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MARE MARE

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ARTICOLO

ARTICOLO

B

allarini è ancorato ad una ricerca figurativa di carattere popolaresco; comunque, la sua figura

non è vecchia e non rappresenta una sopravvivenza arcaica. Il taglio delle opere è semplice,

chiaro ed incisivo; le figure umane si muovono con proprietà, rifuggendo gesti ed atteggiamenti

stereotipati, tipici in certa pittura odierna.

Ballarini ci mostra una espressione condensata, principalmente su un colore opaco, terroso, tutto

giocato sui grigi, sulle ocre, sugli azzurri nerastri. La sua opera assume, nella stessa materia, le proprietà

del significato.

In questo mondo rarefatto, dove sembra di sentire ancora profumo e sapore, si agita una plebe

stanca, rassegnata, succube di un destino ingrato, nel quale scaturisce la miseria di fondo, la sacra

povertà.

L’intenzionalità formale si determina subito, senza incertezza; diventa un fascio di luce che dirige

quanto è intorno a sé: l’oggetto scoperto viene messo a fuoco con una particolare vena poetica.

La sua sicurezza non scompare mai: pittura antica che guarda alla stessa tradizione pittorica

marchigiana e non manca, tuttavia, di una personale visione, di un proprio rigore.

Ballarini, sempre presente e vigile nei suoi contenuti - dalla lontana “Via Crucis” alle attuali composizioni

- ricontempla una realtà ormai lontana.

Si può affermare che Ballarini è vero pittore; egli sa cogliere la profondità dei sentimenti e del

cuore umano, in special modo quello più umile.

Vitalità e forza scaturiscono dalla materia: artista nitido come l’alba, ci offre la luce fresca della sua

tavolozza. La figura sta all’origine della sua fabulazione fantastica, opera nel subcosciente e determina

il processo creativo.

Da Esquire & Derby, 1975 Iolanda D’Annibale

A

ccanto agli artisti autentici, creatori, molto rari, vi sono, osservò Benedetto Croce, folte

schiere di anime artistiche: personalità che non hanno vera forza ed autonomia, incapaci di

dire qualcosa di nuovo, ma tuttavia sensibili all’arte e di essa, sia pure in misura minore partecipi. E

come in ogni campo della attività artistica dell’uomo, anche nella pittura esistono naturalmente pittori

che durano quanto una stagione (e questi sono i dilettanti della pittura) e pittori che invece

hanno la consistenza del sasso, perché veri artisti nel senso più completo della parola. A quest'ultima

categoria appartiene Giuseppe Ballarini. Fra i pittori marchigiani della nuova generazione l’artista

pesarese è già figura di rilievo: creatore solitario, Giuseppe Ballarini è un solista che corre su una

strada tutta sua, uno spirito che, qualunque cosa faccia si muove sempre dentro se stesso, per quel

pizzico di orgoglio ma soprattutto di umiltà e di verità di restare fedele.

Del resto, ciò che ha sempre fatto gli somiglia molto e i dipinti esposti alla Sala Laurana di

Palazzo Ducale di Pesaro più degli altri.

Sebbene sia un uomo quasi “invisibile” per la sua indole riservata, taciturna e riflessiva, la pittura

del Ballarini non è altro che il lungo racconto del come egli partecipa all’esistere degli altri. Dice

bene Valerio Volpini in catalogo: “i suoi quadri sono quasi sempre pagine aperte sull’uomo”.

Le sue figure sole, i suoi volti immobili, quel senso di carne patita che le riveste come la scorza

degli alberi, sono figurazioni emblematiche e notturne con rapidi squarci di illuminazione che ne

accrescono il mistero, cariche come sono di loro forza inventiva e di un vivace dettato di poesia.

Numerosi sono i pittori che hanno affrontato la figura umana: chilometri di tela dipinta raccontano

lo stesso tema. Ma pochi sono stati capaci come il Ballarini di infondere a questi corpi stagliati,

asciutti, un animo così difficile, struggente e appassionato.

Nel mondo dell’artista pesarese sfuma un indicibile tormento interiore, le sofferenze e il dramma

di una umanità tormentata che è costretta a vivere in un mondo pieno di contraddizioni e contrasti.

Di qui, quel senso di attesa, come se le sue creature attendessero di conoscere il perché di tutto:

di essere, di vivere, di andare lentamente verso la morte.

Un pittore vivo quindi, che lavora per il difficile piacere di esprimere fino in fondo una emozione.

E più un pittore è vivo e più sono le domande che uno può rivolgersi leggendo i suoi lavori.

Le risposte vere a qualsiasi interrogativo sono “i dipinti stessi”. E quelli riprodotti nei grandi e

piccoli formati alla sala Laurana ci confermano la verità e la lealtà di Giuseppe Ballarini: dipinti che

ci vengono incontro con genuina immediatezza, desiderosi di essere capiti ed amati, così come sono

nati dalla fresca ispirazione dell’autore.

E non è poco. Se il pittore continua ad ascoltarsi, come ha sempre fatto e tutt’ora sta facendo, per

molti ci sarà ancora una bella isola di poesia.

Corriere Adriatico, Gennaio 1975 Giancarlo Nicolini

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