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Principali malattie infettive del cane trasmesse da vettore

Principali malattie infettive del cane trasmesse da ... - Pet Club Bayer

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<strong>Principali</strong> <strong>malattie</strong> <strong>infettive</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>cane</strong> <strong>trasmesse</strong> <strong>da</strong> <strong>vettore</strong><br />

Manuale clinico-terapeutico<br />

Valentina Foglia Manzillo<br />

Gaetano Oliva<br />

Animal Health


<strong>Principali</strong> <strong>malattie</strong> <strong>infettive</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>cane</strong> <strong>trasmesse</strong> <strong>da</strong> <strong>vettore</strong><br />

Manuale clinico-terapeutico<br />

Valentina Foglia Manzillo<br />

Gaetano Oliva<br />

Animal Health


Prefazione<br />

Le <strong>malattie</strong> <strong>trasmesse</strong> <strong>da</strong> artropodi vettori nel <strong>cane</strong> (Canine Vector Borne Diseases - CVBD) costituiscono uno dei capitoli<br />

più affascinanti e complessi <strong>del</strong>la medicina interna, particolarmente importanti anche in virtù <strong>del</strong> risvolto zoonosico che<br />

ne caratterizza alcune. I cambiamenti micro e macro-climatici degli ultimi decenni, gli a<strong>da</strong>ttamenti di ospiti e vettori alle<br />

mutate condizioni ambientali, il ruolo sociale <strong>del</strong> <strong>cane</strong> nei paesi industrializzati (compagno di viaggio... compagno di vita),<br />

i sempre più frequenti spostamenti umani ed animali intereuropei ed intercontinentali, rappresentano solo alcuni dei fattori<br />

alla base <strong>del</strong> costante aumento di queste <strong>malattie</strong>. Per questo motivo, abbiamo ritenuto utile fornire al Medico Veterinario uno<br />

strumento di agile consultazione, per richiamare alla mente in maniera ‘istantanea’ le principali nozioni clinico-terapeutiche<br />

<strong>del</strong>le CVBD. Ci rendiamo perfettamente conto che racchiudere in poche pagine tutte le informazioni che sarebbero necessarie<br />

al clinico per la diagnosi e la terapia <strong>del</strong>le CVBD è praticamente impossibile ed è comunque lontano <strong>da</strong>llo scopo che ci<br />

siamo prefissi. Il presente manuale pertanto deve essere inteso esclusivamente come un ‘memorandum’ che aiuti il Medico<br />

Veterinario ad orientarsi nella sfi<strong>da</strong> diagnostica di tali patologie. Oltre ad attingere alla nostra esperienza clinica e scientifica,<br />

molto di quanto descritto nel testo è frutto di diversi incontri internazionali (CVBD World Forum Symposium), nei quali un<br />

gruppo di esperti provenienti <strong>da</strong> varie parti <strong>del</strong> mondo, con cadenza annuale, si riunisce per fare il punto sulle varie CVBD.<br />

Ai Colleghi <strong>del</strong> CVBD World Forum va un sentito ringraziamento per l’estrema qualità <strong>del</strong>le loro ricerche scientifiche che<br />

costituiscono la base di buona parte <strong>del</strong>l’attuale aggiornamento clinico. Per rendere più agevole la consultazione <strong>del</strong> testo e per<br />

non allontanarsi <strong>da</strong>ll’obiettivo iniziale, la bibliografia inserita, necessariamente non completa, vuole rappresentare esclusivamente<br />

uno stimolo ad approfondire le tematiche trattate e non un puntuale riferimento ai singoli aspetti descritti. Ci scusiamo<br />

in partenza con gli Autori che non sono stati citati.<br />

Il nostro sforzo non sarebbe stato possibile senza il supporto <strong>del</strong>l’azien<strong>da</strong> Bayer che desideriamo vivamente ringraziare, in<br />

particolare nella persona <strong>del</strong> Dr. Diego Gatti*.<br />

È auspicabile che questo manuale contribuisca ad appassionare sempre più i Colleghi allo studio e alla risoluzione <strong>del</strong>le problematiche<br />

connesse alle CVBD. Restiamo a disposizione per qualunque richiesta di chiarimento e, soprattutto, saremo ben<br />

felici di ricevere proposte di collaborazione nell’approfondimento di casi clinici correlabili a CVBD.<br />

Gli Autori<br />

Dr.ssa Valentina Foglia Manzillo<br />

Ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Cliniche Veterinarie, Facoltà di Medicina Veterinaria,<br />

Università degli Studi di Napoli Federico II<br />

(email: valentina.foglia@unina.it)<br />

Prof. Gaetano Oliva*<br />

Ordinario di Clinica Medica Veterinaria, Dipartimento di Scienze Cliniche Veterinarie, Facoltà di Medicina Veterinaria,<br />

Università degli Studi di Napoli Federico II<br />

(email: gaeoliva@unina.it)<br />

*Membro <strong>del</strong> CVBD World Forum


Zecche<br />

Anaplasmosi granulocitica 9<br />

Babesiosi canina 13<br />

Borrelliosi 17<br />

ehrlichiosi monocitica canina 21<br />

encefalite <strong>da</strong> zecche (TBE) 25<br />

hepatozoonosi canina 28<br />

Rickettsiosi 31<br />

Trombocitopenia ciclica infettiva 34


INDICE<br />

Zecche<br />

Anaplasmosi granulocitica 9<br />

Babesiosi canina 13<br />

Borrelliosi 17<br />

ehrlichiosi monocitica canina 21<br />

encefalite <strong>da</strong> zecche (TBE) 25<br />

hepatozoonosi canina 28<br />

Rickettsiosi 31<br />

Trombocitopenia ciclica infettiva 34<br />

Flebotomi<br />

leishmaniosi canina 39<br />

Pulci<br />

Bartonellosi 47<br />

Tabelle 53


9<br />

Anaplasmosi granulocitica<br />

<strong>da</strong> Anaplasma phagocytophilum<br />

Agente patogeno<br />

Anaplasma phagocytophilum, batterio Gram<br />

negativo <strong>del</strong>l’Ordine Rickettsiales, a localizzazione<br />

obbligatoria intracellulare (granulociti<br />

neutrofili).<br />

Sotto la denominazione attuale di Anaplasma<br />

phagocytophilum sono compresi tre batteri prima<br />

classificati come Ehrlichia equi, Ehrlichia<br />

phagocytophila e il batterio responsabile <strong>del</strong>la<br />

HGE (Human Granulocytic Ehrlichiosis).<br />

Anaplasma phagocytophilum, pertanto, è <strong>da</strong> ritenere<br />

l’unico agente responsabile <strong>del</strong>l’Anaplasmosi<br />

granulocitica, nell’uomo e negli animali.<br />

Immagine gentilmente concessa<br />

<strong>da</strong>l Prof. Gad Baneth, Hebrew<br />

University, Israel<br />

Figura 1: Morula di Anaplasma<br />

phagocytophilum in un granulocita<br />

neutrofilo<br />

Vettore<br />

Zecche <strong>del</strong> genere Ixodes, in Italia Ixodes<br />

ricinus (Figura 2).<br />

Figura 2: Ixodes ricinus


Distribuzione<br />

Ixodes ricinus è distribuita in tutte le regioni italiane.<br />

A differenza di Rhipicephalus sanguineus, Ixodes ricinus<br />

trova il suo habitat naturale nei boschi e negli ambienti<br />

rurali, con grande capacità di attaccare diversi<br />

ospiti animali, domestici e selvatici, compreso l’uomo.<br />

Diagnosi<br />

Segni clinici<br />

Il periodo di incubazione dopo l’esposizione alla zecca<br />

è di circa 7-14 giorni.<br />

In letteratura è riportata una maggiore incidenza <strong>del</strong>la<br />

malattia nei cani di 8 anni o più, in particolare nei Golden<br />

retrievers e nei Labrador.<br />

La sintomatologia è associata alla fase acuta <strong>del</strong>l’infezione,<br />

caratterizzata <strong>da</strong>lla batteriemia. La gravità dei segni<br />

clinici può variare notevolmente e durare <strong>da</strong> uno a più<br />

giorni. I sintomi più frequentemente riportati sono febbre<br />

alta, letargia, anoressia, dolorabilità muscolare, poliartrite<br />

e riluttanza al movimento. Raramente sono descritti<br />

segni gastrointestinali (vomito, diarrea), respiratori (tosse,<br />

polipnea) e nervosi (atassia, crisi convulsive, ottusità<br />

mentale). Come per l’Ehrlichiosi, la fase acuta può decorrere<br />

in forma asintomatica.<br />

Mo<strong>da</strong>lità di trasmissione<br />

La trasmissione avviene attraverso la zecca. Dopo un pasto<br />

di sangue infetto i batteri penetrano all’interno <strong>del</strong>la<br />

cellula ospite sotto forma di fagosomi quindi si moltiplicano<br />

per scissione binaria formando grossi corpi inclusi<br />

(morule, Figura 1). La successiva morte <strong>del</strong>la cellula<br />

ospite causa il dissolversi <strong>del</strong>la morula, la liberazione dei<br />

batteri nel sangue periferico e l’infezione di altri granulociti<br />

neutrofili.<br />

Tempi di trasmissione<br />

Non è noto precisamente il tempo necessario affinché la<br />

zecca, durante il suo pasto di sangue, riesca a trasmettere<br />

il batterio all’ospite vertebrato. I tempi riportati in letteratura<br />

sono di circa 24 ore.<br />

A differenza <strong>del</strong>l’Ehrlichiosi non è descritta una fase<br />

clinica subacuta-cronica. È vero, tuttavia, che sperimentalmente<br />

è stata dimostrata la possibilità di infezione cronica<br />

(carrier asintomatici <strong>del</strong> batterio), fino ad un anno<br />

<strong>da</strong>ll’infezione acuta. Il ruolo dei portatori cronici in natura,<br />

e la possibilità che gli stessi esprimano sintomatologia,<br />

è tuttora oggetto di studio.<br />

Ricor<strong>da</strong> che<br />

Recenti lavori siero-epidemiologici confermano la<br />

presenza di Anaplasma phagocytophilum su tutto il<br />

territorio italiano, sia negli animali domestici che<br />

selvatici. Dagli stessi animali sono stati identificati<br />

(PCR) diversi ceppi batterici, la cui patogenicità,<br />

per gli animali e per l’uomo, è ancora oggetto<br />

di studio. A dispetto di una siero-prevalenza relativamente<br />

elevata in alcune regioni, i casi clinici<br />

descritti nel <strong>cane</strong> in Italia sono estremamente rari.<br />

Ciò porta a ritenere che la malattia sia sottostimata.


Esami di laboratorio<br />

ó Esame emocromocitometrico: moderata o grave<br />

trombocitopenia. La neutropenia è rara.<br />

ó Esami ematobiochimici: aumento dei livelli sierici<br />

<strong>del</strong>l’ALP, ipoalbuminemia (legata allo stato febbrile),<br />

iperfibrinogenemia.<br />

Test diagnostici<br />

ó Diagnosi microscopica: su strisci di sangue con colorazione<br />

Diff-Quick. L’identificazione <strong>del</strong>le morule<br />

all’interno <strong>del</strong> citoplasma dei granulociti neutrofili è<br />

possibile durante la fase acuta <strong>del</strong>l’infezione, quando<br />

i batteri sono numerosi. Le morule sono raramente<br />

evidenti in soggetti con infezione cronica o portatori<br />

asintomatici. A volte l’identificazione <strong>del</strong>le morule<br />

può essere eseguita anche su strisci ottenuti <strong>da</strong> liquido<br />

sinoviale.<br />

ó Test di immunofluorescenza indiretta (IFAT) o ELISA<br />

per la ricerca di anticorpi anti-A. phagocytophilum.<br />

La cross-reattività tra A. phahgocytophilum ed altri<br />

agenti patogeni trasmessi <strong>da</strong> zecche, in particolare<br />

Ehrlichia canis, è considerata poco frequente. Pertanto,<br />

i cani che esibiscano segni clinici acuti ed alterazioni<br />

di laboratorio riferibili a patologie <strong>trasmesse</strong><br />

<strong>da</strong> zecche ma che risultino sieronegativi per Ehrlichia<br />

canis, dovrebbero essere sottoposti a test specifici per<br />

Anaplasma phagocytophilum. I titoli anticorpali considerati<br />

positivi, in presenza di sintomatologia, sono<br />

superiori od uguali a 1:80; la siero conversione durante<br />

la fase acuta è considerata specifica.<br />

ó PCR: per identificare il DNA <strong>del</strong> batterio. Può essere<br />

una metodica utile per differenziare le infezioni <strong>da</strong><br />

Anaplasma <strong>da</strong> quelle sostenute <strong>da</strong> Ehrlichia. È sufficientemente<br />

dimostrato che la PCR eseguita su sangue<br />

può risultare negativa in soggetti sani sieropositivi,<br />

poiché il batterio può circolare in maniera intermittente<br />

nel sangue periferico.<br />

Diagnosi differenziale<br />

Ehrlichiosi, Borrelliosi, Babesiosi.<br />

Prevenzione<br />

Sul <strong>vettore</strong><br />

I cani dovrebbero essere trattati preventivamente contro<br />

le zecche prima <strong>del</strong>l’inizio <strong>del</strong>la stagione a rischio (fine<br />

febbraio-inizio marzo), preferendo prodotti ben tollerati,<br />

a lunga persistenza e dotati di attività repellente contro le<br />

zecche oltre che acarici<strong>da</strong>. Il trattamento dovrebbe essere<br />

ripetuto per tutto il periodo a rischio, fino alla fine di<br />

settembre-novembre, a secon<strong>da</strong> <strong>del</strong>le zone.<br />

Dopo avere frequentato aree a rischio è importante ispezionare<br />

se stessi ed il proprio <strong>cane</strong>. Le zone <strong>del</strong> corpo preferite<br />

<strong>da</strong>lle zecche per effettuare il pasto di sangue sono<br />

inguine, ascelle, testa, torace.<br />

Non essendo noti i tempi di trasmissione <strong>del</strong> patogeno<br />

durante il pasto di sangue è buona norma staccare la zecca<br />

il prima possibile <strong>da</strong>l <strong>cane</strong> facendo attenzione a non<br />

lasciare infisso l’apparato buccale nella cute <strong>del</strong>l’ospite.<br />

Utilizzare esclusivamente <strong>del</strong>le pinzette, effettuando<br />

un movimento rotatorio, non premendo eccessivamente<br />

sull’addome <strong>del</strong>la zecca (Figura 3).<br />

Figura 3: Distacco di una zecca con pinzetta<br />

Vaccini<br />

Non esistono vaccini disponibili.<br />

11


Terapia<br />

In generale, la terapia per l’Anaplasmosi non differisce<br />

<strong>da</strong> quella per l’Ehrlichiosi. In letteratura esistono tuttavia<br />

alcune variazioni riguar<strong>da</strong>nti il dosaggio e i tempi di somministrazione<br />

<strong>del</strong>la Doxiciclina che resta il farmaco di<br />

elezione. Il protocollo più riportato è:<br />

Doxiciclina: 5-10 mg/kg, per os, SID o BID, per 30 giorni.<br />

I segni clinici scompaiono di solito in 24-48 ore e la prognosi<br />

è eccellente. Non è noto se la terapia sia sufficiente<br />

ad eradicare definitivamente il batterio <strong>da</strong>ll’organismo.<br />

Suggerimenti pratici<br />

Nei cani esposti alle zecche, in particolare quelli che vivono<br />

o soggiornano in aree rurali/boschive, la febbre elevata,<br />

associata a segni di zoppia (a volte un solo arto, in maniera<br />

intermittente), deve sempre far sospettare l’infezione<br />

<strong>da</strong> Anaplasma. In corso di Ehrlichiosi e di Leishmaniosi,<br />

infatti, la zoppia legata all’artropatia <strong>da</strong> immunocomplessi<br />

è quasi sempre afebbrile o è tipica <strong>del</strong>la fase cronica<br />

(Ehrlichiosi).<br />

Zoonosi<br />

Anaplasma phagocytophilum è patogeno per l’uomo. Il<br />

ruolo <strong>del</strong> <strong>cane</strong> e di altri animali domestici (cavallo, bovino,<br />

pecora) quali reservoir attivi <strong>del</strong> batterio è tuttora<br />

sotto in<strong>da</strong>gine. La malattia nell’uomo è caratterizzata <strong>da</strong><br />

febbre, malessere generale, cefalea, mialgia, altralgia. Anche<br />

nell’uomo possono manifestarsi disturbi neurologici.<br />

Letture consigliate:<br />

Alleman AR, WamsleyHL. An up<strong>da</strong>te on anaplasmosis in dog.<br />

Veterinary Medicine. 2008; 212-220.<br />

Torina A, Alongi A, Naranjo V, Scimeca S, Nicosia S, Di Marco<br />

V, Caracappa S, Kocan KM, de la Fuente J. Characterization<br />

of Anaplasma infections in Sicily, Italy. Ann N Y Acad Sci.<br />

2008 Dec; 1149:90-3.<br />

Ebani V, Cerri D, Fratini F, Ampola M, Andreani E. Seroprevalence<br />

of Anaplasma phagocytophilum in domestic and wild animals<br />

from central Italy. New Microbiol. 2008 Jul; 31(3):371-5.<br />

Greig B., Armstrong PJ. Canine Granulocytotropic Anaplasmosis.<br />

In: Greene C.E. Infectious diseases of the dog and cat, third edition.<br />

Saunders Company, 2006.


13<br />

Babesiosi canina<br />

Agente patogeno (In Italia)<br />

Babesia canis canis, Babesia canis vogeli<br />

protozoi <strong>del</strong> genere Babesia sottotipo Babesia<br />

canis a localizzazione intraeritrocitaria<br />

(Figura 1).<br />

N.B. Recentissimamente, è stato segnalato il<br />

primo caso di infezione <strong>da</strong> Babesia gibsoni in<br />

Italia, in un <strong>cane</strong> affetto <strong>da</strong> sintomatologia in<br />

parte sovrapponibile a quella <strong>da</strong> Babesia canis.<br />

La reale diffusione di Babesia gibsoni nel<br />

nostro Paese è ancora <strong>da</strong> investigare.<br />

Figura 1: Babesia canis spp.<br />

Vettore (In Italia)<br />

Rhipicephalus sanguineus (Babesia canis vogeli)<br />

(Figura 2), Dermacentor reticulatus (Babesia<br />

canis canis).<br />

Figura 2: Rhipicephalus sanguineus


Distribuzione<br />

Come già descritto, Ripicephalus sanguineus (Figura 2)<br />

è distribuita su tutto il territorio Nazionale; Dermacentor<br />

reticulatus è segnalata solo in alcune aree <strong>del</strong> Nord Italia.<br />

cani <strong>da</strong> combattimento. Questo <strong>da</strong>to viene portato a supporto<br />

<strong>del</strong>la possibilità di trasmissione attraverso lo scambio<br />

sangue/sangue provacato <strong>da</strong> ferite <strong>da</strong> combattimento.<br />

Tempi di trasmissione<br />

Non è noto precisamente il tempo necessario affinché la<br />

zecca, durante il suo pasto di sangue, riesca a trasmettere<br />

il protozoo all’ospite vertebrato, solitamente oltre le 24<br />

ore. È utile ricor<strong>da</strong>re che i tentativi di rimozione meccanica<br />

<strong>del</strong>le zecche, eseguiti con manualità e mezzi non<br />

idonei, possono ‘disturbare’ l’insetto favorendo il rigurgito<br />

di agenti patogeni.<br />

Diagnosi<br />

Segni clinici<br />

Il periodo di incubazione dopo l’esposizione alla zecca è<br />

di circa 7-21 giorni.<br />

La gravità dei segni clinici varia in dipendenza <strong>del</strong>la sottospecie<br />

di Babesia canis in causa; solitamente l’infezione<br />

<strong>da</strong> Babesia canis canis è più grave di quella causata <strong>da</strong><br />

Babesia canis vogeli.<br />

Mo<strong>da</strong>lità di trasmissione<br />

La trasmissione avviene attraverso la zecca. È possibile<br />

la trasmissione per via transtadiale e per via transovarica,<br />

per cui le zecche rimangono infettanti in qualunque stadio<br />

(larva, ninfa, adulto) e per diverse generazioni (l’infezione<br />

può rimanere attiva all’interno <strong>del</strong>la popolazione<br />

di zecche per oltre 5 anni senza che venga compiuto un<br />

pasto di sangue su cani infetti). Dopo il pasto di sangue<br />

infetto, i protozoi penetrano all’interno dei globuli rossi<br />

<strong>del</strong>l’ospite recettivo dove si dividono per scissione binaria,<br />

per poi abbandonare la cellula e parassitare altri eritrociti.<br />

Altre vie di trasmissione<br />

Le trasfusioni di sangue possono costituire un potenziale<br />

pericolo, per cui i donatori dovrebbero essere testati accuratamente.<br />

Babesia gibsoni è molto frequente (non in Europa) nei<br />

Babesia canis canis: i segni clinici sono correlati all’emolisi<br />

acuta. Febbre, anoressia, depressione <strong>del</strong> sensorio,<br />

mucose pallide/itteriche e splenomegalia rappresentano i<br />

segni clinici più frequentemente riportati.<br />

Babesia canis vogeli: i segni clinici, non differenti <strong>da</strong><br />

queli sopra riportati, sono di solito di più lieve entità<br />

o assenti.<br />

L’infezione può decorrere anche in forma sub-clinica o<br />

cronica. I cani che guariscono, infatti, anche dopo trattamento<br />

terapeutico, possono diventare portatori di Babesia<br />

(infezione cronica). Cani con infezione sub-clinica possono<br />

an<strong>da</strong>re incontro ad una riacutizzazione <strong>del</strong>la patologia<br />

in seguito a stress, terapie immunosoppressive, <strong>malattie</strong><br />

concomitanti. Il ruolo <strong>del</strong> <strong>cane</strong> come ‘carrier asintomatico’<br />

è dimostrato.<br />

Nelle fasi croniche o di portatore sano, può esserci solo<br />

un calo <strong>del</strong>le prestazioni (cani <strong>da</strong> caccia).<br />

La sintomatologia può essere inoltre complicata anche <strong>da</strong><br />

co-infezioni con altri patogeni trasmessi <strong>da</strong> zecche. Fre-


quenti sono le co-infezioni con E. canis.<br />

Esami di laboratorio<br />

ó Anemia rigenerativa (di solito macrocitica-ipocromica,<br />

con dimostrazione di reticolocitosi), trombocitopenia,<br />

aumento di ALT, ALP, Bilirubina totale, Urea.<br />

ó Esame <strong>del</strong>le urine: bilirubinuria, emoglobinuria, proteinuria,<br />

cilindri granulari.<br />

ó In virtù <strong>del</strong>la presenza di anticorpi anti-emazie, il test di<br />

Coombs può risultare positivo.<br />

Le alterazioni clinico-patologiche variano a secon<strong>da</strong> <strong>del</strong>la<br />

gravità <strong>del</strong>l’infezione e <strong>del</strong>la fase acuta o cronica.<br />

Ricor<strong>da</strong> che<br />

La trombocitopenia è molto frequente!<br />

L’anemia mostra segni di rigenerazione solo dopo<br />

3-4 giorni!<br />

L’aumento <strong>del</strong>la bilirubina non è sempre rilevabile!<br />

Ci può essere aumento degli enzimi<br />

muscolari (CPK)!<br />

Test diagnostici<br />

ó Diagnosi microscopica: su strisci di sangue con colorazione<br />

Diff-Quick. L’identificazione <strong>del</strong> protozoo<br />

all’interno <strong>del</strong> citoplasma dei globuli rossi è relativamente<br />

semplice. I parassiti generalmente sono visibili<br />

solo durante la fase acuta.<br />

ó Test di immunofluorescenza indiretta (IFAT) per<br />

la ricerca di anticorpi anti-Babesia canis nel siero.<br />

Non è considerata una metodica diagnostica utile in<br />

corso di infezioni acute, poiché la comparsa dei segni<br />

clinici di solito precede quella degli anticorpi e non<br />

permette di differenziare le diverse specie di Babesia.<br />

Può essere un mezzo affi<strong>da</strong>bile per svelare parassitemie<br />

occulte soprattutto in aree non endemiche.<br />

ó PCR: per identificare il DNA <strong>del</strong> protozoo e distinguere<br />

le diverse specie di Babesia.<br />

Diagnosi differenziale<br />

Ehrlichiosi, Leishmaniosi, Anaplasmosi, Epatozoonosi,<br />

Anemia emolitica autoimmune ed immunomediata.<br />

Prevenzione<br />

Sul <strong>vettore</strong><br />

I cani dovrebbero essere trattati preventivamente contro<br />

le zecche prima <strong>del</strong>l’inizio <strong>del</strong>la stagione a rischio (fine<br />

febbraio-inizio marzo), preferendo prodotti ben tollerati,<br />

a lunga persistenza e dotati di attività repellente contro le<br />

zecche oltre che acarici<strong>da</strong>. Il trattamento dovrebbe essere<br />

ripetuto per tutto il periodo a rischio, fino alla fine di<br />

settembre-novembre, a secon<strong>da</strong> <strong>del</strong>le zone.<br />

Dopo avere frequentato aree a rischio è importante ispezionare<br />

se stessi ed il proprio <strong>cane</strong>. Le zone <strong>del</strong> corpo preferite<br />

<strong>da</strong>lle zecche per effettuare il pasto di sangue sono<br />

inguine, ascelle, testa, torace.<br />

Non essendo noti i tempi di trasmissione <strong>del</strong> patogeno<br />

durante il pasto di sangue è buona norma staccare la zecca<br />

il prima possibile <strong>da</strong>l <strong>cane</strong> facendo attenzione a non<br />

lasciare infisso l’apparato buccale nella cute <strong>del</strong>l’ospite.<br />

Utilizzare esclusivamente <strong>del</strong>le pinzette, effettuando<br />

un movimento rotatorio, non premendo eccessivamente<br />

sull’addome <strong>del</strong>la zecca.<br />

Vaccini<br />

In Europa è registrato un vaccino nei confronti di Babesia<br />

canis spp. ottenuto <strong>da</strong> colture cellulari. Il vaccino non<br />

previene l’infezione ma rende meno severa la parassitemia<br />

e limita la gravità dei segni clinici. La protezione vaccinale<br />

è assicurata solo nei confronti dei ceppi omologhi.<br />

Terapia<br />

Imidocarb diproprionato: 5.0 - 6.6 mg/kg i.m. o s.c., <strong>da</strong><br />

ripetere dopo 2-3 settimane.<br />

15


L’imidocarb è attivo, allo stesso dosaggio, nei confronti di<br />

Ehrlichia canis. Al contrario, l’imidocarb non è attivo nei<br />

confronti di Babesia gibsoni, il cui trattamento d’elezione<br />

è rappresentato <strong>da</strong>lla combinazione tra l’Atovaquone e<br />

l’Azatromicina. Il trattamento terapeutico non consente la<br />

guarigione parassitologica.<br />

Nei casi gravi e complicati è necessario associare alla terapia<br />

anti-Babesia una adeguata terapia di supporto (fluido<br />

terapia, trasfusione di sangue, ecc.).<br />

Nessun trattamento è in grado di eliminare definitivamente<br />

il parassita, per cui i soggetti infetti diventano portatori<br />

cronici e potenziali serbatoi di infezione.<br />

Suggerimenti pratici<br />

Eseguire sempre un accurato esame microscopico <strong>del</strong>lo<br />

striscio di sangue periferico.<br />

Escludere le possibili co-infezioni.<br />

Zoonosi<br />

Le specie più frequentemente coinvolte nella babesiosi<br />

umana sono Babesia microti e Babesia divergens, entrambe<br />

non segnalate nel <strong>cane</strong>. In alcune zecche raccolte in<br />

Emilia Romagna, è stata segnalata la presenza di Babesia<br />

microti-like (Theileria annae), patogena per il <strong>cane</strong> ma<br />

non considerata patogena per l’uomo (allo stato attuale).<br />

Letture consigliate:<br />

Trotta M, Carli E, Novari G, Furlanello T, Solano-Gallego<br />

L. Clinicopathological findings, molecular detection and characterization<br />

of Babesia gibsoni infection in a sick dog from Italy.<br />

Vet Parasitol. 2009 Nov 12; 165(3-4):318-22.<br />

Cassini R, Zanutto S, Frangipane di Regalbono A, Gabrielli<br />

S, Calderini P, Moretti A, Tampieri MP, Pietrobelli M. Canine<br />

piroplasmosis in Italy: epidemiological aspects in vertebrate and<br />

invertebrate hosts. Vet Parasitol. 2009 Oct 28; 165(1-2):30-5.<br />

Solano-Gallego L, Trotta M, Carli E, Carcy B, Caldin M, Fur-


17<br />

Borrelliosi<br />

(Malattia di Lyme)<br />

Agente patogeno (In Italia)<br />

Borrelia burgdorferi, batterio <strong>del</strong>l’ordine Spirochetales, più vicino al gruppo dei Gram negativi, ma non<br />

classificabile in esso con sicurezza.<br />

Il complesso Borrelia burgoderferi ‘sensu lato’ comprende altri batteri patogeni per l’uomo e per altri animali: Borrelia<br />

burgdorferi ‘sensu strictu’, Borrelia afzeli e Borrelia garinii. Il complesso Borrelia burgdorferi ‘sensu lato’ è<br />

responsabile <strong>del</strong>la malattia di Lyme nel <strong>cane</strong> e nell’uomo, anche se la reale patogenicità di Borrelia afzeli e Borrelia<br />

garinii per il <strong>cane</strong> è ancora oggetto di discussione. Altre specie di Borrelia sono state identificate sia nell’uomo che<br />

nelle zecche vettrici; la loro patogenicità per il <strong>cane</strong> non è nota. La grande variabilità di specie potrebbe spiegare,<br />

almeno in parte, le differenti manifestazioni <strong>del</strong>l’infezione e <strong>del</strong>la malattia nel <strong>cane</strong>.<br />

Vettore (In Italia)<br />

Zecche <strong>del</strong> genere Ixodes, in Italia Ixodes ricinus.<br />

Ixodes ricinus è distribuita in tutte le regioni italiane. A differenza di Ripicephalus sanguineus, Ixodes ricinus trova il<br />

suo habitat naturale nei boschi e negli ambienti rurali, con grande capacità di attaccare diversi ospiti animali, domestici<br />

e selvatici, compreso l’uomo. Nei Paesi <strong>del</strong> Nord Europa viene sempre più frequentemente riportato l’a<strong>da</strong>ttamento<br />

di Ixodes ricinus in ambienti urbani.


Distribuzione<br />

Il complesso Borrelia burgdorferi ‘sensu lato’ è presente<br />

in Italia, come dimostrato <strong>da</strong>gli isolamenti ottenuti in<br />

pazienti umani e <strong>da</strong>l costante ritrovamento <strong>del</strong> DNA <strong>del</strong><br />

batterio nelle zecche <strong>del</strong>la specie Ixodes ricinus, in diverse<br />

regioni <strong>del</strong> nostro Paese.<br />

A dispetto di ciò e, nonostante la frequente segnalazione<br />

di sieropositività (la cui specificità non sempre è attendibile)<br />

nel <strong>cane</strong>, non esistono descrizioni bibliografiche<br />

relative all’isolamento di Borrelia burgdorferi nel <strong>cane</strong> in<br />

Italia, né in soggetti infetti né in cani che esprimano segni<br />

clinici riferibili a malattia di Lyme.<br />

Mo<strong>da</strong>lità di trasmissione<br />

La trasmissione avviene attraverso la zecca. Anche le ninfe<br />

sono infettanti; la trasmissione trans-ovarica non è considerata<br />

una via importante per il mantenimento <strong>del</strong>l’infezione<br />

nelle zecche. Gli ospiti naturali <strong>del</strong>la Borrelia sono<br />

piccoli roditori selvatici che costituiscono i serbatoi principali.<br />

I batteri penetrati nella cute <strong>del</strong>l’ospite vengono<br />

veicolati ai linfonodi regionali e disseminati in tutto l’organismo.<br />

La batteriemia è scarsa, per cui si ritiene che le<br />

manifestazioni cliniche siano dovute ad aberrazioni <strong>del</strong>la<br />

risposta immunitaria.<br />

Anche nei Paesi dove sono segnalati casi clinici di malattia<br />

di Lyme nel <strong>cane</strong>, un’elevata percentuale di soggetti infetti<br />

non sviluppa segni clinici. La prima manifestazione<br />

clinica, purtroppo quasi mai rilevabile, è un rash cutaneo,<br />

spesso transitorio, che si sviluppa nella zona di puntura<br />

<strong>del</strong>la zecca. Tale manifestazione è descritta frequentemente<br />

nell’uomo, con progressiva estensione nella zona coinvolta<br />

o ad altre zone <strong>del</strong> corpo (eritema migrante) (Figura 1). In<br />

condizioni naturali non è noto il tempo di incubazione; sperimentalmente<br />

gli anticorpi compaiono dopo 4-6 settimane<br />

<strong>da</strong>lle punture infettanti, e i segni clinici si sviluppano entro<br />

i 5 mesi. I più frequentemente riportati sono: febbre (a volte<br />

intermittente), zoppia (uno o più arti coinvolti), linfadenopatia,<br />

malessere generalizzato. Caratteristicamente, la zoppia<br />

può risolversi spontaneamente (nella maggioranza dei<br />

casi) dopo 3-4 giorni, e ricomparire ogni 2-4 settimane per<br />

2-3 volte. In rari casi sono stati descritti disturbi neurologici<br />

e coinvolgimento miocardico, riportati anche nell’uomo.<br />

Tempi di trasmissione<br />

Non è noto precisamente il tempo necessario affinché la<br />

zecca, durante il suo pasto di sangue, riesca a trasmettere<br />

il batterio all’ospite vertebrato.<br />

Si pensa che la zecca debba rimanere attaccata almeno<br />

24 ore per trasmettere Borrelia burgdorferi, ma recentemente<br />

è stato evidenziato che le zecche, il cui pasto di<br />

sangue venga interrotto o disturbato, possono trasmettere<br />

l’infezione anche in meno di 16 ore.<br />

Diagnosi<br />

Segni clinici<br />

Immagine gentilmente concessa<br />

<strong>da</strong>l Prof. A. Cascio, Università di Messina.<br />

Figura 1: Eritema migrante<br />

Importante:<br />

Lo sviluppo di artrite cronica, caratteristica <strong>del</strong>l’uomo, a<br />

distanza di anni <strong>da</strong>ll’episodio acuto, è ancora oggetto di


studio nel <strong>cane</strong>.<br />

Esami di laboratorio<br />

Non sono riportate alterazioni ematologiche od ematobiochimiche<br />

indicative di malattia di Lyme.<br />

Alcuni cani possono mostrare proteinuria, in seguito al<br />

<strong>da</strong>nno glomerulare.<br />

Test diagnostici<br />

ó Test di immunofluorescenza indiretta (IFAT) o ELISA<br />

per la ricerca di anticorpi anti-Borrelia burgdorferi. Solo<br />

in presenza di segni clinici riportabili alla malattia di<br />

Lyme (febbre, zoppia intermittente, rash cutaneo) questi<br />

test sono considerati attendibili e comunque non sufficienti<br />

per una diagnosi definitiva. Gli anticorpi possono<br />

persistere per anni, sia negli animali guariti spontaneamente,<br />

sia in quelli sottoposti a terapia antibiotica.<br />

ó Western Immunoblot: tecnica molto specifica, utilizzata in<br />

laboratori specializzati, a scopo di ricerca o per la conferma<br />

<strong>del</strong>la siero-positività ottenuta con IFAT o con Elisa.<br />

ó Coltura batterica: riservata solo a laboratori specializzati<br />

per la conferma diagnostica definitiva, <strong>da</strong> campioni biologici<br />

(cute, liquido o membrane sinoviali). Ha lo svantaggio<br />

di richiedere terreni selettivi speciali e tempi di<br />

crescita molto lunghi (6-8 settimane).<br />

ó PCR: per identificare il DNA <strong>del</strong> batterio <strong>da</strong> differenti matrici<br />

tissutali. È una metodica altamente specifica e sensibile,<br />

di solito integrata con le tecniche prima indicate.<br />

Diagnosi differenziale<br />

Anaplasmosi granulocitica, Ehrlichiosi, Hepatozoonosi.<br />

Prevenzione<br />

Sul <strong>vettore</strong><br />

I cani dovrebbero essere trattati preventivamente contro<br />

le zecche prima <strong>del</strong>l’inizio <strong>del</strong>la stagione a rischio (fine<br />

febbraio-inizio marzo), preferendo prodotti ben tollerati,<br />

a lunga persistenza e dotati di attività repellente contro le<br />

zecche oltre che acarici<strong>da</strong>. Il trattamento dovrebbe essere<br />

ripetuto per tutto il periodo a rischio, fino alla fine di<br />

settembre-novembre, a secon<strong>da</strong> <strong>del</strong>le zone.<br />

Dopo avere frequentato aree a rischio è importante ispezionare<br />

se stessi ed il proprio <strong>cane</strong>. Le zone <strong>del</strong> corpo preferite<br />

<strong>da</strong>lle zecche per effettuare il pasto di sangue sono<br />

inguine, ascelle, testa, torace.<br />

Non essendo noti i tempi di trasmissione <strong>del</strong> patogeno<br />

durante il pasto di sangue è buona norma staccare la zecca<br />

il prima possibile <strong>da</strong>l <strong>cane</strong> facendo attenzione a non<br />

lasciare infisso l’apparato buccale nella cute <strong>del</strong>l’ospite.<br />

Utilizzare esclusivamente <strong>del</strong>le pinzette, effettuando<br />

un movimento rotatorio, non premendo eccessivamente<br />

sull’addome <strong>del</strong>la zecca.<br />

Vaccini<br />

Ad oggi sono presenti sul mercato mondiale 6 vaccini,<br />

alcuni dei quali disponibili anche in Europa. Tali vaccini<br />

sono di solito costituiti <strong>da</strong> antigeni <strong>del</strong>le proteine di superficie<br />

(OSP A). La loro efficacia non è certa né assoluta,<br />

in virtù <strong>del</strong>la presenza di diverse ‘genospecie’ presenti in<br />

Europa ed in virtù <strong>del</strong> loro particolare meccanismo d’azione<br />

(interferenza <strong>del</strong> trasferimento <strong>del</strong> batterio <strong>da</strong>ll’intestino<br />

<strong>del</strong>la zecca alle ghiandole salivari) che prevede<br />

quote elevate e costanti di anticorpi presenti in circolo.<br />

Terapia<br />

Il trattamento antibiotico può variare <strong>da</strong> caso a caso, in<br />

dipendenza di numerosi fattori.<br />

L’antibiotico di scelta è la doxiciclina, 10 mg/kg BID, per<br />

30 giorni. In alternativa, possono essere utilizzati l’amoxicillina,<br />

20 mg/kg TID, l’azitromicina, 25 mg/kg SID per<br />

10-20 giorni.<br />

Questi antibiotici, somministrati per OS, vengono di solito<br />

suggeriti durante la fase acuta <strong>del</strong>la malattia. In caso<br />

di manifestazioni articolari o in caso di manifestazioni<br />

neurologiche (rare nel <strong>cane</strong>), vengono consigliate la Penicillina<br />

G, 22.000 U/kg E.V. TID per 14-30 giorni o le<br />

Cefalosporine di 3° generazione, 20-25 mg/kg, SID, BID<br />

19


o TID a secon<strong>da</strong> <strong>del</strong>la sostanza utilizzata, per 14-30 giorni.<br />

Ricor<strong>da</strong> che<br />

I cani restano portatori asintomatici <strong>del</strong> batterio,<br />

anche dopo successo terapeutico.<br />

Suggerimenti pratici<br />

La malattia di Lyme è una patologia molto complessa,<br />

la cui diagnosi eziologica definitiva è riservata a pochi<br />

centri specializzati.<br />

Il trattamento antibiotico precoce dopo esposizione alle<br />

zecche (profilassi) può mascherare la comparsa di anticorpi<br />

e rendere più difficoltosa la diagnosi.<br />

Il riscontro nel <strong>cane</strong> esposto alle zecche di segni clinici<br />

riportabili a malattia di Lyme (febbre, zoppia intermittente),<br />

in assenza di modificazioni <strong>del</strong>l’esame ematologico ed ematobiochimico<br />

– aspetto molto importante -, deve indurre il<br />

clinico ad approfondimenti diagnostici presso centri specializzati<br />

in <strong>malattie</strong> trasmissibili <strong>da</strong> artropodi vettori.<br />

Zoonosi<br />

Il <strong>cane</strong> non è un serbatoio attivo per l’uomo e non elimina<br />

nell’ambiente esterno il batterio. Al contrario, così come<br />

in numerose altre <strong>malattie</strong> <strong>trasmesse</strong> <strong>da</strong> zecche la siero<br />

prevalenza nel <strong>cane</strong> è utile per verificare la presenza <strong>del</strong><br />

batterio in una determinata area. Nell’uomo, la malattia è<br />

a volte molto grave, ad esordio simil-influenzale ma con<br />

temute complicazioni articolari, neurologiche e cardiache.<br />

Letture consigliate:<br />

Wormser GP, Schwartz I. Antibiotic treatment of animals infected<br />

with Borrelia burgdorferi. Clin Microbiol Rev. 2009 Jul; 22(3):387-<br />

95.<br />

Greene CE, Straubinger RK. Borreliosis. In: Greene C.E. Infectious<br />

diseases of the dog and cat, third edition. Saunders Company, 2006.<br />

Straubinger RK, Rao TD, Davidson E. Protection against tick-transmitted<br />

Lyme disease in dogs vaccinated with a multi-antigenic vaccine.<br />

Vaccine. 2002; 20: 181-193.


21<br />

Ehrlichiosi<br />

monocitica canina<br />

Agente patogeno<br />

Ehrlichia canis, batterio Gram negativo<br />

<strong>del</strong>l’ordine Rickettsiales (Figura 1), a localizzazione<br />

obbligatoria intracellulare (monocitilinfociti,<br />

raramente granulociti neutrofili).<br />

Vettore (In Italia)<br />

Rhipicephalus sanguineus.<br />

Figura 1: Morula di E. canis in un<br />

linfocita<br />

Figura 2: Cluster di zecche


Distribuzione<br />

Rhipicephalus sanguineus è una zecca largamente distribuita<br />

su tutto il territorio Nazionale.<br />

Tempi di trasmissione<br />

Non è noto precisamente il tempo necessario affinché la<br />

zecca, durante il suo pasto di sangue, riesca a trasmettere<br />

il batterio all’ospite vertebrato. I tempi medi riportati in<br />

letteratura variano <strong>da</strong> alcune ore a 24-48 ore.<br />

Diagnosi<br />

Segni clinici<br />

Clinicamente si distinguono 3 forme: acuta, subclinica,<br />

cronica.<br />

Forma acuta:<br />

si manifesta circa 1-3 settimane <strong>da</strong>ll’infezione ed è caratterizzata<br />

<strong>da</strong> febbre alta (anche superiore a 40°C), letargia,<br />

anoressia, congiuntivite, linfoadenomegalia, splenomegalia.<br />

Mo<strong>da</strong>lità di trasmissione<br />

La zecca femmina assume E. canis quando il pasto di sangue<br />

avviene durante la fase acuta <strong>del</strong>la malattia. Una volta<br />

infettata, la zecca trasferisce Erhlichia canis ad altri cani,<br />

durante i pasti successivi. Dopo aver eseguito il pasto di<br />

sangue, la zecca è capace di deporre un enorme numero di<br />

uova (superiore a 5000). Nel caso <strong>del</strong>l’Ehrlichiosi, il batterio<br />

viene trasmesso per via transtadiale e, probabilmente,<br />

per via transovarica, per cui le zecche sono infettanti<br />

in qualunque stadio (larva, ninfa, adulto). Le zecche, sul<br />

<strong>cane</strong>, tendono a raggrupparsi (cluster, Figura 2) rendendo<br />

possibile il trasferimento di microrganismi <strong>da</strong> zecche infette<br />

a zecche sane (co-feeding).<br />

Altre vie di trasmissione<br />

Le trasfusioni di sangue possono costituire un potenziale<br />

pericolo, per cui i donatori dovrebbero essere testati accuratamente.<br />

Importante:<br />

La fase acuta può risolversi spontaneamente nell’arco di<br />

1-2 settimane, anche in assenza di un trattamento terapeutico<br />

specifico.<br />

Fase subclinica:<br />

dopo circa 2-4 settimane si sviluppa la forma sub-clinica<br />

durante la quale l’animale si presenta apparentemente<br />

sano. Questa fase può durare mesi o addirittura anni.<br />

Alcuni soggetti immunocompetenti possono eliminare il<br />

parassita durante questo periodo, altri, invece, possono<br />

entrare nella fase cronica <strong>del</strong>l’infezione.<br />

Curiosità<br />

ó La zecca può trasmettere Ehrlichia canis<br />

anche dopo 5 mesi <strong>da</strong>l distacco <strong>da</strong>l <strong>cane</strong>!<br />

ó Non si conosce la percentuale di cani che<br />

passa <strong>da</strong>lla fase acuta-subacuta a quella<br />

cronica, né i fattori che incidono in tale<br />

evenienza.<br />

ó La gravità <strong>del</strong>le manifestazioni cliniche<br />

può essere legata alla patogenicità <strong>del</strong>/dei<br />

ceppo/i in causa.


Fase cronica:<br />

caratterizzata <strong>da</strong> letargia, perdita di peso, anoressia, linfoadenomegalia,<br />

disturbi <strong>del</strong>l’emostasi (rinorragia), splenomegalia,<br />

uveite, artropatie, nefropatie, disturbi neurologici<br />

(non frequenti), febbre (non frequente e di solito non<br />

così elevata come nella fase acuta).<br />

Esami di laboratorio<br />

ó Fase acuta:<br />

piastrinopenia, ipergammaglobulinemia.<br />

ó Fase subclinica:<br />

nulla di rilevabile o può persistere una lieve<br />

piastrinopenia.<br />

ó Fase cronica:<br />

piastrinopenia, aumento <strong>del</strong>le proteine totali, proteinuria,<br />

aumento di ALT, ALP, urea, creatinina. In alcuni<br />

casi, l’aumento <strong>del</strong>le gamma globuline (Figura 3) può<br />

esprimersi con un picco monoclonale, tanto <strong>da</strong> simulare<br />

una neoplasia <strong>del</strong> sistema ematopoietico (mieloma).<br />

α 1<br />

α 2<br />

β 1<br />

β 2<br />

γ<br />

Figura 3: Tracciato elettroforetico<br />

Nei casi più gravi si può instaurare una marcata depressione<br />

midollare per cui la piastrinopenia può essere accompagnata<br />

<strong>da</strong> leucopenia ed anemia non rigenerativa<br />

(pancitopenia).<br />

Ricor<strong>da</strong> che<br />

La piastrinopenia non è ‘sinonimo’ di Ehrlichiosi ma<br />

si evidenzia in numerosi stati patologici.<br />

Le zecche possono trasmettere patogeni diversi<br />

durante lo stesso pasto di sangue per cui è necessario<br />

escludere patologie che si manifestino con<br />

segni clinici ed alterazioni clinico-patologiche<br />

sovrapponibili.<br />

Test diagnostici<br />

ó Test di immunofluorescenza indiretta (IFAT) per la<br />

ricerca di anticorpi anti-Ehrlichia canis nel siero.<br />

La positività sierologica può però persistere anche<br />

dopo trattamento terapeutico o guarigione spontanea<br />

e non sembra essere direttamente correlata con<br />

la presenza di segni clinici di Ehrlichiosi, specialmente<br />

in aree endemiche. In questi soggetti, il titolo<br />

anticorpale generalmente si riduce progressivamente<br />

fino a scomparire nell’arco di 6-9 mesi. Allo stesso<br />

tempo, però, l’infezione può persistere in soggetti<br />

trattati e clinicamente asintomatici nei quali la positività<br />

sierologica rimane stabilmente presente anche<br />

per anni. Altro limite è rappresentato <strong>da</strong>lla cross<br />

reattività sierologica con altre specie di Ehrlichia.<br />

Titoli anticorpali bassi (vicini al valore soglia <strong>del</strong><br />

laboratorio) sono esclusivamente indicativi <strong>del</strong>l’avvenuta<br />

esposizione al batterio. Nella quasi totalità dei<br />

casi, non hanno significato clinico.<br />

ó PCR: per identificare il DNA specifico di E. canis<br />

<strong>da</strong> campioni biologici, generalmente sangue.<br />

ó Diagnosi microscopica: su strisci di sangue, buffy<br />

coat, midollo osseo, milza colorati con Diff-Quick.<br />

L’identificazione <strong>del</strong>le morule di Ehrlichia all’interno<br />

<strong>del</strong>le cellule mononucleate, relativamente semplici<br />

(Figura 1) <strong>da</strong> riconoscere ma considerate un reperto<br />

poco frequente, è possibile solo durante la fase acuta<br />

<strong>del</strong>l’infezione.<br />

ó Esami colturali per l’isolamento di E. canis <strong>da</strong> sangue<br />

(disponibile solo in pochi laboratori).<br />

Diagnosi differenziale<br />

Leishmaniosi, Anaplasmosi, Babesioni, Epatozoonosi,<br />

Linfoma.<br />

Prevenzione<br />

Sul <strong>vettore</strong><br />

I cani dovrebbero essere trattati preventivamente contro<br />

le zecche prima <strong>del</strong>l’inizio <strong>del</strong>la stagione a rischio (fine<br />

febbraio-inizio marzo), preferendo prodotti ben tollerati,<br />

a lunga persistenza dotati di attività repellente contro le<br />

zecche oltre che acarici<strong>da</strong>. Il trattamento dovrebbe esse-<br />

23


e ripetuto per tutto il periodo a rischio, fino alla fine di<br />

settembre-novembre, a secon<strong>da</strong> <strong>del</strong>le zone.<br />

Vaccini<br />

Non esistono allo stato attuale formulazioni vaccinali di<br />

provata efficacia.<br />

Terapia<br />

Doxiciclina: 10 mg/kg s.i.d., x os, per 28 giorni (terapia<br />

d’elezione).<br />

Tetraciclina cloridrato: 10 mg/kg s.i.d., x os, per 28 giorni.<br />

Carbesia: 5 mg/kg i.m., gg 1 e 15.<br />

Quando si è instaurata la fase cronica con grave depressione<br />

midollare, la terapia può anche non avere effetto.<br />

II <strong>cane</strong>, inoltre, non sviluppa un’immunità protettiva nei<br />

confronti di E. canis per cui, dopo l’eliminazione <strong>del</strong> batterio<br />

in seguito al trattamento terapeutico, può an<strong>da</strong>re incontro<br />

a re-infezioni.<br />

Suggerimenti pratici<br />

Dopo avere frequentato aree a rischio è importante ispezionare<br />

se stessi ed il proprio <strong>cane</strong>. Le zone <strong>del</strong> corpo preferite<br />

<strong>da</strong>lle zecche per effettuare il pasto di sangue sono<br />

inguine, ascella, testa, torace.<br />

Non essendo noti i tempi di trasmissione <strong>del</strong> patogeno durante<br />

il pasto di sangue è buona norma staccare la zecca il prima<br />

possibile <strong>da</strong>l <strong>cane</strong> facendo attenzione a non lasciare infisso<br />

l’apparato buccale nella cute <strong>del</strong>l’ospite. Utilizzare esclusivamente<br />

<strong>del</strong>le pinzette, effettuando un movimento rotatorio,<br />

non premendo eccessivamente sull’addome <strong>del</strong>la zecca.<br />

Zoonosi<br />

Il <strong>cane</strong> non rappresenta un rischio per l’uomo. L’unico reale<br />

pericolo di infezione per l’uomo è frequentare ambienti<br />

infestati <strong>da</strong> zecche. Ripicephalus sanguineus si a<strong>da</strong>tta<br />

a tutti gli ambienti peri-domestici e domestici nei quali<br />

vive il <strong>cane</strong>.<br />

E. canis non è considerata patogena per l’uomo.<br />

Letture consigliate:<br />

Mekuzas Y, Gradoni L, Oliva G, Foglia Manzillo V, Baneth G.<br />

Ehrlichia canis and Leishmania infantum co-infection: a 3-year<br />

longitudinal study in naturally exposed dogs. Clin Microbiol<br />

Infect. 2009 Mar 26.<br />

Baneth G, Harrus S, Ohnona FS, Schlesinger Y. Longitudinal quantification<br />

of Ehrlichia canis in experimental infection with comparison<br />

to natural infection. Vet Microbiol. 2009 May 12; 136(3-<br />

4):321-5. Epub 2008 Dec 3.<br />

Shipov A, Klement E, Reuveni-Tager L, Waner T, Harrus S. Prognostic<br />

indicators for canine monocytic ehrlichiosis. Vet Parasitol.<br />

2008 May 6; 153(1-2):131-8. Epub 2008 Jan 17.<br />

Neer TM, Harrus S. Canine Monocytotropic Ehrlichiosis and neorickettsiosis.<br />

In: Greene C.E. Infectious diseases of the dog and cat,<br />

third edition. Saunders Company, 2006.<br />

Neer TM, Breitschwerdt EB, Greene RT, Lappin MR. Consensus<br />

statement on ehrlichial disease of small animals from the infectious<br />

disease study group of the ACVIM. American College of Veterinary<br />

Internal Medicine. J Vet Intern Med. 2002 May-Jun; 16(3):309-15.


25<br />

Encefalite <strong>da</strong> zecche<br />

(TBE)<br />

Agente patogeno<br />

Flavivirus, famiglia Flaviviri<strong>da</strong>e, comunemente<br />

chiamati ARBOvirus (Arthropod Borne Virus).<br />

Da ricor<strong>da</strong>re che a questa famiglia appartiene<br />

il virus <strong>del</strong>la West Nile Disease.<br />

Vettore (In Italia)<br />

Figura 1: Ixodes ricinus<br />

Ixodes ricinus (Figura 1).


Distribuzione<br />

In Italia sono segnalati focolai sporadici in Toscana, Trentino,<br />

Bellunese e Carso triestino. La patologia è endemica<br />

in tutto l’Est-Europa.<br />

Il periodo di incubazione è di circa 7-14 giorni. Sono descritte<br />

diverse forme cliniche:<br />

ó Cani asintomatici.<br />

ó Cani con quadro clinico severamente compromesso:<br />

febbre alta, mioclonie, convulsioni, emi o tetraparesi,<br />

iperestesia, deficit multiplo dei nervi cranici. I segni<br />

clinici sono generalmente progressivi e solitamente i<br />

cani muoiono o vengono soppressi entro 4-7 giorni.<br />

ó Cani che sviluppano una grave encefalite ad esito<br />

a volte mortale.<br />

Esami di laboratorio<br />

Gli esami ematobiochimici non evidenziano alterazioni<br />

degne di nota.<br />

Test diagnostici<br />

ó Isolamento <strong>del</strong> virus <strong>da</strong>l sangue periferico, <strong>da</strong>l liquido<br />

cefalorachidiano o <strong>da</strong>i tessuti post - mortem.<br />

ó Immunofluorescenza indiretta per la ricerca di anticorpi<br />

anti-virus TBE.<br />

Mo<strong>da</strong>lità di trasmissione<br />

La trasmissione avviene attraverso la puntura di zecche<br />

infette, nelle quali il virus replica attivamente. Il reservoir<br />

più importante è rappresentato <strong>da</strong> piccoli roditori<br />

selvatici (arvicole).<br />

Tempi di trasmissione<br />

Non è noto il tempo necessario affinché la zecca possa<br />

trasmettere il virus durante il pasto di sangue.<br />

Diagnosi<br />

Segni clinici<br />

Nel <strong>cane</strong> la patologia è molto rara. Alcuni casi sono stati<br />

segnalati recentemente in Europa centrale e, curiosamente,<br />

soprattutto in soggetti di razza Rottweiler.<br />

ó Dimostrazione di IgM.<br />

ó PCR per l’amplificazione <strong>del</strong> DNA o <strong>del</strong> RNA virale<br />

<strong>da</strong> sangue o liquor.<br />

Diagnosi differenziale<br />

Anaplasmosi, Cimurro.<br />

Prevenzione<br />

Sul <strong>vettore</strong><br />

I cani dovrebbero essere trattati preventivamente contro<br />

le zecche prima <strong>del</strong>l’inizio <strong>del</strong>la stagione a rischio (fine<br />

febbraio-inizio marzo), preferendo prodotti ben tollerati,<br />

a lunga persistenza e dotati di attività repellente contro le<br />

zecche oltre che acarici<strong>da</strong>. Il trattamento dovrebbe essere<br />

ripetuto per tutto il periodo a rischio, fino alla fine di<br />

settembre-novembre, a secon<strong>da</strong> <strong>del</strong>le zone.


Dopo avere frequentato aree a rischio è importante ispezionare<br />

se stessi ed il proprio <strong>cane</strong>. Le zone <strong>del</strong> corpo preferite<br />

<strong>da</strong>lle zecche per effettuare il pasto di sangue sono<br />

inguine, ascelle, testa, torace.<br />

27<br />

Non essendo noti i tempi di trasmissione <strong>del</strong> patogeno<br />

durante il pasto di sangue è buona norma staccare la zecca<br />

il prima possibile <strong>da</strong>l <strong>cane</strong> facendo attenzione a non<br />

lasciare infisso l’apparato buccale nella cute <strong>del</strong>l’ospite.<br />

Utilizzare esclusivamente <strong>del</strong>le pinzette, effettuando<br />

un movimento rotatorio, non premendo eccessivamente<br />

sull’addome <strong>del</strong>la zecca.<br />

Vaccini<br />

Non esistono vaccini disponibili per il <strong>cane</strong>. Esiste, invece,<br />

un vaccino per l’uomo, oltre ad una preparazione di<br />

immunoglobuline <strong>da</strong> utilizzare come misura profilattica<br />

post-esposizione al rischio di contagio (puntura di zecche<br />

in focolai endemici).<br />

Terapia<br />

Non esiste un protocollo terapeutico ottimale e stan<strong>da</strong>rdizzato<br />

per la TBE. Il trattamento può essere solo di supporto.<br />

Suggerimenti pratici<br />

La sintomatologia neurologica è particolarmente acuta.<br />

Ricor<strong>da</strong>re quali sono i focolai presenti in Italia ed in<br />

Europa.<br />

Zoonosi<br />

Il <strong>cane</strong> infetto non rappresenta un reservoir d’infezione<br />

per la zecca né un veicolo di trasmissione per l’uomo. La<br />

TBE è una malattia in costante monitoraggio nell’uomo,<br />

poiché appare in espansione anche verso i paesi europei<br />

che si affacciano sul Mediterraneo. Particolari precauzioni<br />

devono essere prese per le categorie a rischio (campeggiatori,<br />

cacciatori, guardie forestali…) che si rechino in<br />

zone endemiche.<br />

Letture consigliate:<br />

Kunze U. ISW TBE. Tick-borne encephalitis: From childhood<br />

to golden age does increased mobility mean increased risk?<br />

Meeting report of the 11th meeting of the International Scientific<br />

Working Group on Tick-Borne Encephalitis (ISW-TBE.<br />

Vaccine. 2009 Nov 26.<br />

Carpi G, Bertolotti L, Rosati S, Rizzoli A. Prevalence and genetic<br />

variability of tick-borne encephalitis virus in host-seeking<br />

Ixodes ricinus in northern Italy. J Gen Virol. 2009 Dec;<br />

90(Pt 12):2877-83.<br />

Tipold A, Vanderelde M. Tick borne infections. In: Greene<br />

C.E. Infectious diseases of the dog and cat, third edition. Saunders<br />

Company, 2006.<br />

Leschnik MW, Kirtz GC, Thalhammer JG. Tick-borne encephalitis<br />

(TBE) in dogs. Int J Med Microbiol. 2002 Jun; 291 Suppl 33:66-9.


28<br />

Hepatozoonosi canina<br />

Agente patogeno (In Italia)<br />

Hepatozoon canis, protozoo <strong>del</strong>la famiglia<br />

Hemogregarini<strong>da</strong>e, parassita obbligato dei<br />

leucociti e <strong>del</strong>le cellule <strong>del</strong> sistema reticolo<br />

endoteliale.<br />

Vettore (In Italia)<br />

Rhipichephalus sanguineus (Figura 2).<br />

Figura 1: Gametocita di Hepatozoon<br />

canis all’interno di un granulocita<br />

neutrofilo<br />

Figura 2: Rhipicephalus sanguineus


Distribuzione<br />

Rhipichephalus sanguineus è una zecca largamente distribuita<br />

su tutto il territorio Nazionale. Probabilmente,<br />

anche altre zecche di specie diverse possono essere serbatoio<br />

d’infezione.<br />

Mo<strong>da</strong>lità di trasmissione<br />

La trasmissione avviene attraverso la zecca. In questo<br />

caso però non è il morso di una zecca infetta a causare<br />

l’inoculazione <strong>del</strong>l’agente patogeno ma l’ingestione accidentale<br />

di una zecca parassitata (contenete una oociste di<br />

H. canis). È possibile la trasmissione per via transtadiale.<br />

Altre vie di trasmissione<br />

È possibile la trasmissione transplacentare o attraverso la<br />

pre<strong>da</strong>zione di ospiti intermedi o portatori sani.<br />

Tempi di trasmissione<br />

Allo stato attuale la trasmissione durante il pasto di sangue<br />

non è considerata una via d’infezione. Il ciclo <strong>del</strong> parassita,<br />

una volta ingerito, è particolarmente complesso,<br />

con invasione di tutti gli organi e tessuti <strong>da</strong> parte <strong>del</strong>le<br />

forme asessuate (merozoiti) che provocano fenomeni<br />

infiammatori. La forma che si ritrova in circolo, all’interno<br />

dei neutrofili, è la forma sessuata (gametocita).<br />

Diagnosi<br />

Segni clinici<br />

La severità dei segni clinici è legata al grado di parassitemia<br />

ed alle eventuali infezioni concomitanti. Percentuali<br />

variabili tra il 5 e il 10 % dei neutrofili parassitati<br />

(la maggior parte dei casi) corrispondono a segni clinici<br />

lievi o assenti. Quando la parassitemia è elevata i segni<br />

clinici più frequentemente riportati sono: modesto rialzo<br />

febbrile, letargia, perdita di peso, linfoadenopatia, mucose<br />

pallide e dolorabilità muscolare.<br />

Importante:<br />

Segni clinici muscolo-scheletrici di particolare gravità e<br />

coinvolgimento cardiaco sono riportati in letteratura ed attribuiti<br />

pressoché esclusivamente a Hepatozoon americanum,<br />

una specie isolata in USA e non segnalata in Europa.<br />

Esami di laboratorio<br />

ó Esame emocromocitometrico: anemia normociticanormocromica,<br />

occasionalmente rigenerativa. Neutrofilia<br />

(infrequente, ma in alcuni casi molto elevata),<br />

solo in caso di gravi parassitemie. La trombocitopenia<br />

è segnalata in special modo nei soggetti co-infetti con<br />

Ehrlichia canis.<br />

ó Esami ematobiochimici: iperglobulinemia, ipoalbuminemia,<br />

aumento di CPK ed ALP.<br />

Test diagnostici<br />

ó Diagnosi microscopica: su strisci di sangue con colorazione<br />

Diff-Quick. L’identificazione dei gametociti<br />

all’interno dei neutrofili (occasionalmente nei monociti)<br />

è piuttosto facile (Figura 1) ma non frequente in<br />

caso di parassitemia bassa.<br />

ó Gli anticorpi anti–H. canis possono essere identificati<br />

mediante test di immunofluorescenza indiretta (IFAT) o<br />

metodica ELISA. In virtù <strong>del</strong>la facile identificazione <strong>del</strong><br />

parassita, specialmente in corso di malattia, tali metodiche<br />

vengono utilizzate solo ai fini epidemiologici.<br />

29


ó PCR: per identificare il DNA <strong>del</strong> protozoo. Metodica<br />

non routinaria, riservata di solito ai fini scientifici.<br />

Diagnosi differenziale<br />

Leishmaniosi, Ehrlichiosi, Anaplasmosi, Babesiosi.<br />

Prevenzione<br />

Sul <strong>vettore</strong><br />

I cani dovrebbero essere trattati preventivamente contro<br />

le zecche prima <strong>del</strong>l’inizio <strong>del</strong>la stagione a rischio (fine<br />

febbraio-inizio marzo), preferendo prodotti ben tollerati,<br />

a lunga persistenza e dotati di attività repellente contro le<br />

zecche oltre che acarici<strong>da</strong>. Il trattamento dovrebbe essere<br />

ripetuto per tutto il periodo a rischio, fino alla fine di<br />

settembre-novembre, a secon<strong>da</strong> <strong>del</strong>le zone.<br />

Suggerimenti pratici<br />

Eseguire sempre un accurato esame microscopico <strong>del</strong>lo<br />

striscio di sangue periferico in tutte le patologie <strong>trasmesse</strong><br />

<strong>da</strong> artropodi vettori. Il riscontro periferico di H. canis può<br />

a volte essere un reperto occasionale.<br />

Escludere le possibili co-infezioni, o al contrario, verificare<br />

attentamente gli strisci periferici in caso di mancata<br />

o parziale risposta alla terapia nei confronti <strong>del</strong>le altre patologie<br />

descritte nel testo.<br />

Zoonosi<br />

L’Hepatozoonosi non è considerata una zoonosi.<br />

Dopo avere frequentato aree a rischio è importante ispezionare<br />

se stessi ed il proprio <strong>cane</strong>. Le zone <strong>del</strong> corpo preferite<br />

<strong>da</strong>lle zecche per effettuare il pasto di sangue sono<br />

inguine, ascelle, testa, torace.<br />

Non essendo noti i tempi di trasmissione <strong>del</strong> patogeno<br />

durante il pasto di sangue è buona norma staccare la zecca<br />

il prima possibile <strong>da</strong>l <strong>cane</strong> facendo attenzione a non<br />

lasciare infisso l’apparato buccale nella cute <strong>del</strong>l’ospite.<br />

Utilizzare esclusivamente <strong>del</strong>le pinzette, effettuando<br />

un movimento rotatorio, non premendo eccessivamente<br />

sull’addome <strong>del</strong>la zecca.<br />

Vaccini<br />

Non sono attualmente disponibili vaccini.<br />

Terapia<br />

Imidocarb dipropionato 5-6 mg/kg ogni 14 giorni, S.C.<br />

o I.M. fino alla scomparsa <strong>del</strong> parassita alla lettura dei<br />

vetrini. In alcuni casi, è stata associata la doxiciclina,<br />

alla dose di 10 mg/kg die, per 21 giorni.<br />

L’eliminazione di H. canis <strong>da</strong>l sangue periferico può richiedere<br />

a volte tempi più lunghi di trattamento.<br />

Letture consigliate:<br />

Sasanelli M, Paradies P, Lubas G, Otranto D, de Caprariis D. Atypical<br />

clinical presentation of coinfection with Ehrlichia, Babesia<br />

and Hepatozoon species in a dog. Vet Rec. 2009 Jan 3; 164(1):22-3.<br />

Marchetti V, Lubas G, Baneth G, Modenato M, Mancianti F. Hepatozoonosis<br />

in a dog with skeletal involvement and meningoencephalomyelitis.<br />

Vet Clin Pathol. 2009 Mar; 38(1):121-5. Epub<br />

2008 Oct 28.<br />

Li Y, Wang C, Allen KE, Little SE, Ahluwalia SK, Gao D, Macintire<br />

DK, Blagburn BL, Kaltenboeck B. Diagnosis of canine Hepatozoon<br />

spp. infection by quantitative PCR. Vet Parasitol. 2008 Oct 20;<br />

157(1-2):50-8. Epub 2008 Jul 17.<br />

Baneth G. Hepatozoon canis infection. In: Greene C.E. Infectious<br />

diseases of the dog and cat, third edition. Saunders Company, 2006.


31<br />

Rickettsiosi<br />

Agente patogeno (In Italia)<br />

Il genere Rickettsia include numerose specie di batteri<br />

responsabili di gravi patologie sia nell’uomo che nel<br />

<strong>cane</strong>, tra questi in particolare i batteri <strong>del</strong> gruppo ‘spotted<br />

fever’ e <strong>del</strong> gruppo ‘typhus’.<br />

I batteri <strong>del</strong> gruppo thyphus sono rappresentati principalmente<br />

<strong>da</strong> R. prowazekii e R. typhi e non sono considerati<br />

patogeni per il <strong>cane</strong>. Il gruppo spotted fever<br />

comprende più di 20 specie e, tra queste, R. rickettsii,<br />

responsabile <strong>del</strong>la Rocky mountain spotted fever e R.<br />

conorii agente causale <strong>del</strong>la Mediterranean spotted<br />

fever. Nel <strong>cane</strong> è riconosciuto un ruolo patogeno per<br />

R. rickettsii, agente eziologico di una patologia molto<br />

grave ma non presente in Europa e per R. conorii, la<br />

cui patogenicità, ad oggi, sembra essere molto limitata e<br />

comunque non ancora sufficientemente studiata.<br />

Figura 1: Rhipicephalus sanguineus<br />

Vettore (In Italia)<br />

R. conorii è trasmessa <strong>da</strong> R. sanguineus (Figura 1).


Distribuzione<br />

Non presente in Italia.<br />

In virtù <strong>del</strong>la non presenza in Italia ed in Europa (ad<br />

oggi) di R. rickettsii, nel seguente paragrafo sarà descritta<br />

solo la patologia indotta <strong>da</strong> R. conorii, recentemente<br />

segnalata in Italia.<br />

Mo<strong>da</strong>lità di trasmissione<br />

La trasmissione avviene attraverso punture di zecche infette.<br />

Le zecche agiscono <strong>da</strong> <strong>vettore</strong> e <strong>da</strong> reservoir; è possibile<br />

infatti sia la trasmissione transtadiale che transovarica.<br />

Tempi di trasmissione<br />

Non è noto il tempo necessario affinché la zecca durante il<br />

pasto di sangue riesca a trasmettere l’agente patogeno al <strong>cane</strong>.<br />

Diagnosi<br />

Segni clinici<br />

Nonostante la sieroprevalenza riportata nel <strong>cane</strong> in Italia sia<br />

elevata (26-60%), i casi di malattia causata <strong>da</strong> R. conorii<br />

descritti in letteratura sono sporadici. I segni clinici principali<br />

sono rappresentati <strong>da</strong> uno stato febbrile acuto e letargia;<br />

a volte dolore articolare e risentimento linfono<strong>da</strong>le.<br />

Diagnosi differenziale<br />

Ehrlichiosi, Anaplasmosi, Babesiosi.<br />

Prevenzione<br />

Sul <strong>vettore</strong><br />

I cani dovrebbero essere trattati preventivamente contro<br />

le zecche prima <strong>del</strong>l’inizio <strong>del</strong>la stagione a rischio (fine<br />

febbraio-inizio marzo), preferendo prodotti ben tollerati,<br />

a lunga persistenza e dotati di attività repellente contro le<br />

zecche oltre che acarici<strong>da</strong>. Il trattamento dovrebbe essere<br />

ripetuto per tutto il periodo a rischio, fino alla fine di<br />

settembre-novembre, a secon<strong>da</strong> <strong>del</strong>le zone.<br />

Dopo avere frequentato aree a rischio è importante ispezionare<br />

se stessi ed il proprio <strong>cane</strong>. Le zone <strong>del</strong> corpo preferite<br />

<strong>da</strong>lle zecche per effettuare il pasto di sangue sono<br />

inguine, ascelle, testa, torace.<br />

Non essendo noti i tempi di trasmissione <strong>del</strong> patogeno<br />

durante il pasto di sangue è buona norma staccare la zecca<br />

il prima possibile <strong>da</strong>l <strong>cane</strong> facendo attenzione a non<br />

lasciare infisso l’apparato buccale nella cute <strong>del</strong>l’ospite.<br />

Utilizzare esclusivamente <strong>del</strong>le pinzette, effettuando<br />

un movimento rotatorio, non premendo eccessivamente<br />

sull’addome <strong>del</strong>la zecca (Figura 2).<br />

Esami di laboratorio<br />

Le principali alterazioni di laboratorio riscontrate nei 3<br />

casi descritti sono: trombocitopenia, anemia, lieve aumento<br />

dei valori degli enzimi epatici, ipoalbuminemia.<br />

Test diagnostici<br />

ó Test di immunofluorescenza indiretta per la ricerca di<br />

anticorpi anti-Rickettsia conorii. Come precedentemente<br />

riportato la siero-prevalenza in Italia è alta ma la<br />

presenza di titoli anticorpali non corrisponde alla dimostrazione<br />

di una malattia in atto. Nei casi clinici descritti,<br />

è stata dimostrata sia l’avvenuta siero-conversione<br />

che la presenza di un alto titolo di anticorpi IgM.<br />

Figura 2: Distacco di una zecca con pinzetta<br />

ó PCR: per l’identificazione <strong>del</strong> DNA specifico di R. conorii.


Vaccini<br />

33<br />

Non sono disponibili vaccini.<br />

Terapia<br />

Doxiciclina 10 mg/kg, per os, SID; per 4 settimane.<br />

L’efficacia <strong>del</strong> Ceftriaxone è in discussione.<br />

Suggerimenti pratici<br />

Curiosamente gli unici 3 casi descritti al mondo (Sicilia)<br />

sono stati riscontrati in 3 Yorkshire terrier. Non è noto<br />

però se vi sia una reale predisposizione di razza.<br />

Zoonosi<br />

La patologia <strong>da</strong> R.conorii nell’uomo (Febbre bottonosa<br />

<strong>del</strong> Mediterraneo) è la patologia <strong>da</strong> zecche più frequentemente<br />

segnalata nel nostro Paese, a volte mortale. Il<br />

<strong>cane</strong> non sembra rappresentare un potenziale pericolo<br />

per l’uomo; la siero positività nel <strong>cane</strong>, tuttavia, è molto<br />

importante per segnalare la presenza <strong>del</strong> patogeno in una<br />

determinata area.<br />

Letture consigliate:<br />

Parola P, Socolovschi C, Raoult D. Deciphering the relationships<br />

between Rickettsia conorii conorii and Rhipicephalus sanguineus in<br />

the ecology and epidemiology of Mediterranean spotted fever. Ann<br />

N Y Acad Sci. 2009 May; 1166:49-54.<br />

Socolovschi C, Bitam I, Raoult D, Parola P. Transmission of Rickettsia<br />

conorii conorii in naturally infected Rhipicephalus sanguineus.<br />

Clin Microbiol Infect. 2009 May 7.<br />

Solano-Gallego L, Trotta M, Caldin M, Furlanello T. Molecular survey<br />

of Rickettsia spp. in sick dogs in Italy. Zoonoses Public Health.<br />

2008 Oct; 55(8-10):521-5.<br />

Solano-Gallego L, Kidd L, Trotta M, Di Marco M, Caldin M, Furlanello<br />

T, Breitschwerdt E. Febrile illness associated with Rickettsia<br />

conorii infection in dogs from Sicily. Emerg Infect Dis. 2006 Dec;<br />

12(12):1985-8.


34<br />

Trombocitopenia ciclica infettiva<br />

<strong>da</strong> Anaplasma platys<br />

Agente patogeno (In Italia)<br />

Anaplasma platys, batterio Gram negativo<br />

<strong>del</strong>l’ordine Rickettsiales, a localizzazione obbligatoria<br />

intracellulare (piastrine) (Figura 1).<br />

Vettore (In Italia)<br />

Il ruolo <strong>del</strong>la zecca quale <strong>vettore</strong> di A. platys<br />

non è stato definitivamente accertato. Il DNA<br />

di A. platys è stato amplificato all’interno di<br />

zecche <strong>del</strong>la specie Rhipicephalus sanguineus<br />

(Figura 2) e Dermacentor reticulatus, per cui<br />

la trasmissione attraverso queste zecche è altamente<br />

sospettata.<br />

Figura 1: Morula di Anaplama<br />

platys all’interno di una piastrina<br />

Figura 2: Apparato buccale<br />

di Rhipicephalus sanguineus


Distribuzione<br />

Come già descritto, Rhipicephalus sanguineus è distribuita<br />

su tutto il territorio Nazionale; Dermacentor reticulatus<br />

è segnalata in alcune aree <strong>del</strong> Nord Italia.<br />

Mo<strong>da</strong>lità di trasmissione<br />

Dopo un pasto di sangue infetto il batterio penetra all’interno<br />

<strong>del</strong>le piastrine per endocitosi. All’interno <strong>del</strong>le<br />

piastrine si moltiplica per scissione binaria formando<br />

una morula. L’apoptosi <strong>del</strong>le piastrine infettate porta al<br />

dissolvimento <strong>del</strong>la morula nel sangue periferico e alla<br />

successiva infezione di altre piastrine.<br />

Tempi di trasmissione<br />

Non è noto precisamente il tempo necessario affinché la<br />

zecca, durante il suo pasto di sangue, riesca a trasmettere<br />

il batterio all’ospite, tuttavia, si ritiene che siano gli stessi<br />

ripotati per Anaplasma phagocytophilum.<br />

Diagnosi<br />

Segni clinici<br />

Il tempo di incubazione dopo la puntura <strong>del</strong>la zecca varia<br />

<strong>da</strong> 8 a 15 giorni. Durante l’iniziale fase batteriemica<br />

è possibile riscontrare il maggior numero di piastrine<br />

parassitate; pochi giorni dopo questa fase, il conteggio<br />

totale <strong>del</strong>le piastrine si riduce drasticamente e i batteri<br />

non sono più visibili all’interno <strong>del</strong>le cellule. Dopo la<br />

scomparsa dei microrganismi il numero <strong>del</strong>le piastrine<br />

aumenta rapi<strong>da</strong>mente tornando a valori normali nell’arco<br />

di 3 – 4 giorni. La parassitemia ed i successivi episodi<br />

di trombocitopenia si ripetono ad intervalli di circa 1-2<br />

settimane. Mentre il primo episodio di piastrinopenia è<br />

causato <strong>da</strong>ll’azione diretta <strong>del</strong> batterio che replica all’interno<br />

<strong>del</strong>le cellule, gli episodi successivi sono <strong>da</strong> ascrivere<br />

principalmente a meccanismi immuno-mediati. Con<br />

il passare <strong>del</strong> tempo, generalmente, gli episodi si fanno<br />

meno frequenti e la trombocitopenia diventa lieve.<br />

La sintomatologia è legata alla fase batteriemica e alla<br />

trombocitopenia. Generalmente i segni clinici sono lievi.<br />

In alcuni casi sono descritti sintomi più gravi quali: febbre,<br />

letargia, pallore <strong>del</strong>le mucose, petecchie, epistassi,<br />

uveite, linfoadenomegalia.<br />

Sono riportati casi di co-infezione con altri agenti patogeni<br />

trasmessi <strong>da</strong> zecche (Ehrlichia canis, Babesia canis)<br />

che possono rendere più gravi le manifestazioni cliniche.<br />

Esami di laboratorio<br />

ó Esame emocromocitometrico: grave trombocitopenia<br />

(< 20.000 piastrine/µl) specialmente durante<br />

la fase batteriemica.<br />

ó Esami ematobiochimici: aumento lieve o moderato<br />

<strong>del</strong>le proteine <strong>del</strong>la fase acuta e <strong>del</strong>le immunoglobuline<br />

e lieve ipoalbuminemia.<br />

Test diagnostici<br />

ó Diagnosi microscopica: su strisci di sangue con colorazione<br />

Diff-Quick. L’identificazione <strong>del</strong>le morule all’interno<br />

<strong>del</strong>le piastrine può risultare positiva durante la<br />

35


fase acuta <strong>del</strong>l’infezione, anche se i batteri sono spesso<br />

presenti in numero molto ridotto.<br />

ó Test di immunofluorescenza indiretta (IFAT) per la<br />

ricerca di anticorpi anti-A. platys. La cross-reattività<br />

tra A. platys ed E. canis non sembra esistere, mentre è<br />

frequente nei confronti di A. phagocytophilum.<br />

ó PCR: per identificare il DNA <strong>del</strong> batterio. Può essere<br />

una metodica utile per differenziare le infezioni <strong>da</strong><br />

Anaplasma platys ed Anaplasma phagocytophilum,<br />

specialmente quando quest’ultima infezione decorra<br />

in forma lieve.<br />

Diagnosi differenziale<br />

Ehrlichiosi, Anaplasmosi, Leishmaniosi, Babesiosi,<br />

Trombocitopenie autoimmuni o immunomediate.<br />

Prevenzione<br />

Sul <strong>vettore</strong><br />

I cani dovrebbero essere trattati preventivamente contro<br />

le zecche prima <strong>del</strong>l’inizio <strong>del</strong>la stagione a rischio (fine<br />

febbraio-inizio marzo), preferendo prodotti ben tollerati,<br />

a lunga persistenza e dotati di attività repellente contro le<br />

zecche oltre che acarici<strong>da</strong>. Il trattamento dovrebbe essere<br />

ripetuto per tutto il periodo a rischio, fino alla fine di<br />

settembre-novembre, a secon<strong>da</strong> <strong>del</strong>le zone.<br />

Dopo avere frequentato aree a rischio è importante ispezionare<br />

se stessi ed il proprio <strong>cane</strong>. Le zone <strong>del</strong> corpo preferite<br />

<strong>da</strong>lle zecche per effettuare il pasto di sangue sono<br />

inguine, ascelle, testa, torace.<br />

Non essendo noti i tempi di trasmissione <strong>del</strong> patogeno<br />

durante il pasto di sangue è buona norma staccare la zecca<br />

il prima possibile <strong>da</strong>l <strong>cane</strong> facendo attenzione a non<br />

lasciare infisso l’apparato buccale nella cute <strong>del</strong>l’ospite.<br />

Utilizzare esclusivamente <strong>del</strong>le pinzette, effettuando<br />

un movimento rotatorio, non premendo eccessivamente<br />

sull’addome <strong>del</strong>la zecca.<br />

Vaccini<br />

Non sono attualmente disponibili vaccini.<br />

Terapia<br />

In generale, la terapia per l’Anaplasmosi non differisce <strong>da</strong><br />

quella per l’Ehrlichiosi.<br />

Il farmaco di elezione è la Doxiciclina. Il protocollo più<br />

frequentemente riportato è 5-10 mg/kg, per os, SID o<br />

BID, per 30 giorni.<br />

Suggerimenti pratici<br />

Importante un’accurata valutazione citologica <strong>del</strong>lo striscio<br />

di sangue <strong>da</strong> ripetere eventualmente a distanza di<br />

qualche giorno, per l’identificazione di morule all’interno<br />

<strong>del</strong>le piastrine durante la fase batteriemica<br />

Ricor<strong>da</strong>re la possibilità di co-infezioni con Leishmaniosi<br />

o con altri patogeni trasmessi <strong>da</strong> zecche. Specialmente<br />

nelle zone italiane dove è segnalata la presenza <strong>del</strong> batterio<br />

(Sud Italia) valutare con attenzione la persistenza di<br />

trombocitopenia in seguito a terapia anti - Leishmania.<br />

La trombocitopenia (< 20.000 piastrine/µl) durante i primi<br />

episodi di parassitemia è grave!<br />

Zoonosi<br />

Anaplasma platys non è considerato patogeno per l’uomo.<br />

Letture consigliate:<br />

Alleman AR, WamsleyHL. An up<strong>da</strong>te on anaplasmosis in dog. Veterinary<br />

Medicine. 2008; 212-220.<br />

Cardoso L, Tuna J, Vieira L, Yisaschar-Mekuzas Y, Baneth G. Molecular<br />

detection of Anaplasma platys and Ehrlichia canis in dogs<br />

from the North of Portugal. Vet J. 2008 Dec 2.<br />

Harvey JW. Thrombocytotropic Anaplasmosis. In: Greene C.E.<br />

Infectious diseases of the dog and cat, third edition. Saunders<br />

Company, 2006.


Flebotomi<br />

leishmaniosi canina 39


39<br />

Leishmaniosi canina<br />

Agente patogeno (In Italia)<br />

Leishmania infantum, protozoo <strong>del</strong>la famiglia<br />

Tripanosomati<strong>da</strong>e (Figura 1).<br />

Vettore (In Italia)<br />

Phlebotomus perniciosus, perfiliewi, ariasi,<br />

neglectus (Figura 2).<br />

Piccolo insetto ematofago con abitudini prevalentemente<br />

notturne.<br />

I maschi si nutrono di succhi vegetali, le femmine<br />

di sangue.<br />

Le femmine pungono esclusivamente nelle<br />

ore serali-notturne (tramonto-alba) in un periodo<br />

compreso tra la metà di maggio e la fine<br />

di ottobre (stagione di trasmissione).<br />

Figura 1: Aspirato midollare:<br />

amastigoti di Leishmania infantum<br />

Figura 2: Phlebotomus perniciosus


Distribuzione<br />

In Italia sono considerati tradizionalmente endemici i territori<br />

costieri <strong>del</strong> Centro-Sud e le Isole ma, negli ultimi<br />

anni, la Leishmaniosi è stata segnalata anche in numerose<br />

zone <strong>del</strong> Nord Italia fino a pochi anni fa ritenute indenni.<br />

Le alterazioni climatiche ed ambientali stanno probabilmente<br />

influenzando e modificando la biologia <strong>del</strong> <strong>vettore</strong>.<br />

La volpe ed il lupo, pur essendo ospiti naturali per Leishmania<br />

infantum, sembrano avere un ruolo epidemiologico<br />

poco importante (lupo) o, comunque, ancora in discussione<br />

(volpe).<br />

Il gatto può infettarsi ed, occasionalmente, manifestare malattia.<br />

Il suo ruolo epidemiologico è incerto.<br />

Topi e ratti non sono <strong>da</strong> considerare serbatoi <strong>del</strong> parassita.<br />

Altre vie di trasmissione<br />

È provato che le trasfusioni di sangue possono costituire<br />

un potenziale pericolo, per cui i donatori dovrebbero essere<br />

testati accuratamente. La via coitale e quella uterina non<br />

costituiscono una reale fonte di contagio.<br />

Tempi di trasmissione<br />

La deposizione <strong>del</strong> parassita nel derma <strong>del</strong>l’ospite avviene<br />

pressoché immediatamente, anche perché il pasto di<br />

sangue si realizza in pochi secondi. La disseminazione<br />

<strong>del</strong> parassita nell’organismo e l’eventuale sviluppo <strong>del</strong>la<br />

malattia dipendono <strong>da</strong>l tipo e <strong>da</strong>ll’efficienza <strong>del</strong>la risposta<br />

immunitaria <strong>del</strong> <strong>cane</strong> infetto.<br />

Curiosità<br />

Mo<strong>da</strong>lità di trasmissione<br />

La Leishmania per completare il suo ciclo biologico necessita<br />

di un ospite intermedio, costituito <strong>da</strong> un <strong>vettore</strong> ematofago<br />

(flebotomo) ed uno definitivo, rappresentato <strong>da</strong>ll’ospite<br />

vertebrato. Quando un flebotomo non infetto esegue il suo<br />

pasto di sangue su un ospite infetto, ingerisce gli amastigoti<br />

(forme non infettanti). All’interno <strong>del</strong> <strong>vettore</strong> gli amastigoti<br />

subiscono una serie di modificazioni morfologiche fino a<br />

trasformarsi nella forma flagellata promastigote (altamente<br />

mobile ed infettante). La femmina ematofaga <strong>del</strong> flebotomo<br />

alberga i promastigoti nel proprio apparato digerente e<br />

trasmette il parassita durante il successivo pasto di sangue<br />

ad animali domestici, selvatici e all’uomo, in cui si sviluppa<br />

nuovamente la forma amastigote.<br />

Il serbatoio naturale <strong>del</strong> parassita è il <strong>cane</strong>.<br />

Il <strong>vettore</strong> esegue un solo pasto infettante per notte<br />

per cui avere un <strong>cane</strong> leishmaniotico in casa<br />

non costituisce un reale pericolo per il proprietario.<br />

Infatti, se un flebotomo non infetto punge un<br />

<strong>cane</strong> leishmaniotico presente in casa, non potrà<br />

trasmettere il parassita all’uomo poiché l’insetto<br />

eseguirà il successivo pasto di sangue dopo circa<br />

2 settimane! Durante questo periodo, disturbato<br />

<strong>da</strong>lla luce e <strong>da</strong>i rumori, il flebotomo tende ad allontanarsi<br />

<strong>da</strong>ll’ambiente domestico.<br />

Diagnosi<br />

Segni clinici<br />

Il periodo di incubazione può variare <strong>da</strong> alcuni mesi ad<br />

anni. Lo stato d’infezione (dimostrazione <strong>del</strong>la presenza<br />

<strong>del</strong> parassita) non sempre è seguito <strong>da</strong> quello di malattia


(presenza di segni clinici e/o alterazioni clinico-patologiche).<br />

La malattia può decorrere con sintomatologia grave<br />

o in forma quasi inapparente.<br />

I segni clinici più frequenti sono: aumento di volume dei<br />

linfonodi, anoressia, depressione sensoriale, dimagrimento,<br />

ipotrofia muscolare, lesioni cutanee (noduli, ulcere, alopecia<br />

periorbitale, dermatite esfoliativa), oculari (cheratocongiuntivite,<br />

uveite), zoppia, e poliuria-polidipsia (Figura 3).<br />

Figura 3: Grave stato di dimagrimento ed ipotrofia muscolare<br />

in soggetto leishmaniotico<br />

Importante:<br />

ó È fon<strong>da</strong>mentale differenziare i cani infetti <strong>da</strong> quelli<br />

malati;<br />

ó Non esistono segni clinici patognomonici;<br />

ó Esistono descrizioni di lesioni ‘atipiche’ in distretti anatomici<br />

solitamente non coinvolti (mucosa peniena, lingua,<br />

cavità orale).<br />

Esami di laboratorio<br />

ó Emocromocitometrico: la principale alterazione è<br />

l’anemia scarsamente rigenerativa. La trombocitopenia,<br />

solitamente lieve, è frequente.<br />

Figura 4: Tracciato elettroforetico<br />

α 1<br />

α 2<br />

β 1<br />

β 2<br />

γ<br />

ó Profilo biochimico: aumento <strong>del</strong>le proteine totali sieriche,<br />

ipoalbuminemia, ipergammaglobulinemia, aumento<br />

dei valori di urea e creatinina.<br />

ó Esame <strong>del</strong>le urine: proteinuria.<br />

Test diagnostici<br />

ó Test di immunofluorescenza indiretta (IFAT) per la ricerca<br />

di anticorpi anti-Leishmania infantum per la determinazione<br />

degli anticorpi specifici nel siero. Titoli<br />

superiori di 4 volte il valore soglia <strong>del</strong> laboratorio di<br />

riferimento (solitamente 1: 80), in presenza di segni<br />

clinici o alterazioni clinico-patologiche confermano<br />

lo stato di malattia.<br />

ó Diagnosi microscopica: su strisci di materiale ottenuto<br />

tramite ago-aspirato linfono<strong>da</strong>le/midollare o <strong>da</strong><br />

lesioni cutanee si possono evidenziare amastigoti di<br />

Leishmania infantum liberi, o all’interno <strong>del</strong> citoplasma<br />

di macrofagi.<br />

ó PCR: per identificare o quantificare (RT-PCR) il<br />

DNA specifico di L. infantum <strong>da</strong> campioni biologici.<br />

Le matrici più utili ai fini diagnostici sono il materiale<br />

linfono<strong>da</strong>le e quello midollare. Nelle aree endemiche<br />

la sola positività all’esame PCR, in assenza di<br />

titoli anticorpali progressivamente crescenti (siero<br />

conversione), non è necessariamente indicativa di<br />

una infezione ‘attiva’.<br />

ó Esami colturali per l’isolamento dei promastigoti di<br />

L. infantum <strong>da</strong> materiale prelevato <strong>da</strong> linfonodo/midollo<br />

osseo (disponibile solo in pochi laboratori).<br />

Diagnosi differenziale<br />

Ehrlichiosi, Babesiosi, Epatozoonosi, Linfoma, Demodicosi.<br />

Prevenzione<br />

Sul <strong>vettore</strong><br />

L’impiego regolare sul <strong>cane</strong> di antiparassitari che abbiano<br />

attività repellente nei confronti dei flebotomi riduce in<br />

41


modo significativo i rischi di trasmissione <strong>del</strong>la leishmaniosi<br />

canina.<br />

Poiché nessuna formulazione può garantire una protezione<br />

completa, è consigliabile adottare ulteriori precauzioni:<br />

ó trattare regolarmente il <strong>cane</strong> con un prodotto ad attività<br />

repellente nei confronti dei flebotomi;<br />

ó ridurre l’esposizione notturna <strong>del</strong> <strong>cane</strong> al parassita, evitando<br />

lunghe passeggiate serali e provvedendo a ricoverarlo<br />

al chiuso durante la notte;<br />

ó applicare alle finestre zanzariere <strong>da</strong>lle maglie fitte<br />

(0,4-2 mm);<br />

ó trattare l’ambiente impiegando insetticidi ambientali<br />

per uso domestico;<br />

ó in caso di soggetti clinicamente sani che vivano o che<br />

abbiano soggiornato in aree a rischio è consigliabile<br />

sottoporre il <strong>cane</strong> a un controllo veterinario per l’accertamento<br />

diagnostico dopo 4-5 mesi <strong>da</strong>lla possibile<br />

esposizione. I controlli dovrebbero essere effettuati nel<br />

periodo Febbraio-Aprile.<br />

Vaccini<br />

Pur essendo gli studi sui vaccini in una fase relativamente<br />

avanzata, non esistono allo stato attuale formulazioni vaccinali<br />

autorizzate in Europa.<br />

Terapia<br />

Nessun farmaco è in grado di eliminare completamente<br />

e definitivamente il parassita <strong>da</strong>ll’organismo di un soggetto<br />

infetto.<br />

I protocolli terapeutici più frequentemente impiegati sono:<br />

Antimoniato di N-metilglucamina: 50 mg/kg BID, s.c.,<br />

per circa 4-6 settimane, di solito associato ad allopurinolo.<br />

Allopurinolo: 10 mg/kg BID, per os, per periodi lunghi,<br />

non inferiori a 6 mesi.<br />

Nei cani che recidivano più volte è importante utilizzare<br />

protocoli diversi <strong>da</strong> quelli utilizzati in precedenza per evitare<br />

fenomeni di chemio-resistenza.<br />

Protocollo di riferimento è considerato quello che prevede<br />

l’associazione tra antimoniato di N-metilglucamina e<br />

l’allopurinolo.<br />

Suggerimenti pratici<br />

Avere la certezza <strong>del</strong>la diagnosi ed escludere/identificare<br />

altre patologie concomitanti.<br />

Il monitoraggio sierologico (IFAT) e clinico dei soggetti<br />

che vivono o hanno soggiornato in aree endemiche è indispensabile<br />

per diagnosticare precocemente la patologia<br />

ed ottenere buoni risultati terapeutici.<br />

Eseguire sempre l’esame <strong>del</strong>le urine negli animali<br />

sospetti. La proteinuria è uno dei segni più frequenti<br />

(a volte unico segno!) di Leishmaniosi.<br />

Associare sempre terapie collaterali ai farmaci anti-Leishmania,<br />

in particolare nelle forme caratterizzate <strong>da</strong> coinvolgimento<br />

renale, oculare, articolare).<br />

Gli ACE-inibitori costituiscono il trattamento di elezione<br />

per la gestione <strong>del</strong>la proteinuria.<br />

Zoonosi<br />

La trasmissione <strong>del</strong>l’infezione <strong>da</strong>ll’animale all’uomo si<br />

realizza esclusivamente attraverso punture di flebotomi<br />

infetti. L’età infantile, la malnutrizione, l’HIV ed altre<br />

gravi immunodepressioni rappresentano fattori predisponenti.<br />

Nell’uomo l’infezione si manifesta in forma viscerale<br />

o cutanea. La forma viscerale è caratterizzata <strong>da</strong>:<br />

febbre irregolare, astenia, anoressia, pallore, splenomegalia,<br />

epatomegalia, adenomegalia. La forma cutanea si<br />

manifesta con lesioni singole, ulcerate o non, localizzate<br />

di solito nella sede di puntura <strong>del</strong> flebotomo. Il farmaco<br />

di elezione è l’Amfotericina B liposomica. Generalmente<br />

si ottiene la guarigione clinica e parassitologica.<br />

Miltefosina: 2 mg/kg, SID, con il cibo per 28 giorni, associata<br />

ad allopurinolo.


43<br />

Letture consigliate:<br />

Solano-Gallego L, Koutinas A, Miró G, Cardoso L, Pennisi MG, Ferrer<br />

L, Bourdeau P, Oliva G, Baneth G. Directions for the diagnosis,<br />

clinical staging, treatment and prevention of canine leishmaniosis.<br />

Vet Parasitol. 2009 Oct 28; 165(1-2):1-18. Epub 2009 Jun 6.<br />

Oliva G, Roura X, Crotti A, Zini E, Maroli M, Castagnaro M, Gradoni<br />

L, Lubas G, Paltrinieri S, Zatelli A. Leishmaniosi canina: linee gui<strong>da</strong><br />

su diagnosi, stadiazione, terapia, monitoraggio e prevenzione. Parte<br />

II: approccio terapeutico. Veterinaria, Anno 22. Dicembre 2008; n. 6.<br />

Castagnaro M, Crotti A, Fon<strong>da</strong>ti A, Gradoni L, Lubas G, Maroli M,<br />

Oliva G, Paltrinieri S, Solano-Gallego L, Roura X, Zatelli A, Zini<br />

E. Leishmaniosi canina: linee gui<strong>da</strong> su diagnosi, stadiazione, terapia,<br />

monitoraggio e prevenzione. Parte I: Approccio diagnostico e<br />

classificazione <strong>del</strong> paziente leishmaniotico e gestione <strong>del</strong> paziente<br />

proteinurico. Veterinaria, Anno 21. Giugno 2007; n. 3.<br />

Foglia Manzillo V, Restucci B, Pagano A, Gradoni L, Oliva G. Pathological<br />

changes in the bone marrow of dogs with leishmaniosis. Vet<br />

Rec. 2006 May 20; 158(20):690-4.<br />

Oliva G, Scalone A, Foglia Manzillo V, Gramiccia M, Pagano A, Di<br />

Muccio T, Gradoni L. Incidence and time course of Leishmania infantum<br />

infections examined by parasitological, serologic, and nested-<br />

PCR techniques in a cohort of naive dogs exposed to three consecutive<br />

transmission seasons. J Clin Microbiol. 2006 Apr; 44(4):1318-22.


Pulci<br />

Bartonellosi 47


47<br />

Bartonellosi<br />

Agente patogeno (In Italia)<br />

Batteri bacillari Gram negativi <strong>del</strong> genere Bartonella, famiglia Bartonellaceae.<br />

Il genere Bartonella comprende 16 specie, 5 <strong>del</strong>le quali isolate nel <strong>cane</strong>: Bartonella<br />

vinsonii subsp. berkhoffii, B. henselae, B. clarridgeiae, B. washoensis, e B. elizabethae.<br />

Ognuna di queste specie può causare segni clinici nel <strong>cane</strong> ma B. vinsonii subsp. berkhoffii<br />

e B. henselae sembrano essere le più patogene, anche se questo <strong>da</strong>to è tuttora in studio.<br />

In realtà il ruolo patogeno di Bartonella spp nel <strong>cane</strong>, pur chiaramente dimostrato ed<br />

associato ad uno spettro di condizioni cliniche simili a quelle <strong>del</strong>l’uomo, è ancora oggetto<br />

di ricerca. A complicare ulteriormente il quadro, sono le numerose segnalazioni di coinfezioni<br />

con altri patogeni, in particolare Ehrlichia e Babesia.<br />

Figura 1: Ctenocephalides felis<br />

Vettore (In Italia)<br />

I principali vettori di Bartonelle nel <strong>cane</strong> sembrano essere le pulci <strong>del</strong> gatto (Ctenocephalides<br />

felis, Figura 1) e le zecche <strong>del</strong> genere Rhipicephalus (Rhipicephalus sanguineus) ed<br />

Ixodes (Ixodes ricinus). In particolare, Bartonella vinsonii subsp. berkhoffi è veicolata <strong>da</strong><br />

R. sanguineus e Bartonella henselae <strong>da</strong> Ixodes ricinus e <strong>da</strong> Ctenocephalides felis. È <strong>da</strong><br />

tenere presente, comunque, che altri insetti (acari, pidocchi, flebotomi) possono trasmettere<br />

Bartonelle in diversi ospiti, uomo compreso. Il ruolo di vettori diversi <strong>da</strong>lle pulci e <strong>da</strong>lle<br />

zecche, nel <strong>cane</strong>, non è conosciuto.


Distribuzione<br />

In Italia la presenza di Bartonella vinsonii subsp. Berkhoffii<br />

e di B. henselae nel <strong>cane</strong> è descritta anche in recentissimi<br />

lavori.<br />

Allo stato attuale, però, non esistono nel nostro Paese segnalazioni<br />

di casi clinici associati alla presenza di Bartonella.<br />

Mo<strong>da</strong>lità di trasmissione<br />

Anche se non dimostrato con estrema sicurezza, sembra<br />

che Bartonella spp. venga trasmessa <strong>da</strong>l morso di pulci o<br />

zecche infette. Il batterio causa un’infezione cronica degli<br />

eritrociti e <strong>del</strong>le cellule endoteliali che può essere ben<br />

tollerata anche per periodi molto lunghi <strong>da</strong>l <strong>cane</strong>. I fattori<br />

che possono scatenare improvvisamente la malattia restano<br />

ancora <strong>da</strong> chiarire. Presumibilmente, come avviene per<br />

altri parassiti intraeritrocitari ( Babesia), condizioni favorenti<br />

la comparsa di segni clinici possono essere: stress,<br />

intenso esercizio fisico, parto, infezioni concomitanti.<br />

Altre vie di trasmissione<br />

Ingestione di feci di pulci infette, morsi o graffi ricevuti<br />

<strong>da</strong> gatti infetti.<br />

Tempi di trasmissione<br />

Non è noto precisamente il tempo necessario affinché la<br />

zecca o la pulce durante il suo pasto di sangue, riesca a<br />

trasmettere il batterio all’ospite vertebrato.<br />

Diagnosi<br />

Segni clinici<br />

I segni clinici associati a infezione <strong>da</strong> Bartonella spp. nel<br />

<strong>cane</strong> possono essere diversi e spesso complicati <strong>da</strong>lle frequenti<br />

co-infezioni (E. canis, Borrelia burgdorferi, Anaplasma<br />

phagocytophilum, Babesia).<br />

B. vinsonii berkhoffii è stata spesso associata allo sviluppo<br />

di endocarditi soprattutto nei cani di razza grande/gigante<br />

(in particolare il Boxer) predisposti a sviluppare patologie<br />

valvolari aortiche. Segni clinici quale debolezza, dolorabilità<br />

ossea, febbre di origine sconosciuta possono precedere,<br />

anche di molti mesi, la diagnosi di endocardite.<br />

Le rare infezione <strong>da</strong> Bartonella henselae descritte in letteratura<br />

sono associate alla comparsa di epatiti croniche<br />

accompagnate <strong>da</strong> debolezza, anoressia, perdita di peso,<br />

febbre, distensione addominale.<br />

Esami di laboratorio<br />

Le principali alterazioni riportate in corso di infezione<br />

<strong>da</strong> B. vinsonii berkhoffii sono: anemia e trombocitopenia<br />

(frequentemente di origine immuno-mediata), neutrofilia,<br />

eosinofilia, emoglobinuria ed ematuria. Le alterazioni<br />

ematobiochimiche sono lievi o inesistenti.<br />

Nei casi descritti di infezione <strong>da</strong> Bartonella henselae<br />

vengono riportate le seguenti alterazioni di laboratorio:<br />

aumento di ALT, ALP, iponatremia, ipocloremia.<br />

Test diagnostici<br />

ó Test di immunofluorescenza indiretta (IFAT) per la<br />

ricerca di anticorpi anti – Bartonella. La presenza di<br />

anticorpi può essere positiva sia in soggetti malati che<br />

clinicamente sani, quindi un titolo anticorpale positivo<br />

testimonia solo l’esposizione all’agente patogeno<br />

e non la malattia in atto.<br />

ó PCR: per identificare il DNA di Bartonella spp.<br />

<strong>da</strong> campioni biologici, generalmente sangue, permette<br />

di confermare l’infezione in atto.<br />

Diagnosi differenziale<br />

Ehrlichiosi, Borrelliosi, Anaplasmosi, Babesiosi, Anemie<br />

e Trombocitopenie immuno-mediate.<br />

Prevenzione<br />

Sul <strong>vettore</strong><br />

Oltre alle misure preventive nei confronti <strong>del</strong>le zecche già<br />

riportate nei precedenti capitoli è necessario impostare


una corretta prevenzione nei confronti <strong>del</strong>le pulci attraverso<br />

l’utilizzo di insetticidi. Questi prodotti per essere<br />

efficaci devono essere dotati di elevata efficacia, rapi<strong>da</strong><br />

attività abbattente (knock-down) e prolungata attività residuale.<br />

Le regole principali <strong>da</strong> seguire perché il controllo <strong>del</strong>le<br />

pulci risulti efficace sono:<br />

ó Dosare accuratamente gli insetticidi/antipulci ed eseguire<br />

i trattamenti ad intervalli regolari per assicurare<br />

una adeguata durata di efficacia, in particolare nei soggetti<br />

con DAP;<br />

ó Evitare lavaggi frequenti e/o non specifici per cani e<br />

gatti che potrebbero alterare il pH cutaneo e produrre<br />

un eccessivo dilavamento <strong>del</strong> sebo cutaneo;<br />

ó Trattare contemporaneamente tutti gli animali che condividono<br />

lo stesso ambiente;<br />

ó Utilizzare prodotti attivi verso le forme adulte e le forme<br />

immature (larve, Figura 2) e, in caso di forti infestazioni,<br />

effettuare un idoneo trattamento <strong>del</strong>l’ambiente<br />

circostante l’animale;<br />

ó Programmare i trattamenti per tutta la stagione a rischio<br />

anche se non sono visibili le pulci e in caso di<br />

gravi infestazioni, continuare i trattamenti durante tutto<br />

l’arco <strong>del</strong>l’anno.<br />

Terapia<br />

Ad oggi non esiste un protocollo ottimale e stan<strong>da</strong>rdizzato<br />

per il trattamento <strong>del</strong>la Bartonellosi. Un trattamento<br />

con antibiotici di almeno 4-6 settimane è necessario per<br />

eliminare l’infezione. In letteratura vengono suggeriti i<br />

seguenti protocolli terapeutici:<br />

Doxiciclina 10-15 mg/kg, per os, BID; per 4-6 settimane.<br />

Enrofloxacina 5 mg/kg, per os, BID, per 4-6 settimane.<br />

Azitromicina 5-10 mg/kg, per os, SID, per 6 settimane.<br />

Suggerimenti pratici<br />

Le co-infezioni con altri agenti patogeni trasmessi <strong>da</strong> zecche<br />

sono molto frequenti ed aggravano spesso il quadro<br />

clinico <strong>del</strong> paziente (es: l’infezione <strong>da</strong> Bartonella spp.,<br />

in un <strong>cane</strong> già affetto <strong>da</strong> Ehrlichiosi, può contribuire alla<br />

comparsa di epistassi).<br />

La diagnosi ed il trattamento terapeutico nei soggetti affetti<br />

<strong>da</strong> infezioni concomitanti può essere molto difficile.<br />

Zoonosi<br />

Il <strong>cane</strong> non sembra rappresentare un potenziale pericolo<br />

per l’uomo. L’uomo di solito può infettarsi <strong>da</strong>l gatto, attraverso<br />

ferite accidentali (c.d. malattia <strong>da</strong> graffio <strong>del</strong> gatto).<br />

49<br />

Figura 2: Larva di pulce emergente <strong>da</strong>ll’uovo<br />

Vaccini<br />

Non sono disponibili vaccini.


Letture consigliate:<br />

Diniz PP, Wood M, Maggi RG, Sontakke S, Stepnik M,<br />

Breitschwerdt EB. Co-isolation of Bartonella henselae and Bartonella<br />

vinsonii subsp. berkhoffii from blood, joint and subcutaneous<br />

seroma fluids from two naturally infected dogs. Vet Microbiol.<br />

2009 Sep 18; 138(3-4):368-72.<br />

Chomel BB, Kasten RW, Williams C, Wey AC, Henn JB, Maggi<br />

R, Carrasco S, Mazet J, Boulouis HJ, Maillard R, Breitschwerdt<br />

EB. Bartonella endocarditis: a pathology shared by animal reservoirsand<br />

patients. Ann N Y Acad Sci. 2009 May; 1166:120-6.<br />

Zobba R, Chessa G, Mastrandrea S, Pinna Parpaglia ML, Patta<br />

C, Masala G. Serological and molecular detection of Bartonella<br />

spp. in humans, cats and dogs from northern Sardinia, Italy. Clin<br />

Microbiol Infect. 2009 May 18.<br />

Diniz PP, Billeter SA, Otranto D, De Caprariis D, Petanides T,<br />

Mylonakis ME, Koutinas AF, Breitschwerdt EB. Molecular documentation<br />

of Bartonella infection in dogs in Greece and Italy.<br />

J Clin Microbiol. 2009 May; 47(5):1565-7.<br />

Breitschwerdt EB, Chomel BB. Canine Bartonellosis. In: Greene<br />

C.E. Infectious diseases of the dog and cat, third edition. Saunders<br />

Company, 2006.


Tabelle 53


A. phagocytophilum<br />

p. 9<br />

B. canis spp.<br />

p. 13<br />

Borrelia spp.<br />

p. 17<br />

E. canis<br />

p. 21<br />

TBE<br />

p. 25<br />

H. canis<br />

p. 28<br />

R. conorii<br />

p. 31<br />

A. platys<br />

p. 34<br />

L. infantum<br />

p. 39<br />

Bartonella spp.<br />

p. 47<br />

Condizione<br />

fisica<br />

generale<br />

Segni clinici principali riferibili alle patologie descritte nel testo<br />

Sensorio<br />

Febbre<br />

Cute<br />

e annessi<br />

Mucose<br />

Linfonodi/<br />

milza<br />

Occhi Articolazioni Altro<br />

Anoressia Depressione Si Zoppia<br />

(intermittente)<br />

Anoressia<br />

(fase acuta<br />

e cronica),<br />

dimagrimento<br />

(fase cronica)<br />

Malessere<br />

generalizzato<br />

Anoressia<br />

(fase acuta),<br />

dimagrimento<br />

e ipotrofia<br />

muscolare<br />

(fase cronica)<br />

Letargia, perdita<br />

di peso,<br />

dolorabilità<br />

muscolare<br />

Depressione<br />

Disturbi<br />

neurologici<br />

(rari)<br />

Grave<br />

depressione<br />

(fase acuta),<br />

depressione<br />

(fase cronica)<br />

Si<br />

(fase acuta)<br />

> 40°<br />

Si (a volte<br />

intermittente)<br />

Si<br />

(fase acuta)<br />

> 40°<br />

Petecchie,<br />

ecchimosi<br />

(fase cronica)<br />

Pallide<br />

(fase cronica)<br />

Splenomegalia<br />

Pallide/itteriche<br />

Linfoadenopatia<br />

Reattività<br />

linfono<strong>da</strong>le<br />

(fase acuta)<br />

splenomegalia<br />

(più frequente<br />

fase cronica)<br />

Congiuntivite<br />

(fase acuta),<br />

uveite<br />

(fase cronica)<br />

Zoppia<br />

(uno o più<br />

arti coinvolti,<br />

intermittente)<br />

Zoppia<br />

(fase cronica)<br />

Epistassi<br />

Convulsioni Si (elevata) Mioclonia,<br />

emi/tetraparesi,<br />

iperestesia,<br />

deficit<br />

multiplo dei<br />

nervi cranici<br />

Si<br />

(modesta)<br />

Pallide<br />

Linfoadenopatia<br />

Letargia Si Linfoadenopatia<br />

Anoressia Depressione Si (ciclica)<br />

Anoressia,<br />

dimagrimento,<br />

ipotrofia/<br />

atrofia muscolare<br />

Debolezza<br />

anoressia,<br />

perdita<br />

di peso<br />

Depressione<br />

Si<br />

(a volte <strong>da</strong>tata<br />

nel tempo)<br />

Dermatite<br />

esfoliativa,<br />

ulcere, noduli,<br />

onicopatie<br />

Eritema<br />

migrans<br />

(raro <strong>da</strong><br />

riscontrare<br />

nel <strong>cane</strong>)<br />

Pallide<br />

Linfo e<br />

splenomegalia<br />

Congiuntivite,<br />

uveite<br />

Dolore<br />

articolare<br />

Zoppia<br />

Dolorabilità<br />

ossea<br />

Epistassi<br />

53


<strong>Principali</strong> alterazioni di laboratorio riferibili alle patologie descritte nel testo<br />

Esame emocromocitometrico Esami ematobiochimici Esame <strong>del</strong>le urine<br />

A. phagocytophilum<br />

p. 9<br />

Moderata o grave trombocitopenia.<br />

·ALP, ipoalbuminemia<br />

iperfibrinogenemia<br />

B. canis spp.<br />

p. 13<br />

Anemia rigenerativa<br />

trombocitopenia<br />

·ALT, ALP, bilirubina totale, urea<br />

Bilirubinuria, emoglobinuria,<br />

proteinuria, cilindri granulari<br />

Borrelia spp.<br />

p. 17<br />

Proteinuria<br />

E. canis<br />

p. 21<br />

Piastrinopenia<br />

(fase acuta)<br />

Ipergammaglobulinemia<br />

(fase acuta)<br />

Piastrinopenia o panleucocitopenia<br />

(fase cronica)<br />

·proteine totali, inversione A/G,<br />

·ALT, ALP, urea, creatinina<br />

(fase cronica)<br />

Proteinuria<br />

(fase cronica)<br />

TBE<br />

p. 25<br />

H. canis<br />

p. 28<br />

Anemia normocitica-normocromica,<br />

occasionalmente rigenerativa.<br />

Trombocitopenia (co-infezione con<br />

Ehrlichia canis)<br />

Iperglobulinemia, ipoalbuminemia,<br />

·CPK ed ALP<br />

R. conorii<br />

p. 31<br />

Trombocitopenia, anemia<br />

Lieve aumento dei valori degli<br />

enzimi epatici, ipoalbuminemia<br />

A. platys<br />

p. 34<br />

Grave trombocitopenia (< 20.000<br />

piastrine/µl) (fase batteriemica)<br />

Aumento lieve o moderato<br />

proteine <strong>del</strong>la fase acuta<br />

ed immunoglobuline,<br />

lieve ipoalbuminemia<br />

L. infantum<br />

p. 39<br />

Anemia scarsamente rigenerativa,<br />

trombocitopenia<br />

·urea, creatinina,<br />

·proteine totali, inversione A/G<br />

Proteinuria<br />

Bartonella spp.<br />

p. 47<br />

Anemia e trombocitopenia,<br />

neutrofilia, eosinofilia<br />

Emoglobinuria, ematuria


Test diagnostici specifici riferibili alle patologie descritte nel testo<br />

Diagnosi microscopica IFAT/Elisa PCR Coltura<br />

55<br />

A. phagocytophilum<br />

p. 9<br />

Sangue/liquido sinoviale<br />

(morule all’interno<br />

dei neutrofili - fase acuta)<br />

≥1:80<br />

(titolo IFAT, associato<br />

a segni clinici)<br />

Sangue<br />

B. canis spp.<br />

p. 13<br />

Sangue (protozoo all’interno<br />

degli eritrociti – fase acuta)<br />

Non particolarmente<br />

utile durante la fase<br />

acuta<br />

Sangue<br />

Borrelia spp.<br />

p. 17<br />

Gli anticorpi possono<br />

persistere per anni,<br />

come per Ehrlichia.<br />

Sangue o altre matrici tissutali<br />

Sangue ed altre<br />

matrici tissutali<br />

Prestare molta<br />

attenzione alla<br />

sensibilità e specificità<br />

dei test utilizzati<br />

E. canis<br />

p. 21<br />

Sangue, buffy coat, midollo osseo,<br />

milza (morule all’interno <strong>del</strong>le<br />

cellule mononucleate)<br />

Gli anticorpi possono<br />

persistere per anni, sia<br />

negli animali guariti<br />

spontaneamente, sia<br />

in quelli sottoposti a<br />

terapia antibiotica<br />

Sangue<br />

Sangue<br />

TBE<br />

p. 25<br />

Utili ma riservati<br />

a laboratori specializzati<br />

(dimostrazione di IgM)<br />

Sangue o liquor<br />

Sangue, liquor<br />

H. canis<br />

p. 28<br />

Sangue, buffy coat, midollo osseo<br />

(gametociti all’interno dei neutrofili)<br />

R. conorii<br />

p. 31<br />

Il titolo positivo<br />

non è indice di malattia<br />

Sangue<br />

A. platys<br />

p. 34<br />

Sangue (morule all’interno <strong>del</strong>le<br />

piastrine)<br />

Cross- reazione A.<br />

phagocytophilum<br />

Sangue (differenzia<br />

<strong>da</strong> A. phagocytophilum)<br />

L. infantum<br />

p. 39<br />

Linfonodo/midollo/lesioni cutanee<br />

(amastigoti liberi o all’interno di<br />

macrofagi)<br />

Importante la titolazione<br />

per confermare lo stato<br />

di malattia<br />

Sangue/midollo/linfonodo<br />

Midollo/linfonodo<br />

Bartonella spp.<br />

p. 47<br />

Il titolo positivo<br />

non è indice di malattia<br />

Sangue

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