11.12.2015 Views

PARS ORIENTALIS

Pars-Orientalis-brochure-corso

Pars-Orientalis-brochure-corso

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

presenta<br />

CORSO DI POLITICA INTERNAZIONALE<br />

<strong>PARS</strong> <strong>ORIENTALIS</strong><br />

LA NUOVA EUROPA TRA PASSATO E FUTURO<br />

dai Balcani al Vicino Oriente<br />

in collaborazione con


PERCHÉ ISCRIVERSI A QUESTO CORSO<br />

Est, in Europa, non è soltanto un punto cardinale. Per buona parte del Novecento l’Europa si è<br />

trovata al suo interno divisa, la politica della Guerra Fredda ha costretto il continente a vivere una<br />

separazione che si è fatta sempre più radicale nel procedere del secolo. L’Europa orientale presenta<br />

una differenziazione notevole in una contiguità/continuità che allo stesso tempo accomuna e<br />

divide le comunità e le culture. Un’area dunque composita e ricca di contraddizioni, mossa da forze<br />

al contempo centrifughe e centripete nei confronti della vicina potenza russa. Un laboratorio per<br />

l’Europa Unita nei confronti della quale i membri orientali hanno un atteggiamento polivalente. E<br />

parliamo di Europa orientale in senso lato, onnicomprensivo, a solo scopo di semplificazione e<br />

rifacendoci a categorie geopolitiche del Novecento che forse andrebbero riviste. L’Europa di cui<br />

parliamo è balcanica, mediterranea ma anche la “mitteleuropa” che fu cara a Ripellino. A questa<br />

pars orientalis, che va dai Balcani alla Russia, dalla Turchia al Baltico, occorre guardare per meglio<br />

comprendere i destini del nostro continente, tanto più oggi che l’area è oggetto di nuove tensioni<br />

internazionali.<br />

Questo corso vi porterà a conoscere approfonditamente un’area vasta e composita. Accompagnati<br />

da giovani docenti e ricercatori, potrete comprendere le dinamiche storiche e politiche del mondo<br />

contemporaneo: dal passaggio tra la Jugoslavia e la “jugosfera”, all’Islam nei Balcani e in Turchia,<br />

dal ruolo della religione nella geopolitica internazionale, alla crisi ucraina e ai rapporti tra Russia<br />

ed Unione Europea.<br />

Il corso è stato promosso e organizzato da East Journal, quotidiano online sull’Europa centroorientale<br />

e il Vicino Oriente, in collaborazione con l’Associazione Most e con il circolo culturale<br />

Polski Kot di Torino. Dodici lezioni attraverso la parte orientale del nostro continente, guardando il<br />

passato, in cerca del futuro.<br />

QUANDO: Ogni sabato pomeriggio, ore 15, una lezione alla settimana da<br />

gennaio 2016. Le lezioni dureranno un’ora e mezza ciascuna<br />

DOVE: Presso i locali del Circolo Polski Kot di via Massena 19/A a Torino<br />

Il corso partirà solo se sarà raggiunto il numero minimo di 11 iscritti<br />

PER INFORMAZIONI sulle modalità di iscrizione<br />

scrivete a info@eastjournal.net<br />

o chiamate Matteo 345 0848065


I TEMI<br />

BALCANI<br />

• Identità, nazionalismo e religione nei Balcani (Alfredo Sasso e Davide Denti)<br />

• L’eccezione jugoslava tra Europa e Russia (Giorgio Fruscione)<br />

• Storia e memoria: uso pubblico della storia tra Jugoslavia e paesi eredi (Eric Gobetti)<br />

• Jugoslavia, dalla dissoluzione alla guerra [1981-2001] (Christian Costamagna)<br />

• Dove vanno i Balcani: jugosfera e integrazione europea (Alfredo Sasso e Davide Denti)<br />

RUSSIE<br />

• La crisi ucraina, nazione, lingua, oligarchi (Simone Attilio Bellezza)<br />

• La competizione tra UE e Russia per l’integrazione dell’Europa orientale (Simone Attilio Bellezza)<br />

MEDITERRANEO<br />

• Le ragioni economiche della crisi greca (Filip Stefanović)<br />

• Islam e democrazia nella Turchia contemporanea (Luca Ozzano)<br />

• Il sacro nelle relazioni internazionali (Luca Ozzano)<br />

MITTELEUROPA<br />

• La rivoluzione di Solidarność e il comunismo europeo (Donatella Sasso)<br />

• La storia in forma di poesia: la Polonia tra il 1956 e il 1989 (Alessandro Ajres)


CALENDARIO<br />

GENNAIO<br />

• 16 GENNAIO - Il sacro nelle relazioni internazionali (Luca Ozzano)<br />

• 23 GENNAIO- Islam e democrazia nella Turchia contemporanea (Luca Ozzano)<br />

• 30 GENNAIO - Identità, nazionalismo e religione nei Balcani (Alfredo Sasso e Davide Denti)<br />

FEBBRAIO<br />

• 6 FEBBRAIO - L’eccezione jugoslava tra Europa e Russia (Giorgio Fruscione)<br />

• 13 FEBBRAIO- Jugoslavia, dalla dissoluzione alla guerra [1981-2001] (Christian Costamagna)<br />

• 20 FEBBRAIO- Dove vanno i Balcani: jugosfera e integrazione europea (Alfredo Sasso e Davide<br />

Denti)<br />

• 27 FEBBRAIO - La crisi ucraina, nazione, lingua, oligarchi (Simone Attilio Bellezza)<br />

MARZO<br />

• 5 MARZO- La competizione tra UE e Russia per l’integrazione dell’Europa orientale (Simone Attilio<br />

Bellezza)<br />

• 12 MARZO - Storia e memoria: uso pubblico della storia tra Jugoslavia e paesi eredi (Eric Gobetti)<br />

• 19 MARZO - La storia in forma di poesia: la Polonia tra il 1956 e il 1989 (Alessandro Ajres)<br />

APRILE<br />

• 2 APRILE - Le ragioni economiche della crisi greca (Filip Stefanović)<br />

• 9 APRILE - La rivoluzione di Solidarność e il comunismo europeo (Donatella Sasso)<br />

(Pasqua 27 marzo)


DESCRIZIONE DEI CONTENUTI<br />

AREA BALCANICA<br />

• Identità, nazionalismo e religione nei Balcani (Alfredo Sasso e Davide Denti)<br />

Cos’hanno di così “balcanico” i Balcani? Lingue e religioni sono servite allo sviluppo e alla<br />

costruzione delle identità culturali e nazionali al tempo degli imperi in Europa sud-orientale.<br />

Il secolo che va dall’Ottocento dei millet ottomani e dell’ascesa dei nazionalismi, fino al<br />

colpo di pistola che diede avvio alla Grande Guerra, ha approfondito la connotazione<br />

negativa legata al termine Balcani. Ma qual è la miscela esplosiva della “polveriera<br />

d’Europa”? E può oggi l’Islam, diffuso nella regione, fare da nuovo detonatore? Un quadro<br />

completo delle origini della complessità balcanica, lontano dagli stereotipi e dalle facili<br />

etichette.<br />

• Dove vanno i Balcani? Tra jugosfera e integrazione europea (Alfredo Sasso e Davide Denti)<br />

Il Duemila ha segnato la fine dei conflitti e l’avvio di un faticoso processo di<br />

democratizzazione nei Balcani. La persistenza delle reti informali e la ricostruzione dei<br />

legami economici in uno spazio “ex-jugoslavo”, accomunato da lingua e cultura, hanno<br />

portato alla definizione di una “jugosfera” informale che procede, a differenti velocità,<br />

lungo l’accidentato cammino dell’integrazione europea. Troviamo così paesi che sono già<br />

membri UE e altri, come Bosnia, Kosovo e Macedonia, il cui processo di state-building non è<br />

ancora concluso. Soggetti a forze centripete e centrifughe, che li spingono verso il vecchio<br />

cuore jugoslavo e una nuova dimensione europea, i paesi balcanici vanno in cerca di una<br />

propria strada ancora da scoprire.<br />

• L’eccezione jugoslava tra Europa e Russia (Giorgio Fruscione)<br />

La federazione dei popoli slavi del sud, l’idea jugoslava e il suo sviluppo, il titoismo e il<br />

socialismo “non allineato” sono un’eredità storica, politica e sociale che ancora determina il<br />

contesto geopolitico odierno della regione. La Jugoslavia di Tito, esperimento innovativo<br />

nella storia balcanica, ha cercato una dimensione internazionale che fosse autonoma<br />

rispetto al modello politico ed economico dell’Europa occidentale ma anche affrancata<br />

dalla scomoda tutela russa. Il progetto titoista si è contraddistinto per la ricerca del<br />

soddisfacimento delle diverse istanze nazionali, salvo poi finire per contraddire tutti i propri<br />

principi arrivando alla creazione di nuovi "stati-nazionali" che, una volta indipendenti dopo<br />

la fine della Jugoslavia, sono vittime di nuove contese internazionali.<br />

• Jugoslavia, dalla dissoluzione alla guerra [1981-2001] (Christian Costamagna)<br />

Il ventennio compreso tra il 1981 ed il 2001 ha segnato l’Europa Sud Orientale. Durante gli<br />

anni ’80, la Jugoslavia socialista ha vissuto una grave crisi economica e di legittimità del<br />

regime, conclusasi con l’introduzione del multipartitismo nel 1990. L’anno successivo la<br />

Federazione si scioglie e inizieranno una serie di conflitti bellici che si trascineranno, con<br />

dinamiche e intensità differenti, sino al 2001. Cosa ha condotto alla crisi dell’autogestione<br />

jugoslava? Quali fattori hanno reso possibile la dissoluzione del Paese? Perché la guerra ha<br />

martoriato per vari anni il territorio dell’ex Jugoslavia? Cosa ha spinto i Paesi Occidentali a


ivedere le loro strategie passando da una fase iniziale di sostanziale inazione ad un di<br />

intervento diretto? I processi storici in oggetto non si sono ancora del tutto conclusi e<br />

influenzano il tempo presente e la costruzione del futuro dei Balcani.<br />

• Storia e memoria: uso pubblico della storia tra Jugoslavia e paesi eredi (Eric Gobetti)<br />

Ogni sistema politico, per legittimarsi e rafforzare il consenso, crea un complesso sistema<br />

immaginario fatto di simboli, personaggi, luoghi, eventi tratti dal passato, dalla Storia. La<br />

Jugoslavia socialista fondava questo sistema simbolico essenzialmente sulle vicende della<br />

Resistenza: al tempo stesso Rivoluzione e guerra di Liberazione nazionale (ovvero di tutte le<br />

nazioni jugoslave insieme). Dopo la frattura violenta delle guerre degli anni Novanta, i paesi<br />

eredi della Jugoslavia stanno faticosamente costruendo nuove identità. In tutti i casi si<br />

tratta di stati-nazione, ovvero stati che si identificano con un unico popolo e che fanno di<br />

tale identificazione nazionale la base della propria stessa esistenza. Diventa essenziale<br />

allora costruire un nuovo sistema simbolico, spesso in contrasto con quello precedente e<br />

con quello dei paesi vicini. Un piccolo viaggio attraverso qualche esempio concreto di uso e<br />

riuso della storia a fini politici.<br />

RUSSIE<br />

• La crisi ucraina: nazione, lingua, oligarchi (Simone Attilio Bellezza)<br />

I media italiani e internazionali hanno spesso raccontato il conflitto in atto in Ucraina come<br />

un conflitto fra russofoni e ucrainofoni, una guerra fra due nazioni che avrebbero rinnovato<br />

gli orrori della pulizia etnica delle guerre jugoslave. Camminando oggi per le vie della<br />

capitale ucraina, Kiev, è tuttavia assai più probabile sentir parlare russo piuttosto che<br />

ucraino, tanto fra i ceti popolari, quanto dalla bocca del suo nuovo sindaco, Vitaly Kličko,<br />

che pure era fra le guide del cosiddetto Euromajdan. Quali sono state allora le vere ragioni<br />

della crisi ucraina? Quale è la situazione adesso e quali potranno essere i suoi futuri<br />

sviluppi? Questa lezione cercherà di rispondere a questi interrogativi, che certo toccano la<br />

costruzione dell’identità della nazione ucraina post-sovietica, ma anche gli interessi<br />

economici dei ricchissimi oligarchi.<br />

• La competizione tra UE e Russia per l’integrazione dell’Europa orientale (Simone Attilio<br />

Bellezza)<br />

I venti gelidi di una nuova guerra fredda hanno ripreso a soffiare sull’Europa a seguito della<br />

crisi ucraina, che a livello internazionale ha visto di nuovo contrapposti Mosca e l’occidente.<br />

La miccia che ha innescato il conflitto aveva però poco a che fare con la contrapposizione<br />

fra gli USA e la Russia e molto di più con la recente espansione del mercato comune<br />

europeo nell’Europa orientale. Come è cambiato il ruolo internazionale dell’UE a partire<br />

dalla fine della guerra fredda, soprattutto per quanto riguarda l’Europa orientale? E in che<br />

modo è invece cambiata la politica della Russia da quando Putin è salito al potere<br />

nell’agosto del 1999? Questa lezione fornirà i lineamenti principali di questa doppia<br />

evoluzione, sperando di poter arrivare a una comprensione più profonda della recente crisi<br />

internazionale.


AREA MEDITERRANEA<br />

• Le ragioni della crisi greca (Filip Stefanović)<br />

La crisi economica greca non è solo conseguenza di una spesa pubblica fuori controllo,<br />

quanto il risultato di una tempesta perfetta: a scatenarla sono state le caratteristiche<br />

strutturali dell’economia greca, il debito privato delle sue famiglie e imprese, la costruzione<br />

ed il funzionamento della moneta unica e, infine, lo scoppio della bolla finanziaria<br />

d’oltreoceano. Qualsiasi altra semplificazione, che vorrebbe la crisi greca come unica colpa<br />

dei greci, non è solamente parziale, ma conduce a cattive strade e soluzioni sbagliate. La<br />

Grecia da sola non ne potrà uscire, così come non ne potrà uscire l’Europa senza una seria<br />

riforma della sua struttura monetaria e la comprensione che la ripresa economica europea<br />

passa da un sistema sociale inclusivo e dalla ripresa dei livelli occupazionali, più che dai<br />

tagli alla spesa pubblica e dalla svalutazione interna.<br />

• Islam e democrazia nella Turchia contemporanea (Luca Ozzano)<br />

La Turchia sta attraversando oggi una fase di crescente instabilità politica, legata anche e<br />

soprattutto alla crisi di legittimità del governo guidato dall'AKP di Recep Tayyip Erdogan,<br />

partito di segno islamico al potere dal 2002. Questa situazione pone pesanti interrogativi su<br />

un paese che fino a pochi anni fa era considerato non solo una prova della coniugabilità tra<br />

Islam e democrazia, ma persino un modello da imitare per i paesi della sponda sud del<br />

Mediterraneo. Che cosa resta, oggi, della Turchia laica sognata da Ataturk? E' ancora<br />

possibile una ricomposizione dei fenomeni di polarizzazione nella politica e nella società<br />

turche, per di più in un contesto regionale anch'esso pesantemente condizionato dalla<br />

guerra in Siria?<br />

• Il sacro nelle relazioni internazionali (Luca Ozzano)<br />

Il Ventesimo secolo era stato annunciato dagli studiosi come caratterizzato dal trionfo della<br />

secolarizzazione e dalla scomparsa della religione dalla sfera pubblica. La cosiddetta<br />

'rivincita di Dio' che ha avuto luogo in tutto il mondo a partire dagli anni '70 ha rimesso in<br />

discussione questi assunti, rendendo nuovamente il sacro un fattore cruciale della scena<br />

pubblica e politica in molti contesti. In particolare, a partire dall'11 settembre 2001, è<br />

divenuto evidente come la religione sia un fattore da non sottovalutare nell'ambito delle<br />

relazioni internazionali e negli equilibri globali. Questo sia per l'effetto destabilizzatore della<br />

violenza terroristica di ispirazione religiosa, sia anche, in direzione opposta, per l'effetto di<br />

movimenti religiosi transnazionali che operano per la pace e il dialogo.<br />

MITTELEUROPA<br />

• La rivoluzione di Solidarność e il comunismo europeo (Donatella Sasso)<br />

L’ondata di scioperi che nell’agosto del 1980 travolge i cantieri navali di Danzica, per la<br />

prima volta nella storia della Polonia comunista, apre la strada a una lunga trattativa con il<br />

governo che si conclude con la costituzione del primo sindacato libero e indipendente:<br />

Solidarność. Una rivoluzione radicale, che, nonostante l’instaurazione dello stato di guerra il<br />

13 dicembre 1981 e il lento ritorno alla legalità, mette in crisi definitiva un sistema politico


ormai declinante. Il quasi unanime sostegno internazionale, sia a livello politico, sia<br />

sindacale, nasce da una valutazione diffusa, che va da destra a sinistra e che ne sancisce gli<br />

aspetti pacifici e allo stesso tempo innovativi. Solidarność rappresenta il paradosso di un<br />

sindacato democratico che si contrappone contro il “migliore” dei sistemi politici possibili<br />

per i lavoratori. Sarà la mediazione fra il vecchio e il nuovo, rappresentati da Wałęsa e<br />

Jaruzelski, a permettere le prime elezioni semilibere in un paese dell’orbita sovietica, a<br />

pochi mesi dalla caduta del Muro di Berlino.<br />

• La storia in forma di poesia: la Polonia tra il 1956 e il 1989 (Alessandro Ajres)<br />

L'arte della poesia in Polonia ha procurato al paese ben due (recentissimi) premi Nobel,<br />

quello di Czeslaw Milosz e poi di Wislawa Szymborska, chiarendo definitivamente quanto la<br />

composizione in versi sia rilevante per la letteratura e la società intera del paese. Tale<br />

importanza, assunta dai tempi del Romanticismo, si è mantenuta intatta e ha trovato<br />

nuova linfa anche durante il periodo del secondo dopoguerra e del controllo sovietico. In<br />

quegli anni furono diverse le scelte effettuate dai poeti polacchi più importanti: l'esilio, la<br />

denuncia (per quanto consentita) dall'interno, il disimpegno e la riflessione filosofica. La<br />

poesia si intreccia quindi indissolubilmente con la storia, diventandone una chiave di<br />

lettura.


I RELATORI<br />

Alessandro Ajres, classe 1974, docente a contratto presso l'Università degli Studi di Torino (corso di Lingua<br />

polacca), dottore di ricerca in Slavistica, autore di Avanguardie in movimento. Polonia 1917-1923", Libria<br />

2013.<br />

Simone Attilio Bellezza, classe 1978, docente a contratto di Didattica della storia contemporanea presso<br />

l'Università di Trento, dottore di ricerca in storia dell’Europa orientale all’Università Ca’ Foscari Venezia<br />

(2007) e in studi storici all’Università di San Marino (2010). Autore di "Il tridente e la svastica: L’occupazione<br />

nazista nell’Ucraina centro-orientale", Milano, Franco Angeli, 2010 e di "Insorgere per la democrazia",<br />

Editrice La Scuola, 2015. Suoi campi di ricerca sono la storia del movimento nazionale ucraino; i processi di<br />

democratizzazione nei paesi dell'area post-sovietica; la storia della seconda guerra mondiale in Unione<br />

Sovietica.<br />

Christian Costamagna, classe 1979, docente a contratto presso l'Università del Piemonte orientale (corso di<br />

Storia contemporanea e dell’Europa Orientale) dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze<br />

Storiche. Nella tesi di dottorato si è occupato dell’ascesa al potere di Slobodan Milosevic nella seconda<br />

metà degli anni ’80. Ha svolto ricerche d’archivio a Belgrado e Lubiana. I suoi articoli sono apparsi su East<br />

Journal, Geopolitical Review. Geopolitica – Rivista dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze<br />

Ausiliarie, Mente Politica, e sul “LSE blog about South Eastern Europe”. Costamagna è consulting analyst<br />

per Wikistrat.<br />

Davide Denti, classe 1984, dottorando in Studi internazionali presso l'Università di Trento. La sua ricerca<br />

concerne l'allargamento dell'Unione Europea verso i paesi dei Balcani occidentali e il caso specifico della<br />

Bosnia-Erzegovina, utilizzando un approccio teoretico basato sulle teorie dell'integrazione europea e la<br />

letteratura sullo state-building.<br />

Giorgio Fruscione, classe 1987, laureato al Master of Arts in Interdisciplinary Research and Studies of<br />

Eastern Europe con una tesi sul sistema dell'autogestione jugoslava. Dal 2010, è redattore di East Journal,<br />

per il quale si occupa di storia, politica e società dell'area dell'ex-Jugoslavia. Nel 2012, vince il primo premio<br />

del concorso "Europa e Giovani" per la traccia "Dove Vanno i Balcani?". Dal 2013 è direttore esecutivo di<br />

Most, rivista di politica internazionale.<br />

Eric Gobetti, classe 1973, storico, ha conseguito Dottorato di ricerca in Slavistica, a Torino, e Studi storici, a<br />

San Marino. Si occupa di storia dell’Europa orientale con particolare attenzione al periodo del secondo<br />

conflitto mondiale nell’area balcanica. E’ autore di Alleati del nemico L'occupazione italiana in Jugoslavia<br />

(Laterza 2013); L’occupazione allegra. Italiani in Jugoslavia (Carocci 2007); Nema problema! Jugoslavie, 10<br />

anni di viaggi (Miraggi, Torino, 2011).<br />

Luca Ozzano, ricercatore e docente di scienza politica presso l’Università di Torino e coordinatore dello<br />

standing group “Politica e religione” della Società Italiana di Scienza Politica (SISP). Ha pubblicato European<br />

Culture Wars and the Italian Case (Routledge 2016), scritto con Alberta Giorgi; Tra La Mecca e<br />

Bruxelles. Politica e religione in Turchia (Morlacchi, 2012); Fondamentalismo e democrazia. La destra<br />

religiosa alla conquista della sfera pubblica in India, Israele e Turchia (Il Mulino, Bologna 2009) e curato<br />

(insieme a Valter Coralluzzo) Religioni tra pace e guerra. Il sacro nelle relazioni internazionali del XXI<br />

secolo (UTET, Torino 2012).<br />

Alfredo Sasso, classe 1983, dottorando in Storia contemporanea dei Balcani all'Università Autonoma di<br />

Barcellona (UAB; discussione della tesi prevista in novembre 2015). Membro del Grup de Recerca en<br />

Historia Actual (GReHA-UAB) e dell'associazione di studi storico-politici Eurasian Hub. Membro della<br />

redazione della rivista accademica "Tiempo Devorado". La sua disciplina d’interesse è la storia


contemporanea della regione post-jugoslava, nella quale ha svolto numerosi periodi di ricerca. La sua<br />

attuale ricerca si concentra sui processi politici in Bosnia-Erzegovina negli anni ’80 e ’90.<br />

Donatella Sasso, classe 1970, laureata in Filosofia con indirizzo storico presso l’Università di Torino. Dal<br />

2007 svolge attività di ricerca e coordinamento culturale presso l’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini<br />

di Torino. Iscritta dal 2011 all’ordine dei giornalisti. Nel 2014, insieme a Krystyna Jaworska, ha curato la<br />

mostra Solidarność nei documenti della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano. Alcune fra le sue<br />

ultime pubblicazioni sono La guerra in Bosnia in P. Barberis (a cura di), Il filo di Arianna (Mercurio 2009);<br />

Milena, la terribile ragazza di Praga (Effatà 2014); A fianco di Solidarność. L’attività di sostegno al sindacato<br />

polacco nel Nord Italia (1981-1989), «Quaderni della Fondazione Romana Marchesa J.S. Umiastowska», vol.<br />

XII, 2014.<br />

Filip Stefanović, classe 1988, è consulente per le politiche economiche dei Balcani occidentali presso<br />

l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Nato a Belgrado, si è formato presso<br />

l’Università commerciale Luigi Bocconi di Milano e la Berlin School of Economics, specializzandosi in<br />

economia internazionale. In precedenza ha lavorato al centro di ricerche economiche Nomisma di Bologna<br />

e come research analyst presso il centro per gli studi industriali CSIL di Milano.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!