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09 negri - Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia ...

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64 G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2008; 30:1<br />

http://gimle.fsm.it<br />

Il PFOA in genere viene utilizzato per la produzione <strong>di</strong><br />

materiali perfluorurati: i più comuni sono il politetrafluoroetilene<br />

(PTFE) e il polivinildenfluoruro (PVDF). Infatti,<br />

l’uso più importante che si fa <strong>del</strong> PFOA è come iniziatore<br />

e cessatore <strong>di</strong> catena nei processi <strong>di</strong> produzione dei fluoropolimeri<br />

e dei fluorotelomeri e come surfattante. Il PTFE<br />

o Teflon è un fluoropolimero che ha trovato applicazione<br />

in svariati settori.<br />

I composti PFOS correlati fanno parte <strong>di</strong> una vasta famiglia<br />

<strong>di</strong> composti <strong>di</strong> sintesi la cui degradazione può dare<br />

origine alla molecole <strong>di</strong> PFOS stesse. Fanno parte dei composti<br />

PFOS-correlati anche i telomeri degli alcool (ovvero<br />

i fluoroalcooli) ma solo quelli a catena lunga poiché gli altri<br />

non possono esser degradati a PFOS.<br />

I PFAS, oltre al PFOA e al PFOS (C8), comprendono<br />

un’ampia gamma <strong>di</strong> sostanze che contengono catene perfluoroalchiliche<br />

più corte (per esempio C6, C4, C2) che<br />

non possono dare origine a PFOA o a PFOS per degradazione<br />

ambientale proprio in virtù <strong>del</strong>la loro formula <strong>di</strong><br />

struttura originale.<br />

In alternativa ai PFAS, possono esser usati come surfattanti<br />

composti in cui alla catena principale <strong>di</strong> atomi <strong>di</strong><br />

carbonio vengono aggiunte catene alchiliche perfluorurate:<br />

questi “polimeri fluorurati” vengono usati come rivestimento<br />

per le superfici (l’asse aderisce alla superficie e le<br />

catene fluorurate si allineano perpen<strong>di</strong>colarmente).<br />

Tabella II. Classificazione dei composti PFOS-correlati<br />

in 22 categorie in accordo con l’OECD (Havelund 2001)<br />

Category Group name<br />

1 Perfluoroalkylsulfonates (Salts of sulfonic acid)<br />

2 Derivates of perfluoroalkyilsulfonyl<br />

3 Perfluoroalkylsulfonamides<br />

4 Derivates of perfluoroalkylsulfonamide alcohol<br />

5 Derivates of perfluoroalkylsulfonamide phosphate<br />

6 Derivates of perfluoroalkylsulfonamide acetic acid<br />

7 Derivates of perfluoroalkylsulfonamide polyethoxilate<br />

8 Derivates of perfluoroalkylsulfonamide aminopropyl<br />

9 Derivates of perfluoroalkylsulfonamide<br />

chromiumcomplexes<br />

10 Perfluorocarboxilic acid<br />

11 Fluorosulfonamide<br />

12 Fluoroesters<br />

13 Fluorothioethers<br />

14 Fluorocarboxylates<br />

15 Fluorourethanes<br />

16 Fluoroalcohols<br />

17 Fluoroacrylates<br />

18 Fluorphosphates<br />

19 Derivates of fluoroalcohols<br />

20 Fluoroborates<br />

21 Perfluorosulfonamide acrylatespolymers<br />

22 Fluoroacrylatespolymers<br />

In natura l’esistenza <strong>di</strong> composti organici fluorurati è<br />

molto rara, anche a causa <strong>del</strong>l’energia richiesta dalla formazione<br />

<strong>del</strong> legame tra carbonio e fluoro (C-F), tuttavia,<br />

in laboratorio o su ampia scala <strong>di</strong> produzione, possono<br />

essere sintetizzate molecole parzialmente o totalmente<br />

florurate.<br />

Per la produzione dei composti fluorurati esistono tre<br />

<strong>di</strong>versi processi: fluorazione <strong>di</strong>retta attraverso la fluorazione<br />

elettro-chimica (ECF), telomerizzazione <strong>ed</strong> oligomerizzazione<br />

(da molecole più o meno piccole). I più utilizzati<br />

sono i primi due processi.<br />

Il processo <strong>di</strong> fluorazione <strong>di</strong>retta (messo a punto nel<br />

1937) inizia a partire dall’1-octanesulfonyl fluoride<br />

(C 8 H 17 SO 2 F) <strong>di</strong>sciolto in una soluzione <strong>di</strong> acido fluoridrico<br />

attraverso la quale viene fatta passare corrente elettrica<br />

che determina la sostituzione degli atomi <strong>di</strong> idrogeno con<br />

atomi <strong>di</strong> fluoro e quin<strong>di</strong> la formazione <strong>del</strong> corrispettivo<br />

perfluorottan sulfonato (C 8 F 17 SO 2 F). La 3M ha utilizzato<br />

questa tecnica fino agli anni ’50 poiché questo è il processo<br />

più economico a causa <strong>del</strong>la relativa <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>osità <strong>del</strong>la<br />

corrente elettrica e dei reagenti utilizzati (Moody et al.,<br />

2000).<br />

La telomerizzazione consiste in un processo <strong>di</strong> condensazione<br />

tra un composto detto telogeno (AB) e un monomero<br />

detto tassogeno (M), si ottengono così dei telomeri,<br />

ovvero composti omologhi <strong>di</strong> struttura A-(M) n -B. L’in<strong>di</strong>ce<br />

(n) è il grado <strong>di</strong> telomerizzazione <strong>ed</strong> è un numero intero<br />

dato per ogni specie telomerica. La telomerizzazione<br />

si pone dunque come reazione interme<strong>di</strong>a tra ad<strong>di</strong>zione e<br />

polimerizzazione, infatti se il valore (n) è pari all’unità si<br />

parlerà <strong>di</strong> una vera e propria ad<strong>di</strong>zione <strong>del</strong> composto AB al<br />

composto M; se, d’altra parte, il valore <strong>di</strong> (n) è superiore a<br />

certi limiti il telomero potrà confondersi con un basso polimero.<br />

Nel caso dei fluorotelomeri molecole composte da<br />

una catena a due atomi <strong>di</strong> carbonio con atomi <strong>di</strong> fluoro (tetrafluoroetilene)<br />

condensano tra loro a costituire molecole<br />

più lunghe (tipicamente <strong>di</strong> almeno 12 atomi <strong>di</strong> carbonio).<br />

Il terzo metodo è l’oligomerizzazione cioè la costituzione<br />

<strong>di</strong> molecole molto lunghe a partire da monomeri più<br />

o meno gran<strong>di</strong>. Quest’ultimo processo è poco usato.<br />

3. Caratteristiche chimico-fisiche<br />

I PFAS sono composti molto stabili caratterizzati da<br />

bassa tensione <strong>di</strong> vapore, bassa energia <strong>di</strong> superficie, elevata<br />

resistenza termica, resistenza agli aci<strong>di</strong> e alle basi, resistenza<br />

alle sostanze ossidanti e riducenti (Kissa 2001) e<br />

da elevata solubilità in acqua.<br />

In particolare, il PTFE, ha una densità <strong>di</strong> circa 2.2 g/cm 3<br />

e un punto <strong>di</strong> fusione <strong>di</strong> 327°C, ha il coefficiente <strong>di</strong> fusione<br />

più basso <strong>di</strong> tutti i materiali soli<strong>di</strong> <strong>ed</strong> eccellenti proprietà<br />

<strong>di</strong>elettriche, inoltre esso è un composto bio-compatibile;<br />

tutte queste proprietà ne fanno un materiale <strong>di</strong> largo uso in<br />

<strong>di</strong>versi settori industriali e me<strong>di</strong>cali.<br />

Il PFOS e i composti ad esso correlati sono estremamente<br />

<strong>di</strong>fficili da <strong>di</strong>struggere, in quanto il legame fluorocarbonio<br />

è il più forte <strong>del</strong>la chimica organica, sono estremamente<br />

stabili e hanno un’elevata tendenza al bioaccumulo.

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