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REVISTA CONNESSIONE

Essa é a nossa terceira edição que vem recheada de muito conhecimento e novidades, homenageando em nossa capa essa linda professora de Piano! Gostou? Então cuida em se degustar de uma boa informação e conteúdos construtivos.

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LA PRIMA VOLTA

NON SI SCORDA MAI

Olà a todos!!!

Ricordate cosa vi dicevo nel numero di Dicembre

2020? La mia passione per il calcio nacque

nell’anno di grazia 1982 e più precisamente un

lunedì (segunda-feira) verso le cinque del pomeriggio

(cinco da tarde). Era il 5 luglio e allo

stadio Sarrià di Barcellona era in programma

la sfida fra Italia e Brasile decisiva per l’accesso

alle semifinali dei Mondiali di Spagna.

Non avevo ancora compiuto cinque anni e la

guardai in televisione a casa della nonna Iride,

circondato dallo zio Marco e dai suoi amici.

Faceva caldo e cercavamo di tenere a bada la

tensione con una bibita e un salatino. Le note

degli inni nazionali mettevano i brividi mentre

sullo schermo scorrevano le facce dei giocatori

allineati come un plotone militare. Nelle

gare precedenti, Italia e Brasile avevano battuto

l’Argentina campione del mondo in carica

che schierava nientemeno che il Pibe de Oro:

Diego Armando Maradona.

Gli azzurri di Enzo Bearzot vinsero 2-1 con

reti di Tardelli e Cabrini, mentre la Seleçao

di Telé Santana s’impose più nettamente per

3-1. Proprio per questo, nell’ultima partita

del girone, ai verdeoro sarebbe bastato anche

il pareggio per qualificarsi. Raramente il Brasile

schierò una formazione così forte, tanto

da essere considerato il grande favorito per la

vittoria finale. Socrates era il capitano, Zico la

stella, Falcao la mente: questa la spina dorsale

di un collettivo fantastico completato dai vari

Junior, Cerezo, Oscar, Leandro e Eder. La qualità

di quella squadra era quasi illegale se non

fosse per gli unici due punti deboli: il portiere

Waldir Peres e il centravanti Serginho.

Sulla carta, l’Italia era spacciata non soltanto

perché aveva un solo risultato a disposizione

ma perché sembrava nettamente inferiore

tecnicamente. Ma quando l’arbitro israeliano

Klein fischiò l’inizio del match, tutti i pronostici

della vigilia andarono in mille pezzi.

Dopo appena cinque minuti, Paolo Rossi di

testa portò in vantaggio gli italiani ma poteva

benissimo trattarsi di una rondine che non fa

primavera. D’altronde il Brasile si era già trovato

sotto nel punteggio nella fase eliminatoria:

al debutto contro l’URSS la spuntò per 2-1

e poi contro la Scozia addirittura dilagò per

4-1. Quindi i giocolieri brasiliani non si scomposero

più di tanto e, infatti, giunsero presto

al pareggio con una splendida azione ispirata

dal numero 10 Arthur Antunes Coimbra detto

Zico e conclusa dal numero 8 Socrates Brasileiro

Sampaio de Souza Vieira de Oliveira detto

Socrates.

Verso la metà del primo tempo, i brasiliani

sbagliarono un disimpegno davanti alla loro

area di rigore e ancora Paolo Rossi ne approfittò:

2-1 per l’Italia e stavolta non si trattò di

un fuoco di paglia. Paulo Roberto Falcao che

da due anni militava nella Roma e conosceva

bene il campionato italiano, negli spogliatoi

avvertì i suoi compagni ma non gli diedero

ascolto. E così nella ripresa la Seleçao cominciò

ad attaccare a testa bassa, sfiorando il gol

ma rischiando anche di subire il 3-1 in contropiede.

Fino a quando, proprio il numero 15

dal limite fece secco Zoff regalando il prezioso

2-2 che avrebbe qualificato il Brasile. Sembrava

davvero finita e fu in quel preciso momento

che i verdeoro commisero il più imperdonabi-

3 5

E d iç ã o II - w w w .re v ista co n n e sio n e .co m | Ja n e iro

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