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Bova Marina Archaeological Project - Department of Archaeology

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<strong>Bova</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Archaeological</strong> <strong>Project</strong> 1999<br />

analizzati quantitativamente. L’analisi dei dati provenienti dal sito di Mazza è ancora in corso, tuttavia alcune<br />

considerazioni sono già possibili. Il sito sembra possedere una componente Romana preponderante che si<br />

aggiunge alle evidenze di epoca Greca. Un considerevole numero di tegole di epoca Romana, insieme a tegole di<br />

epoca Greca, è stato ritrovato nella parte alta del sito. Tegole di epoca Greca sono state ritrovate in piccole<br />

quantità sul resto della zona superiore del sito e sul fianco sud-est della collina. La ceramica fine Greca<br />

comprende una considerevole quantità di tazze di fattura locale e forme a cratere. Gli affioramenti rocciosi<br />

presenti nella parte centrale del sito somigliano a quelli utilizzati nelle fondazioni di Locri Epizephyrii, e<br />

possono essere aver avuto lo stesso scopo. L’insediamento si estende con minore densità su tutto il pianoro di<br />

Mazza. Il limite meridionale del sito potrebbe essere stato, in antico, una zona industriale, come testimonia l’alta<br />

concentrazione di resti di fusione e lavorazione dei metalli. Resti di concotto e scorie di fornace sono stati<br />

raccolti e sono attualmente in corso di analisi presso l’Univesità di Leicester.<br />

Il sito di Mazza è stato abitato lungo un ampio arco cronologico durante il periodo classico. I materiali<br />

raccolti hanno indicato la presenza sia di abitazioni che di attività industrali nonché di un probabile grande<br />

edificio in prossimità della sommità del sito. Si è accertata inoltre la presenza di ceramica preistorica. Studi<br />

futuri sul sito si concentreranno sulla relazione tra lo stesso e le città di Reggio e Locri Epizephyrii e sulle<br />

problematiche relative all’occupazione indigena della zona. L’individuazione, nell’area studiata, di una serie di<br />

piccoli insediamenti rurali Greci e la considerevole distanza da qualsiasi città Greca rappresentano un<br />

interessante aspetto da analizzare nella comprensione della colonizzazione Greca e dell’occupazione di territori<br />

rurali a scopo coloniale. In genere, gli studi sulla colonizzazione Greca si sono concentrati su informazioni<br />

provenienti da siti urbani come Locri e dalle zone circostanti come Metaponto. Le datazioni antiche di alcuni siti<br />

provenienti dalla ricognizione di <strong>Bova</strong> sono sorprendenti, esse potrebbero indicare che l’insediamento Greco si<br />

sia diffuso ampiamente sul territorio coloniale nell’arco di poche generazioni, o che le popolazioni indigene si<br />

siano, almeno in parte, ellenizzate piuttosto rapidamente. La funzione di questi siti, e la loro relazione con le<br />

città Greche rimane piuttosto incerta, non si hanno inoltre informazioni circa una occupazione autoctona che sia<br />

essa contemporanea o leggermente più antica. Lo scavo di un insediamento Greco di piccole dimensioni come il<br />

sito 18 (Umbro) potrebbe fornire dati da mettere in relazione con siti urbani come Locri o ‘cascinali’ presenti su<br />

territorio Greco, allo scopo di risolvere alcune questioni.<br />

Note su siti soggetti a minaccia. Benché numerosi degli insediamenti presenti nel comune di <strong>Bova</strong><br />

<strong>Marina</strong> siano stati danneggiati dall’erosione o da processi geomorfologici, alcuni dei siti osservati sono risultati<br />

soggetti ad azioni distruttive provocate dall’uomo quali, ad esempio, l’attività edilizia. Tutti i siti minacciati sono<br />

a conoscenza della Soprintendenza; questi includono principalmente la villa Romana o cascinale di Panaghia,<br />

San Pasquale, in corso di danneggiamento da attività di costruzione e attualmente vincolato, e la villa Romana o<br />

insediamento urbano di Torrente Siderone (Amigdala), sotto la SS 106 presso la città moderna di <strong>Bova</strong> <strong>Marina</strong>,<br />

attualmente in corso di scavo da parte della Soprintendenza.<br />

Scavi ad Umbro<br />

Umbro appare come un complesso sito a più fasi, posto a circa 4 km nell’entroterra, in prossimità<br />

dell’antico confine tra i comuni di <strong>Bova</strong> <strong>Marina</strong> e <strong>Bova</strong> Superiore. Scoperto nel 1990 da S. Stranges e L. Saccà,<br />

il sito è stato soggetto a ripetute attività di raccolta di superficie e, nel 1998, ad una nostra prima campagna di<br />

scavo. Lo scavo del 1998 stabilì che l’insediamento consisteva di una piccola area, alla base di un dirupo<br />

intensamente occupato durante il Neolitico, e di numerose concentrazioni di materiale, alla sommità dello stesso,<br />

probabilmente di età del Bronzo. L’insediamento Neolitico principale ha restituito una datazione al<br />

radiocarbonio che va dalla metà del VI millennio BC alla metà del V millennio BC (Stentinello). E’ inoltre<br />

attestata l’occupazione durante la facies di Diana e, probabilmente in maniera sporadica, durante l’età del Rame.<br />

Nel 1999, i lavori si sono concentrati in tre trincee: la Trincea 1, la Trincea 6 e la Trincea 7.<br />

Trincea 1: l’area Neolitica. Tale trincea fu iniziata sott<strong>of</strong>orma di sondaggio stratigrafico nel 1998 ed<br />

esteso allo scopo di comprendere la zona centrale del sito di epoca Neolitica posto alla base del dirupo. Essa<br />

comprendeva una trincea di un metro per sei metri, con una piccola estensione laterale al centro. Gli scavi sono<br />

proceduti in aree di un metro quadrato con tagli arbitrari di 10 cm.; il terreno rimosso è stato setacciato in griglie<br />

di 5 mm. Gli scavi sono proceduti fino ad arrivare alla base rocciosa nella parte meridionale della trincea; nel<br />

margine settentrionale della stessa lo scavo si è interrotto ad 1,5 m. dal piano di calpestio; il materiale antropico<br />

presente a questa pr<strong>of</strong>ondità era considerevolmente diminuito.<br />

La Trincea 1 ha restituito numerosi manufatti Neolitici, ma nessuna evidenza di strutture abitative quali<br />

capanne. E’ evidente che il sito consisteva in un’area ristretta (con uno spazio abitativo di forse 20 metri<br />

quadrati), occupata da piccoli gruppi di persone lungo il corso di diversi millenni. Tutti i manufatti erano<br />

considerevolmente frammentati. Sono stati identificati in tutto cinque strati. Lo Strato I consisteva di 5-10 cm. di<br />

terreno di superficie inquinato. Lo Strato II era formato da uno spesso livello di sedimento bruno chiaro con

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