Sismicità Coef.Sismico C<br />

Ex I cat. 12 0.10<br />

Ex II cat. 9 0.07<br />

Nuova cat. 6 0.04<br />

Il valore della spinta totale calcolato (S a’) va quindi moltiplicato per un<br />

fattore correttivo dato da:<br />

(32) A = cos 2 (α+θ)/( cos 2 α cos θ).<br />

L’incremento di spinta sismica si ottiene dalla differenza fra la spinta<br />

in condizioni dinamiche e quella in condizioni statiche:<br />

(33) ΔS = S a’ - S a.<br />

Il suo punto d’applicazione è uguale a:<br />

(34) lΔ S = (2/3)H.<br />

Pendii a monte con profilo spezzato.<br />

Nel caso il pendio a monte del muro possieda un profilo<br />

caratterizzato da un tratto inclinato seguito da uno sub-orizzontale<br />

13


FORMULA GEO VER.2.0<br />

non è possibile applicare le relazioni viste per il calcolo del<br />

coefficiente di spinta attiva.<br />

Il problema può essere risolto assimilando il pendio ad un piano<br />

orizzontale(ε = 0) e trattando il terreno al di sopra di questo piano<br />

come una combinazione di due sovraccarichi nastriformi: il primo,<br />

con andamento del carico di tipo linearmente crescente con la<br />

distanza dal muro, corrispondente al tratto inclinato del pendio, il<br />

secondo, con andamento di tipo lineare uniforme, al tratto suborizzontale.<br />

Il contributo di questi sovraccarichi alla spinta attiva totale va<br />

calcolato come già visto per i sovraccarichi nastriformi. Va tenuto<br />

presente però che, nel tratto di pendio inclinato, alle singole aree di<br />

carico, in cui va diviso il sovraccarico totale, andrà attribuito una<br />

frazione di quest’ultimo crescente linearmente con la distanza dal<br />

muro.<br />

Pendii a monte con e ‡ j.<br />

Anche in questo caso le relazioni viste per la stima del coefficiente di<br />

spinta attiva non sono utilizzabili direttamente. Si deve procedere<br />

quindi come nel caso f), ponendo ε = 0 e considerando il terreno<br />

posto al di sopra del piano orizzontale come un sovraccarico di tipo<br />

nastriforme, con un andamento del carico crescente linearmente con<br />

la distanza dal muro.<br />

Verifiche di stabilità del muro .<br />

Occorre valutare la stabilità dell’opera rispetto:<br />

• allo slittamento;<br />

• al ribaltamento;<br />

• allo schiacciamento.<br />

14


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Verifica del muro allo slittamento.<br />

Viene eseguita, confrontando le forze orizzontali che tendono a far<br />

slittare il muro verso valle (forze instabilizzanti) e quelle di verso<br />

contrario, che si oppongono al movimento (forze stabilizzanti).<br />

Occorre distinguere fra muri a gravità (e a semigravità) e muri a<br />

mensola.<br />

Muri a gravità e a semigravità.<br />

Forze stabilizzanti.<br />

La componente complessiva stabilizzante è data da:<br />

(35) F stab = P l + f a [L m(W muro+S vert+C vert)cos α + L m(S oriz+C oriz)sen α -<br />

L m W acqua B muro /cos α] + C b B muro /cos α;<br />

con<br />

P l=portanza laterale della palificata, se presente;<br />

f a=tg ϕ m (ϕ m = angolo d’attrito terra-base del muro) ;<br />

L m=interasse dei contrafforti, se presenti (se assenti si pone L m = 1);<br />

W muro=peso del muro;<br />

S vert=componente verticale della spinta delle terre;<br />

C vert=eventuali carichi esterni verticali agenti sulla sommità del muro;<br />

α=inclinazione della base rispetto all’orizzontale;<br />

S oriz=componente orizzontale della spinta delle terre;<br />

C oriz=eventuali carichi esterni orizzontali agenti sulla sommità del<br />

muro;<br />

W acqua=carico idraulico medio al piano di posa del muro = 0.5(H acqua1-<br />

H acqua2)(H acqua1=altezza dell’acqua rispetto al piano di posa del muro<br />

a valle; H acqua2=altezza dell’acqua rispetto al piano di posa a monte);<br />

B muro=larghezza della base del muro;<br />

15


FORMULA GEO VER.2.0<br />

C b=coesione agente sulla fondazione, posta generalmente uguale a<br />

(2/3)C, con C = coesione dello strato di terreno su cui posa il muro.<br />

Nel caso in cui la base del muro non sia inclinata,<br />

la (35) si riduce alla:<br />

(36) F stab = P l + f a[L m(W muro+S vert+C vert) - L m W acqua B muro] + C b B muro.<br />

Viene trascurata, a favore della sicurezza, come suggerito dal<br />

<strong>Le</strong>gislatore (D.M. 21.1.81.), la spinta passiva della terra agente sul<br />

piede a valle del muro.<br />

Forze instabilizzanti.<br />

La componente complessiva instabilizzante è data da:<br />

(37) F instab = L m(S oriz+C oriz)cos α.<br />

Nel caso in cui la base del muro sia orizzontale (α=0), la (37) si<br />

riduce alla:<br />

(38) F instab = L m(S oriz+C oriz).<br />

Muri a mensola.<br />

Forze stabilizzanti.<br />

Si definiscono le seguenti grandezze:<br />

N a = L m(W muro+W terra+S vert+C vert) l cr /B muro;<br />

con<br />

W terra=peso del prisma di terra poggiante sulla mensola posteriore;<br />

16


FORMULA GEO VER.2.0<br />

l cr=larghezza del cordolo, se presente (l cr=0 se assente);<br />

T a = L m(S oriz+C oriz) l cr /B muro;<br />

W a = L m s cr γ d cr/2 (peso del prisma triangolare di terreno compreso<br />

fra il bordo esterno della base e l’estremità del cordolo);<br />

con<br />

s cr=spessore del cordolo, se presente;<br />

γ =peso di volume del terreno su cui poggia il muro;<br />

d cr=distanza del cordolo dal lato a valle della base.<br />

N b = L m(W muro+W terra+S vert+C vert)- N a;<br />

T b = L m(S oriz+C oriz) - N b;<br />

La componente complessiva stabilizzante è data quindi da:<br />

(39)Fstab=Pl + Na fa +[(Nb + Wa)cos θ + Tb sen θ]fa’ + C Bef; con<br />

θ=arctg (scr / dcr)=inclinazione della congiungente il bordo a valle della<br />

base con l’estremità del cordolo;<br />

fa=angolo d’attrito terra-muro;<br />

f a’=angolo d’attrito lungo la superficie di slittamento del muro, che<br />

può assumere i seguenti valori:<br />

a) f a’=tg ϕ (ϕ = angolo d’attrito del terreno di fondazione) se è<br />

presente il cordolo, per cui lo slittamento non avviene lungo la base<br />

del muro, ma lungo la congiungente bordo esterno-estremità del<br />

cordolo, che passa nel terreno;<br />

b) f a’=angolo d’attrito terra-muro, se il cordolo è assente;<br />

C=coesione agente lungo la superficie di slittamento del muro, che<br />

può assumere i seguenti valori:<br />

17


FORMULA GEO VER.2.0<br />

a) C=C terra ,se il cordolo è presente e quindi la superficie di<br />

slittamento passa lungo la congiungente bordo esterno della baseestremità<br />

del cordolo;<br />

b) C=(2/3)C terra , se il cordolo è assente e la superficie di slittamento<br />

corrisponde alla base del muro;<br />

B ef=lunghezza della superficie potenziale di slittamento del muro, che<br />

può assumere i seguenti valori:<br />

a) B ef=[(s cr / sen θ) + l cr] + (B muro- (l cr+d cr), in presenza del cordolo;<br />

b) B ef=B muro in assenza del cordolo.<br />

Forze instabilizzanti.<br />

La componente complessiva instabilizzante è data da:<br />

(40) F instab=T a + T bcos θ - (N b + W a) sen θ;<br />

Una volta stimate le componenti stabilizzanti e non delle forze agenti<br />

sul muro, la misura del grado di stabilità allo slittamento dell’opera è<br />

dato dal rapporto:<br />

(39) F sic = F stab / F instab,<br />

che viene definito Coefficiente di Sicurezza allo slittamento.<br />

Per legge tale coefficiente non può essere inferiore a 1.3<br />

(D.M.21.1.81).<br />

Verifica del muro al ribaltamento.<br />

La verifica al ribaltamento consiste nello stimare i momenti ribaltanti<br />

e quelli stabilizzanti agenti sull’opera, riferiti al piede esterno della<br />

base del muro.<br />

18


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Anche in questo caso occorre distinguere fra verifiche su muri a<br />

gravità (e a semigravità) e a mensola.<br />

Muri a gravità e a semigravità.<br />

Momenti stabilizzanti.<br />

a) Componente dovuta al peso del muro:<br />

M s1=L m W muro X b;<br />

con<br />

X b=ascissa del baricentro del muro.<br />

b) Componente dovuta alla spinta attiva verticale della terra.<br />

M s2=L m S vert(B muro - Y s cos β);<br />

con<br />

Y s=altezza del punto d’applicazione della spinta della terra rispetto al<br />

piano di posa del muro;<br />

β=inclinazione del paramento interno del muro rispetto all’orizzontale<br />

(positivo in senso orario).<br />

c)Componente dovuta alla presenza della palificata.<br />

M s3=P l (2/3)L palo;<br />

con<br />

L palo=lunghezza della palificata;<br />

P l=portanza laterale della palificata.<br />

19


FORMULA GEO VER.2.0<br />

d)Componente dovuta alla presenza di carichi esterni verticali agenti<br />

sulla sommità del muro.<br />

M s4=L m C vert X b.<br />

e)Componente dovuta alla presenza di momenti esterni stabilizzanti<br />

agenti sulla sommità del muro.<br />

M s5=M est.<br />

Anche per questa verifica, tra le componenti stabilizzanti viene<br />

trascurata la spinta passiva a favore della sicurezza, come suggerito<br />

nel D.M. 21.1.81.<br />

Momenti ribaltanti.<br />

a)Componente dovuta alla spinta attiva orizzontale della terra.<br />

M r1=L m S oriz(Y s – B murotg α);<br />

con<br />

α=inclinazione della base del muro.<br />

b)Componente dovuta alla presenza di carichi orizzontali esterni<br />

agenti sulla sommità del muro.<br />

M r2=L m C oriz H muro;<br />

con<br />

H muro=altezza del muro dal piano di posa delle fondazioni.<br />

c)Componente dovuta alla spinta idraulica sulla base del muro.<br />

M r3=W acqua B muro L m H w /cos α;<br />

20


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con<br />

H w=(3H acqua1 + 2H acqua2)B muro/(6H acqua1 + 3H acqua2).<br />

d)Componente dovuta alla presenza di momenti esterni ribaltanti<br />

agenti sulla sommità del muro.<br />

Muri a mensola.<br />

Momenti stabilizzanti.<br />

M r4=M est.<br />

a) Componente dovuta al peso del muro:<br />

M s1=L m W muro X b.<br />

b) Componente dovuta alla spinta attiva verticale della terra.<br />

M s2=L m S vert(B muro - Y s cos β).<br />

c) Componente dovuta al peso del terreno poggiante sulla mensola<br />

posteriore:<br />

M s3=L m W terra B muro.<br />

d)Componente dovuta alla presenza della palificata.<br />

M s4=P l(2/3)L palo.<br />

e)Componente dovuta alla presenza di carichi esterni verticali agenti<br />

sulla sommità del muro.<br />

M s5=L m C vert X b.<br />

21


FORMULA GEO VER.2.0<br />

f)Componente dovuta alla presenza di momenti esterni stabilizzanti<br />

agenti sulla sommità del muro.<br />

Momenti ribaltanti.<br />

M s6=M est.<br />

a)Componente dovuta alla spinta attiva orizzontale della terra.<br />

M r1=L m S oriz Y s;<br />

b)Componente dovuta alla presenza di carichi orizzontali esterni<br />

agenti sulla sommità del muro.<br />

M r2=L m C oriz H muro.<br />

c)Componente dovuta alla presenza di momenti esterni ribaltanti<br />

agenti sulla sommità del muro.<br />

M r3=M est.<br />

Valutate le componenti stabilizzanti e ribaltanti, la misura del grado<br />

di stabilità rispetto al ribaltamento dell’opera è dato dal rapporto:<br />

(40) F sic = ΣM stabilizzanti / ΣM ribaltanti.<br />

che viene definito Coefficiente di Sicurezza al ribaltamento.<br />

Per legge tale coefficiente non può essere inferiore a 1.5<br />

(D.M.21.1.81).<br />

Verifica del muro allo schiacciamento.<br />

22


FORMULA GEO VER.2.0<br />

La verifica allo schiacciamento consiste nella stima del rapporto fra<br />

portanza della fondazione del muro e la somma delle componenti<br />

verticali delle forze che agiscono sulla base dell’opera:<br />

Se il muro poggia su fondazioni superficiali si ha:<br />

(41)F sic=3B eb cos α Q amm /(W muro+W terra+S vert+C vert);<br />

con<br />

F sic=coefficiente di sicurezza allo schiacciamento;<br />

B eb = lunghezza della base del muro corretta per l’eccentricità dei<br />

carichi verticali;<br />

Q amm=portanza ammissibile del terreno di fondazione;<br />

α=inclinazione della base del muro (per muri a gravità).<br />

Nel caso di fondazioni su pali, la (41) va riscritta come segue:<br />

(42)F sic= 2.5P m /(W muro+W terra+S vert+C vert);<br />

con<br />

P amm=portata della palificata.<br />

La (42), come suggerito dal <strong>Le</strong>gislatore (D.M. 21.1.81), deve risultare<br />

maggiore o uguale a 2.<br />

Pressioni massime e minime sul terreno.<br />

Per il calcolo della pressione massima e minima applicate dal<br />

muro sul terreno si utilizzano le seguenti relazioni:<br />

(43) P max=(N vertcos α/B)(1+6e cos α/B)<br />

P min=(N vertcos α/B)(1-6 e cos α/B);<br />

con<br />

Nvert=risultante dei carichi verticali:<br />

N vert=(W muro+W terra+S vert+C vert) per muri a mensola;<br />

23


FORMULA GEO VER.2.0<br />

N vert=(W muro+S vert+C vert) per muri a gravità o a semigravità;<br />

B=larghezza effettiva della fondazione;<br />

α=inclinazione della base (per muri a gravità);<br />

e=distanza dal punto d'applicazione della risultante dei carichi<br />

verticali dal centro della base = B/2-r<br />

in cui r=(ΣM stabilizzanti - ΣM ribaltanti)/N vert;<br />

se la risultante dei carichi verticali cade entro il terzo medio della<br />

base (e < B/6);<br />

(43’) P max=(2N vert)/[3(B/2-e)] P min=0;<br />

se la risultante dei carichi verticali cade fuori dal terzo medio della<br />

base (e > B/6);<br />

con H =altezza del muro.<br />

(43”) Pmax=(2N)/H Pmin=0;<br />

se la risultante dei carichi verticali coincide con il terzo medio della<br />

base (e = B/6).<br />

Generalmente nei muri a gravità e a semigravita' è richiesto che sia<br />

verificata la condizione e


FORMULA GEO VER.2.0<br />

La portanza è una grandezza che fornisce un’indicazione della<br />

pressione o del carico massimo ammissibile dal terreno di<br />

fondazione, senza che questo subisca rottura per taglio o cedimenti<br />

non tollerabili dall’opera.<br />

Occorre distinguere fra fondazioni superficiali e fondazioni su pali<br />

(profonde).<br />

Fondazioni superficiali.<br />

Portanza del terreno di fondazione.<br />

Sono considerate tali quelle in cui sia verificata la disuguaglianza:<br />

D fond ≤ B fond;<br />

con<br />

D fond=profondità di posa della fondazione;<br />

B fond=larghezza della fondazione (lato più corto).<br />

Nella determinazione della portanza influiscono sia la geometria della<br />

fondazione (principalmente la larghezza, la lunghezza e la profondità<br />

di posa), sia, ovviamente, le caratteristiche geotecniche del terreno.<br />

Fra le numerose relazioni empiriche e semi-empiriche per il calcolo<br />

della portanza note in letteratura, una delle più attendibili e verificate<br />

è quella proposta da Brinch Hansen (1970).<br />

Terreni con angolo d’attrito maggiore di 0.<br />

Nel caso in cui sia ϕ>0 (terreni incoerenti o coesivi in condizioni<br />

drenate), la relazione di Brinch Hansen assume la seguente forma:<br />

(44)Q lim=CN cs cd ci cg cb c + γ 1D fondN qs qd qi qg qb q + 0.5B fondN γ γ 2s γ d γ i γ g γ b γ ;<br />

25


FORMULA GEO VER.2.0<br />

in cui<br />

C=coesione del terreno;<br />

γ 1=peso di volume del terreno sopra il piano di posa della<br />

fondazione;<br />

γ 2=peso di volume del terreno sotto il piano di posa della fondazione;<br />

con N q, N c, N γ = fattori di portanza;<br />

N q=e k tg 2 (45°+ϕ/2) (k=π tg ϕ);<br />

N c=(N q-1)cotg ϕ;<br />

N γ =1.5(N q-1)tg ϕ.<br />

s q, s c, s γ = fattori di forma;<br />

s q=1+(B fond/L fond)tg ϕ (L fond = lunghezza della fondazione);<br />

s c=1+(N q/N c)(B fond/L fond);<br />

s c=1 per fondazioni nastriformi (L fond>5B fond);<br />

s γ =1-0.4(B fond/L fond).<br />

d q, d c, d γ = fattori di approfondimento;<br />

d q=1+2tg ϕ (1-senϕ) 2 k;<br />

k=D fond/B fond per D fond/B fond ≤ 1;<br />

k=arctg(D fond/B fond)(in rad) per D fond/B fond > 1;<br />

d c=1+0.4k<br />

d γ =1<br />

i q, i c, i γ = fattori per l’inclinazione del carico;<br />

i q=[1 - 0.5Q oriz/(Q vert + L fond B fond C a cotg ϕ)] 5 ;<br />

Q oriz=componente orizzontale del carico;<br />

Q vert=componente verticale del carico;<br />

C a=coesione agente sulla base della fondazione=(2/3)C<br />

26


FORMULA GEO VER.2.0<br />

i c=i q - (1- i q)/(N q-1)<br />

i γ =[1 - 0.7Q oriz/(Q vert + L fond B fond C a cotg ϕ)] 5 con base della<br />

fondazione non inclinata;<br />

i γ =[1 - (0.7-η/450)Q oriz/(Q vert + L fond B fond C a cotg ϕ)] 5 con base della<br />

fondazione inclinata;<br />

η (°)=inclinazione della base;<br />

Nel caso della fondazione di un muro di contenimento le grandezze<br />

Q oriz e Q vert si ottengono come segue:<br />

Q oriz= S oriz+C oriz;<br />

Q vert= W muro+W terra+S vert+C vert;<br />

in cui Q oriz≤ Q verttg δ + L fond B fond C a;<br />

δ=angolo d’attrito terra-fondazione.<br />

g q, g c, g γ = fattori per fondazioni su pendio;<br />

g q=(1-0.5tg β) 5 ;<br />

β=inclinazione del pendio;<br />

g c=1-(β°/147) ;<br />

g γ = g q.<br />

b q, b c, b γ = fattori per fondazioni con base inclinata;<br />

b q=exp(-2ηtg ϕ)<br />

η=inclinazione della base;<br />

b c= 1-η°/147;<br />

b γ = exp(-2.7ηtg ϕ);<br />

Terreni con angolo d’attrito uguale a 0.<br />

In terreni coesivi in condizioni non drenate (ϕ=0) la (44) assume la<br />

seguente forma:<br />

27


FORMULA GEO VER.2.0<br />

(45)Q lim=5.14C(1+s c+d c-i c-g c-b c) + γ 1D fond;<br />

con i parametri s c, d c, i c, g c, b c modificati come segue:<br />

s c=0.2B fond/L fond;<br />

d c=0.4k;<br />

i c=0.5 - 0.5√[1-Q oriz/ (L fond B fond C a)];<br />

g c=β°/147;<br />

b c=η°/147.<br />

In presenza di carichi eccentrici, come nel caso della fondazione di<br />

un muro di contenimento, nel calcolo della (44) e della (45) va<br />

introdotta una larghezza ed una lunghezza della fondazione corretta<br />

come segue:<br />

L’ fond= L fond - 2e cl;<br />

B’ fond= B fond - 2e cb.<br />

con<br />

e cl=eccentricità del carico rispetto al lato lungo della fondazione;<br />

e bl=eccentricità del carico rispetto al lato corto della fondazione;<br />

I due parametri e cl, e bl verrano valutati in un successivo paragrafo.<br />

La portanza calcolata con le relazioni (43) e (44) rappresenta la<br />

pressione massima tollerabile dal terreno di fondazione. Per <strong>Le</strong>gge<br />

(D.M.21.1.81) questo valore deve essere ridotto, per ottenere la<br />

portanza d’esercizio, dividendolo per un coefficiente di sicurezza, che<br />

non può essere inferiore a 3.<br />

(46) Q es = Q lim/3.<br />

Il criterio di Coulomb (vedi relazione 68), che descrive l’andamento<br />

della resistenza al taglio del terreno al variare della pressione di<br />

confinamento e sul quale si basa la relazione di Brinch Hansen, può<br />

essere considerato valido solo per valori di τ (resistenza al taglio)<br />

inferiori a circa 5 kg/cmq. Nel caso la (46) fornisca valori superiori a<br />

28


FORMULA GEO VER.2.0<br />

questo limite sarà necessario procedere ad una correzione di Q am<br />

come suggerito Terzaghi e Peck. La correzione andrà effettuata<br />

modificando i valori della coesione e dell’angolo di resistenza al<br />

taglio (angolo d’attrito) del terreno come segue:<br />

C’= (2/3) C;<br />

tg ϕ‘= (2/3) tg ϕ;<br />

ripetendo quindi il calcolo della portanza del terreno.<br />

Cedimenti assoluti del terreno.<br />

Anche se la pressione esercitata sul terreno di fondazione non<br />

supera il valore calcolato con la (46), si possono, in alcuni casi,<br />

manifestare delle deformazioni nel terreno non tollerabili dall’opera.<br />

I cedimenti sono dovuti alla deformazione elastica e plastica del<br />

terreno e, nel caso di terreni poco permeabili (argille e limi), al<br />

processo di lenta espulsione dell’acqua contenuta al loro interno<br />

(consolidazione).<br />

Poichè le caratteristiche geotecniche del terreno variano da punto a<br />

punto, così come spesso variano da punto a punto anche le<br />

condizioni di carico, i cedimenti possono assumere localmente valori<br />

differenti.<br />

Il cedimento calcolato in un punto prende il nome di cedimento<br />

assoluto; la differenza fra i cedimenti assoluti misurati in due o più<br />

punti prende il nome di cedimento differenziale.<br />

Il cedimento assoluto totale è dato dalla somma di tre componenti:<br />

(47)S tot= S imm + S con + S sec;<br />

in cui:<br />

S imm=cedimento immediato, dovuto alla deformazione iniziale, senza<br />

variazione di volume,del terreno caricato; è prevalente nei terreni<br />

incoerenti (coesione=0), trascurabile in quelli coesivi (coesione>0);<br />

S con=cedimento di consolidazione, legato alla variazione di volume<br />

del terreno saturo, in seguito alla lenta espulsione dell’acqua<br />

29


FORMULA GEO VER.2.0<br />

contenuta al suo interno; è dominante nei terreni coesivi, poco<br />

permeabili, e trascurabile in quelli incoerenti (da mediamente a molto<br />

permeabili);<br />

S sec=cedimento secondario, dovuto alla deformazione viscosa dello<br />

scheletro solido del terreno; normalmente trascurabile in tutti i tipi di<br />

terreno.<br />

Cedimenti in terreni incoerenti.<br />

Un metodo semplificato per stimare il cedimento immediato di un<br />

terreno di fondazione prevalentemente incoerente è fornito dalla<br />

relazione di Schleicher:<br />

(48)S imm=Q vertI(1-μ 2 )/E;<br />

con<br />

Q vert=carico verticale applicato alla fondazione;<br />

E=modulo elastico (o di deformazione) del terreno;<br />

μ=coefficiente di Poisson=0.5 (terreni saturi, in condizioni non<br />

drenate);<br />

I=fattore di influenza, ottenibile attraverso le relazioni di<br />

Schmertmann:<br />

I=0.6 z; per z ≤ 1;<br />

I=0.6 - 0.2(z-1); per 1 < z ≤ 4;<br />

con z=profondità dal piano di posa della fondazione in metri.<br />

Nel caso di un terreno pluristrato la (47) va applicata ad ogni singolo<br />

strato ed i risultati sommati.<br />

Cedimenti in terreni coesivi.<br />

30


FORMULA GEO VER.2.0<br />

In prima approssimazione, i cedimenti per consolidazione di un<br />

terreno prevalentemente coesivo possono essere ottenuti attraverso<br />

la relazione:<br />

(49)S con=H Δσ/E d;<br />

con<br />

H=spessore dello strato;<br />

Δσ=sovraccarico indotto dal muro alla quota dal piano di posa della<br />

fondazione equivalente a metà dello spessore dello strato;<br />

E d=modulo edometrico dello strato;<br />

Il sovraccarico Δσ può essere stimato approssimativamente con la<br />

relazione:<br />

(50)Δσ =(Q vert-γ1D fond)/[(B fond + z tg 27°)(L fond + z tg 27°)];<br />

Nel caso di un terreno pluristrato la (49) va applicata ad ogni singolo<br />

strato ed i risultati sommati.<br />

Poichè il metodo richiede che sia verificata la diseguaglianza:<br />

H < B fond;<br />

strati di spessore superiore a questo limite vanno divisi in due o più<br />

sottostrati, con spessore uguale e uguale modulo di deformazione o<br />

modulo edometrico.<br />

Elevati cedimenti differenziali (dell’ordine di alcuni centimetri in<br />

genere, ma a volte anche meno) possono indurre lesioni nell’opera.<br />

Partendo dal presupposto che a elevati cedimenti assoluti<br />

generalmente corrispondono elevati cedimenti differenziali, Terzaghi<br />

e Peck proposero di considerare come valori limite tollerabili<br />

cedimenti assoluti di 2,5 cm in terreni incoerenti (sabbie e ghiaie) e 4<br />

cm in terreni coesivi (limi e argille).<br />

31


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Un sistema meno empirico di procedere consiste nello stimare la<br />

distorsione angolare fra due o più punti della struttura di cui sia noto<br />

il cedimento assoluto del terreno di fondazione:<br />

χ ang= (S 2 -S 1)/L 12;<br />

con<br />

χ ang=distorsione angolare;<br />

S 2=cedimento assoluto nel punto 2;<br />

S 1=cedimento assoluto nel punto 1;<br />

L 12=distanza fra i punti 1 e 2.<br />

In prima approssimazione, sono da considerare tollerabili distorsioni<br />

angolari inferiori a 1/600 per strutture in muratura e a 1/1000 per<br />

strutture in calcestruzzo.<br />

Fondazioni su pali.<br />

In assenza di strati portanti in prossimità del piano di posa delle<br />

fondazioni, si può rendere necessario l’utilizzo di fondazioni su pali.<br />

Vengono distinte due tipologie di pali, sia per la diversa procedura di<br />

messa in opera, sia per gli effetti che producono sulle caratteristiche<br />

meccaniche del terreno di fondazione: i pali infissi ed i pali trivellati. A<br />

parte vengono presi in cosiderazione i micropali tipo tubfix, che pur<br />

potendo essere inseriti nella categoria generale dei pali trivellati, se<br />

ne differenziano per alcune importanti caratteristiche.<br />

32


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Portanza verticale del palo.<br />

Pali infissi.<br />

Sono pali che vengono messi in opera senza l’asportazione del<br />

terreno.<br />

Sono utilizzabili in terreni incoerenti da poco a mediamente<br />

addensati, dove la procedura d’infissione conduce generalmente ad<br />

un miglioramento delle caratteristiche geotecniche. Sconsigliabile<br />

invece il loro utilizzo in terreni coesivi, nei quali l’infissione porta ad<br />

un rimaneggiamento degli strati con conseguente scadimento delle<br />

caratteristiche geotecniche degli stessi. Non sono impiegabili in<br />

terreni molto addensati, o con trovanti o livelli cementati.<br />

Il calcolo della portata di un palo infisso viene effettuata sommando<br />

i contributi di portata della punta del palo con quello dovuto alla<br />

resistenza laterale del fusto.<br />

Vengono distinti 3 casi.<br />

Terreni incoerenti.<br />

In questo tipo di terreno la portanza laterale può essere valutata<br />

attraverso la relazione di Burland(1973):<br />

(51) Q lat= A lat P ef K f w tg δ;<br />

con<br />

A lat = area laterale del palo;<br />

P ef = pressione efficace del terreno data da:<br />

P ef =L palo γ se L palo < 15 D palo;<br />

P ef =15D paloγ se L palo > 15 D palo;<br />

L palo=lunghezza del palo;<br />

D palo=diametro o lato medio del palo;<br />

γ =peso di volume del terreno;<br />

33


FORMULA GEO VER.2.0<br />

K =1-sen ϕ‘;<br />

ϕ‘=(3/4)ϕ + 10;<br />

ϕ =angolo d'attrito del terreno.<br />

δ =angolo d’attrito terra-palo, posto =20° per pali in acciaio e =(2/3)ϕ‘<br />

per pali in calcestruzzo;<br />

f w=fattore correttivo legato alla tronco-conicità percentuale del palo<br />

(t r)del palo;<br />

N.B.:Per tronco-conicita' del palo s'intende la diminuzione<br />

percentuale del diametro del palo con la profondità nel caso di pali<br />

prefabbricati tronco-conicità (per es. una tronco-conicità del 5%<br />

vuol dire che il diametro del palo diminuisce di 5 cm per ogni metro<br />

di lunghezza del palo stesso).<br />

ponendo ω(°)= arctg(t r/100)<br />

per ω=0 (palo cilindrico) f w=1;<br />

per ω>0 (palo tronco-conico) i valori di f w sono forniti dalla seguente<br />

tabella:<br />

ϕ‘ ω° f w<br />

ϕ‘


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con<br />

A base = area della base del palo;<br />

(52)Q base = (A base P ef N q)- W palo;<br />

Nq =fattore adimensionale di portata sec.Berantezev;<br />

Nq =10 m ;<br />

m =-0.764 + 0.76 ϕ‘;<br />

W palo = peso del palo.<br />

Terreni coesivi normalmente consolidati o leggermente<br />

sovraconsolidati (rapporto di sovraconsolidazione OCR


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Argille molli su terreni coesivi<br />

compatti<br />


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Il calcolo della portanza di un palo trivellato viene eseguito come nel<br />

caso di un palo infisso, sommando i contributi di portata della punta<br />

del palo e del fusto.<br />

Nell’applicare le relazioni viste in precedenza va tenuto presente che,<br />

a causa del disturbo indotto nei livelli incoerenti dall’asportazione del<br />

terreno, l’angolo d’attrito da utilizzare dovrà essere corretto come<br />

segue:<br />

ϕ‘°=ϕ° - 3°.<br />

con ϕ=angolo d’attrito del terreno prima della messa in opera del<br />

palo.<br />

Micropali tipo tubfix.<br />

Si procede come nel caso dei pali trivellati, introducendo nel calcolo<br />

al posto della lunghezza totale del palo e del suo diametro medio la<br />

lunghezza ed il diametro presunto del bulbo iniettato.<br />

Portanza complessiva della palificata.<br />

Si definisce efficienza della palificata il rapporto fra la portanza del<br />

gruppo di pali e la somma della portanza dei singoli pali:<br />

(55)E palificata = Q palificata /ΣQ palo;<br />

Va notato che, mentre in terreni incoerenti l’efficienza è di solito<br />

prossima all’unità, o in alcuni casi addirittura superiore, a causa<br />

dell’addensamento del terreno prodotto dall’infissione dei pali, nei<br />

terreni coesivi è spesso inferiore a 1. La causa principale è il<br />

sovrapporsi dei bulbi di pressione dei singoli pali, con la conseguente<br />

riduzione del contributo alla capacità portante totale degli stessi.<br />

Un criterio semplice per determinare la portanza di una palificata in<br />

terreni coesivi è quello proposto da Terzaghi e Peck (1948): la<br />

37


FORMULA GEO VER.2.0<br />

portanza verticale del gruppo di pali va posta uguale alla minore delle<br />

due seguenti grandezze:<br />

a)la portanza data dalla somma delle portanze dei singoli pali;<br />

b)la portanza di un blocco di terreno di larghezza uguale a B palificata<br />

(larghezza della palificata), lunghezza uguale a L palificata (lunghezza<br />

della palificata) e profondità corrispondente alla lunghezza dei pali,<br />

data da:<br />

(56)Q palificata=B palificata L palificata C base N c + 2(B palificata + L palificata)L palo C lat;<br />

con<br />

C base=coesione del terreno alla base del blocco;<br />

C lat=coesione del terreno agente lateralmente al blocco;<br />

N c=coefficiente di portanza, in genere posto uguale a 9 (Skempton);<br />

L palo=lunghezza del palo.<br />

Nei terreni incoerenti invece, per interassi compresi fra 2.5 e 6 D palo<br />

(D palo=diametro o lato medio del palo), si può assumere che la<br />

portanza complessiva della palificata sia data semplicemente dalla<br />

somma delle portanze dei singoli pali.<br />

Interasse dei pali di una palificata.<br />

L’interasse, o spaziatura, dei pali è un parametro fondamentale, in<br />

quanto influenza direttamente l’efficienza di una palificata. Interassi<br />

troppo piccoli o troppo grandi infatti possono far diminuire<br />

drasticamente la portanza complessiva della palificata. In alcuni casi<br />

inoltre, per es. per pali infissi in terreni incoerenti mediamente o<br />

molto addensati, una spaziatura troppo stretta può condurre ad un<br />

danneggiamento reciproco dei pali.<br />

Il D.M. 21.1.81 consiglia un interasse minimo di 3Dpalo in qualunque<br />

situazione (Dpalo=diametro o lato medio del palo), anche se in realtà<br />

occorrerebbe tener conto della modalità di messa in opera del palo<br />

(infisso o trivellato) e del tipo di terreno di fondazione (coesivo o<br />

incoerente).<br />

38


FORMULA GEO VER.2.0<br />

In generale si consiglia un interasse maggiore di 3D palo in argilla, per<br />

tener conto del disturbo prodotto dalla messa in opera del palo,<br />

mentre in sabbia, l’interasse proposto dal D.M.21.1.81 può anche<br />

essere ridotto a 2.5D palo per pali infissi in sabbie sciolte.<br />

Cedimento assoluto della palificata.<br />

Il calcolo del cedimento assoluto del terreno di fondazione della<br />

palificata può essere eseguito in prima approssimazione, utilizzando<br />

la procedura semplificata proposta da Bowles. Si considera il<br />

cedimento totale come somma di due componenti:<br />

(57) S tot = S terreno + S palo;<br />

dovute rispettivamente alla deformazione elastica e plastica del<br />

terreno e all'accorciamento elastico dei pali.<br />

La grandezza relativa al cedimento del terreno può essere espressa<br />

come:<br />

(58) S terreno = Δσ H / E;<br />

Δσ=sovraccarico sul terreno di fondazione alla quota relativa a metà<br />

dello spessore dello strato; può essere calcolata attraverso la (50),<br />

prendendo in considerazione l’intervallo di profondità compreso fra<br />

(2/3)L palo e 2 L palo, con L palo=lunghezza del palo;<br />

H=spessore dello strato;<br />

E=modulo di deformazione o edometrico dello strato.<br />

Nel caso di terreno pluristrato la (58) va applicata ad ogni singolo<br />

strato ed i risultati sommati.<br />

Poichè il metodo richiede che sia verificata la diseguaglianza:<br />

39


FORMULA GEO VER.2.0<br />

H < B fond;<br />

strati di spessore superiore a questo limite vanno divisi in due o più<br />

sottostrati, con spessore uguale e uguale modulo di deformazione o<br />

modulo edometrico.<br />

Il cedimento legato all’accorciamento elastico del palo può essere<br />

stimato invece con la seguente relazione:<br />

(59) S palo = 0.75 Q palo L palo / (A palo E y);<br />

con<br />

Q palo=portanza del singolo palo;<br />

A palo=area trasversale media del palo;<br />

E y=modulo di elasticità del palo.<br />

Per quanto riguarda il discorso sulla compatibilità dei cedimenti con<br />

la struttura, si veda quanto detto per le fondazioni superficiali.<br />

Portanza di un palo soggetto a carichi laterali.<br />

Portanza del palo singolo.<br />

I pali di fondazione di un muro sono soggetti a forze laterali e<br />

momenti. E’ necessario quindi valutare anche la resistenza laterale<br />

del terreno di fondazione.<br />

Si utilizza la teoria di Broms(1964) applicata a pali rigidi a testa<br />

incastrata, distinguendo fra fondazioni in terreni coesivi e fondazioni<br />

in terreni incoerenti.<br />

Terreni coesivi.<br />

40


FORMULA GEO VER.2.0<br />

La resistenza laterale è data da:<br />

(60)R lat=9 C u D palo (L palo - 1.5 D palo);<br />

con<br />

Cu=coesione non drenata del terreno;<br />

D palo=diametro o lato medio del palo;<br />

L palo=lunghezza del palo.<br />

La reazione del terreno ha quindi un andamento di tipo rettangolare,<br />

cioè costante con la profondità:<br />

Terreni incoerenti.<br />

(61)R z=9 C u D palo.<br />

In questo caso la (60) va riscritta come segue:<br />

(62) R lat=1.5 γ L palo 2 Dpalo K p;<br />

con<br />

γ = peso di volume del terreno di fondazione;<br />

K p=(1 + sen ϕ)/(1 - sen ϕ).<br />

La reazione del terreno ha qui un andamento di tipo triangolare, cioè<br />

crescente linearmente con la profondità:<br />

(63) R z=3 γ L palo D palo K p.<br />

Sia alla (60) che alla (62) va applicato un coefficiente di sicurezza<br />

(con un valore minimo di 2.5 secondo il D.M.21.1.81) per ottenere le<br />

portanze d’esercizio:<br />

(64)R es=R lat/F s;<br />

41


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con<br />

F s=coefficiente di sicurezza.<br />

Portanza della palificata.<br />

Come nel caso di una palificata soggetta a carichi verticali, anche per<br />

gruppi di pali sottoposti a sollecitazioni orizzontali va definito il<br />

concetto di efficienza del gruppo.<br />

Viene definita efficienza di una palificata soggetta a carichi orizzontali<br />

il rapporto fra la portanza laterale complessiva del gruppo e la<br />

somma delle portanze laterali dei singoli pali (vedi espressione (55)).<br />

Valgono in complesso le considerazioni già fatte per i pali caricati<br />

verticalmente: in pali fondati in terreni incoerenti l’efficienza spesso è<br />

prossima all’unità, in pali in terreni coesivi generalmente è inferiore.<br />

Si consiglia in generale di utilizzare come portanza laterale del<br />

gruppo di pali il minore fra questi due valori:<br />

1. la somma delle portanze laterali dei singoli pali;<br />

2. la portanza laterale di un blocco di fondazione di larghezza uguale<br />

alla larghezza della palificata (lato della palificata perpendicolare<br />

alla direzione di carico) e di spessore corrispondente alla<br />

lunghezza dei pali, cioé:<br />

Terreni coesivi:<br />

(65)R palificata=9 C u L palo(L palificata-C r);<br />

con<br />

L palificata=larghezza della palificata;<br />

C r=il minore fra i valori (1.5D palo)e (0.1L palo).<br />

Terreni incoerenti:<br />

42


FORMULA GEO VER.2.0<br />

(66) R palificata=1.5 γ L palo 2 Lpalificata K p.<br />

Portanza di pali soggetti a carichi inclinati.<br />

I pali di fondazione di un muro di contenimento sono soggetti a<br />

carichi inclinati, cioè alla combinazione di carichi verticali e<br />

orizzontali. In questo caso occorrerà verificare che siano soddisfatte<br />

le due condizioni:<br />

a)P vert


FORMULA GEO VER.2.0<br />

La procedura di calcolo prende in considerazione tutte le forze e/o i<br />

momenti agenti lungo il piano di taglio, fornendo una valutazione<br />

della stabilita' globale attraverso le equazioni d'equilibrio fornite dalla<br />

statica.<br />

Il coefficiente di sicurezza globale del pendio viene calcolato<br />

attraverso il rapporto fra la resistenza di taglio massima disponibile<br />

lungo la superficie di rottura e gli sforzi tangenziali mobilitati lungo<br />

tale piano:<br />

(67) F sic = T max / T mob;<br />

con<br />

F sic= coefficiente di sicurezza;<br />

T max= resistenza di taglio massima;<br />

T mob= sforzo tangenziale mobilitato.<br />

All'equilibrio(T max=T mob)F sic deve essere ovviamente uguale a 1.<br />

Il pendio potrebbe essere considerato in teoria stabile, quando F sic<br />

risulta maggiore di 1 (T max>T mob), instabile in caso contrario<br />

(T max


FORMULA GEO VER.2.0<br />

degli sforzi tangenziali sulla superficie potenziale di rottura puo'<br />

innescare il fenomeno franoso.<br />

c) Coefficiente di sicurezza superiore a 1.3: il pendio si trova in<br />

condizioni di stabilita' globale.<br />

Impostazione della procedura di calcolo.<br />

Nell'applicare le equazioni della statica al problema dell'analisi di<br />

stabilita' di un pendio in terra occorre ipotizzare che siano verificate<br />

le seguenti condizioni:<br />

a) la verifica va eseguita prendendo in esame una striscia di versante<br />

di larghezza unitaria (solitamente di 1 metro), trascurando<br />

l’interazione laterale fra tale striscia ed il terreno contiguo;<br />

b) la resistenza al taglio lungo la superficie potenziale di rottura deve<br />

essere esprimibile attraverso la legge di Coulomb:<br />

(68) T max = c + γ h tg ϕ;<br />

con<br />

T max = resistenza di taglio massima del terreno;<br />

c= coesione del terreno;<br />

γ= peso di volume del terreno;<br />

h= profondita' della superficie di rottura;<br />

ϕ = angolo di resistenza al taglio del terreno.<br />

c)la precisione con cui vengono stimati in sito o in laboratorio i<br />

parametri geotecnici coesione e angolo di resistenza al taglio deve<br />

essere la stessa: in caso contrario la resistenza al taglio mobilitata<br />

dovrebbe essere espressa nel seguente modo:<br />

(69) T mob = (c/F sicc) + (γ h tg ϕ/F sicp);<br />

45


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con<br />

F siic =coefficiente di sicurezza legato a c;<br />

F sicp =coefficiente di sicurezza legato a ϕ;<br />

introducendo nel calcolo due coefficienti di sicurezza invece di uno,<br />

con ovvie complicazioni nella risoluzione analitica del problema;<br />

d) deve aversi una distribuzione omogenea degli sforzi tangenziali<br />

mobilitati (T mob) lungo la superficie potenziale di rottura. Questo<br />

significa che in ogni punto del piano ipotetico di scivolamento i<br />

parametri dell'equazione di Coulomb c, ϕ, γ ed h devono avere lo<br />

stesso valore.<br />

Per limitare l'errore introdotto nel calcolo da quest’ultima ipotesi, la<br />

superficie di scivolamento viene, nella maggior parte delle procedure<br />

di calcolo note in letteratura, suddivisa in piu' settori (conci),<br />

all'interno dei quali si considera realizzata la condizione di<br />

omogeneita' di T mob. Nella pratica i limiti dei conci vengono fatti<br />

cadere dove vi sia una variazione significativa di ϕ, c e γ del terreno<br />

o in corrispondenza di variazioni significative nel profilo topografico<br />

del versante.<br />

Questo modo d'impostare il problema conduce pero' all'introduzione<br />

nella risoluzione analitica di nuove incognite che esprimono il modo<br />

in cui interagiscono fra loro, lungo le superfici divisorie, i vari conci.<br />

In definitiva nel calcolo del valore di F sic intervengono le seguenti<br />

incognite(n=numero dei conci preso in considerazione):<br />

a) le forze normali (N) agenti sulla base del concio ( n incognite);<br />

b) le forze tangenziali (T) agenti sulla base dei conci ( n incognite);<br />

c) i punti, sulla base del concio, di applicazione delle forze normali e<br />

tangenziali (n incognite);<br />

d) le forze orizzontali agenti lungo le superfici di separazione dei<br />

conci ( n-1 incognite);<br />

e) le forze verticali agenti lungo le superfici di separazione dei conci<br />

(n-1 incognite);<br />

46


FORMULA GEO VER.2.0<br />

f) i punti di applicazione, sulle superfici di separazione dei conci,<br />

delle forze d) ed e) (n-1 incognite);<br />

g) il coefficiente di sicurezza F sic (1 incognita).<br />

In totale il problema comporta l'introduzione di 6n-2 incognite.<br />

Per la sua risoluzione sono disponibili:<br />

a) 3n equazioni d'equilibrio;<br />

b) n equazioni del tipo:<br />

con<br />

l = lunghezza del concio;<br />

(70) T = (c l + N tg ϕ)/F sic;<br />

che collegano fra loro, per ogni concio, le incognite N, T ed F sic.<br />

c) n equazioni ottenute ponendo che il punto di applicazione di N e T<br />

cada a meta' della base del concio.<br />

In totale quindi sono disponibili 5n equazioni per la soluzione<br />

analitica del problema.<br />

Perche' si possa arrivare alla determinazione di F sic occorrerebbero<br />

ovviamente tante equazioni quante sono le incognite.<br />

In realta' perche' il problema sia staticamente determinato, e quindi<br />

risolvibile, mancano ancora n-2 equazioni (la differenza fra il numero<br />

delle incognite,6n-2, ed il numero delle equazioni disponibili, 5n).<br />

<strong>Le</strong> equazioni mancanti possono essere ottenute introducendo<br />

nell'analisi ulteriori ipotesi semplificatrici. Tali ipotesi riguardano<br />

generalmente la distribuzione delle forze lungo le superfici di<br />

separazione dei conci. <strong>Le</strong> varie procedure di risoluzione del<br />

problema differiscono essenzialmente per la schematizzazione che<br />

viene fatta di questa distribuzione.<br />

47


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Metodo di risoluzione di Fellenius.<br />

Con il metodo di Fellenius si pone la condizione che le forze agenti<br />

sulle superfici di separazione dei conci siano orientate<br />

parallelamente alla base dei conci stessi. Viene inoltre ipotizzato che<br />

la superficie potenziale di scivolamento sia circolare.<br />

Posto:<br />

(71) N i=W concio(i) cos α i;<br />

con<br />

W concio(i)=peso del volume di terra compreso nel concio i-esimo;<br />

α i=inclinazione della base del concio i-esimo;<br />

N i=componente normale alla base del concio di W concio(i).<br />

Imponendo l’equilibrio dei momenti rispetto al centro della superficie<br />

circolare di scivolamento potenziale del pendio, si può scrivere:<br />

(72) ΣR sen α i W concio(i)=ΣR T i;<br />

in cui il prodotto R sen α i rappresenta il braccio di W concio(i).<br />

Sostituendo nella (72) a T i la sua espressione, data dalla (70), si<br />

ottiene infine:<br />

(73)F sic = Σ(C i L concio(i)+N i tg ϕ i) / Σ sen α i W concio(i);<br />

con<br />

C i=coesione agente lungo la base del concio i;<br />

L concio(i)=lunghezza della base del concio i;<br />

ϕ i=angolo d’attrito agente lungo la base del concio i;<br />

Introducendo nella (73) il contributo dovuto alla presenza di falda<br />

idrica, di sovraccarichi a monte del muro, di carichi esterni, di azioni<br />

sismiche e di eventuali fondazioni su pali che intercettino la<br />

superficie di scorrimento, si ottiene:<br />

48


FORMULA GEO VER.2.0<br />

(74) F sic = Σ[C i L concio(i) + S monte(i) cos α i + P pali(i) sen α i + C vert(i) cos α i +<br />

C oriz(i) sen α i + (N i-h falda(i) L concio(i)-a sisma W concio(i) sen α i)tg ϕ i] / Σ<br />

[(W concio(i) + C vert(i) + S monte(i))sen α i + (C oriz(i) - P pali(i))cos α i;<br />

in cui:<br />

S monte(i)=sovraccarichi agenti sulla superficie del concio i;<br />

C vert(i)=carico verticale agente sulla sommità del muro;<br />

C oriz(i)=carico orizzontale agente sulla sommità del muro;<br />

a sisma=accelerazione sismica orizzontale;<br />

h falda(i)=altezza della falda rispetto alla base del concio i;<br />

P pali(i)=portanza laterale unitaria (per metro di larghezza) della<br />

palificata;<br />

Il metodo di Fellenius conduce generalmente a sottostime di F sic<br />

rispetto a metodi più rigorosi, soprattutto in terreni coesivi e/o<br />

sovraconsolidati.<br />

L’errore è comunque a favore della sicurezza.<br />

Sollecitazioni in un muro a contrafforti.<br />

<strong>Le</strong> sollecitazioni sulla parete e sulla mensola di fondazione di un<br />

muro a contrafforti vengono calcolate come nel caso di una piastra,<br />

utilizzando la procedura semplificata di Grashof. Si considerà cioè<br />

una ripartizione dei carichi secondo due ordini di strisce<br />

perpendicolari, in cui si suppone divisa la piastra. Il criterio<br />

presuppone che la piastra si possa considerare sollecitata da un<br />

carico distribuito costante di valore pari al valore medio del<br />

diagramma di carico reale.<br />

In pratica le ordinate del diagramma di carico andranno moltiplicate<br />

per i seguenti fattori:<br />

49


FORMULA GEO VER.2.0<br />

C x=L y 4 /(K Lx 4 + Ly 4 ) Cy=1-Cx;<br />

con<br />

L y=altezza della parete del muro (per la piastra corrispondente alla<br />

parete del muro) o larghezza della mensola posteriore (contrafforti<br />

interni) o anteriore (contrafforti esterni)(per la piastra corrispondente<br />

alla mensola di fondazione);<br />

L x =I contra - S contra;<br />

in cui<br />

I contra =interasse dei contrafforti;<br />

S contra =spessore dei contrafforti.<br />

K =coefficiente uguale a 1.77 per la piastra di parete (tre lati in<br />

condizioni d’incastro e uno in condizioni di semincastro) o per la<br />

mensola di fondazione in presenza di cordolo, e a 1.5 per la mensola<br />

di fondazione in assenza di cordolo (tre lati in condizioni d’incastro e<br />

uno libero).<br />

Il diagramma di carico parallelo al muro è dato quindi da:<br />

quello perpendicolare al muro:<br />

S x=S tot C x;<br />

Sy=Stot Cy; con<br />

Stot=diagramma di carico in assenza di contrafforti.<br />

50


FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />

DIAFRAMMI<br />

Coefficienti di spinta del terreno.<br />

COEFFICIENTE DI SPINTA ATTIVA.<br />

Il coefficiente di spinta attiva può essere visto in prima approssimazione<br />

come il rapporto minimo fra gli sforzi agenti sul piano orizzontale<br />

(contenimento ad opera del terreno circostante) e quelli agenti sul piano<br />

verticale (peso del terreno sovrastante ed eventuali sovraccarichi agenti sul<br />

piano campagna) applicati ad un elemento di terreno in condizioni di<br />

equilibrio plastico limite:<br />

(1) Ka = Phmin / Pv.<br />

La spinta attiva si mobilita quando il terreno subisce una decompressione<br />

(una diminuzione della pressione orizzontale alla quale non corrisponda un<br />

uguale variazione della pressione verticale, come può verificarsi per<br />

esempio in seguito ad uno sbancamento) con deformazioni dell’ordine dello<br />

0,2-0,3%.<br />

E’possibile individuare un piano lungo il quale Ka assume il suo valore<br />

minimo. Questo piano rappresenta una superficie potenziale di rottura lungo<br />

la quale potrà muoversi il prisma di terreno isolato dalla superficie di rottura<br />

stessa, che andrà a sollecitare l’eventuale opera di contenimento posta a<br />

valle.<br />

COEFFICIENTE DI SPINTA PASSIVA.<br />

Comprimendo orizzontalmente il terreno e mantenendo inalterata la<br />

pressione verticale, il valore di Ph aumenta fino a raggiungere un valore<br />

massimo. Questa condizione viene chiamata stato di equilibrio plastico<br />

limite superiore o stato passivo e raggiungibile solo in seguito a notevoli<br />

deformazioni del terreno (2% - 4%). Lo stato passivo si genera normalmente<br />

nel terreno a valle di un opera di sostegno in seguito a spostamenti che<br />

1


FORMULA GEO VER.2.0<br />

questa subisce per le spinte del terreno a monte e ha come effetto di<br />

contrastare il movimento dell’opera stessa.<br />

I due modelli più in uso per la stima del valore di Ka e Kp sono:<br />

· il modello di Rankine;<br />

· il modello di Coulomb.<br />

Modello di Rankine.<br />

E’ il modello in assoluto più semplice, ma che pone per la sua utilizzazione<br />

una serie di condizioni che lo rendono in alcuni casi non applicabile a<br />

situazioni reali.<br />

Posto con ϕ(°) il valore dell’angolo di resistenza al taglio( o d’attrito) del<br />

terreno, il coefficiente di spinta attiva assume, secondo questo modello, il<br />

seguente valore:<br />

(2)Ka = tg 2 (45°- ϕ/2);<br />

La superficie potenziale di rottura del terreno è piana e parte dal piede dello<br />

scavo con un’inclinazione di 45°+ ϕ/2.<br />

Il coefficiente di spinta passiva invece può essere valutato con la relazione:<br />

(3)Kp = tg 2 (45°+ ϕ/2).<br />

Tale metodo richiede, per poter essere utilizzato, che sia il piano orizzontale<br />

che quello verticale siano piani principali di sforzo. Nella pratica ciò si<br />

verifica quando:<br />

· il paramento interno dell’opera di sostegno sia verticale;<br />

· non via sia attrito al contatto fra superficie del diaframma e del<br />

terreno (angolo d’attrito terra-diaframma=0).<br />

Per quanto riguarda quest’ultimo punto va tenuto presente che la presenza di<br />

sforzi di taglio agenti lungo il paramento interno conducono ad una<br />

2


FORMULA GEO VER.2.0<br />

riduzione significativa della spinta attiva. Ignorare tali sforzi porta quindi a<br />

valori di Ka e della spinta totale della terra a favore della sicurezza.<br />

Modello di Coulomb.<br />

Nel modello di Coulomb non viene posta la condizione che gli sforzi agenti<br />

sul piano orizzontale e su quello verticale siano sforzi principali. La spinta<br />

totale del terreno risulterà quindi inclinata di un certo angolo uguale<br />

all’angolo d’attrito terra-diaframma.<br />

Posto:<br />

· β = inclinazione del paramento interno dell’opera;<br />

· ρ = inclinazione della superficie di rottura del terreno;<br />

· δ = angolo d’attrito terra-diaframma, di solito posto uguale a<br />

arctg[2/3 x tg(ϕ)];<br />

· ε = inclinazione del versante a monte dell’opera di sostegno;<br />

· ϕ = angolo di resistenza al taglio del terreno;<br />

il coefficiente di spinta attiva assume la seguente forma:<br />

(4) Ka=sen 2 (β+ϕ)/[sen 2 β sen(β-δ)( 1 + √Rp) 2 ]<br />

con<br />

Rp=sen(ϕ+δ)sen(ϕ-ε)/[sen(β-δ)sen(β+ε)];<br />

Il coefficiente di spinta passiva è invece dato dalla<br />

(5) Kp=sen 2 (β-ϕ)/[sen 2 β sen(β-δ)( 1 - √Rp) 2 ]<br />

con<br />

Rp=sen(ϕ-δ)sen(ϕ+ε)/[sen(β-δ)sen(β+ε)];<br />

Il metodo è applicabile alla maggioranza dei casi pratici, con un’errore<br />

contenuto entro il 5% rispetto a procedimenti più elaborati, purchè sia<br />

verificata la condizione δ ≤ ϕ/3.<br />

3


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Calcolo della spinta attiva e passiva del terreno.<br />

Sulla base della (1), è possibile in prima approssimazione valutare, noto Ka,<br />

la spinta attiva orizzontale del terreno:<br />

(6) Ph = Pv Ka.<br />

Nel caso di un terreno omogeneo, privo di coesione ed in assenza di falda,<br />

sul quale agisca solo la forza di gravità, la (6) potrà essere riscritta nel<br />

seguente modo:<br />

con γ = peso di volume del terreno;<br />

z = profondità dal piano campagna.<br />

(7) Ph = γ z Ka;<br />

Il prodotto γ z corrisponde in pratica al peso della colonna litostatica alla<br />

profondità z.<br />

Integrando su tutta l’altezza del diaframma si ottiene:<br />

(8) Sa = 0.5 H 2 γ Ka;<br />

con Sa = spinta attiva del terreno.<br />

La spinta è applicata ad una altezza dal piano di posa del diaframma uguale<br />

a:<br />

(9) l = H/3.<br />

Alla (8) andranno aggiunte altre componenti di spinta, se presenti, dovute<br />

alla presenza di:<br />

· terreni multistrato;<br />

· falda;<br />

· terreni coesivi;<br />

· sovraccarichi esterni;<br />

4


FORMULA GEO VER.2.0<br />

· azioni sismiche;<br />

· pendii a monte con profilo spezzato;<br />

Terreni multistrato.<br />

Si prenda in considerazione, come esempio, un terreno a tre strati con<br />

litologia e/o parametri geotecnici differenti. Il calcolo della spinta attiva<br />

dovrà procedere nel seguente modo:<br />

· si applica la (8) ad ogni strato, sostituendo ad H il valore dello spessore<br />

dello strato e a γ il peso di volume dello strato e a Ka il valore<br />

corrispondente al ϕ dello strato; la (9) sarà data da:<br />

(10) ls = Hs/3 + Σ(da H1 a Hs-1) H;<br />

quindi nel caso di un terreno a tre strati, il punto d’applicazione della (8) per<br />

lo strato n.3 (il più superficiale) sarà dato da:<br />

(11) l3 = H3/3 + H2 + H1.<br />

· si calcola il contributo come sovraccarico di ogni strato rispetto a quelli<br />

sottostanti; quindi il contributo totale alla spinta attiva dato dallo strato<br />

n.1 (il più profondo) sarà:<br />

Sa1’=0.5 H1 2 Ka3 γ3(contributo dello strato 1)<br />

Sa1”=(γ2H2+γ3H3)H3 Ka3(contributo strati 2 e 3 come sovraccarico sullo<br />

strato 1);<br />

con un punto d’applicazione dato da:<br />

Analogamente per lo strato 2 e 3:<br />

l1=[(H1/3)Sa1’+(H1/2)Sa1”]/(Sa1’+Sa1”).<br />

Sa2’=0.5 H2 2 Ka2 γ2(contributo dello strato 2)<br />

5


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Sa2”=(γ3xH3)H2 Ka2(contributo strato 3 come sovraccarico sullo strato 2);<br />

Sa3’=0.5 H3 2 Ka3 γ3(contributo dello strato 3)<br />

Sa3”= 0;<br />

l2={[(H2/3)+H1]Sa2’+[(H2/2)+H1]Sa2”}/(Sa2’+ Sa2”);<br />

l3={[(H3/3)+H2+H1]Sa1’+[(H1/2)+H2+H1]Sa1”}/ (Sa1’+Sa1”).<br />

La spinta attiva totale sarà data quindi da:<br />

Sa=(Sa1’+Sa1”)l1+(Sa2’+Sa2”)l2+(Sa3’+Sa3”)l3/(Sa1’+Sa1”+Sa2’+Sa2”<br />

+Sa3’+Sa3”).<br />

Presenza della falda.<br />

In presenza di falda la relazione (7), per gli strati immersi, si modifica come<br />

segue:<br />

(12) Saw=0.5 γ‘ Ka Hw 2 ;<br />

con γ‘=peso di volume immerso del terreno;<br />

Hw=altezza della falda rispetto al piano di posa del diaframma.<br />

con un punto di applicazione della spinta dato da<br />

(13) law = Hw/3.<br />

Per gli strati sopra falda nella (8) al posto di H va introdotto H-Hw, cioè<br />

l’altezza fuori falda del terreno.<br />

Il punto d’applicazione della spinta per il terreno non immerso è dato da:<br />

(14) l = Hw + (H-Hw)/3.<br />

6


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Vanno inoltre considerati il contributo alla spinta attiva totale dato dalla<br />

spinta idraulica:<br />

con punto di applicazione:<br />

(15) Sw = 0.5 Hw 2 γw,<br />

(16) lw = Hw/3,<br />

e quello costituito dal sovraccarico indotto dalla porzione di terreno non<br />

immersa su quella immersa:<br />

(17) Sa’ = (H-Hw)γ Hw Ka,<br />

con γ = peso di volume del terreno sopra falda,<br />

e punto d’applicazione dato da:<br />

Terreni coesivi.<br />

(18) la’ = Hw/2.<br />

La presenza di coesione nel terreno conduce, com’è ovvio, ad una riduzione<br />

della spinta attiva.<br />

Ad una profondità z dal piano campagna, supponendo per semplicità un<br />

terreno omogeneo e privo di falda e sovraccarichi, lo sforzo attivo totale<br />

sarà dato da:<br />

con c = coesione del terreno.<br />

(19) Ph = γ z Ka - 2 c √Ka,<br />

Il primo termine della (19) (γ z Ka) rappresenta la variazione della spinta<br />

attiva con la profondità in un terreno privo di coesione ( si veda la relazione<br />

(7) ); il secondo termine è la componente costante dovuta alla coesione.<br />

7


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Integrando su tutta la lunghezza del diaframma si ha:<br />

con un punto d’applicazione:<br />

(20) Sa = 0.5 γ H 2 Ka - 2c H √Ka,<br />

(21) la = H/3.<br />

In prossimità della superficie del pendio a monte del diaframma (z prossimo<br />

a zero), il secondo termine della (19) diventa maggiore, in valore assoluto,<br />

al primo e la spinta attiva assume un valore negativo. Quindi il livello più<br />

superficiale del terreno a tergo del diaframma viene sottoposto a trazione e<br />

si fessura. La profondità di questo livello si ottiene ponendo Ph=0 nella (19)<br />

e risolvendo rispetto a z:<br />

(22) Zc = 2c / ( γ √Ka).<br />

Da questa quota, in cui la spinta attiva si annulla, fino al piano campagna il<br />

terreno è quindi sottoposto a trazione, si fessura e si distacca dal paramento<br />

interno del diaframma. Ai fini del calcolo della spinta attiva che agisce<br />

sull’opera il contributo di questo livello superficiale va quindi posto uguale<br />

a zero. Considerando un diagramma di spinta triangolare si ottiene:<br />

(23) Sc’ = 0.5(Zc 2 c √Ka.)<br />

Sostituendo a Zc l’espressione (22) si ha quindi:<br />

(24) Sc’ = 2c 2 /γ.<br />

La (24) rappresenta una termine compensativo della spinta attiva negativa<br />

che si ha nel livello più superficiale, sottoposto a trazione.<br />

La (20) andrà modificata di conseguenza come segue:<br />

(25) Sa = 0.5 γ H 2 Ka - 2c H √Ka + Sc’,<br />

8


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con un punto d’applicazione:<br />

(26) la = (H - Zc)/3.<br />

Inoltre, in assenza di un drenaggio efficiente delle acque superficiali a<br />

monte del diaframma, le fessure di trazione potrebbero riempirsi d’acqua,<br />

dando luogo ad un incremento della spinta attiva, valutabile come segue:<br />

(27) Scw = 0.5 Zc 2 ,<br />

con un punto d’applicazione della spinta uguale a:<br />

Sovraccarichi esterni.<br />

(28) lcw = (H - Zc) + Zc/3.<br />

Vengono qua presi in considerazione tre tipi possibili di sovraccarichi<br />

esterni agenti sulla superficie del pendio a monte del diaframma:<br />

· sovraccarichi uniformemente ripartiti;<br />

· sovraccarichi concentrati;<br />

· sovraccarichi nastriformi.<br />

Sovraccarichi uniformemente ripartiti.<br />

Si tratta di carichi esterni di notevole estensione areale, che giunge fino al<br />

paramento interno del diaframma, e di intensità uguale in ogni punto<br />

dell’area sovraccaricata.<br />

Ponendo q=modulo del sovraccarico, il contributo dato alla spinta attiva<br />

totale è:<br />

(29) Su = q H Ka [sen β / sen (β+ε)],<br />

9


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con un punto d’applicazione:<br />

(30) lu = 0.5 H.<br />

Non è corretto, come proposto da alcuni Autori, trasformare, in alternativa,<br />

il sovraccarico uniforme in altezza di terra equivalente, riscrivendo la (8) nel<br />

seguente modo:<br />

(31) Sa = 0.5 γ Ka (H + Heq),<br />

con Heq = q [sen β / sen (β+ε)]/γ,<br />

poichè la (29) presuppone un diagramma di pressione rettangolare, la (31)<br />

un diagramma di pressione triangolare.<br />

Sovraccarichi concentrati.<br />

Un sovraccarico concentrato è un sovraccarico con un’estensione areale<br />

molto ridotta. Il problema di valutare il contributo alla spinta attiva totale di<br />

questo tipo di sovraccarico può essere risolto attraverso la teoria<br />

dell’elasticità, utilizzando l’ equazione di Boussinesq:<br />

(32) σr = (Q/2π){(3r 2 z/R 5 )-[(1-2μ)/(R 2 +zR)]}.<br />

in cui:<br />

σr = componente radiale della spinta alla quota z sotto il piano campagna<br />

in un punto di coordinate x,y rispetto al punto di applicazione del<br />

sovraccarico;<br />

Q = modulo del sovraccarico;<br />

r = √(x 2 + y 2 );<br />

R = √(r 2 + z 2 );<br />

μ = coefficiente di Poisson (che vale mediamente 0.35 nei terreni sciolti).<br />

Attraverso σr si ricava il valore della spinta orizzontale alla quota z:<br />

(30) σh = σr(x/r).<br />

10


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Integrando numericamente con un passo fissato in maniera appropriata ( per<br />

es. 0.1 m), si ottiene il contributo alla spinta attiva totale del sovraccarico<br />

con un punto d’applicazione dato da:<br />

(31) lsc = ΣPiHi/ΣPi;<br />

con<br />

Hi=altezza rispetto al piano di posa del diaframma;<br />

Pi=pressione indotta dal sovraccarico all’altezza Hi.<br />

Sovraccarichi nastriformi.<br />

Si tratta di sovraccarichi di estensione areale significativa, che si sviluppano<br />

parallelamente alla lunghezza del diaframma, coprendo solo una porzione<br />

del pendio a monte dell’opera. L’intensità del sovraccarico viene<br />

considerata uguale in ogni punto dell’area caricata.<br />

Il problema della stima del contributo alla spinta attiva totale di questo tipo<br />

di sovraccarico viene ricondotto al caso dei sovraccarichi concentrati. In<br />

pratica, si suddivide l’area caricata in un numero maggiore di aree<br />

rettangolari di estensione sufficientemente piccola (nel programma si<br />

utilizzano superfici di 0.2x0.3 metri) ad ognuna delle quali si attribuisce una<br />

frazione del sovraccarico, trattato come se fosse di tipo concentrato.<br />

Calcolati i contributi delle singole aree, la spinta totale verrà data dalla<br />

somma di questi.<br />

Analogamente si procede per la determinazione del punto d’applicazione<br />

della spinta.<br />

Sollecitazioni sismiche.<br />

Per la stima del contributo alla spinta attiva totale dovuta alle eventuali<br />

sollecitazioni sismiche, si fa riferimento a quanto proposto dal <strong>Le</strong>gislatore<br />

(D.M.19/6/84).<br />

11


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Eseguito il calcolo della spinta attiva totale del terreno in condizioni statiche<br />

(Sa), si procede al calcolo della spinta in condizioni dinamiche con gli stessi<br />

criteri adottati in precedenza, ponendo però:<br />

α ‘ = α + θ;<br />

ε ‘ = ε + θ;<br />

con α = 90° - β;<br />

θ = arctg C.<br />

In base alla categoria sismica alla quale appartiene il sito, viene definito un<br />

Coefficiente d’Intensità Sismica C, ricavabile dalla seguente tabella:<br />

Categoria Sismicità Coef.Sismico C<br />

Ex I cat. 12 0.10<br />

Ex II cat. 9 0.07<br />

Nuova cat. 6 0.04<br />

Il valore della spinta totale calcolato (Sa’) va quindi moltiplicato per un<br />

fattore correttivo dato da:<br />

(32) A = cos 2 (α + θ)/( cos 2 α cosθ).<br />

L’incremento di spinta sismica si ottiene dalla differenza fra la spinta in<br />

condizioni dinamiche e quella in condizioni statiche:<br />

(33) ΔS = Sa’ - Sa.<br />

Il suo punto d’applicazione è uguale a:<br />

(34) l ΔS = (2/3)H.<br />

12


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Pendii a monte con profilo non orizzontale.<br />

Nel caso il pendio a monte del diaframma possieda un profilo non<br />

orizzontale e con andamento irregolare qualsiasi è possibile procedere<br />

assimilando il pendio ad un piano orizzontale(ε = 0) e trattando il terreno al<br />

di sopra di questo piano come una serie di sovraccarichi nastriformi di<br />

larghezza ridotta (per es. 0,1 m). Il modulo del sovraccarico viene calcolato<br />

con la relazione:<br />

(35) Q (t/m) = Δl x h x γ;<br />

dove:<br />

Δl = larghezza dell’area caricata (per es. 0,1 metri);<br />

h = altezza media della colonna di terreno;<br />

γ = peso di volume del terreno.<br />

Il contributo di questi sovraccarichi alla spinta attiva totale va calcolato<br />

come già visto per i sovraccarichi nastriformi.<br />

Per il calcolo della spinta passiva totale valgono le stesse considerazioni e le<br />

medesime procedure di calcolo viste per quella attiva. In questo caso al<br />

posto del coefficiente di spinta attiva Ka andrà utilizzato ovviamente quello<br />

di spinta passiva Kp. Inoltre il fattore 2c H √Kp , legato alla presenza della<br />

coesione andrà preso con il segno + e quindi sommato alle altre componenti<br />

di spinta.<br />

13


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Calcolo del carico d’esercizio di un tirante.<br />

Il carico limite di un tirante può essere calcolato in un terreno incoerente<br />

con la formula di Schneebeli:<br />

(36) Tlim (t) = π x D x L x K x Pef ;<br />

con<br />

D (m)=diametro di perforazione;<br />

L (m)=lunghezza dell'ancoraggio;<br />

Pef (t/mq)=pressione efficace del terreno agente sul punto medio<br />

dell'ancoraggio;<br />

K =coefficiente dato da:<br />

(37) K = tg(45-ϕ ‘/2) x sen ϕ‘ x [ (1 + exp(6.28 x tg ϕ‘) ) /2 ];<br />

ϕ ‘=angolo d'attrito del terreno.<br />

La forza d’esercizio è data invece dalla relazione:<br />

(38) Tes (t) = Tlim / Fs;<br />

dove Fes è il coefficiente di sicurezza, generalmente posto uguale a 2,5.<br />

In un terreno coesivo la (36) può essere riscritta come segue:<br />

(39) Tlim (t) = π x D x L x cu ;<br />

dove cu è la coesione non drenata del terreno in t/mq. In questo caso si può<br />

notare che il carico limite del tirante non dipende dalla profondità di<br />

ancoraggio del bulbo nel terreno.<br />

14


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Calcolo delle sollecitazioni e degli spostamenti di un diaframma.<br />

Nel calcolo delle sollecitazioni indotte su un diaframma, si assume<br />

normalmente che a monte dell’opera agisca la spinta attiva del terreno,<br />

contrastata a valle dalla spinta passiva generata dallo spostamento del<br />

diaframma, agente sul tratto interrato dell’opera, e da eventuali tiranti.<br />

Tralasciando le procedure di calcolo classiche (Blum, Tschebotarioff, ecc...)<br />

, utilizzabili solo in situazioni semplici, il problema della verifica di un<br />

diaframma viene qui affrontato, assimilando il diaframma ad una trave<br />

appoggiata su un terreno a comportamento elasto-plastico.<br />

z<br />

x<br />

F<br />

Schema di una trave.<br />

Si assume l’asse x parallelo al lato lungo della trave (vedi figura 35) e si<br />

indica con F la forza per unità di lunghezza agente sulla trave (trave di<br />

larghezza unitaria). L’equilibrio lungo l’asse z, perpendicolare all’asse x,<br />

richiede che siano soddisfatte la relazioni:<br />

(40) dQ / dx = -F;<br />

(41) dM / dx = Q;<br />

dove Q è la forza di taglio e M il momento flettente. Combinando la (40) e<br />

la (41) si ottiene:<br />

(42) d 2 M / dx 2 = -F.<br />

Ipotizzando inoltre che la rotazione dw/dx, con w uguale allo spostamento<br />

laterale, sia minore di 1, si può scrivere:<br />

15


FORMULA GEO VER.2.0<br />

(43) EI d 2 w / dx 2 = -M;<br />

in cui EI è la rigidità della trave data dal prodotto del modulo elastico del<br />

materiale costituente la trave per il momento d’inerzia della stessa.<br />

Combinando le equazioni (42) e (43) si ottiene:<br />

(44) EI d 4 w / dx 4 = F.<br />

Nel caso di trave appoggiata su terreno, la (42) e la (44) possono essere<br />

riscritte come segue:<br />

(45) d 2 M / dx 2 = -F + kw;<br />

(46) EI d 4 w / dx 4 = F - kw;<br />

dove il prodotto kw rappresenta la reazione del terreno e k è il coefficiente<br />

di reazione del terreno.<br />

L’andamento dei momenti flettenti e del taglio agenti in ogni punto del<br />

diaframma viene fornito quindi dalla risoluzione analitica o numerica delle<br />

equazioni differenziali (43) e (45).<br />

Nel programma si adotta una soluzione numerica basata sul metodo delle<br />

differenze finite, che comporta l’approssimazione dei quozienti differenziali<br />

con differenze finite. In pratica il diaframma viene suddiviso in n tratti di<br />

lunghezza uguale d (d=xi+1 - xi) e ogni sezione viene immaginata sottoposta<br />

ad un carico uniformemente distribuito q e ad un carico concentrato P nel<br />

punto xi.<br />

16


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Z<br />

P i<br />

qi+1<br />

Q i Q i+1<br />

X i X i+ 1<br />

Schema per il calcolo con le differenze finite.<br />

La procedura di calcolo viene ripetuta sia per il lato a monte, dove agisce la<br />

spinta attiva, che per il lato a valle, dove invece agisce la spinta passiva. In<br />

pratica la reazione del terreno viene scomposta in due parti: una<br />

proporzionale allo spostamento laterale ed una costante. In funzione<br />

dell’entità dello spostamento la spinta del terreno aumenta o diminuisce<br />

all’interno dei due valori limite corrispondenti alla spinta attiva (limite<br />

inferiore) e alla spinta passiva (limite superiore). Se lo spostamento del<br />

diaframma è piccolo la reazione del suolo rientra nel campo elastico, nel<br />

caso però superi un certo valore si entra nel campo plastico. All’interno del<br />

campo elastico le deformazioni del terreno sono reversibili, togliendo il<br />

carico cioè si annullano. Nel campo plastico invece le deformazioni<br />

diventano permanenti. In una serie di cicli di carico e scarico quindi la<br />

deformazione plastica si accumula e la reazione elastica si attiva per<br />

spostamenti ogni volta superiori. In un terreno a comportamento elastoplastico<br />

la reazione del suolo all’interno della sezione i-esima può essere<br />

rappresentata quindi dalla relazione:<br />

(47) Ri = ki ( wi - wi) + Di;<br />

dove<br />

k = coefficiente di reazione del terreno;<br />

w = spostamento medio della sezione;<br />

w = spostamento medio plastico cumulato della sezione;<br />

X<br />

17


FORMULA GEO VER.2.0<br />

D = reazione del terreno nel campo plastico.<br />

Il valore di k viene ricavato dalla formula:<br />

dove<br />

(48) k = (sp - sa) / Δv;<br />

sp = spinta passiva del terreno;<br />

sa = spinta attiva del terreno;<br />

Δv = differenza fra lo spostamento del terreno fra lo stato attivo e passivo<br />

(in inglese stroke);<br />

Il valore di Δv tende a diminuire con l’aumentare dello stato di<br />

addensamento o la consistenza del terreno. Qui di seguito vengono riportati<br />

alcuni valori indicativi.<br />

Litologia Δv<br />

Argilla molle 0,04 - 0,05<br />

Argilla dura 0,01 - 0,02<br />

Sabbia sciolta 0,05 - 0,15<br />

Sabbia densa 0,02 - 0,08<br />

18


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Verifica al sifonamento<br />

In presenza di filtrazione di acqua sul fondo scavo è consigliabile effettuare<br />

una verifica al sifonamento. Un metodo semplificato che consente di<br />

quantificare la sicurezza dell’opera relativamente a questo problema è<br />

quello di Terzaghi. Il procedimento si basa sulla relazione:<br />

Dγ'<br />

Fs =<br />

h γ<br />

dove:<br />

D = profondità d’infissione del diaframma;<br />

γ’ = peso di volume immerso del terreno all’interno del quale è<br />

infisso il diaframma;<br />

ha = eccesso di pressione interstiziale alla profondità D, che può<br />

essere posta, a favore della sicurezza uguale 0.5H, con<br />

H=profondità dello scavo;<br />

= peso di volume dell’acqua;<br />

γa<br />

L’opera si considera generalmente verificata se il coefficiente di sicurezza è<br />

superiore a 1.<br />

a<br />

a<br />

19


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Dimensionamento di massima di una berlinese<br />

Viene di seguito descritta una metodologia semplificata per il<br />

dimensionamento di massima di una berlinese proposta dall’Ing.A.<br />

Mammino (1994). La procedura di calcolo richiede, oltre alle caratteristiche<br />

geotecniche del terreno e dei sovraccarichi eventualmente presenti a monte,<br />

alcuni input riguardanti la geometria dell’opera. In particolare vengono<br />

richiesti i seguenti dati:<br />

• l’interasse dei micropali (im);<br />

• la distanza dal piano campagna della prima fila di tiranti (i0);<br />

• l’interasse orizzontale della prima fila di tiranti (ds);<br />

• l’interasse orizzontale della fila di tiranti più profonda (di);<br />

• il carico d’esercizio dei tiranti della prima e dell’ultima fila (T1 e Tn).<br />

Alcuni di questi parametri sono stimabili direttamente, altri invece<br />

richiedono una procedura a tentativi fino all’ottenimento della<br />

configurazione ottimale dell’opera.<br />

INTERASSE DEI MICROPALI.<br />

Generalmente nelle berlinesi i micropali vengono messi in opera con un<br />

interasse superiore al loro diametro, lasciando cioè uno spazio vuoto fra palo<br />

e palo. L’effetto arco che si genera impedisce infatti al terreno di rifluire<br />

attraverso le fenditure. La quantificazione di questo fenomeno, e di<br />

conseguenza la stima dell’interasse massimo fra palo e palo in funzione<br />

delle caratteristiche geotecniche del terreno, non è però semplice.<br />

Utilizzando alcune semplificazioni è comunque possibile avere almeno un’<br />

indicazione di massima dell’entità del fenomeno.<br />

Dato uno scavo di larghezza L, la stima della spinta delle terre che agisce<br />

lungo la parete dello scavo ad una quota z dal piano campagna, ridotta per<br />

l’effetto arco, può essere ottenuta attraverso la formula proposta da<br />

Schneebeli:<br />

(49) σz = γ L Ka [1 - e -sen(2ϕ) (z/L) ] / sen(2ϕ);<br />

20


FORMULA GEO VER.2.0<br />

dove:<br />

Ka = coefficiente di spinta attiva;<br />

γ = peso di volume del terreno;<br />

ϕ = angolo d’attrito del terreno;<br />

z = quota di calcolo della spinta.<br />

con L→∞ il valore di σz tende a quello calcolabile con la classica relazione:<br />

(50) σz = γ z Ka;<br />

valida per fronti di scavo larghi, in assenza dell’ effetto arco.<br />

Nel caso di una berlinese con z uguale ad alcuni metri e L generalmente<br />

inferiore a 1 metro, il termine [1 - e -sen(2ϕ) (z/L) ] tende ad essere molto<br />

prossimo all’unità e quindi può essere trascurato. La (49) allora si riduce<br />

alla:<br />

(51) σz = γ L Ka / sen(2ϕ).<br />

In assenza di sostegno la spinta σz espressa nella (51) può essere contrastata<br />

solo dalla coesione del terreno. Ad una generica quota z dal piano campagna<br />

l’azione di contenimento della coesione viene espressa dalla formula:<br />

(52) σz = 2 c √ Ka;<br />

dove c è la coesione del terreno. Eguagliando la (51) e la (52) si può<br />

ottenere quindi una stima della distanza massima fra i pali per evitare<br />

fenomeni di scavernamento:<br />

(53) L = 2 c sen(2ϕ) / γ √Ka.<br />

A titolo d’esempio si fornisce una tabella con i valori di L in funzione di c<br />

per un terreno con ϕ=30° e γ=1.8 t/mc. Il coefficiente di spinta attiva Ka,<br />

calcolato con la relazione di Rankine (formula (2)), ha un valore uguale a<br />

0.333.<br />

21


FORMULA GEO VER.2.0<br />

c (t/mq) L (m)<br />

0.1 0.17<br />

0.2 0.33<br />

0.3 0.50<br />

0.4 0.67<br />

0.5 0.83<br />

0.6 1.00<br />

0.7 1.17<br />

0.8 1.33<br />

0.9 1.50<br />

1.0 1.67<br />

DISTANZA DAL P.C. DELLA PRIMA FILA DI TIRANTI.<br />

La distanza i0 massima dal piano campagna della prima fila di tiranti può<br />

essere determinata risolvendo l’equazione:<br />

dove:<br />

a = (pb -pt) / 3s1;<br />

b = pt;<br />

d = π (de 4 - di 4 ) σa / 16 im de;<br />

in cui:<br />

(54) a i0 3 + b i0 2 +d = 0;<br />

pb = spinta della terra alla base del primo strato;<br />

pt = spinta della terra al tetto del primo strato;<br />

s1 = spessore del primo strato;<br />

de = diametro esterno dei micropali;<br />

di = diametro interno dei micropali;<br />

im = interasse dei micropali;<br />

σa = trazione ammissibile dell’acciaio.<br />

INTERASSE ORIZZONTALE DELLA PRIMA E DELL’ULTIMA FILA<br />

DI TIRANTI.<br />

22


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Gli interassi orizzontali della prima e dell’ultima fila di tiranti non posso<br />

essere stimati direttamente. Occorre operare a tentativi, introducendo dei<br />

valori iniziali, che potranno poi essere corretti fino ad ottenere una<br />

disposizione ottimale. Per ragioni esecutive l’interasse dei tiranti viene<br />

posto uguale ad un multiplo dell’interasse dei micropali. Come indicazione<br />

di massima, per la fila superiore si può porre inizialmente un valore<br />

dell’interasse uguale 7-9 volte im e per la fila inferiore un valore di 4-5 volte<br />

im, dove im è l’interasse dei micropali.<br />

CARICO D’ESERCIZIO DEI TIRANTI DELLA PRIMA E<br />

DELL’ULTIMA FILA.<br />

Ipotizzando che la prima fila di tiranti sia posta alla quota i0 e l’ultima a<br />

fondo scavo, utilizzando la formula (36) o (39) si calcolano i rispettivi valori<br />

dei carichi d’esercizio dei tiranti (T1 e Tn). Si passa quindi alla stima dei<br />

parametri R0 e N0, che verranno utilizzati più avanti nella procedura di<br />

calcolo:<br />

dove:<br />

T1<br />

Tn<br />

h1<br />

hn<br />

(55) R0 = (Tn - T1) / (hn - h1);<br />

(56) N0 = T1 - R0 h1.<br />

= carico d’esercizio dei tiranti della prima fila;<br />

= carico d’esercizio dei tiranti a fondo scavo;<br />

= quota della prima fila di tiranti = i0;<br />

= quota dell’ultima fila di tiranti = altezza dello scavo.<br />

Valutati i parametri di input, si passa al calcolo vero e proprio.<br />

Si definiscono i parametri Wa, Wb e Wc come segue:<br />

Wa = 0.5 K0 γ;<br />

Wb = (ds - di) / 2H;<br />

Wc = K0 q;<br />

dove:<br />

= coefficiente di spinta a riposo del terreno;<br />

K0<br />

23


FORMULA GEO VER.2.0<br />

γ = peso di volume del terreno;<br />

ds = interasse della prima fila di tiranti;<br />

di = interasse dell’ultima fila di tiranti;<br />

q = eventuale carico uniforme.<br />

Si calcola quindi il parametro h1 con la relazione:<br />

(57) h1 = [ 1 /(2 Wa ds) ] [√ ( Wc 2 ds 2 + 4 N0 Wa ds) - Wcds];<br />

Il valore di h1 ricavato va quindi utilizzato per ottenere i coefficienti W0,<br />

W1, W2 e W3.<br />

W0 = N0 + (R0/2)h1 + Wa ds h1 2 - Wa Wb h1 3 + Wc ds h1 - Wc Wa h1 2 ;<br />

W1 = (R0/2) - Wcds - Wa Wb h1 2 ;<br />

W2 = Wads +Wc Wb + Wa Wb h1;<br />

W3 = Wa Wb.<br />

Si calcola quindi la grandezza h2, risolvendo l’equazione:<br />

(58) W3h2 3 + W2h2 2 + W1h2 +W0 = 0.<br />

Si ricalcolano quindi i fattori W0, W1, W2 e W3, introducendo h2 al posto di<br />

h1 e risolvendo nuovamente la (58) per ottenere h3.<br />

La procedura va ripetuta n volte, finchè non si ottiene hn+1 > H, con H<br />

uguale alla profondità di scavo della berlinese. La grandezza n indica il<br />

numero di file di tiranti necessarie per la stabilità dell’opera.<br />

L’interasse verticale della i-esima fila di tiranti si ottiene quindi attraverso la<br />

seguente relazione:<br />

(59) ii = 2 ( hi - ∑k=0→i-1ik);<br />

La profondità dal piano campagna delle singole file di tiranti si ottiene<br />

semplicemente dalla:<br />

(60) Zi = ∑k=0→i-1ik;<br />

24


FORMULA GEO VER.2.0<br />

L’interasse orizzontale dei tiranti nella i-esima fila di tiranti si ricava invece<br />

dalla formula:<br />

(61) di = d1 + [(dn- d1) / (Zn - Z1)] (Zi - Z1);<br />

Infine il carico d’esercizio dei tiranti della fila i-esima si ottiene con la:<br />

(62) Ti = R0 Zi + N0.<br />

Nel caso la configurazione ottenuta non risulti soddisfacente, si può ripetere<br />

il calcolo, variando per esempio l’interasse della prima e dell’ultima fila di<br />

tiranti oppure modificando la geometria dei tiranti stessi (lunghezza,<br />

inclinazione, ecc...).<br />

25


FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />

STABILITA’ DI VERSANTI IN TERRA<br />

Definizione del problema.<br />

<strong>Le</strong> procedure di analisi di stabilta' di un pendio in terra, attraverso la<br />

valutazione dell'equilibrio limite, consistono nella stima di un coefficiente di<br />

sicurezza alla traslazione e/o alla rotazione del volume di terra compreso fra<br />

la superficie del versante ed una superficie di taglio potenziale imposta.<br />

La procedura di calcolo prende in considerazione tutte le forze e/o i<br />

momenti agenti lungo il piano di taglio, fornendo una valutazione della<br />

stabilita' globale attraverso le equazioni d'equilibrio fornite dalla statica.<br />

Il coefficiente di sicurezza globale del pendio viene calcolato attraverso il<br />

rapporto fra la resistenza di taglio massima disponibile lungo la superficie<br />

di rottura e gli sforzi tangenziali mobilitati lungo tale piano:<br />

con<br />

Fsic= coefficiente di sicurezza;<br />

Tmax= resistenza di taglio massima;<br />

Tmob= sforzo tangenziale mobilitato.<br />

(1) Fsic = Tmax / Tmob;<br />

All'equilibrio(Tmax=Tmob) Fsic deve essere ovviamente uguale a 1.<br />

Il pendio potrebbe essere considerato in teoria stabile, quando Fsic risulta<br />

maggiore di 1 (Tmax>Tmob), instabile in caso contrario (Tmax


FORMULA GEO VER.2.0<br />

degli sforzi tangenziali sulla superficie potenziale di rottura puo'<br />

innescare il fenomeno franoso.<br />

c) Coefficiente di sicurezza superiore a 1.3: il pendio si trova in condizioni<br />

di stabilita' globale.<br />

Impostazione della procedura di calcolo.<br />

Nell'applicare le equazioni della statica al problema dell'analisi di<br />

stabilita' di un pendio in terra occorre ipotizzare che siano verificate le<br />

seguenti condizioni:<br />

a) la verifica va eseguita prendendo in esame una striscia di versante di<br />

larghezza unitaria (solitamente di 1 metro), trascurando l’interazione laterale<br />

fra tale striscia ed il terreno contiguo;<br />

b) la resistenza al taglio lungo la superficie potenziale di rottura deve essere<br />

esprimibile attraverso la legge di Coulomb:<br />

(2) Tmax = c + γ h tg ϕ;<br />

con<br />

Tmax = resistenza di taglio massima del terreno;<br />

c= coesione del terreno;<br />

γ= peso di volume del terreno;<br />

h= profondita' della superficie di rottura;<br />

ϕ = angolo di resistenza al taglio del terreno.<br />

c)la precisione con cui vengono stimati in sito o in laboratorio i parametri<br />

geotecnici coesione e angolo di resistenza al taglio deve essere la stessa: in<br />

caso contrario la resistenza al taglio mobilitata dovrebbe essere espressa<br />

nel seguente modo:<br />

(3) Tmob = (c/Fsicc) + (γ h tg ϕ/Fsicp);<br />

con<br />

Fsiic =coefficiente di sicurezza legato a c;<br />

Fsicp =coefficiente di sicurezza legato a ###;<br />

76


FORMULA GEO VER.2.0<br />

introducendo nel calcolo due coefficienti di sicurezza invece di uno, con<br />

ovvie complicazioni nella risoluzione analitica del problema;<br />

d) deve aversi una distribuzione omogenea degli sforzi tangenziali<br />

mobilitati (Tmob) lungo la superficie potenziale di rottura. Questo significa<br />

che in ogni punto del piano ipotetico di scivolamento i parametri<br />

dell'equazione di Coulomb c, ϕ, γ ed h devono avere lo stesso valore.<br />

Per limitare l'errore introdotto nel calcolo da quest’ultima ipotesi, la<br />

superficie di scivolamento viene, nella maggior parte delle procedure di<br />

calcolo note in letteratura, suddivisa in piu' settori (conci), all'interno dei<br />

quali si considera realizzata la condizione di omogeneita' di Tmob. Nella<br />

pratica i limiti dei conci vengono fatti cadere dove vi sia una variazione<br />

significativa di γ, c e ϕ del terreno o in corrispondenza di variazioni<br />

significative nel profilo topografico del versante.<br />

Questo modo d'impostare il problema conduce pero' all'introduzione nella<br />

risoluzione analitica di nuove incognite che esprimono il modo in cui<br />

interagiscono fra loro, lungo le superfici divisorie, i vari conci.<br />

In definitiva nel calcolo del valore di Fsic intervengono le seguenti<br />

incognite(n=numero dei conci preso in considerazione):<br />

a) le forze normali (N) agenti sulla base del concio ( n incognite);<br />

b) le forze tangenziali (T) agenti sulla base dei conci ( n incognite);<br />

c) i punti, sulla base del concio, di applicazione delle forze normali e<br />

tangenziali (n incognite);<br />

d) le forze orizzontali agenti lungo le superfici di separazione dei conci ( n-<br />

1 incognite);<br />

e) le forze verticali agenti lungo le superfici di separazione dei conci (n-1<br />

incognite);<br />

f) i punti di applicazione, sulle superfici di separazione dei conci, delle<br />

forze d) ed e) (n-1 incognite);<br />

g) il coefficiente di sicurezza Fsic (1 incognita).<br />

In totale il problema comporta l'introduzione di 6n-2 incognite.<br />

Per la sua risoluzione sono disponibili:<br />

a) 3n equazioni d'equilibrio;<br />

b) n equazioni del tipo:<br />

77


FORMULA GEO VER.2.0<br />

(4) T = (c l + N tg ϕ)/Fsic;<br />

con<br />

l = lunghezza del concio;<br />

che collegano fra loro, per ogni concio, le incognite N, T ed Fsic.<br />

c) n equazioni ottenute ponendo che il punto di applicazione di N e T cada a<br />

meta' della base del concio.<br />

In totale quindi sono disponibili 5n equazioni per la soluzione analitica<br />

del problema.<br />

Perche' si possa arrivare alla determinazione di Fsic occorrerebbero<br />

ovviamente tante equazioni quante sono le incognite.<br />

In realta' perche' il problema sia staticamente determinato, e quindi<br />

risolvibile, mancano ancora n-2 equazioni (la differenza fra il numero delle<br />

incognite,6n-2, ed il numero delle equazioni disponibili, 5n).<br />

<strong>Le</strong> equazioni mancanti possono essere ottenute introducendo nell'analisi<br />

ulteriori ipotesi semplificatrici. Tali ipotesi riguardano generalmente la<br />

distribuzione delle forze lungo le superfici di separazione dei conci. <strong>Le</strong><br />

varie procedure di risoluzione del problema differiscono essenzialmente<br />

per la schematizzazione che viene fatta di questa distribuzione.<br />

78


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Risoluzione con i metodi dell'equilibrio limite<br />

Metodo di Fellenius.<br />

Con il metodo di Fellenius si pone la condizione che le forze agenti sulle<br />

superfici di separazione dei conci siano orientate parallelamente alla base<br />

dei conci stessi. Viene inoltre ipotizzato che la superficie potenziale di<br />

scivolamento sia circolare.<br />

Posto:<br />

(5) Ni=Wconcio(i) cos αi;<br />

con<br />

Wconcio(i)=peso del volume di terra compreso nel concio i-esimo;<br />

αi=inclinazione della base del concio i-esimo;<br />

Ni=componente normale alla base del concio di Wconcio(i).<br />

Imponendo l’equilibrio dei momenti rispetto al centro della superficie<br />

circolare di scivolamento potenziale del pendio, si può scrivere:<br />

(6) ΣR sen αi Wconcio(i)=ΣR Ti;<br />

in cui il prodotto R sen αi rappresenta il braccio di Wconcio(i).<br />

Sostituendo nella (6) a Ti la sua espressione, data dalla (4), si ottiene infine:<br />

(7)Fsic = Σ(Ci Lconcio(i)+Ni tg ϕi) / Σsen αi Wconcio(i);<br />

con<br />

Ci=coesione agente lungo la base del concio i;<br />

Lconcio(i)=lunghezza della base del concio i;<br />

ϕi=angolo d’attrito agente lungo la base del concio i;<br />

Introducendo nella (7) il contributo dovuto alla presenza di falda idrica si<br />

ottiene:<br />

(8) Fsic = ΣCi Lconcio(i) + (Ni-hfalda(i) Lconcio(i))tg ϕi] / ΣWconcio(i)<br />

sen αi ;<br />

79


FORMULA GEO VER.2.0<br />

in cui:<br />

hfalda(i)=altezza della falda rispetto alla base del concio i;<br />

Il metodo di Fellenius conduce generalmente a sottostime di Fsic rispetto a<br />

metodi più rigorosi, soprattutto in terreni coesivi e/o sovraconsolidati.<br />

L’errore è comunque a favore della sicurezza.<br />

Metodo di risoluzione di Bishop (semplificato).<br />

Con il metodo di Bishop semplificato si pone la condizione che le forze<br />

verticali agenti sulle superfici di separazione dei conci siano trascurabili. Di<br />

conseguenzai singoli conci interagiscono fra di loro solo attraverso forze<br />

orientate lungo l'orizzontale.<br />

Viene inoltre supposto che la superficie potenziale di scivolamento sia<br />

circolare.<br />

La resistenza al taglio massima disponibile lungo la superficie potenziale<br />

di rottura e' data, per ogni concio da:<br />

(9) T i max = X i / (1 + Y i / F s );<br />

con X i = ( c + (g x h - g w x h w ) x tg ϕ) x dx / cos α<br />

con g w = peso di volume dell'acqua;<br />

h w = altezza dell'acqua sulla base del concio;<br />

dx = lunghezza del concio lungo l'orizzontale;<br />

α = inclinazione del concio sull'orizzontale.<br />

Y i = tg α x tg ϕ<br />

La resistenza al taglio mobilitabile lungo il piano di taglio e' per ogni<br />

concio data da:<br />

con Z i = g x h x dx x sen α<br />

(10) T i mob = Z i<br />

Il coefficiente di sicurezza del pendio viene, sulla base della (1), espresso<br />

come segue:<br />

80


FORMULA GEO VER.2.0<br />

(11) F s = ∑(i=1-n) T i max / ∑(i=1-n)T i mob<br />

Si noti che il coefficiente di sicurezza Fs, che e' la grandezza da<br />

determinare, viene a comparire anche al numeratore della (11) attraverso<br />

l'espressione della T max (equazione (9)). Di conseguenza non sara'<br />

possibile la risoluzione diretta della (11).<br />

La procedura da adottare in questo caso dovra' essere di tipo iterativo, fino<br />

all'ottenimento della convergenza su un valore praticamente costante di Fs.<br />

Questi sono i passi da seguire:<br />

1. si introduce un valore iniziale di Fs (per es. 1) e si risolve la (11);<br />

2. il nuovo valore di Fs (Fs') ottenuto viene confrontato col valore di<br />

partenza;<br />

3. se la differenza supera un limite prefissato ( es. Fs'-Fs>0.001), si<br />

ritorna al passo a), inserendo nella (11), al posto del valore di<br />

partenza di Fs, il nuovo valore calcolato;<br />

4. se la differenza rimane contenuta nel limite indicato, l'elaborazione va<br />

interrotta: il coefficiente di sicurezza cercato e' Fs'.<br />

Generalmente il procedimento richiede dalle quattro alle otto iterazioni per<br />

convergere.<br />

Il metodo di Bishop richiede che siano, per tutti i conci, rispettate le due<br />

seguenti condizioni:<br />

• s' = (g x h - g w x h w - c x tg α / Fs)/(1+Y / Fs) > 0<br />

con s' = pressione normale agente sulla base del concio;<br />

• cos α x (1 + Y/Fs) > 0.2.<br />

In caso contrario il metodo puo' condurre a valori del coefficiente di<br />

sicurezza non realistici.<br />

Il metodo va applicato preferibilmente su versanti costituiti da terreni<br />

omogenei, dal punto di vista litologico e delle caratteristiche geotecniche, o,<br />

al limite, su terreni in cui la stratificazione non porti a contatto litologie a<br />

81


FORMULA GEO VER.2.0<br />

comportamento meccanico significativamente diverso (per esempio sabbia<br />

su argilla); se ne sconsiglia l'uso anche<br />

in presenza di terreni fortemente sovraconsolidati.<br />

Confrontando il metodo di Bishop semplificato con la sua versione<br />

completa, si ottengono differenze massime nei valori dei coefficienti di<br />

sicurezza non superiori all'uno percento. Rispetto ad altri metodi piu'<br />

rigorosi, come il Morgenstern-Price, lo scarto non supera il 5%, tranne nel<br />

caso, di scarso interesse pratico, in cui sia Fs


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Il coefficiente di sicurezza del pendio viene, sulla base della (1), espresso<br />

come segue:<br />

(14)Fs = ∑(i=1-n)T i max / ∑(i=1-n)T i mob<br />

Si noti che il coefficiente di sicurezza Fs, che e' la grandezza da<br />

determinare, viene a comparire anche al numeratore della (14) attraverso<br />

l'espressione della T max (equazione (12)). Di conseguenza non sara'<br />

possibile la risoluzione diretta della (14).<br />

La procedura da adottare in questo caso dovra' essere di tipo iterativo,come<br />

nel caso del metodo di Bishop, fino all'ottenimento della convergenza su un<br />

valore praticamente costante di Fs.<br />

Questi sono i passi da seguire:<br />

1. si introduce un valore iniziale di Fs (per es. 1) e si risolve la (14);<br />

2. il nuovo valore di Fs (Fs') ottenuto viene confrontato col valore di<br />

partenza;<br />

3. se la differenza supera un limite prefissato ( es. Fs'-Fs>0.001), si<br />

ritorna al passo a), inserendo nella (7), al posto del valore di partenza<br />

di Fs, il nuovo valore calcolato;<br />

4. se la differenza rimane contenuta nel limite indicato, l'elaborazione va<br />

interrotta: il coefficiente di sicurezza cercato e' Fs'.<br />

Generalmente il procedimento richiede dalle quattro alle otto iterazioni per<br />

convergere.<br />

Il metodo va applicato preferibilmente su versanti costituiti da terreni<br />

eterogenei, dal punto di vista litologico e delle caratteristiche geotecniche, o<br />

fortemente sovraconsolidati. In questi casi infatti la superficie potenziale di<br />

rottura avra' probabilmente forma irregolare, lontana dalla circolarita'.<br />

Il metodo di Janbu puo' condurre, rispetto ad altri metodi piu' rigorosi, come<br />

il Morgenstern-Price, a scarti non trascurabili, soprattutto in presenza di<br />

superfici potenziali di rottura profonde o in presenza di forte coesione. E'<br />

quindi consigliabile l'introduzione di un fattore correttivo che minimizzi tale<br />

scarto.<br />

Janbu suggerisce per tale coefficiente la seguente forma:<br />

83


FORMULA GEO VER.2.0<br />

(15) f = 1 + K x [ d/l - 1.4 x (d/l) 2 ];<br />

con<br />

l = lunghezza del segmento retto congiungente il piede del versante con<br />

la sua estremita' superiore;<br />

d = scarto massimo fra la congiungente il piede del versante e l' estremità<br />

superiore e la superficie potenziale di scivolamento, misurato lungo la<br />

perpendicolare del primo;<br />

K = costante uguale a 0.31 in terreni privi di coesione (c=0) e a 0.5 per<br />

terreni coesivi (c>0).<br />

Il coefficiente di sicurezza corretto e' dato quindi da:<br />

(16) Fs' = f x Fs<br />

con Fs = coefficiente di sicurezza non corretto.<br />

Metodo di risoluzione di Spencer<br />

Nel metodo di Spencer si pone la condizione che le forze d'interazione<br />

lungo le superfici di divisione dei singoli conci siano orientate<br />

parallelamente fra loro ed applicate nel punto medio della base del concio.<br />

Si tratta, nella sua espressione analitica, di un' estensione del metodo di<br />

Bishop semplificato, ed è quindi valido per superfici di scivolamento subcircolari.<br />

La forza d'interazione fra i conci applicata nel punto medio della base del<br />

concio i-esimo è data da:<br />

(17) Q i = [(c x l /Fs) x (W cos α - h x g w x l x sec α) x tg ϕ / Fs - W sen α] /<br />

(cos (α-θ) x m a<br />

con m a =1+ [tg ϕ x tg(α-θ)] / Fs<br />

θ = angolo d'inclinazione della forza Q i rispetto all'orizzontale.<br />

Imponendo l'equilibrio dei momenti rispetto al centro dell'arco descritto<br />

dalla superficie di scivolamento si ha:<br />

(18) ∑ Q i x R x cos(α-θ)=0;<br />

84


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con R= raggio dell'arco di cerchio.<br />

Imponendo l'equilibrio delle forze orizzontali e verticali si ha<br />

rispettivamente:<br />

(19) ∑ Q i cos θ=0;<br />

(20)∑ Q i sen θ=0.<br />

Con l'assunzione delle forze Q i parallele fra loro, si può anche scrivere:<br />

(21) ∑ Q i =0.<br />

Il metodo propone di calcolare due coefficienti di sicurezza: il primo (Fsm)<br />

ottenibile dalla (18), legato all'equilibrio dei momenti; il secondo (Fsf) dalla<br />

(21), legato all'equilibrio delle forze. In pratica si procede risolvendo le (18)<br />

e le (21) per un dato intervallo di valori dell'angolo teta, considerando come<br />

valore unico del coefficiente di sicurezza quello per cui si abbia Fsm=FsF.<br />

Il metodo è valido per superfici di scivolamento circolari e quindi presenta<br />

le stesse limitazioni di applicabilità del metodo di Bishop semplificato.<br />

Applicazione della rottura progressiva a superfici di scivolamento in<br />

terreni sovraconsolidati.<br />

In terreni sovraconsolidati, con comportamento meccanico assimilabile a<br />

quello di una roccia, il collasso di un versante o di un fronte di scavo<br />

avviene per il fenomeno della rottura progressiva; alla rottura delle parti più<br />

sollecitate, le cui caratteristiche di resistenza precipitano verso termini<br />

residui, segue infatti la ridistribuzione delle tensioni in eccesso con<br />

conseguente crisi di porzioni sempre maggiori che conducono al collasso<br />

globale.<br />

Di tale effetto, difficilmente implementabile in un codice di calcolo<br />

automatico basato sull’equilibrio limite, se ne può tenere in conto attraverso<br />

due approcci:<br />

a) con l’attribuzione dei parametri residui ai conci con coefficiente di<br />

sicurezza FS(n) < 1<br />

b) considerando la cessione degli esuberi di forze agenti sulla base di<br />

conci con FS(n) < 1 ai conci limitrofi.<br />

85


FORMULA GEO VER.2.0<br />

La prima procedure appare più semplice e percorribile.<br />

Secondo questa metodologia e considerando il metodo di Bishop<br />

semplificato si può procedere attraverso le seguenti fasi:<br />

1) si determina il valore di FS globale<br />

2) si stimano i valori di FS(n) relativi ai singoli conci<br />

3) s’individuano i conci a rottura per scivolamento (dove cioè FS(n)


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Piu' problematico e' il caso di un versante costituito in prevalenza da<br />

terreni coesivi argille e limi plastici).<br />

<strong>Le</strong> verifiche di stabilita' vanno sempre, tranne che in casi particolari,<br />

condotte considerando le condizioni a lungo termine, che sono le piu'<br />

sfavorevoli alla sicurezza. Vanno quindi utilizzati i parametri geotecnici<br />

angolo di resistenza al taglio e coesione drenati.<br />

Nel caso di pendii costituiti da terreni coesivi normalmente consolidati, in<br />

frane di neoformazione, va utilizzato l'angolo d'attrito di picco ( la coesione<br />

drenata in questo caso e' nulla).<br />

Per versanti in argilla o limo sovraconsolidati e non fessurati, sempre per<br />

frane di neoformazione, vanno impiegati l'angolo di resistenza al taglio di<br />

picco e la coesione drenata. In presenza di fessure diffuse va ipotizzato un<br />

annullamento a lungo termine della coesione, che va quindi trascurata.<br />

Per verifiche di stabilita' su versanti gia' mobilizzati da eventi franosi passati<br />

puo' essere impiegato per il calcolo solo l'angolo di resistenza al taglio<br />

residuo, ponendo uguale a zero la coesione.<br />

Nel caso di analisi di stabilita' a breve termine (per esempio per scavi<br />

provvisori) puo' essere utilizzata la coesione non drenata, ignorando l'angolo<br />

di resistenza al taglio.<br />

Calcolo dell'influenza di carichi esterni e di opere di sostegno sulla<br />

stabilità del versante.<br />

Sovraccarichi esterni.<br />

Con Sn indichiamo la componente normale al piano potenziale di taglio<br />

della somma delle forze applicate sulla superficie della base del concio da<br />

sovraccarichi esterni (Si). La sua espressione è la seguente:<br />

(23) S n = S i x (sen β x cos α + cos β x sin α);<br />

con<br />

α=inclinazione della base del concio.<br />

β=inclinazione dei sovraccarichi rispetto all'orizzontale, crescente in senso<br />

antiorario.<br />

87


FORMULA GEO VER.2.0<br />

La grandezza S n va sommata, nell'equazioni dei metodi di calcolo visti in<br />

precedenza, alla componente della forza normale N dovuta al peso del<br />

concio i (vedi eq.4)<br />

Con St indichiamo la componente tangenziale al piano potenziale di taglio<br />

della somma delle forze applicate sulla superficie del concio da<br />

sovraccarichi esterni (Si). La sua espressione è la seguente:<br />

(24) S t = S i x (cos β x cos α - sen β x sen α);<br />

La grandezza St va sommata alla componente della forza tangenziale T<br />

dovuta al peso del concio (vedi eq.4).<br />

L'effetto di un sovraccarico sul pendio e' quindi duplice: si ha una<br />

variazione positiva o negativa (a seconda dell'inclinazione del sovraccarico<br />

rispetto alla superficie potenziale di rottura ) sia delle forze normali sia di<br />

quelle tangenziali, con conseguente modifica dei valori della resistenza al<br />

taglio massima e di quella mobilitata.<br />

Sollecitazioni sismiche.<br />

L’analisi dell’influenza delle sollecitazioni sismiche sulla stabilità globale di<br />

un versante può essere condotta attraverso due approcci differenti:<br />

1. si può introdurre la semplificazione che il sisma agisca come un sistema<br />

di forze sul pendio di intensità e verso costante per tutta la durata<br />

dell’evento sismico (metodo pseudostatico);<br />

2. si può introdurre nel calcolo un sistema di forze che tenga conto delle<br />

variazioni di verso ed intensità della sollecitazione sismica durante l’evento<br />

(metodo dinamico).<br />

La seconda procedura (metodo dinamico), pur conducendo a valutazioni più<br />

realistiche, richiede la conoscenza o la simulazione di un accelerogramma di<br />

riferimento, che fornisca per ogni istante dell’evento sismico l’andamento<br />

delle accelerazioni subite dal pendio. Questi dati non sono però di facile<br />

acquisizione, fatto che limita in pratica l’utilizzo di questo approccio.<br />

Il programma utilizza il metodo pseudostatico, metodo meno preciso di<br />

quello dinamico (fornisce in genere stime a favore della sicurezza della<br />

stabilità globale), ma che presenta il vantaggio di essere di facile<br />

88


FORMULA GEO VER.2.0<br />

applicazione. Gli unici dati richiesti in questo caso sono la accelerazione<br />

massima orizzontale e, eventualmente, verticale subita dal versante durante<br />

il sisma.<br />

Il valore Ago (accelerazione massima orizzontale), in mancanza di<br />

valutazioni migliori può essere scelto fra quelli proposti dalle Norme<br />

tecniche per le costruzioni in zona sismica del GNDT:<br />

• Ago = 0.15 in zone con grado di sismicità uguale a 6;<br />

• Ago = 0.25 in zone con grado di sismicità uguale a 9 (ex II categoria);<br />

• Ago = 0.35 in zone con grado di sismicità uguale a 12 (ex I categoria);<br />

oppure fra quelli indicati dalla Normativa vigente:<br />

• Ago = 0.04 in zone con grado di sismicità uguale a 6;<br />

• Ago = 0.07 in zone con grado di sismicità uguale a 9 (ex II categoria);<br />

• Ago = 0.10 in zone con grado di sismicità uguale a 12 (ex I categoria);<br />

Per il parametro Agv (accelerazione massima verticale) una stima può<br />

essere fatta applicando la relazione proposta da Tezcan et alii (1971):<br />

Agv = f x Ago;<br />

con f = fattore di trasformazione variabile da 0.5 a 0.67.<br />

Si tenga presente comunque che la Normativa vigente propone, in<br />

condizioni normali, di trascurare Agv.<br />

Il programma applica il metodo pseudostatico alla stabilità attraverso due<br />

procedure differenti: il criterio delle forze orizzontali e quello di Binnie.<br />

Criterio delle forze orizzontali<br />

Una valutazione dell’effetto di un sisma sulla stabilità di un versante può<br />

essere fatta, supponendo che, durante l’intervallo di tempo in cui si ha la<br />

manifestazione dell’evento sismico, su ogni singolo concio venga applicata<br />

una forza orizzontale, diretta verso l’esterno, di modulo uguale a:<br />

(25)Fsisma = Ago x Pc<br />

89


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con Ago = accelerazione sismica orizzontale max;<br />

Pc = peso del concio.<br />

Se con Ssisma indichiamo la sollecitazione sismica applicata al concio iesimo:<br />

(26)Ssisma = Ago x Vc x y<br />

con Vc = volume del concio;<br />

y = peso di volume medio del terreno costituente il concio;:<br />

le componenti normali e tangenziali di questa forza saranno date<br />

rispettivamente da:<br />

(27a)Sn = -Ssisma sen(alfa)<br />

(27b)St = Ssisma cos(alfa)<br />

con alfa = inclinazione della base del concio rispetto all’orizzontale.<br />

La sollecitazione sismica conduce quindi da una parte alla diminuzione delle<br />

forze normali applicate sulla base del concio, dall’altra porta ad un aumento<br />

delle forze tangenziali sulla base stessa. L’effetto complessivo è quello<br />

quindi di abbassare il valore del coefficiente di sicurezza. Questo criterio<br />

non è applicabile a pendii con superfici di scivolamento potenziali molto<br />

profonde, poiché in questo caso si avrebbe una sovrastima eccessiva delle<br />

forze agenti, con un conseguente abbassamento sproporzionato del<br />

coefficiente di sicurezza.<br />

Criterio di Binnie.<br />

Secondo questo criterio l’azione delle forze sismiche può essere simulata,<br />

effettuando la verifica sul pendio ruotato di un angolo dato dalla relazione:<br />

J = arctg[Ago/(1+Agv)]<br />

In pratica viene aumentata l’inclinazione media del versante, con<br />

conseguente abbassamento del coefficiente di sicurezza.<br />

Nel metodo si propone inoltre di moltiplicare il peso dei singoli conci per un<br />

fattore correttivo dato da:<br />

90


FORMULA GEO VER.2.0<br />

fc = √[(1+Agv) 2 +Ago 2 ].<br />

Il criterio può essere applicato a pendii con superficie potenziale di<br />

scivolamento qualsiasi, ma può condurre ad errori, soprattutto per valori<br />

elevati di Ago e Agv, nel caso sia presente la falda.<br />

Criterio di Singh e Anbalagan.<br />

Basandosi sull’analisi, effettuata con programmi di calcolo, di centinaia di<br />

pendii in condizioni differenti, gli Autori hanno ricavato una semplice<br />

correlazione fra il coefficiente di sicurezza in condizioni dinamiche e quello<br />

in condizioni statiche:<br />

Fsdin=Fsstat/(1+3.3 Ago)<br />

La relazione, pur essendo di tipo empirico, ha dimostrato di fornire risultati ragionevoli<br />

nelle varie condizioni. Va comunque confrontato con quello ricavabile da metodi analitici,<br />

come quello di Binnie.<br />

Tiranti.<br />

La tirantatura di un versante potenzialmente instabile cerca di conseguire il<br />

duplice obiettivo di introdurre forze tangenziali (St) che si oppongano a<br />

quelli instabilizzanti dovuti alla forza di gravità (diminuzione di T nell'eq.4)<br />

e di aumentare lei forze normali (Sn) agenti sulla base del concio<br />

(incremento di N nell'eq.4).<br />

(28) S n = S i x (sen β x cos α + cos β x sin α);<br />

(29) S t = S i x (cos β x cos α - sen β x sen α);<br />

con<br />

alfa=inclinazione della base del concio i-esimo;<br />

b=180°-i, con i=inclinazione del tirante rispetto all'orizzontale contato in<br />

senso orario;<br />

Si=carico d'esercizio del tirante.<br />

Nel posizionare e dimensionare i tiranti va tenuto presente che:<br />

91


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• il bulbo d'ancoraggio deve trovarsi ad una profondità superiore a quella<br />

della superficie potenziale di scivolamento, per poter esercitare la sua<br />

azione stabilizzante;<br />

• l'inclinazione ottimale del tirante può essere valuta con la relazione :<br />

(30) iottimale = tan phi/Fs<br />

con<br />

phi=angolo di resistenza al taglio del terreno;<br />

Fs=coefficiente di sicurezza da raggiungere con l'intervento.<br />

Reticolo di micropali.<br />

La stabilizzazione di un versante può essere ottenuta anche attraverso la<br />

messa in opera di un reticolo di pali di piccolo diametro (micropali).<br />

L'effetto che si cerca di ottenere in questo caso è di incrementare la<br />

resistenza al taglio mobilitabile lungo la superficie di scivolamento,<br />

creando un complesso pali-terreno che si comporti come un insieme<br />

omogeno, rispetto ale sollecitazioni a cui è sottoposto il pendio. Questa<br />

azione di armatura del pendio può essere introdotta nel calcolo, supponendo<br />

un incremento virtuale della resistenza meccanica del terreno costituente il<br />

versante.<br />

Supponendo, a favore della sicurezza, che l'angolo di resistenza al taglio del<br />

terreno rimanga invariato, si può esprimere il miglioramento delle<br />

caratteristiche meccaniche del pendio incrementando il parametro coesione.<br />

La procedura è descritta di seguito.<br />

• Si calcola l'area resistente equivalente del micropalo singolo attraverso<br />

la relazione:<br />

(31) Ae = Acls + Co x Aacciaio;<br />

con<br />

Acls=area trasversale del micropalo;<br />

Aacciaio=area dell'armatura d'acciaio.<br />

Co=coef. di omogeneizzazione.<br />

• Si valuta l'incremento della superficie potenziale di scivolamento con la<br />

formula:<br />

(32) DS=Co x Nm x Ae;<br />

92


FORMULA GEO VER.2.0<br />

in cui<br />

Co=Coefficiente di omogenizzazione palo-terreno dato da:<br />

(33) Co=Ep/Et;<br />

dove:<br />

Ep=modulo di elasticità del calcestruzzo;<br />

Et=modulo di deformazione media del terreno;<br />

Nm=numero di file di micropali per metro verticale.<br />

• Si determina l'incremento della coesione lungo la superficie potenziale<br />

di scivolamento con la relazione:<br />

(34) Dc = (ci + Smi x tan phii) x DS / ∑ li<br />

dove:<br />

ci=coesione media del concio i-esimo;<br />

phii=angolo di resistenza al taglio media nel concio i-esimo;<br />

Smi=pressione efficace media agente sulla base del concio i-esimo<br />

∑li=sommatoria delle lunghezze delle basi dei singoli conci.<br />

• Si stima infine coesione virtuale per ogni concio, da usare nella verifica<br />

di stabilità, con la relazione:<br />

(35) Cv = Ci + DC.<br />

Come nel caso dei tiranti è evidente che il reticolo di micropali per svolgere<br />

un'azione stabilizzante deve andare ad appoggiarsi ad una profondità<br />

superiore a quella della superficie potenziale di scivolamento.<br />

Muri e gabbionate.<br />

Opere di stabilizzazione superficiali, come muri e gabbionate, vanno<br />

considerati , nella verifica di stabilità del pendio, sia per il loro effetto come<br />

sovraccarichi verticali sia per l'azione di contenimento che esercitano sul<br />

terreno a monte . I due effetti vanno calcolati come segue:<br />

93


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• il sovraccarico verticale è dato dalla somma del peso dell'opera, muro o<br />

gabbionata, e della componente verticale della spinta delle terre a tergo<br />

dell'opera stessa;<br />

• l'azione di contenimento va posta uguale alla componente orizzontale<br />

della spinta delle terre.<br />

Va tenuto presente che quest'ultima spinta entra in azione solo per superfici<br />

potenziali di scivolamento che vadano ad intersecare la base dell'opera: per<br />

superfici più profonde il muro o la gabbionata agiscono solo come<br />

sovraccarichi, senza espletare funzione di contenimento.<br />

Nel calcolo della stabilità del pendio, l'effetto delle due spinte è quello di<br />

modificare le forze tangenziali (St) e normali (Sn) agenti sulla base del<br />

concio. Numericamente questo può essere espresso dalle relazioni (23) e<br />

(24), modificate come segue:<br />

• nel caso l'opera agisca come sovraccarico verticale (b=90°):<br />

(36) Sn = Sv x cos(alfa) ;<br />

(37) St = Sv x sin(alfa);<br />

con<br />

Sv=modulo del sovraccarico verticale;<br />

alfa=inclinazione della base del concio.<br />

• nel caso invece l'opera svolga azione di contenimento (b=0°):<br />

(38) Sn = So x sin(alfa);<br />

(39) St = So x cos(alfa);<br />

con<br />

So=modulo della spinta orizzontale delle terre.<br />

Palificate.<br />

Palificate con pali di grosso diametro che resistano a forze orizzontali<br />

possono essere impiegati nella stabilizzazione di pendii. L'azione di<br />

contenimento della palificata può essere calcolata considerando prima<br />

l'effetto del palo singolo e quindi del gruppo di pali.<br />

94


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Pali singoli.<br />

Verrà presa in considerazione la teoria di Broms(1964) applicata a pali<br />

rigidi a testa incastrata, distinguendo fra pali fondati in terreni coesivi e pali<br />

fondati in terreni incoerenti.<br />

Terreni coesivi.<br />

La resistenza laterale è data da:<br />

(40)Rlat=9 Cu Dpalo (Lpalo - 1.5 Dpalo);<br />

con<br />

Cu=coesione non drenata del terreno;<br />

Dpalo=diametro o lato medio del palo;<br />

Lpalo=lunghezza del palo.<br />

La reazione del terreno ha quindi un andamento di tipo rettangolare, cioè<br />

costante con la profondità:<br />

(41)Rz=9 Cu Dpalo.<br />

95


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Terreni incoerenti.<br />

In questo caso la (40) va riscritta come segue:<br />

con<br />

γ = peso di volume del terreno ;<br />

Kp=(1 + sen ϕ)/(1 - sen ϕ).<br />

(42) Rlat=1.5 γ Lpalo 2 Dpalo Kp;<br />

La reazione del terreno ha qui un andamento di tipo triangolare, cioè<br />

crescente linearmente con la profondità:<br />

Portanza della palificata.<br />

(43) Rz=3 γ Lpalo Dpalo Kp.<br />

Come nel caso di una palificata soggetta a carichi verticali, anche per gruppi<br />

di pali sottoposti a sollecitazioni orizzontali va definito il concetto di<br />

efficienza del gruppo.<br />

Viene definita efficienza di una palificata soggetta a carichi orizzontali il<br />

rapporto fra la portanza laterale complessiva del gruppo e la somma delle<br />

portanze laterali dei singoli pali . In pali fondati in terreni incoerenti<br />

l’efficienza spesso è prossima all’unità, in pali in terreni coesivi<br />

generalmente è inferiore.<br />

Si consiglia in generale di utilizzare come portanza laterale del gruppo di<br />

pali il minore fra questi due valori:<br />

1. la somma delle portanze laterali dei singoli pali;<br />

2. la portanza laterale di un blocco di fondazione di larghezza uguale alla<br />

larghezza della palificata (lato della palificata perpendicolare alla<br />

direzione di carico) e di spessore corrispondente alla lunghezza dei pali,<br />

cioé:<br />

96


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Terreni coesivi:<br />

(44)Rpalificata=9 Cu Lpalo(Lpalificata-Cr);<br />

con<br />

Lpalificata=larghezza della palificata;<br />

Cr=il minore fra i valori (1.5Dpalo)e (0.1Lpalo).<br />

Terreni incoerenti:<br />

(45) Rpalificata=1.5 γ Lpalo 2 Lpalificata Kp.<br />

Azione di stabilizzazione della palificata.<br />

L'azione di contenimento della palificata interviene nel calcolo della stabiltà<br />

del pendio, modificando le forze normali (Sn) e tangenziali (St) agenti sulla<br />

base del concio.<br />

<strong>Le</strong> relazioni utilizzate sono quelle già viste in precedenza:<br />

(46) Sn = R palificata x sin a ;<br />

(47) St = -R palificata x cos a;<br />

con<br />

R palificata = portanza laterale della palificata;<br />

a = inclinazione della base del concio.<br />

Geotessili.<br />

La resistenza meccanica del terreno può essere migliorata con l'introduzione<br />

di rinforzi in geotessili. Il singolo rinforzo, intercettando la superficie<br />

potenziale di scivolamento, isola un cuneo di terreno a monte che, in caso<br />

d'instabilità, tende a muoversi verso l'esterno. Il geotessile si oppone a<br />

questo movimento, sviluppando lungo la superficie di contatto terra-rinforzo<br />

97


FORMULA GEO VER.2.0<br />

una forza d'attrito diretta verso l'interno del pendio. Numericamente questa<br />

forza può essere espressa nel seguente modo:<br />

(48) Fr = Cf x tg phi x Lg x sv x Lf / Fsg<br />

con<br />

Cf = coefficiente d'attrito terra-rinforzo (normalmente varibile da 0.5 a 1);<br />

phi = angolo di resistenza al taglio del terreno;<br />

Lg = larghezza del rinforzo (posto in questo caso uguale a 1 metro);<br />

sv = pressione efficace agente sul rinforzo;<br />

Lf = tratto di rinforzo compreso fra la superficie di scivolamento ed il piano<br />

campagna (tratto in cui si sviluppa la forza d'attrito);<br />

Fsg = coefficiente di sicurezza (di solito posto uguale a 1.5).<br />

Anche in questo caso l'azione di contenimento della Fr, calcolata con la<br />

(48), interviene nel calcolo della stabiltà del pendio, modificando le forze<br />

normali (Sn) e tangenziali (St) agenti sulla base del concio.<br />

<strong>Le</strong> relazioni utilizzate sono quelle già viste in precedenza:<br />

(49) Sn = Fr x sin a ;<br />

(50) St = -Fr x cos a;<br />

con<br />

a = inclinazione della base del concio.<br />

Tension crack.<br />

In presenza di movimenti franosi incipienti o in evoluzione, è frequente la<br />

formazione in superficie di fratture di trazione (tension crack). Queste oltre<br />

a rappresentare vie preferenziali per l'infiltrazione delle acque superficiali<br />

nel corpo di frana, possono portare alla formazione di ristagni superficiali,<br />

agenti come sovraccarichi sul pendio.<br />

La variazione delle forze normali e tangenziali agenti sulla superficie del<br />

concio è data da:<br />

(51) Sn = yw x hw x sin a ;<br />

(52) St = yw x hw x cos a;<br />

98


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con<br />

yw = peso di volume dell'acqua;<br />

hw = altezza dell'acqua nella tension crack;<br />

a = inclinazione della base del concio.<br />

Va ricordato anche che fratture di trazione superficiali possono formarsi in<br />

terreni coesivi per essiccazione.<br />

Effetto dell'acqua sulla stabiltà dei versanti.<br />

Come è possibile constatare dall'osservazione delle formule utilizzate nei<br />

metodi dell'equilibrio limite (vedi eq. 8, 9, 12, 17), la falda viene fatta<br />

intervenire nel calcolo in due modi:<br />

• attraverso l'introduzione del carico idrostatico in diminuzione delle forze<br />

normali agenti sulla base del concio;<br />

• attraverso l'utilizzo nelle verifiche del peso di volume immerso del<br />

terreno.<br />

Attenzione.<br />

Occorre non confondere il peso di volume immerso del terreno con il peso<br />

di volume saturo.<br />

Il peso di volume saturo è dato dalla somma del peso per unità di volume<br />

dello scheletro solido del terreno e del peso dell'acqua gravitativa infiltrata<br />

nei pori beanti dello stesso.<br />

Il peso di volume immerso è uguale invece al peso di volume saturo<br />

diminuito dalla spinta di galleggiamento.<br />

Per esempio, se il peso di volume saturo del terreno è uguale a 2 t/mc ed il<br />

peso di volume dell'acqua è 1 t/mc, il peso di volume immerso del terreno<br />

sarà dato da:<br />

peso di volume saturo - peso di volume dell'acqua = 2 -1 = 1<br />

Nel caso in cui siano presenti carichi idraulici superficiali (corsi d'acqua,<br />

laghi, ristagni ecc...) la superficie del pendio, a favore della sicurezza, può<br />

essere considerata permeabile. Questo comporta che il terreno costituente il<br />

pendio venga considerato saturo e trattato come se si fosse in presenza di<br />

falda. Ciò, da un punto di vista del calcolo porta ad una parziale<br />

99


FORMULA GEO VER.2.0<br />

compensazione dell'effetto, generalmente stabilizzante (perchè di solito<br />

applicati al piede del versante) dei carichi idraulici superficiali.<br />

Un caso particolare è quello costituito da pendii dove la circolazione idrica<br />

sia limitata a livelletti di terreno più permeabili di spessore limitato e dove<br />

quindi non sia possibile individuare una vera e propria falda. In questi casi<br />

trattare le venute d'acqua come falda, disegnando una superficie di<br />

filtrazione continua, può condurre ad errori grossolani. Questi errori nel caso<br />

di terreno con phi>0 (condizioni drenate) sono a favore della sicurezza, ma<br />

in terreni con phi=0 (condizioni non drenate) risultano al contrario a sfavore<br />

della sicurezza. Si consideri, per esempio, un pendio costituito<br />

prevalentemente da terreni argillosi: nel caso phi=0, utilizzando per<br />

semplicità la relazione di Fellenius, l'eq. (8) diventerà:<br />

(53) Fsic = ΣCi Lconcio(i) / Σ Wconcio(i) sen αi .<br />

Effettuando la verifica in assenza di falda e poi ripetendola con la falda si<br />

noterà che il coefficiente di sicurezza tenderà ad aumentare, in contrasto<br />

con quello che indica l'esperienza. Da una punto numerico il risultato si<br />

spiega con il fatto che in presenza di falda, mentre il numeratore della (53)<br />

non viene modificato, il denominatore risulterà diminuito, e quindi il<br />

coefficiente di sicurezza aumentato, per l'utilizzo nel calcolo del peso di<br />

volume immerso del terreno.<br />

In questa situazione si consiglia di effettuare la verifica in assenza di falda e<br />

di introdurre l'effetto della circolazione idrica limitata, diminuendo il valore<br />

della coesione, per effetto del rammollimento del terreno, ed aumentando il<br />

peso di volume del terreno, per tener conto della sua parziale saturazione.<br />

Metodi di analisi probabilistica.<br />

Introduzione.<br />

In una verifica di stabilità di pendii in terra la maggior fonte<br />

d'indeterminazione è costituita dalla caratterizzazione meccanica del<br />

terreno, in partcolare dalla stima dei parametri coesione e angolo di<br />

resistenza al taglio ( o angolo d'attrito).<br />

Nei metodi dell'equilibrio limite spesso i parametri geotecnici utilizzati nel<br />

calcolo sono ricavati facendo una media ponderata fra i dati ottenuti dalle<br />

misure eseguite in situ o in laboratorio. La dispersione dei valori che si<br />

osserva in molti casi non è trascurabile, per cui la scelta delle grandezze da<br />

100


FORMULA GEO VER.2.0<br />

inserire nel calcolo può diventare problematica. In queste situazioni è<br />

preferibile far seguire la verifica condotta con un metodo deterministico,<br />

cioè con uno dei metodi dell'equilibrio limite, da un'analisi di tipo<br />

probabilistico, che fornisca un'idea dell'influenza della dispersione dei dati<br />

geotecnici sul valore del coefficiente di sicurezza.<br />

Metodi di Montecarlo applicati alla verifica di stabilita'.<br />

I metodi di Montecarlo si basano sulla generazione di numeri casuali, scelti<br />

in determinati intervalli, che godano nel complesso di proprieta' statistiche.<br />

Fra le varie applicazioni possibili di tali metodi, vi e' quella detta 'del<br />

campionamento' che consiste nel dedurre proprieta' generali di un insieme<br />

grande, studiandone solo un sottoinsieme casuale, giudicato rappresentativo<br />

dell' insieme stesso. E' evidente che maggiori saranno le dimensioni del<br />

campione random, piu' rappresentative saranno le proprieta' dedotte.<br />

Nel caso di applicazione del metodo alla verifica di stabilità di pendii in<br />

terra, la procedura da seguire potrebbe essere la seguente:<br />

• si genera la distribuzione delle variabili aleatorie coesione e angolo<br />

d'attrito misurate in situ o in laboratorio, supponendo che sia di tipo<br />

gaussiano ( cioè rappresentate da una curva a campana, con il valore<br />

centrale corrispondente al valore medio);<br />

• attraverso un generatore di numeri casuali, si crea una serie, estesa<br />

quanto si vuole, di valori numerici compresi fra 0 e 1;<br />

• si associa ad ogni valore numerico casuale della serie un valore della<br />

coesione e dell'angolo d'attrito, rispettando la curva di distribuzione<br />

delle probabilità di queste due grandezze (facendo cioè in modo che la<br />

frequenza con cui un certo parametro viene chiamato nel calcolo sia<br />

uguale alla sua probabilità ricavata dalla curva gaussiana di probabilità<br />

del parametro stesso); in questo modo si trasforma la serie di numeri<br />

casuali generati nel punto precedente in una serie di coppie di valori di c<br />

e ϕ;<br />

• scelto un metodo deterministico di calcolo, si esegue la verifica di<br />

stabilità con tale metodo per ogni coppia di valori di c e ϕ , ricavando il<br />

rispettivo coefficiente di sicurezza F s ;<br />

• si crea la curva di distribuzione della frequenza dei valori di F s ottenuti,<br />

per esempio sottoforma di istogramma, visualizzando l'andamento di tali<br />

coefficienti rispetto ad un valore di riferimento (per es. rispetto al valore<br />

di <strong>Le</strong>gge 1,3).<br />

101


FORMULA GEO VER.2.0<br />

L'aspetto del grafico della distribuzione di F s consente di valutare se la<br />

dispersione dei valori di c e ϕ misurata influisce in maniera significativa sul<br />

calcolo della stabilità del versante. Nel caso, per esempio, in cui il valore<br />

medio di F s sia maggiore di 1.3, ma una percentuale significativa delle<br />

verifiche effettuate con il metodo di Montecarlo ricada sotto tale limite, si<br />

può trarre la conclusione che la dispersione dei parametri geotecnici sia<br />

eccessiva e non permetta di fornire una risposta precisa al problema della<br />

stabilità del versante: in questo caso si rende necessaria una migliore<br />

caratterizzazione geotecnica del terreno.<br />

Il metodo di Montecarlo può essere impiegato anche per retro-analisi di<br />

stabilità. Costruendo infatti a tentativi delle curve di distribuzione ipotetiche<br />

di c e ϕ, si può stimare per quale intervallo di questi valori il pendio risulta<br />

stabile. Il confronto fra la distribuzione dei parametri geotecnici ipotizzata e<br />

quella misurata permette di trarre delle conclusioni sulla stabilità globale del<br />

pendio.<br />

Il metodo di Montecarlo richiede, per consentire di ottenere delle<br />

distribuzioni di F s valide, che venga generato un numero sufficientemente<br />

elevato di coppie di parametri c e ϕ, dalle quali ricavare il corrispondente<br />

valore di F s . Normalmente per ottenere distribuzioni stabili del coefficiente<br />

di sicurezza sono necessarie alcune centinaia di verifiche. Il raggiungimento<br />

della stabilità delle curve di distribuzione può essere valutato, applicando il<br />

metodo di Montecarlo su due insiemi di verifiche e confrontando quindi le<br />

relative distribuzioni con il test del χ 2 .<br />

Metodo di Rosemblueth applicato alla verifica di stabilità.<br />

Il metodo di Rosemblueth, applicato allla verifica di stabilità di un pendio in<br />

terra, consente di ricavare il valore più probabile del coefficiente di<br />

sicurezza ( valore medio) ed un'indicazione della sua dispersione (scarto<br />

quadratico medio).<br />

Si possono utilizzare anche in questo caso come variabili casuali i parametri<br />

c e ϕ, supponendo una loro distribuzione gaussiana simmetrica (cioè a curva<br />

a campana con i tratti di sinistra e di destra simmetrici rispetto al valore<br />

centrale).<br />

Il procedimento da seguire è il seguente:<br />

• dai dati misurati in situ o in laboratorio, si calcoli il valore medio di c e<br />

ϕ (c m e ϕ m ) e i rispettivi scarti quadratici medii (s c e s ϕ );<br />

102


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• utilizzando uno dei metodi dell'equilibrio limite, si calcoli il coefficiente<br />

di sicurezza relativo alle seguenti combinazioni di parametri:<br />

1. ( c = c m + s c ϕ = ϕ m + s ϕ )⇒ F s1<br />

2. ( c = c m + s c ϕ = ϕ m - s ϕ )⇒ F s2<br />

3. ( c = c m - s c ϕ = ϕ m + s ϕ )⇒ F s3<br />

4. ( c = c m - s c ϕ = ϕ m - s ϕ )⇒ F s4<br />

• si calcoli quindi il valore medio di F s attraverso la relazione:<br />

(54) F m = ( F s1 +F s2 + F s3 + F s4 ) / 4;<br />

e lo scarto quadratico medio con la formula:<br />

(55) S F =0.5 x √ ( F s1 2 +Fs2 2 + Fs3 2 + Fs4 2 ).<br />

Anche in questo caso il risultato può essere visto come un'indicazione<br />

dell'influenza della dispersione dei parametri geotecnici sulla stabilità del<br />

versante: un elevato valore di S F può indicare una non sufficiente<br />

caratterizzazione geotecnica del terreno, fatto di cui tener conto in particolar<br />

modo quando il valore di F m sia prossimo al valore di 1.3. Il coefficiente di<br />

sicurezza potrà quindi essere espresso come segue:<br />

(56) F s = F m ± S F;<br />

indicando che il coefficiente di sicurezza può variare nell'intervallo<br />

compreso fra F s = F m - S F e F s = F m + S F.<br />

103


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Casi particolari<br />

Pendio illimitato<br />

Nel caso di con una frana di scorrimento allungata dove l’influenza delle porzioni del piede<br />

e della testa sono trascurabili possono essere utili per il calcolo del coefficiente di sicurezza<br />

le equazioni del pendio illimitato.<br />

Il fattore di sicurezza ha la seguente espressione :<br />

dove:<br />

ϕ = angolo d’attrito interno;<br />

β = inclinazione del pendio.<br />

tg<br />

Fs =<br />

tg<br />

ϕ<br />

β<br />

Tale espressione è valida per terreno incoerente asciutto e per terreno immerso in acqua in<br />

quiete.<br />

In uno scorrimento esteso, caratteristico di tipi di movimenti che avvengono dove un<br />

mantello di materiale viene eroso dagli agenti atmosferici o una lamina di materiale si<br />

sposta sopra un materiale molto più coerente ad una certa profondità, è probabile che il<br />

flusso sia parallelo alla superficie del pendio. In questo caso l’espressione del coefficiente<br />

di sicurezza diventa la seguente :<br />

dove:<br />

γ' cosβtgϕ<br />

Fs =<br />

sen β γ ' γ<br />

( + )<br />

ϕ = angolo d’attrito interno;<br />

β = inclinazione del pendio;<br />

γ’ = peso di volume immerso del terreno;<br />

γw = peso di volume dell’acqua.<br />

Nel caso di terreno coerente l’espressione del coefficiente di sicurezza diventa :<br />

dove:<br />

ϕ = angolo d’attrito interno;<br />

β = inclinazione del pendio;<br />

γ = peso di volume del terreno;<br />

c = coesione.<br />

c cosβ<br />

Fs =<br />

γ ( tgβ − tgϕ)<br />

w<br />

104


FORMULA GEO VER.2.0<br />

3.5.2 Metodo di Taylor<br />

Il metodo di Taylor permette di ricavare per un determinato valore di ϕ (angolo di attrito<br />

interno) e di β (inclinazione del pendio) l’altezza critica, Hc, del pendio che si rompe con<br />

un cerchio passante per il piede del pendio.<br />

La formula di Taylor è la seguente :<br />

Hc Ns c<br />

= ⋅ γ<br />

dove:<br />

Ns = fattore di stabilità in funzione di ϕ e di β;<br />

c = coesione;<br />

γ = peso di volume del terreno.<br />

Ns è un numero puro e può essere ricavato dal grafico di Fig. 3.4.<br />

105


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Nel caso ϕ sia uguale a zero (argilla molle normalmente consolidata o sottoconsolidata<br />

poggiante su uno strato di terreno molto compatto), per ricavare Hc si può utilizzare ancora<br />

la (3.50), nella quale però Ns dipende da β e dal fattore di profondità nd, che ha la seguente<br />

espressione:<br />

H1 + H<br />

nd =<br />

H<br />

dove H è l’altezza del pendio dal p.c. e H1 la profondità del piede del versante dallo starto<br />

compatto. In questo caso Ns viene ricavato dal grafico di Fig. 3.5.<br />

106


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Se β>53° il franamento avviene con un cerchio al piede. Se β


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Classificazione dei fenomeni franosi<br />

La classificazione dei fenomeni franosi<br />

più usata e utile per i suoi criteri di<br />

scientificità e praticità, è la<br />

classificazione di Varnes(1978).Tale<br />

classificazione è basata sul tipo di<br />

movimento tra corpo di frana e terreno<br />

in posto al quale sono legate sia la forma<br />

della superficie di scorrimento, sia<br />

quella del corpo di frana. Il tipo di<br />

movimento può essere determinato con<br />

relativa facilità e senza grandi incertezze<br />

attraverso osservazioni di superficie o<br />

con indagini speditive nel sottosuolo.<br />

Un’importante ragione della popolarità<br />

della classificazione di Varnes sono i<br />

diagrammi dei movimenti franosi che la<br />

accompagnano.<br />

Varnes fa riferimento agli “slope<br />

movements” (movimenti di versante), e<br />

include inoltre alcuni fenomeni che non<br />

possono considerarsi frane in senso<br />

stretto, quali le deformazioni lente<br />

superficiali o profonde dei pendii.<br />

Queste si differenziano per la velocità<br />

del movimento ma assumono una<br />

notevole importanza in quanto possono<br />

precedere movimenti franosi veri e<br />

propri.<br />

La classificazione di Varnes comprende<br />

sei classi :<br />

1. Crolli. Il movimento avviene<br />

prevalentemente nell’aria, il<br />

fenomeno comprende la caduta<br />

libera, salti, rimbalzi, rotolamento di<br />

frammenti di roccia o di terreno<br />

sciolto.<br />

2. Ribaltamenti. In questo caso si<br />

sviluppano forze che causano un<br />

movimento ribaltante attorno ad un<br />

punto di rotazione situato al di sotto<br />

del baricentro della massa<br />

interessata.<br />

3. Scorrimenti. Si tratta di spostamenti<br />

per taglio lungo una o più superfici ;<br />

tali superfici sono visibili e possono<br />

essere ricostruite. Gli scorrimenti si<br />

distinguono in rotazionali e<br />

traslativi: i primi sono dovuti a forze<br />

che producono un momento di<br />

rotazione attorno ad un punto posto<br />

sopra del centro di gravità della<br />

massa. Gli scorrimenti traslativi si<br />

verificano in prevalenza lungo una<br />

superficie piana o debolmente<br />

ondulata la quale corrisponde spesso<br />

a discontinuità strutturali (faglie,<br />

giunti di fessurazione o<br />

stratificazione, passaggi tra strati di<br />

litologia diversa, contatto fra roccia<br />

n posto e detrito sovrastante).<br />

4. Espansioni laterali. Sono movimenti<br />

diffusi in masse fratturate. Spesso<br />

l’espansione laterale della roccia o<br />

del terreno sciolto è dovuta alla<br />

liquefazione o alle deformazioni<br />

plastiche del materiale sottostante.<br />

Alcune volte invece, prevalentemente<br />

in roccia, non si riconosce né una<br />

superficie basale di scivolamento, né<br />

una zona di deformazioni plastiche<br />

definite.<br />

5. Colamenti. In ammassi rocciosi si<br />

verificano deformazioni continue, sia<br />

superficiali che profonde. I<br />

movimenti differenziali che si<br />

sviluppano sono lenti e possono<br />

avvenire lungo più superfici di taglio,<br />

provocare piegamenti o<br />

rigonfiamenti. Nei terreni sciolti i<br />

movimenti sono simili a quelli dei<br />

fluidi viscosi. <strong>Le</strong> superfici di<br />

108


FORMULA GEO VER.2.0<br />

scorrimento nella massa che si<br />

muove non sono visibili o hanno<br />

breve durata. Il limite tra la massa in<br />

movimento e il materiale in posto può<br />

essere una superficie netta di<br />

movimento differenziale oppure una<br />

zona di scorrimenti distribuiti. Il<br />

movimento varia da estremamente<br />

lento a estremamente rapido.<br />

6. Fenomeni complessi. Il movimento<br />

risulta dalla combinazione di due o<br />

più dei cinque tipi principali sopra<br />

descritti. Molte sono le frane<br />

complesse ma in genere un tipo di<br />

movimento predomina sugli altri.<br />

Ogni classe è ulteriormente suddivisa in<br />

base al tipo di materiale interessato dal<br />

fenomeno franoso per un totale di<br />

diciotto tipi.<br />

88


FORMULA GEO VER.2.0<br />

89


FORMULA GEO VER.2.0<br />

90


FORMULA GEO VER.2.0<br />

STIMA DELL’INTENSITA’ CRITICA DI PRECIPITAZIONE METEORICA PER<br />

L’INNESCO DI FRANE IN COLTRI DETRITICHE<br />

Stima della curva di possibilità climatica.<br />

Partendo dai dati pluviometrici forniti da una stazione di misura, è possibile eseguire le<br />

elaborazioni necessarie per ottenere le curve che descrivono l’altezza delle precipitazioni<br />

(h) in funzione della loro durata (t). L’equazione che collega queste due variabili ha la<br />

seguente forma:<br />

h (mm) = a t n ;<br />

dove a = variabile funzione del tempo di ritorno;<br />

n = costante per un dato valore di t;<br />

e prende il nome di curva segnalatrice di possibilità climatica o pluviometrica.<br />

Tale equazione permette, per esempio, di calcolare l’altezza meteorica (h) relativa ad una<br />

precipitazione di 30 minuti (t), con un tempo di ritorno di 10 anni.<br />

I dati pluviometrici necessari al calcolo sono reperibili sugli Annali Idrologici delle stazioni<br />

pluviografiche. Su tali documenti vengono generalmente fornite, in forma di tabella, le<br />

massime precipitazioni registrate anno per anno, per determinate durate di riferimento.<br />

Normalmente si distinguono i dati relativi alle precipitazioni con durata inferiore ad 1 ora<br />

(piogge di notevole intensità e breve durata), da quelle di durata superiore. <strong>Le</strong> durate di<br />

riferimento sono generalmente standard, prendendo in considerazione durate di 10, 15,<br />

30, 45 minuti, nel caso di piogge brevi ed intense, e di 1, 3, 6, 12 e 24 ore nel caso di<br />

precipitazioni orarie.<br />

N t = 10 minuti t = 15 t = 30 t = 45 minuti anno<br />

.<br />

minuti minuti<br />

1 17.0 19.0 22.4 30.4 1985<br />

2 10.6 14.2 21.0 29.6 1986<br />

3 5.4 7.8 15.8 30.2 1987<br />

4 9.2 10.4 23.0 35.8 1988<br />

Tabella 1 - precipitazioni di durata inferiore a 1 h.<br />

N<br />

.<br />

t = 1 h t = 3 h t = 6 h t = 12 h t = 24 h anno<br />

1 10.0 20.0 22.0 33.4 43.4 1985<br />

2 37.0 38.0 39.8 39.8 41.0 1986<br />

3 28.0 31.2 31.2 43.8 61.2 1987<br />

4 54.0 68.6 71.2 71.2 71.2 1988<br />

Tabella 2 - precipitazioni di durata superiore a 1 h.<br />

Una stima sufficientemente attendibile della curva segnalatrice di possibilità climatica<br />

richiede l’utilizzo di registrazioni che coprano almeno un intervallo di 30-35 anni. Minore<br />

l’intervallo di registrazione minore l’attendibilità dei risultati.<br />

Volendo ricavare le curve relative a precipitazioni di durata superiore ad un’ora (Tabella 2),<br />

bisogna procedere come segue:<br />

91


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• per ogni durata di riferimento, si ordinano e si numerano i valori delle precipitazioni<br />

ricavati dagli Annali Idrologici, regolarizzati con il metodo di Gumbel (vedi di seguito), in<br />

senso decrescente, ponendo quindi i valori massimi registrati per ogni intervallo di<br />

tempo sulla prima riga della tabella, quelli minini sull’ultima; di conseguenza, se per<br />

esempio l’intervallo di registrazione è di 30 anni, la prima riga sarà indicata con il<br />

numero 30, l’ultima con il numero 1.<br />

• utilizzando i dati di ogni riga e impostando un calcolo di regressione, si ricavano i valori<br />

dei parametri a e n relativi ad ogni anno; il numero identificativo di ogni riga rappresenta<br />

il tempo di ritorno dell’evento meteorico; nel caso, per esempio, di un’intervallo di<br />

registrazione di 30 anni, si ricavano 30 curve segnalatrici di possibilità climatica ( quindi<br />

30 valori di a e di n); i parametri a e n relativi alla prima riga sono quelli riferiti ad eventi<br />

meteorici di durata inferiore ad 1 h con tempo di ritorno di 30 anni, quelli dell’ultima riga<br />

ad eventi meteorici con tempo di ritorno di 1 anno.<br />

Lo stesso va adottato per durate pluviometriche inferiori ad 1 h (Tabella 1), quando questa<br />

è disponibile.<br />

Ricavate le curve, si potrà notare che, mentre n rimane più o meno costante, il parametro<br />

a tende ad assumere valori differenti in funzione del tempo di ritorno, tendendo a crescere<br />

con esso.<br />

Attraverso procedure statistiche è possibile ricavare stime del parametro a anche per<br />

tempi di ritorno superiori al numero massimo di registrazioni annuali disponibili.<br />

Il metodo statistico utilizzato generalmente è quello di Gumbel. Di seguito viene esposta la<br />

procedura da seguire.<br />

• Eseguito il calcolo delle curve segnalatrici di possibilità climatica per gli N anni di cui si<br />

dispongono le registrazioni pluviometriche, si ordinano i valori di a ricavati in ordine<br />

crescente, attribuendo il numero 1 al valore massimo, il valore N a quello minimo.<br />

• Si calcolano gli N rapporti:<br />

Pi = i / (N + 1);<br />

con i compreso fra 1 e N. Questi rapporti indicano la probabilità che il corrispondente<br />

valore di a non venga raggiunto o superato. I valori di Pi ricavati permettono di definire la<br />

scala dei tempi di ritorno:<br />

Ti = 1 / (1 - Pi).<br />

• Si riportano le N coppie di valori (Ti, ai) in un diagramma semilogaritmico (l’ asse X -<br />

l’asse dei tempi di ritorno - va costruito in scala logaritmica), interpolando fra i punti una<br />

retta: il diagramma consente di ricavare il valore di a per qualsiasi tempo di ritorno.<br />

Per ottenere, per esempio, l’altezza di precipitazione per un evento meteorico di durata<br />

corrispondente a 1,3 ore, con tempo di ritorno di 50 anni, si procede come segue:<br />

dal diagramma Tempo di ritorno - Parametro a si ricava il valore di a corrispondente ad un<br />

tempo di ritorno di 50 anni;<br />

1. si calcola il parametro n facendo la media dei valori di n ottenuti dalle curve segnalatrici<br />

di possibilità pluviometrica;<br />

2. si introducono infine i valori di a e n nella relazione h = a x t n ; ponendo t = 1.3 ore.<br />

92


FORMULA GEO VER.2.0<br />

E’ evidente che l’estrapolazione del parametro a non deve andare troppo oltre il periodo di<br />

registrazione.<br />

93


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Prove di permeabilità.<br />

Introduzione<br />

Nei materiali sciolti, permeabili per porosità, nei quali è verificata la legge di Darcy, la<br />

permeabilità si esprime attraverso il coefficiente di permeabilità k che ha le dimensioni di<br />

cm/s o m/s. Nelle rocce, permeabili per fessurazione, nelle quali non è valida la legge di<br />

Darcy, la permeabilità si indica attraverso il valore degli assorbimenti d’acqua misurati in<br />

fori di sonda, espressi in litri assorbiti per ogni metro di lunghezza di foro, e della<br />

pressione usata nella prova. Talvolta il coefficiente k è usato per definire la permeabilità<br />

degli ammassi rocciosi, ma assume in questo caso un significato orientativo.<br />

Il coefficiente di permeabilità di un terreno viene sempre determinato con difficoltà e<br />

presenta spesso un notevole grado di incertezza; i valori sperimentali , salvo nei casi in cui<br />

il terreno è omogeneo ed isotropo, sono infatti affetti da errori che possono anche essere<br />

di un intero di grandezza.<br />

La scelta del metodo di prova va effettuata in funzione del tipo di terreno e della precisione<br />

desiderata.<br />

L’attendibilità delle prove, come suggerito dall’AGI nelle “Raccomandazioni sulla<br />

programmazione ed esecuzione delle indagini geotecniche” (giugno 1977), può essere<br />

migliorata adottando i seguenti accorgimenti:<br />

• conoscenza della distribuzione delle pressioni neutre nel terreno prima della prova;<br />

• conoscenza esatta , per quanto possibile, del profilo stratigrafico;<br />

• realizzazione con la prova di condizioni di moto laminare in regime permanente;<br />

• adozione in tutte le prove che comportano immissione d’acqua nel terreno, di acqua<br />

limpida.<br />

Prove in pozzetto.<br />

<strong>Le</strong> prove in pozzetto sono adatte soprattutto per terreni granulari e forniscono una<br />

valutazione della permeabilità dei terreni superficiali al di sopra del livello di falda.<br />

Vengono eseguite in pozzetti cilindrici o a base quadrata con pareti verticali o inclinate.<br />

Si dividono in:<br />

• prove a carico costante, effettuate cioè riempiendo d’acqua il pozzetto e misurando la<br />

portata necessaria per mantenere costante il livello;<br />

• prove a carico variabile, effettuate misurando la velocità di abbassamento in funzione<br />

del tempo.<br />

<strong>Le</strong> condizioni necessarie perchè le prove siano significative sono le seguenti:<br />

• il terreno deve essere saturato preventivamente in modo da stabilire un regime di flusso<br />

permanente;<br />

• la profondità del pozzetto deve essere pari a circa 1/7 dell’altezza del fondo dal livello di<br />

falda;<br />

• il diametro (o il lato di base) del pozzetto deve essere almeno 10 - 15 volte il diametro<br />

massimo dei granuli del terreno;<br />

• il terreno sia omogeneo, isotropo e con coefficiente di permeabilità<br />

k >10 -6 m/s<br />

94


FORMULA GEO VER.2.0<br />

A) Pozzetto circolare.<br />

Il coefficiente di permeabilità k viene calcolato con le seguenti relazioni:<br />

a) Prove a carico costante:<br />

q<br />

k =<br />

πdh<br />

con<br />

q = portata assorbita a livello costante;<br />

hm = altezza dell’acqua nel pozzetto (hm > d/4);<br />

d = diametro del pozzetto.<br />

b) Prove a carico variabile:<br />

con<br />

m<br />

( h2<br />

− h1<br />

)<br />

( t2<br />

t1)<br />

hm<br />

d<br />

k =<br />

32 −<br />

hm = altezza media dell’acqua nel pozzetto (hm > d/4);<br />

d = diametro del pozzetto;<br />

t2-t1 = intervallo di tempo;<br />

h2-h1 = variazione di livello dell’acqua nell’intervallo t2-t1 .<br />

B) Pozzetto quadrato.<br />

Il coefficiente di permeabilità k viene calcolato con le seguenti relazioni:<br />

a) Prove a carico costante:<br />

con<br />

q = portata assorbita a livello costante;<br />

h = altezza dell’acqua nel pozzetto (h > d/4);<br />

b = lato della base del pozzetto.<br />

b) Prove a carico variabile:<br />

q<br />

k =<br />

2⎛<br />

h ⎞<br />

b ⎜27<br />

+ 3⎟<br />

⎝ b ⎠<br />

h<br />

k =<br />

t<br />

2<br />

2<br />

− h1<br />

⎛ hm<br />

⎞<br />

1+<br />

⎜2<br />

⎟<br />

⎝ b ⎠<br />

−t<br />

1 ⎛ hm<br />

⎞<br />

⎜27<br />

+ 3⎟<br />

⎝ b ⎠<br />

95


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con<br />

hm = altezza media dell’acqua nel pozzetto (hm > d/4);<br />

b = lato della base del pozzetto.<br />

t2-t1 = intervallo di tempo;<br />

h2-h1 = variazione di livello dell’acqua nell’intervallo t2-t1 .<br />

96


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Prove in foro di sondaggio<br />

<strong>Le</strong> prove in foro di sondaggio permettono di determinare la permeabilità di terreni al di<br />

sopra o al di sotto del livello di falda. Possono essere eseguite durante la trivellazione del<br />

foro a diverse profondità oppure alla fine della trivellazione sul solo tratto terminale.<br />

Per l’esecuzione delle prove è necessario che:<br />

• le pareti della perforazione siano rivestite con una tubazione per tutto il tratto del<br />

sondaggio non interessato dalla prova;<br />

• nel caso di terreni che tendono a franare o a rifluire, il tratto di prova deve essere<br />

riempito con materiale filtrante di granulometria adatta ed isolato mediante un tampone<br />

impermeabile.<br />

<strong>Le</strong> prove si dividono in prove a carico costante o a carico variabile.<br />

A) Prove a carico costante.<br />

<strong>Le</strong> prove a carico costante si eseguono misurando la portata necessaria per mantenere<br />

costante il livello dell’acqua nel foro, in condizioni di regime costante. Si possono eseguire<br />

anche nel terreno al di sopra del livello di falda; in questo caso è necessario saturare<br />

preventivamente il terreno in modo da stabilire un regime di flusso permanente.<br />

1)Raccomandazioni A.G.I. (1977)<br />

Il coefficiente di permeabilità è dato dalla:<br />

con<br />

q = portata immessa;<br />

h = livello dell’acqua in foro;<br />

m = coefficiente di forma = 2,85D<br />

con D= diametro del foro<br />

(N.B.: per prove sopra il livello di falda, h è misurato rispetto alla base del foro).<br />

2) Hvorslev (1951) Wilkinson (1968)<br />

k =<br />

q<br />

mh<br />

Il coefficiente di permeabilità è sempre dato dalla:<br />

k =<br />

in questo caso però il coefficiente m assume valori differenti, in funzione delle condizioni di<br />

filtrazione, secondo la tabella:<br />

q<br />

mh<br />

97


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Condizioni Coefficiente<br />

Filtro sferico in terreno uniforme 2πD<br />

Filtro emisferico al confine con uno strato<br />

confinato<br />

πD<br />

Fondo filtrante piano al confine con uno strato<br />

confinato<br />

2D<br />

Fondo filtrante piano in terreno uniforme 2,<br />

75D<br />

Tubo parzialmente riempito al confine con uno 2D<br />

strato confinato<br />

8LKh<br />

1+<br />

πDK<br />

v<br />

Tubo parzialmente riempito in terreno uniforme 2,<br />

75D<br />

11LKh<br />

1+<br />

πDK<br />

v<br />

Filtro cilindrico al confine con uno strato<br />

3πL<br />

confinato<br />

2<br />

⎡3L<br />

⎛ 3L<br />

⎞ ⎤<br />

ln ⎢ + 1+<br />

⎜ ⎟ ⎥<br />

⎢⎣<br />

D ⎝ D ⎠ ⎥⎦<br />

Filtro cilindrico in terreno uniforme<br />

Dove:<br />

3πL<br />

2<br />

⎡3L<br />

⎛ 3L<br />

⎞ ⎤<br />

ln ⎢ + 1+<br />

⎜ ⎟ ⎥<br />

⎢⎣<br />

D ⎝ D ⎠ ⎥⎦<br />

L= Lunghezza del tratto filtrante;<br />

Kh= Permeabilità orizzontale del terreno;<br />

Kv= Permeabilità verticale del terreno.<br />

Nel caso non sia noto, il rapporto Kh/Kv può essere inserito in prima approssimazione<br />

uguale a 10.<br />

3) Zagar (1953)<br />

3a) Terreno saturo<br />

Si applica sempre la relazione:<br />

in questo caso però il coefficiente m assume i seguenti valori:<br />

m = 5,<br />

7r<br />

se il foro è aperto solo sul fondo;<br />

2<br />

⎛ L ⎞<br />

4πr<br />

⎜ ⎟ − 1<br />

⎝ 2r<br />

m =<br />

⎠ Se il foro è aperto anche lateralmente<br />

⎡<br />

2<br />

L<br />

⎤<br />

⎢<br />

⎛ L ⎞<br />

ln + ⎜ ⎟ −1⎥<br />

⎢2r<br />

⎥<br />

⎣<br />

⎝ 2r<br />

⎠<br />

⎦<br />

con r=raggio del foro e L=lunghezza del tratto filtrante.<br />

3b) Terreno non saturo<br />

k =<br />

q<br />

mh<br />

98


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Nel caso in cui il livello dell’acqua nel foro di prova sia ad una quota superiore rispetto al<br />

livello della falda, la relazione vista in precedenza non è più applicabile.<br />

Definiti Hu la differenza di quota fra il livello dell’acqua nel foro e il livello della falda e r’ il<br />

rapporto fra il raggio del foro e l’area della superficie filtrante, si calcola il parametro Y<br />

secondo la relazione:<br />

Y<br />

100h<br />

= −1<br />

, 0556 + 0,<br />

035<br />

dove h è l’altezza media dell’acqua nel foro rispetto al fondo del foro stesso. Nel caso<br />

risulti Log10(Hu/L)>Y, dove L è la lunghezza del tratto filtrante, per il calcolo di K si applica<br />

la relazione:<br />

dove C è fattore ricavabile dalla formula:<br />

q<br />

k =<br />

Cr'h<br />

Hu<br />

100L<br />

C = C1<br />

+ ( C2<br />

− C1)<br />

Log10<br />

h<br />

h<br />

C1 = 60,<br />

96 + 0,<br />

152<br />

r<br />

h<br />

C2 = 104,<br />

58 + 0,<br />

822<br />

r<br />

Nel caso invece in cui sia Log10(Hu/L)≤Y si applica la relazione:<br />

q<br />

k =<br />

⎛ r ⎞<br />

⎜C<br />

+ 4 ⎟r'<br />

( Hu<br />

+ h − L)<br />

⎝ r'<br />

⎠<br />

L<br />

dove C = 6 , 247 + 0,<br />

797<br />

r<br />

Si tenga presente che la procedura è in questo caso applicabile solo se sono verificate le<br />

condizioni h>5L e L>10r’.<br />

B) Prove a carico variabile.<br />

<strong>Le</strong> prove a carico variabile al di sotto del livello di falda si dividono in Prove di risalita e<br />

Prove di abbassamento. <strong>Le</strong> prove di risalita si eseguono abbassando il livello dell’acqua<br />

nel foro di un’altezza nota e misurando la velocità di risalita del livello. <strong>Le</strong> prove di<br />

abbassamento si eseguono riempiendo il foro d’acqua per un’altezza nota e misurando la<br />

velocità di abbassamento del livello. <strong>Le</strong> prove di abbassamento possono essere eseguite<br />

anche nel terreno al di sopra del livello di falda; in questo caso il terreno deve essere<br />

preventivamente saturato.<br />

1)Raccomandazioni A.G.I. (1977)<br />

99


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Per le prove a carico variabile il coefficiente di permeabilità è dato dalla:<br />

con<br />

k =<br />

C<br />

L<br />

A<br />

h<br />

ln<br />

h<br />

1<br />

( t2<br />

− t1<br />

) 2<br />

A = area di base del foro di sondaggio;<br />

h1 e h2 = altezza dei livelli d’acqua nel foro rispetto al livello della falda indisturbata o al<br />

fondo del foro stesso agli istanti t1 e t2;<br />

t1 e t2 = tempi ai quali si misurano h1 e h2;<br />

CL = coefficiente di forma dipendente dell’area del foro di sondaggio e dalla lunghezza del<br />

tratto di foro scoperto.<br />

Per il coefficiente CL sono suggeriti i seguenti valori:<br />

L >> d CL = L<br />

L≤ d CL = 2πd+L<br />

dove L è la lunghezza del tratto di foro scoperto e d il diametro del foro.<br />

4) Hvorslev (1951) Wilkinson (1968)<br />

Il coefficiente di permeabilità è sempre dato dalla:<br />

k =<br />

C<br />

L<br />

A<br />

h<br />

ln<br />

h<br />

1<br />

( t2<br />

− t1<br />

) 2<br />

in questo caso però il coefficiente CL assume valori differenti, in funzione delle condizioni<br />

di filtrazione, secondo la tabella:<br />

Condizioni Coefficiente<br />

Filtro sferico in terreno uniforme<br />

2πD<br />

Filtro emisferico al confine con uno strato<br />

confinato<br />

πD<br />

Fondo filtrante piano al confine con uno strato<br />

confinato<br />

2D<br />

Fondo filtrante piano in terreno uniforme 2,<br />

75D<br />

Tubo parzialmente riempito al confine con uno 2D<br />

strato confinato<br />

8LKh<br />

1+<br />

πDK<br />

v<br />

Tubo parzialmente riempito in terreno uniforme 2,<br />

75D<br />

11LKh<br />

1+<br />

πDK<br />

v<br />

Filtro cilindrico al confine con uno strato 3πL<br />

confinato<br />

2<br />

⎡3L<br />

⎛ 3L<br />

⎞ ⎤<br />

ln ⎢ + 1+<br />

⎜ ⎟ ⎥<br />

⎢⎣<br />

D ⎝ D ⎠ ⎥⎦<br />

100


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Filtro cilindrico in terreno uniforme<br />

Dove:<br />

Lunghezza del tratto filtrante;<br />

L=<br />

Kh= Permeabilità orizzontale del terreno;<br />

Kv= Permeabilità verticale del terreno.<br />

3πL<br />

2<br />

⎡3L<br />

⎛ 3L<br />

⎞ ⎤<br />

ln ⎢ + 1+<br />

⎜ ⎟ ⎥<br />

⎢⎣<br />

D ⎝ D ⎠ ⎥⎦<br />

Nel caso non sia noto, il rapporto Kh/Kv può essere inserito in prima approssimazione<br />

uguale a 10.<br />

5) Zagar (1953)<br />

Si applica la relazione:<br />

⎛ h h ⎞ 2 − 1<br />

r<br />

⎜<br />

t t ⎟<br />

2<br />

π<br />

k<br />

⎝ 2 − 1<br />

=<br />

⎠<br />

m h<br />

dove r è il raggio del foro e hm la profondità media dell’acqua nel foro.<br />

Il coefficiente m assume i seguenti valori:<br />

m = 5,<br />

7r<br />

se il foro è aperto solo sul fondo;<br />

2<br />

⎛ L ⎞<br />

4πr<br />

⎜ ⎟ − 1<br />

⎝ 2r<br />

m<br />

⎠<br />

=<br />

Se il foro è aperto anche lateralmente<br />

⎡<br />

2<br />

L<br />

⎤<br />

⎢<br />

⎛ L ⎞<br />

ln + ⎜ ⎟ −1⎥<br />

⎢2r<br />

⎥<br />

⎣<br />

⎝ 2r<br />

⎠<br />

⎦<br />

con r=raggio del foro e L=lunghezza del tratto filtrante.<br />

3.2.4 Stima della permeabilità da analisi granulometriche.<br />

Esistono in letteratura numerose correlazioni empiriche che permettono di stimare la<br />

permeabilità di un mezzo poroso, passando attraverso l’analisi della curva granulometrica.<br />

Pur non potendo sostituire le determinazioni in sito, tali formule possono essere utili per<br />

una prima determinazione di k in terreni sabbiosi. Di seguito vengono elencate e descritte<br />

le dieci relazioni più usate, indicando per ognuna di essa il campo di applicabilità. Tutte,<br />

per semplicità, vengono espresse nella forma:<br />

( / )<br />

e C<br />

g<br />

K m s = φ<br />

v<br />

2 ( ) d n<br />

dove:<br />

g =accelerazione di gravità=9,81 (m/s 2 );<br />

v =coefficiente di viscosità dell’acqua, variabile in funzione della<br />

m<br />

101


FORMULA GEO VER.2.0<br />

temperatura, secondo la seguente tabella:<br />

T (°C) 0 5 10 15 20 30 50<br />

V<br />

(mq/s)<br />

1,78<br />

10 -6<br />

1,52<br />

10 -6<br />

1,31<br />

10 -6<br />

1,14<br />

10 -6<br />

C = costante;<br />

φ(n) = funzione della porosità del terreno;<br />

= diametro efficace dei granuli.<br />

de<br />

1,01<br />

10 -6<br />

0,81<br />

10 -6<br />

0,55<br />

10 -6<br />

<strong>Le</strong> formule presentate differiscono fra loro per i diversi valori adottati delle grandezze C,<br />

φ(n) e de.<br />

Si ricorda infine che la porosità del terreno può essere stimata in prima approssimazione<br />

attraverso la relazione empirica:<br />

n = 0 , 255 +<br />

η ( 1 0,<br />

83 )<br />

dove η= d60/d10 è il coefficiente di uniformità del terreno.<br />

1. Formula di Hazen.<br />

Nella formula di Hazen le grandezze da introdurre nella relazione di calcolo di K assumono<br />

i seguenti valori:<br />

C =6 10 -4<br />

φ(n) = [ 1+ 10(<br />

n − 0,<br />

26)<br />

]<br />

de =d10<br />

La formula è applicabile nelle seguenti condizioni:<br />

0,1 mm < de < 3 mm e η


FORMULA GEO VER.2.0<br />

⎛ n − 0,<br />

13⎞<br />

φ(n) = ⎜ ⎟<br />

3<br />

⎝ 1−<br />

n ⎠<br />

de =d10<br />

2<br />

La formula è applicabile nel caso di sabbie grossolane.<br />

4. Formula di Beyer.<br />

Nella formula di Beyer le grandezze da introdurre nella relazione di calcolo di K assumono<br />

i seguenti valori:<br />

C =6 10 -4 Log10 (500/η)<br />

φ(n) =1<br />

de =d10<br />

La formula è applicabile nelle seguenti condizioni:<br />

0,06 mm < de < 0,6 mm e 1


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Nella formula di Kozeny le grandezze da introdurre nella relazione di calcolo di K<br />

assumono i seguenti valori:<br />

C =8,3 10 -3<br />

φ(n) = ( ) 2<br />

3<br />

n<br />

1− n<br />

g d<br />

3 Δgi<br />

di<br />

+ di<br />

1/de = + ∑Δgi<br />

dove Δgi è la frazione di peso del<br />

g d<br />

2 di<br />

2di<br />

di<br />

campione compresa fra il diametro maggiore e minore (di g e<br />

di d ) dei granuli del passante i-esimo<br />

La formula è applicabile nel caso di sabbie grossolane.<br />

8. Formula di Zunker.<br />

Nella formula di Zunker le grandezze da introdurre nella relazione di calcolo di K<br />

assumono i seguenti valori:<br />

C<br />

=2,4 10 -3 per sabbie uniformi con granuli arrotondati<br />

=1,4 10 -3 per sabbie grossolane con granuli arrotondati<br />

=1,2 10 -3 per sabbie eterogenee<br />

=0,7 10 -3 per sabbie eterogenee, argillose con granuli a spigoli vivi<br />

in alternativa si può inserire un valore medio di 1,55 10 -3<br />

φ(n)<br />

⎛ n ⎞<br />

= ⎜ ⎟<br />

⎝1−<br />

n ⎠<br />

1/de<br />

3 Δgi<br />

= +<br />

2 d<br />

i<br />

2<br />

∑<br />

Δgi<br />

d<br />

g<br />

i<br />

d<br />

d<br />

i<br />

d<br />

g<br />

− d<br />

i i<br />

g d<br />

( ln d − ln d )<br />

i<br />

d<br />

i<br />

dove Δgi è la frazione di<br />

peso del campione compresa fra il diametro maggiore e minore<br />

(di g e di d ) dei granuli del passante i-esimo<br />

La formula è applicabile nel caso di sabbie da fini a grossolane.<br />

9. Formula di Zamarin.<br />

Nella formula di Zamarin le grandezze da introdurre nella relazione di calcolo di K<br />

assumono i seguenti valori:<br />

C =8,3 10 -3<br />

n<br />

φ(n) = ( 1−<br />

n)<br />

3<br />

( 1,<br />

275−<br />

1,<br />

5n)2<br />

2<br />

g<br />

3 Δgi<br />

ln di<br />

− ln di<br />

1/de = + ∑Δgi<br />

g d<br />

2 d<br />

d − d<br />

i<br />

i<br />

i<br />

d<br />

dove Δgi è la frazione di peso del<br />

campione compresa fra il diametro maggiore e minore (di g e<br />

di d ) dei granuli del passante i-esimo<br />

La formula è applicabile nel caso di sabbie grossolane.<br />

10. Formula USBR.<br />

104


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Nella formula USBR le grandezze da introdurre nella relazione di calcolo di K assumono i<br />

seguenti valori:<br />

C =4,8 10 -4 d20 0,3<br />

φ(n) =1<br />

de =d20<br />

La formula è applicabile nel caso di sabbie medie con η< 5.<br />

105


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Stima dell’intensità e della durata critica di precipitazione per l’innesco di movimenti<br />

franosi in coltri detritiche.<br />

Stima dello spessore critico di una copertura detritica.<br />

I movimenti franosi che coinvolgono coperture detritiche in senso lato, cioè quei depositi<br />

derivanti dal disfacimento meteorico e dalla frammentazione meccanica del substrato<br />

roccioso, in genere sono caratterizzati da una notevole estensione in senso longitudinale<br />

rispetto allo spessore del materiale coinvolto. Tale tipo di frana può essere analizzato in<br />

maniera efficace attraverso il metodo del pendio illimitato (Skempton, 1957), supponendo<br />

cioè una superficie di scivolamento piana, parallela al profilo topografico e di lunghezza<br />

indefinita. Un’altra osservazione è che spesso la mobilitazione del detrito avviene in<br />

seguito a saturazione del materiale in corrispondenza di eventi meteorici intensi. E’<br />

possibile, utilizzando la relazione di Skempton nel caso di terreni saturi, valutare lo<br />

spessore della coltre detritica necessario per raggiungere la condizione di equilibrio limite<br />

(forze stablizzanti=forze instabilizzanti). In questa situazione il coefficiente di sicurezza<br />

calcolato con la formula del pendio illimitato è uguale a 1 e lo spessore di materiale<br />

corrispondente viene definito critico.<br />

Lo spessore critico può essere quindi calcolato direttamente attraverso la relazione:<br />

h crit<br />

c 1<br />

=<br />

cos<br />

γ ⎛ γ'<br />

⎞<br />

⎜<br />

⎜tgβ<br />

− tgϕ<br />

γ ⎟<br />

⎝ ⎠<br />

dove:<br />

c (t/mq) = coesione drenata del terreno;<br />

ϕ (°) = angolo di resistenza al taglio del terreno;<br />

γ (t/mc) = peso di volume saturo del terreno;<br />

γ’(t/mc) = peso di volume immerso del terreno;<br />

β (°) = inclinazione del versante.<br />

E’ evidente che, nel caso di terreno con coesione nulla, lo spessore critico sarà sempre<br />

uguale a zero e quindi perde significato tutta la verifica seguente.<br />

Stima dell’intensità e della durata critica di precipitazione.<br />

Il modello, messo a punto da Wallace (1977) e Pradel e Raad (1993), prevede il verificarsi<br />

della seguente serie di eventi:<br />

su un versante assimilabile ad un pendio illimitato, secondo la definizione di Skempton, si<br />

verifica una precipitazione meteorica di intensità superiore alla permeabilità del terreno; si<br />

considerano nulli gli apporti idrici provenienti da monte e l’effetto dell’evapotraspirazione,<br />

ipotizzando che i due fenomeni si compensino;<br />

lo strato superficiale inizia a saturarsi e il fronte di saturazione, al proseguire della<br />

precipitazione, tende ad approfondirsi sempre più;<br />

quando lo spessore della coltre saturata dalla pioggia è uguale o leggermente superiore<br />

allo spessore critico, calcolato con la verifica di stabilità, si ha l’innesco del movimento<br />

franoso.<br />

Nel caso la precipitazione duri meno del tempo necessario al fronte di saturazione per<br />

raggiungere lo spessore critico non si avrà alcun movimento franoso.<br />

2<br />

β<br />

106


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Utilizzando il modello di infiltrazione di Green e Ampt (1911) è possibile stabilire il tempo<br />

minimo necessario, perché si abbia la saturazione dello spessore critico:<br />

Δθ<br />

⎡ ⎛ P ⎞⎤<br />

ris + D<br />

tmin = ⎢D<br />

− Pris<br />

ln<br />

⎜<br />

⎟<br />

⎟⎥<br />

k ⎣ ⎝ Pris<br />

⎠⎦<br />

dove:<br />

Δθ = porosità efficace residua data da (1-s) θ, in cui s è il<br />

grado di saturazione iniziale del terreno e θ è la porosità<br />

efficace;<br />

k (mm/h) = permeabilità del terreno;<br />

D (mm) = spessore critico<br />

Pris (mm) = pressione di risaturazione, stimabile, nota la curva<br />

granulometrica del terreno, con la relazione 12/d10, dove<br />

d10 è il diametro del passante al 10%.<br />

Di conseguenza una delle condizioni perché si abbia l’innesco del movimento franoso è<br />

che sia tprec≥tmin (durata della precipitazione).<br />

Nel caso inoltre l’intensità della precipitazione sia inferiore alla permeabilità del terreno<br />

non si potranno instaurare le condizioni di saturazione, in quanto l’acqua infiltrata viene<br />

allontanata troppo rapidamente.<br />

Per un determinato valore di durata è possibile stimare l’intensità di precipitazione minima,<br />

perchè si possa creare un fronte di saturazione:<br />

I<br />

min<br />

Δθ<br />

⎡ ⎛ Pris<br />

+ D ⎞⎤<br />

D + P<br />

( mm/<br />

h)<br />

= ⎢D<br />

− Pris<br />

ln ⎥<br />

t<br />

⎜<br />

⎣<br />

P ⎟<br />

⎝ ris ⎠⎦<br />

D<br />

Facendo variare t, partendo da un valore minimo uguale al tmin calcolato, si può ottenere<br />

una curva, che, su un grafico in scala bilogaritmica, disponendo sulle ordinate le intensità<br />

di precipitazione e in ascissa le durate, fornisce l’indicazione dell’intensità minima di<br />

precipitazione, associata ad una determinata durata, necessaria per l’innesco della frana.<br />

In pratica tutte le precipitazioni con una durata minima superiore a tmin e con un’intensità<br />

che si colloca sopra la curva disegnata possono produrre il movimento franoso.<br />

Per poter fare delle previsioni sulla frequenza, in un determinato versante, di eventi di<br />

movimentazione della coltre detritica, è necessario confrontare la curva Durata-Intensità,<br />

determinata con il modello, con le curve di possibilità climatica stimate partendo dai dati di<br />

piovosità del bacino per diversi tempi di ritorno.<br />

Nella figura che segue in blu è indicata la curva del modello e in nero la curva di possibilità<br />

climatica per un determinato tempo di ritorno. La zona in rosso racchiude tutte le possibili<br />

combinazioni di durata e intensità di precipitazione che possono innescare, nel versante<br />

preso in esame, un movimento franoso con una frequenza uguale al tempo di ritorno della<br />

curva climatica.<br />

ris<br />

107


FORMULA GEO VER.2.0<br />

108


FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />

STABILITA’ DI VERSANTI IN ROCCIA<br />

Stabilità globale dell'ammasso roccioso.<br />

Definizione del problema.<br />

<strong>Le</strong> procedure di analisi di stabiltà globale di un pendio in roccia, attraverso<br />

la valutazione dell'equilibrio limite, consistono nella stima di un coefficiente<br />

di sicurezza alla traslazione e/o alla rotazione del volume di roccia<br />

compreso fra la superficie del versante ed una superficie di taglio potenziale<br />

imposta.<br />

La procedura di calcolo prende in considerazione tutte le forze e/o i<br />

momenti agenti lungo il piano di taglio, fornendo una valutazione della<br />

stabilità globale attraverso le equazioni d'equilibrio fornite dalla statica.<br />

Il coefficiente di sicurezza globale del pendio viene calcolato attraverso il<br />

rapporto fra la resistenza di taglio massima disponibile lungo la superficie<br />

di rottura e gli sforzi tangenziali mobilitati lungo tale piano:<br />

con<br />

Fsic= coefficiente di sicurezza;<br />

Tmax= resistenza di taglio massima;<br />

Tmob= sforzo tangenziale mobilitato.<br />

(1) Fsic = Tmax / Tmob;<br />

All'equilibrio(Tmax=Tmob) Fsic deve essere ovviamente uguale a 1.<br />

Il pendio potrebbe essere considerato in teoria stabile, quando Fsic risulta<br />

maggiore di 1 (Tmax>Tmob), instabile in caso contrario (Tmax


FORMULA GEO VER.2.0<br />

a) Coefficiente di sicurezza inferiore a 1: il pendio si trova in condizioni di<br />

instabilità globale.<br />

b) Coefficiente di sicurezza compreso fra 1 e 1.3: il pendio si trova in<br />

condizioni prossime all'equilibrio limite; anche un piccolo incremento degli<br />

sforzi tangenziali sulla superficie potenziale di rottura può innescare il<br />

fenomeno franoso.<br />

c) Coefficiente di sicurezza superiore a 1.3: il pendio si trova in condizioni<br />

di stabilità globale.<br />

Impostazione della procedura di calcolo.<br />

Nell'applicare le equazioni della statica al problema dell'analisi di stabilità<br />

di un pendio in roccia occorre ipotizzare che siano verificate le seguenti<br />

condizioni:<br />

a) la verifica va eseguita prendendo in esame una striscia di versante di<br />

larghezza unitaria (solitamente di 1 metro), trascurando l’interazione laterale<br />

fra tale striscia e la roccia contigua;<br />

b) la resistenza al taglio lungo la superficie potenziale di rottura deve essere<br />

esprimibile attraverso la legge di Coulomb:<br />

(2) T max = c + γhtgϕ;<br />

con<br />

Tmax = resistenza di taglio massima del terreno;<br />

c= coesione del terreno;<br />

γ= peso di volume del terreno;<br />

h= profondita' della superficie di rottura;<br />

ϕ = angolo di resistenza al taglio del terreno.<br />

c)la precisione con cui vengono stimati in sito o in laboratorio i parametri<br />

geotecnici coesione e angolo di resistenza al taglio deve essere la stessa: in<br />

caso contrario la resistenza al taglio mobilitata dovrebbe essere espressa<br />

nel seguente modo:<br />

2


FORMULA GEO VER.2.0<br />

T<br />

mob<br />

c<br />

F<br />

iscc<br />

con<br />

Fsiic =coefficiente di sicurezza legato a c;<br />

Fsicp =coefficiente di sicurezza legato a ϕ;<br />

=<br />

γhtgϕ<br />

+<br />

Fiscϕ<br />

introducendo nel calcolo due coefficienti di sicurezza invece di uno, con<br />

ovvie complicazioni nella risoluzione analitica del problema;<br />

d) deve aversi una distribuzione omogenea degli sforzi tangenziali<br />

mobilitati (Tmob) lungo la superficie potenziale di rottura. Questo significa<br />

che in ogni punto del piano ipotetico di scivolamento i parametri<br />

dell'equazione di Coulomb c, ϕ, γ ed h devono avere lo stesso valore.<br />

Per limitare l'errore introdotto nel calcolo da quest’ultima ipotesi, la<br />

superficie di scivolamento viene, nella maggior parte delle procedure di<br />

calcolo note in letteratura, suddivisa in più settori (conci), all'interno dei<br />

quali si considera realizzata la condizione di omogeneità di Tmob. Nella<br />

pratica i limiti dei conci vengono fatti cadere dove vi sia una variazione<br />

significativa di ϕ c e γ del terreno o in corrispondenza di variazioni<br />

significative nel profilo topografico del versante.<br />

Questo modo d'impostare il problema conduce però all'introduzione nella<br />

risoluzione analitica di nuove incognite che esprimono il modo in cui<br />

interagiscono fra loro, lungo le superfici divisorie, i vari conci.<br />

In definitiva nel calcolo del valore di Fsic intervengono le seguenti<br />

incognite(n=numero dei conci preso in considerazione):<br />

a) le forze normali (N) agenti sulla base del concio ( n incognite);<br />

b) le forze tangenziali (T) agenti sulla base dei conci ( n incognite);<br />

c) i punti, sulla base del concio, di applicazione delle forze normali e<br />

tangenziali (n incognite);<br />

d) le forze orizzontali agenti lungo le superfici di separazione dei conci ( n-<br />

1 incognite);<br />

3


FORMULA GEO VER.2.0<br />

e) le forze verticali agenti lungo le superfici di separazione dei conci (n-1<br />

incognite);<br />

f) i punti di applicazione, sulle superfici di separazione dei conci, delle<br />

forze d) ed e) (n-1 incognite);<br />

g) il coefficiente di sicurezza Fsic (1 incognita).<br />

In totale il problema comporta l'introduzione di 6n-2 incognite.<br />

Per la sua risoluzione sono disponibili:<br />

a) 3n equazioni d'equilibrio;<br />

b) n equazioni del tipo:<br />

con<br />

l = lunghezza del concio;<br />

T = (c l + N tg ϕ)/Fsic;<br />

che collegano fra loro, per ogni concio, le incognite N, T ed Fsic.<br />

c) n equazioni ottenute ponendo che il punto di applicazione di N e T cada a<br />

metà della base del concio.<br />

In totale quindi sono disponibili 5n equazioni per la soluzione analitica<br />

del problema.<br />

Perchè si possa arrivare alla determinazione di Fsic occorrerebbero<br />

ovviamente tante equazioni quante sono le incognite.<br />

In realtà perchè il problema sia staticamente determinato, e quindi<br />

risolvibile, mancano ancora n-2 equazioni (la differenza fra il numero delle<br />

incognite,6n-2, ed il numero delle equazioni disponibili, 5n).<br />

<strong>Le</strong> equazioni mancanti possono essere ottenute introducendo nell'analisi<br />

ulteriori ipotesi semplificatrici. Tali ipotesi riguardano generalmente la<br />

distribuzione delle forze lungo le superfici di separazione dei conci. <strong>Le</strong><br />

varie procedure di risoluzione del problema differiscono essenzialmente<br />

per la schematizzazione che viene fatta di questa distribuzione.<br />

4


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Differenza con il caso di un pendio in terra.<br />

CRITERIO DI ROTTURA DI HOEK & BROWN.<br />

A differenza di quanto avviene nei versanti in terra, in quelli in roccia per la<br />

descrizione della resistenza al taglio del materiale costituente il pendio non<br />

può generalmente essere utilizzato il criterio di rottura di Coulomb:<br />

Tmax = c + γ h tg ϕ;<br />

dove c = coesione del terreno;<br />

γ h = pressione di confinamento;<br />

ϕ = angolo d'attrito del terreno.<br />

Questo infatti indica una correlazione fra resistenza al taglio del materiale e<br />

pressione di confinamento di tipo lineare, mentre negli ammassi rocciosi<br />

tale correlazione è chiaramente di tipo non lineare.<br />

D'altra parte l'applicazione dei metodi classici per la verifica di stabilità di<br />

un versante (Fellenius, Bishop, ecc...) richiedono che il materiale, terra o<br />

roccia, sia descrivibile attraverso i parametri c e ϕ.<br />

E' necessaria quindi una correlazione che leghi queste due grandezze a<br />

quelle utilizzate normalmente per la descrizione del comportamento<br />

meccanico dell'ammasso roccioso.<br />

Hoek e Brown descrivono una procedura che consente l'applicazione delle<br />

formule classiche dell'equilibrio limite di pendii in terra anche al caso di<br />

ammassi rocciosi.<br />

La forma generale del criterio di rottura di Hoek & Brown è la seguente:<br />

dove:<br />

⎡ σ3<br />

⎤<br />

(3)σ1 = σ3' + σc<br />

⎢mb<br />

+ s<br />

⎣ σ<br />

⎥ ;<br />

c ⎦<br />

mb = valore della costante m per gli ammassi rocciosi;<br />

s, a = costanti dipendenti dalle caratteristiche dell’ammasso<br />

a<br />

5


FORMULA GEO VER.2.0<br />

σc =<br />

roccioso;<br />

resistenza alla compressione monassiale della roccia intatta;<br />

σ1 σ3 = sforzi principali in tensioni efficaci.<br />

La determinazione dei parametri a, s e mb viene fatta in funzione della<br />

qualità dell’ammasso roccioso, quantificata dall’indice BasicRMR(76). Il<br />

BasicRMR(76) corrisponde alla somma dei primi quattro termini della<br />

classificazione di Bieniawski del 1976, alla quale va aggiunto un quinto<br />

termine, relativo alle condizioni idrauliche dell’ammasso, assunto sempre<br />

pari a 15 (ammasso completamente asciutto). Si tenga presente che l’indice<br />

BasicRMR(76) corrisponde numericamente all’indice GSI (Geological<br />

Strength Index).<br />

Sulla base del valore stimato dell’indice BasicRMR(76), si distinguono i<br />

seguenti casi:<br />

• per ammassi rocciosi in condizioni indisturbate di qualità da buona a<br />

media per i quali sia BasicRMR(76)≥25, si ha:<br />

a = 0.5;<br />

⎛ GSI −100⎞<br />

mb = mi<br />

exp⎜<br />

⎟ ;<br />

⎝ 28 ⎠<br />

⎛ GSI −100⎞<br />

s = exp⎜<br />

⎟ ;<br />

⎝ 9 ⎠<br />

• per ammassi rocciosi in condizioni indisturbate per i quali sia<br />

BasicRMR(76)


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• in tutti i casi in condizioni rimaneggiate o disturbate (ammassi rocciosi<br />

scavati con esplosivo o alterati e detensionati), si ha:<br />

⎛ GSI −100⎞<br />

mb = mi<br />

exp⎜<br />

⎟ ;<br />

⎝ 14 ⎠<br />

⎛ GSI − 100⎞<br />

s = exp⎜<br />

⎟ (solo nel caso BasicRMR≥25, altrimenti s=0);<br />

⎝ 6 ⎠<br />

Per quanto riguarda la stima dei valori di mi, costante per i diversi litotipi, in<br />

assenza di dati sperimentali, si può fare riferimento alla seguente tabella:<br />

7


FORMULA GEO VER.2.0<br />

8


FORMULA GEO VER.2.0<br />

STIMA DEI VALORI DI ci E ji.<br />

Poiché il criterio di Hoek e Brown esprime una curva di tipo non lineare, i<br />

valori di coesione e angolo di resistenza al taglio variano in funzione dello<br />

sforzo normale efficace (σn' ) agente sulla base dei singoli conci.<br />

ån' viene definito come segue:<br />

in cui:<br />

(4)σn' = γ h cos α - γw hw (metodo di Fellenius);<br />

γ h - γw hw - C tg α/ F<br />

(4’) ån' = (altri metodi);<br />

1 + tg ϕ tg α/ F<br />

γ = peso di volume dell'ammasso roccioso;<br />

h = spessore medio del concio;<br />

γw=peso di volume dell'acqua;<br />

hw=spessore medio della colonna d'acqua nel concio;<br />

α = inclinazione della base del concio;<br />

F = coefficiente di sicurezza.<br />

I valori della coesione e dell’angolo di resistenza al taglio istantanei da<br />

impiegare nel calcolo si ricavano dalle seguenti relazioni:<br />

9


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• per ammassi rocciosi in condizioni indisturbate di qualità da buona a<br />

media per i quali sia BasicRMR(76)≥25:<br />

⎡ ⎛ 1 1<br />

2<br />

ϕi '= arctan⎢4hcos ⎜30<br />

+ arcsin<br />

⎣⎢<br />

⎝ 3 h<br />

( miσn<br />

'+<br />

σc<br />

)<br />

h = 1+ mi<br />

c<br />

16<br />

3 2 ;<br />

σ<br />

ci '= τ −σn<br />

'tanϕ<br />

i ;<br />

mi<br />

τ = σc ( cot ϕi '−cosϕi ' ) ;<br />

8<br />

3<br />

⎞ ⎤<br />

⎟ −1⎥<br />

⎠ ⎦⎥<br />

• per ammassi rocciosi in condizioni indisturbate per i quali sia<br />

BasicRMR(76)


FORMULA GEO VER.2.0<br />

δσ<br />

δσ<br />

1<br />

3<br />

= 1+<br />

a<br />

amb τ ( σ σ )<br />

δσ1<br />

= n − 3 ;<br />

δσ<br />

⎛σ3<br />

⎞<br />

⎜ ⎟<br />

⎝σ<br />

⎠<br />

c<br />

a−1<br />

Dalle formule di regressione lineare:<br />

3<br />

(caso GSI


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Il criterio di rottura di Hoek & Brown andrebbe utilizzato in teoria solo in<br />

presenza di rocce intatte o ammassi rocciosi altamente fratturati, dove<br />

l’ammasso roccioso nella sua globalità può essere considerato come un<br />

mezzo omogeneo ed isotropo. Non deve essere applicato in situazioni<br />

intermedie, dove le superfici di discontinuità presenti vadano ad influenzare<br />

il comportamento geomeccanico dell’ammasso. In questi casi problemi<br />

d'instabilità potranno aversi esclusivamente per singoli blocchi o porzioni di<br />

versante isolati dall'intersezione dei giunti di discontinuità meccanica<br />

presenti. Questo tipo di problema andrà affrontato con una procedura<br />

sostanzialmente differente (vedi 'Stabilità di cunei isolati').<br />

Risoluzione con i metodi dell'equilibrio limite<br />

<strong>Le</strong> instabilità di interi versanti o di importanti parti di versanti in roccia,<br />

avvengono per superfici circolari o subcircolari solo in presenza delle<br />

seguenti caratteristiche geostrutturali e geomeccaniche:<br />

• Pendio costituito da rocce altamente fratturate fino a cataclasate (“waste<br />

or crushed rock mass”), con comportamento a grande scala<br />

tendenzialmente simile a quello dei terreni e discontinuità non isorientate<br />

(“random”) in cui si verificano le condizioni:<br />

• basso grado di “interlocking” ovvero di intercompenetrazione<br />

e reciproco incastro dei volumi rocciosi unitari determinati<br />

dalle superfici di discontinuità<br />

• dimensioni dei volumi rocciosi unitari isolati dalle<br />

discontinuità, trascurabili nei confronti delle dimensioni del<br />

pendio. Questa situazione si verifica nei confronti dei versanti<br />

fortemente estesi in rapporto al reticolo fratturativo presente;<br />

si tratta quindi di un fenomeno che risente in maniera<br />

piuttosto evidente del decadimento delle caratteristiche di<br />

resistenza per il cosiddetto“effetto scala”. Tale fenomeno<br />

contraddistingue i cosiddetti “sackung” (“Deep Seated Mass<br />

Rock Creep”) che consistono in frane di versante di grosse<br />

dimensioni.<br />

• Pendio costituito da rocce con una o più famiglie di superfici di<br />

discontinuità geostrutturale-geomeccanica disposte sfavorevolmente alla<br />

giacitura del pendio o con direzione prossima alla stessa. <strong>Le</strong> superfici di<br />

12


FORMULA GEO VER.2.0<br />

discontinuità geostrutturale-geomeccanica possono essere di origine<br />

singenetica, tettonica o metamorfica ( o post-tettonica o postmetamorfica)<br />

e possono essere inclinate in qualsiasi modo rispetto al<br />

pendio purché la loro direzione sia prossima allo stesso (± 20° da “Rock<br />

Slope Engineering”) ovvero le superfici siano “cinematicamente<br />

ammissibili”. E’ il caso prevalentemente considerato nella presente<br />

trattazione.<br />

• Pendio costituito da rocce tenere e/o suoli molto compatti e<br />

sovraconsolidati dove il comportamento complessivo a grande scala è<br />

quello rispettivamente di un mezzo omogeneo isotropo continuo e dei<br />

terreni.<br />

• Pendio costituito da rocce completamente alterate dai fenomeni di<br />

“weathering” dove il comportamento è quello dei terreni.<br />

Fig. 1 Scivolamento subcircolare in roccia fratturata con discontinuità non<br />

isorientate (“random”)<br />

Superfici di rottura subcircolari possono verificarsi in tutti i casi in cui esiste<br />

una combinazione delle precedenti quattro tipologie di caratteristiche<br />

geostrutturali e geomeccaniche.<br />

Con riferimento alla classificazione proposta da Aydan et Alii, che classifica<br />

la tipologia di rottura nei versanti in roccia essenzialmente sui criteri di<br />

classificazione di tipo C [Froldi], ovvero determinati dalle strutture o<br />

insieme di strutture coinvolte nella rottura, questi fenomeni rientrano nella<br />

classe II della Fig. 2. In particolare modo essi combinano taglio lungo la<br />

matrice rocciosa e scivolamento lungo le discontinuità preesistenti.<br />

13


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Fig. 2 Classificazione di Aydan et Alii di rottura su pendii in roccia<br />

Questa eventualità è individuata anche da Jaeger che suggerisce il caso<br />

particolare di un pendio con discontinuità a franappoggio con diverse<br />

possibili superfici di rottura (vedi Fig. 3);<br />

14


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Fig. 3 Possibilità di rottura su roccia e discontinuità secondo Jaeger<br />

a titolo di esempio eclatante e internazionalmente riconosciuto riporta la<br />

frana del Vajont (vedi Fig. 4).<br />

Fig. 4 Frana del Vajont (9 Ottobre 1963)<br />

Di seguito sono illustrati alcuni esempi di pendii in roccia con potenziale<br />

formazione di superfici di rottura circolari o subcircolari in base alle relative<br />

caratteristiche geostrutturali e geomeccaniche.<br />

Nb. : In tutti i casi le discontinuità devono risultare con direzione prossima<br />

(± 20°) a quella del pendio; qualora posseggano discontinuità con<br />

15


FORMULA GEO VER.2.0<br />

immersione reggipoggio di elevata inclinazione, le superfici di potenziale<br />

scivolamento non devono ricalcare dette discontinuità nella parte alta del<br />

pendio ovvero le analisi all’equilibrio limite a conci non contemplano<br />

superfici a tetto con conseguenti stati di sforzo a trazione.<br />

1. Pendio con una sola famiglia di discontinuità immergente a<br />

contropoggio<br />

2. Pendio con una sola famiglia di discontinuità immergente a debole<br />

franappoggio (in caso di pronunciato franappoggio prevale lo<br />

scivolamento planare “plane failure”<br />

3. Pendio con una sola famiglia di discontinuità immersa a reggipoggio<br />

4. Pendio con due o più famiglie di discontinuità in combinazioni di<br />

assetti geostrutturali variabili<br />

5. Pendio con due o più famiglie di discontinuità con giaciture<br />

orizzontali e verticali<br />

6. Pendio con una o più famiglie di discontinuità e con contatto<br />

formazionali, stratigrafici e/o tettonici particolari.<br />

Metodo di Fellenius.<br />

Con il metodo di Fellenius si pone la condizione che le forze agenti sulle<br />

superfici di separazione dei conci siano orientate parallelamente alla base<br />

dei conci stessi. Viene inoltre ipotizzato che la superficie potenziale di<br />

scivolamento sia circolare.<br />

Posto:<br />

(5) Ni=Wconcio(i) cos αi;<br />

con<br />

Wconcio(i)=peso del volume di terra compreso nel concio i-esimo;<br />

αi=inclinazione della base del concio i-esimo;<br />

Ni=componente normale alla base del concio di Wconcio(i).<br />

Imponendo l’equilibrio dei momenti rispetto al centro della superficie<br />

circolare di scivolamento potenziale del pendio, si può scrivere:<br />

(6) ΣR sen αi Wconcio(i)=ΣR Ti;<br />

16


FORMULA GEO VER.2.0<br />

in cui il prodotto R sen αi rappresenta il braccio di Wconcio(i).<br />

Sostituendo nella (6) a Ti la sua espressione, data dalla (4), si ottiene infine:<br />

(7)Fsic = ΣCi Lconcio(i)+Ni tg ϕi) / Σ sen αi Wconcio(i);<br />

con<br />

Ci=coesione agente lungo la base del concio i;<br />

Lconcio(i)=lunghezza della base del concio i;<br />

ϕi=angolo d’attrito agente lungo la base del concio i;<br />

Introducendo nella (7) il contributo dovuto alla presenza di falda idrica si<br />

ottiene:<br />

(8) Fsic = Σ[Ci Lconcio(i) + (Ni-hfalda(i) Lconcio(i))tg ϕi] / ΣWconcio(i)<br />

sen αi ;<br />

in cui:<br />

hfalda(i)=altezza della falda rispetto alla base del concio i;<br />

Il metodo di Fellenius conduce generalmente a sottostime di Fsic rispetto a<br />

metodi più rigorosi. L’errore è comunque a favore della sicurezza.<br />

Metodo di risoluzione di Bishop (semplificato).<br />

Con il metodo di Bishop semplificato si pone la condizione che le forze<br />

verticali agenti sulle superfici di separazione dei conci siano trascurabili. Di<br />

conseguenzai singoli conci interagiscono fra di loro solo attraverso forze<br />

orientate lungo l'orizzontale.<br />

Viene inoltre supposto che la superficie potenziale di scivolamento sia<br />

circolare.<br />

La resistenza al taglio massima disponibile lungo la superficie potenziale<br />

di rottura è data, per ogni concio da:<br />

(9) T i max = X i / (1 + Y i / F s );<br />

17


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con X i = ( c + (g x h - g w x h w ) x tg ϕ) x dx / cos α<br />

con g w = peso di volume dell'acqua;<br />

h w = altezza dell'acqua sulla base del concio;<br />

dx = lunghezza del concio lungo l'orizzontale;<br />

α = inclinazione del concio sull'orizzontale.<br />

Y i = tg α x tg ϕ<br />

La resistenza al taglio mobilitabile lungo il piano di taglio è per ogni concio<br />

data da:<br />

con Z i = g x h x dx x sen α<br />

(10) T i mob = Z i<br />

Il coefficiente di sicurezza del pendio viene, sulla base della (1), espresso<br />

come segue:<br />

(11) F s = ∑(i=1-n) T i max / ∑(i=1-n)T i mob<br />

Si noti che il coefficiente di sicurezza Fs, che è la grandezza da<br />

determinare, viene a comparire anche al numeratore della (11) attraverso<br />

l'espressione della T max (equazione (9)). Di conseguenza non sarà<br />

possibile la risoluzione diretta della (11).<br />

La procedura da adottare in questo caso dovrà essere di tipo iterativo, fino<br />

all'ottenimento della convergenza su un valore praticamente costante di Fs.<br />

Questi sono i passi da seguire:<br />

1. si introduce un valore iniziale di Fs (per es. 1) e si risolve la (11);<br />

2. il nuovo valore di Fs (Fs') ottenuto viene confrontato col valore di<br />

partenza;<br />

18


FORMULA GEO VER.2.0<br />

3. se la differenza supera un limite prefissato ( es. Fs'-Fs>0.001), si<br />

ritorna al passo a), inserendo nella (11), al posto del valore di<br />

partenza di Fs, il nuovo valore calcolato;<br />

4. se la differenza rimane contenuta nel limite indicato, l'elaborazione va<br />

interrotta: il coefficiente di sicurezza cercato è Fs'.<br />

Generalmente il procedimento richiede dalle quattro alle otto iterazioni per<br />

convergere.<br />

Il metodo di Bishop richiede che siano, per tutti i conci, rispettate le due<br />

seguenti condizioni:<br />

• s' = (g x h - g w x h w - c x tg α / Fs)/(1+Y / Fs) > 0<br />

con s' = pressione normale agente sulla base del concio;<br />

• cos α x (1 + Y/Fs) > 0.2.<br />

In caso contrario il metodo può condurre a valori del coefficiente di<br />

sicurezza non realistici.<br />

Il metodo va applicato preferibilmente su versanti costituiti da terreni<br />

omogenei, dal punto di vista litologico e delle caratteristiche<br />

geomeccaniche, o, al limite, su terreni in cui la stratificazione non porti a<br />

contatto litologie a comportamento meccanico significativamente diverso ;<br />

se ne sconsiglia l'uso anche in presenza di terreni fortemente<br />

sovraconsolidati.<br />

Confrontando il metodo di Bishop semplificato con la sua versione<br />

completa, si ottengono differenze massime nei valori dei coefficienti di<br />

sicurezza non superiori all'uno percento. Rispetto ad altri metodi più<br />

rigorosi, come il Morgenstern-Price, lo scarto non supera il 5%, tranne nel<br />

caso, di scarso interesse pratico, in cui sia Fs


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Nel metodo di Janbu semplificato si pone la condizione che le forze<br />

verticali agenti sulle superfici di separazione dei conci siano trascurabili. Di<br />

conseguenza i singoli conci interagiscono fra di loro solo attraverso forze<br />

orientate lungo l'orizzontale.<br />

Questo metodo, a differenza di quello di Bishop, consente di verificare<br />

superfici potenziali di scivolamento di forma qualsiasi.<br />

La resistenza al taglio massima disponibile lungo la superficie potenziale<br />

di rottura è data, per ogni concio, da:<br />

(12) T i max = X i / (1+Yi/Fs);<br />

con X i = [c+(g x h-g w x h w ) x tg ϕ] x [1+(tg ϕ 2 )] x dx<br />

con g w = peso di volume dell'acqua;<br />

h w = altezza dell'acqua sulla base del concio;<br />

dx = lunghezza del concio lungo l'orizzontale;<br />

α = inclinazione del concio sull'orizzontale.<br />

Y i = tg α x tg ϕ<br />

La resistenza al taglio mobilitabile lungo il piano di taglio è per ogni concio<br />

data da:<br />

con Z i = g x h x dx x tg α<br />

(13) T i mob = Z i<br />

Il coefficiente di sicurezza del pendio viene, sulla base della (1), espresso<br />

come segue:<br />

(14)Fs = ∑(i=1-n)T i max / ∑(i=1-n)T i mob<br />

Si noti che il coefficiente di sicurezza Fs, che è la grandezza da<br />

determinare, viene a comparire anche al numeratore della (14) attraverso<br />

20


FORMULA GEO VER.2.0<br />

l'espressione della T max (equazione (12)). Di conseguenza non sarà<br />

possibile la risoluzione diretta della (14).<br />

La procedura da adottare in questo caso dovrà essere di tipo iterativo,come<br />

nel caso del metodo di Bishop, fino all'ottenimento della convergenza su un<br />

valore praticamente costante di Fs.<br />

Questi sono i passi da seguire:<br />

1. si introduce un valore iniziale di Fs (per es. 1) e si risolve la (14);<br />

2. il nuovo valore di Fs (Fs') ottenuto viene confrontato col valore di<br />

partenza;<br />

3. se la differenza supera un limite prefissato ( es. Fs'-Fs>0.001), si<br />

ritorna al passo a), inserendo nella (7), al posto del valore di partenza<br />

di Fs, il nuovo valore calcolato;<br />

4. se la differenza rimane contenuta nel limite indicato, l'elaborazione va<br />

interrotta: il coefficiente di sicurezza cercato è Fs'.<br />

Generalmente il procedimento richiede dalle quattro alle otto iterazioni per<br />

convergere.<br />

Il metodo va applicato preferibilmente su versanti costituiti da terreni<br />

eterogenei, dal punto di vista litologico e delle caratteristiche<br />

geomeccaniche. In questi casi infatti la superficie potenziale di rottura avrà<br />

probabilmente forma irregolare, lontana dalla circolarità.<br />

Il metodo di Janbu può condurre, rispetto ad altri metodi più rigorosi, come<br />

il Morgenstern-Price, a scarti non trascurabili, soprattutto in presenza di<br />

superfici potenziali di rottura profonde o in presenza di forte coesione. E'<br />

quindi consigliabile l'introduzione di un fattore correttivo che minimizzi tale<br />

scarto.<br />

Janbu suggerisce per tale coefficiente la seguente forma:<br />

(15) f = 1 + K x [ d/l - 1.4 x (d/l) 2 ];<br />

con l = lunghezza del segmento retto congiungente il piede del versante<br />

con la sua estremità superiore;<br />

21


FORMULA GEO VER.2.0<br />

d = scarto massimo fra la congiungente il piede del versante e l'<br />

estremità superiore e la superficie potenziale di scivolamento,<br />

misurato lungo la perpendicolare del primo;<br />

K = costante uguale a 0.31 in terreni privi di coesione (c=0) e a<br />

0.5 per terreni coesivi (c>0).<br />

Il coefficiente di sicurezza corretto è dato quindi da:<br />

(16) Fs' = f x Fs<br />

con Fs = coefficiente di sicurezza non corretto.<br />

Il metodo di Janbu semplificato si presta inoltre meglio di altre procedure<br />

alla verifica dell’influenza di superfici di discontinuità geostrutturaligeomeccaniche<br />

sulla stabilità complessiva. <strong>Le</strong> porzioni di superficie di<br />

potenziale scivolamento appartenenti alle superfici subcircolari e/o<br />

irregolari che ricadono all’interno di un intervallo prefissato intorno ai piani<br />

di discontinuità ne assumono le relative caratteristiche di resistenza, mentre<br />

le restanti parti assumeranno le caratteristiche della massa rocciosa nel suo<br />

complesso.<br />

In pratica nel calcolo si tiene conto di ciò attraverso la seguente procedura:<br />

• s’individuano le superfici di discontinuità con valore della direzione di<br />

immersione contenute entro ± 20° rispetto alla direzione di immersione<br />

del pendio (asse della sezione) e le relative caratteristiche di:<br />

a1) distribuzione di frequenza dei valori di immersione<br />

(dip, b );<br />

a2) caratteristiche di resistenza secondo il criterio di Hoek<br />

& Brown, Mohr-Coulomb o Barton;<br />

• s’individuano le inclinazioni (a ) (valori di dip) delle basi dei conci della<br />

massa di potenziale scivolamento;<br />

• si stima l’intervallo o “cono di confidenza” (± e ), dipendente dalla<br />

distribuzione di frequenza dei valori di immersione (b ) entro il quale<br />

applicare alla base del concio le caratteristiche della discontinuità in essa<br />

compresa. L’intervallo (e ) si può determinare sulla base di:<br />

c1) un valore prefissato “a priori”<br />

c2) un valore di ampiezza della classe modale<br />

22


FORMULA GEO VER.2.0<br />

c3) altri valori di significatività statistica in base alla forma<br />

di distribuzione di frequenza del campione<br />

(“gaussiana” o non)<br />

• si attribuiscono le caratteristiche di resistenza alle basi dei conci quando<br />

la loro dip (a ) ricade (vedi Fig. 6) all’interno dell’intervallo o “cono di<br />

confidenza” (± e ) precedentemente definito ovvero quando b - e < a < b<br />

+ e. <strong>Le</strong> caratteristiche di resistenza saranno immesse secondo i parametri<br />

richiesti dal criterio di resistenza prescelto nella fase a2).<br />

Discontinuit<br />

K1<br />

b1, b2 =<br />

+ e, - e =<br />

Pendio con superficie di<br />

scivolamento circolare<br />

Profilo del pendio<br />

18°35'30"b1<br />

- e<br />

valori di immersione (dip) delle discontinuit<br />

valori di escursione del "cono di confidenza" intorno alla discontinuit<br />

Metodo di risoluzione di Spencer.<br />

Superficie circolare<br />

+ e<br />

4°02'20"<br />

4°04'02"<br />

59°02'10"b2<br />

Discontinuit<br />

K2<br />

Nel metodo di Spencer si pone la condizione che le forze d'interazione<br />

lungo le superfici di divisione dei singoli conci siano orientate<br />

parallelamente fra loro ed applicate nel punto medio della base del concio.<br />

Si tratta, nella sua espressione analitica, di un' estensione del metodo di<br />

6°27'30"<br />

6°58'08"<br />

+ e<br />

- e<br />

23


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Bishop semplificato, ed è quindi valido per superfici di scivolamento subcircolari.<br />

La forza d'interazione fra i conci applicata nel punto medio della base del<br />

concio i-esimo è data da:<br />

(17) Q i = [(c l/Fs) (Wcosα - h g w l secα) tg ϕ / Fs - Wsenα] /(cos(α-θ) m a<br />

con m a =1+ [tg ϕ tg(α-θ)] / Fs<br />

θ = angolo d'inclinazione della forza Q i rispetto all'orizzontale.<br />

Imponendo l'equilibrio dei momenti rispetto al centro dell'arco descritto<br />

dalla superficie di scivolamento si ha:<br />

con R= raggio dell'arco di cerchio.<br />

(18) ∑ Q i R cos(α-θ)=0;<br />

Imponendo l'equilibrio delle forze orizzontali e verticali si ha<br />

rispettivamente:<br />

(19) ∑ Q i cos θ=0;<br />

(20)∑ Q i sen θ=0.<br />

Con l'assunzione delle forze Q i parallele fra loro, si può anche scrivere:<br />

(21) ∑ Q i =0.<br />

Il metodo propone di calcolare due coefficienti di sicurezza: il primo (Fsm)<br />

ottenibile dalla (18), legato all'equilibrio dei momenti; il secondo (Fsf) dalla<br />

(21), legato all'equilibrio delle forze. In pratica si procede risolvendo le (18)<br />

e le (21) per un dato intervallo di valori dell'angolo teta, considerando come<br />

valore unico del coefficiente di sicurezza quello per cui si abbia Fsm=FsF.<br />

24


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Il metodo è valido per superfici di scivolamento circolari e quindi presenta<br />

le stesse limitazioni di applicabilità del metodo di Bishop semplificato.<br />

Applicazione della rottura progressiva a superfici di scivolamento in<br />

roccia.<br />

Molto frequentemente se non sempre il collasso di un versante o di un fronte<br />

di scavo in roccia avviene per il fenomeno della rottura progressiva; alla<br />

rottura delle parti più sollecitate, le cui caratteristiche di resistenza<br />

precipitano verso termini residui, segue infatti la ridistribuzione delle<br />

tensioni in eccesso con conseguente crisi di porzioni sempre maggiori che<br />

conducono al collasso globale.<br />

Di tale effetto, difficilmente implementabile in un codice di calcolo<br />

automatico basato sull’equilibrio limite, se ne può tenere in conto attraverso<br />

due approcci:<br />

a) con l’attribuzione dei parametri residui ai conci con coefficiente di<br />

sicurezza FS(n) < 1<br />

b) considerando la cessione degli esuberi di forze agenti sulla base di<br />

conci con FS(n) < 1 ai conci limitrofi.<br />

La prima procedure appare più semplice e percorribile.<br />

Secondo questa metodologia e considerando il metodo di Bishop<br />

semplificato si può procedere attraverso le seguenti fasi:<br />

1) si determina il valore di FS globale<br />

2) si stimano i valori di FS(n) relativi ai singoli conci<br />

3) s’individuano i conci a rottura per scivolamento (dove cioè FS(n)


FORMULA GEO VER.2.0<br />

2) fase di inizio rottura (d, e)<br />

3) fase di propagazione della rottura (f)<br />

Fig.1 - Curva sforzi-deformazioni caratteristica.<br />

Tale comportamento, tipico di un campione di roccia intatta, può in realtà<br />

differire notevolmente nella pratica nel caso di un ammasso roccioso<br />

fratturato sottoposto a un tensore di sforzi non monoassiale.<br />

Esemplificativamente, con riferimento alla Fig. 2, si possono distinguere tre<br />

tipologie di comportamenti tipo:<br />

a) elastico-fragile (brittle)<br />

26


FORMULA GEO VER.2.0<br />

b) elastico perfettamente plastico (ductile)<br />

c) elastico-plastico con incrudimento (ductile-strain hardening)<br />

Fig.2 - Tipologie di comportamenti.<br />

27


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Il comportamento elastico-plastico con rammolimento può essere<br />

considerato un sottotipo dei casi a) e b).<br />

Nella figura 2 i tre comportamenti sforzi-deformazioni differiscono a causa<br />

della diversa tensione di confinamento (s3) applicata: al crescere di questa<br />

si ha una migrazione dal tipo a) al tipo c).<br />

In generale si possono quindi individuare tre livelli di resistenza, che con<br />

riferimento al tipo elastico-fragile della Fig. 3 [Brady & Brown],<br />

corrispondono ai punti A, B, C:<br />

A = sforzo di “snervamento” (yield strength)<br />

B = sforzo di picco (peak strength)<br />

C = sforzo residuo (residual strength).<br />

Fig.3 - Livelli di resistenza sulla curva intrinseca.<br />

Il comportamento di tipo b) è di fatto considerato in tutti i metodi di calcolo<br />

all’equilibrio limite di stabilità di versanti; infatti in esso la resistenza di<br />

picco coincide con quella residua.<br />

Il comportamento di tipo a) elastico-fragile è proprio delle rocce; esse<br />

possono avere comportamento di tipo b) solo se fortemente fratturate o<br />

alterate.<br />

In generale comunque è lecito aspettarsi, nel caso degli ammassi rocciosi,<br />

una caduta di resistenza connessa al superamento della resistenza di picco.<br />

Detta caduta di resistenza sarà funzione di:<br />

a) stato fratturativo dell’ammasso<br />

b) tensione di confinamento nel campo degli sforzi.<br />

Qualora si applicasse il criterio di rottura di Hoek & Brown si possono<br />

allora utilizzare come parametri residui quelli ottenuti dalla formulazione<br />

28


FORMULA GEO VER.2.0<br />

empirica di Priest & Brown che definisce i valori di m,s in funzione del<br />

parametro RMR.<br />

Calcolo dell'influenza di carichi esterni e di opere di sostegno sulla<br />

stabilità del versante.<br />

Sovraccarichi esterni.<br />

Con Sn indichiamo la componente normale al piano potenziale di taglio<br />

della somma delle forze applicate sulla superficie della base del concio da<br />

sovraccarichi esterni (Si). La sua espressione è la seguente:<br />

(23) S n = S i x(sen β x cos α + cos β x sin α);<br />

con<br />

α=inclinazione della base del concio.<br />

β=inclinazione dei sovraccarichi rispetto all'orizzontale, crescente in senso<br />

antiorario.<br />

La grandezza S n va sommata, nell'equazioni dei metodi di calcolo visti in<br />

precedenza, alla componente della forza normale N dovuta al peso del<br />

concio i (vedi eq.4)<br />

Con St indichiamo la componente tangenziale al piano potenziale di taglio<br />

della somma delle forze applicate sulla superficie del concio da<br />

sovraccarichi esterni (Si). La sua espressione è la seguente:<br />

(24) S t = S i x (cos β x cos α - sen β x sen α);<br />

La grandezza St va sommata alla componente della forza tangenziale T<br />

dovuta al peso del concio (vedi eq.4).<br />

L'effetto di un sovraccarico sul pendio è quindi duplice: si ha una variazione<br />

positiva o negativa (a seconda dell'inclinazione del sovraccarico rispetto alla<br />

superficie potenziale di rottura ) sia delle forze normali sia di quelle<br />

tangenziali, con conseguente modifica dei valori della resistenza al taglio<br />

massima e di quella mobilitata.<br />

29


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Sollecitazioni sismiche.<br />

L'analisi dell'influenza delle sollecitazioni sismiche sulla stabilità globale di<br />

un versante può essere condotta attraverso due approcci differenti:<br />

• si può introdurre la semplificazione che il sisma agisca come un sistema<br />

di forze sul pendio di intensità e verso costante per tutta la durata<br />

dell'evento sismico (metodo pseudostatico);<br />

• si può introdurre nel calcolo un sistema di forze che tenga conto delle<br />

variazioni di verso ed intensità della sollecitazione sismica durante<br />

l'evento (metodo dinamico).<br />

La seconda procedura (metodo dinamico), pur conducendo a valutazioni più<br />

realistiche,richiede la conoscenza o la simulazione di un accelerogramma di<br />

riferimento, che fornisca per ogni istante dell'evento sismico l'andamento<br />

delle accelerazioni subite dal pendio. Questo dati non sono però di facile<br />

acquisizione, fatto che limita in pratica l'utlizzo di questo approccio.<br />

Il programma utilizza il metodo pseudostatico, metodo meno preciso di<br />

quello dinamico (fornisce in genere stime a favore della sicurezza della<br />

stabilità globale), ma che presenta il vantaggio di essere di facile<br />

applicazione. Gli unici dati richiesti in questo caso sono la accelerazione<br />

massima orizzontale e, eventualmente, verticale subita dal versante durante<br />

il sisma.<br />

Il valore di Ago (accelerazione massima orizzontale), in mancanza di<br />

valutazioni migliori può essere scelto fra quelli proposti dalle Norme<br />

tecniche per le costruzioni in zona sismica del GNDT:<br />

• Ago=0.15 in zone con grado di sismicità uguale a 6;<br />

• Ago=0.25 in zone con grado di sismicità uguale a 9 (ex II categoria);<br />

• Ago=0.35 in zone con grado di sismicità uguale a 12 (ex I categoria);<br />

oppure fra quelli indicati dalla Normativa vigente:<br />

• Ago=0.04 in zone con grado di sismicità uguale a 6;<br />

30


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• Ago=0.07 in zone con grado di sismicità uguale a 9 (ex II categoria);<br />

• Ago=0.10 in zone con grado di sismicità uguale a 12 (ex I categoria);<br />

Per il parametro Agv (accelerazione massima verticale) una stima può<br />

essere fatta applicando la relazione proposta da Tezcan et Alii(1971):<br />

Agv = f x Ago;<br />

con f=fattore di trasformazione variabile da 0,5 a 0,67.<br />

Si tenga presente comunque che la Normativa vigente propone, in<br />

condizioni normali, di trascurare Agv.<br />

Il programma applica il metodo pseudostatico alla stabilità attraverso due<br />

procedure differenti: il criterio delle forze orizzontali e quello di Binnie.<br />

• Criterio delle forze orizzontali:<br />

Una valutazione dell'effetto di un sisma sulla stabilità di un versante può<br />

essere fatta, supponendo che, durante l'intervallo di tempo in cui si ha la<br />

manifestazione dell'evento sismico, su ogni singolo concio venga applicata<br />

una forza orizzontale, diretta verso l'esterno, di modulo uguale a:<br />

(25)Fsisma = Ago x Pc;<br />

con<br />

Ago = accelerazione sismica orizzontale max;<br />

Pc = peso del concio.<br />

Se con Ssisma indichiamo la sollecitazione sismica applicata al concio iesimo:<br />

con<br />

Vc=volume del concio;<br />

(25') Ssisma= Ag x Vc x y;<br />

31


FORMULA GEO VER.2.0<br />

y=peso di volume medio del terreno costituente il concio;<br />

le componenti normali e tangenziali di questa forza saranno date<br />

rispettivamente da:<br />

(26a)Sn = - Ssisma sen(alfa);<br />

(26b)St = Ssisma cos(alfa).<br />

con alfa=inclinazione della base del concio rispetto all'orizzontale.<br />

La sollecitazione sismica conduce quindi da una parte alla diminuzione<br />

delle forze normali applicate sulla base del concio, dall'altra porta ad un<br />

aumento delle forze tangenziali sulla base stessa. L'effetto complessivo è<br />

quello quindi di abbassare il valore del coefficiente di sicurezza. Questo<br />

criterio non è applicabile a pendii con superfici di scivolamento potenziali<br />

molto profonde, poichè in questo caso si avrebbe una sovrastima eccessiva<br />

delle forze agenti, con un conseguente abbassamento sproporzionato del<br />

coefficiente di sicurezza.<br />

• Criterio di Binnie.<br />

Secondo questo criterio l'azione delle forze sismiche può essere simulata,<br />

effettuando la verifica sul pendio ruotato di un angolo dato dalla relazione:<br />

(27a) θ = arctg [Ago/(1+Agv)].<br />

In pratica viene aumentata l'inclinazione media del versante, con<br />

conseguente abbassamento del coefficiente di sicurezza.<br />

Nel metodo si propone inoltre di moltiplicare il peso dei singoli conci per un<br />

fattore correttivo dato da:<br />

(27b) fc = √ [ ( 1 + Agv )² + Ago² ].<br />

Il criterio può essere applicato a pendii con superficie potenziale di<br />

scivolamento qualsiasi, ma può condurre ad errori, soprattutto per valori<br />

elevati di Ago e Agv, nel caso sia presente la falda.<br />

32


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Tiranti.<br />

La tirantatura di un versante potenzialmente instabile cerca di conseguire il<br />

duplice obiettivo di introdurre forze tangenziali (St) che si oppongano a<br />

quelli instabilizzanti dovuti alla forza di gravità (diminuzione di T nell'eq.4)<br />

e di aumentare lei forze normali (Sn) agenti sulla base del concio<br />

(incremento di N nell'eq.4).<br />

(28) S n = S i x (sen β x cos α + cos β x sin α);<br />

(29) S t = S i x (cos β x cos α - sen β x sen α);<br />

con<br />

alfa=inclinazione della base del concio i-esimo;<br />

b=180°-i, con i=inclinazione del tirante rispetto all'orizzontale contato in<br />

senso orario;<br />

Si=carico d'esercizio del tirante.<br />

La presenza dell’elemento strutturale lineare metallico (tirante o chiodo)<br />

agisce inoltre come sezione resistente al taglio puro lungo la superficie di<br />

potenziale rottura; in tal caso, allo scopo di rappresentare lo sforzo resistente<br />

di taglio puro offerto dall’elemento resistente, d’ora in poi chiamato<br />

“chiodo”, è possibile introdurre un incremento di resistenza (Td)<br />

nell’ammasso roccioso dovuto al cosiddetto “effetto Dowel” (in italiano<br />

“effetto tassellatura o incavicchiatura”).<br />

I presupposti perchè si sviluppi l’ ”effetto Dowel” sono:<br />

a) elementi di rinforzo passivi ovvero non tesati<br />

b) sufficiente rigidezza e resistenza dell’ammasso roccioso al contorno<br />

dell’insieme cementazione-chiodo.<br />

Secondo Bjurstrom questo effetto dipende da tre parametri dell’insieme<br />

roccia al contorno-cementazione-chiodo:<br />

1. il diametro del chiodo (o barra) (˘ b o db)<br />

33


FORMULA GEO VER.2.0<br />

( s · )<br />

2<br />

Td = db · 0,<br />

67 · s sc<br />

dove i parametri sono espressi in:<br />

db [m]<br />

sc [MPa]<br />

ss [MPa]<br />

In termini di incremento di coesione dovuto all’ “effetto Dowel” - Cd =<br />

coesione dovuta all’ “ effetto Dowel” – si ha:<br />

C<br />

2. la resistenza a compressione monoassiale minore tra quella<br />

dell’anello di cementazione nel foro e quella dell’ammasso roccioso<br />

al contorno (s c)<br />

3. la resistenza allo snervamento del chiodo (o barra) (ss)<br />

Il contributo allo forza resistente così offerto da ciascun chiodo è pari a :<br />

d<br />

n · Td<br />

=<br />

s<br />

T = 0 67d 2<br />

, σ σ [MPa * m 2 ] ;<br />

d b s c<br />

C<br />

d<br />

nTd<br />

= [MPa];<br />

s<br />

dove :<br />

n = numero di chiodi che interessa la superficie di scivolamento<br />

s = sviluppo della superficie di scivolamento considerata<br />

Per inserire l’incremento di resistenza così espresso nelle verifiche di<br />

stabilità in roccia occorre calcolare i parametri ni e si relativi alla base di<br />

ciascun i-esimo concio e conseguentemente stimare la componente di<br />

resistenza (coesione = Cd-i-esimo ) per “effetto Dowel” di ciascuno di essi da<br />

sommarsi alla coesione dell’ammasso roccioso naturale.<br />

Nel posizionare e dimensionare i tiranti va infine tenuto presente che:<br />

• il bulbo d'ancoraggio deve trovarsi ad una profondità superiore a quella<br />

della superficie potenziale di scivolamento, per poter esercitare la sua<br />

azione stabilizzante;<br />

• l'inclinazione ottimale del tirante può essere valuta con la relazione :<br />

(30) iottimale = tan phi/Fs<br />

34


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con<br />

phi=angolo di resistenza al taglio del terreno;<br />

Fs=coefficiente di sicurezza da raggiungere con l'intervento.<br />

35


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Reticolo di micropali.<br />

La stabilizzazione di un versante può essere ottenuta anche attraverso la<br />

messa in opera di un reticolo di pali di piccolo diametro (micropali).<br />

L'effetto che si cerca di ottenere in questo caso è di incrementare la<br />

resistenza al taglio mobilitabile lungo la superficie di scivolamento,<br />

creando un complesso pali-terreno che si comporti come un insieme<br />

omogeno, rispetto ale sollecitazioni a cui è sottoposto il pendio. Questa<br />

azione di armatura del pendio può essere introdotta nel calcolo, supponendo<br />

un incremento virtuale della resistenza meccanica del terreno costituente il<br />

versante.<br />

Supponendo, a favore della sicurezza, che l'angolo di resistenza al taglio del<br />

terreno rimanga invariato, si può esprimere il miglioramento delle<br />

caratteristiche meccaniche del pendio incrementando il parametro coesione.<br />

La procedura è descritta di seguito.<br />

• Si calcola l'area resistente equivalente del micropalo singolo attraverso<br />

la relazione:<br />

(31) Ae = Acls + 15 x Aacciaio;<br />

con<br />

Acls=area trasversale del micropalo;<br />

Aacciaio=area dell'armatura d'acciaio.<br />

• Si valuta l'incremento della superficie potenziale di scivolamento con la<br />

formula:<br />

(32) DS=Co x Nm x Ae;<br />

in cui<br />

Co=Coefficiente di omogenizzazione palo-terreno dato da:<br />

(33) Co=Ep/Et;<br />

dove:<br />

Ep=modulo di elasticità del calcestruzzo;<br />

36


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Et=modulo di deformazione media del terreno;<br />

Nm=numero di file di micropali per metro verticale.<br />

• Si determina l'incremento della coesione lungo la superficie potenziale<br />

di scivolamento con la relazione:<br />

(34) Dc = (ci + Smi x tan phii) x DS / ∑ li<br />

dove:<br />

ci=coesione media del concio i-esimo;<br />

phii=angolo di resistenza al taglio media nel concio i-esimo;<br />

Smi=pressione efficace media agente sulla base del concio i-esimo<br />

∑li=sommatoria delle lunghezze delle basi dei singoli conci.<br />

• Si stima infine coesione virtuale per ogni concio, da usare nella verifica<br />

di stabilità, con la relazione:<br />

(35) Cv = Ci + DC.<br />

Come nel caso dei tiranti è evidente che il reticolo di micropali per svolgere<br />

un'azione stabilizzante deve andare ad appoggiarsi ad una profondità<br />

superiore a quella della superficie potenziale di scivolamento.<br />

Muri e gabbionate.<br />

Opere di stabilizzazione superficiali, come muri e gabbionate, vanno<br />

considerati , nella verifica di stabilità del pendio, sia per il loro effetto come<br />

sovraccarichi verticali sia per l'azione di contenimento che esercitano sul<br />

terreno a monte . I due effetti vanno calcolati come segue:<br />

• il sovraccarico verticale è dato dalla somma del peso dell'opera, muro o<br />

gabbionata, e della componente verticale della spinta delle terre a tergo<br />

dell'opera stessa;<br />

• l'azione di contenimento va posta uguale alla componente orizzontale<br />

della spinta delle terre.<br />

37


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Va tenuto presente che quest'ultima spinta entra in azione solo per superfici<br />

potenziali di scivolamento che vadano ad intersecare la base dell'opera: per<br />

superfici più profonde il muro o la gabbionata agiscono solo come<br />

sovraccarichi, senza espletare funzione di contenimento.<br />

Nel calcolo della stabilità del pendio, l'effetto delle due spinte è quello di<br />

modificare le forze tangenziali (St) e normali (Sn) agenti sulla base del<br />

concio. Numericamente questo può essere espresso dalle relazioni (23) e<br />

(24), modificate come segue:<br />

• nel caso l'opera agisca come sovraccarico verticale (b=90°):<br />

(36) Sn = Sv x cos α ;<br />

(37) St = Sv x sin α;<br />

con<br />

Sv=modulo del sovraccarico verticale;<br />

α=inclinazione della base del concio.<br />

• nel caso invece l'opera svolga azione di contenimento (b=0°):<br />

Palificate.<br />

(38) Sn = So x sin α;<br />

(39) St = So x cos α;<br />

con<br />

So=modulo della spinta orizzontale delle terre.<br />

Palificate con pali di grosso diametro che resistano a forze orizzontali<br />

possono essere impiegati nella stabilizzazione di pendii. L'azione di<br />

contenimento della palificata può essere calcolata considerando prima<br />

l'effetto del palo singolo e quindi del gruppo di pali.<br />

38


FORMULA GEO VER.2.0<br />

1. Pali singoli<br />

Verrà presa in considerazione la teoria di Broms(1964) applicata a pali<br />

rigidi a testa incastrata, distinguendo fra pali fondati in terreni coesivi e pali<br />

fondati in terreni incoerenti.<br />

• Terreni coesivi.<br />

La resistenza laterale è data da:<br />

(40)Rlat=9 Cu Dpalo (Lpalo - 1.5 Dpalo);<br />

con<br />

Cu=coesione non drenata del terreno;<br />

Dpalo=diametro o lato medio del palo;<br />

Lpalo=lunghezza del palo.<br />

La reazione del terreno ha quindi un andamento di tipo rettangolare, cioè<br />

costante con la profondità:<br />

• Terreni incoerenti.<br />

(41)Rz=9 Cu Dpalo.<br />

In questo caso la (40) va riscritta come segue:<br />

con<br />

γ = peso di volume del terreno ;<br />

Kp=(1 + sen ϕ)/(1 - sen ϕ).<br />

(42) Rlat=1.5 γ Lpalo 2 Dpalo Kp;<br />

La reazione del terreno ha qui un andamento di tipo triangolare, cioè<br />

crescente linearmente con la profondità:<br />

39


FORMULA GEO VER.2.0<br />

2. Portanza della palificata.<br />

(43) Rz=3 γ Lpalo Dpalo Kp.<br />

Come nel caso di una palificata soggetta a carichi verticali, anche per gruppi<br />

di pali sottoposti a sollecitazioni orizzontali va definito il concetto di<br />

efficienza del gruppo.<br />

Viene definita efficienza di una palificata soggetta a carichi orizzontali il<br />

rapporto fra la portanza laterale complessiva del gruppo e la somma delle<br />

portanze laterali dei singoli pali . In pali fondati in terreni incoerenti<br />

l’efficienza spesso è prossima all’unità, in pali in terreni coesivi<br />

generalmente è inferiore.<br />

Si consiglia in generale di utilizzare come portanza laterale del gruppo di<br />

pali il minore fra questi due valori:<br />

1. la somma delle portanze laterali dei singoli pali;<br />

2. la portanza laterale di un blocco di fondazione di larghezza uguale alla<br />

larghezza della palificata (lato della palificata perpendicolare alla<br />

direzione di carico) e di spessore corrispondente alla lunghezza dei pali,<br />

cioé:<br />

• Terreni coesivi:<br />

(44)Rpalificata=9 Cu Lpalo(Lpalificata-Cr);<br />

con<br />

Lpalificata=larghezza della palificata;<br />

Cr=il minore fra i valori (1.5Dpalo)e (0.1Lpalo).<br />

• Terreni incoerenti:<br />

(45) Rpalificata=1.5 γ Lpalo 2 Lpalificata Kp.<br />

3. Azione di stabilizzazione della palificata.<br />

40


FORMULA GEO VER.2.0<br />

L'azione di contenimento della palificata interviene nel calcolo della stabiltà<br />

del pendio, modificando le forze normali (Sn) e tangenziali (St) agenti sulla<br />

base del concio.<br />

<strong>Le</strong> relazioni utilizzate sono quelle già viste in precedenza:<br />

Geotessili.<br />

(46) Sn = R palificata x sin a ;<br />

(47) St = -R palificata x cos a;<br />

con<br />

R palificata = portanza laterale della palificata;<br />

a = inclinazione della base del concio.<br />

La resistenza meccanica del terreno può essere migliorata con l'introduzione<br />

di rinforzi in geotessili. Il singolo rinforzo, intercettando la superficie<br />

potenziale di scivolamento, isola un cuneo di terreno a monte che, in caso<br />

d'instabilità, tende a muoversi verso l'esterno. Il geotessile si oppone a<br />

questo movimento, sviluppando lungo la superficie di contatto rocciarinforzo<br />

una forza d'attrito diretta verso l'interno del pendio. Numericamente<br />

questa forza può essere espressa nel seguente modo:<br />

(48) Fr = Cf x tg phi x Lg x sv x Lf / Fsg<br />

con<br />

Cf = coefficiente d'attrito terra-rinforzo (normalmente varibile da 0.5 a 1);<br />

phi = angolo di resistenza al taglio del terreno;<br />

Lg = larghezza del rinforzo (posto in questo caso uguale a 1 metro);<br />

sv = pressione efficace agente sul rinforzo;<br />

Lf = tratto di rinforzo compreso fra la superficie di scivolamento ed il piano<br />

campagna (tratto in cui si sviluppa la forza d'attrito);<br />

Fsg = coefficiente di sicurezza (di solito posto uguale a 1.5).<br />

41


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Anche in questo caso l'azione di contenimento della Fr, calcolata con la<br />

(48), interviene nel calcolo della stabiltà del pendio, modificando le forze<br />

normali (Sn) e tangenziali (St) agenti sulla base del concio.<br />

<strong>Le</strong> relazioni utilizzate sono quelle già viste in precedenza:<br />

(49) Sn = Fr x sin a ;<br />

(50) St = -Fr x cos a;<br />

con<br />

a = inclinazione della base del concio.<br />

Tension crack.<br />

In presenza di movimenti franosi incipienti o in evoluzione, è frequente la<br />

formazione in superficie di fratture di trazione (tension crack). Queste oltre<br />

a rappresentare vie preferenziali per l'infiltrazione delle acque superficiali<br />

nel corpo di frana, possono portare alla formazione di ristagni superficiali,<br />

agenti come sovraccarichi sul pendio.<br />

La variazione delle forze normali e tangenziali agenti sulla superficie del<br />

concio è data da:<br />

(51) Sn = yw x hw x sin a ;<br />

(52) St = yw x hw x cos a;<br />

con<br />

yw = peso di volume dell'acqua;<br />

hw = altezza dell'acqua nella tension crack;<br />

a = inclinazione della base del concio.<br />

Va ricordato anche che fratture di trazione superficiali possono formarsi in<br />

terreni coesivi per essiccazione.<br />

Effetto dell'acqua sulla stabiltà dei versanti.<br />

42


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Come è possibile constatare dall'osservazione delle formule utilizzate nei<br />

metodi dell'equilibrio limite (vedi eq. 8, 9, 12, 17), la falda viene fatta<br />

intervenire nel calcolo in due modi:<br />

• attraverso l'introduzione del carico idrostatico in diminuzione delle forze<br />

normali agenti sulla base del concio;<br />

• attraverso l'utilizzo nelle verifiche del peso di volume immerso del<br />

terreno.<br />

Attenzione.<br />

Occorre non confondere il peso di volume immerso del terreno con il peso<br />

di volume saturo.<br />

Il peso di volume saturo è dato dalla somma del peso per unità di volume<br />

dello scheletro solido del terreno e del peso dell'acqua gravitativa infiltrata<br />

nei pori beanti dello stesso.<br />

Il peso di volume immerso è uguale invece al peso di volume saturo<br />

diminuito dalla spinta di galleggiamento.<br />

Per esempio, se il peso di volume saturo del terreno è uguale a 2 t/mc ed il<br />

peso di volume dell'acqua è 1 t/mc, il peso di volume immerso del terreno<br />

sarà dato da:<br />

peso di volume saturo - peso di volume dell'acqua = 2 -1 = 1<br />

Nel caso in cui siano presenti carichi idraulici superficiali (corsi d'acqua,<br />

laghi, ristagni ecc...) la superficie del pendio, a favore della sicurezza, può<br />

essere considerata permeabile. Questo comporta che il terreno costituente il<br />

pendio venga considerato saturo e trattato come se si fosse in presenza di<br />

falda. Ciò, da un punto di vista del calcolo porta ad una parziale<br />

compensazione dell'effetto, generalmente stabilizzante (perchè di solito<br />

applicati al piede del versante) dei carichi idraulici superficiali.<br />

Metodi di analisi probabilistica della stabilità globale.<br />

Introduzione.<br />

Nella verifica di stabilità di un pendio in roccia la maggior fonte<br />

d'indeterminazione è costituita dalla caratterizzazione meccanica del<br />

43


FORMULA GEO VER.2.0<br />

terreno, in particolare dalla stima dei parametri qualità dell'ammasso<br />

roccioso (indice Q di Barton o RMR di Beniawski) e resistenza alla<br />

compressione monassiale della roccia, che sono alla base del calcolo dei<br />

parametri coesione e angolo d'attrito istantaneo della roccia.<br />

Nei metodi dell'equilibrio limite spesso i parametri geomeccanici utilizzati<br />

nel calcolo sono ricavati facendo una media ponderata fra i dati ottenuti<br />

dalle misure eseguite in situ o in laboratorio. La dispersione dei valori che si<br />

osserva in molti casi non è trascurabile, per cui la scelta delle grandezze da<br />

inserire nel calcolo può diventare problematica. In queste situazioni è<br />

preferibile far seguire la verifica condotta con un metodo deterministico,<br />

cioè con uno dei metodi dell'equilibrio limite, da un'analisi di tipo<br />

probabilistico, che fornisca un'idea dell'influenza della dispersione dei dati<br />

geomeccanici sul valore del coefficiente di sicurezza.<br />

Metodi di Montecarlo applicati alla verifica di stabilità.<br />

I metodi di Montecarlo si basano sulla generazione di numeri casuali, scelti<br />

in determinati intervalli, che godano nel complesso di proprietà statistiche.<br />

Fra le varie applicazioni possibili di tali metodi, vi è quella detta 'del<br />

campionamentò che consiste nel dedurre proprietà generali di un insieme<br />

grande, studiandone solo un sottoinsieme casuale, giudicato rappresentativo<br />

dell' insieme stesso. E' evidente che maggiori saranno le dimensioni del<br />

campione random, più rappresentative saranno le proprietà dedotte.<br />

Nel caso di applicazione del metodo alla verifica di stabilità di pendii in<br />

terra, la procedura da seguire potrebbe essere la seguente:<br />

• si genera la distribuzione delle variabili aleatorie RMR e Rc (resistenza<br />

alla compressione monassiale) misurate in situ o in laboratorio,<br />

supponendo che sia di tipo gaussiano ( cioè rappresentate da una curva a<br />

campana, con il valore centrale corrispondente al valore medio);<br />

• attraverso un generatore di numeri casuali, si crea una serie, estesa<br />

quanto si vuole, di valori numerici compresi fra 0 e 1;<br />

• si associa ad ogni valore numerico casuale della serie un valore<br />

dell'indice RMR e della Rc, rispettando la curva di distribuzione delle<br />

probabilità di queste due grandezze (facendo cioè in modo che la<br />

frequenza con cui un certo parametro viene chiamato nel calcolo sia<br />

44


FORMULA GEO VER.2.0<br />

uguale alla sua probabilità ricavata dalla curva gaussiana di probabilità<br />

del parametro stesso); in questo modo si trasforma la serie di numeri<br />

casuali generati nel punto precedente in una serie di coppie di valori di<br />

RMR e Rc;<br />

• scelto un metodo deterministico di calcolo, si esegue la verifica di<br />

stabilità con tale metodo per ogni coppia di valori di RMR e Rc ,<br />

ricavando il rispettivo coefficiente di sicurezza F s ;<br />

• si crea la curva di distribuzione della frequenza dei valori di F s ottenuti,<br />

per esempio sottoforma di istogramma, visualizzando l'andamento di tali<br />

coefficienti rispetto ad un valore di riferimento (per es. rispetto al valore<br />

di <strong>Le</strong>gge 1,3).<br />

L'aspetto del grafico della distribuzione di F s consente di valutare se la<br />

dispersione dei valori di c e ϕ misurata influisce in maniera significativa sul<br />

calcolo della stabilità del versante. Nel caso, per esempio, in cui il valore<br />

medio di F s sia maggiore di 1.3, ma una percentuale significativa delle<br />

verifiche effettuate con il metodo di Montecarlo ricada sotto tale limite, si<br />

può trarre la conclusione che la dispersione dei parametri geomeccanici sia<br />

eccessiva e non permetta di fornire una risposta precisa al problema della<br />

stabilità del versante: in questo caso si rende necessaria una migliore<br />

caratterizzazione geomeccanica dell'ammasso roccioso.<br />

Il metodo di Montecarlo può essere impiegato anche per retro-analisi di<br />

stabilità. Costruendo infatti a tentativi delle curve di distribuzione ipotetiche<br />

di RMR e Rc, si può stimare per quale intervallo di questi valori il pendio<br />

risulta stabile. Il confronto fra la distribuzione dei parametri geomeccanici<br />

ipotizzata e quella misurata permette di trarre delle conclusioni sulla<br />

stabilità globale del pendio.<br />

Il metodo di Montecarlo richiede, per consentire di ottenere delle<br />

distribuzioni di F s valide, che venga generato un numero sufficientemente<br />

elevato di coppie di parametri RMR e Rc, dalle quali ricavare il<br />

corrispondente valore di F s . Normalmente per ottenere distribuzioni stabili<br />

del coefficiente di sicurezza sono necessarie alcune centinaia di verifiche. Il<br />

raggiungimento della stabilità delle curve di distribuzione può essere<br />

valutato, applicando il metodo di Montecarlo su due insiemi di verifiche e<br />

confrontando quindi le relative distribuzioni con il test del χ 2 .<br />

45


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Metodo di Rosemblueth applicato alla verifica di stabilità.<br />

Il metodo di Rosemblueth, applicato allla verifica di stabilità di un pendio in<br />

terra, consente di ricavare il valore più probabile del coefficiente di<br />

sicurezza ( valore medio) ed un'indicazione della sua dispersione (scarto<br />

quadratico medio).<br />

Si possono utilizzare anche in questo caso come variabili casuali i parametri<br />

RMR e Rc, supponendo una loro distribuzione gaussiana simmetrica (cioè a<br />

curva a campana con i tratti di sinistra e di destra simmetrici rispetto al<br />

valore centrale).<br />

Il procedimento da seguire è il seguente:<br />

• dai dati misurati in situ o in laboratorio, si calcoli il valore medio di<br />

RMR e Rc (RMR m e Rc m ) e i rispettivi scarti quadratici medii (s rmr e<br />

s rc );<br />

• utilizzando uno dei metodi dell'equilibrio limite, si calcoli il coefficiente<br />

di sicurezza relativo alle seguenti combinazioni di parametri:<br />

1. (Rc = Rc m + s rc RMR = RMR m + s rmr )⇒ F s1<br />

2. ( Rc = Rc m + s rc RMR = RMR m - s rmr )⇒ F s2<br />

3. ( Rc = Rc m - s rc RMR = RMR m + s rmr )⇒ F s3<br />

4. ( Rc =R c m - s rc RMR = RMR m - s rmr )⇒ F s4<br />

• si calcoli quindi il valore medio di F s attraverso la relazione:<br />

(54) F m = ( F s1 +F s2 + F s3 + F s4 ) / 4;<br />

e lo scarto quadratico medio con la formula:<br />

(55) S F =0.5 x √ ( F s1 2 +Fs2 2 + Fs3 2 + Fs4 2 ).<br />

46


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Anche in questo caso il risultato può essere visto come un'indicazione<br />

dell'influenza della dispersione dei parametri geomeccanici sulla stabilità<br />

del versante: un elevato valore di S F può indicare una non sufficiente<br />

caratterizzazione geomeccanica del terreno, fatto di cui tener conto in<br />

particolar modo quando il valore di F m sia prossimo al valore di 1.3. Il<br />

coefficiente di sicurezza potrà quindi essere espresso come segue:<br />

(56) F s = F m ± S F;<br />

indicando che il coefficiente di sicurezza può variare nell'intervallo<br />

compreso fra F s = F m - S F e F s = F m + S F.<br />

Stabilità dei singoli cunei rocciosi.<br />

Verifica di un cuneo in roccia<br />

La scelta del modello di verifica da adottare nell'analisi di stabilità di un<br />

pendio roccioso dipende essenzialmente dall'assetto strutturale dell'ammasso<br />

di cui è costituito e non può prescindere da un accurato rilevamento<br />

geomeccanico del versante stesso e dal riconoscimento delle condizioni<br />

idrogeologiche che condizionano il sito.<br />

L'analisi di stabilitàin termini di fattore di sicurezza è quindi subordinata<br />

alla comprensione dei fenomeni in atto e alla quantificazione<br />

geometrica e fisica delle grandezze e delle forze in gioco, includendovi<br />

anche gli eventuali carichi idraulici, sismici, ecc. .<br />

I fenomeni di instabilità delle scarpate in roccia sono condizionati dallo<br />

assetto strutturale dell'ammasso roccioso. Il meccanismo del dissesto<br />

dipenderà quindi dal numero e dall' orientamento delle famiglie di<br />

discontinuità che interessano l'ammasso roccioso stesso.Se due piani di<br />

giunto si intersecano tra loro si puòavere, nel caso che questo sia limitato<br />

da altre due superfici libere costituite dal fronte e dalla superficie del<br />

versante, la formazione di un cuneo roccioso. Nel caso di scivolamenti<br />

lungo giunti coniugati appartenenti a famiglie diverse l' analisi della<br />

stabilitàviene condotta con il metodo dell'equilibrio limite,assumendo che<br />

47


FORMULA GEO VER.2.0<br />

la resistenza allo scorrimento sia diretta parallelamente alla direzione del<br />

movimento.<br />

La soluzione del problema richiede la definizione dei principali elementi<br />

geometrici del cuneo (angoli, aree e volumi) e della risultante delle varie<br />

forze agenti.<br />

Analisi con il test di Markland.<br />

Un'analisi di tipo speditivo della stabilità dei singoli cunei rocciosi può<br />

essere fatta utilizzando il test di Markland.<br />

Il procedimento fornisce un'indicazione qualitativa della stabilità del cuneo<br />

in funzione del suo orientamento nello spazio e della stima della resistenza<br />

al taglio mobilitabile lungo i piani di possibile scorrimento. Quest'ultima<br />

grandezza viene quantificata attraverso il parametro angolo d'attrito di picco<br />

medio delle discontinuità meccaniche (vedi paragrafo 'Scelta dei parametri<br />

di resistenza al taglio’).<br />

Il test prevede quattro situazioni possibili.<br />

1. Cuneo potenzialmente instabile.<br />

48


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Questa sistuazione si verifica per un cuneo roccioso a franapoggio meno<br />

inclinato del pendio, in cui l'angolo d'attrito medio di picco mobilitabile<br />

lungo le superfici potenziali di scorrimento sia inferiore all'inclinazione<br />

della linea d'intersezione dei piani di scorrimento.<br />

2. Cuneo stabile.<br />

49


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Questa sistuazione si verifica per un cuneo roccioso a franapoggio meno<br />

inclinato del pendio, in cui l'angolo d'attrito medio di picco mobilitabile<br />

lungo le superfici potenziali di scorrimento sia superiore all'inclinazione<br />

della linea d'intersezione dei piani di scorrimento. Si verifica ovviamente<br />

anche per cunei a reggipoggio o a franapoggio più inclinati del pendio.<br />

3. Cuneo con stabilità incerta.<br />

50


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Questa sistuazione si verifica per un cuneo roccioso a franapoggio meno<br />

inclinato del pendio, in cui l'angolo d'attrito medio di picco mobilitabile<br />

lungo le superfici potenziali di scorrimento sia circa uguale all'inclinazione<br />

della linea d'intersezione dei piani di scorrimento. In questa caso va tenuto<br />

presente che generalmente l'errore insito nella grandezza angolo di<br />

resistenza al taglio è di circa 2°, se non addirittura maggiore. Il test di<br />

Markland non permette in queste condizioni di ottenere un responso preciso<br />

sulla stabilità del cuneo, per ottenere il quale occorrerà l'impiego di metodi<br />

più precisi.<br />

51


FORMULA GEO VER.2.0<br />

4. Cuneo potenzialmente instabile per ribaltamento.<br />

Questa situazione si verifica quando il pendio ed una delle discontinuità<br />

sono subverticali con immersione circa uguale. In questo caso il valore<br />

dell'angolo di resistenza al taglio non influisce sulla stabilità, in quanto si<br />

può supporre che le due facce della superficie di ribaltamento non siano in<br />

contatto e quindi non sviluppi un'apprezzabile resistenza al taglio.<br />

Analisi con il metodo dell'equilibrio limite.<br />

52


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Il piu semplice schema di dissesto tridimensionale fa riferimento ad un<br />

cuneo di roccia a forma tetraedrica che può avere due superfici libere<br />

(caso più importante e frequente) o una sola superficie libera.Per il calcolo<br />

del fattore di sicurezza si consideri il caso di un cuneo simmetrico (con<br />

due superfici libere) soggetto soltanto alla sola azione del peso proprio.Il<br />

peso del cuneo puòessere scomposto in due componenti:<br />

T 12 agente lungo la linea di intersezione<br />

N 12 normale a tale linea<br />

Quest'ultima deve essere equilibrata da una reazione tangenziale T N e da<br />

una reazione normale N, agenti su ciascuna faccia.<br />

La reazione N determina la massima resistenza allo scorrimento<br />

mobilizzabile e il coefficiente di sicurezza potrà essere definito come<br />

segue:<br />

con:<br />

(57) Fs = [A x Tr x (N / A)] / û[ (T 12 / 2)ý + T N ý];<br />

A = area di ciascun giunto;<br />

Tr = legge di resistenza assunta (vedi paragrafo 'Scelta dei parametri<br />

di resistenza al taglio');<br />

Per L'equilibrio in direzione perpendicolare alla linea di intersezione deve<br />

aversi:<br />

con:<br />

(58) 2N x sin(i/2) + 2 x TN x cos (i/2) = N 12 = W cos (b 12 );<br />

i = angolo compreso fra i due giunti A e B;<br />

b 12 = inclinazione rispetto all'orizzontale della linea d'intersezione.<br />

Il problema risulta staticamente indeterminato per cui varie combinazioni di<br />

N e T N possono fornire coefficienti di sicurezza molto differenti tra loro.<br />

53


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Se si assume T N = 0 si ottiene il coefficiente piùelevato tra quelli possibili<br />

(metodo del cuneo rigido).<br />

Per il calcolo della stabilità del cuneo occorre in primo luogo che la<br />

giacitura dei giunti rispetto al pendio sia tale da consentire cinematismi.<br />

Occorre che il cuneo sia appoggiato sulla massa rocciosa retrostante. <strong>Le</strong><br />

normali alle facce del cuneo devono essere cioè dirette verso il basso.<br />

Il fattore di sicurezza di sicurezza può essere calcolato come segue.<br />

dove:<br />

(59) Fs = [A1 x TR1 x (N1 / A1) + A2 x TR2 x (N2 / A2)] / T 12 ;<br />

A1 = area del giunto 1<br />

A2 = area del giunto 2<br />

TR1 x (N1/A1) = resistenza disponibile lungo il giunto 1 in<br />

corrispondenza delle sollecitazioni normali N1/A1;<br />

TR2 x (N2/A1) = resistenza disponibile lungo il giunto 2 in<br />

corrispondenza delle sollecitazioni normali N2/A2;<br />

T 12 = componente del peso del cuneo agente lungo l' intersezione<br />

dei piani 1 e 2.<br />

La 3) in realtà può essere considerata valida solo nel caso in cui sia N1>0 e<br />

N2 > 0, con il cuneo che tende a scivolare lungo la linea d' intersezione dei<br />

piani 1 e 2.<br />

Nei casi in cui sia N1 > 0 e N2 < 0 oppure N1 < 0 e N2 > 0 lo scivolamento<br />

non avviene più lungo l'intersezione dei piani,ma lungo la linea di massima<br />

pendenza dei piani 1 o 2 rispettivamente.<br />

Il coefficiente di sicurezza deve essere espresso allora nei seguenti modi:<br />

(60) Fs = A1 x TR1 x (N1 / A1) / T1 (N1 > 0 e N2 < 0);<br />

con<br />

T1 = componente del peso del cuneo agente lungo la linea di<br />

massima<br />

pendenza del piano 1<br />

(61) Fs = A2 x TR2 x (N2 / A2) / T2 (N1 < 0 e N2 > 0);<br />

54


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con<br />

T2 = componente del peso del cuneo agente lungo la linea di<br />

massima pendenza del piano 2.<br />

Nell'ipotesi infine in cui si abbiano N1 < 0 e N2 < 0 (cuneo che si solleva<br />

rispetto al versante) non esiste alcuna definizione di Fs e si assume una<br />

generale instabilitàsenza quantificarla numericamente.<br />

Scelta dei parametri della resistenza al taglio.<br />

Il comportamento meccanico dei giunti di discontinuità meccanica può<br />

essere descritto con due criteri alternativi. Supponendo che il giunto<br />

abbia un comportamento meccanico globale di tipo lineare (la resistenza<br />

mobilitata cresce linearmente con gli sforzi applicati) può essere utilizzata<br />

la relazione di Mohr-Coulomb:<br />

con:<br />

(62) T = C + (s-u) x Tg ϕ;<br />

T = reistenza al taglio del giunto;<br />

s = pressione totale agente sul giunto;<br />

u = carico idraulico;<br />

ϕ = angolo di resistenza la taglio del giunto;<br />

C = coesione del giunto.<br />

L'esperienza ha peròdimostrato la non corrispondenza di questa ipotesi<br />

col comportamento reale dell'ammasso roccioso. Più indicato in questo caso<br />

è l'adozione di un criterio non lineare (la resistenza mobilitata cresce in<br />

maniera non lineare al crescere degli sforzi efficaci, con un andamento<br />

di tipo parabolico).<br />

Barton suggerisce l'adozione del seguente criterio empirico:<br />

(63) T = Pn x tg [ϕ b + JRC x Log (Pj / Pn) ];<br />

55


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con:<br />

T = resistenza la taglio del giunto;<br />

Pn = pressione normale applicata sul giunto;<br />

ϕ b = angolo di resistenza la taglio di base del giunto;<br />

JRC = coefficiente che descrive il grado di rugosità della superficie<br />

della discontinuità (Joint Roughness Coefficient);<br />

Pj = resistenza alla compressione monoassiale del giunto.<br />

Questa relazione ha il suo campo ottimale di applicabilità per valori di<br />

(Pj/Pn) compresi nell'intervallo 0.01 e 0.3., all'interno del quale ricadono la<br />

maggior parte dei casi di analisi di stabilità.<br />

56


FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />

MECCANICA DELLE ROCCE<br />

Modalità d’esecuzione del rilievo geomeccanico.<br />

Definizione del problema.<br />

Per caratterizzare un ammasso roccioso a comportamento rigido dal punto<br />

di vista meccanico è necessario eseguire una serie di operazioni che, nel loro<br />

insieme, costituiscono il rilievo geomeccanico. Nella pratica si distinguono<br />

generalmente rilievi geomeccanici speditivi, di dettaglio e di grande<br />

dettaglio. Nel primo caso vanno misurati soltanto alcuni parametri<br />

fondamentali, nel secondo tutti quelli necessari per la caratterizzazione<br />

dell'ammasso roccioso e nel terzo caso ulteriori parametri richiesti<br />

esplicitamente dalla finalità del lavoro.<br />

Di seguito vengono esposte le operazioni necessarie per un corretto rilievo<br />

geomeccanico, a partire dalla scelta dell'area su cui effettuare le misure.<br />

Tutti i dati ricavati dal rilievo andranno utilizzati per la determinazione della<br />

classe dell'ammasso roccioso studiato, al fine di individuarne<br />

qualitativamente le caratteristiche meccaniche attraverso le classificazioni<br />

tecniche di Bieniawski (1973 e successive modifiche), di Wickham (1972) e<br />

di Barton (1979).<br />

1


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Scelta dell’area di rilievo strutturale A.R.S.<br />

L'area su cui effettuare il rilievo geomeccanico deve avere specifiche<br />

caratteristiche:<br />

• la superficie sulla quale si eseguiranno le misure deve essere il più<br />

vicino possibile al sito dove verrà realizzata l'opera; se si tratta di una<br />

caratterizzazione volta all'analisi di stabilità di un versante è opportuno<br />

effettuare le misure sull'ammasso che costituisce il versante stesso; nei<br />

casi più generali, l'area scelta deve essere rappresentativa, dal punto di<br />

vista geologico e strutturale, di una zona più ampia, dove verrà realizzata<br />

l'opera;<br />

• la superficie di affioramento deve essere di almeno 50 mq;<br />

• gli affioramenti dovrebbero essere esposti (preferibilmente) almeno su<br />

due lati, così da consentire osservazioni più complete.<br />

Operazioni di rilievo.<br />

• Descrizione geologica e petrografica dell'ammasso roccioso.<br />

Andranno descritte la struttura (pieghe, faglie, eteropie), lo stato di<br />

alterazione dell'ammasso roccioso e tutto quanto può servire per un<br />

inquadramento più generale (nome formazionale, litologia, particolari<br />

strutture sedimentarie, ecc.).<br />

• Operazioni riguardanti le discontinuità<br />

Orientamento nello spazio.<br />

In funzione della complessità strutturale dell'ammasso roccioso sarà<br />

necessario effettuare un certo numero di misure di immersione e<br />

inclinazione delle famiglie di discontinuità presenti. Il numero di misure da<br />

effettuare dovrà essere in funzione del grado di fratturazione dell’ammasso<br />

2


FORMULA GEO VER.2.0<br />

e dell’estensione areale dell’affioramento. Si va quindi da poche decine di<br />

misure per situazioni strutturali semplici, in indagini di tipo speditivo, a<br />

parecchie centinaia per situazioni strutturali complesse per indagini di<br />

dettaglio.<br />

L'orientazione dei piani di discontinuità delle famiglie andrà rappresentata<br />

attraverso opportune proiezioni stereografiche (vedi capitolo successivo). E'<br />

buona norma comunque, prima di iniziare l’esecuzione del rilievo dei dati,<br />

individuare subito i maggiori sistemi di discontinuità, in base al loro<br />

orientamento generale nello spazio, e misurare quindi le giaciture dei giunti<br />

procedendo famiglia per famiglia.<br />

Misura della spaziatura.<br />

La spaziatura è la distanza media tra due discontinuità appartenenti alla<br />

stessa famiglia, misurata perpendicolarmente alle discontinuità stesse. Per<br />

misurare questo dato si dovrà predisporre un allineamento almeno dieci<br />

volte maggiore della spaziatura media stimata in prima approssimazione<br />

(comunque l'allineamento non deve essere mai inferiore ai 2 m) e contare le<br />

discontinuità della stessa famiglia che vi ricadono. Il valore medio della<br />

spaziatura sarà dato ovviamente dal rapporto S=L/n (L = lunghezza<br />

dell'allineamento e n= numero di discontinuità contate).<br />

Misura dell' intercetta.<br />

Lungo una traccia prefissata si misurano le distanze fra tutte le discontinuità<br />

che intersecano lo stendimento (appartenenti a qualsiasi famiglia). E'<br />

consigliabile effettuare misure lungo due stendimenti tra loro perpendicolari<br />

(per esempio uno orizzontale ed uno verticale). Si terrà in considerazione il<br />

valore minore fra quelli misurati.<br />

Stima della persistenza.<br />

La persistenza è l'estensione areale percentuale di una discontinuità. Se non<br />

è possibile verificare l' estensione areale, perchè l'affioramento è esposto<br />

solo lungo un lato, è sufficiente misurare la persistenza lineare, ovvero la<br />

continuità espressa in percentuale della traccia della discontinuità rispetto<br />

all'estensione dell'affioramento.<br />

3


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Per la stima della persistenza lineare media di una famiglia di discontinuità<br />

si considerano 3 classi:<br />

- PL < 50%<br />

- 50%< PL 90%<br />

Per la stima della persistenza areale (cosa possibile in presenza di almeno<br />

due superfici di affioramento contigue ed orientate in maniera differente) si<br />

distinguono ancora 3 classi:<br />

- PA < 25%<br />

- 25% < PA 80%<br />

Se la PA è < 25% la resistenza dell'ammasso roccioso dipende<br />

esclusivamente dal comportamento meccanico del materiale roccia. Sarà<br />

invece la resistenza mobilitabile lungo le superfici dei giunti a caratterizzare<br />

il comportamento meccanico di un ammasso roccioso con PA>80%.<br />

Rientrano nella classe intermedia tutte le situazioni comprese tra il 25 e 80%<br />

di PA.<br />

Lo stesso discorso è valido anche per quanto riguarda la PL, anche se in<br />

questo caso l’indicazione è meno attendibile.<br />

Stima del V.R.U. (Volume Roccioso Unitario).<br />

Bisogna indicare quali sono le dimensioni medie dei volumi rocciosi isolati<br />

dall'intersezione delle discontinuità. Per la definizione del V.R.U si può<br />

ricorrere all'indice Jv (numero di giunti per mc):<br />

dove:<br />

8<br />

V.<br />

R.<br />

U.<br />

=<br />

Jv Jv ... Jv<br />

Jv= 1/ Spaziatura famiglia 1,2…n;<br />

1<br />

2<br />

n<br />

4


FORMULA GEO VER.2.0<br />

oppure si fa una media dei volumi più rappresentativi in cui è suddiviso<br />

l'ammasso roccioso.<br />

Irregolarità delle discontinuità.<br />

Una discontinuità è caratterizzata da irregolarità a grande scala<br />

(ondulazioni) e a piccola scala (rugosità). A grande scala si fanno<br />

osservazioni qualitative (superfici planari, regolari, ondulate, seghettate), a<br />

piccola scala si è conveniente utilizzare uno Shape Tracer (pettine di<br />

Barton).<br />

I profili, ottenuti attraverso l'adattamento alle irregolarità degli aghi mobili<br />

cui è costituito lo Shape Tracer, vanno confrontati con i profili di rugosità<br />

proposti da Barton ad ognuno dei quali corrisponde un coefficiente<br />

chiamato JRC (Joint Roughness Coefficient -indice della scabrezza delle<br />

superfici dei giunti-) (10 profili tipo con coefficienti variabili da 0-20 ad<br />

intervalli di 2).<br />

5


FORMULA GEO VER.2.0<br />

In linea di principio il valore di J.R.C. potrebbe anche essere ricavato con<br />

maggior precisione applicando la relazione:<br />

dove Z è dato dalla:<br />

J. R.<br />

C.<br />

= 32.<br />

2 + 32.<br />

47Log10Z<br />

( )<br />

( )<br />

∑ +<br />

=<br />

−<br />

= Z<br />

n 1<br />

yi<br />

y<br />

2<br />

1 i<br />

n dx i 1<br />

in cui:<br />

n = Numero degli intervalli di ascissa in cui è stato diviso il profilo;<br />

dx= Ampiezza lungo l’asse x dell’intervallo;<br />

6


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Y Ordinata del profilo.<br />

Il valore di J.R.C. può essere ottenuto anche in maniera sperimentale,<br />

attraverso le prove di rotazione proposte da Barton e Choubey, 1977 (Tilt<br />

Test), utilizzando la relazione:<br />

dove:<br />

( α −ϕr<br />

)<br />

J.<br />

R.<br />

C.<br />

=<br />

⎛ J.<br />

C.<br />

S.<br />

⎞<br />

Log ⎜<br />

⎟<br />

10<br />

⎝ σn<br />

⎠<br />

α (°)= angolo di incipiente scorrimento<br />

ϕr (°)= angolo di attrito residuo<br />

σn (MPa)= sforzo normale<br />

J.C.S.(Mpa) = Joint Compressive Strength (Miller, 1965)<br />

Nella formula l'angolo d'attrito residuo ϕr(°) può essere assunto circa uguale<br />

all'angolo d'attrito di base del materiale roccia, ottenuto per scivolamento<br />

lungo superfici liscie. In alternativa, noto il valore di J.C.S. per la roccia<br />

sana e per quella alterata può essere ricavato attraverso la relazione:<br />

dove:<br />

ϕ<br />

r<br />

⎛ J.<br />

C.<br />

S.<br />

⎞ a<br />

= ϕ − + ⎜<br />

⎟<br />

b 20 20<br />

⎝ J.<br />

C.<br />

S.<br />

s ⎠<br />

ϕb = angolo d’attrito di base della roccia;<br />

J.C.S.s=J.C.S. della roccia sana;<br />

J.C.S.a=JCS della roccia alterata.<br />

L’angolo d’attrito di base della roccia è quello relativo ad un superficie della<br />

discontinuità perfettamente levigata, ed è funzione solo della tessitura e<br />

della composizione mineralogica della roccia.<br />

In tabella sono riportati alcuni valori indicativi di ϕb per varie litologie:<br />

7


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Litologia ϕb(°)<br />

Amfibolite 31<br />

Arenaria 25 - 35<br />

Basalto 31 - 38<br />

Calcare 33 - 40<br />

Conglomerato 35<br />

Dolomite 27 - 31<br />

Gesso 30<br />

Granito 23 - 39<br />

Gneiss 29 - 35<br />

Marna 27<br />

Porfirite 31<br />

Siltite 27 - 31<br />

Misura della resistenza sulle superfici.<br />

Per la valutazione della resistenza meccanica delle superfici dei giunti si<br />

utilizza il Martello di Schmidt o sclerometro, strumento costituito da un<br />

cilindro con punta rientrante, che misura la capacità del materiale di<br />

assorbire l'urto. <strong>Le</strong> superfici di discontinuità su cui appoggiare lo strumento<br />

non devono essere troppo rugose (JRC max=8). Inoltre, al di sotto del punto<br />

dove si effettua la prova non deve esserci una discontinuità entro una<br />

distanza di almeno 25 cm.<br />

L'indice del martello di Schmidt può essere correlato con la resistenza alla<br />

compressione delle superfici di discontinuità J.C.S. attraverso la relazione:<br />

Log J.<br />

C.<br />

S.(<br />

MPa)<br />

= 0.<br />

00088γr<br />

+ 1.<br />

01<br />

dove:<br />

γ(kN/mc)= Peso di volume della roccia;<br />

r= Indice del martello di Schmidt.<br />

10<br />

8


FORMULA GEO VER.2.0<br />

In alternativa si può utilizzare il seguente grafico, che tiene conto anche<br />

dell’inclinazione dello strumento rispetto all’orizzontale:<br />

9


FORMULA GEO VER.2.0<br />

10


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Vanno effettuate misure sia su giunti sani che su giunti alterati. La<br />

differenza dei valori suggerisce il grado di alterazione della roccia.<br />

E' buona norma confrontare i valori di resistenza ottenuti con queste<br />

misurazioni con quelli ricavati da prove di Point load, su campioni prelevati<br />

dall'ammasso roccioso. Per alti valori di resistenza lo sclerometro infatti non<br />

è affidabile. Si possono avere dispersioni addirittura del 50 % per valori<br />

compresi tra i 100 e i 150 MPa.<br />

Misura dell'apertura e del riempimento delle discontinuità.<br />

Questi dati servono per entrare nelle tabelle di classificazione.<br />

<strong>Le</strong> aperture si possono misurare con spessimetro o con calibro, ma è<br />

sufficiente distinguere le classi considerando i range di valori indicati nelle<br />

tabelle di classificazione (vedi parametro A4 della Classificazione di<br />

Bieniawski -che propone valori compresi tra 0 e 30 in funzione dell'apertura<br />

e del tipo di riempimento- e parametri Jr e Ja della Classificazione di<br />

Barton, valutati in modo meno soggettivo).<br />

Condizioni di umidità.<br />

La valutazione qualitativa delle condizioni di umidità che interessano<br />

l'ammasso roccioso è indispensabile per entrare nelle tabelle delle<br />

classificazioni, che assegnano coefficienti variabili a seconda delle<br />

condizioni idrauliche che caratterizzano l'ammasso roccioso stesso.<br />

Prove di punzonamento (Point Load Test).<br />

Sui campioni prelevati si possono eseguire prove di Point Load per risalire<br />

alla resistenza a compressione monoassiale della roccia. I campioni vanno<br />

sempre prelevati dall'affioramento e non da blocchi già staccati, alla base<br />

dello stesso.<br />

Per provini irregolari (che si preleveranno dal sito studiato) il programma<br />

utilizza la formula proposta da Greminger:<br />

Is ( 50)(<br />

MPa)<br />

=<br />

( )<br />

( ) 75 . 0<br />

0.<br />

138F<br />

DL<br />

11


FORMULA GEO VER.2.0<br />

dove:<br />

Is(50)(MPa)= Indice di point load già rapportato al diametro di riferimento<br />

(50 mm);<br />

D(mm)= Distanza fra le punte;<br />

L(mm)= Lunghezza del campione lungo la superficie di rottura;<br />

F(N)= Carico a rottura;<br />

La formula è valida anche per prove assiali su campioni cilindrici.<br />

Attraverso il parametro è possibile passare alla stima della resistenza alla<br />

compressione monoassiale della roccia attraverso la relazione:<br />

C 0( MPa)<br />

= 24Is(<br />

50)<br />

Rappresentazioni stereografiche delle giaciture delle discontinuità.<br />

Mentre grandezze come la spaziatura delle discontinuità, la loro apertura, i<br />

valori di JCS e JRC ecc., possono essere rappresentati con efficacia anche<br />

attraverso semplici istogrammi, le giaciture delle discontinuità richiedono<br />

per la loro visualizzazione diagrammi particolari, che forniscano<br />

un’indicazione precisa del loro orientamento nello spazio ed i rapporti<br />

spaziali fra piano e piano.<br />

<strong>Le</strong> giaciture dei piani di discontinuità vengono normalmente visualizzate<br />

attraverso proiezioni sferiche, equatoriali o polari. Tra le proiezioni più<br />

usate in questo campo si hanno:<br />

• la proiezione polare equiareale di Schmidt:<br />

viene utilizzata per la rappresentazione dei piani di discontinuità,<br />

visualizzati attraverso i loro poli, cioè attraverso l’intersezione della<br />

perpendicolare al piano con la sfera;<br />

12


FORMULA GEO VER.2.0<br />

questa rappresentazione stereografica, essendo equiareale, e quindi<br />

rispettando i rapporti fra le aree proiettate, consente di effettuare un’analisi<br />

statistica della distribuzione dei poli, per l’individuazione dei valori di<br />

giacitura più rappresentativi delle singole famiglie, corrispondenti con le<br />

zone di massimo addensamento dei poli;<br />

13


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• la proiezione equiangolare di Wulff:<br />

viene utilizzata per la visualizzazione dei piani di discontinuità più<br />

rappresentativi, individuati attraverso l’analisi statistica delle giaciture<br />

misurate in campagna; essendo una proiezione equiangolare, permette di<br />

mantenere i rapporti angolari fra i diversi piani.<br />

14


FORMULA GEO VER.2.0<br />

15


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Classificazione dell’ammasso roccioso.<br />

Introduzione.<br />

I dati ricavati dal rilievo geomeccanico vanno utilizzati per la<br />

determinazione della qualità dell'ammasso roccioso, esprimibile attraverso<br />

appositi indici, che hanno lo scopo di permettere una valutazione<br />

preliminare delle caratteristiche meccaniche dell’ammasso nel suo<br />

complesso.<br />

Diverse sono le classificazioni tecniche note in letteratura, le più importanti<br />

delle quali sono quelle di Deere (1964), Bieniawski (1973 e successive<br />

modifiche), di Wickham (1972) e di Barton (1979). Ognuna di esse fornisce<br />

un valore numerico (rispettivamente RMR, RSR e Q) derivato dalla somma<br />

di indici parziali stimati attraverso la valutazione qualitativa o quantitativa<br />

dei parametri e delle condizioni viste in precedenza.<br />

16


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Classificazione di Deere (1964).<br />

Si basa sulla stima del parametro R.Q.D. (Rock Quality Designation),<br />

definito come la percentuale di recupero di carotaggio in roccia di spezzoni<br />

con lunghezza superiore ai 10 cm rispetto alla lunghezza totale perforata.<br />

R.Q.D. (%) = Σ Lunghezza spezzoni >=10 cm<br />

Lunghezza totale carotaggio<br />

Il valore di RQD% può essere calcolato, non disponendo di perforazioni,<br />

attraverso la formula di Palmstrom(1982):<br />

dove:<br />

RQD% = 115 - 3.3 x Jv<br />

Jv= numero di giunti per metro cubo, dato dalla sommatoria dell’inverso<br />

delle spaziature mediein metri delle famiglie di discontinuità rilevate<br />

Jv =Σ (1/Spaziatura);<br />

In alternativa può essere utilizzata la relazione di Priest e Hudson (1976):<br />

⎛ −0.<br />

1 ⎞<br />

⎜ ⎟<br />

⎜ ⎟<br />

⎝ S media ⎠<br />

⎛ 0.<br />

1 ⎞<br />

RQD%<br />

= 100e<br />

⎜ + 1 ⎟<br />

⎝ Smedia<br />

⎠<br />

solitamente meno conservativa della precedente.<br />

La classificazione proposta da Deere è la seguente:<br />

R.Q.D. (%) Qualità della roccia<br />

0 - 25 molto scadente<br />

26 - 50 scadente<br />

51 -75 discreta<br />

76 - 90 buona<br />

91 - 100 eccellente<br />

17


FORMULA GEO VER.2.0<br />

La classificazione proposta da Deere è puramente qualitativa e fornisce solo<br />

un’indicazione sul comportamento meccanico dell’ammasso, che andrà<br />

integrata con altri parametri.<br />

18


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Classificazione di Bieniawski (1973 e successive modifiche).<br />

La classificazione di Bieniawski tiene conto di 5 parametri relativi allo stato<br />

della roccia e dell'ammasso roccioso e di un indice di correzione il cui<br />

valore è funzione dell'orientamento delle discontinuità e del problema<br />

affrontato (gallerie, versanti e fondazioni).<br />

I parametri sono:<br />

RMR = (A1 + A2 + A3 + A4 + A5) - Ic;<br />

A1 (Resistenza a compressione monoassiale);<br />

A2 (Rock Quality Designation);<br />

A3 (Spaziatura delle discontinuità);<br />

A4 Condizioni dei giunti<br />

A5 Condizioni idrauliche dei giunti<br />

Ic Indice di correzione<br />

Ad ognuno di essi viene assegnato un indice parziale a seconda del valore<br />

(per , e ) o della condizione.<br />

Esistono diverse versioni di questa classificazione. <strong>Le</strong> più usate sono quelle<br />

del 1976, del 1979 e del 1989.<br />

19


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Classificazione di Bieniawski del 1976<br />

PARAMETRI INTERVALLI DI VALORI<br />

RESISTENZA Carico puntuale(Mpa) >8 4-8 2-4 1-2 Non applicabile<br />

ROCCIA Compressione<br />

>200 100-200 50-100 25-50 10- 3-10 1-3<br />

1 INTATTA monoassiale(MPa)<br />

25<br />

Indice 15 12 7 4 2 1 0<br />

2 RQD (%) 90-100 75-90 50-75 25-50 3 1-3 0,3-1 0,05-0,3 5mm o<br />

scabre non Apertura Apertura riempimento5 mm.<br />

CONDIZIONE GIUNTI<br />

continue. 0,5<br />

IDRAULICHE naturale in sito<br />

Condizioni generali<br />

Acqua in debole<br />

Giunti asciutti Umidi pressione Gravi problemi<br />

idraulici<br />

Indice 10 7 4 0<br />

La somma dei 5 indici parziali fornisce il Basic RMR (BRMR). Il Basic<br />

RMR in condizioni di giunti asciutti (A5=10) corrisponde numericamente al<br />

parametro G.S.I. (Geological Strenght Index), grandezza collegata ai fattori<br />

m, a ed s dell’ammasso roccioso integro (vedi capitolo). Cioè si ha:<br />

GSI = BRMR76<br />

(solo per BRMR>18)<br />

Per la stima dell’indice di correzione Ic si deve fare riferimento alla<br />

seguente tabella:<br />

20


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Orientamento dei giunti Molto favorevole Favorevole Discreto Sfavorevole Molto sfavorevole<br />

Gallerie e miniere 0 -2 -5 -10 -12<br />

Fondazioni Indice 0 -2 -5 -15 -25<br />

Versanti<br />

0 -5 -7 -50 -60<br />

Applicando alla BRMR la correzione Ic si ottiene l’indice RMR, correlato<br />

alla qualità dell’ammasso roccioso e alle sue caratteristiche meccaniche<br />

secondo la seguente tabella:<br />

RMR 0-25 25-50 50-70 70-90 90-100<br />

CLASSE V IV III II I<br />

QUALITA’ Molto scadente Scadente Discreta Buona Ottima<br />

Coesione(Mpa) 0,3<br />

ϕ(°) 45<br />

21


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Classificazione di Bieniawski del 1979<br />

PARAMETRI INTERVALLI DI VALORI<br />

RESISTENZA Carico puntuale(Mpa) >10 4-10 2-4 1-2 Non applicabile<br />

ROCCIA Compressione<br />

>250 100-250 50-100 25-50 5-25 1-5


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Applicando alla BRMR la correzione Ic si ottiene l’indice RMR, correlato<br />

alla qualità dell’ammasso roccioso e alle sue caratteristiche meccaniche<br />

secondo la seguente tabella:<br />

RMR 0-20 21-40 41-60 61-80 81-100<br />

CLASSE V IV III II I<br />

QUALITA’ Molto scadente Scadente Discreta Buona Ottima<br />

Coesione(Mpa) 0,4<br />

ϕ(°) 45<br />

23


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Classificazione di Bieniawski del 1989<br />

Rispetto alle precedenti la classificazione del 1989 si differenzia per due<br />

aspetti:<br />

• la possibilità di valutare i parametri A1(resistenza della roccia), A2<br />

(RQD) e A3 (spaziatura) secondo una curva continua e non per classi<br />

discrete, come avveniva nelle classificazioni precedenti;<br />

• la possibilità di ricavare il parametro A4 (condizione dei giunti) in modo<br />

meno soggettivo, utilizzando una tabella più dettagliata.<br />

I parametri A1, A2, A3 possono essere ricavato direttamente attraverso i<br />

seguenti grafici:<br />

A1:<br />

A2:<br />

24


FORMULA GEO VER.2.0<br />

A3:<br />

25


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Il parametro A4 deve essere ricavato attraverso la sommatoria di una serie<br />

di indici parziali, che tengono in considerazione la rugosità, l’apertura, la<br />

persistenza lineare, il riempimento e il grado di alterazione dei giunti.<br />

PARAMETRI INTERVALLI DI VALORI<br />

Lunghezza giunto 20 m<br />

Indice 6 4 2 1 0<br />

Apertura giunto Chiuso 5 mm<br />

Indice 6 5 4 1 0<br />

Rugosità giunto Molto rugoso Rugoso <strong>Le</strong>ggerm. rugoso Liscio Laminato<br />

Indice 6 5 3 1 0<br />

Riempimento Nessuno Compatto5mm Molle5mm<br />

Indice 6 4 2 2 0<br />

Alterazione giunti Non alterati <strong>Le</strong>gg.alterati Mediam.alterati Molto alterati Decomposti<br />

Indice 6 5 3 1 0<br />

Nell’effettuare la scelta di questi indici parziali si tenga presenti che alcune<br />

condizioni si escludono a vicenda: per esempio, se è presente un<br />

riempimento spesso diventerà irrilevante il contributo della rugosità,<br />

venendo a perdersi il contatto fra le pareti dei giunti.<br />

26


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Infine, il parametro A5 (condizioni idrauliche) andrà calcolato come nella<br />

classificazione del 1979.<br />

Come nelle classificazioni precedenti, la somma dei 5 indici parziali<br />

fornisce il Basic RMR (BRMR). Il Basic RMR in condizioni di giunti<br />

asciutti (A5=15) può essere correlato anche in questo caso al parametro<br />

G.S.I. (Geological Strenght Index), grandezza collegata ai fattori m, a ed s<br />

dell’ammasso roccioso integro (vedi capitolo). Infatti si ha:<br />

79 5 −<br />

GSI = BRMR (solo per BRMR>23)<br />

Per la stima dell’indice di correzione Ic si deve fare riferimento, anche in<br />

questo caso, alla seguente tabella:<br />

Orientamento dei giunti Molto favorevole Favorevole Discreto Sfavorevole Molto sfavorevole<br />

Gallerie e miniere 0 -2 -5 -10 -12<br />

Fondazioni Indice 0 -2 -5 -15 -25<br />

Versanti<br />

0 -5 -7 -50 -60<br />

Applicando alla BRMR la correzione Ic si ottiene l’indice RMR, correlato<br />

alla qualità dell’ammasso roccioso secondo la seguente tabella:<br />

RMR 0-20 21-40 41-60 61-80 81-100<br />

CLASSE V IV III II I<br />

QUALITA’ Molto scadente Scadente Discreta Buona Ottima<br />

I parametri geomeccanici sono invece essere correlati direttamente a BRMR<br />

(e non a RMR) attraverso le relazioni:<br />

BRMR<br />

ϕ(<br />

° ) = 5+<br />

2<br />

c ( MPa)<br />

= 0,<br />

005*<br />

BRMR<br />

E(<br />

GPa)<br />

= 10<br />

dove:<br />

ϕ(°)= Angolo d’attrito dell’ammasso roccioso;<br />

c(Mpa)= Coesione dell’ammasso roccioso;<br />

E(Gpa)= Modulo elastico dell’ammasso roccioso;<br />

BRMR−10<br />

40<br />

27


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Test di Markland<br />

La classificazione di Bieniawski può essere applicata anche per la<br />

caratterizzazione geomeccanica di versanti, se si stabilisce un coefficiente di<br />

compensazione appropriato.<br />

Il programma propone l'utilizzo del Test di Markland (1972) (come<br />

suggerito da R. Pozzi e A. Clerici, 1985) per individuare quantitativamente<br />

le discontinuità che rappresentano piani di scivolamento in un pendio in<br />

roccia.<br />

Il procedimento fornisce un'indicazione qualitativa della stabilità del cuneo<br />

in funzione del suo orientamento nello spazio e della stima della resistenza<br />

al taglio mobilitabile lungo i piani di possibile scorrimento. Quest'ultima<br />

grandezza viene quantificata attraverso il parametro angolo d'attrito medio<br />

delle discontinuità meccaniche.<br />

Il test prevede quattro situazioni possibili.<br />

1. Cuneo potenzialmente instabile.<br />

28


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Questa situazione si verifica per un cuneo roccioso a franapoggio meno<br />

inclinato del pendio, in cui l'angolo d'attrito medio mobilitabile lungo le<br />

superfici potenziali di scorrimento sia inferiore all'inclinazione della linea<br />

d'intersezione dei piani di scorrimento.<br />

29


FORMULA GEO VER.2.0<br />

2. Cuneo stabile.<br />

Questa situazione si verifica per un cuneo roccioso a franapoggio meno<br />

inclinato del pendio, in cui l'angolo d'attrito medio mobilitabile lungo le<br />

superfici potenziali di scorrimento sia superiore all'inclinazione della linea<br />

d'intersezione dei piani di scorrimento. Si verifica ovviamente anche per<br />

cunei a reggipoggio.<br />

30


FORMULA GEO VER.2.0<br />

3. Cuneo con stabilità incerta.<br />

Questa situazione si verifica per un cuneo roccioso a franapoggio meno<br />

inclinato del pendio, in cui l'angolo d'attrito medio mobilitabile lungo le<br />

superfici potenziali di scorrimento sia circa uguale all'inclinazione della<br />

linea d'intersezione dei piani di scorrimento. In questa caso va tenuto<br />

presente che generalmente l'errore insito nella grandezza angolo di<br />

resistenza al taglio è di circa 2°, se non addirittura maggiore. Il test di<br />

31


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Markland non permette in queste condizioni di ottenere un responso preciso<br />

sulla stabilità del cuneo, per ottenere il quale occorrerà l'impiego di metodi<br />

più precisi.<br />

4. Cuneo potenzialmente instabile per ribaltamento.<br />

Questa situazione si verifica quando il pendio ed una delle discontinuità<br />

sono subverticali con immersione circa uguale. In questo caso il valore<br />

dell'angolo di resistenza al taglio non influisce sulla stabilità, in quanto si<br />

può supporre che le due facce della superficie di ribaltamento non siano in<br />

contatto e quindi non sviluppi un'apprezzabile resistenza al taglio.<br />

32


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Una volta identificate le possibili direzioni di movimento è possibile<br />

definire le condizioni da 'molto favorevole' a 'molto sfavorevole' ed entrare<br />

nella tabella proposta da Z. T. Bieniawski.<br />

La condizione 'molto favorevole' è identificabile con l'assenza di direzioni<br />

critiche.<br />

<strong>Le</strong> condizioni 'mediocre' e 'sfavorevole' e 'molto sfavorevole' sono<br />

identificabili con la presenza di una, due e tre direzioni critiche,<br />

rispettivamente.<br />

La condizione 'favorevole' si ha quando non ci sono direzioni critiche, ma<br />

basta la variazione di pochi gradi nel valore attribuito all'angolo d'attrito di<br />

base perchè si verifichi la possibilita' di instabilità dei cunei rocciosi.<br />

Alle condizioni sopra riportate corrispondono i seguenti indici di<br />

compensazione:<br />

Condizione Indice<br />

molto favorevole 0<br />

favorevole -5<br />

discreta -25<br />

sfavorevole -50<br />

molto sfavorevole -60<br />

L'indice RMR ottenuto dalla classificazione di Bieniawski, può essere<br />

inoltre correlato con l'indice Q (Classificazione di Barton) e con RSR<br />

(Classificazione di Wickham) mediante le seguenti relazioni:<br />

RMR = 9 ln Q + 44<br />

−12,<br />

4<br />

=<br />

0,<br />

77<br />

RSR<br />

RMR<br />

33


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Stima delle grandezze m,s e a dell’ammasso roccioso.<br />

Attraverso il parametro G.S.I. ricavato dalla classificazione di Bieniawski è<br />

possibile ricavare le grandezze m, s ed a , necessarie per la definizione del<br />

criterio di rottura di Hoek e Brown, secondo la relazione:<br />

σ<br />

1<br />

⎡<br />

= σ3<br />

+ σc<br />

⎢<br />

⎣<br />

σ<br />

⎤<br />

3 mb + s<br />

σ<br />

⎥<br />

c ⎦<br />

dove:<br />

σ1e σ3= Sforzi principali;<br />

σc= Resistenza alla compressione monoassiale della roccia intatta.<br />

Si riconoscono tra casi.<br />

• Roccia indisturbata e G.S.I.>25.<br />

= ie m m<br />

• Roccia indisturbata e G.S.I.≤25.<br />

GSI−100<br />

28<br />

GSI−100<br />

9 s = e<br />

a = 0,<br />

5<br />

GSI−100<br />

28 = ie m m<br />

s = 0<br />

GSI<br />

a = 0,<br />

65 −<br />

200<br />

• Roccia disturbata qualunque valore di G.S.I..<br />

m<br />

= m e<br />

r<br />

i<br />

GSI−100<br />

14<br />

a<br />

34


FORMULA GEO VER.2.0<br />

GSI −100<br />

sr<br />

= e 6<br />

a = 0,<br />

5<br />

dove:<br />

mi= grandezza dipendente dalle caratteristiche mineralogiche e<br />

petrografiche della roccia intatta, ottenibile, in assenza di determinazioni di<br />

laboratorio più precise, dalla seguente tabella:<br />

35


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Classificazione di Wickham (1972).<br />

La classificazione di Wickham costituisce il primo sistema di classificazione<br />

completo apparso in letteratura.<br />

Si basa sulla stima dell’indice R.S.R.(Rock Structure Rating), così definito:<br />

RSR = A + B + C.<br />

Dove A, B e C sono tre indici parziali ricavabili attraverso lo schema<br />

proposto di seguito:<br />

• Parametro A: valutazione delle caratteristiche generali della roccia.<br />

Intervengono la genesi del litotipo, la durezza, l'intensità dei fenomeni<br />

plicativi. Il campo numerico varia da 6 a 30.<br />

Si seleziona il tipo litologico nella tabella 1, quindi si entra nella tabella 2.<br />

Calcolo del parametro A - Tipo litologico - Tabella 1<br />

Tipo di roccia Dura Mediocre Tenera Alterata<br />

Ignea 1 2 3 4<br />

Metamorfica 1 2 3 4<br />

Sedimentaria 2 3 4 4<br />

Calcolo del parametro A - Struttura dell'ammasso - Tabella 2<br />

Massiccia Poco Mediam. Molto<br />

Fratturata fratturata fratturata<br />

30 22 15 9 TIPO 1<br />

27 20 13 9 TIPO 2<br />

24 18 12 7 TIPO 3<br />

19 15 10 6 TIPO 4<br />

• Parametro B: si riferisce alla caratteristiche fisiche delle discontinuità e<br />

all'orientamento della galleria.<br />

Il parametro varia da 7 a 45 ed è funzione della spaziatura tra le fratture e<br />

dell’orientamento relativo tra l'asse del cavo e le discontinuità.<br />

Bisogna tener conto dell'immersione delle discontinuità rispetto al verso di<br />

avanzamento della galleria.<br />

36


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Calcolo del parametro B<br />

Immersione || al fronte di scavo |- al fronte di scavo<br />

Qualsiasi Pendenza giunti Pendenza giunti<br />

pendenza Concorde Discorde Concorde o dis corde<br />

col verso di col verso di col verso di<br />

Avanzamento avanzamento avanzamento<br />

Valori inclinazione 0-20 20-50 50-90 20-50 50-90 0-20 20-50<br />

Roccia int.fratturata 9 11 13 10 12 9 9<br />

Roccia fratturata 13 16 19 15 17 14 14<br />

Roccia scar.fratturata 23 24 28 19 22 23 23<br />

Roccia deb.fratturata 30 32 36 25 28 28 28<br />

Roccia quasi integra 36 38 40 33 35 36 34<br />

Roccia integra 40 43 45 37 40 40 38<br />

• Parametro C: riguarda le caratteristiche fisiche delle discontinuità in<br />

rapporto alle condizioni idrauliche.<br />

Il parametro varia tra 6 e 25 e viene assegnato in funzione della somma dei<br />

parametri A + B ottenuta precedentemente e sulla base di una valutazione<br />

qualitativa che tiene conto principalmente dell'alterazione, dell'apertura e<br />

della continuità dei giunti e delle venute d'acqua prevedibili.<br />

Calcolo del parametro C - somma A+B


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Calcolo del parametro C - somma A+B>=45<br />

Cond.idriche Condizioni dei giunti<br />

Buona Media Scarsa<br />

Asciutto 25 22 18<br />

Scarsa(125 l/ min) 18 14 10<br />

Condizioni dei giunti:<br />

Buona = ben chiusi o cementati<br />

Media = scarsamente bagnati o alterati<br />

Scarsa = molto bagnati, alterati o aperti<br />

Il coefficiente RSR (variabile da 19 a 100) cosi' ottenuto si traduce in un<br />

diverso grado di armatura in funzione delle dimensioni della galleria.<br />

Questo sistema fa riferimento ad armature ottenute con centine. Solo<br />

subordinatamente si può estendere ad altre tecniche di supporto (es. bulloni<br />

e shotcrete).<br />

Per definire una classe di ammasso roccioso bisogna correlare il valore<br />

ottenuto di R.S.R. con i valori di R.M.R. o Q, attraverso le relazioni:<br />

RSR = 0,77 RMR + 12,4<br />

RSR = 13,3 LogQ + 46<br />

Questa classificazione è l'unica che tiene in considerazione la natura<br />

litologica e la genesi delle rocce che costituiscono l'ammasso roccioso.<br />

38


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Classificazione di Barton (1979).<br />

La classificazione di Barton è basata sull'analisi di 200 casi reali. Il dettaglio<br />

con cui sono state stilate le tabelle per la definizione numerica dei parametri<br />

limita estremamente la soggettività delle scelte.<br />

L’indice Q viene calcolato attraverso la relazione:<br />

RQDJ rJ<br />

w<br />

Q =<br />

J J SRF<br />

<strong>Le</strong> grandezze espresse al secondo membro hanno il seguente significato.<br />

• RQD % (Rock Quality Designation).<br />

Tiene conto della suddivisione della massa rocciosa.<br />

• Jn (Joint Set Number).<br />

Dipende dal numero di famiglie di giunti presenti nell'ammasso roccioso.<br />

Viene ricavato dalla seguente tabella:<br />

Jn (Joint Set Number) Jn<br />

A Roccia compatta o poche discontinuità 0 - 1<br />

B Una famiglia di discontinuità 2<br />

C Una famiglia di discontinuità + random 3<br />

D Due famiglie di discontinuità 4<br />

E Due famiglie di discontinuità + random 9<br />

F Tre famiglie di discontinuità 6<br />

G Tre famiglie di discontinuità + random 12<br />

H Quattro famiglie di discontinuità, random,<br />

intensamente fratturato, <br />

15<br />

I Rocce fratturate, terrose 20<br />

• Jr (Joint Roughness Number).<br />

Dipende dalla rugosità delle superfici di discontinuità.<br />

n<br />

a<br />

39


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Jr (Joint Roughness Number) Jr<br />

Pareti delle fratture a contatto o con tratti beanti < 10<br />

cm<br />

A fratture discontinue 4<br />

B rugose, irregolari, ondulate 3<br />

C ondulate, lisce 2<br />

D ondulate a facce levigate 1.5<br />

E planari, ruvide o irregolari 1.5<br />

F planari lisce 1.0<br />

G planari a facce levigate<br />

Pareti delle fratture aperte<br />

0.5<br />

H minerali argillosi nei giunti, fratture non a<br />

contatto<br />

1.0<br />

I zone sabbiose, ghiaiose o fratturate 1.0<br />

• Ja (Joint Alteration Number) .<br />

Dipende dal grado di alterazione delle fratture, dallo spessore e dalla natura<br />

del riempimento.<br />

Ja (Joint Alteration Number) Ja<br />

A Riempimento impermeabile, duro,<br />

0.75<br />

strettamente cicatrizzato<br />

B Bordi fratture inalterati, superfici<br />

1<br />

autoreggentesi<br />

C Bordi fratture leggermente alterati,rivestiti 2<br />

di minerali non ammorbiditi, particelle<br />

sabbiose<br />

D Rivestimento limoso-argilloso o sabbioso- 3<br />

argilloso<br />

E Rivestimento di minerali ammorbiditi con 4<br />

argille rigonfianti<br />

F Particelle sabbiose, roccia disgregata libera 4<br />

da argilla<br />

G Riempimenti di minerali argillosi non 6<br />

rigonfianti, continui<br />

H Riempimenti di minerali argillosi<br />

8<br />

ammorbiditi<br />

J Riempimenti di minerali argillosi<br />

8-12<br />

rigonfianti<br />

40


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• Jw (Joint Water Number).<br />

Dipende dalle condizioni idrogeologiche.<br />

Jw (Joint Water reduction factor) Jw<br />

A Scavo secco o afflussi minimi(< 5 l/ min 1<br />

localmente)<br />

B Sporadici getti del materiale di<br />

0.66<br />

riempimento dei giunti<br />

C Pressioni elevate in rocce competenti con<br />

giunti non<br />

riempiti (afflussi sostenuti) 0.5<br />

D Come C, consistenti getti di materiali dai 0.33<br />

giunti<br />

E Colpi d'acqua decrescenti nel tempo 0.2-0.1<br />

F Colpi d'acqua costanti nel tempo 0.1-0.05<br />

• S.R.F (Stress Reduction Factor) .<br />

Dipende dalle tensioni che interessano il cavo della galleria e a seconda che<br />

l'ammasso roccioso risulti competente, incompetente, spingente oppure<br />

rigonfiante. E' indicativo quindi dello stato di sollecitazione che interessa<br />

l'ammasso roccioso. Si può valutare osservando i fenomeni negli immediati<br />

dintorni dell' ARS (faglie attive, zone di debolezza o rilasci parietali,<br />

presenza di rocce rigonfiabili, ecc.).<br />

41


FORMULA GEO VER.2.0<br />

SRF(Stress Reduction Factor) SRF<br />

Zone deboli interessanti lo scavo - distacchi di volumi di roccia nel<br />

cavo<br />

A Zone deboli multiple con argille o rocce disgregate 10<br />

chimicamente, rocce del contorno del cavo molto<br />

allentate<br />

B Singole zone deboli con argille o rocce disgregate 5<br />

chimicamente (prof. di scavo < 50m)<br />

C Come B ma con prof. di scavo > 50 m 2.5<br />

D Zone di frattura multiple in rocce competenti, senza 7.5<br />

argilla rocce del contorno molto allentate (qualsiasi<br />

profondità)<br />

E Singole zone di frattura in rocce competenti, senza 5<br />

argilla con prof. di scavo < 50 m<br />

F Come E ma con prof. di scavo > 50 m 2.5<br />

G Giunti allentati aperti, rocce intensamente fratturate 5<br />

Sugar cube (qualsiasi profondità)<br />

Problemi di tensione in rocce competenti<br />

H Tensione bassa vicino alla superficie 2.5<br />

J Tensione media 1<br />

K Tensione alta, struttura molto compatta 0.5-2<br />

L Scoppi di roccia moderati 5-10<br />

M Scoppi di roccia forti 10-20<br />

Roccia compressa, flusso plastico di rocce incompetenti sotto<br />

pressione<br />

N Flusso plastico medio, prssione moderata 5-10<br />

O Flusso plastico forte, pressione forte 10-20<br />

Roccia rigonfiante, rigonfiamento dipendente dall'acqua<br />

P Pressione di rigonfiamento media 5-10<br />

Q Pressione di rigonfiamento forte 10-20<br />

I tre rapporti della formula hanno un determinato significato fisico:<br />

• RQD/Jn: definisce la struttura dell'ammasso roccioso e fornisce una<br />

misura approssimata dei blocchi unitari di roccia.<br />

• Jr/Ja: tiene conto delle caratteristiche di resistenza meccanica dei giunti.<br />

Il valore e di questo rapporto viene ridotto in funzione del grado di<br />

alterazione e dell'apertura dei giunti.<br />

42


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• Jw/SRF: il valore di questo rapporto esprime lo stato di tensione<br />

efficace che agisce sull'ammasso roccioso.<br />

L'indice Q system (variabile da 0.001 a 1000) è diviso in 9 intervalli cui<br />

corrispondono altrettante classi di ammasso roccioso. Gli intervalli sono<br />

espressi in scala logaritmica.<br />

Q system 1000-400 400-100 100-40 40-10 10-4<br />

Descrizione OTTIMO BUONISSIMO MOLTO<br />

BUONO<br />

BUONO DISCRETO<br />

Classe I II III IV V<br />

Q system 4-1 1-0.1 0.1-0.01 0.01-0.001<br />

Descrizione SCADENTE MOLTO<br />

SCADENTE<br />

SCADENTISSIMA PESSIMA<br />

Classe VI VII VIII XI<br />

A differenza di quanto suggerito da Bieniawski, Barton non riporta, nella<br />

classificazione, indicazioni circa l'orientamento dei giunti in funzione<br />

dell'orientamento della galleria in quanto (come spiegato dallo stesso<br />

Autore) i parametri Jn, Jr e Ja giocano un ruolo più importante<br />

dell'orientazione dei giunti, perchè definiscono il grado di libertà riguardo al<br />

movimento dei blocchi. <strong>Le</strong> caratteristiche frizionali delle discontinuità<br />

possono variare più della componente normale della forza di gravità delle<br />

discontinuità orientate sfavorevolmente.<br />

Come visto in precedenza l’indice Q può essere correlato all’indice RMR e<br />

BRMR della classificazione di Bieniawski con la relazione:<br />

RMR=9lnQ+44;<br />

BRMR=9lnQ’+44;<br />

dove Q’ deriva dall’indice Q, ponendo il rapporto Jw/SRF =1<br />

43


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Portanza di fondazioni su roccia.<br />

Fondazioni superficiali.<br />

Per fondazioni superficiali su roccia Stagg e Zienkiewicz (1968)<br />

propongono l’utilizzo della formula classica di Terzaghi:<br />

Q c c 1 q<br />

2<br />

lim = cN s + γ DN + 0.<br />

5γ<br />

BN s<br />

dove:<br />

c = coesione dell’ammasso roccioso;<br />

γ1= peso di volume della roccia sopra il piano di posa;<br />

γ2=peso di volume della roccia sotto il piano di posa;<br />

D=profondità di posa della fondazione;<br />

B=larghezza della fondazione;<br />

sc = fattore di forma, uguale a 1 per fondazioni nastriformi e a 1.3 per<br />

fondazioni quadrate o rettangolari;<br />

sγ = fattore di forma, uguale a 1 per fondazioni nastriformi e a 0.8 per<br />

fondazioni quadrate o rettangolari;<br />

Nc, Nq e Nγ = fattori adimensionali di portanza.<br />

Rispetto alla formula di Terzaghi applicata alle terre, gli Autori citati<br />

propongono di inserire i seguenti fattori di portanza:<br />

Nq = tg 6 (45 + ϕ/2);<br />

Nc = 5 x tg 4 (45 + ϕ/2);<br />

Nγ =Nq +1.<br />

dove ϕ=angolo d’attrito dell’ammasso roccioso.<br />

La Qlim (portanza limite) della fondazione andrà poi corretta in funzione<br />

del grado di fratturazione della roccia, utilizzando il parametro R.Q.D.(%):<br />

γ<br />

γ<br />

44


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Qlim’ = Qlim x (RQD/100) 2 .<br />

Si tenga presente che questa relazione è inapplicabile nel caso di ammassi<br />

rocciosi con R.Q.D. molto bassi, inferiori a 30%.<br />

Vista la difficoltà di quantificare i parametri coesione e angolo d’attrito<br />

della roccia, in alternativa alla formula di Stagg e Zienkiewicz può essere<br />

impiegata direttamente la seguente relazione:<br />

⎛ RQD ⎞<br />

Qlim = ⎜0.<br />

1+<br />

0.<br />

2 ⎟C ⎝ 100 ⎠<br />

dove C0 è la resistenza alla compressione monoassiale della roccia. La<br />

formula è basata su valori tabellati da Bowles.<br />

Nel caso infine in cui si abbia il valore di RQD prossimo a zero, la portanza<br />

dell’ammasso roccioso può essere ricavata con le stesse relazioni, che si<br />

utilizzano per fondazioni su terreni sciolti (Terzaghi, Vesic, Meyerhof,<br />

Brinch Hansen).<br />

Fondazioni su pali.<br />

Nel caso di fondazioni su pali Peck et Alii (1974) propongono di trascurare<br />

la resistenza laterale, dovuto all’attrito palo-roccia, e di verificare<br />

semplicemente che il carico applicato sul palo sia inferiore alla resistenza<br />

alla compressione monoassiale della roccia di base:<br />

Carico su palo ≤ Res. compressione monoaasiale roccia.<br />

0<br />

45


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Gallerie<br />

Analisi dell’interazione roccia – sostegno.<br />

Viene di seguito trattato l’argomento dell’analisi dell’interazione fra roccia<br />

e sostegno secondo il metodo semplificato di Hoek e Brown. Questa<br />

procedura, utile per un primo dimensionamento delle opere di sostegno del<br />

tunnel, si basa su alcune importanti assunzioni.<br />

• Geometria del tunnel: si assume una galleria a sezione circolare di<br />

lunghezza tale da poter trattare il problema solo in due dimensioni.<br />

• Campo degli sforzi in situ: gli sforzi in situ orizzontali e verticali<br />

vengono assunti uguali come valore.<br />

• Pressione dei supporti : si ipotizza che i supporti messi in opera<br />

esercitino una pressione radiale uniforme sulle pareti del foro.<br />

• Proprietà del materiale roccia indisturbato: l’ammasso roccioso si<br />

presume abbia, in condizioni indisturbate, un comportamento di tipo<br />

lineare - elastico; il criterio di rottura di questo materiale deve essere<br />

descrivibile attraverso la relazione:<br />

( ) 5 , 0 2<br />

mσ σ sσ<br />

σ = σ + +<br />

1 3 c 3 c<br />

• Proprietà del materiale roccia disturbato: l’ammasso roccioso<br />

disturbato attorno al tunnel viene assunto con comportamento di tipo<br />

perfettamente plastico e deve soddisfare il seguente criterio di rottura:<br />

( ) 5 , 0 2<br />

m σ σ s σ<br />

σ = σ + +<br />

1 3 r c 3 r c<br />

• Deformazioni volumetriche: nelle zone a comportamento elastico sono<br />

governate dalle costanti elastiche E (modulo di Young) e ν (rapporto di<br />

Poisson) della roccia; a rottura l’ammasso roccioso subirà un aumento di<br />

volume e le relative deformazioni saranno calcolate secondo la teoria<br />

della plasticità.<br />

46


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• Comportamento dipendente dal tempo: si assume che l’ammasso<br />

roccioso, disturbato e non, non mostri un comportamento dipendente dal<br />

tempo.<br />

• Estensione della zona plastica: s’ipotizza che la zona a comportamento<br />

plastico abbia un’estensione di raggio re, dipendente dalla pressione in<br />

situ P0, dalla pressione esercitata dai sostegni Pi e dalle caratteristiche<br />

dell’ammasso roccioso.<br />

Curva pressioni - deformazione<br />

Quello che segue è lo schema di calcolo per ottenere la curva pressioni –<br />

deformazioni necessaria per effettuare il dimensionamento di massima dei<br />

sostegni della galleria. Lo schema è quello proposto da Hoek e Brown<br />

(1982).<br />

Dati di input.<br />

σc= Resistenza alla compressione monoassiale della roccia intatta;<br />

m, s= Costanti dell’ammasso roccioso integro;<br />

E= Modulo di elasticità dell’ammasso roccioso indisturbato;<br />

ν= Rapporto di Poisson;<br />

mr, sr= Costanti dell’ammasso roccioso disturbato;<br />

γr= Peso di volume dell’ammasso roccioso disturbato;<br />

p0= Pressione in situ;<br />

ri= Raggio del tunnel.<br />

Sequenza di calcolo.<br />

Il calcolo deve essere eseguito ripetendo la sequenza con pi (pressione del<br />

sostegno) che viene fatto variare da 0 a p0, secondo il passo di calcolo<br />

desiderato.<br />

•<br />

M<br />

2<br />

1 ⎡⎛<br />

m ⎞ p ⎤<br />

0<br />

= ⎢⎜<br />

⎟ + m + s⎥<br />

2 ⎢⎣<br />

⎝ 4 ⎠ σc<br />

⎥⎦<br />

0<br />

, 5<br />

m<br />

−<br />

8<br />

47


FORMULA GEO VER.2.0<br />

•<br />

•<br />

D =<br />

N<br />

=<br />

m +<br />

⎡ p<br />

⎡ m<br />

− m<br />

( p − Mσ<br />

)<br />

4⎢ 0 c + s⎥<br />

⎣σc<br />

⎦<br />

− Mσ<br />

0 c r<br />

2⎢ + 2 ⎥<br />

⎣ mrσc<br />

mr<br />

⎦<br />

s<br />

⎤<br />

0,<br />

5<br />

• Per pi>p0-Mσc la deformazione intorno alla galleria è elastica<br />

u<br />

r<br />

( 1+ ν)<br />

( p − )<br />

i = 0 pi<br />

i E<br />

⎤<br />

• Per pi≤p0-Mσc si ha rottura di tipo plastico intorno alla galleria :<br />

u<br />

r<br />

e<br />

( + ν)<br />

=<br />

E<br />

1<br />

e M<br />

σ<br />

0,<br />

5<br />

⎛<br />

⎞<br />

2⎜<br />

pi<br />

sr<br />

N − + ⎟<br />

⎜<br />

2 ⎟<br />

e ⎝<br />

mr<br />

c m r ⎠<br />

= e<br />

r<br />

ri<br />

σ<br />

re<br />

Per<br />

r<br />

<<br />

r<br />

3 : R = 2Dln<br />

r<br />

i<br />

re<br />

Per > 3 : R = 11,<br />

D<br />

r<br />

e<br />

av<br />

i<br />

ue<br />

⎛ re<br />

⎞<br />

2 ⎜<br />

⎟<br />

re<br />

⎝ ri<br />

=<br />

⎠<br />

2<br />

⎡⎛<br />

r ⎞ ⎤<br />

e ⎛ 1 ⎞<br />

⎢ − ⎥⎜<br />

+ ⎟<br />

⎢<br />

⎜<br />

⎟ 1 1<br />

⎣⎝<br />

ri<br />

⎠ ⎥<br />

⎦<br />

⎝ R ⎠<br />

2 ⎟ ⎛ ue<br />

⎞⎛<br />

re<br />

⎞<br />

A = ⎜ − e ⎟<br />

⎜ av<br />

⎝ re<br />

⎠⎝<br />

ri<br />

⎠<br />

ui av<br />

r<br />

i<br />

⎛1−<br />

e ⎞<br />

= 1− ⎜ ⎟<br />

⎝ 1+<br />

A ⎠<br />

c<br />

0,<br />

5<br />

2<br />

2<br />

e<br />

i<br />

0,<br />

5<br />

48


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• Per la calotta della galleria, diagrammare<br />

( r − r )<br />

pi + γr<br />

e i<br />

p<br />

0<br />

• Per i piedritti della galleria, diagrammare<br />

• Per la platea della galleria, diagrammare<br />

( r − r )<br />

pi −γ r e i<br />

p<br />

0<br />

ui in funzione di<br />

r<br />

i<br />

ui in funzione di<br />

r<br />

i<br />

ui in funzione di<br />

La grandezza p0 − Mσc<br />

rappresenta la pressione critica, cioè la pressione<br />

che deve essere contrastata dai sostegni, perché non si abbia la creazione di<br />

una zona di rottura a comportamento plastico nell’ammasso roccioso.<br />

Interazione roccia-sostegno<br />

Di seguito viene presentata la sequenza di calcolo per il dimensionamento<br />

dei sostegni della galleria (anello di cemento, bulloni e centine). Il<br />

dimensionamento deve essere eseguito a tentativi, calcolando prima la<br />

rigidità e la massima pressione sostenibile dal supporto, e disegnando quindi<br />

la curva del sostegno sul diagramma pressioni-deformazioni elaborato in<br />

precedenza. Il metodo prevede anche la possibilità di combinare due opere<br />

di tipo differente, per esempio centine e bulloni, ed elaborare in un’unica<br />

curva l’azione del supporto combinato.<br />

Il sostegno è stato dimensionato correttamente, quando si osserverà la curva<br />

del sostegno stesso intersecare, nel diagramma pressioni-deformazioni, le<br />

tre curve relative alla calotta, ai piedritti e alla platea.<br />

r<br />

i<br />

pi p0<br />

49


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• Anello di cemento: calcolo della rigidità e della massima pressione<br />

sostenibile.<br />

Dati di input:<br />

Ec= Modulo di elasticità del cls;<br />

νc= Rapporto di Poisson del cls;<br />

tc= Spessore dell’anello di cls;<br />

ri= Raggio della galleria;<br />

σcc= Resistenza alla compressione monoassiale del cls.<br />

Rigidità:<br />

k<br />

c<br />

=<br />

Pressione massima:<br />

2<br />

2<br />

Ec<br />

[ ri<br />

− ( ri<br />

− tc<br />

) ]<br />

2<br />

2<br />

( 1+ νc<br />

) [ ( 1−<br />

2ν<br />

c ) ri<br />

+ ( ri<br />

−t<br />

c ) ]<br />

2<br />

1 ⎡ ( r − ) ⎤<br />

i tc<br />

Psc max σcc⎢1<br />

− ⎥⎦<br />

= 2<br />

2 ⎣ ri<br />

50


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• Centine: calcolo della rigidità e della massima pressione sostenibile.<br />

Dati di input:<br />

W= Larghezza del blocco di contrasto;<br />

X= Spessore della sezione della centina;<br />

As= Area della sezione della centina;<br />

Is= Momento d’inerzia della centina;<br />

Es= Modulo di elasticità della centina;<br />

σys= Resistenza dell’acciaio;<br />

ri= Raggio della galleria;<br />

S= Spaziatura delle centine lungo l’asse della galleria;<br />

θ (rad)= Angolo fra i blocchi di contrasto;<br />

tb= Spessore dei blocchi di contrasto;<br />

Eb= Modulo di elasticità dei blocchi di contrasto.<br />

Rigidità:<br />

1<br />

Sr<br />

Sr<br />

θ<br />

( θ + sinθ<br />

cosθ<br />

)<br />

2Sθt<br />

W<br />

3A<br />

I σ<br />

3<br />

i i ⎡<br />

⎤<br />

= +<br />

1<br />

2<br />

k EsAs<br />

EsI<br />

⎢<br />

− +<br />

s<br />

s 2sin<br />

θ<br />

⎥<br />

⎣<br />

⎦ Eb<br />

Pressione massima: p<br />

ssmax<br />

=<br />

⎧<br />

2Sriθ⎨3I<br />

⎩<br />

s<br />

s<br />

ys<br />

b<br />

2<br />

⎡ ⎛ 1 ⎞⎤<br />

+ XAs<br />

⎢ri<br />

− ⎜t<br />

b + X ⎟⎥<br />

⎣ ⎝ 2 ⎠⎦<br />

s<br />

( ) ⎬<br />

⎭ ⎫<br />

1−<br />

cosθ<br />

• Bulloni: calcolo della rigidità e della massima pressione sostenibile.<br />

Dati di input:<br />

l= Lunghezza del bullone;<br />

db= Diametro del bullone;<br />

Eb= Modulo elastico del bullone;<br />

Q= Rigidità dell’ancoraggio;<br />

Tbf= Carico limite di sfilamento;<br />

ri= Raggio della galleria;<br />

sc= Spaziatura circonferenziale dei bulloni;<br />

sl= Spaziatura longitudinale dei bulloni.<br />

51


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Rigidità: ⎟ 1 s ⎛ ⎞<br />

csl<br />

4l<br />

= ⎜ + Q<br />

kb ri<br />

⎝πd<br />

bEb<br />

⎠<br />

Tbf<br />

Pressione massima: p sbmax<br />

=<br />

scsl<br />

• Calcolo della curva del sostegno per un sistema singolo.<br />

Dati di input:<br />

k= Rigidità del sostegno considerato;<br />

psmax= Massima pressione sostenibile dal sostegno;<br />

ui0= Deformazione iniziale della galleria prima dell’installazione del<br />

sostegno.<br />

La curva del sostegno si ricava facendo variare la pressione (pi) da 0 al<br />

valore di psmax nella relazione:<br />

⎛u<br />

p<br />

⎞<br />

i i<br />

ui ri<br />

ri<br />

k ⎟ 0<br />

= ⎜ +<br />

⎝<br />

• Calcolo della curva del sostegno per un sistema combinato di supporti.<br />

Dati di input:<br />

k1= Rigidità del sostegno 1;<br />

psmax1= Massima pressione sostenibile dal sostegno 1;<br />

k2= Rigidità del sostegno 2;<br />

psmax2= Massima pressione sostenibile dal sostegno 2;<br />

ui0= Deformazione iniziale della galleria prima dell’installazione del<br />

sostegno.<br />

N.B.: si ipotizza che i sostegni vengano messi in opera<br />

contemporaneamente.<br />

La curva del sostegno si ricava facendo variare la pressione (pi) da 0 al<br />

valore di psmax nelle relazioni:<br />

u<br />

max 1<br />

ri<br />

p<br />

=<br />

k<br />

1<br />

⎠<br />

as max 1<br />

52


FORMULA GEO VER.2.0<br />

⎛u<br />

u<br />

max 2<br />

u<br />

12<br />

ri<br />

p<br />

=<br />

k2<br />

ri<br />

pi<br />

=<br />

k + k<br />

as max 2<br />

( )<br />

i<br />

i<br />

Per u12


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Test di Markland applicato alle gallerie.<br />

Un’indicazione della stabilità della galleria può essere ricavata attraverso<br />

l’utilizzo del test di Markland, cioè attraverso la visualizzazione delle<br />

discontinuità presenti nell’ammasso roccioso su un diagramma equatoriale<br />

di Wulff.<br />

Quattro sono le verifiche che vanno condotte.<br />

• Verifica del distacco di blocchi dalla calotta.<br />

C’è la possibilità di avere il distacco di blocchi dalla callotta nel caso in cui<br />

si abbiano almeno tre famiglie di giunti, le cui intersezioni disegnino una<br />

figura chiusa rispetto al centro del diagramma di Wulff.<br />

54


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• Verifica dello scivolamento di cunei in calotta.<br />

Si ha la possibilità di scivolamento di cunei di roccia in calotta nel caso in<br />

cui, l’intersezione fra due piani ricada all’interno del cono d’attrito.<br />

• Verifica dello scivolamento di cunei lungo i piedritti.<br />

Si hanno condizioni d’instabilità lungo i piedritti nel caso in cui<br />

l’intersezione fra due piani ricada all’interno di uno dei due semicerchi,<br />

ottenuti dall’intersezione dell’asse della galleria con il cono d’attrito.<br />

55


FORMULA GEO VER.2.0<br />

56


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• Verifica della stabilità del fronte.<br />

In questo caso si procede come visto nel caso della stabilità di versanti.<br />

57


FORMULA GEO VER.2.0<br />

58


FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />

IDROLOGIA<br />

Coefficiente di deflusso medio annuo di un bacino.<br />

Per coefficiente di deflusso medio annuo (Cd) si intende il rapporto fra il<br />

deflusso annuale del corso d'acqua, riferito ad una determinata sezione di<br />

chiusura, e il volume delle precipitazioni cadute durante lo stesso periodo<br />

all'interno del suo bacino imbrifero. Non va confuso con il coefficiente di<br />

afflusso, che è il rapporto fra il volume d’acqua che defluisce in superficie e<br />

la precipitazione meteorica riferiti ad un unico evento piovoso .<br />

Il programma utilizza, per il calcolo di questo parametro idrologico, il<br />

metodo semplificato di Kennessey, applicabile soprattutto a piccoli bacini.<br />

Questo metodo passa attraverso la stima di tre indici parziali, legati<br />

rispettivamente all’acclività media del bacino (Ca), alla sua copertura<br />

vegetale (Cb) e alla permeabilità delle rocce affioranti (Cp), che sono,<br />

insieme a quelli climatici, i principali fattori influenzanti il volume del<br />

deflusso superficiale.<br />

• Acclività media del bacino.<br />

In generale una maggiore acclività media comporta un aumento del deflusso<br />

superficiale, sfavorendo il ristagno delle acque meteoriche e di conseguenza<br />

l'infiltrazione e l'evapotraspirazione.<br />

• Copertura vegetale del bacino.<br />

Una fitta copertura vegetale fa diminuire il valore del coefficiente di<br />

deflusso, sia perchè è maggiore in questi casi il volume d'acqua disperso<br />

per traspirazione dalle piante, sia perchè la vegetazione tende ad<br />

ostacolare il deflusso superficiale, rallentandolo e favorendo quindi<br />

l'infiltrazione.<br />

• Permeabilità media del bacino.<br />

E' evidente che un'elevata permeabilità media favorisce l'infiltrazione delle<br />

acque meteoriche, riducendo di conseguenza il deflusso superficiale.<br />

• Fattori climatici (piovosità e temperatura) .


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Più che dai valori annuali delle precipitazioni e della temperatura, il valore<br />

del coefficiente di deflusso è influenzato dalla loro distribuzione nel corso<br />

dell'anno.<br />

Si possono verificare due casi estremi.<br />

1. <strong>Le</strong> massime precipitazioni coincidono con i massimi valori di<br />

temperatura: in questo caso è da attendersi un'intensa evapotraspirazione,<br />

con forte riduzione del deflusso superficiale e di conseguenza del<br />

coefficiente di delfusso.<br />

2. <strong>Le</strong> massime precipitazioni coincidono con i minimi valori di<br />

temperatura: in questo caso è da attendersi una perdita per<br />

evapotraspirazione minima ed un elevato deflusso superficiale.<br />

Tutte le altre possibili combinazioni fra valori di temperatura e piovosità si<br />

collocano ovviamente fra questi due estremi.<br />

Una stima dell'influenza dei fattori climatici sul valore di Cd può essere<br />

fatta attraverso l'INDICE DI ARIDITA', definito come segue:<br />

Ia = [ P / (T+10) + 12 x p / t] / 2<br />

con : P = afflusso medio mensile;<br />

T = temp. media annua;<br />

p e t = afflusso e temperatura del mese più arido.<br />

Il valore di Ia cresce all'aumentare del rapporto fra precipitazioni totali<br />

annue e temperatura media annuale e del rapporto fra precipitazioni del<br />

mese meno piovoso e relativa temperatura mensile. In generale quindi ci<br />

si deve aspettare, a parità di temperature, un maggior deflusso superficiale<br />

al crescere dell'altezza delle precipitazioni e viceversa, e a parità di afflusso<br />

meteorico, un aumento di Cd al diminuire delle temperature.<br />

Il metodo di Kennessey individua tre intervalli di valori di Ia, ad ognuno dei<br />

quali corrisponde una serie differente di coefficienti di deflusso parziali.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Coefficiente Valore Ia < 25 25 ≤ Ia ≤ 40 Ia > 40<br />

Ca-acclività > 35% 0.22 0.26 0.30<br />

10 - 35 0.12 0.16 0.20<br />

3.5 - 10 0.01 0.03 0.05<br />

< 3.5 0.00 0.01 0.03<br />

Cp-permeabilità Molto bassa 0.21 0.26 0.30<br />

Bassa 0.17 0.21 0.25<br />

Mediocre 0.12 0.16 0.20<br />

Buona 0.06 0.08 0.10<br />

Elevata 0.03 0.04 0.05<br />

Cv-vegetazione Roccia 0.26 0.28 0.30<br />

Pascolo 0.17 0.21 0.25<br />

Coltivo 0.07 0.11 0.15<br />

Bosco 0.03 0.04 0.05<br />

La procedura da seguire per la valutazione del coefficiente di deflusso<br />

medio annuo secondo Kennessey è la seguente.<br />

• Si calcola l’Indice di Aridità, utilizzando la relazione vista sopra;<br />

• Per ogni singolo fattore (acclività, vegetazione e permeabilità) si valuta<br />

la distribuzione dell'area del bacino all'interno delle categorie viste in<br />

tabella.<br />

Esempio, per il fattore vegetazione: Area totale bacino = 16 Kmq, Ia


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Esempio per il fattore vegetazione:<br />

0.03 (coefficiente per la copertura boschiva) x 0.25 = 0.0075;<br />

0.07 (coefficiente per la copertura a coltivo) x 0.375 = 0.0263;<br />

0.17 (coefficiente per la copertura a pascolo) x 0.1875 = 0.0319;<br />

0.27 (coefficiente per la mancanza di vegetazione) x 0.1875 = 0.0506.<br />

• Si sommano i risultati per ogni singolo fattore, ottenendo i coefficienti<br />

parziali.<br />

Esempio per il fattore vegetazione:<br />

Cv=0.0075+0.0263+0.0319+0.0506=0.116<br />

• Si sommano i tre coefficienti di deflusso parziali Cv,Ca e Cp e si ottiene<br />

Cd, coefficiente di deflusso medio annuo del bacino.<br />

Per quanto riguarda la precisione di questo metodo, facendo un confronto<br />

con i valori di Cd ottenuti per uno stesso bacino, attraverso misure dirette<br />

del volume di deflusso, si è valutato che l'errore non superi generalmente il<br />

10%. Il procedimento di Kennessey non può sostituire quindi la misura<br />

diretta delle acque di deflusso, ma può fornirne una buona stima nei bacini<br />

non attrezzati e quindi, in particolare, è utile per bacini arealmente ridotti.<br />

Va ricordato che il valore di Cd ottenuto rappresenta solo un dato medio, in<br />

quanto durante l’anno, al modificarsi dei fattori climatici, anche il<br />

coefficiente di deflusso subisce delle variazioni significative.<br />

Il metodo di Kennessey consente di valutare infine il bilancio idrologico<br />

anche solo di singoli settori di bacino, fatto questo utile per la stima, per<br />

esempio, dell’infiltrazione efficace. Limitando infatti la stima del bilancio<br />

solo a quelle aree all'interno del bacino che si ritiene siano, per condizioni<br />

morfologiche e di permeabilità favorevoli, zone d'infiltrazione, si possono<br />

ottenere valori più attendibili, della quantità d’acqua che s’infiltra nel<br />

terreno.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Bilancio idrologico di un bacino idrografico.<br />

Definizioni.<br />

Il bilancio idrologico è la stima dei volumi idrici che entrano ed escono da<br />

un bacino idrografico in un determinato intervallo di tempo (generalmente<br />

un anno).<br />

In maniera sintetica, può essere espresso nella seguente forma:<br />

P = D + ET ± DR;<br />

con P = precipitazioni totali nell’ intervallo di tempo considerato (mm);<br />

D = deflusso totale (superficiale e sotterraneo) (mm);<br />

ET= evapotraspirazione reale (mm);<br />

DR= variazione delle riserve idriche (mm).<br />

Se i parametri P, D ed ET sono mediati su un lungo intervallo di tempo (per<br />

esempio 30 anni) DR tende ad annullarsi, perchè nel lungo periodo le<br />

positive e negative delle riserve si compensano. In questo caso si parla di<br />

Bilancio Idrologico Annuo Medio.<br />

Precipitazioni.<br />

Definito l'intervallo di tempo da utilizzare per mediare i parametri del<br />

bilancio (per es.20 anni), si procede valutando l'afflusso idrico medio nel<br />

periodo stesso.<br />

Il parametro P del bilancio viene espresso generalmente sotto forma di<br />

altezze meteoriche (mm) ed è ricavabile attraverso la costruzione di una<br />

Carta delle Isoiete medie annue o più semplicemente attraverso il metodo di<br />

Thiessen, attraverso l’interpolazione dei valori registrati nelle stazioni di<br />

misura, facendo attenzione ad escludere punti di misura eccessivamente<br />

distanti dall’area esaminata e/o in condizioni climatiche differenti.<br />

Evapotraspirazione reale.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Può essere ricavata direttamente attraverso la formula di Turc o<br />

indirettamente attraverso la stima dell' evapotraspirazione potenziale<br />

(formula di Thornthwaite o di Serra).<br />

• Evapotraspirazione reale secondo Turc.<br />

E' il volume d'acqua che viene realmente perso per evapotraspirazione. La<br />

relazione è la seguente:<br />

ET = P / √(0.9 + P 2 / L 2 );<br />

con P(mm) = precipitazioni medie annue;<br />

L = 300 + 25 x T + 0.05 x T 2 ;<br />

T(C°) = temperatura media annua dell'aria.<br />

Questa relazione fornisce risultati soddisfacenti per tutti i climi, anche se<br />

va utilizzata con prudenza nel caso di piccoli bacini, dove tende a fornire<br />

valori generalmente sovrastimati.<br />

• Evapotraspirazione potenziale (EP).<br />

E' il volume d'acqua massimo che potrebbe essere perso per<br />

evapotraspirazione. Può non coincidere con ET, quando non vi è sufficiente<br />

disponibilità idrica nel bacino. La relazione più utilizzata per il calcolo di<br />

EP è quella di Thornthwaite, che necessita come input solo dei valori della<br />

temperatura media mensile.<br />

La formula del Thornthwaite ha la seguente forma:<br />

EP =K x 16 x (10 x T / ic) a ;<br />

con EP(mm) = evapotraspirazione media mensile;<br />

T(C°) = temperatura media mensile dell'aria;<br />

ic = indice mensile di calore dato da:<br />

ic = (T / 5) 1.514 ;


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con T ≥ 0 (C°) (se T


FORMULA GEO VER.2.0<br />

oppure attraverso il prodotto fra gli afflussi meteorici e il coefficiente di<br />

deflusso calcolato con il metodo di Kennessey:<br />

Qs(mm) = P x Cd;<br />

L'infiltrazione sotterranea viene quindi calcolata per differenza fra gli altri<br />

parametri del bilancio:<br />

Ie(mm) = P - ET - QS.<br />

Può accadere che Ie risulti negativo. Questo si verifica, quando ET presenta<br />

un valore eccessivamente elevato (per esempio se si applica la formula di<br />

Turc in bacini arealmente poco estesi).<br />

Schema del bilancio idrologico secondo Thornthwaite.<br />

Calcolando l'EP mensile con il metodo di Thornthwaite, è possibile<br />

costruire uno schema delle variazioni mensili dei volumi idrici entranti ed<br />

uscenti dal bacino, contenente i seguenti dati:<br />

riga n.1 precipitazioni mensili;<br />

riga n.2 evapotraspirazione potenziale mensile;<br />

riga n.3 differenza P-EP;<br />

riga n.4 acqua trattenuta dallo strato superficiale (Rs), variabile<br />

normalmente da 50 a 400 mm (diminuisce con l'aumentare della<br />

permeabilità dello strato superficiale ed aumenta con il crescere<br />

della copertura vegetale);<br />

riga n.5 evapotraspirazione reale, corrispondente a quella potenziale solo<br />

se si ha P≥EP oppure se P


FORMULA GEO VER.2.0<br />

due parametri (EP-ET).<br />

Si noti che un aumento del valore di Rs porta ad un valore più elevato di ET<br />

annuo.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Calcolo delle curve di possibilità climatica.<br />

Partendo dai dati pluviometrici forniti da una stazione di misura, è possibile<br />

eseguire le elaborazioni necessarie per ottenere le curve che descrivono<br />

l’altezza delle precipitazioni (h) in funzione della loro durata (t).<br />

L’equazione che collega queste due variabili ha la seguente forma:<br />

h (mm) = a t n ;<br />

dove a = variabile funzione del tempo di ritorno;<br />

n = costante per un dato valore di t;<br />

e prende il nome di curva segnalatrice di possibilità climatica o<br />

pluviometrica.<br />

Tale equazione permette, per esempio, di calcolare l’altezza meteorica (h)<br />

relativa ad una precipitazione di 30 minuti (t), con un tempo di ritorno di 10<br />

anni.<br />

I dati pluviometrici necessari al calcolo sono reperibili sugli Annali<br />

Idrologici delle stazioni pluviografiche. Su tali documenti vengono<br />

generalmente fornite, in forma di tabella, le massime precipitazioni<br />

registrate anno per anno, per determinate durate di riferimento.<br />

Normalmente si distinguono i dati relativi alle precipitazioni con durata<br />

inferiore ad 1 ora (piogge di notevole intensità e breve durata), da quelle di<br />

durata superiore. <strong>Le</strong> durate di riferimento sono generalmente standard,<br />

prendendo in considerazione durate di 10, 15, 30, 45 minuti, nel caso di<br />

piogge brevi ed intense, e di 1, 3, 6, 12 e 24 ore nel caso di precipitazioni<br />

orarie.<br />

N<br />

.<br />

t = 10 minuti t = 15 minuti t = 30 minuti t = 45 minuti anno<br />

1 17.0 19.0 22.4 30.4 1985<br />

2 10.6 14.2 21.0 29.6 1986<br />

3 5.4 7.8 15.8 30.2 1987<br />

4 9.2 10.4 23.0 35.8 1988<br />

Tabella 1 - precipitazioni di durata inferiore a 1 h.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

N<br />

.<br />

t = 1 h t = 3 h t = 6 h t = 12 h t = 24 h anno<br />

1 10.0 20.0 22.0 33.4 43.4 1985<br />

2 37.0 38.0 39.8 39.8 41.0 1986<br />

3 28.0 31.2 31.2 43.8 61.2 1987<br />

4 54.0 68.6 71.2 71.2 71.2 1988<br />

Tabella 2 - precipitazioni di durata superiore a 1 h.<br />

Una stima sufficientemente attendibile della curva segnalatrice di possibilità<br />

climatica richiede l’utilizzo di registrazioni che coprano almeno un<br />

intervallo di 30-35 anni. Minore l’intervallo di registrazione minore<br />

l’attendibilità dei risultati.<br />

Volendo ricavare le curve relative a precipitazioni di durata superiore ad<br />

un’ora (Tabella 2), bisogna procedere come segue:<br />

• per ogni durata di riferimento, si ordinano e si numerano i valori delle<br />

precipitazioni ricavati dagli Annali Idrologici, regolarizzati con il metodo<br />

di Gumbel (vedi di seguito), in senso decrescente, ponendo quindi i<br />

valori massimi registrati per ogni intervallo di tempo sulla prima riga<br />

della tabella, quelli minini sull’ultima; di conseguenza, se per esempio<br />

l’intervallo di registrazione è di 30 anni, la prima riga sarà indicata con il<br />

numero 30, l’ultima con il numero 1.<br />

• utilizzando i dati di ogni riga e impostando un calcolo di regressione, si<br />

ricavano i valori dei parametri a e n relativi ad ogni anno; il numero<br />

identificativo di ogni riga rappresenta il tempo di ritorno dell’evento<br />

meteorico; nel caso, per esempio, di un’intervallo di registrazione di 30<br />

anni, si ricavano 30 curve segnalatrici di possibilità climatica ( quindi 30<br />

valori di a e di n); i parametri a e n relativi alla prima riga sono quelli<br />

riferiti ad eventi meteorici di durata inferiore ad 1 h con tempo di ritorno<br />

di 30 anni, quelli dell’ultima riga ad eventi meteorici con tempo di<br />

ritorno di 1 anno.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Lo stesso va adottato per durate pluviometriche inferiori ad 1 h (Tabella 1),<br />

quando questa è disponibile.<br />

Ricavate le curve, si potrà notare che, mentre n rimane più o meno costante,<br />

il parametro a tende ad assumere valori differenti in funzione del tempo di<br />

ritorno, tendendo a crescere con esso.<br />

Attraverso procedure statistiche è possibile ricavare stime del parametro a<br />

anche per tempi di ritorno superiori al numero massimo di registrazioni<br />

annuali disponibili.<br />

Il metodo statistico utilizzato generalmente è quello di Gumbel. Di seguito<br />

viene esposta la procedura da seguire.<br />

• Eseguito il calcolo delle curve segnalatrici di possibilità climatica per gli<br />

N anni di cui si dispongono le registrazioni pluviometriche, si ordinano i<br />

valori di a ricavati in ordine crescente, attribuendo il numero 1 al valore<br />

massimo, il valore N a quello minimo.<br />

• Si calcolano gli N rapporti:<br />

Pi = i / (N + 1);<br />

con i compreso fra 1 e N. Questi rapporti indicano la probabilità che il<br />

corrispondente valore di a non venga raggiunto o superato. I valori di Pi<br />

ricavati permettono di definire la scala dei tempi di ritorno:<br />

Ti = 1 / (1 - Pi).<br />

• Si riportano le N coppie di valori (Ti, ai) in un diagramma<br />

semilogaritmico (l’ asse X - l’asse dei tempi di ritorno - va costruito in<br />

scala logaritmica), interpolando fra i punti una retta: il diagramma<br />

consente di ricavare il valore di a per qualsiasi tempo di ritorno.<br />

Per ottenere, per esempio, l’altezza di precipitazione per un evento<br />

meteorico di durata corrispondente a 1,3 ore, con tempo di ritorno di 50<br />

anni, si procede come segue:<br />

dal diagramma Tempo di ritorno - Parametro a si ricava il valore di a<br />

corrispondente ad un tempo di ritorno di 50 anni;<br />

1. si calcola il parametro n facendo la media dei valori di n ottenuti dalle<br />

curve segnalatrici di possibilità pluviometrica;<br />

2. si introducono infine i valori di a e n nella relazione h = a x t n ; ponendo t<br />

= 1.3 ore.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

E’ evidente che l’estrapolazione del parametro a non deve andare troppo<br />

oltre il periodo di registrazione.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Stima delle precipitazioni efficaci.<br />

Per precipitazione efficace s’intende la frazione della precipitazione<br />

complessiva, non trattenuta dal terreno e dalla vegetazione, che partecipa<br />

alla formazione del deflusso superficiale. Il rapporto fra precipitazione<br />

efficace e precipitazione lorda prende il nome di coefficiente di afflusso.<br />

Il valore della precipitazione efficace dipende principalmente da tre fattori:<br />

• il grado di saturazione del terreno superficiale al momento del<br />

verificarsi dell’evento meteorico: maggiore è il grado di saturazione,<br />

legato ad eventi meteorici precedenti, minore è la capacità del terreno di<br />

assorbire altra acqua e di conseguenza maggiore è la frazione del volume<br />

d’acqua precipitato che va ad alimentare il deflusso superficiale;<br />

• la permeabilità delle litologie superficiali: ovviamente una maggiore<br />

permeabilità dei terreni superficiali favorisce l’infiltrazione dell’acqua<br />

meteorica, comportando una conseguente diminuzione del deflusso<br />

superficiale;<br />

• l’uso del suolo: la destinazione del suolo influisce notevolmente sul<br />

volume del deflusso superficiale: una fitta copertura vegetale, per<br />

esempio, tende a diminuirlo, un’intensa urbanizzazione, diminuendo la<br />

permeabilità superficiale del terreno, tende viceversa ad aumentarlo.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Metodo Curve Number del Soil Conservation Service.<br />

Una metodologia per la stima delle precipitazioni efficaci che trova ampia<br />

applicazione è quella proposta dal Soil Conservation Service (1972).<br />

Il metodo, detto Metodo del numero di curva (Curve Number), si basa sulla<br />

relazione:<br />

Pe = (P - Ia) 2 / (P - Ia + S);<br />

dove: Pe = altezza di precipitazione efficace (mm);<br />

P = altezza di precipitazione lorda (mm);<br />

Ia = assorbimento iniziale (mm);<br />

S = volume specifico di saturazione (mm).<br />

La grandezza Ia rappresenta la quantità d’acqua meteorica assorbita<br />

inizialmente dal terreno e dalla vegetazione: fino all’istante in cui non si ha<br />

P> Ia il deflusso superficiale è da ritenersi praticamente assente.<br />

Il parametro S corrisponde al volume idrico trattenuto dal terreno e dalla<br />

vegetazione, e quindi sottratto al deflusso superficiale, dopo l’istante in cui<br />

si ha P> Ia : mentre Ia assume un valore costante, S cresce nel corso<br />

dell’evento meteorico fino a raggiungere un valore massimo.<br />

Il Metodo del numero di curva correla la grandezza S ad un parametro CN<br />

funzione della permeabilità della litologia superficiale, dell’uso del suolo e<br />

del grado di saturazione del terreno prima dell’evento meteorico. Per quanto<br />

riguarda quest’ultima variabile, il procedimento SCS richiede come input<br />

l’altezza complessiva di pioggia caduta nei cinque giorni precedenti l’evento<br />

meteorico preso in esame, definendo tre categorie di umidità:<br />

AMC Stagione di riposo Stagione di crescita<br />

I < 13 mm < 36 mm<br />

II 13 - 28 mm 36 - 53


FORMULA GEO VER.2.0<br />

III > 28 mm > 53 mm<br />

I termini ‘stagione di riposo’ e ‘stagione di crescita’ si riferiscono alla<br />

vegetazione; va cioè considerato in quale periodo dell’anno, in relazione alla<br />

fase di crescita della vegetazione, si è verificato l’evento meteorico<br />

esaminato.<br />

In base alla classe di umidità scelta vengono definiti i corrispondenti valori<br />

di CN, rispettivamente CNI, CNII e CNIII.<br />

Ricadendo nella categoria di umidità II, è possibile ricavare i valori di CNII<br />

nel bacino ricorrendo alla seguente tabella:<br />

USO DEL SUOLO LITOLOGIA<br />

SUPERFICIALE<br />

Tipo Trattamento Drenaggio A B C D<br />

Arato Linee rette ------ 77 86 91 94<br />

Coltivazione<br />

per fila<br />

“ Povero 72 81 88 91<br />

“ Buono 67 78 85 89<br />

Isoipse Povero 70 79 84 88<br />

“ Buono 65 75 82 86<br />

terrazzato Povero 66 74 80 82<br />

“ Buono 62 71 78 81<br />

Graminacee<br />

allo stato<br />

iniziale<br />

Linee rette Povero 65 76 84 88<br />

“ Buono 63 75 83 87<br />

Isoipse Povero 63 74 82 85<br />

“ Buono 61 73 81 84<br />

terrazzato Povero 61 72 79 82<br />

“ Buono 59 70 78 81<br />

Seminativo<br />

intenso o<br />

prateria<br />

Linee rette Povero 66 77 85 89<br />

“ Buono 58 72 81 85<br />

Isoipse Povero 64 75 83 85<br />

“ Buono 55 69 78 83


FORMULA GEO VER.2.0<br />

terrazzato Povero 63 73 80 83<br />

“ Buono 51 67 76 80<br />

Pascolo Linee rette Povero 68 79 86 89<br />

“ Medio 49 69 79 84<br />

“ Buono 39 61 74 80<br />

Isoipse Povero 47 67 81 88<br />

“ Medio 25 59 75 83<br />

“ Buono 6 35 70 79<br />

Prato ------- Buono 30 58 71 78<br />

Bosco ------ Povero 45 66 77 83<br />

------ Medio 36 60 73 79<br />

------ Buono 25 55 70 77<br />

Fattoria ------ ------ 59 74 82 86<br />

Centri<br />

commerciali<br />

------ ------ 89 92 94 95<br />

Distretti<br />

industriali<br />

------ ------ 81 88 91 93<br />

Area 65% ------ 77 85 90 92<br />

residenziale impermeabile<br />

“ 38%<br />

impermeabile<br />

------ 61 75 83 87<br />

“ 30%<br />

impermeabile<br />

------ 57 72 81 86<br />

“ 25%<br />

impermeabile<br />

------ 54 70 80 85<br />

“ 20%<br />

impermeabile<br />

------ 51 68 79 84<br />

Parcheggi<br />

pavimentati<br />

------- ------ 98 98 98 98<br />

Strade asfaltate ------ 98 98 98 98<br />

“ con fondo in ------ 76 85 89 91<br />

ghiaia<br />

“ con fondo in<br />

terra battuta<br />

------ 72 82 87 89


FORMULA GEO VER.2.0<br />

<strong>Le</strong> classi litologiche A, B, C e D sono espressione del grado di permeabilità<br />

dei depositi superficiali, secondo la seguente tabella:<br />

Classe litologica Permeabilità<br />

A Alta<br />

B Media<br />

C Bassa<br />

D Nulla<br />

Nell’ipotesi che l’evento meteorico esaminato ricada nelle condizioni di<br />

umidità I o III, per ricavare i corrispondenti valori di CNI e CNIII vanno<br />

utilizzate le seguenti correlazioni con CNII:<br />

CNI = CNII / ( 2.3 - 0.013 x CNII);<br />

CNIII = CNII / (0.43 + 0.0057 x CNII).<br />

Determinato il parametro CN, a seconda della classe di umidità considerata,<br />

la grandezza S può essere valutata con l’espressione:<br />

S (mm) = 254 x [(100 / CN) - 1];<br />

Il parametro Ia a sua volta può essere correlato a S attraverso la formula:<br />

Ia = c x S;<br />

dove c è un coefficiente di valore variabile fra 0.1 e 0.2 , ma normalmente<br />

posto uguale a 0.2.<br />

Avendo stimato Ia e S, nota la precipitazione meteorica lorda, si hanno tutti<br />

gli elementi per stimare l’altezza di precipitazione efficace.<br />

Operativamente si procede come segue:


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• si costruisce una carta della permeabilità superficiale del bacino in<br />

esame, considerando le quattro categorie viste in precedenza (A, B, C e<br />

D);<br />

• si costruisce una carta dell’uso del suolo del bacino, utilizzando le<br />

categorie elencate nella tabella per il calcolo di CNII;<br />

• si incrociano le due carte tematiche assegnando ad ogni sotto-area<br />

individuata il corrispondente valore di CNII (vedi tabella);<br />

• si calcola il valore di CNII totale del bacino, facendo una media pesata<br />

dei valori parziali: se per esempio si sono individuate all’interno del<br />

bacino 4 sotto-aree con i seguenti valori di CNII e di estensione areale:<br />

il valore di CNII totale verrà dato da:<br />

Valori di CNII Area (kmq)<br />

51 2<br />

87 3<br />

35 5<br />

65 6<br />

CNII = ( 51 x 2 + 87 x 3 + 35 x 5 + 65 x 6) / (2 + 3 +5 +6) = 58;<br />

• considerando le precipitazioni totali avvenute nei cinque giorni<br />

precedenti l’evento esaminato, si individua la classe di umidità da<br />

introdurre nel calcolo (I, II o III); nel caso si rientri nelle categorie I o III,<br />

si calcola il valore di CNI o CNIII in funzione di CNII con la relazione<br />

vista in precedenza;<br />

• stimato CN si calcola S e Ia; infine nota la precipitazione lorda P si trova<br />

la precipitazione efficace.<br />

Il principale pregio di questo metodo è la sua capacità di condurre a<br />

previsioni quantitative sulla variazione del deflusso superficiale in funzione<br />

dei cambiamenti che avvengono nell’uso del suolo ( per esempio a causa di<br />

opere di urbanizzazione). Un limite è nella soggettività che influenza la<br />

selezione di alcuni parametri, che in alcuni casi può condurre a differenze<br />

significative nella stima della precipitazione efficace.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Metodo di Rasulo e Gisonni (1997).<br />

Si tratta di un metodo semplificato, che consente di stimare il<br />

coefficiente di afflusso di un bacino in funzione del tempo di ritorno<br />

dell’evento meteorico. La relazione è la seguente:<br />

dove:<br />

ca<br />

cap<br />

cai<br />

Aimp<br />

c = c ( 1−<br />

A ) + c<br />

a<br />

ap<br />

imp<br />

= coefficiente di afflusso;<br />

=coefficiente di afflusso per le aree permeabili del bacino;<br />

=coefficiente di afflusso per le aree impermeabili del bacino;<br />

=rapporto fra l’area impermeabile e l’area totale del bacino.<br />

Sia cap che cai vengono tabellati dagli Autori in funzione del tempo di<br />

ritorno dell’evento meteorico.<br />

Tempo di ritorno(anni) cap cai<br />

10 0.15-0.30 0.70-0.90<br />

ai<br />

A<br />

imp


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Elaborazione della pioggia di progetto.<br />

Il calcolo della portata di massima piena e l’elaborazione del relativo<br />

idrogramma devono essere preceduti dalla determinazione della<br />

pioggia di progetto, cioè dell’evento meteorico più gravoso per un<br />

determinato tempo di ritorno.<br />

Tre i passaggi necessari per giungere alla sua determinazione:<br />

1. stima dell’altezza pluviometrica dell’evento;<br />

2. ragguaglio della pioggia;<br />

3. costruzione dello ietogramma.<br />

Stima dell’altezza pluviometrica<br />

Fissato il tempo di ritorno dell’evento meteorico e la sua durata<br />

(posta uguale al tempo di corrivazione nel caso si utilizzino i metodi<br />

cinematici per il calcolo della portata di piena), l’altezza di<br />

precipitazione meteorica può essere stimata attraverso la curva di<br />

possibilità climatica della stazione pluviometrica di riferimento (vedi<br />

paragrafo 3.3):<br />

n<br />

h = at<br />

Nel caso all’interno del bacino o nelle immediate vicinanze siano<br />

localizzate più stazioni di misura si può procedere alla<br />

determinazione di h attraverso la seguente procedura:<br />

4. si stimano i valori di h dalle curve di possibilità climatica di ogni<br />

stazione;<br />

5. con il metodo dei topoieti si individuano le aree d’influenza di ogni<br />

stazione;<br />

6. si calcola un valore di hmedio facendo la media pesata, in funzione<br />

dell’area d’influenza di ogni stazione, dei singoli valori di h<br />

calcolati.<br />

Calcolo del coefficiente di ragguaglio


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Si tratta di un fattore moltiplicativo, variabile da 0 a 1, che serve a<br />

tener conto del fatto che l’altezza di precipitazione tende a diminuire<br />

all’aumentare dell’area interessata dall’evento meteorico. L’altezza di<br />

precipitazione misurata dalla stazione pluviometrica è infatti un dato<br />

puntuale e va quindi corretto in funzione dell’area sulla quale si<br />

considera distribuito l’evento piovoso.<br />

Nel caso di piccoli bacini (fino a 100 kmq) si può utilizzare il criterio<br />

del DEWC (1981). La relazione su cui si basa il metodo è la<br />

seguente:<br />

b<br />

R =1 − at<br />

dove:<br />

a = 0.0394A 0.354<br />

b = 0.40 – 0.0208ln(4.6-lnA) per A≤20 kmq<br />

b = 0.40 – 0.00382ln(4.6-lnA) 2 per A>20 kmq<br />

A = area del bacino in kmq<br />

Un altro metodo utilizzabile è quello proposto da Desbordes et Alii<br />

(1982), basato sulla semplice relazione:<br />

0.<br />

05<br />

100 −<br />

R = A<br />

dove A è l’area del bacino espressa in kmq.<br />

Si tenga presente che spesso, in piccoli bacini, a favore della<br />

sicurezza, il coefficiente di ragguaglio viene posto uguale a 1.<br />

Calcolato il coefficiente di ragguaglio R, l’altezza di precipitazione<br />

ragguagliata viene stimata attraverso la relazione:<br />

Simulazione dello ietogramma<br />

hr = hR .<br />

Nel caso si voglia determinare, oltre che il valore della portata di<br />

massima piena al colmo, anche l’drogramma dell’evento è<br />

necessario ricostruire il modo in cui l’intensità della precipitazione<br />

meteorica varia nell’intervallo di durata della pioggia. Il grafico che


FORMULA GEO VER.2.0<br />

mostra l’andamento dell’intensità di precipitazione nel tempo prende<br />

il nome di ietogramma. In letteratura sono stati proposti diversi<br />

metodi di calcolo.<br />

Pioggia di progetto a intensità costante<br />

Si parte dall’ipotesi che l’intensità della precipitazione rimanga<br />

costante per tutta la durata dell’evento. In pratica si pone:<br />

hr<br />

i ( mm/<br />

h)<br />

=<br />

t<br />

dove:<br />

i = intensità della precipitazione meteorica;<br />

hr = altezza della pioggia ragguagliata;<br />

= durata dell’evento meteorico.<br />

tp<br />

Pur partendo da un’ipotesi non realistica, si tratta di un metodo molto<br />

usato nella pratica, soprattutto per bacini molto piccoli.<br />

Pioggia di progetto con ietogramma triangolare (metodo di<br />

Chicago)(1953)<br />

S’ipotizza in questo caso che l’intensità di precipitazione cresca in<br />

maniera continua fino a raggiungere un picco massimo, oltre il quale<br />

tende a decrescere gradualmente. La parte crescente della curva è<br />

fornita dalla relazione:<br />

n−1<br />

i(<br />

t)<br />

= ant1<br />

dove:<br />

a = fattore a della curva di possibilità climatica;<br />

n = fattore n della curva di possibilità climatica;<br />

t1 = (rtp – t)/r con t che varia da 0 a rtp<br />

tp = durata dell’evento meteorico;<br />

r = posizione del picco, variabile a 0 a 1 e spesso posto = 0.5.<br />

La parte decrescente del grafico è invece fornita dalla relazione:<br />

p


FORMULA GEO VER.2.0<br />

i(<br />

t)<br />

= ant<br />

dove:<br />

t2 = (t-rtp)/r con t che varia da rtp a tp.<br />

Nella pratica si fissa un passo di calcolo temporale, di solito 1 ora, la<br />

posizione del picco e si applicano le due relazioni, facendo variare t<br />

in maniera discreta nell’intervallo 0-tp, con il passo di calcolo scelto.<br />

Questo metodo, che fornisce rispetto al precedente una<br />

rappresentazione più realistica dell’andamento dell’intensità della<br />

precipitazione, può essere usato di fatto per bacini con un’estensione<br />

areale di almeno alcune centinaia di kmq e per durate di<br />

precipitazione di almeno alcune ore. L’uso di passi di calcolo troppo<br />

piccoli (


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Curva ipsometrica<br />

L'analisi dell'assetto morfologico del bacino viene riassunta nella curva<br />

ipsometrica (o ipsografica percentuale). La curva si traccia in base alle<br />

altezze e alle rispettive aree cumulate, suddividendo il bacino in intervalli di<br />

quota (per es.10), dalla quota minima a quella massima, e valutando l’area<br />

del bacino che ricade in ogni intervallo. Si devono quindi eseguire i rapporti<br />

tra le aree dei singoli intervalli (a) e l'area totale del bacino (A), e quelli tra i<br />

dislivelli degli intervalli rispetto al piano di base (h) ed il dislivello totale del<br />

bacino (H). La funzione della curva che si ottiene è del tipo:<br />

y = f(x) dove: y=h/H e x=a/A.<br />

Per integrale della curva ipsometrica s’intende l’area sottesa dalla curva<br />

rispetto all’asse delle X.<br />

Dalla curva ipsometrica si ricava l’altezza media del bacino, impiegando la<br />

relazione:<br />

Hm = (1 / A) x ∑ ai x hi.<br />

con A = area totale del bacino;<br />

ai = area del bacino compresa nell’intervallo i-esimo di quota;<br />

hi = altitudine media dell’intervallo di quota i-esimo.<br />

L'analisi della curva ottenuta permette di valutare il grado di evoluzione<br />

raggiunto dal bacino esaminato.<br />

In merito allo stadio evolutivo di un bacino si deduce, che esso può trovarsi<br />

in una delle seguenti fasi.<br />

FASE GIOVANILE: la curva ipsometrica presenta una prevalente<br />

convessità verso l'alto con un valore medio<br />

dell'integrale superiore al 60 %.<br />

FASE MATURA: la curva è del tipo a flesso con un integrale prossimo<br />

al 50 %.<br />

FASE SENILE: la curva ipsometrica presenta una prevalente<br />

concavità verso l'alto con un valore medio<br />

dell'integrale inferiore al 30 %.<br />

Poichè in una curva ipsometrica la distribuzione relativa delle aree e delle<br />

quote è subordinata alla forma della proiezione orizzontale di quella del


FORMULA GEO VER.2.0<br />

bacino, la curva assume un significato positivo solo se la forma del bacino<br />

stesso è regolare e di tipo subrettangolare, cosa difficile da verificarsi.<br />

Quindi bisogna limitare l'analisi alla parte centrale della curva ipsometrica,<br />

cioè di quella che è compresa tra il 15 e l'85 % dell'area totale, in quanto è<br />

quella che permette l'indagine appropriata del grado di evoluzione<br />

raggiunto.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Analisi morfologica del bacino.<br />

Per l’analisi morfologica, il reticolo del bacino è classificato in funzione dei<br />

segmenti che sono compresi tra le varie confluenze. Ad ognuno di questi si<br />

assegna un numero (ordine) che dipende dalla sua posizione nell’ambito<br />

del reticolo stesso, come proposto da STRAHLER.<br />

Gerarchizzazione del reticolo idrografico secondo STRAHLER.<br />

I segmenti del reticolo vengono distinti con un numero d'ordine crescente in<br />

funzione dei rami di ordine inferiore che vi confluiscono.<br />

Tutti i segmenti che sono privi di affluenti si dicono di I ordine. Per creare<br />

un ramo di ordine II è necessaria la confluenza di almeno due rami di<br />

ordine I, per un ramo di ordine III ne occorreranno almeno due di ordine II,<br />

ecc.. In generale quindi un segmento di ordine N è dato dalla confluenza di<br />

almeno due rami di ordine N-1.<br />

Parametri morfometrici.<br />

I<br />

I I I<br />

I<br />

II II<br />

II III<br />

Gerarchizzazione sec.Strahler.<br />

I<br />

I


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Si definiscono i seguenti parametri:<br />

dove:<br />

Rb=Nu / Nu+1 Rapporto di biforcazione<br />

Rbd=Nud/Nu+1 Rapporto di biforcazione diretto<br />

Ib=Rb-Rbd Indice di biforcazione<br />

Su=(Rb/2)-1 Indice di conservatività<br />

Ga numero di anomalia gerarchica<br />

Dga=Ga/A densità di anomalia gerarchica<br />

Iga= Ga/N1 indice di anomalia gerarchica<br />

Nu = somma del numero totale di segmenti di ordine u;<br />

Nud=somma del numero di segmenti di ordine u che confluiscono<br />

direttamente in quelli d’ordine u+1;<br />

Nu+1= somma del numero totale di segmenti di ordine u+1;<br />

A = area totale del bacino;<br />

N1= numero dei segmenti di I ordine.<br />

Il rapporto di biforcazione (Rb) fornisce indicazioni sulla struttura<br />

dell’intero reticolo idrografico. Il valore di Rb da prendere come<br />

rappresentativo del bacino è quello ottenuto dalla media (aritmetica o<br />

pesata) degli Rb parziali, riferiti alle singole coppie di ordine u e u+1. Rb<br />

risulta normalmente compreso tra 3 e 5, con un minimo teorico di 2 (due<br />

rami di ordine u per ogni ramo di ordine u+1). In generale maggiore è il<br />

valore di Rb minore è il grado di gerarchizzazione del bacino. Valori<br />

superiori a 5 sono molto rari e testimoniano di un forte controllo tettonico<br />

sullo sviluppo del reticolo.<br />

Bacini con uguale valore di Rb possono essere distinti sulla base dei valori<br />

del rapporto di biforcazione diretta (Rbd). Per uno stesso bacino, valori<br />

differenti di Rb e Rbd, stanno ad indicare la presenza di confluenze<br />

anomale, cioè confluenze di ordine u in segmenti di ordine u+2 o superiore.<br />

Di maggior significato è quindi l’indice di biforcazione (differenza fra Rb e<br />

Rbd), che normalmente assume valori compresi fra 0.2 e 4. Valori anormali


FORMULA GEO VER.2.0<br />

si possono riscontrare quando lo sviluppo dei reticoli è fortemente<br />

controllato da fattori litologici e strutturali.<br />

Il massimo grado di gerarchizzazione si ha quando l’indice di biforcazione<br />

assume il valore di 0 (Rb = Rbd), cioè quando tutti i rami di ordine u<br />

confluiscono nei rami di ordine u+1. Valori prossimi a 0 sono tipici di<br />

bacini in fase evolutiva matura o senile. Valori elevati di Ib sono tipici di<br />

bacini in fase giovanile.<br />

Un caso limite si ha quando Ib=0 e Rb=Rbd=2, cioè quando il reticolo<br />

fluviale ha massima gerarchizzazione accompagnata da massima<br />

conservatività (bacini in fase senile).<br />

Un reticolo conservativo è quello che presenta il numero minimo di<br />

segmenti necessari a costituire l'ordine più alto del reticolo. La<br />

conservatività di un reticolo è espressa dall’indice di conservatività (Su),<br />

che assume come valore minimo 0 (massima conservatività).<br />

In generale si può dire che il grado di gerarchizzazione, espresso dalla<br />

grandezza Ib, ed il livello di conservatività, espresso dal parametro Su,<br />

aumentano nel tempo (Ib e Su che tendono a 0) in relazione all’evolversi del<br />

reticolo idrografico. Ciò è vero ovviamente in assenza di un forte controllo<br />

tettonico o litologico (litologie a differente erodibilità) sul reticolo<br />

idrografico o di eventi che possono interrompere la normale evoluzione del<br />

reticolo (per es.variazioni improvvise del livello di base).<br />

Un altro parametro che permette di definire il grado di organizzazione<br />

gerarchica di un bacino è il numero di anomalia gerarchica, definito come il<br />

numero minimo di segmenti del I ordine necessari a far divenire il reticolo<br />

perfettamente gerarchizzato. Analiticamente questa grandezza è espressa<br />

dalla sommatoria del numero di segmenti anomali di ordine (i) che<br />

confluiscono in segmenti di ordine (r), con i ≤ r-2, nell'ambito di un bacino<br />

di ordine (s):<br />

Ga = ∑da i=1 a s-2 ∑da r=i+2 a s Ni,r x fi,r;<br />

con Ni,r = numero di segmenti anomali di ordine i che confluiscono in<br />

segmenti di ordine r;<br />

fi,r = 2 r-2 - 2 i-1 .<br />

In generale un valore più elevato di questo parametro indica un minor grado<br />

di gerarchizzazione del reticolo idrografico. Questa grandezza può essere


FORMULA GEO VER.2.0<br />

utilizzata per ricavare la densità e l’indice di anomalia gerarchica, parametri<br />

che consentono di confrontare il grado di evoluzione del bacino con altri di<br />

estensione areale differente ed in condizioni climatiche diverse, cosa che<br />

non è possibile fare utilizzando le grandezze Ib e Su viste in precedenza.<br />

Indicazioni più precise sul livello evolutivo di un bacino si possono ottenere<br />

dal confronto del grado di gerarchizzazione del reticolo con la curva<br />

ipsometrica: se, ad esempio, un bacino presentasse un basso grado di<br />

gerarchizzazione ed una curva ipsografica indicante una fase matura, ciò<br />

potrebbe significare che ci sono state recenti variazioni del livello di base,<br />

risentite dal reticolo idrografico ma non dal rilievo nel suo insieme.<br />

Altri parametri morfometrici.<br />

Oltre ai parametri descritti nel paragrafo precedente, se ne possono definire<br />

altri.<br />

• Coefficiente di uniformità (Kc), dato da:<br />

con Pb=perimetro del bacino;<br />

A= area del bacino;<br />

Kc = Pb / (2 x √ π x A);<br />

• Rapporto di circolarità (Kr), dato da:<br />

Kr = A / (0.0796 x Pb 2 );<br />

ambedue i parametri forniscono una indicazione di quanto il bacino si<br />

discosta dalla forma circolare (forma raccolta). Valori di Kc e Kr lontani<br />

dall'unità sono tipici di bacini di forma allungata e viceversa nel caso di Kc<br />

e Kr prossimi a1. Un bacino raccolto a parità di altri fattori avrà tempi di<br />

corrivazione minori e piene più improvvise e marcate, con un idrogramma<br />

caratterizzato da una forma stretta ed appuntita.<br />

• Densità di drenaggio (Dr), data da:<br />

Dr = ∑l / A;


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con ∑l = somma delle lunghezze di tutti i rami dei vari ordini del reticolo<br />

idrografico.<br />

• Frequenza di drenaggio (Fr), data da:<br />

Fr = N / Ab;<br />

N = numero dei segmenti idrografici presenti nel bacino (somma dei rami<br />

dei vari ordini).<br />

Sono due parametri che forniscono un’indicazione del grado di sviluppo del<br />

reticolo idrografico. Bassi valori di Dr e Fd sono tipici di bacini poco<br />

evoluti o impostati su litologie resistenti all'erosione e/o permeabili ed in<br />

presenza di una fitta copertura vegetale. Mediamente i valori di Dr<br />

oscillano fra 2 e 4, quelli di Fd fra 6 e 12.<br />

• Rapporto delle lunghezze (Rl): si ottiene facendo il rapporto fra la<br />

lunghezza media dei rami di ordine i e la lunghezza media dei rami di<br />

ordine i-1.<br />

• Rapporto delle aree (Ra): si ottiene facendo il rapporto fra l’area media<br />

dei bacini di ordine i e l’area media dei bacini i-1.<br />

Diagrammi relativi ai parametri morfometrici.<br />

• Diagramma N.ordine - N.segmenti per ordine.<br />

Se il reticolo idrografico è organizzato i punti rappresentativi del numero dei<br />

segmenti fluviali e del loro ordine si devono trovare su una retta, in un<br />

diagramma semilogaritmico. Se non accade significa che sono presenti<br />

distribuzioni anomale dei segmenti.<br />

• Diagramma N. ordine - lunghezza media dei segmenti.<br />

• Diagramma N. ordine - area media dei sottobacini costituenti il bacino<br />

idrografico.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• Diagramma N. ordine - pendenza media dei sottobacini costituenti il<br />

bacino idrografico.<br />

<strong>Le</strong> variazioni delle lunghezze, delle aree e delle pendenze devono<br />

seguire la legge lineare (in scala semilogaritmica) e quindi i grafici<br />

devono mostrare un andamento rettilineo. Se ciò non accade, vanno<br />

ricercate le cause per esempio nella differente distribuzione della<br />

permeabilità nel bacino, nella eterogeneità litologica, nel controllo<br />

strutturale, ecc.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Portate di massima piena.<br />

Trascurando le formule empiriche, che forniscono solo stime grossolane e<br />

necessitano di essere calibrate localmente, i metodi di calcolo più impiegati<br />

sono quelli cinematici e statistici.<br />

Metodi cinematici.<br />

Si tratta di relazioni che si basano sulla stima del tempo di corrivazione (τc)<br />

del bacino.<br />

Per tempo di corrivazione s’intende il tempo necessario, perchè le acque di<br />

afflusso meteorico raggiungano la sezione di chiusura del bacino, rispetto<br />

alla quale viene eseguito il calcolo della portata di massima piena, partendo<br />

dai punti più lontani del bacino. Questo parametro è una costante per ogni<br />

bacino, in quanto funzione esclusivamente della morfologia, delle litologie<br />

affioranti e della copertura vegetale.<br />

Un'indicazione dell'ordine di grandezza di τc può essere ottenuto dividendo<br />

la lungheza totale dell'asta principale per un fattore compreso fra 1 e 2:<br />

τc (s) = L / (1 o 2) (L in metri).<br />

Metodi di calcolo più precisi e usati nella pratica sono quelli di Giandotti, di<br />

Pezzoli, F.A.O e S.C.S..<br />

• Formula di Giandotti:<br />

• Formula di Pezzoli:<br />

4<br />

τ ( h)<br />

=<br />

c<br />

S<br />

b<br />

0.<br />

8<br />

+ 1.<br />

5L<br />

H<br />

0.<br />

055<br />

τc<br />

( h)<br />

=<br />

P<br />

m<br />

L<br />

m<br />

p<br />

p


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• Formula F.A.O.:<br />

• Formula S.C.S.:<br />

dove :<br />

τ<br />

c<br />

(min)<br />

L<br />

τc<br />

( h)<br />

=<br />

15h<br />

=<br />

100<br />

1.<br />

15<br />

p<br />

0.<br />

38<br />

max<br />

0.<br />

7<br />

0.<br />

8⎡⎛1000<br />

⎞ ⎤<br />

L ⎢⎜<br />

⎟ −9<br />

CN<br />

⎥<br />

⎣⎝<br />

⎠ ⎦<br />

0.<br />

5<br />

1900S<br />

a<br />

Sb (kmq) = superficie del bacino;<br />

Lp (km) = lunghezza dell’asta pricipale;<br />

Pm (%) = pendenza media del bacino;<br />

Hm (m) = altezza media del bacino rispetto alla sezione di chiusura;<br />

hmax (km) = altezza massima del bacino rispetto alla sezione di<br />

chiusura.<br />

L (ft) = lunghezza del corso d’acqua principale esteso fino allo<br />

spartiacque;<br />

CN = Curve Number del bacino;<br />

Sa(%) = inclinazione media del corso d’acqua principale.<br />

<strong>Le</strong> quattro relazioni sono impiegabili per bacini di piccola e media<br />

estensione. La formula di Giandotti fornisce per bacini molto piccoli<br />

(inferiori a 100 kmq) valori generalmente sovrastimati.<br />

Stimato il valore di τc è possibile passare alla valutazione delle portate di<br />

massima piena al colmo.<br />

Il primo dato che occorre ricavare è la pioggia di progetto, per un tempo di<br />

ritorno fissato, corrispondente ad una durata uguale al tempo di<br />

corrivazione. Tale grandezza può essere ricavata attraverso le procedure di<br />

elaborazione dei dati pluviometrici viste in precedenza.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

L’altezza di precipitazione ricavata (h) va introdotta in una delle formule<br />

cinematiche disponibili in letteratura. Tra le più utilizzate sono le formule<br />

del metodo razionale, di Giandotti e di Merlo.<br />

• Formula del metodo razionale.<br />

Ha la seguente espressione:<br />

dove:<br />

Q<br />

max<br />

c<br />

( mc/<br />

s)<br />

= 0.<br />

278<br />

τ<br />

a hA<br />

Qmax (mc/s) = portata di massima piena al colmo per un dato tempo<br />

di ritorno;<br />

ca = coefficiente di afflusso, variabile da 0 a 1 (vedi paragrafo 3.4);<br />

Sb (kmq) = area del bacino;<br />

h (mm) = altezza di precipitazione ragguagliata riferita a τc per un<br />

dato tempo di ritorno;<br />

τc (h) = tempo di corrivazione.<br />

Il parametro ca può essere ricavato con uno dei metodi proposti nel<br />

paragrafo 3.4. In alternativa può essere stimato, in maniera approssimativa<br />

attraverso relazioni semplificate, come quella di Schaake et Alii (1967):<br />

dove:<br />

Aimp<br />

ic<br />

c = 0 . 14 + 0.<br />

65A<br />

+ 0.<br />

05i<br />

a<br />

= rapporto fra l’area impermeabile del bacino e quella totale;<br />

= pendenza media, in %, del corso d’acqua principale.<br />

Nel caso di bacini molto piccoli (area di alcuni kmq) e prevalentemente<br />

impermeabili il coefficiente di deflusso può anche essere posto, a favore<br />

della sicurezza, prossimo a 1.<br />

• Formula di Giandotti.<br />

imp<br />

c<br />

c


FORMULA GEO VER.2.0<br />

La relazione è la seguente:<br />

ChA<br />

Qmax<br />

( mc/<br />

s)<br />

= 0.<br />

278<br />

τc<br />

dove C in bacini con area inferiore ai 300 kmq deve essere posto uguale a<br />

1.25. In alternativa, Visentini (1938) ha proposto di ricavare il parametro C<br />

attraverso la relazione:<br />

C = 6.<br />

19A<br />

dove A è l’area del bacino espressa in kmq.<br />

−0.<br />

319<br />

L’esperienza ha dimostrato, però, che questa relazione tende a sovrastimare<br />

le portate nel caso di piccoli bacini (poche decine di kmq), in quanto<br />

inizialmente calibrato su bacini con estensione superiore ai 500 kmq.<br />

• Formula di Merlo.<br />

La relazione è la seguente:<br />

dove:<br />

Cm = 0.0363 + 0.0295 x ln(Tr);<br />

Tr (anni) = tempo di ritorno.<br />

Qmax ( mc/<br />

s)<br />

= CmhA<br />

Questo metodo è stato calibrato su piccoli bacini, ed è quindi<br />

particolarmente utile per valutazioni eseguite in tale contesto.<br />

Per quanto riguarda la scelta del tempo di ritorno da adottare nelle verifiche,<br />

si tenga presente quanto suggerito nella seguente tabella.<br />

Tipo di opera Tr (anni)<br />

Ponti e difese di corsi d’acqua maggiori 100-150


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Difese di corsi d’acqua minori 20-30<br />

Dighe 500-1000<br />

Bonifiche 15-25<br />

Fognature urbane 5-10<br />

Tombini e ponti su piccoli corsi<br />

30-50<br />

d’acqua<br />

Sottopassi stradali 50-100<br />

Fossi di guardia per strade principali 10-20<br />

Metodi statistici.<br />

I metodi statistici affrontano il problema della previsione delle piene,<br />

partendo dal presupposto che siano fenomeni puramente casuali, che si<br />

ripetono nel tempo senza alcuna relazione fra loro.<br />

Il metodo statistico più utilizzato è quello di Gumbel.<br />

Di seguito viene esposta la procedura da seguire.<br />

• disponendo di N valori di massima piena annuali (Q), si ordinano tali dati<br />

in ordine crescente, attribuendo il numero 1 al valore massimo, il valore<br />

N a quello minimo.<br />

• Si calcolano gli N rapporti:<br />

Pi = i / (N + 1);<br />

con i compreso fra 1 e N. Questi rapporti indicano la probabilità che il<br />

corrispondente valore di Q non venga raggiunto o superato. I valori di Pi<br />

ricavati permettono di definire la scala dei tempi di ritorno:<br />

Ti = 1 / (1 - Pi).<br />

• Si riportano le N coppie di valori (Ti, Qi) in un diagramma<br />

semilogaritmico (l’ asse X - l’asse dei tempi di ritorno - va costruito in<br />

scala logaritmica), interpolando fra i punti una retta: il diagramma<br />

consente di ricavare il valore di Q per qualsiasi tempo di ritorno.<br />

E’ evidente che l’estrapolazione dei valori di portata non deve andare troppo<br />

oltre il periodo di registrazione.<br />

Stima dell’onda di piena (metodo di Nash).


FORMULA GEO VER.2.0<br />

In alcune situazioni oltre al valore della portata di massima piena al colmo,<br />

può essere necessario fare una stima dell’andamento dell’onda di piena nella<br />

sezione di riferimento. In pratica cioè può essere richiesta la previsione<br />

dell’idrogramma di piena, cioè dell’andamento delle portate in funzione del<br />

tempo.<br />

Il metodo di Nash, che permette di costruire l’idrogramma di piena,<br />

partendo dai dati dell’andamento dell’afflusso meteorico efficace<br />

(ietogramma), si basa sulla relazione:<br />

dove:<br />

Q (m x Δt) = Sb x ∑da i=1 a m e -i x Δt/k x ( i x Δt/k) n-1 x hm-i+1 x Δt;<br />

[k x Γ(n)]<br />

Q (m x Δt) = portata all’istante m x Δt, con m che varia da 1 a N, con<br />

N=numero max d’intervalli temporali considerati;<br />

Δt (h) = intervallo temporale di calcolo (generalmente posto uguale a<br />

1 h);<br />

m = numero dell’intervallo di calcolo;<br />

Γ(n) = funzione gamma;<br />

Sb (kmq) = area del bacino;<br />

hm-i+1 (mm) = afflusso efficace nell’intervallo (m-i+1);<br />

k,n = coefficienti caratteristici del bacino, che variano normalmente<br />

nell’intervallo 1-10;<br />

Il metodo richiede la conoscenza dei parametri k e n, ottenibili per tentativi,<br />

noti gli idrogrammi di piena ed i relativi ietogrammi di eventi precedenti,<br />

riferiti alla stessa sezione di chiusura.<br />

In alternativa le due grandezze k e n possono essere stimate correlandole<br />

con grandezze geometriche o parametri morfometrici del bacino. In questo<br />

caso l’idrogramma ottenuto prende il nome di idrogramma sintetico.<br />

Diverse le correlazioni disponibili in letteratura come suggerito, tra le quali<br />

citiamo quella di Rosso(1984), Nash (1960) e Mc Sparran (1968).<br />

• Rosso (1984)<br />

L’Autore correla i fattori k e n con alcuni parametri morfometrici del<br />

bacino, attraverso le relazioni:


FORMULA GEO VER.2.0<br />

n = 3.29 x (Rb / Ra) 0.78 x Rl 0.07 ;<br />

k = 0.70 x [Ra / (Rb x Rl)] 0.48 x (L / v);<br />

dove: Rb = rapporto di biforcazione del bacino;<br />

Ra = rapporto delle aree del bacino;<br />

Rl = rapporto delle lunghezze del bacino;<br />

L (m)= lunghezza dell’asta principale;<br />

v(m/s) = velocità media di propagazione dei deflussi nella rete<br />

idrografica.<br />

Mentre Rb, Ra, Rl e L sono facilmente ricavabili dall’analisi della<br />

cartografia, il parametro v è di più difficile valutazione e, almeno in prima<br />

approssimazione, può essere posto uguale a quello misurato in altri bacini di<br />

dimensioni e altimetria simili a quello esaminato. Di più immediata<br />

utilizzazione sono le relazioni di Nash e Mc Sparran.<br />

• Nash (1960)<br />

Posto:<br />

m =<br />

1<br />

m =<br />

2<br />

n e k possono essere determinati, ricavando le grandezze m1 e m2 attraverso<br />

le seguenti relazioni:<br />

m<br />

nk<br />

nk<br />

m<br />

2<br />

2<br />

1<br />

0.<br />

3 −0.<br />

3<br />

1 = 27.<br />

6A<br />

ib<br />

m<br />

2<br />

= 0.<br />

41L<br />

dove:<br />

A = area del bacino espressa in miglia quadrate;<br />

L = lunghezza del corso d’acqua principale prolungato allo<br />

spartiacque espressa in miglia (1 miglio= 1.609 km);<br />

= pendenza media del bacino espressa in parti per 10000.<br />

ib<br />

−0.<br />

1


FORMULA GEO VER.2.0<br />

• Mc Sparran (1968)<br />

Mc Sparran propone le seguenti relazioni:<br />

t p<br />

n = 4. 1<br />

k1<br />

t p<br />

k =<br />

n −1<br />

dove tp e k1 hanno le seguenti espressioni:<br />

0.<br />

208 −0.<br />

447<br />

t p = 5.<br />

52A<br />

i<br />

k<br />

0.<br />

297 −0.<br />

354<br />

1 = 3.<br />

34A<br />

i<br />

in cui:<br />

A = area del bacino espressa in miglia quadrate;<br />

i = pendenza media del corso d’acqua principale in parti per mille.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Erosione di un bacino e trasporto solido.<br />

Stima dell’erosione di un bacino<br />

La valutazione quantitativa dell'erosione nei bacini di drenaggio può essere<br />

affrontata con varie metodologie, che differiscono fra loro sia per il<br />

significato dei risultati, che per le condizioni di applicabilità.<br />

• Metodo di Gavrilovic.<br />

Richiede l'introduzione dei dati geometrici del bacino e di parametri legati<br />

all'erodibilità (in funzione del tipo di vegetazione, dei litotipi e delle<br />

condizioni morfologiche) del settore del bacino stesso soggetto ad erosione.<br />

Viene fornito come risultato la quantità di materiale che può essere perduta<br />

dal bacino in un anno per erosione.<br />

La relazione, sui cui si basa il metodo, è la seguente:<br />

t°<br />

W ( mc/<br />

anno)<br />

= Fhπ<br />

+ 0.<br />

1 1 + 2m<br />

10<br />

[ ] 3<br />

m m<br />

dove:<br />

F = area del bacino o sottobacino in kmq;<br />

h = altezza di precipitazione media annua del bacino in mm;<br />

t° = temperatura media annua del bacino in °C;<br />

m1 = fattore legato all’uso del suolo;<br />

m2 = fattore legato alla litologia superficiale;<br />

= fattore legato all’acclività del bacino.<br />

m3<br />

I fattori m1, m2 e m3 sono ricavabili attraverso le relazioni:<br />

in cui:<br />

m<br />

1<br />

0.<br />

2A<br />

+ 0.<br />

5B<br />

+ 0.<br />

8C<br />

+ 1.<br />

0D<br />

=<br />

F<br />

A = superficie del bacino coperta da boschi o frutteti in kmq;<br />

3


FORMULA GEO VER.2.0<br />

B = superficie del bacino coperta da prati e pascoli in kmq;<br />

C = superficie del bacino coperta da coltivi in kmq;<br />

D = superficie del bacino priva di vegetazione.<br />

1.<br />

6J<br />

+ 0.<br />

8K<br />

+ 0.<br />

3L<br />

+ 1.<br />

6M<br />

m2<br />

=<br />

F<br />

in cui:<br />

J = superficie con rocce incoerenti affioranti in kmq;<br />

K = superficie con rocce pseudo o semi-coerenti affioranti in kmq;<br />

L = superficie con rocce coerenti affioranti in kmq;<br />

M = sviluppo delle faglie in km x 0.1km in kmq.<br />

m 3 =θ + I<br />

dove θ è funzione del rapporto V/F e fornisce un’indicazione del grado di<br />

dissesto morfologico del bacino. V è dato dalla relazione:<br />

V ( kmq)<br />

= 0.<br />

2N<br />

+ 4.<br />

2P<br />

+ 4.<br />

9Q<br />

+ 2.<br />

25R<br />

+ 0.<br />

75S<br />

+ 2U<br />

in cui:<br />

N = superficie con aree generalmente franose in kmq;<br />

P = superficie con frane in rocce sciolte e pseudo e semi-coerenti in<br />

kmq;<br />

Q = superficie con forme pseudo calanchive per tettonizzazione in rocce<br />

coerenti in kmq;<br />

R = superficie con numerosi crolli in kmq.<br />

S = superficie con crolli diffusi in kmq;<br />

U = superficie con valanghe (sviluppo in km x 0.1 km) in kmq.<br />

Stimato V la grandezza θ si ricava dalla seguente tabella:<br />

V/F θ<br />

0 0<br />

0.5 0.2<br />

2 0.4<br />

4 0.6<br />

6 0.8<br />

7 0.9


FORMULA GEO VER.2.0<br />

7.5 0.95<br />

Dove, per valori di V/F intermedi, si può procedere per interpolazione.<br />

Il fattore I esprime invece l’influenza dell’acclività del bacino e si ricava<br />

dalla relazione:<br />

I =<br />

I mi<br />

m<br />

F<br />

in cui:<br />

I1 = superficie del bacino in kmq con acclività fra 0-10% ; i1=0.05<br />

I2 = superficie del bacino in kmq con acclività fra 10-20% ; i2=0.15<br />

I3 = superficie del bacino in kmq con acclività fra 20-40% ; i3=0.30<br />

I4 = superficie del bacino in kmq con acclività fra 40-60% ; i4=0.50<br />

I5 = superficie del bacino in kmq con acclività fra 60-80% ; i5=0.70<br />

= superficie del bacino in kmq con acclività fra >80% ; i6=2.00<br />

I6<br />

6<br />

∑<br />

m=<br />

1<br />

La grandezza W ricavata rappresenta la quantità di sedimento disponibile<br />

nel bacino per il trasporto. La quantità effettiva che transiterà nell’intervallo<br />

di tempo considerato attraverso la sezione di chiusura è fornita invece dalla<br />

relazione:<br />

Q s<br />

4 PH<br />

( mc/<br />

anno)<br />

= W<br />

L + 10<br />

valida per piccoli bacini, dove:<br />

P = perimetro del bacino in km;<br />

H = altezza media del bacino rispetto alla sezione di chiusura in km;<br />

L = lunghezza dell’asta principale in km.<br />

Poichè prende in considerazione tutti i quattro fattori principali che<br />

condizionano l'entità dell'erosione in un bacino (litologia affiorante,<br />

copertura vegetale, acclività media e clima), attraverso parametri di<br />

semplice determinazione, può essere considerato, fra i metodi proposti<br />

quello che meglio combina semplicità d'uso e attendibilità dei risultati.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Si tratta di un metodo calibrato su un notevole numero di bacini in tutta<br />

Europa, in condizioni climatiche, morfologiche e litologiche molto<br />

differenti.<br />

Può essere utilizzato agevolmente per la realizzazione di una carta della<br />

erodibilità suddividendo il bacino principale in un numero adeguato di<br />

sottobacini.<br />

• Metodi che utilizzano gli indici climatici.<br />

Viene fornita la portata solida del bacino alla sezione di chiusura attraverso<br />

le relazioni di Langbein & Schumm e Fournier.<br />

Langbein & Schumm.<br />

dove:<br />

Fournier.<br />

dove:<br />

1.<br />

631<br />

S(<br />

mc/<br />

kmq)<br />

=<br />

1+<br />

0.<br />

0007<br />

( )<br />

( ) 3 , 3<br />

2,<br />

3<br />

0.<br />

03937P<br />

0.<br />

03937P<br />

S (mc/kmq) =trasporto solido annuo per kmq di bacino;<br />

P (mm) = precipitazioni annue effettive, stimabili moltiplicando<br />

l’altezza di precipitazione annua per il coefficiente di deflusso del<br />

bacino.<br />

Log<br />

10<br />

D ( t / kmq)<br />

= 2.<br />

65Log<br />

s<br />

10<br />

2<br />

2<br />

⎛ p ⎞<br />

⎛ H ⎞<br />

⎜<br />

⎟ + 0.<br />

461Log10<br />

⎜<br />

⎟ −1.<br />

56<br />

⎝ P ⎠<br />

⎝ Sb<br />

⎠<br />

Ds (t/kmq) = trasporto solido annuo per kmq di bacino;<br />

p (mm) = precipitazioni mese più piovoso;<br />

P (mm) = precipitazioni totali annue;<br />

H (m) = altezza media del bacino rispetto alla sezione di chiusura;<br />

Sb (kmq) = area del bacino.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Si tratta in generale dei procedimenti meno attendibili fra quelli presi in<br />

considerazione.<br />

Possono fornire stime significative solo per bacini di notevole estensione,<br />

dove l'influenza dei fattori morfologia, litologia e copertura vegetale tende<br />

ad annullarsi.<br />

• Metodi che utilizzano gli indici morfometrici.<br />

Si tratta di relazioni empiriche molto semplici di sufficiente attendibilità,<br />

calibrate essenzialmente su bacini appenninici.<br />

I parametrici morfometrici utilizzati sono la densità di drenaggio, la densità<br />

di anomalia gerarchica e l’indice di anomalia gerarchica del bacino.<br />

Ambedue queste grandezze sono influenzate dal clima, dalla morfologia,<br />

dalla litologia affiorante e dalla copertura vegetale, fattori che sono, come<br />

già visto in precedenza, i parametri principali che influenzano l'entità<br />

dell’erosione. La densità di drenaggio, per esempio, tende ad aumentare al<br />

crescere dell'altezza delle precipitazioni e dell'erodibilità delle rocce<br />

affioranti e al diminuire della copertura vegetale e dell'acclività' media del<br />

bacino.<br />

<strong>Le</strong> seguenti relazioni sono state proposte da CICCACCI et Alii.<br />

dove:<br />

Log10 Tu<br />

( 10<br />

t / kmq)<br />

= 1.<br />

82818Log<br />

D + 0.<br />

01769ga<br />

+ 1.<br />

53034<br />

Log10 Tu<br />

( 10<br />

t / kmq)<br />

= 2.<br />

79687Log<br />

D + 0.<br />

13985ia<br />

+ 1.<br />

05954<br />

Tu = trasporto solido unitario annuo per kmq di bacino;<br />

ga = densità di anomalia gerarchica;<br />

ia = indice di anomalia gerarchica;<br />

D = densità di drenaggio.<br />

Va tenuto presente nel loro utilizzo che si tratta di relazioni basate su<br />

gerarchizzazioni del bacino effettuate in scala 1:25.000. Scale diverse<br />

tendono a condurre a parametri geomorfici differenti, influenzando in<br />

maniera non trascurabile la stima del trasporto solido. Si tenga presente<br />

inoltre che questi metodi prendono in considerazione solo il materiale


FORMULA GEO VER.2.0<br />

trasportato in sospensione, trascurando il materiale trasportato sul fondo e<br />

quindi tendono a fornire dei valori di trasporto solido sottostimati.<br />

Anche queste relazioni possono essere utilizzate per la realizzazione di carte<br />

dell'erodibilità del bacino.<br />

Stima del trasporto solido lungo l’alveo<br />

• Metodo di Di Silvio.<br />

Basato essenzialmente su misure effettuate in bacini delle Alpi venete e<br />

lombarde, permette di valutare l'entità del trasporto solido lungo l'asta<br />

principale del bacino in funzione della portata liquida del corso d'acqua.<br />

La relazione proposta da Di Silvio è la seguente:<br />

con<br />

Qs (mc/anno) = (0.027 / 1.8) x [ i 2.1 / (b 0.8 x D50 1.2 )] x (Q0 0.8 x V0);<br />

V0(mc) = volume idrico di deflusso = Ca x h x Sb x 1000;<br />

Ca = coefficiente di afflusso del bacino;<br />

h (mm) = precipitazioni ragguagliate collegate all’evento di piena;<br />

Sb (kmq) = area bacino;<br />

i (%) = pendenza asta principale;<br />

b (m) = larghezza media dell’alveo nel tratto preso in esame;<br />

D50 (m) = diametro mediano del materiale di fondo;<br />

Q0 (mc/s) = portata di massima piena nel periodo di riferimento (per<br />

es. un anno).<br />

Per valutare il trasporto solido in condizioni ordinarie, nella formula andrà<br />

inserito il valore della portata di massima piena con tempo di ritorno uguale<br />

a 1 anno e la relativa altezza di precipitazione.<br />

Il metodo fornisce un’indicazione sul trasporto solido partendo dall’ipotesi<br />

che ci si trovi in condizioni morfodinamiche di equilibrio, cioè che la<br />

morfologia dell’alveo e la composizione del materiale di fondo rimanga<br />

invariata. Va però tenuto presente che episodi catastrofici conducono a<br />

modifiche profonde nella morfologia dell'alveo (che tenderà ad allargarsi),


FORMULA GEO VER.2.0<br />

nella sua pendenza media (che tenderà ad aumentare) e nella curva<br />

granulometrica del materiale del letto del corso d'acqua (che tenderà a<br />

spostarsi verso granulometrie più fini). In questi casi la relazione non è più<br />

applicabile, a meno di non essere in grado di fare delle previsioni sulle<br />

variazioni che subirà l’alveo e, soprattutto, sul nuovo valore del D50. Anche<br />

se viene richiesto come input esclusivamente il D50 del materiale di fondo, il<br />

metodo tiene conto implicitamente anche del materiale trasportato in<br />

sospensione e quindi può essere utilizzato per problemi di interrimento di<br />

bacini.<br />

• Metodo di Shields.<br />

Il metodo mette in relazione la portata solida con la portata liquida che<br />

attraversa una determinata sezione d’alveo e serve a stimare la quantità di<br />

materiale trasportato sul fondo. Nota la curva granulometrica del materiale<br />

di fondo alveo, per un determinato valore del diametro dei granuli è<br />

possibile stimare la quantità di materiale che verrà trasportato sul fondo in<br />

corrispondenza di una portata liquida imposta.<br />

La tensione tangenziale necessaria per mettere in movimento un granulo di<br />

diametro d è data dalla relazione:<br />

dove:<br />

φ<br />

τ<br />

cr<br />

( t / mq)<br />

= φ(<br />

γ −1)d<br />

= funzione del numero di Reynolds, che vale, in condizioni di<br />

moto turbolento, circa 0.06;<br />

γ(t/mc) = peso specifico del materiale di fondo;<br />

d(m) = diametro del granulo.<br />

La tensione tangenziale applicata dalla corrente è invece fornita<br />

dall’espressione:<br />

τ = Rhi dove:<br />

Rh = raggio idraulico del corso d’acqua;<br />

i = pendenza dell’alveo nel tratto considerato.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Imposta una portata liquida di riferimento (Q), per esempio la portata media<br />

annuale del corso d’acqua, la portata solida è valutabile attraverso la<br />

formula:<br />

τ −τ<br />

Qs(<br />

t / s)<br />

= 10Q<br />

τ<br />

cr<br />

1<br />

iφB<br />

γ −1<br />

dove B è la larghezza dell’alveo.<br />

La procedura di calcolo, valida per un determinato valore di d, andrà poi<br />

ripetuta per gli altri diametri presenti nella curva granulometrica. Il trasporto<br />

di fondo totale sarà dato quindi dalla sommatoria dei singoli valori di Qs<br />

calcolati in corrispondenza di ogni diametro.<br />

Questo metodo non permette di valutare la quantità di materiale trasportato<br />

in sospensione, quindi non può essere utilizzato per problemi di interrimento<br />

di un bacino. Può essere applicato invece in problemi connessi<br />

all’interrimento di briglie o altre opere fluviali.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Verifica di sezioni d’alveo.<br />

Verifiche in condizione di moto uniforme<br />

La portata che defluisce per una determinata sezione d’alveo è fornita dalla<br />

relazione:<br />

dove:<br />

Q (mc/s) = A x vm;<br />

A (mq) = area della sezione trasversale dell’alveo;<br />

vm (m/s) = velocità media della corrente.<br />

Assumendo il criterio del moto uniforme, cioè immaginando che la linea<br />

piezometrica abbia la stessa inclinazione dell’alveo nella direzione della<br />

corrente, criterio valido in corsi d’acqua a debole pendenza, la velocità<br />

media della corrente può essere espressa dalla relazione (Gauckler-<br />

Strickler):<br />

dove:<br />

vm (m/s) = Ks x Rh 2/3 x (i/100) 1/2 ;<br />

Ks (m 1/3 s -1 ) = coefficiente di resistenza di Strickler;<br />

Rh(m) = raggio idraulico = A / Perimetro bagnato;<br />

i (%) = pendenza dell’alveo nel tratto considerato.<br />

Valutata la velocità della corrente, noto il valore dell’area della sezione del<br />

corso d’acqua, si può calcolare la portata smaltibile, da confrontare con la<br />

portata di piena di riferimento.<br />

Per i valori di Ks in letteratura vengono proposti i valori presentati nella<br />

seguente tabella:


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Tipo superficie Ks (m 1/3 s -1 CANALI APERTI (Rh ≈1)<br />

Rivestiti con:<br />

)<br />

conglomerati bituminosi 57-75<br />

mattoni 57-72<br />

calcestruzzo 57-77<br />

pietrame ad opera incerta 20-50<br />

pietre<br />

Scavati o dragati:<br />

15-30<br />

in terra diritti ed uniformi 30-60<br />

in terra con curve uniformi 20-50<br />

in terra senza manutenzione o in 20-50<br />

roccia<br />

CORSI D’ACQUA MINORI (Rh ≈<br />

2) (larghezza in piena


FORMULA GEO VER.2.0<br />

d90 (m) = diametro del passante al 90%.<br />

Verifiche in condizione di moto permanente<br />

In questo caso si suppone che la linea piezometrica abbia un’inclinazione<br />

differente rispetto a quella dell’alveo. Nel caso di un corso d’acqua a portata<br />

costante , cioè senza immissioni o perdite significative nel tratto verificato,<br />

il procedimento è quello descritto di seguito.<br />

1) Si fissa la portata di piena di riferimento per la quale effettuare la verifica<br />

della sezione.<br />

2) Si individua, a valle della sezione di verifica, una sezione di controllo,<br />

posta ad una distanza ΔX, nella quale sia nota l’altezza idrometrica per la<br />

portata di calcolo o in cui si abbia una situazione di altezza critica. Si ha una<br />

condizione di altezza idrometrica critica, quando una determinata portata<br />

passa con la minima energia rispetto al fondo (situazione che si ha per<br />

esempio in corrispondenza di un salto di fondo). In quest’ultimo caso<br />

l’altezza idrometrica è ricavabile utilizzando la relazione:<br />

αc<br />

2<br />

Q b<br />

= 1 3<br />

gA<br />

dove:<br />

Q(mc/s) = portata del corso d’acqua;<br />

b(m) = larghezza dell’alveo;<br />

g(m/s 2 ) = accelerazione di gravità = 9.81;<br />

A(mq) = area della sezione liquida;<br />

= coefficiente di Coriolis.<br />

αc<br />

Il coefficiente di Coriolis deve essere calcolato con la seguente formula:<br />

α<br />

c<br />

=<br />

n 3<br />

i<br />

Atot∑ 2<br />

i= 1 Ai<br />

C<br />

tot<br />

C


FORMULA GEO VER.2.0<br />

in cui:<br />

n = numero punti del profilo della sezione –1<br />

Ai = area della sezione liquida compresa fra il punto (i) e il punto (i+1)<br />

della sezione;<br />

Ci = capacità di portata dell’alveo fra il punto (i) e il punto (i+1) della<br />

2/<br />

3<br />

sezione, data da: C i = KsiAi<br />

Rhi<br />

, dove Ksi è il coefficiente di<br />

scabrezza, sec. Gaukler-Strickler, dell’alveo e Rhi il raggio idraulico<br />

nel tratto (i);<br />

Atot = area totale della sezione liquida;<br />

Ctot = capacità di portata totale dell’alveo, dato dalla sommatoria delle<br />

capacità di portata dei singoli tratti.<br />

3) Si calcola la velocità della corrente nella sezione di controllo attraverso la<br />

relazione:<br />

v =<br />

c<br />

4) Si stima la quota della linea di energia della sezione di controllo con la<br />

formula:<br />

2<br />

v<br />

Ec = h + z + α<br />

2g<br />

dove:<br />

h = altezza idrometrica rispetto al punto più profondo dell’alveo;<br />

z = quota s.l.m. del punto più profondo dell’alveo.<br />

5) Si calcola la pendenza della linea di energia J, sempre nella sezione di<br />

controllo attraverso il rapporto:<br />

Q<br />

A<br />

tot<br />

Q<br />

J c =<br />

C<br />

2<br />

2<br />

tot


FORMULA GEO VER.2.0<br />

6) Si ipotizza un primo valore a tentativo di altezza idrometrica per la<br />

sezione di verifica (hv); in genere si utilizza la stessa altezza inserita o<br />

calcolata per la sezione di controllo.<br />

7) Si calcola il coefficiente di Coriolis della sezione di verifica, utilizzando<br />

la stessa procedura vista per la sezione di controllo.<br />

8) Si stima la pendenza della linea di energia della sezione di verifica con la<br />

formula:<br />

2<br />

Q<br />

J v = 2<br />

Ctot<br />

in cui, ovviamente Ctot è riferito alla sezione di verifica.<br />

9) Si calcola la quota della linea di energia della sezione di verifica con la<br />

formula:<br />

1<br />

= Ec<br />

+ ( J v + J ) Δx<br />

2<br />

Ev c<br />

10) Si valuta la quota della linea di energia per il valore fissato di hv con la<br />

formula:<br />

2<br />

Q<br />

E 'v<br />

= hv<br />

+ z v + 2<br />

2gAv<br />

dove:<br />

zv = quota s.l.m. del punto più profondo dell’alveo della sezione di<br />

verifica;<br />

Av = area della sezione bagnata nella sezione di verifica<br />

corrispondente all’altezza idrometrica hv.<br />

11) Si esegue la differenza fra Ev‘e Ev. Se questa è inferiore a qualche<br />

millimetro si considera la verifica terminata e hv è l’altezza idrometrica<br />

cercata. Se questa invece è superiore a qualche millimetro, si calcola una<br />

correzione Δy da applicare alla hv. La correzione Δy è fornita dalla:


FORMULA GEO VER.2.0<br />

2<br />

2<br />

⎡ 1<br />

vv<br />

v ⎤<br />

c<br />

Ev<br />

'−⎢Ec<br />

+ ( J c + J v ) Δx<br />

+ kαv<br />

−αc<br />

⎥<br />

⎢ 2<br />

2g<br />

2g<br />

⎥<br />

Δy<br />

=<br />

⎣<br />

⎦<br />

Q b Q b<br />

1−αv<br />

± kαv<br />

gA gA<br />

2<br />

v<br />

3<br />

v<br />

in cui:<br />

k = coefficiente che misura la perdita di energia per espansione o<br />

contrazione della corrente (per es. per restringimento o allargamento<br />

della sezione) e varia da 0.1 a 0.3 per le correnti in contrazione e da 0.3<br />

a 0.5 per le correnti in espansione; ai valori più elevati corrispondono<br />

le variazioni più brusche;<br />

bv = larghezza della sezione di verifica.<br />

12) Si ottiene un nuovo valore corretto di altezza idrometrica sommando hv<br />

e Δy e si ripete la sequenza di calcolo dal punto 7.<br />

Attenzione: le coordinate dei due profili d’alveo (controllo e verifica)<br />

vanno inserite rispetto ad un comune piano di riferimento (per esempio il<br />

livello del mare).<br />

2<br />

v<br />

3<br />

v


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

IDROGEOLOGIA<br />

Prove di pozzo.<br />

Introduzione<br />

Viene definita prova di pozzo l’insieme delle procedure utilizzate per<br />

il dimensionamento dell’opera di captazione, basate sull’esecuzione<br />

di emungimenti a portata costante e sulla misura dell’abbassamento<br />

indotto nel livello della falda all’interno del pozzo.<br />

Scopo principale della prova è quello di consentire l’individuazione<br />

della curva caratteristica del pozzo, cioè di quella curva che correla<br />

la portata emunta con l’abbassamento del livello della falda nel<br />

pozzo.<br />

Normalmente le prove di pozzo vengono condotte con una serie di<br />

gradini di portata di breve durata (1-3 ore) al termine dei quali si<br />

misura l’abbassamento finale. Al termine di ogni gradino segue un<br />

interruzione dell’emungimento che consente al livello della falda di<br />

ritornare approssimativamente al livello iniziale. La portata iniziale<br />

viene posta generalmente uguale a quella minima della pompa, i<br />

gradini successivi al doppio, al triplo ecc., della portata del primo<br />

gradino. L’esecuzione del primo gradino deve essere inoltre<br />

preceduto da un pompaggio che consenta lo svuotamento dell’opera<br />

(effetto capacità del pozzo).<br />

I gradini di prova devono essere almeno tre nel caso di falde<br />

artesiane e quattro nel caso di falde freatiche. Un numero superiore<br />

di gradini di portata consente in genere una migliore precisione nella<br />

stima dei parametri ricavabili dalla prova.<br />

<strong>Le</strong> condizioni necessarie perchè la prova sia eseguibile sono le<br />

seguenti:<br />

• ci si trovi nelle condizioni di validità della legge di Darcy;<br />

• il pozzo sia completo, cioè la zona filtrante deve attraversare<br />

almeno l’80% dello spessore della falda, nel caso di acquiferi


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

artesiani o semiartesiani, ed i 2/3,3/4 della parte inferiore, nel caso<br />

di acquiferi freatici;<br />

• il pozzo sia correttamente sviluppato ed equipaggiato;<br />

• la superficie piezometrica sia suborizzontale;<br />

• la portata emunta durante l’esecuzione dei gradini di portata sia<br />

effettivamente costante (l’errore massimo tollerabile è intorno al<br />

5%);<br />

• il raggio del pozzo sia il più piccolo possibile.<br />

Analisi della curva caratteristica del pozzo.<br />

Riportando su un grafico lineare lungo le ascisse i valori dei gradini di<br />

portata e lungo le ordinate gli abbassamenti finali corrispondenti, si<br />

ottiene una curva chiamata curva caratteristica del pozzo.<br />

Tale curva può essere espressa analiticamente attraverso la<br />

relazione:<br />

in cui:<br />

(1) s = B x Q + C x Q n ;<br />

s (m) = abbassamento finale al termine del gradino di portata Q;<br />

Q (mc/s) = valore del gradino di portata;<br />

B = costante legata alla componente laminare del deflusso;<br />

C = costante legata alla componente turbolenta del deflusso;<br />

n = esponente spesso posto uguale a 2 (Jacob, 1946).<br />

Il primo tratto della curva è normalmente assimilabile a quello di una<br />

retta di equazione:<br />

(2) s = B x Q.<br />

Infatti in corrispondenza di piccole portate emunte il deflusso<br />

dell’acqua richiamata dal pozzo è essenzialmente di tipo laminare,<br />

mentre la componente turbolenta è minima. Il valore di B nella (2) è<br />

funzione sia dei parametri idrogeologici dell’acquifero (trasmissività e<br />

coef. di immagazzinamento), che delle carratteristiche del filtro e<br />

dell’ammasso filtrante.


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

Al crescere della portata il secondo membro della (1) diventa<br />

rapidamente predominante. Quando la velocità di filtrazione risulta<br />

superiore alla velocità critica, cioè quando si passa da un deflusso di<br />

tipo laminare ad uno di tipo turbolento, la (1) può essere<br />

approssimata come segue:<br />

(3) s = C x Q n .<br />

Il valore di C nella (3) è esclusivamente funzione delle caratteristiche<br />

del pozzo (diametro del pozzo, tipo di filtro, ecc...) essendo<br />

indipendente dai parametri idrogeologici dell’acquifero.<br />

L’aumento del secondo termine della (1) (C x Q n ) conduce ad una<br />

perdita di rendimento dell’opera, poichè, quando diventa dominante,<br />

a piccoli aumenti di portata finiscono col corrispondere elevati<br />

abbassamenti del livello della falda, ed una crescita del deflusso<br />

turbolento che provoca l’asportazione ed il trascinamento nel pozzo<br />

di particelle fini, che alla lunga ne provocano l’intasamento.<br />

La portata alla quale il secondo membro della (1) diventa<br />

predominante prende il nome di portata critica. E’ possibile definire<br />

l’efficienza di un pozzo in relazione ad una determinata portata<br />

attraverso la relazione:<br />

BQ<br />

e%<br />

= 100<br />

BQ + CQ<br />

cioè dal rapporto, espresso in percentuale, fra l’abbassamento<br />

dovuto alla componente laminare del flusso e quello totale.<br />

Un’efficienza inferiore al 50% indica una componente turbolenta del<br />

flusso dominante.<br />

La forma della curva caratteristica quindi è quasi rettilinea in<br />

condizioni di deflusso laminare dominante, fortemente convessa nel<br />

caso di deflusso turbolento prevalente. Nel caso di curva concava la<br />

prova è da considerarsi non valida o per errori nell’esecuzione delle<br />

misure o perchè non risultano soddisfatte le condizioni di applicabilità<br />

della prova viste in precedenza.<br />

n


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

Va tenuto presente che la curva caratteristica del pozzo si modifica<br />

nel corso della vita dell’opera di captazione, con un aumento in<br />

genere nel tempo della componente turbolenta del deflusso, per<br />

effetto per esempio dell’intasamento dell’ammasso filtrante da parte<br />

delle particelle più fini o per la formazione di incrostazioni sul filtro.<br />

Della diminuzione di rendimento nel corso del tempo dell’opera<br />

bisogna tener conto nella valutazione della produttività dell’opera,<br />

cioè nella stima della massima portata che può essere emunta.<br />

Stima dei parametri B e C della curva caratteristica.<br />

a) Metodo di Jacob (1946)<br />

Nell’ipotesi che la curva caratteristica del pozzo sia esprimibile nella<br />

forma:<br />

s = B x Q + C x Q 2 ,<br />

dove n cioè viene posto uguale a 2, i parametri B e C possono<br />

essere ricavati, utilizzando la retta portate-abbassamenti specifici,<br />

data dalla:<br />

(4) s/Q = B + C x Q;<br />

in cui il termine s/Q prende il nome di abbassamento specifico (sq).<br />

Nel diagramma portate-abbassamenti specifici i punti corrispondenti<br />

alle misure effettuate nel corso della prova si disporranno lungo una<br />

retta, il cui coefficiente angolare corrisponde al valore di C.<br />

C è quindi ricavabile prendendo due punti lungo la retta, per es. i<br />

punti 1 e 2, e calcolando il rapporto:<br />

in cui:<br />

C = (sq2 - sq1) / (Q2 - Q1);<br />

sq = abbassamento specifico;<br />

Q = portata.<br />

B è ottenibile invece dall’intersezione con l’asse delle ordinate (Q=0).


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

Considerando però la dispersione dei valori misurati è più<br />

conveniente ricavare i valori di B e C attraverso il metodo dei minimi<br />

quadrati. In questo caso C viene fornito dall’espressione:<br />

C = ∑ Qi x sqi / ∑ Qi x Qi;<br />

mentre il valore di B si ottiene dalla:<br />

B = sqmedio - C x Qmedio.<br />

L’analisi della retta espressa dalla (4) permette di individuare<br />

rapidamente le caratteristiche del deflusso all’interno del pozzo:<br />

• se la retta passa in prossimità dell’origine (B=0) si può conlcudere<br />

che il deflusso è prevalentemente di tipo turbolento;<br />

• se la retta si dispone parallela all’asse delle ordinate (verticale) (C<br />

x Q = 0) il deflusso è prevalentemente di tipo laminare.<br />

Il metodo di Jacob ha il vantaggio, rispetto ai metodi descritti di<br />

seguito, di essere di semplice e rapida applicazione. In realtà la<br />

pratica ha evidenziato che spesso il fattore n differisce in maniera<br />

significativa dal valore 2, quindi l’applicazione di questa procedura<br />

può condurre a risultati inaffidabili.<br />

b) Metodo di Rorabaugh (1956)<br />

Riscrivendo la 1) nella forma:<br />

⎛ s ⎞<br />

ln ⎜ − B = ln C + ( n −1)<br />

ln Q<br />

Q ⎟<br />

⎝ ⎠<br />

dove ln indica il logaritmo naturale, si ha l’equazione di una retta con<br />

coefficiente angolare (n-1). Il parametro C è dato dall’intersezione<br />

della retta con l’asse delle ordinate, in coefficiente angolare deve<br />

essere invece trovato, facendo variare a tentativi B fino a quando la<br />

retta, disegnata in scala bilogaritmica, non si allinea in maniera<br />

soddisfacente con i dati sperimentali. L’intervallo di variazione di B è<br />

ridotto, in quanto deve essere soddisfatta la relazione 0 ≤B


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

infatti valori di B negativi non hanno significato fisico, valori uguali o<br />

maggiori di s/Q non sono ammissibili, perché renderebbero negativo<br />

o nullo il termine (s/Q – B).<br />

Il metodo di Rorabaugh è più affidabile, anche se più laborioso, del<br />

metodo di Jacob e fornisce risultati soddisfacenti nella maggior parte<br />

dei casi, purchè ovviamente la curva portata abbassamenti sia del<br />

tipo 1).<br />

c) Metodo dei minimi quadrati<br />

L’analisi della curva 1) può essere condotta, utilizzando il metodo dei<br />

minimi quadrati. In pratica si tratta di ricercare i valori di B, C e n che<br />

rendono minimo il valore della:<br />

Φ = ∑ si<br />

− s<br />

dove s è l’abbassamento misurato e s’ l’abbassamento stimato, per<br />

lo stesso valore di portata, utilizzando la 1).<br />

Procedendo, seguendo la soluzione proposta da Dragoni (1990), B e<br />

C possono essere ricavati attraverso le relazioni:<br />

n'<br />

2<br />

( n'+<br />

1)<br />

( sQ<br />

) Q − ( s Q ) Q<br />

∑ ' i ∑ i ∑ i i ∑<br />

2n'<br />

2<br />

∑Qi ∑Qi<br />

−∑Qi<br />

∑<br />

i<br />

C = 1<br />

Q<br />

' i<br />

2<br />

( n'+<br />

1)<br />

( n'+<br />

)<br />

( n'+<br />

1)<br />

( s Q −C<br />

Q )<br />

∑<br />

∑<br />

∑<br />

i i<br />

B = 2<br />

Q<br />

utilizzando un valore di n, qui indicato con n’, imposto a tentativi,<br />

facendolo variare all’interno dell’intervallo 0-12, intervallo in cui di<br />

fatto ricadono i valori di n nella pratica.<br />

Il metodo dei minimi quadrati fornisce generalmente la migliore stima<br />

possibile dei parametri B, C e n, al prezzo di una difficoltà di<br />

elaborazione che obbliga all’utilizzo dell’elaboratore elettronico.<br />

i<br />

i<br />

i


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Casi con curva di abbassamento anomala.<br />

Non sempre la curva portata-abbassamenti segue la forma 1). Può<br />

capitare cioè che utilizzando i tre metodi di calcolo proposti non si<br />

riescano ad interpolare in maniera soddisfacente i dati sperimentali.<br />

In questo caso una stima di B può essere ottenuta, applicando il<br />

metodo d Rorabaugh o dei minimi quadrati solo ai gradini di portata<br />

più bassi, mentre C ed n possono essere valutati applicando gli<br />

stessi metodi, ma ai gradini più elevati.


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Stima dei parametri di dispersione di un inquinante.<br />

Prova con due pozzetti ed immissione continua (Fried, 1975).<br />

Un’indicazione di come un’inquinante si può diffondere nel terreno<br />

può essere ottenuta attraverso prove di immissione di un tracciante.<br />

In pratica si opera con due pozzetti, nel primo viene iniettata una<br />

portata costante insieme al tracciante, nel secondo, posto a valle del<br />

primo, emungendo la stessa quantità d’acqua, in modo da creare un<br />

regime di flusso stazionario, viene misurata la variazione di<br />

concentrazione del tracciante. Indicando con Cmax la concentrazione<br />

massima rilevata nel pozzetto di misura, è possibile riportare su<br />

grafico l’andamento del rapporto C/Cmax, dove C rappresenta la<br />

concentrazione misurata in un determinato istante, in funzione del<br />

tempo. Supponendo che la curva così costruita sia di tipo gaussiano,<br />

si può definire la sua deviazione standard attraverso la relazione:<br />

σ<br />

t<br />

=<br />

( t −t<br />

)<br />

84<br />

dove t84 e t16 indicano, rispettivamente, i tempi in cui si sono misurate<br />

concentrazioni uguali a 0,84Cmax e 0,16Cmax. Il coefficiente di<br />

dispersione longitudinale, cioè lungo la direzione di flusso, è dato<br />

quindi dalla:<br />

D<br />

L<br />

2<br />

2<br />

v σt<br />

=<br />

2t<br />

dove v è la velocità di flusso, data dal prodotto della permeabilità del<br />

terreno per il gradiente idraulico, e t è il tempo nel quale si misura<br />

una concentrazione uguale a 0,5Cmax.<br />

La dispersività longitudinale è fornita invece dalla relazione:<br />

D L<br />

16<br />

2<br />

L<br />

v<br />

= α .


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Prova con due pozzetti ed immissione saltuaria (Fried, 1975).<br />

Si procede come nel caso precedente, solo che l’iniezione del<br />

tracciante non avviene in maniera continua per tutta la durata delle<br />

misurazioni. La relazione che fornisce il coefficiente di dispersione<br />

longitudinale si modifica come segue:<br />

D L<br />

=<br />

2 2 [ d − v t ( t −t<br />

) ]<br />

max<br />

( t − t )<br />

max<br />

dove d è la distanza fra i due pozzetti, t0 è la durata dell’immissione e<br />

tmax è l’istante in cui si misura la massima concentrazione<br />

dell’inquinante. Anche in questo caso la dispersività longitudinale è<br />

fornita dalla relazione:<br />

2<br />

D L<br />

L<br />

v<br />

= α .<br />

max<br />

0<br />

0


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Stima dei parametri idrogeologici dell’acquifero.<br />

Introduzione.<br />

La prova di pompaggio è una prova di emungimento di lunga durata<br />

(almeno 42 ore), con un unico gradino di portata, il cui scopo è quello<br />

di:<br />

• determinare i parametri idrogeologici dell’acquifero e<br />

principalmente la trasmissività ed il coefficiente<br />

d’immagazzinamento.<br />

• studiare eventuali limiti, alimentanti o impermeabili, dell’acquifero<br />

e/o le sue condizioni di omogeneità.<br />

Per l’interpretazione delle prove di pompaggio si ricorre normalmente<br />

a due modelli riguardanti le modalità di sviluppo del cono di<br />

depressione intorno all’opera captante:<br />

• modello del regime permanente: si suppone che dopo un periodo<br />

di pompaggio relativamente breve il cono di depressione assuma<br />

una configurazione ed estensione praticamente costante;<br />

• modello di regime transitorio: si suppone che le dimensioni del<br />

cono di depressione aumentino progressivamente in funzione del<br />

tempo di pompaggio.<br />

Il modello del regime transitorio si adegua meglio a quanto si osserva<br />

in realtà e quindi è il più utilizzato. Condizioni di regime semipermanente,<br />

cioè situazioni in cui l’aumento delle dimensioni del<br />

cono di depressione, è estremamente lento e graduale, si possono<br />

verificare per tempi di pompaggio sufficientemente lunghi.<br />

Per quanto riguarda le condizioni di applicabilità della prova vale<br />

quanto detto per le prove di pozzo.<br />

Determinazione dei parametri idrogeologici dell’acquifero.<br />

A) Regime stazionario.<br />

Operando in regime stazionario è possibile determinare la<br />

trasmissività dell’acquifero, ma non il coefficiente di<br />

immagazzinamento.


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

La prova di pompaggio viene eseguita, misurando, al termine del<br />

gradino di portata, gli abbassamenti nei piezometri. Disponendo di<br />

più piezometri lungo allineamenti diversi è possibile valutare anche<br />

l’eventuale eterogeneità dell’acquifero, stimando per ogni<br />

allineamento il valore della trasmissività.<br />

La prova viene riepilogata su un diagramma semilogaritmico<br />

abbassamenti/distanza, dove lungo l’asse delle ascisse (in scala<br />

logaritmica) si pongono le distanze dei piezometri e lungo quello<br />

delle ordinate gli abbassamenti.<br />

Si distinguono i casi in cui la prova viene effettuata all’interno di un<br />

acquifero artesiano, semiartesiano o freatico.<br />

I) Acquifero artesiano (formula di Thiem).<br />

La trasmissività media dell’acquifero può essere ricavata dalla<br />

relazione:<br />

Tmedio = 0.366 x Q / Δs;<br />

dove:<br />

Tmedio(mq/s) = trasmissività media dell’acquifero;<br />

Q (mc/s) = portata della prova;<br />

Δs(m) = abbassamento relativo ad un ciclo logaritmico<br />

(logaritmi con base decimale)<br />

II) Acquifero semiartesiano (formula di Hantush-Jacob).<br />

Si opera come nel caso precedente, valutando la trasmissività media<br />

dell’acquifero dalla relazione:<br />

Tmedio = 0.366 x Q / Δs;<br />

dove:<br />

Tmedio(mq/s) = trasmissività media dell’acquifero;<br />

Q (mc/s) = portata della prova;<br />

Δs (m) = abbassamento relativo ad un ciclo logaritmico<br />

(logaritmi con base decimale).


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

Nel caso di falde semiartesiane oltre alla trasmissività ed al<br />

coefficiente d’immagazzinamento, è necessario stimare altri due<br />

parametri, che regolano il movimento in senso verticale dell’acqua<br />

all’interno dello strato semipermeabile:<br />

• il coefficiente di fuga (o di disperdenza), definito dal rapporto:<br />

f (s -1 )= K’/ b’;<br />

in cui:<br />

K’ = permeabilità dello strato semipermeabile;<br />

b’ = spessore dello strato semipermeabile;<br />

che regola lo scambio idrico tra l’acquifero e lo strato<br />

semipermeabile.<br />

• il fattore di fuga (o di disperdenza), definito dalla relazione:<br />

B (m) = √ (T / f);<br />

in cui:<br />

T (mq/s) = trasmissività dell’acquifero;<br />

che regola il flusso passante dall’acquifero allo strato<br />

semipermeabile.<br />

Con il procedimento di Hantush e Jacob il parametro B è ricavabile<br />

dal diagramma semilogaritmico abbassamenti/distanza. B è dato<br />

dalla relazione:<br />

dove:<br />

B = r0 / 1.123;<br />

r0 = ascissa dell’intersezione della retta con l’asse delle<br />

distanze; corrisponde in pratica alla distanza per cui si ha un<br />

abbassamento uguale a zero.<br />

Noto B, il fattore di fuga f può essere determinato attraverso la<br />

relazione:


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

f = T / B 2 .<br />

Il metodo è valido per B > 3 x b, dove b è lo spessore dell’acquifero.<br />

Inoltre è applicabile solo a quei piezometri in cui sia verificata la<br />

relazione:<br />

r /B ≤ 0.05.<br />

III) Acquifero freatico (formula di Thiem).<br />

Si opera come nel caso di una falda artesiana, valutando la<br />

trasmissività media dell’acquifero sempre attraverso la relazione:<br />

dove:<br />

Tmedio = 0.366 x Q / Δs;<br />

Tmedio(mq/s) = trasmissività media dell’acquifero;<br />

Q (mc/s) = portata della prova;<br />

Δs (m) = abbassamento relativo ad un ciclo logaritmico<br />

(logaritmi con base decimale).<br />

In questo caso gli abbassamenti misurati vanno corretti attraverso la<br />

relazione:<br />

dove:<br />

s = s - s 2 / ( 2 x Hfalda);<br />

s (m) = abbassamenti misurati;<br />

Hfalda (m) = spessore dello strato acquifero.<br />

La correzione viene introdotta in quanto, a parità di portata, gli<br />

abbassamenti misurati in una falda freatica sono maggiori di quelli<br />

misurabili in una falda artesiana.<br />

Il metodo è applicabile però solo se è soddisfatta la relazione:


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

dove:<br />

smedio / Hfalda ≤ 0.15.<br />

smedio (m) = abbassamento medio misurato nei piezometri.<br />

B) Regime transitorio.<br />

Operando in regime transitorio è possibile determinare la<br />

trasmissività dell’acquifero ed il coefficiente di immagazzinamento.<br />

La prova di pompaggio viene eseguita, misurando, a intervalli di<br />

tempo crescenti in maniera esponenziale gli abbassamenti nel pozzo<br />

e/o nei piezometri di prova. Al termine della prova si arresta la<br />

pompa e si misurano, lungo lo stesso intervallo di tempo, gli<br />

abbassamenti residuali.<br />

Disponendo di più piezometri si può valutare anche l’eventuale<br />

eterogeneità dell’acquifero, stimando per ogni piezometro il valore<br />

della trasmissività.<br />

La prova viene riepilogata su un diagramma semilogaritmico<br />

abbassamenti/tempo, dove lungo l’asse delle ascisse (in scala<br />

logaritmica) si pongono i tempi di misura e lungo quello delle ordinate<br />

gli abbassamenti. La curva che si genera è approssimabile ad una<br />

retta, almeno nel caso di acquifero illimitato. Solo nel tratto iniziale<br />

tale curva si discosta da un andamento rettilineo a causa dell’effetto<br />

capacità del pozzo, che origina un deflusso di tipo turbolento.<br />

Si distinguono i casi in cui la prova viene effettuata all’interno di un<br />

acquifero artesiano, semiartesiano o freatico.<br />

I) Acquifero artesiano (formula di Jacob).<br />

Il metodo permette di valutare la trasmissività media dell’acquifero<br />

attraverso la relazione:<br />

dove:<br />

(1)Tmedio = 0.183 x Q / Δs;


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

Tmedio(mq/s) = trasmissività media dell’acquifero;<br />

Q (mc/s) = portata della prova;<br />

Δs (m) = abbassamento relativo ad un ciclo logaritmico<br />

(logaritmi con base decimale).<br />

Il coefficiente di immagazzinamento è fornito invece dalla:<br />

dove:<br />

Smedio = 2.25 x Tmedio x t0 / r 2 ;<br />

Smedio = coef.d’immagazzinamento dell’acquifero;<br />

t0 (s) = valore dato dall’intersezione della retta con l’asse dei<br />

tempi;<br />

r (m) = distanza del piezometro di riferimento dal pozzo di<br />

prova o raggio del pozzo nel caso si effettui la prova nel pozzo<br />

stesso.<br />

E’ possibile ricavare il valore della trasmissività anche attraverso la<br />

misura degli abbassamenti residuali dopo l’arresto del pompaggio,<br />

utilizzando la relazione (1). In questo caso però non è possibile<br />

valutare il coefficiente d’immagazzinamento.<br />

II) Acquifero semiartesiano (formula di Hantus).<br />

La trasmissività media dell’acquifero può essere ricavata dalla<br />

relazione:<br />

dove:<br />

(2) Tmedio = (0.183 x Q / Δs) x 10 -r / B ;<br />

Tmedio(mq/s) = trasmissività media dell’acquifero;<br />

Q (mc/s) = portata della prova;<br />

Δs (m) = abbassamento relativo ad un ciclo logaritmico<br />

(logaritmi con base decimale);


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

r (m) = distanza del piezometro di riferimento dal pozzo di<br />

prova o raggio del pozzo nel caso si effettui la prova nel pozzo<br />

stesso.<br />

B (m) = fattore di fuga (o di disperdenza), calcolabile con la<br />

seguente procedura:<br />

• si stima il parametro si dato da sm/2, dove sm è uguale<br />

all’abbassamento massimo misurato al termine della prova;<br />

• si ricava il rapporto r/B attraverso la relazione:<br />

r / B = 1 / (0,5 10 [0,251 + (si / Δs) / 2] );<br />

noto r si ricava quindi B e, attraverso la relazione f = T / B 2 .<br />

il coefficiente di fuga f.<br />

Il coefficiente di immagazzinamento è fornito invece dalla:<br />

dove:<br />

Smedio = [2.25 x Tmedio x t0 / r 2 ] x r / B;<br />

Smedio = coef.d’immagazzinamento dell’acquifero;<br />

t0 (s) = valore dato dall’intersezione della retta con l’asse dei<br />

tempi;<br />

r (m) = distanza del piezometro di riferimento dal pozzo di<br />

prova o raggio del pozzo nel caso si effettui la prova nel pozzo<br />

stesso.<br />

E’ possibile ricavare il valore della trasmissività anche attraverso la<br />

misura degli abbassamenti residuali dopo l’arresto del pompaggio,<br />

utilizzando la relazione (2). In questo caso però non è possibile<br />

valutare il coefficiente d’immagazzinamento.<br />

III) Acquifero freatico (formula di Jacob).<br />

La trasmissività media dell’acquifero può essere ricavata dalla<br />

relazione:


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

(3)Tmedio = 0.183 x Q / Δs;<br />

dove:<br />

Tmedio(mq/s) = trasmissività media dell’acquifero;<br />

Q (mc/s) = portata della prova;<br />

Δs (m) = abbassamento relativo ad un ciclo logaritmico<br />

(logaritmi con base decimale);<br />

In questo caso gli abbassamenti misurati vanno corretti attraverso la<br />

relazione:<br />

dove:<br />

s = s - s 2 / ( 2 x Hfalda);<br />

s (m) = abbassamenti misurati;<br />

Hfalda (m) = spessore dello strato acquifero.<br />

La correzione viene introdotta in quanto, a parità di portata, gli<br />

abbassamenti misurati in una falda freatica sono maggiori di quelli<br />

misurabili in una falda artesiana.<br />

Il metodo è applicabile solo se è soddisfatta la relazione:<br />

dove:<br />

smedio / Hfalda ≤ 0.15.<br />

smedio (m) = abbassamento medio misurato.<br />

E’ possibile ricavare il valore della trasmissività anche attraverso la<br />

misura degli abbassamenti residuali dopo l’arresto del pompaggio,<br />

utilizzando la relazione (3). In questo caso però non è possibile<br />

valutare il coefficiente d’immagazzinamento.<br />

C) Pozzi incompleti.<br />

Nel caso di pozzi incompleti, cioè di pozzi in cui la colonna filtrante<br />

non attraversa completamente lo strato acquifero, i metodi di calcolo<br />

dei parametri idrogeologici visti in precedenza andranno corretti, per<br />

tener conto della presenza di una componente di flusso non radiale.


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

In pratica nelle prove di pompaggio eseguite in regime transitorio, gli<br />

abbassamenti misurati, a parità di portata, nei pozzi incompleti<br />

risultano superiori a quelli che si avrebbero in pozzi completi,<br />

essendo la parte filtrante, nel primo caso, inferiore. Applicando senza<br />

correzioni gli abbassamenti misurati ai normali metodi di calcolo si<br />

otterebbero valori di trasmissività inferiori a quelli reali.<br />

In realtà per distanze dal pozzo superiori a circa (1.5-2)B, con<br />

(B=spessore dell’acquifero) l’effetto dell’incompletezza dell’opera di<br />

captazione non si risente più: in questi casi si può operare senza<br />

essere costretti ad applicare correzioni ai dati misurati.<br />

Nel caso di prove di pompaggio eseguite nel pozzo o in piezometri a<br />

distanza inferiori dal pozzo di (1.5-2)B, agli abbassamenti va<br />

applicata una correzione, funzione principalmente della geometria<br />

del pozzo.<br />

I) Acquifero artesiano o semiartesiano (correzione di Hantush)<br />

Hantush (1962) ha proposto di applicare la seguente correzione, nel<br />

caso comune in cui la parte superiore della colonna filtrante<br />

corrisponda col tetto dello strato acquifero:<br />

dove:<br />

fs = [4 B / (π b)] ∑ [(1/n) K0( n r π/B) cos( n z π/B) sen( n b π/B);<br />

b = spessore del tratto filtrante;<br />

z = b/2;<br />

r = distanza dal pozzo del piezometro di misura;<br />

K0( n r π/B) = funzione di Bessel nel punto ( n r π/B);<br />

n = variabile nell’intervallo 1 - ∝ (nella pratica si utilizzano solo<br />

i primi termini).<br />

Se si opera, eseguendo le misure direttamente nel pozzo di<br />

pompaggio, la relazione che fornisce fs si semplifica come segue:<br />

2B<br />

⎡⎛<br />

b ⎞ 2b<br />

b ⎛ 2b<br />

⎞<br />

fs = ⎢⎜1−<br />

⎟ln<br />

− ln⎜<br />

⎟ −0,<br />

423<br />

b ⎣⎝<br />

B ⎠ r B ⎝ B ⎠<br />

b<br />

B<br />

2B<br />

+ b⎤<br />

+<br />

2B<br />

−b<br />

⎥<br />


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

dove r in questo caso è il raggio del pozzo;<br />

Il procedimento da seguire per valutare i parametri idrogeologici in<br />

questo caso è il seguente:<br />

Q<br />

• si calcola la trasmissività (T) attraverso la relazione T = 0 , 183 ;<br />

Δs<br />

• si determini il valore di fs;<br />

• si calcoli il coefficiente d’immagazzinamento corretto con la<br />

t0<br />

relazione: S = 2, 25T<br />

exp( fs)<br />

.<br />

2<br />

r<br />

II) Acquiferi freatici (correzione di Hantush)<br />

Hantush (1964) ha proposto di applicare la seguente correzione agli<br />

abbassamenti misurati nel caso di acquiferi freatici:<br />

2<br />

s<br />

s'=<br />

s −<br />

2d<br />

dove d è la lunghezza del tratto filtrante.<br />

D) Acquiferi limitati.<br />

I procedimenti di calcolo visti in precedenza consentono la stima dei<br />

parametri idrogeologici nel caso di acquiferi illimitati. Nel caso di<br />

acquiferi limitati lateralmente, per la terminazione dello strato<br />

acquifero contro una barriera stagna (condizione di limite<br />

impermeabile) o per la presenza di una alimentazione da parte di<br />

corsi d’acqua superficiali (condizione di limite alimentante)<br />

l’interpretazione della prova di pompaggio andrà condotta solo sul<br />

primo tratto rettilineo della curva abbassamenti-tempo o<br />

abbassamenti-distanza. La presenza infatti di una condizione di<br />

limite si manifesta nelle curve citate con la comparsa di un secondo<br />

tratto rettilineo con inclinazione differente dal primo. La pendenza di<br />

questo secondo segmento di retta sarà superiore al primo nel caso di<br />

limite impermeabile, sarà inferiore nel caso di limite alimentante.


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

La distanza teorica del limite può essere valutata attraverso le<br />

seguenti relazioni:<br />

dove:<br />

retta;<br />

d = (x / 2) √ (ti / t0) (caso di limite impermeabile);<br />

d = (x / 2) √ (ti / t0) + x/2 (caso di limite alimentante);<br />

ti = tempo corrispondente all’intersezione dei due segmenti di<br />

t0 = tempo d’intersezione della prima retta con l’asse dei<br />

tempi.<br />

Stima del raggio d’influenza di un pozzo.<br />

A) In regime stazionario.<br />

In regime stazionario il raggio d’influenza del pozzo può essere<br />

stimato attraverso la relazione:<br />

Rf ( m)<br />

= 3000s<br />

dove:<br />

s(m) = abbassamento misurato nel piezometro o nel pozzo;<br />

k(m/s) = permeabilità dell’acquifero.<br />

B) In regime transitorio.<br />

In condizioni di regime tranistorio il raggio d’influenza del pozzo è in<br />

funzione del tempo trascorso dall’inizio del pompaggio. In questo<br />

caso Rf può essere ricavato dalla relazione:<br />

Tt<br />

Rf ( m)<br />

= 1,<br />

5<br />

S<br />

dove:<br />

T(mq/s) = trasmissività dell’acquifero;<br />

k


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

t (s) = tempo trarscorso dall’inizio del pompaggio;<br />

S = coefficiente d’immagazzinamento.


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

Simulazione di un flusso idrico in 2 dimensioni.<br />

Nell’ipotesi di un acquifero omogeneo, illimitato e confinato è<br />

possibile fornire una soluzione analitica alle equazioni differenziali<br />

che descrivono il moto di un fluido in un mezzo poroso. In pratica tale<br />

soluzione consente di descrivere il moto di una singola particella, che<br />

può essere d’acqua, ma anche eventualmente di un altro fluido,<br />

soggetta all’influenza di pozzi emungenti o disperdenti in un piano<br />

XY.<br />

Si parte dall’ipotesi che il moto della particella inizialmente non sia<br />

disturbato e che essa si sposti lungo la direzione iniziale di flusso<br />

(asse X) con una velocità costante. Nel caso di particelle d’acqua<br />

tale velocità può essere valutata attraverso il prodotto k x i, dove k è<br />

la permeabilità dell’acquifero e i è il gradiente idraulico. La velocità<br />

nella direzione perpendicolare (asse Y) a quella di flusso viene posta<br />

inizialmente uguale a zero.<br />

Nel momento in cui la particella entra nel raggio d’influenza dei pozzi<br />

presenti nell’area le componenti della velocità lungo gli assi X e Y si<br />

modificano come segue (Bear & Verruijt, 1987):<br />

v<br />

x<br />

v<br />

= v<br />

y<br />

0x<br />

+<br />

⎡<br />

Q<br />

⎛ N<br />

N<br />

⎞⎤<br />

n<br />

i x x<br />

∑ ⎢ ⎜ +<br />

⎟<br />

⎟⎥<br />

i=<br />

1 ⎢⎣<br />

4naH<br />

⎝ D1<br />

D2<br />

⎠⎥⎦<br />

⎡<br />

⎛ N<br />

⎞⎤<br />

i y1<br />

y2<br />

∑ ⎢ ⎜ +<br />

⎟<br />

⎟⎥<br />

i=<br />

1 ⎢⎣<br />

4naH<br />

⎝ D1<br />

D2<br />

⎠⎥⎦<br />

= n<br />

Q<br />

dove: n = numero dei pozzi;<br />

Qi = portata del pozzo i-esimo, presa con il segno – se il<br />

pozzo è emungente, con il segno + se è iniettante;<br />

a = larghezza dell’area (lungo l’asse Y);<br />

H = spessore dell’acquifero;<br />

v0x = velocità iniziale della particella lungo l’asse X;<br />

Nx = senh[π(x - xi) / a];<br />

senh = seno iperbolico;<br />

x = ascissa della particella;<br />

N


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

xi = ascissa del pozzo i-esimo;<br />

D1 = cosh[π(x - xi) / a] - cos[π(y - yi) / a];<br />

cosh = coseno iperbolico;<br />

y = ordinata della particella;<br />

yi = ordinata del pozzo i-esimo;<br />

D2 = cosh[π(x - xi) / a] - cos[π(y + yi) / a];<br />

Ny1 = sen[π(y - yi) / a];<br />

Ny2 = sen[π(y + yi) / a];


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

Prove di permeabilità.<br />

Introduzione<br />

Nei materiali sciolti, permeabili per porosità, nei quali è verificata la<br />

legge di Darcy, la permeabilità si esprime attraverso il coefficiente di<br />

permeabilità k che ha le dimensioni di cm/s o m/s. Nelle rocce,<br />

permeabili per fessurazione, nelle quali non è valida la legge di<br />

Darcy, la permeabilità si indica attraverso il valore degli assorbimenti<br />

d’acqua misurati in fori di sonda, espressi in litri assorbiti per ogni<br />

metro di lunghezza di foro, e della pressione usata nella prova.<br />

Talvolta il coefficiente k è usato per definire la permeabilità degli<br />

ammassi rocciosi, ma assume in questo caso un significato<br />

orientativo.<br />

Il coefficiente di permeabilità di un terreno viene sempre determinato<br />

con difficoltà e presenta spesso un notevole grado di incertezza; i<br />

valori sperimentali , salvo nei casi in cui il terreno è omogeneo ed<br />

isotropo, sono infatti affetti da errori che possono anche essere di un<br />

intero di grandezza.<br />

La scelta del metodo di prova va effettuata in funzione del tipo di<br />

terreno e della precisione desiderata.<br />

L’attendibilità delle prove, come suggerito dall’AGI nelle<br />

“Raccomandazioni sulla programmazione ed esecuzione delle<br />

indagini geotecniche” (giugno 1977), può essere migliorata<br />

adottando i seguenti accorgimenti:<br />

• conoscenza della distribuzione delle pressioni neutre nel terreno<br />

prima della prova;<br />

• conoscenza esatta , per quanto possibile, del profilo stratigrafico;<br />

• realizzazione con la prova di condizioni di moto laminare in regime<br />

permanente;<br />

• adozione in tutte le prove che comportano immissione d’acqua nel<br />

terreno, di acqua limpida.<br />

Prove in pozzetto.


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

<strong>Le</strong> prove in pozzetto sono adatte soprattutto per terreni granulari e<br />

forniscono una valutazione della permeabilità dei terreni superficiali<br />

al di sopra del livello di falda.<br />

Vengono eseguite in pozzetti cilindrici o a base quadrata con pareti<br />

verticali o inclinate.<br />

Si dividono in:<br />

• prove a carico costante, effettuate cioè riempiendo d’acqua il<br />

pozzetto e misurando la portata necessaria per mantenere<br />

costante il livello;<br />

• prove a carico variabile, effettuate misurando la velocità di<br />

abbassamento in funzione del tempo.<br />

<strong>Le</strong> condizioni necessarie perchè le prove siano significative sono le<br />

seguenti:<br />

• il terreno deve essere saturato preventivamente in modo da<br />

stabilire un regime di flusso permanente;<br />

• la profondità del pozzetto deve essere pari a circa 1/7 dell’altezza<br />

del fondo dal livello di falda;<br />

• il diametro (o il lato di base) del pozzetto deve essere almeno 10 -<br />

15 volte il diametro massimo dei granuli del terreno;<br />

• il terreno sia omogeneo, isotropo e con coefficiente di permeabilità<br />

k >10 -6 m/s<br />

A) Pozzetto circolare.<br />

Il coefficiente di permeabilità k viene calcolato con le seguenti<br />

relazioni:<br />

a) Prove a carico costante:<br />

q<br />

k =<br />

πdhm<br />

con<br />

q = portata assorbita a livello costante;<br />

hm = altezza dell’acqua nel pozzetto (hm > d/4);


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

d = diametro del pozzetto.<br />

b) Prove a carico variabile:<br />

con<br />

( h2<br />

− h1<br />

)<br />

( t2<br />

t1)<br />

hm<br />

d<br />

k =<br />

32 −<br />

hm = altezza media dell’acqua nel pozzetto (hm > d/4);<br />

d = diametro del pozzetto;<br />

t2-t1 = intervallo di tempo;<br />

h2-h1 = variazione di livello dell’acqua nell’intervallo t2-t1 .<br />

B) Pozzetto quadrato.<br />

Il coefficiente di permeabilità k viene calcolato con le seguenti<br />

relazioni:<br />

a) Prove a carico costante:<br />

q<br />

k =<br />

2⎛<br />

h ⎞<br />

b ⎜27<br />

+ 3⎟<br />

⎝ b ⎠<br />

con<br />

q = portata assorbita a livello costante;<br />

h = altezza dell’acqua nel pozzetto (h > d/4);<br />

b = lato della base del pozzetto.<br />

b) Prove a carico variabile:<br />

h<br />

k =<br />

t<br />

2<br />

2<br />

− h1<br />

⎛ hm<br />

⎞<br />

1+<br />

⎜2<br />

⎟<br />

⎝ b ⎠<br />

−t<br />

1 ⎛ hm<br />

⎞<br />

⎜27<br />

+ 3⎟<br />

⎝ b ⎠


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

con<br />

hm = altezza media dell’acqua nel pozzetto (hm > d/4);<br />

b = lato della base del pozzetto.<br />

t2-t1 = intervallo di tempo;<br />

h2-h1 = variazione di livello dell’acqua nell’intervallo t2-t1 .


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

Prove in foro di sondaggio<br />

<strong>Le</strong> prove in foro di sondaggio permettono di determinare la<br />

permeabilità di terreni al di sopra o al di sotto del livello di falda.<br />

Possono essere eseguite durante la trivellazione del foro a diverse<br />

profondità oppure alla fine della trivellazione sul solo tratto terminale.<br />

Per l’esecuzione delle prove è necessario che:<br />

• le pareti della perforazione siano rivestite con una tubazione per<br />

tutto il tratto del sondaggio non interessato dalla prova;<br />

• nel caso di terreni che tendono a franare o a rifluire, il tratto di<br />

prova deve essere riempito con materiale filtrante di granulometria<br />

adatta ed isolato mediante un tampone impermeabile.<br />

<strong>Le</strong> prove si dividono in prove a carico costante o a carico variabile.<br />

A) Prove a carico costante.<br />

<strong>Le</strong> prove a carico costante si eseguono misurando la portata<br />

necessaria per mantenere costante il livello dell’acqua nel foro, in<br />

condizioni di regime costante. Si possono eseguire anche nel terreno<br />

al di sopra del livello di falda; in questo caso è necessario saturare<br />

preventivamente il terreno in modo da stabilire un regime di flusso<br />

permanente.<br />

1)Raccomandazioni A.G.I. (1977)<br />

Il coefficiente di permeabilità è dato dalla:<br />

con<br />

q = portata immessa;<br />

k =<br />

q<br />

mh


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

h = livello dell’acqua in foro;<br />

m = coefficiente di forma = 2,85D<br />

con D= diametro del foro<br />

(N.B.: per prove sopra il livello di falda, h è misurato rispetto alla<br />

base del foro).<br />

2) Hvorslev (1951) Wilkinson (1968)<br />

Il coefficiente di permeabilità è sempre dato dalla:<br />

k =<br />

in questo caso però il coefficiente m assume valori differenti, in<br />

funzione delle condizioni di filtrazione, secondo la tabella:<br />

Condizioni Coefficiente<br />

Filtro sferico in terreno uniforme 2πD<br />

Filtro emisferico al confine con uno strato<br />

confinato<br />

πD<br />

Fondo filtrante piano al confine con uno strato<br />

confinato<br />

2D<br />

Fondo filtrante piano in terreno uniforme 2,<br />

75D<br />

Tubo parzialmente riempito al confine con uno 2D<br />

strato confinato<br />

8LKh<br />

1+<br />

πDK<br />

v<br />

Tubo parzialmente riempito in terreno uniforme 2,<br />

75D<br />

11LKh<br />

1+<br />

πDK<br />

v<br />

Filtro cilindrico al confine con uno strato<br />

3πL<br />

confinato<br />

⎡<br />

3L<br />

ln ⎢ +<br />

⎢ D<br />

⎣<br />

2<br />

⎛ 3L<br />

⎞<br />

⎤<br />

1+<br />

⎜ ⎟ ⎥<br />

⎝ D ⎠ ⎥<br />

⎦<br />

q<br />

mh


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

Filtro cilindrico in terreno uniforme<br />

Dove:<br />

L= Lunghezza del tratto filtrante;<br />

Kh= Permeabilità orizzontale del terreno;<br />

Kv= Permeabilità verticale del terreno.<br />

3πL<br />

⎡<br />

2<br />

1.<br />

5L<br />

⎢<br />

⎛ 1.<br />

5L<br />

⎞<br />

ln + 1 + ⎜ ⎟<br />

⎢ D<br />

⎣<br />

⎝ D ⎠<br />

Nel caso non sia noto, il rapporto Kh/Kv può essere inserito in prima<br />

approssimazione uguale a 10.<br />

3) Zagar (1953)<br />

3a) Terreno saturo<br />

Si applica sempre la relazione:<br />

in questo caso però il coefficiente m assume i seguenti valori:<br />

m = 5,<br />

7r<br />

se il foro è aperto solo sul fondo;<br />

2<br />

k =<br />

⎛ L ⎞<br />

4πr<br />

⎜ ⎟ − 1<br />

⎝ 2r<br />

m =<br />

⎠ Se il foro è aperto anche lateralmente<br />

⎡<br />

2<br />

L<br />

⎤<br />

⎢<br />

⎛ L ⎞<br />

ln + ⎜ ⎟ −1⎥<br />

⎢2r<br />

⎥<br />

⎣<br />

⎝ 2r<br />

⎠<br />

⎦<br />

con r=raggio del foro e L=lunghezza del tratto filtrante.<br />

3b) Terreno non saturo<br />

Nel caso in cui il livello dell’acqua nel foro di prova sia ad una quota<br />

superiore rispetto al livello della falda, la relazione vista in<br />

precedenza non è più applicabile.<br />

q<br />

mh


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

Definiti Hu la differenza di quota fra il livello dell’acqua nel foro e il<br />

livello della falda e r’ il rapporto fra il raggio del foro e l’area della<br />

superficie filtrante, si calcola il parametro Y secondo la relazione:<br />

Y<br />

100h<br />

= −1<br />

, 0556 + 0,<br />

035<br />

dove h è l’altezza media dell’acqua nel foro rispetto al fondo del foro<br />

stesso. Nel caso risulti Log10(Hu/L)>Y, dove L è la lunghezza del<br />

tratto filtrante, per il calcolo di K si applica la relazione:<br />

q<br />

k =<br />

Cr'h<br />

dove C è fattore ricavabile dalla formula:<br />

Hu<br />

100L<br />

C = C1<br />

+ ( C2<br />

− C1)<br />

Log10<br />

h<br />

h<br />

C1 = 60,<br />

96 + 0,<br />

152<br />

r<br />

h<br />

C2 = 104,<br />

58 + 0,<br />

822<br />

r<br />

Nel caso invece in cui sia Log10(Hu/L)≤Y si applica la relazione:<br />

q<br />

k =<br />

⎛ r ⎞<br />

⎜C<br />

+ 4 ⎟r'<br />

( Hu<br />

+ h − L)<br />

⎝ r'<br />

⎠<br />

L<br />

dove C = 6 , 247 + 0,<br />

797<br />

r<br />

Si tenga presente che la procedura è in questo caso applicabile solo<br />

se sono verificate le condizioni h>5L e L>10r’.<br />

B) Prove a carico variabile.


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

<strong>Le</strong> prove a carico variabile al di sotto del livello di falda si dividono in<br />

Prove di risalita e Prove di abbassamento. <strong>Le</strong> prove di risalita si<br />

eseguono abbassando il livello dell’acqua nel foro di un’altezza nota<br />

e misurando la velocità di risalita del livello. <strong>Le</strong> prove di<br />

abbassamento si eseguono riempiendo il foro d’acqua per un’altezza<br />

nota e misurando la velocità di abbassamento del livello. <strong>Le</strong> prove di<br />

abbassamento possono essere eseguite anche nel terreno al di<br />

sopra del livello di falda; in questo caso il terreno deve essere<br />

preventivamente saturato.<br />

1)Raccomandazioni A.G.I. (1977)<br />

Per le prove a carico variabile il coefficiente di permeabilità è dato<br />

dalla:<br />

con<br />

k =<br />

C<br />

L<br />

A<br />

h<br />

ln<br />

h<br />

1<br />

( t2<br />

− t1<br />

) 2<br />

A = area di base del foro di sondaggio;<br />

h1 e h2 = altezza dei livelli d’acqua nel foro rispetto al livello della<br />

falda indisturbata o al fondo del foro stesso agli istanti t1 e t2;<br />

t1 e t2 = tempi ai quali si misurano h1 e h2;<br />

CL = coefficiente di forma dipendente dell’area del foro di sondaggio<br />

e dalla lunghezza del tratto di foro scoperto.<br />

Per il coefficiente CL sono suggeriti i seguenti valori:<br />

L >> d CL = L<br />

L≤ d CL = 2πd+L<br />

dove L è la lunghezza del tratto di foro scoperto e d il diametro del<br />

foro.<br />

4) Hvorslev (1951) Wilkinson (1968)


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

Il coefficiente di permeabilità è sempre dato dalla:<br />

k =<br />

C<br />

L<br />

A<br />

h<br />

ln<br />

h<br />

1<br />

( t2<br />

− t1<br />

) 2<br />

in questo caso però il coefficiente CL assume valori differenti, in<br />

funzione delle condizioni di filtrazione, secondo la tabella:<br />

Condizioni Coefficiente<br />

Filtro sferico in terreno uniforme 2πD<br />

Filtro emisferico al confine con uno strato<br />

confinato<br />

πD<br />

Fondo filtrante piano al confine con uno strato<br />

confinato<br />

2D<br />

Fondo filtrante piano in terreno uniforme 2,<br />

75D<br />

Tubo parzialmente riempito al confine con uno 2D<br />

strato confinato<br />

8LKh<br />

1+<br />

πDK<br />

v<br />

Tubo parzialmente riempito in terreno uniforme 2,<br />

75D<br />

11LKh<br />

1+<br />

πDK<br />

v<br />

Filtro cilindrico al confine con uno strato 3πL<br />

confinato<br />

⎡<br />

3L<br />

ln ⎢ +<br />

⎢ D<br />

⎣<br />

2<br />

⎛ 3L<br />

⎞<br />

⎤<br />

1+<br />

⎜ ⎟ ⎥<br />

⎝ D ⎠ ⎥<br />

⎦<br />

Filtro cilindrico in terreno uniforme<br />

Dove:<br />

L= Lunghezza del tratto filtrante;<br />

Kh= Permeabilità orizzontale del terreno;<br />

Kv= Permeabilità verticale del terreno.<br />

3πL<br />

⎡<br />

2<br />

1.<br />

5L<br />

⎢<br />

⎛ 1.<br />

5L<br />

⎞<br />

ln + 1 + ⎜ ⎟<br />

⎢ D<br />

⎣<br />

⎝ D ⎠


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

Nel caso non sia noto, il rapporto Kh/Kv può essere inserito in prima<br />

approssimazione uguale a 10.<br />

5) Zagar (1953)<br />

Si applica la relazione:<br />

⎛ h h ⎞ 2 − 1<br />

r<br />

⎜<br />

t t ⎟<br />

2<br />

π<br />

k<br />

⎝ 2 − 1<br />

=<br />

⎠<br />

m h<br />

dove r è il raggio del foro e hm la profondità media dell’acqua nel foro.<br />

Il coefficiente m assume i seguenti valori:<br />

m = 5,<br />

7r<br />

se il foro è aperto solo sul fondo;<br />

2<br />

⎛ L ⎞<br />

4πr<br />

⎜ ⎟ − 1<br />

⎝ 2r<br />

m =<br />

⎠ Se il foro è aperto anche lateralmente<br />

⎡<br />

2<br />

L<br />

⎤<br />

⎢<br />

⎛ L ⎞<br />

ln + ⎜ ⎟ −1⎥<br />

⎢2r<br />

⎥<br />

⎣<br />

⎝ 2r<br />

⎠<br />

⎦<br />

con r=raggio del foro e L=lunghezza del tratto filtrante.<br />

Prove Lugeon.<br />

<strong>Le</strong> prove Lugeon permettono di calcolare la permeabilità o valutare la<br />

fratturazione degli ammassi rocciosi. Vengono eseguite immettendo,<br />

in fori di sondaggio, acqua sotto pressione. Nei fori di sondaggio<br />

viene calato un tubo per l’adduzione dell’acqua con due otturatori<br />

che consentono di isolare il tratto di foro in cui si vuole effettuare la<br />

prova. Durante ogni prova vengono misurate: la pressione di<br />

iniezione, la portata immessa e il tempo di durata della prova dopo<br />

aver raggiunto le condizioni di regime. <strong>Le</strong> prove vengono eseguite<br />

per almeno 5 valori della pressione di iniezione, ciascuno mantenuto<br />

m


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

costante per 10, 20 minuti. Si possono eseguire prove in<br />

avanzamento, interrompendo la trivellazione ogni 2 - 5 metri, oppure<br />

in risalita quando la trivellazione è terminata.<br />

La pressione nel tratto di foro in cui viene eseguita la prova è data<br />

dalla:<br />

con<br />

e<br />

m<br />

w<br />

( H H )<br />

P = P + γ −<br />

Pm = pressione letta al manometro;<br />

H = altezza della colonna d’acqua;<br />

Hp = perdite di carico in altezza d’acqua<br />

γw = peso specifico dell’acqua<br />

Per un mezzo omogeneo ed uniforme, in presenza di un moto<br />

laminare attorno al foro, il coefficiente di permeabilità è dato dalla:<br />

con<br />

q = portata assorbita;<br />

Pe = pressione nel tratto di foro;<br />

qγw<br />

k =<br />

CP<br />

2 ⎡⎛<br />

L ⎞ ⎤<br />

⎢⎜<br />

⎟ −1⎥<br />

⎢⎣<br />

⎝ D ⎠ ⎥⎦<br />

C = coefficiente di forma = 2πD<br />

⎡<br />

2<br />

L<br />

⎤<br />

⎢<br />

⎛ L ⎞<br />

ln + ⎜ ⎟ −1⎥<br />

⎢D<br />

⎥<br />

⎣<br />

⎝ D ⎠<br />

⎦<br />

dove :<br />

D = diametro del tratto di foro di prova;<br />

L = lunghezza del tratto di foro di prova<br />

La permeabilità di un ammasso roccioso può essere valutata<br />

indirettamente dalla unità di assorbimento Lugeon (U.L.). L’ U.L.<br />

e<br />

p


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

rappresenta la portata d’acqua in litri al minuto assorbita da un tratto<br />

di foro di lunghezza 1 m, alla pressione di 10 kg/cmq e vale circa 10 -7<br />

m/s. Il valore di U.L. indicativo della prova si ricava dal diagramma<br />

assorbimenti-pressione, grafico che ha in ascissa l’assorbimento<br />

espresso in litri al minuto per metro di foro e in ordinata la pressione<br />

effettiva. Di seguito vengono elencati i casi possibili:<br />

a)Moto di filtrazione laminare.<br />

In questo caso i valori di UL misurati alle varie pressioni risultano<br />

all’incirca uguali. Come valore di UL si considera la media dei valori.<br />

b)Moto di filtrazione turbolento.<br />

Il valore di UL calcolato per la massima pressione risulta il più basso<br />

di tutta la serie e viene assunto come valore indicativo della prova.<br />

c)Fenomeni di dilatazione delle fessure.<br />

In questo caso si nota un netto aumento del valore di UL alla<br />

massima pressione, mentre i valori misurati alle pressioni intermedie<br />

sono all’incirca uguali. Si assume come UL indicativo il valore medio<br />

delle UL alle pressioni basse e intermedie.<br />

d)Fenomeni di dilavamento delle fessure.<br />

Si osserva un aumento progressivo delle UL per tutta la durata della<br />

prova. Come UL rappresentativo si considera quello finale, che sarà<br />

anche quello maggiore di tutta la serie.<br />

e)Fenomeni d’intasamento delle fessure.<br />

Si ha nel corso della prova una progressiva diminuzione dei valori di<br />

UL. Si assume come valore di UL indicativo quello finale, che sarà<br />

anche il più basso della serie.<br />

Stima della permeabilità da analisi granulometriche.


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

Esistono in letteratura numerose correlazioni empiriche che<br />

permettono di stimare la permeabilità di un mezzo poroso, passando<br />

attraverso l’analisi della curva granulometrica. Pur non potendo<br />

sostituire le determinazioni in sito, tali formule possono essere utili<br />

per una prima determinazione di k in terreni sabbiosi. Di seguito<br />

vengono elencate e descritte le dieci relazioni più usate, indicando<br />

per ognuna di essa il campo di applicabilità. Tutte, per semplicità,<br />

vengono espresse nella forma:<br />

( / )<br />

e C<br />

g<br />

K m s = φ<br />

v<br />

2 ( ) d n<br />

dove:<br />

g =accelerazione di gravità=9,81 (m/s 2 );<br />

v =coefficiente di viscosità dell’acqua, variabile in funzione della<br />

temperatura, secondo la seguente tabella:<br />

T (°C) 0 5 10 15 20 30 50<br />

V (mq/s) 1,78 10 -6<br />

1,52 10 -6<br />

1,31 10 -6<br />

1,14 10 -6<br />

1,01 10 -6<br />

0,81 10 -6<br />

0,55 10 -6<br />

C = costante;<br />

φ(n) = funzione della porosità del terreno;<br />

= diametro efficace dei granuli.<br />

de<br />

<strong>Le</strong> formule presentate differiscono fra loro per i diversi valori adottati<br />

delle grandezze C, φ(n) e de.<br />

Si ricorda infine che la porosità del terreno può essere stimata in<br />

prima approssimazione attraverso la relazione empirica:<br />

n = 0 , 255 +<br />

η ( 1 0,<br />

83 )<br />

dove η= d60/d10 è il coefficiente di uniformità del terreno.<br />

1) Formula di Hazen.<br />

Nella formula di Hazen le grandezze da introdurre nella relazione di<br />

calcolo di K assumono i seguenti valori:


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

C =6 10 -4<br />

φ(n) = [ 1+ 10(<br />

n − 0,<br />

26)<br />

]<br />

de =d10<br />

La formula è applicabile nelle seguenti condizioni:<br />

0,1 mm < de < 3 mm e η


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

Nella formula di Beyer le grandezze da introdurre nella relazione di<br />

calcolo di K assumono i seguenti valori:<br />

C =6 10 -4 Log10 (500/η)<br />

φ(n) =1<br />

de =d10<br />

La formula è applicabile nelle seguenti condizioni:<br />

0,06 mm < de < 0,6 mm e 1


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

La formula è applicabile nel caso di sabbie medie con η>5.<br />

7) Formula di Kozeny.<br />

Nella formula di Kozeny le grandezze da introdurre nella relazione di<br />

calcolo di K assumono i seguenti valori:<br />

C =8,3 10 -3<br />

φ(n) = ( ) 2<br />

3<br />

n<br />

1− n<br />

3 Δgi<br />

d<br />

1/de = + ∑Δgi<br />

2 d 2<br />

i<br />

+ d<br />

g d<br />

i i<br />

g d<br />

di<br />

di<br />

dove Δgi è la frazione di peso del<br />

campione compresa fra il diametro maggiore e minore (di g e<br />

di d ) dei granuli del passante i-esimo<br />

La formula è applicabile nel caso di sabbie grossolane.<br />

8) Formula di Zunker.<br />

Nella formula di Zunker le grandezze da introdurre nella relazione di<br />

calcolo di K assumono i seguenti valori:<br />

C<br />

=2,4 10 -3 per sabbie uniformi con granuli arrotondati<br />

=1,4 10 -3 per sabbie grossolane con granuli arrotondati<br />

=1,2 10 -3 per sabbie eterogenee<br />

=0,7 10 -3 per sabbie eterogenee, argillose con granuli a spigoli vivi<br />

in alternativa si può inserire un valore medio di 1,55 10 -3<br />

2<br />

φ(n) =<br />

⎛ n ⎞<br />

⎜ ⎟<br />

⎝1−<br />

n ⎠<br />

1/de<br />

3 Δgi<br />

= + ∑Δgi<br />

2 di<br />

g d<br />

di<br />

− di<br />

dove Δgi è la frazione di<br />

g d g d<br />

di<br />

di<br />

( ln di<br />

− ln di<br />

)<br />

peso del campione compresa fra il diametro maggiore e minore<br />

(di g e di d ) dei granuli del passante i-esimo


FORMULA GEO VER.2.0 (ª 2001) – PROGRAM GEO Via Tosio, 28 25121 Brescia<br />

La formula è applicabile nel caso di sabbie da fini a grossolane.<br />

9) Formula di Zamarin.<br />

Nella formula di Zamarin le grandezze da introdurre nella relazione di<br />

calcolo di K assumono i seguenti valori:<br />

C =8,3 10 -3<br />

n<br />

φ(n) = ( 1−<br />

n)<br />

3<br />

( 1,<br />

275−<br />

1,<br />

5n)2<br />

2<br />

g d<br />

3 Δgi<br />

ln di<br />

− ln di<br />

1/de = + ∑Δgi<br />

dove Δgi è la frazione di peso del<br />

g d<br />

2 di<br />

di<br />

− di<br />

campione compresa fra il diametro maggiore e minore (di g e<br />

di d ) dei granuli del passante i-esimo<br />

La formula è applicabile nel caso di sabbie grossolane.<br />

10) Formula USBR.<br />

Nella formula USBR le grandezze da introdurre nella relazione di<br />

calcolo di K assumono i seguenti valori:<br />

C =4,8 10 -4 d20 0,3<br />

φ(n) =1<br />

de =d20<br />

La formula è applicabile nel caso di sabbie medie con η< 5.


FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />

MICROZONAZIONE SISMICA<br />

Premessa<br />

La valutazione del rischio 1 sismico, in aree ad estensione regionale, viene<br />

effettuata mediante la , definita come<br />

l’individuazione di aree che possano essere soggette, in un dato intervallo di<br />

tempo, ad un terremoto di una certa intensità.<br />

All’interno di queste aree si possono valutare, con maggior dettaglio, le<br />

differenze di intensità massima dovute a differenti situazioni geologiche<br />

locali attraverso procedure il cui insieme costituisce la . Infatti l’esame della distribuzione dei danni prodotti da un<br />

terremoto nello stesso territorio dimostra che le azioni sismiche possono<br />

assumere anche a distanze di poche decine di metri caratteristiche differenti<br />

in funzione delle diverse condizioni locali (morfologia superficiale,<br />

morfologia del substrato roccioso sepolto, presenza e profondità della falda<br />

freatica, costituzione e proprietà del sottosuolo, presenza di faglie).<br />

La microzonazione sismica è volta ad individuare gli strumenti necessari a<br />

prevedere e a mitigare (attraverso idonei criteri d’uso del territorio) gli<br />

effetti sismici in una zona di dimensioni urbane.<br />

1 Con rischio sismico si indica il probabile danno che un determinato sito può subire in<br />

occasione di un sisma. In maniera analitica può essere espresso come il prodotto della<br />

pericolosità sismica, della vulnerabilità sismica e della quantificazione economica delle<br />

realtà danneggiate. La pericolosità sismica può essere direttamente riferita alla vibrazione<br />

che un sito può subire durante un sisma e la vulnerabilità definisce lo stato di<br />

conservazione del patrimonio edilizio e delle strutture sociali potenzialmente rese inattive<br />

dal sisma. Il parametro relativo alla quantificazione delle realtà danneggiate è di<br />

difficilissima valutazione (se non impossibile comprendendo oltre a edifici o strutture<br />

produttive anche vite umane e valori artistici o culturali)


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Introduzione<br />

In questa sezione del Manuale verranno esposte le procedure di calcolo<br />

utilizzate all’interno del programma. Verranno quindi affrontate le<br />

problematiche relative:<br />

• alla caratterizzazione del sito da un punto di vista sismico;<br />

• al calcolo del terremoto di progetto;<br />

• alla stima degli effetti di sito, in particolare al calcolo dell’amplificazione<br />

sismica e degli spettri di risposta elastici del terreno;<br />

• alla valutazione dell’influenza del sisma sul comportamento meccanico<br />

del terreno.<br />

Gli argomenti sono stati elencati secondo quello che dovrebbe essere lo<br />

schema operativo per l’analisi degli effetti di un terremoto su un’opera di<br />

ingegneria. La caratterizzazione del sito consente di valutare<br />

qualitativamente la vulnerabilità sismica dell’area indaga. Il calcolo del<br />

terremoto di progetto permette di stimare la massima intensità sismica<br />

prevedibile nel sito in corrispondenza di un determinato tempo di ritorno.<br />

Combinando la caratterizzazione del sito con il terremoto di progetto è<br />

possibile valutare in modo quantitativo o semi-quantitativo gli effetti di sito<br />

e in particolare l’accelerazione sismica in superficie. Nota questa grandezza<br />

si può precedere alla stima delle forze dinamiche agenti sull’opera e agli<br />

effetti del sisma sul comportamento meccanico del terreno.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Caratterizzazione del sito da un punto di vista sismico.<br />

Caratterizzazione del terreno<br />

Per la classificazione del sito è necessario conoscere le caratteristiche<br />

stratigrafiche del sottosuolo dell’area indagata. In particolare devono essere<br />

noti:<br />

1) il numero e lo spessore degli strati di copertura, cioè dei livelli<br />

sovrastanti il bedrock o il bedrock-like, intendendo con questi termini<br />

l’eventuale substrato roccioso (bedrock) o uno strato sciolto (bedrocklike)<br />

con velocità delle onde S nettamente maggiore dei livelli superiori<br />

(e generalmente con valori oltre i 500-700 m/s);<br />

2) la velocità delle onde S negli strati di copertura;<br />

La caratterizzazione può essere effettuata, utilizzando prove<br />

penetrometriche dinamiche (SPT) o statiche (CPT) o attraverso la sismica a<br />

rifrazione.<br />

Caratterizzazione del terreno attraverso prove penetrometriche<br />

dinamiche (SPT).<br />

Esistono in letteratura molte formule empiriche che consentono di correlare<br />

il valore di Nspt (numero di colpi per 30 cm di avanzamento) con la velocità<br />

delle onde S nel terreno. Nel programma viene utilizzata la relazione di<br />

Otha e Goto (1978), consigliata dal Manuale internazionale TC4 per la<br />

zonazione dei rischi geotecnici. La formula, che tiene conto sia dell’età del<br />

deposito che della sua granulometria dominante, ha la seguente espressione:<br />

Vs( m / s)<br />

= 68N<br />

spt<br />

dove D(m) è la profondità media dello strato dal piano campagna, E è un<br />

fattore che tiene conto dell’età del deposito (Tabella I) e F è un coefficiente<br />

funzione della granulometria dominante dello strato (Tabella II).<br />

0.<br />

17<br />

Età del deposito Fattore E<br />

Olocene 1.0<br />

Pleistocene 1.3<br />

Tabella I<br />

Granulometria dominante Coefficiente F<br />

D<br />

0.<br />

2<br />

EF


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Argilla 1.00<br />

Sabbia fine 1.09<br />

Sabbia media 1.07<br />

Sabbia grossa 1.14<br />

Sabbia ghiaiosa 1.15<br />

Ghiaia 1.45<br />

Tabella II<br />

Per la stima della velocità delle onde S nel substrato, in mancanza di dati più<br />

precisi, come quelli derivanti dalla sismica a rifrazione, un’indicazione può<br />

essere ottenuta dalla seguente tabella:<br />

Litologia Range Vp(m/s)<br />

Calcare 3400 - 5000<br />

Arenaria 2000 - 4500<br />

Dolomia 5000 - 6000<br />

Argillite 2400 - 5000<br />

Anidrite 3500 - 5500<br />

Salgemma 4000 - 5500<br />

Morena 1500 - 2600<br />

Alluvioni 300 - 1700<br />

Metamorfiti di basso grado 3000 - 5000<br />

Metamorfiti di alto grado 5000 - 7000<br />

Rocce granitoidi e Gneiss 4000 - 6000<br />

Basalti 5500 - 6300<br />

Gabbri 6400 - 6800<br />

Rocce ultrafemiche 7500 - 8400<br />

La tabella fornisce la velocità delle onde P, dalla quale può essere ricavata la<br />

Vs utilizzando la relazione:<br />

1−<br />

2σ<br />

Vs(<br />

m / s)<br />

= V p<br />

2 − 2σ<br />

dove σ è il coefficiente di Poisson dello strato, mediamente uguale a 0.25<br />

nelle rocce e 0.35 nei terreni sciolti. I valori più bassi per ogni litotipo si<br />

riferiscono al caso di maggiore fratturazione o minore addensamento.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Caratterizzazione del terreno attraverso prove penetrometriche<br />

statiche (CPT).<br />

Anche per le prove penetrometriche statiche esistono in letteratura delle<br />

relazioni empiriche che collegano qc (resistenza alla punta) con la velocità<br />

delle onde S del terreno. Nel programma viene utilizzata la formula di<br />

Barrow e Stokoe (1983), anch’essa consigliata nel Manuale internazionale<br />

TC4 per la zonazione dei rischi geotecnici. La relazione, valida per tutti i<br />

tipi di terreno, ha la seguente forma:<br />

Vs( m / s)<br />

= α + βqc<br />

dove α e β sono due coefficienti che valgono rispettivamente 50.6 e 2.1.<br />

Caratterizzazione del terreno attraverso sismica a rifrazione.<br />

Una valutazione più precisa delle velocità delle onde S negli strati di<br />

copertura può essere effettuata attraverso stendimenti di sismica a<br />

rifrazione. Dall’interpretazione dell’indagine sismica si ottengono i valori<br />

delle velocità delle onde P, dalle quali, noto il coefficiente di Poisson, si<br />

ricavano i corrispondenti valori delle velocità delle onde S con la relazione:<br />

1−<br />

2σ<br />

Vs(<br />

m / s)<br />

= V p<br />

2 − 2σ<br />

dove σ è il coefficiente di Poisson dello strato, mediamente uguale a 0.25<br />

nelle rocce e 0.35 nei terreni sciolti.<br />

Il programma Sisma consente di effettuare un’interpretazione semplificata<br />

di uno stendimento di sismica a rifrazione, nel caso di un terreno costituito<br />

al massimo di tre strati, con i limiti litologici aventi un’inclinazione<br />

regolare. Per situazioni morfologiche e stratigrafiche più complesse si<br />

raccomanda l’utilizzo di software più specifici.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Classificazione del sito<br />

Metodo basato sulla rigidità degli strati di copertura.<br />

Proposto da Draft (1989) e adottato nel Chinese Aseismic Design Code for<br />

Structures, questo metodo propone una classificazione del sito basata sulla<br />

stima di un parametro, l’indice di sito, funzione del modulo di taglio medio<br />

e dello spessore degli strati di copertura. Il modulo di taglio medio viene<br />

stimato con la relazione:<br />

G(<br />

kPa)<br />

γ<br />

n<br />

i<br />

∑hi<br />

i=<br />

1 9.<br />

= n<br />

in cui:<br />

h(m) = spessore dello strato i-esimo;<br />

γ(kN/mc) = peso di volume naturale dello strato i-esimo;<br />

Vs (m/s) = velocità delle onde S dello strato i-esimo;<br />

n = numero degli strati di copertura.<br />

Se lo spessore complessivo degli strati di copertura supera i 20 m vanno<br />

presi in considerazione nel calcolo solo i livelli fino a tale profondità.<br />

Secondo questo metodo va considerato come bedrock o bedrock-like<br />

qualsiasi livello con velocità delle onde S superiore a 500 m/s.<br />

L’indice di sito viene quindi calcolato con la formula:<br />

g<br />

∑<br />

i=<br />

1<br />

81<br />

h<br />

μ = 0 . 6μ<br />

+ o. 4μ<br />

dove μg è il contributo del modulo di taglio medio all’indice di sito ed è<br />

fornito dalla relazione:<br />

−5<br />

μ = 1−<br />

exp − 0.<br />

66(<br />

G − 30000)<br />

10<br />

Se G>30000 kPa;<br />

g<br />

[ ]<br />

μg<br />

= 0<br />

Negli altri casi;<br />

e μh è il contributo dovuto allo spessore della copertura ed è dato dalla<br />

relazione:<br />

2 −2<br />

= exp − 0.<br />

916 H −5<br />

10<br />

μh<br />

[ ( ) ]<br />

i<br />

V<br />

h<br />

2<br />

si


FORMULA GEO VER.2.0<br />

μh<br />

= 0<br />

Se H>80 m<br />

μh = 1<br />

Se H≤5 m<br />

Dove H è lo spessore complessivo della copertura.<br />

Nel caso in cui sia G>500000 kPa e contemporaneamente H≤5 m bisogna<br />

porre μh=μg=1.<br />

La classificazione del sito si ottiene dalla seguente tabella:<br />

Tipo di sito Rigido Med. rigido Med. soffice Soffice<br />

Indice di sito 1>μ>0.9 0.9>μ>0.3 0.3>μ>0.1 0.1>μ>0<br />

In generale il fenomeno dell’amplificazione sismica si accentua al diminuire<br />

dell’indice di sito.<br />

Metodo basato sulla velocità delle onde S negli strati di copertura.<br />

Proposto dal Chinese Aseismic Design Code for Structures, questo metodo<br />

propone una classificazione del sito basata sia sulla velocità media delle<br />

onde S nella copertura sia sullo spessore complessivo della stessa. Lo<br />

spessore della copertura viene calcolato partendo dal tetto del primo strato<br />

incontrato, dalla superficie, con velocità delle onde S superiore a 500 m/s.<br />

Nello schema seguente sono indicate le quattro classi di sito previste dal<br />

metodo.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

In generale il fenomeno dell’amplificazione sismica si accentua passando<br />

dalla classe I alla classe IV.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Metodo previsto dall’Eurocodice 8.<br />

Anche nell’Eurocodice 8 è prevista una classificazione del sito in funzione<br />

sia della velocità delle onde S nella copertura che dello spessore della stessa.<br />

Vengono identificate tre classi, la A (a sua volta suddivisa in due sottoclassi,<br />

la A1 e la A2), la B e la C, ad ognuna delle quali è associato uno spettro di<br />

risposta elastico. Lo schema indicativo di riferimento per la determinazione<br />

della classe del sito è il seguente:<br />

In generale il fenomeno dell’amplificazione sismica diventa più accentuato<br />

passando dalla classe A1 alla classe C.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Valutazione del sisma di progetto.<br />

La valutazione del terremoto di progetto, cioè dell’evento sismico di<br />

riferimento rispetto al quale effettuare il dimensionamento dell’opera, può<br />

essere eseguita con metodologie diverse. Nel programma Sisma viene<br />

adottato un approccio probabilistico-statistico, quello di Gumbel, per<br />

ottenere la massima accelerazione di picco prevedibile nel sito per un<br />

determinato tempo di ritorno. Quella che segue è la procedura da utilizzare.<br />

1) Dal Catalogo Sismico si estraggono gli eventi sismici con epicentro<br />

ricadente all’interno di un’area di 200-300 km di lato (2-3 gradi di<br />

latitudine e longitudine circa) centrata sul sito indagato.<br />

2) Si trasformano i valori di intensità sismica degli eventi selezionati nei<br />

corrispondenti valori di magnitudo con la relazione, consigliata dal<br />

+ 1.<br />

93<br />

G.N.D.T., =<br />

1.<br />

78<br />

I<br />

M .<br />

3) Si calcola la distanza di ogni singolo epicentro dal sito indagato e<br />

quindi, applicando, una delle leggi di attenuazione sismica disponibili in<br />

letteratura, si stima il moto sismico nel sito per ognuno degli eventi.<br />

4) Si ordinano i valori di accelerazione (A) ricavati nel sito per ogni evento<br />

sismico in ordine crescente, attribuendo il numero 1 al valore massimo,<br />

il valore N a quello minimo.<br />

5) Si calcolano gli N rapporti Pi = i / (N + 1), con i compreso fra 1 e N.<br />

Questi rapporti indicano la probabilità che il corrispondente valore di A<br />

non venga raggiunto o superato. I valori di Pi ricavati permettono di<br />

definire la scala dei tempi di ritorno Ti = 1 / (1 - Pi).<br />

6) Si riportano le N coppie di valori (Ti, Ai) in un diagramma<br />

semilogaritmico (l’ asse X - l’asse dei tempi di ritorno - va costruito in<br />

scala logaritmica), interpolando fra i punti una retta: il diagramma<br />

consente di ricavare il valore di A per qualsiasi tempo di ritorno.<br />

Fra le leggi di attenuazione sismica più usate in letteratura segnaliamo le<br />

seguenti:<br />

Crespellani et al.:<br />

I mcs = 6 . 39 + 1.<br />

756M<br />

− 2.<br />

746ln<br />

( R + 7)<br />

dove I è l’intensità sismica nel sito, R è la distanza ipocentrale in km e M la<br />

magnitudo del sisma;<br />

Pugliese e Sabetta:


FORMULA GEO VER.2.0<br />

2<br />

Log10 A(<br />

g)<br />

= −1.<br />

845 + 0.<br />

363M<br />

− Log10<br />

D + 25 + 0.<br />

195S<br />

dove D è la distanza epicentrale in km e S è un coefficiente uguale a 0 per<br />

siti con copertura profonda e 1 per terreni con copertura superficiale;<br />

Tento et al.:<br />

ln( A)( gal)<br />

= 4.<br />

73+<br />

0.<br />

52M<br />

− 0.<br />

00216R<br />

−ln(<br />

R)<br />

;<br />

Chiaruttini e Siro:<br />

Log A)(<br />

gal)<br />

= −0.<br />

20 + 0.<br />

36M<br />

−0.<br />

71Log<br />

D + 0.<br />

;<br />

10 ( 10<br />

( ) 19<br />

Kawashima:<br />

( ) 218 . 1<br />

bM<br />

a10<br />

A(<br />

gal)<br />

=<br />

D + 30<br />

dove:<br />

Litologia a b<br />

Depositi consolidati 987,4 0,216<br />

Depositi medio consolidati 232,5 0,313<br />

Depositi soffici 402,8 0,265<br />

Branno et al.:<br />

I mcs = I 0 + 2. 70 − 0.<br />

02D<br />

− 2.<br />

70Log10(<br />

D + 10)<br />

dove I0 è l’intensità sismica epicentrale.<br />

Si noti che alcune di queste relazioni forniscono il moto atteso nel sito<br />

espresso in accelerazione di picco mentre altri come intensità sismica. E’<br />

possibile comunque ricavare l’accelerazione sismica corrispondente ad un<br />

dato valore di intensità sismica, applicando la relazione di Cancani-Sieberg:<br />

I<br />

−1.<br />

0<br />

3<br />

A(<br />

gal)<br />

= 10<br />

ricordando che 1 gal=1 cm/s 2 e che quindi per passare da un valore di A<br />

misurato in gal a uno espresso in g bisogna dividere per 980.7.<br />

Si noti infine che alcuni di questi metodi calcolano direttamente il moto in<br />

superficie, comprendendo quindi anche gli effetti di amplificazione dovuti<br />

alle caratteristiche della copertura.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Stima dell’amplificazione sismica.<br />

Fattori geomorfologici e stratigrafici locali possono modificare le<br />

caratteristiche del moto sismico, filtrando le onde nel passaggio dal bedrock<br />

alla superficie. L’effetto di filtraggio conduce ad una ridistribuzione<br />

dell’energia con l’amplificazione del moto vibratorio associato ad alcune<br />

frequenze. Esistono diverse metodologie per la stima dell’amplificazione<br />

sismica in superficie. Alcune sono basate sull’uso di modelli numerici<br />

sofisticati, che hanno portato allo sviluppo di programmi di calcolo<br />

utilizzabili per valutare gli effetti di sito sia in condizioni mono (SHAKE)<br />

che bidimensionali (FLUSH e QUAD4). Si tratta però di modelli che<br />

richiedono un input accurato, sia per quanto riguarda le caratteristiche<br />

geotecniche del terreno, sia per quanto riguarda il moto sismico di<br />

riferimento e quindi spesso di difficile applicabilità. Sono note in letteratura<br />

però metodologie più speditive, basate sulle caratteristiche lito-stratigrafiche<br />

del sito e sulla stima della velocità delle onde S nei livelli di copertura. Si<br />

tratta di metodi di analisi di II livello, secondo la definizione data nel<br />

Manuale Internazionale TC4, ad esclusione del metodo di Barosh, che<br />

rientra fra quelli di livello I. E’ possibile distinguere queste metodologie in<br />

tre categorie:<br />

• metodi basati sulle caratteristiche geologiche e goemorfologiche del<br />

sito;<br />

• metodi basati sulla stima della velocità delle onde S nella copertura;<br />

• metodi basati sulle caratteristiche lito-stratigrafiche del sito.<br />

Metodi basati sulle caratteristiche geologiche e geomorfologiche del<br />

sito.<br />

Si tratta di metodologie semplificate per una valutazione esclusivamente<br />

qualitativa dell’amplificazione sismica basate sulle caratteristiche<br />

geologiche e geomorfologiche del sito.<br />

Metodo degli scenari di Barosh (1969)<br />

Sulla base di osservazioni strumentali, Barosh(1969) ha proposto ventisei<br />

scenari geologici, scelti fra i più diffusi, distinti in base alle loro


FORMULA GEO VER.2.0<br />

caratteristiche litologiche, idrogeologiche e geomorfologiche, abbinando ad<br />

ognuno di essi un intervallo d'incremento d'intensità sismica.<br />

Il vantaggio dell'uso di questi schemi è nella possibilità di ottenere<br />

rapidamente un valore numerico dell'incremento d'intensità semplicemente<br />

confrontandoli con la situazione osservata in campagna. I principali<br />

svantaggi risiedono nel fatto che non tutte le possibili combinazioni dei<br />

fattori litologia, idrogeologia e geomorfologia sono prese in<br />

considerazione e nella eccessiva dispersione degli intervalli d'incremento<br />

legati ad alcuni scenari ( 2 o più gradi).


FORMULA GEO VER.2.0


FORMULA GEO VER.2.0


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Metodi basati sulla stima della velocità delle onde S nella copertura.<br />

Si tratta di metodologie che forniscono il valore del fattore di amplificazione<br />

spettrale di picco (Medvedev e Midorikawa) o in un determinato intervallo<br />

di periodi di oscillazione (Borcherdt et al.), attraverso correlazioni<br />

empiriche fra il fattore di amplificazione e l’impedenza sismica (Medvedev)<br />

o più semplicemente la velocità delle onde S negli strati copertura.<br />

Metodo di Medvedev (1960)<br />

E’ una procedura di calcolo derivante da correlazioni empiriche determinate<br />

da Medvedev sulla base di registrazioni di eventi sismici in ambiti geologici<br />

differenti. Nella sua impostazione originaria, il metodo è applicabile solo in<br />

aree pianeggianti e tiene conto nella risposta sismica dell'influenza dei soli<br />

fattori litologia e idrogeologia.<br />

Fondamentale in questo metodo è la definizione della grandezza impedenza<br />

sismica ( o rigidità sismica), data dal prodotto:<br />

R( t / mqs)<br />

= γV<br />

con<br />

γ (t/mc) = peso di volume del materiale;<br />

Vs (m/s) = velocità delle onde S nel materiale.<br />

Assunto come livello di riferimento il substrato roccioso o, se assente, un<br />

livello con Vs >700 m/s (bedrock-like), l'incremento d'intensità sismica<br />

che si produce al passaggio dell'impulso sismico da questo livello alla<br />

superficie, passando attraverso terreno di copertura è dato da:<br />

R<br />

n 1 = 1.<br />

67 ln<br />

R'<br />

con<br />

R' = impedenza sismica del terreno di copertura;<br />

R = impedenza sismica del bedrock.<br />

s


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Nel caso di terreno di copertura stratificato il termine R' sarà dato dalla<br />

media pesata delle impedenze sismiche dei singoli strati:<br />

n<br />

∑<br />

i=<br />

iH<br />

i<br />

R =<br />

Htot<br />

1<br />

γ<br />

'<br />

con<br />

n= numero di strati presenti nella copertura;<br />

γi(t/mc)=peso di volume dello strato i-esimo;<br />

Hi(m) = spessore dello strato i-esimo;<br />

Htot (m) = spessore totale della copertura.<br />

La presenza di falde idriche può portare secondo Medvedev ad un ulteriore<br />

incremento d'intensità, secondo la relazione:<br />

n<br />

2<br />

= e<br />

2<br />

−0.<br />

04H<br />

con<br />

e = numero di Nepero;<br />

H (m) = profondità dal piano campagna della falda più superficiale;<br />

In formulazioni più recenti però, per tener conto della possibile presenza<br />

di falde artesiane o sospese, la relazione è stata così modificata:<br />

n<br />

2<br />

= e<br />

2<br />

−0.<br />

04H<br />

−e<br />

2<br />

−0.<br />

04B<br />

con<br />

B (m) = profondità dal piano campagna della base dello strato acquifero;<br />

Alcuni Autori hanno proposto di introdurre nella relazione classica di<br />

Medvedev due ulteriori fattori, che tengano conto della morfologia del sito e<br />

della geometria del substrato:<br />

n<br />

3<br />

n<br />

4<br />

= Log<br />

1+ 10<br />

1+ 10<br />

= Log<br />

( 1+<br />

sen β)<br />

( 1+<br />

senα)


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con<br />

β = inclinazione media del pendio;<br />

α = inclinazione media del substrato di riferimento (α=90° in presenza di<br />

una faglia).<br />

Il fattore di amplificazione sismica è quindi fornito dalla relazione:<br />

[ 1+ Log ( n + n ) ]( n n )<br />

Fa =<br />

10 1 2 3 4<br />

ed il valore dell’accelerazione di picco in superficie è dato dalla:<br />

g a = ) (<br />

max<br />

bedrock a F a<br />

dove abedrock è l’accelerazione sismica nel bedrock.<br />

Si ritiene comunque che la validità dei fattori n3 e n4 non sia ancora stata<br />

comprovata a sufficienza da dati sperimentali e quindi si suggerisce di<br />

usarli con cautela.<br />

Metodo di Midorikawa (1987)<br />

Si tratta di un metodo consigliato nel Manuale TC4 per microzonazioni di II<br />

livello. Il fattore di amplificazione relativa per il picco di accelerazione è<br />

fornito dalla relazione:<br />

0.<br />

6<br />

68 −<br />

V<br />

F a = s per Vs


FORMULA GEO VER.2.0<br />

dove abedrock è l’accelerazione sismica nel bedrock.<br />

Questo metodo non tiene conto degli effetti di amplificazione dovuti a<br />

irregolarità topografiche o del substrato.<br />

Metodo di Borcherdt et al. (1991)<br />

Si tratta anche in questo caso di un metodo consigliato nel Manuale TC4 per<br />

microzonazioni di II livello. Il fattore di amplificazione calcolato è quello<br />

medio relativo all’intervallo di periodi di oscillazione 0.4-2 s (AHSA) e non<br />

quello del picco di accelerazione. La relazione di calcolo è la seguente:<br />

F<br />

F<br />

AHSA<br />

AHSA<br />

700<br />

= per weak motion<br />

Vs<br />

600<br />

= per strong motion<br />

V<br />

s<br />

Il valore dell’accelerazione sismica media in superficie nell’intervallo di<br />

periodo di oscillazione 0.5-2 s è dato dalla:<br />

a ( g)<br />

= a F<br />

AHSA<br />

bedrock<br />

dove abedrock è l’accelerazione sismica nel bedrock.<br />

La dicitura weak motion e strong motion serve ad indicare eventi sismici di<br />

intensità debole(indicativamente fino al grado VII della scala MCS) e forte<br />

(uguale o superiore al grado VII). In questo metodo il bedrock è identificato<br />

dal primo strato, partendo dalla superficie, con velocità delle onde S<br />

superiore o uguale a 700 m/s (weak motion) o a 600 m/s (strong motion).<br />

Metodi basati sulle caratteristiche lito-stratigrafiche del sito.<br />

Si tratta di metodologie che consentono di stimare l’amplificazione sismica<br />

esclusivamente sulla base delle caratteristiche litologiche (tipo di deposito e<br />

grado di addensamento o consistenza) e stratigrafiche (spessore della<br />

copertura) del sito. L’output viene presentato sotto forma di Spettro di<br />

Risposta Elastico, che fornisce la rappresentazione grafica<br />

dell’accelerazione sismica in superficie in funzione del periodo di<br />

oscillazione. Un impulso sismico può essere visto come la somma di un<br />

a


FORMULA GEO VER.2.0<br />

certo numero di onde elastiche, ognuna con frequenza ed ampiezza di<br />

oscillazione ben definita. Il passaggio del treno d'onde dal bedrock agli<br />

strati superficiali produce, come si è visto, un amplificazione dell'impulso<br />

sismico. Questa amplificazione del moto sismico non si manifesta in<br />

maniera identica in tutto lo spettro delle frequenze, ma tende a<br />

concentrarsi in intervalli ben delimitati. E' stato evidenziato inoltre che<br />

l'amplificazione maggiore cade spesso nell'intervallo di periodo 0 - 1 s ( si<br />

ricorda che T (periodo) = 1 / f(frequenza) ).<br />

Un edificio sottoposto a sollecitazione sismica entra in oscillazione con un<br />

periodo che dipende dalle sue caratteristiche strutturali e geometriche.<br />

Esistono più modalità di vibrazione, ma nei casi più frequenti viene preso<br />

in considerazione solo il primo modo (T0).<br />

Negli edifici in muratura T0 è dato da:<br />

T 0(<br />

s)<br />

= 0.<br />

06<br />

con<br />

H (m) = altezza dell'edificio;<br />

B (m) = larghezza dell'edificio;<br />

H<br />

B<br />

H<br />

2B<br />

+ H<br />

mentre negli edifici intelaiati in cemento armato corrisponde a:<br />

H<br />

T0 ( s)<br />

= 0.<br />

1 .<br />

B<br />

L'importanza dello Spettro di Risposta Elastico del terreno deriva dal fatto<br />

che se, durante un evento sismico, il terreno vibra con periodo che<br />

corrisponde a T0, l'edificio entra in risonanza e subisce un’accelerazione<br />

sismica data dal valore di a(g) letto in ordinata nello spettro in<br />

corrispondenza del periodo T0.<br />

Spettro di risposta elastico secondo il D.M. 16.01.1996.<br />

Secondo la Normativa vigente lo spettro di risposta elastico del terreno può<br />

essere espresso dalla relazione:


FORMULA GEO VER.2.0<br />

a( g)<br />

= CIβεR<br />

.<br />

C è il coefficiente di intensità sismica espresso dalla relazione:<br />

−12<br />

=<br />

100<br />

S<br />

C<br />

in cui S è il grado di sismicità dell’area indagata. La variabile S, nella<br />

tripartizione effettuata dal <strong>Le</strong>gislatore dei Comuni dichiarati sismici,<br />

assume i seguenti valori (in riferimento alle vecchie categorie sismiche):<br />

Vecchie Categorie Grado di sismicità (S)<br />

ex I 12<br />

ex II 9<br />

di nuova istituzione 6<br />

Quindi i coefficienti sismici assumono nei tre casi i seguenti valori:<br />

S C<br />

12 0.10<br />

9 0.07<br />

6 0.04<br />

I è il coefficiente di protezione sismica, che esprime l'importanza sociale<br />

dell'opera ed i rischi connessi ad un suo danneggiamento. Per le opere la cui<br />

resistenza al sisma è di primaria importanza per le necessità di protezione<br />

civile si assume I=1.4. Per le opere che presentano un particolare rischio per<br />

le loro caratteristiche d’uso si considera I=1.2. Infine, per le opere che non<br />

rientrano in queste due categorie si pone I=1.<br />

La grandezza β, coefficiente di struttura, introduce l'influenza delle<br />

caratteristiche strutturali nella risposta dell'edificio alle sollecitazioni<br />

sismiche. Normalmente viene posto uguale a 1, tranne nel caso in cui nella<br />

struttura dell’edificio vi siano elementi irrigidenti verticali e su quest’ultimi<br />

si distribuiscano prevalentemente le azioni orizzontali.<br />

Il parametro ε, coefficiente di fondazione, ha lo scopo di introdurre gli<br />

eventuali effetti di amplificazione sismica dovuti alle caratteristiche litostratigrafiche<br />

del terreno di copertura. In presenza di stratigrafie<br />

caratterizzate da depositi sciolti di spessore variabile da 5 a 20 m,


FORMULA GEO VER.2.0<br />

soprastanti terreni coesivi o litoidi con caratteristiche meccaniche<br />

significativamente superiori, si assume un valore di 1.3. Negli altri casi si<br />

pone ε=1. Per una scelta meno soggettiva del valore di ε da adottare può<br />

essere utile il criterio di Carrara e Rapolla (1987), che propongono di legare<br />

la variazione di ε al parametro impedenza sismica (o rigidità sismica) del<br />

terreno di fondazione (cioè del pacco di strati di terreno compresi entro la<br />

profondità dove viene risentito il sovraccarico). Il coefficiente di<br />

fondazione in funzione dell'impedenza sismica I si ottiene come segue:<br />

per I (t/mq s) ≥ 1500 ε = 1;<br />

per 100 < I (t/mq s) < 1500 ε = 1.81-0.11 ln(R);<br />

per I (t/mq s) ≤100 ε = 1.3;<br />

Si può quindi scegliere di adottare un valore di ε uguale a 1 o a 1.3 a<br />

seconda del risultato ottenuto applicando il criterio.<br />

R infine è il coefficiente di risposta sismica. Per esso si assume il seguente<br />

andamento:<br />

per T(s) ≤ 8 R(T) = 1;<br />

per T(s) > 8 R(T) = 0.862/T 2/3 .


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Spettro di risposta elastico secondo il G.N.D.T..<br />

Il Gruppo Nazionale di Difesa dai Terremoti, nella sua proposta di<br />

normativa per le costruzioni in zona sismica del 1985, definisce lo spettro di<br />

risposta elastico del terreno con le relazioni:<br />

R<br />

a g)<br />

= Papicco<br />

K<br />

( ;<br />

Il parametro apicco corrisponde all’accelerazione sismica di picco nel<br />

bedrock, ricavabile dalla seguente tabella, in funzione della categoria<br />

sismica in cui ricade il sito:<br />

S<br />

apicco(g)<br />

12 0.35<br />

9 0.25<br />

6 0.15<br />

R è la funzione di amplificazione della risposta rispetto all’accelerazione nel<br />

bedrock ed il suo andamento dipende dalle caratteristiche lito-stratigrafiche<br />

del sito, secondo le seguenti espressioni:<br />

R0<br />

R T<br />

T<br />

1 −<br />

= 1+<br />

per 0≤T≤T1<br />

1<br />

R = R per T1≤T≤T0<br />

0<br />

R<br />

R =<br />

⎛<br />

⎜<br />

⎝<br />

T<br />

T<br />

0<br />

0<br />

r<br />

⎞<br />

⎟<br />

⎠<br />

per T0≤T<br />

<strong>Le</strong> grandezze R0, T1, T0 e r sono legate alle caratteristiche litologiche e<br />

stratigrafiche del sito.<br />

A questo proposito sono state individuate due possibili tipologie di terreno,<br />

ognuna caratterizzata da una risposta sismica differente.<br />

Terreno di tipo S1<br />

a) Roccia lapidea, con eventuale strato superficiale di alterazione o<br />

copertura di spessore massimo uguale a circa 5 metri, o altro materiale


FORMULA GEO VER.2.0<br />

caratterizzato da velocità delle onde Vs superiore a 700 m/s entro la<br />

profondità d'interesse per le fondazioni dell'edificio.<br />

b) Depositi di sabbie e ghiaie addensate e/o terreni coesivi compatti, senza<br />

un substrato a forte contrasto di proprietà meccaniche entro i primi 90 m<br />

circa dalla superficie, caratterizzati da un aumento graduale delle velocità Vs<br />

con la profondità, con valori medi compresi nella fascia 250-500 m/s per<br />

profondità da 5 a 30 m, e nella fascia 350-700 m/s per profondità maggiori.<br />

Terreni di tipo S2<br />

a) Depositi sciolti profondi, da poco a mediamente addensati, caratterizzati<br />

da velocità medie Vs inferiori a 250 m/s a profondit comprese fra 5 e 30 m<br />

ed inferiori a 350 m/s a profondità maggiori.<br />

b) Depositi di terreno prevalentemente sabbiosi o argillosi, con spessore<br />

compreso fra 30 e 90 m e velocità medie Vs inferiori a 500 m/s, poggianti su<br />

un substrato roccioso a forte contrasto di proprietà meccaniche (Vs dell'<br />

ordine di 1000 m/s o più).<br />

<strong>Le</strong> grandezze R0, T1, T0 e r sono ricavabili dalla seguente tabella:<br />

Terreno T1 T0 r R0<br />

S1 0.10 0.35 1 2.5<br />

S2 0.15 0.80 1 2.2<br />

P è un fattore correttivo per tenere conto dell’eventuale inclinazione del<br />

pendio. P è dato da:<br />

P = 1 + 1.5 i;<br />

con i = inclinazione del pendio in radianti.<br />

Se P risultasse superiore a 1.3 si ponga P=1.3.<br />

K infine è un coefficiente dipendente dalle caratteristiche strutturali<br />

dell'edificio ed posto uguale generalmente a 3.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Lo spettro di risposta così elaborato è riferito ad un coefficiente di<br />

smorzamento viscoso (ν) del 5%. Nel caso di valori differenti di ν le<br />

ordinate del grafico andranno moltiplicate per il fattore (5/ν).<br />

Spettro di risposta elastico secondo la proposta di Pugliese e<br />

Sabetta.<br />

Sulla base delle registrazioni effettuate dalla rete accelerometrica ENEA-<br />

ENEL relative a 17 terremoti di magnitudo compresa fra 4.6 e 6.8, Pugliese<br />

e Sabetta (1989) hanno proposto alcuni spettri di risposta elastici in funzione<br />

delle caratteristiche geologiche dell'area indagata. In particolare sono stati<br />

individuati tre profili di terreno tipo.<br />

Terreno tipo a<br />

Substrato rigido (Vs>800 m/s) affiorante o sub-affiorante (copertura<br />

inferiore a 5 metri).<br />

Terreno tipo b<br />

Depositi sciolti (ghiaie, sabbie, limi e argille) con substrato rigido a<br />

profondità compresa fra 5 e 20 metri.<br />

Terreno tipo c<br />

Depositi sciolti con substrato rigido a profondità superiore ai 20 metri.<br />

Il modello richiede come input la distanza epicentrale o della faglia e la<br />

magnitudo del sisma. La distribuzione spettrale è data dalla relazione:<br />

ln(PSV) = a + b M - ln(R 2 + h 2 ) + e1 S1 + e2 S2;<br />

con<br />

PSV (cm/s) = ordinata dello spettro di pseudovelocità;<br />

M = magnitudo del sisma;<br />

R (km) = distanza epicentrale o della faglia;<br />

a,b,h,e1,e2 = coefficienti di regressione (vedi tabelle A e B).<br />

S1,S2 = variabili uguali a 1 per terreni di tipo b) e c) e uguali a 0 per<br />

terreni di tipo a).<br />

Tabella A


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Coefficienti di regressione basati sulla distanza di faglia per 14<br />

frequenze di riferimento.<br />

Tabella B<br />

f (Hz) a b e1 e2 h<br />

0.25 2.400 0.685 0.000 0.130 2.1<br />

0.33 2.170 0.675 0.000 0.151 2.5<br />

0.50 1.800 0.650 0.000 0.184 3.1<br />

0.67 1.510 0.620 0.010 0.210 3.5<br />

1.00 1.120 0.570 0.050 0.242 1.0<br />

1.33 0.850 0.530 0.120 0.232 4.4<br />

2.00 0.400 0.455 0.220 0.156 5.0<br />

2.50 0.077 0.400 0.210 0.015 5.3<br />

3.33 0.400 0.315 0.165 0.065 5.7<br />

5.00 0.550 0.273 0.130 0.000 6.3<br />

6.67 0.500 0.255 0.130 0.000 6.7<br />

10.00 0.290 0.245 0.130 0.000 7.3<br />

15.00 0.035 0.255 0.130 0.000 7.2<br />

25.00 0.505 0.273 0.130 0.000 5.8<br />

Coefficienti di regressione basati sulla distanza epicentrale per 14<br />

frequenze di riferimento.<br />

f (Hz) a b e1 e2 h<br />

0.25 2.500 0.725 0.000 0.100 2.6<br />

0.33 2.250 0.715 0.000 0.108 3.0<br />

0.50 1.900 0.687 0.000 0.150 3.6<br />

0.67 1.647 0.660 0.010 0.175 4.0<br />

1.00 1.280 0.612 0.050 0.208 4.4<br />

1.33 1.000 0.570 0.120 0.190 4.7<br />

2.00 0.595 0.500 0.230 0.124 5.0<br />

2.50 0.281 0.445 0.222 0.078 5.2<br />

3.33 0.100 0.337 0.185 0.020 5.4


FORMULA GEO VER.2.0<br />

5.00 0.296 0.323 0.161 0.000 5.7<br />

6.67 0.222 0.310 0.161 0.000 5.9<br />

10.00 0.019 0.304 0.161 0.000 6.2<br />

15.00 0.312 0.304 0.161 0.000 6.3<br />

25.00 0.817 0.330 0.161 0.000 4.7<br />

In termini di pseudo-accelerazioni (PSA) si ha:<br />

PSA(f) (g) = PSV 2 π f / g;<br />

con<br />

f (1/s) = frequenza di oscillazione;<br />

g (cm/s 2 ) = accelerazione di gravità = 981;<br />

Il metodo è applicabile per magnitudo comprese fra 4.5 e 7 e per distanze<br />

epicentrali o di faglia minori di 200 km. Inoltre si raggiunge una precisione<br />

maggiore utilizzando la distanza di faglia, se è nota, al posto di quella<br />

epicentrale. A differenza del metodo ministeriale e di quello G.N.D.T. in<br />

questo caso è necessario fissare il sisma di riferimento, indicando la<br />

magnitudo e la distanza epicentrale o di faglia.<br />

Spettro di risposta elastico secondo l’Eurocodice 8.<br />

Nell’Eurocodice 8 (CEN, 1994) viene proposto uno spettro di risposta<br />

elastico caratterizzato dal seguente andamento:<br />

⎡ T ⎤<br />

a ( g)<br />

= a ⎢1<br />

+ ( ηβ −1)<br />

bedrockS<br />

0 ⎥⎦ per 0≤T


FORMULA GEO VER.2.0<br />

La grandezza abedrock esprime l’accelerazione di picco nel bedrock.<br />

Il parametro η è il fattore di correzione per lo smorzamento viscoso ed è<br />

dato da:<br />

0.<br />

5<br />

⎡ 7 ⎤<br />

η= ⎢<br />

2<br />

⎥⎦ ≥0.7.<br />

⎣ + ξ<br />

Gli altri parametri sono funzione delle caratteristiche litologiche e<br />

stratigrafiche del sito, secondo la seguente tabella:<br />

Terreno S β0 K1 K2 Tb Tc Td<br />

A 1.0 2.5 1.0 2.0 0.10 .040 3.0<br />

B 1.0 2.5 1.0 2.0 0.15 0.60 3.0<br />

C 0.9 2.5 1.0 2.0 0.20 0.80 3.0<br />

<strong>Le</strong> classi A, B e C si riferiscono alla classificazione del sito da un punto di<br />

vista stratigrafico e litologico secondo l’Eurocodice 8 (vedi capitolo 4.3.2).<br />

Anche in questo caso viene richiesta l’adozione di un sisma di progetto, cioè<br />

la quantificazione dell’accelerazione di picco prevedibile nel bedrock.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Effetti delle sollecitazioni sismiche sui terreni di fondazione<br />

e sulle opere di sostegno<br />

Variazioni della resistenza al taglio<br />

Occorre distinguere fra terreni di fondazione incoerenti e coesivi. Nel primo<br />

caso è fondamentale, per prevedere il comportamento del terreno sottoposto<br />

ad azione sismica, conoscere il parametro densità relativa (Dr) del terreno.<br />

Un terreno molto addensato (Dr%≥70) sottoposto a sollecitazioni di taglio<br />

tende ad aumentare di volume (fenomeno di dilatanza) fino a raggiungere un<br />

valore dell'indice dei vuoti critico, oltre il quale cessa l'incremento di<br />

volume. La densità relativa del materiale in corrispondenza dell'aumento di<br />

volume diminuisce e l'angolo di resistenza al taglio (ϕ), che è legato<br />

direttamente al della Dr%,, tende anch'esso ad abbassarsi.<br />

Per la valutazione della variazione quantitativa di ϕ, si può fare riferimento<br />

alle proposte di Vesic e Sano. Il primo propone, sempre che la Dr% sia<br />

maggiore di 70, di tenere conto degli effetti sismici semplicemente<br />

diminuendo di 2° l'angolo di resistenza al taglio.<br />

ϕ (°) = ϕ - 2;<br />

con<br />

ϕ (°) = angolo di resistenza al taglio in condizioni statiche.<br />

Il secondo propone una relazione più complessa e cautelativa, che lega la<br />

diminuzione di ϕ all'intensità della sollecitazione sismica:<br />

ϕ (°) = ϕ - arctang( C / 1.4142);<br />

con<br />

C = coefficiente d'intensità sismica, ricavabile dalla Normativa vigente o,<br />

secondo l’Eurocodice 8, ponendolo uguale 0.5apicco, dove apicco è<br />

l’accelerazione sismica di picco.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Nei terreni di fondazione coesivi, in cui la resistenza al taglio è espressa<br />

in condizioni drenate da un angolo di resistenza al taglio e da una<br />

coesione (drenata) ed in condizioni non drenate dalla sola coesione (non<br />

drenata), è stato dimostrato (Carrol, 1963) che l'azione sismica non produce<br />

variazioni negative nelle caratteristiche meccaniche.<br />

Calcolo della spinta attiva delle terre in condizioni dinamiche.<br />

La spinta attiva del terreno in condizioni dinamiche è fornita dalla seguente<br />

relazione.<br />

1<br />

S d = γ<br />

+<br />

2<br />

2<br />

( 1±<br />

kv<br />

) KH + Sws<br />

Swd<br />

dove:<br />

γ= Peso di volume del terreno;<br />

H= Altezza del muro;<br />

K= Coefficiente di spinta attiva in condizioni dinamiche;<br />

Sws= Spinta dell’acqua in condizioni statiche;<br />

Swd= Forze idrodinamiche;<br />

kv= Coefficiente sismico verticale, da porre uguale, secondo l’Eurocodice<br />

8 a 0.5apicco, dove apicco è l’accelerazione sismica di picco.<br />

Il valore di K può essere ricavato con la relazione di Mononobe-Okabe:<br />

K =<br />

cos<br />

( ϕ−<br />

ϑ−<br />

β)<br />

⎡ sen(<br />

ϕ+<br />

δ)<br />

sen(<br />

ϕ−ϑ<br />

−ε)<br />

⎢1<br />

+<br />

cos(<br />

δ + β + ϑ)<br />

cos(<br />

ε − β)<br />

2<br />

cosϑcos<br />

βvos(<br />

δ + β + ϑ)<br />

⎣<br />

dove:<br />

ϕ= Angolo di resistenza al taglio del terreno;<br />

δ= Angolo di attrito terra-muro;<br />

ε= Inclinazione del pendio a monte rispetto all’orizzontale;<br />

β= Inclinazione del paramento interno rispetto alla verticale;<br />

2<br />

⎤<br />

⎥<br />

⎦<br />

2


FORMULA GEO VER.2.0<br />

θ= ⎟ − ⎛ k ⎞ h<br />

tan ⎜<br />

⎝1<br />

− kv<br />

⎠<br />

1<br />

.<br />

Dove kh è il coefficiente sismico orizzontale posto uguale all’accelerazione<br />

sismica di picco.<br />

Per quanto riguarda la spinta dell’acqua, oltre alla componente statica data<br />

dalla:<br />

S = γ<br />

ws<br />

2<br />

0. 5 wH<br />

w<br />

dove:<br />

γw= Peso di volume dell’acqua;<br />

Hw= Altezza dell’acqua rispetto alla base del muro;<br />

occorre considerare anche il contributo dovuto alle forze idrodinamiche.<br />

L’angolo θ, in presenza di falda, deve essere corretto come segue:<br />

ϑ=<br />

−<br />

tan 1<br />

⎛ γ<br />

⎜<br />

⎝γ<br />

−γ<br />

w<br />

k h<br />

1−<br />

k<br />

Nel caso ci si trovi in condizioni di drenaggio impedito (condizioni<br />

dinamiche impermeabili) Swd viene posto uguale a 0. Nel caso il drenaggio<br />

non sia impedito (condizioni dinamiche permeabili) Swd è dato dalla<br />

relazione:<br />

7<br />

2<br />

Swd = γ wk<br />

hH<br />

w .<br />

12<br />

v<br />

⎞<br />

⎟<br />


FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (copyright 2001)<br />

LIQUEFAZIONE DEI TERRENI IN CONDIZIONI<br />

SISMICHE<br />

Premessa e generalità.<br />

I fenomeni di liquefazione che interessano i depositi sabbiosi saturi<br />

dipendono da:<br />

• proprietà geotecniche dei terreni<br />

• caratteristiche delle vibrazioni sismiche e loro durata<br />

• genesi e storia geologica dei terreni<br />

• fattori ambientali<br />

Un terreno incoerente saturo, in assenza di sollecitazioni sismiche è soggetto<br />

soltanto alla pressione litostatica, dovuta al peso dei sedimenti sovrastanti<br />

(in campo libero e con superficie piana).<br />

Durante una sollecitazione sismica vengono indotte nel terreno delle<br />

sollecitazioni cicliche di taglio, dovute alla propagazione delle onde<br />

sismiche verso la superficie, mentre la pressione litostatica resta costante.<br />

Per tutta<br />

la durata della scossa ogni elemento di terreno soggetto ad una serie di<br />

sforzi tangenziali che cambiano ripetutamente verso ed ampiezza.<br />

Nel terreno si possono generare fenomeni di liquefazione se la scossa<br />

sismica produce un numero di cicli tale da far si che la pressione<br />

interstiziale uguagli la pressione di confinamento. Nei depositi la pressione<br />

di confinamento aumenta con la profondità, mentre l'ampiezza dello sforzo<br />

di taglio indotto dal sisma diminuisce. La resistenza alla liquefazione quindi<br />

è maggiore con la profondità. Quindi, maggiore è la durata di un terremoto<br />

più alta è la possibilità che si arrivi (maggior numero di cicli) alla<br />

liquefazione. Inoltre, maggiore è l'ampiezza della vibrazione e della<br />

deformazione indotta e minore è il numero di cicli necessari per giungere a<br />

tale condizione.<br />

Il terreno può essere però soggetto a sforzi di taglio statici dovuti alla<br />

presenza di strutture in superficie o alla sua particolare posizione (per es. al<br />

di sotto di un versante). In questo caso l'instaurarsi del fenomeno della


FORMULA GEO VER.2.0<br />

liquefazione dipende, oltre che dalle caratteristiche del sisma, anche dal<br />

rapporto che si stabilisce tra le tensioni di taglio indotte da quest'ultimo e<br />

quelle statiche preesistenti al terremoto.<br />

La probabilità che un deposito raggiunga le condizioni per la liquefazione<br />

dipende anche dallo stato di addensamento, dalla composizione<br />

granulometrica, dalle condizioni di drenaggio, dalla storia delle<br />

sollecitazioni sismiche e dall'età del deposito stesso.<br />

Tanto minore è il grado di addensamento del materiale (elevato indice dei<br />

vuoti e bassa densità relativa) tanto maggiore è la probabilità che, a parità di<br />

altre condizioni, un deposito raggiunga lo stato di liquefazione.<br />

Anche la distribuzione, la forma delle particelle e il grado di uniformità<br />

influenzano notevolmente il fenomeno, per le implicazioni che questi fattori<br />

hanno sulla resistenza al taglio e per il modo di dissiparsi della pressione<br />

interstiziale in eccesso.<br />

Per quanto riguarda la storia delle sollecitazioni sismiche su un deposito di<br />

può affermare che precedenti deformazioni moderate influiscano<br />

positivamente sulla resistenza del deposito, mentre una storia caratterizzata<br />

da alti livelli di deformazione (deposito già soggetto a liquefazione) ha<br />

effetti<br />

negativi sul potenziale di riliquefazione.<br />

I depositi sabbiosi con più alto potenziale di liquefazione sono i più recenti.<br />

A parità di composizione e di altre condizioni lo stesso deposito, se più<br />

antico, avrà sviluppato legami intergranulari e cementazioni sempre più forti<br />

con il tempo. Inoltre la struttura di un deposito antico sarà resa più stabile e<br />

omogenea per gli effetti delle vibrazioni indotte da precedenti terremoti di<br />

piccola entità.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Introduzione.<br />

Per liquefazione di un terreno s'intende il quasi totale annullamento della<br />

sua resistenza al taglio con l'assunzione del comportamento meccanico<br />

caratteristico dei liquidi.<br />

Se si esprime la resistenza al taglio attraverso la relazione di Coulomb:<br />

( σ u)<br />

ϕ<br />

τ c v0 tan − + =<br />

con:<br />

c = coesione del terreno<br />

σv0 = pressione litostatica totale agente alla profondità d'indagine<br />

u = pressione interstiziale dell'acqua<br />

ϕ= angolo di resistenza al taglio del terreno,<br />

È evidente che la grandezza si può annullare solo nel caso in cui siano<br />

verificate le condizioni:<br />

a) c = 0;<br />

b) (σv0 - u) = 0;<br />

(il caso ϕ = 0 non ha importanza pratica, perché può verificarsi solo in<br />

terreni coesivi in condizioni non drenate, dove però la condizione <br />

non può ovviamente verificarsi).<br />

La condizione a) vieta che il fenomeno della liquefazione possa verificarsi<br />

in terreni coesivi o incoerenti ma con una significativa frazione argillosa o<br />

limosa plastica.<br />

La condizione b) si verifica, quando la pressione interstiziale uguaglia la<br />

pressione totale esercitata ad una data profondità dalla colonna di terreno<br />

sovrastante e dagli eventuali sovraccarichi presenti in superficie (σv0 = u). In<br />

definitiva il fenomeno della liquefazione si può manifestare preferibilmente<br />

in depositi sciolti non coesivi posti sotto falda, in seguito ad eventi che<br />

producano un forte aumento della pressione interstiziale dell'acqua.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Fattori che predispongono alla liquefazione.<br />

Di seguito si descrivono, nel dettaglio, i fattori principali che predispongono<br />

un terreno alla liquefazione, prima di passare ad illustrare i metodi di<br />

calcolo della suscettibilità.<br />

Fattori geologici-geotecnici.<br />

Poichè ai terreni incoerenti sono associati generalmente valori del<br />

coefficiente di permeabilità relativamente elevati, l'applicazione di<br />

sovraccarichi graduali (per es. dovuti alla costruzione di un fabbricato) non<br />

conduce a significativi incrementi di . In questi casi infatti non si<br />

generano gradienti di pressione fra la zona sollecitata e quella indisturbata<br />

tali da produrre rapidi flussi idrici fra le due zone.<br />

I vuoti dello scheletro solido sono quasi sempre sufficientemente larghi da<br />

non ostacolare questo flusso. Nel caso viceversa di sollecitazioni intense<br />

sottoposte ad incrementi rapidi, come si verifica durante un evento sismico,<br />

i gradienti di pressione che si generano possono essere tali da produrre<br />

elevati flussi idrici dall'interno verso l'esterno. Se il fenomeno si manifesta<br />

in depositi incoerenti a granulometria relativamente fine (per es. sabbie<br />

fini), la larghezza limitata dei vuoti dello scheletro tenderà ad ostacolare il<br />

flusso idrico, con il conseguente sviluppo di elevate pressioni neutre.<br />

Oltre alla granulometria, altri fattori condizionano la suscettibilità di un<br />

deposito sciolto al fenomeno della liquefazione. I principali sono la<br />

profondità del livello potenzialmente liquefacibile ed il suo grado di<br />

addensamento. Con l'aumentare della profondità del deposito diminuisce la<br />

probabilità di liquefazione dello stesso durante l'evento sismico.<br />

È evidente infatti che con l'aumentare della profondità siano richiesti valori<br />

di sempre più elevati per annullare la pressione litostatica crescente.<br />

Inoltre con la profondità tende a diminuire anche l'intensità delle<br />

sollecitazioni indotte dal sisma. L'influenza della pressione litostatica<br />

permette di spiegare il fenomeno della migrazione della liquefazione dai<br />

depositi più superficiali a quelli più profondi.<br />

I livelli meno profondi sono quelli che per primi subiscono la liquefazione,<br />

che è facilitata dalla minore pressione litostatica.<br />

Gli strati più profondi, che inizialmente non subiscono il fenomeno, nel<br />

momento in cui il deposito superiore va in liquefazione risentono di un calo


FORMULA GEO VER.2.0<br />

del peso della colonna di terreno sovrastante, evento che aumenta la<br />

probabilità che anch'essi subiscano la liquefazione.<br />

Fondamentale è anche il grado di addensamento del terreno, esprimibile<br />

attraverso il parametro densità relativa (Dr %).<br />

I terreni molto addensati, se sollecitati, subiscono un aumento di volume<br />

(fenomeno di dilatanza) con conseguente diminuzione della Dr %, che tende<br />

a portarsi verso un valore critico, variante in funzione principalmente della<br />

granulometria del deposito. L'aumento di volume ha come conseguenza, nei<br />

depositi saturi, un richiamo dell'acqua dall'esterno verso l'interno, con<br />

creazione di una di segno negativo (cioè si ha un aumento del termine<br />

(σv0 - u)).<br />

L'esatto contrario avviene in terreni poco addensati, dove una sollecitazione<br />

tende a produrre una diminuzione di volume, con conseguente flusso idrico<br />

verso l'esterno e la generazione di una disegno positivo (diminuisce il<br />

valore di (σv0 - u)).<br />

In conclusione si possono ritenere potenzialmente liquefacibili quei depositi<br />

sciolti che presentano le seguenti caratteristiche:<br />

- granulometricamente sono sabbie da fini a medie con contenuto in fine<br />

variabile generalmente dallo 0 al 25%;<br />

- si trovano sotto falda;<br />

- sono da poco a mediamente addensati.<br />

- si trovano a profondità relativamente basse (di solito inferiori ai 15 metri).<br />

Fattori legati all'evento sismico.<br />

Durante un terremoto il terreno può essere visto come sottoposto ad una<br />

serie di cicli di carico variabili in intensità e numero in funzione della<br />

magnitudo del sisma stesso.<br />

In terremoti di elevata magnitudo è sufficiente un numero ridotto di cicli di<br />

carico per produrre la liquefazione del deposito, poiché ad ogni ciclo è<br />

associata una sollecitazione dinamica di maggiore intensità. In terremoti di<br />

minore magnitudo lo stesso effetto lo si ottiene con un numero superiore di<br />

cicli di carico.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

In definitiva quindi una elevata magnitudo del sisma (maggiore intensità<br />

degli sforzi di taglio applicati al terreno) e una lunga durata dello stesso<br />

(maggior numero di cicli di carico) rendono più probabile l'iniziarsi della<br />

liquefazione in un deposito sabbioso saturo.<br />

È da notare che in livelli sabbiosi già sottoposti in passato a liquefazione lo<br />

scheletro solido assume configurazioni meno vulnerabili (cresce in pratica il<br />

grado di addensamento), che rendono meno probabile il ripresentarsi del<br />

fenomeno.<br />

Valutazione del sisma di progetto.<br />

La valutazione del terremoto di progetto, cioè dell’evento sismico di<br />

riferimento rispetto al quale effettuare la stima della suscettibilità del terreno<br />

alla liquefazione, può essere eseguita con metodologie diverse. Nel<br />

programma Liqeuf viene adottato un approccio probabilistico-statistico,<br />

quello di Gumbel, per ottenere la massima accelerazione di picco<br />

prevedibile nel sito per un determinato tempo di ritorno. Quella che segue è<br />

la procedura da utilizzare.<br />

1) Dal Catalogo Sismico si estraggono gli eventi sismici con epicentro<br />

ricadente all’interno di un’area di 200-300 km di lato (2-3 gradi di<br />

latitudine e longitudine circa) centrata sul sito indagato.<br />

2) Si trasformano i valori di intensità sismica degli eventi selezionati nei<br />

corrispondenti valori di magnitudo con la relazione, consigliata dal<br />

+ 1.<br />

93<br />

G.N.D.T., =<br />

1.<br />

78<br />

I<br />

M .<br />

3) Si calcola la distanza di ogni singolo epicentro dal sito indagato e<br />

quindi, applicando, una delle leggi di attenuazione sismica disponibili in<br />

letteratura, si stima il moto sismico nel sito per ognuno degli eventi.<br />

4) Si ordinano i valori di accelerazione (A) ricavati nel sito per ogni evento<br />

sismico in ordine crescente, attribuendo il numero 1 al valore massimo,<br />

il valore N a quello minimo.<br />

5) Si calcolano gli N rapporti Pi = i / (N + 1), con i compreso fra 1 e N.<br />

Questi rapporti indicano la probabilità che il corrispondente valore di A<br />

non venga raggiunto o superato. I valori di Pi ricavati permettono di<br />

definire la scala dei tempi di ritorno Ti = 1 / (1 - Pi).


FORMULA GEO VER.2.0<br />

6) Si riportano le N coppie di valori (Ti, Ai) in un diagramma<br />

semilogaritmico (l’ asse X - l’asse dei tempi di ritorno - va costruito in<br />

scala logaritmica), interpolando fra i punti una retta: il diagramma<br />

consente di ricavare il valore di A per qualsiasi tempo di ritorno.<br />

Fra le leggi di attenuazione sismica più usate in letteratura e utili in questo<br />

ambito segnaliamo le seguenti:<br />

Pugliese e Sabetta:<br />

2<br />

Log10 A(<br />

g)<br />

= −1.<br />

845 + 0.<br />

363M<br />

− Log10<br />

D + 25 + 0.<br />

195S<br />

dove D è la distanza epicentrale in km e S è un coefficiente uguale a 0 per<br />

siti con copertura profonda e 1 per terreni con copertura superficiale;<br />

Kawashima:<br />

( ) 218 . 1<br />

b<br />

a10<br />

A(<br />

gal)<br />

=<br />

D + 30<br />

dove:<br />

Litologia a b<br />

Depositi consolidati 987,4 0,216<br />

Depositi medio consolidati 232,5 0,313<br />

Depositi soffici 402,8 0,265<br />

Metodi di calcolo della suscettibilità alla liquefazione.<br />

Escludendo dall'esame i metodi analitici e numerici più complessi (per es. i<br />

metodi agli elementi finiti) che risultano eccessivamente onerosi per i casi<br />

pratici più comuni, vengono qui presi in esame alcuni fra i più utilizzati<br />

metodi empirici e semplificati.<br />

Metodi di calcolo empirici.<br />

I metodi empirici vengono utilizzati generalmente per fornire una<br />

valutazione di massima della vulnerabilità di un deposito sabbioso saturo<br />

alla liquefazione, prendendo in considerazione solo i parametri geologicigeotecnici<br />

del sito. Accanto a questi si propone anche il metodo di<br />

Ambraseys, che fornisce, in funzione della distanza epicentrale del sito


FORMULA GEO VER.2.0<br />

indagato, la magnitudo di soglia del sisma necessaria per produrre la<br />

liquefazione in depositi suscettibili.<br />

Si tratta di metodi estremamente semplificati, di rapido e semplice impiego,<br />

utili in particolare per lavori di microzonazione sismica.<br />

Procedura di Sherif & Ishibashi (1978).<br />

Il metodo di Sherif & Ishibashi ammette che si possano verificare fenomeni<br />

di liquefazione solo nei livelli che presentino le seguenti caratteristiche:<br />

- siano costituiti da sabbie o sabbie limose;<br />

- si trovino sotto il livello statico della falda;<br />

- gli strati di copertura non abbiano spessore maggiore di 3 metri.<br />

Se questi requisiti sono presenti, si prosegue nell'elaborazione, prendendo in<br />

considerazione la granulometria e l'addensamento del deposito. Il metodo<br />

richiede che siano condotte su campioni dello strato potenzialmente<br />

liquefacibile analisi granulometriche. <strong>Le</strong> curve ricavate vanno confrontate<br />

con due profili granulometrici di riferimento, uno per granulometrie<br />

uniformi, l'altro per granulometrie estese (presenza di frazioni argillose o<br />

ghiaiose). In assenza di analisi granulometriche, va effettuata almeno una<br />

descrizione sommaria della litologia del deposito, da confrontare con i due<br />

profili.


FORMULA GEO VER.2.0


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Verificato che la granulometria dello strato sia predisponente al manifestarsi<br />

di fenomeni di liquefazione, per poter emettere un giudizio definitivo sulla<br />

vulnerabilità del deposito occorre prendere in considerazione il suo grado di<br />

addensamento, valutato attraverso prove SPT o SCPT. Se il numero di colpi<br />

ricade, anche parzialmente, nella fascia A, il deposito è liquefacibile, se<br />

ricade nella fascia C non è liquefacibile. La fascia B infine riguarda strati in<br />

cui la liquefazione è possibile, ma non probabile.<br />

Criterio di Youd e Perkins (1978).<br />

Si tratta di un metodo di ancor più rapida e semplice applicazione del<br />

precedente. Sulla base del tipo di deposito sedimentario e della sua età,<br />

viene fornita un indicazione qualitativa del grado di vulnerabilità del<br />

deposito stesso.<br />

La probabilità di liquefazione è ricavabile dalla seguente tabella:<br />

Tipo deposito<br />

Età del deposito<br />


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Lagunari Alta Moderata Bassa Molto bassa<br />

Litorali Alta Moderata Bassa Molto bassa<br />

Riempimenti artificiali<br />

Non compattati Molto alta ----- ----- ----<br />

Compattati Bassa ----- ----- ----<br />

Criterio del Chinese Building Code.<br />

Il Chinese National Code of Aseismic Design for Building (1974) presenta<br />

un metodo empirico per la valutazione della liquefacibilità di un deposito<br />

sabbioso sotto falda basato sull’utilizzo della prova S.P.T..<br />

Il criterio consente di calcolare, in funzione del sisma di progetto, il numero<br />

di colpi SPT critico dello strato sabbioso:<br />

N<br />

cr<br />

= N<br />

0<br />

[ 0.<br />

9 + 0.<br />

1(<br />

d − d ) ]<br />

dove:<br />

N0 = parametro funzione del sisma di progetto secondo la relazione<br />

empirica N0=43.81ag+3 (ag = accelerazione sismica riferita<br />

all’accelerazione di gravità);<br />

ds(m) = profondità media dello strato sabbioso saturo;<br />

dw(m) = profondità media della falda;<br />

pc(%) = percentuale di fine presente (d≤0.005 mm) nello strato (se pc


FORMULA GEO VER.2.0<br />

La formula, nota una serie storica di eventi sismici, può essere utilizzata,<br />

con una procedura simile a quella vista nel paragrafo 4.4, per determinare la<br />

probabilità di superamento del valore di soglia per un sisma con un<br />

determinato tempo di ritorno. Quindi, chiamando M la magnitudo del sisma<br />

attesa nel sito per un determinato tempo di ritorno, se il rapporto M/Ms è<br />

maggiore o uguale a 1 sarà probabile il verificarsi di fenomeni di<br />

liquefazione.<br />

Metodi semplificati.<br />

Al contrario della maggior parte dei metodi empirici, quelli semplificati<br />

richiedono che venga definito un sisma di progetto, attraverso l'introduzione<br />

dell'accelerazione sismica orizzontale massima in superficie e della<br />

magnitudo di riferimento.<br />

I dati del sisma di progetto possono essere ricavati attraverso l’analisi<br />

probabilistica dei dati del Catalogo Sismico Nazionale (paragrafo 4.4)<br />

oppure, in alternativa, si possono utilizzare i valori proposti dal GNDT<br />

(Gruppo Nazionale di Difesa dai Terremoti) per le tre categorie sismiche<br />

previste dalla <strong>Le</strong>gge.<br />

Coefficiente sismico Acc. Massima(g)<br />

12 0.35<br />

9 0.25<br />

6 0.15<br />

In questo ultimo caso rimane l’incognita della magnitudo di riferimento da<br />

utilizzare, che andrà in ogni caso desunta dai dati degli eventi sismici storici<br />

della zona.<br />

Tutti i metodi semplificati permettono di esprimere la suscettibilità alla<br />

liquefazione del deposito attraverso un coefficiente di sicurezza, dato dal<br />

rapporto fra la resistenza al taglio mobilitabile nello strato ( R ) e lo sforzo<br />

tagliante indotto dal sisma ( T ). Cioè in pratica si avrà:<br />

T<br />

R<br />

F s = .<br />

Un deposito dovrà essere considerato suscettibile di liquefazione, se il<br />

coefficiente di sicurezza sarà minore di 1.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

La grandezza T dipende dai parametri del sisma di progetto (accelerazione<br />

sismica e magnitudo di progetto). R è funzione delle caratteristiche<br />

meccaniche dello strato, principalmente del suo stato di addensamento, e<br />

può essere ricavato direttamente attraverso correlazioni con i risultati di<br />

prove penetrometriche dinamiche, statiche o con i valori delle velocità delle<br />

onde S ricavati da stendimenti di sismica a rifrazione.<br />

Calcolo dello sforzo di taglio indotto dal sisma ( T ).<br />

La grandezza T viene ricavata attraverso la relazione:<br />

amax<br />

σv0<br />

T = 0.<br />

65 rd<br />

MSF ;<br />

g σv0<br />

'<br />

dove:<br />

amax = accelerazione sismica massima;<br />

g = accelerazione di gravità = 980.7 cm/s 2 ;<br />

σv0 = pressione verticale totale alla profondità z dal p.c.;<br />

σv0’ = pressione verticale efficace alla profondità z dal p.c.;<br />

rd = coefficiente funzione della profondità dal p.c., valutabile<br />

secondo il seguente schema:<br />

rd=1-0.00765z per z≤9.15 m<br />

rd=1.174-0.0267z per 9.157.5.<br />

2.<br />

56<br />

M<br />

Calcolo della resistenza al taglio mobilitata ( R ).<br />

Da prove penetrometriche dinamiche – metodo di Seed e Idriss<br />

(1982)


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Nel metodo di Seed & Idriss (1982) la resistenza alla liquefazione può<br />

essere stimata con la seguente formula:<br />

R = Na/<br />

90<br />

con:<br />

Na<br />

⎛ 1.<br />

7 ⎞<br />

= N spt ⎜ + N1<br />

v 0.<br />

7 ⎟<br />

⎝σ<br />

+ ⎠<br />

σv(kg/cmq) = pressione verticale efficace;<br />

N1 = 0 se d50(mm)>0.25, 7.5 se d50(mm)≤0.25.<br />

Viene considerato non liquefacibile un deposito in cui sia Fs > 1.3.<br />

Da prove penetrometriche dinamiche – metodo di Tokimatsu e<br />

Yoshimi (1983).<br />

Nel metodo di Tokimatsu & Yoshimi, inserito nella proposta di Normativa<br />

Sismica del G.N.D.T.(1984), la resistenza alla liquefazione assume la<br />

seguente espressione:<br />

( ) ⎥⎦ ⎤<br />

14<br />

0.<br />

21<br />

R = 0. 26⎡<br />

⎢⎣<br />

0.<br />

16 Na + Na<br />

con:<br />

Na<br />

⎛ 1.<br />

7 ⎞<br />

= N spt ⎜ + N1<br />

v 0.<br />

7 ⎟<br />

⎝σ<br />

+ ⎠<br />

σv(kg/cmq) = pressione verticale efficace;<br />

N1 = 0 per una percentuale di fine pc< 5%, 10 pc+4 per pc≥5 %<br />

Viene considerato non liquefacibile un deposito in cui sia Fs > 1.3 (sabbie<br />

sciolte) o Fs>1.5 (sabbie mediamente addensate).<br />

Da prove penetrometriche dinamiche – metodo di Iwasaki e al.<br />

(1984).


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Nel metodo di Iwasaki e al. la resistenza alla liquefazione assume la<br />

seguente espressione:<br />

⎛ 0.<br />

35 ⎞<br />

R = 0.<br />

0882N<br />

'+<br />

0.<br />

7 + 0.<br />

225 ⎜<br />

⎟<br />

spt v<br />

Log10<br />

⎝ d50<br />

⎠<br />

σ<br />

(per d50


FORMULA GEO VER.2.0<br />

h =0.000003714.<br />

N60cs può essere valutato con la relazione:<br />

N60cs = f a + f b(<br />

CE<br />

CN<br />

Nspt)<br />

in cui:<br />

CN = fattore correttivo per l’approfondimento della prova =<br />

σv in kg/cmq); se CN è maggiore di 2 porre CN = 2;<br />

1<br />

( con<br />

σv<br />

CE = fattore correttivo per l’efficienza dell’infissione = ER/60 con ER<br />

l’efficienza del sistema d’infissione usato;<br />

fa = 0 per una percentuale di fine(FC)≤5%;<br />

=<br />

⎛ 190<br />

exp<br />

⎞<br />

⎜1.<br />

76 − 2 ⎟ per 5


FORMULA GEO VER.2.0<br />

La grandezza (qc1n)cs rappresenta la resistenza alla punta normalizzata e<br />

corretta per tenere conto della percentuale di fine presente.<br />

Il calcolo di (qc1n)cs avviene attraverso i seguenti passaggi.<br />

• Si calcola la resistenza alla punta e l’attrito laterale specifico<br />

normalizzati con le relazioni:<br />

dove:<br />

qc<br />

−σv0<br />

Q = e F = 100<br />

σ '<br />

q<br />

v0<br />

c<br />

f s<br />

−σ<br />

qc (kg/cmq) = resistenza alla punta misurata;<br />

fs (kg/cmq) = attrito laterale specifico misurato;<br />

σv0(kg/cmq) = pressione verticale totale;<br />

σv0‘(kg/cmq) = pressione verticale efficace.<br />

• Si calcola l’indice di tipo dello strato sabbioso con la formula:<br />

v0<br />

( ) ( ) 2<br />

2<br />

Log F + 1. 22 + Log − 3.<br />

47<br />

Ic = Q<br />

10<br />

• Si applica una correzione che tenga conto dell’approfondimento della<br />

prova:<br />

q c1<br />

n = CQ<br />

qc<br />

dove CQ ⎟<br />

v<br />

⎟<br />

⎛ 1 ⎞<br />

= ⎜<br />

⎝σ<br />

0'<br />

⎠<br />

L’esponente n viene valutato come segue:<br />

• se Ic>2.6 allora n=1;<br />

• se Ic≤2.6 si calcola un primo valore di qc1n, utilizzando n=0.5; quindi<br />

si ricalcola Ic con la relazione:<br />

Ic<br />

( ) ( ) 2<br />

2<br />

Log F + 1. 22 + Log q − 3.<br />

47<br />

= 10<br />

10 c1n<br />

se il nuovo valore di Ic è ancora minore di 2.6 si conferma il valore<br />

n=0.5, altrimenti si ricalcola qc1n, utilizzando n=0.75;<br />

• se qc1n>2qc si pone qc1n=2qc .<br />

• Si introduce la correzione dovuta alla presenza di fine nel livello<br />

sabbioso:<br />

10<br />

n


FORMULA GEO VER.2.0<br />

qc1 n cs Kc<br />

qc1n<br />

) ( = ,<br />

dove Kc è uguale a 1, se Ic≤1.64, ed è fornito dalla relazione:<br />

Kc 4<br />

= −0.<br />

403Ic<br />

3<br />

2<br />

+ 5.<br />

581Ic<br />

− 21.<br />

63Ic<br />

+ 33.<br />

75Ic<br />

−17.<br />

88<br />

in caso contrario.<br />

Viene considerato non liquefacibile un deposito in cui sia Fs>1.<br />

Da sismica a rifrazione – metodo di Andrus e Stokoe(1997).<br />

La resistenza alla liquefazione di un deposito sabbioso può essere valutata<br />

anche attraverso la stima delle velocità delle onde S, partendo dai risultati<br />

ottenuti attraverso stendimenti di sismica a rifrazione. La relazione è la<br />

seguente:<br />

dove:<br />

2<br />

⎛ Vs1<br />

⎞ 0.<br />

9<br />

R = 0.<br />

03 + −<br />

⎜ ⎟<br />

⎝100⎠<br />

V<br />

s1c<br />

−V<br />

s1<br />

0.<br />

9<br />

V<br />

Vs1(m/s) = velocità delle onde S nello strato corretta =<br />

0' ⎛ 1 ⎞<br />

V ⎜<br />

⎟ s , dove<br />

⎝σv<br />

⎠<br />

Vs è la velocità misurata e σv0‘(kg/cmq) è la pressione verticale<br />

efficace a metà strato;<br />

Vs1c(m/s) = valore critico delle onde S nel deposito, ricavabile attraverso il<br />

seguente schema:<br />

Vs1c(m/s)=220 se la percentuale di fine(FC)35%;<br />

interpolando per valori intermedi di FC.<br />

Viene considerato non liquefacibile un deposito in cui sia Fs>1.<br />

s1<br />

0.<br />

25


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Interventi per ridurre il rischio di liquefazione.<br />

Vengono presentati gli elementi per un dimensionamento di massima di tre<br />

comuni tipi d'intervento miranti ad abbassare il rischio di liquefazione del<br />

terreno:<br />

• dreni di ghiaia;<br />

• metodi dinamici (vibrocompattazione e heavy tamping).<br />

Non vengono presi in considerazione altri interventi, come per esempio la<br />

gettiniezione (jet grouting), che hanno applicazioni più generali.<br />

Dreni di ghiaia.<br />

Si tratta di colonne verticali di ghiaia spinte all'interno dello strato<br />

liquefacibile. Un loro dimensionamento di massima può essere fatto per<br />

tentativi, fissando un diametro (d) del dreno (solitamente maggiore di 0.8m)<br />

e stimando la spaziatura fra un dreno e l’altro con la relazione:<br />

S(<br />

m)<br />

= d<br />

( 1+<br />

e )<br />

dove e0 è l’indice dei vuoti iniziale del livello sabbioso ed e quello che si<br />

vuole raggiungere ad intervento eseguito. L’indice dei vuoti può essere<br />

correlato alla densità relativa attraverso la relazione:<br />

emax<br />

− e<br />

Dr =<br />

emax<br />

−e<br />

min<br />

dove emax ed emin sono i valori dell’indice dei vuoti nel deposito che si hanno<br />

rispettivamente nelle condizioni di minimo e massimo addensamento.<br />

In una sabbia pulita sia ha emax ≅ 0.90 e emin ≅ 0.20.<br />

π<br />

e<br />

0<br />

0<br />

− e<br />

;


FORMULA GEO VER.2.0<br />

La densità relativa è a sua volta correlabile con i risultati di una prova SPT<br />

attraverso la relazione di Skempton:<br />

Dr =<br />

N spt<br />

32 + 0.<br />

288σv<br />

' 0<br />

Il metodo di calcolo è valido per una disposizione a maglia quadrata dei<br />

dreni.<br />

Compattazione.<br />

I metodi dinamici hanno lo scopo di aumentare la densità relativa del<br />

terreno per mezzo delle vibrazioni prodotte con speciali dispositivi. Nel caso<br />

di bonifica di depositi potenzialmente liquefacibili, i sistemi più utilizzati<br />

sono la vibrocompattazione e il metodo heavy tamping.<br />

Condizioni di applicabilità dei metodi dinamici<br />

L’efficacia degli interventi di compattazione dipende principalmente dalla<br />

granulometria del deposito. In livelli con un’elevata percentuale di fine i<br />

metodi dinamici sono scarsamente efficaci. Thorburn (1975) ha proposto<br />

uno schema di riferimento per la valutazione dell’applicabilità degli<br />

interventi. Solo i terreni, le cui curve granulometriche ricadono interamente<br />

all’interno della fascia di applicabilità proposta, sono bonificabili con queste<br />

metodologie.


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Passante %<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

Vibrocompattazione<br />

Strato n.1 Strato n.2 Limiti di applicabilità<br />

0,001 0,01 0,1 1 10 100<br />

La vibrocompattazione consiste nell' inserimento, con spaziatura regolare<br />

generalmente variante da 1 a 3 metri, di una apposita apparecchiatura<br />

vibrante nel terreno. L'effetto è quello di produrre localmente una<br />

densificazione del terreno, la cui entità è funzione della spaziatura delle<br />

verticali d'intervento. In particolare per sabbie pulite (contenuto in fini<br />


FORMULA GEO VER.2.0<br />

I valori di Nspti trovati andranno utilizzati in uno dei metodi semplificati per<br />

la stima del rischio di liquefazione, allo scopo di determinare l'efficacia<br />

dell'intervento (nuovi valori dei coefficienti di sicurezza).<br />

Si ricorda che il metodo risulta poco efficace per sabbie con più del 10% di<br />

contenuto in fini. Il procedimento può essere utilizzato fino a profondità<br />

comprese fra i 15 e i 20 metri.<br />

Heavy tamping<br />

Il metodo dell'heavy tamping consiste nel produrre un incremento della<br />

densità relativa degli strati liquefacibili attraverso le vibrazioni prodotte<br />

dallo impatto di una massa lasciata cadere ripetutamente sul terreno.<br />

Generalmente vengono utilizzati blocchi di calcestruzzo di alcune tonnellate<br />

di peso con un altezza di caduta che può arrivare fino a 20-30 metri.<br />

La procedura richiede normalmente 2-3 colpi per mq. Vista la difficoltà di<br />

stimare a priori l'efficacia dell'intervento è consigliabile eseguire al termine<br />

un controllo, eseguendo per esempio prove penetrometriche, allo scopo di<br />

accertare l'effettivo addensamento del terreno raggiunto. <strong>Le</strong> prove andranno<br />

spinte fino ad una profondità data da:<br />

D (m) = (0.65 - 0.80) Pm Hm;<br />

con:<br />

Hm (m) = volata della massa battente;<br />

Pm (t) = peso della massa battente.<br />

D(m) = profondità massima alla quale si risente l'intervento.<br />

Si ricorda che il metodo risulta poco efficace per sabbie con più del 10% di<br />

contenuto in fini.


FORMULA GEO VER.2.0 - PROGRAM GEO Brescia (2001)<br />

CADUTA MASSI<br />

Introduzione<br />

Per caduta massi s'intende il fenomeno di distacco e di successivo movimento verso valle<br />

di blocchi per lo più isolati e volumetricamente limitati (fino ad un massimo di alcuni metri<br />

cubi) da pareti rocciose particolarmente acclivi e tettonicamente disturbate. Il passaggio fra<br />

questo tipo di fenomeno gravitativo e le frane di crollo vere e proprie nella realtà è piuttosto<br />

sfumato: spesso viene fissato attraverso un criterio geometrico, classificando come frane di<br />

crollo quegli eventi che coinvolgono almeno alcune centinaia di metri cubi di materiale<br />

roccioso. Nella pratica ingegneristica è più utile però un criterio di tipo meccanico. Secondo<br />

tale criterio vanno trattati come fenomeni franosi quei movimenti gravitativi che mettono<br />

in gioco un'energia cinetica superiore a quella normalmente assorbibile dalle normali opere<br />

di difesa di tipo passivo (barriere e terrapieni paramassi, ecc.). Tale limite energetico può<br />

essere posto intorno ai 2000 kJoule.<br />

Lo studio del fenomeno di caduta massi ha lo scopo di individuare con una<br />

approssimazione accettabile:<br />

• la massima distanza percorribile dal masso distaccato;<br />

• la traiettoria più probabile o più sfavorevole per la realizzazione delle opere di difesa;<br />

• la massima energia d'impatto che dovrà essere dissipata dalla singola opera di difesa.<br />

A tal fine l'analisi del problema dovrà essere effettuata in due fasi distinte:<br />

• fase di rilievo in campagna dei dati relativi a distacchi avvenuti in passato;<br />

• fase di simulazione numerica complessiva dei distacchi prevedibili per il futuro.<br />

Analisi del fenomeno di caduta massi<br />

1


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Rilievo di campagna<br />

Un'accurata indagine di campagna è indispensabile per permettere al geologo di fare<br />

previsioni sul cinematismo dei blocchi rocciosi in caduta. Non hanno alcun significato, ed<br />

anzi sono da ritenersi inutili ai fini del dimensionamento delle opere di difesa, le<br />

simulazioni numeriche non calibrate o calibrate in maniera insufficiente sui dati acquisiti in<br />

campagna.<br />

Il rilievo dovrà condurre all'individuazione:<br />

1) delle aree di distacco dei blocchi rocciosi; queste generalmente corrispondono alle zone<br />

più fratturate e di maggiore pendenza del versante e sono riconoscibili dalla presenza di<br />

superfici fresche di distacco, individuabili per il minor grado di alterazione rispetto alla<br />

parte rimanente dell'affioramento; su tali affioramenti sarà opportuno condurre un rilievo<br />

geomeccanico speditivo, al fine di caratterizzare l'ammasso roccioso dal punto di vista<br />

geometrico (numero di famiglie di discontinuità meccaniche, giaciture rappresentative<br />

delle singole famiglie, spaziature medie ecc...); utile è la stima del volume roccioso<br />

unitario massimo, calcolabile per es. attraverso la relazione di Hudson e Priest (1979)<br />

(1)<br />

V m =<br />

1<br />

8<br />

1<br />

s s<br />

(con s1, s 2, s3 = spaziature medie delle tre famiglie principali di discontinuità), che può<br />

fornire una indicazione delle dimensioni massime dei blocchi che si possono staccare dalla<br />

parete;<br />

2) delle traettorie più frequenti seguite dai massi in caduta; queste sono ricostruibili con una<br />

certa approssimazione individuando sul terreno i solchi lasciati dal rimbalzo o dal<br />

rotolamento dei singoli massi o i segni d'impatto lungo il pendio contro alberi, manufatti o<br />

affioramenti rocciosi; è importante anche segnalare le zone di possibile frammentazione<br />

del blocco roccioso in seguito all'urto contro ostacoli o superfici rigide, individuabili spesso<br />

per la presenza di schegge abbandonate dal masso nell'impatto;<br />

3) della distribuzione dei massi al piede del versante; andranno rilevate le distanze dei<br />

singoli massi dal piede del pendio ed i loro volumi; da questi dati potranno essere ricavati<br />

le distanze massime e più frequenti percorse dai massi ed i loro volumi massimi e più<br />

probabili.<br />

s<br />

2<br />

3<br />

2


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Simulazione numerica<br />

Calibratura del modello<br />

La simulazione numerica del fenomeno di caduta massi ha lo scopo di permettere la<br />

costruzione di un modello che permetta di fare delle previsioni sul comportamento<br />

cinematico di singoli blocchi rocciosi distaccatisi dal versante.<br />

La calibratura del modello va effettuata sulla base dei dati acquisiti in campagna e non può<br />

essere considerata accettabile, se non è in grado di riprodurre la situazione osservata<br />

(traiettorie dei massi, distribuzione degli stessi al piede del versante, ecc...).<br />

Nel modello il moto viene supposto bidimensionale, cioè svolgentesi nel piano x,z, con il<br />

pendio discretizzato in una serie di segmenti retti. Il masso inoltre può essere supposto<br />

puntiforme, considerando cioè solo il moto del suo baricentro, o approssimato ad un<br />

ellissoide triassiale.<br />

Il modello richiede che vengano determinate due serie di parametri, una riguardante il<br />

blocco in caduta, l'altra il versante.<br />

1) Parametri del blocco roccioso:<br />

è richiesta l'introduzione delle seguenti grandezze:<br />

• volume del masso;<br />

• dimensione dei semiassi a,b,c dell'ellissoide che approssima il masso;<br />

• peso di volume apparente del blocco;<br />

• velocità iniziale lungo gli assi x e z (diversa da zero se il blocco è sollecitato<br />

inizialmente da altre forze oltre alla forza di gravità, per es. da un evento sismico);<br />

• eventualmente, minima energia d'impatto necessaria per la frantumazione del masso.<br />

2) Parametri del versante:<br />

E' richiesta l'introduzione per ogni singolo tratto di pendio di alcuni parametri necessari per<br />

il calcolo dell'interazione masso-versante.<br />

a)Coefficiente di restituzione (E)<br />

Viene definito come il rapporto fra la velocità prima e dopo (V1 / V0 dove V1 è la velocità dopo<br />

l'urto, V0 prima dell'urto) l'impatto del masso con il terreno; è uguale a zero nel caso di un<br />

urto completamente anelastico (tutta l'energia cinetica del blocco impattante viene<br />

3


FORMULA GEO VER.2.0<br />

dissipata sotto forma di calore e la velocità del masso dopo l'urto è uguale a zero), uguale<br />

a uno nel caso di urto completamente elastico (tutta l'energia cinetica viene conservata ed il<br />

masso avrà una velocità dopo l'impatto uguale a quella precedente l'urto, cioè V1=V0) e<br />

compreso fra 0 e 1 nel caso di urto parzialmente elastico (parte dell'energia cinetica viene<br />

conservata e parte dissipata sotto forma di calore; la velocità del masso sara data da V1= E<br />

x V0).<br />

Il valore di E è legato principalmente alla litologia ed alla morfologia del versante. Broili<br />

(1979) propone di assumere indicativamente valori di E compresi fra 0.75 e 0.8 per impatti<br />

su roccia o detrito di grossa pezzatura e tra 0.2 e 0.35 per impatti su materiale terroso.<br />

Altri Autori (Mazzalai, Vuillermin, 1995) propongono invece i seguenti valori indicativi:<br />

4


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Tipo substrato E<br />

apice di conoide detritico 0,05 - 0,10<br />

bosco con sottobosco sviluppato, prato 0,05 - 0,15<br />

copertura detritica con vegetazione folta 0,10 - 0,15<br />

copertura detritica con vegetazione rada 0,20 - 0,30<br />

detrito eluviale di spessore ridotto 0,30 - 0,40<br />

strutture rigide e strade 0,40 - 0,60<br />

roccia affiorante fratturata 0,60 - 0,70<br />

roccia affiorante integra 0,75 - 0,85<br />

Volendo distinguere le compenti normale e tangenziale della velocità del blocco in caduta,<br />

si possono definire i parametri Ey e Ex (coefficienti di restituzione normale e tangenziale)<br />

come segue:<br />

Ey = V1n / V0n [V1n = velocità normale (perpendicolare alla superficie topografica) del<br />

masso dopo l'urto; V0n = velocità normale del masso prima dell'urto];<br />

Ex = V1t / V0t [V1t = velocità tangenziale (parallela alla superficie topografica) del masso<br />

dopo l'urto; V0t = velocità tangenziale del masso prima dell'urto].<br />

Per i valori indicativi di Ey e Ex si presentano qui quelli proposti da Piteau e Clayton (1987)<br />

e da Hoek (1987).<br />

Piteau e Clayton<br />

Tipo substrato Ey Ex<br />

Roccia compatta 0,8 - 0,9 0,65-0,75<br />

Detrito misto a grossi massi 0,5 - 0,8 0,45-0,65<br />

Detrito compatto con piccoli massi 0,4 - 0,5 0,35-0,45<br />

Scarpate ricoperte da vegetazione 0,2 - 0,4 0,2 - 0,3<br />

5


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Hoek<br />

Tipo substrato Ey Ex<br />

Roccia compatta e pulita 0,53 0,99<br />

Strada asfaltata 0,40 0,90<br />

Roccia coperta con grossi massi 0,35 0,85<br />

Conoidi di detrito 0,32 0,82<br />

Conoidi di detrito con vegetazione 0,32 0,80<br />

Suolo soffice 0,30 0,80<br />

b) Angolo d'attrito masso-versante (j )<br />

Nei tratti di pendio in cui il masso si muove rotolando o scivolando, l'energia cinetica viene<br />

dissipata attraverso l'attrito che si sviluppa fra blocco e versante. Quest'attrito viene<br />

introdotto nel calcolo attraverso il parametro angolo d'attrito masso-versante. Nel caso di<br />

un blocco che rotola ϕ generalmente possiede valori compresi fra 20° e 35°, con i valori<br />

inferiori corrispondenti a tratti di pendio in roccia e privi di scabrosità. Nel caso di un<br />

blocco che scivola (per es. nel caso di un masso lastriforme che si muove tenendo a<br />

contatto con il terreno la faccia arealmente più estesa) l'attrito ovviamente è superiore.<br />

Cocco (1991) propone di considerare per la stima dell'angolo d'attrito terra-masso in fase di<br />

rotolamento tre componenti distinte legate rispettivamente alla natura del terreno, alla<br />

copertura vegetale e alle asperità del terreno in relazione alle dimensioni del masso. Ogni<br />

componente fornisce un contributo, dalla cui somma si ottiene l'angolo d'attrito totale.<br />

Questi i valori dei parametri parziali:<br />

Natura del terreno Contributo parziale (°)<br />

Roccia nuda 19,5<br />

Detrito 21,0<br />

Alluvioni 26,5<br />

Morena 26,5<br />

6


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Copertura vegetale Contributo parziale (°)<br />

Terreno nudo 0,0<br />

Prato 3,0<br />

Arbusti 3,5<br />

Frutteto 6,0<br />

Bosco ceduo 4,5<br />

Bosco d'alto fusto 8,5<br />

Asperità del terreno Contributo parziale (°)<br />

Nessuna 0<br />

Piccola 3<br />

Media 7<br />

Elevata 11<br />

c) Frammentazione di un blocco<br />

Massi che presentano al loro interno superfici di debolezza meccanica (per es. giunti di<br />

strato) possono, in seguito ad un impatto violento, dividersi in due o più frammenti che<br />

proseguono il loro movimento verso il piede del versante in maniera indipendente. La<br />

frammentazione avviene più probabilmente in tratti ben delimitati del pendio in seguito, per<br />

esempio, ad impatto con ostacoli rigidi. Nella modellazione del fenomeno, si può operare<br />

inserendo un valore di energia minima d'impatto per il masso oltre la quale si ha la sua<br />

rottura, oppure, sulla base delle osservazioni effettuate in campagna, si può definire la<br />

probabilità, per ogni tratto di versante, che in seguito ad un urto il blocco si frantumi (una<br />

probabilità di frantumazione del 20% in questo caso indicherebbe che il 20% dei massi che<br />

colpiscono quel tratto di pendio si frantumano).<br />

Non può invece essere presa in considerazione la possibilità di frantumazione esplosiva<br />

del blocco roccioso, che si può verificare, in seguito ad impatti particolarmente violenti,<br />

per la propagazione di un'onda d'urto all'interno del masso. Non è ancora stata messa a<br />

punto, infatti, una procedura matematica per la simulazione di questi eventi, caratterizzati<br />

da una velocità dei frammenti molto elevata (30-70 m/s) e da traiettorie di notevole gittata<br />

(50-160 m) (Paronuzzi, 1989).<br />

I parametri qui definiti ed in particolare quelli relativi all'interazione masso-versante<br />

andranno inseriti nel modello procedendo a tentativi, fino ad ottenere simulazioni di<br />

distacchi con traiettorie compatibili con quelle osservate o ricostruite sul terreno.<br />

7


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Equazioni del moto<br />

Trascurando la resistenza dell'aria, le forze che condizionano il moto del masso in<br />

movimento lungo il versante sono la forza di gravità e l'attrito masso-pendio.<br />

Vengono distinti nella simulazione numerica i tratti di versante in cui il moto avviene per<br />

caduta libera da quelli in cui avviene per rotolamento o scivolamento. I calcoli vengono<br />

eseguiti sulla base delle equazioni proposte da Piteau e Clayton (1977) e da Bassato et al.<br />

(1985).<br />

a. Masso in caduta libera e traiettoria da saltellamento<br />

Questo tipo di moto è dominante in pendii con inclinazione superiore ai 45° (Ritchie,<br />

1963).<br />

Il masso inizialmente si muove senza mantenere il contatto con il pendio. La velocità finale<br />

di caduta del masso, cioè quella posseduta immediatamente prima dell'impatto con il<br />

terreno, secondo le equazioni della meccanica, è data da:<br />

con<br />

(2) V = √ 2 x g x d;<br />

g = 9.807 m/s 2 , accelerazione di gravità;<br />

d = distanza percorsa in aria dal masso.<br />

In seguito all'urto con il terreno il blocco viene proiettato in avanti con una velocità data<br />

da:<br />

con<br />

(3) V = √(Vi x senβ) 2 x E + (Vi x cosβ) 2 x (E x 0.3 Log E );<br />

Vi = velocità d'impatto;<br />

β = angolo d'incidenza della traiettoria del masso rispetto<br />

al versante;<br />

E = coefficiente di restituzione dell'energia.<br />

Per quanto riguarda la determinazione dell'angolo di proiezione del blocco nel rimbalzo<br />

dopo l'impatto (angolo θ), l'esperienza dimostra che non è da ritenersi valida l'assunzione,<br />

spesso usata nelle simulazioni numeriche, che sia uguale all'angolo d'incidenza. Nella<br />

simulazione in pratica si può procedere in due modi differenti: si può considerarlo come un<br />

parametro variabile in maniera del tutto casuale o porlo in funzione di altre grandezze, in<br />

particolare del coefficiente di restituzione E. <strong>Le</strong> esperienze condotte da vari Autori<br />

evidenziano per l'angolo θ valori compresi fra l'orizzontale e la superficie topografica<br />

qualunque sia l'angolo d'incidenza (Paronuzzi, 1989). Tali valori possono essere<br />

8


FORMULA GEO VER.2.0<br />

considerati in pratica distribuiti in maniera casuale, in quanto influenzati spesso dalla<br />

presenza di piccole asperità od ostacoli nel terreno. In alternativa spesso viene utilizzata<br />

una correlazione con il coefficiente di restituzione E:<br />

(4) tg θ = E x tg β;<br />

dove β è l'angolo d'incidenza del masso.<br />

Data però l'approssimazione con cui è nota la grandezza E, tale approccio andrebbe<br />

utilizzato solo nell'ambito di una procedura d'analisi di tipo probabilistico (per es. con il<br />

metodo di Montecarlo).<br />

b. Masso in rotolamento o scivolamento<br />

Questo tipo di moto è dominante in pendii con inclinazione inferiore ai 45° (Ritchie,<br />

1963).<br />

Il blocco, nel caso di rotolamento, si muove con un moto di rototraslazione lungo il<br />

pendio, attraverso una serie di piccoli rimbalzi o, nel caso di scivolamento, con un moto di<br />

traslazione pura, mantenendo il contatto con la superficie del pendio lungo una faccia,<br />

generalmente la più estesa arealmente.<br />

La velocità finale del masso al termine del tratto di pendio considerato può essere valutata<br />

attraverso la relazione:<br />

(5) V = √ Vi 2 + (10/7) x g x s x (tg α - tgϕ)<br />

nel caso di moto per rotolamento, o con la formula:<br />

(6) V = √ Vi 2 + 2 x g x s x (sen α - tg ϕ x cosα)<br />

nel caso di moto per scivolamento,<br />

con<br />

Vi = velocità iniziale lungo il tratto di pendio considerato;<br />

s = distanza percorsa dal masso lungo il tratto;<br />

α = inclinazione del pendio;<br />

ϕ = angolo d'attrito terra-masso.<br />

Il passaggio da un moto di rotolamento ad uno di scivolamento, nel caso di un masso<br />

approssimato da un ellissoide triassiale, avviene quando è verificata la relazione:<br />

dove:<br />

(7) E < ΔH x g x m;<br />

ΔH = differenza fra il semiasse maggiore a e quello minore c (a-<br />

9


FORMULA GEO VER.2.0<br />

c);<br />

g = accelerazione di gravità;<br />

m = massa del blocco;<br />

E = E = 0,5 x m x V 2 + 0,5 x I x ω 2 , energia totale posseduta dal<br />

masso;<br />

V = velocità del blocco;<br />

I = momento d'inerzia del blocco, uguale a (2/5)mR per un<br />

masso sferico;<br />

ω = velocità angolare del blocco (velocità di rotazione del<br />

masso).<br />

Nel caso di un blocco sferico ΔH =0, per cui il moto avverrà in pratica solo per<br />

rotolamento.<br />

Analisi con metodi probabilistici - Metodo di Montecarlo.<br />

L'incertezza insita nella scelta delle grandezze da introdurre nella simulazione di caduta<br />

massi, ed in particolare nei parametri E (coef.di restituzione), ϕ (angolo d'attrito massoversante),<br />

e V (volume del masso in caduta). consiglia un approccio di tipo probabilstico al<br />

problema.<br />

Il metodo probabilistico generalmente utilizzato è quello di Montecarlo.<br />

Il metodo di Montecarlo si basa sulla generazione di numeri casuali, scelti in determinati<br />

intervalli, che godano nel complesso di proprietà statistiche. Fra le varie applicazioni<br />

possibili di tali metodi, vi è quella detta 'del campionamento' che consiste nel dedurre<br />

proprietà generali di un insieme grande, studiandone solo un sottoinsieme casuale,<br />

giudicato rappresentativo dell'insieme stesso. E' evidente che maggiori saranno le<br />

dimensioni del campione random, più rappresentative potranno essere considerate le<br />

proprietà dedotte.<br />

Nel caso di applicazione del metodo alla simulazione di caduta massi, la procedura da<br />

seguire è la seguente:<br />

• si genera la distribuzione delle variabili aleatorie E (coef. di restituzione), ϕ e V<br />

misurate in situ o stimate, supponendo che sia di tipo gaussiano ( cioè rappresentate da<br />

una curva a campana, con il valore centrale corrispondente al valore medio);<br />

• attraverso un generatore di numeri casuali, si crea una serie, estesa quanto si vuole, di<br />

valori numerici compresi fra 0 e 1;<br />

• si associa ad ogni valore numerico casuale della serie un valore di E, ϕ e V, rispettando<br />

la curva di distribuzione delle probabilità di queste grandezze (facendo cioè in modo<br />

che la frequenza con cui un certo parametro viene chiamato nel calcolo sia uguale alla<br />

sua probabilità ricavata dalla curva gaussiana di probabilità del parametro stesso); in<br />

questo modo si trasforma la serie di numeri casuali generati nel punto precedente in una<br />

serie di coppie di valori di E, ϕ e V;<br />

• si esegue la simulazione per ogni terna di valori E, ϕ e V.<br />

10


FORMULA GEO VER.2.0<br />

L'andamento delle traiettorie di caduta collegata ad ogni terna di E, ϕ e V consente di<br />

valutare l'influenza della dispersione dei valori di questi parametri sui percorsi di caduta.<br />

Normalmente per ottenere distribuzioni stabili delle traiettorie sono necessarie alcune<br />

centinaia di verifiche.<br />

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FORMULA GEO VER.2.0<br />

Dimensionamento delle opere di difesa<br />

Valutata attraverso la simulazione numerica la distribuzione delle traiettorie dei massi in<br />

caduta lungo il pendio, può essere effettuato un primo dimensionamento delle opere di<br />

difesa. Queste opere devono essere in grado di intercettare i blocchi rocciosi in caduta e di<br />

resistere alle sollecitazioni prodotte dagli impatti.<br />

Vanno effettuate quindi due tipi di verifiche:<br />

1. Verifica al superamento per proiezione<br />

Si ripete la simulazione numerica della caduta massi, facendo variare la posizione e<br />

l'altezza delle opere di difesa. Si valuta quindi di volta in volta come varia la distribuzione<br />

degli arrivi dei massi a valle e la possibilità, attraverso l'esame delle traiettorie, che i<br />

blocchi scavalchino le singole opere.<br />

Alla fine andrà ovviamente adottata quella combinazione di opere che permettano di<br />

raggiungere la massima efficienza nell'intercettazione dei massi.<br />

2. Verifica al superamento per sfondamento<br />

L’opera di difesa deve essere in grado di resistere all'impatto e di dissipare<br />

l'energia cinetica posseduta dal masso, data da:<br />

con<br />

(8) Ec = (1/2) x m x V 2 + (1/2) x I x w 2 ;<br />

m = peso del masso;<br />

g = accelerazione di gravità;<br />

V = velocità di traslazione del baricentro del masso;<br />

I = momento d'inerzia del blocco;<br />

w = velocità angolare del blocco.<br />

Dalla (8) si nota che l'energia cinetica totale posseduta dal masso è data dalla somma di<br />

una componente dovuta al moto di traslazione del baricentro del blocco ( 0,5 x m x V 2 )<br />

ed una legata al moto di rotazione del masso intorno al baricentro stesso ( 0,5 x I x w 2 ).<br />

Normalmente la seconda componente viene trascurata per la difficoltà di stimare il valore<br />

della velocità angolare.<br />

Vengono qui prese in considerazione tre tipi di opere di difesa: le barriere paramassi<br />

rigide elastiche ed i terrapieni paramassi. Vengono invece trascurate tutte le opere di<br />

12


FORMULA GEO VER.2.0<br />

difesa attiva (reti addossate, ecc...), che non necessitano di simulazioni numeriche delle<br />

traiettorie di caduta.<br />

Barriere paramassi rigide ed elastiche<br />

Si tratta di reti in fune d'acciaio sostenute da puntoni ancorati nel terreno, poste in opera in<br />

un numero dispari di campate. L'energia dell' impatto viene<br />

dissipata dalla deformazione delle funi della rete ed eventualmente, nel caso delle<br />

paramassi flessibili, anche dai dissipatori di energia.<br />

Vengono generalmente fatte due ipotesi sulle condizioni d'impatto.<br />

1) L'urto viene assorbito dalla rete.<br />

Nella maggioranza dei casi il masso colpisce la rete, che dissipa l'energia cinetica<br />

dell'impatto trasformandola in calore attraverso la deformazione delle funi d'acciaio. La<br />

quantità di energia dissipata è calcolabile attraverso la relazione:<br />

(9) Ed(kgcm) = [ (1/2) x M x Af x Al 2 / L ] x Nf;<br />

con<br />

M = modulo elastico delle funi, generalmente intorno ai 220.000<br />

kg/cmq;<br />

Af(cmq) = π x Df 2 , area trasversale delle funi<br />

Df(cm) = diametro delle funi;<br />

Al(cm) = (ap/100) x L, allungamento massimo delle funi;<br />

ap = allungamento percentuale della fune, di solito l'8%;<br />

L(cm) = lunghezza totale della singola fune;<br />

Nf = numero di funi coinvolte nell'impatto.<br />

Per la stima di quest'ultimo parametro occorre tener presente l'interasse delle funi e<br />

confrontarlo con le dimensioni del masso atteso.<br />

Nelle barriere elastiche, nel caso in cui l'energia dissipabile dalla rete sia minore di quella<br />

prevista per l'impatto più violento (Ed


FORMULA GEO VER.2.0<br />

con<br />

Ecmax - Ed = frazione di energia cinetica non dissipata dalla deformazione della<br />

rete;<br />

Lc = lunghezza del cappio, generalmente 90 cm;<br />

Nf = numero di dissipatori che entrano in funzione.<br />

La pressione di serraggio dei blocchetti di frizione è data invece da:<br />

con<br />

(11) Ps(kg/cmq) = Ef / (Ca x Sc);<br />

Ca(cm) = coefficiente d'attrito acciaio-acciaio, generalmente uguale a 0.2;<br />

Sc(cmq) = [(2/3)x(π x Df)-(0.2 x 0.2)]x l, superficie di contatto funeblocchetto;<br />

Df(cm) = diametro della fune;<br />

l(cm) = lunghezza del contatto fune-blocchetto.<br />

2) L'urto viene assorbito dai puntoni.<br />

Nella previsione di un'impatto con uno dei puntoni d'acciaio che sostengono le reti, occorre<br />

verificare la quantità di energia dissipabile nell'urto e la necessità di eventuali ancoraggi.<br />

L'energia cinetica dissipata è data da:<br />

(12) Edp(kgcm) = (1/2) x F 2 x [ H 3 /(3 x Ma x Ja)];<br />

con<br />

F(kg) = Mra x Sa/ H , massima forza assorbita dal puntone in fase<br />

elastica;<br />

Mra(cm 3 ) = modulo di resistenza dell'acciaio;<br />

Sa(kg/cmq) = resistenza a trazione dell'acciaio;<br />

H(cm) = altezza fuori terra del puntone;<br />

Ma(kg/cmq) = modulo elastico dell'acciaio;<br />

Ja(cm 4 ) = momento d'inerzia dell'acciaio.<br />

La corrispondente massima deformazione elastica dell'acciaio è data da:<br />

(13) Dmax(cm) = F x [H 3 /(3 x Ma x Ja)];<br />

l'energia dissipata dalla deformazione elastica del puntone è sempre molto modesta, se<br />

confrontata con le energie massime degli impatti. Spesso, nelle barriere elastiche, si<br />

ancorano i puntoni in testa, per permettere l'assorbimento dell'energia eccedente.<br />

14


FORMULA GEO VER.2.0<br />

Supponendo che la deformazione dei puntoni rimanga in fase elastica, l'energia cinetica<br />

assorbita dagli ancoraggi sarà data da:<br />

(14) Eda(kgcm) = [(1/2) x Mf x Af x Def 2 /H] x Nf;<br />

con<br />

Mf(kg/cmq) = modulo elastico della fune;<br />

Af(cmq) = πx (Df/2) 2 , area trasversale della fune<br />

Def(cm) = Dmax/cos 2 (τ), allungamento della fune relativa alla massima<br />

deformazione elastica del puntone;<br />

τ = angolo fra ancoraggio e puntone;<br />

Nf = numero degli ancoraggi sollecitati.<br />

Se si prende in considerazione però la massima deformazione che può essere assorbita<br />

dalle funi si ottiene:<br />

(15) Eda(kgcm) = [(1/2) x Mf x Af x Defmax 2 /H] x Nf;<br />

con<br />

Defmax(cm) = (Almax /100) x Lc, allungamento massimo sopportabile dalla<br />

fune d'acciaio;<br />

Almax = allungamento percentuale massimo della fune;<br />

Lc(cm) = lunghezza totale della fune.<br />

Terrapieni paramassi<br />

Si tratta di una struttura in terra a geometria trapezia, a volte sostenuta da un muro o da una<br />

gabbionata a monte, completata spesso dalla presenza di un fossato (rocktrap) rivestito da<br />

materiale a basso coefficiente di restituzione elastico (per es. ghiaia).<br />

Per il dimensionamento dell'opera vanno effettuate le comuni valutazioni previste per i<br />

manufatti di materiali sciolti e cioè il calcolo della capacità portante limite e d'esercizio del<br />

terreno di fondazione, i cedimenti prevedibili<br />

dello stesso e il calcolo della stabilità dei due lati, a monte e a valle, del terrapieno.<br />

Per la posa in opera si deve, secondo la comune procedura, stendere il materiale in strati di<br />

limitato spessore e provvedere di volta in volta al loro costipamento.<br />

Il manufatto inoltre agisce come sovraccarico sul pendio, alterando la distribuzione<br />

generale degli sforzi nel terreno. E' quindi necessario verificare l'influenza del terrapieno<br />

sulla stabilità globale del versante attraverso i comuni procedimenti di analisi<br />

dell'equilibrio limite (metodi di Bishop semplificato, di Janbu semplificato, ecc...).<br />

15


FORMULA GEO VER.2.0<br />

A differenza delle barriere paramassi elastiche, un terrapieno dissipa l'energia cinetica<br />

d'impatto del masso attraverso il lavoro che il masso stesso deve compiere per penetrare<br />

nella struttura in terra. Va quindi calcolata la profondità di penetrazione del blocco<br />

roccioso e verificata che sia inferiore allo spessore dell'opera. In caso contrario il<br />

manufatto va considerato sottodimensionato.<br />

La profondità di penetrazione può essere valutata con la relazione di Kar (1978), nel caso<br />

d'impatto diretto con il materiale terroso:<br />

(16)Zf=[27183/ √(s)] x Nf x (E/ Ea) 1.25 x [P / (d 2.31 )] x (V/1000) 1.25<br />

con<br />

s = resistenza alla compressione semplice del terreno (kN/mq);<br />

Nf = fattore di forma del masso(1 per corpi appuntiti, 0.72 per corpi piatti);<br />

E = modulo di elasticità del blocco roccioso (kN/mq);<br />

Ea = modulo di elasticità medio dell'acciaio (circa 206.850x 10 3 ) (kN/mq);<br />

P = peso del masso (kg);<br />

d = diametro impronta impatto (m);<br />

V = velocità d’impatto (m/s).<br />

La profondità di penetrazione è quindi data da:<br />

(17) z(cm) = sqr(Zf) x 2 x d, se z/d 2<br />

Nella pratica, vista la doppia soluzione possibile [(17) e (18)], andrà preso in<br />

considerazione il valore maggiore, e si dovrà verificare che la rispettiva condizione z/d sia<br />

rispettata. In caso contrario si assumerà come risultato valido l'altro valore calcolato.<br />

Nel caso il terrapieno sia sostenuto a monte da un muro o da una gabbionata la (16) va<br />

riscritta nel seguente modo:<br />

(19)Zf=[120328/√(s)] x Nf x (E/ Ea) 1.25 x [P / (d 2.8 )] x (V/1000) 1.8<br />

Se dal calcolo della (19) risultasse che il masso penetra per una profondità superiore allo<br />

spessore del muro o della gabbionata, occorrerà valutare la velocità residua del blocco<br />

come segue:<br />

con<br />

(20) Vr = (V 1.25 - Vm 1.25 );<br />

V = velocità d'impatto del masso;<br />

Vm = velocità minima necessaria per attraversare il muro o la gabbionata,<br />

valutabile ponendo il valore dello spessore del muro al posto del<br />

parametro z nella (17) o nella (18) (a seconda del rapporto z/d<br />

16


FORMULA GEO VER.2.0<br />

risultante), determinando quindi Zf e risolvendo la (19) rispetto a V.<br />

La penetrazione del masso dotato di una velocità residua Vr nel terreno costituente il<br />

terrapieno potrà essere quindi calcolata con la (16).<br />

Nota la profondità di penetrazione del masso, può essere eseguita una stima<br />

della forza impulsiva generata dall'impatto.<br />

Nell'ipotesi di comportamento elasto-plastico del terreno costituente il terrapieno e di un<br />

carico dinamico variabile nel tempo, la forza impulsiva massima generata dal masso può<br />

essere calcolata con la relazione di Mc Carty e Carden (1962):<br />

con<br />

(21) Fmax(kgf) = K x m x V / T;<br />

K = costante posta uguale generalmente a 2.022;<br />

m (kgf) = P/g, massa del blocco roccioso;<br />

P(kg) = peso del masso;<br />

g = accelerazione di gravità(9.807 m/s 2 );<br />

V(m / s) = velocità d'impatto del masso;<br />

T (s) = durata dell'impatto;<br />

Problematica è la determinazione del parametro T, per il quale Kar (1979) e<br />

Knight (1980) propongono la seguente relazione:<br />

con<br />

(22) T(s) = 3.335 x z / V;<br />

z(m) = profondità di penetrazione del masso;<br />

V(m / s) = velocità d'impatto del masso.<br />

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