Il disagio degli adolescenti. Valutare gli interventi. Valutare le ... - IPRS
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La ricerca presentata in questo volume è stata realizzata, per conto del<br />
Ministero del lavoro e del<strong>le</strong> politiche sociali, dall’Istituto Psicoanalitico per <strong>le</strong><br />
Ricerche Sociali - I.P.R.S.<br />
<strong>Il</strong> coordinamento tecnico-scientifico è stato curato da Raffae<strong>le</strong> Braca<strong>le</strong>nti per<br />
l’I.P.R.S., da Vincenzo Di Felice e Patrizia De Felici per il Ministero del lavoro<br />
e del<strong>le</strong> politiche sociali.<br />
Per la realizzazione del progetto è stato costituito un team di ricerca diretto da Carmelo<br />
Sandomenico e composto da Giuseppe Allamprese, Arturo Casoni, Pietro De Santis,<br />
Stefano Guerra, Luisa Meloni per l’I.P.R.S., da Va<strong>le</strong>ria Biotti e Maria E<strong>le</strong>na Vito per il<br />
Ministero del Lavoro e del<strong>le</strong> politiche sociali. L’analisi statistica è stata curata da<br />
Fabrizio Farina e Pasqua<strong>le</strong> Gallo. Hanno collaborato Annarita Raschillà e Diana<br />
Tarsitano.<br />
La fase di raccolta dei dati si è avvalsa della fattiva collaborazione dei responsabili<br />
<strong>de<strong>gli</strong></strong> Assessorati Provinciali al<strong>le</strong> Politiche Sociali. In particolare, la realizzazione dei<br />
focus group in alcune realtà provinciali è stata resa possibi<strong>le</strong> dal prezioso lavoro<br />
organizzativo di:<br />
Beatrice Testa (Bergamo), Annalisa Furlan (Pordenone), Debora Labate (Torino), Anna<br />
Di Martino (Ca<strong>gli</strong>ari), Marcello Zecchino (Avellino).
IL DISAGIO DEGLI ADOLESCENTI:<br />
VALUTARE GLI INTERVENTI<br />
VALUTARE LE POLITICHE
Progetto editoria<strong>le</strong> Va<strong>le</strong>ria Biotti<br />
Progetto grafico Alberto Giuseppini<br />
Finito di stampare nel mese di gennaio 2006<br />
presso la tipografia CSR di Roma
Sommario<br />
Presentazione 9<br />
SEZIONE I<br />
INDICATORI DI DISAGIO IN ADOLESCENZA 11<br />
Introduzione 12<br />
INQUADRAMENTO TEORICO 19<br />
1. La “crisi” ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> 19<br />
2. Perché si parla di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> 26<br />
2.1 Comportamenti devianti 29<br />
2.2 Comportamenti a rischio 34<br />
I. Uso di sostanze psicotrope 35<br />
II. Comportamenti sessuali che esitano in effetti dannosi 37<br />
III. Condotte pericolose, a rischio di auto/etero <strong>le</strong>sività 37<br />
2.3 Comportamenti che denunciano difficoltà scolastiche 38<br />
2.4 Comportamenti che denunciano difficoltà di relazione 39<br />
3. Al<strong>le</strong> origini del <strong>disagio</strong>: i fattori di rischio 40<br />
3.1 <strong>Il</strong> contesto familiare 40<br />
3.2 <strong>Il</strong> contesto socio-ambienta<strong>le</strong> extrafamiliare 44<br />
3.3 La scuola 45<br />
3.4 <strong>Il</strong> gruppo dei pari 46<br />
3.5 L’immigrazione 47<br />
METODOLOGIA 49<br />
1. Procedura dell’ indagine 49<br />
2. Le fonti statistiche utilizzate 50<br />
3. L’unità territoria<strong>le</strong> di analisi: <strong>le</strong> Province 51<br />
4. Se<strong>le</strong>zione del<strong>le</strong> aree di indagine e <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori di <strong>disagio</strong> 52<br />
5. Analisi statistica 57<br />
RISULTATI DELL’INDAGINE 60<br />
Analisi in componenti principali 60<br />
1. Salute psichica 61<br />
2. Educazione e studio 64<br />
3. Devianza 67<br />
4. Fami<strong>gli</strong>a 70<br />
5. Minori stranieri 73<br />
Rappresentazione Sintetica del Disagio Ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> nel<strong>le</strong> Province Italiane 76
Cluster Analysis 81<br />
Cluster 1. ll <strong>disagio</strong> del progresso rapido 82<br />
Cluster 2. <strong>Il</strong> nuovo <strong>disagio</strong> “al femmini<strong>le</strong>” 86<br />
Cluster 3. La fami<strong>gli</strong>a disagiata 90<br />
Cluster 4. I drop out del<strong>le</strong> iso<strong>le</strong> 94<br />
Cluster 5. La provincia del ma<strong>le</strong>ssere da inerzia 98<br />
Cluster 6. Le metropoli della devianza 101<br />
CONCLUSIONI 106<br />
SEZIONE II<br />
L’INDAGINE PRESSO GLI ASSESSORATI PROVINCIALI ALLE POLITICHE<br />
SOCIALI 111<br />
OBIETTIVI E METODOLOGIA 112<br />
1. Introduzione 112<br />
2. Gli obiettivi 112<br />
3. Lo strumento d’indagine: il questionario per <strong>gli</strong> assessorati provinciali al<strong>le</strong><br />
politiche sociali 113<br />
DESCRIZIONE DEL QUESTIONARIO PER GLI ASSESSORATI PROVINCIALI ALLE<br />
POLITICHE SOCIALI 113<br />
RISULTATI DELL’INDAGINE 115<br />
1. <strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> in ambito provincia<strong>le</strong> 115<br />
1.1 Percezione della ri<strong>le</strong>vanza del<strong>le</strong> manifestazioni di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>. 115<br />
1.2 Possesso di dati relativi al<strong>le</strong> manifestazioni di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> 118<br />
2. La <strong>le</strong>gge 328/00 e <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> 120<br />
3. La collaborazione interistituziona<strong>le</strong> 126<br />
4. La dimensione tecnico-professiona<strong>le</strong> 131<br />
4.1 Gli Uffici per <strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matiche minorili 131<br />
4.2 Gli Osservatori Provinciali 135<br />
4.3 I diversi modelli <strong>de<strong>gli</strong></strong> assetti organizzativi 137<br />
5. La governance del<strong>le</strong> politiche per l’ado<strong>le</strong>scenza 139<br />
5.1 Le reti territoriali 141<br />
6. Informazione e sensibilizzazione 145<br />
6.1 <strong>Il</strong> monitoraggio dei fenomeni 145<br />
6.2 Evoluzione del sistema informativo ed assetto organizzativo del<strong>le</strong> Province 146<br />
6.3 La diffusione del<strong>le</strong> informazioni 149<br />
7. Diritti di cittadinanza e partecipazione 151<br />
CONCLUSIONI 153<br />
MONOGRAFIE REGIONALI 159
SEZIONE III<br />
L’INDAGINE QUALITATIVA: I FOCUS GROUP 179<br />
OBIETTIVI E METODOLOGIA 180<br />
1. Gli obiettivi dell’ indagine qualitativa 180<br />
2. Identificazione del<strong>le</strong> province rappresentative (Casi Studio) 181<br />
3. Lo strumento d’indagine: caratteristiche tecniche e contenuti dei Focus Group 182<br />
SINTESI DEI RISULTATI 183<br />
1. Le “due Italie” del <strong>disagio</strong> 184<br />
1.1 <strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> del<strong>le</strong> ragazze, la femminilizzazione della devianza, il ‘bullismo’ al femmini<strong>le</strong> 184<br />
1.2 L’impatto dell’immigrazione stabilizzata, la “seconda generazione” 185<br />
1.3 La devianza, in gran parte sommersa 187<br />
1.4 <strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> scolastico, la demotivazione allo studio 189<br />
2. La morfologia del <strong>disagio</strong> <strong>le</strong>gata alla morfologia del territorio 190<br />
3. Disagio della normalità, <strong>disagio</strong> della modernità 192<br />
4. Gli adulti, la fami<strong>gli</strong>a 196<br />
5. Le istituzioni: “riusciamo a creare dei luoghi che producano pensieri?” 197<br />
6. Le reti territoriali sull’ado<strong>le</strong>scenza 199<br />
7. Gli <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> come indicatori di <strong>disagio</strong> socia<strong>le</strong> 203<br />
CONCLUSIONI 205<br />
I partecipanti ai Focus Group 208<br />
Bibliografia 211
Presentazione<br />
La recente attenzione al<strong>le</strong> politiche per l’infanzia e l’ado<strong>le</strong>scenza rinvia ad<br />
un’esperienza ancora giovane nell’area della progettazione e valutazione <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
<strong>interventi</strong> e ad una scarna eredità sul piano informativo e statistico. D’altro<br />
canto l’ancor più giovane esperienza della <strong>le</strong>gge 328/2000 e il suo ruolo<br />
omogeneizzante <strong>le</strong> politiche sociali di un territorio richiedono un atteggiamento<br />
di ricerca che guardi ai diversi livelli implicati nell’azione: il livello centra<strong>le</strong>; il<br />
livello regiona<strong>le</strong>, che ha funzioni di governo del processo; il livello provincia<strong>le</strong><br />
che ha funzioni di coordinamento e raccordo informativo; il livello territoria<strong>le</strong>,<br />
che ha funzioni di progettazione, programmazione e gestione dei piani<br />
territoriali.<br />
Obiettivo della ricerca “<strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>: valutare <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong>,<br />
valutare <strong>le</strong> politiche”, commissionata all’Istituto Psicoanalitico per <strong>le</strong> Ricerche<br />
Sociali (I.P.R.S.) dal Ministero del Lavoro e del<strong>le</strong> Politiche Sociali – Direzione<br />
Genera<strong>le</strong> per la Gestione del Fondo Naziona<strong>le</strong> per <strong>le</strong> Politiche Sociali e<br />
Monitoraggio della Spesa Socia<strong>le</strong>, è costruire una mappa territoria<strong>le</strong> del <strong>disagio</strong><br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, analizzando al contempo <strong>le</strong> politiche per l’ado<strong>le</strong>scenza attuate<br />
ne<strong>gli</strong> ambiti provinciali.<br />
La ricerca guarda ad uno specifico segmento di prob<strong>le</strong>maticità - il <strong>disagio</strong><br />
<strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> - ed interviene ad un livello territoria<strong>le</strong> - l’ambito provincia<strong>le</strong> -<br />
che è parso essere quello più indicato per evitare eccessive generalizzazioni<br />
(livello regiona<strong>le</strong>) o segmentazioni (livello zona<strong>le</strong>).<br />
Inoltre, il livello provincia<strong>le</strong> appare adeguato rispetto a<strong>gli</strong> obiettivi<br />
conoscitivi, in virtù del<strong>le</strong> attribuzioni previste dalla <strong>le</strong>gge 328/2000. Al<strong>le</strong> Province<br />
è infatti dedicato l’art. 7 che non attribuisce ad esse funzioni di governo, ma<br />
piuttosto un compito genera<strong>le</strong> di concorso e supporto sul piano conoscitivo,<br />
formativo e programmatorio.<br />
L’indagine è stata realizzata mediante tre distinte azioni di ricerca:<br />
1. monitoraggio del<strong>le</strong> forme di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> nel<strong>le</strong> province italiane,<br />
svolta sulla base di dati istituzionali recenti e aggiornati.<br />
Attraverso questa azione di monitoraggio ci si è proposto di analizzare il<br />
fenomeno del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> sia in termini quantitativi sia in termini<br />
qualitativi. <strong>Il</strong> concetto di <strong>disagio</strong> su cui <strong>le</strong> politiche giovanili tendono a lavorare<br />
non rimanda ad una condizione precisa o all’assunzione di comportamenti<br />
“devianti”, pur a volte includendoli, ma identifica un insieme molto più ampio di<br />
condizioni e condotte, che comprende sia differenti forme di ma<strong>le</strong>ssere<br />
psicologico, sia situazioni di marginalità socia<strong>le</strong> e cultura<strong>le</strong>. Ne consegue che la<br />
costruzione di una mappa del <strong>disagio</strong> deve fondarsi sulla raccolta di dati diversi,<br />
che rendano la multidimensionalità del fenomeno. Ci si è di conseguenza mossi<br />
a partire da una rassegna ad ampio raggio sulla <strong>le</strong>tteratura al riguardo; per<br />
9
passare poi all’identificazione e se<strong>le</strong>zione di indicatori statistici efficaci; e quindi<br />
alla loro elaborazione statistica.<br />
2. valutazione del<strong>le</strong> risorse territoriali rispetto al<strong>le</strong> politiche per l’ado<strong>le</strong>scenza,<br />
alla imp<strong>le</strong>mentazione di reti territoriali di intervento e alla gestione del<br />
sistema informativo, mediante somministrazione di un questionario a<strong>gli</strong><br />
Assessorati Provinciali al<strong>le</strong> Politiche Sociali.<br />
Appariva indispensabi<strong>le</strong>, per una coerente contestualizzazione del <strong>disagio</strong>,<br />
racco<strong>gli</strong>ere indicatori rispetto al<strong>le</strong> politiche per l’ado<strong>le</strong>scenza messe in atto da<strong>gli</strong><br />
attori istituzionali, nonché rispetto al<strong>le</strong> forme di solidarietà e partecipazione che<br />
il tessuto socia<strong>le</strong> nel suo comp<strong>le</strong>sso a livello loca<strong>le</strong> esprime. È evidente, infatti,<br />
come il <strong>disagio</strong> sia un fenomeno dinamico e al contempo una condizione di<br />
sofferenza individua<strong>le</strong> e socia<strong>le</strong> che acquisisce valore diverso a seconda della<br />
realtà territoria<strong>le</strong> nella qua<strong>le</strong> esso si manifesta: <strong>le</strong> risorse della comunità in cui il<br />
<strong>disagio</strong> si manifesta costituiscono un indice fondamenta<strong>le</strong> per capire il <strong>disagio</strong><br />
medesimo e per ponderare il valore da attribuir<strong>gli</strong>.<br />
In particolare, questa azione di ricerca era focalizzata sul ruolo del<strong>le</strong><br />
Province all’interno del<strong>le</strong> reti territoriali di intervento.<br />
3. approfondimento qualitativo attraverso la realizzazione di Focus Group con<br />
testimoni privi<strong>le</strong>giati in otto contesti provinciali.<br />
<strong>Il</strong> lavoro svolto nella fase conclusiva del progetto di ricerca ha utilizzato lo<br />
strumento del Focus Group, applicato ad otto realtà provinciali che potessero<br />
essere assunte come “casi studio” paradigmatici, con lo scopo di verifica e<br />
approfondimento qualitativo dei risultati emersi dal<strong>le</strong> fasi precedenti della<br />
ricerca. Nei Focus Group si è cercato di “tipizzare” con più precisione e<br />
profondità <strong>le</strong> caratteristiche dei vari territori, attraverso il contributo diretto di<br />
testimoni privi<strong>le</strong>giati che esprimevano direttamente la loro visione del <strong>disagio</strong><br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> e del<strong>le</strong> politiche per d’ado<strong>le</strong>scenza nel loro territorio. Si è arrivati<br />
così alla creazione di casi studio particolarmente approfonditi, che talvolta<br />
hanno aperto nuove linee interpretative dei vari fenomeni locali.<br />
In questo report si illustrano i risultati del<strong>le</strong> singo<strong>le</strong> azioni di ricerca, riunite<br />
in un unico documento allo scopo di permettere una visione d’insieme che<br />
favorisca una sorta di sintesi del progetto d’indagine.<br />
La prima sezione è dedicata al lavoro su<strong>gli</strong> Indicatori di Disagio in<br />
Ado<strong>le</strong>scenza.<br />
Nella seconda vengono analizzati i risultati emersi dai Questionari proposti<br />
a tutti <strong>gli</strong> Assessorati Provinciali al<strong>le</strong> Politiche Sociali.<br />
Nella terza si presenta l’indagine di carattere qualitativo, condotta mediante<br />
i Focus Group.<br />
10
SEZIONE I<br />
INDICATORI DI DISAGIO IN ADOLESCENZA<br />
L’esistenza di una dinamica descrivibi<strong>le</strong> in termini di <strong>disagio</strong>, <strong>le</strong> cui modalità<br />
espressive appartengono all’ado<strong>le</strong>scenza/giovinezza, sembra indubitabi<strong>le</strong>. È possibi<strong>le</strong><br />
ri<strong>le</strong>vare, persino come dato transcultura<strong>le</strong>, che per i giovani il <strong>disagio</strong> - vissuto come<br />
momento di eroismo, trasgressione, atto di sfida e di ribellione alla conformità, visto<br />
come rischio voluto e con misurata incoscienza - entra, in un certo senso, a far parte<br />
addirittura del mito e proprio come ta<strong>le</strong> è ce<strong>le</strong>brato ed esaltato da tanta produzione<br />
artistica (<strong>le</strong>tteratura, cinema) soprattutto per i maschi. Nell’età ado<strong>le</strong>scente, il<br />
dinamismo del <strong>disagio</strong> dev’essere considerato quasi parte integrante del percorso di<br />
emancipazione e di autonomia dalla fami<strong>gli</strong>a d’origine, una sorta di scotto inevitabi<strong>le</strong><br />
per affrancarsi dalla dipendenza o per contrastare provocatoriamente chi la incarna o<br />
la rappresenta. In queste forme il <strong>disagio</strong> si presenta di non faci<strong>le</strong> <strong>le</strong>ttura, a causa della<br />
sua ambiguità. Come ogni trasgressione, esso esprime infatti, in modo esaltato ed<br />
esagerato, il desiderio/bisogno di sfidare la tradizione o di contrapporsi all’ordine<br />
costituito, non disgiunto però da quello, altrettanto intenso, di appartenervi, di esserne<br />
accolto e integrato. Questo spiega il perché, molto spesso, il <strong>disagio</strong> ricalchi, nel<strong>le</strong> sue<br />
manifestazioni più estreme, proprio i modelli a cui si contrappone e che intende<br />
distruggere o superare. 1<br />
1 Comitato Naziona<strong>le</strong> di Bioetica, <strong>Il</strong> suicidio <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> come prob<strong>le</strong>ma bioetico, 1999,<br />
pag. 45.
INTRODUZIONE<br />
Condurre una vita lunga e sana, essere istruito, avere accesso al<strong>le</strong> risorse<br />
necessarie per uno standard di vita dignitoso, prendere parte alla vita della<br />
comunità.<br />
Queste possono essere identificate come <strong>le</strong> categorie che esprimono il<br />
benessere di un soggetto. E quindi queste dovrebbero essere <strong>le</strong> idee alla base<br />
di un qualsivo<strong>gli</strong>a modello di sviluppo umano. 2<br />
In effetti, a ben pensare, queste idee sono vecchie almeno quanto<br />
Aristote<strong>le</strong>. <strong>Il</strong> filosofo greco riteneva che la ricchezza non è la merce che stiamo<br />
cercando, visto che essa è uti<strong>le</strong> solamente per qualche altro scopo. Allo stesso<br />
modo, Emmanuel Kant sosteneva che <strong>gli</strong> esseri umani dovrebbero essere<br />
sempre considerati come fini di per sé e mai come mezzi per altri fini. Idee simili<br />
sono state espresse da Adam Smith, Robert Malthus, John Stuart Mill, fino alla<br />
contemporanea rif<strong>le</strong>ssione della filosofia politica.<br />
<strong>Il</strong> Rapporto 2004 sullo sviluppo umano pubblicato dall’UNDP (United<br />
Nations Development Programme) si prefigge, come ogni anno, di disegnare<br />
una mappa mondia<strong>le</strong> che dia una visione in chiave statistica, la più veritiera<br />
possibi<strong>le</strong> per una realtà comp<strong>le</strong>ssa ed enorme come quella considerata, dello<br />
sviluppo nei vari paesi.<br />
A partire dal primo Rapporto sullo sviluppo umano del ’90, <strong>gli</strong> autori si sono<br />
mossi in una prospettiva che, comprensibilmente, non considera il reddito<br />
naziona<strong>le</strong> un indicatore sufficiente per determinare il benessere umano. La<br />
categoria sviluppo umano è ben più complicata e diffici<strong>le</strong> da determinare -<br />
specialmente a livello statistico - di un semplice quantum economico. Ciò non di<br />
meno, è l’unica via per evitare quell’infingimento che ha determinato la<br />
sovrapposizione tra il PIL pro capite di una nazione e il livello di benessere dei<br />
suoi cittadini.<br />
L’accettazione di una mission così ambiziosa - identificare l’ISU, Indice di<br />
Sviluppo Umano - è motivata dalla necessità sentita, a livello planetario, di<br />
avere <strong>de<strong>gli</strong></strong> “indicatori di benessere” che possano orientare <strong>le</strong> future politiche di<br />
progresso e di sviluppo umano. L’urgenza è quella di concentrarsi più<br />
nettamente sul benessere umano piuttosto che – o soltanto – sul reddito. “Le<br />
persone sono la vera ricchezza del<strong>le</strong> nazioni. Infatti, lo scopo fondamenta<strong>le</strong><br />
dello sviluppo è quello di espandere <strong>le</strong> libertà umane (…). E <strong>le</strong> persone sono sia<br />
i beneficiari di ta<strong>le</strong> sviluppo, sia i rappresentanti del progresso e del<br />
cambiamento che esso comporta”. 3<br />
In questa sede ci troviamo a doverci confrontare con un obiettivo<br />
sicuramente meno ambizioso del succitato rapporto dell’UNDP, per quello che<br />
2 Cfr. Sen A., Lo sviluppo è libertà, Mondadori 1999.<br />
3 UNDP, Lo sviluppo umano Rapporto 2004, Rosemberg & Sellier, Torino 2004, pag. 153.<br />
12
iguarda il territorio da analizzare statisticamente, ma ugualmente comp<strong>le</strong>sso<br />
riguardo all’oggetto da indagare. <strong>Il</strong> nostro obiettivo è analizzare e tentare di<br />
isolare alcuni indicatori che permettano una valutazione statistica del <strong>disagio</strong><br />
ne<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> italiani.<br />
Abbiamo preso <strong>le</strong> mosse dalla consultazione del Rapporto sullo sviluppo<br />
umano per ricevere insegnamenti da chi si è posto - da vertici e<strong>le</strong>vati e con<br />
strumenti di ri<strong>le</strong>vazione raffinati - di fronte alla possibilità di “ridurre” - pericolosa<br />
parola! - in termini statistici un quadro che si riferisce alla miracolosa<br />
comp<strong>le</strong>ssità umana.<br />
E per cercare di ridurre al minimo <strong>gli</strong> inevitabili errori<br />
Proviamo quindi a mettere a confronto i due compiti, il nostro con il loro,<br />
con tutta l’umiltà disponibi<strong>le</strong><br />
Se lì l’oggetto indagato è lo sviluppo umano – categoria “positiva”,<br />
progressiva, che riguarda tutti i membri di una nazione – qui l’oggetto da<br />
indagare è il <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> – categoria “negativa”, peggiorativa, e che<br />
riguarda una fascia soltanto della popolazione naziona<strong>le</strong>. Se lo sviluppo può<br />
essere assimilato a livello individua<strong>le</strong> con il benessere, così il <strong>disagio</strong> ci rinvia al<br />
ma<strong>le</strong>ssere. Nella prassi statistica più recente, per valutare il benessere si<br />
considerano anche <strong>gli</strong> indici di ma<strong>le</strong>ssere e viceversa.<br />
Starà quindi a noi riuscire a costruire <strong>de<strong>gli</strong></strong> indici rivelatori anche del<br />
benessere <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> per poter valutare il loro ma<strong>le</strong>ssere.<br />
Come si potrà discutere più ampiamente in seguito, la categoria<br />
“ado<strong>le</strong>scenza” ha contorni e limiti non universalmente definiti e riconoscibili, in<br />
quanto è “fase di passaggio” dell’esistenza: questione che pone prob<strong>le</strong>mi di<br />
individuazione dei dati, se non altro, di tipo statistico. È una fase transitoria<br />
dell’esistenza, circoscrivibi<strong>le</strong> entro un’età, per quanto variabi<strong>le</strong>, e questo ci<br />
obbliga a definirne <strong>le</strong> specificità, anche per differenza o contrapposizione<br />
rispetto al<strong>le</strong> altre età. Vi è la necessità, quindi, di “identificare” l’ado<strong>le</strong>scente,<br />
con <strong>le</strong> sue caratteristiche e <strong>le</strong> sue specificità.<br />
Inoltre, la categoria “<strong>disagio</strong>”, è anch’essa dal<strong>le</strong> mil<strong>le</strong> <strong>le</strong>tture e sfaccettature,<br />
in quanto si riferisce non solo a fatti evidenti e quindi identificabili con dati<br />
esteriori, pubblici, riducibili statisticamente, ma ad un’esperienza interiore,<br />
affettiva, sicuramente diffici<strong>le</strong> da essere quantificata. Inevitabilmente rinvia,<br />
almeno in parte, ad aspetti del cosiddetto ambito “patologico”, sia individua<strong>le</strong> sia<br />
socia<strong>le</strong>, e in particolare della psicopatologia.<br />
Ci dovremo confrontare quindi anche con questa caratterizzazione.<br />
Per avere soltanto un saggio della comp<strong>le</strong>ssità della materia, e <strong>de<strong>gli</strong></strong> aspetti<br />
dinamici, in continua evoluzione del fenomeno, possiamo dare uno sguardo a<br />
due esempi che ci vengono dalla <strong>le</strong>tteratura francese recente sui<br />
comportamenti giovanili, che segnalano fatti emergenti “imprevedibili”.<br />
Stéphanie Rubi, studiando i sistemi di comunicazione-interazione tra i<br />
giovani all’interno del<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong>, nei loro risvolti vio<strong>le</strong>nti, riconosce l’emergenza di<br />
13
“bande” di ragazze che si strutturano su una sorta di “<strong>le</strong>gge del più forte”, per<br />
l’ottenimento di una “reputazione d’onore”. Ci troviamo quindi a doverci<br />
confrontare con fenomeni di “mascolinizzazione vio<strong>le</strong>nta” dell’identità femmini<strong>le</strong>,<br />
ovvero di evidente “bullismo” al femmini<strong>le</strong>. 4 Isabel<strong>le</strong> Coutant, in conseguenza<br />
della “precarizzazione” del<strong>le</strong> classi popolari e della segregazione urbana,<br />
identifica l’emergenza e l’autonomizzazione della “cultura di strada” tra i giovani<br />
che non riescono ad ottenere un riconoscimento socia<strong>le</strong> dal mondo della<br />
fami<strong>gli</strong>a-scuola-lavoro. Questo fatto è a tutti evidente dall’emergenza dei “gerghi<br />
giovanili” che si caratterizzano quasi come linguaggi autonomi e non sempre<br />
comprensibili. Sempre di più, quindi, <strong>le</strong> culture giovanili divengono separate e<br />
autonome da quella <strong>de<strong>gli</strong></strong> adulti. 5<br />
Questi segnali ci invitano ad una rif<strong>le</strong>ssione sulla “imprevedibilità” del<strong>le</strong><br />
possibili rappresentazioni del mondo che <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> si portano dentro, e ad<br />
un’attenta indagine che possa esplorarne i contorni.<br />
<strong>Il</strong> concetto di <strong>disagio</strong> su cui <strong>le</strong> politiche giovanili tendono a lavorare non<br />
rimanda ad una condizione precisa o all’assunzione di comportamenti<br />
“devianti”, pur a volte includendoli, ma identifica un insieme di condizioni e<br />
condotte che implicano forme di ma<strong>le</strong>ssere socio-psicologico, comportamenti<br />
che pregiudicano la piena realizzazione del<strong>le</strong> condizioni del minore, situazioni di<br />
marginalità socia<strong>le</strong> e cultura<strong>le</strong>, condotte francamente devianti. Ne consegue<br />
che la costruzione di una mappa del <strong>disagio</strong> deve fondarsi sulla raccolta di dati<br />
diversi che rendano la multidimensionalità del fenomeno.<br />
La realizzabilità e applicabilità di un approccio multidimensiona<strong>le</strong> al <strong>disagio</strong><br />
sono principalmente <strong>le</strong>gate alla disponibilità, in buona misura, di dati istituzionali<br />
recenti ed aggiornati.<br />
La raccolta e l’organizzazione di questi dati, realizzata interrogando tutte <strong>le</strong><br />
fonti istituzionali e facendo riferimento al<strong>le</strong> ricerche più significative su questi<br />
fenomeni, avrà come obiettivo la definizione del<strong>le</strong> aree di criticità di ogni ambito<br />
territoria<strong>le</strong>.<br />
Un aspetto struttura<strong>le</strong> del nostro lavoro va tenuto presente fin da subito nel<br />
valutare la sua portata: lo scopo primario dell’indagine non è la valutazione del<br />
<strong>disagio</strong> giovani<strong>le</strong> ma l’individuazione di indicatori che siano in grado di<br />
rispecchiare, in modo sufficientemente adeguato, l’andamento del <strong>disagio</strong><br />
giovani<strong>le</strong> e che possano essere utilizzati da altri (in primo luogo da<strong>gli</strong> enti<br />
territoriali che mettono in atto <strong>le</strong> misure di tutela) per valutare l’efficacia dei<br />
propri <strong>interventi</strong>. Dunque non è strettamente necessario creare indicatori nuovi<br />
o “originali” - operazione quanto mai comp<strong>le</strong>ssa e decisamente sproporzionata<br />
al<strong>le</strong> risorse di cui la presente indagine dispone.<br />
4 Rubi S., Les “crapu<strong>le</strong>uses” des ado<strong>le</strong>scentes déviantes, PUF, Paris 2005. Si confronti anche,<br />
a proposito della realtà anglosassone: Putallaz M., Bierman K. L., Aggression, Antisocial<br />
Behavior and Vio<strong>le</strong>nce among Girls, Guilford 2005; Underwood M. K., Social Aggression among<br />
Girls, Guilford, 2005.<br />
5 Coutant I., Délit de jeunesse, La Découverte, Paris 2005.<br />
14
È invece opportuno:<br />
- individuare quali tra i moltissimi indicatori già disponibili - come si vedrà la<br />
<strong>le</strong>tteratura è ricchissima in tal senso - siano più utili ai fini dell’obiettivo primario<br />
dell’indagine e, a partire da essi,<br />
- costruire una rosa di indicatori opportunamente combinati, che venga in tal<br />
modo a configurare un “origina<strong>le</strong>” indicatore di processo, adeguato a segnalare<br />
<strong>le</strong> peculiarità a cui il fenomeno in oggetto dà luogo in ciascun contesto<br />
territoria<strong>le</strong>.<br />
La scelta metodologica di non racco<strong>gli</strong>ere dati “originali” - ad esempio<br />
costruendo un nostro questionario e somministrandolo ad una popolazione<br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> significativa - ma di utilizzare dati che ci vengono dal<strong>le</strong> sorgenti<br />
pre-esistenti (ISTAT, Istituto <strong>de<strong>gli</strong></strong> Innocenti, MIUR, ecc.) caratterizza questo<br />
lavoro. Ta<strong>le</strong> impostazione è nata non solo da ragioni di semplicità e agilità della<br />
prassi, ma dalla volontà di rendere i dati esistenti efficaci per una valutazione<br />
del fenomeno in questione, ovvero per dare ai “numeri” la va<strong>le</strong>nza interpretativa<br />
che li possa rendere euristicamente pregnanti. 6<br />
Come si diceva, esprimere e identificare <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori di <strong>disagio</strong>, ovvero<br />
indicatori di ma<strong>le</strong>ssere, rinvia necessariamente ad un principio interpretativo del<br />
concetto di benessere e viceversa. Questa parzia<strong>le</strong> sovrapposizione dei due<br />
concetti comp<strong>le</strong>mentari ci permette il confronto con un’ampia <strong>le</strong>tteratura che si<br />
occupa appunto <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori di benessere in età evolutiva. Buona parte di<br />
essa è, inevitabilmente, di derivazione statunitense, dove ormai da vario tempo<br />
la realtà del children’s well-being è annualmente misurata e monitorata. In<br />
questa tradizione si inseriscono quindi anche i lavori di ricerca italiani.<br />
L’andamento di questi fenomeni, il loro monitoraggio e la loro misura sono<br />
controllati regolarmente ne<strong>gli</strong> USA dallo Youth Risk Behavior Surveillance<br />
System (YRBSS) sotto la direzione dei Centers for Disease Control and<br />
Prevention (CDC). Esiste dal 1997 il Federal Interagency Forum on Child and<br />
Family Statistics, che regolarmente pubblica il rapporto America’s Children Key<br />
National Indicators of Well-Being. Inoltre, a livello internaziona<strong>le</strong>, esiste, anche<br />
se in progress, il Multi-National Project for Monitoring and Measuring Children’s<br />
Well-Being.<br />
6 Utilizzando una metafora che ci viene dalla storia della filosofia, si potrebbe dire che tentiamo<br />
di conoscere l’universo non “guardando <strong>le</strong> stel<strong>le</strong>” ma “interrogando i libri” che ce <strong>le</strong> raccontano.<br />
O, in un senso più diretto, si può dire che questa ricerca “non ci fa incontrare i ragazzi vis-à-vis”.<br />
Per nostra fortuna, chi ha lavorato alla ricerca ha avuto molteplici occasioni professionali per<br />
indagare l’universo ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> molto direttamente - e nei suoi aspetti di <strong>disagio</strong> in<br />
particolare. Anche su questa esperienza diretta, precedentemente accumulata, ci siamo fondati.<br />
La <strong>le</strong>tteratura prodotta dall’<strong>IPRS</strong> al riguardo documenta appunto l’attenzione che da svariato<br />
tempo abbiamo dedicato a quest’area: non solo all’ado<strong>le</strong>scenza in sé, ma ad aspetti specifici di<br />
<strong>disagio</strong> come la clinica psicoterapeutica dell’ado<strong>le</strong>scenza, l’impatto dell’ado<strong>le</strong>scente con <strong>le</strong><br />
trasformazioni della scuola, il fenomeno dei drop-out, i comportamenti giovanili e <strong>le</strong> “nuove<br />
droghe”, ecc.<br />
15
Possiamo prendere come spunto metodologico per la nostra ricerca un<br />
testo di Hauser, Brown e Prosser che affronta specificamente il tema <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
indicatori di well-being in ado<strong>le</strong>scenza. 7<br />
La maggior parte dei lavori precedenti riconosce come indicatori specifici, e<br />
particolarmente significativi per l’ado<strong>le</strong>scenza, i comportamenti a rischio di<br />
danno sanitario (health risk behaviors):<br />
1. comportamenti che esitano in danni fisici consapevoli o inconsapevoli;<br />
2. uso di alcool, droghe, tabacco;<br />
3. condotte sessuali che evolvono in infezioni HIV, gravidanze indesiderate e<br />
aborti volontari;<br />
4. limitazioni alimentari conseguenti a diete;<br />
5. attività fisica.<br />
Un primo dato di evidenza che si evince dal testo succitato è che i dati<br />
ri<strong>le</strong>vati, se interpretati secondo una prospettiva dichiarata “ateoretica” e<br />
neutra<strong>le</strong>, rischiano di essere deformati dai preconcetti etici e sociali dai quali<br />
sono presupposti implicitamente. Ne sono esempio <strong>le</strong> differenti interpretazioni<br />
che si possono dare dei comportamenti sessuali in età evolutiva, a seconda<br />
del<strong>le</strong> proprie convinzioni di etica sessua<strong>le</strong>. È bene quindi evidenziare<br />
esplicitamente <strong>le</strong> “teorie” e <strong>le</strong> interpretazioni che informano <strong>le</strong> scelte <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
indicatori.<br />
A proposito dei criteri per l’inclusione <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori, vengono evidenziati i<br />
seguenti aspetti:<br />
1. essere focalizzati direttamente sull’esperienza dell’ado<strong>le</strong>scente;<br />
2. essere giustificabili in base all’entità di “peso” di sofferenza per<br />
l’ado<strong>le</strong>scente e/o di “peso” economico sulla società;<br />
3. essere facilmente misurabili e comprensibili;<br />
4. essere bilanciati tra indicatori negativi (health prob<strong>le</strong>ms) e positivi (healthpromoting<br />
factors). 8<br />
Gli autori del testo che stiamo descrivendo, nella raccolta <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori di<br />
salute, partono da tre aree <strong>de<strong>gli</strong></strong> stessi, ognuna con più di 10 items: Stato di<br />
salute, Riduzione del rischio e promozione della salute, Assistenza Sanitaria. 9<br />
7 Hauser R.W., Brown B.V., Prosser W.R., Indicators of Chidren’s Well-Being, Russell Sage<br />
Foundation, NY 1997.<br />
8 ibidem, p. 114.<br />
9 Riportiamo per comp<strong>le</strong>tezza l’e<strong>le</strong>nco <strong>de<strong>gli</strong></strong> items (la traduzione in italiano è fatta da noi, non<br />
<strong>le</strong>tteralmente e liberamente).<br />
Stato di salute (Misurazioni correlate a malattie, morte, disabilità): Obesità; Diete; Anemia ferropriva;<br />
Infezione da gonorrea; Gravidanza; Entrata in reparto di emergenza per <strong>le</strong>sione autoindotta<br />
od overdose; Entrata in reparto di emergenza per alcool o droga; Morte per incidente<br />
strada<strong>le</strong> alcool-correlato; Giorni di assenza da scuola/lavoro durante l’ultimo anno; Condizione<br />
cronica che determina dis-abilità fisica, socia<strong>le</strong> o ricreaziona<strong>le</strong>; Giorni di ospedalizzazione<br />
nell’ultimo anno per condizioni con prevedibi<strong>le</strong> evoluzione, come asma e diabete mellito;<br />
16
Da questo insieme di oltre 40 indicatori un gruppo di esperti provenienti da<br />
diverse discipline ha se<strong>le</strong>zionato un numero notevolmente ridotto di indicatori<br />
tra <strong>le</strong> tre diverse aree, per permettere una misurazione e un monitoraggio agili<br />
ed efficaci. Gli indicatori finali sono sei:<br />
1. Entrata in reparto di emergenza per <strong>le</strong>sioni intenzionali o non intenzionali.<br />
2. Consumo di alcool quotidiano.<br />
3. Guida dopo assunzione di alcool nell’ultimo mese.<br />
4. Possesso di armi da fuoco a scuola.<br />
5. Programmi di immunizzazione comp<strong>le</strong>tati.<br />
6. Presenza di un rapporto con sanitario o clinica di servizio primario.<br />
Abbiamo scelto di riportare in maniera sufficientemente estesa la<br />
progressione seguita da<strong>gli</strong> autori succitati, non tanto per <strong>le</strong> conclusioni<br />
raggiunte, che riguardano una popolazione – <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> statunitensi – per lo<br />
meno in parte diversa dal campione italiano sul qua<strong>le</strong> lavoriamo noi. È evidente<br />
a tutti che alcuni indicatori (ad esempio il possesso di armi da fuoco) sono<br />
assolutamente specifici di quella realtà socia<strong>le</strong> e cultura<strong>le</strong> e non utilizzabili per<br />
la nostra.<br />
Ma il valore che possiamo dare alla trattazione del tema è, appunto, come<br />
spunto metodologico significativo, che può essere ricalcato in parte, ma che va<br />
necessariamente adattato alla realtà contingente e modificato<br />
conseguentemente.<br />
Inoltre, vi è un’altra differenza tra il lavoro statunitense e il nostro, che è di<br />
ordine struttura<strong>le</strong>. Come detto, il nostro scopo non è la valutazione del <strong>disagio</strong><br />
giovani<strong>le</strong> ma l’individuazione di indicatori pre-esistenti che siano in grado di<br />
rispecchiare, in modo sufficientemente adeguato, l’andamento del <strong>disagio</strong><br />
Mortalità, divisa per cause di morte; Vittimizzazione in crimini vio<strong>le</strong>nti; Trattamenti per prob<strong>le</strong>mi<br />
emozionali o comportamentali nell’ultimo anno; Incidenti, danni o avve<strong>le</strong>namenti nell’ultimo<br />
anno; Ansietà o depressione.<br />
Riduzione del rischio e promozione della salute (Correlati alla riduzione della preva<strong>le</strong>nza di<br />
rischio per la salute o all’incremento dei comportamenti che lo riducono): Fumo quotidiano;<br />
Alcool nell’ultimo mese; Alcool quotidiano; Guida dopo assunzione di alcool nell’ultimo mese;<br />
Disapprovazione di alcool, tabacco, droghe; Reati alcool- o droga-correlati; Uso di sostanze<br />
il<strong>le</strong>cite nell’ultimo mese; Rapporti sessuali; Uso di condom nell’ultimo rapporto; Possesso di armi<br />
da fuoco a scuola; Partecipazione ad attività fisica quotidiana; Consumo quotidiano di più di tre<br />
“pasti” ricchi di calcio; Consumo di un pasto al giorno con un genitore; Discussione sull’AIDS coi<br />
genitori; Partecipazione ad attività extra-curriculari; Valutazione positiva di un controllo<br />
dell’attività sessua<strong>le</strong>.<br />
Assistenza Sanitaria (Indicatori di comprensibilità, accessibilità e/o qualità dei servizi di<br />
prevenzione e cura): Programmi di immunizzazione comp<strong>le</strong>tati; Visita in un servizio preventivo<br />
nell’ultimo anno; Visita odontoiatrica nell’ultimo anno; Presenza di un rapporto con sanitario o<br />
clinica di servizio primario; Consapevo<strong>le</strong>zza di poter ricevere consu<strong>le</strong>nze sanitarie confidenziali<br />
su: gravidanza, abuso sessua<strong>le</strong> o fisico, alcool e droghe; Giovani attivi sessualmente che hanno<br />
avuto una visita genito-urinaria nell’ultimo anno; Uso di servizi psicologici nell’ultimo anno;<br />
Partecipazione a screening sui comportamenti sessuali; Partecipazione a screening sull’uso del<br />
tabacco; Partecipazione a screening su alcool e altre droghe; Giovani con assicurazione<br />
sanitaria.<br />
17
giovani<strong>le</strong> e che possano essere utilizzati da<strong>gli</strong> enti territoriali. Ciò segnala la<br />
volontà di rendere i dati esistenti efficaci per una valutazione del fenomeno in<br />
questione, ovvero per dare ai “numeri” la va<strong>le</strong>nza interpretativa che li possa<br />
rendere euristicamente significativi.<br />
18
INQUADRAMENTO TEORICO<br />
1. LA “CRISI” ADOLESCENZIALE<br />
Nella citazione inizia<strong>le</strong>, tratta dal documento del Comitato Naziona<strong>le</strong> di<br />
Bioetica, si evidenzia come un’esperienza di ma<strong>le</strong>ssere-<strong>disagio</strong> possa essere<br />
considerata costitutiva dell’essere ado<strong>le</strong>scente, parte di un dinamismo<br />
“fisiologico” di quella fase della vita, quasi un passaggio obbligato nel percorso<br />
di costruzione dell’identità, verso l’emancipazione e l’autonomia. Tuttavia, ta<strong>le</strong><br />
ma<strong>le</strong>ssere va comunque fronteggiato, sia per rendere meno accidentato il<br />
percorso di sviluppo <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, sia per impedire che ta<strong>le</strong> ma<strong>le</strong>ssere si<br />
trasformi in una prob<strong>le</strong>matica più comp<strong>le</strong>ssa, con un esito in vere e proprie<br />
forme di psicopatologia o di devianza cronicizzata. Pur non rientrando nei fini<br />
del nostro lavoro una definizione precisa dei confini del cosiddetto “ma<strong>le</strong>ssere<br />
fisiologico”, distinto da quello che potremmo chiamare il “<strong>disagio</strong> maligno”,<br />
riteniamo uti<strong>le</strong> inserire a questo punto una rif<strong>le</strong>ssione, facendo riferimento alla<br />
<strong>le</strong>tteratura esistente, sui concetti con i quali ci stiamo confrontando, aderendo<br />
al<strong>le</strong> specificità che caratterizzano la realtà della condizione ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong><br />
italiana, oggi.<br />
È doveroso dare la priorità alla rif<strong>le</strong>ssione psicoanalitica sull’ado<strong>le</strong>scenza,<br />
anche nei suoi aspetti talvolta “tecnicistici”, in quanto ci sembra che proprio il<br />
concetto di “ado<strong>le</strong>scenza” abbia molto risentito del<strong>le</strong> influenze tecniche<br />
apportate da<strong>gli</strong> psicoanalisti, fin quasi a costituirne il concetto stesso,<br />
nell’accezione moderna che tutti noi utilizziamo.<br />
Lo sviluppo ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> è una fase critica della formazione dell’essere<br />
umano, in cui forme di <strong>disagio</strong> sembrano essere inevitabili. Così, studiare<br />
l’ado<strong>le</strong>scenza vuol dire inevitabilmente studiare il <strong>disagio</strong> giovani<strong>le</strong> nella sua<br />
accezione più ampia. A questa “rarefazione” e diffusione dell’oggetto di studio si<br />
aggiungono aspetti intrinseci di incertezza. Silvia Vegetti Finzi e Anna Maria<br />
Battistin vedono appunto nell’incertezza il termine che me<strong>gli</strong>o definisce questo<br />
periodo di vita: incerto il modo d’agire <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, incerti i ruoli genitoriali,<br />
incerti i valori di riferimento, incerti i confini temporali dell’ado<strong>le</strong>scenza, incerta<br />
anche la chiave di <strong>le</strong>ttura psicologica possibi<strong>le</strong>. 10<br />
L’ado<strong>le</strong>scenza, quindi, viene rappresentata come un momento della vita in<br />
cui bisogna confrontarsi con una molteplicità di “compiti” evolutivi, i quali<br />
possono generare crisi non sempre a prognosi fausta.<br />
10 Vegetti Finzi S., Battistin A.M., L’età incerta, Mondadori, 2000.<br />
19
Tra i “compiti” dell’ado<strong>le</strong>scente, c’è da considerare come centra<strong>le</strong> il<br />
meccanismo di formazione dell’idea<strong>le</strong> dell’Io e della conseguente costruzione<br />
della propria identità, attraverso identificazioni alternative a quel<strong>le</strong> genitoriali,<br />
passando anche attraverso l’utilizzazione della dimensione del gruppo dei pari.<br />
Queste incombenze, da realizzare per passare dall’età infanti<strong>le</strong> a quella<br />
adulta, per accedere alla stabilità del<strong>le</strong> relazioni oggettuali e alla possibilità di<br />
diventare a propria volta genitori, sono state sintetizzate nell’affermazione che<br />
l’ado<strong>le</strong>scenza consisterebbe in una seconda fase di “separazioneindividuazione”,<br />
dopo quella infanti<strong>le</strong>.<br />
Si rappresenta così l’ado<strong>le</strong>scenza come una fase “acuta” in cui,<br />
drammaticamente e improvvisamente, il soggetto è investito dall’urgenza di<br />
riadattare se stesso ai compiti sociali che <strong>gli</strong> vengono richiesti.<br />
Questa prospettiva è stata ripetutamente messa in discussione ne<strong>gli</strong> ultimi<br />
vent’anni. R. Maroh ha riassunto e rielaborato <strong>gli</strong> approcci critici precedenti in<br />
un lavoro pubblicato nel 1998, secondo il qua<strong>le</strong>, piuttosto che mediante il<br />
paradigma separazione/individuazione, si possono comprendere me<strong>gli</strong>o i<br />
processi che avvengono in ado<strong>le</strong>scenza mediante il paradigma sé/oggetto-sé,<br />
con il qua<strong>le</strong> sarebbe più faci<strong>le</strong> percepire la dimensione gradua<strong>le</strong> e progressiva<br />
dello spostamento <strong>de<strong>gli</strong></strong> investimenti oggettuali: “La teoria tradiziona<strong>le</strong> ci dice<br />
che <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> dovrebbero separarsi e individuarsi, che dovrebbero<br />
‘rinunciare’ al<strong>le</strong> pretese infantili e ‘crescere’ (…) Equiparare l’ado<strong>le</strong>scenza con<br />
la rinuncia <strong>de<strong>gli</strong></strong> oggetti incestuosi dell’infanzia implica che ci si sposti dal punto<br />
1 al punto 2 senza aver attraversato cambiamenti graduali tra sé e l’oggetto-sé.<br />
(…) Dobbiamo continuare ad attenerci ad un modello che non co<strong>gli</strong>e i<br />
cambiamenti graduali e f<strong>le</strong>ssibili che si verificano nell’ado<strong>le</strong>scenza norma<strong>le</strong>?<br />
Dobbiamo continuare ad attenerci ad un modello che suggerisce un tutto o un<br />
nulla nell’aprire una breccia tra <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> e genitori? (…) <strong>Il</strong> nuovo modello<br />
parla di cambiamenti graduali nella relazione sé/oggetto-sé come si<br />
sperimentano intrapsichicamente”. 11<br />
Secondo questo punto di vista, dunque, il processo di crescita è inteso<br />
come processo gradua<strong>le</strong>, piuttosto che come un percorso che si deve<br />
concludere con un inevitabi<strong>le</strong> gesto di rottura della dipendenza, ai fini del<br />
raggiungimento della propria identità separata. Ne consegue una <strong>le</strong>ttura<br />
certamente più tol<strong>le</strong>rante verso il fenomeno dell’ado<strong>le</strong>scenza “prolungata” o<br />
protratta, in conseguenza del qua<strong>le</strong> i giovani rimangono in fami<strong>gli</strong>a ben oltre il<br />
limite della maggiore età o quello della conclusione <strong>de<strong>gli</strong></strong> studi universitari.<br />
Questo fenomeno, che secondo alcune prospettive socio-psicologiche sarebbe<br />
di per sé un indicatore di inadeguatezza di rapporti e avrebbe a sua volta<br />
conseguenze nefaste sullo stato di benessere dei ragazzi costretti in una<br />
condizione di mancato sviluppo, diviene in quest’ottica molto meno anomalo e<br />
molto più compatibi<strong>le</strong> con uno sviluppo “norma<strong>le</strong>”.<br />
11 Maroh R., Un riesame del concetto di ado<strong>le</strong>scenza prolungata secondo Peter Blos,<br />
Ado<strong>le</strong>scent Psychiatry vol. 23, 1998, 3-19.<br />
20
Al<strong>le</strong> origini del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, secondo il pensiero psicoanalitico,<br />
c’è sempre l’inadeguatezza dell’ado<strong>le</strong>scente di fronte al compito di crescere. In<br />
che cosa consista, nella sua essenza, ta<strong>le</strong> compito, è tuttavia inteso<br />
diversamente dai diversi autori, in base all’importanza che ognuno di loro ha<br />
dato a particolari e<strong>le</strong>menti dello sviluppo.<br />
In primo luogo, c’è la necessità di integrare, nell’immagine di sé, il corpo,<br />
che non è solo il corpo sessuato, ma è anche il corpo come strumento spazia<strong>le</strong><br />
di misurazione del rea<strong>le</strong>, il corpo come mezzo di espressione simbolica, il corpo<br />
come oggetto di investimenti narcisistici, il corpo come luogo dell’identità.<br />
Poi c’è la questione dell’ado<strong>le</strong>scenza come “lutto” da elaborare: secondo<br />
questa prospettiva, il lavoro dell’ado<strong>le</strong>scente consiste nell’imparare a fare a<br />
meno <strong>de<strong>gli</strong></strong> “oggetti mentali” infantili, dai quali deve imparare a distaccarsi,<br />
rinunciando perciò alla propria infanzia.<br />
Quanto al narcisismo e all’impedimento che può rappresentare per un<br />
corretto orientamento nella scelta oggettua<strong>le</strong>, attraverso l’identificazione<br />
patologica di oggetti infantili o la ricerca di oggetti-Sé, torneremo su questo<br />
punto più avanti, dando conto di alcuni orientamenti nel panorama<br />
psicoanalitico attua<strong>le</strong>.<br />
Tra l’altro, <strong>gli</strong> studi più strettamente psicoanalitici hanno dovuto, di<br />
necessità, fare i conti anche con approcci che hanno dato rilievo ad aspetti<br />
sociologici e culturali, e che hanno perciò relativizzato il “compito di sviluppo”<br />
che l’ado<strong>le</strong>scente di oggi si trova di fronte.<br />
È da notare che, in particolare, sono autori italiani ad essersi concentrati in<br />
questa direzione.<br />
È il caso del<strong>le</strong> ricerche di Confalonieri e Grazzani Gavazzi, <strong>le</strong> quali,<br />
integrando da un lato la teoria dello sviluppo eriksoniana e dall’altro la<br />
psicologia cultura<strong>le</strong> di Vygotskij, Co<strong>le</strong>, Harrè e Bruner, considerano il compito<br />
evolutivo della costruzione dell’identità ancorato ai fattori sociali e culturali del<br />
contesto in cui si inserisce, generando in tal modo i compiti specifici relativi allo<br />
sviluppo fisico-corporeo e sessua<strong>le</strong>, allo sviluppo cognitivo e alla dimensione<br />
relaziona<strong>le</strong>. 12<br />
Nella stessa linea si inserisce la rif<strong>le</strong>ssione di P<strong>le</strong>bani, che vede il prob<strong>le</strong>ma<br />
della costruzione dell’identità giovani<strong>le</strong> come strettamente correlato al momento<br />
storico-cultura<strong>le</strong> in cui viene preso in considerazione. Nell’epoca post-moderna,<br />
in cui entrano in crisi i fondamenti di verità tradizionali, in cui la realtà assume<br />
un insopprimibi<strong>le</strong> carattere di contingenza, mentre nel contempo viene offerta<br />
una eccedenza di opportunità, emergono forme inedite di individuazione e<br />
identificazione, con un grande cambiamento nella sfera dell’etica. 13<br />
12 Confalonieri E., Grazzani Gavazzi I., Ado<strong>le</strong>scenza e compiti di sviluppo, Unicopli, 2002.<br />
13 P<strong>le</strong>bani T., La trama e l’intreccio: percorsi dell’identità giovani<strong>le</strong> nella post-modernità, Junior,<br />
2003.<br />
21
In una visione d’insieme di questa rassegna sulla <strong>le</strong>tteratura psicologicopsicoanalitica<br />
a proposito della “crisi” ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, nel<strong>le</strong> sue molteplici<br />
versioni, interpretazioni e ri<strong>le</strong>tture, noi ci troviamo, anche qui, a dover portare la<br />
rif<strong>le</strong>ssione verso il nostro obiettivo.<br />
A rischio di “ridurre” la comp<strong>le</strong>ssità del pensiero psicoanalitico, e cercando<br />
di evitare i suoi aspetti di tecnicismo estremo, ci sembra di poter identificare un<br />
e<strong>le</strong>mento ricorrente e significativo per <strong>gli</strong> indici di <strong>disagio</strong>: il corpo e <strong>le</strong><br />
trasformazioni del<strong>le</strong> sue funzioni.<br />
La sessualità, non a caso, è da sempre stata considerata come un’area<br />
prob<strong>le</strong>matica dell’età ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>. È assolutamente discutibi<strong>le</strong> - dopo la<br />
teorizzazione di Sigmund Freud a proposito dell’evoluzione psico-sessua<strong>le</strong> del<br />
bambino 14 - l’identificazione dell’ado<strong>le</strong>scenza come momento di “nascita” della<br />
sessualità, sia in senso biologico sia psicologico. È però senza dubbio vero che<br />
questo periodo della vita è caratterizzato dal “riconoscimento socia<strong>le</strong>” del corpo<br />
sessuato.<br />
Se, nell’opinione corrente, si tende a considerare la sessualità come<br />
assente nella vita di un bimbo di cinque anni, questo certo non accade in quella<br />
di un sedicenne. La sessualità, dalla pubertà in poi (pubes, i peli del pube) si<br />
manifesta come fenomeno evidente, e, cosa ancor più significativa, socialmente<br />
riconosciuto. Possiamo allora dire che nell’ado<strong>le</strong>scenza-pubertà vi è la “nascita<br />
socialmente riconosciuta” della sessualità, in conseguenza dell’acquisita<br />
capacità di generare. 15<br />
Questo breve accenno ad un tema che andrebbe sviluppato con ben più<br />
spazio, ci serve ad evidenziare l’importanza della sessualità ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>,<br />
come area di esperienza in trasformazione, in questo passaggio verso la<br />
sessualità “adulta” - con <strong>le</strong> concessioni e <strong>le</strong> limitazioni che la caratterizzano -<br />
che sicuramente assorbe su di sé una grossa fetta di quello che è definito<br />
normalmente il “compito evolutivo” dell’ado<strong>le</strong>scente. E sicuramente la sessualità<br />
è, anche, catalizzatrice di una grossa fetta di quello che è considerato il <strong>disagio</strong><br />
della crescita ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>.<br />
Va ancora sottolineato un aspetto che definiremmo meta-osservativo della<br />
<strong>le</strong>tteratura psicoanalitica che, per sua costituzione scientifica, ha necessariamente<br />
uno “sguardo diffidente” nei confronti di chi vuo<strong>le</strong> definire “l’altro”.<br />
Si segnala quindi un rischio intrinseco al tentativo di spiegazione del mondo<br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> da parte del mondo <strong>de<strong>gli</strong></strong> adulti: “nel vo<strong>le</strong>r spiegare i prob<strong>le</strong>mi<br />
dell’ado<strong>le</strong>scenza in maniera così impaziente, l’adulto mostra con tutta evidenza<br />
che tali prob<strong>le</strong>mi non sono altro che i propri”. 16<br />
14 Freud S., 1905, Tre saggi sulla teoria sessua<strong>le</strong>, in: Opere, vol. 4, Boringhieri 1970.<br />
15 cfr. Gindro S., Luci e ombre sul progetto di uomo, in Braca<strong>le</strong>nti R., a cura di, L’ado<strong>le</strong>scenza,<br />
<strong>gli</strong> anni difficili, Alfredo Guida, Napoli 1993.<br />
16 Jeanneau A., L’adult e l’ado<strong>le</strong>scent: Vues prises de la maturité, In Psychiatrie de l’ado<strong>le</strong>scent,<br />
PUF, Paris,1982.<br />
22
Così, come sottolineato da Gindro, tali prob<strong>le</strong>mi inducono <strong>gli</strong> adulti “ad<br />
espropriare <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> del<strong>le</strong> loro fantasie a favore della proprie”. 17 In<br />
particolare, considerare <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> come adulti “imperfetti”, in via di<br />
costruzione, rischia di non riconoscere la <strong>le</strong>gittimità del loro essere al mondo<br />
così come sono oggi: “È vero che ogni ado<strong>le</strong>scente sarà l’uomo maturo e adulto<br />
di domani (o almeno si spera) però io penso che prima di tutto il giovane debba<br />
essere rispettato nella dignità del suo stato specifico, consentendo<strong>gli</strong> di<br />
realizzare <strong>le</strong> esigenze esistenziali che lo caratterizzano nel suo presente e non<br />
solo in prospettiva di quello che sarà il suo futuro”. 18<br />
Alcuni autori, allo scopo di evitare del<strong>le</strong> “proiezioni improprie” da parte<br />
dell’adulto sull’ado<strong>le</strong>scente, trascurando la realtà del suo <strong>disagio</strong>, pensano che<br />
sia fondamenta<strong>le</strong> utilizzare non solo indici negativi, prob<strong>le</strong>matici, difettuali (ad<br />
esempio, la tradiziona<strong>le</strong> triade vo<strong>le</strong>nza-droghe-disordini sessuali) ma anche, per<br />
contrapposizione-compenso, indici positivi, con funzioni di prevenzione e<br />
contrasto del <strong>disagio</strong> (health-promoting factors).<br />
Questa impostazione è coerente con la prospettiva segnalata nel<strong>le</strong> più<br />
recenti indagini anglosassoni a proposito del well-being: “Nel corrente sistema<br />
americano di indicatori, <strong>le</strong> misure di benessere giovani<strong>le</strong> si concentrano<br />
principalmente sui prob<strong>le</strong>mi e su<strong>gli</strong> esiti negativi. Noi misuriamo e rintracciamo<br />
quei comportamenti che <strong>gli</strong> adulti desiderano prevenire. Per la maggior parte il<br />
sistema di indicatori non monitorizza <strong>gli</strong> effetti e <strong>gli</strong> sviluppi positivi. Un ta<strong>le</strong><br />
sistema difetta dell’ampiezza e del bilanciamento richiesti in un sistema di<br />
valutazione scientificamente fondato”. 19 E ancora: “Le prospettive comprensive<br />
sul benessere che includono <strong>gli</strong> aspetti positivi della vita umana come il<br />
benessere soggettivo sono state recentemente proposte. La soddisfazione<br />
riguardo alla propria vita è un componente cognitivo del benessere soggettivo e<br />
gioca un ruolo importante nello sviluppo positivo come indicatore, predittore e<br />
mediatore/moderatore (…) Una buona soddisfazione riguardo alla propria vita e<br />
a<strong>gli</strong> affetti positivi mitigano <strong>gli</strong> effetti negativi <strong>de<strong>gli</strong></strong> eventi stressanti e lavorano<br />
contro lo sviluppo di prob<strong>le</strong>mi comportamentali e psicologici nei giovani”. 20<br />
Altro aspetto fondamenta<strong>le</strong> è la relazione esistente tra ado<strong>le</strong>scenza e<br />
possibilità sociali di “accesso” all’universo dell’adulto.<br />
La condizione di insicurezza e indeterminatezza del futuro è aspetto che<br />
caratterizza <strong>le</strong> nuove generazioni anche riguardo all’entrata nel mondo del<br />
lavoro e alla realizzazione di un progetto di vita familiare autonoma. È questa<br />
una dilazione forzata che l’organizzazione societaria impone, che prolunga in<br />
modo talvolta paradossa<strong>le</strong> il “tempo” dell’ado<strong>le</strong>scenza, fino a far sfumare i limiti<br />
17 Gindro S., cit.<br />
18 Gindro S., cit.<br />
19 Traduzione nostra, Anderson Moore K., Lippman L., Brown B., Indicators of Child Well-Being:<br />
the Promise for Positive Youth Development, The Annals of the American Academy of Political<br />
and Social Science, Vol. 591, No. 1, 2004.<br />
20<br />
Traduzione nostra, Park N., The Ro<strong>le</strong> of Subjective Well-Being in Positive Youth<br />
Development, The Annals of the American Academy of Political and Social Science, Vol. 591,<br />
No. 1, 2004.<br />
23
di ciò che è chiamata “post-ado<strong>le</strong>scenza”, e determinando realtà esistenziali a<br />
rischio di <strong>disagio</strong>.<br />
Anche a livello statistico, <strong>gli</strong> indici riferibili all’ado<strong>le</strong>scenza spesso devono<br />
esplorare una fascia d’età che giunge ben oltre i 25 anni, quindi molto oltre quei 18<br />
anni che un tempo formalizzavano la maggiore età, l’entrata nel mondo adulto.<br />
Questo dato d’ordine socia<strong>le</strong>-economico potrà essere allora considerato,<br />
sulla base del<strong>le</strong> osservazioni suddette, non tanto attraverso la valutazione<br />
dell’offerta che il mondo del lavoro propone nei vari territori, ma attraverso la<br />
capacità di “contenimento” del <strong>disagio</strong> che <strong>le</strong> istituzioni tradizionali - fami<strong>gli</strong>a e<br />
scuola - offrono in vista di un approdo futuro.<br />
Come dire che, più che la “ricchezza” del<strong>le</strong> offerte lavorative che il territorio<br />
propone, si dovrebbe andare a sondare la funzione di “contenitore a lungo<br />
termine” di fami<strong>gli</strong>a e scuola.<br />
Ta<strong>le</strong> prospettiva ci è confermata anche da un fatto che emerge dall’ultima<br />
indagine IARD sulla condizione giovani<strong>le</strong> in Italia. Qui, a proposito del lungo<br />
permanere dei giovani in fami<strong>gli</strong>a, emerge che, più che difficoltà di<br />
affrancamento dalla fami<strong>gli</strong>a di origine, vi sono determinanti di tipo cultura<strong>le</strong> che<br />
inibiscono ta<strong>le</strong> scelta anche quando questa risultasse possibi<strong>le</strong>: “Ci troviamo<br />
dunque di fronte a dei giovani che non si attivano certamente per velocizzare i<br />
processi di transizione; la tendenza in atto sembrerebbe quella di ‘sce<strong>gli</strong>ere’<br />
piuttosto che ‘subire’ la permanenza in fami<strong>gli</strong>a”. 21<br />
Va ricordata in ultimo un’interpretazione dell’ado<strong>le</strong>scenza che è presente<br />
nella nostra cultura, forse più in quella umanistico-<strong>le</strong>tteraria e meno in quella<br />
scientifica. Ta<strong>le</strong> interpretazione valorizza, dell’ado<strong>le</strong>scenza, <strong>gli</strong> e<strong>le</strong>menti più<br />
trasgressivi, e, se si vuo<strong>le</strong>, co<strong>gli</strong>e un’immagine “romantica” dell’ado<strong>le</strong>scente<br />
inteso come portatore di valori positivi, ribel<strong>le</strong> nei confronti di un mondo di adulti<br />
ormai annientati dalla banalità della vita quotidiana. In qualche modo<br />
l’ado<strong>le</strong>scente come “eroe-poeta ma<strong>le</strong>detto”.<br />
In contrasto con l’immagine dell’adulto svuotato di desideri, fantasie,<br />
capacità progettuali, l’ado<strong>le</strong>scente assume qui il significato di un soggetto<br />
propositivo poiché inquieto, insoddisfatto e perciò stesso dinamico, vita<strong>le</strong>, in<br />
cerca di qualcosa. <strong>Il</strong> suo andare alla ricerca si identifica con un atteggiamento<br />
produttivo, mentre l’età adulta, con la fine di una serie di tensioni, appare come<br />
introdotta dal<strong>le</strong> rinunce.<br />
“Adulto” è quindi colui che ha rinunciato al<strong>le</strong> passioni e al<strong>le</strong> sfide, chi, nel<br />
confronto con i dati della realtà, ha ceduto il passo alla banalità della vita<br />
quotidiana, ai compromessi, in ultima analisi alla “rinuncia esistenzia<strong>le</strong>”.<br />
<strong>Il</strong> portato di questa impostazione, a<strong>gli</strong> effetti di una interpretazione della<br />
dia<strong>le</strong>ttica <strong>disagio</strong>/benessere, è che, in contrasto con chi pretende la “crescita a<br />
21 Buzzi C., Cavallo A., De Lillo A., a cura di, Giovani del nuovo secolo, <strong>Il</strong> Mulino 2002, pag. 38.<br />
Cfr. anche: Bonomi A., Dalla generazione del libro alla generazione senza libro. Identità e<br />
temporalità, in Ardrizzo G., L’esilio del tempo, Meltemi 2003.<br />
24
tutti i costi”, la salute psichica consisterebbe nel mantenere vivo l’ado<strong>le</strong>scente<br />
che alberga in ognuno di noi, con <strong>le</strong> sue imprevedibilità, i suoi sbalzi d’umore, la<br />
sua instabilità, <strong>le</strong> sue passioni brevi ed intense. Paradossalmente, sarebbe<br />
quindi “sano” chi si rifiuta di crescere, di omologarsi, colui che riesce a<br />
mantenersi in una condizione di “eterno ado<strong>le</strong>scente”.<br />
Ta<strong>le</strong> interpretazione, che inevitabilmente appare come “estremistica” sotto<br />
molti aspetti, ha comunque in sé qualcosa di vero, se non altro riguardo a<br />
quell’idealizzazione dell’ado<strong>le</strong>scente che fa parte della nostra cultura.<br />
Tra l’altro, questa immagine dell’ado<strong>le</strong>scente come “eroe-poeta ma<strong>le</strong>detto”<br />
si scontra con l’evidenza della realtà esistenzia<strong>le</strong> concreta e quotidiana di molti<br />
giovani di oggi – e forse di sempre – caratterizzata da modelli e stili di vita<br />
assolutamente conformisti, passivi, consumistici, omologati verso il basso,<br />
senza alcuna originalità o eroismo. Secondo questa <strong>le</strong>ttura – assolutamente<br />
opposta alla precedente – <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> sarebbero la popolazione più esposta<br />
a quella sorta di “inquinamento consumistico” diffuso, generalizzato e<br />
inconsapevo<strong>le</strong>, che li ha resi “consumatori di merce” e non persone in grado di<br />
autodeterminarsi. 22<br />
La dia<strong>le</strong>ttica tra questi due opposti ed estremi modi di rappresentare<br />
l’ado<strong>le</strong>scente – da una parte eroicamente attivo e dall’altra passivo fruitore di<br />
merci - circoscrive un’area di rif<strong>le</strong>ssione che ci offre lo stimolo per non “ridurre”<br />
eccessivamente una realtà comp<strong>le</strong>ssa qua<strong>le</strong> è la condizione ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>. 23<br />
Questa precisazione è necessaria per definire i limiti di una ricerca che, pur<br />
non ponendosi l’obiettivo di “ridefinire” i concetti di benessere e ma<strong>le</strong>ssere<br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, al di là del<strong>le</strong> sensazioni soggettive o <strong>de<strong>gli</strong></strong> scostamenti dalla<br />
norma, non può non sottolineare questa comp<strong>le</strong>ssità.<br />
22 Cfr. Laffi S., <strong>Il</strong> furto – Mercificazione dell’età giovani<strong>le</strong>, L’ancora del Mediterraneo 2000; Laffi<br />
S., <strong>Il</strong> tic-tac del<strong>le</strong> cose, in: Ardizzo G., L’esilio del tempo. Mondo giovani<strong>le</strong> e dilatazione del<br />
presente, Meltemi 2003.<br />
23 Molto <strong>gli</strong> psicoanalisti si sono occupati dei rischi di estraniamento, omologazione, perdita di<br />
senso del soggetto di fronte ai compiti “evolutivi”, di confronto con la realtà oggettiva senza la<br />
rinuncia a quell’ “appercezione creativa” che deve caratterizzare un rapporto benefico con il<br />
rea<strong>le</strong>. In sintesi, della “patologia normotica”, come la definisce Bollas. Cfr. Bollas C., L’ombra<br />
dell’oggetto, Borla 1999; Gindro S., Luci ed ombre sul progetto di uomo in L’ado<strong>le</strong>scenza. Gli<br />
anni difficili. A cura di R. Braca<strong>le</strong>nti. Guida, Napoli, 1993; Gindro S. L’assassino è Sherlock<br />
Holmes in <strong>Il</strong> fantasma di Sherlock Holmes, atti del congresso, ed. Uno Studio in Holmes,<br />
Firenze, 1987.<br />
25
2. PERCHÉ SI PARLA DI DISAGIO ADOLESCENZIALE<br />
Se l’ado<strong>le</strong>scenza è sempre un momento diffici<strong>le</strong> per tutti, è comunque pur<br />
vero che in alcuni soggetti si instaura o si acuisce una condizione di ma<strong>le</strong>ssere<br />
particolarmente intenso, di sofferenza profonda che non può definirsi “norma<strong>le</strong>”.<br />
<strong>Il</strong> di<strong>le</strong>mma annoso se la crisi ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> vada considerata una fase<br />
ineluttabi<strong>le</strong> dello sviluppo o sia da intendere come un momento psicopatologico,<br />
sulla cui transitorietà è necessario che si pronunci un tecnico esperto, rimane a<br />
tutt’oggi insoluto, né pensiamo di poterlo risolvere nell’ambito del nostro lavoro.<br />
È necessario, tuttavia, riprendere un concetto fondamenta<strong>le</strong> della<br />
rif<strong>le</strong>ssione psicoanalitica sull’ado<strong>le</strong>scenza, teorizzato da Laufer nel 1981: il<br />
concetto di breakdown. 24 Con questo termine, ormai entrato anche nel <strong>le</strong>ssico<br />
extra-specialistico, si vuo<strong>le</strong> indicare una rottura nel continuum dello sviluppo<br />
dell’ado<strong>le</strong>scente. Ta<strong>le</strong> blocco dello sviluppo, che assumerebbe, secondo questo<br />
autore, aspetti diversi a seconda del momento in cui si manifesta - in particolare<br />
presentandosi prima o dopo la pubertà - renderebbe la distinzione<br />
sintomatologica secondaria rispetto alla valutazione dell’essenzia<strong>le</strong> unicità del<br />
meccanismo che sottende l’emergenza di sintomi diversi.<br />
In altri termini, prima della pubertà starebbero ad indicare ta<strong>le</strong> rottura alcuni<br />
sintomi, come <strong>le</strong> condotte auto<strong>le</strong>sionistiche, comprese quel<strong>le</strong> suicidarie,<br />
l’isolamento socia<strong>le</strong> e l’antisocialità. Dopo la pubertà, i sintomi sarebbero la<br />
tossicodipendenza, l’anoressia, la depressione, il crollo del rendimento<br />
scolastico, i tentativi di suicidio.<br />
Quello che conta, però, è che tutti questi sintomi, indipendentemente dalla<br />
differenza esistente tra loro, rappresentano per Laufer l’impossibilità di integrare<br />
il corpo sessuato nell’immagine del Sé.<br />
C’è da sottolineare, inoltre, che in questa prospettiva, il breakdown non<br />
rappresenta un prob<strong>le</strong>ma in atto, ma l’esito di un processo cominciato molto<br />
prima, che si evidenzia attraverso alcuni sintomi. La mancata strutturazione di<br />
quel<strong>le</strong> funzioni che avrebbero dovuto essere acquisite normalmente ha portato<br />
all’instaurarsi di meccanismi difensivi che servono, come sempre, a nascondere<br />
la realtà deficitaria.<br />
Ma quello che più conta, in riferimento al nostro lavoro, è che, in quest’ottica,<br />
non si può, sulla base dei sintomi, operare una distinzione tra crisi ad evoluzione<br />
benigna e breakdown vero e proprio. La valutazione sulla gravità può essere fatta<br />
solo a livello individua<strong>le</strong> e caso per caso. 25 Ci sembra opportuno, perciò,<br />
24 Laufer M., Ado<strong>le</strong>scent breakdown and the transference neurosis, Int. J. Psychoan. 62 51-59<br />
1981; Laufer M. e E. Ado<strong>le</strong>scenza e breakdown evolutivo Tr. It. Boringhieri, Torino, 1984.<br />
25 cfr. Jeammet, quando fa, analogamente, la distinzione tra condotte sintomatiche conflittuali e<br />
aconflittuali, in Jeammet P., Psychopatologie de l’ado<strong>le</strong>scence Tr. It. Psicopatologia<br />
dell’ado<strong>le</strong>scenza, Borla, Roma, 1992.<br />
26
inunciare, in questa sede, a dare una risposta alla domanda se i sintomi in<br />
questione siano da considerare indicatori di psicopatologia oppure no, e<br />
assumerli, tout court, come indicatori di <strong>disagio</strong> potenziali. Che poi ta<strong>le</strong> <strong>disagio</strong><br />
sia o no patologico, ta<strong>le</strong> distinzione esula da<strong>gli</strong> scopi di questo lavoro.<br />
Non è nostro compito definire il discrimine tra crisi ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong><br />
“fisiologica” e breakdown “patologico”, ma, appunto, ri<strong>le</strong>vare i segnali di<br />
sofferenza, ovvero di <strong>disagio</strong>.<br />
Ai fini della nostra ricerca ci appare quindi di particolare interesse la<br />
rif<strong>le</strong>ssione di Bergeret sulla vio<strong>le</strong>nza in post-ado<strong>le</strong>scenza. 26 Quest’autore,<br />
rifacendosi alla <strong>le</strong>tteratura psicoanalitica che lo ha preceduto, fa una distinzione<br />
sostanzia<strong>le</strong> tra aggressività e vio<strong>le</strong>nza, riferendo la prima alla sfera<br />
dell’immaginario, cioè della conflittualità edipica, e la seconda alla sfera del<br />
comportamento (o del rea<strong>le</strong>) cioè del mondo pre-conflittua<strong>le</strong>, riguardante <strong>le</strong><br />
difficoltà primarie di identificazione del soggetto e nel qua<strong>le</strong> l’oggetto rimane<br />
nell’ambito di investimenti psichici di secondaria importanza. In altri termini, la<br />
vio<strong>le</strong>nza pre-edipica dei post-<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> di oggi esprimerebbe una<br />
prob<strong>le</strong>matica nel contesto di un’affermazione dua<strong>le</strong> e non un conflitto scatenato<br />
dall’eccitamento sessua<strong>le</strong> nella relazione triangolare.<br />
Per dirla in termini meno tecnici, si differenzia l’aggressività ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong><br />
- in qualche modo “fisiologica”, più compatibi<strong>le</strong> con un’evoluzione benigna della<br />
personalità - dalla vio<strong>le</strong>nza ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, che segnala un disturbo di<br />
personalità “patologico”, meno compatibi<strong>le</strong> con una prognosi fausta.<br />
Consideriamo ora, dopo esserci concentrati sull’ado<strong>le</strong>scenza, l’altro termine<br />
della questione, il concetto di <strong>disagio</strong>.<br />
Passando in rassegna la più recente <strong>le</strong>tteratura si può verificare come il<br />
termine “<strong>disagio</strong>”, assente tra l’altro dai principali dizionari di sociologia o<br />
pedagogia, sia adoperato in modo generico e non abbia una connotazione<br />
univoca.<br />
Un tentativo di darne una definizione è quello effettuato da Luigi Regoliosi, 27<br />
che, partendo dalla considerazione che comunque il <strong>disagio</strong> sia una condizione<br />
<strong>le</strong>gata a percezioni soggettive di ma<strong>le</strong>ssere, ne differenzia tre categorie: il<br />
<strong>disagio</strong> evolutivo endogeno, comune a tutti i giovani e provocato dalla<br />
situazione critica dell’età ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> e dalla difficoltà di affrontare i compiti<br />
evolutivi, il <strong>disagio</strong> sociocultura<strong>le</strong> endogeno, dovuto ai condizionamenti della<br />
“società comp<strong>le</strong>ssa” in cui oggi viviamo e anch’esso condizione assai diffusa, e<br />
il <strong>disagio</strong> cronicizzante, più grave, causato dall’interazione di fattori di rischio,<br />
individuali e locali, con <strong>le</strong> precedenti forme di <strong>disagio</strong> e che riguarda una<br />
minoranza di giovani e specifiche aree ambientali.<br />
Sottolinea inoltre la necessità di distinguere il concetto di <strong>disagio</strong> da quello<br />
di disadattamento, che esprime una relazione disturbata con uno specifico<br />
26 Bergeret J., Post ado<strong>le</strong>scenza e vio<strong>le</strong>nza, in AA. VV. Ado<strong>le</strong>scenza terminata, ado<strong>le</strong>scenza<br />
interminabi<strong>le</strong>, Borla, Roma, 1987.<br />
27 Regoliosi L., La prevenzione del <strong>disagio</strong> giovani<strong>le</strong>, La Nuova Italia Scientifica, 1994.<br />
27
ambiente, e da quello di devianza, che si manifesta come un comportamento<br />
che infrange una norma giuridica o cultura<strong>le</strong> e determina lo stigma socia<strong>le</strong>.<br />
Come si può però distinguere una forma di <strong>disagio</strong> “patologico” da uno<br />
stato di disorientamento e di ma<strong>le</strong>ssere che non è altro che sintomo di un<br />
processo di crescita oppure di una difficoltà di adattarsi ad un modo di vivere e<br />
a rapporti sociali che raramente possono definirsi portatori di salute?<br />
Tentiamo di dare a questa domanda, se non risposte, alcuni stimoli di<br />
rif<strong>le</strong>ssione, sulla scia dei contributi <strong>de<strong>gli</strong></strong> autori considerati, partendo dalla<br />
possibilità di dare “evidenza” al <strong>disagio</strong>.<br />
Un primo bivio ci si presenta:<br />
a. <strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> si percepisce come una forma di sofferenza interiore, e, in quanto<br />
ta<strong>le</strong> non è valutabi<strong>le</strong> dall’esterno. La condizione di <strong>disagio</strong> è innanzi tutto<br />
una condizione affettiva e si colloca in una dimensione psichica. Quest’area<br />
è, quindi, estremamente diffici<strong>le</strong> da indagare, sia perché trattandosi di un<br />
affetto non è faci<strong>le</strong> trovare indicatori oggettivabili, sia perché spesso per<br />
l’ado<strong>le</strong>scente è faticoso anche il raggiungimento della consapevo<strong>le</strong>zza del<br />
proprio ma<strong>le</strong>ssere.<br />
b. <strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> è visibi<strong>le</strong> all’esterno, perché il soggetto non riesce a tenerlo per sé<br />
ma ha bisogno di esteriorizzarlo, diventando quindi, in qualche modo,<br />
osservabi<strong>le</strong>.<br />
Assumendo, di necessità, la seconda proposizione come valida, ci si<br />
rappresenta la domanda: quali sono i comportamenti manifesti dell’ado<strong>le</strong>scente<br />
che possiamo supporre esprimano <strong>disagio</strong>?<br />
Per identificarli, si usa abitualmente come discriminante il concetto di<br />
norma e si considerano quindi espressione di <strong>disagio</strong> tutti quei comportamenti<br />
che sono sufficientemente distanti dalla norma stessa. Si è discusso<br />
ampiamente e si discute tuttora sul concetto di normalità, e non è certo questo il<br />
luogo adatto per affrontarlo. Va<strong>le</strong> la pena solo di notare che il concetto di<br />
<strong>disagio</strong>, nel<strong>le</strong> sue manifestazioni estreme, finisce per sovrapporsi in parte con<br />
quello di devianza.<br />
<strong>Il</strong> comportamento deviante, infatti, generalmente è definito come un<br />
comportamento caratterizzato da “atteggiamenti impropri”. 28 Ta<strong>le</strong> definizione<br />
implica comunque un rischio di grande indeterminatezza: il giudizio sulla<br />
“improprietà” di un comportamento è inevitabilmente relativo rispetto al contesto<br />
cultura<strong>le</strong>, socia<strong>le</strong> e storico entro il qua<strong>le</strong> viene formulato.<br />
Per liberarsi da ta<strong>le</strong> rischio si potrebbe - utilizzando una sorta di scappatoia,<br />
però coerente con la nostra prospettiva di indagine - ipotizzare di definire come<br />
“impropri” tutti que<strong>gli</strong> atteggiamenti che implicano, nell’immediato o in<br />
prospettiva, un danno o un pericolo per sé o per <strong>gli</strong> altri.<br />
28 Corsi, Enciclopedia della pedagogia, 1989.<br />
28
In questo modo si eviterebbe un piano inclinato molto pericoloso, che<br />
emerge riguardo a<strong>gli</strong> effetti di impatto sull’opinione pubblica che <strong>gli</strong> health risk<br />
behaviors possono produrre, e che si riferisce al rischio di stigmatizzazione<br />
<strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> come popolazione portatrice di prob<strong>le</strong>mi tout court, ciò che<br />
produce un effetto peggiorativo e “punitivo” per quella fascia di popolazione.<br />
Una spiegazione di questa deriva interpretativa, come si diceva più sopra,<br />
può essere ricostruita sulla base di una sorta di “effetto di rispecchiamento<br />
negativo” che la figura dell’ado<strong>le</strong>scente produce sulla società, la qua<strong>le</strong> tende a<br />
“proiettare” su di loro i suoi prob<strong>le</strong>mi di vio<strong>le</strong>nza-droghe-sessualità.<br />
Un’altra considerazione - sul piano della interpretazione psicologica della<br />
personalità ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> - riguarda la caratteristica della sperimentazione di<br />
condotte “al limite”, tipica <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, che non solo non è prob<strong>le</strong>matica,<br />
ma che è auspicabi<strong>le</strong> per una sana e autonoma evoluzione della personalità del<br />
ragazzo. Di quest’aspetto si è già parlato, più approfonditamente, nella sezione<br />
che riguarda <strong>le</strong> definizioni e <strong>gli</strong> aspetti psico-evolutivi dell’ado<strong>le</strong>scenza.<br />
Questo dato ci richiama ad un’attenta valutazione del<strong>le</strong> connotazioni di<br />
gravità e distruttività esplicite e manifeste dei comportamenti di <strong>disagio</strong>, che<br />
devono produrre un evidente “danno” sul giovane o sulla società. Ogni indice<br />
che, seppur connesso all’esperienza di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, non si<br />
caratterizza in questo senso, andrà scartato.<br />
Fatte queste delimitazioni preliminari, tentiamo ora di circoscrivere e definire<br />
analiticamente <strong>le</strong> aree che sono interessate dal “<strong>disagio</strong>” nel<strong>le</strong> sue manifestazioni<br />
concrete ed evidenti: ovvero i comportamenti che segnalano <strong>disagio</strong>.<br />
Secondo la tradizione <strong>de<strong>gli</strong></strong> studi sull’ado<strong>le</strong>scenza ci dobbiamo confrontare<br />
con quattro gruppi:<br />
1. Comportamenti devianti<br />
2. Comportamenti a rischio<br />
3. Comportamenti che denunciano difficoltà scolastiche<br />
4. Comportamenti che denunciano difficoltà di relazione<br />
Queste quattro tipologie di comportamenti richiederebbero, ognuna, una<br />
trattazione approfondita. Per semplicità di esposizione e per non appesantire<br />
troppo il testo, decidiamo di analizzar<strong>le</strong> qui in modo sintetico, riportando in nota<br />
alcune considerazioni specifiche.<br />
2.1 Comportamenti devianti<br />
La devianza è una categoria socio-psicologica che fa riferimento a tutte <strong>le</strong><br />
forme evidenti ed evidenziate di trasgressione del<strong>le</strong> norme e del<strong>le</strong> rego<strong>le</strong><br />
ri<strong>le</strong>vanti di uno specifico contesto di rapporti interpersonali e sociali.<br />
La definizione più diffusa considera la devianza come “l’allontanamento di<br />
individui o di gruppi dal<strong>le</strong> norme condivise all’interno di ogni specifico contesto<br />
29
socia<strong>le</strong>”. 29 A ta<strong>le</strong> allontanamento è associato solitamente un giudizio di valore,<br />
da parte della col<strong>le</strong>ttività, che connota negativamente quella modalità d’azione e<br />
il suo autore, per cui il comportamento deviante diventa qualcosa da prevenire,<br />
reprimere, controllare.<br />
A proposito di devianza, una chiave di <strong>le</strong>ttura sociologica non può non<br />
partire dalla Scuola di Chicago, che sicuramente rappresenta una svolta<br />
epistemologica in campo criminologico per aver sottolineato in maniera esplicita<br />
e ricorrente il tema della comunità come il principa<strong>le</strong> e<strong>le</strong>mento d’influenza sul<br />
comportamento dei singoli. La spiegazione situaziona<strong>le</strong> del<strong>le</strong> rego<strong>le</strong> che<br />
governano il comportamento, la possibilità di valutare l’influenza <strong>de<strong>gli</strong></strong> assetti<br />
sociali e del valore del contesto sul crimine e sui comportamenti devianti<br />
controbilancia l’approccio positivista, fondato sull’universalità del<strong>le</strong> rego<strong>le</strong>. 30<br />
Gli studi della Scuola di Chicago, l’attenzione verso <strong>le</strong> città, <strong>le</strong> comunità,<br />
l’organizzazione socia<strong>le</strong>, progressivamente si sono sviluppati, assumendo<br />
soprattutto ne<strong>gli</strong> ultimi tempi un rinnovato assetto di potenzialità se pensiamo<br />
al<strong>le</strong> teorie ecologiche e sociali della disgregazione ed al<strong>le</strong> implicazioni di politica<br />
socia<strong>le</strong> che ne sono derivate<br />
<strong>Il</strong> riferimento ad una determinata col<strong>le</strong>ttività e al suo sistema normativo è<br />
essenzia<strong>le</strong> per comprendere il concetto di devianza, poiché “non esistono<br />
devianze in sé ma solo definizioni sociali di ciò che è atto conforme o atto<br />
deviante”. 31<br />
29 Berzano L., Prina F., Sociologia della devianza, Nis, Roma, 1995.<br />
30 I concetti fondamentali, infatti, della Scuola di Chicago sono così riassumibili:<br />
1. Gli esseri umani sono esseri sociali; il loro comportamento è il prodotto dell’ambiente socia<strong>le</strong>.<br />
2. L’ambiente socia<strong>le</strong> fornisce definizioni e valori culturali che regolano il comportamento di<br />
coloro che ci vivono dentro.<br />
3. L’urbanizzazione e l’industrializzazione hanno creato comunità contraddistinte da una pluralità<br />
di culture in competizione tra di loro; in questa maniera s’è infranto il vecchio e più coerente<br />
sistema di valori.<br />
4. La disgregazione nell’ambito urbano si è riscontrata soprattutto nel<strong>le</strong> principali istituzioni<br />
sociali, quali la fami<strong>gli</strong>a, i gruppi amicali e i gruppi sociali, che assumono un maggior grado di<br />
impersonalità.<br />
5. Dalla frammentazione dei valori veicolati da queste istituzioni derivano varie definizioni<br />
contrastanti del comportamento conforme, che entrano in conflitto. <strong>Il</strong> perdurare della<br />
disgregazione accresce <strong>le</strong> potenzialità del conflitto.<br />
6. <strong>Il</strong> comportamento deviante o crimina<strong>le</strong> si verifica quando qualcuno si comporta secondo<br />
definizioni che confliggono con quel<strong>le</strong> della cultura dominante.<br />
7. Sia la disgregazione sia la patologia socia<strong>le</strong> sono più frequenti nel<strong>le</strong> aree centrali della città, e<br />
vanno diminuendo man mano che ci si allontana da quel<strong>le</strong> zone.<br />
La criminalità e la delinquenza si trasmettono attraverso contatti frequenti con <strong>le</strong> tradizioni<br />
criminali sviluppatesi nel tempo nel<strong>le</strong> aree cittadine disgregate (Williams F., Mc Shane M.,<br />
Devianza e criminalità, <strong>Il</strong> Mulino, Bologna, 1999).<br />
<strong>Il</strong> valore aggiunto della Scuola di Chicago è dato dalla prospettiva che ha aperto in tema di<br />
risposte al comportamento deviante e che oggi vanno nella direzione di azioni di sviluppo di<br />
comunità, di risanamento ambienta<strong>le</strong> dei territori degradati, di politiche d’inclusione socia<strong>le</strong> e<br />
lavorativa, di diritto pena<strong>le</strong> minimo, mediazione socia<strong>le</strong> e di composizione dei conflitti sociali.<br />
31 Berzano L., Prina F., Sociologia della devianza, Nis, Roma, 1995.<br />
Un interessante accostamento tra concetto di devianza e concetto di delinquenza è quello<br />
proposto da Melita Cavallo, magistrato e presidente della Commissione Adozioni Internazionali.<br />
30
Come si accennava più sopra, il discorso sulla devianza richiede di<br />
specificare di volta in volta il riferimento alla struttura socia<strong>le</strong> di un dato sistema,<br />
al suo quadro normativo, ai processi di interiorizzazione del<strong>le</strong> norme, al<strong>le</strong> attese<br />
di ruolo che derivano dall’interiorizzazione del<strong>le</strong> norme stesse. La variabilità<br />
del<strong>le</strong> norme nel tempo e nello spazio, la mutevo<strong>le</strong>zza dei processi di controllo<br />
socia<strong>le</strong> e dei limiti di tol<strong>le</strong>rabilità dei diversi sistemi sociali rendono il concetto di<br />
devianza piuttosto relativo e comp<strong>le</strong>sso. Se infatti la devianza nasce come<br />
categoria socio-psicologica che fa riferimento a tutte <strong>le</strong> forme di trasgressione<br />
del<strong>le</strong> norme e del<strong>le</strong> rego<strong>le</strong> ri<strong>le</strong>vanti di uno specifico contesto di rapporti<br />
interpersonali e sociali, oggi il discorso sulla devianza è ulteriormente centrato<br />
sul carattere sintomatico del comportamento deviante, cioè sulla sua capacità di<br />
rinviare a prob<strong>le</strong>matiche, interrogativi e contraddizioni che si collocano<br />
all’interno dei sistemi sociali.<br />
Gli ultimi decenni hanno visto crescere <strong>gli</strong> studi e <strong>le</strong> ricerche che mettono in<br />
evidenza che la devianza non è solo un fenomeno/prob<strong>le</strong>ma con più dimensioni<br />
e componenti, ma presenta una “natura” psico-socia<strong>le</strong> comp<strong>le</strong>ssa, circolare e<br />
processua<strong>le</strong>.<br />
Sul piano sia conoscitivo-esplicativo sia preventivo, questo significa che i<br />
fattori che generano la devianza non sono né lineari né unidirezionali, ma<br />
hanno un carattere interattivo e agiscono attraverso forme di reciprocità circolari<br />
che si modificano non solo in relazione ai diversi contesti d’azione ed ai sistemi<br />
d’appartenenza, ma anche in relazione al tempo, ossia si costruiscono<br />
processualmente.<br />
La devianza come condotta presenta una comp<strong>le</strong>ssità espressa dal<br />
modello della interazione reciproca triadica di A. Bandura che prende in<br />
considerazione <strong>le</strong> interazioni reciproche tra la personalità, il comportamento e<br />
l’ambiente. D’altra parte la devianza come divenire psico-socia<strong>le</strong> nei percorsi di<br />
vita presenta forme “costruzioniste”, di tipo diacronico.<br />
Quindi non solo i fattori personali, ambientali e comportamentali si<br />
influenzano reciprocamente, ma, nei diversi contesti e momenti della vita<br />
socia<strong>le</strong> di un individuo, la combinazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> e<strong>le</strong>menti che possono far<br />
emergere la devianza può cambiare, per cui possono essere disattesi <strong>gli</strong><br />
schemi di interazione conosciuti tra fattori di rischio e fattori di protezione,<br />
Dopo aver premesso che tanto la devianza quanto la delinquenza non sono comportamenti<br />
definibili in assoluto, ma in funzione del contrasto che si crea tra alcune condotte e <strong>le</strong> rego<strong>le</strong><br />
sociali vigenti in una determinata società e in uno specifico momento storico, ella giunge ad<br />
accostare il concetto di devianza più a quello di diversità che a quello di delinquenza.<br />
Se è vero che il delinquente è anche un deviante, non necessariamente un deviante è<br />
delinquente, e se il confine tra diversità e devianza è incerto e sfumato, quello tra devianza e<br />
delinquenza è preciso perché definito dal<strong>le</strong> norme penali.<br />
Per quello che riguarda l’area della delinquenza giovani<strong>le</strong>, i percorsi che si individuano<br />
costantemente in chi vi entra, sono relativi a tre ordini di fattori: la disgregazione e la disfunzione<br />
familiare, il degrado ambienta<strong>le</strong>, la scolarizzazione scarsa o nulla (Cavallo M., Ragazzi senza, B.<br />
Mondadori, 2002).<br />
31
soprattutto nel<strong>le</strong> fasi di vita caratterizzate da discontinuità e crisi dello sviluppo,<br />
quali l’ado<strong>le</strong>scenza. 32<br />
Se pensiamo più specificamente alla condizione ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, anche <strong>le</strong><br />
chiavi di riferimento per una <strong>le</strong>ttura del fenomeno della devianza minori<strong>le</strong><br />
richiamano diverse prospettive d’analisi che, interagendo tra loro, consentono di<br />
collocare la devianza dei giovani all’interno di coordinate in grado di dare atto<br />
della comp<strong>le</strong>ssità del fenomeno e del<strong>le</strong> risposte per affrontarlo, sia a livello di<br />
comp<strong>le</strong>ssive politiche giudiziarie e sociali, sia a livello di azioni locali di<br />
prevenzione, sia nella gestione e presa in carico dei singoli ragazzi.<br />
Le dimensioni cruciali per la <strong>le</strong>ttura della devianza minori<strong>le</strong> vedono, a<br />
partire ed in aggiunta a quanto finora esposto, <strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matiche del sé,<br />
dell’identità, del<strong>le</strong> relazioni particolarmente significative e del sistema di<br />
controllo. La devianza minori<strong>le</strong> può essere analizzata in termini di funzioni o<br />
disfunzioni di tali dimensioni.<br />
Le azioni devianti svolgono funzioni di mantenimento dell’organizzazione<br />
soggettiva, relaziona<strong>le</strong> e di controllo; l’ado<strong>le</strong>scente agisce per cercare<br />
nell’interazione con l’ambiente nuove forme di equilibrio, di organizzazione della<br />
propria identità e del<strong>le</strong> modalità di relazione con <strong>gli</strong> adulti e con <strong>le</strong> istituzioni.<br />
Ado<strong>le</strong>scenza e trasgressione sono costitutivamente <strong>le</strong>gate: un ragazzo per<br />
crescere deve mettere in discussione <strong>le</strong> rego<strong>le</strong> che <strong>gli</strong> adulti <strong>gli</strong> hanno insegnato<br />
e che e<strong>gli</strong> ha interiorizzato durante l’infanzia per poter<strong>le</strong> fare proprie, per<br />
modificar<strong>le</strong> o rifiutar<strong>le</strong>.<br />
La revisione del rapporto con <strong>le</strong> norme di comportamento e con i sistemi di<br />
valori è parte integrante dei processi di crescita, e comporta una profonda<br />
modificazione della relazione con <strong>gli</strong> adulti, che ne sono i naturali<br />
rappresentanti. 33<br />
È quindi di particolare importanza rif<strong>le</strong>ttere sul<strong>le</strong> risposte <strong>de<strong>gli</strong></strong> adulti ai<br />
comportamenti trasgressivi e sui fattori di rischio e di protezione, che facilitano o<br />
impediscono il passaggio da atteggiamenti e comportamenti trasgressivi poco<br />
ri<strong>le</strong>vanti a veri e propri atti delinquenziali.<br />
L’approccio comunicaziona<strong>le</strong> offre una prospettiva che valorizza la circolarità<br />
comunicativa tra soggetti che trasgrediscono <strong>le</strong> norme e sistemi che<br />
interpretano il controllo socia<strong>le</strong>. Le esigenze attuali di una società frantumata<br />
invitano a considerare la devianza come azione comunicativa, rinviando al<br />
bisogno di recuperare il dialogo necessario alla costruzione di quella comunità<br />
che, nell’attua<strong>le</strong> contesto, si presenta come “necessaria ed impossibi<strong>le</strong>”. 34<br />
Vicino a questa prospettiva può altresì collocarsi il contributo origina<strong>le</strong> ed<br />
innovativo allo studio socio-psicologico dell’ado<strong>le</strong>scenza e alla comprensione<br />
32 De Leo G., Malagoli To<strong>gli</strong>atti M., Recenti prospettive di ricerca-intervento sulla prevenzione<br />
della devianza minori<strong>le</strong>, Minori e Giustizia n. 4.2000.<br />
33 Maggiolini A., Riva E., Ado<strong>le</strong>scenti trasgressivi, Franco Angeli, Milano, 1999.<br />
34 Esposito R., Communitas, Einaudi, Torino, 1998.<br />
32
della devianza ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> di Em<strong>le</strong>r e Reicher, 35 che rinviano alla necessità<br />
di analizzare <strong>le</strong> basi socio-psicologiche del<strong>le</strong> azioni devianti, cioè il contesto<br />
immediato in cui la devianza si attiva (o non si attiva) e il significato che essere<br />
o non essere devianti ha per il mondo socia<strong>le</strong> <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>. Non è vero che<br />
la vita socia<strong>le</strong> attua<strong>le</strong> si caratterizzi per l’assenza di scambi significativi fra attori<br />
anonimi perché privi di storia. I rapporti sociali sono la sostanza dell’esperienza<br />
quotidiana, la comunicazione avviene non tra estranei, ma generalmente tra<br />
persone che si conoscono e nutrono reciproci sentimenti, siano essi positivi,<br />
negativi o ambiva<strong>le</strong>nti.<br />
L’azione umana è, quindi, ampiamente controllata dall’esigenza di avere<br />
una reputazione. Questa esigenza è sostenuta dal fatto che <strong>le</strong> persone si<br />
conoscono, hanno aspettative reciproche, si rappresentano <strong>le</strong> caratteristiche dei<br />
propri interlocutori. <strong>Il</strong> medium attraverso cui questo processo socia<strong>le</strong> si compie<br />
è la conversazione che si svolge tra i componenti dei gruppi più diversi: in tali<br />
conversazioni si realizzano scambi continui circa <strong>le</strong> conoscenze e i rapporti<br />
sociali che ciascuno costruisce e sperimenta.<br />
Avere una reputazione è dunque un’esigenza dei singoli attori quando sono<br />
inseriti in forme di vita socia<strong>le</strong> dotate di un minimo di continuità che crei <strong>le</strong><br />
condizioni perché essi conversino fra loro sui fatti e sul<strong>le</strong> qualità proprie <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
altri membri della comunità.<br />
Si attivano così reti comunicative basate sui <strong>le</strong>gami resi possibili dalla<br />
conoscenza reciproca. 36<br />
35 Em<strong>le</strong>r N., Reicher S., Ado<strong>le</strong>scenti e devianza, <strong>Il</strong> Mulino, Bologna, 2000.<br />
36<br />
La prospettiva comunicaziona<strong>le</strong> e quella “della reputazione” connesse all’attenzione<br />
all’ambiente ed alla qualità dei <strong>le</strong>gami sociali rinviano altresì a due diversi sistemi d’azione<br />
socia<strong>le</strong>: il livello macro-trattamenta<strong>le</strong>, relativo al<strong>le</strong> politiche sociali, istituzionali, giudiziarie e<br />
all’apparato organizzativo dei servizi; il livello micro-trattamenta<strong>le</strong>, riguardante <strong>le</strong> metodologie<br />
d’intervento nella operatività. Diventa pertanto evidente un’ulteriore specificazione, data dal ruolo<br />
assunto dal rapporto teoria-prassi nell’ambito del<strong>le</strong> devianze minorili: il <strong>le</strong>game, cioè, tra<br />
spiegazione teorica del fenomeno ed <strong>interventi</strong> di risposta al fenomeno. Un <strong>le</strong>game mantenutosi<br />
piuttosto saldo già da<strong>gli</strong> anni ’70, cosicché, per esemplificare, la scuola classica, centrata sul<br />
principio del libero arbitrio, ha favorito <strong>interventi</strong> di tipo retributivo; il positivismo, riponendo<br />
l’attenzione sul<strong>le</strong> caratteristiche dell’uomo delinquente, ha orientato <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> verso una<br />
logica di tipo correziona<strong>le</strong> in senso sia coercitivo sia terapeutico. Recentemente l’interesse <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
studiosi non si è soffermato soltanto su<strong>gli</strong> indicatori di carenze e di deprivazione che segnalano<br />
lo scarto più o meno grave da un’ipotetica condizione di normalità, ma piuttosto si è impegnato<br />
sempre più a co<strong>gli</strong>ere, a tutti i livelli, individuali, comportamentali, ambientali, <strong>le</strong> qualità del<strong>le</strong><br />
abilità e del<strong>le</strong> competenze, del<strong>le</strong> convinzioni circa i modi di sentirsi efficaci, di affrontare e gestire<br />
interattivamente <strong>le</strong> carenze, <strong>le</strong> deprivazioni, i rischi come <strong>le</strong> opportunità. L’attua<strong>le</strong> modello<br />
d’intervento in uso - e visibi<strong>le</strong> nel sistema dei servizi - esprime una logica sperimenta<strong>le</strong>pragmatica,<br />
in grado di consentire un confronto più immediato con la comp<strong>le</strong>ssità del prob<strong>le</strong>ma.<br />
Sul piano del<strong>le</strong> politiche di prevenzione si è registrata una paral<strong>le</strong>la evoluzione da un modello di<br />
tipo medico, centrato sulla diagnosi precoce dei rischi allo scopo di attivare modelli preventivi<br />
specifici e mirati per ridurre o eliminare <strong>le</strong> probabilità di evoluzioni negative, ad un modello di tipo<br />
promoziona<strong>le</strong>, diverso da quello precedente tanto sul piano epistemologico quanto su quello<br />
metodologico. L’interesse si sposta, insomma, da <strong>interventi</strong> volti a prevenire un comportamento<br />
deviante, che manterrebbe centra<strong>le</strong> la logica lineare dell’evitamento del <strong>disagio</strong>, ad azioni di<br />
promozione di situazioni di agio e di benessere, di potenziamento del<strong>le</strong> abilità e del<strong>le</strong><br />
competenze per far fronte ai fattori di rischio o a compiti evolutivi.<br />
33
2.2 Comportamenti a rischio<br />
Con questa definizione si intendono tutti quei comportamenti - così tipici tra<br />
l’altro <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> - in cui il soggetto, allo scopo di sentirsi integrato con il<br />
“gruppo dei pari”, o per trasgressività, oppure per raggiungere il<br />
soddisfacimento di un desiderio, si espone a rischi di danno per sé o per <strong>gli</strong><br />
altri. 37<br />
L’assunzione di rischio viene in <strong>le</strong>tteratura interpretata come una strategia<br />
disfunziona<strong>le</strong> di coping, ovvero di integrazione del soggetto col gruppo dei pari<br />
mediante identificazione-assimilazione nei comportamenti. Nell’assunzione di<br />
rischio c’è comunque anche l’aspettativa verso un esito positivo. R. Jessor 38<br />
propone entrambe <strong>le</strong> accezioni: rischio come pericolo e rischio come occasione.<br />
L’anticonvenzionalità è un altro ambito interpretativo dei comportamenti<br />
rischiosi. Polmonari a ta<strong>le</strong> proposito, riprendendo la “teoria del<strong>le</strong> minoranze<br />
attive” di S. Moscovici, 39 chiarisce la differenza tra devianza distruttiva e<br />
devianza innovativa.<br />
Di contro i recenti studi condotti in Italia dallo IARD evidenziano la riduzione<br />
o perdita della trasgressività nei comportamenti giovanili. Gli <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> non<br />
percepiscono i comportamenti rischiosi in relazione al<strong>le</strong> norme sociali ed ai<br />
principi morali.<br />
Kuther e Higgins-D’A<strong>le</strong>ssandro, 40 in uno studio condotto su un gruppo di<br />
studenti sul ragionamento sottostante i comportamenti a rischio, hanno<br />
osservato che questo è percepito spesso nei termini di una scelta raziona<strong>le</strong>,<br />
37 La recente ricerca sui comportamenti a rischio <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> prevede:<br />
1. Studi trasversali e retrospettivi che hanno analizzato i correlati psico-sociali dei<br />
comportamenti a rischio (fattori di personalità, processi cognitivi sottostanti la decisione di<br />
mettere in atto una condotta rischiosa, caratteristiche della fami<strong>gli</strong>a e del contesto di vita<br />
<strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>: coetanei, scuola, comunità). In particolare, i comportamenti a rischio sono<br />
studiati in relazione al giudizio mora<strong>le</strong>, al<strong>le</strong> capacità decisionali, all’auto-efficacia percepita,<br />
alla convinzione d’invulnerabilità, all’egocentrismo ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>.<br />
2. Studi longitudinali che hanno cercato di individuare i fattori predittivi, a livello persona<strong>le</strong> e<br />
relaziona<strong>le</strong>, dei diversi tipi di comportamento a rischio, quali l’uso di droghe, l’abuso di<br />
alcool e di tabacco, la guida pericolosa, l’attività sessua<strong>le</strong> promiscua e precoce (cft.<br />
Woodward, Fergusson, Horword Silbereisen (1998) fissa alcune priorità della ricerca sui<br />
comportamenti rischiosi in ado<strong>le</strong>scenza e sostiene che <strong>gli</strong> studi dovrebbero:<br />
a) comprendere la comp<strong>le</strong>ssità della condotta ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> e dei comportamenti a rischio<br />
piuttosto che focalizzarsi sui singoli fattori di rischio;<br />
b) individuare i diversi percorsi evolutivi ed i relativi fattori di rischio in una prospettiva a lungo<br />
termine;<br />
c) analizzare <strong>le</strong> basi biologiche del comportamento a rischio e <strong>le</strong> loro interazioni con i fattori<br />
psicosociali;<br />
d) prestare maggiore attenzione ai contesti di vita <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> (Speltini G., Minori, <strong>disagio</strong><br />
e aiuto psicosocia<strong>le</strong>, <strong>Il</strong> Mulino, Bologna, 2005).<br />
38 Jessor R., New perspectives on ado<strong>le</strong>scent risk behavior, 1998.<br />
39 Moscovici S., Psicologia del<strong>le</strong> minoranze attive, Boringhieri, 1981.<br />
40 Kuther T. L. & Higgins-D'A<strong>le</strong>ssandro A., 2003, Attitudinal and normative predictors of alcohol<br />
use by older ado<strong>le</strong>scents and young adults. Journal of Drug Education, 33 (1) 71-90.<br />
34
frutto di un bilanciamento tra costi e benefici, piuttosto che come scelta di<br />
anticonvenzionalità.<br />
Tra i comportamenti a rischio in ado<strong>le</strong>scenza possiamo distinguere:<br />
I. L’uso di sostanze psicotrope<br />
II. Comportamenti sessuali che esitano in effetti dannosi<br />
III. Condotte pericolose, a rischio di auto/etero <strong>le</strong>sività<br />
I. Uso di sostanze psicotrope<br />
Una ricerca della Fondazione IARD su “La Total Quality ne<strong>gli</strong> <strong>interventi</strong><br />
sul<strong>le</strong> tossicodipendenze in ambito pena<strong>le</strong> minori<strong>le</strong>” 41 fornisce una panoramica<br />
della situazione attua<strong>le</strong> in Italia. L’analisi dei dati individua tre tipologie di<br />
soggetti. La prima comprende i “giovani ai margini”, provenienti da ambienti a<br />
rischio e in cui la droga è solo un e<strong>le</strong>mento di uno sti<strong>le</strong> di vita “ai margini”, la<br />
seconda comprende i veri dipendenti dalla droga in cui la tossicodipendenza si<br />
pone come la causa prioritaria di reati, mentre la terza comprende i “devianti”,<br />
che non compiono reati, sono più integrati nella società e per i quali è più<br />
diffici<strong>le</strong> stabilire <strong>le</strong> cause del loro comportamento. 42<br />
Un’attenzione particolare in questo contesto dovrebbe essere data al<br />
fenomeno del<strong>le</strong> cosiddette “nuove droghe”, termine vago e generico che indica<br />
non solo la miriade di sostanze utilizzate, ma anche la molteplicità di abitudini e<br />
di stili di consumo del<strong>le</strong> sostanze stesse, che si presenta come un’area<br />
preziosa per indagare <strong>le</strong> “nuove” personalità ado<strong>le</strong>scenziali.<br />
C’è chi pensa, come Luca Mori, che il fenomeno, per <strong>le</strong> sue caratteristiche,<br />
vada messo in relazione ai nuovi meccanismi di costruzione dell’identità<br />
individua<strong>le</strong>. 43<br />
Vi è ormai una <strong>le</strong>tteratura molto ampia sull’argomento, che ha sensibilizzato<br />
anche <strong>gli</strong> attori istituzionali riguardo al prob<strong>le</strong>ma del <strong>disagio</strong> giovani<strong>le</strong>. 44 Per<br />
semplicità possiamo dire che il termine “nuove droghe” rinvia ad una categoria<br />
di “nuovi consumatori” di sostanze che, spesso, sono “vecchie” ma che<br />
assumono nuovi significati nel<strong>le</strong> pratiche di consumo <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> d’oggi.<br />
In sintesi, il fenomeno riguarda apparentemente un prodotto relativamente<br />
nuovo, conosciuto come Ecstasy, che è il nome commercia<strong>le</strong> di una compressa<br />
all’interno della qua<strong>le</strong> sono contenute sostanze varie e in molteplici proporzioni<br />
41 IARD, Minori e sostanze psicotrope: analisi e prospettive dei processi riabilitativi. La Total<br />
Quality ne<strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> sul<strong>le</strong> tossicodipendenze in ambito pena<strong>le</strong> minori<strong>le</strong>. Franco Angeli, 2003<br />
42 Pocaterra R., Savoldelli A., Rivera N., a cura di, Minori e sostanze psicotrope, Franco Angeli,<br />
2003.<br />
43 Mori L., Cultura giovani<strong>le</strong> e consumo di sostanze, Franco Angeli, 2004.<br />
44 cfr. Ministero del Lavoro e del<strong>le</strong> Politiche Sociali, 2003, Relazione annua<strong>le</strong> al Parlamento sullo<br />
stato del<strong>le</strong> tossicodipendenze in Italia; Torti M.T., Abitare la notte. Attori e processi nei mondi<br />
del<strong>le</strong> discoteche, Costa & Nolan, 1997; Cantoni L., Natura e significato del gesto trasgressivo<br />
nel distretto del piacere, Relazione presentata alla Terza Conferenza Naziona<strong>le</strong> sul<strong>le</strong> Droghe,<br />
Genova, 2000.<br />
35
(MDMA, che è una sostanza amfetaminica, associata a cocaina, LSD, eroina,<br />
ecc., tutte in dosi molto ridotte).<br />
L’effetto farmacologico, preva<strong>le</strong>ntemente amfetaminico, stimolante, si<br />
esaurisce in un tempo breve e non lascia “dipendenza” biologica dimostrabi<strong>le</strong>.<br />
<strong>Il</strong> consumo di Ecstasy è osservato, spesso o preva<strong>le</strong>ntemente, durante il<br />
fine settimana, in luoghi deputati al loisir come <strong>le</strong> discoteche, da una<br />
popolazione preva<strong>le</strong>ntemente di <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>. 45 <strong>Il</strong> consumo è mirato al contesto,<br />
ritualizzato rispetto al loisir, spesso associato al ballare tutta la notte, con una<br />
conseguente sovversione del rapporto notte/giorno e una polarizzazione fra il<br />
tempo ordinario del lavoro/studio e quello del divertimento. 46 Aspetto centra<strong>le</strong> di<br />
questo fenomeno è poi il “policonsumo”, ovvero l’associazione tra Ecstasy,<br />
alcool a grosse dosi, marijuana/hashish, cocaina, e altre sostanze (Popper,<br />
LSD, “Funghetto”, Crack, Ketamina, ecc.).<br />
Sono ragazzi – per dirla con uno slogan – che “si stravolgono” nel weekend<br />
per poi tornare al<strong>le</strong> loro attività normali il lunedì.<br />
Ciò che emerge come evidenza assoluta, è l’impossibilità di interpretare i<br />
nuovi consumatori con <strong>le</strong> categorie e l’ottica utilizzata per il “vecchio”<br />
tossicomane da eroina. Nulla ha a che fare con il deviante da “buco”, ma, al<br />
contrario, il profilo del “nuovo consumatore” è caratterizzato – a parte una<br />
piccola percentua<strong>le</strong> con evoluzione “tossicomanica” progressiva e infausta - da<br />
una adesività consumistica estremizzata ai canoni “normali” della società<br />
attua<strong>le</strong>: sono ragazzi ben integrati, “trendy”, che mirano al successo e al<br />
denaro, soddisfatti della loro vita, ambiziosi, quasi sempre bene adattati nel<br />
lavoro/studio.<br />
La loro “carriera” come consumatori di sostanze, che ha inizio attorno ai 14-<br />
16 anni, molto spesso si conclude attorno ai 25, nel momento dell’entrata<br />
nell’età “adulta”, con eventi quali un impiego stabi<strong>le</strong>, il matrimonio, ecc. 47<br />
Ta<strong>le</strong> fenomeno, dal<strong>le</strong> caratteristiche di novità relativa, si associa ad altri<br />
fenomeni, non nuovi, come l’abbondante consumo di alcolici – e di superalcolici<br />
in particolare – di cannabinoidi, e, aspetto ancor più preoccupante, di cocaina,<br />
che è in progressivo aumento.<br />
Senza entrare qui nel merito di una valutazione etica e medica di queste<br />
pratiche, bisogna comunque tener conto della difficoltà a valutare il fenomeno<br />
“droghe giovanili” nella sua impalpabilità, che potrebbe far pensare ad una sorta<br />
di “normalità patologica”.<br />
45 Cfr. Reynolds S., Generation Ecstasy, Litt<strong>le</strong>, Brown and Co., 1998; trad. it. Generazione<br />
Ballo/Sballo, Arcana-Musica Roma, 2000.<br />
46 Bricolo R., I fenomeni di abuso: nuovi soggetti per altri soggetti, Relazione presentata alla<br />
Terza Conferenza Naziona<strong>le</strong> sul<strong>le</strong> Droghe, Genova, 2000.<br />
47 <strong>IPRS</strong>, L’esistenza divorata. Indagine su<strong>gli</strong> stili di consumo del<strong>le</strong> c.d. “nuove droghe” a<br />
Bergamo, Roma 2004; <strong>IPRS</strong>, Icaro. Indagine su<strong>gli</strong> stili di consumo del<strong>le</strong> c.d. “nuove droghe” a<br />
Ca<strong>gli</strong>ari, Roma, 2004.<br />
36
II. Comportamenti sessuali che esitano in effetti dannosi<br />
Per quello che riguarda <strong>gli</strong> aspetti psicologici della crisi ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> – e<br />
del breakdown – si è visto che un’area particolarmente significativa, per la<br />
ricorrenza <strong>de<strong>gli</strong></strong> autori che la segnalano e per la significatività rispetto al <strong>disagio</strong><br />
è il corpo, con <strong>le</strong> trasformazioni del<strong>le</strong> sue funzioni. Ta<strong>le</strong> area ci rinvia alla sfera<br />
sessua<strong>le</strong> che, tra l’altro, è una del<strong>le</strong> aree di indagine sull’ado<strong>le</strong>scenza<br />
tradizionalmente considerate, oltre che una del<strong>le</strong> più esposte a rischi di errore<br />
nella ri<strong>le</strong>vazione.<br />
È ovvio che indagare una realtà così intima, persona<strong>le</strong> e interiore come la<br />
sessualità pone di fronte ad un compito difficilissimo.<br />
Come esempi di possibili comportamenti sessuali “negativi” possiamo<br />
considerare: atti vio<strong>le</strong>nti connessi alla sessualità, contagio sessua<strong>le</strong> da HIV,<br />
gravidanze non volute e interruzioni volontarie di gravidanza. Come possibili<br />
strumenti atti a contrastarli possiamo invece pensare: conoscenza e<br />
consapevo<strong>le</strong>zza riguardo a temi di sessualità, screening di igiene sessua<strong>le</strong>,<br />
visite genito-urinarie, possibilità di confronto con i familiari sul tema, ecc.<br />
III. Condotte pericolose, a rischio di auto/etero <strong>le</strong>sività<br />
Si tratta di condotte che mettono a repenta<strong>gli</strong>o la propria e l’altrui<br />
incolumità, tra <strong>le</strong> quali spicca per la gravità del<strong>le</strong> conseguenze (l’incidente<br />
strada<strong>le</strong> è la prima causa di morte in ado<strong>le</strong>scenza) la guida pericolosa.<br />
Comunemente la guida pericolosa è vista come un gesto di sfida e di<br />
trasgressione o come la ricerca di emozioni forti, ma potrebbe anche essere<br />
considerata come frutto di una “cultura dell’eccesso” della società odierna, della<br />
sua difficoltà di dare un senso al concetto di limite. Mentre nel<strong>le</strong> società<br />
tradizionali la ricerca dell’eccesso era confinata in alcuni momenti sociali<br />
ritualizzati, in quel<strong>le</strong> contemporanee appare diffusa nella vita quotidiana dove si<br />
esprime sia nella trasgressione e nella ricerca del rischio, sia nello spreco di<br />
risorse materiali e immateriali, interne ed esterne alla persona. 48 C’è tuttavia da<br />
aggiungere che gran parte del rischio i ragazzi lo vivono nella quotidianità, in un<br />
modo meno evidente di quello mostrato dal<strong>le</strong> “stragi del sabato sera”, ma più<br />
denso di prob<strong>le</strong>maticità. <strong>Il</strong> maggior numero di incidenti avvengono infatti nel<br />
traffico cittadino, in situazioni dove non vi sono né l’eccitazione della velocità,<br />
né la ricerca di grandi sensazioni e mostrano più una difficoltà del ragazzo a<br />
proteggersi piuttosto che la ricerca di una trasgressione. 49<br />
48 Pollo M., Eccessivamente, Franco Angeli, 2002.<br />
49 Carbone P., Le ali di Icaro: rischio di incidenti in ado<strong>le</strong>scenza, Bollati Boringhieri, 2003.<br />
37
2.3 Comportamenti che denunciano difficoltà scolastiche<br />
L’insuccesso scolastico, il ritardo e l’abbandono, che sanciscono di fatto il<br />
fallimento del rapporto tra l’ado<strong>le</strong>scente e la scuola, sono indubbiamente<br />
segnali che evidenziano uno stato di <strong>disagio</strong>. Pur contenendo certamente una<br />
dose di ambiguità, poiché possono anche nascere da circostanze temporanee,<br />
quali <strong>le</strong> assenze per ragioni di salute o momenti critici <strong>le</strong>gati alla vita affettiva,<br />
possono essere importanti indici di una condizione di avanzato disadattamento.<br />
Inoltre il segna<strong>le</strong> può diventare nuovo fattore di <strong>disagio</strong> in una spira<strong>le</strong><br />
involutiva di marginalizzazione-espulsione-devianza. 50 L’abbandono dell’iter<br />
formativo per l’ado<strong>le</strong>scente non è quindi soltanto la formalizzazione di uno stato<br />
di <strong>disagio</strong> in atto, ma il segna<strong>le</strong> di un fattore di <strong>disagio</strong> e di non integrazione in<br />
potenza, che deve essere prevenuto anche per i suoi effetti futuri.<br />
Di fatto, il fenomeno della “dispersione scolastica” (drop-out) è considerato<br />
da tutti i ricercatori come un indicatore sensibi<strong>le</strong> e significativo di <strong>disagio</strong>,<br />
nonostante la difficoltà a definire e circoscrivere il fenomeno stesso. 51<br />
<strong>Il</strong> nostro Istituto (<strong>IPRS</strong>) paral<strong>le</strong>lamente a questa indagine, sta portando<br />
avanti un lavoro di ricerca-azione sui drop-out, commissionato dal Ministero<br />
del Lavoro e del<strong>le</strong> Politiche Sociali. La ricerca analizza il fenomeno con un<br />
ta<strong>gli</strong>o molto interessante per un confronto con il <strong>disagio</strong> in ado<strong>le</strong>scenza, in<br />
quanto non studia soltanto la fascia d’età “dell’obbligo”, ovvero fino a 14 anni,<br />
ma esplora il fenomeno dai 15 ai 18 anni. Includendo così porzioni della<br />
popolazione drop-out <strong>le</strong> quali, più che per <strong>le</strong> tradizionali ragioni <strong>le</strong>gate allo<br />
50 Regoliosi L., La prevenzione nella scuola del <strong>disagio</strong> e dell’abbandono, in: La prevenzione del<br />
<strong>disagio</strong> giovani<strong>le</strong>, NIS, 1994.<br />
51 Da un’analisi della <strong>le</strong>tteratura di riferimento, appare riduttivo destinare il termine drop-out<br />
esclusivamente allo studente che lascia la scuola senza comp<strong>le</strong>tare il corso di studio intrapreso.<br />
Ad esempio, Morrow distingue cinque categorie di drop-out:<br />
1. i cacciati (pushout) allievi indesiderabili che la scuola cerca attivamente di allontanare da sé;<br />
2. i disaffiliati (disaffiliated) studenti che non provano attaccamento per la scuola;<br />
3. <strong>le</strong> mortalità educative (educational mortalities) studenti che non riescono a comp<strong>le</strong>tare il ciclo<br />
di studi;<br />
4. i drop-out capaci (capab<strong>le</strong> drop-out) studenti che hanno capacità adeguate ai programmi<br />
scolastici, ma non riescono ad adeguarsi al<strong>le</strong> richieste della scuola;<br />
5. <strong>gli</strong> studenti che lasciano la scuola e ne stanno fuori per un breve periodo (stop-out) dopo il<br />
qua<strong>le</strong> rientrano.<br />
Altri autori sottolineano come l’abbandono non necessariamente debba accompagnarsi all’atto<br />
di lasciare fisicamente la scuola.<br />
Solomon parla di in-school drop-out per definire la tipologia di ragazzo (non sappiamo se<br />
definirlo ancora studente…) che rimane fisicamente a scuola, seppur disimpegnato e<br />
disinteressato rispetto al conseguimento di titoli scolastici.<br />
LeCompte e Dworkin distinguono tra dropped out e tuned out: i primi sono quelli che<br />
abbandonano fisicamente la scuola senza aver comp<strong>le</strong>tato il percorso intrapreso, i tuned out<br />
continuano a frequentare la scuola, senza peraltro essere sintonizzati con essa, che<br />
percepiscono come irri<strong>le</strong>vante per i loro obiettivi nella vita; tuttavia vi rimangono in quanto non<br />
vedono, nell’ambiente extrascolastico, alternative per loro significative. Ri<strong>le</strong>ggendo liberamente<br />
la categoria dei tuned out, essi ci sembrano realizzano pienamente una forma di ‘parcheggio’<br />
dell’ado<strong>le</strong>scente nel contenitore-scuola, che continua ad avere comunque una va<strong>le</strong>nza<br />
significativa in termini di vita relaziona<strong>le</strong>, seppur non ne ha in termini di progetto di vita<br />
comp<strong>le</strong>ssivo.<br />
38
svantaggio socio-economico-cultura<strong>le</strong>, segnalano una determinazione attiva<br />
da parte del ragazzo ad interrompere la frequenza scolastica, una<br />
intenzionalità ad uscire dal circuito formativo, che è un dato stimolante per la<br />
comprensione del <strong>disagio</strong> giovani<strong>le</strong> nel<strong>le</strong> sue forme più attuali. 52<br />
2.4 Comportamenti che denunciano difficoltà di relazione<br />
Si tratta di comportamenti che è estremamente diffici<strong>le</strong> valutare e per i quali<br />
è impossibi<strong>le</strong> reperire dati statistici attendibili essendo riferiti alla sfera privata<br />
dell’individuo. Sicuramente forme vio<strong>le</strong>nte di aggressività verso i genitori o<br />
verso coetanei, come pure atteggiamenti di marcata chiusura e di isolamento,<br />
segnalano un grande <strong>disagio</strong> interiore e un ma<strong>le</strong>ssere profondo, ma è assai<br />
arduo da definire se esso sia destinato a durare nel tempo o si risolva in una<br />
crisi passeggera. Sono comunque espressioni di un disturbo psichico che, in<br />
quanto ta<strong>le</strong>, è molto difficilmente esplorabi<strong>le</strong>.<br />
52 <strong>IPRS</strong>, Ernst & Young, ECIPA/CNA, 2005, Ricerca-Azione sul fenomeno dell’abbandono<br />
scolastico e formativo relativo ai giovani di età compresa tra i 15 e i 17 anni, su commissione<br />
del Ministero del Lavoro e del<strong>le</strong> Politiche Sociali – Ufficio Centra<strong>le</strong> Orientamento e Formazione<br />
Professiona<strong>le</strong> dei Lavoratori, in corso.<br />
39
3. ALLE ORIGINI DEL DISAGIO: I FATTORI DI RISCHIO<br />
Scoprire <strong>le</strong> motivazioni all’origine del<strong>le</strong> forme di <strong>disagio</strong> giovani<strong>le</strong> è cosa<br />
particolarmente ardua, poiché, per la comp<strong>le</strong>ssità del<strong>le</strong> variabili da considerare<br />
e per l’imprevedibilità del<strong>le</strong> reazioni soggettive, non è possibi<strong>le</strong> l’applicazione di<br />
una funzione di causa-effetto.<br />
È tuttavia possibi<strong>le</strong> individuare dei fattori di rischio in presenza dei quali è<br />
più frequente lo sviluppo di forme di ma<strong>le</strong>ssere e la manifestazione dei<br />
comportamenti che lo esprimono. 53<br />
Possiamo qui prendere spunto da un lavoro di Gaetano De Leo 54 in cui,<br />
relativamente ai fattori predisponenti alla devianza, l’autore dà conto di ricerche<br />
che affermano che nel 24% dei casi tali fattori sono di carattere neurologico, nel<br />
44% dei casi sono di carattere socio-cultura<strong>le</strong> (ambiente familiare e socia<strong>le</strong><br />
degradato) e che infine nel 32% dei casi sono di tipo psicologico-relazionali.<br />
È quindi <strong>le</strong>cito identificare queste tre aree in cui si può dire si “generi” il<br />
<strong>disagio</strong> e all’interno del<strong>le</strong> quali è plausibi<strong>le</strong> indagare i fattori di rischio: la<br />
struttura biologica e neurologica del soggetto, <strong>Il</strong> contesto familiare, <strong>Il</strong> contesto<br />
socio-ambienta<strong>le</strong>.<br />
La prima, in quanto argomento specifico della medicina – e della neuropsichiatria<br />
dell’età evolutiva in particolare – esula dai limiti di questa ricerca, e<br />
quindi va tenuta “tra parentesi”, anche se va considerata come presente.<br />
Concentriamoci quindi sui restanti due, che sono aree fondamentali per il<br />
nostro lavoro e che segnalano in particolare una loro “attualità” e pregnanza<br />
riguardo alla specificità del contesto italiano.<br />
3.1 <strong>Il</strong> contesto familiare<br />
Una particolare attenzione è dovuta al contesto familiare in quanto<br />
comunemente considerato come avente funzione di “organizzatore” di <strong>disagio</strong> o<br />
suo luogo di contrasto e/o difesa, a seconda del suo minore o maggiore<br />
funzionamento.<br />
Nella realtà italiana la fami<strong>gli</strong>a rappresenta tuttora il nuc<strong>le</strong>o primario e centra<strong>le</strong>,<br />
il luogo privi<strong>le</strong>giato capace di assicurare il benessere dei minori tanto da costituire<br />
la “cosa più importante della vita” per l’86% <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, come risulta dal<br />
“Quinto rapporto IARD sulla condizione giovani<strong>le</strong> in Italia” già citato.<br />
<strong>Il</strong> principa<strong>le</strong> fattore di protezione dal <strong>disagio</strong> è costituito innanzi tutto dalla<br />
presenza della struttura-fami<strong>gli</strong>a e dalla sua tenuta nel tempo. Nonostante il<br />
fatto che anche nel nostro paese il “concetto” di fami<strong>gli</strong>a sia ormai multiforme,<br />
53 Cfr. Regoliosi L. cit.,1994.<br />
54 Iani L., De Leo G., Tendenze emergenti nel<strong>le</strong> esperienze di prevenzione della delinquenza<br />
minori<strong>le</strong> nei contesti scolastici, in Ricerche di Psicologia, n.2, 1999.<br />
40
oltre che ambiguo e contraddittorio, e che essa si definisca più attraverso la<br />
ricerca di una struttura socia<strong>le</strong> con funzione di “unità <strong>de<strong>gli</strong></strong> affetti” più che<br />
nell’assunzione di una funzione unica e precostituita, 55 la funzione genitoria<strong>le</strong><br />
rimane centra<strong>le</strong>. ”L’esperienza clinica raccolta nella nostra area cultura<strong>le</strong><br />
dimostra quanto peso abbia nella costituzione e risoluzione del<strong>le</strong> patologie<br />
psichiche e mentali dell’individuo il ruolo giocato dalla fami<strong>gli</strong>a (…) Le patologie<br />
infantili ed ado<strong>le</strong>scenziali conseguenti al costume diffuso del divorzio si stanno<br />
diffondendo in modo impressionante e, quando non sfociano in turbe mentali<br />
vere e proprie, hanno esiti di regressione, bulimia, anoressia menta<strong>le</strong>, blocchi<br />
cognitivi, microcriminalità, asocialità e somatizzazioni varie che ormai<br />
comportano un costo altissimo per chi ha cura della salute pubblica”. 56<br />
La cultura, <strong>le</strong> abitudini, l’inconscio socia<strong>le</strong> fanno sì che il bambino, privato di<br />
uno dei genitori, senta la propria condizione differente e mancante, poiché si<br />
trova in una condizione di rea<strong>le</strong> impossibilità di sce<strong>gli</strong>ere i propri punti di<br />
riferimento e <strong>le</strong> proprie identificazioni.<br />
Ne<strong>gli</strong> ultimi anni i dati purtroppo evidenziano un incremento del numero<br />
del<strong>le</strong> separazioni e dei divorzi e paral<strong>le</strong>lamente del numero dei fi<strong>gli</strong> che<br />
crescono in un ambiente familiare lacerato e che si trovano quindi al centro del<br />
conflitto in atto tra i genitori. Se nel 1991 si registravano in Italia 33.796 casi di<br />
separazioni e divorzi con fi<strong>gli</strong> affidati, nel 2000 essi erano saliti a 48.804,<br />
sebbene il numero dei matrimoni del 1991 fosse minore di quello del 2000. Allo<br />
stesso modo il numero tota<strong>le</strong> dei fi<strong>gli</strong> in affidamento a causa di separazioni e<br />
divorzi passava dal valore di 46.622 del 1991 a quello di 68.563 del 2000,<br />
nonostante il contemporaneo calo del<strong>le</strong> nascite. 57<br />
Esempi della ri<strong>le</strong>vanza negativa della disgregazione familiare sono forniti<br />
da studi che hanno verificato come i divorzi e <strong>le</strong> separazioni avvenuti quando il<br />
fi<strong>gli</strong>o è in tenera età costituiscano un fattore di previsione di futuri prob<strong>le</strong>mi<br />
comportamentali giovanili e di atti delinquenziali. Così il Newcast<strong>le</strong> Thousand<br />
Family Study ha riportato che <strong>le</strong> separazioni, se avvenute entro il quinto anno di<br />
età del fi<strong>gli</strong>o, determinano una maggiore prevedibilità di sue future condanne<br />
fino a 32 anni di età. 58 Uno studio longitudina<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong> eseguito in Inghilterra<br />
su più di 5000 bambini ha stabilito che i ragazzi provenienti da fami<strong>gli</strong>e<br />
disgregate a causa di divorzi e separazioni presentano una probabilità<br />
superiore di essere condannati a 21 anni rispetto ai loro coetanei cresciuti in<br />
fami<strong>gli</strong>e in cui manca uno dei genitori a causa di morte prematura. 59 Anche per il<br />
Cambridge Study <strong>le</strong> separazioni dei genitori prima dei 10 anni di età del fi<strong>gli</strong>o<br />
55 Cfr. Di Nicola P., Prendersi cura del<strong>le</strong> fami<strong>gli</strong>e, Roma, 2002.<br />
56 Gindro S., a cura di, La fami<strong>gli</strong>a disgregata, CIC edizioni internazionali, 1999.<br />
57 Istituto <strong>de<strong>gli</strong></strong> innocenti, I numeri italiani. Infanzia e ado<strong>le</strong>scenza in cifre, Firenze, 2002.<br />
58 Kolvin I. e coll., Continuities of Deprivations?, Adershot, Avebury, 1990, in: Rutter M.,<br />
I disturbi psicosociali dei giovani, Armando 2002, pag. 134.<br />
59 Wadsworth M., Roof of Delinquency, London, Martin Robertson,1979.<br />
41
sono in grado di prevedere condanne e auto-resoconti di atti delinquenziali, a<br />
patto che <strong>le</strong> separazioni non siano causate da morte o ospedalizzazione. 60<br />
In questo contesto si è fatta pure l’ipotesi che non sia tanto la<br />
disgregazione familiare ad essere criminogenica, quanto piuttosto il conflitto<br />
genitoria<strong>le</strong> che ne è all’origine. 61<br />
Altre ricerche hanno evidenziato che fami<strong>gli</strong>e disgregate e disfunzionali<br />
sono tra i fattori costantemente associati alla depressione ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>. 62<br />
Allo studio della fami<strong>gli</strong>a si è molto dedicato Gustavo Pietropolli Charmet,<br />
che ha cercato di utilizzare la teoria psicoanalitica dei “codici affettivi” in contesti<br />
istituzionalizzati. Nella sua rif<strong>le</strong>ssione l’attenzione, a proposito di ado<strong>le</strong>scenza,<br />
si sposta dal giovane ai contesti istituzionali significativi, come la fami<strong>gli</strong>a.<br />
Tre sono i compiti che l’ado<strong>le</strong>scente deve assolvere per crescere: quello<br />
relativo al processo di soggettivazione nei confronti del<strong>le</strong> relazioni e valori<br />
infantili, quello della definizione di un’immagine menta<strong>le</strong> del corpo e quello della<br />
costruzione di nuovi <strong>le</strong>gami affettivi e sociali.<br />
<strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> prende così <strong>le</strong> mosse dal profondo cambiamento<br />
della fami<strong>gli</strong>a avvenuto ne<strong>gli</strong> ultimi decenni. Questa infatti si è venuta<br />
ristrutturando con il principa<strong>le</strong> obiettivo di tenere basso il livello del conflitto<br />
interno, con la costruzione di rego<strong>le</strong> funzionali solo ad una serena convivenza,<br />
molto pratiche e molto vaghe, cessando quasi comp<strong>le</strong>tamente di trasmettere i<br />
valori della storia e del sacro, senza definire il giusto e l’ingiusto, ma solo<br />
l’opportuno o l’inopportuno.<br />
Un “familismo amora<strong>le</strong>” è la definizione sintetica che emerge: la fami<strong>gli</strong>a al<br />
centro e lo Stato, la chiesa, la politica, la storia in periferia. La figura paterna è<br />
mutata. È diventata quella di un padre “pallido” che non rappresenta più la<br />
personificazione del Super-Io - espressione di un’autorità repressiva da cui<br />
occorre, per crescere, liberarsi - che è più vicino affettivamente ai fi<strong>gli</strong> ma che<br />
non è in grado di gestire la vicinanza, e che non chiede al fi<strong>gli</strong>o di obbedir<strong>gli</strong> ma<br />
di capirlo, quindi di identificarsi con lui. <strong>Il</strong> padre quindi non è più in grado di<br />
sostenere la funzione normativa.<br />
La fragilità narcisistica dell’ado<strong>le</strong>scente d’oggi è il risultato di un processo<br />
educativo che ha voluto eliminare ogni conflitto e che ha posto il fi<strong>gli</strong>o al centro,<br />
caricandolo nell’infanzia di approvazioni e di forti aspettative di successo.<br />
60 Farrington D.P., Juvenil delinquency, in J.C.Co<strong>le</strong>man, a cura di, The School Years, 2° Ed.,<br />
London, Rout<strong>le</strong>dge,1992.<br />
61 Morash M., Rucker L., An explorary Study of the connection of mother’s age at childbearing<br />
to her children’s delinquency in four data sets, “Crime and delinquency”, 35, 1989, in: Rutter M.<br />
op. cit.<br />
62 F<strong>le</strong>ming J.E. e Offord D.L., Epidemiology of childhood depressive disorders: A critical review,<br />
“Journal of the American Academy of Child and Ado<strong>le</strong>scent Psychiatry”,29,1990, in: Rutter M,<br />
op.cit.<br />
42
Uscire fuori dalla fami<strong>gli</strong>a, affrontare l’altro può provocare frustrazioni,<br />
sentimenti di inadeguatezza e soprattutto di vergogna per il fallimento del<strong>le</strong><br />
aspettative e può condurre all’abuso di sostanze o anche al suicidio. 63<br />
In questa direzione si muove anche una vasta indagine condotta tra il<br />
1990 e il 1998, su di un campione di oltre 12.000 soggetti tra i 14 e i 25 anni,<br />
dalla Cospes (Associazione naziona<strong>le</strong> dei centri di orientamento scolastico e<br />
professiona<strong>le</strong>) quando, allo scopo di verificare il rapporto esistente tra alcuni<br />
percorsi di sviluppo dell’identità e i fattori che influiscono sulla loro evoluzione,<br />
sce<strong>gli</strong>e <strong>le</strong> variabili relative al contesto di vita più significative: esse risultano<br />
essere la zona geografica e il ceto socia<strong>le</strong>, l’indirizzo scolastico e il gruppo di<br />
appartenenza, l’ordine di genitura e l’eventua<strong>le</strong> condizione di separazione dei<br />
genitori. 64<br />
Lo sti<strong>le</strong> educativo genitoria<strong>le</strong> è preso in considerazione in un’indagine<br />
realizzata su di un campione di 939 soggetti, tra i 15 e i 19 anni, allo scopo di<br />
verificare la relazione tra la capacità di sostegno e controllo genitoriali e la<br />
dimensione del benessere-ma<strong>le</strong>ssere <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, che pone a confronto<br />
due realtà diverse quali quella italiana e quella olandese. <strong>Il</strong> lavoro mette<br />
appunto in relazione lo sti<strong>le</strong> educativo (autorevo<strong>le</strong>, autoritario, supportante,<br />
permissivo, ecc.) con la percezione positiva o negativa di sé e con <strong>le</strong> attese di<br />
successo o di insuccesso per il futuro. 65<br />
Così pure il clima familiare, cioè la routine, i rituali familiari e il tipo di<br />
comunicazione con i genitori, è visto come e<strong>le</strong>mento che serve a valutare una<br />
situazione di ma<strong>le</strong>ssere in una indagine svolta a Matera su <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>,<br />
avente l’obiettivo di analizzare il rapporto che intercorre tra condizione di<br />
ma<strong>le</strong>ssere-benessere psicologico e il modo in cui si rappresenta la propria<br />
quotidianità. 66<br />
Vo<strong>le</strong>ndo confrontare questo dato – la centralità della fami<strong>gli</strong>a – con la<br />
realtà anglosassone, possiamo andare a vedere quanto è presente la<br />
“fami<strong>gli</strong>a” nella realtà socio-cultura<strong>le</strong> americana, che abbiamo utilizzato come<br />
modello di stimolo-confronto. Nel lavoro di indagine su<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong><br />
americani che abbiamo citato (pp.16-17), di 43 indicatori di <strong>disagio</strong><br />
considerati, soltanto due fanno riferimento alla condizione familiare. Nello<br />
specifico i due items sono: Consumo di un pasto al giorno con un genitore e<br />
Discussione sull’AIDS coi genitori.<br />
63 cfr. Pietropolli Charmet GP, I nuovi <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, R. Cortina, 2000; Pietropolli Charmet G.P.,<br />
Ragazzi sregolati, Franco Angeli, 2001; Pietropoll Charmet GP., <strong>Il</strong> tentato suicidio in<br />
ado<strong>le</strong>scenza, Franco Angeli, 2004; Rosci E.R., Fare ma<strong>le</strong>, farsi ma<strong>le</strong>, Franco Angeli, 2003;<br />
Caputo N., a cura di, Canne al vento. Luoghi, tempi e riti di una pratica <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, Franco<br />
Angeli, 2003.<br />
64 Toniolo G., Ado<strong>le</strong>scenza e identità, <strong>Il</strong> Mulino, 1999.<br />
65 Ciairano S., Bonino S., Jackson S., Miceli R., Sti<strong>le</strong> educativo e benessere psicosocia<strong>le</strong> in<br />
ado<strong>le</strong>scenza, in “Età evolutiva” n.69, 2001.<br />
66 Emiliani F., Palareti L., Melotti G., Rappresentazioni della vita quotidiana: percorsi di<br />
benessere e <strong>disagio</strong> in ado<strong>le</strong>scenza, in “Psicologia clinica dello sviluppo” n.1, 2004.<br />
43
Questo fatto segnala una “assenza” della fami<strong>gli</strong>a - come fenomeno che<br />
può avere va<strong>le</strong>nze e interpretazioni sia positive sia negative – in quella realtà<br />
socia<strong>le</strong> e cultura<strong>le</strong>, e una maggiore presenza, anche come compenso<br />
all’assenza precedente, del sistema socio-sanitario. Non a caso, lì, ne<strong>gli</strong> USA,<br />
un terzo <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori sono riferiti all’assistenza sanitaria, e tra loro vi sono<br />
items che si riferiscono a<strong>gli</strong> aspetti relazionali, affettivi e intimi dell’approccio<br />
sanitario. Ad esempio: Consapevo<strong>le</strong>zza di poter ricevere consu<strong>le</strong>nze sanitarie<br />
confidenziali su gravidanza, abuso sessua<strong>le</strong> o fisico, alcool e droghe; Presenza<br />
di un rapporto con sanitario o clinica di servizio primario; Uso di servizi<br />
psicologici nell’ultimo anno.<br />
3.2 <strong>Il</strong> contesto socio-ambienta<strong>le</strong> extrafamiliare<br />
Come si è già detto, quello che a noi qui interessa sottolineare è la<br />
specificità del ma<strong>le</strong>ssere ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, che - più di quanto avviene in altre<br />
fasce d’età - si caratterizza come <strong>disagio</strong>, nel suo profondo significato<br />
etimologico. Possiamo, in questo senso, assumere come definizione del<br />
termine <strong>disagio</strong> questa: sensazione di mancata consonanza con l’ambiente<br />
circostante. <strong>Il</strong> ma<strong>le</strong>ssere del soggetto non può che essere “<strong>le</strong>tto” nel suo<br />
incontro – o scontro – con l’ambiente circostante.<br />
Ma, nella sua va<strong>le</strong>nza relaziona<strong>le</strong>, ovvero come non consonanza tra<br />
l’ado<strong>le</strong>scente e l’ambiente, il termine <strong>disagio</strong> enfatizza l’aspetto di sensazione<br />
interiore, l’esperienza menta<strong>le</strong> dell’essere al mondo, più che i limiti posti<br />
dall’ambiente stesso. In questa direzione si muove un contributo che viene<br />
dall’area della rif<strong>le</strong>ssione bioetica: “Nel contesto sociocultura<strong>le</strong> contemporaneo,<br />
il vissuto del <strong>disagio</strong> sembra derivare, almeno a livello psicodinamico, più<br />
dall’eccedenza di opportunità - reali o teoriche - offerte dalla società, che non<br />
dalla loro insufficienza.<br />
Proprio questa opu<strong>le</strong>nza costringe, infatti, <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> e giovani a subire<br />
processi di forte se<strong>le</strong>zione (con <strong>le</strong> inerenti situazioni di marginalità) riconducibili<br />
non solo al<strong>le</strong> difficoltà obiettive di divenire autonomi, per esempio, sul piano<br />
lavorativo e socia<strong>le</strong>, ma anche alla crisi e all’insufficienza di valori riconosciuti e<br />
condivisi, che caratterizzano la società attua<strong>le</strong>. Oltre al peso innegabi<strong>le</strong> dei<br />
fattori socio-economici (povertà, disoccupazione, mobilità socia<strong>le</strong>, deprivazione<br />
cultura<strong>le</strong>, ecc.) sembra infatti aumentare, fino ad avere il sopravvento,<br />
l’incidenza dei fattori psico-sociali e morali <strong>le</strong>gati al<strong>le</strong> frustrazioni di bisogni<br />
evolutivi e alla perdita di senso. <strong>Il</strong> disconoscimento globa<strong>le</strong> e sistematico di<br />
questi bisogni, soprattutto psicologici, induce ‘sindromi a rischio’<br />
nell’ado<strong>le</strong>scenza, dando luogo a disadattamento e marginalità sul piano<br />
psicologico e, sotto il profilo socio-cultura<strong>le</strong>, ad emarginazione e devianza. 67<br />
Possiamo identificare alcuni settori della vita socia<strong>le</strong> <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong><br />
italiani che sono particolarmente significativi a<strong>gli</strong> effetti della valutazione del<br />
<strong>disagio</strong>: la scuola, il gruppo dei pari, la condizione di immigrato.<br />
67 Comitato Naziona<strong>le</strong> di Bioetica, <strong>Il</strong> suicidio <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> come prob<strong>le</strong>ma bioetico, 1999,<br />
pag. 46.<br />
44
3.3 La scuola<br />
Nella realtà italiana, con particolare evidenza ne<strong>gli</strong> ultimi decenni, la scuola<br />
è stata investita da processi di trasformazione, che hanno interessato sia <strong>gli</strong><br />
assetti organizzativi e gestionali, sia la strutturazione e i contenuti dei percorsi<br />
formativi, sia il rapporto con il territorio.<br />
L’istituzione scolastica sempre più è stata chiamata ad assolvere una serie<br />
di funzioni che sono di sostegno allo sviluppo psico-affettivo e relaziona<strong>le</strong> del<br />
bambino e dell’ado<strong>le</strong>scente, e nello stesso tempo sempre più ad assumere un<br />
preciso rilievo socia<strong>le</strong>, di agenzia preposta alla formazione dell’individuo oltre<br />
che alla sua istruzione.<br />
Per quanto non si possa escludere a priori la va<strong>le</strong>nza formativa di altri<br />
percorsi di vita che presuppongono una precoce uscita dal<strong>le</strong> linee tracciate<br />
dell’istruzione e della formazione istituzionali, la garanzia offerta dalla scuola<br />
come spazio transiziona<strong>le</strong>, di mediazione tra quello protetto della fami<strong>gli</strong>a e<br />
quello del lavoro, rappresenta tuttora la massima tutela che la nostra<br />
organizzazione socia<strong>le</strong> è in grado di offrire ai giovani bisognosi di consolidare la<br />
propria identità. E questo risulta essere determinato tanto dalla collocazione<br />
oggettiva del contesto scolastico, posto “a cavallo” tra la fami<strong>gli</strong>a e la restante<br />
società, quanto dalla vocazione soggettiva della scuola, sostenuta sempre più<br />
chiaramente dal<strong>le</strong> norme che regolano la materia, come agenzia per la<br />
promozione del benessere.<br />
Va certamente riconosciuto che la scuola ha ormai perso il ruolo di unica<br />
agenzia formativa, con il risultato che l’abbandono scolastico, soprattutto con<br />
l’istituzione del diritto/dovere alla formazione fino al compimento del<br />
diciottesimo anno d’età, non equiva<strong>le</strong> più all’uscita dal mondo<br />
dell’istruzione/formazione, perché altre agenzie formative – regionali,<br />
provinciali, comunali – possono intervenire con vantaggio e successo <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>. Certamente, però, l’uscita da un percorso scolastico regolare, che<br />
porti al conseguimento di un diploma, mette i giovani in una condizione meno<br />
favorevo<strong>le</strong> rispetto ad una futura ipotesi di impiego, perché condiziona<br />
fortemente <strong>le</strong> possibilità di inserimento principalmente ad ambiti professionali<br />
medio-bassi che, pur potendo consentire prospettive economiche interessanti,<br />
ne limitano il livello cultura<strong>le</strong> e, in parte, socio-ambienta<strong>le</strong>.<br />
È quindi, nella nostra realtà, il primo ambito di socializzazione extrafamiliare,<br />
assolvendo una fondamenta<strong>le</strong> funzione nell’inserimento del minore<br />
nell’ambiente socia<strong>le</strong> e nell’acquisizione dei codici comportamentali ed etici<br />
propri del contesto socio-cultura<strong>le</strong> di appartenenza.<br />
Anche a livello <strong>le</strong>gislativo e ministeria<strong>le</strong>, questa recente modificazione è<br />
evidente. Per portare alcuni esempi, possiamo citare la <strong>le</strong>gge 162 del 1990,<br />
attraverso la qua<strong>le</strong> viene istituito il “Fondo naziona<strong>le</strong> per la lotta alla droga”, e<br />
che fa nascere presso <strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> secondarie i Centri di Informazione e<br />
Consu<strong>le</strong>nza per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> (CIC) oltre alla figura dell’insegnante referente.<br />
45
Nell’anno seguente, la <strong>le</strong>gge 216, riguardante la lotta alla criminalità<br />
minori<strong>le</strong>, investe anche la scuola di compiti di contrasto della devianza e di<br />
prevenzione del <strong>disagio</strong> giovani<strong>le</strong>.<br />
Con la <strong>le</strong>gge n. 285 “Promozione di diritti e opportunità per l’infanzia e<br />
l’ado<strong>le</strong>scenza” si passa da un’ottica di prevenzione – e quindi di tipo medico,<br />
che individua una singola patologia (droga, criminalità, …) della qua<strong>le</strong> ridurre la<br />
diffusione – a quella della promozione del<strong>le</strong> condizioni sociali favorenti il<br />
benessere dei minori.<br />
La diffusione dell’approccio “di rete”, attraverso la previsione di “Piani<br />
territoriali di intervento”, riunisce operativamente i diversi attori istituzionali:<br />
scuola, enti locali, Asl, terzo settore.<br />
L’iter <strong>le</strong>gislativo esemplifica bene il cambiamento e l’articolazione della<br />
funzione che la scuola ha subito: prima solo agenzia di istruzione, poi di<br />
formazione, e ora anche agenzia di promozione del benessere.<br />
È da sottolineare che il nostro Istituto da molti anni si occupa di quest’area<br />
di studio e ricerca così importante per la comprensione della condizione<br />
giovani<strong>le</strong>. 68<br />
Fattori di rischio per una condizione di <strong>disagio</strong> possono dipendere tuttavia<br />
anche da carenze specifiche dell’ambiente scolastico. Come è chiaramente<br />
messo in evidenza da Luigi Regoliosi possono ritrovarsi: a) in un’eccessiva<br />
dicotomia tra vita e scuola, b) in un esasperato individualismo e nella<br />
competitività nel gruppo classe, c) nella scarsa conoscenza da parte<br />
dell’insegnante dei prob<strong>le</strong>mi psicologici della fascia di età <strong>de<strong>gli</strong></strong> allievi, d) nei<br />
disturbi nella relazione con l’insegnante, e) nell’interferenza di vissuti personali<br />
del docente nel rapporto educativo.<br />
La conseguenza può essere che il disadattamento e l’insuccesso scolastico<br />
determinino l’espulsione del soggetto dal sistema scuola, respingendolo in una<br />
condizione di marginalità. 69<br />
3.4 <strong>Il</strong> gruppo dei pari<br />
<strong>Il</strong> Quinto rapporto IARD sulla condizione giovani<strong>le</strong>, che presenta un quadro<br />
dei giovani italiani ne<strong>gli</strong> ultimi anni, indica un crescente peso del valore per i<br />
ragazzi del<strong>le</strong> relazioni interpersonali, in particolare quel<strong>le</strong> amicali ed affettive. 70<br />
È come se si trattasse di una presa di coscienza a livello di massa di una cosa<br />
ben chiara a<strong>gli</strong> esperti di prob<strong>le</strong>mi giovanili, cioè di quanto sia importante per il<br />
benessere della persona l’essere ben inserito in una rete di relazioni<br />
soddisfacenti e gratificanti.<br />
68 Cfr. <strong>IPRS</strong>, La sfida di Palinuro. Quali nuove competenze per l’insegnante nei processi di<br />
trasformazione della scuola?, 2003.<br />
69 Regoliosi L., La prevenzione nella scuola del <strong>disagio</strong> e dell’abbandono, in La prevenzione del<br />
<strong>disagio</strong>, NIS, 1994.<br />
70 Buzzi C., Cavallo A., De Lillo A., a cura di, Giovani del nuovo secolo, <strong>Il</strong> Mulino, 2002.<br />
46
Come risulta da uno studio di Giorgio Toniolo 71 una del<strong>le</strong> variabili relative al<br />
contesto di vita più capaci di influenzare i percorsi di sviluppo dell’identità risulta<br />
essere il gruppo dei coetanei, che gioca un ruolo fondamenta<strong>le</strong> nel processo di<br />
identificazione, individuazione e integrazione, ma può costituire un serio fattore<br />
di rischio per <strong>le</strong> personalità più fragili.<br />
3.5 L’immigrazione<br />
Quanta ri<strong>le</strong>vanza abbia il contesto socio-ambienta<strong>le</strong> nel<strong>le</strong> forme di <strong>disagio</strong><br />
giovani<strong>le</strong> appare in maniera chiarissima quando si osserva il fenomeno del<strong>le</strong><br />
prob<strong>le</strong>matiche ado<strong>le</strong>scenziali dovute all’’immigrazione.<br />
Infatti, se, da un lato, è da evitare la deriva pericolosa di identificare la<br />
condizione di immigrato con la connotazione di “disagiato” – quindi esposto ad<br />
“inevitabili” rischi di devianza-marginalità-criminalità con conseguenti danni<br />
sociali, cosa che ci esporrebbe ad una forma di implicito “razzismo istituziona<strong>le</strong>”<br />
-, dall’altro non si può misconoscere che la condizione di alterità socia<strong>le</strong>,<br />
cultura<strong>le</strong> e linguistica espone ad una difficoltà di “buona” integrazione nella<br />
società.<br />
Uno studio dell’Istituto Psicoanalitico per <strong>le</strong> Ricerche Sociali di Roma in<br />
collaborazione con il Censis, 72 centra sufficientemente l’obiettivo di questa nostra<br />
ricerca. Qui si riconosce nel senso di precarietà, in quanto esperienza spiacevo<strong>le</strong><br />
e dannosa, uno <strong>de<strong>gli</strong></strong> e<strong>le</strong>menti caratterizzanti lo stato di ma<strong>le</strong>ssere e di <strong>disagio</strong><br />
nel minore immigrato. Esso diviene un segno connaturato alla stessa percezione<br />
di appartenere ad un gruppo minoritario. Ta<strong>le</strong> senso di precarietà si manifesta<br />
sotto due punti di vista, uno esterno, o ambienta<strong>le</strong>, dovuto al<strong>le</strong> forme più o meno<br />
esplicite di discriminazione, l’altro interno, o soggettivo, dovuto allo svantaggio<br />
conseguente al<strong>le</strong> diversità culturali e linguistiche, a<strong>gli</strong> stereotipi e ai pregiudizi su<br />
base etnica o razzia<strong>le</strong> e alla non condivisione del<strong>le</strong> stesse sca<strong>le</strong> di valori.<br />
Una disamina più accurata del<strong>le</strong> minacce al benessere dei minori immigrati<br />
e dei fattori di rischio psicologico e socia<strong>le</strong> connessi all’emigrazione è svolta,<br />
sempre dall’Istituto Psicoanalitico per <strong>le</strong> Ricerche sociali, nel dossier<br />
Integrazione e identità dei minori immigrati. 73 Prendendo <strong>le</strong> mosse dal fatto che<br />
ciò che caratterizza la figura del minore immigrato è uno status di “semi-alterità”<br />
che lo inscrive in una situazione di precarietà, viene sottolineato quanto e<strong>gli</strong> sia<br />
ingabbiato in una scelta subita, quella di emigrare, effettuata per lui da<strong>gli</strong> adulti,<br />
che diventa subito anche la scelta, impossibi<strong>le</strong>, di aderire ad una cultura<br />
estranea che lo integrerà - ma lo ta<strong>gli</strong>erà fuori dalla sua storia - o di restare<br />
<strong>le</strong>gato ad un passato che lo farà permanere in uno stato di diversità.<br />
Analizzando poi <strong>le</strong> similitudini che è possibi<strong>le</strong> individuare tra superamento<br />
della crisi ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> ed elaborazione dell’esperienza migratoria, si<br />
evidenzia quanto si accresca il <strong>disagio</strong> nel caso in cui <strong>gli</strong> eventi innescati<br />
71 Toniolo G., Ado<strong>le</strong>scenza e identità, <strong>Il</strong> Mulino, 1999.<br />
72 <strong>IPRS</strong>, Progetto ChIP – Indicatori del benessere dei Minori di origine immigrata, 1999.<br />
73 <strong>IPRS</strong>, Integrazione e identità dei minori immigrati, in Migrazioni: scenari per il XXI secolo,<br />
Agenzia romana per la preparazione del Giubi<strong>le</strong>o, 2000.<br />
47
dall’immigrazione si verifichino in coincidenza con i cambiamenti che<br />
caratterizzano l’ado<strong>le</strong>scenza, poiché essi si rinforzano reciprocamente. I fattori<br />
di rischio per i minori immigrati, in conclusione, convergono sui due concetti<br />
cardine: il trauma migratorio e lo shock transcultura<strong>le</strong>.<br />
Questi producono una condizione di precarietà e di svantaggio che, pur non<br />
manifestandosi necessariamente in un disturbo di comportamento, ha indubbie<br />
conseguenze negative per lo sviluppo cognitivo e socia<strong>le</strong> del minore. In<br />
aggiunta, dal punto di vista ambienta<strong>le</strong>, ciò che riduce fortemente lo stato di<br />
benessere del minore immigrato è la presenza della discriminazione che finisce<br />
per procrastinare, fino a renderla permanente, la condizione inizia<strong>le</strong> di<br />
precarietà.<br />
Un’interessante distinzione viene infine fatta, per quello che concerne la<br />
valutazione del benessere dei minori immigrati, tra quelli che possono essere<br />
definiti “indicatori di risultato” che indicano quanto <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> effettuati sono<br />
stati in grado di ottenere dei risultati, e quelli che sono proposti come “indicatori<br />
di processo”, che consentono di verificare l’esistenza, lo stato di attuazione e la<br />
pertinenza di <strong>interventi</strong> specifici.<br />
Un tentativo di applicare un paradigma psicoanalitico al<strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matiche<br />
psicologiche e cliniche poste da<strong>gli</strong> immigrati, in particolare da quelli più giovani,<br />
è quello effettuato da autori di diversa nazionalità nel testo Emigrazioni,<br />
sofferenze di identità, 74 che costituisce un’occasione privi<strong>le</strong>giata per ripensare ai<br />
metodi della psicoanalisi e ai suoi ambiti di intervento di e<strong>le</strong>zione. È una<br />
maniera infatti di riproporre il dibattito sull’universalità del<strong>le</strong> strutture e dei<br />
processi psichici postulati dalla psicoanalisi e sull’applicazione dei suoi metodi<br />
terapeutici a contesti diversi da quello in cui è stata ideata.<br />
Di una forma particolare e “nascosta” di <strong>disagio</strong> dei ragazzi immigrati, in<br />
ambito soprattutto scolastico, tratta il lavoro a cura di Favaro e Napoli. 75 Al<br />
minore immigrato si chiede infatti di adattarsi subito al nuovo ambiente, di<br />
comprendere velocemente <strong>le</strong> norme e <strong>le</strong> consuetudini che lo regolano, di<br />
imparare in fretta la nuova lingua, pena l’esclusione dal gruppo e la re<strong>le</strong>gazione<br />
ai margini. In tal modo il ragazzo è costretto a rispondere in modo adeguato al<strong>le</strong><br />
pressioni provenienti dall’esterno e a mettere a tacere ogni istanza soggettiva<br />
specifica della propria cultura, perdendo la possibilità di esprimersi per quello<br />
che è e limitandosi a dar voce solo al desiderio di chi lo circonda.<br />
74 Algini M.L., Lugones M., Emigrazioni, sofferenze di identità, Borla, 1999.<br />
75 Favaro G., Napoli M., Come un pesce fuor d’acqua: il <strong>disagio</strong> nascosto dei bambini e dei<br />
ragazzi immigrati, Guerini e associati, 2002.<br />
48
METODOLOGIA<br />
1. PROCEDURA DELL’ INDAGINE<br />
In prima sintesi, allo scopo di dare un’inizia<strong>le</strong> immagine del lavoro che ci<br />
siamo proposti, è possibi<strong>le</strong> ricostruire la progressione metodologica che<br />
abbiamo cercato di rispettare per arrivare a<strong>gli</strong> obiettivi prefissati:<br />
1. Definire con sufficiente precisione e coerenza i concetti cardine della<br />
ricerca (ad esempio: Età ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, Personalità ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>,<br />
Benessere, Disagio, Devianza, …).<br />
2. Identificare e mettere insieme in un primo e<strong>le</strong>nco esteso, quasi senza una<br />
se<strong>le</strong>zione preliminare, i fenomeni, sia sociali sia individuali, sia negativi sia<br />
positivi, sia esteriori sia interiori, che segnalino in modo diffuso il macrofenomeno<br />
“<strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>” (es. comportamenti a rischio, povertà,<br />
supporto familiare, immigrazione, crimini, acco<strong>gli</strong>enza socio-sanitaria,<br />
suicidi, sport, droga, ecc.).<br />
3. Verificare se i fenomeni identificati offrano la possibilità di essere sondati<br />
attraverso dati statistici già esistenti nella <strong>le</strong>tteratura disponibi<strong>le</strong>, allo scopo<br />
di darne una misurazione standardizzata che esplori la realtà socia<strong>le</strong>.<br />
4. Ricostruire un “pacchetto”, il più semplice e pragmatico possibi<strong>le</strong>, di<br />
dimensioni o aree che raggruppino i vari fenomeni di <strong>disagio</strong> che risultano<br />
essere i più significativi riguardo all’oggetto d’indagine (es.: devianza<br />
giudiziaria, psicopatologie, istruzione-formazione, efficienza del<strong>le</strong> strutture<br />
socio-sanitarie, ecc.).<br />
5. Costruire una “rosa” di indicatori, all’interno di ogni dimensione/area<br />
prescelta. La se<strong>le</strong>zione <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori è indirizzata da molteplici fattori, in<br />
sintesi: loro diffusione naziona<strong>le</strong> e scansione a livello provincia<strong>le</strong>; loro<br />
pregnanza riguardo al fenomeno “<strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>”; loro<br />
significatività percentua<strong>le</strong> rispetto alla popolazione, ovvero loro ‘peso’<br />
statistico influente e valutabi<strong>le</strong>.<br />
6. Produrre una loro elaborazione statistica, in modo da renderli omogenei e<br />
confrontabili tra loro e tra <strong>le</strong> varie realtà provinciali.<br />
7. Giungere ad un Indice di Disagio in Ado<strong>le</strong>scenza (IDA, ovvero, in termini<br />
statistici “Indice sintetico di <strong>disagio</strong> giovani<strong>le</strong>”) che possa avere una sua<br />
utilizzabilità.<br />
Quindi: concetti → fenomeni → misurabilità → dimensioni/aree → indicatori →<br />
elaborazione statistica → IDA.<br />
49
In qualche modo, per dirla secondo una metafora spazia<strong>le</strong>, si tratta di<br />
identificare la sorgente di luce in grado di mettere in chiaro, per quanto<br />
possibi<strong>le</strong>, l’ampia zona che è alla base del cono di luce (il <strong>disagio</strong><br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>).<br />
Successivamente, ai fini di una coerente contestualizzazione del <strong>disagio</strong><br />
giovani<strong>le</strong>, i dati emersi da<strong>gli</strong> indicatori di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> saranno<br />
incrociati con quelli ricavati dai questionari rivolti a<strong>gli</strong> Assessorati Provinciali al<strong>le</strong><br />
Politiche Sociali, relativi a<strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> preventivi/curativi messi in atto da<strong>gli</strong> attori<br />
istituzionali, nonché al<strong>le</strong> forme di solidarietà e partecipazione che il tessuto<br />
socia<strong>le</strong>, nel suo comp<strong>le</strong>sso a livello loca<strong>le</strong>, esprime. È evidente, infatti, come il<br />
<strong>disagio</strong> sia un fenomeno dinamico e al contempo una condizione di sofferenza<br />
individua<strong>le</strong> e socia<strong>le</strong> che acquisisce valore diverso a seconda della realtà<br />
territoria<strong>le</strong> nella qua<strong>le</strong> esso si manifesta.<br />
2. LE FONTI STATISTICHE UTILIZZATE<br />
Sul <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> esiste una vera messe di dati sociologici, ri<strong>le</strong>vati<br />
su porzioni grandi e picco<strong>le</strong> del territorio naziona<strong>le</strong>, da istituti privati, centri di<br />
ricerca ed enti pubblici.<br />
Tali dati riguardano ogni segmento della popolazione ed ogni particolare<br />
aspetto della vita socia<strong>le</strong>, ma l’enorme quantità di numeri che essi rendono<br />
disponibili non avvantaggia uno studio sistematico. Le metodologie diverse, da<br />
ricerca a ricerca, e <strong>le</strong> differenti unità di misura rendono di fatto inutilizzabili dati<br />
statistici simili raccolti da istituti diversi su porzioni di territorio diverse.<br />
Per ottimizzare un’analisi su scala naziona<strong>le</strong> abbiamo ritenuto necessario,<br />
pertanto, indirizzarci ai principali istituti che raccolgono dati a livello naziona<strong>le</strong>.<br />
I dati sociologici che abbiamo se<strong>le</strong>zionato sono pubblicati dall’Istituto<br />
Italiano di Statistica (ISTAT) 76 dall’Istituto <strong>de<strong>gli</strong></strong> Innocenti di Firenze<br />
(specificamente dedicato allo studio dei minori. Si consulti il sito www.minori.it) 77<br />
e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca scientifica (MIUR).<br />
Ai fini della presente indagine, abbiamo preso in considerazione i dati più<br />
aggiornati tra quelli consultabili all’interno del<strong>le</strong> suddette fonti informative.<br />
Va sottolineato come i dati raccolti risultino raggruppati secondo varie<br />
modalità: per macro aree, per regioni e per province, ma i più aggiornati (2004)<br />
non sono sempre disponibili nella segmentazione provincia<strong>le</strong> da noi richiesta e<br />
di questo dovremo tenere conto nel<strong>le</strong> elaborazioni successive.<br />
76 I dati dell’ISTAT coprono <strong>le</strong> seguenti aree di indagine: Popolazione e statistiche demografiche;<br />
Sistema di indicatori territoriali (che include: trasporti e turismo; condizioni economiche del<strong>le</strong><br />
fami<strong>gli</strong>e; fami<strong>gli</strong>e e aspetti sociali; popolazione; sanità, assistenza e previdenza; istruzione,<br />
cultura e tempo libero); Giustizia; Immigrazione; Indicatori della salute.<br />
77 Grazie alla disponibilità dell’Istituto <strong>de<strong>gli</strong></strong> Innocenti di Firenze abbiamo potuto ricevere <strong>le</strong><br />
informazioni numeriche detta<strong>gli</strong>ate su<strong>gli</strong> affidi extra fami<strong>gli</strong>ari dei minori.<br />
50
La tipologia dei dati è determinata dal<strong>le</strong> seguenti caratteristiche:<br />
• segmento della popolazione limitato al<strong>le</strong> età infanti<strong>le</strong> e ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>,<br />
distinte in tre fasce (0-14 anni, 15-19 anni e 20-24 anni) secondo la<br />
se<strong>le</strong>zione operata da<strong>gli</strong> stessi istituti di ricerca citati;<br />
• numerosità espressa in percentua<strong>le</strong>, in mil<strong>le</strong>simi, in centomil<strong>le</strong>simi o in<br />
valore assoluto a seconda dell’entità del fenomeno segnalato;<br />
• nessuna elaborazione statistico-sociologica, tranne che per un indicatore<br />
definito qualità del contesto, del qua<strong>le</strong> avremo modo di parlare in seguito.<br />
3. L’UNITÀ TERRITORIALE DI ANALISI: LE PROVINCE<br />
Una sfida che caratterizza questa ricerca nasce dalla necessità di ri<strong>le</strong>vare una<br />
somma di indicatori di <strong>disagio</strong> che abbia una scansione territoria<strong>le</strong> a livello<br />
provincia<strong>le</strong>, ovvero che utilizzi dati statistici analizzabili per tutte <strong>le</strong> Province<br />
d’Italia.<br />
Ciò è dovuto al “disegno” comp<strong>le</strong>ssivo della nostra ricerca, che si prefigge<br />
di analizzare il <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> indagando <strong>le</strong> varie realtà, provincia per<br />
provincia, secondo due linee di ri<strong>le</strong>vazione: da un lato la costruzione di un<br />
indice di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, come appunto si è già detto; dall’altro lato,<br />
attraverso la somministrazione di questionari ad hoc indirizzati a<strong>gli</strong> Assessorati<br />
Provinciali al<strong>le</strong> Politiche Sociali, che hanno lo scopo di sondare <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong><br />
realizzati e <strong>le</strong> risorse utilizzate nel<strong>le</strong> azioni di contrasto al <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong><br />
in ambito provincia<strong>le</strong>.<br />
Attraverso l’utilizzo “incrociato” dei due dati, si potrà ottenere una<br />
valutazione della congruenza tra <strong>gli</strong> indici ri<strong>le</strong>vati, e quindi <strong>le</strong> specificità per ogni<br />
provincia, e <strong>le</strong> azioni messe in atto fino ad oggi.<br />
In sostanza, visto il numero e<strong>le</strong>vato del<strong>le</strong> variabili e del<strong>le</strong> “cel<strong>le</strong>” territoriali,<br />
ci si può attendere che la consistenza del fenomeno nel<strong>le</strong> diverse province<br />
segua un andamento gaussiano, con alcune province, cioè, poste a<strong>gli</strong> estremi<br />
della curva (laddove, cioè, il fenomeno è meno significativo e laddove invece<br />
presenta un’intensità superiore alla media naziona<strong>le</strong>). La gran parte del<strong>le</strong><br />
province, al contrario, tenderà a raggrupparsi al centro della gaussiana. Però, la<br />
composizione del <strong>disagio</strong>, ovvero i suoi e<strong>le</strong>menti qualitativi, potranno essere<br />
anche significativamente diversi.<br />
Prevedibilmente, i dati statistici estraibili attraverso <strong>gli</strong> istituti e <strong>gli</strong> enti di<br />
statistica di valore ufficia<strong>le</strong> e a livello naziona<strong>le</strong> spesso fanno riferimento ad una<br />
scansione regiona<strong>le</strong>. Questo fatto ci ha obbligato a navigare tra <strong>le</strong> difficoltà, e in<br />
alcuni casi ottenere per vie indirette i dati. Non a caso <strong>gli</strong> autori anglosassoni, a<br />
proposito di questa area di ricerca, talvolta parlano di serendipity nel<br />
reperimento <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori, aggiungendo che “…we often rely on what is<br />
availab<strong>le</strong> rather than what is needed”.<br />
51
4. SELEZIONE DELLE AREE DI INDAGINE E DEGLI INDICATORI DI<br />
DISAGIO<br />
Come si è detto precedentemente, il <strong>disagio</strong>, proprio per la sua natura<br />
comp<strong>le</strong>ssa e per il fatto di rimandare ad una molteplicità di condizioni, deve<br />
essere analizzato facendo riferimento a diversi aspetti della vita.<br />
Nel nostro caso, ovvero il <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, abbiamo ritenuto che<br />
almeno quattro dimensioni fondamentali dovessero essere prese in<br />
considerazione: salute psichica, fami<strong>gli</strong>a, educazione, devianza. Inuti<strong>le</strong> ribadire<br />
perché queste aree siano ri<strong>le</strong>vanti.<br />
Come vedremo nel seguito del report, abbiamo inserito, a latere del<strong>le</strong> prime<br />
quattro, altre due aree “di confronto”, ovvero i minori stranieri e l’indice di<br />
contesto socio-economico. Queste due aree non entrano a far parte<br />
dell’elaborazione statistica multivariata, ma saranno poi da noi considerate nei<br />
commenti ai dati, in quanto “di confronto”, per la costruzione di ipotesi<br />
interpretative specifiche.<br />
A queste aree se ne potrebbero aggiungere altre, che forniscano<br />
indicazioni su molteplici dimensioni, come ad esempio: la qualità del<strong>le</strong> relazioni<br />
con i pari, la vita associativa, l’area del tempo libero, ecc. L’allargamento del<strong>le</strong><br />
aree si scontra però con l’assenza di dati affidabili e facilmente disponibili per<br />
tutte <strong>le</strong> province. Del resto, a nostro avviso, l’originalità del lavoro che<br />
proponiamo consente già di realizzare un significativo “affondo” conoscitivo sul<br />
fenomeno in oggetto, offrendo un interessante quadro d’insieme.<br />
La novità metodologica consiste nell’aver elaborato – per ognuna del<strong>le</strong><br />
quattro aree – un indicatore sintetico, che consente di misurare il “peso” di<br />
ciascun fenomeno di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> nel<strong>le</strong> singo<strong>le</strong> province, al fine di<br />
ricostruire un quadro naziona<strong>le</strong>.<br />
Si è detto del<strong>le</strong> quattro aree, vediamo adesso in che modo è stato possibi<strong>le</strong><br />
misurare il <strong>disagio</strong> in ogni singola area, tenendo presente che <strong>gli</strong> indicatori<br />
sintetici costruiti risentono certamente dei limiti dei dati a disposizione.<br />
Come si diceva, la stessa comp<strong>le</strong>ssità del concetto di benessere/<strong>disagio</strong><br />
rende diffici<strong>le</strong> l’individuazione di indicatori diretti, eccezion fatta per <strong>gli</strong> indicatori<br />
di salute, di stretta pertinenza dell’epidemiologia. Si dispone invece di molti<br />
indicatori indiretti (cioè correlati a quel<strong>le</strong> condizioni psicologiche e sociali che si<br />
associano più frequentemente al benessere, oppure a<strong>gli</strong> e<strong>le</strong>menti che ne<br />
ostacolano la realizzazione) come risulta dalla <strong>le</strong>tteratura. Tali indicatori si<br />
riferiscono preva<strong>le</strong>ntemente al grado di benessere (o al rischio di <strong>disagio</strong>)<br />
dell’insieme universa<strong>le</strong> dei minori. Gli indicatori disponibili conservano dunque<br />
piena validità, ed in ciò risiede la loro importanza per individuare <strong>le</strong><br />
caratteristiche di ciascun territorio. Essi possono inoltre svolgere sia la funzione<br />
di indicatori di processo, sia quella di indicatori di risultato.<br />
52
• Per l’area educazione ci si è riferiti ai dati messi a disposizione dal MIUR. È<br />
evidente l’assunto che sottende ta<strong>le</strong> scelta: ad oggi il modello dominante<br />
attraverso cui viene <strong>le</strong>tta la condizione di <strong>disagio</strong>/benessere di un<br />
ado<strong>le</strong>scente è la qualità della scommessa formativa: in sintesi il grado di<br />
maggior benessere è rappresentato dall’inserimento nel<strong>le</strong> filiere formative<br />
più qualificate (licei) il grado di minor benessere è rappresentato dall’uscita<br />
dal sistema scolastico. Siamo ben consapevoli che tanto <strong>le</strong> trasformazioni<br />
sociali quanto <strong>le</strong> recenti riforme del sistema della formazione gettano dubbi<br />
su di una <strong>le</strong>ttura così univoca e “lineare”, ma crediamo che – per usare una<br />
espressione ing<strong>le</strong>se: by and large – il benessere/<strong>disagio</strong> rispetto all’area<br />
dell’educazione in un territorio è ancora abbastanza ben descritto da<br />
questo modello. Modello che ha anche il pregio di poter contare su di una<br />
ampia messe di dati affidabili.<br />
• L’area fami<strong>gli</strong>a mostra certamente un maggior grado di comp<strong>le</strong>ssità: non è<br />
faci<strong>le</strong> infatti co<strong>gli</strong>ere indicatori semplici di funzionamento/disfunzionamento<br />
della fami<strong>gli</strong>a, soprattutto in rapporto alla loro influenza sul benessere/<strong>disagio</strong><br />
dei minori. Abbiamo voluto qui limitarci a quelli che colgono <strong>le</strong> forme più<br />
evidenti di sofferenza familiare, ovvero <strong>le</strong> separazioni (in particolare quel<strong>le</strong> che<br />
coinvolgono minori) e <strong>gli</strong> affidi dei minori. Ci è sembrato che l’associazione<br />
frattura genitoria<strong>le</strong>/<strong>disagio</strong> dei fi<strong>gli</strong>, tra l’altro più che documentata in <strong>le</strong>tteratura,<br />
rendesse con buona evidenza l’area da esplorare.<br />
• L’area della salute psichica può essere descritta in maniera significativa da<br />
indicatori ‘forti’ (Tentativi di suicidi, Tassi di dimissioni per disturbi psichici<br />
per maschi e femmine). Questi indicatori colgono <strong>le</strong> forme estreme del<br />
<strong>disagio</strong> psichico e ciò potrebbe essere motivo di qualche incertezza nel<br />
correlarli con forme più diffuse di <strong>disagio</strong>. Tuttavia esiste una vasta<br />
<strong>le</strong>tteratura che li indica come proxy abbastanza significative del livello di<br />
<strong>disagio</strong> psichico del contesto. Inoltre, tali indicatori ri<strong>le</strong>vano con certezza<br />
una realtà psicopatologica, a differenza di altri indici, come ad esempio <strong>le</strong><br />
consu<strong>le</strong>nze psicologiche, che non necessariamente segnalano uno stato di<br />
gravità, bensì possono essere interpretate come segna<strong>le</strong> di “buona<br />
gestione” della crisi evolutiva ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>.<br />
Si è inoltre preso in considerazione il Tasso di IGV (interruzione volontaria<br />
di gravidanza): se da un lato è, infatti, innegabi<strong>le</strong> il valore traumatico<br />
dell’esperienza abortiva, essa può anche essere assunta come una proxy<br />
significativa della capacità della popolazione giovani<strong>le</strong> di affrontare e<br />
gestire consapevolmente temi comp<strong>le</strong>ssi quali il rapporto tra sessualità,<br />
procreazione e significato della genitorialità.<br />
• Infine, l’area della devianza. È stato ampiamente trattato nella prima parte<br />
del report il rapporto esistente tra devianza, marginalità e <strong>disagio</strong>. Si<br />
rimanda inoltre ai pregevoli lavori dell’ISTAT sulla comp<strong>le</strong>ssità del<strong>le</strong><br />
statistiche di delittuosità e criminalità. 78<br />
78 Ai fini dell’indagine, la statistica della criminalità è sembrata quella più opportuna, a fronte di<br />
quel<strong>le</strong> relative alla delittuosità ed al<strong>le</strong> condanne. Infatti, la statistica sulla delittuosità è<br />
53
Nell’insieme i dati riferiti ai minorenni denunciati paiono rappresentare<br />
l’indicatore più attendibi<strong>le</strong> della propensione criminogena di uno specifico<br />
territorio: si è ritenuto, però, di dover mettere in rapporto la tendenza alla<br />
criminosità dei minori con la criminosità in genera<strong>le</strong>. Crediamo, infatti, che il<br />
valore della devianza minori<strong>le</strong> sia diverso se agito in contesti a basso tasso di<br />
devianza genera<strong>le</strong> o, al contrario, in un contesto caratterizzato da una forte<br />
presenza di atti devianti. È da tener presente che i due indici - denunce a minori<br />
e delittuosità genera<strong>le</strong> - hanno subito nell’elaborazione statistica trattamenti<br />
diversi per ottenere una diversa ponderazione (indici di correlazione variati) in<br />
modo che ta<strong>le</strong> taratura permettesse l’identificazione di una “specificità” della<br />
devianza minori<strong>le</strong>.<br />
Se, in tutte <strong>le</strong> aree in cui <strong>gli</strong> indicatori lo hanno reso possibi<strong>le</strong>, è stata<br />
condotta anche un’analisi sulla variabi<strong>le</strong> di genere, è soprattutto nel<strong>le</strong> aree<br />
“salute psichica” e “devianza” che quest’indagine ha permesso di co<strong>gli</strong>ere alcuni<br />
e<strong>le</strong>menti significativi.<br />
Dopo aver operato una prima analisi del <strong>disagio</strong> per <strong>le</strong> singo<strong>le</strong> aree<br />
indagate, si è cercato di ricomporre il <strong>disagio</strong> – sommando <strong>le</strong> varie<br />
componenti od aree – in modo da restituire una fotografia del<strong>le</strong> realtà<br />
provinciali più comp<strong>le</strong>ta: potremmo dire, per rendere forse più comprensibi<strong>le</strong> il<br />
percorso, che, come nella stampa a colori, il <strong>disagio</strong> è stato prima scomposto<br />
nei suoi quattro colori base (<strong>le</strong> quattro aree del <strong>disagio</strong>) e successivamente si<br />
è passati a stampare, mescolando i quattro colori, così da ottenere l’immagine<br />
“rea<strong>le</strong>”. Questo ultimo passaggio è stato realizzato attraverso lo strumento<br />
della cluster analysis.<br />
tradizionalmente considerata un riferimento fondamenta<strong>le</strong> per seguire soprattutto l’incisività<br />
del<strong>le</strong> forze dell’ordine, la percezione della sicurezza da parte della popolazione, l’entità del<br />
danno che deriva dai reati commessi e, in ultima analisi, il rapporto tra la cittadinanza e <strong>le</strong><br />
stesse forze dell’ordine. La statistica sui soggetti condannati rif<strong>le</strong>tte il risultato ultimo di un iter<br />
che giunge a compimento dopo un intervallo di tempo piuttosto lungo e che non consente di<br />
“fotografare” il fenomeno in atto né il suo andamento nel breve periodo. Viceversa, la statistica<br />
sulla criminalità elaborata dall’ISTAT fornisce informazioni ragionevolmente aggiornate, è<br />
facilmente accessibi<strong>le</strong> e, soprattutto, risponde maggiormente ad esigenze interpretative, oltre<br />
che gestionali ed investigative.<br />
54
Riportiamo qui di seguito, allo scopo di favorire una visione di sintesi,<br />
l’e<strong>le</strong>nco comp<strong>le</strong>ssivo dei 17 indicatori se<strong>le</strong>zionati all’interno del<strong>le</strong> quattro aree:<br />
Fami<strong>gli</strong>a<br />
1. Tasso di separazione coniuga<strong>le</strong><br />
2. Separazioni con fi<strong>gli</strong> affidati per 100 separazioni<br />
3. Fi<strong>gli</strong> affidati a causa di separazione per 100 separazioni<br />
Educazione e studio<br />
1. Alunni ripetenti<br />
2. Alunni respinti<br />
3. Alunni in ritardo<br />
4. Tasso di passaggio al 2° anno del<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> superiori<br />
5. Iscritti a<strong>gli</strong> Istituti tecnico-professionali<br />
6. Iscritti liceo<br />
7. Tasso abbandono nel 1° anno del<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> superiori<br />
Devianza<br />
1. Delitti (Delitti / Popolazione residente media) * 100.000<br />
2. Minorenni denunciati / Popolazione residente media in età 14-17<br />
3. (Minorenni femmine denunciate / Minorenni maschi denunciati) * 100<br />
Salute psichica<br />
1. Tasso di Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG) in donne in età 15-19<br />
2. Tentativi di suicidio di persone in età 0-24 per 100.000<br />
3. Tasso dimissioni per disturbi psichici in femmine in età 15-24<br />
4. Tasso dimissioni per disturbi psichici in maschi in età 15-24<br />
Minori stranieri<br />
Abbiamo aggiunto quest’area di indagine - utilizzata però separatamente,<br />
come termine di confronto - costituita dal <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> manifesto nei<br />
minori stranieri, per <strong>le</strong> ragioni esposte precedentemente a proposito del ‘peso’<br />
che questa particolare condizione manifesta.<br />
La scelta di separare questa popolazione dal contesto genera<strong>le</strong> è nata da<br />
una serie di ragioni, non certo da un intento di ‘segregazione’ con effetti di<br />
‘razzismo istituziona<strong>le</strong>’. 79 Innanzitutto da un’esigenza statistica: se così non<br />
avessimo fatto, ci saremmo esposti ad una sorta di ‘artefatto’ metodologico,<br />
inserendo lo stesso campione due volte, la prima all’interno <strong>de<strong>gli</strong></strong> indici generali<br />
- che ovviamente contengono anche la popolazione straniera - e la seconda<br />
inserendo indici specifici, che si riferivano appunto soltanto a<strong>gli</strong> stranieri. La<br />
seconda, sempre di ordine statistico, si riferisce al fatto che, nella quasi totalità<br />
del<strong>le</strong> province, la popolazione straniera è ridotta numericamente, tanto da<br />
‘scomparire’ nei numeri comp<strong>le</strong>ssivi, scotomizzando così un fenomeno che ha<br />
una sua importanza e specificità a proposito di <strong>disagio</strong> giovani<strong>le</strong>. La scelta è<br />
stata quindi di inserire separatamente alcuni indici che riguardano il fenomeno,<br />
e permettere così di ‘fotografare’ quest’aspetto specifico del <strong>disagio</strong><br />
79 Cfr. la voce “Razzismo istituziona<strong>le</strong>” in: Bolaffi G., Gindro S., Tentori T., Dizionario della<br />
diversità, Liberal, 1998.<br />
55
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> che ha importanti implicazioni riguardo a<strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> di<br />
prevenzione e contrasto.<br />
Gli indicatori se<strong>le</strong>zionati in quest’area sono:<br />
1. Minorenni stranieri denunciati in età 10-17 anni (quozienti per 100.000<br />
residenti in età 10-17 anni)<br />
2. Stranieri denunciati per 100 denunciati in %<br />
3. Stranieri denunciati per produzione e spaccio di stupefacenti per 100<br />
stranieri denunciati in %<br />
4. Alunni stranieri promossi su tota<strong>le</strong> alunni stranieri esaminati in % nella<br />
scuola secondaria I grado<br />
5. Alunni stranieri promossi su tota<strong>le</strong> alunni stranieri esaminati in % nella<br />
scuola secondaria II grado.<br />
Qualità del contesto<br />
In ultimo, sempre al di fuori del<strong>le</strong> quattro aree fondamentali, abbiamo<br />
utilizzato un indicatore comp<strong>le</strong>ssivo, elaborato dal MIUR, che è definito Qualità<br />
del contesto socio-economico.<br />
Ta<strong>le</strong> indice ci permette di considerare <strong>gli</strong> aspetti più specificamente socioeconomici<br />
e strutturali del<strong>le</strong> varie realtà e di presentare una loro descrizione<br />
statistica – di ampiezza naziona<strong>le</strong> e con scansione provincia<strong>le</strong> – che potrà essere<br />
così utilizzata dalla nostra ricerca sul prob<strong>le</strong>ma specifico del <strong>disagio</strong><br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, funzionando da “scenario di fondo” in cui inserire il nostro lavoro.<br />
L’importanza che riveste questo indice per la nostra ricerca è determinata dal fatto<br />
che la Qualità del contesto ci permette l’accesso, in senso statistico, a quell’area<br />
che possiamo definire “qualità della vita”, oppure indice di benessere (cui si faceva<br />
riferimento nella premessa) oppure ancora a<strong>gli</strong> “indicatori positivi”, di prevenzione<br />
del <strong>disagio</strong> (Health Promoting Factors) dei quali si parlava a proposito dello spunto<br />
metodologico che ci viene dal lavoro statunitense più sopra presentato. Attraverso<br />
questo indice, che non riguarda specificamente l’ado<strong>le</strong>scenza, abbiamo la<br />
possibilità di fare luce su realtà sociali, economiche e culturali che funzionano però<br />
da health promoting factors anche per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>. 80<br />
80 Si tratta di un valore espresso in centesimi, che tenta di esprimere attraverso una somma<br />
ponderata tutti <strong>gli</strong> aspetti negativi e positivi ri<strong>le</strong>vati in un determinato territorio. Contribuiscono alla<br />
qualità del contesto con punteggi alti, ad esempio, <strong>gli</strong> indicatori di sviluppo e dinamismo, e con<br />
punteggi bassi <strong>gli</strong> indicatori di disoccupazione adulta e ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> o di numerosità fami<strong>gli</strong>are. <strong>Il</strong><br />
MIUR definisce: a) indicatori semplici: nati vivi, nuove iscrizioni anagrafiche, percentua<strong>le</strong> dei giovani,<br />
indici di vecchiaia, ampiezza della fami<strong>gli</strong>a, numero di divorzi e separazioni, tasso di mortalità,<br />
numero di suicidi e tentati suicidi, stranieri iscritti all’anagrafe, popolazione residente nel capoluogo;<br />
b) indicatori socio-economici: depositi bancari, importo del<strong>le</strong> pensioni, prezzo del<strong>le</strong> case al metro<br />
quadro, tasso di disoccupazione generico, tasso di disoccupazione giovani<strong>le</strong>, prezzi dei generi di<br />
consumo, imprese registrate in %, infrastrutture, esportazioni, procedimenti pendenti, ecosistema<br />
urbano, incidenti stradali, autovetture circolanti, stipendi del ceto medio-basso; c) indicatori culturali:<br />
numero di associazioni, spesa media per spettacoli sportivi, spesa media per spettacoli di<br />
teatro/musica, sa<strong>le</strong> cinematografiche, numero di pa<strong>le</strong>stre, numero di librerie; d) indicatori relativi alla<br />
giustizia: numero di furti d’auto, numero di furti in casa numero di borseggi e scippi.<br />
56
5. ANALISI STATISTICA<br />
La metodologia adottata tende a mettere in luce l’interdipendenza del<strong>le</strong><br />
variabili e ad individuare la concentrazione del<strong>le</strong> situazioni “critiche” nei vari<br />
ambiti territoriali. È una prospettiva che consente di individuare i casi<br />
“straordinari” rispetto al<strong>le</strong> medie provinciali.<br />
Le analisi svolte non hanno un carattere esaustivo ma offrono numerosi<br />
e<strong>le</strong>menti di rif<strong>le</strong>ssione per individuare linee di tendenza, priorità, cause<br />
preva<strong>le</strong>nti e indicare <strong>le</strong> variabili che, interagendo, determinano situazioni di<br />
rischio.<br />
L’analisi statistica, volta ad esprimere <strong>le</strong> caratteristiche sociali e territoriali<br />
del<strong>le</strong> province italiane, è stata impostata seguendo una successione di steps<br />
metodologici (analisi multivariata) al fine di esplorare <strong>le</strong> relazioni esistenti tra <strong>le</strong><br />
variabili principali.<br />
Dall’analisi sono state escluse <strong>le</strong> province di Aosta, Bolzano e Trento<br />
poiché non erano presenti i dati relativi ad alcune variabili: tutte <strong>le</strong> variabili<br />
analizzate sono state standardizzate in senso statistico per rendere possibi<strong>le</strong> il<br />
confronto tra unità di misura diverse.<br />
Con i modelli di analisi multivariata, è stato possibi<strong>le</strong>:<br />
• studiare <strong>le</strong> relazioni tra <strong>gli</strong> indicatori del <strong>disagio</strong>, individuare quelli<br />
maggiormente significativi e rappresentare graficamente la struttura di tali<br />
relazioni (Analisi in Componenti Principali);<br />
• suddividere l’insieme del<strong>le</strong> province in classi omogenee per caratteristiche<br />
specifiche di <strong>disagio</strong> (Cluster Analysis).<br />
Nel momento in cui si vo<strong>gli</strong>ono analizzare i dati relativi al<strong>le</strong> diverse variabili<br />
(indicatori) <strong>le</strong> difficoltà sono <strong>le</strong>gate al<strong>le</strong> numerose tabulazioni incrociate che<br />
servono a studiare <strong>le</strong> conseguenze sociali del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>. In<br />
genera<strong>le</strong> non è possibi<strong>le</strong> stabilire a priori quali interrelazioni risultino interessanti<br />
ai fini dell’analisi. Nel<strong>le</strong> tecniche più tradizionali dell’analisi descrittiva la maggior<br />
parte del<strong>le</strong> informazioni resta inutilizzata e i dati risultano analizzati solo<br />
parzialmente.<br />
L’alternativa all’analisi descrittiva è dunque l’applicazione di modelli<br />
multivariati, di cui si è fatto cenno in precedenza, che consentono di effettuare<br />
lo studio simultaneo di tutti <strong>gli</strong> indicatori considerati: l’Analisi in Componenti<br />
Principali (A.C.P.) e la Cluster Analysis (C.A.).<br />
L’Analisi in Componenti Principali (A.C.P.) è una tecnica idonea a<br />
ridurre un sistema comp<strong>le</strong>sso di variabili – da noi definite indicatori di <strong>disagio</strong> –<br />
in uno di minori dimensioni.<br />
57
Considerate 100 province e 22 indicatori, la prima fase è quella di<br />
osservare <strong>le</strong> correlazioni tra <strong>le</strong> variabili in modo da eliminare <strong>gli</strong> indicatori “inutili”<br />
ai fini statistici (tecnica di riduzione dei dati).<br />
Sulla base del sottoinsieme ricavato di indicatori generali, per ogni area di<br />
<strong>disagio</strong> definita in precedenza, l’A.C.P. si propone di individuare in qua<strong>le</strong><br />
proporzione i fattori latenti, ovvero <strong>le</strong> variabili relative al <strong>disagio</strong> originariamente<br />
raccolte, costituiscano la struttura di fondo del<strong>le</strong> relazioni osservate.<br />
L’idea di base è quella di trovare un insieme di coordinate tali che la<br />
descrizione dei dati in base ad esse risulti la più attendibi<strong>le</strong> ed esauriente<br />
possibi<strong>le</strong> in termini statistici e consenta perciò una <strong>le</strong>ttura psico-socia<strong>le</strong><br />
significativa.<br />
Infine, sulla base di tutte <strong>le</strong> variabili di partenza (escludendo quel<strong>le</strong> relative<br />
all’area tematica riguardante i minori stranieri in quanto tali variabili sono<br />
rappresentative unicamente del <strong>disagio</strong> dovuto a fattori inerenti la devianza) si<br />
procede ad una Rappresentazione Sintetica del Disagio Ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> nel<strong>le</strong><br />
Province Italiane.<br />
Ta<strong>le</strong> rappresentazione viene realizzata mediante la successiva<br />
applicazione del<strong>le</strong> seguenti metodologie:<br />
• analisi fattoria<strong>le</strong> multipla, avente lo scopo di evidenziare una struttura<br />
(pattern) comune al<strong>le</strong> aree tematiche;<br />
• analisi in componenti principali.<br />
L’obiettivo è realizzare una gri<strong>gli</strong>a di <strong>le</strong>ttura dei dati che consenta di<br />
caratterizzare, in funzione del<strong>le</strong> variabili osservate, <strong>le</strong> province rispetto al<strong>le</strong><br />
diverse aree tematiche di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>.<br />
Va precisato che, nel piano originario della ricerca, ci si proponeva<br />
l’obiettivo di giungere, partendo dall’insieme <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori utilizzati, ad un<br />
Indice Sintetico di Disagio in Ado<strong>le</strong>scenza. Per rendere poi più semplice la<br />
rappresentazione dell’indicatore sintetico, questo doveva essere<br />
opportunamente trasformato in un punteggio da 0 a 100 in modo ta<strong>le</strong> che <strong>le</strong><br />
unità osservate (province) fossero rappresentate mediante una graduatoria.<br />
Tuttavia, <strong>le</strong> analisi svolte in questo lavoro di ricerca si riferiscono<br />
esclusivamente a<strong>gli</strong> indicatori utilizzati e, pertanto, i risultati ottenuti non<br />
possono essere considerati esaustivi di tutti <strong>gli</strong> aspetti del <strong>disagio</strong><br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> potenzialmente indagabili. Potrebbe, allora, risultare fuorviante<br />
la collocazione del<strong>le</strong> province italiane all’interno di una graduatoria dal ‘mi<strong>gli</strong>ore’<br />
al ‘peggiore’: si correrebbe il rischio di <strong>le</strong>ggere ta<strong>le</strong> graduatoria non come la<br />
rappresentazione di un Indicatore Sintetico elaborato a partire da un set di<br />
indicatori di <strong>disagio</strong>, ma come una rappresentazione del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong><br />
tout court.<br />
Queste considerazioni ci hanno portato ad abbandonare l’idea originaria di<br />
elaborare un Indicatore di Disagio Ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, a favore di una<br />
Rappresentazione Sintetica che permette una <strong>le</strong>ttura, visivamente immediata,<br />
58
del profilo di <strong>disagio</strong> emergente nel<strong>le</strong> singo<strong>le</strong> province. Questa scelta presenta il<br />
duplice vantaggio di spostare l’attenzione dal dato ‘quantitativo’ (l’entità del<br />
<strong>disagio</strong>) ad un dato più propriamente ‘quali-quantitativo’ (il profilo del <strong>disagio</strong>) e<br />
di consentire una più approfondita <strong>le</strong>ttura dei dati.<br />
Successivamente viene applicata la Cluster Analysis (C.A.) tecnica di<br />
raggruppamento del<strong>le</strong> unità statistiche, per la creazione di classi (cluster) di<br />
unità omogenee.<br />
In genera<strong>le</strong>, ogni cluster individuato dall’analisi è definito in modo da<br />
ottenere una forte omogeneità interna e l’eterogeneità rispetto a<strong>gli</strong> altri cluster.<br />
Le province che appartengono allo stesso cluster, dunque, sono tra loro<br />
simili in riferimento a<strong>gli</strong> indicatori del <strong>disagio</strong> considerati contemporaneamente.<br />
Le risultanze dell’applicazione possono confermare gruppi che già<br />
costituiscono una realtà concreta – ad esempio un territorio regiona<strong>le</strong> – o anche<br />
individuare classi omogenee che risultano tali rispetto solo a<strong>gli</strong> indicatori<br />
individuati, ma non abbiano altre apparenti relazioni: questi ultimi<br />
raggruppamenti risultano più interessanti ad una <strong>le</strong>ttura sociologica e su di essi<br />
riusciremo a concentrare me<strong>gli</strong>o la nostra attenzione.<br />
Ogni indicatore semplice caratterizza uno specifico cluster quando il suo<br />
valore medio - calcolato tra <strong>le</strong> province incluse in quel cluster - risulterà<br />
maggiore o minore, in maniera statisticamente significativa, alla media dello<br />
stresso indicatore calcolata per l’Italia (il valore test di significatività viene<br />
espresso in probabilità < 0,05).<br />
59
RISULTATI DELL’INDAGINE<br />
Per ciascuna area in cui è stato circoscritto il <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> sono<br />
stati rappresentati ed utilizzati i seguenti e<strong>le</strong>menti (Analisi in componenti<br />
principali):<br />
• tabella contenente il numero di autovalori e la percentua<strong>le</strong> di varianza<br />
spiegata da ciascun autovalore estratto;<br />
• tabella contenente <strong>le</strong> correlazioni tra variabili originarie (indicatori) e la<br />
prima componente principa<strong>le</strong>;<br />
• tabella contenente i contributi del<strong>le</strong> variabili alla prima componente<br />
principa<strong>le</strong>.<br />
Dei risultati ottenuti saranno documentati nel presente lavoro i seguenti<br />
strumenti di indagine sociologica:<br />
• graduatoria del<strong>le</strong> province;<br />
• istogramma per punteggio di ampiezza 5;<br />
• tabella contenente la distribuzione del<strong>le</strong> province per classi di ampiezza 25.<br />
Infine, verrà presentata la Rappresentazione Sintetica del Disagio<br />
Ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> nel<strong>le</strong> Province Italiane, che consente di collocare ciascuna<br />
provincia in funzione dell’insieme <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori di <strong>disagio</strong> utilizzati.<br />
Secondo il criterio interpretativo della Cluster Analysis invece otteniamo:<br />
• tabella contenente la numerosità di ciascun cluster e la relativa<br />
caratterizzazione in termini di indicatori;<br />
• tabella contenente <strong>le</strong> province di ciascun cluster;<br />
• cartogramma con la rappresentazione del<strong>le</strong> province di ciascun cluster.<br />
Riportiamo ora i risultati emersi dall’elaborazione.<br />
ANALISI IN COMPONENTI PRINCIPALI<br />
Per ognuna del<strong>le</strong> aree di indagine precedentemente descritte, l’obiettivo è<br />
trovare il mi<strong>gli</strong>or indicatore sintetico comp<strong>le</strong>ssivo che tenga conto di tutti <strong>gli</strong><br />
indicatori semplici del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>.<br />
In genera<strong>le</strong>, la prima componente principa<strong>le</strong> è quella maggiormente<br />
<strong>le</strong>gata al<strong>le</strong> variabili iniziali secondo un indice definito su base statistica<br />
(quadrato del coefficiente di correlazione tra la nuova variabi<strong>le</strong> e ciascuna<br />
del<strong>le</strong> variabili iniziali): essa rappresenta l’indicatore sintetico, la cui<br />
costruzione è <strong>le</strong>gata alla mi<strong>gli</strong>ore proporzione tra <strong>gli</strong> indicatori semplici<br />
e<strong>le</strong>ncati. Per renderlo me<strong>gli</strong>o <strong>le</strong>ggibi<strong>le</strong>, l’indicatore sintetico viene<br />
opportunamente trasformato in un punteggio da 0 (situazione mi<strong>gli</strong>ore, in<br />
60
Contributo <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori al I fattore 81 Contributo in %<br />
quanto si parla di <strong>disagio</strong>) a 100 (situazione peggiore) in modo ta<strong>le</strong> che <strong>le</strong> unità<br />
osservate (province) siano rappresentate mediante una graduatoria.<br />
Riportiamo i risultati dell’applicazione dell’analisi del<strong>le</strong> componenti principali<br />
al<strong>le</strong> aree di <strong>disagio</strong> indagate, cui segue la Rappresentazione Sintetica del<br />
Disagio Ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> nel<strong>le</strong> Province Italiane.<br />
1. Salute psichica<br />
L’indicatore sintetico dell’area in studio, la cui interpretazione dipende da<strong>gli</strong><br />
indicatori originari, viene ottenuto attraverso il contributo <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori semplici<br />
come nel<strong>le</strong> tabel<strong>le</strong> seguenti (Analisi in componenti principali). Omettendo la<br />
stratificazione statistica che permette di raggiungere il risultato conclusivo – per<br />
la qua<strong>le</strong> si rimanda eventualmente ad una comunicazione specifica – otteniamo<br />
la tabella dei contributi:<br />
Tasso di IVG del<strong>le</strong> donne in età 15-19 anni 17,10<br />
Tentativi di suicidio di persone in età 0-24 anni per 100.000 1,60<br />
Tasso dimissioni disturbi psichici F età 15-24 45,30<br />
Tasso dimissioni disturbi psichici M età 15-24 36,00<br />
Come si nota, il contributo principa<strong>le</strong> (45,30%) viene fornito dal tasso di<br />
dimissioni per disturbi psichici nel<strong>le</strong> femmine in età compresa tra i 15 e i 24 anni<br />
(fonte ISTAT) che caratterizza così fortemente quest’area. La ricerca di un<br />
contributo “pesato” di ogni indicatore disponibi<strong>le</strong>, dipende dalla comp<strong>le</strong>ssità<br />
del<strong>le</strong> situazioni di <strong>disagio</strong> prese in esame ed è in grado di illustrare me<strong>gli</strong>o la<br />
situazione articolata sul territorio naziona<strong>le</strong>, se<strong>le</strong>zionando <strong>le</strong> distribuzioni<br />
provinciali: la graduatoria che ne consegue è stata elaborata su una scala da<br />
100 a 0 per rendere più faci<strong>le</strong> il confronto.<br />
Di seguito, presentiamo la graduatoria di tutte <strong>le</strong> province per l’area Salute<br />
psichica; essa rappresenta la sintesi di tutti <strong>gli</strong> aspetti considerati. Si vuo<strong>le</strong><br />
precisare che la graduatoria presentata non va interpretata come una classifica<br />
dal mi<strong>gli</strong>ore al peggiore ma come la trasformazione del<strong>le</strong> posizioni occupate<br />
dal<strong>le</strong> province sulla base <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori originari del <strong>disagio</strong> psichico e del<br />
contributo che ciascuno di essi fornisce all’indicatore sintetico di ciascuna area<br />
tematica.<br />
81 <strong>Il</strong> calcolo percentua<strong>le</strong> sul contributo <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori al 1° fattore è proporzionato alla<br />
correlazione del<strong>le</strong> variabili attive sullo stesso fattore (tabella precedente).<br />
61
PROVINCIA PUNTEGGIO PROVINCIA PUNTEGGIO<br />
Roma 100,00 Vercelli 43,61<br />
Genova 96,25 Cremona 42,94<br />
Pescara 95,93 Viterbo 42,20<br />
Milano 95,40 Trieste 42,14<br />
Teramo 94,30 Matera 42,04<br />
Savona 90,44 Reggio nell'Emilia 40,91<br />
Caltanissetta 86,49 Grosseto 40,84<br />
Bologna 86,13 Benevento 40,32<br />
Siracusa 85,33 Terni 40,05<br />
Como 85,08 Ravenna 39,87<br />
La Spezia 83,86 Biella 38,04<br />
Novara 81,45 Lodi 37,92<br />
Parma 80,68 Pisa 37,81<br />
Imperia 78,61 Verbano-Cusio-Ossola 37,69<br />
Livorno 78,20 Ascoli Piceno 36,89<br />
Rieti 77,83 Forli 36,10<br />
Firenze 76,47 Ancona 35,97<br />
Catania 76,40 Reggio Calabria 35,43<br />
Ca<strong>gli</strong>ari 75,89 Taranto 34,98<br />
L'Aquila 75,70 Vibo Va<strong>le</strong>ntia 34,42<br />
Messina 74,79 Mantova 33,98<br />
Chieti 72,03 Brindisi 33,79<br />
Campobasso 72,00 Venezia 33,42<br />
Prato 67,77 Latina 32,96<br />
Massa-Carrara 65,55 Perugia 32,18<br />
A<strong>le</strong>ssandria 63,63 Cuneo 31,71<br />
Foggia 62,45 Agrigento 31,00<br />
Enna 62,32 Trapani 30,76<br />
Asti 60,97 Avellino 30,32<br />
Pavia 59,46 Sa<strong>le</strong>rno 28,70<br />
Ferrara 59,44 Sondrio 28,53<br />
Arezzo 56,61 Sassari 28,36<br />
Bari 56,42 Crotone 28,14<br />
Bergamo 55,13 Vicenza 25,59<br />
Brescia 55,12 Lecco 24,68<br />
Siena 53,73 Verona 23,36<br />
Torino 53,30 Nuoro 23,04<br />
Modena 52,94 Pesaro e Urbino 22,89<br />
Pistoia 51,58 Cosenza 22,44<br />
Italia 50,99 Rovigo 22,43<br />
Lucca 50,88 Gorizia 21,74<br />
Varese 50,82 Padova 19,94<br />
Potenza 50,40 Treviso 18,01<br />
Rimini 50,32 Belluno 16,92<br />
Lecce 50,31 Oristano 15,11<br />
Frosinone 49,92 Udine 14,13<br />
Pa<strong>le</strong>rmo 49,89 Macerata 11,70<br />
Catanzaro 48,89 Napoli 8,43<br />
Piacenza 48,42 Caserta 5,33<br />
Isernia 47,52 Pordenone 0,00<br />
Ragusa 45,52<br />
62
DISTRIBUZIONE DELLE PROVINCE<br />
12<br />
IN CLASSI DI AMPIEZZA 5<br />
10<br />
8<br />
6<br />
4<br />
2<br />
0<br />
0,0 - 5,0<br />
5,0 - 10,0<br />
10,0 - 15,0<br />
15,0 - 20,0<br />
20,0 - 25,0<br />
25,0 - 30,0<br />
30,0 - 35,0<br />
35,0 - 40,0<br />
40,0 - 45,0<br />
45,0 - 50,0<br />
50,0 - 55,0<br />
55,0 - 60,0<br />
60,0 - 65,0<br />
65,0 - 70,0<br />
70,0 - 75,0<br />
75,0 - 80,0<br />
80,0 - 85,0<br />
85,0 - 90,0<br />
90,0 - 95,0<br />
95,0 - 100,0<br />
CLASSI DI PUNTEGGIO AMPIEZZA 25<br />
PROVINCE<br />
0 – 25 16<br />
25 – 50 40<br />
50 – 75 24<br />
75 –100 20<br />
Commento ai dati<br />
La distribuzione del<strong>le</strong> province nell’area della salute psichica presenta una<br />
<strong>le</strong>ggera asimmetria positiva; ciò è dovuto alla 2 a classe che comprende<br />
quaranta province. <strong>Il</strong> punteggio assunto dall’Italia è 50,99; il punteggio più alto è<br />
assunto da Roma mentre quello più basso è di Pordenone.<br />
Consultando i dati “bruti” ∗ relativi a questi indicatori vediamo come, nella<br />
provincia di Roma, tanto <strong>le</strong> dimissioni per disturbi psichici quanto il numero di<br />
casi di IGV siano quasi il doppio della media naziona<strong>le</strong>; a Pordenone invece <strong>le</strong><br />
∗<br />
I dati ISTAT sono disponibili nel sito internet, all’interno del<strong>le</strong> banche dati del sistema di<br />
indicatori territoriali.<br />
63
dimissioni per disturbi psichici rappresentano circa un quarto della media<br />
naziona<strong>le</strong> ed il numero di casi di IGV circa la metà.<br />
Mentre non appare inattesa la presenza di alcune grandi città come Roma<br />
e Milano ai primi posti della classifica negativa, più sorprendente appare<br />
l’inserimento di situazioni come Napoli e Caserta, tra province quali Pordenone<br />
e Udine, nella rosa del<strong>le</strong> mi<strong>gli</strong>ori posizioni.<br />
Oltre al<strong>le</strong> grandi città si ritrovano vaste aree con livelli e<strong>le</strong>vati di <strong>disagio</strong><br />
psichico giovani<strong>le</strong> in Liguria, in Abruzzo e in Sicilia.<br />
Roma, Milano e Genova evidenziano, in correlazione con un e<strong>le</strong>vato tasso<br />
di <strong>disagio</strong> psichico, valori molto alti di <strong>disagio</strong> nell’area dell’educazione e<br />
soprattutto in quella della devianza.<br />
2. Educazione e studio<br />
Nel<strong>le</strong> tabella seguente, sono riportati i contributi, in percentua<strong>le</strong>, di ciascun<br />
indicatore semplice all’indicatore sintetico<br />
Contributo <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori al I fattore<br />
Contributo in %<br />
Alunni ripetenti 25,10<br />
Alunni respinti 21,10<br />
Alunni in ritardo 19,30<br />
Tasso di passaggio al II anno scuo<strong>le</strong> superiori 19,90<br />
Iscritti tecnici-professionali 0,40<br />
Iscritti liceo 0,40<br />
Tasso abbandono I anno scuo<strong>le</strong> superiori 13,80<br />
64
Di seguito, presentiamo la graduatoria di tutte <strong>le</strong> province per l’area<br />
Educazione e studio<br />
PROVINCIA PUNTEGGIO PROVINCIA PUNTEGGIO<br />
Ca<strong>gli</strong>ari 100,00 Rovigo 34,23<br />
Oristano 88,78 Sondrio 33,93<br />
Nuoro 88,49 Arezzo 33,60<br />
Sassari 84,55 Forlì 33,13<br />
Pa<strong>le</strong>rmo 63,75 Ascoli Piceno 32,47<br />
Prato 58,06 Siracusa 32,46<br />
Torino 57,74 Siena 32,05<br />
Catania 56,77 Latina 32,01<br />
Livorno 56,70 Enna 31,62<br />
Verbano Cusio Ossola 56,67 Ragusa 31,49<br />
Lecco 56,48 Catanzaro 31,33<br />
Rieti 53,25 Rimini 31,06<br />
La Spezia 52,70 Firenze 31,00<br />
Massa Carrara 52,32 Padova 29,98<br />
Lucca 52,25 Pordenone 29,82<br />
Milano 52,11 Grosseto 29,62<br />
Napoli 51,67 Messina 29,50<br />
Imperia 51,51 Reggio Emilia 28,76<br />
Caltanissetta 51,29 Chieti 28,73<br />
Pistoia 50,62 A<strong>le</strong>ssandria 28,60<br />
Novara 50,18 Bari 28,28<br />
Agrigento 50,08 Vicenza 28,21<br />
Bergamo 47,10 Verona 27,97<br />
Teramo 47,08 Crotone 27,32<br />
Modena 47,07 Bologna 27,30<br />
Savona 45,24 Pisa 26,91<br />
Caserta 43,35 Treviso 26,84<br />
Genova 43,07 Vibo Va<strong>le</strong>ntia 26,70<br />
Brescia 43,04 Parma 26,43<br />
Foggia 42,64 Ravenna 25,69<br />
Trieste 42,35 Biella 25,69<br />
Udine 41,90 Cremona 25,36<br />
Vercelli 41,07 Sa<strong>le</strong>rno 25,11<br />
Taranto 41,03 Reggio Calabria 24,18<br />
Como 40,91 Piacenza 23,38<br />
Italia 40,78 Ferrara 23,36<br />
Varese 39,79 Belluno 23,23<br />
Roma 39,05 Cuneo 22,89<br />
Venezia 38,80 Lecce 20,66<br />
Potenza 38,70 Matera 19,84<br />
Pavia 38,59 Perugia 18,28<br />
Lodi 38,54 Cosenza 18,11<br />
Asti 38,45 Campobasso 17,25<br />
Brindisi 37,91 Ancona 15,93<br />
Frosinone 37,05 Benevento 14,60<br />
Trapani 36,78 Pesaro e Urbino 12,88<br />
Viterbo 35,90 Avellino 9,47<br />
Gorizia 34,98 Terni 8,02<br />
L'Aquila 34,98 Macerata 4,64<br />
Mantova 34,54 Isernia 0,00<br />
Pescara 34,27<br />
65
DISTRIBUZIONE DELLE PROVINCE<br />
24<br />
22<br />
20<br />
18<br />
16<br />
14<br />
12<br />
10<br />
8<br />
6<br />
4<br />
2<br />
0<br />
IN CLASSI DI AMPIEZZ A 5<br />
0,0 - 5,0<br />
5,0 - 10,0<br />
10,0 - 15,0<br />
15,0 - 20,0<br />
20,0 - 25,0<br />
25,0 - 30,0<br />
30,0 - 35,0<br />
35,0 - 40,0<br />
40,0 - 45,0<br />
45,0 - 50,0<br />
50,0 - 55,0<br />
55,0 - 60,0<br />
60,0 - 65,0<br />
65,0 - 70,0<br />
70,0 - 75,0<br />
75,0 - 80,0<br />
80,0 - 85,0<br />
85,0 - 90,0<br />
90,0 - 95,0<br />
95,0 - 100,0<br />
CLASSI DI PUNTEGGIO AMPIEZZA 25<br />
PROVINCE<br />
0 – 25 17<br />
25 – 50 61<br />
50 – 75 18<br />
75 –100 4<br />
Commento ai dati<br />
La distribuzione del<strong>le</strong> province presenta una forte asimmetria positiva; ciò<br />
significa che la maggior parte si concentra nel<strong>le</strong> classi più basse. Infatti, il 78%<br />
del<strong>le</strong> province risulta avere un punteggio minore di 50. <strong>Il</strong> punteggio assunto<br />
dall’Italia è 40,78; il punteggio più basso è quello della provincia di Isernia, che<br />
inaspettatamente conquista così il primato della mi<strong>gli</strong>ore performance<br />
scolastica. Nel<strong>le</strong> prime quattro posizioni della graduatoria troviamo tutte<br />
province della Sardegna.<br />
Per fare un confronto immediato, secondo i dati sulla scuola italiana<br />
pubblicati dal MIUR, nella provincia di Ca<strong>gli</strong>ari il numero <strong>de<strong>gli</strong></strong> iscritti alla quinta<br />
classe della scuola superiore è pari circa al 50% del numero <strong>de<strong>gli</strong></strong> iscritti al<br />
primo anno, rispetto ad una proporzione su scala naziona<strong>le</strong> pari a circa il 70%.<br />
Nella provincia di Isernia la proporzione è invece dell’80% circa.<br />
Riconosciute <strong>le</strong> particolari situazioni della Sardegna e di Pa<strong>le</strong>rmo, è diffici<strong>le</strong><br />
dare conto del perché troviamo sopra la media naziona<strong>le</strong> città come Prato,<br />
66
Torino, Milano, Pistoia, Novara, Bergamo. Un’ipotesi interpretativa verosimi<strong>le</strong> è<br />
quella che pone in relazione ta<strong>le</strong> fenomeno con la presenza di minori stranieri<br />
(Torino e Prato potrebbero rappresentare dei paradigmi in tal senso) che hanno<br />
tradizionalmente basse performances scolastiche.<br />
Questa ipotesi sarà ovviamente verificata alla luce dei dati che<br />
emergeranno dall’indagine sui minori immigrati. In aggiunta a queste province,<br />
troviamo al Sud città come Caserta, Caltanissetta, Catania, anch’esse<br />
caratterizzate da indici di <strong>disagio</strong> scolastico alto.<br />
Da notare la condizione del<strong>le</strong> province di Ca<strong>gli</strong>ari e di Livorno che vedono il<br />
<strong>disagio</strong> assai forte esistente nell’area della scuola rafforzato dalla presenza di<br />
valori critici in tutte <strong>le</strong> altre aree.<br />
3. Devianza<br />
Nella tabella seguente, sono riportati i contributi, in percentua<strong>le</strong>, di ciascun<br />
indicatore semplice all’indicatore sintetico<br />
Contributo <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori al I fattore<br />
Contributo in %<br />
(Delitti / Popolazione residente media) * 100.000 48,20<br />
Minorenni denunciati / Popolazione residente media in età 14-17 42,20<br />
(Minorenni femmine denunciate / Minorenni maschi denunciati) * 100 9,60<br />
67
Di seguito, presentiamo la graduatoria di tutte <strong>le</strong> province per l’area Devianza<br />
PROVINCIA PUNTEGGIO PROVINCIA PUNTEGGIO<br />
Firenze 100,00 Foggia 28,90<br />
Bologna 97,00 Siena 28,73<br />
Trieste 90,70 Agrigento 28,44<br />
Torino 82,91 La Spezia 27,47<br />
Gorizia 82,11 Arezzo 27,18<br />
Rimini 81,72 Taranto 26,50<br />
Roma 80,11 Cremona 26,41<br />
Genova 74,80 Bergamo 26,12<br />
Savona 68,22 Reggio nell'Emilia 25,54<br />
Imperia 67,30 Lucca 25,51<br />
Ravenna 63,25 Udine 24,95<br />
Milano 58,45 Pesaro e Urbino 24,89<br />
Caltanissetta 52,97 Como 24,60<br />
Brescia 52,87 Padova 24,40<br />
Livorno 50,63 Rovigo 24,17<br />
Venezia 49,54 Bari 24,16<br />
Biella 49,01 Ancona 23,87<br />
Pa<strong>le</strong>rmo 46,89 Trapani 23,59<br />
Verbano-Cusio-Ossola 46,05 Verona 23,54<br />
A<strong>le</strong>ssandria 45,99 Terni 23,33<br />
Asti 45,31 Lecco 22,57<br />
Forli 43,32 Belluno 21,70<br />
Ferrara 42,62 Caserta 21,33<br />
Modena 42,55 Teramo 21,18<br />
Sassari 42,39 Macerata 20,81<br />
Ca<strong>gli</strong>ari 41,55 Sa<strong>le</strong>rno 20,41<br />
Pisa 41,39 Reggio Calabria 20,18<br />
Massa-Carrara 40,14 Vicenza 20,00<br />
Perugia 39,16 Rieti 19,93<br />
Italia 38,71 Ascoli Piceno 19,49<br />
Messina 38,35 Ragusa 18,48<br />
Vibo Va<strong>le</strong>ntia 37,83 Frosinone 18,38<br />
Brindisi 37,82 Chieti 17,37<br />
Grosseto 37,05 L'Aquila 16,43<br />
Pavia 36,72 Treviso 16,36<br />
Crotone 36,61 Enna 16,03<br />
Novara 35,94 Mantova 15,68<br />
Piacenza 35,68 Cosenza 14,01<br />
Siracusa 35,49 Viterbo 13,97<br />
Latina 34,96 Benevento 13,71<br />
Catania 34,86 Sondrio 13,56<br />
Vercelli 34,48 Lecce 13,22<br />
Cuneo 34,18 Pordenone 11,34<br />
Nuoro 33,96 Campobasso 9,28<br />
Varese 33,48 Lodi 8,21<br />
Oristano 33,48 Avellino 6,03<br />
Prato 33,13 Pistoia 5,94<br />
Parma 32,22 Matera 4,78<br />
Catanzaro 31,98 Isernia 3,50<br />
Pescara 31,69 Potenza 0,00<br />
Napoli 30,97<br />
68
DISTRIBUZIONE DELLE PROVINCE<br />
DISTRIBUZIONE DELLE PRONCE<br />
20<br />
IN CLASSI DI AMPIEZZA 5<br />
18<br />
16<br />
14<br />
12<br />
10<br />
8<br />
6<br />
4<br />
2<br />
0<br />
0,0 - 5,0<br />
5,0 - 10,0<br />
10,0 - 15,0<br />
15,0 - 20,0<br />
20,0 - 25,0<br />
25,0 - 30,0<br />
30,0 - 35,0<br />
35,0 - 40,0<br />
40,0 - 45,0<br />
45,0 - 50,0<br />
50,0 - 55,0<br />
55,0 - 60,0<br />
60,0 - 65,0<br />
65,0 - 70,0<br />
70,0 - 75,0<br />
75,0 - 80,0<br />
80,0 - 85,0<br />
85,0 - 90,0<br />
90,0 - 95,0<br />
95,0 - 100,0<br />
CLASSI DI PUNTEGGIO AMPIEZZA 25<br />
PROVINCE<br />
0 – 25 40<br />
25 – 50 45<br />
50 – 75 8<br />
75 –100 7<br />
Commento ai dati<br />
Anche in questa graduatoria la distribuzione del<strong>le</strong> province presenta una<br />
forte asimmetria positiva; ciò significa che la maggior parte del<strong>le</strong> province si<br />
concentra nel<strong>le</strong> classi più basse; infatti, 85 province risultano avere un<br />
punteggio non superiore a 50. <strong>Il</strong> punteggio assunto dall’Italia è 38,71; il<br />
punteggio più basso è quello della provincia di Potenza mentre la provincia di<br />
Firenze presenta quello più alto.<br />
Nella provincia di Firenze ∗∗ a fronte di un tasso di Criminosità<br />
(delitti/popolazione residente) superiore del 50% rispetto a quello della media<br />
naziona<strong>le</strong>, il numero dei minorenni denunciati risulta circa il triplo della media<br />
naziona<strong>le</strong>; <strong>le</strong> ragazze denunciate risultano il 50% in più della media naziona<strong>le</strong>.<br />
∗∗ Fonte ISTAT.<br />
69
Nella provincia di Potenza invece il numero tota<strong>le</strong> di reati è solo un terzo<br />
della media naziona<strong>le</strong>; i minorenni denunciati sono il 40% in meno della media<br />
naziona<strong>le</strong> e <strong>le</strong> ragazze risultano il 50% in meno della media naziona<strong>le</strong>.<br />
<strong>Il</strong> gruppo di province caratterizzate da un punteggio che va da 60 a 100 è<br />
numericamente sostanzioso (dodici, rappresentate nella parte destra del<br />
grafico). In queste province si manifesta una forte sproporzione nel rapporto tra<br />
Criminosità ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> e Criminosità in genere rispetto alla media<br />
naziona<strong>le</strong>: questo dà indicazione di una maggiore incidenza del <strong>disagio</strong><br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> per quest’area di indagine.<br />
In accordo con quanto segnalato dall’ISTAT, sono <strong>le</strong> grandi città (Firenze,<br />
Bologna, Milano, Torino, Roma, Genova) così come i centri turistici (Rimini,<br />
Imperia, Savona) ad importare devianza giovani<strong>le</strong>. L’interpretazione potrebbe<br />
trovare consenso nel dato su Gorizia e Trieste: porte d’ingresso dei minori<br />
provenienti dall’Europa Orienta<strong>le</strong>. Anche se turba riscontrare un dato<br />
eccessivamente confortante a Napoli che, ancora in accordo con quanto<br />
segnala l’ISTAT, mostra un tasso di criminalità minori<strong>le</strong> di gran lunga inferiore a<br />
quello del<strong>le</strong> metropoli del Centro-Nord.<br />
4. Fami<strong>gli</strong>a<br />
Nel<strong>le</strong> tabella seguente, sono riportati i contributi, in percentua<strong>le</strong>, di ciascun<br />
indicatore semplice all’indicatore sintetico<br />
Contributo <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori al I fattore<br />
Contributo in %<br />
Tasso di separazione coniuga<strong>le</strong> 25,30<br />
Separazioni con fi<strong>gli</strong> affidati per 100 separazioni 34,80<br />
Fi<strong>gli</strong> affidati a causa di separazione per 100 separazioni 39,90<br />
70
Di seguito, presentiamo la graduatoria di tutte <strong>le</strong> province dell’area Fami<strong>gli</strong>a<br />
PROVINCIA PUNTEGGIO PROVINCIA PUNTEGGIO<br />
Avellino 100,00 Italia 42,94<br />
Nuoro 93,13 Livorno 41,64<br />
Caltanissetta 90,95 Pistoia 39,48<br />
Belluno 86,39 Asti 39,37<br />
Enna 86,06 Cremona 39,12<br />
Matera 85,92 Rovigo 38,72<br />
Agrigento 85,49 Venezia 38,59<br />
Benevento 83,09 Verona 38,45<br />
Caserta 81,70 Padova 38,21<br />
Catanzaro 78,11 Pavia 38,13<br />
Sa<strong>le</strong>rno 76,39 Ancona 37,63<br />
Lecce 76,38 Forli 37,06<br />
Potenza 76,16 Treviso 36,87<br />
Trapani 75,69 Pisa 36,84<br />
Cosenza 75,58 Roma 36,68<br />
Pa<strong>le</strong>rmo 75,04 Parma 36,55<br />
Vibo Va<strong>le</strong>ntia 73,86 Como 36,46<br />
Foggia 72,15 Novara 34,85<br />
Frosinone 71,21 Udine 34,84<br />
Napoli 70,72 Firenze 34,79<br />
Ragusa 70,54 Vercelli 34,76<br />
Campobasso 67,45 Biella 34,63<br />
Taranto 67,01 Cuneo 34,29<br />
Latina 66,32 Pordenone 33,27<br />
Chieti 66,08 Lodi 32,51<br />
L'Aquila 64,36 Varese 32,34<br />
Teramo 63,67 Terni 32,06<br />
Sassari 60,07 Bologna 31,71<br />
Sondrio 59,40 Verbano-Cusio-Ossola 29,82<br />
Catania 57,85 Mantova 29,50<br />
Messina 57,32 Grosseto 28,70<br />
Pesaro e Urbino 55,94 Torino 28,63<br />
Ca<strong>gli</strong>ari 55,84 Milano 27,25<br />
Lecco 55,73 La Spezia 27,19<br />
Ascoli Piceno 55,71 Isernia 26,16<br />
Bari 54,79 Prato 25,91<br />
Rieti 53,60 Modena 24,84<br />
Perugia 52,65 Oristano 23,69<br />
Crotone 51,60 Ravenna 23,49<br />
Siena 51,18 Piacenza 22,26<br />
Viterbo 50,52 Imperia 21,50<br />
Reggio nell'Emilia 50,38 Ferrara 21,00<br />
Arezzo 49,91 Savona 20,43<br />
Pescara 48,10 A<strong>le</strong>ssandria 19,29<br />
Reggio Calabria 47,84 Massa-Carrara 18,07<br />
Rimini 47,03 Genova 17,95<br />
Siracusa 45,54 Vicenza 13,18<br />
Brindisi 45,09 Gorizia 11,47<br />
Macerata 45,07 Trieste 2,16<br />
Brescia 44,01 Bergamo 0,00<br />
Lucca 43,66<br />
71
DISTRIBUZIONE DELLE PROVINCE<br />
16<br />
IN CLASSI DI AMPIEZZA 5<br />
14<br />
12<br />
10<br />
8<br />
6<br />
4<br />
2<br />
0<br />
0,0 - 5,0<br />
5,0 - 10,0<br />
10,0 - 15,0<br />
15,0 - 20,0<br />
20,0 - 25,0<br />
25,0 - 30,0<br />
30,0 - 35,0<br />
35,0 - 40,0<br />
40,0 - 45,0<br />
45,0 - 50,0<br />
50,0 - 55,0<br />
55,0 - 60,0<br />
60,0 - 65,0<br />
65,0 - 70,0<br />
70,0 - 75,0<br />
75,0 - 80,0<br />
80,0 - 85,0<br />
85,0 - 90,0<br />
90,0 - 95,0<br />
95,0 - 100,0<br />
CLASSI DI PUNTEGGIO AMPIEZZA 25<br />
PROVINCE<br />
0 – 25 14<br />
25 – 50 44<br />
50 – 75 26<br />
75 –100 16<br />
Commento ai dati<br />
La distribuzione del<strong>le</strong> province si presenta abbastanza omogenea nel<strong>le</strong><br />
quattro classi. <strong>Il</strong> punteggio assunto dall’Italia è 42,94; il punteggio più basso è<br />
quello della provincia di Bergamo; la provincia di Avellino, invece, presenta il<br />
punteggio più alto.<br />
Le posizioni di più e<strong>le</strong>vato <strong>disagio</strong> sono tenute soprattutto dal<strong>le</strong> province del<br />
Sud, con <strong>le</strong> punte di Avellino, Nuoro, Caltanisetta ed Enna, laddove per il Nord<br />
situazioni critiche sono solo quel<strong>le</strong> di Belluno che si colloca al 4° posto e di<br />
Sondrio che si trova al 29°.<br />
72
Da segnalare il caso singolare di Avellino che invece appare in ottime<br />
posizioni su<strong>gli</strong> altri assi, in modo particolare su quelli dell’educazione e della<br />
devianza.<br />
La seconda classe di valori, secondo quartine della distribuzione, è<br />
numericamente molto nutrita (44 province).<br />
Anche in questo caso <strong>gli</strong> indicatori manifestano tendenze contrastanti: vi è<br />
un numero più e<strong>le</strong>vato di separazioni nel<strong>le</strong> province del Centro-nord, ma un<br />
maggior numero di fi<strong>gli</strong> con genitori separati al Sud dove, per altro, i <strong>le</strong>gami<br />
fami<strong>gli</strong>ari si manifestano tradizionalmente in maniera più forte. Riteniamo di<br />
poter co<strong>gli</strong>ere due fenomeni statistici diversi: nel Meridione prevalgono <strong>le</strong><br />
separazioni familiari da <strong>disagio</strong> socia<strong>le</strong> (là dove la fami<strong>gli</strong>a si disgrega anche<br />
per motivi di ordine socio-economico) nel Nord si nota una crisi della fami<strong>gli</strong>a<br />
concorde con i cambiamenti culturali in atto (la fami<strong>gli</strong>a è sempre più instabi<strong>le</strong><br />
come esito <strong>de<strong>gli</strong></strong> stessi processi di trasformazione cui essa sta da tempo<br />
andando incontro).<br />
5. Minori stranieri<br />
Nel<strong>le</strong> tabella seguente, sono riportati i contributi, in percentua<strong>le</strong>, di ciascun<br />
indicatore semplice all’indicatore sintetico<br />
Contributo <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori al I fattore<br />
Contributo in %<br />
Minorenni stranieri denunciati in età 10-17 anni 32,50<br />
Stranieri denunciati per 100 denunciati in % 38,00<br />
Stranieri denunciati per produzione e spaccio di stupefacenti<br />
per 100 stranieri denunciati in %<br />
20,40<br />
Alunni stranieri promossi su tota<strong>le</strong> alunni stranieri esaminati<br />
in % nella scuola secondaria I grado<br />
8,90<br />
Alunni stranieri promossi su tota<strong>le</strong> alunni stranieri esaminati<br />
in % nella scuola secondaria II grado<br />
0,10<br />
Gli indicatori relativi alla devianza, contribuiscono per il 91% alla prima<br />
componente principa<strong>le</strong>; l’area istruzione contribuisce solo per il 9%.<br />
73
Di seguito presentiamo la graduatoria di tutte <strong>le</strong> province per l’area Minori stranieri<br />
PROVINCIA PUNTEGGIO PROVINCIA PUNTEGGIO<br />
Torino 100,00 Pesaro e Urbino 32,98<br />
Imperia 91,65 Macerata 32,50<br />
Pisa 90,79 Lecco 32,41<br />
Trieste 87,28 Ascoli Piceno 32,09<br />
Genova 84,68 Rieti 31,96<br />
Milano 82,59 Teramo 30,71<br />
Bologna 79,58 Vercelli 30,66<br />
Padova 79,21 Massa-Carrara 30,45<br />
Firenze 74,47 Cuneo 29,75<br />
Roma 68,18 Latina 29,16<br />
Rimini 64,48 Pescara 29,11<br />
Verona 61,20 Siena 28,71<br />
Perugia 60,60 Como 28,10<br />
Savona 59,58 Ancona 27,84<br />
Prato 59,31 Bari 27,23<br />
Gorizia 57,82 Grosseto 26,56<br />
Asti 57,34 Napoli 26,30<br />
Venezia 54,79 Belluno 25,19<br />
Brescia 53,70 Benevento 21,86<br />
Modena 50,03 Ragusa 21,03<br />
Reggio nell'Emilia 49,94 Sondrio 20,96<br />
Bergamo 49,60 Lecce 20,91<br />
Vicenza 48,20 Chieti 19,59<br />
Varese 47,99 Sassari 18,54<br />
Ravenna 47,80 Matera 18,18<br />
Treviso 46,74 Catania 17,94<br />
A<strong>le</strong>ssandria 46,36 Agrigento 17,76<br />
Caserta 45,60 Pa<strong>le</strong>rmo 16,71<br />
Pistoia 44,02 Frosinone 15,92<br />
Italia 43,45 Potenza 15,26<br />
L'Aquila 42,47 Messina 14,99<br />
Udine 40,31 Viterbo 14,96<br />
Forlì-Cesena 39,53 Sa<strong>le</strong>rno 14,96<br />
Lucca 39,48 Caltanissetta 14,84<br />
Brindisi 39,43 Cosenza 13,39<br />
Piacenza 39,35 Taranto 12,60<br />
Mantova 37,08 Ca<strong>gli</strong>ari 12,28<br />
Parma 36,97 Reggio di Calabria 12,06<br />
Livorno 36,96 Oristano 11,99<br />
Arezzo 35,91 Avellino 11,68<br />
Pavia 35,05 Campobasso 11,44<br />
Terni 34,70 Crotone 10,28<br />
Ferrara 34,62 Trapani 10,21<br />
Cremona 34,31 Siracusa 10,21<br />
Pordenone 34,19 Catanzaro 10,08<br />
Novara 34,10 Foggia 9,61<br />
La Spezia 34,07 Isernia 5,53<br />
Verbano-Cusio-Ossola 33,85 Enna 4,11<br />
Biella 33,83 Vibo Va<strong>le</strong>ntia 0,43<br />
Lodi 33,30 Nuoro 0,00<br />
Rovigo 33,00<br />
74
DISTRIBUZIONE DELLE PROVINCE<br />
20<br />
IN CLASSI DI AMPIEZZA 5<br />
10<br />
0<br />
0 - 5<br />
5 - 10<br />
10 - 15<br />
15 - 20<br />
20 - 25<br />
25 - 30<br />
30 - 35<br />
35 - 40<br />
40 - 45<br />
45 - 50<br />
50 - 55<br />
55 - 60<br />
60 - 65<br />
65 - 70<br />
70 - 75<br />
75 - 80<br />
80 - 85<br />
85 - 90<br />
90 - 95<br />
95 - 100<br />
CLASSI DI PUNTEGGIO AMPIEZZA 25<br />
PROVINCE<br />
0 – 25 32<br />
25 – 50 48<br />
50 – 75 12<br />
75 –100 8<br />
Commento ai dati<br />
La distribuzione del<strong>le</strong> province presenta una forte asimmetria positiva;<br />
infatti, l’80% del<strong>le</strong> province è compreso nel<strong>le</strong> classi caratterizzate da un<br />
punteggio inferiore al 50. <strong>Il</strong> punteggio assunto dall’Italia è 43,45; il punteggio più<br />
alto è quello di Torino mentre quello più basso è quello di Nuoro.<br />
La distribuzione dei valori mostra che il <strong>disagio</strong> dei minori stranieri è<br />
concentrato in maniera preva<strong>le</strong>nte al Nord e al Centro con punte nel<strong>le</strong> grandi<br />
aree urbane, mentre è significativamente ridotto nel Sud e nel<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong>. Se poi si<br />
opera un confronto con l’indice del contesto socio economico elaborato dal<br />
MIUR si ha la conferma che esso è mediamente più e<strong>le</strong>vato lì dove il contesto<br />
socio economico è più alto. <strong>Il</strong> significato di questo dato va ricercato nel fatto che<br />
i flussi migratori si dirigono necessariamente verso <strong>le</strong> province con reddito più<br />
e<strong>le</strong>vato e con la mi<strong>gli</strong>ore qualità della vita e inevitabilmente in tali province<br />
diventa quindi più e<strong>le</strong>vato anche il ma<strong>le</strong>ssere <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>.<br />
75
RAPPRESENTAZIONE SINTETICA DEL DISAGIO ADOLESCENZIALE<br />
NELLE PROVINCE ITALIANE<br />
L’obiettivo è realizzare una gri<strong>gli</strong>a di <strong>le</strong>ttura dei dati che consenta di<br />
caratterizzare, in funzione del<strong>le</strong> variabili osservate, <strong>le</strong> province rispetto al<strong>le</strong><br />
diverse aree tematiche di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>.<br />
Ta<strong>le</strong> obiettivo è ispirato ai seguenti principi:<br />
• la parsimonia nella rappresentazione matematica e grafica dei dati, in<br />
quanto si riducono a poche dimensioni significative;<br />
• l’immediata percettibilità del<strong>le</strong> rappresentazioni grafiche ottenibili con<br />
l’analisi;<br />
• la robustezza dell’analisi, in quanto è in grado di far emergere <strong>le</strong> strutture<br />
latenti (pattern) nei dati.<br />
Riportiamo <strong>gli</strong> steps metodologici adottati per ottenere una<br />
rappresentazione sintetica, di tipo quali-quantitativo, del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong><br />
nel<strong>le</strong> province italiane sulla base di tutte <strong>le</strong> variabili disponibili. È importante<br />
sottolineare che l’analisi svolta si riferisce esclusivamente a<strong>gli</strong> indicatori<br />
considerati e, pertanto, i risultati ottenuti non possono essere considerati<br />
esaustivi di tutti <strong>gli</strong> aspetti potenzialmente indagabili.<br />
Per pervenire ad una Rappresentazione Sintetica del Disagio Ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>,<br />
si è proceduto nel seguente modo:<br />
• lista indicatori di partenza (fonte Istat ed altri);<br />
• analisi fattoria<strong>le</strong> multipla applicata su tutte <strong>le</strong> tematiche, precedentemente<br />
illustrate, al fine di verificare la presenza di una struttura comune al<strong>le</strong><br />
tematiche;<br />
• analisi del<strong>le</strong> componenti principali.<br />
Individuata la presenza di struttura comune al<strong>le</strong> tematiche, si è proceduto<br />
all’osservazione della matrice di correlazione (al fine di analizzare <strong>le</strong> relazioni<br />
tra ciascuna coppia di variabili) che rappresenta il punto di partenza dell’analisi.<br />
L’osservazione della matrice di correlazione su tutte <strong>le</strong> variabili di partenza<br />
ha portato ad escludere una serie di variabili “ridondanti” ed a individuare il<br />
seguente set di variabili:<br />
• Ripetenti<br />
• Respinti<br />
• Minorenni denunciati / Popolazione residente media in età 14-17 anni<br />
• Minorenni femmine denunciate / Minorenni maschi denunciati<br />
• Separazioni con fi<strong>gli</strong> affidati per 100 separazioni<br />
• Tasso di IVG del<strong>le</strong> donne in età 15-19 anni<br />
• Tentativi di suicidio di persone in età 0-24 anni per 100.0<br />
76
Si è proceduto quindi all’applicazione dell’analisi in componenti principali. 82<br />
Nei grafici seguenti, forniamo la rappresentazione del<strong>le</strong> variabili (sul cerchio<br />
del<strong>le</strong> correlazioni) e del<strong>le</strong> province (sul piano determinato dal<strong>le</strong> prime due<br />
componenti principali).<br />
82 Le Componenti Principali vengono prodotte come combinazioni lineari del<strong>le</strong> variabili originali.<br />
Ciascuna CP (Componente Principa<strong>le</strong>) è caratterizzata da un autovalore, che esprime la<br />
proporzione della varianza (percentua<strong>le</strong> di informazione) riprodotta dalla componente stessa; <strong>le</strong><br />
prime CP estratte sono quel<strong>le</strong> che hanno autovalori più e<strong>le</strong>vati, cioè sintetizzano al me<strong>gli</strong>o<br />
l’informazione contenuta nella matrice dei dati originaria. Le diverse CP sono per costruzione<br />
ortogonali, cioè indipendenti l’uno dall’altra, in quanto ogni componente successiva alla prima<br />
viene estratta dalla matrice del<strong>le</strong> correlazioni residue (depurate cioè dalla quota di varianza<br />
comune estratta dalla prima componente, dalla seconda e così via). L’interpretazione del<strong>le</strong> CP<br />
avviene attraverso <strong>le</strong> loro correlazioni con <strong>le</strong> variabili originali. Per decidere il numero di CP da<br />
utilizzare per ottenere una più efficace e parsimoniosa sintesi dei dati, si è deciso per il criterio<br />
in base al qua<strong>le</strong> vanno considerate tutte <strong>le</strong> componenti con autovalore maggiore o ugua<strong>le</strong> a<br />
uno. La ragione della scelta di questo criterio risiede nel fatto che, poiché <strong>le</strong> variabili originarie<br />
sono state standardizzate (ciascuna di esse ha varianza unitaria) non ha senso conservare quei<br />
fattori la cui varianza (misurata dall’autovalore) risulta minore dell’unità in quanto ciò<br />
significherebbe conservare una CP che spiega meno di quanto potrebbe spiegare una<br />
qualunque del<strong>le</strong> variabili originarie. Pertanto utilizzeremo i primi due fattori che spiegano<br />
cumulativamente circa il 50% della struttura (pattern) dei dati originari.<br />
77
78
La prima componente principa<strong>le</strong> (asse orizzonta<strong>le</strong> X) è associata al<strong>le</strong><br />
variabili che descrivono il <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> dovuto a fattori di bassa<br />
performance scolastica (da destra a sinistra) e la denominiamo “<strong>disagio</strong><br />
scolastico”; la seconda componente principa<strong>le</strong> (asse vertica<strong>le</strong> Y) invece<br />
discrimina, in alto, <strong>le</strong> province che esprimono un <strong>disagio</strong> <strong>le</strong>gato all’area fami<strong>gli</strong>a,<br />
ed, in basso, <strong>le</strong> province che esprimono uno stato di criticità nel<strong>le</strong> aree del<br />
<strong>disagio</strong> psichico e/o della devianza.<br />
La posizione di ciascuna provincia è data da una coppia di valori,<br />
rappresentanti <strong>le</strong> coordinate X ed Y; <strong>le</strong> province che si dispongono attorno<br />
all’origine, che coincide con il baricentro della nube di punti, sono quel<strong>le</strong> che<br />
possiamo definire come province “medie” in quanto presentano valori del<strong>le</strong><br />
variabili che non si discostano dal<strong>le</strong> medie di ciascuna variabi<strong>le</strong>; quanto più una<br />
provincia si allontana dall’origine tanto più si personalizza, evidenziando<br />
caratteristiche diverse dalla tendenza genera<strong>le</strong>.<br />
Suddividendo il piano generato dalla prima e dalla seconda componente<br />
principa<strong>le</strong> in quattro quadranti, è possibi<strong>le</strong> caratterizzare ciascuna provincia in<br />
funzione dei valori assunti dalla coordinata X (nel grafico: I Componente<br />
principa<strong>le</strong>) e da quella Y (nel grafico: II Componente principa<strong>le</strong>).<br />
I criteri di interpretazione, per la posizione assunta da ciascuna provincia,<br />
sono i seguenti:<br />
• quanto più è alto (in positivo a destra) il valore della coordinata X tanto più<br />
la provincia si caratterizza per un alto <strong>disagio</strong> scolastico; viceversa, quanto<br />
più è basso (in negativo a sinistra) tanto più la provincia presenta valori<br />
inferiori alla tendenza genera<strong>le</strong> in termini di <strong>disagio</strong> scolastico;<br />
• quanto più è alto (in positivo verso l’alto) il valore della coordinata Y tanto più<br />
la provincia si caratterizza per fattori di <strong>disagio</strong> <strong>le</strong>gati alla fami<strong>gli</strong>a; quanto più è<br />
basso (in negativo verso il basso) il valore della coordinata Y tanto più la<br />
provincia si caratterizza per fattori inerenti il <strong>disagio</strong> psichico e/o la devianza.<br />
Osservando il grafico in vertica<strong>le</strong>, avremo che:<br />
• sulla parte alta del piano, si posizionano <strong>le</strong> province caratterizzate da fattori di<br />
<strong>disagio</strong> <strong>le</strong>gati all’area fami<strong>gli</strong>a; nel quadrante posizionato in alto a destra,<br />
troveremo <strong>le</strong> province (es. Napoli) caratterizzate dalla combinazione di fattori<br />
di <strong>disagio</strong> <strong>le</strong>gati all’area fami<strong>gli</strong>a e all’area scuola; più ci spostiamo verso<br />
destra (es. Ca<strong>gli</strong>ari) maggiore diventa il contributo dei fattori <strong>le</strong>gati alla bassa<br />
performance scolastica; viceversa, nel quadrante in alto a sinistra, troveremo<br />
<strong>le</strong> province (es. Avellino) caratterizzate da un <strong>disagio</strong> <strong>le</strong>gato essenzialmente<br />
all’area fami<strong>gli</strong>a con una componente di bassa performance scolastica<br />
decrescente quanto più ci si sposta a sinistra in orizzonta<strong>le</strong>;<br />
• sulla parte bassa del piano, si posizionano <strong>le</strong> province caratterizzate da uno<br />
stato di <strong>disagio</strong> dovuto a fattori <strong>le</strong>gati alla devianza e/o al <strong>disagio</strong> psichico;<br />
in particolare, nel quadrante in basso a destra, avremo <strong>le</strong> province (es.<br />
Trieste) caratterizzate da un <strong>disagio</strong> dovuto a fattori relativi al <strong>disagio</strong><br />
psichico combinati ad e<strong>le</strong>vati valori del quoziente di delittuosità minori<strong>le</strong>;<br />
79
viceversa, nel quadrante in basso a sinistra, avremo <strong>le</strong> province (es. Pisa)<br />
caratterizzate da una criticità nell’area del <strong>disagio</strong> psichico, cui si associa<br />
una particolare configurazione dell’area devianza, che presenta un rapporto<br />
di femminilizzazione superiore al valore medio di tutte <strong>le</strong> province.<br />
Questo tipo di rappresentazione, facendo interagire i dati relativi al<strong>le</strong> singo<strong>le</strong><br />
aree di <strong>disagio</strong>, consente un affinamento dell’analisi a livello quali-quantitativo,<br />
permettendo di definire il profilo di <strong>disagio</strong> emergente in ciascuna provincia.<br />
Inoltre, ciò rende possibi<strong>le</strong> interpretare <strong>le</strong> differenze che emergono anche in<br />
uno stesso contesto regiona<strong>le</strong>.<br />
Ad esempio, nel caso del Lazio è possibi<strong>le</strong> subito notare la diversa<br />
collocazione lungo l’asse vertica<strong>le</strong> dell’area metropolitana di Roma (in basso)<br />
rispetto al<strong>le</strong> altre quattro province (in alto). La preponderanza dei fattori <strong>le</strong>gati al<br />
<strong>disagio</strong> psichico ed alla devianza fanno sì che la provincia di Roma presenti un<br />
profilo che si differenzia nettamente dal<strong>le</strong> altre province laziali; tali fattori<br />
tendono a ‘schiacciare’ quelli <strong>le</strong>gati al <strong>disagio</strong> familiare, che invece hanno modo<br />
di manifestarsi nel<strong>le</strong> altre quattro province, con maggiore evidenza nel caso di<br />
Frosinone. Peraltro queste ultime si differenziano tra di loro lungo l’asse<br />
orizzonta<strong>le</strong>, <strong>le</strong>gato soprattutto al <strong>disagio</strong> scolastico: è Rieti che presenta una<br />
maggiore criticità al riguardo.<br />
Altro esempio: il caso della Campania. Napoli e Caserta presentano una<br />
situazione di criticità rispetto sia al <strong>disagio</strong> familiare, sia al <strong>disagio</strong> scolastico;<br />
man mano che ci si sposta verso <strong>le</strong> zone interne (Benevento, Avellino) al<br />
persistere di una forte criticità nell’area fami<strong>gli</strong>a si associa una mi<strong>gli</strong>ore ‘tenuta’<br />
della scuola.<br />
80
CLUSTER ANALYSIS<br />
<strong>Il</strong> fenomeno del <strong>disagio</strong> giovani<strong>le</strong> è stato affrontato valutandone <strong>le</strong> singo<strong>le</strong><br />
componenti nel<strong>le</strong> aree tematiche mediante alcuni indicatori semplici. L’obiettivo<br />
era quello di focalizzare l’attenzione su ogni singolo aspetto del fenomeno<br />
valutandone eventuali disomogeneità territoriali.<br />
In questo capitolo si intende realizzare una sintesi dei dati per tener conto<br />
simultaneamente di tutti <strong>gli</strong> indicatori di <strong>disagio</strong> comp<strong>le</strong>ssivi elaborati in<br />
precedenza e individuare gruppi di province (cluster) per cui il <strong>disagio</strong> si<br />
manifesti similmente in alcune sue componenti.<br />
Un risultato di tal genere si può ottenere mediante l’ausilio del<strong>le</strong> tecniche<br />
dell’analisi in Componenti Principali e della Cluster Analysis. I risultati<br />
dell’Analisi in Componenti Principali diventano dati di ingresso per la Cluster<br />
Analysis, che permette di ordinare <strong>le</strong> province in un certo numero di gruppi<br />
omogenei al loro interno.<br />
La formazione dei cluster avviene nei termini <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori semplici che li<br />
caratterizzano per valori alti o bassi, permettendo di individuare <strong>le</strong><br />
caratteristiche rispetto al<strong>le</strong> componenti del <strong>disagio</strong> giovani<strong>le</strong>.<br />
Gli indicatori sono stati suddivisi in attivi (che contribuiscono alla<br />
determinazione del<strong>le</strong> componenti principali) e illustrativi (che non contribuiscono<br />
ma vengono riportati al fine di facilitare l’interpretazione del<strong>le</strong> caratteristiche dei<br />
gruppi). In ogni tabella è stato quindi aggiunto, in funzione illustrativa, l’indice<br />
denominato minori stranieri che esprime, su una scala 0-100, il <strong>disagio</strong> riferito ai<br />
soli minori immigrati, oltre all’indice di contesto socio-economico, precedentemente<br />
descritto, che definisce il tessuto socia<strong>le</strong>, cultura<strong>le</strong> ed economico.<br />
Dopo aver effettuato alcune simulazioni, si è pervenuti, mediante l’algoritmo<br />
statistico alla definizione di sei cluster.<br />
Di seguito presentiamo la soluzione mostrando, per ciascun cluster, la<br />
numerosità e <strong>le</strong> variabili (evidenziate in giallo quel<strong>le</strong> illustrative) che lo<br />
caratterizzano in modo statisticamente significativo.<br />
Alla presentazione dei ‘numeri’ aggiungiamo per ogni cluster un commento<br />
ai dati, che mira ad estrarre dai numeri stessi un “profilo socia<strong>le</strong>” del territorio<br />
analizzato e quindi del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> specifico di quell’area. <strong>Il</strong> nostro<br />
tentativo è quello di caratterizzare la nostra osservazione e descrizione con<br />
l’obiettivo di offrire alcuni spunti utili per indirizzare i futuri <strong>interventi</strong> di contrasto<br />
e prevenzione del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>.<br />
Data la comp<strong>le</strong>ssa articolazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori se<strong>le</strong>zionati, vo<strong>gli</strong>amo subito<br />
sottolineare come nei sei raggruppamenti annunciati troveremo riunite province<br />
geograficamente distanti tra loro o, anche, molto diverse per tenore di vita e<br />
contesto socio-cultura<strong>le</strong>. Le interpretazioni che forniremo saranno perciò<br />
applicate al<strong>le</strong> classi se<strong>le</strong>zionate nel loro comp<strong>le</strong>sso ma, di volta in volta,<br />
specificheremo alcune differenze o segna<strong>le</strong>remo quel<strong>le</strong> province che, a nostro<br />
parere, richiederebbero un’analisi aggiuntiva.<br />
81
Cluster 1. ll <strong>disagio</strong> del progresso rapido<br />
CLASSE 1/6 – numerosità 19<br />
Variabili caratteristiche<br />
Media<br />
nella<br />
classe<br />
Media<br />
genera<strong>le</strong><br />
Valore<br />
test<br />
Probabilità<br />
Tasso di passaggio al II anno 0,852 0,822 2,87 0,002<br />
Alunni in ritardo 21,448 23,578 -2,09 0,018<br />
(Delitti / Popolazione residente media) *<br />
100.000<br />
2833,230 3341,610 -2,24 0,013<br />
Minorenni denunciati / Popolazione<br />
residente media in età 14<br />
1222,950 1624,720 -2,72 0,003<br />
Tasso dimissioni disturbi psichici F età<br />
15-24<br />
30,922 39,160 -3,12 0,001<br />
Respinti 12,462 14,748 -3,12 0,001<br />
Fi<strong>gli</strong> affidati a causa di separazione per<br />
100 separazioni<br />
64,568 75,037 -3,14 0,001<br />
Ripetenti 5,696 6,787 -3,14 0,001<br />
Tasso di IVG del<strong>le</strong> donne in età 15-19<br />
anni<br />
5,576 6,850 -3,30 0,000<br />
CONTESTO socio economico 52,65 48,788<br />
Minori immigrati 39,56 43,45<br />
Separazioni con fi<strong>gli</strong> affidati per 100<br />
separazioni<br />
44,742 50,837 -3,39 0,000<br />
Tasso dimissioni disturbi psichici M età<br />
15-24<br />
27,183 35,278 -3,50 0,000<br />
Tasso abbandono I anno superiori 7,112 9,715 -3,92 0,000<br />
Le seguenti diciannove province sono incluse nella se<strong>le</strong>zione<br />
Ancona Verona Treviso Rovigo Pisa Cremona<br />
Lodi<br />
Terni<br />
Reggio<br />
Calabria<br />
Cuneo Mantova Perugia<br />
Crotone Vicenza Pordenone Padova Macerata Udine<br />
Isernia<br />
82
Cartogramma relativo alla classe 1<br />
Commento ai dati<br />
Le province classificate in questo cluster si connotano da un punto di vista<br />
geografico per il fatto di essere tutte situate al centro-nord, a parte due province<br />
in Calabria ed una in Molise. Sono distribuite principalmente in due fasce.<br />
Al Centro si trovano raggruppate <strong>le</strong> province di Perugia e di Terni (Umbria)<br />
con quel<strong>le</strong> di Macerata e di Ancona, (Marche). Nel settentrione è presente quasi<br />
tutto il Nord-Est con <strong>le</strong> province affiancate di Lodi, Cremona, Mantova<br />
(Lombardia) Verona, Rovigo, Vicenza, Padova, Treviso (Veneto) Pordenone e<br />
Udine (Friuli).<br />
83
Rimangono isolate solo <strong>le</strong> province di Cuneo, Pisa e Isernia, e più a sud<br />
Crotone e Reggio Calabria.<br />
La caratteristica più ri<strong>le</strong>vante di queste province è la presenza di valori medi<br />
mi<strong>gli</strong>ori, rispetto a quelli nazionali, per gran parte <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori di tutte e quattro<br />
<strong>le</strong> aree di <strong>disagio</strong>. In particolare ciò è evidente per l’area della scuola - che<br />
potrebbe funzionare da fattore di ‘trascinamento’ positivo per <strong>le</strong> altre agenzie<br />
sociali - i cui indici positivi nascondono, però, la bassa percentua<strong>le</strong> di iscritti ai<br />
Licei. Valori medi mi<strong>gli</strong>ori si riscontrano anche nel<strong>le</strong> due graduatorie utilizzate per<br />
‘confronto’: il contesto socio-economico e il <strong>disagio</strong> dei minori stranieri.<br />
Ci sembra di poter ricostruire, partendo dai dati che emergono da questo<br />
cluster, una sorta di “profilo” sufficientemente coerente di queste realtà<br />
territoriali, considerando però come un caso a parte <strong>le</strong> due province calabresi e<br />
quella molisana qui presenti, che richiedono una valutazione più circostanziata,<br />
anche perché il loro indice del contesto socio economico risulta molto più basso<br />
della media del cluster: (Isernia 26,74; Crotone 0,00 e Vibo Va<strong>le</strong>ntia 0,22).<br />
Una prima osservazione interpretativa da fare è che si tratta di buona parte<br />
della “provincia italiana ricca”, con l’evidente assenza di grosse metropoli,<br />
tradizionalmente riconosciute come generatrici di <strong>disagio</strong>. Possiamo quindi ritenere<br />
che <strong>le</strong> condizioni di vita siano favorevoli e che, conseguentemente, <strong>le</strong> azioni di<br />
prevenzione e contenimento del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> siano più incisive.<br />
I valori medi <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori sembrerebbero confortare ta<strong>le</strong> immagine. La<br />
criminalità comp<strong>le</strong>ssiva è ridotta, la devianza giovani<strong>le</strong> contenuta, la fami<strong>gli</strong>a<br />
tiene più che altrove, <strong>le</strong> interruzioni volontarie di gravidanza sono più basse, i<br />
disturbi psichici si manifestano poco, la scuola sembra funzionare bene. Si può<br />
osservare tra l’altro come, in questo contesto, siano correlati in modo positivo i<br />
valori bassi del<strong>le</strong> IVG e del<strong>le</strong> dimissioni per disturbi psichici con quelli del<strong>le</strong><br />
separazioni familiari e dei fi<strong>gli</strong> affidati, fatto che spinge a rif<strong>le</strong>ttere una volta di più<br />
sull’importanza della coesione del tessuto familiare nella prevenzione del <strong>disagio</strong>.<br />
Ma, a proposito dello sviluppo economico di queste province, un e<strong>le</strong>mento<br />
importante e determinante è il fatto che ta<strong>le</strong> sviluppo è arrivato recentemente,<br />
con un’evoluzione rapida - in forme che hanno fatto parlare di “boom<br />
economico” del Nord-Est e di alcune province del Centro Italia - e in cui la<br />
caratteristica struttura<strong>le</strong> dell’evoluzione era soprattutto la “piccola impresa”, con<br />
una conduzione di tipo familiare. Queste due caratteristiche, la progressione<br />
economica rapida e recente e la “piccola impresa”, ci sembrano poter<br />
giustificare alcuni aspetti del cluster.<br />
Per quello che riguarda la fami<strong>gli</strong>a, si può pensare che la specificità<br />
economica di queste aree, ovvero la diffusione di realtà lavorative floride a<br />
gestione familiare – <strong>le</strong> cosiddette “aziende-fami<strong>gli</strong>a” – determini anche un buon<br />
‘clima’ nella gestione della fami<strong>gli</strong>a stessa come organizzatore di benessere non<br />
solo economico ma anche affettivo-relaziona<strong>le</strong>. Ta<strong>le</strong> caratteristica può far anche<br />
pensare ad una buona ‘comunicazione’ tra scuola e industria, con la fami<strong>gli</strong>a che<br />
svolge una sorta di mediazione tra i due. Tra l’altro, il basso numero di iscritti al<br />
liceo può segnalare anche una ‘coerenza’ di invio tra <strong>le</strong> due realtà.<br />
84
<strong>Il</strong> valore dell’indice di <strong>disagio</strong> dei minori stranieri è più basso di quello<br />
naziona<strong>le</strong>, anche se appare assai e<strong>le</strong>vato in qualche provincia come nel caso di<br />
Pisa, Padova, Verona, Perugia o Vicenza, aree capaci di esercitare maggiore<br />
attrazione nei confronti <strong>de<strong>gli</strong></strong> immigrati per la presenza di centri più ricchi e di<br />
forte tradizione cultura<strong>le</strong> e turistica.<br />
Dunque, è possibi<strong>le</strong> concludere che in queste province vi sia un sistema<br />
socia<strong>le</strong> sufficientemente efficiente e non si manifestino in modo preva<strong>le</strong>nte<br />
situazioni critiche di <strong>disagio</strong> giovani<strong>le</strong>. È bene però sottolineare che non<br />
individuare aree di marcato <strong>disagio</strong> non autorizza ad affermare che in queste<br />
zone non vi siano prob<strong>le</strong>mi, bensì che si deve indirizzare l’attenzione su<br />
fenomeni per adesso statisticamente non “macroscopici”, evidenziabili<br />
attraverso un’indagine che miri a<strong>gli</strong> aspetti meno evidenti del <strong>disagio</strong><br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, e che comunque sia in grado di identificare e prevenire possibili<br />
sviluppi futuri.<br />
Un’ipotesi è che una società caratterizzata da un periodo di rapido sviluppo<br />
economico non ben ‘radicato’, di fronte ad una situazione di congiuntura<br />
successiva, possa esitare nell’insorgere di gravi disagi per la popolazione<br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>. Tradizionalmente l’ado<strong>le</strong>scente costruisce una parte importante<br />
della sua identità in base al<strong>le</strong> opportunità lavorative immediate e, nel momento in<br />
cui verrà a mancare un riconoscimento socia<strong>le</strong> al percorso formativo, cioè<br />
l’inserimento nel modo del lavoro, è prevedibi<strong>le</strong> una reazione di sfiducia con<br />
molteplici conseguenze, prevedibili in termini di atteggiamenti devianti. Ci riferiamo<br />
al dato che ogni cambiamento socio-economico, anche quando positivo, richiede<br />
un tempo e una struttura socia<strong>le</strong> di acco<strong>gli</strong>enza per essere ‘digerito’ ed elaborato<br />
attraverso un radicamento nel<strong>le</strong> nuove identità sociali prodotte.<br />
Bisogna inoltre prestare attenzione al fatto che in alcune di queste<br />
province, come ad esempio Treviso, Vicenza, Verona, Mantova, Cremona,<br />
Lecco, Macerata e Isernia, il tasso di suicidi 83 - che non fa parte del<strong>le</strong> variabili<br />
che caratterizzano il cluster visto che, per fortuna, il numero dei suicidi in<br />
ado<strong>le</strong>scenza non è statisticamente “pesante” - mostri valori superiori alla media<br />
naziona<strong>le</strong>. Questo e<strong>le</strong>mento può essere interpretato come indicativo di un<br />
<strong>disagio</strong> psichico che si manifesta in forme drammaticamente estreme,<br />
difficilmente captabi<strong>le</strong> da altri parametri di valutazione statistica.<br />
Questi due ultimi e<strong>le</strong>menti - la rapidità del progresso economico che non<br />
lascia il tempo ad una nuova identità cultura<strong>le</strong> e la frequenza dei suicidi in<br />
ado<strong>le</strong>scenza - possono essere identificati come ‘indizi’ di un’area di <strong>disagio</strong><br />
verso la qua<strong>le</strong> dirigere <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> preventivi.<br />
83 Fonte ISTAT<br />
85
Cluster 2. <strong>Il</strong> nuovo <strong>disagio</strong> “al femmini<strong>le</strong>”<br />
CLASSE 2/6 - numerosità 25<br />
Variabili caratteristiche<br />
Media nella<br />
classe<br />
Media<br />
genera<strong>le</strong><br />
Valore<br />
test<br />
Probabilità<br />
Tasso di IVG del<strong>le</strong> donne<br />
in età 15-19 anni<br />
8,133 6,850 3,95 0,000<br />
Iscritti tecnici-professionali 63,128 59,906 3,46 0,000<br />
Tasso di separazione coniuga<strong>le</strong> 1,526 1,204 3,44 0,000<br />
Contesto socio-economico 63,645 48,788<br />
Minori immigrati 41,22 43,45<br />
(Minorenni femmine denunciate/<br />
Minorenni maschi denunciati)<br />
28,036 22,890 2,80 0,003<br />
Tentativi di suicidio di persone<br />
in età 0-24 anni per 100.0<br />
5,872 4,513 1,84 0,033<br />
Tasso di passaggio al II anno 0,804 0,822 -2,09 0,018<br />
Iscritti liceo 26,926 28,531 -2,09 0,018<br />
Separazioni con fi<strong>gli</strong> affidati<br />
per 100 separazioni<br />
46,162 50,837 -3,10 0,001<br />
Fi<strong>gli</strong> affidati a causa di separazione<br />
per 100 separazioni<br />
64,534 75,037 -3,75 0,000<br />
E<strong>le</strong>nco del<strong>le</strong> province incluse<br />
Vercelli Ferrara Grosseto Pavia Brescia<br />
Parma Massa Carrara Varese Asti Lucca<br />
Bari<br />
Modena<br />
Verbano Cusio<br />
Ossola<br />
A<strong>le</strong>ssandria<br />
Biella<br />
Forlì Brindisi Pistoia Prato Venezia<br />
Piacenza Ravenna Bergamo Siena<br />
86
Commento ai dati<br />
A parte quel<strong>le</strong> confinanti di Bari (indice del contesto 23,86) e Brindisi<br />
(12,68) nel sud, tutte <strong>le</strong> province del secondo cluster sono collocate nel Centro<br />
Nord dove sono distribuite in maniera abbastanza omogenea, interessando <strong>le</strong><br />
regioni del Piemonte (Verbano, Biella, Vercelli, Asti, A<strong>le</strong>ssandria) della<br />
Lombardia (Varese, Bergamo, Brescia, Pavia) del Veneto (Venezia) dell’Emilia<br />
Romagna (Piacenza, Parma, Modena, Ferrara, Ravenna, Forlì) e della Toscana<br />
(Massa Carrara, Lucca, Pistoia, Prato, Siena, Grosseto).<br />
Come nella classe precedente, si tratta preva<strong>le</strong>ntemente di aree del<br />
territorio naziona<strong>le</strong> molto sviluppate sia dal punto di vista economico sia da<br />
87
quello socio-cultura<strong>le</strong>, come viene d'altronde confermato dal valore molto<br />
e<strong>le</strong>vato presentato dall’indice del contesto socio-economico elaborato dal<br />
MIUR. Allo stesso modo che nel cluster precedente non troviamo qui, a parte<br />
Bari, i grossi centri urbani.<br />
La classe è rappresentativa della “piccola e media provincia italiana ricca”,<br />
ma si differenzia dal primo cluster per il fatto di comprendere zone con una più<br />
lunga tradizione industria<strong>le</strong>.<br />
È pensabi<strong>le</strong> che il tempo lungo del benessere economico abbia permesso<br />
un mi<strong>gli</strong>or “radicamento” dello stesso all’interno della cultura storica di origine, e<br />
che ciò influisca anche nell’evoluzione dell’oggetto della nostra attenzione, il<br />
<strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, che in qualche modo tende ad assimilarsi a<strong>gli</strong> standard<br />
“europei”.<br />
All’interno di un contesto comp<strong>le</strong>ssivamente positivo, troviamo infatti che<br />
diversi indici relativi al <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> mostrano un andamento negativo<br />
rispetto alla media naziona<strong>le</strong>. Infatti ci sono più iscrizioni a<strong>gli</strong> istituti tecnicoprofessionali<br />
a fronte di minori iscrizioni ai licei, il tasso di passaggio al II° anno<br />
del<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> superiori è più basso, il tasso di interruzioni volontarie di<br />
gravidanza (IGV) è più alto, ci sono più minorenni femmine denunciate, <strong>le</strong><br />
separazioni matrimoniali risultano e<strong>le</strong>vate, ci sono più tentativi di suicidio tra i<br />
giovani. Quest’ultimo e<strong>le</strong>mento segnala forse – come si diceva nel primo cluster<br />
- una sorta di “compressione” socia<strong>le</strong> del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> che si<br />
manifesta nel<strong>le</strong> sue forme estreme.<br />
L’indicatore del <strong>disagio</strong> dei minori stranieri ha un valore <strong>le</strong>ggermente più<br />
basso della media italiana, ma segnala tuttavia la presenza di un prob<strong>le</strong>ma che,<br />
seppur non preoccupante, sembra avere una certa ri<strong>le</strong>vanza, soprattutto se<br />
riferito al<strong>le</strong> province del Nord piuttosto che a quel<strong>le</strong> del Centro.<br />
Considerando alcuni indicatori di <strong>disagio</strong> simili – <strong>le</strong> iscrizioni ai licei, i<br />
tentativi di suicidio, il <strong>disagio</strong> dei minori stranieri – potremmo immaginare la<br />
situazione del cluster 2 come l’effetto dello sviluppo nel tempo del<strong>le</strong><br />
prob<strong>le</strong>matiche accennate nel cluster 1.<br />
<strong>Il</strong> numero e<strong>le</strong>vato di iscrizioni a<strong>gli</strong> istituti tecnici e professionali parrebbe<br />
manifestare un forte desiderio di emancipazione dalla fami<strong>gli</strong>a e dovrebbe<br />
attestare anche un buon rapporto tra scuola e mondo del lavoro. Leggendo i<br />
dati della scuola secondaria di II grado (fonte MIUR) che evidenziano un forte<br />
abbandono del corso di studi rispetto alla media naziona<strong>le</strong> pari a circa il 36% (in<br />
alcune province come Bergamo, Brescia o Varese superiore al 40%) possiamo<br />
immaginare che sia la buona ricettività del mondo del lavoro a generare<br />
fenomeni di dispersione scolastica, e non, come avviene altrove, la condizione<br />
di emarginazione socia<strong>le</strong>.<br />
Occorre peraltro prestare attenzione al fatto che il livello comp<strong>le</strong>ssivo della<br />
devianza minori<strong>le</strong> in questa classe, come in quella precedente, è basso,<br />
probabilmente perché una distribuzione omogenea del benessere nei piccoli<br />
88
centri (a differenza di quanto avviene nel<strong>le</strong> metropoli) offre meno motivazioni<br />
allo sviluppo di quella criminalità col<strong>le</strong>gata alla conflittualità socia<strong>le</strong>.<br />
Un altro punto su cui rif<strong>le</strong>ttere è che in questa classe, di fronte ad un alto<br />
tasso di separazioni coniugali, il numero di separazioni con fi<strong>gli</strong> affidati è<br />
relativamente basso, come pure è basso il numero dei fi<strong>gli</strong> dati in affido. Ciò<br />
descrive una fami<strong>gli</strong>a – ed una coppia - con evidenti segni di “disgregazione”,<br />
ma non “spaccata”: si potrebbe dire una fami<strong>gli</strong>a con un chiaro <strong>disagio</strong> della<br />
“modernità”, con meno fi<strong>gli</strong> implicati nella difficoltà della convivenza tra i coniugi,<br />
con coppie che fanno meno fi<strong>gli</strong>. 84 Osservando <strong>le</strong> tabel<strong>le</strong> relative alla natalità si<br />
può ri<strong>le</strong>vare una tendenza più marcata rispetto alla classe precedente<br />
all’invecchiamento della popolazione residente.<br />
Potremmo quindi parlare di una provincia più evoluta e laicizzata, in cui il<br />
benessere è un dato metabolizzato nel corso del tempo, che porta<br />
all’abbandono di alcuni valori tradizionali e all’emancipazione della componente<br />
femmini<strong>le</strong>.<br />
Un e<strong>le</strong>mento che i dati segnalano, e che a noi sembra molto significativo, è<br />
che il ma<strong>le</strong>ssere della popolazione giovani<strong>le</strong> ha una spiccata connotazione di<br />
genere, essendo esso riferito in maniera evidente al<strong>le</strong> femmine. In questo modo<br />
si possono <strong>le</strong>ggere <strong>le</strong> percentuali più alte del<strong>le</strong> interruzioni volontarie di<br />
gravidanza, ma anche dei tentativi di suicidio e del<strong>le</strong> denunce per reati compiuti<br />
da ragazze. Parrebbe così che in un ambiente in cui si è raggiunto un e<strong>le</strong>vato<br />
standard, l’emancipazione della condizione femmini<strong>le</strong> favorisca in qualche<br />
maniera forme di disorientamento psichico nel<strong>le</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> e sia per esse un<br />
terreno più favorevo<strong>le</strong> allo sviluppo di quei comportamenti devianti che sono<br />
stati sempre appannaggio dei maschi. Nel<strong>le</strong> pagine iniziali di questo rapporto si<br />
faceva cenno ad un fenomeno emergente nel<strong>le</strong> società occidentali a sviluppo<br />
avanzato, il “bullismo al femmini<strong>le</strong>”, descritto preva<strong>le</strong>ntemente da<strong>gli</strong> studiosi<br />
del<strong>le</strong> realtà statunitensi, ing<strong>le</strong>si e francesi, e caratterizzato dalla<br />
“mascolinizzazione vio<strong>le</strong>nta” dell’identità femmini<strong>le</strong> nel<strong>le</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>.<br />
In sintesi vo<strong>gli</strong>amo sottolineare che i due aspetti - dell’emancipazione e<br />
della perdita d’identità - possano essere effettivamente correlati: in effetti nei<br />
cambiamenti di prospettive economiche e culturali si prova la necessità di<br />
abbandonare alcuni modelli di comportamento prima che modelli nuovi siano<br />
stati pienamente acquisiti. Possiamo assistere quindi a fenomeni relativamente<br />
“nuovi” per la nostra cultura, come il prolungamento dell’ado<strong>le</strong>scenza, il rifiuto di<br />
<strong>le</strong>gami affettivi duraturi, la ricerca di “consumi” nuovi, l’aumento di crisi<br />
depressive.<br />
Si ipotizza quindi che <strong>le</strong> province di questo cluster segnalino la necessità di<br />
organizzare, da parte del<strong>le</strong> agenzie sociali preposte, un “acco<strong>gli</strong>mento”<br />
coerente al nuovo modello femmini<strong>le</strong> di giovane donna emancipata, evitando<br />
così i fenomeni di degradazione descritti.<br />
84 Cfr. <strong>IPRS</strong>, La fami<strong>gli</strong>a disgregata, CIC Edizioni, 1999<br />
89
Cluster 3. La fami<strong>gli</strong>a disagiata<br />
CLASSE 3/6 -numerosità 29<br />
Variabili caratteristiche<br />
Media<br />
nella<br />
classe<br />
Media<br />
genera<strong>le</strong><br />
Valore<br />
test<br />
Probabilità<br />
Fi<strong>gli</strong> affidati a causa di<br />
separazione per 100 separazioni<br />
92,259 75,037 6,80 0,000<br />
Separazioni con fi<strong>gli</strong> affidati per<br />
100 separazioni<br />
59,453 50,837 6,31 0,000<br />
Tasso di passaggio al II anno 0,837 0,822 1,85 0,032<br />
Tasso dimissioni disturbi psichici F<br />
età 15-24<br />
35,029 39,160 -2,06 0,020<br />
Respinti 13,598 14,748 -2,07 0,019<br />
Tentativi di suicidio di persone in<br />
età 0-24 anni per 100.0<br />
3,017 4,513 -2,24 0,012<br />
(Minorenni femmine denunciate<br />
/ Minorenni maschi denunciati)<br />
18,890 22,890 -2,41 0,008<br />
Minorenni denunciati /<br />
Popolazione residente media in 1312,290 1624,720 -2,79 0,003<br />
età 14<br />
Tasso di IVG del<strong>le</strong> donne in età<br />
15-19 anni<br />
5,979 6,850 -2,97 0,001<br />
Alunni in ritardo 21,251 23,578 -3,02 0,001<br />
(Delitti / Popolazione residente<br />
media) * 100.000<br />
2642,670 3341,610 -4,06 0,000<br />
Contesto socio-economico 27,672 48,788<br />
Minori immigrati 20,50 43,45<br />
Tasso di separazione coniuga<strong>le</strong> 0,744 1,204 -5,44 0,000<br />
Le province incluse in quest’e<strong>le</strong>nco sono <strong>le</strong> seguenti<br />
Ragusa Frosinone Lecce Sa<strong>le</strong>rno Catanzaro Latina<br />
Trapani Viterbo Matera Sondrio<br />
Reggio<br />
Emilia<br />
Taranto<br />
Cosenza<br />
Benevento<br />
Ascoli<br />
Piceno<br />
Pesaro e<br />
Urbino<br />
Enna<br />
Vibo Va<strong>le</strong>ntia<br />
Potenza Foggia Arezzo Agrigento Campobasso Chieti<br />
Caserta Belluno Napoli Lecco Avellino<br />
90
Commento ai dati<br />
La maggior parte del<strong>le</strong> province del terzo cluster si colloca al Sud, dove<br />
risultano distribuite in maniera molto compatta a partire dal Lazio (Frosinone,<br />
Latina), interessando poi l’Abruzzo (Chieti), il Molise (Campobasso), la<br />
Campania (Caserta, Benevento, Napoli, Avellino, Sa<strong>le</strong>rno), la Pu<strong>gli</strong>a (Foggia,<br />
Taranto, Lecce), la Basilicata (Potenza, Matera) e la Calabria (Cosenza,<br />
Catanzaro, Vibo Va<strong>le</strong>ntia) per arrivare infine alla Sicilia (Enna, Ragusa,<br />
Agrigento, Trapani). In gran parte queste sono province caratterizzate da un<br />
limitato sviluppo economico dove sono presenti, e ancora non risolti, molti dei<br />
prob<strong>le</strong>mi che da sempre hanno afflitto il Meridione d’Italia. <strong>Il</strong> valore basso<br />
dell’indice di contesto socio-economico elaborato dal M.I.U.R. non fa che<br />
confermare questa valutazione.<br />
91
L’area di <strong>disagio</strong> che interessa queste province è essenzialmente quella<br />
della fami<strong>gli</strong>a poiché i dati relativi all’indice del<strong>le</strong> separazioni con fi<strong>gli</strong> affidati<br />
sono nettamente superiori a quelli del<strong>le</strong> medie nazionali. Questo sembrerebbe<br />
far pensare che anche il <strong>disagio</strong> in fami<strong>gli</strong>a sia proporziona<strong>le</strong> al <strong>disagio</strong><br />
economico e socia<strong>le</strong>. Pur tuttavia si osserva un tasso di separazioni<br />
significativamente più basso che nel resto d’Italia, il che indica anche una<br />
buona tenuta dell’istituzione familiare.<br />
<strong>Il</strong> dato contraddittorio si può spiegare ipotizzando, accanto ad una<br />
maggioranza di fami<strong>gli</strong>e mediamente più solide che in altre zone d’Italia (a<br />
differenza di quanto avviene ad esempio nel Nord-Ovest industrializzato) una<br />
significativa minoranza di fami<strong>gli</strong>e con prob<strong>le</strong>mi assai gravi al loro interno: in<br />
altre paro<strong>le</strong>, è ipotizzabi<strong>le</strong> che il dato relativo ai fi<strong>gli</strong> affidati intercetti, in questo<br />
caso, soprattutto <strong>le</strong> situazioni di maggior degrado e disgregazione socia<strong>le</strong>,<br />
quel<strong>le</strong> per cui si usa il termine di “fami<strong>gli</strong>e multiprob<strong>le</strong>matiche”. La presenza di<br />
“fami<strong>gli</strong>e multiprob<strong>le</strong>matiche” è peraltro dimostrata dall’e<strong>le</strong>vato numero di<br />
<strong>interventi</strong> sulla potestà dei genitori e di provvedimenti di urgenza effettuati da<br />
parte dei Tribunali dei minorenni . 85<br />
Paradossalmente potremmo affermare che è proprio la presenza dei fi<strong>gli</strong> ad<br />
accrescere <strong>le</strong> probabilità di separazioni: la presenza infatti di un alto numero di<br />
componenti può rappresentare un fattore che accresce i prob<strong>le</strong>mi di fami<strong>gli</strong>e<br />
con un basso reddito medio, innescando un ma<strong>le</strong>ssere interno difficilmente<br />
superabi<strong>le</strong>.<br />
Al di là del <strong>disagio</strong> che viene manifestato riguardo all’asse della fami<strong>gli</strong>a<br />
non emergono valori critici su<strong>gli</strong> altri assi presi in considerazione. Anzi,<br />
numerosi indici di segno positivo caratterizzano questa classe, quali il basso<br />
tasso di dimissioni per disturbi psichici e di tentativi di suicidio, lo scarso livello<br />
di interruzioni volontarie di gravidanza, la percentua<strong>le</strong> inferiore di respinti e di<br />
alunni in ritardo nel<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong>, il buon dato relativo al passaggio al 2° anno nel<strong>le</strong><br />
scuo<strong>le</strong> superiori e il basso livello di delittuosità comp<strong>le</strong>ssiva e minori<strong>le</strong>,<br />
particolarmente per quello che riguarda la criminalità femmini<strong>le</strong>.<br />
L’andamento del dal dato relativo ai minori stranieri, costruito a partire dai<br />
ri<strong>le</strong>vamenti sulla devianza e sui risultati scolastici, sembra seguire<br />
paral<strong>le</strong>lamente quello del contesto socio economico. Così in questo cluster,<br />
dove l’indice di contesto è basso, il <strong>disagio</strong> dei minori immigrati risulta inferiore<br />
del 50% alla media naziona<strong>le</strong>. Tuttavia il dato particolarmente positivo non è<br />
però riferibi<strong>le</strong> al risultato di una politica di <strong>interventi</strong> particolarmente efficace sul<br />
territorio, ma è piuttosto dovuto al limitato numero di presenze di stranieri in<br />
queste aree dove sono più scarse <strong>le</strong> prospettive di occupazione.<br />
<strong>Il</strong> quadro che ne emerge - nonostante la criticità del<strong>le</strong> fami<strong>gli</strong>e - parrebbe<br />
così abbastanza confortante e la condizione giovani<strong>le</strong> nel comp<strong>le</strong>sso tra <strong>le</strong><br />
85 Centro naziona<strong>le</strong> di documentazione e analisi per l’infanzia e l’ado<strong>le</strong>scenza, Istituto <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
Innocenti, I numeri italiani – Infanzia e ado<strong>le</strong>scenza in cifre, Edizione 2002, Quaderno 25,<br />
Ottobre 2002. Cfr. anche a riguardo: Casoni A., Sandomenico C., <strong>Il</strong> contagio inevitabi<strong>le</strong>. La<br />
psicoanalisi e il lavoro <strong>de<strong>gli</strong></strong> operatori sociali. EDUP, 2005.<br />
92
mi<strong>gli</strong>ori d’Italia. Ma mentre è riconducibi<strong>le</strong> alla comune esperienza l’immagine di<br />
un livello ridotto di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> in aree geografiche quali quella di<br />
Ascoli Piceno o di Belluno, lo diventa meno se viene applicata al<strong>le</strong> zone di<br />
Taranto, di Catanzaro o di Trapani. Molti di questi dati vanno trattati, però, con<br />
cautela: è diffici<strong>le</strong> decidere se il basso numero di ricoveri per disturbi psichici<br />
riferisca di un mi<strong>gli</strong>ore equilibrio psico–fisico, soprattutto considerando il fatto<br />
che è molto basso il numero di strutture dedicate a<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>; similmente,<br />
anche il numero di interruzioni di gravidanza, calcolato in base ai ricoveri<br />
ospedalieri, può non corrispondere al dato rea<strong>le</strong>.<br />
Se i valori buoni <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori dell’area della salute psichica possono<br />
essere interpretati secondo un modello che vede il <strong>disagio</strong> psichico aumentare<br />
di pari passo con lo sviluppo economico, e quindi sono pienamente<br />
comprensibili, difficili restano soprattutto da accettare i dati ottimistici relativi alla<br />
criminalità minori<strong>le</strong> in Campania, Pu<strong>gli</strong>a e Calabria. Si può pensare che si tratti<br />
di valori “falsati” da particolari condizioni culturali-ambientali, come la disistima<br />
nei confronti del<strong>le</strong> istituzioni - percepite in modo svalutato - e la conseguente<br />
scarsa propensione a denunciare i piccoli reati. Tuttavia si possono anche<br />
giustificare considerando che la criminalità, giovani<strong>le</strong> e non, è più attratta dal<strong>le</strong><br />
zone ricche, quali <strong>le</strong> grandi aree urbane del Centro-Nord, e si “disinteressa” in<br />
qualche modo del Sud. Inoltre, la più bassa presenza al Sud di minori stranieri<br />
fa sì che sia inferiore anche il numero di questi ultimi con implicazione in reati.<br />
Altro e<strong>le</strong>mento confortante: la scuola appare in mi<strong>gli</strong>ori condizioni che<br />
altrove. <strong>Il</strong> dato è dovuto certamente ad un buon funzionamento del<strong>le</strong> istituzioni<br />
scolastiche ma può anche dipendere dal fatto che essa ha acquisito un<br />
carattere meno se<strong>le</strong>ttivo e ha finito per assumere - in un contesto ambienta<strong>le</strong><br />
con grosse difficoltà inerenti al mercato del lavoro - un significato di agenzia di<br />
‘contenimento socia<strong>le</strong>’. Inoltre il successo scolastico, in maniera<br />
apparentemente contraddittoria, potrebbe continuare ad essere considerato, in<br />
accordo a modi di pensare più <strong>le</strong>gati alla tradizione, come una risorsa per i<br />
giovani e una forma di investimento per il futuro.<br />
Per quanto riguarda i dati <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori <strong>le</strong>gati alla componente femmini<strong>le</strong><br />
si potrebbe riprendere la considerazione fatta in precedenza, che cioè un<br />
ambiente meno evoluto, che limiti <strong>le</strong> possibilità di emancipazione ma garantisca<br />
un ruolo socia<strong>le</strong> ben delineato, funzioni anche come fattore di protezione<br />
rispetto alla salute psichica e alla devianza femmini<strong>le</strong>. È ipotizzabi<strong>le</strong>, allora, che<br />
i limitati processi di emancipazione fortunatamente non attivino quei fenomeni<br />
evolutivi anche traumatici, osservati altrove, che si manifestano con più<br />
accentuati disturbi psichici e comportamenti devianti.<br />
Si potrebbe, a questo proposito, addirittura tracciare a grandi linee<br />
l’immagine di una vasta area del territorio naziona<strong>le</strong> a Sud in cui è presente una<br />
caratterizzazione del <strong>disagio</strong> e della devianza giovanili in termini tradizionali,<br />
con connotazione cioè di genere maschi<strong>le</strong>, contrapposta a quella di<br />
un’altrettanto vasta area del Nord più evoluto in cui è la componente femmini<strong>le</strong><br />
a manifestare più ma<strong>le</strong>ssere e più propensione alla devianza.<br />
93
Questo raggruppamento di province sembra rappresentativo di una società<br />
con esigue possibilità di progresso socia<strong>le</strong>, in cui <strong>le</strong> opportunità rimangono<br />
limitate a pochi individui che si affidano alla cultura, e in cui la possibilità del<br />
benessere o la disperazione del ma<strong>le</strong>ssere vengono giocate quasi del tutto<br />
all’interno della fami<strong>gli</strong>a.<br />
La fami<strong>gli</strong>a, dai dati che emergono in questo cluster, si segnala come un<br />
focus verso il qua<strong>le</strong> indirizzare l’attenzione del<strong>le</strong> istituzioni che hanno il compito<br />
di contrastare e prevenire il <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> nel<strong>le</strong> sue manifestazioni più<br />
evidenti e drammatiche.<br />
Cluster 4. I drop out del<strong>le</strong> iso<strong>le</strong><br />
CLASSE 4/6 - numerosità 5<br />
Variabili caratteristiche<br />
Media nella<br />
classe<br />
Media<br />
genera<strong>le</strong><br />
Valore<br />
test<br />
Probabilità<br />
Ripetenti 11,438 6,787 6,35 0,000<br />
Alunni in ritardo 36,614 23,578 6,08 0,000<br />
Tasso abbandono I anno superiori 17,320 9,715 5,43 0,000<br />
Respinti 22,466 14,748 4,99 0,000<br />
(Minorenni femmine denunciate /<br />
Minorenni maschi denunciati)<br />
14,874 22,890 -1,74 0,041<br />
Contesto socio-economico 24,026 48,788<br />
Minori immigrati 11,90 43,45<br />
Tasso di IVG del<strong>le</strong> donne in età<br />
15-19 anni<br />
4,864 6,850 -2,44 0,007<br />
Tasso di passaggio al II anno 0,738 0,822 -3,92 0,000<br />
Le province presenti in questo cluster sono cinque<br />
Sassari Nuoro Ca<strong>gli</strong>ari Pa<strong>le</strong>rmo Oristano<br />
94
Commento ai dati<br />
<strong>Il</strong> quarto cluster è fortemente caratterizzato da un punto di vista geografico<br />
poiché comprende soltanto province della Sardegna (Sassari, Nuoro, Oristano,<br />
Ca<strong>gli</strong>ari) e della in Sicilia (Pa<strong>le</strong>rmo).<br />
Si tratta di aree in cui l’indice di contesto socio-economico presenta valori<br />
molto bassi e, coerentemente a quanto abbiamo già osservato ne<strong>gli</strong> altri cluster,<br />
anche l’indice riferito ai minori stranieri risulta straordinariamente basso.<br />
Immediatamente si co<strong>gli</strong>e un forte <strong>disagio</strong> relativo all’area della scuola: il<br />
livello di ripetenza è quasi doppio rispetto a quello della media naziona<strong>le</strong>, quasi<br />
doppio anche il tasso di abbandono al primo anno <strong>de<strong>gli</strong></strong> istituti superiori,<br />
95
e<strong>le</strong>vatissimo il numero dei respinti, come quello <strong>de<strong>gli</strong></strong> alunni in ritardo, e pure<br />
valore negativo presenta il tasso di passaggio al 2° anno del<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> superiori.<br />
L’immagine che ne emerge è quella di una scuola che funziona ma<strong>le</strong> e che<br />
non riesce ad impedire che una parte della popolazione giovani<strong>le</strong> sarda e<br />
siciliana venga sottratta all’educazione e allo studio dal<strong>le</strong> pressioni<br />
dell’ambiente esterno.<br />
Per quello che riguarda l’area pa<strong>le</strong>rmitana sembrerebbe essere il “mondo<br />
della strada” ad esercitare una forza di attrazione sull’ado<strong>le</strong>scente, proponendo<br />
miti e valori trasgressivi, rispetto ai quali <strong>le</strong> fami<strong>gli</strong>e talvolta si mostrano<br />
accondiscendenti o sono troppo deboli per esercitare un’azione di contrasto.<br />
Nella provincia di Pa<strong>le</strong>rmo la situazione scolastica è riassumibi<strong>le</strong> nei dati<br />
della dispersione scolastica per la scuola superiore (dati MIUR) secondo i quali<br />
l’abbandono comp<strong>le</strong>ssivo di studenti dal I al V anno è dell’ordine del 46,5% a<br />
confronto di una media naziona<strong>le</strong> del 36% circa. 86 I dati proposti fanno rif<strong>le</strong>ttere<br />
ancor di più se si considera che <strong>gli</strong> iscritti a<strong>gli</strong> istituti tecnici e professionali, per i<br />
quali l’abbandono scolastico risulta in media del 50%, sono la maggioranza<br />
<strong>de<strong>gli</strong></strong> studenti. Ancora una volta dobbiamo notare come l’iscrizione ai licei<br />
rappresenti una sorta di garanzia rispetto ai prob<strong>le</strong>mi percepiti nella scuola:<br />
l’appartenenza ad un ceto socia<strong>le</strong> medio-alto, in un mondo quanto mai<br />
prob<strong>le</strong>matico, è fattore assolutamente facilitante.<br />
Per quello che riguarda la Sardegna <strong>le</strong> pressioni ad uscire dalla scuola<br />
paiono provenire addirittura dalla fami<strong>gli</strong>a stessa. Un atteggiamento cultura<strong>le</strong> di<br />
sfiducia e disamore verso <strong>le</strong> istituzioni fa sì che anche la scuola sia considerata<br />
con profonda diffidenza, fino al punto da spingere i genitori a non far rispettare<br />
l’obbligo scolastico. Spontanea sorge a questo proposito anche l’immagine - un<br />
po’ folkloristica - del “padre padrone” sardo che ostacola in ogni modo la<br />
crescita dell’autonomia dei fi<strong>gli</strong> e il loro inserimento in un ambito più vasto che<br />
non sia quello della fami<strong>gli</strong>a d’origine. Indagini specifiche sul fenomeno dei<br />
drop-out confermano questa tipologia di abbandono del percorso scolastico<br />
determinata da spinte familiari. 87<br />
<strong>Il</strong> fenomeno riguarda principalmente i maschi, che costituiscono la grande<br />
fetta dei drop-out dell’isola, molto meno <strong>le</strong> ragazze, che vedono invece più nello<br />
studio la possibilità di un’emancipazione persona<strong>le</strong> e socia<strong>le</strong>. I dati resi<br />
disponibili dal MIUR indicano la percentua<strong>le</strong> del<strong>le</strong> ragazze iscritte al<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong><br />
superiori più alta rispetto ai maschi dell’1,4%, maggiore del dato Italiano riferito<br />
al<strong>le</strong> donne (50,7% contro 49%). A confermare la preva<strong>le</strong>nza di questa “scuola al<br />
femmini<strong>le</strong>” è il tasso di scolarità - ovvero la percentua<strong>le</strong> di iscritti alla scuola<br />
86 Si considerino <strong>le</strong> seguenti statistiche settoriali (dati MIUR): licei classici, Pa<strong>le</strong>rmo 36,5% -<br />
Italia 36%. licei scientifici, Pa<strong>le</strong>rmo 32,5% - Italia 36,5%. istituti magistrali, Pa<strong>le</strong>rmo 49% - Italia<br />
32%. istituti tecnici, Pa<strong>le</strong>rmo 39% - Italia 27%. istituti professionali, Pa<strong>le</strong>rmo 61% - Italia 46%.<br />
istituti d’arte e licei artistici, Pa<strong>le</strong>rmo 71,5% - Italia 49%.<br />
87 Cfr. <strong>IPRS</strong>, Ernst & Young, ECIPA/CNA, 2005, Ricerca-Azione sul fenomeno dell’abbandono<br />
scolastico e formativo relativo ai giovani di età compresa tra i 15 e i 17 anni, su commissione<br />
del Ministero del Lavoro e del<strong>le</strong> Politiche Sociali – Ufficio Centra<strong>le</strong> Orientamento e Formazione<br />
Professiona<strong>le</strong> dei Lavoratori, in corso.<br />
96
superiore sul tota<strong>le</strong> dei giovani tra i 14 e i 18 anni (dati ISTAT) - che per <strong>le</strong><br />
ragazze è del 100% (media naziona<strong>le</strong> 92,1%). Meno rosee sono invece <strong>le</strong><br />
statistiche relative al numero del<strong>le</strong> ragazze ripetenti (9,5%) inferiore a quello dei<br />
maschi (11,8%, ma nettamente superiore alla media naziona<strong>le</strong> (4,7%).<br />
Ma altri fattori - segnalati dal<strong>le</strong> istituzioni locali - contribuiscono ad<br />
accrescere <strong>le</strong> difficoltà nel settore scolastico in queste zone. Ad esempio,<br />
un’indubbia carenza nella rete strada<strong>le</strong> e nei trasporti in Sardegna rende<br />
faticoso il raggiungimento del<strong>le</strong> sedi scolastiche soprattutto da parte dei ragazzi<br />
iscritti a<strong>gli</strong> istituti superiori. 88 Ulteriori difficoltà scaturiscono dal rifiuto di sedi<br />
disagiate, come quel<strong>le</strong> del<strong>le</strong> iso<strong>le</strong>, da parte <strong>de<strong>gli</strong></strong> insegnanti di maggiore<br />
esperienza e vivacità cultura<strong>le</strong> che preferiscono un ambiente urbano<br />
“continenta<strong>le</strong>”, me<strong>gli</strong>o organizzato.<br />
In questo cluster pare quindi addensarsi sulla scuola tutto ciò che riguarda<br />
il <strong>disagio</strong> giovani<strong>le</strong>. Esso è infatti talmente marcato da mettere ‘in ombra’ quello<br />
espresso su<strong>gli</strong> altri assi, che tuttavia non è assolutamente assente. Se l’area<br />
della scuola appare in una situazione drammatica, necessariamente ciò<br />
dipende anche dal<strong>le</strong> difficoltà presenti nell’area della fami<strong>gli</strong>a e in quella della<br />
salute psichica e non può non avere conseguenze per quello che riguarda i<br />
rischi di comportamenti devianti. L’interdipendenza del<strong>le</strong> variabili in gioco va<br />
attentamente valutata, qui più che mai, per la corretta interpretazione dei dati.<br />
Scorrendo <strong>le</strong> graduatorie del<strong>le</strong> province area per area, troviamo infatti che<br />
Pa<strong>le</strong>rmo e Ca<strong>gli</strong>ari, oltre a Caltanissetta, sono <strong>le</strong> so<strong>le</strong> province che hanno valori<br />
critici su tutte e quattro <strong>le</strong> aree considerate e che Sassari ha dei punteggi che<br />
segnalano un deficit su tre del<strong>le</strong> quattro aree. <strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> scolastico finisce per<br />
apparire solo come la punta di un iceberg: in Sicilia e in Sardegna il <strong>disagio</strong><br />
giovani<strong>le</strong> raggiunge, come e forse più che nei grandi centri urbani, i suoi livelli<br />
più e<strong>le</strong>vati.<br />
L’andamento positivo di alcune variabili caratteristiche di questa classe,<br />
quali il rapporto tra <strong>le</strong> minorenni femmine denunciate rispetto ai maschi e il<br />
tasso d’interruzioni volontarie di gravidanza, ci induce tuttavia a pensare che <strong>le</strong><br />
difficoltà più grandi siano maggiormente presenti nella popolazione giovani<strong>le</strong><br />
maschi<strong>le</strong>, secondo la valutazione che è già stata fatta trattando il fenomeno<br />
dell’abbandono scolastico.<br />
88 La questione è stata recepita anche dall’Ufficio Scolastico Regiona<strong>le</strong> della Sardegna che nel<br />
corrente anno scolastico 2005/6 attiverà una campagna per l’acquisizione di dati precisi sul<br />
pendolarismo studentesco.<br />
97
Cluster 5. La provincia del ma<strong>le</strong>ssere da inerzia<br />
CLASSE 5/6 - numerosità 12<br />
Variabili caratteristiche<br />
Media<br />
nella<br />
classe<br />
Media<br />
genera<strong>le</strong><br />
Valore<br />
test<br />
Probabilità<br />
Tasso dimissioni disturbi psichici M età<br />
15-24<br />
51,231 35,278 5,26 0,000<br />
Tasso dimissioni disturbi psichici F età<br />
15-24<br />
56,458 39,160 4,99 0,000<br />
Respinti 17,243 14,748 2,60 0,005<br />
Ripetenti 7,873 6,787 2,38 0,009<br />
(Minorenni femmine denunciate /<br />
Minorenni maschi denunciati)<br />
18,005 22,890 -1,70 0,044<br />
Contesto socio economico 42,31 48,788<br />
Minori immigrati 27,12 43,45<br />
Iscritti tecnici-professionali 56,698 59,906 -2,21 0,014<br />
Le province incluse sono <strong>le</strong> seguenti<br />
Livorno Pescara Teramo Catania L'Aquila La Spezia<br />
Novara Como Messina Siracusa Rieti Caltanissetta<br />
98
Commento ai dati<br />
La classe 5 riguarda soprattutto due aree geografiche: la fascia orienta<strong>le</strong><br />
della Sicilia (Messina, Catania, Siracusa, Caltanissetta) e l’Abruzzo (Teramo,<br />
L’Aquila, Pescara) cui si può associare la confinante Rieti nel Lazio. Al di fuori<br />
di queste due aree vi sono anche <strong>le</strong> province costiere di Livorno e La Spezia e<br />
<strong>le</strong> province del nord di Novara e Como.<br />
<strong>Il</strong> contesto socio – economico è moderatamente basso e, anche in questo<br />
caso, l’indicatore di <strong>disagio</strong> dei minori immigrati risulta altrettanto basso.<br />
99
Quello che sembra accomunare tali province, infatti, è una sorta di isolamento<br />
rispetto al resto del paese, l’essere in qualche maniera collocate storicamente e<br />
forse culturalmente un po’ in disparte. Non si tratta sicuramente di province ricche<br />
o particolarmente industrializzate, ma generalmente sono aree in cui il valore del<br />
contesto socio-ambienta<strong>le</strong> non risulta particolarmente negativo.<br />
Ciò che caratterizza questa classe è principalmente il <strong>disagio</strong> espresso su due<br />
assi: quello della salute psichica, poiché il tasso di dimissioni per disturbi psichici è<br />
e<strong>le</strong>vato sia per i maschi sia per <strong>le</strong> femmine, e quello della scuola, perché poco<br />
confortanti sono i dati relativi al numero dei ripetenti e a quello dei respinti.<br />
Non dimostrano l’esistenza di un <strong>disagio</strong> significativo, invece, i dati relativi<br />
all’area della fami<strong>gli</strong>a e della devianza; anzi, relativamente a quest’ultima area,<br />
va notato che il numero del<strong>le</strong> ragazze denunciate è inferiore alla media.<br />
Un sentimento di stanchezza o di indifferenza sembra pervadere il mondo<br />
della scuola: il basso numero di iscritti a<strong>gli</strong> istituti tecnici e professionali, che<br />
generalmente è in opposizione al<strong>le</strong> iscrizioni nei licei, non si rif<strong>le</strong>tte in un<br />
maggiore livello di iscrizioni in questi ultimi. I respinti e i ripetenti sono numerosi.<br />
Parrebbe esserci una rinuncia allo strumento dello studio qua<strong>le</strong> stimolo per lo<br />
sviluppo. La scelta del liceo, quando presente, potrebbe rappresentare, in linea<br />
con la tradizione, la possibilità di una rapida emancipazione cultura<strong>le</strong> in antitesi<br />
ad una diffici<strong>le</strong> e ritardata emancipazione economica e può essere determinata<br />
soprattutto dalla mancanza di alternative tecnico-professionali valide.<br />
L’impressione comp<strong>le</strong>ssiva è quella di una forma di <strong>disagio</strong> diffuso e<br />
generalizzato, non particolarmente caratterizzato dal punto di vista del genere<br />
maschi<strong>le</strong>/femmini<strong>le</strong>, che non si esprime in maniera vio<strong>le</strong>nta o in comportamenti<br />
devianti, che non ha diretto <strong>le</strong>game con situazioni critiche dell’istituto familiare.<br />
Non sono evidenti quindi forme estreme di <strong>disagio</strong>, ma esso si mantiene entro<br />
tonalità che esprimono un ma<strong>le</strong>ssere di fondo, ma che tuttavia può evolvere in<br />
espliciti disturbi psichici.<br />
È un quadro socia<strong>le</strong> in cui i valori tradizionali della fami<strong>gli</strong>a e della <strong>le</strong>galità<br />
sono ancora tenuti in buona considerazione, dove la fami<strong>gli</strong>a è determinante e<br />
mostra ancora la sua tenuta come agenzia socia<strong>le</strong>. Nel contempo pare un<br />
mondo che fa fatica a modernizzarsi e a stare al passo coi tempi, che ha<br />
difficoltà ad affrontare i cambiamenti, vischioso nei confronti del<strong>le</strong> novità, che<br />
sente in modo più drammatico il contrasto tra tradizione e sviluppo e in cui sono<br />
più presenti forme di conflitto fra <strong>le</strong> generazioni. La maggiore sofferenza<br />
giovani<strong>le</strong> esprimerebbe prima di tutto una grande difficoltà di adattamento. In<br />
sintesi: un’inerzia nei confronti della modernità.<br />
Questo gruppo di province potrebbe essere rappresentativo di un’Italia<br />
ancora in via di sviluppo che, in prospettiva, intravede la possibilità di<br />
mi<strong>gli</strong>oramenti socio-economici e nel momento presente è impegnata in una lotta<br />
cultura<strong>le</strong> di emancipazione sia della componente maschi<strong>le</strong> sia della<br />
componente femmini<strong>le</strong>.<br />
100
Cluster 6. Le metropoli della devianza<br />
CLASSE 6/6 - numerosità 11<br />
Variabili caratteristiche<br />
Media<br />
nella<br />
classe<br />
Media<br />
genera<strong>le</strong><br />
Valore<br />
test<br />
Probabilità<br />
(Delitti / Popolazione residente media)<br />
100.000<br />
5631,730 3341,610 7,32 0,000<br />
Minorenni denunciati / Popolazione<br />
residente media in età 14<br />
2889,630 1624,720 6,22 0,000<br />
Contesto socio-economico 82,331 48,788 4,59 0,000<br />
Minori immigrati 77,30 43,45<br />
Tasso di separazione coniuga<strong>le</strong> 1,878 1,204 4,40 0,000<br />
Iscritti al liceo 33,087 28,531 3,62 0,000<br />
Tasso dimissioni disturbi psichici F età<br />
15-24<br />
52,178 39,160 3,58 0,000<br />
Tasso di IVG del<strong>le</strong> donne in età 15-19<br />
anni<br />
8,651 6,850 3,38 0,000<br />
(Minorenni femmine denunciate /<br />
Minorenni maschi denunciati)<br />
29,643 22,890 2,24 0,012<br />
Iscritti a<strong>gli</strong> Ist. tecnici-professionali 56,562 59,906 -2,19 0,014<br />
Separazioni con fi<strong>gli</strong> affidati<br />
per 100 separazioni<br />
44,734 50,837 -2,46 0,007<br />
Fi<strong>gli</strong> affidati a causa di separazione<br />
per 100 separazioni<br />
61,619 75,037 -2,92 0,002<br />
Le province incluse nell’ultimo cluster sono <strong>le</strong> seguenti<br />
Imperia Genova Torino Roma Bologna Milano<br />
Rimini Firenze Savona Trieste Gorizia<br />
101
Commento ai dati<br />
Questo cluster può essere caratterizzato come preva<strong>le</strong>ntemente<br />
“metropolitano”, essendovi inserite <strong>le</strong> province con <strong>le</strong> città italiane più popolose<br />
quali Torino, Milano, Bologna, Genova, Firenze e Roma.<br />
Comprende inoltre Rimini, che può considerarsi una specie di “metropoli<br />
estiva” o “del divertimento”, e alcune province vicine ai principali varchi di<br />
frontiera (Imperia e Savona verso la Francia e Trieste e Gorizia verso la<br />
Slovenia) che più sono interessate ai flussi migratori.<br />
Non è rappresentata alcuna provincia del Sud.<br />
La variabi<strong>le</strong> determinata dalla mobilità socia<strong>le</strong> – e quindi anche dalla<br />
presenza di popolazione straniera – sembra essere un e<strong>le</strong>mento struttura<strong>le</strong><br />
determinante.<br />
102
Si tratta di aree comprensibilmente assai ricche dal punto di vista<br />
economico e cultura<strong>le</strong>, con un e<strong>le</strong>vato sti<strong>le</strong> di vita, in cui però si manifestano in<br />
maniera massiccia tutte <strong>le</strong> contraddizioni tipiche di una società “comp<strong>le</strong>ssa”.<br />
L’indice medio del contesto socio-cultura<strong>le</strong> raggiunge qui il suo valore più<br />
alto e, conseguentemente, anche l’indice che riguarda i minori stranieri risulta<br />
particolarmente e<strong>le</strong>vato. <strong>Il</strong> territorio se<strong>le</strong>zionato individua <strong>le</strong> maggiori città<br />
italiane in cui <strong>le</strong> opportunità economiche e di consumo sono e<strong>le</strong>vatissime.<br />
I valori del<strong>le</strong> variabili considerate in questa classe offrono un quadro<br />
assolutamente negativo della condizione ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> rispetto a quello<br />
presentato dal<strong>le</strong> classi precedentemente prese in esame. Si potrebbe quindi<br />
dire che, per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, vivere in una del<strong>le</strong> metropoli d’Italia rappresenta un<br />
fattore alto di rischio.<br />
Per quello che riguarda la fami<strong>gli</strong>a l’indice relativo al<strong>le</strong> separazioni coniugali<br />
risulta molto e<strong>le</strong>vato, anche se quello del<strong>le</strong> separazioni con fi<strong>gli</strong> affidati e il dato<br />
relativo al numero di fi<strong>gli</strong> affidati hanno medie inferiori a quel<strong>le</strong> nazionali. Questo<br />
risultato sembra avvicinarsi quindi a quello del secondo cluster, caratteristico<br />
della provincia ricca del centro e nord-ovest. Possiamo supporre che<br />
sicuramente c’è una situazione critica dell’istituto familiare, che si manifesta<br />
nell’alto numero di separazioni, ma che questa crisi sembrerebbe tenere in<br />
qualche modo “al riparo” i fi<strong>gli</strong>. Una fami<strong>gli</strong>a quindi “in crisi” e cauta nel fare fi<strong>gli</strong>:<br />
la bassa percentua<strong>le</strong> del<strong>le</strong> coppie con fi<strong>gli</strong> sul tota<strong>le</strong> di quel<strong>le</strong> che si sciolgono<br />
potrebbe però rif<strong>le</strong>ttere una situazione più negativa di quanto appaia.<br />
L’asse su cui emerge maggiormente il <strong>disagio</strong> giovani<strong>le</strong> è quello della<br />
devianza. Infatti, i valori sia della percentua<strong>le</strong> dei delitti comp<strong>le</strong>ssivi sia quello<br />
dei minorenni denunciati sono molto più e<strong>le</strong>vati della media naziona<strong>le</strong>.<br />
Che la concentrazione del fenomeno sia maggiore nel<strong>le</strong> province che<br />
stiamo considerando è faci<strong>le</strong> da spiegare perchè, come appare da uno studio<br />
dell’ISTAT al riguardo, 89 <strong>le</strong> zone verso cui si indirizza maggiormente la<br />
criminalità giovani<strong>le</strong> sono quel<strong>le</strong> dove è maggiore la possibilità di “successo”<br />
dell’azione crimina<strong>le</strong>, cioè quel<strong>le</strong> - come i grandi centri urbani e <strong>le</strong> aree a<br />
“vocazione turistica” - in cui vi è un’alta densità di popolazione, per tutto l’anno o<br />
per una parte di esso. Gli agglomerati urbani offrono inoltre maggiori possibilità<br />
di impunità per la vastità del territorio e la densità abitativa e conseguentemente<br />
per la facilità a restare nell’anonimato.<br />
Ciò che può spiegare, in questa classe, l’assenza del<strong>le</strong> principali<br />
metropoli del sud è che una parte della criminalità minori<strong>le</strong> che agisce nel<strong>le</strong><br />
città del Nord e del Centro è una criminalità “importata”, spesso agita da<br />
persone senza fissa dimora, attratte dal fatto che tali centri, a causa del<strong>le</strong><br />
loro vocazioni imprenditoriali o turistiche, appaiono un concentrato di<br />
ricchezza. Napoli, Pa<strong>le</strong>rmo o Bari risultano essere meno “appetibili” da<br />
questo punto di vista, senza contare il fatto che la criminalità loca<strong>le</strong> di questi<br />
centri lascia meno spazio a quella proveniente dall’esterno. Non va peraltro<br />
89 ISTAT, Settore Giustizia, La criminalità giovani<strong>le</strong> nei grandi centri urbani, n.33, 2003<br />
103
dimenticato che nel<strong>le</strong> metropoli del Centro-Nord vi è la più alta presenza di<br />
stranieri immigrati e che una discreta parte del<strong>le</strong> azioni criminose sono<br />
dovute appunto ai minori stranieri.<br />
Anche i dati relativi all’area del <strong>disagio</strong> psichico <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> non sono<br />
positivi, in modo particolare quelli che concernono la popolazione femmini<strong>le</strong>. <strong>Il</strong><br />
tasso di dimissioni per disturbi psichici del<strong>le</strong> femmine e il tasso di Interruzioni<br />
volontarie di gravidanza sono notevolmente più alti della media. L’attenzione<br />
sulla devianza “al femmini<strong>le</strong>” viene confermata dall’alta percentua<strong>le</strong> di femmine<br />
denunciate. A questo riguardo, di nuovo, valgono <strong>le</strong> considerazioni già fatte a<br />
proposito del secondo cluster.<br />
<strong>Il</strong> sistema scuola pare invece tenere. Non solo, ma c’è una maggiore<br />
attenzione alla qualità dell’istruzione come si può inferire dalla maggiore<br />
preferenza relativa, nell’ambito della scuola secondaria, accordata ai licei piuttosto<br />
che a<strong>gli</strong> istituti tecnici e professionali. È da considerare che, a questo riguardo, la<br />
presenza o la vicinanza del<strong>le</strong> sedi universitarie di “eccel<strong>le</strong>nza” può produrre un<br />
effetto di “trascinamento verso l’alto” anche della scuola dell’obbligo,<br />
coerentemente con un’utenza che mira a processi formativi e<strong>le</strong>vati e prolungati.<br />
<strong>Il</strong> profilo che emerge da questa descrizione sembra essere quindi<br />
caratterizzato dall’alto livello di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> presente nel<strong>le</strong> grosse città<br />
del Centro-Nord su<strong>gli</strong> assi della fami<strong>gli</strong>a, della devianza e della salute psichica, e<br />
dal livello di eccel<strong>le</strong>nza della scuola. L’apparente contraddizione è spiegabi<strong>le</strong><br />
sulla base di quella che può essere interpretata come la “doppia anima” della<br />
metropoli: più risorse offerte e alta conflittualità che genera difficoltà di<br />
adattamento. L’attrattività che la grossa città offre – specialmente per <strong>le</strong> giovani<br />
generazioni – con la suggestione della sua vitalità, fermento, risorse, consumi<br />
offerti, inevitabilmente concentra anche <strong>gli</strong> aspetti difettuali e drammatici, di<br />
disordine e di sofferenza, caratteristici dei grossi agglomerati urbani.<br />
La devianza è sicuramente il versante in cui più si concentrano i rischi per<br />
la popolazione ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>.<br />
Un’ultima osservazione va fatta. Le ri<strong>le</strong>vazioni riguardo al<strong>le</strong> varie province<br />
metropolitane di necessità non potevano discriminare tra quella che è la<br />
condizione di vita <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> nei “centri” del<strong>le</strong> città e quella del<strong>le</strong> periferie,<br />
<strong>de<strong>gli</strong></strong> “hinterland”. Come appare intuitivo, l’eterogeneità del<strong>le</strong> due condizioni<br />
dovrebbe indirizzare in modo discriminato e mirato un programma di intervento<br />
che vo<strong>gli</strong>a essere efficace.<br />
In sintesi, si tratta del cluster del benessere e del<strong>le</strong> opportunità che unisce<br />
ad un alto tenore di vita anche livelli di <strong>disagio</strong> psichico e<strong>le</strong>vato, generato dal<strong>le</strong><br />
forti differenze sociali, economiche e ambientali che si ri<strong>le</strong>vano tra centro e<br />
periferia, tra ricchi e poveri, e dal<strong>le</strong> diffidenze reciproche dovute ad un ambiente<br />
a forte intensità abitativa e quindi spinto alla competizione. Le opportunità<br />
culturali e lavorative rappresentano spesso anche un “miraggio” che esita<br />
talvolta verso un comportamento delittuoso o vio<strong>le</strong>nto.<br />
104
Cartogramma di tutte <strong>le</strong> province raggruppate per clusters<br />
Legenda dei vari cluster in base ai colori<br />
Giallo-verde Classe 1 <strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> del progresso rapido<br />
Verde Classe 2 <strong>Il</strong> nuovo <strong>disagio</strong> “al femmini<strong>le</strong>”<br />
Blu Classe 3 La fami<strong>gli</strong>a disagiata<br />
Viola Classe 4 I drop out del<strong>le</strong> iso<strong>le</strong><br />
Salmone Classe 5 La provincia del ma<strong>le</strong>ssere da inerzia<br />
Senape Classe 6 Le metropoli della devianza<br />
105
CONCLUSIONI<br />
Oltre a presentare qui una sorta di sintesi del lavoro svolto, ci riserviamo di<br />
proporre alcune osservazioni sul<strong>le</strong> varie realtà provinciali specifiche, allo scopo<br />
- più che di concludere la ricerca - di aprire la rif<strong>le</strong>ssione e l’analisi: i risultati di<br />
questo documento vanno infatti “incrociati” con i dati emersi dal<strong>le</strong> altre due<br />
azioni di ricerca realizzate all’interno di questo progetto: i questionari proposti<br />
a<strong>gli</strong> Assessorati Provinciali al<strong>le</strong> Politiche Sociali, e <strong>gli</strong> approfondimenti qualitativi<br />
condotti attraverso i focus group.<br />
L’indagine su<strong>gli</strong> indicatori di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> si è mossa su due livelli:<br />
• <strong>Il</strong> primo è quello dell’elaborazione di “indicatori sintetici” (Analisi in<br />
componenti principali) differenziati per quattro aree di manifestazione del<br />
<strong>disagio</strong> (Salute psichica, Educazione e Studio, Devianza, Fami<strong>gli</strong>a) per<br />
mezzo dei quali è stato possibi<strong>le</strong> assegnare un punteggio per ogni area a<br />
ciascuna provincia.<br />
• <strong>Il</strong> secondo è quello che si è raggiunto raggruppando in classi (Clusters<br />
Analysis) <strong>le</strong> province che presentavano caratteri simili di <strong>disagio</strong><br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>.<br />
L’elaborazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori sintetici, ovviamente, non pretende di<br />
descrivere in modo “oggettivo” il <strong>disagio</strong>, bensì è finalizzata alla costruzione di<br />
una “scala” (nella qua<strong>le</strong> i valori più alti indicano una più e<strong>le</strong>vata incidenza del<br />
<strong>disagio</strong>) che permetta di comparare l’entità del fenomeno nel<strong>le</strong> varie province,<br />
collocando<strong>le</strong> all’interno di un continuum (la realtà italiana) secondo un sistema<br />
di autoponderazione. <strong>Il</strong> punteggio attribuito a ciascuna provincia non indica<br />
cioè, né potrebbe farlo, la “quantità” di <strong>disagio</strong> presente in essa, bensì il<br />
rapporto che intercorre, relativamente al fenomeno preso in esame, tra la<br />
stessa provincia e tutte <strong>le</strong> altre.<br />
A mo’ di esempio che manifesta una particolare evidenza possiamo portare<br />
il fatto che l’e<strong>le</strong>vata consistenza del <strong>disagio</strong> nel<strong>le</strong> province della Sardegna, per<br />
quello che riguarda la Scuola, produce un effetto di “livellamento verso il basso”<br />
del <strong>disagio</strong> scolastico nel resto dell’Italia. In altri termini tutta l’Italia appare in<br />
“buone condizioni” perché una zona è in condizioni peggiori della media.<br />
<strong>Il</strong> primo livello è quello dell’Analisi in componenti principali che ha permesso<br />
di sintetizzare in un unico valore per area quanto espresso dall’insieme <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
indicatori considerati. La <strong>le</strong>ttura dei dati offerta da<strong>gli</strong> “indicatori sintetici” può<br />
essere realizzata in due maniere:<br />
1. Osservando asse per asse il punto della graduatoria dove si collocano <strong>le</strong><br />
singo<strong>le</strong> province in modo da poter valutare a colpo d’occhio l’ampiezza<br />
relativa del fenomeno per ognuna di esse.<br />
106
Verifichiamo così che, per quanto riguarda l’area Salute Psichica, il<br />
punteggio più alto, che corrisponde alla posizione peggiore, è quello<br />
ottenuto dalla città di Roma seguito a ruota da quelli di Genova, Pescara,<br />
Milano e Teramo, mentre i dati più positivi risultano essere di Pordenone,<br />
Caserta, Napoli e Macerata.<br />
Nell’area Educazione e studio sono principalmente <strong>le</strong> province della<br />
Sardegna, Ca<strong>gli</strong>ari in testa, a mostrare una più marcata sofferenza.<br />
Situazioni negative sono anche quel<strong>le</strong> del<strong>le</strong> province siciliane di Pa<strong>le</strong>rmo e<br />
Catania oltre che quel<strong>le</strong> di alcune realtà come Prato e Torino. Le mi<strong>gli</strong>ori<br />
posizioni, con i punteggi perciò più bassi, appartengono a Isernia,<br />
Macerata, Terni e Avellino.<br />
Sull’asse Devianza i valori più negativi sono raggiunti dal<strong>le</strong> province di<br />
Firenze, Bologna, Trieste e Torino, mentre <strong>le</strong> province più virtuose<br />
risultano essere quel<strong>le</strong> di Potenza, Isernia, Matera e Pistoia.<br />
Infine nel campo della Fami<strong>gli</strong>a situazione critica è quella in primo luogo di<br />
Avellino, seguita da quel<strong>le</strong> di Nuoro, Caltanissetta, Belluno ed Enna. I<br />
dati più confortanti invece sono relativi a Bergamo, Trieste, Gorizia e<br />
Vicenza. Belluno peraltro è l’unica provincia del Nord (oltre a Lecco che<br />
però la segue a grande distanza) ad avere alto punteggio negativo per<br />
quest’area.<br />
2. Integrando tra di loro i dati ricavati per ogni asse ed effettuando una sorta di<br />
somma del<strong>le</strong> posizioni tenute da ciascuna provincia, ricomponendo così in<br />
un quadro comp<strong>le</strong>ssivo i vari aspetti del <strong>disagio</strong>. È come se si elaborasse<br />
una specie di “profilo provincia<strong>le</strong>” che assembla i quattro assi.<br />
Limitandoci a descrivere <strong>le</strong> situazioni più significative, prendiamo in<br />
considerazione prima quel numero di province che riesce a collocarsi nella<br />
zona inferiore di tutte e quattro <strong>le</strong> graduatorie, ossia che registra un tasso di<br />
<strong>disagio</strong> relativo molto basso. Si tratta del<strong>le</strong> province di Treviso, Padova,<br />
Verona, Pordenone e Vicenza al Nord; di Ancona e Terni al Centro; di<br />
Isernia e Reggio Calabria al Sud.<br />
Subito dopo notiamo un altro gruppo di province che, pur continuando ad<br />
avere comp<strong>le</strong>ssivamente basso il livello del ma<strong>le</strong>ssere giovani<strong>le</strong>, esprimono<br />
però sofferenza soltanto su un asse. Tali province si raggruppano secondo<br />
medesimi profili: Rovigo, Mantova e Udine esprimono sofferenza sull’asse<br />
dell’Educazione, Cuneo e Pisa su quello della Devianza e infine Macerata,<br />
Cosenza e Avellino su quello della Fami<strong>gli</strong>a.<br />
Curiosamente simili sono poi <strong>le</strong> situazioni di Avellino e Belluno che hanno<br />
valori bassi, quindi positivi, in tre del<strong>le</strong> aree, ma manifestano un acutissimo<br />
<strong>disagio</strong> nell’area della Fami<strong>gli</strong>a.<br />
Facendo un breve bilancio osserviamo quindi che il maggior numero di<br />
aspetti positivi si co<strong>gli</strong>e nel<strong>le</strong> picco<strong>le</strong> province del Centro-Nord: saltano subito<br />
a<strong>gli</strong> occhi il “pacchetto” compatto e ben rappresentato del<strong>le</strong> province del Nord-<br />
107
Est e la provincia di Cuneo, che risulta un’eccezione essendo nettamente<br />
separata dal<strong>le</strong> altre dal punto di vista geografico.<br />
Al Centro sembra ripetersi lo stesso schema: un piccolo gruppo di province<br />
concentrato tra Marche ed Umbria, e la provincia di Pisa per proprio conto.<br />
Nel Sud <strong>le</strong> province per <strong>le</strong> quali si può dare una valutazione<br />
comp<strong>le</strong>ssivamente buona sono invece scarse di numero e si presentano più<br />
come del<strong>le</strong> “iso<strong>le</strong> felici”.<br />
Se invece andiamo a verificare quali sono <strong>le</strong> province che presentano alti<br />
punteggi in tutte e quattro <strong>le</strong> aree considerate, e per <strong>le</strong> quali quindi si può<br />
parlare di situazione molto critica, possiamo vedere che sono assai poche e<br />
concentrate in maniera preoccupante nel<strong>le</strong> iso<strong>le</strong>: si tratta di Pa<strong>le</strong>rmo e<br />
Caltanissetta in Sicilia e di Ca<strong>gli</strong>ari in Sardegna.<br />
Più numerose e più significative dal punto di vista demografico sono quel<strong>le</strong><br />
province con forti livelli di <strong>disagio</strong> (tre assi su quattro) che comprendono i grandi<br />
centri urbani: Torino, Milano e Genova che mostrano lo stesso andamento con<br />
il <strong>disagio</strong> focalizzato nel<strong>le</strong> aree della Salute psichica, della Devianza e<br />
dell’Educazione; Bologna, Firenze e Roma che, pur continuando a registrare<br />
un alto tasso di sofferenza su<strong>gli</strong> assi Salute psichica e Devianza, ne hanno di<br />
meno su quello dell’Educazione.<br />
Tra <strong>le</strong> province più picco<strong>le</strong>, che comp<strong>le</strong>ssivamente possono essere valutate<br />
in modo negativo e che hanno dati paragonabili a quelli del<strong>le</strong> metropoli, vanno<br />
segnalate: Sassari (valori bassi, cioè buoni, solo nell’area della Salute psichica)<br />
ancora in Sardegna, Foggia (soltanto un basso livello di Devianza) al Sud e,<br />
con l’identico profilo, che vede salvarsi unicamente l’area della Fami<strong>gli</strong>a,<br />
Savona, Imperia, Livorno e Novara al Nord.<br />
Trieste, situata al confine orienta<strong>le</strong> dell’Italia, manifesta un orientamento<br />
significativamente simi<strong>le</strong> a quello della simmetricamente opposta Genova,<br />
poiché combina <strong>gli</strong> aspetti negativi del<strong>le</strong> aree dell’Educazione e della Devianza<br />
con una situazione positiva nel campo della Fami<strong>gli</strong>a.<br />
<strong>Il</strong> secondo livello è quello della Cluster Analysis che consente un ulteriore<br />
piano di <strong>le</strong>ttura attraverso la costruzione, in base alla somi<strong>gli</strong>anza<br />
statisticamente ri<strong>le</strong>vata, di classi di province vicine per “morfologia” di <strong>disagio</strong>,<br />
anche se lontane geograficamente. Una sorta di “profili meta-provinciali” che<br />
colgono me<strong>gli</strong>o similitudini territoriali, facilitando ipotesi interpretative e di<br />
intervento di contrasto al <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>.<br />
Sono state così elaborate sei classi (cluster) per ognuna del<strong>le</strong> quali è stato<br />
pensato un titolo che serve ad identificar<strong>le</strong> e a indicarne sinteticamente il<br />
contenuto:<br />
1 - “<strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> del progresso rapido”: gruppo di province collocato soprattutto<br />
nel Nord-Est e nel<strong>le</strong> Marche, definito da un buon livello economico e da una<br />
condizione che appare privi<strong>le</strong>giata per quanto riguarda il <strong>disagio</strong> giovani<strong>le</strong>.<br />
Si segnalano alcuni rischi <strong>le</strong>gati ai fenomeni socio-economici recenti.<br />
108
2 - “<strong>Il</strong> nuovo <strong>disagio</strong> al femmini<strong>le</strong>”: province che fanno quasi tutte parte di<br />
un’estesa area del Centro–Nord evoluto e industrializzato e che mostrano<br />
l’esistenza di una certa quota di ma<strong>le</strong>ssere giovani<strong>le</strong> - su<strong>gli</strong> assi Salute<br />
psichica, Educazione, Fami<strong>gli</strong>a - riferibili al<strong>le</strong> modificazioni sociali connesse<br />
all’emancipazione femmini<strong>le</strong>.<br />
3 - “La fami<strong>gli</strong>a disagiata”: vasto insieme di province essenzialmente del Sud<br />
– quindi appartenenti ad un contesto socio-economico non e<strong>le</strong>vato –<br />
caratterizzate da un <strong>disagio</strong> sull’asse della Fami<strong>gli</strong>a, dovuto forse<br />
all’emersione del<strong>le</strong> situazioni più gravi di queste area (fami<strong>gli</strong>e multiprob<strong>le</strong>matiche).<br />
4 - “I drop out del<strong>le</strong> iso<strong>le</strong>”: gruppo che comprende tutta la Sardegna e<br />
Pa<strong>le</strong>rmo, unito dal fatto di manifestare gravi prob<strong>le</strong>mi nel campo della<br />
Scuola.<br />
5 - “La provincia del ma<strong>le</strong>ssere da inerzia”: insieme di province concentrato<br />
più che altro in Abruzzo e in Sicilia che presenta il <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong><br />
definito in una forma meno netta che altrove, focalizzato su<strong>gli</strong> assi Salute<br />
psichica ed Educazione, riferibi<strong>le</strong> ad una sorta di resistenza alla<br />
“modernizzazione”.<br />
6 - “Le metropoli della devianza”: comprende tutte <strong>le</strong> principali metropoli del<br />
Centro-Nord ed è caratterizzato in modo forte - oltre che da valori critici<br />
sull’asse Salute psichica - dalla presenza di un alto livello di devianza<br />
minori<strong>le</strong>, con un significativo incremento, peraltro, di quella espressa dal<strong>le</strong><br />
ragazze.<br />
Vo<strong>le</strong>ndo trarre del<strong>le</strong> conclusioni, si può affermare che una gran parte del<strong>le</strong><br />
picco<strong>le</strong> province del Nord e del Centro-Nord, come era prevedibi<strong>le</strong>, presenta<br />
dati valutabili in modo positivo. L’e<strong>le</strong>mento sicuramente discriminante è la<br />
presenza di una buona condizione socio-economica di base.<br />
In quasi tutto il Sud dell’Italia (ad eccezione del<strong>le</strong> iso<strong>le</strong>) pur registrandosi un<br />
<strong>disagio</strong> sull’asse della fami<strong>gli</strong>a, che potrebbe tuttavia interpretarsi come<br />
l’emersione del<strong>le</strong> sacche di povertà e arretratezza ivi ancora esistenti,<br />
sorprendentemente la qualità bassa del contesto socio-economico non<br />
impedisce che si formi un quadro in cui il <strong>disagio</strong> risulta molto contenuto: non ci<br />
sono gravi prob<strong>le</strong>mi nel campo della salute psichica, la scuola riesce<br />
sufficientemente ad assolvere la sua funzione, il fenomeno della devianza<br />
giovani<strong>le</strong> sembra non destare più preoccupazione che altrove e persino la<br />
fami<strong>gli</strong>a - sebbene come abbiamo detto presenti gravi e<strong>le</strong>menti di crisi (alto<br />
numero di ”fami<strong>gli</strong>e multiprob<strong>le</strong>matiche”) conserva una certa solidità.<br />
Un Sud in buone condizioni, scolarizzato e con poca criminalità giovani<strong>le</strong>, è<br />
un risultato che può apparire alquanto paradossa<strong>le</strong>. Forse il Sud è veramente<br />
mi<strong>gli</strong>ore di quanto comunemente si ritiene e ha di fatto una buona capacità di<br />
contenimento del <strong>disagio</strong>. È ipotizzabi<strong>le</strong> che, a corroborazione dei dati che<br />
emergono, possa intervenire - con apparente paradosso - una sorta di<br />
“benessere da arretratezza” che mantiene <strong>gli</strong> stili di vita della popolazione<br />
109
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> lontano da<strong>gli</strong> effetti negativi della modernizzazione forzata.<br />
Come dire che, all’opposto, l’adeguamento di una società ai ritmi e a<strong>gli</strong> stili di<br />
vita della modernità può produrre alcuni “effetti collaterali” dannosi,<br />
particolarmente evidenti in quel<strong>le</strong> fasce di popolazione più esposte e più<br />
sensibili ai cambiamenti sociali, come sono appunto <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>.<br />
Oppure forse, secondo un altro tipo di <strong>le</strong>ttura, si può ipotizzare piuttosto che<br />
al Sud una scuola meno se<strong>le</strong>ttiva, uno scarso controllo del territorio e una più<br />
grande sfiducia verso <strong>le</strong> istituzioni, facciano sì che i dati a disposizione<br />
fotografino in modo “sfocato” quella che è la realtà effettiva. Sicilia e Sardegna,<br />
comunque, sembrano avere un andamento a sé stante con marcati livelli di<br />
ma<strong>le</strong>ssere giovani<strong>le</strong> in tutti i campi.<br />
Infine c’è il mondo del<strong>le</strong> “metropoli” che indubbiamente mostra una<br />
prob<strong>le</strong>maticità marcata soprattutto in relazione a<strong>gli</strong> assi della devianza e della<br />
salute psichica, e che pare muoversi in maniera uniforme per il fatto di<br />
manifestare dappertutto <strong>le</strong> stesse caratteristiche. A questo proposito occorre<br />
tuttavia fare un’osservazione: i grandi centri urbani interessati sono tutti collocati<br />
nel Centro Nord dell’Italia. E<strong>le</strong>menti comuni infatti uniscono città come Torino,<br />
Milano, Genova, Bologna, Firenze e Roma, diversificando<strong>le</strong> dal<strong>le</strong> province<br />
circostanti, laddove Napoli, Bari e Pa<strong>le</strong>rmo hanno caratteri più distinti e non<br />
presentano particolari differenziazioni rispetto al resto del<strong>le</strong> regioni di<br />
appartenenza.<br />
110
SEZIONE II<br />
L’INDAGINE PRESSO GLI ASSESSORATI PROVINCIALI<br />
ALLE POLITICHE SOCIALI
OBIETTIVI E METODOLOGIA<br />
1. INTRODUZIONE<br />
Come detto nella premessa di questo lavoro, nel piano comp<strong>le</strong>ssivo della<br />
ricerca la scelta dell’unità territoria<strong>le</strong> di indagine – <strong>le</strong> province italiane – deriva<br />
dalla esigenza di approfondire <strong>le</strong> specificità dei contesti locali – eterogenei<br />
anche all’interno di una stessa regione – evitando al contempo il rischio di una<br />
eccessiva frammentazione, qua<strong>le</strong> si sarebbe avuta focalizzando l’indagine sui<br />
singoli ambiti zonali coincidenti con i Piani Sociali di Zona.<br />
In questa sezione presentiamo la seconda azione di ricerca realizzata,<br />
avente come finalità l’analisi <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> e del<strong>le</strong> politiche per l’ado<strong>le</strong>scenza<br />
ne<strong>gli</strong> ambiti provinciali.<br />
Un prob<strong>le</strong>ma metodologico ri<strong>le</strong>vante è posto dall’individuazione di un attore<br />
territoria<strong>le</strong> che possa avere una sufficiente conoscenza del<strong>le</strong> tematiche oggetto<br />
d’indagine.<br />
Gli Assessorati Provinciali al<strong>le</strong> Politiche Sociali sono apparsi <strong>gli</strong> interlocutori<br />
più idonei, in considerazione del<strong>le</strong> funzioni che la <strong>le</strong>gge n. 328 attribuisce al<br />
livello provincia<strong>le</strong> in materia di supporto alla programmazione, coordinamento<br />
<strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> e gestione del sistema informativo.<br />
Inoltre, la conduzione dell’indagine presso <strong>gli</strong> Assessorati Provinciali ha<br />
rappresentato una occasione per analizzare <strong>le</strong> modalità attraverso <strong>le</strong> quali <strong>le</strong><br />
Province svolgono <strong>le</strong> loro funzioni conoscitive e di coordinamento del<strong>le</strong> reti<br />
territoriali nel campo del<strong>le</strong> politiche per l’ado<strong>le</strong>scenza, nonché <strong>le</strong> risorse tecnicoprofessionali<br />
messe in campo ed i relativi modelli organizzativi interni.<br />
2. GLI OBIETTIVI<br />
Partendo da<strong>gli</strong> obiettivi generali sopra richiamati, questa azione di ricerca si<br />
proponeva di analizzare nello specifico:<br />
1. la percezione del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> da parte <strong>de<strong>gli</strong></strong> Assessorati<br />
Provinciali;<br />
2. lo stato di imp<strong>le</strong>mentazione della <strong>le</strong>gge 328 nel campo <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> a<br />
favore <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>;<br />
3. <strong>le</strong> politiche per l’ado<strong>le</strong>scenza messe in campo dal<strong>le</strong> Amministrazioni<br />
Provinciali;<br />
4. la collaborazione interistituziona<strong>le</strong> e l’attivazione di reti territoriali di<br />
intervento;<br />
5. <strong>le</strong> risorse professionali del<strong>le</strong> Amministrazioni Provinciali;<br />
6. i sistemi informativi del<strong>le</strong> Province sul<strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matiche ado<strong>le</strong>scenziali.<br />
112
3. LO STRUMENTO D’INDAGINE: IL QUESTIONARIO PER GLI<br />
ASSESSORATI PROVINCIALI ALLE POLITICHE SOCIALI<br />
Lo strumento utilizzato in questa fase di ricerca è stato un questionario<br />
strutturato, elaborato appositamente dall’I.P.R.S. dopo averne condiviso aree<br />
d’indagine e relativi contenuti con il coordinamento tecnico-scientifico del<br />
progetto.<br />
Una volta elaborato, il questionario è stato testato attraverso una prima<br />
somministrazione presso quattro Assessorati Provinciali (Novara, Roma,<br />
Ca<strong>gli</strong>ari, Napoli); l’esito del testing ha consentito di apportare aggiustamenti e<br />
ricalibrature nella struttura del questionario e nella formulazione del<strong>le</strong> domande,<br />
e di predisporre quindi la versione definitiva.<br />
Descrizione del questionario per <strong>gli</strong> Assessorati Provinciali al<strong>le</strong> Politiche<br />
Sociali<br />
La prima area approfondisce la conoscenza del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> in<br />
ambito provincia<strong>le</strong>, integrando in tal modo <strong>gli</strong> indici ri<strong>le</strong>vati con la prima azione<br />
di ricerca e contribuendo a definire me<strong>gli</strong>o la mappa provincia<strong>le</strong> del <strong>disagio</strong>.<br />
La seconda area intende analizzare quanto i Piani di Zona comprendano il<br />
capitolo per <strong>le</strong> politiche per l’infanzia e dell’ado<strong>le</strong>scenza, e qua<strong>le</strong> sia stata la<br />
coerenza interna mantenuta nel passaggio dalla <strong>le</strong>gge n. 285/97 al sistema<br />
comp<strong>le</strong>sso del<strong>le</strong> politiche sociali. Sullo sfondo, e non solo, di questa area di<br />
esplorazione c’è tutta l’esperienza e la sfida che nel socia<strong>le</strong> ha introdotto la<br />
Legge n. 285 e il lavoro di monitoraggio, accompagnamento, valutazione svolto<br />
dal Centro Naziona<strong>le</strong> di documentazione e analisi per l’infanzia e l’ado<strong>le</strong>scenza.<br />
La terza area esplora il quadro <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong><br />
comp<strong>le</strong>ssivamente realizzati a livello provincia<strong>le</strong>, anche al di fuori dal contesto<br />
del<strong>le</strong> <strong>le</strong>ggi n. 328 e n. 285.<br />
La quarta area di indagine si focalizza sulla produzione normativa<br />
provincia<strong>le</strong> nel settore del<strong>le</strong> politiche per l’ado<strong>le</strong>scenza, con individuazione del<strong>le</strong><br />
aree di maggior criticità rispetto al grado di attenzione dei livelli di governo del<br />
territorio.<br />
Vengono inoltre utilizzati indicatori del tasso di governance raggiunto a<br />
livello territoria<strong>le</strong> nel<strong>le</strong> politiche per l’ado<strong>le</strong>scenza, quali: intese, accordi, tavoli di<br />
programma, formalizzazione gruppi di lavoro interistituziona<strong>le</strong>.<br />
La quinta area fornisce un’analisi della dimensione tecnico-professiona<strong>le</strong><br />
(risorse della Provincia impegnate nell’area minori; formazione e aggiornamento<br />
del persona<strong>le</strong>).<br />
La sesta area è relativa al<strong>le</strong> attività di raccolta dati e di diffusione del<strong>le</strong><br />
informazioni, in considerazione del<strong>le</strong> specifiche funzioni generali di supporto sul<br />
piano conoscitivo attribuito al<strong>le</strong> Province dall’art. 7 della <strong>le</strong>gge n. 328.<br />
La settima ed ultima area del questionario vuo<strong>le</strong> racco<strong>gli</strong>ere alcuni<br />
indicatori di solidarietà e partecipazione che il tessuto socia<strong>le</strong> a livello loca<strong>le</strong><br />
113
esprime: presenza e qualità del<strong>le</strong> forme del volontariato; presenza di consulte<br />
giovanili, l’attivazione di difensori civici sull’infanzia e l’ado<strong>le</strong>scenza, la presenza<br />
di associazionismo giovani<strong>le</strong>.<br />
Prima dell’invio del questionario, si è provveduto a contattare i singoli<br />
Assessorati Provinciali, al fine di presentare la ricerca ed individuare i referenti<br />
tecnici responsabili della compilazione.<br />
Nel maggio 2005 il questionario è stato inviato a tutti <strong>gli</strong> Assessorati<br />
Provinciali al<strong>le</strong> Politiche Sociali. Contestualmente all’invio del questionario, si è<br />
provveduto a concordare con i referenti tecnici del<strong>le</strong> singo<strong>le</strong> Province tempi e<br />
modalità della restituzione, nonché ad offrire indicazioni in merito alla<br />
compilazione del questionario.<br />
Un servizio di assistenza tecnica a distanza ha supportato i referenti tecnici<br />
provinciali durante tutta la fase di raccolta dei dati. La restituzione dei<br />
questionari si è conclusa alla fine del mese di giugno 2005.<br />
<strong>Il</strong> numero dei questionari pervenuti (la consegna è avvenuta mediante lo<br />
strumento web e/o spedizione posta<strong>le</strong>) è pari a 84, con un tasso di risposta pari<br />
al 81,5%: si tratta di una percentua<strong>le</strong> e<strong>le</strong>vata, che testimonia l’interesse<br />
suscitato dall’indagine presso <strong>le</strong> Amministrazioni Provinciali.<br />
La composizione del campione intervistato, in rapporto alla numerosità<br />
del<strong>le</strong> Province italiane, è riportata in Tabella 1. <strong>Il</strong> campione replica, in modo<br />
omogeneo, la ripartizione territoria<strong>le</strong> del<strong>le</strong> province italiane.<br />
Tab.1 - Ripartizione territoria<strong>le</strong> del<strong>le</strong> province intervistate e di quel<strong>le</strong> presenti sul<br />
territorio<br />
Ripartizione territoria<strong>le</strong> del<strong>le</strong> Copertura del campione<br />
province<br />
Frequenze Percentua<strong>le</strong> Frequenze Percentua<strong>le</strong><br />
Nord-ovest 22 21,4% 20 23,8%<br />
Nord-est 24 23,3% 18 21,4%<br />
Centro 21 20,4% 15 17,9%<br />
Sud 23 22,3% 21 25,0%<br />
Iso<strong>le</strong> 13 12,6% 10 11,9%<br />
Tota<strong>le</strong> 103 100% 84 100%<br />
Di seguito vengono illustrati i principali risultati del<strong>le</strong> singo<strong>le</strong> sezioni del<br />
questionario, ottenuti sia a livello naziona<strong>le</strong> sia a livello di macro-aree<br />
geografiche.<br />
Infine, vengono presentate <strong>le</strong> monografie regionali di sintesi elaborate a<br />
partire dai questionari provinciali.<br />
114
RISULTATI DELL’INDAGINE<br />
1. IL DISAGIO DEGLI ADOLESCENTI IN AMBITO PROVINCIALE<br />
1.1 Percezione della ri<strong>le</strong>vanza del<strong>le</strong> manifestazioni di <strong>disagio</strong><br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>.<br />
Gli Assessorati Provinciali erano invitati ad esprimere un giudizio circa la<br />
ri<strong>le</strong>vanza sul proprio territorio di alcune manifestazioni di <strong>disagio</strong> (devianza<br />
minori<strong>le</strong>, degrado del contesto familiare, maltrattamento minori, abuso di<br />
sostanze, abbandono scolastico); il giudizio veniva espresso sulla seguente<br />
scala ordina<strong>le</strong>: “per niente ri<strong>le</strong>vante”, “poco”, “abbastanza”, “molto”.<br />
Nel grafico seguente, presentiamo <strong>le</strong> percentuali di Province che, nel<strong>le</strong><br />
diverse aree geografiche ed a livello naziona<strong>le</strong>, ritengono “abbastanza” o<br />
“molto” ri<strong>le</strong>vanti <strong>le</strong> singo<strong>le</strong> manifestazioni di <strong>disagio</strong>:<br />
Fig. 1 - Ri<strong>le</strong>vanza manifestazioni di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong><br />
% risposte positive<br />
100,00<br />
90,00<br />
87,50<br />
93,33 90,91 100,00<br />
89,47<br />
87,50 88,57<br />
82,35<br />
80,00<br />
70,00<br />
72,22<br />
71,43<br />
75,00<br />
60,00<br />
57,89<br />
53,33<br />
54,55<br />
56,25<br />
52,94<br />
50,00<br />
40,00<br />
30,00<br />
42,11<br />
25,00<br />
41,10<br />
30,00<br />
26,67<br />
33,33<br />
26,67 27,27<br />
40,63<br />
42,11 41,43<br />
36,36<br />
20,00<br />
13,33<br />
10,00<br />
6,67<br />
0,00<br />
Delinquenza minori<strong>le</strong> Abuso di sostanze Degrado del contesto<br />
familiare<br />
Abbandono scolastico<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
Abuso e maltrattemento di<br />
minori<br />
L’abuso di sostanze rappresenta la manifestazione che maggiormente viene<br />
percepita come ri<strong>le</strong>vante, sia a livello naziona<strong>le</strong>, sia in quattro del<strong>le</strong> cinque<br />
ripartizioni geografiche. Inoltre la percentua<strong>le</strong> di Province che percepisce ta<strong>le</strong><br />
fenomeno come ri<strong>le</strong>vante risulta molto simi<strong>le</strong> nel<strong>le</strong> diverse aree geografiche.<br />
Nel<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> è il degrado del contesto familiare ad essere considerato<br />
ri<strong>le</strong>vante dall’unanimità del<strong>le</strong> Province; in ta<strong>le</strong> ripartizione, comunque, tutte <strong>le</strong><br />
aree di <strong>disagio</strong> presentano una percentua<strong>le</strong>, in termini di ri<strong>le</strong>vanza, molto alta.<br />
Un dato abbastanza rassicurante è quello riferito al<strong>le</strong> Province del Centro,<br />
che si collocano costantemente al di sotto della media naziona<strong>le</strong>, eccezion fatta<br />
per il fenomeno dell’abuso di sostanze.<br />
115
Le manifestazioni di <strong>disagio</strong> che maggiormente preoccupano <strong>gli</strong><br />
Assessorati Provinciali presentano profili abbastanza differenziati nel<strong>le</strong> due<br />
ripartizioni settentrionali. Al Nord-Ovest preva<strong>le</strong> la percezione dei fenomeni<br />
devianti e di quelli connessi al degrado del contesto familiare, che<br />
comprendono anche l’abuso ed il maltrattamento dei minori. Viceversa, i<br />
fenomeni dell’abuso di sostanza e della dispersione scolastica vengono<br />
percepiti in maniera più acuta al Nord-Est.<br />
<strong>Il</strong> passo successivo dell’analisi è stato quello di calcolare, per ogni zona<br />
geografica, il giudizio medio e la relativa varianza del<strong>le</strong> Province di<br />
appartenenza rispetto ad ogni manifestazione di <strong>disagio</strong>. <strong>Il</strong> calcolo della<br />
varianza consente di verificare il livello di concordanza del<strong>le</strong> diverse realtà<br />
territoriali all’interno di una stessa macro-area.<br />
È stato così costruito un grafico a dispersione, in cui l’asse orizzonta<strong>le</strong><br />
rappresenta la variabilità del giudizio medio, l’asse vertica<strong>le</strong> il giudizio medio.<br />
Per consentire ta<strong>le</strong> rappresentazione, la variabi<strong>le</strong> ordina<strong>le</strong> è stata dunque<br />
ricodificata attraverso la seguente scala di punteggio:<br />
2 = per niente ri<strong>le</strong>vante; 1 = poco ri<strong>le</strong>vante;<br />
1 = abbastanza ri<strong>le</strong>vante; 2 = molto ri<strong>le</strong>vante.<br />
La figura 1 riporta il grafico a dispersione del<strong>le</strong> manifestazioni di <strong>disagio</strong><br />
ripartite per area geografica:<br />
Fig.2 - Manifestazioni di <strong>disagio</strong> per area geografica<br />
1,50<br />
I<br />
I<br />
1,00<br />
NE<br />
C<br />
SUD<br />
NO<br />
I<br />
I<br />
0,50<br />
I<br />
SUD<br />
MEDIE<br />
0,00<br />
NO<br />
NO<br />
NO<br />
SUD<br />
SUD<br />
SUD<br />
NO<br />
-0,50<br />
NE<br />
C<br />
NE<br />
C<br />
NE<br />
C<br />
C<br />
-1,00<br />
NE<br />
-1,50<br />
0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00 1,20 1,40 1,60<br />
VARIABILITA'<br />
Ri<strong>le</strong>vanza delinquenza minori<strong>le</strong> Ri<strong>le</strong>vanza abuso sostanze Ri<strong>le</strong>vanza degrado del contesto familiare<br />
Ri<strong>le</strong>vanza abbandono scolastico<br />
Ri<strong>le</strong>vanza abuso e maltrattamento di minori<br />
116
L’abuso di sostanze (droghe, alcoolismo, doping...) rappresenta il<br />
fenomeno che maggiormente viene percepito come espressione del <strong>disagio</strong><br />
giovani<strong>le</strong> (i punti relativi a questo fattore sono tutti sulla parte alta del grafico).<br />
Passando ad un’analisi per aree geografiche, notiamo come <strong>le</strong> province<br />
del<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> abbiano denunciato una ri<strong>le</strong>vanza di tutte <strong>le</strong> manifestazioni di <strong>disagio</strong><br />
maggiore rispetto al<strong>le</strong> province dislocate nel<strong>le</strong> restanti aree territoriali. Tuttavia,<br />
mentre il giudizio sulla ri<strong>le</strong>vanza del degrado del contesto familiare è espresso<br />
in maniera omogenea dal<strong>le</strong> province del<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong>, rispetto ai fenomeni<br />
dell’abbandono scolastico e della devianza minori<strong>le</strong> ritroviamo un’ampia<br />
variabilità del giudizio di ri<strong>le</strong>vanza.<br />
Per quanto riguarda l’abbandono scolastico, questa variabilità è<br />
probabilmente attribuibi<strong>le</strong> alla diversa incidenza di questo fenomeno tra <strong>le</strong> due<br />
iso<strong>le</strong> maggiori: mentre <strong>le</strong> province sarde si collocano tutte nei primi posti della<br />
graduatoria naziona<strong>le</strong> su<strong>gli</strong> abbandoni, in Sicilia troviamo al riguardo una<br />
situazione molto più differenziata.<br />
Anche al Sud il fenomeno <strong>de<strong>gli</strong></strong> abbandoni scolastici presenta un’alta<br />
variabilità tra <strong>le</strong> singo<strong>le</strong> province: in questo caso, ta<strong>le</strong> dato trova una<br />
spiegazione non tanto nella variabilità interregiona<strong>le</strong>, quanto piuttosto nella<br />
spiccata variabilità tra i differenti contesti territoriali del<strong>le</strong> singo<strong>le</strong> regioni.<br />
Le Province del Nord-Est presentano una percezione omogenea dei<br />
fenomeni indagati: il giudizio sulla loro ri<strong>le</strong>vanza presenta una varianza piuttosto<br />
bassa tra <strong>le</strong> diverse Province (L’unica eccezione è rappresentata dal fenomeno<br />
<strong>de<strong>gli</strong></strong> abbandoni scolastici; d’altra parte, sul grafico a dispersione si può<br />
osservare come questo fenomeno presenti una spiccata varianza in tutte <strong>le</strong><br />
ripartizioni geografiche: i punti relativi a questo fattore sono tutti nella parte<br />
destra del grafico).<br />
L’omogeneità riscontrata tra <strong>le</strong> diverse Province nord-orientali nella<br />
percezione di questi fenomeni si presta ad una duplice ipotesi interpretativa. Da<br />
una parte, essa può essere l’espressione, sul piano del<strong>le</strong> manifestazioni di<br />
<strong>disagio</strong>, di un più ampio processo di omogeneizzazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> stili di vita <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, con progressivo superamento dei confini territoriali ed immersione<br />
in un campo esperienzia<strong>le</strong> sempre più allargato. Dall’altra parte, la concordanza<br />
tra <strong>le</strong> diverse Province circa la ri<strong>le</strong>vanza del<strong>le</strong> singo<strong>le</strong> manifestazioni di <strong>disagio</strong><br />
può essere anche espressione di un alto livello di integrazione raggiunto tra <strong>gli</strong><br />
attori istituzionali del<strong>le</strong> politiche sociali, attraverso la messa in rete del<strong>le</strong><br />
esperienze e l’omogeneizzazione dei sistemi informativi. Ci sembra che la<br />
verifica di queste diverse opzioni interpretative richieda un supp<strong>le</strong>mento di<br />
indagine qualitativa.<br />
117
1.2 Possesso di dati relativi al<strong>le</strong> manifestazioni di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong><br />
Si è voluto verificare se il giudizio espresso sul<strong>le</strong> manifestazioni di <strong>disagio</strong><br />
fosse basato sul possesso di dati quantitativi relativi ai vari fenomeni.<br />
Fig.3 - Distribuzione del<strong>le</strong> Province in base al numero di manifestazioni di <strong>disagio</strong> su<br />
cui possiedono dati<br />
11<br />
(15%)<br />
17<br />
(25%)<br />
6<br />
(8%)<br />
8<br />
(11%)<br />
13<br />
(18%)<br />
16<br />
(23%)<br />
0<br />
1<br />
2<br />
3<br />
4<br />
5<br />
Le Province che hanno dichiarato di possedere dati su tutte e cinque <strong>le</strong><br />
aree di <strong>disagio</strong> indagate sono 11, pari al 15% del tota<strong>le</strong>.<br />
All’estremo opposto si collocano <strong>le</strong> 17 Province (25% del tota<strong>le</strong>) che non<br />
possiedono dati su nessuna del<strong>le</strong> manifestazioni di <strong>disagio</strong>.<br />
118
Fig.4 - Percentua<strong>le</strong> di risposte positive circa il possesso di dati relativi al<strong>le</strong><br />
manifestazioni di <strong>disagio</strong><br />
90,00<br />
80,00<br />
80,00<br />
% di risposte positive<br />
70,00<br />
60,00<br />
50,00<br />
40,00<br />
30,00<br />
64,71<br />
61,11<br />
50,00<br />
50,00 49,30<br />
45,45<br />
42,86 42,86 43,75<br />
41,18<br />
29,41<br />
27,27<br />
53,33<br />
25,00<br />
31,25<br />
28,57<br />
25,00<br />
66,67<br />
63,64<br />
62,50<br />
58,82<br />
55,56<br />
50,00<br />
54,55<br />
50,00 50,00<br />
37,50<br />
20,00<br />
20,00<br />
16,67<br />
10,00<br />
0,00<br />
Delinquenza minori<strong>le</strong> Abuso di sostanze Degrado del contesto<br />
familiare<br />
Abbandono scolastico<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
Abuso e<br />
maltrattamento di<br />
minori<br />
L’abbandono scolastico è il fenomeno rispetto al qua<strong>le</strong> si riscontra la<br />
percentua<strong>le</strong> più alta (58,82%) di Province che dispongono di dati. Inoltre, circa<br />
una Provincia su due è in possesso di dati relativi a maltrattamento dei minori<br />
ed abuso di sostanze; invece, meno di una Provincia su tre possiede dati su<br />
degrado del contesto familiare.<br />
Al Nord-Est ritroviamo percentuali nettamente superiori alla media di<br />
Province che possiedono dati su degrado familiare e maltrattamento di minori,<br />
dati su cui evidentemente si basa il giudizio di scarsa ri<strong>le</strong>vanza attribuita a tali<br />
fenomeni nella ripartizione nord-orienta<strong>le</strong>.<br />
Inverso andamento per il Nord-Ovest: in questo caso, la maggior<br />
percezione della ri<strong>le</strong>vanza dei fenomeni di degrado familiare e maltrattamento<br />
minori<strong>le</strong> è solo parzialmente suffragata dal possesso dei dati relativi: in<br />
particolare, quelli sul maltrattamento dei minori sono in possesso solo di una<br />
Provincia su dieci.<br />
Dall’incrocio dei dati riferiti dal<strong>le</strong> due ripartizioni settentrionali, è forse possibi<strong>le</strong><br />
trarre una inferenza di carattere genera<strong>le</strong>: il non disporre di dati empirici sui<br />
fenomeni del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, probabilmente porta ad una enfatizzazione di<br />
tali fenomeni nella percezione che ne hanno <strong>gli</strong> operatori del settore.<br />
Ovviamente si tratta solo di un’ipotesi che dovrà essere sottoposta a<br />
verifica più avanti, quando analizzeremo la sezione di indagine sul sistema<br />
informativo (sezione 6 del questionario).<br />
119
2. LA LEGGE 328/00 E GLI INTERVENTI PER GLI ADOLESCENTI<br />
In primo luogo, abbiamo voluto verificare il grado di attivazione dei Piani<br />
Sociali di Zona (PSZ) previsti dalla <strong>le</strong>gge 328/2000 relativamente all’area minori<br />
in genera<strong>le</strong>.<br />
Per la costruzione dell’indicatore, la procedura ha previsto i seguenti steps:<br />
1. Per ciascuna provincia, è stato calcolato il numero di PSZ attivati.<br />
2. È stato quindi attribuito un peso a ciascun PSZ, rispetto alla attivazione<br />
nell’area minori: area minori non prevista = peso 0; area minori in fase di<br />
progettazione = peso 0,33; area minori in fase di imp<strong>le</strong>mentazione = peso<br />
0,66; area minori in fase avanzata di realizzazione = peso 1.<br />
3. Somma dei punteggi ponderati dei PSZ per ciascuna provincia.<br />
4. Calcolo di un indicatore del grado di attivazione, dato dal rapporto tra<br />
somma step 3 e somma step 1.<br />
La figura seguente riporta la distribuzione del<strong>le</strong> province per area geografica<br />
rispetto al grado di attivazione del tota<strong>le</strong> dei PSZ attivati.<br />
Grado di attivazione<br />
100%<br />
90%<br />
80%<br />
70%<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
10%<br />
0%<br />
20,00<br />
46,67<br />
53,33<br />
58,62<br />
66,67<br />
90,91<br />
60,00<br />
26,67<br />
18 ,9 7<br />
53,33<br />
25,00<br />
13 ,3 3<br />
20,00<br />
20,69<br />
6,67<br />
8,33<br />
9,09<br />
1,72<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
Molto basso Basso Medio Alto<br />
A livello naziona<strong>le</strong>, il 58,62% del<strong>le</strong> Province ottiene un buon risultato: <strong>gli</strong><br />
<strong>interventi</strong> a favore dei minori previsti nei PSZ si trovano oramai in fase avanzata<br />
di realizzazione.<br />
Però il Sud e, soprattutto, <strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> sono in ritardo: in queste aree, solo una<br />
minoranza di province presenta un alto grado di attivazione nell’area minori.<br />
Le Iso<strong>le</strong> stanno cercando di recuperare questo ritardo: nel 60% del<strong>le</strong><br />
Province <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> mediamente sono in fase di imp<strong>le</strong>mentazione.<br />
120
Situazione più comp<strong>le</strong>ssa quella presentata dal Sud: qui sembra esservi<br />
una biforcazione profonda tra <strong>le</strong> Province più attive – il 46,67% del tota<strong>le</strong>, che<br />
hanno raggiunto un buon livello di realizzazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> – ed il restante<br />
53,33% di Province, accomunate da un bassi livello di attivazione <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
<strong>interventi</strong>, che sono ancora in fase di progettazione.<br />
All’opposto, va segnalato il dato virtuoso del Centro, dove nel 90,91% del<strong>le</strong><br />
Province <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> per i minori rappresentano oramai una realtà consolidata<br />
all’interno dei PSZ.<br />
Affinando il livello di analisi, abbiamo voluto verificare se, all’interno dei<br />
PSZ, fossero previsti <strong>interventi</strong> specifici per il target ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>.<br />
Previsione di <strong>interventi</strong> specifici per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> all’interno dei PSZ<br />
% di risposte positive<br />
90,00<br />
80,00<br />
70,00<br />
60,00<br />
50,00<br />
40,00<br />
30,00<br />
20,00<br />
10,00<br />
0,00<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
Anche in questo caso, il dato comp<strong>le</strong>ssivo appare abbastanza<br />
incoraggiante: nel 60% del<strong>le</strong> Province italiane i PSZ dedicano un’attenzione<br />
particolare ai bisogni specifici <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, progettando <strong>interventi</strong> rivolti<br />
espressamente a questo target.<br />
Viene confermato l’andamento virtuoso del Centro, con circa un 85% di<br />
Province nel<strong>le</strong> quali i PSZ prevedono <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>. Da questo<br />
punto di vista, anche il Nord-Ovest si colloca in buona posizione, al di sopra<br />
della media naziona<strong>le</strong>: sette Province su dieci rispondono affermativamente.<br />
Invece <strong>le</strong>ggermente al di sotto della media risulta il dato del Nord-Est e del<br />
Sud: in entrambi i casi, all’incirca in una Provincia su due i PSZ si rivolgono<br />
espressamente a<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>.<br />
In ultimo, <strong>le</strong> Iso<strong>le</strong>, con il 40% di risposte positive.<br />
121
Analizziamo adesso la tipologia <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> previsti<br />
all’interno dei PSZ<br />
Area in cui si collocano <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> specifici<br />
% di risposte positive<br />
100,00<br />
90,00<br />
80,00<br />
70,00<br />
60,00<br />
50,00<br />
40,00<br />
30,00<br />
75,00<br />
50,00<br />
44,44 45,45<br />
100,00<br />
58,00<br />
57,14 58,33<br />
55,56<br />
27,27<br />
100,00 100,00<br />
100,00<br />
54,00<br />
71,43<br />
55,56<br />
75,00<br />
63,64<br />
70,00<br />
85,71<br />
83,33<br />
77,78<br />
63,64<br />
80,00<br />
71,43<br />
77,7875,00<br />
75,00<br />
62,00<br />
20,00<br />
18,18<br />
10,00<br />
0,00<br />
Prevenzione devianza<br />
Prevenzione<br />
dispersione scolastica<br />
e formativa<br />
Prevenzione droghe ed<br />
educazione alla salute<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso <strong>le</strong> Italia<br />
Socializzazione e<br />
tempo libero<br />
Integrazione immigrati<br />
Tra <strong>le</strong> Province i cui PSZ prevedono <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, l’80%<br />
prevede <strong>interventi</strong> nell’area “socializzazione e tempo libero”, il 70% nell’area<br />
“prevenzione del<strong>le</strong> droghe/educazione alla salute”, il 62% prevede <strong>interventi</strong> per<br />
l’integrazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> immigrati; <strong>le</strong>ggermente inferiore – ma comunque superiore<br />
al 50% – la percentua<strong>le</strong> di Province che prevede <strong>interventi</strong> di prevenzione della<br />
devianza e della dispersione scolastica.<br />
Come abbiamo visto prima, nel<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> <strong>le</strong> Province che prevedono <strong>interventi</strong><br />
rappresentano solo una minoranza: tuttavia, quando questi <strong>interventi</strong> sono<br />
previsti, essi coprono in maniera generalizzata tutte <strong>le</strong> aree.<br />
Gli <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> imp<strong>le</strong>mentati all’interno dei PSZ analizzati<br />
fin qui, rappresentano ovviamente solo una parte dell’insieme dei<br />
progetti/<strong>interventi</strong> a favore <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> realizzati in ciascun ambito<br />
provincia<strong>le</strong>. Bisogna infatti considerare che non tutte <strong>le</strong> istituzioni hanno lo<br />
stesso grado di coinvolgimento nei PSZ, e quindi i progetti promossi dal<strong>le</strong><br />
singo<strong>le</strong> istituzioni non necessariamente vengono inglobati nel contenitore<br />
rappresentato dai PSZ. Inoltre, <strong>gli</strong> stessi PSZ presentano gradi molto<br />
differenziati di attivazione nei diversi ambiti regionali e provinciali.<br />
Pertanto, è apparso opportuno chiedere ai nostri interlocutori una stima<br />
dell’insieme del<strong>le</strong> azioni progettuali comp<strong>le</strong>ssivamente realizzate nel proprio<br />
ambito provincia<strong>le</strong>. Infatti, se pure l’Assessorato Provincia<strong>le</strong> non<br />
necessariamente è a conoscenza di ciascuna singola azione promossa dal<strong>le</strong><br />
122
differenti istituzioni, tuttavia esso rappresenta comunque un osservatorio<br />
privi<strong>le</strong>giato di quanto viene realizzato a livello provincia<strong>le</strong>: richiamiamo quanto<br />
detto nell’introduzione, la <strong>le</strong>gge n. 328 attribuisce al<strong>le</strong> Province un ruolo<br />
fondamenta<strong>le</strong> nella gestione del sistema informativo sul<strong>le</strong> politiche sociali.<br />
Dal punto di vista metodologico, si è proceduto chiedendo al<strong>le</strong> Province di<br />
indicare una stima del<strong>le</strong> azioni progettuali a favore <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong><br />
comp<strong>le</strong>ssivamente realizzate dai diversi attori istituzionali sul territorio di propria<br />
competenza a partire dal 2004. La stima veniva fornita con riferimento a diversi<br />
ambiti tematici <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong>, sulla seguente scala: nessuno; da 1 a 5; da 6 a<br />
10; da 11 a15; da 16 a 20; più di 20.<br />
Di seguito, riportiamo la numerosità media del<strong>le</strong> azioni progettuali realizzate<br />
nei diversi ambiti tematici per ciascuna macro-area geografica. Per calcolarla,<br />
trattandosi di valori in classi, si è adoperato il valore centra<strong>le</strong> di ogni classe (per<br />
l’ultima si è assunto come limite superiore 25) moltiplicato per <strong>le</strong> frequenze<br />
(Province) relative a ciascuna area geografica.<br />
18<br />
Stima numerosità media azioni progettuali<br />
16<br />
14<br />
12<br />
10<br />
8<br />
6<br />
4<br />
2<br />
0<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
Prevenzione devianza<br />
minori<strong>le</strong><br />
Prevenzione dispersione<br />
scolastica e formativa<br />
Prevenzione/trattamento<br />
<strong>de<strong>gli</strong></strong> abusi e<br />
maltrattamenti<br />
Prevenzione droghe e<br />
promozione stili di vita<br />
sani<br />
Socializzazione e tempo<br />
libero<br />
Promozione dei diritti<br />
Integrazione <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong><br />
immigrati<br />
Educazione alla <strong>le</strong>galita'<br />
In tutte <strong>le</strong> aree geografiche, l’area “socializzazione e tempo libero” è quella<br />
in cui sono attivati più <strong>interventi</strong>. L’unica eccezione è rappresentata dal<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong>,<br />
in cui sono più numerosi <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> per la prevenzione della dispersione<br />
scolastica; questo dato non sorprende, visto la particolare criticità che il<br />
fenomeno della dispersione registra nel<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> ed in modo particolare in<br />
Sardegna.<br />
123
Gli <strong>interventi</strong> che hanno a che fare con la promozione dei diritti di<br />
cittadinanza – quali quelli inclusi nel<strong>le</strong> aree “Promozione dei diritti dei minori” e<br />
“Integrazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> immigrati” – tendono a ridursi considerevolmente,<br />
man mano che ci si sposta dal Centro-Nord verso <strong>le</strong> aree meridionali.<br />
All’interno del<strong>le</strong> aree meridionali, la numerosità <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> realizzati al<br />
Sud si colloca costantemente al di sotto di quella del<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong>.<br />
Più in genera<strong>le</strong> notiamo il buon andamento del<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong>, che risultano al<br />
primo posto in quanto a numerosità <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> non solo nell’area della<br />
dispersione scolastica, ma anche per quanto concerne <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> di<br />
prevenzione della devianza e quelli per la prevenzione del<strong>le</strong> droghe e<br />
l’educazione alla salute; nell’area “socializzazione e tempo libero” la numerosità<br />
<strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> realizzati nel<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> è seconda solo a quella registrata al Centro.<br />
L’insieme di questi dati serve a correggere quell’impressione di scarsa<br />
attivazione del<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> che si ricavava limitandosi ai soli <strong>interventi</strong> realizzati<br />
nell’ambito dei Piani Sociali di Zona; evidentemente il ritardo di attivazione <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
<strong>interventi</strong> per i minori – e per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> in maniera specifica – all’interno dei<br />
PSZ non è un dato interpretabi<strong>le</strong> isolatamente, ma rappresenta solo un aspetto<br />
di un più genera<strong>le</strong> ritardo nella attivazione dei PSZ.<br />
Un particolare e<strong>le</strong>mento di qualità <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> ci<br />
sembra essere costituito dal loro coinvolgimento in azioni di mediazione.<br />
Abbiamo quindi effettuato un’analisi particolare relativa alla diffusione di progetti<br />
ne<strong>gli</strong> ambiti della mediazione familiare, scolastica e di quella applicata<br />
all’ambito pena<strong>le</strong>.<br />
35,29<br />
Mediazione<br />
pena<strong>le</strong><br />
14,29<br />
30,77<br />
27,78<br />
50,00<br />
66,67<br />
Mediazione<br />
familiare<br />
61,54<br />
72,22<br />
80,26<br />
90,00<br />
83,33<br />
94,12<br />
Mediazione<br />
cultura<strong>le</strong><br />
75,00<br />
76,47<br />
84,93<br />
83,33<br />
83,33<br />
100,00<br />
0,00 10,00 20,00 30,00 40,00 50,00 60,00 70,00 80,00 90,00 100,00<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
124
La diffusione di progetti di mediazione cultura<strong>le</strong> e di mediazione familiare<br />
ha raggiunto livelli molto alti a livello naziona<strong>le</strong>.<br />
Nella quasi totalità del<strong>le</strong> province del Nord-Ovest, ed in circa l’83% di quel<strong>le</strong><br />
del Nord-Est, sono attivi progetti in entrambi i suddetti ambiti della mediazione.<br />
Nel 90% del<strong>le</strong> province del<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> esistono progetti di mediazione familiare,<br />
mentre meno attivo da questo punto di vista risulta il Centro (61%).<br />
Invece la mediazione in ambito pena<strong>le</strong> è un e<strong>le</strong>mento qualificante <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
<strong>interventi</strong> presente soprattutto al Sud e nel<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong>, a conferma della buona<br />
qualità della collaborazione che si è venuta a creare nel<strong>le</strong> aree meridionali tra<br />
Enti Locali e strutture della Giustizia Minori<strong>le</strong>.<br />
125
3. LA COLLABORAZIONE INTERISTITUZIONALE<br />
Oltre al dato quantitativo sulla numerosità dei progetti imp<strong>le</strong>mentati,<br />
abbiamo anche voluto verificare la qualità della collaborazione interistituziona<strong>le</strong><br />
nella progettazione e realizzazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> destinati a<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>,<br />
attraverso il giudizio espresso al riguardo da<strong>gli</strong> Assessorati Provinciali.<br />
Nell’ottica della costruzione del<strong>le</strong> reti territoriali, la Provincia riveste un<br />
importante ruolo strategico di coordinamento che <strong>le</strong> permette di interagire con la<br />
totalità <strong>de<strong>gli</strong></strong> attori istituzionali. Abbiamo quindi chiesto a<strong>gli</strong> Assessorati<br />
Provinciali di fornire un giudizio sulla collaborazione esistente con i diversi<br />
partner istituzionali.<br />
La qualità del lavoro di rete dipende in primo luogo dalla qualità della<br />
interazione tra il livello Comuna<strong>le</strong> cui spetta la gestione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong>, e quello<br />
Provincia<strong>le</strong> che ha funzioni di coordinamento e raccordo interistituziona<strong>le</strong>.<br />
I risultati raffigurati nel grafico seguente mostrano come la qualità della<br />
collaborazione tra i due livelli <strong>de<strong>gli</strong></strong> Enti Locali tende drasticamente ad<br />
abbassarsi man mano che ci si sposta dal<strong>le</strong> aree settentrionali verso quel<strong>le</strong> del<br />
Mezzogiorno.<br />
Comuni<br />
100%<br />
90%<br />
80%<br />
70%<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
10%<br />
0%<br />
10 ,53<br />
6,25<br />
9,09<br />
10,00<br />
8,00<br />
12 ,50<br />
22,22<br />
18 ,18<br />
25,33<br />
45,00<br />
44,44<br />
89,47<br />
81,25<br />
72,73<br />
66,67<br />
45,00<br />
33,33<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
Buona Sufficiente Insufficiente<br />
<strong>Il</strong> paradigma della integrazione sul qua<strong>le</strong> si basa la <strong>le</strong>gge di riforma del<strong>le</strong><br />
politiche sociali, trova comp<strong>le</strong>ta attuazione nella misura in cui si riesce a<br />
superare il tradiziona<strong>le</strong> separatismo che ha contraddistinto <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong><br />
promossi dai diversi attori istituzionali. Ciò significa entrare nell’ottica della<br />
126
progettazione partecipata e della gestione integrata <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong>, la sola che<br />
può consentire una maggiore efficacia/efficienza in un momento storico<br />
caratterizzato da drastica riduzione del<strong>le</strong> risorse disponibili.<br />
Da questo punto di vista, appare interessante analizzare come viene<br />
giudicato da<strong>gli</strong> attori Provinciali lo stato di realizzazione della integrazione<br />
socio-saniataria (assumendo come indice della stessa la qualità della<br />
collaborazione con <strong>le</strong> ASL) e socio-educativa (in questo caso, l’indicatore è<br />
rappresentato dalla qualità di collaborazione con il CSA, ossia l’Ufficio<br />
Provincia<strong>le</strong> del Ministero dell’Istruzione).<br />
A.S.L.<br />
100%<br />
90%<br />
80%<br />
70%<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
10%<br />
0%<br />
6,67<br />
8,33<br />
5,00<br />
2,70<br />
11,11<br />
22,22<br />
8,33<br />
17,57<br />
26,67<br />
30,00<br />
33,33<br />
33,33<br />
32,43<br />
38,89<br />
30,00<br />
66,67<br />
50,00<br />
55,56<br />
47,30<br />
38,89<br />
35,00<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
Buona Sufficiente Insufficiente Inesistente<br />
Ufficio Scolastico Provincia<strong>le</strong> (CSA)<br />
100%<br />
90%<br />
80%<br />
70%<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
10%<br />
0%<br />
2,70<br />
10 ,53<br />
10 ,0 0<br />
13 ,3 3<br />
12 ,50<br />
16 ,6 7<br />
12 ,16<br />
10 ,0 0<br />
12 ,50<br />
33,33<br />
47,37<br />
41,89<br />
50,00<br />
50,00<br />
75,00<br />
53,33<br />
42,11<br />
43,24<br />
33,33<br />
30,00<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
Buona Sufficiente Insufficiente Inesistente<br />
127
In entrambi i casi, <strong>le</strong> Province faticano ad instaurare una collaborazione<br />
ottima<strong>le</strong>, più di quanto non facciano con i Comuni.<br />
Per quanto riguarda l’integrazione socio-sanitaria, sono soprattutto <strong>le</strong><br />
Province del Nord-Ovest e del Sud che faticano ad instaurare una buona<br />
collaborazione con <strong>le</strong> ASL, mentre la situazione appare decisamente mi<strong>gli</strong>ore<br />
nel Nord-Est.<br />
Diversa la situazione riscontrata rispetto alla qualità della collaborazione<br />
con l’Ufficio Scolastico provincia<strong>le</strong>: in questo caso sono il Centro ed il Sud a<br />
denunciare una difficoltà specifica. Nel<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong>, al contrario, sembra essersi<br />
instaurata un’ottima collaborazione tra Enti Locali e CSA, e questo dato è<br />
certamente confortante se si considera che ta<strong>le</strong> collaborazione appare<br />
indispensabi<strong>le</strong> per contrastare i fenomeni di ma<strong>le</strong>ssere scolastico, che proprio<br />
nel<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> registrano i più alti tassi.<br />
Sembra quindi che venga a crearsi una più proficua collaborazione tra <strong>le</strong><br />
Province e <strong>le</strong> istituzioni specificamente preposte al presidio di particolari<br />
fenomeni di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, laddove tali fenomeni risultano<br />
maggiormente preoccupanti.<br />
Questa impressione è confermata anche dal giudizio sulla collaborazione<br />
con <strong>le</strong> strutture della Giustizia Minori<strong>le</strong>: in questo caso, <strong>le</strong> mi<strong>gli</strong>ori sinergie<br />
tendono a realizzarsi nel<strong>le</strong> aree meridionali, laddove il coinvolgimento <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> in attività devianti rappresentano certamente fonte di<br />
preoccupazione per <strong>le</strong> istituzioni, stante la invasiva presenza della criminalità<br />
organizzata.<br />
Giustizia minori<strong>le</strong><br />
100%<br />
90%<br />
80%<br />
70%<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
10%<br />
0%<br />
14,29<br />
18,75<br />
16,67<br />
15,00<br />
12,68<br />
22,22<br />
12,68<br />
14,29<br />
8,33<br />
18,75<br />
25,00<br />
22,22<br />
38,03<br />
42,86<br />
58,33<br />
43,75<br />
60,00<br />
55,56<br />
36,62<br />
28,57<br />
18,75<br />
16,67<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
Buona Sufficiente Insufficiente Inesistente<br />
128
Infine, abbiamo voluto vetrificare il grado di coinvolgimento nel<strong>le</strong> reti<br />
territoriali da una parte dei soggetti del terzo settore, dall’altra <strong>de<strong>gli</strong></strong> stessi utenti<br />
finali <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> (<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> e <strong>le</strong> loro fami<strong>gli</strong>e).<br />
La collaborazione con volontariato e terzo settore ha raggiunto un buon livello<br />
sia nel<strong>le</strong> aree settentrionali sia al Sud; invece negativo appare il dato del<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong>,<br />
dove circa un quarto del<strong>le</strong> Province giudica insufficiente questa collaborazione, ed<br />
in un restante quarto ta<strong>le</strong> collaborazione è semplicemente inesistente.<br />
Volontariato e terzo settore<br />
100%<br />
80%<br />
31,58<br />
33,33<br />
8,33<br />
41,67<br />
5,00<br />
35,00<br />
22,22<br />
22,22<br />
2,67<br />
5,33<br />
32,00<br />
60%<br />
11,11<br />
40%<br />
20%<br />
68,42<br />
66,67<br />
50,00<br />
60,00<br />
44,44<br />
60,00<br />
0%<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
Buona Sufficiente Insufficiente Inesistente<br />
<strong>Il</strong> protagonismo dei giovani nel<strong>le</strong> reti territoriali attraverso la loro<br />
partecipazione alla progettazione partecipata <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong>, raggiunge buoni<br />
livelli nel<strong>le</strong> Province settentrionali, mentre si abbassa al Centro ed al Sud.<br />
Ancora una volta, è nel<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> che il dato risulta maggiormente negativo: in un<br />
terzo dei casi, non vi è nessun coinvolgimento dei giovani; anche quando<br />
questo coinvolgimento c’è, nel<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> più frequentemente che altrove esso è<br />
giudicato insufficiente.<br />
129
Forum e associazioni giovanili<br />
100%<br />
80%<br />
17,65<br />
11,76<br />
13,33<br />
13,33<br />
25,00<br />
8,33<br />
16,67<br />
16,67<br />
33,33<br />
19,72<br />
14,08<br />
60%<br />
29,41<br />
26,67<br />
33,33<br />
33,33<br />
22,22<br />
28,17<br />
40%<br />
11,11<br />
20%<br />
41,18<br />
46,67<br />
33,33<br />
33,33<br />
33,33<br />
38,03<br />
0%<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
Buona Sufficiente Insufficiente Inesistente<br />
Anche rispetto al coinvolgimento del<strong>le</strong> fami<strong>gli</strong>e la situazione appare mi<strong>gli</strong>ore<br />
nel<strong>le</strong> aree settentrionali. Nella maggioranza del<strong>le</strong> Province del mezzogiorno<br />
questo coinvolgimento è inesistente o, comunque, insufficiente. Va segnalato<br />
anche il dato del Centro, ove nel 45% del<strong>le</strong> Province non vi è nessun<br />
coinvolgimento diretto di rappresentanti del<strong>le</strong> fami<strong>gli</strong>e nella rete territoria<strong>le</strong> di<br />
intervento.<br />
Rappresentanti del<strong>le</strong> fami<strong>gli</strong>e<br />
100%<br />
90%<br />
80%<br />
70%<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
10%<br />
0%<br />
11,76<br />
13,33<br />
27,78<br />
25,71<br />
13,33<br />
45,45<br />
44,44<br />
35,29<br />
21,43<br />
27,78<br />
40,00<br />
22,22<br />
23,53<br />
28,57<br />
22,22<br />
54,55<br />
33,33<br />
33,33<br />
29,41<br />
22,22<br />
24,29<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
Buona Sufficiente Insufficiente Inesistente<br />
130
4. LA DIMENSIONE TECNICO-PROFESSIONALE<br />
In questa sezione vengono analizzate <strong>le</strong> risorse tecnico-professionali del<strong>le</strong><br />
Amministrazioni Provinciali nel campo <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per i minori.<br />
4.1 Gli Uffici per <strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matiche minorili<br />
In primo luogo si è voluto verificare la presenza, all’interno dell’Assessorato<br />
Provincia<strong>le</strong>, di uno specifico Settore/Area/Ufficio che si occupa del<strong>le</strong><br />
prob<strong>le</strong>matiche minorili.<br />
Esiste all'interno dell'Assessorato Provincia<strong>le</strong> una/o specifica/o<br />
Area/Settore/Ufficio che si occupa di prob<strong>le</strong>matiche minorili?<br />
90,00<br />
87,50<br />
80,00<br />
70,00<br />
60,00<br />
65,00<br />
72,22<br />
70,00<br />
66,25<br />
50,00<br />
42,86<br />
40,00<br />
30,00<br />
20,00<br />
10,00<br />
0,00<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
La maggioranza del<strong>le</strong> province campionate si è dotata di un settore o di un<br />
ufficio orientato al<strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matiche dei minori; in controtendenza il Centro, dove<br />
solo il 43% del<strong>le</strong> Province ha risposto affermativamente.<br />
È stato inoltre chiesto un giudizio circa l’adeguatezza del numero di<br />
operatori impiegati nel settore minori, in rapporto al<strong>le</strong> funzioni della Provincia in<br />
materia e alla numerosità della popolazione minori<strong>le</strong> residente.<br />
131
100%<br />
90%<br />
11,76<br />
14 ,2 9<br />
33,33<br />
17,6 5<br />
25,00<br />
18 ,4 6<br />
80%<br />
70%<br />
60%<br />
35,29<br />
50,00<br />
23,53<br />
12 ,50<br />
32,31<br />
50%<br />
33,33<br />
40%<br />
30%<br />
52,94<br />
58,82<br />
62,50<br />
49,23<br />
20%<br />
35,71<br />
33,33<br />
10%<br />
0%<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
Insufficiente Sufficiente Buono<br />
Circa il 50% del<strong>le</strong> Province che possiedono uno specifico settore minori<br />
definisce insufficiente il numero di operatori coinvolti nell’area minori; ta<strong>le</strong><br />
percentua<strong>le</strong> aumenta nel sud e nel<strong>le</strong> iso<strong>le</strong>, mentre giudizi mi<strong>gli</strong>ori<br />
sull’adeguatezza del<strong>le</strong> risorse sono espressi al Centro ed al Nord-Est.<br />
Analizziamo adesso quali sono <strong>le</strong> figure professionali coinvolte nel<br />
settore/ufficio provincia<strong>le</strong> che si occupa di prob<strong>le</strong>matiche minorili.<br />
Le Province che hanno impegnato almeno un assistente socia<strong>le</strong> sono 38<br />
distribuite secondo la tabella che segue:<br />
132
3<br />
4<br />
Milano (22), Napoli (12), Nuoro (6), Ca<strong>gli</strong>ari (4)<br />
2-3<br />
11<br />
Belluno, Brindisi, Catania, Crotone, Como, Isernia, L’Aquila,<br />
Mantova, Messina, Pa<strong>le</strong>rmo, Treviso<br />
1<br />
21<br />
Arezzo, Bari, Brescia, Caltanissetta,<br />
Caserta, Catanzaro, Chieti, Cosenza,<br />
Cuneo, Frosinone, Lecco, Matera,<br />
Parma, Pistoia, Rieti, Sondrio, Taranto,<br />
Teramo, Torino, Venezia, Viterbo<br />
0 5 10 15 20 25<br />
N.B.: Le province di Gorizia e di Lucca non hanno dichiarato il numero di<br />
assistenti sociali coinvolti.<br />
La figura seguente illustra il numero di psicologi impegnati ne<strong>gli</strong> uffici per i<br />
minori del<strong>le</strong> Amministrazioni Provinciali; in tota<strong>le</strong> sono 16 <strong>le</strong> Province che<br />
inseriscono la figura dello psicologo nella propria Amministrazione:<br />
3<br />
2<br />
Ca<strong>gli</strong>ari, Isernia<br />
2<br />
5<br />
Bari, Como, Nuoro,<br />
Piacenza, Treviso<br />
1<br />
5<br />
Brindisi, Catania,<br />
Frosinone, Rieti,<br />
Sondrio<br />
0 1 2 3 4 5 6<br />
N.B.: Le province di Campobasso, Caserta, Messina e Sassari non hanno<br />
dichiarato il numero di psicologi coinvolti.<br />
133
I sociologi impegnati sono 18, distribuiti così come mostrato in figura<br />
seguente:<br />
2<br />
3<br />
Bologna, Milano, Modena<br />
1<br />
12<br />
Bari, Belluno,<br />
Crotone, Ferrara,<br />
Frosinone,<br />
Isernia, L’Aquila,<br />
Lodi, Piacenza,<br />
Rieti, Sondrio,<br />
Udine<br />
0 2 4 6 8 10 12 14<br />
N.B.: Le province di Campobasso, Caserta, Como, Messina e Sassari non<br />
hanno dichiarato il numero di sociologi coinvolti.<br />
Infine, <strong>gli</strong> amministrativi sono coinvolti in 46 Province, distribuiti nel modo<br />
che segue:<br />
>3<br />
5<br />
Napoli(14), Ca<strong>gli</strong>ari(6), Cosenza(6), Brindisi(5), L’Aquila(5),<br />
3<br />
13<br />
Bari, Caserta, Catanzaro, Chieti, Genova, Isernia,<br />
Mantova, Milano, Novara, Rieti, Taranto, Treviso,<br />
2<br />
14<br />
Ancona, Arezzo, Ascoli P.,Asti, Biella, Catania,<br />
Lodi, Matera, Messina, Nuoro, Oristano,<br />
Teramo, Udine, Venezia<br />
1<br />
13<br />
Belluno, Bologna, Brescia, Caltanissetta, Crotone,<br />
Ferrara, Macerata, Modena, Pistoia, Rimini, Sondrio,<br />
Torino, Verbano<br />
0 2 4 6 8 10 12 14 16<br />
N.B.: La provincia di Campobasso non ha dichiarato il numero di amministrativi<br />
coinvolti.<br />
134
4.2 Gli Osservatori Provinciali<br />
In considerazione del<strong>le</strong> attribuzioni provinciali in materia di gestione del<br />
sistema informativo e di diffusione del<strong>le</strong> informazioni, un e<strong>le</strong>mento di qualità<br />
del<strong>le</strong> risorse disponibili è certamente rappresentato dalla esistenza di un<br />
Osservatorio Provincia<strong>le</strong> sul<strong>le</strong> Politiche Sociali.<br />
Esiste un osservatorio provincia<strong>le</strong> al<strong>le</strong> Politiche sociali?<br />
100%<br />
90%<br />
80%<br />
25,00<br />
11,76<br />
17,6 5<br />
13 ,3 3<br />
4,76<br />
23,81<br />
30,00<br />
13 ,2 5<br />
24,10<br />
70%<br />
20,00<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
55,00<br />
70,59<br />
86,67<br />
71,43<br />
60,00<br />
62,65<br />
20%<br />
10%<br />
0%<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
10 ,0 0<br />
Si No, ma e' programmato No<br />
Nel 62,65% del<strong>le</strong> province campionate esiste già un Osservatorio; c’è da<br />
sottolineare però, come nel<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong>, ta<strong>le</strong> percentua<strong>le</strong> scenda al 10%.<br />
Tuttavia, <strong>le</strong> province del<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> si stanno attrezzando per recuperare<br />
questo svantaggio: il 60% di loro dichiara di aver programmato la costituzione<br />
dell’Osservatorio.<br />
Là dove l’Osservatorio è gia costituito, appare interessante analizzare <strong>le</strong><br />
funzioni ad esso attribuite:<br />
135
Consu<strong>le</strong>nza<br />
all'Amministrazione<br />
50,00<br />
64,00<br />
64,29<br />
69,23<br />
70,00<br />
100,00<br />
Realizzazione di studi e<br />
ricerche<br />
86,27<br />
100,00<br />
78,57<br />
92,31<br />
83,33<br />
90,91<br />
Italia<br />
Iso<strong>le</strong><br />
Sud<br />
Valutazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong><br />
32,00<br />
28,57<br />
25,00<br />
30,00<br />
46,15<br />
Centro<br />
Nord-est<br />
Nord-ovest<br />
M onitoraggio fenomeni<br />
sociali<br />
98,08<br />
100,00<br />
100,00<br />
92,31<br />
100,00<br />
100,00<br />
136
4.3 I diversi modelli <strong>de<strong>gli</strong></strong> assetti organizzativi<br />
In ultimo, abbiamo analizzato comp<strong>le</strong>ssivamente <strong>le</strong> risorse tecnicoprofessionali<br />
disponibili presso <strong>gli</strong> Assessorati Provinciali, con l’obiettivo di<br />
identificare <strong>le</strong> possibili tipologie di assetti organizzativi.<br />
L’assetto organizzativo del<strong>le</strong> Province è dato dall’interazione tra:<br />
A) Le tipologie professionali presenti all’interno dell’Area/Ufficio che si occupa<br />
del<strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matiche minorili.<br />
• L’indicatore è costruito sulla base della domanda 14 della sezione 5 del<br />
questionario “Dimensione tecnico-professiona<strong>le</strong>”, che chiedeva al<strong>le</strong><br />
Province di indicare l’esistenza o meno, all’interno dell’Assessorato al<strong>le</strong><br />
Politiche Sociali, di uno/una area/settore/servizio/ufficio dedicato al<strong>le</strong><br />
prob<strong>le</strong>matiche minorili, e della successiva domanda 15, che chiedeva di<br />
indicarne il persona<strong>le</strong> distinguendo, oltre la presenza di impiegati<br />
amministrativi, quattro figure professionali (assistente socia<strong>le</strong>, sociologo,<br />
psicologo, altra figura professiona<strong>le</strong>).<br />
• <strong>Il</strong> campo di variazione dell’indicatore tra 1 e 4, dove 1 indica l’assenza<br />
dell’Area/Ufficio che si occupa del<strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matiche minorili (denominata “Non<br />
esistenza dell’area/ufficio minori”), 2 la presenza dell’area/ufficio con la<br />
presenza dell’assistente socia<strong>le</strong> (denominata “Area/Ufficio base”), 3 la<br />
presenza nell’area/ufficio della figura del sociologo e/o dello psicologo,<br />
associata o no a quella dell’assistente socia<strong>le</strong> (denominata “Area/Ufficio<br />
intermedio”), 4 la presenza dell’area/ufficio con la contemporanea presenza<br />
del<strong>le</strong> diverse figure professionali (denominata “Area/Ufficio avanzato”).<br />
B) L’esistenza dell’Osservatorio Provincia<strong>le</strong> al<strong>le</strong> Politiche Sociali.<br />
• In questo caso, l’indicatore è costruito sulla base della domanda 18 della<br />
sezione 5 – “Dimensione tecnico-professiona<strong>le</strong>” – del questionario, che<br />
chiedeva al<strong>le</strong> Province di indicare l’esistenza o meno (sì esiste – no, ma è<br />
programmato – non esiste) dell’Osservatorio Provincia<strong>le</strong> al<strong>le</strong> Politiche Sociali;<br />
• Le modalità di risposta “non esiste” e “no, ma è stato programmato” sono<br />
state raggruppate in un’unica modalità;<br />
• <strong>Il</strong> campo di variazione dell’indicatore tra 1 e 2, dove 1 indica l’esistenza<br />
dell’Osservatorio Provincia<strong>le</strong> e 2 la non esistenza, o che è stato<br />
programmato ma non è ancora operativo.<br />
Dall’incrocio del<strong>le</strong> modalità su descritte, si ottengono otto combinazioni<br />
(quattro modalità per l’area/ufficio minori e due per l’esistenza o meno<br />
dell’Osservatorio Provincia<strong>le</strong>).<br />
137
Nella tabella seguente, presentiamo <strong>le</strong> diverse modalità di assetto organizzativo<br />
e la ripartizione del<strong>le</strong> Province<br />
Modalità<br />
Area/Ufficio<br />
minori<br />
No ufficio<br />
Esistenza<br />
Osservatorio<br />
Provincia<strong>le</strong><br />
Non<br />
presente/programmato<br />
Etichette<br />
assetto<br />
organizzativo<br />
No ufficio Presente 2<br />
Ufficio base<br />
Non<br />
presente/programmato<br />
Ufficio base Presente 4<br />
Ufficio<br />
intermedio<br />
Ufficio<br />
intermedio<br />
Ufficio<br />
avanzato<br />
Ufficio<br />
avanzato<br />
Non<br />
presente/programmato<br />
Presente 6<br />
Non<br />
presente/programmato<br />
1<br />
3<br />
5<br />
Province<br />
ALESSANDRIA IMPERIA<br />
NOVARA PORDENONE<br />
RAGUSA TRAPANI VERONA<br />
ANCONA AVELLINO<br />
FIRENZE FOGGIA LA<br />
SPEZIA MACERATA MASSA<br />
CARRARA PESARO-URBINO<br />
PESCARA PISA PRATO<br />
RAVENNA REGGIO<br />
CALABRIA<br />
REGGIO EMILIA SIENA<br />
TRIESTE VIBO VALENTIA<br />
ASTI BIELLA<br />
CALTANISSETTA CUNEO<br />
GENOVA LECCE MATERA<br />
MESSINA ORISTANO<br />
PALERMO TARANTO<br />
TORINO VENEZIA<br />
VERBANO-CUSIO-OSSOLA<br />
VITERBO<br />
AREZZO ASCOLI-PICENO<br />
BERGAMO BRESCIA<br />
CAMPOBASSO CASERTA<br />
CATANZARO CHIETI<br />
COSENZA FORLI'-CESENA<br />
GORIZIA LECCO LUCCA<br />
MANTOVA NAPOLI PARMA<br />
PAVIA PISTOIA RIMINI<br />
ROMA TERAMO VARESE<br />
BELLUNO BRINDISI<br />
CAGLIARI CATANIA<br />
L'AQUILA NUORO TREVISO<br />
BENEVENTO BOLOGNA<br />
COMO CREMONA<br />
CROTONE FERRARA LODI<br />
MILANO MODENA<br />
PIACENZA SASSARI UDINE<br />
7 BARI FROSINONE ISERNIA<br />
Presente 8 RIETI SONDRIO<br />
138
5. LA GOVERNANCE DELLE POLITICHE PER L’ADOLESCENZA<br />
Rispetto al livello di governance del<strong>le</strong> politiche per l’ado<strong>le</strong>scenza, una prima<br />
area di indagine è rappresentata dal numero di atti pubblici adottati dall’Ente<br />
Provincia, a partire dal 2002, per sette aree tematiche.<br />
La figura seguente riporta, per ciascuna area tematica, la percentua<strong>le</strong> di<br />
Province che ha adottato almeno un atto pubblico, rispetto all’area geografica.<br />
100,00<br />
90,00<br />
80,00<br />
70,00<br />
60,00<br />
50,00<br />
40,00<br />
30,00<br />
88,89<br />
90,00<br />
84,62 85,71<br />
84,21<br />
82,35<br />
78,95 78,57 80,00<br />
80,00<br />
77,78<br />
75,34<br />
72,22 76,47 73,33<br />
75,00<br />
72,2272,97<br />
68,75 68,75 70,00<br />
69,23<br />
70,67<br />
66,67<br />
68,75<br />
70,59<br />
64,71 73,68<br />
64,29 64,00<br />
58,82<br />
58,33<br />
60,00<br />
52,94<br />
50,00<br />
42,86<br />
40,00<br />
37,50<br />
33,33 32,35<br />
25,00<br />
20,00<br />
10,00<br />
0,00<br />
5,56<br />
Devianza minori<strong>le</strong><br />
Dispersione<br />
scolastica e<br />
formativa<br />
Prevenzione<br />
droghe ed<br />
educazione alla<br />
salute<br />
So cializzazio ne e<br />
tempo libero<br />
Promozione dei<br />
diritti<br />
Integrazione minori<br />
immigrati<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
Legge 285<br />
Nel<strong>le</strong> aree centro-settentrionali si registrano percentuali più e<strong>le</strong>vate di<br />
province che hanno adottato atti pubblici in aree che hanno a che fare con la<br />
promozione dei diritti di cittadinanza, sia <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> in genera<strong>le</strong>, sia di<br />
quella particolare categoria rappresentata da<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> immigrati. Questa<br />
dato è una ulteriore conferma dell’esistenza di un’Italia “a doppia velocità”<br />
rispetto alla promozione dei diritti di cittadinanza <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, già emersa<br />
dall’analisi <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> realizzati (vedi sezione precedente).<br />
Vediamo adesso come l’attenzione manifestata dal<strong>le</strong> Province attraverso la<br />
promulgazione di atti pubblici trova riscontro nella sottoscrizione di intese<br />
interistituzionali, protocolli e accordi di programma.<br />
139
A partire dal 2002, l'Ente ha sottoscritto intese, protocolli, accordi relativi ad<br />
<strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>?<br />
100,0<br />
90,0<br />
80,0<br />
70,0<br />
60,0<br />
50,0<br />
40,0<br />
30,0<br />
20,0<br />
10,0<br />
0,0<br />
100,00<br />
90,00<br />
84,21<br />
81,25<br />
70,00<br />
50,00<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
Le intese tra <strong>le</strong> diverse istituzioni nell’area <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong><br />
<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> rappresentano una realtà nella totalità del<strong>le</strong> Province del Nord-Est e<br />
nella quasi totalità del<strong>le</strong> Province del Sud, mentre sono presenti solo nella metà<br />
del<strong>le</strong> Province del Centro.<br />
Inoltre, come ulteriore e<strong>le</strong>mento di controllo della qualità del<strong>le</strong> reti territoriali<br />
di intervento, si chiedeva di indicare l’esistenza di un gruppo di lavoro su cinque<br />
aree tematiche.<br />
80<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Devianza<br />
Dispersione scolastica Prevenzione droghe ed<br />
e formativa educazione alla salute<br />
So cializzazio ne e<br />
tempo libero<br />
Integrazione immigrati<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
140
Le Province settentrionali sono più attive nella costituzione di gruppi di lavoro<br />
sul<strong>le</strong> tematiche dei minori immigrati, ulteriore dato di conferma della loro<br />
attenzione a ta<strong>le</strong> fenomeno. L’analisi dei gruppi di lavoro tematici istituiti<br />
conferma l’attenzione prestata nel<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> al fenomeno della dispersione<br />
scolastica, ed al Sud ai fenomeni devianti. Invece al Sud sono decisamente<br />
poche <strong>le</strong> Province che hanno costituito gruppi di lavoro destinati ad approfondire<br />
non specifici fenomeni di <strong>disagio</strong> o di allarme socia<strong>le</strong>, ma piuttosto <strong>le</strong> esigenze<br />
della totalità <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> in materia di socializzazione e tempo libero.<br />
5.1 Le reti territoriali<br />
Abbiamo voluto verificare la capacità del<strong>le</strong> Amministrazioni Provinciali di<br />
attivare reti territoriali di lavoro sul<strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matiche ado<strong>le</strong>scenziali, attraverso la<br />
promozione di gruppi integrati di lavoro. Ciò ci sembra un uti<strong>le</strong> indicatore di<br />
quella funzione di coordinamento <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong>, che è propria del livello<br />
provincia<strong>le</strong>. L’indicatore è stato costruito sulla base della domanda 13 della<br />
sezione 4 del questionario “Produzione normativa provincia<strong>le</strong> di settore e livello di<br />
governance”, che chiedeva al<strong>le</strong> Province di indicare, in riferimento a cinque aree<br />
tematiche (devianza – dispersione scolastica e formativa – prevenzione droghe<br />
ed educazione alla salute – socializzazione e tempo libero – integrazione<br />
immigrati) l’esistenza o no (sì – no) di gruppo di lavoro, la formalizzazione (sì –<br />
no) di ta<strong>le</strong> gruppo di lavoro ed, infine, la presenza, nel gruppo di lavoro di<br />
persona<strong>le</strong> esterno all’Amministrazione, distinguendo tra sei modalità ( persona<strong>le</strong><br />
scolastico – persona<strong>le</strong> A.S.L. – persona<strong>le</strong> Giustizia minori<strong>le</strong> – rappresentanti<br />
terzo settore – consu<strong>le</strong>nti esterni – altro persona<strong>le</strong> esterno).<br />
Indicatori della presenza di una rete territoria<strong>le</strong> sono considerati:<br />
a) l’esistenza di gruppi di lavoro per <strong>le</strong> cinque aree tematiche considerate nel<br />
questionario,<br />
b) la formalizzazione di tali gruppi di lavoro,<br />
c) la presenza, nei gruppi di lavoro, di persona<strong>le</strong> esterno all’Amministrazione.<br />
A ciascuna area tematica, può essere attribuito un punteggio che varia tra 0<br />
e 3, dove 0 indica l’assenza di un gruppo di lavoro dedicato ad una specifica<br />
area, 1 l’esistenza di un gruppo di lavoro dedicato, 2 l’esistenza di un gruppo di<br />
lavoro formalizzato e 3 indica l’esistenza di un gruppo di lavoro, formalizzato e<br />
composto anche da persona<strong>le</strong> esterno all’Amministrazione. <strong>Il</strong> valore<br />
dell’indicatore è dato dalla somma dei punteggi ottenuti dalla Provincia in<br />
ciascuna area tematica; pertanto, il campo di variazione dell’indicatore è<br />
compreso tra 0 e 15.<br />
Nella tabella seguente, presentiamo la ripartizione del<strong>le</strong> Province (la riga<br />
“non calcolato” contiene <strong>le</strong> Province che non hanno fornito alcuna risposta alla<br />
domanda 13 del questionario) rispetto al valore dell’indicatore raggruppato in<br />
classi uniformi.<br />
141
Valore indicatore capacità<br />
attivazione rete territoria<strong>le</strong><br />
1 a 3<br />
4 a 6<br />
7 a 9<br />
Province<br />
BOLOGNA CATANZARO FOGGIA MATERA<br />
SONDRIO TERAMO TRAPANI ANCONA<br />
CAMPOBASSO CASERTA GORIZIA L'AQUILA<br />
MASSA CARRARA NOVARA PISTOIA<br />
VERBANO-CUSIO-OSSOLA<br />
ISERNIA MILANO TARANTO AVELLINO CREMONA<br />
FROSINONE GENOVA LECCE<br />
PALERMO TREVISO VARESE VIBO VALENTIA<br />
ASCOLI-PICENO CAGLIARI CATANIA CUNEO<br />
IMPERIA LECCO LODI LUCCA RAVENNA UDINE<br />
BELLUNO CHIETI COMO FORLI'-CESENA<br />
ORISTANO PAVIA SIENA LA SPEZIA MODENA<br />
NUORO ROMA TORINO BENEVENTO PARMA<br />
PIACENZA VENEZIA<br />
10 a 12<br />
BIELLA CALTANISSETTA BERGAMO CROTONE<br />
PRATO RIETI<br />
13 a 15 MANTOVA AREZZO COSENZA REGGIO EMILIA<br />
Non calcolato<br />
ALESSANDRIA ASTI BARI BRESCIA BRINDISI<br />
FERRARA FIRENZE MACERATA MESSINA<br />
NAPOLI PESARO-URBINO PESCARA PISA<br />
PORDENONE RAGUSA REGGIO CALABRIA<br />
RIMINI SASSARI TRIESTE VERONA VITERBO<br />
Abbiamo anche voluto verificare se esiste una collaborazione tra i diversi<br />
assetti organizzativi del<strong>le</strong> Province, presentati nella sezione precedente, e la<br />
capacità di attivazione della rete territoria<strong>le</strong>.<br />
Infine, al fine di rendere più immediata la <strong>le</strong>ttura della posizione assunta da<br />
ciascuna Provincia rispetto ai due suddetti indicatori, riportiamo il grafico dato<br />
dall’intersezione tra l’assetto organizzativo del<strong>le</strong> Province (sull’asse orizzonta<strong>le</strong>)<br />
e la capacità di attivazione della rete territoria<strong>le</strong> (sull’asse vertica<strong>le</strong>). Nel grafico<br />
non vengono riportate <strong>le</strong> Province per cui non è stato possibi<strong>le</strong> calcolare il<br />
valore dell’indicatore relativo alla capacità di attivazione della rete territoria<strong>le</strong>.<br />
Le linee gial<strong>le</strong> rappresentano rispettivamente:<br />
a) per l’indicatore riferito all’assetto organizzativo del<strong>le</strong> Province, che è un<br />
dato di tipo qualitativo, il valore moda<strong>le</strong> cioè quello che presenta la<br />
frequenza assoluta più e<strong>le</strong>vata;<br />
b) per l’indicatore riferito alla capacità di attivazione della rete territoria<strong>le</strong>, che<br />
è stato trasformato in un dato di tipo quantitativo, il valore della mediana,<br />
va<strong>le</strong> a dire il valore che, avendo ordinato i dati in ordine di grandezza<br />
crescente, divide in due parti uguali (50% dei dati a sinistra e 50% dei dati a<br />
destra della mediana stessa) il tota<strong>le</strong> dei dati.<br />
142
15<br />
14<br />
13<br />
12<br />
11<br />
10<br />
9<br />
8<br />
7<br />
6<br />
5<br />
4<br />
3<br />
2<br />
1<br />
0<br />
Relazione tra assetto organizzativo del<strong>le</strong> Province e capacità attivazione della rete territoria<strong>le</strong><br />
REGGIO EM ILIA<br />
AREZZO<br />
COSENZA<br />
MANTOVA<br />
PRATO<br />
BERGAMO<br />
CROTONE<br />
RIETI<br />
BIELLA<br />
CALTANISSETTA<br />
VENEZIA<br />
PARMA<br />
PIACENZA<br />
BENEVENTO<br />
LA SPEZIA<br />
NUORO<br />
ROMA<br />
TORINO<br />
MODENA<br />
IMPERIA<br />
SIENA<br />
RAVENNA<br />
ORISTANO<br />
CUNEO<br />
FORLI'-CESENA<br />
PAVIA<br />
ASCOLI-PICENO<br />
BELLUNO CAGLIARI<br />
CHIETI COMO<br />
LUCCA<br />
CATANIA<br />
LECCO LODI<br />
UDINE<br />
AVELLINO<br />
GENOVA<br />
VIBO VALENTIA<br />
LECCE<br />
PALERMO<br />
VARESE<br />
TREVISO<br />
CREMONA<br />
FROSINONE<br />
NOVARA<br />
ANCONA<br />
MASSA CARRARA<br />
TARANTO<br />
VERBANO-CUSIO-OSSOLA<br />
CAMPOBASSO<br />
CASERTA<br />
GORIZIA<br />
PISTOIA<br />
L'AQUILA<br />
MILANO<br />
ISERNIA<br />
TRAPANI<br />
CATANZARO<br />
BOLOGNA<br />
SONDRIO<br />
FOGGIA<br />
TERAMO<br />
MATERA<br />
1 2 3 4 5 6 7 8<br />
A Assetto organizzativo del<strong>le</strong> Province<br />
B capacità attivazione della rete territoria<strong>le</strong>
Dal grafico non si evince una struttura di associazione tra i due indicatori.<br />
Infatti, nella tabella seguente, dove riportiamo il valore medio attribuito alla capacità di<br />
attivazione della rete territoria<strong>le</strong>, tutte <strong>le</strong> tipologie di assetto organizzativo presentano dei<br />
valori simili e vicini al valore medio genera<strong>le</strong> pari a 6,3 tranne il gruppo 1 e il gruppo 7.<br />
Modalità<br />
Area/Ufficio<br />
minori<br />
No ufficio<br />
Esistenza<br />
Osservatorio<br />
Provincia<strong>le</strong><br />
Non<br />
presente/programmato<br />
Tipologia<br />
assetto<br />
organizzativo<br />
Valore medio<br />
capacità attivazione<br />
rete territoria<strong>le</strong><br />
C.V.<br />
1 3,7 56,8%<br />
No ufficio Presente 2 6,5 61,5%<br />
Ufficio base<br />
Non<br />
presente/programmato<br />
3 6,2 43,5%<br />
Ufficio base Presente 4 6,8 57,4%<br />
Ufficio medio<br />
Non<br />
presente/programmato<br />
5 5,8 29,3%<br />
Ufficio medio Presente 6 6,7 40,3%<br />
Ufficio avanzato<br />
Non<br />
presente/programmato<br />
7 4,5 15,6%<br />
Ufficio avanzato Presente 8 6,5 98,5%<br />
Per confrontare diversi campioni, ciascuno con media diversa, è uti<strong>le</strong> usare una<br />
misura relativa di variazione relativa come il coefficiente di variazione (indicato con C.V. è<br />
dato dal rapporto tra lo scarto quadratico medio e la media moltiplicato per cento) che<br />
esprime lo scarto quadratico medio come percentua<strong>le</strong> della media.<br />
Pertanto, rispetto alla media, i gruppi più variabili sono l’otto, il due, il quattro e l’uno;<br />
quelli meno variabili il sette ed il cinque (come confermato dai box-plot).<br />
100<br />
Ri<strong>le</strong>vazioni effettuate almeno una volta all'anno<br />
90<br />
80<br />
70<br />
% di province<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Devianza minori<strong>le</strong><br />
Dispersione<br />
scolastica e<br />
formativa<br />
Prevenzione Socializzazione e<br />
droghe ed tempo libero<br />
educazione alla<br />
salute<br />
Partecipazione<br />
giovani<strong>le</strong> e<br />
promozione dei<br />
diritti<br />
Integrazione<br />
minori immigrati<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
Attuazione <strong>le</strong>gge<br />
285/97<br />
144
6. INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE<br />
Una specifica sezione del questionario analizzava l’attività del<strong>le</strong> Province nella<br />
gestione del sistema informativo, in termini di raccolta e di divulgazione dei dati su<br />
particolari aspetti della condizione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>.<br />
6.1 <strong>Il</strong> monitoraggio dei fenomeni<br />
A livello naziona<strong>le</strong>, la dispersione scolastica rappresenta l’area tematica<br />
maggiormente monitorata: circa sette Province su dieci effettuano ri<strong>le</strong>vazioni, mentre circa<br />
sei su dieci effettuano ri<strong>le</strong>vazioni sull’applicazione in ambito provincia<strong>le</strong> del<strong>le</strong> <strong>le</strong>gge 285 e<br />
sulla integrazione dei minori immigrati. Molto inferiore la quota di Province che effettua<br />
ri<strong>le</strong>vazioni sulla devianza minori<strong>le</strong>. In quest’ultima area tematica, sono soprattutto <strong>le</strong><br />
Province del Sud particolarmente attive, a conferma dell’attenzione che qui ricevono i<br />
fenomeni devianti, già segnalata dai dati sulla produzione di atti pubblici e sulla<br />
costituzione di gruppi di lavoro tematici (vedi sezione 4).<br />
Le Province del<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> sono molto meno attive nella raccolta di informazioni: in tutte <strong>le</strong><br />
aree tematica indagate, la percentua<strong>le</strong> di Province che in questa area geografica effettua<br />
ri<strong>le</strong>vazioni è decisamente al di sotto della media naziona<strong>le</strong>. Nel contempo, la percezione<br />
del<strong>le</strong> diverse manifestazioni di <strong>disagio</strong> risulta essere tra <strong>le</strong> Province del<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong><br />
decisamente alta, al di sopra della media naziona<strong>le</strong> (vedi sezione 1).<br />
Dall’incrocio di questi due risultati si ricava l’impressione che la mancanza di dati sul<strong>le</strong><br />
manifestazioni del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> contribuisce ad enfatizzare tali fenomeni.<br />
Una prova a conferma di ta<strong>le</strong> impressione si ottiene analizzando il dato del Nord-Est,<br />
che presenta un andamento opposto a quello del<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> per quanto riguarda la<br />
effettuazione di ri<strong>le</strong>vazioni: in tutte <strong>le</strong> aree tematiche, <strong>le</strong> Province nord-orientali si collocano<br />
al di sopra della media naziona<strong>le</strong>.<br />
Nel loro caso, al possesso dei dati si accompagna una percezione della ri<strong>le</strong>vanza dei<br />
fenomeni di <strong>disagio</strong> che, eccezion fatta per l’abuso di sostanze, è costantemente al di<br />
sotto della media naziona<strong>le</strong>.<br />
Tuttavia, non ci sembra che la percezione del <strong>disagio</strong> sia col<strong>le</strong>gabi<strong>le</strong> in maniera<br />
lineare al possesso dei dati relativi: contribuisce a determinare questa percezione anche la<br />
conoscenza diretta del territorio. Da questo punto di vista appare importante sottolineare<br />
un risultato che emerge dall’analisi dei singoli questionari provinciali: il <strong>disagio</strong> percepito<br />
risulta abbastanza in sintonia con i dati sul <strong>disagio</strong> rea<strong>le</strong>, e questo a prescindere dal fatto<br />
che ta<strong>le</strong> percezione sia suffragata o meno dal possesso di dati ed informazioni.<br />
Abbiamo anche analizzato la tipologia di ri<strong>le</strong>vazioni effettuate, e se <strong>le</strong> ri<strong>le</strong>vazioni<br />
fossero o meno accessibili a persone esterne all’Amministrazione Provincia<strong>le</strong>:<br />
145
Ri<strong>le</strong>vazione fenomeno<br />
16 ,1%<br />
37,5%<br />
39,7%<br />
32,1% 42,9%<br />
35,5%<br />
Analisi <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong><br />
21,3%<br />
29,4%<br />
22,9%<br />
25,4%<br />
14,3%<br />
23,7%<br />
Nord-ovest<br />
Nord-est<br />
M onitoraggio risorse<br />
utilizzate<br />
1,8 %<br />
22,1%<br />
27,8%<br />
16 ,2%<br />
21,1%<br />
20,0%<br />
Centro<br />
Sud<br />
Iso<strong>le</strong><br />
Accessibi<strong>le</strong> a<br />
persona<strong>le</strong> esterno<br />
all'Amministrazione<br />
50,0%<br />
82,3%<br />
80,3%<br />
83,0%<br />
75,0%<br />
79,0%<br />
Italia<br />
6.2 Evoluzione del sistema informativo ed assetto organizzativo del<strong>le</strong> Province<br />
Abbiamo voluto studiare la relazione esistente tra l’assetto organizzativo della<br />
Provincia – in termini di appartenenza ad una del<strong>le</strong> otto tipologie presentate nella sezione<br />
sul<strong>le</strong> risorse tecnico-professionali – e l’evoluzione del sistema informativo in materia di<br />
Disagio Ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> (DA).<br />
<strong>Il</strong> primo passo è rappresentato dalla creazione di un indicatore del grado di evoluzione<br />
del sistema informativo sul DA.<br />
L’indicatore è determinato sulla base della domanda 19 della sezione 6 –<br />
“informazione e sensibilizzazione” –- del questionario, che chiedeva al<strong>le</strong> Province di<br />
indicare, in riferimento a sette aree tematiche (devianza minori<strong>le</strong> – dispersione scolastica e<br />
formativa – prevenzione droghe ed educazione alla salute – socializzazione e tempo libero<br />
– partecipazione giovani<strong>le</strong> e promozione dei diritti – integrazione minori immigrati –<br />
attuazione Legge 285/97) la tipologia dei dati raccolti, distinti in tre modalità (ri<strong>le</strong>vazione<br />
fenomeno – analisi <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> – monitoraggio risorse utilizzate).<br />
Ad ogni area tematica prevista nel questionario, è stato attribuito un punteggio, che<br />
poteva variare tra 0 e 1, dato dalla somma del numero di tipologie dati raccolti ( ad ogni<br />
tipologia è stato attribuito un peso pari a 0,33).<br />
<strong>Il</strong> campo di variazione dell’indicatore tra 0 e 7, dove 0 indica che la Provincia, per tutte<br />
<strong>le</strong> aree tematiche, non svolge nessuna raccolta di dati e 7 indica che la Provincia, per tutte<br />
<strong>le</strong> aree tematiche, svolge un’attività di raccolta dati comp<strong>le</strong>ta.<br />
146
Nella tabella seguente, presentiamo la ripartizione del<strong>le</strong> Province (la riga “non<br />
calcolato” contiene <strong>le</strong> Province che non hanno fornito alcuna risposta alla domanda 19 del<br />
questionario) rispetto al valore dell’indicatore raggruppato in classi uniformi.<br />
Valore indicatore sistema<br />
informativo<br />
≤1<br />
Province<br />
FIRENZE IMPERIA NOVARA PISTOIA TERAMO VITERBO<br />
BRESCIA MATERA SASSARI SIENA TRAPANI TRIESTE<br />
VENEZIA VERBANO-CUSIO-OSSOLA BELLUNO LECCE<br />
MASSA CARRARA PISA ROMA TORINO VIBO VALENTIA<br />
]1 a 2]<br />
]2 a 3]<br />
CAGLIARI CAMPOBASSO GENOVA LA SPEZIA NAPOLI<br />
RIMINI CATANZARO COSENZA LECCO GORIZIA LODI<br />
PARMA PAVIA SONDRIO VARESE<br />
BERGAMO BOLOGNA ISERNIA MILANO TREVISO CHIETI<br />
PIACENZA ASCOLI-PICENO FERRARA FOGGIA L'AQUILA<br />
PRATO RAVENNA REGGIO EMILIA RIETI<br />
AVELLINO BENEVENTO BIELLA COMO CUNEO FORLI'-<br />
]3 a 4]<br />
CESENA MACERATA ORISTANO CASERTA CREMONA<br />
FROSINONE LUCCA MANTOVA UDINE<br />
]4 a 5] AREZZO<br />
]5 a 6] CROTONE MODENA<br />
]6 a 7]<br />
Non calcolato<br />
ALESSANDRIA ANCONA ASTI BARI BRINDISI<br />
CALTANISSETTA CATANIA MESSINA NUORO PALERMO<br />
PESARO-URBINO PESCARA PORDENONE RAGUSA<br />
REGGIO CALABRIA TARANTO VERONA<br />
Al fine di rendere immediata la <strong>le</strong>ttura della posizione assunta da ciascuna provincia<br />
rispetto ai due indicatori rappresentati da assetto organizzativo ed evoluzione del sistema<br />
informativo sul DA, riportiamo il grafico dato dall’intersezione tra l’assetto organizzativo<br />
del<strong>le</strong> Province (sull’asse orizzonta<strong>le</strong>) e l’evoluzione del sistema informativo su D.A.<br />
(sull’asse vertica<strong>le</strong>).<br />
Nel grafico non vengono riportate <strong>le</strong> Province per cui non è stato possibi<strong>le</strong> calcolare il<br />
valore dell’indicatore relativo all’evoluzione del sistema informativo su D.A.<br />
Le linee gial<strong>le</strong> rappresentano rispettivamente:<br />
1. per l’indicatore riferito all’assetto organizzativo del<strong>le</strong> Province, che è un dato di tipo<br />
qualitativo, il valore moda<strong>le</strong> cioè quello che presenta la frequenza assoluta più<br />
e<strong>le</strong>vata;<br />
2. per l’indicatore riferito all’evoluzione del sistema informativo, che è stato trasformato in<br />
un dato di tipo quantitativo, rappresenta il valore della mediana, va<strong>le</strong> a dire il valore<br />
che, avendo ordinato i dati in ordine di grandezza crescente, divide in due parti uguali<br />
(50% dei dati sopra e 50% dei dati sotto la mediana stessa) il tota<strong>le</strong> dei dati.<br />
147
7,0<br />
6,0<br />
5,0<br />
4,0<br />
3,0<br />
2,0<br />
1,0<br />
0,0<br />
Relazione tra assetto organizzativo del<strong>le</strong> Province ed evoluzione sistema informativo su D.A.<br />
M ODENA<br />
CROTONE<br />
AREZZO<br />
MANTOVA<br />
CREM ONA<br />
LUCCA<br />
UDINE<br />
FROSINONE<br />
RAVENNA<br />
REGGIO EMILIA<br />
MACERATA<br />
AVELLINO<br />
BIELLA<br />
ORISTANO<br />
CUNEO<br />
FOGGIA<br />
PRATO<br />
CASERTA<br />
FORLI'-CESENA<br />
ASCOLI-PICENO<br />
CHIETI<br />
BERGAMO<br />
COM O BENEVENTO<br />
RIETI<br />
L'AQUILA<br />
FERRARA<br />
PIACENZA<br />
TREVISO<br />
MILANO BOLOGNA<br />
ISERNIA<br />
GORIZIA PARMA PAVIA<br />
LODI<br />
SONDRIO<br />
VARESE<br />
M ASSA CARRARA<br />
TRAPANI<br />
SIENA<br />
CATANZARO<br />
LA SPEZIA<br />
GENOVA<br />
VIBO VALENTIA<br />
PISA<br />
VENEZIA<br />
TRIESTE<br />
MATERA<br />
LECCO<br />
NAPOLI<br />
RIMINI<br />
LECCE<br />
TORINO<br />
ROMA<br />
COSENZA<br />
CAMPOBASSO<br />
CAGLIARI<br />
BELLUNO<br />
VERBANO-CUSIO-OSSOLA<br />
BRESCIA<br />
SASSARI<br />
IM PERIA<br />
NOVARA<br />
VITERBO<br />
TERAMO PISTOIA<br />
FIRENZE<br />
1 2 3 4 5 6 7 8<br />
A Assetto organizzativo del<strong>le</strong> Province<br />
B evoluzione sistem a inform ativo su D.A.
Dal grafico, si evince un’associazione positiva tra un assetto organizzativo<br />
che prevede la presenza contemporanea dell’Osservatorio Provincia<strong>le</strong> al<strong>le</strong><br />
politiche Sociali e di un’Area/Ufficio dedicato specificamente al<strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matiche<br />
minorili dotato almeno dell’assistente socia<strong>le</strong>, e un sistema informativo con un<br />
valore pari ad almeno la mediana. Le punte di eccel<strong>le</strong>nza del sistema<br />
informativo – rappresentate dal<strong>le</strong> province di Modena, Crotone, Arezzo e<br />
Mantova – sono tutte caratterizzate dalla presenza dell’Osservatorio<br />
Provincia<strong>le</strong>.<br />
La tabella seguente, dove riportiamo il valore medio attribuito al sistema<br />
informativo per i vari assetti organizzativi, mostra come aumenti il grado di<br />
evoluzione del sistema informativo a partire dall’assetto organizzativo con<br />
etichetta 4.<br />
Modalità<br />
Area/Ufficio<br />
minori<br />
No ufficio<br />
Esistenza<br />
Osservatorio<br />
Provincia<strong>le</strong><br />
Non<br />
presente/programmato<br />
Tipologia<br />
assetto<br />
organizzativo<br />
1<br />
Valore medio<br />
sistema<br />
informativo<br />
0,4<br />
No ufficio Presente 2 1,9<br />
Non<br />
1,6<br />
Ufficio base<br />
3<br />
presente/programmato<br />
Ufficio base Presente 4 2,1<br />
Non<br />
1,9<br />
Ufficio medio<br />
5<br />
presente/programmato<br />
Ufficio medio Presente 6 3,2<br />
Non<br />
3,2<br />
Ufficio avanzato<br />
7<br />
presente/programmato<br />
Ufficio avanzato Presente 8 2,5<br />
La stessa situazione si presenta utilizzando la tecnica dei box-plot, dove la<br />
linea centra<strong>le</strong> rappresenta la mediana di ciascun gruppo.<br />
6.3 La diffusione del<strong>le</strong> informazioni<br />
Accanto alla raccolta dei dati e al monitoraggio dei fenomeni, l’altro aspetto<br />
sensibi<strong>le</strong>, in relazione alla qualità comp<strong>le</strong>ssiva del sistema informativo, è la<br />
produzione e diffusione del<strong>le</strong> informazioni.<br />
Analizziamo questo aspetto, mettendo a confronto <strong>le</strong> percentuali di<br />
Province attive nella produzione e divulgazione di informazioni sul<strong>le</strong> singo<strong>le</strong><br />
aree tematiche:<br />
149
80<br />
73,33<br />
Produzione materia<strong>le</strong> divulgativo<br />
70<br />
60<br />
55,00 55,00<br />
61,11<br />
53,33<br />
60,00<br />
60,00<br />
% di province<br />
50<br />
40<br />
30<br />
25,00<br />
44,44<br />
42,86<br />
48,81<br />
40,00<br />
38,89<br />
35,71<br />
33,33 33,33<br />
30,00<br />
40,48<br />
44,44<br />
33,33<br />
44,05<br />
20<br />
20,00 20,00<br />
19,05<br />
17,86<br />
20,00<br />
19,05<br />
10<br />
5,56<br />
10,00<br />
0<br />
Devianza minori<strong>le</strong><br />
Dispersione scolastica<br />
e formativa<br />
Prevenzione droghe<br />
Aggregazione e tempo<br />
libero<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
Integrazione minori<br />
immigrati<br />
Possiamo osservare come la produzione di materia<strong>le</strong> è strettamente<br />
connesso alla raccolta dei dati relativi. L’area in cui <strong>le</strong> Province sono<br />
maggiormente attive, sia nella raccolta sia nella divulgazione di informazioni, è<br />
quella della dispersione scolastica; all’estremo opposto, la devianza minori<strong>le</strong> è<br />
la tematica su cui si possiedono, e si divulgano, minori informazioni.<br />
Analizziamo adesso la tipologia del materia<strong>le</strong> divulgativo prodotto:<br />
Report di ricerca<br />
8,0%<br />
13 ,3 %<br />
23,3%<br />
23,6%<br />
34,0%<br />
34,7%<br />
Pubblicazioni<br />
6,0%<br />
18 , 9 %<br />
21,3%<br />
16 , 2 %<br />
19 , 0 %<br />
27,0%<br />
Nord-ovest<br />
Opuscoli<br />
12 , 0 %<br />
16 ,0 %<br />
12 , 4 %<br />
12 , 0 %<br />
15, 0 %<br />
22,2%<br />
Nord-est<br />
Centro<br />
Sud<br />
Iso<strong>le</strong><br />
Pagine web<br />
5,7%<br />
6,0%<br />
10 ,7%<br />
14 , 5%<br />
19 , 0 %<br />
27,8%<br />
Italia<br />
Materia<strong>le</strong> audio-visivo<br />
5,0 %<br />
2,7%<br />
2,9%<br />
6,0%<br />
5,7%<br />
12 , 2 %<br />
Notiamo che <strong>le</strong> aree meridionali sono costantemente in ritardo rispetto alla<br />
produzione di materia<strong>le</strong> informativo, e ciò a prescindere dalla tipologia del<br />
materia<strong>le</strong>. Nel caso dell’utilizzo di Internet, appare particolarmente profondo il<br />
divario tra aree settentrionali e quel<strong>le</strong> del Centro-Sud.<br />
150
7. DIRITTI DI CITTADINANZA E PARTECIPAZIONE<br />
L’ultima sezione del questionario indagava intorno ad alcune forme di<br />
partecipazione espresse dal tessuto loca<strong>le</strong>.<br />
Un primo aspetto riguarda la diffusione di quella particolare forma di<br />
promozione dei diritti dei minori, rappresentata dalla istituzione della figura del<br />
garante dell’infanzia e dell’ado<strong>le</strong>scenza. Abbiamo chiesto di indicare se fosse<br />
presente un garante dei minori, di nomina provincia<strong>le</strong> o regiona<strong>le</strong> (ex <strong>le</strong>gge<br />
38/2002).<br />
Si tratta di una figura ancora molto poco diffusa: risulta presente solo in una<br />
provincia su dieci, e abbastanza concentrata in alcune aree geografiche.<br />
30,00<br />
25,00<br />
25,00<br />
% di risposte positive<br />
20,00<br />
15,00<br />
10,00<br />
12,50<br />
7,14<br />
11,11<br />
11,11<br />
7,69<br />
5,00<br />
0,00<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
E' stato nominato un difensore civico/garante per l'infanzia e l'ado<strong>le</strong>scenza?<br />
2,50<br />
Operano a livello provincia<strong>le</strong> sedi decentrate del garante dell'infanzia previsto dalla Legge 28<br />
ottobre 2002, n.38?<br />
Un secondo aspetto indagato riguarda il coinvolgimento del terzo settore<br />
nella gestione di progetti e servizi rivolti all’utenza ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>.<br />
Nella quasi totalità del<strong>le</strong> 78 Province che hanno fornito una risposta al<br />
riguardo, il terzo settore è attivo nella gestione dei progetti per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>; <strong>le</strong><br />
uniche eccezioni sono rappresentate da Lecce e Ragusa.<br />
Inoltre abbiamo verificato la diffusione ne<strong>gli</strong> ambiti provinciali di<br />
associazioni di volontariato socia<strong>le</strong> attive nel campo dell’ado<strong>le</strong>scenza:<br />
151
80<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
67<br />
Si<br />
5<br />
No<br />
Le province nel<strong>le</strong> quali il volontariato a favore <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> non è attivo<br />
sono Campobasso, Frosinone, Sondrio, Vibo Va<strong>le</strong>ntia, Viterbo.<br />
L’ultimo aspetto indagato è rappresentato dalla diffusione del<strong>le</strong> forme di<br />
partecipazione socia<strong>le</strong>, ed in particolare dal coinvolgimento <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong><br />
nel<strong>le</strong> varie tipologie di associazionismo.<br />
Per ciascuna tipologia abbiamo valutato il grado di coinvolgimento su di<br />
una scala da 1 (assenza di coinvolgimento) a 4 (massimo coinvolgimento)<br />
ottenendo i seguenti risultati:<br />
4,00<br />
3,50<br />
3,00<br />
2,50<br />
2,00<br />
1,50<br />
1,00<br />
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Iso<strong>le</strong> Italia<br />
Politico<br />
Ambientalista<br />
Promozione espressivita' giovani<strong>le</strong><br />
Religioso<br />
Promozione dei diritti ed impegno socia<strong>le</strong><br />
Ricreativo/Sportivo<br />
L’area dell’associazionismo ricreativo/sportivo è, come <strong>le</strong>cito attendersi,<br />
quello che vede il massimo coinvolgimento <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>. È da sottolineare<br />
che nel<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> il primato spetta invece all’associazionismo religioso.<br />
Va segnalato che il grado di coinvolgimento <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> nel<strong>le</strong> varie<br />
forme associative tende a diminuire, man mano che ci sposta dal Centro-Nord<br />
al Sud e, soprattutto, nel<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> (con la già ricordata eccezione<br />
dell’associazionismo religioso, che nel<strong>le</strong> iso<strong>le</strong> raggiunge il suo picco più<br />
e<strong>le</strong>vato). Confrontando <strong>le</strong> aree settentrionali, notiamo che al Nord-Est tutte <strong>le</strong><br />
forme di associazionismo mostrano livelli di coinvolgimento <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong><br />
superiori a quelli riscontrati nel Nord-Ovest, con l’unica eccezione<br />
dell’associazionismo politico, ove invece preva<strong>le</strong> il Nord-Ovest.<br />
152
CONCLUSIONI<br />
Intendiamo qui offrire alcune rif<strong>le</strong>ssioni sui dati della ricerca, incentrate in<br />
particolare sui seguenti aspetti:<br />
1. Percezione del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> da parte dei decisori locali e sistema<br />
informativo;<br />
2. Stato di attivazione della <strong>le</strong>gge n. 328 nell’area ado<strong>le</strong>scenza;<br />
3. Risorse professionali del<strong>le</strong> Amministrazioni Provinciali.<br />
1. <strong>Il</strong> primo punto riguarda la capacità <strong>de<strong>gli</strong></strong> Assessorati Provinciali di<br />
intercettare <strong>le</strong> manifestazioni del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, e la connessione tra<br />
questa capacità ed il sistema informativo gestito dalla Provincia.<br />
Si tratta di una capacità che appare abbastanza ben sviluppata: infatti non<br />
abbiamo riscontrato una grossa discrepanza tra “<strong>disagio</strong> rea<strong>le</strong>” (collocazione<br />
del<strong>le</strong> Province rispetto al<strong>le</strong> “graduatorie del <strong>disagio</strong>” elaborate a partire dai dati<br />
statistici) e “<strong>disagio</strong> percepito” (opinioni <strong>de<strong>gli</strong></strong> Assessorati circa la ri<strong>le</strong>vanza del<strong>le</strong><br />
varie manifestazioni di <strong>disagio</strong>).<br />
Gli Assessorati Provinciali sembrano avere buone antenne per percepire il<br />
<strong>disagio</strong> <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> del loro territorio; ma queste antenne sono quel<strong>le</strong> della<br />
professionalità e dell’esperienza sul campo, piuttosto che quel<strong>le</strong> derivanti da<br />
una esatta ricognizione dei fenomeni.<br />
Infatti il dato comp<strong>le</strong>ssivo che emerge rispetto alla attuazione del<strong>le</strong> funzioni<br />
provinciali in materia di gestione del sistema informativo previste dalla <strong>le</strong>gge<br />
328, è quello di una notevo<strong>le</strong> parzialità e differenziazione territoria<strong>le</strong> nella<br />
raccolta del<strong>le</strong> informazioni. Non sembra esservi, insomma, un disegno<br />
comp<strong>le</strong>ssivo che guidi la raccolta dei dati, né ta<strong>le</strong> raccolta appare funziona<strong>le</strong> ad<br />
un più comp<strong>le</strong>ssivo progetto di intervento. Piuttosto, <strong>le</strong> informazioni di cui <strong>le</strong><br />
Amministrazioni Provinciali sono in possesso risultano essere quel<strong>le</strong> in qualche<br />
modo col<strong>le</strong>gate al<strong>le</strong> proprie attribuzioni previste dal<strong>le</strong> normative di settore, 90<br />
mentre solo una minoranza possiede dati relativi a fenomeni di <strong>disagio</strong><br />
monitorati da altre istituzioni: questo è il caso dei dati sulla devianza minori<strong>le</strong>, o<br />
di quelli sul<strong>le</strong> droghe.<br />
<strong>Il</strong> lavoro realizzato su<strong>gli</strong> indicatori di <strong>disagio</strong> all’interno di questo stesso<br />
progetto di ricerca manifesta l’utilità di ”mappe territoriali del <strong>disagio</strong><br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>”, ottenute dall’analisi di un insieme comp<strong>le</strong>sso di indicatori<br />
quantitativi, ai fini della ricostruzione del profilo che il <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong><br />
assume in un particolare territorio. Riteniamo che l’elaborazione di tali mappe<br />
90 Non è forse un caso che la maggioranza del<strong>le</strong> Province possiede dati sulla dispersione<br />
scolastica: ricordiamo che <strong>le</strong> recenti riforme che hanno prolungato l’obbligo formativo a 18 anni<br />
prevedono l’istituzione di banche anagrafiche gestite dai Centri per l’Impiego del<strong>le</strong><br />
Amministrazioni Provinciali, al fine di intercettare e recuperare i casi di dispersione.<br />
153
appresenta una base conoscitiva fondamenta<strong>le</strong> per una corretta<br />
programmazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> ed ottimizzazione del<strong>le</strong> risorse.<br />
Se la elaborazione di mappe territoriali del <strong>disagio</strong> ed il loro continuo<br />
aggiornamento costituiscono condizioni preliminari al raggiungimento dei<br />
suddetti obiettivi, questa operazione è realizzabi<strong>le</strong> a partire dalla creazione di<br />
banche-dati ragionate sul <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, che riescano a co<strong>gli</strong>ere<br />
l’insieme dei fenomeni “sensibili” di <strong>disagio</strong> e a metterli in interazione tra di loro.<br />
A tal fine, occorre prevedere una serie di passaggi metodologici:<br />
- individuazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori “sensibili” del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>;<br />
- definizione del<strong>le</strong> interazioni tra questi indicatori, necessarie ad elaborare<br />
profili territoriali del <strong>disagio</strong>;<br />
- elaborazione di linee-guida per la costruzione e la gestione di “banche-dati<br />
del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>”, destinate al<strong>le</strong> Amministrazioni;<br />
- formazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> operatori che gestiscono i sistemi informativi del<strong>le</strong><br />
Amministrazioni Provinciali.<br />
2. <strong>Il</strong> secondo obiettivo conoscitivo riguardava lo stato di applicazione della<br />
<strong>le</strong>gge 328 con specifico riferimento a<strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>.<br />
In primo luogo, abbiamo voluto verificare lo stato di attivazione del<strong>le</strong><br />
Amministrazioni Provinciali nel recepimento del<strong>le</strong> attribuzioni previste dalla<br />
<strong>le</strong>gge 328, utilizzando qua<strong>le</strong> indicatore la produzione di atti pubblici in materia.<br />
Ricordiamo che al<strong>le</strong> Province è dedicato l’art. 7 del<strong>le</strong> <strong>le</strong>gge n. 328/2000, che<br />
non attribuisce ad esse funzioni di governo, ma piuttosto un compito genera<strong>le</strong> di<br />
concorso e supporto sul piano conoscitivo, formativo e programmatorio, rivolto<br />
ai Comuni. Come sottolineato nel rapporto di monitoraggio sulla <strong>le</strong>gge n. 328<br />
del Formez, <strong>le</strong> attribuzioni provinciali si delineano sempre più come funzioni di<br />
concorso alla programmazione regiona<strong>le</strong> e di zona e di coordinamento <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
<strong>interventi</strong> territoriali, oltre che di formazione professiona<strong>le</strong> e di raccolta dati per<br />
l’elaborazione del sistema informativo.<br />
A livello naziona<strong>le</strong>, solo una minoranza (circa il 40%) di Province ha<br />
prodotto atti pubblici di recepimento della 328; va segnalato che ta<strong>le</strong><br />
percentua<strong>le</strong> risulta più alta al Nord-Est e nel<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong>, dove all’incirca una<br />
Provincia su due ha adottato atti pubblici in materia di 328.<br />
Passiamo adesso ad analizzare lo stato di avanzamento a livello territoria<strong>le</strong><br />
della 328 nell’area del<strong>le</strong> politiche minorili e, più specificamente, di quel<strong>le</strong> per<br />
l’ado<strong>le</strong>scenza.<br />
Preliminarmente, appare interessante verificare che ne è stato, dopo<br />
l’introduzione della L. n. 328, dei “Piani territoriali di intervento per l’infanzia e<br />
l’ado<strong>le</strong>scenza” previsti dalla L. n. 285/1997, che costituiscono la cornice entro<br />
cui si inseriscono <strong>le</strong> politiche per i minori e che hanno introdotto la metodologia<br />
della progettazione partecipata <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong>, allargata poi attraverso la L. n.<br />
328 all’intero campo dei servizi sociali.<br />
154
Abbiamo riscontrato orientamenti abbastanza differenziati su come<br />
integrare “Piani territoriali di intervento per i minori” introdotti dalla L. n. 285 ed i<br />
“Piani Sociali di Zona” previsti dalla L. n. 328. In sintesi, ci sembra che<br />
emergano due opzioni principali: da una parte, far confluire i “Piani territoriali di<br />
intervento per i minori” all’interno dei PSZ; dall’altra, mantenere una specificità<br />
del<strong>le</strong> politiche minorili, continuando a prevedere “Piani territoriali di intervento<br />
per i minori” a fianco alla programmazione più genera<strong>le</strong> dei PSZ. Si tratta di due<br />
opzioni che sembrano al momento avere pari peso: la stessa quota di province,<br />
equiva<strong>le</strong>nte a circa un terzo del tota<strong>le</strong>, ha optato per ciascuna del<strong>le</strong> due opzioni;<br />
il rimanente terzo è costituito dal<strong>le</strong> province in cui la programmazione dei PSZ<br />
ha recepito solo parte <strong>de<strong>gli</strong></strong> articoli della L. n. 285, o da quel<strong>le</strong> in cui i PSZ non<br />
sono stati ancora imp<strong>le</strong>mentati.<br />
È soprattutto al Nord-Ovest, al Sud e nel<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> che preva<strong>le</strong> la tendenza a<br />
preservare una specificità del<strong>le</strong> politiche minorili, mantenendo i “Piani territoriali<br />
per i minori” accanto ai PSZ; invece, al Nord-Est ed al Centro la tendenza<br />
preva<strong>le</strong>nte è quella della inclusione dei “Piani territoriali per i minori” all’interno<br />
dei PSZ.<br />
Al di là della diversa cornice programmatoria nella qua<strong>le</strong> si inseriscono <strong>gli</strong><br />
<strong>interventi</strong> per i minori, è comunque evidente che con la riforma dei servizi sociali<br />
i PSZ rappresentano il contenitore all’interno del qua<strong>le</strong> confluiscono <strong>le</strong> risorse<br />
economiche e professionali, e viene programmata l’allocazione di tali risorse<br />
nel<strong>le</strong> diverse aree di intervento. Da questo punto di vista, appare interessante<br />
verificare il grado di attivazione dei PSZ nell’area del<strong>le</strong> politiche minorili. <strong>Il</strong> dato<br />
che emerge a livello naziona<strong>le</strong> presenta una situazione in chiaroscuro, che<br />
conferma l’andamento a due velocità del paese anche nel settore del<strong>le</strong> politiche<br />
sociali per i minori: accanto a livelli d’eccel<strong>le</strong>nza coesistono zone che<br />
presentano forti ritardi. <strong>Il</strong> 60% di Province ha raggiunto un buon livello di<br />
attivazione nell’area minori; tuttavia, <strong>le</strong> diverse aree geografiche presentano<br />
andamenti affatto diversificati: nella quasi totalità del<strong>le</strong> Province del Centro <strong>gli</strong><br />
<strong>interventi</strong> per i minori costituiscono oramai una realtà consolidata all’interno dei<br />
PSZ, mentre la stessa cosa si può dire solo per il 20% del<strong>le</strong> Province del<strong>le</strong> iso<strong>le</strong><br />
e per il 47% di quel<strong>le</strong> del Sud.<br />
Se questa appare la situazione comp<strong>le</strong>ssiva <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per i minori, ai<br />
fini della nostra ricerca risulta fondamenta<strong>le</strong> capire quanto sia stata recepita dai<br />
PSZ la necessità di rispondere, con <strong>interventi</strong> mirati, al<strong>le</strong> esigenze ed al<strong>le</strong><br />
peculiarità di quella specifica categoria di utenti rappresentata da<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>.<br />
I risultati vanno nella stessa direzione del dato più genera<strong>le</strong> relativo<br />
all’attivazione nell’area minori: l’attenzione particolare alla programmazione<br />
rivolta alla categoria “<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>” caratterizza il 60% del<strong>le</strong> Province; anche in<br />
questo caso, all’andamento ‘virtuoso’ del Centro (in circa l’85% del<strong>le</strong> Province i<br />
PSZ prevedono <strong>interventi</strong> specifici per l’utenza ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>) fa da contraltare<br />
la scarsa attivazione del<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> (qui questa percentua<strong>le</strong> scende al 40%).<br />
155
Evidentemente <strong>le</strong> Province più attive nell’area minori in genera<strong>le</strong>, sono<br />
anche quel<strong>le</strong> che dedicano una specifica sezione di ta<strong>le</strong> area a<strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> per<br />
<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>.<br />
Un altro punto di osservazione dello stato di applicazione della 328 è<br />
rappresentato dalla realizzazione di reti territoriali di intervento.<br />
<strong>Il</strong> paradigma dell’integrazione, che caratterizza <strong>le</strong> moderne politiche di<br />
welfare ed ispira la <strong>le</strong>gge di riforma dell’assistenza socia<strong>le</strong> nel nostro paese, si<br />
traduce dal punto di vista operativo nella capacità dei sistemi locali (enti locali,<br />
istruzione, terzo settore…) di lavorare in rete.<br />
La costruzione di reti territoriali presuppone la condivisione di linguaggi e<br />
metodologie; la formazione integrata appare un necessario momento<br />
preliminare di una progettazione partecipata <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong>, in cui <strong>le</strong> diverse<br />
identità istituzionali e professionali confluiscano in un progetto di lavoro<br />
comune.<br />
Anche in questo caso, <strong>gli</strong> Assessorati Provinciali rappresentano un<br />
fondamenta<strong>le</strong> snodo territoria<strong>le</strong>: <strong>le</strong> sinergie con i diversi livelli istituzionali<br />
permettono loro di assumere un ruolo propulsivo nella costruzione della rete<br />
territoria<strong>le</strong>, e di gestirne la cabina di regia.<br />
Al momento, <strong>gli</strong> Assessorati Provinciali sembrano aver sviluppato una<br />
proficua collaborazione nel campo <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> soprattutto<br />
con i Comuni e con il terzo settore. Nel caso dei Comuni, giova al riguardo una<br />
consolidata abitudine di lavoro tra i due livelli <strong>de<strong>gli</strong></strong> Enti Locali.<br />
<strong>Il</strong> dato positivo riferito alla collaborazione con il terzo settore, è confermato<br />
anche dall’alto grado di coinvolgimento di quest’ultimo nella gestione dei<br />
progetti per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>. <strong>Il</strong> terzo settore rappresenta ormai una risorsa<br />
imprescindibi<strong>le</strong> per <strong>le</strong> istituzioni preposte al<strong>le</strong> politiche per i minori; il suo<br />
contributo appare fondamenta<strong>le</strong> all’interno della progettazione partecipata, in<br />
cui apporta una cultura lavorativa diversa da quella del<strong>le</strong> istituzioni pubbliche,<br />
basata su una maggior f<strong>le</strong>ssibilità e capacità di lavorare per obiettivi: tutti<br />
e<strong>le</strong>menti che ben si adattano al<strong>le</strong> particolari esigenze dell’utenza<br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>.<br />
Maggiori difficoltà sembrano incontrare i processi di integrazione sociosanitaria<br />
e socio-educativa.<br />
<strong>Il</strong> livello di integrazione raggiunta dal sistema del<strong>le</strong> politiche sociali con<br />
quello sanitario, risente del<strong>le</strong> diverse attribuzioni del<strong>le</strong> ASL in materia sociosanitaria,<br />
storicamente assai differenziata nei diversi contesti regionali.<br />
Inoltre <strong>le</strong> Amministrazioni Provinciali lamentano difficoltà di collaborazione<br />
con <strong>le</strong> istituzioni scolastiche. A ciò concorre anche il mutato scenario normativo<br />
che, con l’introduzione dell’autonomia scolastica, di fatto rende più difficoltosa<br />
l’opera di coordinamento sul territorio provincia<strong>le</strong> svolta da<strong>gli</strong> uffici periferici<br />
della Pubblica Istruzione. Tuttavia, questa situazione segnala anche <strong>le</strong> difficoltà<br />
di costruzione di un sistema educativo territoria<strong>le</strong> con il concorso del<strong>le</strong> diverse<br />
156
istituzioni che si occupano di minori: la scuola in primo luogo, ma anche <strong>gli</strong> enti<br />
locali (attraverso la promozione di <strong>interventi</strong> di educativa territoria<strong>le</strong>) e <strong>gli</strong><br />
organismi del terzo settore. Un ostacolo che si incontra al riguardo sta nel fatto<br />
che storicamente <strong>le</strong> varie agenzie educative hanno svolto la loro opera in<br />
maniera per lo più isolata, senza grande comunicazione tra di loro.<br />
3. L’ultima considerazione riguarda <strong>le</strong> risorse messe in campo nel<strong>le</strong> azioni a<br />
favore <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, in termini di <strong>interventi</strong> attivati e di professionalità<br />
coinvolte.<br />
La nostra ricerca non si proponeva certo di affrontare il delicato tema della<br />
qualità <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong>, quanto piuttosto di effettuare una ricognizione del<strong>le</strong><br />
tipologie di <strong>interventi</strong> a favore <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> messi in atto dal<strong>le</strong><br />
Amministrazioni.<br />
È stato analizzato un triplice ordine di azioni:<br />
- la produzione di atti pubblici del<strong>le</strong> Amministrazioni Provinciali;<br />
- la costituzione di Gruppi di Lavoro;<br />
- la realizzazione di iniziative progettuali.<br />
Per ciascuna tipologia è stata verificata qua<strong>le</strong> fosse l’area tematica<br />
all’interno della qua<strong>le</strong> <strong>le</strong> azioni si inserivano.<br />
Considerando comp<strong>le</strong>ssivamente i risultati ottenuti, si può tentare di<br />
delineare alcuni profili emergenti <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> realizzati.<br />
Nel<strong>le</strong> aree centro-settentrionali, <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> stanno<br />
evolvendo verso una crescente attenzione per la promozione dei diritti e del<strong>le</strong><br />
opportunità <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> in genera<strong>le</strong>, e di alcune categorie in particolare<br />
(ad esempio, risultano molto più sviluppati <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> a favore dei minori<br />
immigrati).<br />
Nel mezzogiorno sembra preva<strong>le</strong>re tuttora un’ottica di tipo<br />
preventivo/curativo rispetto ai fenomeni del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>. Tuttavia, va<br />
segnalata la capacità crescente di affrontare in maniera innovativa fenomeni<br />
tradizionali di <strong>disagio</strong>: è questo il caso della devianza <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, rispetto<br />
alla qua<strong>le</strong> vengono sperimentati soprattutto nel<strong>le</strong> aree meridionali <strong>interventi</strong> di<br />
mediazione pena<strong>le</strong>. Questa capacità innovativa <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> nell’area della<br />
devianza è da mettere in relazione con la mi<strong>gli</strong>ore collaborazione che qui si<br />
realizza tra Enti Locali e strutture della Giustizia Minori<strong>le</strong>.<br />
Gli <strong>interventi</strong> per l’integrazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> immigrati hanno raggiunto<br />
una buona diffusione sul territori naziona<strong>le</strong>: nel 62% del<strong>le</strong> province i PSZ<br />
prevedono <strong>interventi</strong> mirati in ta<strong>le</strong> area. È in questa area che il Sud registra il<br />
ritardo più grave, con solo il 18% di province che rispondono affermativamente.<br />
D’altra parte, questa minore attenzione del Sud alla integrazione può essere<br />
parzialmente spiegabi<strong>le</strong> con la minore percezione di manifestazioni specifiche<br />
di <strong>disagio</strong>: i dati presentati nella sezione della ricerca relativa a<strong>gli</strong> indicatori di<br />
<strong>disagio</strong>, ci dicono che il <strong>disagio</strong> dei minori stranieri è più consistente nel<strong>le</strong> aree<br />
centro-settentrionali del paese.<br />
157
Rispetto al<strong>le</strong> risorse professionali, uno specifico aspetto indagato dalla<br />
nostra ricerca è la dotazione del<strong>le</strong> Amministrazioni Provinciali nell’area del<strong>le</strong><br />
prob<strong>le</strong>matiche minorili.<br />
I due terzi del<strong>le</strong> Province sono dotate di uno specifico<br />
Settore/Servizio/Ufficio per <strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matiche minorili (per semplicità, da adesso<br />
in avanti “Ufficio minori”). È soprattutto nel<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> che tali Uffici sono presenti:<br />
l’87,5% del<strong>le</strong> Province ne risulta dotato; invece, la più bassa diffusione si<br />
riscontra al Centro, con il 42,9% di Province dotato di ta<strong>le</strong> Ufficio.<br />
Questa differenziazione territoria<strong>le</strong> segnala una apparente contraddizione: <strong>gli</strong><br />
Uffici Minori sono maggiormente presenti nel<strong>le</strong> aree in cui si nota una più bassa<br />
attivazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per i minori, e meno presenti proprio al Centro, dove<br />
invece <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> nell’area minori<strong>le</strong> rappresentano una consolidata realtà.<br />
In realtà, la contraddizione si spiega con <strong>le</strong> funzioni attribuite a questi Uffici<br />
provinciali, che rimangono ancorate a compiti essenzialmente assistenzialistici<br />
a favore di particolari fasce deboli. Una conferma in tal senso viene anche<br />
dall’analisi del<strong>le</strong> professionalità impegnate ne<strong>gli</strong> Uffici Minori, in cui prevalgono<br />
quel<strong>le</strong> di tipo amministrativo ed assistenzia<strong>le</strong> su quel<strong>le</strong> di formazione<br />
psicologica e sociologica.<br />
Invece <strong>le</strong> risorse utilizzate nell’ambito del sistema informativo rispondono<br />
al<strong>le</strong> nuove funzioni conoscitive e di coordinamento attribuite al<strong>le</strong> Province. Gli<br />
Osservatori Provinciali al<strong>le</strong> Politiche Sociali presentano una diffusione a livello<br />
naziona<strong>le</strong> equiparabi<strong>le</strong> a quella <strong>de<strong>gli</strong></strong> Uffici Minori (all’incirca due province su tre<br />
ne è provvista) ma con una diffusione territoria<strong>le</strong> esattamente inversa rispetto a<br />
quella <strong>de<strong>gli</strong></strong> Uffici Minori. Sono <strong>le</strong> Province del Centro a presentare il più alto<br />
tasso di diffusione <strong>de<strong>gli</strong></strong> Osservatori (l’86,7% di esse ha un Osservatorio),<br />
mentre il più basso tasso è quello del<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong>: qui solo una Provincia su dieci è<br />
dotata di un Osservatorio.<br />
D’altra parte, non vi è una correlazione tra l’assetto organizzativo del<strong>le</strong><br />
Province (presenza di Uffici Minori, professionalità impiegate nell’area minori,<br />
presenza di Osservatori Provinciali) e la loro capacità di promuovere politiche<br />
attive per l’ado<strong>le</strong>scenza. Consideriamo qua<strong>le</strong> indicatore al riguardo la<br />
promozione di reti territoriali di intervento, mediante l’attivazione di gruppi<br />
integrati di lavoro sul<strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matiche ado<strong>le</strong>scenziali: l’efficacia di ta<strong>le</strong> azione è<br />
indipendente dall’assetto organizzativo assunto dal<strong>le</strong> Province. Ad esempio,<br />
rientrano tra i casi d’eccel<strong>le</strong>nza sia Province dotate di quello che abbiamo<br />
chiamato “Ufficio base”, ma sprovviste di Osservatorio (Torino, Venezia, Biella,<br />
Caltanisetta, Arezzo, Cosenza, Mantova, Bergamo) sia Province che non hanno<br />
una specifica Area/Ufficio minori, ma sono dotate di un Osservatorio Provincia<strong>le</strong><br />
(Reggio Emilia, Prato).<br />
L’efficacia del<strong>le</strong> Province nella promozione di reti territoriali è, dunque,<br />
indipendente dalla presenza o meno dell’Area/Ufficio minori e dal<strong>le</strong><br />
professionalità in esso impiegate, così come dalla presenza dell’Osservatorio,<br />
che invece esercita una ovvia incidenza positiva sulla evoluzione del sistema<br />
informativo.<br />
158
MONOGRAFIE REGIONALI<br />
Di seguito vengono presentate <strong>le</strong> monografie regionali sullo stato di<br />
attivazione dei Piani Sociali di Zona previsti dalla 328, relativamente all’area<br />
minori in genera<strong>le</strong> e, più specificamente, a<strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> destinati all’utenza<br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>. Le monografie regionali rappresentano una sintesi del<strong>le</strong><br />
informazioni ottenute al riguardo attraverso il questionario destinato a<strong>gli</strong><br />
Assessorati Provinciali al<strong>le</strong> Politiche Sociali.<br />
Gli <strong>interventi</strong> vengono analizzati sia da un punto di vista quantitativo,<br />
attraverso un giudizio comp<strong>le</strong>ssivo sullo stato di attivazione, sia da un punto di<br />
vista tipologico, attraverso una ricognizione dell’attivazione del<strong>le</strong> seguenti aree<br />
di intervento:<br />
• prevenzione della devianza;<br />
• prevenzione della dispersione scolastica e formativa;<br />
• prevenzione del<strong>le</strong> droghe ed educazione alla salute;<br />
• socializzazione e tempo libero;<br />
• integrazione immigrati.<br />
Inoltre, viene effettuata una verifica della qualità della collaborazione<br />
interistituziona<strong>le</strong> nella progettazione e realizzazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> destinati a<strong>gli</strong><br />
<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, attraverso il giudizio che <strong>gli</strong> Assessorati Provinciali esprimono sul<strong>le</strong><br />
collaborazioni con i singoli attori della rete. Un giudizio che appare<br />
particolarmente pregnante poiché, nell’ottica della costruzione del<strong>le</strong> reti<br />
territoriali, la Provincia riveste un importante ruolo strategico di coordinamento<br />
che <strong>le</strong> permette di interagire con la totalità <strong>de<strong>gli</strong></strong> attori istituzionali.<br />
Ciascuna monografia regiona<strong>le</strong> viene redatta attraverso l’analisi del<strong>le</strong><br />
schede riferite al<strong>le</strong> singo<strong>le</strong> Province e l’elaborazione di sintesi dello “scenario” a<br />
livello regiona<strong>le</strong>.<br />
Nel<strong>le</strong> schede provinciali viene sintetizzato un insieme articolato di<br />
informazioni, raggruppabili in tre aree:<br />
a) la ri<strong>le</strong>vanza del<strong>le</strong> varie manifestazioni di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> ricavata<br />
attraverso il lavoro su<strong>gli</strong> indicatori, e la congruenza tra ta<strong>le</strong> ri<strong>le</strong>vanza e la<br />
percezione che ne hanno <strong>gli</strong> Assessorati Provinciali;<br />
b) lo stato di attivazione della L. n. 328 nell’area minori e <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> a favore<br />
<strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>;<br />
c) il sistema informativo provincia<strong>le</strong>, analizzato nei due versanti della raccolta<br />
dei dati sul <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> e della divulgazione del<strong>le</strong> informazioni.<br />
Va tuttavia precisato che in alcuni casi non è disponibi<strong>le</strong> l’insieme di queste<br />
informazioni, a causa di incomp<strong>le</strong>tezze nel<strong>le</strong> risposte al questionario.<br />
159
Piemonte<br />
Hanno risposto al questionario sette Province su otto; l’unica a non aver<br />
risposto è la Provincia di Vercelli.<br />
Al momento della ricerca, nella totalità del<strong>le</strong> province piemontesi, i Piani<br />
Sociali di Zona risultavano in una fase ancora embriona<strong>le</strong>: si stava lavorando<br />
alla loro programmazione sia nei tavoli di coordinamento politico-amministrativi,<br />
sia nei tavoli tecnici. In particolare, risultavano avviati in molte realtà tavoli<br />
tematici sui minori e sulla fami<strong>gli</strong>a.<br />
Le ragioni di questo ritardo sono da attribuire al fatto che la normativa<br />
regiona<strong>le</strong> di attuazione della L. n. 328/00 è stata approvata solo dal gennaio<br />
2004: si tratta della Legge Regiona<strong>le</strong> n. 1/2004 "Norme per la realizzazione del<br />
sistema regiona<strong>le</strong> integrato di <strong>interventi</strong> e servizi sociali e riordino della<br />
<strong>le</strong>gislazione di riferimento".<br />
Successivamente la Regione ha adottato <strong>le</strong> "Linee guida per la<br />
predisposizione dei Piani di zona", mediante la DGR 51-13234 del 3 agosto 2004.<br />
Per quanto riguarda l’incidenza del<strong>le</strong> varie manifestazioni di <strong>disagio</strong>, <strong>gli</strong><br />
indicatori ri<strong>le</strong>vati consentono di individuare i seguenti profili provinciali:<br />
• nell’area metropolitana di Torino appaiono ri<strong>le</strong>vanti i fenomeni devianti, ed<br />
in particolare quelli che coinvolgono minori stranieri; quest’ultimo aspetto<br />
appare abbastanza consistente anche nella provincia di Asti;<br />
• a Novara e A<strong>le</strong>ssandria è invece nell’area della salute psichica che si<br />
ri<strong>le</strong>vano indicatori preoccupanti di <strong>disagio</strong>;<br />
• invece Verbania è l’unica provincia piemontese a presentare tassi di<br />
dispersione scolastica abbastanza ri<strong>le</strong>vanti;<br />
• infine <strong>le</strong> province di Biella e di Cuneo presentano bassi indici di <strong>disagio</strong><br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>.<br />
In alcuni casi, è stata riscontrata una coerenza tra tali profili locali del<br />
<strong>disagio</strong> e <strong>le</strong> aree di attivazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> promossi a livello provincia<strong>le</strong>.<br />
In particolare, a Torino la ri<strong>le</strong>vanza del <strong>disagio</strong> <strong>le</strong>gato ai minori immigrati fa<br />
sì che molti sforzi si concentrino in questa area. La maggior parte <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
<strong>interventi</strong> a favore <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> avviati dal<strong>le</strong> varie istituzioni hanno come<br />
finalità proprio l’integrazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> immigrati. Inoltre, su tali tematiche la<br />
Provincia promuove studi e ricerche, ed effettua un monitoraggio <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong><br />
e del<strong>le</strong> risorse utilizzate.<br />
A Biella e Cuneo la ri<strong>le</strong>vazione di un ristretto numero di <strong>interventi</strong> preventivi<br />
destinati a<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> può essere interpretato come dato coerente con i<br />
bassi indici di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> di queste due province. D’altra parte,<br />
questi <strong>interventi</strong> non si concentrano specificamente su una particolare area di<br />
<strong>disagio</strong>, ma sono equamente distribuiti tra i vari ambiti: anche ciò è una<br />
conferma della assenza di una specifica area di sofferenza ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>.<br />
160
Rispetto alla collaborazione tra l’Assessorato Provincia<strong>le</strong> al<strong>le</strong> Politiche<br />
Sociali e <strong>le</strong> altre istituzioni nella programmazione e gestione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per<br />
<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, abbiamo riscontrato come tendenza genera<strong>le</strong> una buona<br />
collaborazione in primo luogo con i Comuni, ma anche con il mondo del<br />
volontariato e dell’associazionismo. Invece la collaborazione con il CSA viene<br />
giudicata insufficiente a Torino, Biella e Cuneo, mentre non risulta esservi<br />
nessuna collaborazione con <strong>le</strong> strutture della Giustizia Minori<strong>le</strong> a Novara e<br />
Biella. Infine, Cuneo lamenta anche una insufficiente collaborazione con <strong>le</strong> ASL.<br />
I sistemi informativi provinciali risultano maggiormente attivi nella<br />
ri<strong>le</strong>vazione e nel monitoraggio dei fenomeni e <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong>, piuttosto che<br />
nella diffusione all’esterno del<strong>le</strong> informazioni tramite materia<strong>le</strong> divulgativo.<br />
Quando è prevista ta<strong>le</strong> divulgazione, essa in genere si concentra su alcuni<br />
ambiti specifici: prevenzione dell’uso del<strong>le</strong> droghe ed educazione alla salute nel<br />
caso di Biella, socializzazione e tempo libero in quello di Verbania. Va fatta<br />
eccezione per Cuneo, che produce materia<strong>le</strong> informativo relativamente a tutte<br />
<strong>le</strong> tematiche di interesse, ad esclusione della devianza.<br />
Lombardia<br />
Tutte <strong>le</strong> 11 Amministrazioni Provinciali della Lombardia hanno risposto al<br />
questionario.<br />
Comp<strong>le</strong>ssivamente, sul territorio regiona<strong>le</strong> si registra un’attivazione medioalta<br />
nell’area minori, con l’eccezione di Como in cui si registra invece che non è<br />
prevista una specifica “area minori” nei PSZ (Lodi e Pavia non hanno fornito<br />
informazioni al riguardo).<br />
In otto province i PSZ prevedono specifici <strong>interventi</strong> destinati a<strong>gli</strong><br />
<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> (<strong>le</strong> eccezioni sono Como, Lodi e Pavia). In queste Province, <strong>gli</strong><br />
<strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> coprono tutte <strong>le</strong> aree tematiche, o la maggior parte<br />
di esse. In particolare, <strong>interventi</strong> specifici per l’integrazione dei minori immigrati<br />
sono diffusi nella generalità dei casi. Un'altra area di intervento in cui i PSZ<br />
sono particolarmente attivi è quella della prevenzione del<strong>le</strong> droghe ed<br />
educazione alla salute. Tuttavia, i PSZ di Milano e Varese non prevedono<br />
<strong>interventi</strong> in ta<strong>le</strong> area. Anche <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> per il tempo libero ricevono<br />
attenzione nei PSZ di quasi tutte <strong>le</strong> Province.<br />
Analizziamo ora il clima di sinergie interistituzionali all’interno del qua<strong>le</strong> i<br />
progetti per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> si inseriscono. Ai fini della progettazione partecipata<br />
di questi <strong>interventi</strong>, è giudizio diffuso quello di un buon livello di collaborazione<br />
raggiunto sia con i Comuni - che hanno funzioni di gestione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> – sia<br />
con il terzo settore.<br />
Appare sostanzialmente positivo anche il dato riferito alla collaborazione<br />
con il CSA, che risalta in maniera particolare a Mantova e Pavia.<br />
Invece viene lamentata in tutto il territorio regiona<strong>le</strong> l’assenza, o l’insufficienza,<br />
della collaborazione con <strong>le</strong> strutture territoriali della giustizia minori<strong>le</strong>.<br />
161
Questo giudizio di insufficienza in alcune Province - Bergamo, Mantova,<br />
Pavia - si estende anche al<strong>le</strong> ASL.<br />
Più articolato il discorso che riguarda il coinvolgimento diretto <strong>de<strong>gli</strong></strong> stessi<br />
giovani nella progettazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> che li interessano; a questo riguardo,<br />
si va da situazioni come quella di Bergamo, in cui viene riferita un’assenza di<br />
collaborazione con <strong>le</strong> associazioni giovanili, ad altre (è il caso di Mantova) in cui<br />
il coinvolgimento dell’associazionismo giovani<strong>le</strong> nella progettazione partecipata<br />
ha raggiunto un buon livello.<br />
I sistemi informativi provinciali sul<strong>le</strong> tematiche dell’ado<strong>le</strong>scenza sembrano<br />
aver raggiunto un buon livello di efficienza.<br />
Sul versante della raccolta dei dati e del monitoraggio dei fenomeni, nella<br />
maggioranza del<strong>le</strong> Province si registra una e<strong>le</strong>vata attivazione: la raccolta del<strong>le</strong><br />
informazioni riguarda diverse aree tematiche, ed in molti casi questa raccolta<br />
avviene periodicamente, anche più volte all’anno.<br />
Sul versante della divulgazione del<strong>le</strong> informazioni, accanto al materia<strong>le</strong><br />
divulgativo più comune (opuscoli, pubblicazioni) vengono promosse e diffuse<br />
ricerche su particolari aree tematiche. Inoltre, si registra un ampio ricorso a<strong>gli</strong><br />
strumenti comunicativi multimediali.<br />
Rispetto al<strong>le</strong> singo<strong>le</strong> aree tematiche, vi è un generalizzato impegno dei<br />
sistemi informativi di tutte <strong>le</strong> Province lombarde alla raccolta e diffusione di<br />
informazioni sulla condizione dei minori immigrati.<br />
Accanto a ciò, è presente una attenzione alla raccolta e divulgazione di<br />
informazioni sui fenomeni <strong>le</strong>gati all’abuso di sostanze.<br />
Le Province e di Mantova, Milano e Pavia sono particolarmente attive nella<br />
produzione di materia<strong>le</strong> divulgativo relativo alla socializzazione e al tempo libero<br />
<strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>.<br />
Infine, va segnalato che la Provincia di Milano effettua più volte all’anno un<br />
monitoraggio comp<strong>le</strong>to (ri<strong>le</strong>vazione ed analisi <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong>, monitoraggio del<strong>le</strong><br />
risorse utilizzate) nell’area “Partecipazione giovani<strong>le</strong> e promozione dei diritti”.<br />
Liguria<br />
Hanno risposto al questionario <strong>le</strong> Province di Genova, Imperia e La Spezia;<br />
l’unica a non aver risposto è Savona.<br />
Nel<strong>le</strong> tre Province che hanno fornito <strong>le</strong> informazioni richieste, i PSZ<br />
presentano un e<strong>le</strong>vato grado di attivazione nell’area minori, che prevede<br />
<strong>interventi</strong> specifici per l’utenza ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>; tali <strong>interventi</strong> coprono una ampia<br />
gamma di tipologie progettuali.<br />
Gli Assessorati Provinciali restituiscono un quadro sostanzialmente positivo<br />
riguardo al<strong>le</strong> sinergie instaurate con <strong>gli</strong> altri attori istituzionali del territorio nella<br />
progettazione integrata di <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>. Un giudizio<br />
particolarmente positivo viene espresso, in particolare, rispetto alla<br />
collaborazione con i Comuni, giudicata “buona” in tutte e tre <strong>le</strong> Province. Ma<br />
162
anche la collaborazione con <strong>le</strong> ASL è comp<strong>le</strong>ssivamente positiva: ta<strong>le</strong><br />
collaborazione viene giudicata “buona” da Imperia e La Spezia, “sufficiente” da<br />
Genova. Inoltre La Spezia riferisce una collaborazione proficua anche con il CSA.<br />
I sistemi informativi del<strong>le</strong> Province liguri risultano concentrati se<strong>le</strong>ttivamente<br />
su alcune aree tematiche, rispetto al<strong>le</strong> quali vengono sia effettuati monitoraggi e<br />
ri<strong>le</strong>vazioni dei fenomeni sul territorio, sia prodotti e divulgati materiali informativi.<br />
In particolare, la dispersione scolastica ed i minori stranieri sono <strong>le</strong> aree<br />
tematiche privi<strong>le</strong>giate della raccolta e diffusione del<strong>le</strong> informazioni effettuate<br />
dalla Provincia di Genova.<br />
L’Assessorato della Provincia di Imperia, invece, mostra una particolare<br />
attenzione per il fenomeno della dispersione scolastica. Ta<strong>le</strong> fenomeno è<br />
oggetto sia di monitoraggi periodici, sia di produzione di materia<strong>le</strong> informativo<br />
sotto forma di opuscoli. <strong>Il</strong> materia<strong>le</strong> prodotto è volto a prevenire la dispersione in<br />
quanto fornisce informazioni orientative sui nuovi contenuti del diritto/dovere<br />
alla formazione e sull'offerta formativa presente in provincia.<br />
Anche La Spezia effettua raccolta e diffusione di dati sulla dispersione<br />
scolastica; in aggiunta a ciò, vengono prodotte e divulgate informazioni nel<strong>le</strong><br />
aree della socializzazione e del tempo libero, e della integrazione dei minori<br />
stranieri.<br />
Friuli Venezia Giulia<br />
Tutte <strong>le</strong> Province hanno risposto al questionario; va segnalato che i<br />
referenti dei singoli Assessorati provinciali hanno lavorato al questionario in rete<br />
tra di loro, ed in qualche caso anche con <strong>gli</strong> Ambiti socio-assistenziali.<br />
Mentre risultano generalmente conclusi i Piani territoriali <strong>le</strong>gge n. 285,<br />
molto diversificato appare lo stato di attuazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per i minori<br />
all’interno dei Piani Sociali di Zona. Questa diversificazione si riscontra non solo<br />
tra <strong>le</strong> diverse Province, ma anche tra i diversi ambiti territoriali di una stessa<br />
Provincia.<br />
A titolo esemplificativo, riportiamo il caso di Gorizia: mentre l'Ambito di<br />
Monfalcone ha avviato il Piano di Zona prima della realizzazione del<strong>le</strong> linee<br />
regionali, l'Ambito di Gorizia non ha ancora avviato ufficialmente il Piano di<br />
Zona. I Piani territoriali 285/97 si sono conclusi tra dicembre 2004 e giugno<br />
2005 in entrambi <strong>gli</strong> Ambiti; nell'Ambito di Monfalcone alcune progettualità ex<br />
285/97 proseguono con fondi vincolati per l'area minori nella L. n. 328.<br />
Inoltre, va segnalato che nella provincia di Gorizia è operante la figura del<br />
difensore civico dell’infanzia e dell’ado<strong>le</strong>scenza.<br />
Abbastanza positivo appare il quadro del<strong>le</strong> collaborazioni inter-istituzionali.<br />
In particolare, viene dato un giudizio positivo rispetto alla collaborazione con i<br />
Comuni ed alla integrazione tra Provincia ed Ambiti socio-assistenziali gestiti<br />
dai Comuni.<br />
163
I sistemi informativi provinciali nell’ambito del<strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matiche minorili<br />
risultano molto sviluppati. Oltre ai monitoraggi dei progetti avviati nell’ambito<br />
del<strong>le</strong> <strong>le</strong>ggi n. 285 e n. 328, essi collaborano anche al<strong>le</strong> attività di ricerca, studio<br />
ed approfondimento promosse dal Centro Regiona<strong>le</strong> di Documentazione e<br />
Analisi sull’Infanzia e l’Ado<strong>le</strong>scenza, che è articolato in sezioni provinciali. Tali<br />
Sezioni provinciali del Centro Regiona<strong>le</strong> di Documentazione ed Analisi sono a<br />
loro volta raccordate con <strong>gli</strong> Osservatori Provinciali al<strong>le</strong> Politiche Sociali e con<br />
<strong>gli</strong> Osservatori Immigrazione, relativamente al<strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matiche minorili.<br />
Inoltre, <strong>gli</strong> Osservatori Provinciali sono attenti alla diffusione di una “cultura<br />
del dato” presso <strong>gli</strong> Ambiti socio-assistenziali, con i quali viene avviata una<br />
raccolta comune di “dati del socia<strong>le</strong>” e viene incentivato il confronto e lo<br />
scambio di buone prassi nel contesto di predisposizione dei Piani di Zona.<br />
L’attenzione posta alla racolta dei dati e al monitoraggio dei fenomeni rende<br />
particolarmente pregnante il giudizio <strong>de<strong>gli</strong></strong> Assessorati provinciali rispetto alla<br />
diffusione territoria<strong>le</strong> del<strong>le</strong> varie manifestazioni di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>. Gli<br />
Assessorati provinciali nella loro generalità pongono l’accento sulla ri<strong>le</strong>vanza<br />
dei fenomeni di abuso di sostanze, mentre si differenziano rispetto<br />
all’importanza attribuita al<strong>le</strong> altre manifestazioni di <strong>disagio</strong>. Ad esempio, Trieste<br />
considera abbastanza ri<strong>le</strong>vante il fenomeno dell’abbandono scolastico, che<br />
invece è giudicato ad Udine “per nulla ri<strong>le</strong>vante”.<br />
Veneto<br />
L’indagine condotta presso <strong>le</strong> Amministrazioni Provinciali del Veneto ha<br />
registrato vari e<strong>le</strong>menti di differenziazione tra <strong>le</strong> singo<strong>le</strong> Province rispetto alla<br />
loro attivazione nella promozione e nel monitoraggio del<strong>le</strong> politiche a favore dei<br />
minori in genera<strong>le</strong> e <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> in particolare.<br />
Hanno restituito il questionario quattro del<strong>le</strong> sette Province venete: Belluno,<br />
Treviso, Venezia e Verona.<br />
Tuttavia, <strong>le</strong> Province di Verona e Venezia hanno risposto solo parzialmente<br />
al questionario. Queste due province hanno evidenziato come molti <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
argomenti oggetto di indagine esulavano dal<strong>le</strong> competenze attribuite dalla<br />
Regione Veneto al<strong>le</strong> Amministrazioni Provinciali, limitate ai minori con disabilità<br />
sensoria<strong>le</strong> e ai minori riconosciuti da un solo genitore. A tal proposito, hanno<br />
fatto riferimento alla Legge Regiona<strong>le</strong> n. 11/2001: "…<strong>le</strong> province promuovono,<br />
coordinano, incentivano e comunque assicurano, in armonia con la<br />
programmazione regiona<strong>le</strong>, nel territorio di loro competenza e in linea con la<br />
realizzazione del piano di zona <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> sociali relativi ai non vedenti, a<strong>gli</strong><br />
audio<strong>le</strong>si e ai fi<strong>gli</strong> minori riconosciuti dalla sola madre, anche mediante <strong>le</strong> forme<br />
organizzative di cui al decreto <strong>le</strong>gislativo n. 267/2000. Sono compresi in tali<br />
<strong>interventi</strong> i servizi per l'integrazione dei minorati sensoriali nel<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> di ogni<br />
ordine e grado, e comunque sino al conseguimento di una qualifica<br />
professiona<strong>le</strong>".<br />
164
In aggiunta a tali competenze, la sola Provincia di Venezia ha anche<br />
richiamato quel<strong>le</strong> nel campo della promozione sportiva rivolta ai giovani ed in<br />
particolare a<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>.<br />
Invece <strong>le</strong> province di Belluno e Treviso hanno risposto in maniera comp<strong>le</strong>ta<br />
al questionario, riportando una serie di informazioni che testimoniano una forte<br />
attivazione del<strong>le</strong> suddette Amministrazioni nel campo <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong><br />
<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, che va ben al di là del<strong>le</strong> limitate attribuzioni previste dalla citata<br />
Legge Regiona<strong>le</strong> n. 11.<br />
Ad esempio la Provincia di Treviso si è dotata di uno specifico servizio per<br />
la promozione del successo formativo e la prevenzione della dispersione. In ta<strong>le</strong><br />
servizio operano 14 operatori, tra cui due psicologi e due assistenti sociali. Le<br />
funzioni di ta<strong>le</strong> servizio sono così riassumibili: attuazione dell'obbligo formativo;<br />
individuazione di giovani a rischio di/in dispersione scolastica/formativa.; attività<br />
di informazione, sensibilizzazione e promozione del diritto-dovere all’istruzione<br />
fino a 18 anni; percorsi di orientamento e formazione personalizzata; tutoraggio<br />
e monitoraggio personalizzato; accompagnamento nell’apprendistato;<br />
accompagnamento e monitoraggio <strong>de<strong>gli</strong></strong> stage formativi.<br />
Un ulteriore e<strong>le</strong>mento di qualità del servizio offerto a<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> dalla<br />
Provincia è rappresentato dall’attenzione alla qualificazione del<strong>le</strong> risorse<br />
umane. Ne<strong>gli</strong> ultimi due anni, <strong>gli</strong> operatori del servizio sono stati coinvolti in<br />
corsi di formazione sul<strong>le</strong> seguenti tematiche: Anagrafe regiona<strong>le</strong> Obbligo<br />
Formativo (AROF) - Orientamento - Disturbi di apprendimento, Disabilità, Minori<br />
stranieri.<br />
Anche tra <strong>le</strong> due realtà provinciali che hanno risposto compiutamente al<br />
questionario emergono del<strong>le</strong> consistenti differenziazioni rispetto all’attivazione<br />
dei Piani Sociali di Zona nell’area minori in genera<strong>le</strong>, e ne<strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong><br />
<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> in particolare. A Belluno i PSZ risultano in fase di imp<strong>le</strong>mentazione,<br />
e non prevedono al loro interno <strong>interventi</strong> specifici per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>. Invece in<br />
Provincia di Treviso l’area minori dei PSZ risulta in fase avanzata di<br />
realizzazione, con la previsione di <strong>interventi</strong> specifici per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> che<br />
coprono un po’ tutte <strong>le</strong> aree tematiche, ad esclusione dell’ambito scolastico.<br />
In tutte e due <strong>le</strong> Province, tuttavia, sono state realizzate nell’ultimo triennio<br />
interessanti sperimentazioni nel campo <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>.<br />
Belluno cita una serie di progetti (“Giovani di note”, “Belluno città educativa”<br />
“Spazio giovani”, “Forum provincia<strong>le</strong> dei giovani”, “Consulta giovani<br />
dell'Alpago”) accomunati da alcuni e<strong>le</strong>menti qualificanti: coinvolgimento di una<br />
rete territoria<strong>le</strong>, approccio bottom-up, progettazione partecipata dei beneficiari,<br />
modalità di peer education innovativa a livello provincia<strong>le</strong>.<br />
L’Assessorato provincia<strong>le</strong> di Treviso ricorda, tra i progetti particolarmente<br />
innovativi sperimentati, il FORUM - Progetto Mediatori Interculturali di strada -,<br />
un intervento a favore di gruppi di <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> stranieri.<br />
165
Emilia Romagna<br />
Nel caso dell’Emilia-Romagna, tutti <strong>gli</strong> Assessorati al<strong>le</strong> Politiche Sociali<br />
del<strong>le</strong> nove Province hanno risposto al questionario.<br />
In questa regione il capitolo <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per i minori rappresenta ormai<br />
una consolidata realtà all’interno dei Piani Sociali di Zona.<br />
Inoltre, in quasi tutte <strong>le</strong> province i PSZ prevedono specifiche azioni<br />
progettuali destinate all’utenza ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>; fanno eccezione al riguardo<br />
Parma e Rimini. Le azioni per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> previste nei PSZ rientrano nel<strong>le</strong><br />
seguenti aree tematiche: scuola, tempo libero, prevenzione droghe, minori<br />
immigrati. Un particolare profilo presentano i PSZ della provincia di Ravenna,<br />
che prevedono azioni specifiche nell’area della devianza.<br />
È stato raggiunto un buon livello di integrazione inter-istituziona<strong>le</strong> nella<br />
progettazione destinata a<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>: comp<strong>le</strong>ssivamente <strong>le</strong> Amministrazioni<br />
Provinciali giudicano molto soddisfacente la collaborazione esistente con i<br />
Comuni, ma anche quella con <strong>le</strong> ASL. Sono piuttosto limitati i casi in cui <strong>le</strong><br />
Province giudicano meno soddisfacente - ma comunque sempre nell’ambito di<br />
un giudizio di sufficienza - la collaborazione con singoli partner istituzionali:<br />
Bologna e Piacenza giudicano “appena sufficiente” la collaborazione con il<br />
CSA; Forlì, Parma e Piacenza quella con la giustizia minori<strong>le</strong>.<br />
Un avanzato livello di sviluppo hanno raggiunto in tutto il territorio regiona<strong>le</strong><br />
i sistemi informativi provinciali nell’ambito del<strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matiche ado<strong>le</strong>scenziali.<br />
L’impressione che si ricava è quella di un’omogeneità dei diversi sistemi<br />
informativi locali rispetto al<strong>le</strong> aree di interesse. <strong>Il</strong> monitoraggio dei fenomeni e la<br />
raccolta dei dati su<strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> rappresentano una prassi generalizzata del<strong>le</strong><br />
Amministrazioni Provinciali, in particolare nel<strong>le</strong> aree della dispersione<br />
scolastica, dell’integrazione dei minori immigrati e <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per la<br />
socializzazione ed il tempo libero.<br />
Va segnalato il caso di Modena, che effettua un monitoraggio comp<strong>le</strong>to<br />
(ri<strong>le</strong>vazione del fenomeno, analisi <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> e monitoraggio del<strong>le</strong> risorse<br />
utilizzate) su tutte <strong>le</strong> aree tematiche; nel caso dei progetti della <strong>le</strong>gge n. 285,<br />
queste ri<strong>le</strong>vazioni vengono effettuate in più riprese nel corso dell’anno.<br />
Inoltre <strong>le</strong> Province sono molto attive nella produzione e divulgazione di<br />
materia<strong>le</strong> informativo su queste tematiche. Molte di esse diffondono materia<strong>le</strong><br />
informativo sull’integrazione dei minori immigrati; in alcuni casi, è stato anche<br />
prodotto materia<strong>le</strong> audio-visivo su ta<strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matica (Ferrara) e sono stati diffusi<br />
i report di ricerche condotte sul territorio (Piacenza).<br />
È molto praticata la divulgazione di informazioni sul<strong>le</strong> opportunità per il<br />
tempo libero e la socializzazione destinate a<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>: Forlì-Cesena,<br />
Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia sono attive al riguardo, e la<br />
Provincia di Rimini privi<strong>le</strong>gia proprio questa area informativa, attraverso la<br />
produzione di opuscoli e pagine web. Invece Bologna dedica particolare<br />
attenzione alla divulgazione di informazioni sulla dispersione scolastica<br />
166
Invece <strong>le</strong> Province emiliano-romagno<strong>le</strong>, con <strong>le</strong> eccezioni di Bologna,<br />
Modena e Reggio Emilia, non effettuano monitoraggi specifici sul fenomeno<br />
dell’abuso di sostanze. Nonostante l’assenza di un proprio specifico sistema di<br />
ri<strong>le</strong>vazione del fenomeno, <strong>le</strong> Province sono comunque estremamente attente<br />
all’abuso di sostanze, che nella generalità dei casi considerano una del<strong>le</strong> più<br />
preoccupanti manifestazioni di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> sul territorio. Questa<br />
attenzione si rif<strong>le</strong>tte, in alcuni casi (Modena, Parma) nella produzione e<br />
divulgazione di materia<strong>le</strong> informativo sul<strong>le</strong> droghe.<br />
Toscana<br />
Del<strong>le</strong> dieci Province toscane, otto hanno risposto al questionario; <strong>le</strong> uniche<br />
a non aver risposto sono Grosseto e Livorno.<br />
Anche in Toscana si registra un avanzato stato di attivazione dei Piani<br />
Sociali di Zona, relativamente a<strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> nell’area minori<strong>le</strong>.<br />
Inoltre, tutti i PSZ prevedono al loro interno <strong>interventi</strong> specifici per l’utenza<br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>; tuttavia si registrano alcune differenze rispetto al<strong>le</strong> aree<br />
tematiche in cui tali <strong>interventi</strong> si inseriscono. Nel<strong>le</strong> Province di Arezzo, Massa<br />
Carrara, Pistoia, Prato e Siena i PSZ prevedono progetti per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> in<br />
una molteplicità di aree di intervento. Invece in altre Province <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> per<br />
<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> si focalizzano su una particolare area tematica: “prevenzione<br />
del<strong>le</strong> droghe ed educazione alla salute” nel caso di Firenze; “devianza” nel caso<br />
di Lucca.<br />
Passiamo adesso ad analizzare il livello di integrazione istituziona<strong>le</strong> nella<br />
progettazione e realizzazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>. La<br />
collaborazione con i Comuni e con il terzo settore è unanimamente giudicata<br />
positiva; ta<strong>le</strong> giudizio si estende anche alla collaborazione con <strong>le</strong> ASL, con<br />
l’unica eccezione di Pistoia.<br />
Più prob<strong>le</strong>matico appare il giudizio relativo alla collaborazione con il CSA e<br />
la Giustizia Minori<strong>le</strong>. Relativamente alla collaborazione con l’Ufficio Scolastico<br />
territoria<strong>le</strong>, la Provincia di Arezzo avanza un giudizio di insufficienza; per<br />
Pistoia, Prato e Siena ta<strong>le</strong> giudizio non va oltre il “sufficiente”, mentre solo la<br />
Provincia di Massa Carrara cita espressamente il CSA qua<strong>le</strong> esempio di<br />
proficua collaborazione inter-istituziona<strong>le</strong>. Rispetto alla Giustizia Minori<strong>le</strong>: se per<br />
Arezzo ta<strong>le</strong> partner istituziona<strong>le</strong> è del tutto inesistente, la collaborazione con<br />
esso viene giudicata appena sufficiente dal<strong>le</strong> Province di Massa Carrara,<br />
Pistoia, Prato e Siena. Infine, il coinvolgimento dei giovani nella progettazione<br />
partecipata <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> loro destinati non risulta uniforme nel territorio<br />
regiona<strong>le</strong>. La collaborazione con <strong>le</strong> associazioni giovanili è inesistente nel<strong>le</strong><br />
province di Firenze ed Arezzo, mentre sembrano esservi buoni risultati al<br />
riguardo a Pistoia e Siena.<br />
L’ultimo aspetto riguarda la funzionalità dei sistemi informativi provinciali in<br />
ordine alla raccolta dei dati e alla divulgazione di informazioni. Tutte <strong>le</strong><br />
Amministrazioni Provinciali sono attivate in tal senso. Un dato di carattere<br />
genera<strong>le</strong> è la specifica attenzione dedicata dai sistemi informativi provinciali al<strong>le</strong><br />
167
tematiche della dispersione scolastica e dell’integrazione dei minori immigrati;<br />
inoltre, ha raggiunto un buon livello regiona<strong>le</strong> la diffusione di informazioni<br />
relative ai diritti dei minori e al<strong>le</strong> opportunità per il tempo libero e la<br />
socializzazione.<br />
Accanto a tali linee di tendenza, emergono alcune peculiarità di singoli<br />
sistemi informativi provinciali. Ad esempio, Firenze dedica particolare<br />
attenzione al monitoraggio della dispersione scolastica; inoltre diffonde report di<br />
ricerche e pagine web su ta<strong>le</strong> fenomeno, attività divulgative promosse anche<br />
dalla Provincia di Massa Carrara.<br />
La Provincia di Pisa e quella di Prato dedicano un’attenzione particolare<br />
alla raccolta di dati sui minori immigrati. Questa attenzione dei sistemi<br />
informativi al fenomeno immigratorio risulta coerente con i prob<strong>le</strong>mi che si<br />
registrano nel<strong>le</strong> due suddette province rispetto all’integrazione dei giovani<br />
immigrati.<br />
Tuttavia, bisogna segnalare che non sempre <strong>le</strong> aree su cui si concentrano i<br />
sistemi informativi provinciali sono <strong>le</strong> stesse nel<strong>le</strong> quali si registrano <strong>le</strong> maggiori<br />
prob<strong>le</strong>maticità a livello territoria<strong>le</strong>, o che lo stesso Assessorato Provincia<strong>le</strong><br />
ritiene particolarmente prob<strong>le</strong>matiche. Ad esempio: nella Provincia di Firenze,<br />
dove si ri<strong>le</strong>vano indici preoccupanti nel<strong>le</strong> aree di devianza, salute psichica ed<br />
integrazione dei minori stranieri, e dove la Provincia percepisce in primo luogo<br />
come allarmante il fenomeno dell’abuso di sostanze, il sistema informativo<br />
provincia<strong>le</strong> appare invece particolarmente concentrato sul<strong>le</strong> tematiche<br />
scolastiche.<br />
Marche<br />
Hanno risposto al questionario tre del<strong>le</strong> quattro Province marchigiane:<br />
Ancona, Ascoli Piceno e Macerata.<br />
Nel<strong>le</strong> Marche si registra un alto grado di attivazione dei Piani Sociali di<br />
Zona relativamente all’area minori: in tutte <strong>le</strong> Province, <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> per i minori<br />
rappresentano ormai una consolidata realtà all’interno dei Piani Sociali, e<br />
risultano in fase avanzata di realizzazione.<br />
La forte attivazione nell’area minori in genera<strong>le</strong> trova un riscontro positivo<br />
anche nella progettazione e realizzazione di <strong>interventi</strong> specificamente destinati<br />
a<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, che sono previsti nei PSZ di tutte <strong>le</strong> Province marchigiane.<br />
Inoltre, è prevista una ampia gamma progettua<strong>le</strong> destinata a<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, che<br />
in ciascuna provincia copre tutte <strong>le</strong> aree di intervento analizzate.<br />
<strong>Il</strong> dato regiona<strong>le</strong> è quindi assolutamente uniforme e positivo per quanto<br />
riguarda <strong>le</strong> progettualità messe in campo.<br />
Tuttavia, una certa disomogeneità emerge rispetto al livello raggiunto, nel<strong>le</strong><br />
singo<strong>le</strong> Province, nella creazione del<strong>le</strong> reti territoriali e nella progettazione<br />
partecipata <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong>.<br />
A questo riguardo, un dato certamente positivo è rappresentato dal fatto<br />
che nel<strong>le</strong> Province marchigiane, ed in particolare ad Ascoli Piceno ed Ancona,<br />
168
si riscontra un buon livello di coinvolgimento all’interno della rete dei destinatari<br />
<strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong>, ossia dei giovani e del<strong>le</strong> fami<strong>gli</strong>e. Si tratta di un dato in<br />
controtendenza, in quanto nella maggioranza del<strong>le</strong> Province italiane <strong>gli</strong><br />
Assessorati Provinciali incontrano maggiori difficoltà nella creazione di queste<br />
collaborazioni.<br />
Invece <strong>le</strong> collaborazioni con <strong>gli</strong> altri attori istituzionali non sembrano aver<br />
raggiunto livelli altrettanto positivi, e comunque il quadro che emerge al riguardo<br />
non appare omogeneo nei diversi contesti provinciali. Ad esempio la Provincia<br />
di Ancona dichiara “inesistente” la collaborazione con <strong>le</strong> ASL nella<br />
progettazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> destinati a<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, mentre questa<br />
collaborazione è giudicata “sufficiente” nel caso di Ascoli Piceno, che invece<br />
lamenta l’insufficienza della collaborazione con <strong>le</strong> strutture locali della giustizia<br />
minori<strong>le</strong>.<br />
Lazio<br />
Hanno compilato e restituito il questionario quattro del<strong>le</strong> cinque Province<br />
laziali, con la sola eccezione di Latina.<br />
Rispetto alla attivazione dei PSZ nell’area minori, va subito precisato che i<br />
dati forniti dalla Provincia di Roma non comprendono i PSZ attivi rientranti nel<br />
Comune di Roma e da questo monitorati, ma riguardano il restante territorio<br />
provincia<strong>le</strong>.<br />
Inoltre la Provincia di Viterbo non ha fornito informazioni al riguardo, in<br />
quanto ha partecipato solo marginalmente ai cinque Piani Sociali di Zona<br />
presenti nel proprio ambito territoria<strong>le</strong> (Montefiascone, Tarquinia, Viterbo,<br />
Vetralla e Nepi), i singoli distretti hanno avuto rapporti direttamente con la<br />
Regione.<br />
Nell’insieme del<strong>le</strong> Province laziali, si registra un avanzato stato di<br />
realizzazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> previsti per i minori all’interno dei PSZ, che<br />
dappertutto prevedono <strong>interventi</strong> specifici per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>. Questi ultimi<br />
<strong>interventi</strong> si inseriscono all’interno del<strong>le</strong> seguenti aree tematiche: prevenzione<br />
della devianza e della dispersione scolastica in Provincia di Roma;<br />
socializzazione e tempo libero in Provincia di Frosinone; tutte la aree di<br />
interesse in Provincia di Rieti.<br />
Veniamo al giudizio <strong>de<strong>gli</strong></strong> Assessorati Provinciali sulla collaborazione<br />
interistituziona<strong>le</strong> nel campo <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>.<br />
La Provincia di Roma riferisce di una buona collaborazione con Comuni,<br />
ASL, Giustizia Minori<strong>le</strong> e Associazioni di Volontariato.<br />
Un quadro simi<strong>le</strong>, improntato ad una positiva integrazione con i diversi<br />
attori istituzionali, è rappresentato dalla Provincia di Frosinone, la qua<strong>le</strong> giudica<br />
“buona” anche la collaborazione con il CSA.<br />
Anche Rieti non evidenzia particolari motivi di insoddisfazione riguardo alla<br />
collaborazione con <strong>gli</strong> altri attori istituzionali.<br />
169
Invece una situazione più prob<strong>le</strong>matica rispetto al<strong>le</strong> sinergie<br />
interistituzionali si registra a Viterbo: qui l’Assessorato Provincia<strong>le</strong> ritiene<br />
soddisfacente la collaborazione con il CSA, ma giudica insufficiente quella con i<br />
Comuni, con <strong>le</strong> ASL e con il terzo settore.<br />
Particolare attenzione viene dedicata dal<strong>le</strong> Province laziali al monitoraggio<br />
dei progetti attivati nell’ambito dei Piani di intervento della <strong>le</strong>gge n. 285,<br />
monitoraggi che Roma e Frosinone effettuano anche più volte l’anno.<br />
Rieti non riferisce di effettuare monitoraggi specifici sui progetti 285, ma<br />
invece è molto attiva nell’effettuare sia ri<strong>le</strong>vazioni dei fenomeni che monitoraggi<br />
<strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> e del<strong>le</strong> risorse in molti ambiti tematici: devianza minori<strong>le</strong>;<br />
dispersione scolastica; prevenzione droghe ed educazione alla salute;<br />
socializzazione e tempo libero; alunni diversamente abili. Le ragioni della<br />
particolare attenzione dell’Assessorato Provincia<strong>le</strong> reatino alla raccolta di dati<br />
conoscitivi, vengono così illustrate dallo stesso Assessorato:<br />
“<strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> si inserisce all'interno di un territorio frammentato<br />
e povero di stimoli e spesso il <strong>disagio</strong> risulta un fenomeno sommerso… In<br />
sostanza risulta ridotta la percezione del<strong>le</strong> diverse forme di <strong>disagio</strong> minori<strong>le</strong>,<br />
anche spesso taciute. Se ci riferiamo ai dati fornitici dalla Prefettura e dalla<br />
Questura di Rieti, il fenomeno risulta di natura inferiore rispetto al<strong>le</strong> informazioni<br />
fornite da<strong>gli</strong> assistenti sociali e dai referenti dei Piani di zona dei Comuni della<br />
provincia. In tal senso, l'analisi del<strong>le</strong> tipologie di <strong>disagio</strong> del<strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matiche più<br />
acute rappresenta un lavoro concreto e necessario.”<br />
Abruzzo<br />
Tutte <strong>le</strong> quattro Province abruzzesi hanno risposto al questionario.<br />
Tuttavia, <strong>le</strong> informazioni trasmesse sull’attivazione dei PSZ non consentono di<br />
delineare un quadro comp<strong>le</strong>to. Infatti Chieti e L’Aquila non hanno fornito notizie<br />
sul livello di attivazione dei PSZ nell’area minori; comunque, L’Aquila ha<br />
segnalato che i PSZ prevedono <strong>interventi</strong> specifici per l’ado<strong>le</strong>scenza.<br />
In entrambe <strong>le</strong> Province che hanno fornito risposte al riguardo – Pescara e<br />
Teramo – i PSZ risultano pienamente attivati nell’area minori; area che non<br />
prevede <strong>interventi</strong> specificamente destinati all’utenza ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>.<br />
Al di fuori della cornice dei PSZ, Pescara ha indicato come intervento<br />
particolarmente innovativo realizzato nell’ultimo triennio il “Piano di contrasto<br />
alla vio<strong>le</strong>nza sui minori”. Lo scopo di ta<strong>le</strong> Piano è di conoscere e definire la<br />
prob<strong>le</strong>matica attraverso la mappatura del fenomeno della vio<strong>le</strong>nza e della<br />
pedofilia nella provincia di Pescara. Previsti <strong>interventi</strong> di formazione <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
operatori sociali e dei docenti, nonché iniziative di sensibilizzazione ed<br />
informazione per <strong>le</strong> fami<strong>gli</strong>e ed i minori.<br />
Abbastanza prob<strong>le</strong>matico appare in Abruzzo il dato della collaborazione<br />
interistituziona<strong>le</strong> tra <strong>gli</strong> Assessorati Provinciali al<strong>le</strong> Politiche Sociali e <strong>gli</strong> altri<br />
attori territoriali nell’area <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>.<br />
170
L’Assessorato Provincia<strong>le</strong> de L’Aquila giudica “sufficiente” solo la<br />
collaborazione con i Comuni ed il volontariato, mentre lamenta carenze nella<br />
collaborazione con tutti <strong>gli</strong> altri soggetti istituzionali.<br />
Anche Teramo dà un giudizio insoddisfacente rispetto alla collaborazione<br />
con tutte <strong>le</strong> altre istituzioni, con la sola esclusione dei Comuni.<br />
Chieti esprime un giudizio pienamente positivo solo relativamente al<br />
volontariato, mentre si lamenta in maniera specifica della collaborazione con <strong>le</strong><br />
ASL, e giudica appena “sufficienti” tutte <strong>le</strong> altre collaborazioni interistituzionali.<br />
L’Assessorato provincia<strong>le</strong> di Pescara non ha fornito un giudizio al riguardo.<br />
Infine, l’attenzione <strong>de<strong>gli</strong></strong> Assessorati rispetto alla raccolta dei dati conoscitivi<br />
sembra essere concentrata soprattutto sui progetti realizzati nell’ambito della<br />
285, che rappresenta l’unica area su cui L’Aquila, Pescara e Teramo riferiscono<br />
di effettuare monitoraggi e ri<strong>le</strong>vazioni periodiche. In aggiunta a ta<strong>le</strong><br />
monitoraggio, Chieti effettua ri<strong>le</strong>vazioni anche nel<strong>le</strong> aree “prevenzione del<strong>le</strong><br />
droghe ed educazione alla salute” e “minori stranieri”.<br />
Molise<br />
Le due province molisane presentano profili abbastanza differenti rispetto al<br />
<strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>. Nella Provincia capoluogo si ri<strong>le</strong>vano indicatori di <strong>disagio</strong><br />
abbastanza ri<strong>le</strong>vanti nell’area della fami<strong>gli</strong>a e della salute psichica, mentre la<br />
provincia di Isernia non presenta indici particolarmente significativi di <strong>disagio</strong>.<br />
Questo differente profilo del<strong>le</strong> due province sembra avere del<strong>le</strong><br />
ripercussioni anche nel campo <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> destinati a<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>. Nel<br />
caso di Isernia, viene riferito un numero esiguo di <strong>interventi</strong>, che riguardano<br />
prioritariamente la promozione dei diritti e del<strong>le</strong> opportunità per il tempo libero e<br />
la socializzazione, piuttosto che la prevenzione del <strong>disagio</strong> (sono tuttavia<br />
presenti alcuni progetti di prevenzione del<strong>le</strong> droghe, che è anche l’unica area di<br />
<strong>disagio</strong> che l’Assessorato Provincia<strong>le</strong> ritiene parzialmente ri<strong>le</strong>vante).<br />
Invece <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> comp<strong>le</strong>ssivamente realizzati in provincia di<br />
Campobasso non solo sono più numerosi, ma si concentrano di più sulla<br />
prevenzione del <strong>disagio</strong>; tuttavia, non mancano anche qui <strong>interventi</strong> che hanno<br />
come finalità la promozione dei diritti e del<strong>le</strong> opportunità per tutti <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>.<br />
Per quanto riguarda i PSZ, essi risultano ancora in fase di progettazione.<br />
Mentre Campobasso ha specificato che i PSZ prevedono al loro interno<br />
<strong>interventi</strong> specifici per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, Isernia non ha fornito indicazioni al<br />
riguardo.<br />
<strong>Il</strong> dato riferito alla collaborazione interistituziona<strong>le</strong> risulta, in Molise,<br />
abbastanza positivo.<br />
Nel caso di Campobasso, l’unico giudizio di insufficienza viene riferito alla<br />
collaborazione con l’ASL; invece l’Assessorato Provincia<strong>le</strong> di Isernia giudica<br />
positivamente la collaborazione con tutti <strong>gli</strong> altri attori istituzionali.<br />
171
Rispetto al<strong>le</strong> risorse professionali messe in campo dalla Provincia,<br />
particolarmente positivo appare il dato di Isernia. Qui abbiamo una specifica<br />
equipe che si occupa di programmazione, cordinamento e gestione del progetto<br />
di rete <strong>le</strong>gge 285.<br />
Ta<strong>le</strong> equipe è composta da un buon numero di operatori, e precisamente 2<br />
assistenti sociali, 3 psicologi, 1 sociologo, 1 educatore, 1 insegnante e 3<br />
amministrativi. Questa equipe svolge importanti funzioni di formazione <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
operatori, nei seguenti campi: formazione in itinere <strong>de<strong>gli</strong></strong> operatori impegnati nel<br />
progetto di rete 285/97; educazione tra pari (peer education); orientamento e<br />
bilancio del<strong>le</strong> competenze; obbligo formativo; affido familiare.<br />
In ultimo, i sistemi informativi locali.<br />
Quello di Isernia sembra concentrato sul monitoraggio <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong><br />
effettuati e del<strong>le</strong> risorse utilizzate, piuttosto che sulla ri<strong>le</strong>vazione dei dati<br />
relativamente ai fenomeni. Le aree tematiche e di intervento in cui vengono<br />
effettuati i suddetti monitoraggi sono: devianza; prevenzione droghe ed<br />
educazione alla salute; socializzazione e tempo libero. Inoltre, vengono prodotti<br />
e diffusi pubblicazioni ed opuscoli sulla prevenzione del<strong>le</strong> droghe e sulla<br />
integrazione dei minori stranieri.<br />
La Provincia di Campobasso effettua un monitoraggio annua<strong>le</strong> <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
<strong>interventi</strong> di prevenzione del<strong>le</strong> droghe ed educazione alla salute, e più volte<br />
all’anno effettua il monitoraggio dei progetti <strong>le</strong>gge n. 285.<br />
Campania<br />
Hanno risposto al questionario tutte <strong>le</strong> Province campane; tuttavia, per<br />
motivi tecnici relativi alla compilazione della versione informatica non è stato<br />
possibi<strong>le</strong> acquisire i dati trasmessi dalla Provincia di Sa<strong>le</strong>rno nei tempi utili per<br />
l’analisi dei dati.<br />
In tutta la regione risultano in fase avanzata di realizzazione <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong><br />
previsti dall’area minori dei PSZ. Inoltre, in tutte <strong>le</strong> Province i PSZ prevedono<br />
progetti specifici per il target ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>. Le aree tematiche di tali <strong>interventi</strong><br />
sono: il tempo libero a Napoli; il tempo libero e la prevenzione della devianza ad<br />
Avellino; a Caserta, invece, sono previsti <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> in un<br />
insieme più vasto di aree, che comprende la prevenzione del<strong>le</strong> droghe e della<br />
dispersione scolastica, nonché l’integrazione dei minori immigrati.<br />
L’Assessorato di Avellino cita alcune progettualità realizzate nei PSZ,<br />
destinate a<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> e ritenute particolarmente significative: "Operatori di<br />
strada", formazione di persone giovani per il supporto di giovani <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>,<br />
(realizzato dal PSZ Avellino1); "Le paro<strong>le</strong> non dette", promozione di percorsi di<br />
sensibilizzazione per far emergere situazioni di <strong>disagio</strong> vissute da<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong><br />
(realizzato dal PSZ Avellino 4).<br />
A Napoli si realizza un coinvolgimento diretto della Provincia nei Piani<br />
Sociali: con Delibera giunta provincia<strong>le</strong> n.1271/01 è stato istituito un Ufficio<br />
Tecnico di Piano Socia<strong>le</strong> Provincia<strong>le</strong>.<br />
172
Inoltre l’Amministrazione Provincia<strong>le</strong> napo<strong>le</strong>tana ha promosso un progetto<br />
di animazione territoria<strong>le</strong> destinato a<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>. L’iniziativa, denominata<br />
“Cantieri Sociali”, coinvolge i comuni di Acerra, Caivano, Castellammare di<br />
Stabia, Napoli, Pozzuoli, S.Antimo, Mari<strong>gli</strong>ano. Essa prevede attività di<br />
socializzazione, manifestazioni culturali e artistiche, laboratori teatrali, musicali<br />
e di musicoterapia.<br />
A proposito di collaborazione tra <strong>gli</strong> Assessorati provinciali e <strong>le</strong> altre<br />
istituzioni in materia di <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, si riscontrano tre situazioni<br />
differenziate:<br />
1. Napoli e Benevento esprimono un giudizio certamente positivo<br />
relativamente alla collaborazione con Comuni, CSA, Giustizia Minori<strong>le</strong>,<br />
Forum/Associazioni giovanili, mentre ritengono solo “sufficiente” la<br />
collaborazione con <strong>le</strong> ASL;<br />
2. all’opposto, Avellino riferisce il giudizio mi<strong>gli</strong>ore di collaborazione proprio<br />
al<strong>le</strong> ASL (insieme ai Forum/Associazioni giovanili) mentre ritiene<br />
“sufficiente” la collaborazione con <strong>gli</strong> altri attori istituzionali;<br />
3. infine, Caserta accomuna in un giudizio di “sufficiente” la collaborazione<br />
con tutti <strong>gli</strong> altri attori soggetti.<br />
Analizziamo adesso i sistemi informativi territoriali sul <strong>disagio</strong> giovani<strong>le</strong>.<br />
Una prima considerazione riguarda la capacità <strong>de<strong>gli</strong></strong> Assessorati Provinciali<br />
di intercettare il <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> sul proprio territorio.<br />
Anche a questo riguardo, emergono in ambito regiona<strong>le</strong> tre situazioni:<br />
1. In Provincia di Napoli, <strong>gli</strong> indici statistici ri<strong>le</strong>vano un <strong>disagio</strong> marcato nel<strong>le</strong><br />
aree della fami<strong>gli</strong>a e della scuola. La Provincia, tuttavia, ritiene molto<br />
ri<strong>le</strong>vante anche la devianza minori<strong>le</strong>, e fornisce una spiegazione molto<br />
centrata sul perché <strong>gli</strong> indicatori statistici non “intercettano” i fenomeni<br />
devianti: “La microcriminalità in provincia di Napoli è un fenomeno piuttosto<br />
diffuso e in gran parte sommerso. Tant'è che i minori che entrano nel<br />
circuito pena<strong>le</strong> rappresentano una quota ridotta del fenomeno: si<br />
concentrano nel<strong>le</strong> aree (quartieri) più degradati, dove è più forte la<br />
presenza di fami<strong>gli</strong>e multiprob<strong>le</strong>matiche”<br />
2. Invece nei casi di Avellino e Caserta vi è una corrispondenza tra il <strong>disagio</strong><br />
presentato da<strong>gli</strong> indicatori statistici e quello percepito dall’Assessorato: ciò<br />
è un indice di funzionalità dei sistemi informativi messi in atto dal<strong>le</strong><br />
Amministrazioni Provinciali<br />
3. Un caso opposto a questi ultimi è quello di Benevento, dove di fronte ad un<br />
<strong>disagio</strong> simi<strong>le</strong> a quello ri<strong>le</strong>vato ad Avellino e Caserta, preva<strong>le</strong>ntemente<br />
concentrato nell’area della fami<strong>gli</strong>a, l’Assessorato percepisce come altamente<br />
ri<strong>le</strong>vante il <strong>disagio</strong> scolastico, laddove i dati statistici collocano la provincia<br />
sannita ai posti più bassi della graduatoria per questo tipo di <strong>disagio</strong>.<br />
173
<strong>Il</strong> dato sostanzialmente positivo – con l’unica eccezione di Benevento - che<br />
emerge rispetto alla capacità di intercettare il <strong>disagio</strong>, è anche frutto della crescente<br />
attenzione del<strong>le</strong> Province campane allo sviluppo di sistemi informativi locali.<br />
Ad Avellino è stato istituito nel novembre 2004 l'Osservatorio Provincia<strong>le</strong><br />
sul<strong>le</strong> Politiche Sociali, diretto dal Dipartimento di Sociologia dell’Università di<br />
Sa<strong>le</strong>rno.<br />
Le attività dell'Osservatorio si sono concentrate nella creazione di un data<br />
base, nel monitoraggio e valutazione dei progetti, nell'organizzazione di corsi di<br />
formazione in ambito socio-sanitario.<br />
Inoltre, con delibera n.185 del 24/03/2005 è stato anche istituito un<br />
Osservatorio provincia<strong>le</strong> sull'infanzia e sull’ado<strong>le</strong>scenza.<br />
A Napoli, la Provincia ha stipulato un Protocollo d’intesa con l’Università<br />
<strong>de<strong>gli</strong></strong> Studi “Federico II” e l’Istituto IARD Franco Brambilla, per la realizzazione<br />
dell’Osservatorio territoria<strong>le</strong> sui giovani di Napoli e provincia.<br />
Calabria<br />
La Regione Calabria ha recepito la <strong>le</strong>gge n. 328 con propria L.R. 23/03 ma<br />
al momento di effettuazione dell’indagine mancavano <strong>le</strong> linee guida di<br />
attuazione della <strong>le</strong>gge regiona<strong>le</strong>.<br />
Pertanto <strong>le</strong> attività ri<strong>le</strong>vate si riferivano ad incontri informativi organizzati<br />
dal<strong>le</strong> Provincia e destinate in primo luogo ai Comuni, per far conoscere <strong>le</strong><br />
procedure per attivare i Piani Sociali di Zona.<br />
Nel caso di Crotone, la Provincia ed i quattro Comuni capodistretto hanno<br />
organizzato incontri con <strong>le</strong> altre istituzioni e con il privato socia<strong>le</strong>, per avviare la<br />
progettazione integrata <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> a partire dall’analisi dei bisogni ri<strong>le</strong>vati in<br />
ciascun territorio.<br />
Rispetto al giudizio sulla qualità della collaborazione interistituziona<strong>le</strong>, sono<br />
emersi alcuni punti in comune tra <strong>le</strong> varie Province, ma anche e<strong>le</strong>menti di<br />
differenziazione.<br />
Un dato positivo è quello riferito alla collaborazione con la Giustizia<br />
Minori<strong>le</strong>. A tal proposito, appare interessante il caso di Reggio Calabria, dove la<br />
Provincia e la Direzione del Centro per la Giustizia Minori<strong>le</strong> della Calabria e<br />
Basilicata hanno avviato una collaborazione al fine di incentivare <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> in<br />
favore dei soggetti in carico alla giustizia minori<strong>le</strong> ed in particolare per i giovani<br />
dimessi dall’istituto pena<strong>le</strong> minori<strong>le</strong>, o sottoposti a misure alternative.<br />
Invece sono presenti livelli differenziati di collaborazione tra Assessorati<br />
Provinciali e Comuni. Se a Cosenza il giudizio di un’insufficiente collaborazione<br />
riguarda in genera<strong>le</strong> <strong>le</strong> diverse istituzioni, a Vibo Va<strong>le</strong>ntia questo giudizio è<br />
espresso in maniera specifica rispetto alla collaborazione con i Comuni.<br />
All’opposto, a Crotone Provincia e Comuni capofila <strong>de<strong>gli</strong></strong> ambiti territoriali<br />
collaborano nella costruzione di una rete di lavoro con <strong>gli</strong> altri attori ai fini della<br />
progettazione ed imp<strong>le</strong>mentazione dei Piani Sociali di Zona.<br />
174
I sistemi informativi provinciali sono abbastanza attivi nella raccolta di<br />
informazioni e nel monitoraggio dei fenomeni (Reggio Calabria non ha fornito<br />
informazioni al riguardo).<br />
Pu<strong>gli</strong>a<br />
Tutte e cinque <strong>le</strong> Province pu<strong>gli</strong>esi hanno risposto al questionario.<br />
Gli <strong>interventi</strong> per i minori all’interno dei Piani Sociali di Zona risultavano al<br />
momento della ricerca ancora in una fase di progettazione.<br />
La Regione Pu<strong>gli</strong>a ha approvato una propria <strong>le</strong>gge di recepimento della L.<br />
n. 328/00, la L.R. 17/03 e nel Piano Regiona<strong>le</strong> del<strong>le</strong> Politiche Sociali, attuativo<br />
della stessa <strong>le</strong>gge, indica che a partire dal terzo anno del secondo triennio di<br />
realizzazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per l'infanzia e l'ado<strong>le</strong>scenza di cui alla L. 285/97 e<br />
alla L.R. 10/99, si faccia riferimento ai nuovi Ambiti individuati e che <strong>le</strong> risorse<br />
finanziarie confluiranno, sempre dallo stesso anno, nei Piani di Zona.<br />
Tuttavia, anche l’attuazione della seconda triennalità della <strong>le</strong>gge 285<br />
presenta dei ritardi. Ad esempio la Provincia di Lecce riferisce che sono ancora<br />
in fase di avvio i progetti del primo anno del secondo triennio della L. n. 285/97<br />
e della L.R. n. 10/99; inoltre, pur essendo stato approvato il Piano Trienna<strong>le</strong> di<br />
Intervento, non tutti i progetti della prima annualità sono stati ancora finanziati.<br />
Si ri<strong>le</strong>va uno scarso coinvolgimento dei destinatari – i giovani e <strong>le</strong> fami<strong>gli</strong>e –<br />
nella progettazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per l’ado<strong>le</strong>scenza. Fa parzialmente<br />
eccezione al riguardo la Provincia di Bari che, pur giudicando inesistente la<br />
collaborazione con <strong>le</strong> associazioni giovanili, invece giudica positivamente quella<br />
con i rappresentanti familiari; inoltre, la Provincia barese esprime un giudizio<br />
negativo riguardo alla collaborazione con <strong>le</strong> ASL.<br />
Passando ad analizzare i sistemi informativi provinciali, si nota che essi<br />
sono attivi soprattutto nel monitoraggio <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> attuati sul territorio<br />
nell’ambito della progettazione 285; tuttavia la Provincia di Foggia effettua<br />
ri<strong>le</strong>vazioni e monitoraggi che interessano un vasto insieme di aree tematiche.<br />
Rispetto alla diffusione di informazioni e di materia<strong>le</strong> divulgativo, non si<br />
registra una omogeneità tra <strong>le</strong> diverse Province. In genere, ciascuna Provincia è<br />
attiva nella produzione di materia<strong>le</strong> informativo relativo ad una differente area<br />
tematrica: Lecce diffonde report di ricerche sulla devianza; Taranto materia<strong>le</strong><br />
informativo relativo alla integrazione dei minori immigrati; Bari opuscoli informativi<br />
sulla dispersione scolastica; a Brindisi <strong>gli</strong> opuscoli informativi riguardano la<br />
socializzazione ed il tempo libero, e a Foggia la prevenzione dell’uso del<strong>le</strong><br />
droghe.<br />
175
Basilicata<br />
Si è potuta analizzare solo la scheda provincia<strong>le</strong> relativa a Matera, in<br />
quanto l’altra Provincia lucana – Potenza – non ha risposto al questionario. La<br />
limitatezza dei dati a disposizione, oltre che la limitatezza del territorio in<br />
questione, non permette una caratterizzazione sufficientemente articolata del<br />
territorio regiona<strong>le</strong>.<br />
Sicilia<br />
Hanno risposto al questionario i due terzi del<strong>le</strong> Province siciliane, e<br />
precisamente: Pa<strong>le</strong>rmo, Caltanisetta, Catania, Messina, Ragusa e Trapani. Le<br />
Province che non hanno restituito il questionario sono Agrigento, Enna e<br />
Siracusa.<br />
In genera<strong>le</strong>, si riscontra un grado medio-alto di attivazione dei PSZ<br />
nell’area minori<strong>le</strong>; tuttavia, nella Provincia di Messina i PSZ risultano per lo più<br />
ancora in fase di progettazione, e quella di Ragusa non ha indicato il grado di<br />
attivazione dei PSZ nell’area minori.<br />
Nella maggior parte dei casi i PSZ prevedono <strong>interventi</strong> specifici per<br />
l’utenza ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>; eccezioni al riguardo sono Ragusa e Trapani.<br />
In due del<strong>le</strong> Province che hanno risposto – Catania e Ragusa – esiste la<br />
figura del difensore civico per l’infanzia e l’ado<strong>le</strong>scenza, di nomina regiona<strong>le</strong>.<br />
Suscita interesse il quadro del<strong>le</strong> sinergie interistituzionali stabilite da<strong>gli</strong><br />
Assessorati Provinciali nel campo <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per l’ado<strong>le</strong>scenza, in quanto<br />
presenta alcuni e<strong>le</strong>menti di divergenza rispetto ad altre realtà regionali.<br />
In primo luogo, la collaborazione con i Comuni – che nella generalità del<strong>le</strong><br />
altre Regioni ha raggiunto un livello ritenuto soddisfacente da<strong>gli</strong> Assessorati<br />
Provinciali – in Sicilia presenta alcune aree prob<strong>le</strong>matiche. Se la Provincia di<br />
Catania dà un giudizio decisamente negativo al riguardo, dichiarando<br />
insufficiente la collaborazione in atto con i Comuni, altre due Province –<br />
Messina e Trapani – giudicano appena “sufficiente” ta<strong>le</strong> collaborazione.<br />
Un giudizio tutto sommato positivo viene espresso relativamente alla<br />
collaborazione con <strong>le</strong> altre istituzioni.<br />
Le ASL rappresentano il segmento istituziona<strong>le</strong> rispetto al qua<strong>le</strong> la<br />
Provincia di Catania esprime il giudizio più positivo; invece, nel caso di Trapani<br />
è il CSA l’istituzione con la qua<strong>le</strong> l’Assessorato Provincia<strong>le</strong> ritiene di aver<br />
instaurato la collaborazione più proficua.<br />
Messina riferisce di una buona collaborazione sia con <strong>le</strong> ASL sia con la<br />
Giustizia Minori<strong>le</strong>.<br />
In genera<strong>le</strong>, il dato ri<strong>le</strong>vante è che il giudizio circa la collaborazione con<br />
ASL, CSA e Giustizia Minori<strong>le</strong> non scende, in nessuna del<strong>le</strong> Province siciliane,<br />
al di sotto della sufficienza.<br />
176
Per quanto concerne i sistemi informativi provinciali sul<strong>le</strong> tematiche<br />
ado<strong>le</strong>scenziali, da quanto riferito nel<strong>le</strong> risposte ai questionari si evince una<br />
scarsa attivazione del<strong>le</strong> Province siciliane nel<strong>le</strong> raccolta dei dati territoriali<br />
relativi ai fenomeni di <strong>disagio</strong> e a<strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> effettuati. Invece una maggiore<br />
attivazione si registra nella diffusione di materia<strong>le</strong> divulgativo, con accentuazioni<br />
diverse nel<strong>le</strong> varie Province rispetto al<strong>le</strong> tematiche oggetto di divulgazione e a<strong>gli</strong><br />
strumenti comunicativi utilizzati: Caltanisetta diffonde opuscoli sul tema della<br />
devianza. Sempre la devianza minori<strong>le</strong> è il tema del<strong>le</strong> informazioni divulgate<br />
dalla Provincia di Messina, che però ricorre ad un insieme più articolato di<br />
prodotti informativi: non solo pubblicazioni divulgative, ma anche pagine web<br />
dedicate e diffusione di report di indagini condotte a livello territoria<strong>le</strong>. Invece<br />
Trapani divulga report di ricerche promosse sul tema della integrazione dei<br />
minori immigrati; si tratta di un fenomeno cui la Provincia trapanese dedica<br />
particolare attenzione, visto che effettua anche un monitoraggio periodico su<br />
ta<strong>le</strong> tematica.<br />
Sardegna<br />
Hanno risposto al questionario tutte <strong>le</strong> quattro Province ‘storiche’ della<br />
Sardegna (al momento dell’effettuazione dell’indagine, erano in corso di<br />
istituzione quattro nuove Province).<br />
In Sardegna non risultano ancora avviati i Piani di Zona poiché al momento<br />
non è stata attivata a livello regiona<strong>le</strong> la <strong>le</strong>gge n. 328.<br />
Ne consegue che <strong>le</strong> informazioni su<strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> si<br />
riferiscono a quelli promossi dai Comuni nell’ambito della 285, o finanziati come<br />
progetti obiettivi attraverso i piani socio-assistenziali comunali.<br />
Va sottolineato inoltre che la Provincia non viene coinvolta come Ente<br />
intermedio nella fase di predisposizione progettua<strong>le</strong>, in quanto si attiva una<br />
linea diretta Comune-Regione.<br />
Per i progetti 285, sono stati scelti come ambiti territoriali i distretti sanitari.<br />
Una particolare attenzione si riscontra nella predisposizione di inziative e<br />
progetti per il contrasto della dispersione scolastica, fenomeno avvertito come<br />
preoccupante da tutte <strong>le</strong> Amministrazioni Provinciali.<br />
L’emergenza rappresentata da questo fenomeno sembra essere alla base<br />
della buona collaborazione che si riscontra tra Assessorati Provinciali ed il CSA<br />
(con l’unica eccezione di Nuoro, dove peraltro l’Assessorato ritiene insufficiente<br />
la collaborazione con tutte <strong>le</strong> altre istituzioni).<br />
L’Assessorato Provincia<strong>le</strong> di Ca<strong>gli</strong>ari giudica positivamente anche la<br />
collaborazione con la Giustizia Minori<strong>le</strong>.<br />
Oltre a<strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> sulla dispersione scolastica, sono abbastanza diffusi<br />
anche <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> per la prevenzione del<strong>le</strong> droghe e l’educazione alla salute (in<br />
particolare a Ca<strong>gli</strong>ari ed Oristano) così come quelli per il tempo libero (Nuoro ed<br />
Oristano) e la devianza (Oristano). Sassari non ha fornito indicazioni al riguardo.<br />
177
Un servizio per l’utenza ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> particolarmente interessante è stato<br />
promosso dalla Amministrazione Provincia<strong>le</strong> di Nuoro: trattasi de “Lo Snodo”,<br />
un centro specialistrico per <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> e giovani adulti (fino a 24 anni) attivato<br />
dal 2003 e fruibi<strong>le</strong> a livello sovracomuna<strong>le</strong>.<br />
I sistemi informativi provinciali sono concentrati – in termini di raccolta dei<br />
dati e diffusione del<strong>le</strong> informazioni – su alcune aree di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>,<br />
che destano un alto allarme in tutte <strong>le</strong> Province sarde. In primo luogo la<br />
dispersione scolastica e formativa: Ca<strong>gli</strong>ari e Sassari effettuano monitoraggi del<br />
fenomeno, mentre Ca<strong>gli</strong>ari e Nuoro producono anche materia<strong>le</strong> informativo al<br />
riguardo.<br />
A Sassari vengono effettuati monitoraggi su dispersione scolastica e<br />
devianza; ad Oristano, su devianza, droghe, minori immigrati.<br />
178
SEZIONE III<br />
L’INDAGINE QUALITATIVA: I FOCUS GROUP
OBIETTIVI E METODOLOGIA<br />
1. Gli obiettivi dell’ indagine qualitativa<br />
In questa sezione del report consideriamo quella che è stata la fase<br />
conclusiva della ricerca, che mirava a verificare e approfondire qualitativamente<br />
ciò che era emerso dal<strong>le</strong> precedenti fasi di lavoro.<br />
<strong>Il</strong> lavoro di verifica, condotto mediante lo strumento del Focus Group, ha<br />
coinvolto comp<strong>le</strong>ssivamente circa ottanta testimoni privi<strong>le</strong>giati, provenienti da<br />
tutti i settori istituzionali del<strong>le</strong> politiche per l’ado<strong>le</strong>scenza.<br />
In particolare, l’attività valutativa di questa fase si proponeva tre obiettivi:<br />
1. Sottoporre a verifica i risultati della prima azione di ricerca, e<br />
specificamente i diversi profili di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> emersi a partire<br />
dall’indagine su<strong>gli</strong> indicatori di <strong>disagio</strong>, profili esemplificati dai sei cluster<br />
illustrati nella prima sezione di questo lavoro.<br />
2. Co<strong>gli</strong>ere l’opportunità - offerta dai Focus Group - di poter interagire con un<br />
campione significativo e qualificato di attori del<strong>le</strong> politiche per<br />
l’ado<strong>le</strong>scenza, per approfondire e definire dal punto di vista qualitativo i<br />
profili di <strong>disagio</strong> che risultavano da indicatori puramente quantitativi.<br />
3. Studiare il funzionamento del<strong>le</strong> reti territoriali per l’ado<strong>le</strong>scenza - che dal<br />
lavoro svolto sui dati ottenuti dal questionario somministrato a<strong>gli</strong><br />
Assessorati Provinciali al<strong>le</strong> Politiche Sociali è risultato essere il punto<br />
sensibi<strong>le</strong> e spesso l’area di criticità riguardo a<strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> sul <strong>disagio</strong><br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> - con un’attenzione particolare sui seguenti aspetti:<br />
- il livello di sviluppo raggiunto dal<strong>le</strong> reti nei vari territori;<br />
- <strong>gli</strong> attori coinvolti ed il loro contributo;<br />
- il giudizio rispetto allo stato di attuazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per<br />
l’ado<strong>le</strong>scenza.<br />
Si vo<strong>le</strong>va, cioè, allargare il campo di indagine dal<strong>le</strong> Province – che avevano<br />
rappresentato il focus della seconda azione di ricerca, condotta attraverso il<br />
questionario – al<strong>le</strong> reti territoriali. Contemporaneamente, ciò ha consentito di<br />
approfondire lo stesso ruolo del<strong>le</strong> Province all’interno del<strong>le</strong> reti territoriali: i FG<br />
hanno infatti permesso di studiare per così dire ‘dal vivo’ quel<strong>le</strong> funzioni di<br />
coordinamento del<strong>le</strong> reti territoriali di intervento, che la <strong>le</strong>gge n. 328 attribuisce<br />
al<strong>le</strong> Province.<br />
180
2. Identificazione del<strong>le</strong> Province rappresentative (Casi Studio)<br />
Le Province interessate ai Focus Group sono state identificate<br />
principalmente in base ad un dato di contenuto, ovvero la loro significatività<br />
riguardo al<strong>le</strong> caratteristiche dei cluster presentati nella prima sezione di questo<br />
lavoro, in riferimento alla tipologia di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> presentato.<br />
Da questo lavoro di se<strong>le</strong>zione sono emerse otto realtà significative, sul<strong>le</strong><br />
quali applicare l’indagine con Focus Group, per la creazione di altrettanti Casi-<br />
Studio:<br />
Cluster 1“<strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> del progresso rapido”: Pordenone<br />
Cluster 2 “<strong>Il</strong> nuovo <strong>disagio</strong> al femmini<strong>le</strong>”: Bergamo<br />
Cluster 3 “La fami<strong>gli</strong>a disagiata”: Napoli e Avellino<br />
Cluster 4 “I drop out del<strong>le</strong> iso<strong>le</strong>”: Ca<strong>gli</strong>ari<br />
Cluster 5 “La provincia del ma<strong>le</strong>ssere da inerzia”: L’Aquila<br />
Cluster 6 “Le metropoli della devianza”: Torino e Roma<br />
Considerando che i cluster sono sufficientemente caratterizzati dal punto di<br />
vista geografico (cluster 1: Nord Est; cluster 2: Nord Ovest; cluster 3: Sud;<br />
cluster 4: Sardegna e Pa<strong>le</strong>rmo; cluster 5: Centro e Sicilia orienta<strong>le</strong>; cluster 6:<br />
Aree Metropolitane) <strong>le</strong> province prescelte consentono di avere un doppio livello<br />
di rappresentatività: rispetto ai cluster, e rispetto al<strong>le</strong> macro-aree territoriali.<br />
Quest’ultimo livello di rappresentatività, in particolare, appare uti<strong>le</strong> in<br />
considerazione del terzo obiettivo dell’indagine qualitativa, ovvero lo studio del<strong>le</strong><br />
reti territoriali e <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per l’ado<strong>le</strong>scenza. La possibilità di condurre<br />
l’indagine in un set di province che coprono tutte <strong>le</strong> aree geografiche del paese,<br />
permette di caratterizzare anche territorialmente <strong>le</strong> politiche e <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> per<br />
l’ado<strong>le</strong>scenza.<br />
Proprio l’esigenza di co<strong>gli</strong>ere <strong>le</strong> specificità emergenti nei diversi contesti<br />
territoriali, ci ha portato ad includere nell’analisi tre aree metropolitane, una del<br />
Nord, una del Centro e una del Sud. Si è deciso quindi di inserire anche Napoli,<br />
benché per quanto riguarda <strong>gli</strong> indicatori di <strong>disagio</strong> non figuri nel cluster<br />
‘metropolitano’, ma nel terzo cluster, rappresentativo del Sud; ciò ha consentito,<br />
d’altra parte, di acquisire anche ulteriori e<strong>le</strong>menti conoscitivi rispetto al cluster<br />
meridiona<strong>le</strong>. Allo stesso modo, il FG di Torino ha permesso di far emergere<br />
e<strong>le</strong>menti utili all’analisi sia del <strong>disagio</strong> nel<strong>le</strong> aree metropolitane, sia del <strong>disagio</strong><br />
nel Nord-Ovest.<br />
181
3. Lo strumento d’indagine: caratteristiche tecniche e contenuti dei Focus<br />
Group<br />
<strong>Il</strong>lustriamo sinteticamente <strong>le</strong> caratteristiche del Focus Group per come è<br />
stato utilizzato dall’<strong>IPRS</strong> all’interno della ricerca.<br />
<strong>Il</strong> Focus Group (FG) è un tipo di intervista di gruppo standardizzata.<br />
Sua caratteristica è quella di racco<strong>gli</strong>ere opinioni e pareri comp<strong>le</strong>ssi su un<br />
numero limitato di argomenti e su un campione ristretto di soggetti. L’obiettivo è<br />
quello di ottenere risultati altamente strutturati e specifici, in un tempo breve. La<br />
sua qualità specifica è quindi l’andare in profondità.<br />
La tecnica del FG mira ad identificare opinioni, comportamenti,<br />
atteggiamenti, motivazioni <strong>de<strong>gli</strong></strong> intervistati, laddove altre tecniche – quali, ad<br />
esempio, il questionario – non danno accesso ad una osservazione articolata o<br />
approfondita del fenomeno in questione. È quindi utilizzabi<strong>le</strong> come strumento di<br />
verifica e approfondimento di dati ottenuti attraverso altre fonti.<br />
Aspetto centra<strong>le</strong> dell’indagine è la possibilità di osservare direttamente<br />
l’interazione tra i soggetti intervistati, ciò che permette una esplicitazione<br />
col<strong>le</strong>ttiva di caratteristiche del fenomeno studiato che altrimenti resterebbero<br />
in ombra. In questo senso i FG sono un modo di ‘operazionalizzare<br />
l’intersoggettività’”.<br />
Le domande-stimolo da porre ai partecipanti ai FG sono state identificate a<br />
partire da quelli che erano <strong>gli</strong> obiettivi conoscitivi di questa fase d’indagine,<br />
prima descritti.<br />
Pertanto, rispetto a<strong>gli</strong> obiettivi di verificare ed approfondire i diversi profili di<br />
<strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, i contenuti dell’indagine si sono differenziati nel<strong>le</strong><br />
diverse province: in questo caso, <strong>le</strong> domande-stimolo sono state costruite a<br />
partire da<strong>gli</strong> e<strong>le</strong>menti salienti del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> che caratterizzavano il<br />
cluster di cui il singolo caso provincia<strong>le</strong> era rappresentativo.<br />
Invece, il terzo obiettivo - studiare <strong>le</strong> reti territoriali e <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> per<br />
l’ado<strong>le</strong>scenza - riguardava un’area di indagine che ta<strong>gli</strong>a trasversalmente i<br />
diversi contesti provinciali, e che pertanto è stata proposta in tutte <strong>le</strong> province<br />
coinvolte.<br />
182
SINTESI DEI RISULTATI<br />
Per ragioni di brevità espositiva si è scelto di non pubblicare <strong>le</strong> relazioni<br />
prodotte per ogni FG, ma di proporre un’elaborazione sintetica dei più<br />
importanti temi emersi, riunendoli all’interno di paragrafi caratterizzati da un<br />
contenuto comune che si è manifestato in contesti territoriali diversi.<br />
Come già detto, il lavoro mediante FG si propone l’obiettivo di verificare e<br />
approfondire i risultati del<strong>le</strong> precedenti fasi di ricerca. In questo senso, la<br />
costruzione del<strong>le</strong> aree tematiche per i FG – ovvero del<strong>le</strong> domande che hanno<br />
determinato <strong>gli</strong> argomenti del<strong>le</strong> interviste – ha seguito un duplice criterio di<br />
scelta:<br />
- ad un primo livello, i temi di discussione dovevano rappresentare il<br />
precipitato, il ‘succo’ emerso dalla precedente Cluster Analysis su<strong>gli</strong><br />
indicatori di <strong>disagio</strong> in ado<strong>le</strong>scenza: <strong>gli</strong> argomenti proposti al riguardo sono<br />
stati elaborati in modo differenziato e mirato per ogni provincia sulla qua<strong>le</strong><br />
si andava a operare;<br />
- nello stesso tempo, l’obiettivo di approfondire lo studio del<strong>le</strong> reti territoriali e<br />
<strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per l’ado<strong>le</strong>scenza si è tradotto in un’area di indagine<br />
trasversa<strong>le</strong>, proposta in tutti i FG realizzati.<br />
Per quanto riguarda il primo livello di indagine, una preliminare notazione<br />
da fare è che nei FG si è data attenzione a<strong>gli</strong> aspetti qualitativi del <strong>disagio</strong><br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> (DA) e si è mirato a identificare preva<strong>le</strong>ntemente i fenomeni che<br />
si caratterizzano come “emergenti”, ovvero quel<strong>le</strong> manifestazioni che, seppur<br />
talvolta non statisticamente determinanti, possono essere assunte come<br />
“segnali” di una tendenza già in atto e che si manifesta con una progressione<br />
evolutiva.<br />
In alcuni casi i temi emersi nei FG hanno spostato l’accento su<br />
caratterizzazioni del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> (ad esempio: si veda di seguito il<br />
tema della ‘seconda generazione’ a proposito d’immigrazione) che non erano<br />
presenti nell’indagine precedente, e nei cluster in particolare, poiché non<br />
intercettabili dai dati statistici istituzionali. L’identificazione precoce della relativa<br />
novità di tali manifestazioni ha notevo<strong>le</strong> importanza a<strong>gli</strong> effetti di una<br />
valutazione e programmazione dei futuri <strong>interventi</strong> da parte del<strong>le</strong> agenzie<br />
preposte alla gestione della condizione giovani<strong>le</strong>, nel<strong>le</strong> loro caratterizzazioni sia<br />
di imp<strong>le</strong>mentazione del benessere sia di prevenzione e governance del <strong>disagio</strong>.<br />
In questo senso non sono sottolineati nel testo alcuni fenomeni stabilizzati,<br />
connessi al DA, chiaramente emersi nei Focus Group, ma che sono già<br />
ampiamente descritti nella <strong>le</strong>tteratura al riguardo.<br />
La sintesi che segue mantiene la stessa progressione del<strong>le</strong> tematiche<br />
all’interno dei FG: ovvero, vengono presentati dapprima i risultati emersi con<br />
riferimento ai diversi profili di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, per poi passare al<strong>le</strong><br />
trattazione del<strong>le</strong> tematiche inerenti <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> e <strong>le</strong> politiche per l’ado<strong>le</strong>scenza.<br />
183
Per aderire alla <strong>le</strong>ttera del<strong>le</strong> interviste raccolte, si è fatto ampio uso di<br />
citazioni tra virgo<strong>le</strong>tte, scelte tra <strong>le</strong> più efficaci e suggestive, riportando la<br />
provincia del FG da cui sono tratte. Ci siamo limitati ad aggiungere o premettere<br />
alcuni commenti, allo scopo di dare comprensibilità e consequenzialità con <strong>le</strong><br />
fasi di ricerca precedenti alla sintesi presentata.<br />
1. LE “DUE ITALIE” DEL DISAGIO<br />
La prima osservazione che si presenta all’attenzione è un’ovvia distinzione<br />
tra settentrione e meridione d’Italia, che però si segnala con caratteristiche<br />
particolari.<br />
Al Nord, specialmente nel<strong>le</strong> realtà cittadine, con buoni livelli di condizione<br />
socio-economica, il <strong>disagio</strong> si caratterizza con connotazioni ‘nuove’, già presenti<br />
in altri paesi europei. 91 In particolare il Nord-Ovest, che è rappresentato da un<br />
cluster che porta come titolo “<strong>Il</strong> nuovo <strong>disagio</strong> al femmini<strong>le</strong>”, si presenta come<br />
‘porta d’ingresso’ del<strong>le</strong> nuove forme di <strong>disagio</strong>:<br />
• <strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> del<strong>le</strong> ragazze, la femminilizzazione della devianza, il ‘bullismo’ al<br />
femmini<strong>le</strong><br />
• L’impatto dell’immigrazione stabilizzata, la “seconda generazione”.<br />
1.1 <strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> del<strong>le</strong> ragazze, la femminilizzazione della devianza, il<br />
‘bullismo’ al femmini<strong>le</strong><br />
<strong>Il</strong> dato ‘eclatante’ che emerge riguarda l’aumento di comportamenti di<br />
<strong>disagio</strong> ‘al femmini<strong>le</strong>’, che talvolta sfociano in gesti al limite della devianza. “Le<br />
femmine diventano <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> molto prima dei maschi. Si osservano di<br />
conseguenza forme di ‘bullismo’ al femmini<strong>le</strong>: ragazzine che tendono a stare<br />
molto tra di loro, a dettare <strong>le</strong> rego<strong>le</strong> anche imponendo<strong>le</strong>, ad inserire<br />
eventualmente i maschi con ruolo di ‘cavalier serventi’. E i maschi hanno<br />
difficoltà a capire certi atteggiamenti del<strong>le</strong> ragazzine, perché queste ultime sono<br />
più ‘grandi’, già adulte. Tendono a loro volta al separatismo, perché sono<br />
spaventati dal confronto con <strong>le</strong> coetanee” (Torino).<br />
Ta<strong>le</strong> atteggiamento, maggiormente visibi<strong>le</strong> nel contesto scolastico, è<br />
connesso ad un sistema valoria<strong>le</strong> che identifica nel “bullismo un modello<br />
pseudo-vincente, ma non rappresenta un <strong>disagio</strong> <strong>le</strong>gato alla scuola (dove la<br />
dispersione scolastica interessa soprattutto i ragazzi) quanto un prob<strong>le</strong>ma<br />
<strong>le</strong>gato all’identità ed all’immagine di sé come donna” (Torino).<br />
A proposito di uso di sostanze, si sottolinea il massiccio utilizzo dell’alcool,<br />
sempre di più anche da parte del<strong>le</strong> ragazze. “Sembra essersi accorciata la<br />
distanza tra maschi e femmine nei livelli di consumo” (Bergamo).<br />
91<br />
Rubi S., Les “crapu<strong>le</strong>uses”, des ado<strong>le</strong>scentes déviantes, PUF, Paris 2005; Coutant I., Délit de<br />
jeunesse, La Découverte, Paris 2005. Si confronti anche, a proposito della realtà anglosassone:<br />
Putallaz M., Bierman K. L., Aggression, Antisocial Behavior and Vio<strong>le</strong>nce among Girls, Guilford<br />
2005; Underwood M. K., Social Aggression among Girls, Guilford, 2005.<br />
184
Un’educatrice che ha fatto una tesi di ricerca sul<strong>le</strong> ragazze <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> e<br />
l’abuso di sostanze ci dice di essere rimasta colpita dalla natura<strong>le</strong>zza con cui <strong>le</strong><br />
ragazze fanno uso di sostanze, anche “ragazze con una situazione tranquilla, di<br />
fami<strong>gli</strong>e benestanti, ragazze che facevano un’analisi assolutamente lucida del<strong>le</strong><br />
loro condotte” (Torino).<br />
Nell’ambito della giustizia minori<strong>le</strong> sono comunque poche <strong>le</strong> ragazze che<br />
entrano nel circuito pena<strong>le</strong>. Si registrano casi di ragazze, specialmente<br />
straniere, per reati commessi contro la proprietà, <strong>le</strong>gati a prob<strong>le</strong>mi di<br />
sopravvivenza concreta.<br />
Infine, a proposito di un altro indicatore di <strong>disagio</strong> femmini<strong>le</strong> considerato<br />
nella Cluster Analysis, quali <strong>le</strong> interruzioni di gravidanze indesiderate, risultano<br />
dati particolarmente allarmanti: “Questo fenomeno è fortemente in aumento: nel<br />
primo semestre 2005 c’è stato un aumento del 50% rispetto all’anno<br />
precedente” (Torino).<br />
Questo dato è col<strong>le</strong>gabi<strong>le</strong> ad una bassa percezione del rischio rispetto alla<br />
sfera della sessualità, che porterebbe molte ragazze ad assumere condotte<br />
sessuali ‘a rischio’ fin dal<strong>le</strong> età più precoci.<br />
<strong>Il</strong> dato quantitativo riportato nel FG torinese, conferma quanto emerso dalla<br />
Cluster Analysis: nel cluster “<strong>Il</strong> nuovo <strong>disagio</strong> al femmini<strong>le</strong>”, rappresentativo del<br />
Nord-Ovest, il tasso di interruzioni volontarie di gravidanza tra <strong>le</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong><br />
presenta valori sensibilmente superiori alla media naziona<strong>le</strong>.<br />
1.2 L’impatto dell’immigrazione stabilizzata, la “seconda generazione”<br />
È questo, come si accennava nella parte introduttiva, un dato ‘origina<strong>le</strong>’ del<br />
lavoro coi Focus Group che, seppur prevedibi<strong>le</strong>, non poteva emergere<br />
dall’analisi statistica precedente.<br />
“Si rende sempre più evidente il prob<strong>le</strong>ma della ‘seconda generazione’: un<br />
<strong>disagio</strong> sperimentato dai giovani extracomunitari che cominciano ad arrivare<br />
a<strong>gli</strong> sportelli di ascolto per chiedere aiuto nel<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> superiori. Sono tutte<br />
domande che hanno a che fare con l’integrazione cultura<strong>le</strong>, ad esempio: ‘il mio<br />
papà non mi lascia andare con i ragazzi italiani’. C’è sicuramente ne<strong>gli</strong><br />
<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> di seconda generazione il prob<strong>le</strong>ma di ridefinirsi all’interno del<br />
contesto” (Bergamo).<br />
“<strong>Il</strong> prob<strong>le</strong>ma dell’identità socia<strong>le</strong> diviene centra<strong>le</strong> in ado<strong>le</strong>scenza. Per <strong>gli</strong><br />
<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> stranieri <strong>le</strong> condizioni di vita impongono urgenze più pressanti, tempi<br />
stretti rispetto a<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> italiani che possono permettersi un’ado<strong>le</strong>scenza<br />
lunga. Tutto ciò spinge questi ragazzi a creare del<strong>le</strong> enclave all’interno della<br />
comunità, ciò che può rappresentare un grosso prob<strong>le</strong>ma” (Torino).<br />
Un operatore religioso aggiunge altresì che “<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> stranieri creano<br />
una comp<strong>le</strong>ssità ulteriore, soprattutto se di altra religione. Vivono la difficoltà di<br />
individualizzazione del sé. Nei ragazzi musulmani si vede accentuarsi il<br />
rifugiarsi nell’esperienza religiosa come conseguenza della difficoltà di rapporto<br />
con la comp<strong>le</strong>ssità” (Bergamo).<br />
185
La scuola, ovviamente, è l’istituzione che principalmente si trova a<br />
fronteggiare il prob<strong>le</strong>ma. “Un esempio di disconoscimento? Pensare a progetti<br />
di integrazione equiva<strong>le</strong>nti a quelli per i disabili. C’è la tendenza o ad espel<strong>le</strong>re il<br />
prob<strong>le</strong>ma, o a dirottarlo verso i centri permanenti (ex 150 ore). Se arrivano ai<br />
servizi per l’orientamento, è perché qualcuno (fami<strong>gli</strong>a, associazionismo,<br />
servizio) se n’è fatto carico” (Torino).<br />
Si arriva a casi in cui il prob<strong>le</strong>ma dell’integrazione sembra paradossa<strong>le</strong>: “In<br />
alcuni luoghi della provincia abbiamo un prob<strong>le</strong>ma di integrazione al contrario;<br />
ad esempio, integrare 2 italiani in una classe con 22 ragazzi cinesi” (Torino).<br />
Altro aspetto da considerare è l’atteggiamento <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> italiani<br />
verso i coetanei stranieri.<br />
“I ragazzi italiani della provincia vivono a contatto quotidiano con i loro<br />
coetanei stranieri, soprattutto a scuola, ma anche nei centri di aggregazione<br />
giovani<strong>le</strong> o nei centri sportivi e perciò essi sembrano sentire come ovvia la<br />
presenza <strong>de<strong>gli</strong></strong> immigrati, che non costituisce alcun prob<strong>le</strong>ma per loro. Forse, i<br />
prob<strong>le</strong>mi li sentiamo noi adulti, non i ragazzi, poiché sono per lo più <strong>le</strong> fami<strong>gli</strong>e a<br />
caratterizzarsi con atteggiamenti di chiusura e di paura della diversità” (Torino).<br />
Quello che emerge è che laddove c’è contatto non c’è razzismo, poiché,<br />
“se i ragazzi si conoscono si accettano abbastanza”.<br />
A proposito <strong>de<strong>gli</strong></strong> episodi di vio<strong>le</strong>nza giovani<strong>le</strong> nei confronti <strong>de<strong>gli</strong></strong> immigrati<br />
c’è chi sostiene infatti che “sembra che la discriminante sia la conoscenza o<br />
meno di coetanei stranieri. Fuori dalla scuola ancora oggi qualcuno viene<br />
pestato, ma questi episodi succedevano anche tanti anni fa, con la differenza<br />
che l’oggetto della vio<strong>le</strong>nza erano i minori immigrati del sud, quindi è cambiata<br />
solo la targa” (Torino).<br />
I fenomeni di razzismo si evidenziano preva<strong>le</strong>ntemente nei quartieri ‘di<br />
frontiera’, dove i contrasti sono accentuati e si manifestano, per esempio, in<br />
forme di razzismo da parte di minori italiani o nella distruzione di beni col<strong>le</strong>ttivi.<br />
Ciò che spinge i giovani italiani alla vio<strong>le</strong>nza è una sorta di ‘rispecchiamento<br />
proiettivo’, secondo la logica di “non sono io l’ultimo, sei tu l’ultimo; i ragazzi<br />
italiani che non accettano di vivere in quartieri degradati, attraverso il ragazzo<br />
straniero hanno la possibilità di affrancarsi dall’etichetta di ultimo” (Roma).<br />
Sul versante più prettamente femmini<strong>le</strong>, ci si rivolge ai servizi socio-sanitari<br />
quasi unicamente per affrontare il prob<strong>le</strong>ma <strong>de<strong>gli</strong></strong> abusi sessuali sul<strong>le</strong> minori<br />
straniere.<br />
A proposito di differenziazione di genere, i minori stranieri maschi<br />
sembrano più restii ad integrarsi con i coetanei italiani, poiché tendono a<br />
formare spontaneamente dei gruppi chiusi con i coetanei provenienti dai loro<br />
paesi d’origine nel tentativo di preservare la loro identità etnica, e assumono<br />
atteggiamenti di chiusura nei confronti <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> di altre etnie.<br />
Le <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> femmine tendono invece ad integrarsi me<strong>gli</strong>o nella nostra<br />
cultura, ma proprio per questo motivo si trovano ad entrare in conflitto con<br />
186
l’ambiente familiare di provenienza e a perdere di conseguenza alcuni valori<br />
della loro tradizione cultura<strong>le</strong>. Difatti, “il prob<strong>le</strong>ma della conflittualità con i modelli<br />
genitoriali esiste soprattutto per <strong>le</strong> ragazzine, a causa <strong>de<strong>gli</strong></strong> stili di vita osteggiati<br />
dal<strong>le</strong> fami<strong>gli</strong>e; c’è un forte imbarazzo, ad esempio, tra <strong>le</strong> ragazze arabe rispetto<br />
al fatto che <strong>le</strong> fami<strong>gli</strong>e non tol<strong>le</strong>rano che esse vo<strong>gli</strong>ano studiare, o vo<strong>gli</strong>ano<br />
seguire <strong>gli</strong> stili di vita del<strong>le</strong> coetanee italiane” (Torino).<br />
Le difficoltà di inserimento di questi giovani immigrati, quindi, oltre che<br />
riguardare i contrasti con la cultura del luogo, sembrano essere costituite dalla<br />
conflittualità che emerge con <strong>le</strong> fami<strong>gli</strong>e di origine. Un conflitto interno dei<br />
giovani, i quali in fami<strong>gli</strong>a si fanno portatori di valori talvolta in contrasto con<br />
quelli della cultura d’origine. In questi casi l’individuazione secondaria si<br />
presenta come allontanamento dalla fami<strong>gli</strong>a, e comporta per questi <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong><br />
del<strong>le</strong> scelte non di poco peso, che li possono portare a conservare la propria<br />
identità etnica in alcuni aspetti e non in altri, o possono arrivare anche a farli<br />
smarrire totalmente.<br />
Nel Centro-Sud, si riscontra una preva<strong>le</strong>nza del<strong>le</strong> forme ‘tradizionali’ di<br />
<strong>disagio</strong>, quali:<br />
• La devianza, in gran parte sommersa;<br />
• <strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> scolastico, la demotivazione allo studio.<br />
1.3 La devianza, in gran parte sommersa<br />
Si possono distinguere due livelli di devianza, l’una più vicina a quella che i<br />
giovani considerano la loro sfera di normalità, ma che può includere l’uso di<br />
droghe anche ‘pesanti’: “La devianza minori<strong>le</strong> si caratterizza principalmente con<br />
l’uso di sostanze stupefacenti, con una maggiore diffusione e uso di cocaina da<br />
parte di giovani di 15-17 anni. È diffusa tra <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> l’assunzione di<br />
droghe <strong>le</strong>ggere, ecstasy, cocaina” (Roma).<br />
L’altra forma di devianza è caratteristica del<strong>le</strong> zone storicamente colpite<br />
dalla malavita organizzata, che rimane fenomeno formalmente sommerso, in<br />
quanto fa parte del tessuto socia<strong>le</strong> in modo radicato.<br />
Anche per questo aspetto il lavoro mediante i Focus Group ha aggiunto<br />
del<strong>le</strong> connotazioni ad un fenomeno che nei cluster - che elaboravano dati<br />
statistici istituzionali - non poteva apparire perché sommerso, in qualche modo<br />
‘deformandone’ la percezione.<br />
Le istituzioni, giudiziarie e non, vengono poco investite dal fenomeno, che<br />
si mantiene sotterraneo nonostante sia evidente a tutti. “Quando si vive a stretto<br />
contatto con ambienti malavitosi si tratta di impedire al ragazzo di lasciarsi<br />
coinvolgere in situazioni e in modelli comportamentali con cui e<strong>gli</strong> è a contatto<br />
quotidianamente, sotto casa propria, nel quartiere in cui vive, e lui può<br />
percepire ma<strong>le</strong> una ta<strong>le</strong> limitazione considerandola ingiustificata, e allontanarsi<br />
sempre più dalla fami<strong>gli</strong>a per avvicinarsi al gruppo dei pari, che sente più vicino<br />
a sé” (Napoli).<br />
187
L’adesività e incisività del modello malavitoso produce una sorta di<br />
de<strong>le</strong>gittimazione del<strong>le</strong> istituzioni. La scuola, istituzione che dovrebbe proporsi<br />
come garante autorevo<strong>le</strong> dei principi di convivenza socia<strong>le</strong>, si trova di fronte ad<br />
enormi prob<strong>le</strong>mi: “Molti quartieri a Napoli sono aree perse, sono sottratte al<br />
controllo socia<strong>le</strong> e sono comp<strong>le</strong>tamente nel<strong>le</strong> mani della malavita. In un ta<strong>le</strong><br />
contesto i giovani spesso crescono privi dei principi di educazione alla <strong>le</strong>galità e<br />
con uno scarso rispetto per l’autorità e <strong>le</strong> istituzioni. Essi fanno fatica a<br />
sviluppare un sentimento di appartenenza nei confronti del<strong>le</strong> istituzioni, in primis<br />
della scuola, mentre hanno un forte senso di appartenenza al gruppo dei pari, al<br />
loro quartiere, e alla fami<strong>gli</strong>a intesa in senso allargato, come cerchia di<br />
parentela” (Napoli).<br />
È così che il vuoto istituziona<strong>le</strong> rinforza il fenomeno della devianza:<br />
“Succede che la semplice trasgressione che avviene all’interno del gruppo dei<br />
pari può trasformarsi in devianza, quando i ragazzi sono a contatto con un<br />
ambiente degradato e il gruppo diviene una vera e propria ‘gang’, nella qua<strong>le</strong> il<br />
comportamento deviante è la norma, anzi è il modo stesso per sancire la<br />
propria appartenenza al gruppo” (Napoli).<br />
I FG hanno confermato così una caratteristica struttura<strong>le</strong> della devianza<br />
giovani<strong>le</strong> al sud, appunto la ‘sommersione’, che radica il prob<strong>le</strong>ma<br />
aumentandone la gravità.<br />
Questa caratteristica aiuta a spiegare il dato, a prima vista paradossa<strong>le</strong>,<br />
emerso dalla Cluster Analysis relativamente al cluster “La fami<strong>gli</strong>a disagiata”,<br />
rappresentativo del Sud: qui l’indicatore di devianza minori<strong>le</strong>, dato dal rapporto<br />
tra <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> denunciati e popolazione residente in età, presenta valori<br />
inferiori alla media naziona<strong>le</strong>.<br />
Inoltre, i risultati dei FG contribuiscono ad interpretare e caratterizzare<br />
me<strong>gli</strong>o quello che appare come il dato qualificante il cluster meridiona<strong>le</strong>: il<br />
<strong>disagio</strong> familiare. Gli indicatori statistici al riguardo segnalano una apparente<br />
contraddizione: da una parte la fami<strong>gli</strong>a meridiona<strong>le</strong> tiene (tasso di separazione<br />
coniuga<strong>le</strong> inferiore che altrove) dall’altra parte vi è un maggior coinvolgimento di<br />
minori in situazioni di disgregazione del nuc<strong>le</strong>o familiare.<br />
I FG realizzati al Sud confermano l’impressione di una fami<strong>gli</strong>a che tiene<br />
nel<strong>le</strong> realtà più picco<strong>le</strong>, in cui ancora forti sono i vincoli solidaristici: “esistono<br />
ancora <strong>le</strong> fami<strong>gli</strong>e cosiddette allargate e spesso anche se la fami<strong>gli</strong>a non vive in<br />
condizioni economiche ottimali continua ad essere il centro affettivo della vita<br />
dei ragazzi” (Avellino). Nello stesso tempo, rimandano l’immagine di una forte<br />
de<strong>le</strong>gittimazione della funzione educativa della fami<strong>gli</strong>a nei contesti sociali più<br />
degradati: “Soprattutto nel<strong>le</strong> zone periferiche dell’area metropolitana <strong>le</strong> fami<strong>gli</strong>e<br />
non possono incidere sulla devianza dei ragazzi poiché spesso appartengono<br />
ad una subcultura che incita a comportamenti criminosi; si tratta di fami<strong>gli</strong>e<br />
malavitose, di affiliati a clan locali o semplicemente di fami<strong>gli</strong>e che li lasciano in<br />
consegna al mondo della strada, dominato alla malavita” (Napoli).<br />
188
1.4 <strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> scolastico, la demotivazione allo studio<br />
<strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> scolastico, e il fenomeno della dispersione in particolare, si<br />
manifesta in maniera acuta nel<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong>.<br />
La Cluster Analysis ha appunto identificato un cluster cui abbiamo dato il<br />
titolo “I drop-out del<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong>”, che racco<strong>gli</strong>e tutte <strong>le</strong> province della Sardegna e<br />
Pa<strong>le</strong>rmo. L’emergenza è a ta<strong>le</strong> livello da far parlare di una vera e propria “fuga<br />
dalla scuola” (Ca<strong>gli</strong>ari).<br />
<strong>Il</strong> fenomeno riguarda quasi esclusivamente i maschi, che costituiscono la<br />
gran parte dei drop-out, e pochissimo <strong>le</strong> femmine che si rappresentano lo studio<br />
come possibilità di emancipazione persona<strong>le</strong> e socia<strong>le</strong>.<br />
Ma i testimoni privi<strong>le</strong>giati intervistati si trovano d’accordo nell’affermare che<br />
il <strong>disagio</strong> <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> non nasce soltanto all’interno della scuola: “è vero<br />
che c’è una correlazione tra il <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> e il funzionamento della<br />
scuola, ma essa non è certamente da intendersi come correlazione di causaeffetto”<br />
(Ca<strong>gli</strong>ari).<br />
“La crisi scolastica è da inquadrarsi nell’ambito di una crisi più genera<strong>le</strong> che<br />
riguarda tutte <strong>le</strong> agenzie educative, tra <strong>le</strong> quali è proprio la scuola quella che si<br />
espone di più e perciò la più passibi<strong>le</strong> di attribuzioni di responsabilità. Se il<br />
<strong>disagio</strong> di un ado<strong>le</strong>scente generato da vari fattori può rimanere sommerso in<br />
ambito familiare o può non essere riconosciuto all’interno di sistemi informali<br />
come il gruppo dei pari, in un ambiente come quello scolastico è più probabi<strong>le</strong><br />
che esso venga fuori con evidenza” (Ca<strong>gli</strong>ari).<br />
In questo senso la scuola assume anche il significato di ‘luogo di<br />
segnalazione’ di un <strong>disagio</strong> che ha radici anche altrove. La scuola non è quindi la<br />
causa unica del <strong>disagio</strong> <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, bensì la sede privi<strong>le</strong>giata in cui ta<strong>le</strong><br />
<strong>disagio</strong> si manifesta, costituendo così, come affermato da alcuni partecipanti, la<br />
‘cartina di tornaso<strong>le</strong>’ del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>. È la ‘punta dell’iceberg’ (Ca<strong>gli</strong>ari).<br />
Più diffusamente in tutto il Sud si evidenzia un <strong>disagio</strong> scolastico non tanto<br />
dovuto a dispersione-abbandono ma al “grado di demotivazione allo studio, allo<br />
svantaggio cultura<strong>le</strong> dovuto alla fami<strong>gli</strong>a di appartenenza; i ragazzi non<br />
continuano <strong>gli</strong> studi dopo l’obbligo, quando non li lasciano prima, perché non se<br />
ne riconosce il valore. È anche il <strong>disagio</strong> familiare, i prob<strong>le</strong>mi economici che<br />
sono dietro ad essere la causa. Altra causa è la scarsa capacità di<br />
orientamento che viene fornita” (Avellino).<br />
Si aggiunge a questo scenario l’e<strong>le</strong>mento riferibi<strong>le</strong> a<strong>gli</strong> aspetti strutturali, della<br />
scuola come luogo fisico, e <strong>de<strong>gli</strong></strong> aspetti economici che sono sottesi: “…se voi<br />
vedeste <strong>le</strong> condizioni disagiate in cui in alcune scuo<strong>le</strong> i ragazzi sono costretti a<br />
studiare… come si fa a stare vo<strong>le</strong>ntieri in una scuola che sembra un carcere? Così<br />
si rafforza nei ragazzi il sentimento di estraneità, di opposizione…” (Napoli).<br />
189
2. LA MORFOLOGIA DEL DISAGIO LEGATA ALLA MORFOLOGIA DEL<br />
TERRITORIO<br />
Un dato evidente, che attraversa tutta l’Italia, è la differenziazione del DA in<br />
base ad alcune caratteristiche territoriali, quali: città/campagna, centro<br />
città/periferie, propria città/luogo di lavoro (pendolarismo, emigrazione). È<br />
questa un’evidenza riscontrata diffusamente, che investe tutte <strong>le</strong> macro-aree<br />
del paese, anche se con caratteristiche di differenziazione territoria<strong>le</strong> specifiche<br />
(zone montane, iso<strong>le</strong>, metropoli).<br />
Dalla Cluster Analysis è di fatto emerso un cluster che racco<strong>gli</strong>e un<br />
‘pacchetto’ di grosse città del centro-nord, riunendo<strong>le</strong> quindi in base<br />
all’equiva<strong>le</strong>nza morfologica tessuto metropolitano / tipologia di <strong>disagio</strong>, e che si<br />
caratterizza come “Le metropoli della devianza”. Non potevano emergere<br />
invece dai dati statistici <strong>le</strong> differenziazioni interne alla stessa provincia, come ad<br />
esempio quella centro città/periferia.<br />
Un aspetto ovvio è che nel<strong>le</strong> province più ‘interne’, per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>,<br />
preva<strong>le</strong> il ‘<strong>disagio</strong> da noia’, caratterizzato dalla solitudine, <strong>le</strong>gato al ‘sentirsi<br />
ta<strong>gli</strong>ati fuori’, che si manifesta soprattutto attraverso disturbi psichici. “In alcune<br />
realtà viene percepito inconsapevo<strong>le</strong>mente l’essere ta<strong>gli</strong>ati fuori. Gli effetti<br />
prodotti possono essere forme di ribellione auto<strong>le</strong>sionistica. In Val Brembana<br />
sono finiti nel<strong>le</strong> mire della giustizia ragazzi che provenivano da frazioni isolate,<br />
entrati precocemente nel lavoro, che apparentemente sembravano<br />
perfettamente integrati. Improvvisamente, si sono messi a fare <strong>de<strong>gli</strong></strong> ‘agiti’<br />
assolutamente incongrui: tirare i sassi sul<strong>le</strong> macchine dei turisti o rubare cose<br />
per loro assolutamente inutili. <strong>Il</strong> sentirsi ta<strong>gli</strong>ati fuori innesca inconsapevolmente<br />
questi agiti che esprimono un <strong>disagio</strong>” (Bergamo).<br />
<strong>Il</strong> dato dell’essere ta<strong>gli</strong>ati fuori, dell’isolamento, era già emerso nel lavoro<br />
su<strong>gli</strong> indicatori di DA, esemplificato dal cluster “<strong>Il</strong> ma<strong>le</strong>ssere da inerzia”, che<br />
raggruppa due aree geografiche: la parte orienta<strong>le</strong> della Sicilia e l’Abruzzo, che<br />
a buon diritto possono essere considerate ‘ta<strong>gli</strong>ate fuori’ dallo sviluppo: il DA in<br />
queste province è principalmente espresso sull’asse della salute psichica.<br />
Contrariamente al ‘luogo comune’ secondo il qua<strong>le</strong> lo sviluppo tecnologico<br />
è in grado di soddisfare la piena libertà di scambio e comunicazione tra <strong>gli</strong><br />
esseri umani, mass media, internet e te<strong>le</strong>comunicazioni non possono<br />
compensare la ‘lontananza fisica’ che si evidenzia come povertà affettivorelaziona<strong>le</strong>.<br />
“Entrare nel mondo è fatto anche di dimensione fisica, non virtua<strong>le</strong>,<br />
e per chi vive isolato questo si vede” (Bergamo).<br />
Così, in contesti metropolitani, la stessa esperienza di isolamento, di<br />
de<strong>le</strong>gittimazione identitaria e di perdita di senso socia<strong>le</strong> produce effetti che<br />
possono raggiungere livelli di devianza. “Prob<strong>le</strong>ma enorme sono i luoghi di<br />
immigrazione, prima meridiona<strong>le</strong> e adesso extracomunitaria, come i quartieri<br />
dormitori, dove è evidente la difficoltà di costruirsi un’identità in quanto<br />
comunità” (Torino).<br />
190
In una prospettiva extra-naziona<strong>le</strong>, i recenti fatti del<strong>le</strong> banlieu parigine,<br />
mutatis mutandis, ci invitano a rif<strong>le</strong>ttere sullo specifico della condizione<br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> - visto che lì vi era una massiccia presenza di <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> -,<br />
“sul<strong>le</strong> ‘comunicazioni urlate’ della devianza, da parte di <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> che non<br />
hanno altri modi di farsi ascoltare” (Ca<strong>gli</strong>ari). Quei giovani parigini ci obbligano a<br />
col<strong>le</strong>gare il degrado urbano e cultura<strong>le</strong> alla condizione ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> oltre che<br />
alla ‘seconda generazione’: sono appunto ‘agiti’, forme di ribellione<br />
auto<strong>le</strong>sionistica di soggetti a cui non è stata offerta un’acco<strong>gli</strong>enza.<br />
Altro dato influente è la carenza di infrastrutture, la “precarietà dei trasporti<br />
e della rete strada<strong>le</strong>”, che in alcune zone interne del Sud e del<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong>, crea una<br />
“situazione logistica che spinge all’abbandono scolastico” (Ca<strong>gli</strong>ari).<br />
Ma la vita nel<strong>le</strong> picco<strong>le</strong> province, in campagna, non ha soltanto<br />
connotazioni negative, bensì, rispetto ad alcune aree di <strong>disagio</strong>, funziona da<br />
‘fattore protettivo’. È questa la ragione che può giustificare, per ciò che è<br />
emerso nella Cluster Analysis, la relativa tenuta di alcune aree non<br />
caratterizzate dal benessere socio-economico e dallo sviluppo, come ad<br />
esempio alcune zone del Sud.<br />
Così è ad esempio per ciò che riguarda la devianza: “<strong>Il</strong> contesto socia<strong>le</strong><br />
irpino, fatto di piccoli paesini dell’entroterra, è relativamente una zona franca<br />
rispetto ai fenomeni di devianza e di microcriminalità giovani<strong>le</strong> che si osservano<br />
nel<strong>le</strong> aree urbane circostanti. Napoli e Caserta sono <strong>le</strong> aree da cui provengono<br />
la maggior parte dei minori devianti, mentre Avellino e Benevento non danno<br />
casi per la giustizia minori<strong>le</strong>. Qui non arriva il <strong>disagio</strong> dal punto di vista della<br />
devianza, più che di procedimenti giudiziari si può parlare di prevenzione<br />
primaria” (Avellino).<br />
Oppure riguardo alla tenuta della fami<strong>gli</strong>a: “Rispetto al<strong>le</strong> aree metropolitane<br />
circostanti, nel<strong>le</strong> quali è più evidente la crisi della fami<strong>gli</strong>a e in cui <strong>gli</strong> stessi stili<br />
di vita familiari possono portare alla sua disgregazione o a difficoltà<br />
comunicative, nell’ Irpinia la fami<strong>gli</strong>a è un’istituzione ancora forte” (Avellino).<br />
Oppure ancora rispetto al mondo <strong>de<strong>gli</strong></strong> adulti, nel<strong>le</strong> sue connotazioni<br />
positive e negative. “In montagna vi è una trasversalità di rapporti tra ragazzi e<br />
mondo adulto, tutti frequentano lo stesso bar perché è l’unico. Gli adulti sono<br />
‘complici’, vivono la stessa trasgressione, magari con l’alcool, e per questo non<br />
viene ri<strong>le</strong>vato il <strong>disagio</strong>. Si fa fatica ad identificare ragazzi bisognosi di aiuto”<br />
(Bergamo).<br />
Un fenomeno definito di ‘drammatica normalità è quello del pendolarismo.<br />
“C’è la difficoltà di ingresso nel lavoro: andare a lavorare vuol dire spostarsi, il<br />
pendolarismo. Per vivere normalmente, guadagnare dei soldi, bisogna caricarsi<br />
di un di più, che in genere non viene neanche percepito. Mi domando come<br />
fanno tanti <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> a trovarsi al<strong>le</strong> sei del mattino a Milano, sve<strong>gli</strong>andosi al<strong>le</strong><br />
quattro. Questa situazione di vita viene tol<strong>le</strong>rata come una situazione norma<strong>le</strong>,<br />
ma rimanda a livelli di sacrificio e <strong>disagio</strong> enormi” (Bergamo).<br />
191
<strong>Il</strong> ceto socia<strong>le</strong>, il censo, inevitabilmente differenzia la condizione dello<br />
studente da quella del lavoratore. “C’è una grossa differenza tra ado<strong>le</strong>scente<br />
lavoratore e ado<strong>le</strong>scente studente che vivono in una stessa realtà periferica.<br />
Per il lavoratore, vuol dire separazione dal proprio contesto di appartenenza,<br />
recuperata solo a fatica nel fine settimana. Anche per lo studente si tratta di<br />
pendolarismo, ma la sua esistenza rimane abbastanza nel suo contesto, grazie<br />
al decentramento scolastico” (Bergamo).<br />
La condizione del migrante può esporre, in alcuni contesti culturali, ad una<br />
fatica in più nel collocarsi ‘altrove’ rispetto alla propria terra. “In Sardegna il forte<br />
sentimento di appartenenza alla propria terra determina una grossa difficoltà ad<br />
emigrare per trovare lavoro, una poca adattabilità ad altri ambienti” (Ca<strong>gli</strong>ari).<br />
In ultimo, sono da considerare <strong>gli</strong> effetti urbanistici prodotti dalla ‘società dei<br />
consumi’. “I ragazzi si spostano molto di più, sono cambiate <strong>le</strong> abitudini, ci sono<br />
nuovi luoghi di incontro. I Centri Commerciali hanno spostato il tema della<br />
territorialità, influenzando il modo in cui i ragazzi vivono il territorio. Non è più la<br />
città l’epicentro” (Bergamo).<br />
3. DISAGIO DELLA NORMALITÀ, DISAGIO DELLA MODERNITÀ<br />
Un aspetto del <strong>disagio</strong> giovani<strong>le</strong> è, con apparente paradosso, la<br />
conseguenza del benessere socio-economico acquisito. La ‘modernizzazione’<br />
della società, l’avvento del<strong>le</strong> nuove tecnologie – in particolare l’informatica ed<br />
internet – hanno modificato <strong>le</strong> abitudini e <strong>gli</strong> stili di vita <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> in modo<br />
straordinariamente evidente. Fino a permetterci di pensare che la loro<br />
‘cognizione del mondo’, la loro percezione dello ‘spazio’ esistenzia<strong>le</strong> e<br />
relaziona<strong>le</strong>, ha subito del<strong>le</strong> modificazioni profonde.<br />
“È diffici<strong>le</strong> costruire oggi categorie generali, i ragazzi sono diversi.<br />
Comunque, esistono due categorie di <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>: quelli che hanno molti<br />
strumenti per vivere nel mondo della comp<strong>le</strong>ssità, e quelli che ne hanno pochi.<br />
Questi ultimi sono poco capaci di organizzare la propria autonomia, il proprio<br />
quotidiano. Vi è una non competenza rispetto alla dimensione emotiva, un gran<br />
bisogno di contatto e di ascolto col mondo adulto. Quelli che hanno meno<br />
strumenti per interagire con la comp<strong>le</strong>ssità, subiscono una difficoltà ad aderire<br />
ad una dimensione profonda, con un conseguente appiattimento sui modelli dei<br />
media. La loro organizzazione tempora<strong>le</strong> è basata su un futuro stereotipato:<br />
casa, fami<strong>gli</strong>a, lavoro dipendente; è questa un’immagine della vita che non<br />
esiste più, ed il <strong>disagio</strong> nasce dallo scoprire che la realtà è profondamente<br />
diversa. L’altra categoria, quelli che hanno più strumenti, si rappresentano un<br />
presente allargato” (Bergamo).<br />
L’assenza del carattere direttamente ‘esperienzia<strong>le</strong>’ della vita, e del suo<br />
aspetto relaziona<strong>le</strong> in particolare, ormai quasi soltanto ridotto al virtua<strong>le</strong>,<br />
produce profonde esperienze di solitudine. “L’affermazione e la diffusione del<strong>le</strong><br />
nuove tecnologie ha reso la nostra società sempre più intimistica, per cui <strong>gli</strong><br />
<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> di oggi trascorrono più tempo nel cyber spazio che nella vita rea<strong>le</strong>.<br />
Ciò implica due conseguenze: da un lato una tendenza all’inazione e quindi una<br />
192
difficoltà nell’attivarsi in situazioni concrete, per cui se prima la scuola veniva<br />
accusata di impartire nozioni teoriche mentre il vero terreno di apprendimento<br />
era la vita ‘fuori’, ora il carattere ‘esperienzia<strong>le</strong>’ della vita al di fuori della scuola<br />
è venuto meno poiché il tempo libero si trascorre a casa, spesso in solitudine.<br />
Tranne lo sport, quasi tutti <strong>gli</strong> altri interessi sono coltivati solo virtualmente.<br />
D’altra parte anche i rapporti sociali sono sempre più ‘virtuali’ e<br />
l’associazionismo giovani<strong>le</strong> si può oggi ricondurre e ridurre al mondo del<strong>le</strong> chat<br />
e dei forum su internet, che sono i luoghi virtuali di incontro in cui i ragazzi si<br />
confrontano e si aggregano sulla base di interessi comuni. Questo porta <strong>gli</strong><br />
<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> ad avere gravi difficoltà relazionali e di convivenza con <strong>gli</strong> altri che<br />
possono avere ripercussioni anche nel gruppo-classe, un gruppo forma<strong>le</strong> ed<br />
eterogeneo nel qua<strong>le</strong> si è costretti ad una convivenza forzata con i propri pari,<br />
che comporta limitazioni concrete e inevitabili scontri con la diversità” (Ca<strong>gli</strong>ari).<br />
Le competenze di interazione che <strong>gli</strong> strumenti tecnologici offrono si<br />
manifestano come inefficaci nel momento dell’incontro, dello scambio. “Oggi i<br />
giovani sono più competenti in tanti campi, però sempre dal punto di vista<br />
individua<strong>le</strong>. <strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> è poi: dove spendo queste cose, con chi e come?”<br />
(Bergamo).<br />
“Nonostante il benessere del contesto aiuti i ragazzi a ‘saper fare’ molte<br />
cose, ad essere coinvolti in molte attività culturali, ricreative e sportive, è<br />
evidente la sofferenza connessa all’area del<strong>le</strong> relazioni. In primo luogo si parla<br />
di un prob<strong>le</strong>ma relaziona<strong>le</strong> con i genitori e poi con i pari. Nei Centri di<br />
Aggregazione i ragazzi fanno fatica ad aggregarsi in gruppo, si sta diffondendo<br />
un individualismo esasperato e il consumare a tutti i costi si è spostato anche<br />
sul<strong>le</strong> relazioni” (Bergamo).<br />
La rappresentazione del benessere come mero agio economico, centrata<br />
sulla ‘capacità di consumo’, è stata suggestivamente e sinteticamente definita<br />
da un operatore di Pordenone con la frase: “Gli schei fan <strong>disagio</strong>”. Così, a<br />
Torino, abbiamo sentito: “Si sta seguendo un percorso a ritroso dove i soldi<br />
sono diventati il fine piuttosto che il mezzo”.<br />
La riduzione a ‘consumi’ della vita è, inevitabilmente, l’effetto acquisito da<strong>gli</strong><br />
<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> di una cultura che ha radici profonde, ne<strong>gli</strong> adulti, nei genitori.<br />
“Spesso <strong>le</strong> difficoltà comunicative, soprattutto all’interno della fami<strong>gli</strong>a,<br />
spingono i ragazzi ad esprimere il <strong>disagio</strong> che ne deriva attraverso<br />
comportamenti devianti. A Pordenone la devianza, il <strong>disagio</strong> che si manifesta<br />
attraverso comportamenti trasgressivi, provengono dal benessere: infatti si<br />
tratta per lo più di ragazzi provenienti da fami<strong>gli</strong>e di status socia<strong>le</strong> alto.<br />
L’immagine che questi <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> si sono costruiti è essere vincenti, apparire e<br />
dominare” (Pordenone).<br />
“Insieme al <strong>disagio</strong> della normalità, si avverte sempre più il <strong>disagio</strong> della<br />
modernità: nella capacità di fare i conti con la comp<strong>le</strong>ssità. Parliamo di qualcosa<br />
che accomuna <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> e <strong>gli</strong> adulti. <strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> della normalità è facilmente<br />
affrontabi<strong>le</strong>, se la comunità si attrezza; nel caso del <strong>disagio</strong> della modernità,<br />
scontiamo <strong>le</strong> scarse competenze educative <strong>de<strong>gli</strong></strong> stessi adulti” (Bergamo).<br />
193
La mancanza ne<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> di strumenti per relazionarsi, arriva a far<br />
parlare <strong>gli</strong> operatori di una sorta di assenza cognitivo-affettiva.<br />
“Non sanno relazionarsi a due, si difendono e si confondono nel gruppo,<br />
non hanno paro<strong>le</strong> per dire…” (L’Aquila).<br />
“Vi è una forma di <strong>disagio</strong> meno visibi<strong>le</strong>: <strong>le</strong> grandi solitudini dei ragazzi che<br />
vivono in una dimensione povera di relazioni. È la povertà dei significati che<br />
porta ad un appiattimento sul versante dei consumi. Assistiamo ad una sorta di<br />
analfabetismo emotivo-affettivo: la mancanza di codici con cui riconoscere e<br />
gestire <strong>le</strong> emozioni/affetti” (Bergamo).<br />
<strong>Il</strong> gruppo dei pari diviene sia il luogo in cui il <strong>disagio</strong> si manifesta, sia il<br />
luogo dove compensare <strong>le</strong> difficoltà a relazionarsi.<br />
“La dimensione del gruppo diviene pericolosa se svolge un ruolo vicariante<br />
rispetto all’assenza genitoria<strong>le</strong>, altrimenti assolve una funzione di mediazione<br />
con il mondo adulto. La dimensione del gruppo è diventata tuttavia più<br />
strumenta<strong>le</strong>: “stanno insieme per consumare, per agire; ma si fa fatica a trovare<br />
un altro senso dello stare insieme” (Bergamo).<br />
L’incapacità a relazionarsi con i pari, inevitabilmente diviene ‘invisibilità’<br />
propria, perdita di un riconoscimento da parte dell’altro.<br />
“Una prob<strong>le</strong>matica è quella dell’invisibilità <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> che<br />
attraversano il mondo, invisibilità che determina smarrimento: ad esempio, <strong>gli</strong><br />
atti di vandalismo rappresentano un urlo per farsi riconoscere. Anche la<br />
frequentazione dei luoghi del loisir, <strong>le</strong> discoteche, l’adesione ossessiva al<strong>le</strong><br />
mode, al<strong>le</strong> ‘tendenze’, rappresentano una strategia di visibilità tra pari, che<br />
determina però una invisibilità da parte <strong>de<strong>gli</strong></strong> altri. L’uso del<strong>le</strong> sostanze è allora<br />
ricerca di stordimento per il fatto che neanche in quei luoghi, dove ciò dovrebbe<br />
essere più faci<strong>le</strong>, si riesce ad essere percepiti” (Bergamo).<br />
A proposito dei tempi d’esordio si registra un’anticipazione.<br />
“<strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> è più precoce, comincia già dal<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> medie: attorno ai<br />
quattordici anni di età si manifesta comp<strong>le</strong>tamente. Un e<strong>le</strong>mento di novità è<br />
l’abbassamento della so<strong>gli</strong>a di età in cui si manifestano <strong>le</strong> condotte sintomatiche<br />
del <strong>disagio</strong> psichico, principalmente l’abuso di sostanze e i disturbi alimentari, e<br />
in misura minore i casi più eclatanti, quali ad esempio i suicidi per motivi futili,<br />
come una bocciatura a scuola” (Avellino).<br />
Anche in senso patogenetico, il <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> è riconosciuto come<br />
radicato in fenomeni pre-ado<strong>le</strong>scenziali.<br />
“Spesso <strong>le</strong> condizioni più evidenti di <strong>disagio</strong> non si generano<br />
nell’ado<strong>le</strong>scenza ma sono precedenti, la percentua<strong>le</strong> maggiore di patologie<br />
sono disturbi di natura comportamenta<strong>le</strong> che insorgono fin dalla scuola<br />
materna. Molti disturbi psichici vengono fuori durante l’ado<strong>le</strong>scenza ma sono in<br />
realtà già in germe fin dall’infanzia e trovano spesso terreno ferti<strong>le</strong> per maturare<br />
nell’ambiente scolastico. Più si va avanti nel<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> medie e superiori e più il<br />
prob<strong>le</strong>ma da comportamenta<strong>le</strong> diventa di apprendimento. Da ciò ne consegue<br />
194
che bisognerebbe rendere visibi<strong>le</strong> prima questo <strong>disagio</strong>, ascoltarne i primi<br />
segnali in modo da fare prevenzione, prima che esso sfoci durante<br />
l’ado<strong>le</strong>scenza e che si aggravi, raggiungendo forme estreme” (Ca<strong>gli</strong>ari).<br />
In ultimo, a<strong>gli</strong> estremi di quest’area di ‘patologia della normalità’ si colloca<br />
l’area francamente psicopatologica. Sempre come conseguenza di questa<br />
realtà di solitudine, incapacità a comunicare con la fami<strong>gli</strong>a e i pari, sentimento<br />
di estraneità riguardo al proprio futuro, vi sono i fenomeni psicopatologici di<br />
‘ritiro’, nel<strong>le</strong> manifestazioni più estreme di sindromi psichiatriche con ricoveri,<br />
patologie border-line, casi di suicidio. “Sono situazioni psicopatologiche già<br />
infantili, dei veri ritiri psicopatologici: non manifestano apertamente il <strong>disagio</strong> ma<br />
vivono ‘da un’altra parte’, dentro la loro mente. Hanno costruito di fronte alla<br />
frustrazione con il rea<strong>le</strong> diverse dimensioni sostitutive. Cresce il numero <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> che non reggono il confronto con la realtà, i border-line” (Bergamo).<br />
In sintesi, ci sembra che <strong>le</strong> forme emergenti di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong><br />
hanno a che fare con la crescente comp<strong>le</strong>ssità tipica della società postmoderna,<br />
in cui si registra una scissione profonda tra la molteplicità di<br />
opportunità e di ‘beni di consumo’ (sotto forma di prodotti, esperienze, servizi)<br />
offerti a quel privi<strong>le</strong>giato target di consumatori che sono <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, e<br />
l’incertezza dovuta al venir meno di punti di orientamento, che determina una<br />
crescente solitudine dell’ado<strong>le</strong>scente nel processo di costruzione identitaria. 92 <strong>Il</strong><br />
risultato di questa scissione è che, se da una parte questi <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong><br />
acquisiscono molte competenze in vari campi, dall’altra essi segnalano una<br />
difficoltà a relazionarsi dovuta a quello che è stato definito un analfabetismo<br />
emotivo-affettivo.<br />
Queste caratteristiche sono particolarmente evidenti nel<strong>le</strong> zone di<br />
benessere del Nord. Esse aiutano a dare contenuto e significato a quanto<br />
emerso dai risultati della fase di indagine quantitativa su<strong>gli</strong> indicatori di <strong>disagio</strong>.<br />
Nella prima sezione di questo lavoro, commentando il cluster rappresentativo<br />
del Nord-Est - non a caso definito “<strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> del progresso rapido” - si<br />
segnalava come “non individuare aree di marcato <strong>disagio</strong> non autorizza ad<br />
affermare che in queste zone non vi siano prob<strong>le</strong>mi, bensì che si deve<br />
indirizzare l’attenzione su fenomeni per adesso statisticamente non<br />
‘macroscopici’, evidenziabili attraverso un’indagine che miri a<strong>gli</strong> aspetti meno<br />
evidenti del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>”<br />
Alla luce dell’approfondimento qualitativo effettuato nei FG, ci sembra di<br />
poter individuare tali aspetti meno evidenti del <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> nel<strong>le</strong><br />
dimensione relaziona<strong>le</strong> e nell’analfabetismo emotivo-affettivo che la<br />
caratterizza.<br />
Si tratta di aspetti che, seppur percepiti in maniera più marcata da<strong>gli</strong> operatori<br />
nel<strong>le</strong> zone settentrionali, attraversano comunque tutta la penisola,<br />
presentandosi come linea di tendenza prevedibilmente in progresso.<br />
92 Rispetto a questi temi, si rimanda ai lavori di Zygmunt Bauman, in particolare: La società<br />
dell’incertezza, il Mulino, Bologna 1999; La società individualizzata, il Mulino, Bologna 2002.<br />
195
4. GLI ADULTI, LA FAMIGLIA<br />
Gli adulti come si rappresentano <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>?<br />
Una prima risposta che registriamo sottolinea la difficoltà a dare ascolto ai<br />
giovani, a non lasciarsi prendere da sentimenti di opposizione e di rabbia:<br />
“bisogna far capire a<strong>gli</strong> adulti che l’ado<strong>le</strong>scenza non è una malattia da curare<br />
ma una condizione invidiabi<strong>le</strong>” (Ca<strong>gli</strong>ari).<br />
In una prospettiva biunivoca, che considera anche l’incapacità di ascolto da<br />
parte <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, registriamo: “siamo di fronte alla frattura e<br />
all’intol<strong>le</strong>ranza tra adulti e giovani” (Roma).<br />
La ‘frattura’ generaziona<strong>le</strong> si manifesta principalmente nei due ‘luoghi<br />
educativi’ per eccel<strong>le</strong>nza: la fami<strong>gli</strong>a e la scuola. Qui <strong>le</strong> difficoltà educative<br />
trovano la loro piena espressione anche nella contrapposizione reciproca, in<br />
un’apparente al<strong>le</strong>anza con i fi<strong>gli</strong>. “Un fenomeno nuovo e diseducativo, emerso<br />
dall’interazione scuola-fami<strong>gli</strong>a, è rappresentato dall’al<strong>le</strong>anza che si sta creando<br />
tra la fami<strong>gli</strong>a e lo studente nel non riconoscimento del ‘sapere come valore’: la<br />
scuola tende a rappresentare una trincea dove la possibilità del dialogo tra <strong>le</strong><br />
parti è resa diffici<strong>le</strong> dalla creazione di schieramenti e non di al<strong>le</strong>anze” (Roma).<br />
Un e<strong>le</strong>mento sul qua<strong>le</strong> concordano tutte <strong>le</strong> voci, dal Nord al Sud, è la<br />
carenza nella funzione genitoria<strong>le</strong>.<br />
“Una rif<strong>le</strong>ssione specifica riguarda un certo tipo di <strong>disagio</strong> che abbiamo<br />
definito ‘orfanato’: sono tutte quel<strong>le</strong> situazioni, infantili prima che ado<strong>le</strong>scenziali,<br />
in cui i ragazzi vivono una carenza genitoria<strong>le</strong>, che si esprime attraverso<br />
l’essere un po’ in giro, spersi, in assenza di punti di riferimento. È questa<br />
un’area di vulnerabilità psicologica dovuta alla carenza genitoria<strong>le</strong>, che<br />
cominciamo abbastanza ad identificare. Sono i ragazzi che frequentano di più i<br />
contesti di aggregazione formali ed informali alla ricerca di punti di riferimento”<br />
(Bergamo).<br />
<strong>Il</strong> venir meno della funzione educativa all’interno della fami<strong>gli</strong>a è riferita alla<br />
maggiore incertezza rispetto al ruolo genitoria<strong>le</strong>.<br />
“I fi<strong>gli</strong> rifiutano <strong>le</strong> proposte <strong>de<strong>gli</strong></strong> adulti, perché questi sono a loro volta<br />
pseudo-<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> che chiedono aiuto a noi su come essere genitori. Gli adulti<br />
aspettano fuori dalla porta dell’ado<strong>le</strong>scente, che resta nella sua solitudine”<br />
(Pordenone).<br />
“Dove sono <strong>gli</strong> adulti? I genitori sono spesso anch’essi ‘tardo-<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>’<br />
più che veri adulti, perciò riescono ad assolvere bene il loro compito durante<br />
l’infanzia dei fi<strong>gli</strong>, ma trovano difficoltà quando questi ultimi entrano<br />
nell’ado<strong>le</strong>scenza, proprio perché non riescono a ‘rendere asimmetrico’ il<br />
rapporto con i fi<strong>gli</strong>, se non attraverso strumenti meramente repressivi” (Ca<strong>gli</strong>ari).<br />
La casa, il ‘focolare domestico’, è sentito come luogo separato, estraneo<br />
alla propria esistenza.<br />
196
“I fi<strong>gli</strong> non portano dentro casa né la loro vita, né il loro <strong>disagio</strong>. Ci sono<br />
ragazzini che ci dicono di parlare molto con i genitori, ma poi al<strong>le</strong> dieci di sera<br />
escono con i ragazzi più grandi e fanno di tutto, sesso, consumo di sostanze,<br />
per poi tornar al mattino e fare finta di niente” (Torino).<br />
Anche il benessere economico non facilita l’apertura all’esterno della<br />
fami<strong>gli</strong>a.<br />
“Qui tutti hanno case grandi, ma i ragazzi non portano i loro amici a casa.<br />
Lo spazio domestico non è sentito come luogo di socializzazione, ma come<br />
difesa dall’esterno. L’ado<strong>le</strong>scente porta fuori di casa il <strong>disagio</strong>, e lo lascia fuori<br />
quando rientra a casa, dove ritorna tutto come prima” (Pordenone).<br />
Nel<strong>le</strong> zone dove il <strong>disagio</strong> da svantaggio socio-economico si fa sentire, la<br />
fami<strong>gli</strong>a ne diviene segnalatore. Ciò è particolarmente evidente nella macroarea<br />
interessata dal cluster “La fami<strong>gli</strong>a disagiata”, che attraversa buona parte<br />
del Centro-Sud, e che segnala la presenza del<strong>le</strong> situazioni di maggior degrado<br />
e disgregazione socia<strong>le</strong>.<br />
“La fami<strong>gli</strong>a spesso è un ‘guscio vuoto’, comp<strong>le</strong>tamente disgregata al suo<br />
interno anche se nella forma può apparire integra. In questa prospettiva anche<br />
una fami<strong>gli</strong>a in cui entrambi i genitori lavorano molto e non hanno tempo per i<br />
fi<strong>gli</strong> può costituire una fami<strong>gli</strong>a multi-prob<strong>le</strong>matica” (Napoli).<br />
La diffidenza del<strong>le</strong> fami<strong>gli</strong>e verso i fi<strong>gli</strong> acuisce i rischi di devianza.<br />
“Noi cerchiamo di presentare questi ragazzi in modo diverso al<strong>le</strong> fami<strong>gli</strong>e,<br />
visto che il comportamento che loro si attendono dai fi<strong>gli</strong> è quello deviante. Si<br />
tratta di interrompere questa profezia autoavverantesi portando i genitori a<br />
guardare ai fi<strong>gli</strong> come persone dotate di qualità e potenzialità positive” (Napoli).<br />
5. LE ISTITUZIONI: “RIUSCIAMO A CREARE DEI LUOGHI CHE<br />
PRODUCANO PENSIERI?”<br />
Una frase ci sembra riesca a sintetizzare il compito e la ‘missione’ che <strong>le</strong><br />
istituzioni dovrebbero svolgere nei confronti dell’ado<strong>le</strong>scenza, in un modo<br />
poeticamente sintetico: “Ha senso offrire sempre più servizi? O non<br />
riproponiamo uno sti<strong>le</strong> di vita ‘economico’, ‘consumistico’, coprendo un’offerta<br />
sempre più ampia, come fossimo un supermercato? Riusciamo a creare dei<br />
luoghi che producano pensieri?” (Pordenone).<br />
Questo passaggio pare far riferimento ad un rischio che corrono <strong>gli</strong><br />
<strong>interventi</strong> per l’ado<strong>le</strong>scenza: quello dello scivolamento da un modello psicopedagogico<br />
(il servizio/progetto come ‘luogo produttore di pensieri’) ad un<br />
modello economico (il servizio/progetto come centro commercia<strong>le</strong>).<br />
Certamente una del<strong>le</strong> componenti del successo di questo secondo modello<br />
risiede nella crescente attenzione alla ‘misurabilità’ della efficacia/efficienza<br />
<strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong>, che spesso porta ad effettuare una riduzione – semplicistica<br />
quanto pericolosa, nel campo del<strong>le</strong> politiche sociali - del rapporto costi/benefici<br />
al rapporto risorse utilizzate/utenti raggiunti.<br />
197
<strong>Il</strong> ‘modello economico’ è in qualche modo favorito anche dall’abitudine del<strong>le</strong><br />
istituzioni a lavorare da so<strong>le</strong>; abitudine che determina una frammentazione <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
<strong>interventi</strong> e quindi una ‘diseconomia’ comp<strong>le</strong>ssiva del sistema, favorendo la<br />
propensione dei singoli ad ‘essere sul mercato’ con offerte al<strong>le</strong>ttanti nei<br />
confronti dell’utenza.<br />
La progettazione partecipata all’interno di una rete territoria<strong>le</strong> può<br />
rappresentare un deterrente a questa ‘deriva consumistica’, nella misura in cui<br />
favorisce l’elaborazione di un pensiero condiviso sui bisogni <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>.<br />
Per progettare e creare ‘luoghi che producano pensieri’, c’è bisogno di un ‘luogo<br />
per pensare l’ado<strong>le</strong>scenza’. Da questo punto di vista, è fondamenta<strong>le</strong> il ruolo<br />
che <strong>le</strong> Province – non direttamente coinvolte nella gestione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong>, ma<br />
con funzioni di supporto alla progettazione e di coordinamento – possono<br />
svolgere nell’attivazione di reti territoriali.<br />
Prob<strong>le</strong>ma: è possibi<strong>le</strong> immaginare un ta<strong>le</strong> luogo come composto solo da<br />
adulti che ‘pensano l’ado<strong>le</strong>scente’ a partire dal<strong>le</strong> proprie rappresentazioni?<br />
Questo ci conduce a fare una ovvia sottolineatura, che però, nel caso<br />
dell’ado<strong>le</strong>scenza, ha una particolare pregnanza: qualsiasi intervento<br />
istituziona<strong>le</strong> rischia di essere vanificato nel momento in cui i destinatari stessi,<br />
cioè i giovani, non ne riconoscono il valore.<br />
Momento fondamenta<strong>le</strong> del lavoro di progettazione è quello che indaga<br />
sul<strong>le</strong> possibilità di coinvolgimento ottima<strong>le</strong> di coloro che dovranno ‘ricevere’<br />
l’intervento istituziona<strong>le</strong>, da cui dipende la loro risposta all’intervento. Non solo<br />
imp<strong>le</strong>mentazione e monitoraggio dei progetti per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, quindi, ma<br />
anche, preliminarmente, elaborazione del<strong>le</strong> strategie più adatte al<br />
coinvolgimento <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> in ciò che viene progettato per loro.<br />
Da questo coinvolgimento dipende, in larga misura, il successo <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
<strong>interventi</strong>.<br />
Anche rispetto a questo tema, che riguarda in ultima analisi la<br />
<strong>le</strong>gittimazione che <strong>le</strong> istituzioni ricevono da<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, emerge una<br />
differenza sostanzia<strong>le</strong> che ta<strong>gli</strong>a l’Italia in due:<br />
• al Nord i ragazzi ‘riconoscono’ l’istituzione qua<strong>le</strong> interlocutore, partecipano<br />
alla progettazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong>, richiedono e negoziano con l’istituzione<br />
la messa a disposizione di spazi ed opportunità (“facciamo molto, e i<br />
ragazzi interagiscono con noi”, Pordenone);<br />
• al Sud <strong>le</strong> istituzioni non ricevono questa <strong>le</strong>gittimazione da parte <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, che non riconoscono loro un ruolo di interlocutore (“il Comune<br />
ha messo a disposizione dei ragazzi alcuni spazi, ma i ragazzi non li<br />
utilizzano”, Napoli).<br />
Altro aspetto da considerare, connesso al precedente, è quello che si<br />
riferisce a<strong>gli</strong> ‘stili di interazione’ <strong>de<strong>gli</strong></strong> operatori con <strong>gli</strong> utenti, che potrebbero<br />
alimentare la disistima dei ragazzi nei confronti del<strong>le</strong> istituzioni che essi<br />
rappresentano:<br />
198
“I progetti devono mirare ad educare i ragazzi ad essere attivi, gestori dei<br />
servizi, secondo una logica di empowerment. Non fruitori passivi di<br />
un’assistenza socia<strong>le</strong> caratterizzata da un modello top-down, pensato dall’alto”<br />
(Roma, Bergamo).<br />
Al di là <strong>de<strong>gli</strong></strong> aspetti specifici <strong>le</strong>gati alla progettazione e alla gestione <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
<strong>interventi</strong>, un e<strong>le</strong>mento di criticità di carattere genera<strong>le</strong> è stato segnalato nel FG<br />
di Roma dalla rappresentante del Dipartimento per la Giustizia Minori<strong>le</strong> del<br />
Ministero della Giustizia. Ci si riferisce al paradigma del ‘lavorare per progetti’,<br />
divenuto dominante ne<strong>gli</strong> ultimi due decenni nel campo del<strong>le</strong> politiche sociali,<br />
ma che può rivelarsi un boomerang nel caso del lavoro sull’ado<strong>le</strong>scenza. Un<br />
campo dove la fatica maggiore consiste nel costruire percorsi e relazioni che<br />
<strong>le</strong>gittimano l’operatore (e l’istituzione che e<strong>gli</strong> rappresenta) in quanto<br />
interlocutore. Questo processo di costruzione – ad un tempo: di <strong>le</strong>gami e di<br />
significati - si basa necessariamente sulla stabilità e la continuità<br />
dell’interazione. E proprio ta<strong>le</strong> requisito, ineludibi<strong>le</strong> nel lavoro con <strong>gli</strong><br />
<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, mal si concilia con il paradigma del ‘lavorare per progetti’, in cui<br />
l’operatore non può basare il suo intervento sul<strong>le</strong> esigenze del ‘tempo interno’<br />
necessario alla costruzione di relazioni, ma deve continuamente confrontarsi<br />
con <strong>le</strong> esigenze del ‘tempo esterno’ scandito dai cronogrammi dei progetti.<br />
6. LE RETI TERRITORIALI SULL’ADOLESCENZA<br />
I FG, facendo interagire nei diversi contesti provinciali <strong>gli</strong> attori del<strong>le</strong><br />
politiche per l’ado<strong>le</strong>scenza, hanno rappresentato una preziosa occasione per<br />
osservare ‘in presa diretta’ il funzionamento del<strong>le</strong> reti territoriali.<br />
Come prima approssimazione, ci sembra che emergano tre modelli:<br />
• La rete che pensa e parla ‘al plura<strong>le</strong>’, con una storia di condivisione di<br />
esperienze, studi e rif<strong>le</strong>ssioni che ha consentito di maturare un pensiero ed<br />
un linguaggio comuni sul<strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matiche ado<strong>le</strong>scenziali. Si tratta di un<br />
modello ‘evoluto’ di rete territoria<strong>le</strong>, che abbiamo osservato nei FG<br />
realizzati al Nord (Torino, Bergamo, Pordenone)<br />
• La rete che non c’è. Appare emb<strong>le</strong>matico, al riguardo, il fatto che in alcuni<br />
casi il momento del FG ha permesso ai partecipanti di ‘scoprire’ l’esistenza<br />
di altri operatori impegnati sul terreno dell’ado<strong>le</strong>scenza, con cui condividere<br />
rif<strong>le</strong>ssioni ed elaborare obiettivi di lavoro. <strong>Il</strong> FG ha rappresentato, in questo<br />
caso, non tanto un momento di rif<strong>le</strong>ssione sul lavoro di rete, quanto<br />
piuttosto una opportunità per scoprirne <strong>le</strong> potenzialità attraverso una prima<br />
sperimentazione di condivisione col<strong>le</strong>ttiva di saperi.<br />
• La rete informa<strong>le</strong>: <strong>gli</strong> operatori sono in rete, <strong>le</strong> istituzioni no. Si tratta di un<br />
caso intermedio rispetto ai precedenti. Riguarda situazioni nel<strong>le</strong> quali <strong>gli</strong><br />
operatori hanno consolidato una consuetudine di lavoro comune, che li<br />
porta a valorizzare l’importanza del paradigma dell’integrazione nella<br />
gestione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong>; tuttavia, essi si trovano ad operare in un contesto<br />
199
territoria<strong>le</strong> ove non esiste una formalizzazione del<strong>le</strong> collaborazioni<br />
interistituzionali in materia: è cioè assente una ‘cabina di regia’ a livello<br />
provincia<strong>le</strong> che svolga funzioni di coordinamento della rete.<br />
Questo terzo modello fornisce lo spunto per una rif<strong>le</strong>ssione di carattere<br />
genera<strong>le</strong>: la rete è da pensare come compito <strong>de<strong>gli</strong></strong> operatori o del<strong>le</strong> istituzioni?<br />
Una posizione, emersa nel FG di Roma, può essere così sintetizzata: “la<br />
rete dipende dai singoli operatori, non può essere agita dall’istituzione”. Questa<br />
posizione parte da una premessa: la mancanza di una progettazione coordinata<br />
del<strong>le</strong> politiche sociali, fa sì che funzionino me<strong>gli</strong>o <strong>le</strong> reti tra <strong>gli</strong> operatori piuttosto<br />
che quel<strong>le</strong> tra <strong>le</strong> istituzioni.<br />
Gioca a sfavore del<strong>le</strong> istituzioni il fatto di essere soggetti giuridici diversi,<br />
con differenti gradi di autonomia, che determinano prob<strong>le</strong>mi di interazione in<br />
quanto trovano difficoltà a rispettare, nei percorsi progettuali, <strong>gli</strong> stessi tempi.<br />
C’è anche da considerare un ulteriore ostacolo sul percorso di<br />
collaborazione interistituziona<strong>le</strong>: una tuttora radicata tendenza al ‘separatismo’,<br />
come forma di difesa del proprio ruolo: “Le reti sono avversate dal<strong>le</strong> istituzioni,<br />
che <strong>le</strong> vedono come una minaccia alla propria identità”. È chiaro che in questa<br />
‘avversione’ giocano una parte sia dinamiche di potere e di difesa della visibilità<br />
socia<strong>le</strong>, sia una fisiologica resistenza al cambiamento, propria del<strong>le</strong><br />
organizzazioni come dei singoli operatori.<br />
D’altra parte, il privi<strong>le</strong>giare <strong>gli</strong> operatori quali ‘costruttori di reti territoriali’ è<br />
un punto di vista che non si giustifica solo con la presa d’atto del<strong>le</strong> difficoltà<br />
insite nella collaborazione tra istituzioni.<br />
Piuttosto, anche laddove l’integrazione tra i diversi livelli istituzionali non<br />
rappresenta un prob<strong>le</strong>ma, in quanto prassi consolidata del<strong>le</strong> politiche sociali,<br />
sono comunque <strong>gli</strong> operatori che forniscono un corpo ed un’anima alla rete,<br />
attraverso l’interpretazione che ne danno nel loro quotidiano professiona<strong>le</strong>:<br />
“lavorare in rete è una cosa molto bella, ma bisogna averla prima di tutto nella<br />
mente” (Pordenone).<br />
Questo significa, anche, aver raggiunto un livello di maturità professiona<strong>le</strong>,<br />
che consente di non percepire l’integrazione come una minaccia:<br />
“Spesso manca la volontà di ‘contaminarsi’ <strong>gli</strong> uni con <strong>gli</strong> altri: connettersi<br />
vuol dire innanzitutto superare la diffidenza reciproca che spinge a tenere per<br />
sé <strong>le</strong> informazioni piuttosto che utilizzar<strong>le</strong> come risorsa da condividere; inoltre è<br />
importante che ogni operatore riconosca i limiti del<strong>le</strong> proprie competenze. La<br />
rete inizia nel momento in cui ci si rende conto di aver bisogno <strong>gli</strong> uni <strong>de<strong>gli</strong></strong> altri”<br />
(Ca<strong>gli</strong>ari).<br />
Un’altra posizione è quella che evidenzia la stretta connessione tra operato<br />
dei singoli e contesto istituziona<strong>le</strong> di lavoro, riportando quindi nuovamente al<br />
centro della rif<strong>le</strong>ssione la variabi<strong>le</strong> ‘istituzione’:<br />
“L’empasse che non consente di lavorare in rete prescinde spesso dalla<br />
volontà del singolo operatore e del singolo servizio. Esiste una sorta di<br />
200
‘vischiosità’ del sistema che, in qualche modo, impedisce la comunicazione tra<br />
operatori”. D’altra parte, anche lo spirito di iniziativa del singolo operatore non<br />
può che risentire negativamente di questa ‘vischiosità’ istituziona<strong>le</strong>, che finisce<br />
per incidere negativamente sui livelli di motivazione: “se a qualcuno non viene<br />
riconosciuto il valore del suo operato è ovvio che passa la vo<strong>gli</strong>a di fare”<br />
(Ca<strong>gli</strong>ari).<br />
Un secondo livello di analisi riguarda la composizione interna della rete. <strong>Il</strong><br />
coinvolgimento dei vari attori istituzionali apporta alla rete non solo il contributo<br />
di culture operative differenti, ma anche differenti punti di osservazione del<strong>le</strong><br />
prob<strong>le</strong>matiche ado<strong>le</strong>scenziali.<br />
Un dato generalizzato emerso dai FG è l’attenzione verso i fenomeni<br />
emergenti di <strong>disagio</strong> psicologico in ado<strong>le</strong>scenza; tuttavia, il livello di<br />
approfondimento nella <strong>le</strong>ttura di tali fenomeni e la capacità di intervento sono<br />
almeno in parte col<strong>le</strong>gati alla presenza, all’interno della rete, dei servizi sociosanitari<br />
deputati al presidio del <strong>disagio</strong> psicologico. Le differenze riscontrate al<br />
riguardo sono certamente imputabili alla diversa organizzazione del sistema dei<br />
servizi sanitari nei vari contesti regionali. In particolare, i servizi psicologici<br />
specificamente destinati all’utenza ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> presentano forti<br />
differenziazioni territoriali, che riguardano sia <strong>gli</strong> assetti organizzativi<br />
(collocazione all’interno del<strong>le</strong> ASL) sia il profilo tecnico-professiona<strong>le</strong>. Laddove<br />
questi servizi hanno raggiunto una consolidata strutturazione, essi apportano un<br />
valore aggiunto alla rete rispetto non solo alla capacità di interpretare il <strong>disagio</strong><br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, ma anche di presidiarlo attraverso un’offerta di spazi di ascolto<br />
ed acco<strong>gli</strong>enza.<br />
Un altro ‘anello’ della rete, maggiormente presente in alcuni contesti per<br />
ragioni storico-cultutrali, è rappresentato dal<strong>le</strong> agenzie educative religiose. Nei<br />
territori in cui si registra un pieno coinvolgimento di tali agenzie all’interno della<br />
rete (è il caso di Bergamo) un loro apporto specifico consiste nell’attenzione<br />
posta alla ‘funzione educativa’ <strong>de<strong>gli</strong></strong> adulti; inoltre, esse contribuiscono ad<br />
ampliare la mappa del <strong>disagio</strong>, attraverso la capacità di intervento nei ‘non<br />
luoghi’ dell’emarginazione e dell’esclusione socia<strong>le</strong>, difficilmente raggiunti<br />
dall’offerta di servizi pubblici.<br />
Ancora: il terzo settore apporta una specifica competenza nella<br />
comprensione dei linguaggi ado<strong>le</strong>scenziali e nella capacità di intercettare i<br />
fenomeni sociali emergenti all’interno del mondo giovani<strong>le</strong>. Su questo punto<br />
torneremo nuovamente più avanti.<br />
I diversi profili di strutturazione e comp<strong>le</strong>ssità del<strong>le</strong> reti territoriali di cui<br />
abbiamo finora parlato, sono in gran parte utili a differenziare <strong>le</strong> realtà<br />
settentrionali da quel<strong>le</strong> centro-meridionali, seppur con tutte <strong>le</strong> caute<strong>le</strong> imposte<br />
da un campo in cui <strong>le</strong> sfumature e <strong>le</strong> eccezioni rendono estremamente<br />
difficoltoso il tentativo di delineare profili validi per intere macro-aree<br />
geografiche.<br />
Una difficoltà specifica incontrata dal<strong>le</strong> Amministrazioni Provinciali nel<br />
coordinare e gestire <strong>le</strong> reti territoriali riguarda <strong>le</strong> aree metropolitane.<br />
201
Nel FG realizzato a Roma è stato evidenziato come il territorio del Comune<br />
di Roma abbia una vastità territoria<strong>le</strong> pari a quella del<strong>le</strong> dieci principali città<br />
italiane; in un contesto di ta<strong>le</strong> comp<strong>le</strong>ssità, alcuni aspetti del <strong>disagio</strong> <strong>de<strong>gli</strong></strong><br />
<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> possono variare nel confronto tra la provincia e la metropoli, o tra i<br />
vari quartieri di Roma. Le reti operative che si costruiscono a partire dal<strong>le</strong><br />
esigenze dei diversi ambiti territoriali, presentano una ‘geometria variabi<strong>le</strong>’ in<br />
quanto a composizione, livello di integrazione, funzioni e compiti dei diversi<br />
soggetti istituzionali.<br />
In ta<strong>le</strong> contesto, risultano estremamente difficoltose l’elaborazione e la<br />
sperimentazione di modelli per <strong>le</strong> attività di monitoraggio, coordinamento e<br />
valutazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong>.<br />
Ma proprio da queste difficoltà nasce la consapevo<strong>le</strong>zza, emersa<br />
chiaramente nel FG di Roma, circa l’importanza che rivestono la raccolta del<strong>le</strong><br />
informazioni su<strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> effettuati, nonché i processi di monitoraggio e<br />
valutazione. Questi e<strong>le</strong>menti appaiono assolutamente fondamentali nell’ottica di<br />
una corretta allocazione del<strong>le</strong> risorse, per evitare la proliferazione di iniziative<br />
progettuali non coordinate e per diffondere una ‘cultura della valutazione’<br />
attenta all’efficacia/efficienza del<strong>le</strong> azioni realizzate.<br />
Certamente all’aumentare della comp<strong>le</strong>ssità del territorio aumentano anche<br />
<strong>le</strong> difficoltà nella costruzione e nella gestione del<strong>le</strong> reti. Tuttavia, i FG realizzati<br />
nel<strong>le</strong> aree metropolitane hanno evidenziato una differente evoluzione del<strong>le</strong><br />
funzioni svolte da<strong>gli</strong> Assessorati Provinciali in tema di promozione,<br />
coordinamento e governo del<strong>le</strong> reti territoriali sull’ado<strong>le</strong>scenza. Nel<strong>le</strong> aree<br />
metropolitane del centro-sud (Roma, Napoli) è emersa una maggiore difficoltà<br />
al riguardo. Diversa la situazione riscontrata a Torino, in cui la Provincia svolge<br />
un ruolo riconosciuto di ‘cabina di regia’ di una rete territoria<strong>le</strong> che coinvolge<br />
l’insieme dei soggetti impegnati nel<strong>le</strong> politiche per l’ado<strong>le</strong>scenza.<br />
Un ulteriore aspetto indagato è quello relativo alla gestione dei flussi<br />
informativi all’interno della rete territoria<strong>le</strong>.<br />
La gestione del sistema informativo chiama in causa un’altra del<strong>le</strong><br />
competenze specifiche attribuite al<strong>le</strong> Province dalla <strong>le</strong>gge 328.<br />
Una prima considerazione sull’efficacia dei sistemi informativi riguarda la<br />
capacità della rete di intercettare i fenomeni sociali emergenti tra <strong>gli</strong><br />
<strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>. Da questo punto di vista, i momenti di confronto all’interno del<strong>le</strong> reti<br />
rappresentano una preziosa fonte informativa.<br />
D’altra parte, l’efficacia del<strong>le</strong> Province nello svolgere <strong>le</strong> proprie funzioni<br />
conoscitive è <strong>le</strong>gata alla capacità di coordinare e gestire i flussi informativi:<br />
“Nel nostro territorio i servizi si sono organizzati molto bene ne<strong>gli</strong> anni: ci<br />
sono dati che riguardano l’accesso <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> ai servizi, <strong>le</strong> loro richieste<br />
<strong>le</strong>gate al tempo libero, ai centri di ascolto, ecc. A livello quantitativo e qualitativo<br />
c’è qui la possibilità di effettuare una serie di esplorazioni. In alcuni servizi, c’è<br />
la possibilità di racco<strong>gli</strong>ere anche il punto di vista dei ragazzi.<br />
202
La Provincia si serve della rete istituziona<strong>le</strong> dei servizi specialistici, quali<br />
servizi sociali dei Comuni, servizi sanitari territoriali e mondo della scuola” (FG<br />
Pordenone).<br />
Quest’ultima citazione va nel senso di confermare e approfondire quanto<br />
emerso dall’indagine condotta presso <strong>gli</strong> Assessorati al<strong>le</strong> Politiche Sociali, che<br />
ha evidenziato l’efficacia del<strong>le</strong> Province nord-orientali nel monitoraggio dei<br />
fenomeni: ta<strong>le</strong> efficacia sembra solo in parte <strong>le</strong>gata a<strong>gli</strong> assetti organizzativi<br />
interni, molto di più alla capacità di gestire i flussi informativi circolanti all’interno<br />
della rete.<br />
Un secondo punto di osservazione è relativo alla capacità di utilizzare <strong>le</strong><br />
informazioni disponibili come punto di partenza per analizzare i bisogni<br />
emergenti a livello territoria<strong>le</strong> e programmare <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong>.<br />
Le differenze riscontrate a questo livello risentono dei differenti paradigmi<br />
operativi che guidano <strong>le</strong> politiche per l’ado<strong>le</strong>scenza:<br />
“Quasi tutti i progetti sono elaborati ‘ai piani alti’ e <strong>le</strong> informazioni circolano<br />
secondo un modello top-down, mentre dovrebbero diffondersi secondo un<br />
modello bottom-up, sia nel senso di dare ascolto ai giovani e al loro pensiero,<br />
sia nel senso di carpire informazioni da chi lavora sul campo, a contatto diretto<br />
con <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>” (Ca<strong>gli</strong>ari).<br />
Rispetto alla esigenza di ‘dare ascolto’ a<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> è emerso, in<br />
maniera assolutamente trasversa<strong>le</strong> a tutti i FG realizzati, come il terzo settore<br />
rappresenti una ‘antenna’ particolarmente efficace, attraverso la sua capacità di<br />
attivare ‘sonde’ sul territorio (i centri di aggregazione territoria<strong>le</strong>, <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong> di<br />
educativa di strada, ecc.) in grado di ascoltare e decifrare i linguaggi giovanili.<br />
Ad esempio, un rappresentante del terzo settore presente al FG di<br />
Pordenone riferisce di informazioni e percezioni che provengono da un rapporto<br />
molto più confidenzia<strong>le</strong> con <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, quali comunicazioni con i ragazzi<br />
mediante SMS e posta e<strong>le</strong>ttronica.<br />
7. GLI ADOLESCENTI COME INDICATORI DI DISAGIO SOCIALE<br />
Ci piace concludere questo lavoro, aperto con la sezione dedicata a<strong>gli</strong><br />
indicatori di <strong>disagio</strong> in ado<strong>le</strong>scenza, con una sorta di capovolgimento<br />
concettua<strong>le</strong>: da<strong>gli</strong> indicatori di <strong>disagio</strong> in ado<strong>le</strong>scenza a<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> quali<br />
indicatori di <strong>disagio</strong> socia<strong>le</strong>.<br />
“Parlando di ado<strong>le</strong>scenza parliamo di un indicatore del<strong>le</strong> caratteristiche di<br />
funzionamento dei sistemi sociali” (Pordenone).<br />
Gli indicatori di <strong>disagio</strong> in ado<strong>le</strong>scenza, per alcune loro caratteristiche, ci<br />
permettono di rappresentare <strong>le</strong> tendenze future di <strong>disagio</strong> che investiranno la<br />
società nella sua interezza. Ciò avviene perché <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, come si sente<br />
diffusamente dire con una frase irrispettosa della loro identità attua<strong>le</strong>, “sono <strong>gli</strong><br />
adulti di domani”. L’enfasi di attenzione positiva che educatori e politici danno<br />
all’ado<strong>le</strong>scenza nasconde l’incapacità a rappresentare quell’età come soggetto<br />
socia<strong>le</strong> attua<strong>le</strong> e concreto. Si pensa a loro soltanto come ‘buoni cittadini’ che<br />
203
dovranno disciplinatamente integrarsi nella società e produrre profitto. Essi<br />
invece vanno ascoltati e riconosciuti oggi, nella dignità di individui a pieno<br />
diritto, per poter impostare progetti di convivenza socia<strong>le</strong> e civi<strong>le</strong> che possano<br />
avere una loro validità anche per il domani.<br />
Normalmente si guarda all’ado<strong>le</strong>scenza pensandola come una fase di crisi<br />
drammatica dell’esistenza dell’individuo al<strong>le</strong> prese con la sua costruzione di<br />
un’identità psicologica. Eppure, nell’ado<strong>le</strong>scenza non è l’Io ad essere in<br />
formazione, ma il ‘Sé socia<strong>le</strong>’, l’accesso alla funzione attiva e produttiva, che in<br />
questa età viene formalmente riconosciuto dalla comunità in senso sia<br />
psicologico sia concreto.<br />
Alcune caratteristiche della personalità ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, come la vitalità,<br />
l’apertura al<strong>le</strong> novità, la volontà di affermazione, devono essere quindi<br />
appoggiate e rinforzate mediante politiche sociali che diano loro voce, che<br />
offrano loro lo spazio socia<strong>le</strong> e civi<strong>le</strong> ove collocarsi.<br />
Così come, secondo <strong>le</strong> osservazioni emerse dalla ricerca, il Nord-Ovest si<br />
presenta rispetto alla situazione naziona<strong>le</strong> come una sorta di ‘cana<strong>le</strong> di entrata’<br />
di fenomeni emergenti di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, già in qualche modo<br />
stabilizzati in altri paesi europei ed extra-europei con caratteristiche di<br />
benessere socio-economico ‘avanzato’, così l’ado<strong>le</strong>scenza si presenta come<br />
fascia d’età, soggetto socia<strong>le</strong>, che manifesta con un qualche anticipo quelli che<br />
saranno i fenomeni di <strong>disagio</strong> socia<strong>le</strong> più generalizzati nel futuro prossimo. È<br />
quindi ‘cana<strong>le</strong> d’entrata’ anch’essa, segna<strong>le</strong> predittivo prioritario che va<br />
ascoltato e interpretato nell’oggi. Possiamo, allora, riconoscere <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong><br />
come segnalatori fondamentali per possibili indirizzi che mirino alla prevenzione<br />
del <strong>disagio</strong> e all’empowerment dello stato di benessere.<br />
204
CONCLUSIONI<br />
Tenteremo di tirare <strong>le</strong> somme del lavoro di indagine qualitativa,<br />
presentando alcune conclusioni secondo una progressione che fa riferimento<br />
a<strong>gli</strong> obiettivi di questa fase di lavoro:<br />
• verificare ed approfondire i risultati dell’indagine quantitativa: nei FG<br />
dovevano essere sottoposti a verifica i diversi profili di <strong>disagio</strong><br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> esemplificati dai cluster elaborati a partire da<strong>gli</strong> indicatori<br />
statistici;<br />
• integrare i dati emersi dall’indagine presso <strong>gli</strong> Assessorati Provinciali,<br />
attraverso un’analisi qualitativa <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> e del<br />
funzionamento del<strong>le</strong> reti territoriali sull’ado<strong>le</strong>scenza.<br />
Rispetto all’analisi dei profili di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, i FG hanno in gran<br />
parte avvalorato <strong>le</strong> caratterizzazioni di ta<strong>le</strong> <strong>disagio</strong> fornite dai cluster; questa<br />
conferma ha riguardato i due cluster rappresentativi del<strong>le</strong> aree settentrionali: “<strong>Il</strong><br />
<strong>disagio</strong> del progresso rapido” e “<strong>Il</strong> nuovo <strong>disagio</strong> al femmini<strong>le</strong>”, il cluster<br />
metropolitano “Le metropoli della devianza” ed il cluster rappresentativo del<strong>le</strong><br />
iso<strong>le</strong> “I drop out del<strong>le</strong> iso<strong>le</strong>”<br />
Nel caso del cluster “La fami<strong>gli</strong>a disagiata”, i FG di Napoli ed Avellino sono<br />
serviti a precisare me<strong>gli</strong>o il significato di un profilo di <strong>disagio</strong> che risultava<br />
difficilmente interpretabi<strong>le</strong> ad una prima <strong>le</strong>ttura basata esclusivamente sui dati<br />
quantitativi (indicatori).<br />
Infine, il FG de L’Aquila ha fornito pochi e<strong>le</strong>menti utili ad una verifica del<br />
cluster “La provincia del ma<strong>le</strong>ssere da inerzia”, per ragioni che analizzeremo più<br />
avanti.<br />
I FG di Bergamo e Torino hanno entrambi apportato e<strong>le</strong>menti di conferma<br />
rispetto a quello che abbiamo definito come il cluster de “<strong>Il</strong> nuovo <strong>disagio</strong> al<br />
femmini<strong>le</strong>”, rappresentativo soprattutto del Nord-Ovest. Qui risultano<br />
particolarmente evidenti <strong>gli</strong> effetti di rapidi processi di trasformazione sociocultura<strong>le</strong>,<br />
che comportano la necessità di abbandonare alcuni modelli di<br />
comportamento prima che modelli nuovi siano stati pienamente acquisiti.<br />
Questo processo di transizione può dare luogo a fenomeni relativamente nuovi<br />
per la nostra cultura: è il caso della caratterizzazione di genere del <strong>disagio</strong><br />
ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong>, attraverso l’emersione di alcune forme di ‘mascolinizzazione<br />
vio<strong>le</strong>nta’ dell’identità femmini<strong>le</strong> nel<strong>le</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>.<br />
<strong>Il</strong> FG di Pordenone ha in primo luogo confermato la sensazione di un<br />
relativo benessere che caratterizza la ‘provincia ricca’ del Nord-Est, qua<strong>le</strong> si<br />
ricava anche da un’analisi <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori statistici che caratterizzano il cluster<br />
“<strong>Il</strong> <strong>disagio</strong> del progresso rapido”: un benessere socio-economico che si<br />
accompagna ad una minore incidenza del<strong>le</strong> manifestazioni più estreme di<br />
<strong>disagio</strong>. Qui la ricchezza del contesto crea condizioni favorevoli allo sviluppo di<br />
molteplici opportunità per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>. Nello stesso tempo, assumono<br />
205
importanza manifestazioni meno evidenti di <strong>disagio</strong>, ma che sembrano essere<br />
<strong>gli</strong> effetti specifici di una ‘società del benessere’: difficoltà in primo luogo nella<br />
sfera relaziona<strong>le</strong>, nella costruzione di <strong>le</strong>gami affettivamente significativi.<br />
La rappresentante del Dipartimento per la Giustizia Minori<strong>le</strong> presente al FG<br />
di Roma ha apportato una autorevo<strong>le</strong> conferma al profilo di <strong>disagio</strong> che emerge<br />
nel cluster metropolitano, “Le metropoli della devianza”: <strong>le</strong> metropoli sono<br />
fattore di attrazione per la popolazione deviante, ed una ri<strong>le</strong>vante parte della<br />
devianza minori<strong>le</strong> del<strong>le</strong> aree metropolitane (soprattutto di quella femmini<strong>le</strong>) è<br />
costituita da<strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> stranieri. In una sorta di darwiniana ‘se<strong>le</strong>zione<br />
natura<strong>le</strong>’, si assiste a una migrazione della devianza minori<strong>le</strong> verso quel<strong>le</strong> zone<br />
che consentono un mi<strong>gli</strong>or adattamento all’ambiente, ossia dove è maggiore la<br />
possibilità di ‘successo’ dell’azione crimina<strong>le</strong> - in primo luogo i grandi centri<br />
urbani, ma anche <strong>le</strong> aree a vocazione turistica, in cui vi è un’alta densità di<br />
popolazione per una parte dell’anno (è il caso di Rimini, che rientra in questo<br />
cluster) -, e dove vi sono maggiori probabilità di impunità a causa dell’alta<br />
densità abitativa, che rende più faci<strong>le</strong> restare nell’anonimato.<br />
Nella prima sezione di questo lavoro, commentando il cluster<br />
rappresentativo del<strong>le</strong> Iso<strong>le</strong> (“I drop out del<strong>le</strong> iso<strong>le</strong>”) si segnalava come qui<br />
emerga un’area di criticità – la scuola – che sembra concentrare in sé tutto ciò<br />
che riguarda il <strong>disagio</strong> giovani<strong>le</strong>: <strong>gli</strong> indicatori di <strong>disagio</strong> scolastico sono<br />
talmente marcati, da mettere in ombra il <strong>disagio</strong> espresso su<strong>gli</strong> altri assi.<br />
Tuttavia, si metteva in evidenza anche l’interdipendenza del<strong>le</strong> variabili in gioco:<br />
se la scuola appare in una situazione drammatica, ciò dipende anche da<br />
difficoltà presenti in altre aree; inoltre, il <strong>disagio</strong> scolastico a sua volta ha del<strong>le</strong><br />
conseguenze, ad esempio sui comportamenti devianti.<br />
I testimoni privi<strong>le</strong>giati che hanno partecipato al FG di Ca<strong>gli</strong>ari si sono trovati<br />
d’accordo sul fatto che l’area del <strong>disagio</strong> scolastico rappresenta una rea<strong>le</strong><br />
emergenza, arrivando a parlare di una “fuga della scuola”.<br />
Tuttavia, essi in maniera unanime hanno anche confermato l’impressione,<br />
sopra riferita, che trattasi di un <strong>disagio</strong> che non nasce soltanto in ambito<br />
scolastico. In questo senso, non è assolutamente possibi<strong>le</strong> intendere la<br />
correlazione tra scuola e <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> come correlazione causaeffetto:<br />
la scuola, dunque, come ‘luogo di segnalazione’ di un <strong>disagio</strong> che ha<br />
radici anche in altri luoghi.<br />
Inoltre, è stata anche confermata l’importanza che <strong>le</strong> carenze infrastrutturali<br />
- ad esempio quel<strong>le</strong> della rete dei trasporti – hanno nell’accrescere <strong>le</strong> difficoltà<br />
del settore scolastico.<br />
I FG realizzati a Napoli ed Avellino hanno consentito di chiarire alcune<br />
ambiguità che si ricavano dalla <strong>le</strong>ttura <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori quantitativi che<br />
caratterizzano il cluster rappresentativo del Sud, La fami<strong>gli</strong>a disagiata. I dati<br />
statistici non aiutano la <strong>le</strong>ttura di questo <strong>disagio</strong> familiare: se da una parte<br />
rimandano l’immagine di una mi<strong>gli</strong>ore tenuta dell’istituto familiare, dall’altra<br />
segnalano un maggior coinvolgimento dei minori in situazioni di disgregazione<br />
del nuc<strong>le</strong>o familiare. Inoltre, indicano tassi di devianza minori<strong>le</strong> inferiori che<br />
206
altrove, cosa che può apparire paradossa<strong>le</strong> in contesti caratterizzati da forte<br />
presenza della criminalità organizzata.<br />
La possibilità di mettere a confronto, attraverso i FG, due realtà di una<br />
stessa regione caratterizzate da grosse differenze di contesto socio-economico<br />
e socio-cultura<strong>le</strong>, si è rivelata una preziosa opportunità per chiarire <strong>le</strong> ambiguità<br />
dei dati statistici, ri<strong>le</strong>ggendoli alla luce del<strong>le</strong> specificità territoriali.<br />
Nel<strong>le</strong> aree metropolitane del Sud, la presenza ri<strong>le</strong>vante di fami<strong>gli</strong>e<br />
appartenenti a sacche di cultura malavitosa pone evidenti prob<strong>le</strong>mi di<br />
<strong>le</strong>gittimazione del<strong>le</strong> istituzioni e della loro funzione di educazione alla <strong>le</strong>galità.<br />
Nello stesso tempo, un contesto familiare deviante crea comunque una rete<br />
protettiva attorno ai propri membri: ta<strong>le</strong> situazione aiuta a spiegare il fenomeno<br />
della devianza minori<strong>le</strong>, caratterizzandolo come in gran parte sommerso, quindi<br />
difficilmente intercettabi<strong>le</strong> da<strong>gli</strong> indicatori statistici.<br />
In queste stesse aree territoriali, esiste anche una forte correlazione tra<br />
degrado del contesto socia<strong>le</strong> ed emergenza di un'altra tipologia familiare: la<br />
fami<strong>gli</strong>a multiprob<strong>le</strong>matica. Si tratta di fami<strong>gli</strong>e che presentano un’alta<br />
frequenza di coinvolgimento in provvedimenti giudiziari che interessano i minori.<br />
All’opposto, nel<strong>le</strong> aree interne del Sud, l’arretratezza del tessuto socioeconomico<br />
in qualche modo determina una tenuta dell’istituzione familiare<br />
tradiziona<strong>le</strong> e del<strong>le</strong> sue funzioni educative.<br />
Uno <strong>de<strong>gli</strong></strong> indicatori caratterizzanti del cluster meridiona<strong>le</strong> – il maggior<br />
coinvolgimento di minori in situazioni di disgregazione familiare – può essere<br />
allora interpretato con l’alta presenza di fami<strong>gli</strong>e multiprob<strong>le</strong>matiche: fenomeno<br />
di notevo<strong>le</strong> evidenza anche statistica, ma che si distribuisce in maniera<br />
assolutamente difforme tra i diversi contesti territoriali, acquistando un peso<br />
decisamente ri<strong>le</strong>vante nel<strong>le</strong> aree urbane maggiormente degradate.<br />
Un’ultima considerazione che chiama in causa la funzione socia<strong>le</strong> della<br />
fami<strong>gli</strong>a, nasce dal confronto Nord-Sud. Nel<strong>le</strong> aree settentrionali ad e<strong>le</strong>vato<br />
benessere, emerge l’immagine di una fami<strong>gli</strong>a che perde di significato socia<strong>le</strong>,<br />
soprattutto per quello che riguarda la ‘funzione genitoria<strong>le</strong>’. Nel<strong>le</strong> aree di <strong>disagio</strong><br />
socio-economico del Sud, specialmente nel<strong>le</strong> zone interne, la fami<strong>gli</strong>a è più<br />
compatta e preserva il suo ruolo di polo affettivo-relaziona<strong>le</strong>-normativo. Sembra<br />
emergere, quindi, una contraddizione tra modello di sviluppo e integrità<br />
dell’istituzione fami<strong>gli</strong>a.<br />
L’unico caso nel qua<strong>le</strong> l’indagine qualitativa non ha apportato e<strong>le</strong>menti utili<br />
ad una verifica riguarda il cluster denominato “La provincia del ma<strong>le</strong>ssere da<br />
inerzia”, che interessa soprattutto due aree geografiche: l’Abruzzo (Teramo,<br />
L’Aquila, Pescara) e la fascia orienta<strong>le</strong> della Sicilia (Messina, Catania, Siracusa,<br />
Caltanissetta). Si tratta di un cluster il cui e<strong>le</strong>mento caratterizzante sembra<br />
essere una difficoltà ad affrontare i cambiamenti, e in cui è avvertito in modo più<br />
drammatico il contrasto tra tradizione e sviluppo. In sintesi: un’inerzia nei<br />
confronti della modernità.<br />
207
<strong>Il</strong> FG realizzato a L’Aquila non ha apportato e<strong>le</strong>menti diretti di verifica per<br />
due ragioni: l’oggettiva difficoltà ad esplorare il profilo di <strong>disagio</strong> specifico di<br />
questo cluster, e la limitata rappresentatività dei testimoni presenti. Anche in<br />
questo caso, comunque, è stato possibi<strong>le</strong> racco<strong>gli</strong>ere dal FG e<strong>le</strong>menti utili ad un<br />
approfondimento qualitativo e all’analisi del<strong>le</strong> reti territoriali.<br />
Passiamo adesso all’altro obiettivo conoscitivo che i FG si prefiggevano:<br />
un’analisi qualitativa <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong> per <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> e del funzionamento<br />
del<strong>le</strong> reti territoriali sull’ado<strong>le</strong>scenza.<br />
In estrema sintesi, possiamo dire che rispetto ad entrambi i vertici di<br />
osservazione – <strong>gli</strong> <strong>interventi</strong>, il funzionamento del<strong>le</strong> reti – emerge con chiarezza<br />
l’esistenza di una Italia a due velocità.<br />
<strong>Il</strong> Centro-Sud sconta in questo settore non tanto una limitatezza di risorse e<br />
di <strong>interventi</strong> messi in campo, quanto piuttosto un deficit di <strong>le</strong>gittimazione di tali<br />
<strong>interventi</strong> presso <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong>, che non riconoscono al<strong>le</strong> istituzioni proponenti<br />
un ruolo di interlocutore.<br />
Questo deficit di <strong>le</strong>gittimazione è anche il risultato di una cultura operativa<br />
che, nella progettazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong>, incontra difficoltà a passare da un<br />
modello top-down, pensato dall’alto, ad un modello bottom-up, che coinvolga<br />
direttamente <strong>gli</strong> <strong>ado<strong>le</strong>scenti</strong> in quanto destinatari.<br />
Si tratta di una cultura operativa in cui rimane centra<strong>le</strong> il singolo soggetto<br />
istituziona<strong>le</strong>; che ha come conseguenza la frammentazione <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>interventi</strong>;<br />
nella qua<strong>le</strong> fa fatica ad affermarsi il paradigma del lavoro di rete.<br />
All’opposto, i FG realizzati al Nord (Torino, Bergamo, Pordenone) hanno<br />
permesso di osservare dei modelli evoluti di reti territoriali per l’ado<strong>le</strong>scenza, in<br />
cui una consolidata storia di lavoro comune tra <strong>le</strong> istituzioni ha prodotto<br />
rif<strong>le</strong>ssioni, studi, esperienze, che si traducono in una capacità di <strong>le</strong>ttura dei<br />
fenomeni e dei bisogni emergenti. Sul piano operativo, l’alto grado di<br />
integrazione consente di utilizzare <strong>le</strong> risorse interne della rete per presidiare i<br />
fenomeni di <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> sul territorio. Un ulteriore indice di<br />
evoluzione di tali reti territoriali ci sembra risiedere nel fatto che <strong>le</strong><br />
Amministrazioni Provinciali svolgono efficacemente <strong>le</strong> funzioni loro attribuite<br />
dalla 328: coordinamento, gestione dei sistemi informativi, supporto alla<br />
programmazione. L’insieme di tali funzioni assegna al<strong>le</strong> Province un ruolo di<br />
‘cabina di regia’ del<strong>le</strong> reti territoriali.<br />
I partecipanti ai Focus Group<br />
L’aver utilizzato i FG come strumento di verifica ed approfondimento dei<br />
risultati emersi nel<strong>le</strong> precedenti fasi di ricerca, obbliga a fare una precisazione<br />
metodologica: l’attendibilità di questa verifica è direttamente proporziona<strong>le</strong> alla<br />
rappresentatività dei singoli FG, in termini di coinvolgimento dei diversi settori<br />
istituzionali del<strong>le</strong> politiche per l’ado<strong>le</strong>scenza. Da questo punto di vista i risultati<br />
sono stati certamente soddisfacenti, se si considera che in cinque province<br />
(Pordenone, Torino, Bergamo, Ca<strong>gli</strong>ari, Avellino) i FG hanno visto la<br />
208
partecipazione dell’intera rete di attori territoriali. <strong>Il</strong> FG realizzato a Roma, pur<br />
con <strong>le</strong> oggettive difficoltà connesse alla comp<strong>le</strong>ssità del territorio, ha comunque<br />
coinvolto un campione significativo di diversi settori istituzionali (enti locali, ASL,<br />
terzo settore, giustizia minori<strong>le</strong>, scuola). Nei due restanti casi (Napoli, L’Aquila)<br />
difficoltà organizzative hanno determinato una più limitata presenza che, se in<br />
parte inficia l’attendibilità dei dati emersi, d’altro canto può essere interpretata<br />
essa stessa come ‘sintomo’ di una difficoltà di attivazione del<strong>le</strong> reti territoriali.<br />
Va precisato, inoltre, che i limiti del FG di Napoli sono stati compensati dalla<br />
piena rappresentatività del FG realizzato ad Avellino, che ha visto la<br />
partecipazione dell’intera rete <strong>de<strong>gli</strong></strong> attori territroriali e anche dei livelli regionali;<br />
integrando <strong>le</strong> informazioni emerse nei due contesti, è stato possibi<strong>le</strong> realizzare<br />
un approfondito lavoro di verifica del profilo di <strong>disagio</strong> che caratterizza il cluster<br />
meridiona<strong>le</strong>.<br />
Comp<strong>le</strong>ssivamente, questa fase di lavoro ha apportato alla ricerca un<br />
contributo di grande qualità. I FG hanno dato l’opportunità al team di ricerca,<br />
grazie alla fattiva collaborazione dei vari Assessorati, di entrare in contatto con<br />
un campione di testimoni privi<strong>le</strong>giati assolutamente ampio (comp<strong>le</strong>ssivamente<br />
79 soggetti). Questa opportunità ha prodotto una ‘visione d’insieme’ della realtà<br />
italiana riguardo al <strong>disagio</strong> ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> e al<strong>le</strong> politiche per l’ado<strong>le</strong>scenza,<br />
straordinariamente aderente al<strong>le</strong> variabili territoriali dei fenomeni in esame – ciò<br />
che ha permesso un’articolazione dell’immagine d’insieme.<br />
La disponibilità a collaborare alla ricerca di tutti i partecipanti a<strong>gli</strong> otto Focus<br />
Group ha reso possibi<strong>le</strong> questa preziosa parte del lavoro. Specialmente in<br />
alcune realtà, in cui si racco<strong>gli</strong>evano attorno ad un tavolo i massimi esperti dei<br />
vari settori, si sono raggiunti tali livelli di approfondimento, da creare un<br />
contesto di eccel<strong>le</strong>nza. In molti casi i conduttori dei Focus Group sono stati<br />
‘condotti’ da<strong>gli</strong> intervistati.<br />
La nostra gratitudine va a tutti i partecipanti:<br />
AVELLINO<br />
ALFONSINA PORCIELLO<br />
MICHELINA IULIANO<br />
ALFONSO PEPE<br />
CONCETTA LECCE<br />
CARLO MELE<br />
MADDALENA POERIO<br />
GIUSEPPE CAGGIANO<br />
ONOFRIO SCARPATO<br />
EMANUELE ESPOSITO<br />
FLAVIA RIZZUTO<br />
EDDA ROSSI<br />
LUIGI MAINOLFI<br />
SALVATORE DE VITO<br />
FILOMENA ANNA PAGANO<br />
LUCIANO UVA<br />
CARMEN PEDICINO<br />
MARCELLO ZECCHINO<br />
BERGAMO<br />
ALDO ROVETTA<br />
DELIA RINALDI<br />
EMILIO MAJER<br />
CLAUDIO NICOLI<br />
PARIDE SORZI<br />
FILIPPO VANONCINI<br />
BEATRICE TESTA<br />
MARIA CAROLINA MARCHESI<br />
209
CAGLIARI<br />
DELIA MANFEROCE<br />
MONICA MESSINA<br />
SIMONA FARA<br />
DON MARCO LAI<br />
PIER PAOLO PORCU<br />
NICOLÒ GODDI<br />
VALERIA LEDDA<br />
GIOVANNA ALLEGRI<br />
CLAUDIA VAGNONI<br />
GONARIA CARTA<br />
BEATRICE FARRIS<br />
ANNA DI MARTINO<br />
L'AQUILA<br />
PAOLA ADDANTE<br />
FABIENNE GIOVANNUCCI<br />
LINA DI DONATO<br />
PATRIZIA MACERONI<br />
ANNA MASTROPIETRO<br />
NAPOLI<br />
ANNA LA ROCCA<br />
GIORGIO ACCARDI<br />
GENNARO GARRIBBA<br />
FELICE CORONA<br />
PORDENONE<br />
ANNALISA FURLAN<br />
CARLA VIT<br />
ANNA MARIA FRANZONINI<br />
VIRGINIO BEACCO<br />
GIORGIA BOTTER<br />
GIORGIO ZANIN<br />
MIRALDA LISETTO<br />
VIVIANA LOTTI<br />
ALESSIA PASUT<br />
BUSETTI PAOLA<br />
ROMA<br />
ISABELLA MASTROPASQUA<br />
ROSSANA LATINI<br />
RITA ROMANO<br />
RINA LIJOI<br />
STEFANO GUERRA<br />
ELISABETTA BELISARIO<br />
MARINA SACCONE<br />
TORINO<br />
MARINA FARRI<br />
FLAVIO BUSON<br />
MAURIZIO COGNO<br />
DANIELA VERSINO<br />
MASSIMO POZZI<br />
SANDRA POLONI<br />
DEBORA LABATE<br />
IVANA ACCALAI<br />
FILIPPO FURIOSO<br />
ANTONELLA CAPRIOGLIO<br />
PAOLA CASTIGLIÒ<br />
MANUELA BARBONI<br />
BRUNA MARINO<br />
CHIARA CAPUSSONI<br />
INES TOLOSA<br />
ROSI SERGI<br />
210
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