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Speciale

Speciale FIAC 2015

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Thomas Tronel-Gauthier Galleria 22,48m 2<br />

Incontriamo Thomas Tronel-Gauthier, giovane artista caso una forma prettamente ‘liquida’.<br />

francese al quale la galleria parigina 22,48m 2 dedica un<br />

‘solo show’ nell’ambito della FIAC OFFICIELLE.<br />

DRC: Sulla superficie ci sono anche delle incrostazioni,<br />

L’artista ci concede una lunga intervista sul suo progetto immagino volute.<br />

personale esposto in fiera e fatto esclusivamente di opere TTG: Ci sono in verità degli elementi propri del paesaggio<br />

stesso, come delle conchiglie o frammenti vari, che<br />

realizzate nel corso del 2015 e mai esposte fino ad ora.<br />

rimangono intrappolati insieme al calco.<br />

DRC: C’è una linea comune che unisce questi lavori?<br />

TTG: Alla base c’è la mia volontà di rendere perenni delle<br />

tracce di bellezza estremamente effimere, catturare in TTG: È un colore che ottengo in atelier dopo aver trattato<br />

DRC: Perché ha scelto questo colore così scuro?<br />

un’opera la bellezza della natura attraverso tecniche molto l’opera per conferirle questo aspetto direi lavico: è la concretizzazione<br />

dell’idea di un oggetto marino che si calcifi-<br />

diverse. L’idea è quella, quasi fotografica concettualmente,<br />

di immortalare degli istanti che sono trascorsi e che ca, si fossilizza come nei processi magmatici che originano<br />

le pietre.<br />

sono irripetibili e che pure hanno interagito con la materia<br />

e l’hanno modificata creando qualcosa di unico, qualcosa<br />

che vale la pena di essere documentato.<br />

DRC: Osserviamo nello spazio espositivo delle opere che<br />

assomigliano a questa, ma realizzate con un approccio<br />

diverso, è così?<br />

TTG: Sono opere della serie ‘Les sables retrouvés’ ed<br />

effettivamente riprendono lo stesso tema dell’opera precedente,<br />

ma si tratta in questo caso di incisioni su lastre<br />

di granito nero africano. Ho riprodotto sulla superficie delle<br />

immagini fotografiche, anche in questo caso derivate<br />

dall’azione dell’acqua sulla sabbia. Il risultato finale sono<br />

queste opere che assomigliano a degli alberi, ma non sono<br />

altro che fili d’acqua che segnano il proprio passaggio creando<br />

questi motivi dall’aspetto vegetale.<br />

DRC: Perché il granito nero?<br />

TTG: Perché è una pietra millenaria, una delle più antiche,<br />

e volevo giocare su questo contrasto tra la rappresentazione<br />

di un istante effimero riportato su un supporto perenne.<br />

Entrambi gli elementi sono prodotti dalla natura ma<br />

con un divario temporale immenso.<br />

DRC: Sembrerebbe fino a qui, ad ogni modo, che per lei<br />

la rappresentazione dell’effimero non possa prescindere<br />

dall’uso del nero, è così?<br />

TTG: Di fatti utilizzo una tavolozza di colori abbastanza<br />

ristretta, ma l’effimero può assumere anche i toni del verde<br />

o del blu, e in particolare del blu oltremare, come per<br />

esempio nelle opere ‘Peintures Outre-mer’.<br />

DRC: Come nascono questi lavori?<br />

TTG: Sono il frutto di un’esperienza per me molto formativa,<br />

un soggiorno iniziatico che ho vissuto nel 2012 nel<br />

bel mezzo dell’Oceano Pacifico, in un’isoletta vulcanica a<br />

oltre mille Km da Tahiti che si chiama Hiva Oa. È una delle<br />

isole più irraggiungibili al mondo, molto cara alla Francia<br />

(di cui fa parte tra i territori d’oltremare ‘TOM’ n.d.r.) per<br />

essere stata meta di artisti del calibro di Paul Gauguin et<br />

Jacques Brel. Sono rimasto lì per tre mesi, immerso nella<br />

natura e nel mio lavoro creativo.<br />

DRC: Queste opere sono state concepite lì?<br />

TTG: Non propriamente; al mio rientro in Francia ho vissuto<br />

una sorta di ‘sconvolgimento estetico’ dovuto al contatto<br />

che avevo vissuto con un’isola lavica interamente nera e<br />

il blu carico dell’oceano. Ho iniziato allora a lavorare con<br />

il blu oltremare, una tonalità simile al blu Klein, che ho<br />

esplorato in tutta la sua gamma cromatica. I quadri riprendono<br />

il tema della morfogenesi che ho illustrato pocanzi a<br />

proposito della sabbia ma in questo caso mi sono avval-<br />

DRC: Può presentarci per prima l’opera più grande esposta?<br />

Cosa rappresenta?<br />

TTG: È un’opera dalla serie ‘The Last Piece of Wasteland’:<br />

si tratta di un calco che ho realizzato sul Mare del<br />

Nord durante una bassa marea. È un calco della sabbia<br />

sul bordo del mare.<br />

DRC: Deve essere tecnicamente un’impresa nient’affatto<br />

semplice, come l’ha realizzata?<br />

TTG: Lavoro con una resina colorata, in questo caso grigio<br />

antracite, che colo su uno spazio definito per plasmare in<br />

negativo le forme lasciate dalle onde sulla sabbia. Questa<br />

tecnica mi permette di ottenere anche delle grandi superfici<br />

scolpite, che racchiudono un evento legato indissolubilmente<br />

al paesaggio, anche se istantaneo. Il contorno<br />

dell’opera poi viene interamente ridisegnato e ritagliato nel<br />

mio atelier secondo la forma finale che scelgo, in questo<br />

The Last Piece of Wasteland #7, 2015. Resina colorata, conchiglie, cornice<br />

in alluminio. 153 x 145 cm.<br />

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