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Comune di Cazzago San Martino RICERCA ARALDICA DELLO STEMMA COMUNALE

ricerca araldica - Comune di Cazzago San Martino

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<strong>Comune</strong> <strong>di</strong><strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong>Provincia <strong>di</strong> Brescia<strong>RICERCA</strong> <strong>ARALDICA</strong><strong>DELLO</strong> <strong>STEMMA</strong> <strong>COMUNALE</strong>Giacomo Danesi


Giacomo Danesi ®giacomodanesi@libero.itTutti i <strong>di</strong>ritti riservatiÈ vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo(internet compreso), senza il consenso scritto dell’autoreUn vivo e particolare ringraziamento all’assessore alla Cultura del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong> Barbara Sechi,alle dottoresse Mara Catalano e Federica Scaravelli dell’archivio “Vincenzo Peroni” <strong>di</strong> Bornato;a Maria Teresa Bettoni <strong>Cazzago</strong> per per la loro preziosa collaborazione.Le fotografie a pagg.19-20 <strong>di</strong> alcuni particolari <strong>di</strong> Palazzo Secco d’Aragona e Villa Bornati <strong>di</strong> Bornato,sono tratte dal volume “Antiche Dimore”, <strong>di</strong> Andy Secco d’Aragona - Gruppo Comunale “Emilio Pasini”,e<strong>di</strong>to dal <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong> e con il patrocinio dell’assessorato al Turismo della Provincia <strong>di</strong> Brescia.Le fotografie a pagg.14 e 16 sono <strong>di</strong> Giulio Simoni©Progetto grafico <strong>di</strong> Alessandra RaineriFinito <strong>di</strong> stampare nel mese <strong>di</strong> maggio 2006presso l’azienda grafica della Società E<strong>di</strong>trice Vannini - Gussago (BS)


MUNICIPIO DICAZZAGO SAN MARTINO(Provincia <strong>di</strong> Brescia)Lo stemma ed il gonfalone del nostro comune, anche per chi ha <strong>di</strong>versi decenni<strong>di</strong> età, è quello che oramai conosciamo tutti e che riproduciamo continuamentecome logo identificativo ufficiale della municipalità. Ed in effetti la versione attualeè stata adottata da almeno 50 anni. Ma non è mai stata riconosciuta ufficialmente– come succede per la maggior parte dei comuni – dall’Ufficio Aral<strong>di</strong>co pressola Presidenza del Consiglio dei Ministri.In realtà, in tempi <strong>di</strong> autonomie locali, riven<strong>di</strong>cate ma poco riconosciute, nonsarebbe stata, quella della ufficialità aral<strong>di</strong>ca, la nostra preoccupazione maggiore seessa non avesse rappresentato un pretesto utilissimo per rimettere a fuoco le origini<strong>di</strong> questo stemma e, in definitiva,le origini del nostro comune,nato dalla fusione dei tre comuni<strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong>, Calino e Bornato,nel 1927. Un pretesto, dunque, perapprofon<strong>di</strong>re una pagina storica chesta alla base della nostra identità.La ricerca intorno agli stemmidei tre comuni, prima della lorofusione, ed al tentativo <strong>di</strong> ridurliad uno, è riportata da GiacomoDanesi – autore della ricerca eIl Sindaco <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong> Giuseppe Forestisocio dell’Istituto Aral<strong>di</strong>coGenealogico Italiano – con tinteche sanno vagamente <strong>di</strong> giallo, cosicché intuiamo non poche <strong>di</strong>fficoltà nel fare sintesi<strong>di</strong> tre simboli che rappresentavano storie e territori separati. E queste <strong>di</strong>fficoltànon sono forse estranee a tre tentativi falliti <strong>di</strong> riconoscimento del nuovo stemmacomunale che si sono persi nel tempo, certo con la complicità delle lungaggini5


UNO <strong>STEMMA</strong>TANTE STORIERaccontare la storia <strong>di</strong> una comunità, <strong>di</strong> un paese, <strong>di</strong> una zona attraverso unostemma, comunale, territoriale o ecclesiastico? Si può. Potrà sembrare strano ma l’aral<strong>di</strong>ca,considerata dai più una parente povera della storia me<strong>di</strong>oevale e moderna,è una delle poche scienze (perché <strong>di</strong> scienza si tratta) che coinvolge <strong>di</strong>sciplinecome l’antroponimia (la scienza che stu<strong>di</strong>a i nomi propri e delle persone), la biografia,il <strong>di</strong>ritto, la genealogia, laiconografia, la storia, la storia dell’arte,la sociologia e via <strong>di</strong>cendo. Iltutto racchiuso in uno scudo e qualcheelemento esterno ad esso.Chissà quante volte abbiamo avutomodo <strong>di</strong> intercettare con lo sguardouno stemma, senza mai degnarlo <strong>di</strong>uno sguardo serio, indagatore.Siamo portati a dare per scontatotutto quanto ci circonda.Imperdonabile errore! Lo stemmaquasi sempre racconta la storia <strong>di</strong> uncasato, del tuo paese, delle personeche lo hanno nobilitato, vissuto,lasciato. “La storia nostra – scrivevaBenedetto Croce ne: “La storiacome pensiero e come azione” – èstoria della nostra anima: e storiadell’anima umana è la storia delmondo”. Magnifico pensiero.Naturalmente l’approccio alla conoscenza <strong>di</strong> una comunità, <strong>di</strong> un paese è multi<strong>di</strong>sciplinare.I libri <strong>di</strong> storia locale sono una miniera d’oro <strong>di</strong> notizie. Non posso noncitare il bel volume curato da Gianpiero Belotti dal titolo: “Bornato – Calino –<strong>Cazzago</strong>: nello storia <strong>di</strong> Brescia e della Franciacorta” , Casa E<strong>di</strong>trice Sar<strong>di</strong>ni 1987.Un ottimo inizio per giovani e meno giovani per introdurli all’affascinante mondodella storia locale <strong>di</strong> questo paese, vero punto <strong>di</strong> partenza per uno stu<strong>di</strong>o più ampio.7


Una visione invernale del castello <strong>di</strong> Bornato. In primo piano il laghetto “Paì”.Ho tentato <strong>di</strong> raccontare, attraverso i documenti, la storia dello stemma comunale<strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong>. Una storia incre<strong>di</strong>bile e ricca <strong>di</strong> colpi <strong>di</strong> scena. Ho tentato<strong>di</strong> scriverlo con un linguaggio semplice, perché il linguaggio aral<strong>di</strong>co è osticoe a volte molto <strong>di</strong>fficile. Non so se ci sono riuscito. Spero però che i giovani abbianoa leggerlo, con la libertà <strong>di</strong> pensiero che li caratterizza. Questa pubblicazione èsolo un piccolo tassello della storia del vostro paese. Sta a voi farne buon uso. Amosperare che quanto leggerete sarà <strong>di</strong> stimolo per andare oltre, per intuire che la storianon è fatta solo dai vincitori, che non è solo un quadro <strong>di</strong> delitti e sventure, maanche una straor<strong>di</strong>naria opportunità <strong>di</strong> migliorare noi stessi e, <strong>di</strong> conseguenza, ilmondo in cui viviamo.g.d.8


LO <strong>STEMMA</strong> <strong>COMUNALE</strong>BlasonaturaPartito: nel 1° d'azzurro, a tre bande d'argento; nel 2° d'azzurro, alla banderuolabifida d'argento, astata <strong>di</strong> nero, attraversante su <strong>di</strong> una scala a sette pioli dello stesso,posta in banda. Allo scudetto attraversante d'azzurro, alla stella <strong>di</strong> otto raggiconfinante d'oro, circondata da otto stelle simili più piccole, e caricata da unmostro formato da mezzo giglio d'azzurro e mezzo leone <strong>di</strong> nero.(Blasonatura del Professor Pier Felice degli Uberti, presidente dell’IstitutoAral<strong>di</strong>co Genealogico Italiano).Scudo: <strong>di</strong> tipo Inglese.Elementi esterniCorona: lo scudo è timbrato dalla corona. È quella regolamentare per i Comuni italiani,ovvero formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con duecordonature a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da se<strong>di</strong>ci porte (novevisibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda <strong>di</strong> ron<strong>di</strong>ne; il tutto d’argentoe murato <strong>di</strong> nero.Elementi decorativiDue rami: posti in decusse sotto lo scudo, uno <strong>di</strong> quercia e uno <strong>di</strong> alloro, al naturale.Nastro: <strong>di</strong> colore rosso. Il regolamento prevede, invece, che il nastro che annoda idue rami posti sotto lo scudo sia con i colori nazionali: bianco, rosso e verde.9


TRE PAESIUNO <strong>STEMMA</strong>Veramente curiosa la storia dello stemma comunale <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong> cheve<strong>di</strong>amo effigiato sui documenti e cartelli stradali <strong>di</strong> questo bel paese <strong>di</strong> Franciacorta.Stemma, occorre <strong>di</strong>rlo subito, che non è mai stato approvato dall’apposita commissionearal<strong>di</strong>ca presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, no-nostante due tentativifatti in passato e, dunque, privo <strong>di</strong> ufficialità. Come tantissimi altri stemmi deicomuni bresciani, occorre puntualizzare! Giusta, dunque, la decisionedell’Amministrazione Comunale <strong>di</strong> provvedere in merito a regolarizzare il tutto.Fatta questa premessa, sono felicissimo <strong>di</strong> aver avuto l’incarico dal sindacoGiuseppe Foresti e dall’assessore alla Cultura Barbara Sechi <strong>di</strong> raccogliere idocumenti e raccontare la storia <strong>di</strong> questo stemma che, ad onore del vero, mi hasempre incuriosito.Nello scudo c’è uno strano leone, su fondo azzurro, con la testa a forma <strong>di</strong> giglio.Curiosamente Vittorio Spreti, nella sua Enciclope<strong>di</strong>a Storico-Nobiliare Italiana(ve<strong>di</strong> vol. 2 pag. 406) il leone raffiguraaral<strong>di</strong>camente rivoltatoverso sinistra, <strong>di</strong> colore rosso.Non solo, ma ad<strong>di</strong>rittura è effigiatocon la testa a forma <strong>di</strong> giglio, omeglio, i riccioli superiori! LoSpreti lo <strong>di</strong>segna oltre che senzatesta, senza busto e zampe anteriorie <strong>di</strong> rosso! È il blasone deiNobili <strong>Cazzago</strong>.Interessante anche la storiadella ban<strong>di</strong>era bianca e la scaladei Nobili Calini, e il bandatodei Nobili Bornati.Quanta storia è raccolta in questoblasone! È la storia <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong><strong>San</strong> <strong>Martino</strong>, <strong>di</strong> Bornato e <strong>di</strong>Calino, tre comunità un tempoben <strong>di</strong>stinte fino alla loro unioneavvenuta con il Regio decreto n.2018 del 18 ottobre del 1927.Quale il percorso seguito perraccontare questa storia? Quello11


classico delle fonti tratte dagli archivi. In questo caso quelle provenienti dall’archiviocomunale ed altri privati. Grande è stata la mia sorpresa nell’apprendere chel’archivio comunale <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong> andò totalmente <strong>di</strong>strutto nel 1944 acausa <strong>di</strong> un furioso incen<strong>di</strong>o! Quasi totalmente <strong>di</strong>strutto. Infatti, si salvarono dall’incen<strong>di</strong>osolo alcuni faldoni. Ironia della sorte, rimasero intatti proprio quelli checontenevano alcuni preziosi documenti inerenti alle pratiche che furono, a suotempo, istruite dall’amministrazione comunale per avere il sospirato decreto presidenziale<strong>di</strong> riconoscimento dello stemma e del gonfalone. Riconoscimento, comevedremo, mai concesso.An<strong>di</strong>amo con or<strong>di</strong>ne. Correva l’anno 1932 – X° anno dell’era fascista - il podestàdottor Filarete Minelli, assistito dal segretario comunale Giuseppe Orizio, decideche è giunta l’ora che il comune <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong> abbia il suo stemma.Il verbale <strong>di</strong> deliberazione stilato per l’occasione è in verità molto contorto. Si afferma,infatti, che in precedenza i tre paesi non avevano uno stemma proprio, salvopoi smentirsi più avanti affermando che Bornato lo stemma lo aveva. Ma tant’è. Ildocumento è, in ogni caso, interessante.Il documento con il quale si delibera <strong>di</strong> adottare lo stemma.Sottolineato in rosso, nella seconda pagina, l’affermazione che Bornato aveva un suo stemma!12


In data 10 maggio dello stesso anno, il bozzetto e la lettera d'accompagnamentosono spe<strong>di</strong>ti alla Regia Consulta Aral<strong>di</strong>ca presso la Presidenza del Consiglio deiMinistri.La lettera d'accompagnamento e il bozzetto del nuovo stemma.Come si può notare lo stemma è <strong>di</strong>viso in tre parti, ed è il connubio degli stemmidelle famiglie che hanno dato il nome ai tre paesi franciacortini: la famiglia deinobili <strong>Cazzago</strong> per <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong>, i nobili Bornati per la frazione <strong>di</strong> Bornatoe i nobili Calini per la frazione <strong>di</strong> Calino.I Nobili <strong>Cazzago</strong>, poi Bettoni <strong>Cazzago</strong>, hanno una storia lunga e complicata.Basterebbe stu<strong>di</strong>are l’albero genealogico (inizio nel 1200) che appare su una paretedella Villa Bettoni <strong>Cazzago</strong> a <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong>, per scoprire che durante isecoli, le famiglie <strong>Cazzago</strong> e Calini si sono imparentate, dando così origine a <strong>di</strong>versistemmi aral<strong>di</strong>ci.Per questioni <strong>di</strong> spazio mi limiterò a riprodurre fotograficamente l’albero genealogiconel suo insieme, e i due stemmi riprodotti che sono oggetto <strong>di</strong> questa ricerca.13


Particolare. Lo stemma dei Nobili Bettoni - <strong>Cazzago</strong>.La bella riproduzione dell’albero genealogico dellafamiglia Bettoni <strong>Cazzago</strong>, posto su una parete all’internodella Villa Bettoni <strong>Cazzago</strong> – già <strong>Cazzago</strong> – sec. XVIII°.Particolare. Lo stemma dei Nobili <strong>Cazzago</strong> effigiatosull’albero genealogico all’inizio del 1200.Nell’albero genealogico possiamo ben ammirare lo stemma dei <strong>Cazzago</strong>, con illeone dalla testa gigliata, su fondo azzurro e non rosso come lo propone lo Spreti.Il particolare <strong>di</strong> due stemmi dei Nobili Calini e <strong>Cazzago</strong> tratti dell’albero genealogico sito a Villa Bettoni <strong>Cazzago</strong> che,con lo stemma dei Bornati, formano l’attuale stemma <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong>.14


LE TRE FIGURAZIONI<strong>DELLO</strong> <strong>STEMMA</strong>LO <strong>STEMMA</strong> DEINOBILI CAZZAGOUn leone con la testa gigliata posto in una grande stella, contornata da altre 8 stellea sei punte è lo stemma dei nobili <strong>Cazzago</strong>. Curiosamente lo Spreti ignora le 8stelle a 6 punte poste a raggiera intorno al leone. Difficile poi capire il perché <strong>di</strong>questo leone con la testa gigliata. Occorrerebbe uno stu<strong>di</strong>o ben più approfon<strong>di</strong>toper tentare d'intuirne il significato.Lo Stemma dei <strong>Cazzago</strong> tratto dalla Enciclope<strong>di</strong>aStorico-Nobiliare Italiana <strong>di</strong> Vittorio Spreti.Blasonatura: “D’azzurro ad una grande stella d’oro <strong>di</strong> 6 raggi,caricata nel centro della metà inferiore <strong>di</strong> una figura, metà gigliometà leone, rivoltato, <strong>di</strong> rosso.”Strano poi che Vittorio Spreti parli <strong>di</strong> una stella a 6 raggi, mentre sullo stemma dei<strong>Cazzago</strong> fin dal 1200 la stessa ha 8 punte. Di certo, ma non ricordo quale, assomigliaad uno stemma civico del Nord Europa nel quale appare un leone decapitatoe sanguinante, con tre fiotti, i quali prendono la forma simile ai classici tre petalidel giglio aral<strong>di</strong>co. Di sicuro, contrariamente ad alcune raffigurazioni nelle quali illeone appare aral<strong>di</strong>camente rivoltato a sinistra, non ci sono dubbi che sia nell’alberogenealogico a Villa Bettoni <strong>Cazzago</strong> che sul frontale della villa stessa, il leoneè aral<strong>di</strong>camente rivoltato a destra.15


Per capire la <strong>di</strong>stinzione tra sinistra e destra aral<strong>di</strong>ca, ve<strong>di</strong> il Piccolo DizionarioAral<strong>di</strong>co in fondo alla pubblicazione. La <strong>di</strong>fferenza tra un leone rivoltato a sinistrao a destra? L’aral<strong>di</strong>ca non è una scienza esatta. In verità come tutte le scienze…Comunque, secondo una corrente <strong>di</strong> pensiero, il <strong>di</strong>scorso vale per tutte le figureasimmetriche (come il leone), queste dovrebbero essere effigiate aral<strong>di</strong>camente inmodo da “guardare” nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> colui che imbraccia lo stemma, ovveroverso l’antagonista, dunque a sinistra <strong>di</strong> chi guarda e, <strong>di</strong> conseguenza, aral<strong>di</strong>camentea destra.Lo stemma dei Nobili <strong>Cazzago</strong> sul frontale <strong>di</strong> Palazzo Bettoni-<strong>Cazzago</strong>a <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong>. Notare la stella a 8 punte.Se rivoltato aral<strong>di</strong>camente a sinistra, dunque senza guardare il nemico e porgendole spalle, il significato è <strong>di</strong>verso. Pare, infatti, che nel me<strong>di</strong>oevo avesse il significato<strong>di</strong> fellonia. Ergo… Ecco perché è più facile trovare la figura <strong>di</strong> un animalerivolto aral<strong>di</strong>camente verso destra invece che a sinistra.16


LO <strong>STEMMA</strong> DEINOBILI CALINIUna scala ed una ban<strong>di</strong>era è l’altra figura che appare nello stemma <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong><strong>San</strong> <strong>Martino</strong>. È lo stemma dei Nobili Calini.Lo Stemma dei Nobli Calini tratto dalla Enciclope<strong>di</strong>aStorico-Nobiliare Italiana <strong>di</strong> Vittorio Spreti, pag. 246.Blasonatura: “D’azzurro alla scala a pioli al naturale, postain sbarra, con la ban<strong>di</strong>era svolazzante d’argento, frangiatad’oro e astata al naturale, posta in palo e attraversante”.Lo stemma <strong>di</strong> mons. Muzio Pietro Calini, arcivescovo <strong>di</strong> Zara.Figlio del Conte Alvise e <strong>di</strong> Antonia Ducco, fu il primogenito <strong>di</strong><strong>di</strong>eci figli. Contrariamente allo stemma della foto accanto, laban<strong>di</strong>era è bifida e svolazzante, aral<strong>di</strong>camente a destra.Qual’è la sua origine? La leggenda vuole che un capitano crociato, al seguito dell’imperatoreCorrado (siamo nel 1148) <strong>di</strong> nome Gezio Calini, abbia partecipatoall’asse<strong>di</strong>o della città <strong>di</strong> Damasco. Costui, in spregio ad ogni pericolo, salì sullemura con l’aiuto <strong>di</strong> una scala, piantò l’asta e tolse una ban<strong>di</strong>era nemica. Nonostantefosse rimasto solo e ferito, riuscì a ri<strong>di</strong>scendere fra i suoi soldati, portando con sésia la ban<strong>di</strong>era che la scala. L’imperatore, colpito dal suo coraggio, concesse <strong>di</strong> fregiareil suo scudo con l’arma <strong>di</strong> una scala d’oro e una ban<strong>di</strong>era bianca in campoazzurro. Gli elementi dello stemma dei Calini appaiono anche nelle armi <strong>di</strong> monsignorMuzio Pietro Calini e del car<strong>di</strong>nale Ludovico Calini. Il primo fu arcivescovo<strong>di</strong> Zara e partecipò alla XVII sessione del Concilio <strong>di</strong> Trento, convocato da PioIV con la bolla “Ad Ecclesiae regimen” del 2 <strong>di</strong>cembre del 1560. Nato intorno al1525, morì a Terni il 6 aprile del 1570. Il secondo fu creato e pubblicato car<strong>di</strong>naleda papa Clemente XIII il 26 settembre del 1766. Patriarca <strong>di</strong> Antiochia, morì aBrescia il 9 <strong>di</strong>cembre del 1782.17


LO <strong>STEMMA</strong> DEINOBILI BORNATIDal verbale della delibera del 6 maggio 1932: “La famiglia dei nobili Bornatiaveva lo stemma formato da striscia azzurra in campo bianco, stemma adottatodal soppresso comune <strong>di</strong> Bornato, che vi aggiunse il motto “Pagus Inde Plebs” perchél’antica parte <strong>di</strong> Bornato era villaggio romano…”.In verità il comune <strong>di</strong> Bornato non ebbe mai nessuno stemma riconosciuto.Arricchì sicuramente la sua carta da lettera con uno scudo <strong>di</strong> colore verde, che sirappresenta graficamente nell’arme con linee <strong>di</strong>agonali aral<strong>di</strong>camente da destra asinistra, attraversato da una banda d’argento con la scritta “PAGUS inde PLEBS”,ma senza che lo stesso scudo fosse cimato da una corona, e arricchito dagli elementidecorativi come i due rami posti in decusse sotto lo scudo (uno <strong>di</strong> quercia euno d’alloro entrambi onusti <strong>di</strong> frutti), legati da un nastro con i colori nazionalibianco, rosso e verde.Lettera inviata dal sindaco <strong>di</strong> Bornato all’Ispettore delle Regie Poste <strong>di</strong> Brescia, in data 11 novembre 1924.In alto a sinistra lo scudo <strong>di</strong> colore verde, con banda d’argento e la scritta: “Pagus Inde Plebs”.18


Lo scudo è <strong>di</strong> colore verde poiché graficamente il verde si rappresenta nell’armecon linee <strong>di</strong>agonali da destra a sinistra in senso aral<strong>di</strong>co (ve<strong>di</strong> Piccolo DizionarioAral<strong>di</strong>co).In verità lo stemma dei Nobili Bornati è un bandato, ovvero uno scudo copertoda 6 bande alternate ciascuno da uno smalto <strong>di</strong>fferente tra loro. In questo caso <strong>di</strong>bianco (o d’argento) e <strong>di</strong> azzurro.Tra le decorazioni nella sala al piano terra <strong>di</strong> Villa Bornati (sec. XV°), a Bornato, ecco effigiato lo stemma dei Nobili Bornatinel più classico dei bandati alternati (3,3) <strong>di</strong> azzurro e bianco.A Palazzo Secco d’Aragona (sec. XVI°), sempre a Bornato, curiosamente il colorebianco (o argento) lo troviamo sì nello stemma dei Bornati-Martinengo, accantoa due cariati<strong>di</strong> e due finte colonne con capitelli corinzi rinascimentali, propriosopra il camino, mentre più alto ecco apparire lo stemma dei Nobili Bornati in unbandato azzurro e oro.19


Nella sala detta “Delle Colonne” ecco due stemmi dei Nobili Bornati. In particolare notare, appena sopra il camino,gli stemmi accollati dei Bornati e dei Martinengo. Più in alto lo stemma dei Bornati in azzurro-oro.Particolare importante. Nell’attuale stemma del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong>, lostemma dei Nobili Bornati non è corretto. Infatti, invece delle tre bande azzurre, alternatealle bande color bianco (o argento), le azzure sono in numero <strong>di</strong> quattro!20


LA CURIOSA STORIA DELMANCATO RICONOSCIMENTOCome già appurato, il 6 maggio del 1932 il podestà dottor Filarete Minelli firmail verbale <strong>di</strong> deliberazione per ottenere lo stemma e il 10 maggio dello stesso annoinvia alla Consulta Aral<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> Roma il bozzetto del nuovo stemma. Non risulta cheda Roma sia arrivata risposta alcuna. Tanto è vero che Ajmo Maggi, che il 5 febbraiodel 1939 aveva assunto la carica <strong>di</strong> Commissario Prefettizio del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong><strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong>, in data 17 ottobre 1940, invia due lettere a Roma. Una è intestata“All’Ecc. IL CAPO DEL GOVERNO –PRIMO MINISTRO – SEGRETARIO DISTATO – PRESIDENTE DELLA R. CONSUL-TA <strong>ARALDICA</strong>”, ovvero Benito Mussolini,nella quale chiede <strong>di</strong> ottenere laconcessione dello stemma e del gonfaloneprogettati, nonché l’ambita concessionedel “CAPO DEL LITTORIO”.Le lettere in<strong>di</strong>rizzate a Vittorio Emanuele III e a Benito Mussolini.Entrambe le missive portano la data del 17 ottobre 1940 e la stessa località <strong>di</strong> partenza: Padova.21


Porta la stessa data anche la letterain<strong>di</strong>rizzata alla Maestà del Re Imperatore,presso S.E. Il Capo del Governo,ecc. Benito Mussolini, sempre da partedel Commissario Prefettizio AjmoMaggi. Sono tutte e due dello stessotenore. Curiosamente entrambe le missive,oltre la stessa data portano comeluogo <strong>di</strong> invio la stessa città: Padova!Perché le lettere portano come luogo<strong>di</strong> spe<strong>di</strong>zione la città veneta? Perché lapratica per il riconoscimento dellostemma e del gonfalone comunale fuaffidata allo Stu<strong>di</strong>o Aral<strong>di</strong>co <strong>di</strong>Consulenza Legale Nobiliare <strong>di</strong>Padova.Lo conferma questa lettera inviata dalCommissario Prefettizio del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong><strong>Cazzago</strong> allo Stu<strong>di</strong>o Aral<strong>di</strong>co patavinoin data 1 novembre del 1940. La pratica,invece, come da prassi doveva esseresvolta attraverso la Prefettura!Particolare curioso. In entrambe lelettere si chiede l’ambita concessionedel “Capo del Littorio”. Con il decreto n.1440 del 12 ottobre 1933 (anno XI° dell’era fascista) fu istituito il Capo del Littorio“… determinato nella sua figurazione aral<strong>di</strong>ca dall’illustrazione unita al presentedecreto…”Ecco la blasonatura del Capo del Littorio: “Di rosso(porpora) al fascio Littorio d’oro circondato da duerami <strong>di</strong> quercia e d’alloro, annodati da un nastro daicolori nazionali”. L’art. 2 del decreto recita così:“L’emblema del Fascio Littorio usato, a norma delle<strong>di</strong>sposizione vigenti, dalle Province, dai Comuni,dalle Congregazioni <strong>di</strong> carità, e dagli Enti parastataliautorizzati a fregiarsene, dovrà essere <strong>di</strong>spostonegli stemmi <strong>di</strong> legittimo possesso inscritti nei libriaral<strong>di</strong>ci del Regno, nella forma delle figura aral<strong>di</strong>caIl nuovo scudo con il Capo del Littoriosecondo il nuovo decreto del 12 ottobre1933 (anno XI° dell’era fascista)La lettera inviata alla Stu<strong>di</strong>o Aral<strong>di</strong>co<strong>di</strong> Consulenza Legale Nobiliare <strong>di</strong> Padova.Particolare importante. In alto a destra, in mancanzadello stemma del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong> e delFascio Littorio, ecco apparire lo stemma del Regno,ovvero dei Savoia.del Capo.” Il decreto porta la firma <strong>di</strong> VittorioEmanuele III ed è controfirmato da Benito Mussolini.22


Non era, dunque, necessario chiedere l’ambita concessione del “Capo delLittorio”. Lo imponeva il decreto! Anche perché, in mancanza dello stemma, ilcomune <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong> sulla carta da lettera intestata apponeva in alto asinistra non il Capo ma il Fascio del Littorio fin dal 1936!Una lettera datata 4 marzo 1936con in alto a sinistra il simbolodel fascio littorio.Le due lettere erano sicuramente accompagnate dai documenti giustificativi. Traquesti i bozzetti dello stemma e del gonfalone.I bozzetti a colori inviati alla Regia Consulta Aral<strong>di</strong>ca per ottenere la concessione dello stemma e del gonfalone.Particolare importante: in alto a destra dello stemma comunale appare una data “impossibile”: 25-6-56.23


Come si può notare dai bozzetti, nel Capo ecco il Fascio Littorio. Non solo. Manelle bozze inviate alla Regia Consulta Aral<strong>di</strong>ca nel 1932, nello stemma troviamo unsolo elemento che fa riferimento ad uno stemma dei tre nobili della zona: quellodei Bornati con le tre bande azzurre e tre d’argento. Un castello e due spade incrociatesono gli altri due elementi del blasone. C’è un altro particolare invero curiosoe strano. In alto a destra del bozzetto, riferito allo stemma comunale, c’è unadata: 25.6.56! Perché questa data? Ne parliamo più avanti.Dai documenti trovati nell’archivio comunale non ci risulta sia pervenuta da Romaalcuna risposta in merito al riconoscimento dello stemma e del gonfalone. Lo possiamodedurre da una lettera datata 19 gennaio 1944 (XXII° dell’era fascista), delcomune <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong>. Infatti, in alto a sinistra ecco apparire uno scudocon tanto <strong>di</strong> Fascio Littorio nel Capo, ma senza nessun altro elemento nello stemma!Nella lettera in<strong>di</strong>rizzata All’EnteProvinciale <strong>di</strong> Assistenza Fascista,in alto a sinistra uno scudo connel Capo il Fascio Littorio, masenza nessun’altra raffigurazionenell’arme.Alla caduta del fascismo dalla carta da letteradel comune franciacortino, fu tolto anche loscudo.Ecco la nuova carta intestata del comune <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong>,senza lo scudo. La lettera porta la data del 23 marzo 1946.24


L’ULTIMO TENTATIVOTrascorrono gli anni del dopoguerra e sulla concessione dello stemma e del gonfalonetutto tace. Questo fino al 1956. In quegli anni a reggere la giunta <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong><strong>San</strong> <strong>Martino</strong> è il sindaco professor Agostino Orizio, <strong>di</strong>rettore d’orchestra <strong>di</strong> famainternazionale, nonche’ fondatore del Festival Internazionale PianisticoBrescia-Bergamo.L’autorizzazione concessa dai Calini al sindaco <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong> per l’inserimento dello stemma dei Calini nello stemma comunale.Notare la data: 8 settembre 1956.Il sindaco decide <strong>di</strong> riprendere in mano la questione dello stemma e del gonfaloneper avere, finalmente, il sospirato riconoscimento ufficiale. Per prima cosa ilsindaco chiede ai legittimi proprietari degli stemmi dei Nobili <strong>Cazzago</strong>, Calini eBornati l’autorizzazione a far uso dei loro blasoni da inserire nel nuovo stemmacomunale.25


Ottenute le autorizzazioni, sembra logico pensare che il sindaco abbia inviatoall’apposita Consulta Aral<strong>di</strong>ca presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri aRoma, la relativa domanda con allegata la bozza dello stemma e del gonfalone. Inverità negli archivi non c’è traccia della lettera, ma solo del bozzetto.Il bozzetto del nuovo stemma, probabilmente inviato alla Consulta Aral<strong>di</strong>ca insieme alla domanda.Guardando l’attuale stemma (non riconosciuto) del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong><strong>Martino</strong>, non dovrebbero esserci dubbi sulla perfetta somiglianza. A questo puntoperò rimane insoluto il mistero della data 25.5.56 che appare sui bozzetti, con tanto<strong>di</strong> Fascio Littorio nel Capo, inviati a Roma il 17 ottobre 1949 dal CommissarioPrefettizio Ajmo Maggi. Infatti, nella primavera-estate del 1956 il sindaco professorAgostino Orizio, dava inizio alle pratiche burocratiche per ottenere il riconoscimentodello stemma e del gonfalone. Sembrerebbe logico pensare, vista la data,che anche questi bozzetti siano stati inviati a Roma con la relativa pratica.26


Non rimaneva che far visita all’illustre professore per tentare <strong>di</strong> capirci qualcosa.In verità non è stato possibile <strong>di</strong>rimere la questione. Il professor Agostino Orizio,molto gentilmente, ci ha però mostrato un book <strong>di</strong> fotografie in bianco e nero inverointeressanti. Eccone tre assolutamente importanti per la nostra ricerca.Il sindaco <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong> professor Agostino Oriziofotografato accanto al gonfalone, al cui interno si può notareil nuovo stemma comunale.La fotografia ritrae il sindaco <strong>di</strong><strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong> accanto al gonfalonecon all’interno lo stemma delcomune. Era il giorno 25 settembre1956. Dunque una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong>giorni dopo il ricevimento dellalettera dei dottori G. Battista eGerolamo Calini, con la quale concedevanol’autorizzazione ad inserirelo scudo <strong>di</strong> famiglia nello stemma delcomune franciacortino. Lettera daallegare alla pratica da inviare aRoma per ottenere il sospirato riconoscimentodello stemma e del gonfalone.L’occasione dello scatto della fotografiaera la consacrazione dellacomunità <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong>,Bornato, Calino e Pedrocca alla“Maria <strong>San</strong>tissima”.La lapide ricordo dell’importante avvenimento.27


Tra gi invitati si può notare la presenza <strong>di</strong> un Principe della Chiesa: l’arcivescovometropolita <strong>di</strong> Genova il car<strong>di</strong>nale Giuseppe Siri.Il car<strong>di</strong>nale arcivescovo metropolita <strong>di</strong> Genova Giuseppe Siri, con accanto l’arcivescovo <strong>di</strong> Brescia monsignor Giacinto Tre<strong>di</strong>ci e il sindaco professor AgostinoOrizio, bene<strong>di</strong>ce il gonfalone del comune <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong>. Alle loro spalle ecco il gonfalone della città <strong>di</strong> Brescia.E’ <strong>di</strong>fficile pensare che in poche settimane la pratica possa essere stata istruita e<strong>di</strong>nviata a Roma per ottenere il legale riconoscimento. In archivio non c’è traccia <strong>di</strong>tutto ciò. Ammesso e non concesso che la stessa sia stata inviata all’Ufficio Aral<strong>di</strong>copresso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, in archivio non risulta alcun documento<strong>di</strong> risposta. Esattamente come avvenuto nei due precedenti tentativi.Di certo pochi mesi dopo, sulla carta intestata del comune <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong>faceva bella mostra <strong>di</strong> sé lo stemma che appariva al centro del gonfalone benedettodal porporato genovese!28


A BREVE IL RICONOSCIMENTO UFFICIALE?Porta la data del 16 gennaio 1957 questa lettera del comune<strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong>. In alto a sinistra il nuovo stemma comunale,che appare anche al centro del timbro.Sono ormai passati 50 annie lo stemma è rimasto immutato.Tre tentativi non sonobastati per ottenere il sospiratoriconoscimento dellostemma e del gonfalonecomunale.Ora il sindaco GiuseppeForesti ha deciso <strong>di</strong> ripresentare,con tutti i crismi dellalegalità, la relativa domandaal Presidente della Repubblicae al Presidente delConsiglio dei Ministri –Ufficio Aral<strong>di</strong>co – in Roma,per avere il sospirato riconoscimento.Lo stemma saràmesso a norma con unaoperazione <strong>di</strong> restyling.Il bandato dei NobiliBornati sarà a 6 bande (3,3)d’azzurro e d’argento e nona 7, e il nastro che racchiudela quercia e l’alloro sotto lapunta dello scudo avrà i trecolori della Repubblica,ovvero bianco, rosso everde.Con questa operazione il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong>, non appena ottenutoil riconoscimento ufficiale, sarà uno dei pochi comuni bresciani con lo stemma e<strong>di</strong>l gonfalone comunale a norma.Pare incre<strong>di</strong>bile, ma oltre i due terzi degli stemmi comunali della nostra provincianon sono a norma o non hanno avuto il necessario riconoscimento!29


PICCOLODIZIONARIO ARALDICOALBEROL’albero generico significa concor<strong>di</strong>a nella patria, nell’esercito e nella famiglia.Questo perché i rami provengono da un unico tronco.ALLOROÈ la più nobile delle figure vegetali usate nel blasone, poiché con l’alloro si coronavanoa Roma gli imperatori, i guerrieri trionfanti, i poeti ed i vincitori dei giochiOlimpici. È quasi sempre rappresentato onusto <strong>di</strong> frutti.ANIMALISono le figure più nobili del blasone. Il loro colore aral<strong>di</strong>co è il più possibile simileal loro colore naturale.AQUILACon il leone l’animale più nobile del blasone. Simboleggia la vittoria, la potenza,la prosperità. È anche il simbolo dell’impero.<strong>ARALDICA</strong>È la scienza che regola e governa la composizione degli stemmi.ARALDOFigura incaricata <strong>di</strong> regolare le feste cavalleresche e <strong>di</strong> annunciare i tornei me<strong>di</strong>oevali.ARGENTOSi rappresenta lasciando un bianco nel campo. È con l’oro uno dei due metalli usatiin aral<strong>di</strong>ca. Vuol rappresentare l’equità, la giustizia, l’innocenza, la purezza e l’amicizia.Fu il colore dei Guelfi.ARMALo scudo insieme alle pezze aral<strong>di</strong>che e agli smalti.31


AZZURROEssendo il colore del cielo simbolizza tutte le idee più alte: fermezza incorruttibilee la gloria. Cicerone si vestiva spesso d'azzurro per far comprendere che i suoipensieri erano alti. Eginardo lasciò scritto che Carlo Magno si vestiva alla francese,cioè con un saio azzurro. In Italia fu <strong>di</strong>stintivo dei Guelfi. Nello scudo graficamenteè in<strong>di</strong>cato con linee orizzontali.BANDASimbolo delle antiche famiglie guelfe, vuol anche rappresentare il Cavalierato o gli altigra<strong>di</strong> delle antiche milizie, la banda è una pezza onorevole. È posta in <strong>di</strong>agonale dalcantone superiore destro al cantone inferiore sinistro, e ne occupa quasi la terza parte.BANDIERAIn aral<strong>di</strong>ca nome generico con il quale si identifica lo stendardo, il pennone, il vessillo,l’orifiamma, il gonfalone, ecc.Porta i colori <strong>di</strong> una comunità, <strong>di</strong> una nazione, <strong>di</strong> un proprietario. Se posta nelloscudo significa conquista e giuris<strong>di</strong>zione sopra un preciso paese.BIANCOLo si sostituisce generalmente con l’argento. Si trovano <strong>di</strong> questo colore pezze aral<strong>di</strong>che,fiori, animali, ecc. Era il colore <strong>di</strong> parte Guelfa.BLASONEÈ la scienza che insegna a comprendere il significato delle armi nelle <strong>di</strong>verse figurearal<strong>di</strong>che, la proprietà, le leggi dell’aral<strong>di</strong>ca e la descrizione perfetta d'ogni arma.BLASONAREDescrivere le armi secondo i principi della scienza aral<strong>di</strong>ca, in<strong>di</strong>cando i colori e leposizioni delle pezze aral<strong>di</strong>che. Per blasonare un’arma s’incomincia a in<strong>di</strong>care ilcolore del campo dello scudo, poi si passa alle figure principali descrivendone losmalto, la loro posizione, il loro numero e quin<strong>di</strong> i loro attributi.CAMPOIl fondo dello scudo sul quale si <strong>di</strong>segnano le figure e le pezze.CAPOPezza onorevole <strong>di</strong> prim’or<strong>di</strong>ne che occupa la terza parte dello scudo. Simboleggial’elmo del cavaliere32


CIMATOMesso sulla cima.CIMIEROÈ una figura che cima l’elmo. Dello stesso è anche un importante ornamento, oltreche servire per ripararsi. Era spesso usato anche per far apparire più alta la staturadel cavaliere, e ispirare così terrore al nemico. Corna, penne, berrettoni, ban<strong>di</strong>ere,animali e quant’altro sono le figure più note dei cimieri.COLORII colori principali sono quattro: il rosso, l’azzurro, il verde, il nero. A questi siaggiungono tre secondari: il violaceo, o porpora, la carnagione ed il colore naturale.Il bianco e il giallo sono sostituiti dall’argento e dall’oro (denominati metalli),escluso quando le figure sono rappresentate al naturale, vale a <strong>di</strong>re con le tinte proprie.La tinta propria delle figure tratte dal corpo umano si chiama carnagione.Originale il sistema proposto perIL COLORE IL SUO TRATTEGGIOSia reso merito al francese Vulson de la Colombière che intorno al 1600 propose <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduarei colori me<strong>di</strong>ante il tratteggio. Ottima intuizione! Ma fu un gesuita italiano che per primo nefece uso nel suo fondamentale libro “Tesserae gentilitiae ex legibus fecialium descriptae”,pubblicata a Roma nel 1637. Il suo nome? Padre Silvestro da Pietrasanta. Geniale il suo sistema.Eccolo in breve.OROMETALLIARGENTOprimo dal francese Vulson de laColombière, intorno al 1600, per in<strong>di</strong>viduarei <strong>di</strong>versi colori con specialitratteggi. Fu però Padre Silvestro daPietrasanta a renderlo operativo pubblicandoloa Roma nel 1637.COLORIROSSO AZZURRO VERDENEROPORPORAUn libero rifacimento del sistema, proposto da Vulson de laColombière e attuato da Padre Silvestro da Pietrasanta,sull’in<strong>di</strong>viduazione del colore tramite il tratteggioCORONAClassico ornamento <strong>di</strong> forma circolare<strong>di</strong> metallo, fiori o foglie, che si porta alcollo o sul capo. Si porta come decorazione,nelle feste o nei funerali, alvalor militare o al merito civile. In aral<strong>di</strong>cale corone in<strong>di</strong>cano il grado <strong>di</strong>nobiltà. Si pongono sopra lo scudo oin cima dell’elmo.DECUSSEUna pezza aral<strong>di</strong>ca formata dallasovrapposizione della banda e dellasbarra.33


DECUSSATADicesi la croce <strong>di</strong> <strong>San</strong>t’Andrea e le pezze poste in quella posizione.DESTRALa destra <strong>di</strong> uno scudo è quella posta a sinistra <strong>di</strong> chi lo guarda.FIGURE ARALDICHETutto ciò che si può mettere all’interno <strong>di</strong> uno scudo per formare uno stemma.GIGLIOSimbolo <strong>di</strong> potenza e sovranità, il giglio aral<strong>di</strong>co è sicuramente il più nobile deifiori.INQUARTATOQuando lo scudo è <strong>di</strong>viso in quattro parti uguali da due linee, una verticale e l’altraorizzontale, ambedue passanti per il centro dello scudo.LEONEÈ il più nobile animale del blasone. Simbolo per eccellenza per rappresentare laforza, la magnanimità, la grandezza, il comando e il coraggio.iverso dal corpo.METALLISono l’oro e l’argento.MOSTRUOSO“È un termine utilizzato in aral<strong>di</strong>ca per in<strong>di</strong>care animali o persone raffazzonate controla loro natura o chimeriche” (Antonio Manno).NEROÈ il simbolo della stabilità o costanza e del dolore. Non era <strong>di</strong> questo parere M.Antonio Ginnani che lo giu<strong>di</strong>cava il più ignobile dei colori perché gli ricordavale tenebre. Il nero fu introdotto dai cavalieri che portavano il lutto. Nell’arme si rappresentacon linee verticali e orizzontali sovrapposte.ONUSTO DI FRUTTIPianta o ramo con frutti.34


OROVuol significare la fede, la forza, la ricchezza,il comando, ecc. È sicuramente ilmetallo più nobile del blasone, nel qualesi rappresenta punteggiando sia le figureche il campo.LO SCUDO E LE SUE PARTIZIONIRicordato che il fondo dello scudo si <strong>di</strong>ce campo, e che se il campo è <strong>di</strong> un solosmalto lo scudo lo si denomina pieno, lo scudo stesso lo si può <strong>di</strong>videre con una opiù linee in più campi che prendono il nome <strong>di</strong> partizioni. Se è <strong>di</strong>viso da una lineachiaramente il campo sarà <strong>di</strong>viso in due parti. Se invece sono due, ecco che lo scudopotrà essere <strong>di</strong>viso in tre o quattro parti.Contrassegno le parti con le lettere dell’alfabeto. Questo per significare in qualeor<strong>di</strong>ne lo scudo va successivamente blasonato, ricordando una regola importante: inaral<strong>di</strong>ca la destra dello scudo è a sinistra <strong>di</strong> chi guarda, e viceversa.PARTIZIONI SEMPLICIPARTIZIONIFigura aral<strong>di</strong>ca che determina la <strong>di</strong>visionidello scudo secondo le <strong>di</strong>rezioni aral<strong>di</strong>che.PARTITOABTRONCATOABTRINCIATOBAPELLICCESono l’ermellino e il vajo. Valgono tantoquanto colore che come metallo.PEZZE ARALDICHEFigura aral<strong>di</strong>ca costituita da figure naturalie artificiali che sono state alteratedall’aral<strong>di</strong>ca.TAGLIATOABADDESTRATOSINISTRATOB AA BPORPORAI romani, in primis, utilizzarono la porporaUn esempio, tra i tanti, <strong>di</strong> come uno scudopuò essere <strong>di</strong>viso da una linea.come simbolo del potere, fregiando <strong>di</strong> drappi rossi i senatori (una striscia <strong>di</strong> porporasovrapposta alla tunica in<strong>di</strong>cava, se larga, - latus clavus – l’appartenenzaall’or<strong>di</strong>ne senatoriale), vestendo l’imperatore <strong>di</strong> tuniche interamente tinte <strong>di</strong> questocolore. È oggi il colore dei vestimenti dei car<strong>di</strong>nali. Graficamente il color porporasi rappresenta nell’arme con linee <strong>di</strong>agonali da sinistra a destra.QUERCIAÈ il simbolo <strong>di</strong> forza e potenza, nobiltà, animo forte, antico dominio. È quasi semprerappresentato onusto <strong>di</strong> frutti.ROSSOGraficamente si rappresenta con le linee perpen<strong>di</strong>colari. Questo colore appare inquasi il 70% degli stemmi italiani. Numerosi i suoi significati. Eccone alcuni: amoreverso Dio e verso il prossimo, generosità, grandezza, nobiltà, dominio, audacia evalore.35


SCALASecondo il Ginnani la scala rappresenta onori acquistati con fatica e <strong>di</strong>fficoltà, maanche una <strong>di</strong>gnità ottenuta o un’impresa riuscita.SCUDOÈ il fondo sul quale si <strong>di</strong>segnano le figure e le pezze aral<strong>di</strong>che.SINISTRALa sinistra <strong>di</strong> uno scudo è quella posta a destra <strong>di</strong> chi lo guarda.SMALTII metalli, i colori e le pellicce. In Italia spesso anche il campo <strong>di</strong> cielo.STELLALa stella è forse la figura più comune negli stemmi. Si possono trovare con 5, con6, con 8 raggi. Molto rara la stella con 16 punte. È il simbolo <strong>di</strong> chi aspira a cosesuperiori, ad azioni meritevoli. È anche simbolo <strong>di</strong> guida sicura verso il porto, siaspirituale che materiale. In aral<strong>di</strong>ca ecclesiastica rappresenta <strong>di</strong> solito la VergineMaria. Nello stemma dell’arcivescovo emerito <strong>di</strong> Siena monsignor GaetanoBonicelli, tre stelle a cinque punte poste nella pezza onorevole, rappresentano ilgrado <strong>di</strong> Generale <strong>di</strong> Corpo d’Armata, essendo stato Or<strong>di</strong>nario Militare d’Italia.<strong>STEMMA</strong>Dal latino stemma, ovvero corona, e dal greco stémma. Lo stemma è la raffigurazione<strong>di</strong> figure che costituiscono un contrassegno, ufficialmente riconosciuto, <strong>di</strong>una persona, <strong>di</strong> uno stato, <strong>di</strong> un ente, o <strong>di</strong> una famiglia.TIMBRAREPorre elmi, corone, cappelli e tocchi sullo scudo.VERDEÈ il colore che simboleggia la vittoria, l’onore, la cortesia, la civiltà, l’allegrezza, l’abbondanzae l’amicizia.Fu il colore dei Ghibellini. Rappresenta anche la speranza. Il motivo? Semplice.Perché allude ai campi primaverili <strong>di</strong> colore verde, appunto. Ciò fa sperare in unacopiosa messe. Graficamente il verde si rappresenta nell’arme con linee <strong>di</strong>agonalida destra a sinistra.36


BibliografiaAntiche Dimore – <strong>di</strong> Andy Secco d’Aragona - Gruppo Comunale “Emilio Pasini”.E<strong>di</strong>to dal <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Cazzago</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong> e con il patrocinio dell’assessorato alTurismo della Provincia <strong>di</strong> Brescia.Aral<strong>di</strong>ca – Guide Pratiche Mondadori – <strong>di</strong> Lorenzo Caratti <strong>di</strong> Valfrei – ArnaldoMondadori E<strong>di</strong>tore 1996.Archivio Storico della Provincia <strong>di</strong> Brescia – Brescia Via Romiglia.Brescia Documenti d’Archivio – Settimana Internazionale degli Archivi – 15-21 ottobre 1984. Archivio storico civico – Archivio <strong>di</strong> Stato – Archivio Vescovile.Società E<strong>di</strong>trice Vannini r.l. – Maggio 1985.Dizionario Aral<strong>di</strong>co – Hoepli ristampa anastatica 1999 – <strong>di</strong> Piero Guelfi Camaiani.Enciclope<strong>di</strong>a Storico-Nobiliare Italiana 1928-1936 <strong>di</strong> Vittorio Spreti – Ristampaanastatica, e<strong>di</strong>tore Arnaldo Forni. Bologna 1981.Lettere Conciliari (1561-1563) – <strong>di</strong> Muzio Calini (a cura <strong>di</strong> Alberto Marani) –Supplemento ai “Commentari Ateneo <strong>di</strong> Brescia” per il 1962 -. Tipolito FratelliGerol<strong>di</strong> – Brescia – 1963.Ricerca aral<strong>di</strong>ca dello stemma comunale <strong>di</strong> Castegnato (Bs) – <strong>di</strong> GiacomoDanesi – Stampato per conto del comune <strong>di</strong> Castegnato presso l’azienda graficadella Società E<strong>di</strong>trice Vannini (Gussago – Bs) maggio 2005.Ricerca aral<strong>di</strong>ca dello stemma della Provincia <strong>di</strong> Brescia - <strong>di</strong> GiacomoDanesi – Stampato per conto della Provincia <strong>di</strong> Brescia - Vice Presidenza -Assessorato alle Attività e Beni Culturali e alla valorizzazione delle IdentitàCulture e Lingue Locali presso l’azienda grafica della Società E<strong>di</strong>trice Vannini(Gussago – Bs) <strong>di</strong>cembre 2005.37


Lo Stemmario dei Comuni BrescianiGià pubblicati:Provincia <strong>di</strong> Brescia - <strong>di</strong>cembre 2005<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Borgosatollo - aprile 2006<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Castegnato - maggio 2005<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Ospitaletto - luglio 2005Di prossima pubblicazione:<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Adro<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> BioneGiacomo Danesi è nato nel lontano 1945, per caso, in uno sperduto paesino dellaCalabria da madre calabrese e da padre bresciano-bergamasco.Giornalista, ha collaborato con il quoti<strong>di</strong>ano Brescia Oggi e successivamente per 20anni come corrispondente per il quoti<strong>di</strong>ano Il Giorno. Ha <strong>di</strong>retto Ra<strong>di</strong>o NumberOne, il mensile Dentro Casa ed è stato <strong>di</strong>rettore e<strong>di</strong>toriale dell’E<strong>di</strong>nord <strong>di</strong> Bergamo.Ha pubblicato per la Redani E<strong>di</strong>trice “Il Nuovissimo Almanacco <strong>di</strong> Brescia eProvincia”; per le E<strong>di</strong>zioni “Joannes De Centris” <strong>di</strong> Bergamo il volume “Ci hannodetto” e per l’E<strong>di</strong>trice Vannini <strong>di</strong> Brescia “Occhielli – Titoli – Som(m)ari”, una ine<strong>di</strong>taraccolta <strong>di</strong> errori giornalistici.Nel 2004, e<strong>di</strong>to dall’Associazione Industriale <strong>di</strong> Brescia, ha raccolto e commentato,in un volume, una cinquantina <strong>di</strong> detti e proverbi <strong>di</strong>alettali attinenti all’industriabresciana. Nel 2005, per l’Amministrazione Provinciale <strong>di</strong> Brescia, ha dato alle stampeil volume: “Cöntem sö töt dall’A alla Z - Pensieri parole opere e... omissioni dellalingua bresciana”.Socio dell’Istituto Aral<strong>di</strong>co Genealogico Italiano, è ormai prossima la pubblicazionedel volume: “L’Aral<strong>di</strong>ca ecclesiastica da Leone XIII a Benedetto XVI”. È inpreparazione lo Stemmario Storico dei Comuni Bresciani.È <strong>di</strong>rettore responsabile del magazine La Gazzetta del Viaggiatore.Senza figli, sposato, vive nel bresciano e in giro per il mondo.Photo© Marisa Pagnoni - Cervinia 26-8-78

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