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09 negri - Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia ...

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68 G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2008; 30:1<br />

http://gimle.fsm.it<br />

Figura 3<br />

minore attraverso le feci; quin<strong>di</strong> la via principale ai fini<br />

<strong>del</strong>la detossificazione è quella renale (Vanden Heuvel et<br />

al., 1991).<br />

Stu<strong>di</strong> effettuati su ratti hanno evidenziato che l’emivita<br />

<strong>del</strong> PFOA nei maschi è <strong>di</strong> circa 6 giorni mentre nelle<br />

femmine è <strong>di</strong> sole due ore, un tempo settanta volte più breve.<br />

La <strong>di</strong>fferenza è data proprio dalla <strong>di</strong>versa clearance renale<br />

nei due sessi, che è influenzata dall’equilibrio fra testosterone<br />

<strong>ed</strong> estra<strong>di</strong>olo. Inoltre il fatto che la clearance renale<br />

sia significativamente ridotta dalla somministrazione<br />

<strong>di</strong> probenezid suggerisce che il PFOA venga escreto attraverso<br />

un trasportatore anionico (Kudo et al., 2002).<br />

In generale, il PFOS è maggiormente biopersistente rispetto<br />

al PFOA; infatti nelle scimmie l’emivita è <strong>di</strong> circa<br />

200 giorni (Seacat et al., 2002b) mentre quello <strong>del</strong> PFOA<br />

è <strong>di</strong> circa un mese (Burris et al., 2002).<br />

In ambito occupazionale il PFOS e il PFOA sono stati<br />

rintracciati in operatori <strong>del</strong> settore fluorochimico anche<br />

dopo anni che questi avevano cessato la loro attività lavorativa<br />

(Burris et al., 2002).<br />

9. Effetti <strong>del</strong> PFOS e <strong>del</strong> PFOA negli stu<strong>di</strong> tossiologici in vivo<br />

La potenziale tossicità <strong>del</strong> PFOS nelle scimmie (Seacat<br />

et al., 2002b), nei ratti (Austin et al., 2003; Seacat et al.,<br />

2003; Thibodeaux et al., 2004), nei pesci (Hoff et al.,<br />

2003a e b; Martin et al., 2003a e b) e nell’uomo (Olsen et<br />

al., 1999; Olsen et al., 2003a; Olsen et al., 2003b) è stata<br />

considerata e caratterizzata in review recenti. In breve, l’esposizione<br />

sub-cronica a PFOS porta ad una significativa<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> peso accompagnata da epatotossicità e da una riduzione<br />

dei livelli serici <strong>di</strong> colesterolo e <strong>di</strong> ormoni tiroidei<br />

(U.S. Environmental Protection Agency, 2003).<br />

In conseguenza ai risultati dei <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong> presenti<br />

in letteratura, l’EPA Americana ha classificato il PFOA<br />

come agente cancerogeno per gli animali (Danish EPA<br />

2005- project n° 1013), inoltre secondo Case e collabo-<br />

ratori il NOEL (no-observ<strong>ed</strong>effect-level)<br />

per il PFOS nei<br />

conigli è <strong>di</strong> 0.1 mg/Kg/<strong>di</strong>e<br />

(Case et al., 2001). Successivamente<br />

il 15 febbraio 2006<br />

l’EPA ha <strong>di</strong>ffuso il parere <strong>di</strong> un<br />

Comitato Scientifico consultivo<br />

<strong>del</strong>la stessa Agenzia che a<br />

maggioranza ha classificato il<br />

PFOA come “likely carcinogen”<br />

secondo una scala <strong>di</strong> pericolosità<br />

utilizzata dall’EPA<br />

stessa (EWG, 2006).<br />

In aggiunta a tutte queste <strong>di</strong>sposizioni,<br />

il Centro <strong>di</strong> Prevenzione<br />

e Controllo <strong>del</strong>le Malattie<br />

(CDC) americano ha recentemente<br />

incluso PFOS e PFOA in<br />

un piano detto “National Healt<br />

and Nutrition Examination Survey”<br />

(NHANES) in modo da<br />

permettere, in futuro, una migliore<br />

valutazione <strong>del</strong>la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> questi composti<br />

chimici nella popolazione generale.<br />

Di seguito vengono riportati, in breve, i principali stu<strong>di</strong><br />

riguardanti la mutagenicità, la cancerogenicità e la teratogenicità<br />

presenti in letteratura fino ad oggi.<br />

Test <strong>di</strong> Ames fatti su Salmonella typhimurium e Saccaromices<br />

cerevisiae per determinare la mutagenicità <strong>del</strong><br />

PFOA hanno mostrato che questa sostanza non è mutagena<br />

(Griffith and Long 1980); altri stu<strong>di</strong> presenti nella letteratura<br />

più recente (Kenn<strong>ed</strong>y et al., 2004) hanno confermato<br />

la mancanza <strong>di</strong> attività mutagena <strong>del</strong> PFOA e <strong>del</strong> PFOS.<br />

Per stu<strong>di</strong>are la cancerogenicità dei PFAS, in lavori<br />

compiuti una decina <strong>di</strong> anni fa, sono state utilizzate le cellule<br />

<strong>di</strong> Ley<strong>di</strong>g che sono il sito principale <strong>di</strong> biosintesi <strong>di</strong> testosterone.<br />

Da stu<strong>di</strong> fatti in vitro su queste cellule testicolari,<br />

infatti, si è evidenziato che il PFOA causa <strong>del</strong>le mo<strong>di</strong>ficazioni<br />

a livello fisiologico come induzione <strong>del</strong>l’aromatasi<br />

(citocromo P450-19A1) con conseguente incremento<br />

<strong>del</strong>la produzione <strong>di</strong> estra<strong>di</strong>olo (Biegel et al., 1995; Liu et<br />

al., 1996a e b).<br />

Uno stu<strong>di</strong>o sui ratti <strong>del</strong>la durata <strong>di</strong> due anni ha <strong>di</strong>mostrato<br />

una modesta tendenza all’insorgenza <strong>di</strong> tumore al fegato<br />

nel gruppo esposto ad elevate dosi <strong>di</strong> PFOS (20 ppm)<br />

attraverso il cibo (Seacat et al., 2002a). In un altro stu<strong>di</strong>o<br />

sui ratti, l’esposizione orale a 100 ppm <strong>del</strong> fluoro polimero<br />

N-ethyl perfluoro octane sulfonamide ethanol (EtFOSE)<br />

il cui 20% viene convertito nell’organismo in PFOS, ha<br />

causato un incremento <strong>del</strong>l’insorgenza <strong>di</strong> adenoma epatocellulare<br />

nelle femmine e <strong>di</strong> adenoma <strong>del</strong>le cellule follicolari<br />

<strong>del</strong>la tiroide nei maschi (Thomford et al., 2002).<br />

Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> teratogenesi sono stati condotti da Butenhoff e<br />

collaboratori nel 2002 (Butenhoff et al., 2002): femmine <strong>di</strong><br />

ratto sono state trattate con basse dosi <strong>di</strong> PFOS (da 0.4 a 2<br />

mg/ Kg/<strong>di</strong>e) per 42 giorni prima <strong>del</strong>l’accoppiamento e durante<br />

tutta la gravidanza; si è osservata una notevole riduzione<br />

<strong>del</strong>la capacità <strong>di</strong> movimento nella prole dei due<br />

gruppi trattati alle dosi più elevate (49% e 17% rispettivamente<br />

per i trattati con 1.6 e 2 mg/Kg) e un significativo

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