1949A Pratolini Un eroe del nostro tempo.pages - Fondazione ...
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<strong>Un</strong> <strong>eroe</strong> <strong>del</strong> <strong>nostro</strong> <strong>tempo</strong><br />
« Taluni lettori vorranno forse conoscere<br />
la mia opinione sul carattere<br />
di Piciórin... La mia risposta è il titolo<br />
di questo libro ».<br />
LERMONTOV, L'<strong>eroe</strong> <strong>del</strong> <strong>nostro</strong> <strong>tempo</strong><br />
PARTE PRIMA<br />
I<br />
Nella terrazza le donne avevano steso <strong>del</strong>le corde<br />
per appendere la biancheria. Accosto al muricciolo<br />
v'era il pollaio di Virginia, col tetto di lamiera e il<br />
graticcio di rete; sul parapetto la cassetta di terra ove<br />
Faliero coltivava i pomodori. La cucina era grande<br />
abbastanza perché le donne potessero avere ciascuna<br />
il suo fornello, e un tavolo sul quale appoggiare gli<br />
utensili, la spesa. Era gente a cui la guerra aveva tolto<br />
la propria casa, o che una casa propria non aveva mai<br />
avuto. Tre famiglie in uno stesso appartamento, a un<br />
ultimo piano che il vicinato gli invidiava, per la terrazza<br />
soprattutto, e perché vi stavano agiati, due a<br />
due com'erano. Con in piú questo: che la terza famiglia,<br />
composta di una sola persona, nemmeno si<br />
poteva chiamar tale. Di essa i vicini dicevano:<br />
«La signora <strong>del</strong> pollame».<br />
«La repubblichina».<br />
Non sapevano altro di Virginia, se non che era<br />
vedova e che il marito glielo avevano fucilato i partigiani.<br />
Ella viveva sola, appartata: il suo ostentato<br />
cordoglio eccitava le immaginazioni. Era alta, bionda,<br />
col seno pieno e gli occhi chiari: bella per gli<br />
uomini, e superba per le donne.<br />
Veniva da un paese <strong>del</strong>la campagna, da una famiglia<br />
di piccoli proprietari. Quindici anni prima, adesso<br />
ne aveva trentatré, costruivano un ponte nuovo sul<br />
fiume, dirimpetto alla sua casa. Dirigeva i lavori un<br />
ingegnere di quarant'anni, alto, dalle tempie tutte<br />
bianche e il fare spigliato. Egli le pose gli occhi ad-
dosso e si sposarono. Le dette una casa in città, con<br />
l'orto, il bagno. Ella viveva <strong>del</strong> suo affetto, <strong>del</strong>la sua<br />
soggezione e <strong>del</strong>la casa, in attesa <strong>del</strong> bambino. Invece<br />
<strong>del</strong> figlio era venuta la guerra. Lui era già anziano,<br />
non andò soldato. Ella era contenta. Lo fu<br />
fino al giorno in cui i nemici bombardarono il suo<br />
paese, proprio il ponte sul fiume, e i suoi genitori<br />
rimasero uccisi. Quel giorno ella si vesti di nero: un<br />
lutto destinato a durare dentro il suo cuore come nel<br />
colore <strong>del</strong>l'abito. Quando finí il fascismo, per rinascere<br />
subito dopo, suo marito cambiò da cosí a cosí:<br />
ella non sapeva ancora spiegarsi. Tutto in lui diventò<br />
diverso, anche la voce. Stava giornate intere fuori<br />
casa, vestito da fascista. («Dunque non era piú al<br />
Genio Civile?». Nei dieci anni di matrimonio, Virginia<br />
non si era mai permessa di interrogarlo). <strong>Un</strong>a<br />
notte egli non rientrò; l'indomani si combatteva per<br />
le strade. Lo rivide su una tavola mortuaria, dentro<br />
degli abiti che non erano suoi, la testa sfracellata.<br />
Poi ella dovette lasciare la sua casa. Coloro che vi<br />
subentrarono le avevano trovato quella camera in<br />
subaffitto, all'altro capo <strong>del</strong>la città, un mondo nuovo.<br />
Erano passati sei mesi e ad essa sembrava ancora<br />
di vivere « sollevata da terra », l'aveva detto al confessore.<br />
Non riusciva a raccogliersi col pensiero. Aveva<br />
tentazioni assurde, e piú forte d'ogni altra, quella<br />
di recarsi al cinematografo. Della sua casa era riuscita<br />
a salvare la mobilia <strong>del</strong>la camera da letto e, chissà<br />
come scampata alla razzia, una parte <strong>del</strong> suo pollaio.<br />
Ci fu una risata ed un applauso allorché arrivò<br />
nel nuovo quartiere, con in braccio le due galline.<br />
<strong>Un</strong>a donna disse: «Rispettate il lutto».<br />
« Ha gli occhi ancora gonfi di pianto», disse<br />
un'altra.<br />
E un'altra: «Lacrime di coccodrillo».<br />
Ecco, ovunque ella andasse, anche in un mondo<br />
per lei ignoto fino ad allora, la gente le sarebbe stata<br />
ostile. Ella ne era sempre piú stupita ed offesa. Trovò<br />
un'istintiva difesa accettando la propria solitudine<br />
: Nei giorni che seguirono, in chiesa, per le scale,<br />
nei negozi, alcune donne le si erano avvicinate, con<br />
un'espressione consolante sotto la quale ella credette<br />
intravedere cattiveria e ironia. La sua naturale timidezza<br />
si era trasformata in sospetto, in terrore.<br />
Anche con gli inquilini <strong>del</strong>l'appartamento, i suoi<br />
rapporti si limitavano al saluto. Di ciascuno, origliando,<br />
ella aveva imparato le abitudini. Sbrigava le pro-
prie faccende quando essi dormivano. Del resto, la<br />
piú parte <strong>del</strong>la giornata ella restava sola in casa, con<br />
la cucina intera, e la terrazza, a sua disposizione.<br />
Nella camera accanto alla sua abitavano una madre<br />
e un figlio giovanetto. Virginia seguiva i loro colloqui<br />
attraverso la parete. Sapeva ormai tutto di essi:<br />
<strong>del</strong>la loro povertà e <strong>del</strong>l'irrequietezza <strong>del</strong> figlio che<br />
la madre chiamava Sandrino. Il ragazzo era commesso<br />
in un negozio di tessuti. Virginia non lo aveva mai<br />
visto. La madre, invece, la conosceva: era una donna<br />
dimessa, con la voce querula e lo sguardo dolce.<br />
« Mi scopro anch'io cosí sola, a volte», le aveva<br />
detto costei offrendole la propria compagnia, che<br />
Virginia aveva rifiutato. «Vado a servizio e torno<br />
che è già buio. La mattina esco appena fa giorno,<br />
mi sente passare per il corridoio? ».<br />
Certo che la sentiva. Il suo sonno era lieve. Bastava<br />
il suono di una campana, lontanissima tuttavia, a<br />
destarla.<br />
«Non mi chiami signora», le aveva detto la madre<br />
di Sandrino. «Mi chiami Lucia. E non si privi<br />
di chiedermi qualcosa, se le serve».<br />
Poi le aveva detto: «Il mio ragazzo fa rumore<br />
quando si alza? La disturba? ».<br />
Se faceva rumore, il ragazzo! Ma era il rumore di<br />
un ragazzo, l'unico che non la costringesse a sussultare.<br />
Egli cantava, appena alzato. Attraverso la parete<br />
Virginia lo seguiva ogni mattina, dal momento<br />
in cui si destava al suono <strong>del</strong>la sveglia che la madre<br />
gli caricava uscendo. Virginia lo udiva lavarsi e cantare,<br />
frugare nei cassetti, spostare le sedie, percorrere<br />
il corridoio, e poi sbattere la porta sulle scale. Allora,<br />
andatosene Sandrino, ella restava sola in casa fino<br />
al pomeriggio inoltrato.<br />
Gli altri due inquilini erano già fuori da qualche<br />
ora. Erano una coppia di sposi ed occupavano la camera<br />
con le finestre sulla strada. <strong>Un</strong> meccanico ed<br />
un'impiegata. Le si erano presentati pochi giorni dopo<br />
il suo arrivo, di sera tardi. Bussarono alla sua porta<br />
e Virginia si finse addormentata. Tremava. Insistevano,<br />
e dove farsi viva.<br />
«È soltanto per le presentazioni», disse il giovane.<br />
Si capiva che si stava divertendo. La sposa lo rimproverava<br />
a bassa voce, anch'essa frenando l'ilarità.<br />
Disse:<br />
«Non si impressioni, signora. Ci sono anch'io, e<br />
sono donna».
Virginia si vestí, prima di introdurli. Tirò su le<br />
coperte e ravviò la camera. Il giovane, dal corridoio,<br />
disse:<br />
«Faccia pure il suo comodo. Noi ci siamo seduti».<br />
Ma appena le furono dinanzi, erano diventati seri<br />
ed impacciati. Si tenevano per la mano. Le parvero<br />
incredibilmente giovani, la ragazza in specie. Lui<br />
era sbarbato e pettinato lustro: era in maglietta e<br />
pantaloni corti corti in modo assurdo, con le cosce<br />
bionde e pelose. Le ripeté:<br />
«Volevamo fare la sua conoscenza. È dei nostri da<br />
una settimana e se ne sta sempre chiusa in camera».<br />
Chiese il permesso di accendere la sigaretta. La<br />
sposa gli lasciò la mano per infilarla attraverso il suo<br />
braccio.<br />
Virginia cercava di sfuggire i loro sguardi. Non<br />
sapeva cosa rispondere e temeva per ogni parola che<br />
potesse uscirle di bocca e comprometterla, in qualche<br />
modo.<br />
Il giovane disse:<br />
«Io sono Faliero. Questa è mia moglie».<br />
«Bruna», disse la ragazza.<br />
E lui: «Di cognome Susini, ma non ha importanza<br />
».<br />
Quindi, accendendo la sigaretta, aggiunse:<br />
«Già, è questo che volevamo dirle. Lei non deve<br />
credere di trovarsi tra dei nemici. Forse qualcuno può<br />
averle riferito quali sono le nostre idee, ragion per<br />
cui lei è portata ad immaginare... Invece, no».<br />
La ragazza lo interruppe. Si staccò dal suo braccio,<br />
si fece avanti di un passo, disse:<br />
«Sappiamo soltanto che lei è sola. Se dobbiamo<br />
vivere nella stessa casa, bisogna diventare amici. Perché<br />
la sera non mangia al tavolo con noi, in cucina<br />
? ».<br />
Virginia si era seduta; aveva il petto oppresso. Non<br />
udiva la ragazza, bensí le parole di Faliero l'avevano<br />
colpita, «come una martellata», dove c'è il cuore.<br />
Ora era certa che nella stanza dirimpetto alla sua<br />
abitavano dei nemici, forse proprio uno di coloro che<br />
avevano ucciso suo marito. Teneva la testa bassa e le<br />
mani in grembo: vedeva attraverso una nebbia quelle<br />
cosce bruciate dal sole, con la peluria bionda, fitta.<br />
Poi si era accorta che la ragazza le porgeva un bicchiere<br />
d'acqua. Il giovane era uscito.<br />
«Ci dispiace di averle procurato un'emozione»,<br />
le disse Bruna. «Volevamo tutt'altro».
Virginia l'aveva guardata in viso. I suoi capelli erano<br />
castani, lunghi, retti da un nastro legato sotto la<br />
nuca, gli orecchi scoperti, gli occhi grandi, scuri,<br />
addolorati, e le braccia nude ed esili, il seno sciolto<br />
sotto la camicetta. Per un istante aveva provato il<br />
desiderio di abbandonarsi al pianto tra quelle braccia,<br />
quel viso, che le ispiravano consolazione. Ma immediatamente<br />
aveva ricordato che la ragazza era la moglie<br />
di colui che aveva detto di chiamarsi Faliero,<br />
«un partigiano». Di nuovo l'aveva assalita il terrore,<br />
l'ansia di difendersi da un pericolo. Si era alzata,<br />
rigida nella persona, incapace di parlare: andava con<br />
lo sguardo dalla ragazza alla porta ch'era rimasta<br />
socchiusa.<br />
La ragazza aveva posato il bicchiere: «Io vado,<br />
signora. Non la importuneremo piú. Si convincerà<br />
da sé che siamo brava gente», le disse.<br />
Cosí erano passati sei mesi, un'estate torrida, un<br />
autunno piovoso. L'inverno si annunziava gelido, con<br />
la prima neve. Ed era accaduto qualcosa di terribile<br />
e di dolce insieme che aveva sconvolto l'animo di<br />
Virginia recandole una gioia inattesa, sconosciuta finora,<br />
e che nello stesso <strong>tempo</strong> aveva trasformato il<br />
suo terrore in un'angoscia d'altra specie, piú profonda.<br />
Ossessiva.<br />
In apparenza ella conduceva la sua solita vita solitaria,<br />
chiusa nel suo cordoglio come nel suo abito<br />
di vedova. Tuttavia i rapporti con gli altri inquilini,<br />
pur limitandosi ancora, nei rari incontri, alle frasi<br />
di convenienza, si erano distesi; non v'era piú, nel<br />
suo atteggiamento e nel tono <strong>del</strong>la sua voce, quella<br />
superbia che mascherava il timore. Adesso la sua persistente<br />
laconicità, la sua stessa misantropia, avevano<br />
acquistato un che di umile, di patetico, da suggerire<br />
la melanconia piú che il disprezzo o il timore. Le<br />
sue attenzioni non erano piú riservate unicamente al<br />
pollaio ed ai mobili <strong>del</strong>la propria camera; lo stesso<br />
velo nero non le ricadeva piú dal cappello sulle spalle;<br />
un tenue rosso le ravvivava le labbra. Ma ancora i<br />
suoi occhi erano spesso gonfi di pianto, le sue visite<br />
al cimitero erano ancora lunghe e frequenti, la sua<br />
solitudine ugualmente irreducibile. Usciva dalla sua<br />
camera allorché la casa si era fatta deserta e Bruna,<br />
ch'era la prima a rientrare, sulla sera, già ve la trovava<br />
rinchiusa: la salutava passando per il corridoio<br />
e ne riceveva le notizie che riguardavano lei e Faliero,<br />
se ve ne erano: la posta, l'imbasciata di un
amico. Anche con Faliero si scambiavano il saluto,<br />
attraverso il corridoio. Avevano cominciato loro, ed<br />
a Virginia era sembrato dapprima pericoloso, poi<br />
soltanto scortese non ricambiarli. Coi giorni, coi mesi,<br />
la sua voce era diventata cordiale. Faliero si annunciava<br />
dal pianerottolo, col ronzio che faceva la moltiplica<br />
<strong>del</strong>la bicicletta. <strong>Un</strong>a volta, involontariamente,<br />
era stata Virginia a dargli per prima la buonasera.<br />
Faliero si era fermato nel corridoio, aveva detto:<br />
«Brava. Quando si deciderà ad onorarci? ».<br />
E lei, Virginia: «Prima o poi», gli aveva risposto.<br />
Questo era accaduto in settembre. E siccome spesso,<br />
al mattino, Faliero non faceva in <strong>tempo</strong> a recarsi<br />
in terrazza, era Virginia che segretamente innaffiava<br />
la cassetta ov'egli coltivava i pomodori. Ora, seppure<br />
non credesse ancora ch'essi le volessero bene, come<br />
dicevano, sapeva tutto anche di loro. Sapeva come<br />
Faliero e Bruna si erano incontrati, perché si erano<br />
incontrati; sapeva che i tedeschi avevano arrestato Faliero.<br />
l'avevano torturato e lui aveva subito le torture<br />
zitto, finché i suoi compagni partigiani erano riusciti<br />
ad organizzargli l'evasione; sapeva che Bruna, con<br />
quei suoi occhi e quelle braccia, aveva attraversato in<br />
lungo e largo la città, nascondendo gli esplosivi dentro<br />
la borsa <strong>del</strong>la spesa.<br />
Chiusa nella sua camera, i segreti <strong>del</strong>la casa venivano<br />
a lei. Della sua vicina di stanza, Lucia, Virginia<br />
sapeva che un uomo l'aveva messa incinta e poi le<br />
aveva confessato di essere già sposato: aveva continuato<br />
a mantenerli, lei e il bambino, fino a quando<br />
era scoppiata la guerra in Abissinia, e c'era morto.<br />
Ora il ragazzo aveva compiuto sedici anni, si chiamava<br />
Alessandro come il padre, Sandrino tuttavia,<br />
e Virginia lo aveva conosciuto. Era suo amico.<br />
II<br />
Virginia conobbe Sandrino il giorno in cui essa<br />
compiva trentatrè anni. I ricordi l'avevano sopraffatta<br />
tutta notte, e piú di ogni altro quello di un suo<br />
compleanno di bambina, di quando aveva nove o<br />
dieci anni: si era ammalata di difterite e sembrava<br />
dovesse morire. Il giorno <strong>del</strong> suo onomastico il padre<br />
era rientrato con un regalo: una bambola che le misero<br />
sotto le coperte e che l'indomani fecero sparire,<br />
siccome nel <strong>del</strong>irio la bambola le aveva fatto paura.<br />
Gliela restituirono durante la convalescenza, coricata
dentro una culla celeste, col baldacchino. La conservò<br />
sempre, da giovanetta e poi da sposa; aveva preso l'abitudine<br />
di farle un vestitino nuovo e di cambiarle<br />
pettinatura ogni stagione. Con gli anni la culla aveva<br />
perduto il baldacchino. Suo marito le diceva:<br />
«Quando avremo un figlio, ne sarai gelosa». Ora non<br />
l'aveva piú con sé. Di ritorno dall'aver sepolto Ezio,<br />
suo marito, trovò la casa saccheggiata. S'erano presi<br />
tutti gli oggetti di valore, ed anche la bambola. La<br />
culla era rovesciata in un angolo, azzoppata. Allora,<br />
durante la convalescenza, era stata ansiosa di far vedere<br />
la bambola alle sue amiche, soprattutto a Lisina,<br />
la figlia <strong>del</strong> fattore, ch'era la sua vera amica. Poi<br />
seppe che Lisina era morta per il «gruppe».<br />
Quel ricordo in specie l'aveva tormentata tutta notte.<br />
Era come se si sentisse di nuovo strangolare, ardere<br />
dalla febbre e prossima a morire, sola, chiusa<br />
nella sua camera, tra nemici che non le avrebbero<br />
dato un bicchiere d'acqua per aiutarla. <strong>Un</strong> bicchiere<br />
d'acqua, sí, e poi si sarebbero congedati. Le avrebbero<br />
detto: «Me ne vado, signora». Si era appena assopita<br />
che la destò il suono <strong>del</strong>la campana; attraverso<br />
la parete sentí che Lucia lasciava il letto. Quindi aveva<br />
udito Sandrino gridare contro la madre, con quella<br />
sua voce forte, di adolescente irritato e pieno di<br />
sonno: «Possibile che tu mi debba svegliare tutte le<br />
mattine per dirmi addio? Hai caricato la sveglia, dunque,<br />
come posso fare tardi al negozio?». Anche Bruna<br />
e Faliero se ne erano poi andati.<br />
Virginia stava pettinandosi alla specchiera; si scaldò<br />
il caffè sulla macchinetta a spirito, ravviò la camera.<br />
Passò un'ora e suonò la sveglia, al di là <strong>del</strong>la<br />
parete. Ella tese l'orecchio. Le piaceva sentire Sandrino<br />
muoversi e cantarellare. Ma non lo voleva conoscere.<br />
Le piaceva seguirlo segretamente. Adesso anche<br />
lui le dava timore, e se i suoi rumori e la sua voce<br />
non la facevano sussultare, tuttavia le procuravano<br />
turbamento. Dopo l'episodio di una settimana prima,<br />
origliare dietro la parete, sapendolo solo nell'altra<br />
stanza, le era gradito e insieme le repugnava.<br />
<strong>Un</strong>a settimana prima, era suonata la sveglia e Virginia<br />
si aspettava di sentirlo alzarsi. Invece c'era stato<br />
un lungo silenzio. Lei si era avvicinata alla parete.<br />
Dal silenzio, al suo orecchio in allarme era pervenuto<br />
il cigolio <strong>del</strong> letto, e poi, sempre piú intenso, il lamento<br />
di Sandrino, la sua gioia conclusa con <strong>del</strong>le<br />
grida strozzate. Lo udí lavarsi, frugare nei cassetti,
percorrere il corridoio. Allora, con un'ansia di cui<br />
non seppe mai rendersi conto, si era precipitata alla<br />
porta, aveva tolto la chiave e messo l'occhio alla serratura.<br />
Si aspettava di vederlo uscire assieme ad una<br />
donna, anche se era assurdo pensarlo. Aveva visto appena<br />
le sue gambe, gli stinchi fasciati dai calzettoni,<br />
e per un attimo la sua mano, la destra, una sigaretta<br />
accesa tra le dita. Era solo, e Virginia se ne intenerí;<br />
si scoperse a sorridere davanti alla specchiera.<br />
Ora, al mattino, era con una curiosità sempre piú<br />
morbosa e un sempre piú combattuto pudore ch'ella<br />
lo spiava attraverso la parete e quasi, ogni mattina,<br />
con un senso di <strong>del</strong>usione, siccome l'episodio non si<br />
ripeteva. E da una settimana ormai, allorché egli raggiungeva<br />
il corridoio, una forza irresistibile la spingeva<br />
al suo osservatorio, trattenendo il fiato, una mano<br />
sul petto, inginocchiata. Cosí quel mattino in cui<br />
compiva trentatré anni.<br />
Era suonata la sveglia e Virginia si era accostata<br />
al muro, il pettine tra i capelli. Trascorse mezz'ora<br />
senza un segno di vita al di là <strong>del</strong>la parete. Dubitò<br />
ch'egli se ne fosse andato, ma era impossibile che le<br />
fosse sfuggita la sua presenza nel corridoio. Piuttosto,<br />
questa volta il suo lamento era forse tanto segreto<br />
da fondersi col silenzio? La curiosità di Virginia si<br />
espandeva di respiro in respiro. Divenne un'agitazione<br />
che ella non sapeva piú dominare, come il battito<br />
<strong>del</strong> cuore. Aveva le guance avvampate, e tuttavia rabbrividiva.<br />
Il ragazzo poteva sentirsi male: solo e<br />
svenuto, incapace di chiedere aiuto. O soltanto non<br />
aveva udito la suoneria. Bisognava svegliarlo, evitargli<br />
di arrivare in ritardo al negozio, l'avrebbero licenziato;<br />
e i rimproveri <strong>del</strong>la madre, la punizione.<br />
Virginia sollevò una sedia e la lasciò ricadere vicino<br />
al muro. Attese, le mani strette e premute sul petto.<br />
Ripeté il gesto e il rumore. Inutilmente. Tolse di<br />
sotto il portafiori il piatto di metallo e lo gettò a<br />
terra: il fracasso le sembrò echeggiasse nella casa intera.<br />
Bussare al muro non voleva, Sandrino si sarebbe<br />
sentito in dovere di risponderle e interrogarla. Tuttavia,<br />
pochi minuti dopo già batteva con le nocche sui<br />
parati, lievemente, e poi piú forte, con lunghe pause<br />
che accrescevano il suo orgasmo. Si faceva una colpa<br />
<strong>del</strong> ritardo di Sandrino; ne soffriva come di una propria<br />
leggerezza le cui conseguenze avrebbero potuto<br />
essere irreparabili. Poi l'idea ch'egli fosse stato colpito<br />
da un malore le sembrò la sola possibile; l'angoscia
patita durante la notte tornò a dominarla. Ricordò<br />
che la difterite assale d'improvviso: ella si era svegliata<br />
con una gran febbre, una grande prostrazione,<br />
incapace di parlare. Non pensò piú a se stessa, alla<br />
propria condizione. Pensò che al di là <strong>del</strong>la parete<br />
c'era un ragazzo moribondo e abbandonato. Uscí nel<br />
corridoio, raggiunse la porta <strong>del</strong>la camera di Sandrino,<br />
e ad ogni passo le aumentava la certezza: non<br />
ebbe piú né titubanza né timore. Girò di colpo la<br />
maniglia, aperse. Egli stava appoggiato con le reni<br />
al davanzale <strong>del</strong>la finestra, e sorrideva. Disse:<br />
« Benvenuta ».<br />
Ella cadde riversa sulla soglia.<br />
In seguito ella si disse che riaprendo gli occhi era<br />
diventata un'altra donna. La vedova Virginia, accorsa<br />
per recare aiuto ad un ragazzo sofferente, avrebbe<br />
agito diversamente vedendosi burlata: si sarebbe, almeno,<br />
alzata furibonda dal letto in cui Sandrino l'aveva<br />
adagiata, e rinchiusa nella propria camera per<br />
dare sfogo alla disperazione.<br />
Gli sorrise, invece. Gli disse: «Ti sembrano scherzi<br />
da fare?».<br />
Egli le sedeva di fronte, sulla sponda <strong>del</strong> letto.<br />
Disse: «Vuol bere? Scelga: acqua o caffelatte. Non<br />
c'è di meglio a disposizione».<br />
Ella lo guardava; per prima cosa pensò che doveva<br />
essere forte se l'aveva sollevata da terra e stesa sopra<br />
il letto. Forte lo era anche all'apparenza. <strong>Un</strong> uomo,<br />
quasi, per la larghezza <strong>del</strong>le spalle e <strong>del</strong> torace. Il<br />
maglione che aveva indosso lo mo<strong>del</strong>lava. Ma la faccia<br />
era la sua, di ragazzo, con quel che di patito e di<br />
tenero proprio <strong>del</strong>l'adolescenza. L'ombreggiatura agli<br />
angoli <strong>del</strong>la bocca sottolineava la femminilità dei lineamenti,<br />
meravigliosamente armoniosi. Aveva la<br />
fronte alta, gli occhi grandi e celesti, il naso diritto,<br />
<strong>del</strong>icatissimo, dalle narici leggermente rilevate. Gli<br />
orecchi appena staccati e rosei; la bocca piccola, ancora<br />
di bambino, con le labbra <strong>del</strong> colore di sangue<br />
vivo. V’era nella sua espressione e la bocca e lo<br />
sguardo li determinavano candore e voracità insieme.<br />
<strong>Un</strong>'infantile, aggressiva dolcezza che lo rendeva<br />
amabile. Appariva un ragazzo furbo e bellissimo,<br />
precocemente cresciuto e sicuramente discolo; invogliava<br />
a tirargli i capelli infilando le dita in quel<br />
suo casco biondocastano, tutto ricci.<br />
Egli ripeté: «Di solito, dopo uno svenimento, bere<br />
è di rigore ».
«Sto già bene», ella disse. Si sollevò, mise i piedi<br />
a terra. Parlavano da amici, come vi fosse confidenza<br />
tra di loro. Ella non sapeva staccare lo sguardo dal<br />
suo viso e ogni volta lo sguardo di Sandrino, fisso su<br />
di lei, la costringeva a distrarre la propria attenzione.<br />
Ma non la turbava. La disponeva, semmai, al sorriso<br />
che da tanto <strong>tempo</strong> aveva dimenticato. Ella disse, e<br />
sembrò una riflessione:<br />
«Sono andata giú di scoppio».<br />
«Come una peracotta», egli commentò.<br />
I loro sguardi si incontrarono di nuovo, ma lei sola<br />
sorrise, ed arrossí.<br />
«Non fai tardi al negozio? », gli chiese.<br />
«Mi sono preso una vacanza, siccome avevo deciso<br />
di conoscere la misteriosa signora <strong>del</strong>la camera accanto<br />
».<br />
«L'hai fatto apposta? ».<br />
« Sí, l'ho fatto apposta. Lei esce quando in casa<br />
non c'è piú nessuno. La domenica si barrica in camera<br />
per tutta la giornata. Mi avrebbe aperto se avessi<br />
bussato alla sua porta? ».<br />
Ora che lo conosceva Virginia pensò che gli avrebbe<br />
aperto.<br />
«Forse no », gli rispose.<br />
«Allora mi sono detto: se non do segni di vita, lei<br />
penserà che sono uscito e la potrò vedere».<br />
Da mesi Virginia viveva in una cella. Anche le<br />
strade erano una cella, ovunque vi fosse vita e persone.<br />
I suoi rapporti con la gente si esaurivano in monosillabi,<br />
in frasi laconiche e recise, piú dolorose <strong>del</strong><br />
mutismo. Adesso, dopo mesi, era la prima volta che<br />
tornava a parlare ritrovando un barlume di serenità.<br />
Vi si affidava con una riservatezza sempre minore,<br />
come ansiosa di godere il piú possibile quell'attimo di<br />
consolazione che le sarebbe dovuto servire a lungo,<br />
nella sua solitudine.<br />
Disse: «Ed ora che mi hai veduta?».<br />
«Penso di averle fatto piacere», egli rispose. E di<br />
seguito, col tono acerbo e deciso che ella già gli conosceva,<br />
aggiunse: «Quindi penso di invitarla ad<br />
una passeggiata».<br />
Questo riuscí a turbarla. Invece di rispondergli,<br />
Virginia abbassò il capo e si guardò le mani. Diceva<br />
a se stessa che entrare in amicizia con Sandrino avrebbe<br />
significato frequentare sua madre, partecipare poco<br />
o molto alla loro vita, incontrare Bruna e Faliero,<br />
mettersi nelle mani dei nemici. Sandrino, nella sua
innocenza, le tendeva un agguato. Decise di rifiutarsi.<br />
Ma egli sembrò entrare nei suoi pensieri:<br />
«All'insaputa di mia madre e di tutti, voglio dire.<br />
Mia madre è buona e cara ma appiccicosa, finirebbe<br />
col costringerla a fare mensa comune. E il resto <strong>del</strong>la<br />
casa è gente di cui non ci si può fidare. Non capiscono<br />
nulla <strong>del</strong>la sua disgrazia. Non sono forse i tipi<br />
come loro che l'hanno resa infelice?».<br />
La sua faccia era dolce, amica, casta come il colore<br />
degli occhi. Virginia gli prese una mano, gli disse:<br />
«Tu sei un bravo ragazzo. Fai un'opera buona ad<br />
offrirmi un po' di conforto ».<br />
«Faccio soltanto il mio dovere», egli le rispose,<br />
e come per cancellare ciò che aveva detto: « E perché<br />
anche a me fa piacere», aggiunse.<br />
Si alzò, conservando stretta nella sua la mano di<br />
Virginia. «Cominci intanto col non piangere », le<br />
disse. E poi: «Sentiamo, dove aveva intenzione di<br />
recarsi, stamattina?».<br />
«Al cimitero».<br />
«L'accompagno. Ora vada a vestirsi. Io l'aspetterò<br />
alla fermata <strong>del</strong> tram».<br />
Ecco, adesso era sola in camera sua come le altre<br />
mattine, compiva trentatré anni e attorno a lei non<br />
c’era nulla di cambiato. Eppure dentro di lei era avvenuto<br />
qualcosa che stava per renderla diversa: aveva<br />
un amico di cui potersi fidare, un ragazzo che era<br />
ragazzo ed era saggio e forte piú di lei. La sua mente,<br />
scossa dalle diverse emozioni rapidamente subite,<br />
si rifiutava di pensare. O meglio, ella non voleva pensare<br />
per non annullare con la riflessione la tenue luce<br />
ch'era apparsa all'orizzonte <strong>del</strong>la sua desolazione. Per<br />
scongiurare ogni possibile perplessità le bastava dirsi<br />
che «si trattava di un ragazzo». Tuttavia quando<br />
vestendosi si accorse che poco prima, per aiutarla a<br />
riaversi, il ragazzo doveva averle slacciato il reggipetto,<br />
lo smarrimento che ne provò fu piú forte <strong>del</strong>l'idea<br />
di aver turbato la verginità di Sandrino.<br />
III<br />
Era autunno, giornate grigie e ventose, il cielo<br />
basso sulle case le cui facciate, coi manifesti e le<br />
scritte, riproponevano ai passanti l'animosità e l'entusiasmo<br />
che erano stati loro propri nelle settimane<br />
e nei mesi successivi alla Liberazione. V’era ormai negli<br />
animi, sopraffatti da piú immediate preoccupa-
zioni o da nuovi egoismi, quasi un'assuefazione, una<br />
febbrilità tutta interiore, temperata dall'amarezza.<br />
Con l'odio che lentamente si andava assopendo, anche<br />
la speranza assumeva piú limitati contorni. Ora<br />
Virginia avvertiva che per le strade le sue gramaglie<br />
non destavano piú negli sconosciuti quella pur superficiale<br />
pietà dei primi tempi, l'umana attenzione<br />
che le era costata un continuo terrore. Piú nessuna<br />
donna ormai, o soltanto per un personale conforto,<br />
le chiedeva la ragione <strong>del</strong> suo lutto avvicinandola in<br />
tram, da un fioraio, dal panettiere, e piú nessun uomo,<br />
reso ardito dal suo aspetto piacente, cercava di scoprire<br />
se per caso suo marito gli fosse stato amico<br />
o compagno in Africa, in una brigata partigiana, in<br />
un campo di concentramento. Anche il mondo le<br />
sembrava meno ostile. Del resto, adesso ella usciva<br />
raramente sola, appena per acquistare il necessario<br />
nel negozi vicini. La sua recente amicizia con Sandrino<br />
aveva conferito alla sua giornata una fisionomia<br />
piú attiva, ed al suo spirito una nuova, consolante,<br />
materna freschezza.<br />
Quel 18 ottobre dei suo trentatreesimo compleanno,<br />
Sandrino l'aveva accompagnata al cimitero e<br />
poi erano tornati a piedi in città indugiando davanti<br />
al Luna Park incontrato lungo il cammino.<br />
Egli era un ragazzo: dimenticandosi dei suoi occhi<br />
ancora rossi di pianto, e <strong>del</strong>le parole da adulto che<br />
egli stesso le aveva rivolto per consolarla, sorreggendole<br />
il braccio nei viali <strong>del</strong> camposanto, l'aveva<br />
poi invitata, insistente, imperioso, alla pista <strong>del</strong>le automobiline.<br />
Ella aveva saputo trattenersi proprio<br />
quando, presa dalla sua allegria, stava per salire<br />
i tre gradini <strong>del</strong> baraccone. Era stato il gesto spontaneo<br />
di raccogliersi il velo sulla fronte a ricordarle<br />
la propria condizione. Aveva a sua volta incitato<br />
Sandrino al tirassegno. Egli imbracciava il fucile con<br />
la dimestichezza <strong>del</strong> soldato. Aveva fatto centro al<br />
primo colpo, era scattato il lampo di magnesio ed<br />
ora ella conservava la fotografia <strong>del</strong> giorno in cui si<br />
erano conosciuti. La teneva in un cassetto <strong>del</strong> comò,<br />
tra un capo e l'altro <strong>del</strong>la biancheria. Nella fotografia<br />
essa gli stava alle spalle, lo sovrastava di tutta la testa:<br />
aveva gli occhi ridenti, sotto il velo. Questo se lo tolse<br />
definitivamente una settimana dopo, allorché Sandrino<br />
le disse:<br />
«Il velo la immiserisce. Deve tenersi su, invece,<br />
farsi bella com'è. La gente non deve avere l'impres-
sione che lei non si dà pace. È questo che vogliono.<br />
Piú si accorgono che lei soffre, piú gli fa piacere».<br />
Poi disse, già come un bambino che sa di ottenere<br />
coi gesti: «E <strong>del</strong> resto, parliamoci chiaro, col velo<br />
mi è antipatica».<br />
« Me lo tolgo perché è finito il <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> lutto<br />
stretto», ella disse.<br />
L'indomani riprese il bastoncino <strong>del</strong> rossetto: se<br />
ne dette un'ombra, «un'ombra appena», sulle labbra,<br />
perché Sandrino la vedesse bella e stesse volentieri<br />
con lei. Si propose di essere un po' allegra e<br />
spigliata, di non parlargli piú <strong>del</strong>la propria solitudine<br />
e <strong>del</strong> proprio dolore. Che attrattiva può avere,<br />
per un ragazzo in specie, una vedova che non fa<br />
altro che piangere sulla propria sventura? Soddisfatta<br />
la curiosità di conoscerla, scoperto che sotto il<br />
mistero <strong>del</strong> suo sfuggire la gente, non c'erano che<br />
lacrime e squallore, Sandrino si sarebbe presto allontanato<br />
da lei. Aveva forse qualcosa in comune la<br />
vita di Sandrino con la sua?<br />
Per rispondere alla domanda le bastò capovolgerla<br />
e quindi decidersi al rossetto, a rifarsi le unghie, a<br />
pettinarsi con una cura maggiore, a umettarsi di<br />
profumo il petto e le orecchie. Era la sua propria<br />
vita ad avere qualcosa in comune con quella di Sandrino.<br />
La compagnia di Sandrino abbisognava al<br />
suo spirito. Di ciò ella ricercava la ragione percorrendo<br />
a ritroso il proprio passato.<br />
L'educazione ricevuta aveva compresso il suo istinto<br />
fin quasi ad annullarlo, e costretto alla supinità<br />
ogni sua volitiva intuizione. Ella era cresciuta mo<strong>del</strong>landosi<br />
sul carattere <strong>del</strong>la madre come lo era stata<br />
dal suo grembo, e soggiacendo al dominio, alla scontrosa<br />
affettuosità paterna fino ai ventitue anni. Per<br />
i dieci anni successivi, la volontà <strong>del</strong> marito era stata<br />
la sua stessa volontà. Praticamente ella era passata<br />
dal padre al marito conservando per entrambi la<br />
stessa intensità e le medesime sfumature sentimentali.<br />
Di questo incesto, tradizionale e legittimo, ella<br />
subí il peso allorché le circostanze la resero sola al<br />
mondo, padrona ma anche responsabile di se stessa.<br />
Ella si trovò per di piú a dovere imparare a vivere<br />
in un mondo che la respingeva ai propri margini e<br />
che stava profanando quella società di cui fino ad<br />
allora ella aveva innocentemente goduto l'assistenza<br />
e il tepore. Al momento di giudicare la realtà coi<br />
propri occhi prima di affrontarla, questa realtà le
apparve completamente sconosciuta. <strong>Un</strong> mondo avverso,<br />
impenetrabile, nel quale l'unica certezza che<br />
le si offriva era l'ostilità. E il dolore. Lo choc fu<br />
tale da far arretrare la sua mente in un limbo infantile.<br />
Fu tuttavia un modo di ritrovare, inavvertitamente,<br />
i primi moti <strong>del</strong>l'istinto, il senso <strong>del</strong> proprio<br />
corpo, <strong>del</strong>la propria libertà.<br />
Subito dopo averlo conosciuto, ella aveva capito<br />
che Sandrino era ormai la sua vita stessa. Egli era<br />
l'unica persona con la quale potesse scambiare <strong>del</strong>le<br />
parole senza sentirla nemica, interessata o soltanto<br />
curiosa, pronta a trasformare in pettegolezzo le sue<br />
confidenze. Ella era sola al mondo, senza parenti né<br />
amici (suo marito non le aveva permesso mai di diventare<br />
amica di qualcuno, nemmeno <strong>del</strong>le mogli<br />
dei suoi amici) e il proprio orgoglio, il timore, l'incertezza<br />
sulla sorte altrui, la facevano rifuggire dal<br />
visitare le antiche conoscenze e dal recare in case<br />
che la conobbero signora e contenta, la propria pena<br />
e desolazione. Il suo bisogno di pietà era cosí intenso,<br />
struggente, che la induceva a diffidare di coloro<br />
che sembravano disposti a confortarla, e tanto piú<br />
ne diffidava quanto piú il compianto e la partecipazione<br />
che riceveva si sforzavano di apparire spontanei:<br />
ella li avvertiva troppo immediati per essere<br />
sinceri, troppo lamentosi per non celare l'ipocrisia.<br />
Invece di consolarla la irritavano, le accrescevano<br />
l'angoscia.<br />
Anche le monotone esortazioni alla rassegnazione<br />
e al perdono impartitele dal suo confessore avevano<br />
finito per suonarle come parole di circostanza, prive<br />
di carità. Ella aveva già esplicitamente accettato il<br />
proprio destino, e la sua conoscenza dei fatti, come<br />
la sua capacità di reazione, erano troppo imprecise<br />
perché essa potesse concretamente maledire e odiare.<br />
La Fede, alla quale si era sempre mantenuta osservante,<br />
e nella quale aveva trovato rifugio in ogni<br />
occasione meno lieta <strong>del</strong>la sua vita, adesso non la riscaldava<br />
abbastanza da fondere il ghiaccio rappreso<br />
attorno al suo cuore. Non c'era grazia nelle sue preghiere.<br />
I suoi colloqui con Dio erano dei lunghi monologhi<br />
in cui Virginia compiangeva se stessa: un<br />
disperato, cavilloso riepilogo di fatti dei quali non<br />
attingeva mai la ragione. Dio era il suo invisibile,<br />
paziente spettatore. Per la prima volta, dopo tanti<br />
anni, ch'ella avrebbe dovuto riscontrare con assoluta<br />
devozione la sua anima di donna sul suo catechismo
di bambina, ella mancava alla prova. La sventura,<br />
anziché irrobustire la sua fede, la fletteva. Non era<br />
ancora il dubbio, bensí, ancora, la coscienza <strong>del</strong>la<br />
propria pochezza. Dio restava nel suo cielo: giusto,<br />
dolce e terribile com'era dipinto nel soffitto <strong>del</strong>la<br />
chiesa. E <strong>del</strong>la morte, Virginia (che conservava perpetuamente<br />
davanti agli occhi la visione dei corpi di<br />
suo padre e di sua madre scempiati sotto le macerie,<br />
di suo marito col cranio scoperchiato dalla mitraglia)<br />
aveva una disumana paura. La solitaria e<br />
sprovveduta Virginia andava formandosi a poco a<br />
poco l'immagine di un Signore ascoltatore passivo<br />
<strong>del</strong>le nostre confidenze terrene. Né era ancora un<br />
rifiuto. Se Egli assegna a ciascuno di noi il proprio<br />
Calvario e vuole che si beva il calice fino in fondo,<br />
ella pensava, ecco che noi restiamo soli in attesa <strong>del</strong><br />
la morte. Arrivare alla morte, attraverso la solitudine<br />
e le pene, era la sua idea ossessiva.<br />
Finora ella si era sentita vivere soggiacendo ad<br />
una presenza fisica (i genitori prima, il marito poi):<br />
esistere significava per lei dipendere da una realtà<br />
che ti possiede, da qualcuno che ti istruisce e ti guida,<br />
che ti richiede e ti dona, e venendo a mancare il<br />
quale l'ostilità <strong>del</strong> mondo ti consegna alla solitudine:<br />
la lenta agonia che prelude la morte. Sandrino<br />
aveva voluto dire il ritrovamento di quella realtà,<br />
la confusa ma indubitabile speranza di sopravvivere,<br />
cosí come durante il loro primo colloquio le era<br />
sembrato di tornare a parlare, a sorridere dopo mesi<br />
di silenzio, di angosciosa impassibilità. Il pensiero<br />
di annoiarlo, di perdere se non il suo affetto, la sua<br />
amicizia (e non averlo piú vicino a sé le poche ore<br />
<strong>del</strong>la giornata che egli le dedicava) la riempiva di<br />
sgomento. Egli era un ragazzo, ed appunto perché<br />
tale l'aveva attratta. Nella sua semplicità e schiettezza,<br />
anche se non nella sua innocenza, ella ritrovava<br />
quella consolazione e quel calore dei quali la società<br />
le aveva fatto dubitare e che la Fede non aveva saputo<br />
offrirle. Egli non era piú innocente, il suo<br />
corpo stesso lo diceva, e quel suo lamento ch'essa<br />
aveva sorpreso al di là <strong>del</strong>la parete, prima ancora di<br />
conoscerlo, ne era una conferma. Ma aveva pur sempre<br />
sedici anni o poco piú, era un ragazzo, ed i suoi<br />
pensieri, i suoi desideri, che adesso le confidava, le<br />
espressioni ch'egli usava per distrarla dal suo dolore<br />
erano autentici, sinceri, palpitavano <strong>del</strong>la loro stessa<br />
convinzione. Erano, a volte, anche brutali, recisi:
erano ordini dettati con la tracotanza che hanno i<br />
ragazzi persuasi <strong>del</strong>le proprie idee. Ella subiva le<br />
sue violenze con gioia, lo compiaceva e assecondava<br />
al di là <strong>del</strong>le sue intenzioni. Egli era un ragazzo,<br />
era sincero, si stava affezionando a lei, non l'avvolgeva<br />
in una coltre di rimpianto ma la sollecitava a<br />
riprendere confidenza con la vita, ad affrontare il<br />
mondo ad armi pari, ad essere bella ed a sorridere.<br />
La invitava ad essere ragazzo assieme a lui, a montare<br />
sulle automobiline di ritorno dal cimitero.<br />
Simulando il proprio proposito con dei richiami<br />
materni, Virginia si era data presto una risposta:<br />
fare in modo che Sandrino scoprisse ogni giorno di<br />
piú qualcosa di comune tra la propria vita e la sua.<br />
« In comune», egli aveva detto ridendo, « abbiamo<br />
le iniziali: Alessandro Vergesi e Virginia Aloisi.<br />
Basta rovesciarle ».<br />
Ma c'era anche qualcosa d'altro che le aveva avvicinato<br />
Sandrino ed ora la rafforzava nella sua persuasione.<br />
<strong>Un</strong> episodio <strong>del</strong>la sua vita che Sandrino le<br />
confidò fino dal primo giorno, tra il cimitero e il<br />
tirassegno, Egli le aveva rivelato di partecipare <strong>del</strong>le<br />
idee «per le quali è caduto suo marito».<br />
«Sono stato fascista anch'io», le aveva detto. «Sono<br />
un nero, ho vestito la divisa fino alla vigilia <strong>del</strong>l'arrivo<br />
degli Alleati». Quindi aveva aggiunto:<br />
«Tornerà la nostra ora. Vendicheremo suo marito e<br />
i trecentomila caduti come lui, fino all'ultimo. Ne<br />
fucileremo dieci per ciascuno dei nostri».<br />
Parlava come se conversasse, sereno in viso, camminando<br />
all'unisono col passo di lei. Soltanto gli<br />
occhi, immobili, gli brillavano. Era un ragazzo ed<br />
ella credette che stesse inventando per consolarla, caro<br />
ed infantile qual era. Tuttavia le sue parole la<br />
turbarono.<br />
«Non parlare di queste cose. Ti sono grata perché<br />
tu credi mi piaccia ascoltarle. Al contrario, mi<br />
spaventano. Io non so nulla e non voglio sapere<br />
nulla. Di una cosa sola sono certa: che mio marito<br />
era buono e l'hanno ucciso. Sarà il Signore che punirà<br />
i suoi assassini ».<br />
« Lei è donna », egli disse.<br />
La serietà <strong>del</strong>la sua espressione le aveva strappato<br />
un mesto sorriso.<br />
E d'improvviso, con un tono piú grande di lui,<br />
ch'ella non seppe se la facesse nuovamente sorridere<br />
o tremare:
«Non gliene parlerò piú finché non sarà venuto<br />
il momento. È una regola, <strong>del</strong> resto. Le donne che<br />
hanno paura degli spari e <strong>del</strong> sangue, e che sono<br />
disposte a perdonare come è disposta lei, meno sanno,<br />
meglio è... Faceva bene a tacerle, suo marito».<br />
Poi aggiunse: «Seguirò il suo esempio ».<br />
Allora ella gli aveva apertamente e dolcemente<br />
sorriso.<br />
IV<br />
Adesso, dopo averlo salutato al mattino, ella lo attendeva<br />
poco distante dal negozio, quando Sandrino<br />
usciva per il pranzo, e la sera. Siccome la madre<br />
era occupata coi suoi servizi, a mezzogiorno Sandrino<br />
desinava come un operaio. Assieme al pane<br />
preferiva la polenta fritta che acquistava alla rosticceria.<br />
Raramente prendeva una minestra alla Mensa<br />
Popolare; il piú dei giorni era polenta fritta, sopressata,<br />
fichi neri, in mezzo al pane. Mangiava camminando,<br />
facendo due o tre palleggi con la carta ch'era<br />
servita ad avvolgere il cibo, prima di gettarla. Aveva<br />
due ore di libertà, dalla una alle tre. Andavano a<br />
passeggiare sul lungofiume, sedevano sulla panchina<br />
di un giardino. Lui accendeva una sigaretta. Di tanto<br />
in tanto, mentre parlavano, egli raccoglieva <strong>del</strong>la<br />
ghiaia e coi sassi piú grossi tentava di colpire i piccioni<br />
che beccavano vicino. <strong>Un</strong>o dei primi giorni<br />
dove avere spezzato un'ala ad una <strong>del</strong>le bestiole che<br />
pigolò appena e con l'ala distesa andò a nascondersi<br />
in una siepe: parve cercarvi rifugio per la propria<br />
agonia. Era un piccione bianco e grigio, si trascinava<br />
penosamente: il vento era lieve e tuttavia sembrava<br />
abbatterlo ad ogni istante. Finché scomparve<br />
dentro la siepe.<br />
Virginia ne fu turbata. Gli batté una mano sulla<br />
mano perché Sandrino gettasse gli altri sassi.<br />
«Vergogna», gli disse.<br />
Egli sorrideva, lasciò cadere la ghiaia, disse: «Ha<br />
visto? non ha nemmeno tentato di volare».<br />
Ella si alzò col proposito di soccorrere il piccione,<br />
ma Sandrino la trattenne. La prese al polso: «Può<br />
uscire una guardia da qualche parte», le disse.<br />
Abbandonò la stretta quando Virginia fu nuovamente<br />
seduta.<br />
«Non devi fare queste cose. Sei un ragazzaccio».<br />
«Bisogna pigliarmi come sono».
Oppure andavano ad un caffè. Era lei ad offrire.<br />
Le faceva pena ch'egli non prendesse niente di caldo,<br />
a mezzogiorno. La prima volta ordinarono due<br />
caffè e siccome il cameriere portò il piatto <strong>del</strong>le paste,<br />
egli ne addentò una, e una seconda, sempre che<br />
lei gli tenesse compagnia. <strong>Un</strong>a settimana dopo quel<br />
caffè era diventato una tappa consueta, prima di salutarsi;<br />
anche senza che si sedessero, egli mangiava<br />
le sue paste.<br />
«Quante ne mangeresti?», ella gli chiese. «Scommetto<br />
che ne mangeresti sei addirittura? ».<br />
«Dica pure dodici», egli rispose.<br />
« Scommettiamo ? ».<br />
Le mangiò, ed ella temeva si fosse preso un'indigestione;<br />
poi pensò che ogni giorno il ragazzo soffriva<br />
la fame. Cominciò col portargli una fetta di<br />
carne avvolta nella carta oleata. Egli accettò con naturalezza,<br />
disse che non c'era sale abbastanza.<br />
«Ora indovina cosa ho dentro la borsa».<br />
«<strong>Un</strong> caco, forse due».<br />
«Come lo sai?».<br />
«Ieri le dissi che mi piacevano».<br />
Quel giorno era cominciato a piovere e dal giardino<br />
si erano rifugiati nella sala d'aspetto <strong>del</strong> tranvai,<br />
ad un capolinea, distante pochi passi. Era appena<br />
piú grande di un casotto, nel mezzo <strong>del</strong>la strada,<br />
col suo marciapiede giro giro che spartiva i binari<br />
e il traffico sui due lati. V'erano <strong>del</strong>le panche infisse<br />
al muro, trovarono posto ed egli vi finí il suo pranzo,<br />
tra la gente che aspettava il tram, o che spiovesse,<br />
o che parlava ad alta voce. Addentando il<br />
frutto, egli commentò:<br />
«Mi sta viziando».<br />
«Sono sciocchezze, a paragone <strong>del</strong> conforto che<br />
tu mi dai», ella disse.<br />
Il suo conforto era tutto lí, ed era immenso: stargli<br />
vicina e vederlo mangiare, ascoltarlo raccontare<br />
ciò che gli capitava nel negozio, nel corso <strong>del</strong>la giornata,<br />
e dei film che aveva visto, <strong>del</strong>le sue speranze<br />
per l'avvenire. Appena gli fosse stato possibile, egli<br />
diceva, sarebbe scappato in Cina: era l'unico posto<br />
dove si combattesse ancora e dove i comunisti le stavano<br />
prendendo.<br />
«Ciang Kaishek è grande quasi quanto Mussolini<br />
».<br />
Ella si guardava attorno, gli implorava di tacere.<br />
Pensava ancora ch'egli le dicesse quelle cose, ragazzo
qual era, credendo di farle piacere. Invece no, ne<br />
soffriva. Ma lo ascoltava, e gli dava ragione quando<br />
le diceva di non concedere la piú piccola confidenza<br />
agli altri inquilini. Faliero e Bruna erano dei sovversivi.<br />
«Io mi fingo loro amico per via <strong>del</strong> mio passato»,<br />
diceva. «Ma appena... », e non terminava la<br />
frase.<br />
Di sua madre ripeteva: «È meglio che lei la<br />
tenga distante. <strong>Un</strong>a santa donna, ma con la lingua<br />
lenta come una bambina, lei pure, sebbene senza<br />
malignità... Ha avuto una vita difficile, sola, con<br />
me piccino, ed ora è piena di palpitazioni, di timori...<br />
Dovetti tenerle nascosto di essermi arruolato nei maro,<br />
per non darle il crepacuore... Crede ancora che durante<br />
la Repubblica sia rimasto al sicuro, in campagna,<br />
da degli amici... Costoro erano camerati e ressero<br />
la parte».<br />
Diceva che sua madre era una bambina con la stessa<br />
sicurezza e con lo stesso affetto di un figlio già adulto<br />
che sa, per averli, cosa siano i bambini. Virginia<br />
sorrideva, guardandolo: pensava, malgrado tutto, che<br />
il bambino era ancora lui.<br />
<strong>Un</strong> bambino che fumava, tuttavia, con l'intensità<br />
e il gusto che provava un uomo e che conferiva alla<br />
sua persona, mentre aspirava la sigaretta, un'aria smaliziata.<br />
Certi momenti, fissandola, egli la turbava. O<br />
la prendeva a braccetto. Ella gli si affidava, involontariamente<br />
e spontaneamente insieme, ma presto se<br />
ne staccava «per via <strong>del</strong>la gente ». Poiché se da solo<br />
a sola egli era per lei ancora un ragazzo, appena:<br />
ella avvertiva lo sguardo di un estraneo, si sentiva<br />
a disagio, come se nel proprio atteggiamento vi fosse<br />
qualcosa di colposo.<br />
Era cosí anche al caffè. Avevano preso a sedersi a<br />
un tavolo d'angolo. Virginia vi era stata indotta<br />
dal suo timore <strong>del</strong>la gente, ma adesso che sedersi a<br />
quel tavolo era diventata una consuetudine <strong>del</strong> mattino<br />
e <strong>del</strong>la sera, lo sguardo <strong>del</strong> cameriere le sembrava<br />
ironico, come le occhiate distratte dei soliti<br />
giocatori di scacchi. Perfino nel saluto <strong>del</strong>la cassiera<br />
e <strong>del</strong> barista scopriva una intenzione. Sandrino era<br />
un ragazzo, non si accorgeva di tutto questo. Il cappuccino<br />
gli piaceva che fosse dolce, e le paste che<br />
avessero la crema dentro.<br />
<strong>Un</strong> giorno era rimasto senza sigarette.<br />
«Se non ci fumo dietro, mi sembra di non avere
assaporato niente», disse.<br />
Chiamò il cameriere e gli chiese un pacchetto di<br />
Morris; prese la borsa dal grembo di Virginia, furtivamente,<br />
per pagarlo. Il suo gesto fu cosí semplice,<br />
rapido e spontaneo ch'ella non se ne stupí. Si rallegrò,<br />
anzi, ch'egli avesse abbandonato l'infantile riserbo<br />
dei primi giorni, e la prevenisse nel soddisfare<br />
i propri desideri. Non era certamente alla madre<br />
ch'egli poteva ricorrere per i soldi <strong>del</strong>le sigarette.<br />
Si salutavano lontano da casa. Egli la precedeva,<br />
Virginia faceva un lungo giro prima di rientrare. Si<br />
indugiava davanti ai cinematografi, guardava le fotografie<br />
dei film che Sandrino le aveva raccontato:<br />
udiva ancora la sua voce. Entrava in una chiesa e si<br />
raccoglieva nella preghiera, candidamente: era il<br />
<strong>tempo</strong> in cui ringraziava il Signore di averle fatto<br />
incontrare quell'anima innocente.<br />
La loro amicizia si evolveva di giorno in giorno.<br />
Quando suonava la sveglia di Sandrino, Virginia<br />
aveva già riscaldato il caffelatte che la madre gli lasciava<br />
attorno al fuoco. Lo versava nella tazza e bussava<br />
alla sua porta. Trovava Sandrino ancora a letto,<br />
o che si stava lavando. In questi casi egli le offriva il<br />
mignolo per salutarla; tuffava la testa intera dentro<br />
la catinella, «come un animaluccio ». Ella andava<br />
nella propria camera ad affettare il pane e spalmarlo<br />
di marmellata.<br />
Poi gli sedeva di fronte e godeva di vederlo mangiare;<br />
sorbiva il caffè assieme a lui.<br />
«Sei il mio figlioccio», gli disse una mattina.<br />
Egli rispose: « Non mi piace».<br />
« Potresti essere mio figlio veramente».<br />
«È una bugia, e lei lo sa», egli disse. «Lo sa<br />
tanto bene che sta facendo il viso rosso».<br />
Virginia si era alzata per darsi un contegno; riuniva<br />
le due tazze nel piatto.<br />
Egli disse: « Stia attenta di non portarsi via anche<br />
la mia, e di non lasciar qui la sua. Come ce la caveremmo<br />
con mia madre?».<br />
Quel mattino egli era stato impertinente. Glielo<br />
rimproverò qualche ora dopo, al giardino. Fu il suo<br />
primo ed ultimo tentativo di ristabilire una distanza<br />
ormai perduta, che essa stessa aveva fatto di tutto<br />
per accorciare. Gli disse:<br />
«Hai ripensato a quello che mi hai detto stamani?<br />
Mi hai mancato di rispetto».<br />
«Non me ne sono accorto», egli rispose. Quindi
le disse: «Si è mai confrontata allo specchio con<br />
mia madre? ».<br />
«Ora manchi di rispetto anche a tua madre».<br />
Egli era un ragazzo, ed essa doveva riprenderlo, se<br />
sbagliava.<br />
«Cosa c'è di diverso, tra me e lei? », gli chiese.<br />
«Tua madre avrà appena qualche anno piú di me.<br />
<strong>Un</strong> ragazzo deve amare i propri genitori, tu in specie,<br />
che sei orfano di padre, dovresti venerare la tua<br />
mamma».<br />
Egli si alzò, aspirando la sigaretta.<br />
«Ora è proprio mia madre», esclamò.<br />
Si portò una mano alla tempia, nel saluto militare,<br />
e la lasciò. Camminava svelto e Virginia dovette<br />
correre per raggiungerlo. Aveva il cuore in gola, non<br />
ragionava piú, capiva soltanto di averlo offeso.<br />
« Ti chiedo scusa », gli disse. « Andiamo al caffè? ».<br />
«Certo», egli disse. «Mi sono alzato perché il<br />
vento mi metteva freddo, senza giacca come sono».<br />
Nel caffè, ella cercava dei pretesti per farlo parlare<br />
e persuadersi che non le serbava rancore. Gli chiese:<br />
«Perché non ti sei messo la giacca? È già autunno.<br />
Vuoi fare lo sportivo?».<br />
«Non l'ho messa perché non l'ho. Ne ho due,<br />
per la verità, ma sono vecchie e non mi piacciono<br />
piú. Eppoi, faccio ridere se me le infilo: mi arrivano<br />
sopra le reni».<br />
Rimasero in silenzio; lui giocherellava col cucchiaino;<br />
lei sembrava meditare, poi disse:<br />
«Ti offenderesti se ci pensassi io? Potrei comperare<br />
un vestito da uomo e offrirlo a tua madre dicendo<br />
che apparteneva a mio marito». Si era fatta<br />
triste, aggiunse: «Ezio aveva dei bei vestiti, ma mi<br />
portarono via tutto, fino all'ultimo capo».<br />
Egli scuoteva la sigaretta nel bicchiere, parve non<br />
udire il suo commento. Disse: «Non si potrebbe,<br />
invece, farmelo fare senz'altro su misura? ».<br />
«E tua madre?».<br />
«Le direi che me lo ha regalato il padrone <strong>del</strong><br />
negozio ».<br />
«Ci crederebbe? ».<br />
«Mia madre crede sempre a quello che le dico.<br />
Non le racconto mai <strong>del</strong>le bugie».<br />
Virginia era già presa d'entusiasmo, disse: «Benissimo,<br />
allora». Non riflette che se anche Sandrino<br />
non aveva mai mentito a sua madre, quella sarebbe<br />
stata la prima bugia che le diceva.
Egli era intento a schiacciare la cicca nel rimasuglio<br />
<strong>del</strong> caffè; la pigiava e sventrava col cucchiaino<br />
vi teneva fisso lo sguardo. Ella lo vedeva di profilo:<br />
vedeva il suo orecchio col lobo appena staccato, roseo,<br />
trasparente quasi, e i riccioli castano chiari gli<br />
scendevano per il collo e scomparivano sotto il bavero<br />
<strong>del</strong> maglione. Ne era intenerita, contenta di saperlo<br />
di nuovo suo amico, di essere lei a potergli fare un<br />
vestito e tenerlo caldo, ora che l'inverno si avvicinava,<br />
il suo ragazzo.<br />
« E il cappotto ce l'hai ? », gli chiese.<br />
« <strong>Un</strong>a gabardine».<br />
«Si potrebbe fare anche il cappotto», ella aggiunse.<br />
Egli mescolava l'intruglio di caffè, cenere e tabacco;<br />
aveva un'espressione corrucciata. Disse:<br />
«Ho esagerato. Non voglio. Lei mica deve navigare<br />
nell'oro».<br />
«Ecco che sei il solito bambino. Se mi sono offerta,<br />
significa che posso. Non ti preoccupare».<br />
«Invece, sí. Anche se lei ha qualche risparmio,<br />
non le durerà eterno. Lei deve pensare all'avvenire,<br />
nessuno le darà mai una mano. Né io sono in grado<br />
di prometterle la restituzione».<br />
Virginia era commossa.<br />
«Ora mi fai piangere, sei contento? », gli disse.<br />
Lui insisté: «Non ho il diritto di conoscere i suoi<br />
interessi, ma non posso accettare un regalo cosí grosso,<br />
di un vestito e di un cappotto, se prima lei non<br />
mi accenna, almeno sommariamente, come stanno<br />
le cose».<br />
Ella disse: «Ho un deposito in banca, a mio nome.<br />
L'eredità che mi lasciarono i miei genitori».<br />
«Quanto?».<br />
«Trecentocinquantamila lire. Sei persuaso?».<br />
«Le finirà presto, con ciò che costa la vita. No,<br />
non voglio».<br />
« Ho anche i denari che erano di mio marito.<br />
Quelli sono molto di piú, ma sono bloccati. Ma<br />
prima o poi, se non tutti una parte, dicono che me<br />
li dovranno restituire».<br />
«Quanto? », egli ripete.<br />
«Molto piú dei miei».<br />
«Allora, saresti milionaria», egli esclamò.<br />
Fu da quel momento che Sandrino le dette <strong>del</strong> tu,<br />
ed anche questo era accaduto spontaneamente, come<br />
il suo gesto di abbandonare il cucchiaino e rivolgerle
lo sguardo suo solito, celeste ed innocente.<br />
« Il vestito mi piacerebbe grigio», egli aggiunse.<br />
Questo accadeva alla fine di novembre. Era venuto<br />
il freddo e Sandrino indossava il suo vestito e cappotto<br />
nuovi. Nelle giornate di pioggia o di nevischio<br />
metteva in testa un basco blu, liso e un poco stinto,<br />
che aveva preferito ad uno nuovo comperatogli da<br />
Virginia a sua insaputa, perché c'era affezionato.<br />
«Siamo vecchi amici, lui è il solo a sapere tutto<br />
di me», egli disse.<br />
«Dunque mantieni dei segreti. Non dico con me,<br />
che in fondo ti sono estranea, ma con tua madre».<br />
«Certo», egli rispose. «Ti meraviglia? Alle donne<br />
è buona regola far sapere quello che gli può far<br />
piacere, e basta». Aggiunse: «Alle donne a cui si<br />
vuol bene, poi, è elementare ».<br />
Era mattino, la vigilia di San Silvestro. Erano nel<br />
corridoio ed egli stava tirando il paletto per uscire.<br />
Ella aveva preso scherzosamente quelle sue parole,<br />
come tutte le sue parole. Considerava ancora i suoi<br />
pensieri come i pensieri di un ragazzo, e tuttavia, inconsciamente,<br />
per mantenersi la sua amicizia, e compiacerlo,<br />
si uniformava ai suoi pensieri. La volontà<br />
di Sandrino diventava la sua propria. Disse:<br />
«Me li immagino, i tuoi segreti». Quindi, senza<br />
riflettere, aggiunse: «Sono segreti che riguardano te<br />
e qualche ragazzina».<br />
Egli disse: «Hai indovinato. Ciao».<br />
Virginia lo spiò allontanarsi, affacciata alla finestra<br />
<strong>del</strong> corridoio. Ora le sembrava di essere certa<br />
che una giovinetta lo attendesse sulla strada.<br />
Ma costei non era sulla strada, bensí alla finestra<br />
dirimpetto. Era bionda, aveva un golf d'angora tutto<br />
bianco indosso, i capelli le ricadevano sul volto e lo<br />
coprivano a metà; stava anch'essa affacciata alla finestra,<br />
con un cuscino sul quale appoggiava le braccia.<br />
Guardava sulla strada, poi alzò la testa, e accennò<br />
un saluto vedendo che Virginia la fissava. Virginia<br />
si allontanò, chiuse le imposte con ostentazione,<br />
si gettò sul letto, singhiozzando. Era un pianto irragionevole,<br />
di cui non riusciva a spiegarsi il motivo.<br />
Allorché poté calmarsi si disse che Sandrino doveva<br />
avere parlato di lei alla fanciulla: per questo<br />
essa l'aveva salutata. Poi si disse che essa lo avrebbe<br />
rapito al suo affetto. Vicino alla fanciulla Sandrino<br />
sarebbe diventato uomo, e la fanciulla donna: una<br />
donna gelosa di questa amica <strong>del</strong> suo uomo. Gli
avrebbe imposto di troncare la loro innocente amicizia.<br />
Virginia pensò che presto o tardi era nuovamente<br />
la solitudine che l'attendeva; la sua speranza<br />
di una nuova vita era stata dunque un'illusione. «Il<br />
miglioramento prima <strong>del</strong>l'agonia», si trovò a concludere,<br />
seduta davanti alla specchiera, col pettine in<br />
una mano. Febbrilmente, e pazientemente insieme,<br />
curò la propria faccia e la propria acconciatura, quel<br />
giorno, fece un po' piú ampia la scollatura <strong>del</strong> suo<br />
abito allentando il fisciú. Invece <strong>del</strong> cappotto di lutto,<br />
indossò la pelliccia.<br />
Sandrino emise un fischio, nel vederla.<br />
«Che eleganza », disse.<br />
Andarono al giardino ed ella cavò dalla borsa la<br />
scatola di alluminio e le posate. Da piú di due settimane<br />
gli portava il pranzo, ogni giorno. Egli tolse<br />
la fetta di carne e la depose dentro il coperchio.<br />
Mangiando la pastasciutta, disse:<br />
«Con la pelliccia, mi metti soggezione ».<br />
Virginia cercò di mostrarsi disinvolta, e di sorridergli.<br />
«Sono i resti <strong>del</strong> passato. L'avevo data a rimodernare<br />
in primavera e senza volerlo l'ho salvata dal<br />
saccheggio ».<br />
Poi, d'improvviso, impulsiva:<br />
«L’ho vista. Mi piace».<br />
«Ti sta bene».<br />
«Non la pelliccia», ella esclamò «La tua bella.<br />
Ho scoperto i tuoi misteri prima che tu pensassi, come<br />
vedi. La ami? », gli chiese.<br />
Egli finse di stare al gioco che ancora non capiva.<br />
«Molto, infinitamente molto», disse.<br />
«Parlo sul serio», continuò Virginia. «All'apparenza<br />
mi sembrava brava. A che famiglia appartiene<br />
? ».<br />
« Benestanti », egli disse, inghiottendo il boccone.<br />
«Ha una dote di tre e cinquanta».<br />
Virginia lo fissava, angosciata e tuttavia vincendo<br />
il proprio orgasmo. Ebbe per un istante l'impressione<br />
che Sandrino entrasse dal gioco nella realtà e<br />
la facesse propria, ma immediatamente dopo le sue<br />
parole la persuasero. Ella era certa di avere scoperto<br />
una verità: le parole ch'egli pronunciava erano quelle<br />
ch'essa si aspettava. Non pensò piú che Sandrino<br />
perpetuasse un equivoco per farla soffrire.<br />
«Come ci hai scoperto? Ci hai seguiti?».<br />
«No, mi è bastato vederla alla sua finestra. Lei
mi ha salutato. Cosa le hai detto di me? ».<br />
«Niente. Le ho detto che te ne stai sempre segregata<br />
».<br />
«E le vuoi bene?», gli chiese di nuovo.<br />
« Certo ».<br />
«Ma siete ancora dei ragazzi».<br />
« Cresceremo ».<br />
«Come si chiama?».<br />
«Fosca ».<br />
«Quanti anni ha?».<br />
«Quanti credi ne abbia?».<br />
«Sedici».<br />
«Quasi».<br />
«E quando vi incontrate?».<br />
«Hai proprio intenzione di fare la mammina?».<br />
«Tu sei un ragazzo. Non ti rendi conto», ella<br />
esclamò.<br />
Si era accesa in viso e la sua voce era eccitata.<br />
«Ho sete e ho freddo», egli disse.<br />
Si alzò. Virginia lo trattenne per l'avambraccio con<br />
la mano:<br />
«Ascoltami, Sandrino», gli disse.<br />
Egli ebbe un gesto e un tono di voce che la umiliarono<br />
e insieme le diedero tenerezza.<br />
«È quasi una scena di gelosia, non te ne accorgi?».<br />
Il mattino seguente, fine d'anno, egli le disse:<br />
«Ti ho fatto stare in agitazione da ieri sera, immagino».<br />
Inzuppava il pane nel caffelatte ed ella gli sedeva<br />
di fronte, nella camera di lui, con la schiena contro<br />
il letto, in vestaglia, come ogni mattina. La sua vestaglia<br />
era rosa, lunga fino alla caviglia, la mo<strong>del</strong>lava<br />
ai fianchi. Teneva i capelli tirati sulla nuca, con negligenza.<br />
«Non è vero nulla», egli disse. «Non sono fidanzato<br />
e quella di cui tu mi parlasti non la conosco<br />
nemmeno di vista».<br />
«Giuralo», ella disse, precipitosa, già disposta a<br />
crederlo, tanto era desiderosa di credergli, e in sospetto<br />
tuttavia, con un fremito in tutta la persona.<br />
Egli era calmo, ragazzo, e convinto <strong>del</strong>le proprie<br />
parole.<br />
«Sulla tomba di mio padre», disse.<br />
Si era fatto triste, una ruga gli si era disegnata sulla<br />
fronte, quel cipiglio era nuovo per Virginia. Nel<br />
suo sguardo ella intravide un'ombra di dolore, che<br />
gli era impropria, e pertanto anche piú sua: bastò
perché ella avesse certezza <strong>del</strong>la sua sincerità. Egli<br />
le tese la mano, aggiunse:<br />
«È un giuramento che faccio di rado».<br />
Poi era tornato il Sandrino di sempre, ed essa si<br />
sentiva felice.<br />
Le disse: «Del resto, rifletti. La casa di fronte<br />
ha l'ingresso su di un'altra strada. È un palazzo<br />
di signori... Come vuoi che un'ereditiera si interessi<br />
a un disperato come me?».<br />
Quando furono sul corridoio, disse invece:<br />
«Sono curioso di vederla, la mia fidanzata. È<br />
alla finestra anche stamani? Forse lei mi ama senza<br />
che io lo sappia... Potrei essere io la Cenerentola, in<br />
questo caso ».<br />
Virginia scostò la tendina e vide la fanciulla al<br />
davanzale.<br />
«C'è», esclamò. «Sfida anche la neve». E improvvisamente<br />
l'assalí l'affanno. Disse: «È cosí, è<br />
innamorata sola. Aspetta che tu esca per accompagnarti<br />
con gli occhi».<br />
La sua voce era nuovamente eccitata, stridula.<br />
« Si contenta di guardarti... Vuoi vederla anche<br />
tu? Non ti fare scorgere se vuoi osservarla bene».<br />
Egli si accostò al muro con le spalle, sollevò il<br />
lembo <strong>del</strong>la tendina. Virginia si premeva al suo<br />
fianco. L'angolo di visuale era cosí ristretto ch'ella<br />
si sporgeva attraverso il torace di Sandrino, per poter<br />
seguire assieme a lui i movimenti <strong>del</strong>la fanciulla. Era<br />
ansante, avvampata, l'empito dei sentimenti le aveva<br />
fatto perdere la nozione dei propri gesti. Curva<br />
com'era, la vestaglia lasciava intravedere il seno, sciolto<br />
e candido sotto la combinazione.<br />
«La vedi? Ti piace? Vero che è bella? Vero che<br />
ti piace? Su, dillo: sí mi piace, sí mi piace ».<br />
«Sí», egli diceva, «sí», e guardava il suo volto,<br />
invece, la sua guancia accaldata, il suo seno bianco,<br />
raccolto. D'improvviso la strinse tra le braccia, le<br />
rovesciò la testa, la tenne stretta e riversa all'altezza<br />
<strong>del</strong> proprio petto, le labbra sulle labbra. Poi, con<br />
una mossa brusca, l'abbandonò contro il muro, aperse<br />
la porta ed uscí. Virginia scivolò lungo il muro, si<br />
trovo seduta per terra, a piangere dolcemente, ed a<br />
guardarsi le mani.<br />
Era il 31 dicembre, una giornata rigida di fine<br />
d'anno, il cielo plumbeo e compatto. Poco dopo cominciò<br />
a cadere la neve. Ella aveva il pranzo dentro<br />
la scatola d'alluminio. Si incontrarono al solito an-
golo di strada, due isolati oltre il negozio, verso il<br />
fiume. Si salutarono entrambi senza impaccio.<br />
Egli disse: «Che giornata. Hai mangiato?».<br />
«No», ella disse. «Non ne ho avuto il <strong>tempo</strong>».<br />
«Andiamo in trattoria».<br />
La prese a braccetto ed ella si affidò a lui, malgrado<br />
la gente. Egli scelse una trattoria elegante, un ristorante,<br />
con la porta girevole e i camerieri in frac,<br />
l'ambiente anche troppo riscaldato. Parlarono soltanto<br />
dei cibi che andavano scegliendo e che mangiavano.<br />
Egli ordinò il dolce e il caffè; chiese il conto.<br />
Ella fece il gesto di passargli la borsetta sotto il<br />
tavolo, ma Sandrino la respinse con lo sguardo. Pagò<br />
lui, coi suoi soldi. Fu piú svelto <strong>del</strong> cameriere a<br />
porgerle la pelliccia che Virginia aveva abbandonato<br />
sullo schienale <strong>del</strong>la sedia. Nell'accomiatarsi le disse:<br />
«Stanotte mia madre non rientrerà, fa lo straordinario,<br />
siccome c'è festa nella casa dove lavora.<br />
Tu non chiuderti a chiave. Ti raggiungerò prima di<br />
mezzanotte».<br />
V<br />
La vera felicità durò venti giorni. Ella era tuttora<br />
felice, ma di una felicità diversa, già mischiata al<br />
terrore e al dolore che sotto una nuova veste erano<br />
tornati ad ospitarla. Quando era sola e si provava a<br />
ricordare, le era difficile «rendersi conto». È impossibile<br />
riportarsi coi sentimenti «a quel momento»,<br />
ella pensava. I sentimenti di adesso sono sempre<br />
i piú forti, riempiono per intero la nostra capacità<br />
di riflettere, e sicuramente sono i medesimi pensieri<br />
di oggi, gli stessi fatti ed azioni che stiamo<br />
vivendo e compiamo in piena coscienza o in piena<br />
innocenza, che domani, tra un mese o un anno, ci<br />
parranno assurdi, incredibili, e sarà impossibile rendersi<br />
conto di come siano potuti accadere. Virginia<br />
era una creatura perpetuamente costretta a lasciarsi<br />
vivere ed a rimproverarsi un passato, astratto come<br />
un avvenire.<br />
Il suo piú recente passato aveva avuto inizio con<br />
la notte di San Silvestro. Quella sera Bruna l'aveva<br />
chiamata dal corridoio invitandola «ad uscire dalla<br />
sua prigione » per festeggiare insieme la fine d'anno.<br />
Chiusa dentro la sua camera, Virginia si rifiutò. E<br />
siccome Bruna insisteva:
«In nome di Dio, la prego», le disse.<br />
Sembrò tanto spaurita ed allarmata che Bruna si<br />
persuase.<br />
« Ci avrebbe fatto contenti», insiste. Poi disse:<br />
«Dovrà scusarci se faremo un po' di chiasso. Abbiamo<br />
invitato degli amici».<br />
Costoro giunsero, ed a Virginia balzava il cuore.<br />
Temeva che la loro presenza ostacolasse Sandrino.<br />
Ella aveva girato la chiave e stava in piedi dietro<br />
la porta da due ore, tutta un tremito, per l'emozione<br />
e il freddo che la prendeva. Si era indugiata davanti<br />
allo specchio la serata intera. Sandrino non<br />
era ormai piú un ragazzo, era il suo uomo, e cosí<br />
ella lo attendeva. Arrossiva, sola, rimanendo col pettine<br />
sospeso, la lingua tra i denti, pensando al momento<br />
in cui egli sarebbe entrato, alle parole, i<br />
movimenti, gli sguardi che ne sarebbero immediatamente<br />
seguiti. Tutto ciò era nuovo, imprevedibile,<br />
inutilmente ella tentava di sollecitare la propria immaginazione.<br />
Aveva acquistato dei fiori ed adornato<br />
il tavolo, il comò. Sul tavolo v'era una bottiglia di<br />
spumante e il dessert. (Egli aveva promesso di essere<br />
da lei prima di mezzanotte: avrebbero festeggiato<br />
l'anno nuovo). I mobili <strong>del</strong>la sua camera di<br />
sposa, «salvati dal saccheggio», erano lustri e familiari<br />
al suo sguardo; il letto candido, di bucato:<br />
si era sorpresa a carezzare la federa destinata a Sandrino.<br />
Ella aveva compiuto i gesti per abbigliarsi e prepararsi<br />
all'amore, ordinatamente, con calma. Il suo<br />
pudore era tutto interno, unito alla dolcezza e alla<br />
trepidazione <strong>del</strong>l'attesa. I suoi sensi erano tuttora<br />
sopiti, adagiati nella loro lunga astinenza; nondimeno<br />
ella non pensò mai di sottrarsi al desiderio<br />
di Sandrino. La sua timidezza era sommersa sotto<br />
l'affetto, cosí come non esisteva il rimorso di tradire<br />
la memoria <strong>del</strong> marito, sempre piú viva e<br />
presente nel suo spirito. Sandrino riempiva una parte<br />
tutta nuova di lei, inedita e palpitante: era una sensazione<br />
inspiegabile eppure certa, di cui le sembrava<br />
avvertire perfino fisicamente l'esistenza. Ella poteva<br />
contemplare il proprio corpo e nello stesso <strong>tempo</strong><br />
promettersi l'amplesso di cui non si nascondeva l'imminenza.<br />
Lo anticipava, anzi, col pensiero, smarrendovisi<br />
tuttavia, per l'incapacità di concretare la propria<br />
immagine e quella di Sandrino. Era una Virginia<br />
nuovamente vergine, e solitamente indifesa
ch'essa gli avrebbe offerto, senza morbosità e senza ipocrisia.<br />
L'apparecchiamento ch'ella aveva disposto<br />
di se stessa, e <strong>del</strong>le cose, le era stato suggerito da una<br />
intuizione naturale, nessuna esperienza e nessun ricordo<br />
l'avevano ispirata. Ella era nuda e odorosa sotto<br />
la camicia da notte, sulla quale aveva indossato la<br />
vestaglia. I suoi capelli erano appena trattenuti da<br />
un nastro all'altezza <strong>del</strong>la nuca, tirati sulla fronte e<br />
sulle tempie, le orecchie scoperte, con le buccole di<br />
corallo.<br />
Da due ore lo attendeva, infreddolita e col cuore<br />
in tumulto. Pervenivano fino a lei le voci di Faliero,<br />
di Bruna e dei loro amici, dalla camera dirimpetto:<br />
avevano aperto la radio e ballavano. Sandrino sarebbe<br />
venuto direttamente di fuori. Virginia era in piedi<br />
contro la porta, la mano sulla maniglia, seguiva la<br />
lancetta <strong>del</strong>l'orologio come il proprio respiro. Mancavano<br />
venti minuti a mezzanotte quando avvertí il<br />
fruscío <strong>del</strong>la chiave alla porta d'ingresso e sentí il<br />
bisogno di guardarsi nello specchio. Subito la propria<br />
acconciatura le parve volgare, impudica. Aperse<br />
febbrilmente l'armadio e ne cavò la pelliccia, prese<br />
dalla toletta <strong>del</strong>le forcine per raccogliersi i capelli.<br />
Sandrino era già entrato e la interrogava con lo<br />
sguardo, riflesso nello specchio. Ella era rimasta attonita,<br />
una bambina sorpresa nella marachella, con<br />
la pelliccia che le pendeva da una spalla e le mani<br />
tra i capelli. Egli le si avvicinò ed a bassa voce le<br />
disse:<br />
«Cosa stavi facendo? Uscivi? ».<br />
Virginia si lasciò cadere sulla sedia. Gli rispose<br />
scuotendo la testa. Egli le strinse il mento nella mano,<br />
la baciò con la stessa intensità <strong>del</strong> mattino, la liberò<br />
<strong>del</strong>la pelliccia. « Su, alzati», le disse. L'aiutò sorreggendola<br />
all'ascella.<br />
«Pensavo che quelli là avrebbero passato la fine<br />
d'anno fuori casa», egli disse. «Invece Faliero mi<br />
ha perfino invitato».<br />
La teneva col braccio attraverso la vita. Era appena<br />
piú basso di lei e i suoi riccioli le sfioravano la<br />
guancia.<br />
«Coricati», le disse.<br />
Le sciolse egli stesso la cinta. Ella ubbidí, in silenzio,<br />
sorpresa e confusa com'era. Desiderava guardarlo,<br />
vedere che i suoi occhi erano gli stessi, celesti,<br />
di sempre: questo era il suo solo pensiero, in esso si<br />
dibatteva, incapace di sollevare lo sguardo su di lui.
Era calata sulle sue palpebre una pesantezza di sonno,<br />
e nelle sue membra un'eguale spossatezza, come<br />
se <strong>del</strong>le innumerevoli emozioni da tanto <strong>tempo</strong> subite,<br />
l'ultima, e la piú puerile, ne avesse accumulato lo<br />
sfinimento. Tuttavia il suo sguardo restava fisso, esorcizzato,<br />
su Sandrino, soltanto la faccia di lui le era<br />
esclusa.<br />
Egli si svestiva: aggiustò la giacca alla spalliera<br />
<strong>del</strong>la sedia, vi distese i pantaloni. Liberatosi <strong>del</strong> maglione<br />
era rimasto nudo, in scarpe e mutandine. Aveva<br />
la carnagione bruna, forse ancora di sole: il suo<br />
torace era implume, solido, il segno <strong>del</strong>le mammelle<br />
era teso, come <strong>del</strong>icatamente impresso, gli omeri perfetti<br />
e levigati; le coscie alte, muscolose, con la peluria<br />
fitta, inattesa.<br />
Ella lo guardava e i suoi pensieri naufragavano<br />
nel torpore <strong>del</strong>le membra. Subiva un sentimento che<br />
le era ignoto, e la sfibrava: una consolazione che<br />
la induceva al pianto. Tuttavia le sue labbra gli sorridevano.<br />
Sandrino si era seduto sulla sponda <strong>del</strong> letto, si<br />
toglieva le scarpe, le sussurrò:<br />
«Sai che nevica ancora? Non mi chiedi se ho<br />
freddo cosí spogliato? Macché, la neve mi fa bollire».<br />
Si alzò, e fu nudo <strong>del</strong> tutto, senza pudore e senza<br />
ostentazione. Ella vedeva il suo pube che era biondo,<br />
il suo sesso invogliato. Gli sorrideva, e le guance le<br />
si rigavano di lacrime.<br />
Egli salí sul letto e la scavalcò per coricarsi vicino<br />
a lei. Dalla camera di fronte la musica e le voci si<br />
facevano piú forti. Virginia si portò le mani dietro<br />
la nuca. Ora che lo sguardo di lui le si offriva, essa<br />
aveva chiuso gli occhi. Avvertí il suo alito sul proprio<br />
volto, udí ch'egli le diceva:<br />
«Fai la statua o ti vergogni? ».<br />
Virginia scosse la testa.<br />
«Apri gli occhi», egli le disse.<br />
Ella sentí la sua mano stringerle il mento come<br />
pochi minuti prima davanti allo specchio, ma violenta<br />
adesso, da darle dolore.<br />
«Svegliati», egli le sussurrò ancora. «Non mi<br />
piace cosí ».<br />
Poi il gesto di Sandrino fu improvviso, feroce, una<br />
aggressione, che li congiunse compiutamente, ed ella<br />
non poté trattenere un grido.<br />
La radio venne spenta, tacquero le voci nella camera<br />
dirimpetto. Bruna si affacciò sul corridoio:
«Signora Virginia», disse. «Signora Virginia».<br />
Virginia era stordita e terrorizzata insieme. Sandrino<br />
era schiacciato su di lei e l'opprimeva; le ingiunse<br />
di non rispondere torcendole la carne su un<br />
fianco. Ella si morse le labbra per non urlare.<br />
Anche Faliero e gli amici erano venuti nel corridoio.<br />
«Signora», insisté Bruna.<br />
E una voce d'uomo, sconosciuta: «Dev'essere stato<br />
dalla strada». Aggiunse: «Ragazzi, mancano<br />
due minuti a mezzanotte».<br />
Rientrarono e subito si udirono saltare i tappi <strong>del</strong>lo<br />
spumante. Virginia era ormai un corpo senza vita<br />
tra le braccia di Sandrino.<br />
Quindi egli riaccese la luce.<br />
«Non mi piace se fai sempre cosí», le ripeté.<br />
E prima ancora ch'essa gli rispondesse, era sceso<br />
dal letto. Disse:<br />
«Ho promesso a Faliero che mi sarei fatto vivo...<br />
Vedo che anche tu avevi preparato lo champagne».<br />
E tornando vicino al letto: «Come si può aprire la<br />
bottiglia? Sentirebbero. Me la porto io, cosí farò<br />
bella figura».<br />
Prese una manciata di biscotti dal vassoio; la salutò<br />
alla militare, chinandosi su di lei e baciandola<br />
su una guancia.<br />
«Sembri una partoriente», le disse.<br />
Ripeté il suo attenti, e se ne uscí cauto, sulla punta<br />
dei piedi. Virginia lo udí che apriva la porta sulle<br />
scale, e la richiudeva con forza; udí che nella camera<br />
dirimpetto lo accoglievano con battimani; distinse<br />
Faliero che diceva: «Hai finito l'anno per la<br />
strada... », poi <strong>del</strong>le parole che le sfuggirono, commentate<br />
da una risata generale. Ella era rimasta immobile,<br />
supina, le voci le giungevano da una lontananza<br />
indicibile. Si era tirata le coperte sul mento,<br />
rabbrividiva, e tuttavia covava il proprio sudore sotto<br />
la gola, all'inguine, tra seno e seno, come una cosa<br />
fisica, di Sandrino, da custodire. Faticosamente si<br />
voltò su un fianco, dalla parte ove Sandrino l'aveva<br />
tormentata e che ancora le doleva: era un dolore che<br />
la riempiva di tenerezza e la consegnava al sonno.<br />
Altrettanto dolce e quasi come un sogno che<br />
continuasse fu il risveglio. Si trovò di nuovo tra<br />
le braccia di Sandrino, col suo corpo nudo che la<br />
premeva, il suo fiato che sapeva di tabacco e di liquore.<br />
La luce era spenta. Sandrino le sussurrò al-
l'orecchio:<br />
«Sei contenta che sia tornato?».<br />
Questa volta essa fu l'amante che Sandrino desiderava.<br />
Nella casa si era fatto silenzio. Al di là <strong>del</strong> corridoio,<br />
dalla strada, di tanto in tanto pervenivano dei<br />
canti, degli strombettii attutiti dalla distanza e dalla<br />
neve.<br />
«Sai che siamo nell'anno nuovo? », egli disse.<br />
Le stava coricato accanto, con una mano nella sua,<br />
le dita tra le dita. Le chiese:<br />
«Non dici nulla? Dobbiamo scambiarci gli auguri<br />
».<br />
Ella gli carezzava il braccio, timidamente; gli percorse<br />
i fianchi con la mano. Gli sussurrò:<br />
«Avevo gli occhi aperti, sai. Se c'era la luce te ne<br />
saresti accorto. Non sarò piú una statua. È stata<br />
una cosa tutta nuova, mi credi? Sono come ti aspettavi<br />
? ».<br />
Egli mugolò, ritrasse la mano dalla sua, le volse<br />
le spalle. Ella si accorse che si era addormentato. Rimase<br />
desta, a vegliarlo, fino a mattino inoltrato. Non<br />
pensava piú ch'egli fosse un ragazzo, né di essere<br />
stata la sua prima donna. Era già un'amante segretamente<br />
gelosa, tutta disposta al suo desiderio, timorosa<br />
di poterlo <strong>del</strong>udere.<br />
VI<br />
Trascorsero insieme il Capodanno. La madre di<br />
Sandrino era impegnata per l'intera giornata nella<br />
casa dei suoi signori. Egli uscí per primo e Virginia<br />
lo raggiunse al solito caffè. Aveva la pelliccia e in<br />
testa un fazzoletto fantasia che le incorniciava il volto<br />
accuratamente dipinto. I suoi occhi erano chiari e<br />
brillavano. Si sedette. Egli le ordinò l'aperitivo.<br />
Il caffè era quasi deserto, con imperterriti i due<br />
giocatori di scacchi e ad un tavolo di fronte due<br />
giovanotti e una ragazza. Costei era bionda, vistosa,<br />
le ciglia colorate d'azzurro. Sandrino aveva ripreso a<br />
leggere un giornale sportivo. Sul tavolo c'erano le<br />
sigarette e i fiammiferi. Virginia si sentiva felice,<br />
contenta di sedergli vicino, <strong>del</strong> calore <strong>del</strong>l'ambiente<br />
e degli sguardi di quegli uomini posati su di lei,<br />
<strong>del</strong> proprio corpo che il lungo specchio <strong>del</strong>la sala rifletteva.<br />
Prese una sigaretta dal pacchetto, e l'accese.
Sandrino sembrava immerso nella lettura. Esclamò:<br />
«Ti diverti a dare spettacolo? ».<br />
Istintivamente ella posò la sigaretta. D'un tratto<br />
Sandrino piegò il giornale, chiamò il cameriere per<br />
pagare. Uscirono.<br />
Attraversarono la piazza, ove la neve dava alle<br />
caviglie. Egli aveva evitato di proposito il sentiero<br />
aperto dagli spalatori. Virginia slittò e per poco non<br />
cadde.<br />
«Perdonami», ella disse. «Ho già tutti i piedi<br />
bagnati ».<br />
«È il meno che ti potessi fare», egli replicò.<br />
Il tono <strong>del</strong>la sua voce era severo, ma incerto nello<br />
stesso <strong>tempo</strong>; e sul suo volto il cipiglio era quello di<br />
un bambino. Ella credette volesse scherzare: si chinò,<br />
fece una palla di neve e gliela scagliò addosso.<br />
Sandrino dovette abbassarsi per scansarla. Era diventato<br />
rosso in viso, bizzoso: raccolse a sua volta<br />
<strong>del</strong>la neve, la compresse nella mano. Ora Virginia<br />
era certa <strong>del</strong>le sue intenzioni: fuggí e lo prese di<br />
nuovo a bersaglio. Sandrino pareva furibondo; sempre<br />
inseguendola, a manciate di neve, le gridava di<br />
fermarsi e di ascoltarlo.<br />
«Pigliami, allora», ella gli rispondeva.<br />
Correndo, sulla neve, aveva raggiunto il monumento,<br />
vi girò attorno, e dei ragazzi entrarono nel<br />
gioco: accolsero Sandrino con una sparatoria nutrita.<br />
«La difendiamo noi», gridavano a Virginia. « Sotto.<br />
Sotto».<br />
Sandrino si riparò dietro il monumento. Virginia,<br />
dalle spalle dei ragazzi, lo incitava a venir fuori. Si<br />
era tolta i guanti, aveva la neve in entrambe le mani.<br />
I ragazzi partirono all'attacco.<br />
«Il nemico è accerchiato», gridavano.<br />
Sandrino si liberò incuneandosi a corpo basso tra<br />
di loro; quindi si slanciò su Virginia; e siccome essa<br />
era piegata per raccogliere altra neve, l'impeto con<br />
il quale egli la raggiunse, le fece perdere l'equilibrio.<br />
Caddero entrambi bocconi. Essa era incolume, pronta<br />
al riso, allorché un colpo dietro la nuca le riconfisse<br />
la testa nella neve. Dapprima ella credette di essere<br />
stata raggiunta da un proiettile dei ragazzi, ma<br />
subito un secondo colpo, piú forte, alla scapola questo,<br />
le tolse il respiro.<br />
«Ohè», gridarono i ragazzi. «Ora non gioca piú.<br />
Ora la picchia».<br />
Ella era intontita e prossima a svenire, gli occhi e
la bocca pieni di neve. Tuttavia poté sollevarsi sulle<br />
braccia. I ragazzi avevano ripreso la sparatoria contro<br />
Sandrino; accorrevano dei curiosi dalle estremità<br />
<strong>del</strong>la piazza. Sandrino la agguantò ai polsi. Fuggirono,<br />
inseguiti dai ragazzi fino ad una traversa. Il<br />
fazzoletto di Virginia era rimasto sulla neve.<br />
Era l'una dopo mezzogiorno, <strong>del</strong> Capodanno 1946;<br />
la strada deserta, stretta, tra due quinte di palazzi<br />
medievali. <strong>Un</strong>a radio era la sola presenza. Ripararono<br />
dentro un androne. Virginia aveva il volto lavato<br />
dalla neve e dalle lacrime, i capelli arruffati.<br />
V'era tuttavia, nel suo atteggiamento, un'involontaria<br />
fierezza, e quel suo gesto di ricacciarsi indietro i capelli<br />
la rendeva anche piú bella e scontrosa.<br />
«Làsciateli giú sulle spalle », egli disse. « Stai<br />
meglio ».<br />
«Non sono una ragazzina».<br />
«Mi piaci di piú».<br />
«Per oggi soltanto?».<br />
«Va bene».<br />
«Domani tornerò a pettinarmi come dico io? ».<br />
«Sì», egli disse.<br />
Ella gli prese la mano, pacificata.<br />
Nel caffè Sandrino si era rivelato geloso di quegli<br />
uomini che la guardavano; poi, sulla piazza, essa<br />
l'aveva messo in ridicolo schierandosi dalla parte dei<br />
ragazzi: allora Sandrino aveva avuto un momento<br />
di collera e l'aveva colpita. Era stato impulsivo, ma<br />
giusto, ella pensava. E adesso era pentito; castigando<br />
il proprio orgoglio, faceva di tutto perché lei lo perdonasse.<br />
Ella gli fece sostenere la borsetta per potersi<br />
ritoccare la faccia allo specchietto.<br />
«Piú in alto», gli diceva. «Piú in basso. Devi<br />
fare esperienza».<br />
Tornarono al ristorante <strong>del</strong> giorno prima. Lo stesso<br />
cameriere gli corse in contro e li condusse verso<br />
un tavolo, accanto al termosifone.<br />
«Vogliono lasciar fare a me? », disse.<br />
Parlava rivolto a Virginia, ed ella gli rispose:<br />
«Senta il signore».<br />
Le parve di scorgere nello sguardo <strong>del</strong> cameriere<br />
un'ironia che la metteva in imbarazzo, e la umiliava.<br />
Sandrino disse: «Purché escluda il pesce. E tagliatelle,<br />
come primo».<br />
«Antipasti, no? », insisté il cameriere.<br />
Aveva un tono suadente e il suo ossequio, la sua<br />
disinvoltura, sottolineavano una complicità. Quasi un
icatto.<br />
«Si fidino di me», ripeté. «Sarà un pranzo di<br />
Capodanno <strong>del</strong> quale si dovranno ricordare».<br />
«Sicché? Non sei adirata? », le chiese Sandrino<br />
poco dopo.<br />
Ella gli sorrise ed incontrò i suoi occhi, calmi, celesti.<br />
Solo allora si accorse che la peluria sulle sue<br />
labbra era curata, come improvvisamente cresciuta.<br />
I baffetti davano al suo volto una virilità, e insieme<br />
lo rendevano ancor piú adolescente. Le sembrò di rivederlo<br />
in quell'istante, dopo tanto <strong>tempo</strong>: la notte<br />
appena trascorsa le si presentò con piú insistenza alla<br />
memoria. Arrossí. Sandrino sbocconcellava il suo<br />
pane.<br />
«Stai pensando brutte cose», le disse, con intenzione.<br />
Egli le leggeva, dunque, nel pensiero. Questo le<br />
accelerò i battiti <strong>del</strong> cuore. Ne era lieta e spaventata.<br />
«Sei un mago? », gli chiese.<br />
«Sei tu che ti fai leggere come un libro aperto».<br />
«Perché ti voglio bene», ella sillabò.<br />
E lui: «Non credi che sia perché ormai ti ho sulla<br />
punta <strong>del</strong>le dita? ».<br />
Ci fu un silenzio, durante il quale le parole di<br />
Sandrino assunsero il peso di una verità. Ella capí<br />
che non avrebbe mai potuto, anche desiderandolo,<br />
sottrarsi alla sua volontà; ed egli scoperse che<br />
le proprie parole corrispondevano ad una certezza.<br />
Dopo quel silenzio, entrambi, seppure diversamente,<br />
non ebbero piú né timore né pudore dei propri sentimenti.<br />
Il proprio immediato destino sembrò ad entrambi<br />
sicuro, poiché rivolto all'esito che avevano segretamente<br />
sperato.<br />
Fu un pranzo di Capodanno degno di essere ricordato,<br />
«specie per il conto», com'egli disse appena<br />
lasciato il ristorante e insieme risero e si tenevano<br />
a braccetto.<br />
Era uscito il sole, l'aria si era fatta tepida, le strade<br />
spaventosamente deserte in quell’ora, con le vetrine<br />
tutte ghirigori e agli angoli i venditori di caldarroste.<br />
«Il programma lo dirigo io», egli disse, imitando<br />
la voce <strong>del</strong> cameriere.<br />
La costrinse a salire su una carrozza chiusa; ordinò<br />
al vetturino una passeggiata sui viali.<br />
Stavano stretti e caldi nell'interno, lei raccolta nella<br />
pelliccia, con un braccio di lui attorno alla vita,
la mano nella mano: egli le tolse il guanto e se la<br />
portò alla guancia. Poi la baciò sul collo, le accarezzava<br />
i capelli. Ella si lasciava fare, commossa e felice.<br />
Egli le toccò la nuca:<br />
«È qui che ti ho fatto male?».<br />
«Quando?», ella disse. «Non mi ricordo».<br />
Era la prima volta ch'egli la vezzeggiava. Ella ne<br />
riceveva l'impressione di un amabile disagio; accoglieva<br />
le sue carezze, come i suoi gesti impulsivi, con<br />
dolce sopportazione. Il suo affetto per Sandrino era<br />
una continua, sollecitata violenza: soltanto nella furia<br />
<strong>del</strong>l'amplesso essa aveva potuto liberarsi da questa<br />
gradita passività, e partecipare con tutti i propri<br />
sensi alla sua effusione.<br />
Egli disse: «Stanotte, nel sonno, mi è parso che<br />
tu mi chiedessi se ti voglio bene. Non ne sei sicura<br />
? ».<br />
Ella credette di doversi esprimere sinceramente;<br />
tuttavia avvertí un'ipocrisia nella propria risposta.<br />
Disse: «Non ti irritare. È sempre perché so di esser<br />
molto piú vecchia di te. Tu non mi potrai mai voler<br />
bene come ad una ragazza <strong>del</strong>la tua età».<br />
«Allora sei pentita».<br />
« No ».<br />
«Sei finta, allora. Sai benissimo di non poter piú<br />
fare a meno di me. Hai me solo al mondo. Tutto<br />
il resto <strong>del</strong>la gente ti odia».<br />
«Perché me lo ricordi? », ella disse.<br />
Egli la tormentò sul braccio come l'aveva tormentata<br />
al fianco la notte precedente.<br />
«Come sei cattivo a momenti», ella disse.<br />
Erano su un viale <strong>del</strong>la periferia, in un deserto di<br />
alberi spogli e di neve; il cavallo andava al piccolo<br />
trotto, il suo passo era silenzioso sulla neve; al di<br />
là dei vetri appannati che li isolavano dagli sguardi,<br />
transitò un tram col suo fracasso.<br />
«È vero o no quello che dico? », insisté Sandrino.<br />
E d'improvviso tornò a tormentarla alle braccia,<br />
ai fianchi, alle cosce, aprendole la pelliccia. Le agguantò<br />
una mammella e gliela strinse ferocemente.<br />
Ella gettò un grido, cercò di liberarsi dalla stretta<br />
che si faceva sempre piú lancinante, finché rovesciò<br />
il capo sulla spalliera, accasciata dal dolore.<br />
Il tram era passato, ed era tornato il silenzio; la<br />
carrozza procedeva nel suo lieve rollio. Sandrino<br />
schiuse lentamente la mano.<br />
«Rispondi», le disse.
Il suo sguardo, come la sua voce, avevano quella<br />
luce e quel tono consueti, di serietà e di scherzo insieme.<br />
Ella era oppressa dall'affanno, annuí, abbandonata<br />
contro la spalliera.<br />
Sandrino disse: «Dunque, se hai me solo al mondo,<br />
perché dubiti <strong>del</strong> mio affetto ? Anche se non ti<br />
volessi bene, tu dovresti crederlo egualmente».<br />
La costrinse, dolcemente adesso, a piegarsi su di<br />
lui, ed a posare la nuca sulle sue ginocchia.<br />
«Sei tu la bambina, e non io».<br />
Ella lo guardava, si lasciava carezzare e lui era<br />
bello, ed era spietato perché l'amava.<br />
Egli disse: «Non pensi piuttosto a quanto ci possiamo<br />
divertire? La mattina appena mia madre esce,<br />
io verrò da te. Staremo assieme tre ore ogni mattina.<br />
E la sera, dopo cena, con una scusa o l'altra<br />
vado sempre fuori fino a mezzanotte. Vuoi che ti<br />
preferisca al cinematografo? Ho tante cose da insegnarti.<br />
Non ti accorgi che ho abbandonato tutte le<br />
amicizie per stare con te? Starò con te tutti i momenti<br />
liberi <strong>del</strong>la giornata. Tu non dovrai piú uscire.<br />
Dovrai stare sempre ad aspettarmi. Può darsi che desideri<br />
vederti a qualsiasi ora: allora chiederò un permesso<br />
al negozio e farò un salto fino a casa. Se non<br />
ti ci troverò, quando tornerai ti strapperò il seno. Si<br />
sente male a torcerlo? ».<br />
Virginia era riversa sulle sue ginocchia. Lo ascoltava<br />
parlare, sempre con un tono identico di voce e<br />
la stessa serenità nello sguardo e tutto di lui, le minacce<br />
come le affettuosità, le era gradito. Le sue cosce<br />
erano forti e la sostenevano. Le sembrava di riposare<br />
pienamente per la prima volta, dacché era<br />
nata.<br />
« Sí», ella rispose. «Toglie il respiro».<br />
«Ecco. Cosí sai quello che ti aspetta», egli riprese.<br />
«Al cimitero ti ci condurrò io. <strong>Un</strong>a volta la<br />
settimana basta. Tuo marito puoi ricordarlo anche<br />
restando a casa. Lui è morto e di lui non sono geloso.<br />
Però la fotografia sul cassettone, falla sparire.<br />
Non sopporto che ci stia a guardare. In chiesa nemmeno<br />
voglio che tu ci vada, nemmeno una volta alla<br />
settimana, mai. Saresti capace di raccontare tutto al<br />
prete, e lui chiamerebbe mia madre e poi avvertirebbe<br />
la Questura. Se dovessi trovarmi in riformatorio<br />
per colpa tua, il seno te lo strapperei veramente».
Gli sorse il cipiglio, lo stesso ch'ella gli aveva scorto<br />
quando le aveva parlato di suo padre. Virginia gli<br />
carezzò le guance; ora trepidava alle sue parole.<br />
V'era in lei l'ansia di cancellare dal viso di Sandrino<br />
quell'ombra di dolore, e di donarglisi interamente<br />
per vederlo rasserenato. Gli disse:<br />
«Farò tutto quello che tu vorrai. Ho te solo, l'hai<br />
detto. Sarei sotto la neve se non ti avessi incontrato.<br />
Dimmi ciò che desideri. Sei il mio bambino».<br />
«Sono il tuo amante», egli disse.<br />
Ella temé che tornasse ad assalirla; invece corrucciò<br />
le labbra e scosse la testa. Era, com'essa adesso<br />
lo vedeva, un ragazzo contrariato. Si sollevò, seduta<br />
sulle sue ginocchia, gli prese la faccia tra le mani e<br />
lo baciò sulla bocca, con l'intensità e il trasporto che<br />
lui stesso le aveva insegnato.<br />
Poi egli disse: « Il programma lo faccio io, ma<br />
voglio che ti piaccia. Dove vorresti andare?».<br />
«Al cinema. Non ne ho mai avuto il coraggio in<br />
tutto questo <strong>tempo</strong>. Temevo sempre di incontrare<br />
qualcuno».<br />
Egli pulí il vetro con la mano.<br />
«Qui siamo in periferia, chi vuoi ti conosca? E<br />
un cinema c'è, ed è anche elegante. Dammi la borsetta.<br />
Ho rovesciato le tasche per arrivare a pagare<br />
il conto, in trattoria».<br />
Lasciarono la carrozza dinanzi all'ingresso <strong>del</strong> cinematografo;<br />
lessero la locandina e lui disse:<br />
«Ho cambiato idea. Facciamo una passeggiata».<br />
Ma ella era gaia, si provò a contrastarlo.<br />
«Voglio andarci, invece».<br />
Egli la prese per il braccio e la trascinò via.<br />
«Non sai apprezzare la gentilezza... Non vedi che<br />
è un film contro i fascisti? Roma città aperta, ti piacerebbe<br />
? ».<br />
Abbandonarono il viale. Davanti a loro si apriva<br />
un vasto prato di neve. Le case proseguivano su un<br />
lato solo, interrotte qua e là dai vuoti <strong>del</strong>le macerie.<br />
Sul fondo v'era la strada ferrata e piú lontano ancora<br />
spuntava una ciminiera. Il sole era scomparso. Sotto<br />
il cielo opaco, l'aria era di nuovo pungente, e tanto<br />
piú per essi che venivano dal tepore <strong>del</strong>la carrozza.<br />
Girarono attorno al prato per raggiungere il centro<br />
<strong>del</strong> quartiere.<br />
« Sai a memoria tutta la città », ella disse. « Io ci<br />
abito da dieci anni e non sono mai venuta da queste<br />
parti ».
«È la zona industriale, ma gli Alleati l'hanno<br />
massacrata. Non era mica cosí: qui davanti c'era una<br />
fabbrica di proiettili. Se l'è sugata Cristo con le<br />
bombe».<br />
Ella fu colpita dalla sua imprecazione, e volle non<br />
aver sentito.<br />
«Dove andiamo? », gli chiese. «Ho freddo».<br />
«Ancora qualche passo, e poi vedrai. Andiamo a<br />
ballare, sei contenta? ».<br />
Era un ballera di fortuna, che in passato doveva<br />
aver servito da deposito di materiale: il tetto ad<br />
hangar e le pareti di legno. V'era caldo, tuttavia, ma<br />
forse piú per la gente che l'affollava che per la stufa<br />
collocata a metà <strong>del</strong>l'ambiente. Il buffet era sulla destra,<br />
e torno torno alla pista, a ridosso di essa, c'erano<br />
i tavolini. Ne trovarono uno libero, prossimo ad<br />
una seconda uscita. L'orchestra si trovava su un palco<br />
di assi ancora grezze, al di sopra <strong>del</strong>la stufa. Si<br />
sedettero, Virginia gli chiese:<br />
«Sei di casa? ».<br />
«No», egli disse. «L'hanno aperta da poco. Ho<br />
letto la réclame sul giornale. Ma tra gente che balla<br />
si fa presto conoscenza. Vuoi vedere? ».<br />
L'orchestra aveva attaccato uno slow. Sandrino si<br />
alzò, fu svelto piú di molti altri giovanotti nel presentarsi<br />
ad una <strong>del</strong>le ragazze che stavano ai margini<br />
<strong>del</strong>la pista, impazienti nella loro disinvoltura. Era<br />
una ragazza bruna, coi capelli pettinati alti e un pellicciotto<br />
a bolero sul vestito chiaro. Già danzavano,<br />
quasi abbracciati: Sandrino parlava e costei rideva.<br />
Virginia li accompagnava con lo sguardo nella ressa<br />
<strong>del</strong>le coppie. Li perdeva e li cercava ansiosa. <strong>Un</strong> uomo<br />
vide soltanto che aveva la cravatta gialla<br />
si avvicinò al suo tavolo e la invitò. Ella fu sorpresa,<br />
allarmata; si rifiutò seccamente, tanta era la sua tensione:<br />
cercava Sandrino e la ragazza, lontani ormai,<br />
all'altra estremità <strong>del</strong>la pista. Senza voltarsi,<br />
sentí che il ballerino si era seduto a un tavolo alle<br />
sue spalle, e la fissava. Ella non sapeva darsi un contegno:<br />
la salvò il cameriere giungendo con il ponce<br />
che aveva ordinato.<br />
«Hai visto», le disse Sandrino poco dopo. «Se ti<br />
interessa, quella ragazza si chiama Vilma, ed è contabilestenografa<br />
».<br />
Sorseggiava il ponce, e Virginia gli disse:<br />
«Balla bene».<br />
«Non sei offesa?», egli esclamò. «Ho voluto
scherzare, non invitandoti al primo giro. Perché tu<br />
te ne offendessi».<br />
«Io non posso ballare, col lutto » gli rispose. « Eppoi,<br />
sono fuori esercizio. Per di piú, i balli nuovi<br />
non li conosco».<br />
La musica suonava adesso un sincopato, qualcosa<br />
da potersi adattare a boogiewoogie.<br />
«Meglio», disse Sandrino. «È quello che ci vuole.<br />
Butteremo a gambe all'aria tutta la sala».<br />
Invece non fu cosí. Ella si affidò alle sue braccia;<br />
egli la guidava e la faceva vorticare, equilibrata e<br />
leggera come nemmeno lei immaginava di potere essere.<br />
Ma non finirono il ballo: le cominciò a girare<br />
la testa; era sbiancata in viso. Tuttavia, fu lei stessa,<br />
e coscientemente, perché Vilma o qualche altra ragazza<br />
non glielo «rubassero», a chiedergli di farla<br />
ritentare, quando si accorse che il motivo era lento<br />
e i passi <strong>del</strong>la danza pausati. Egli la sorreggeva alla<br />
vita; doveva ballare alzato sulle punte poiché le teneva<br />
guancia contro guancia; era agile, e la sua<br />
stretta era lieve e i suoi capelli erano biondi, celesti<br />
i suoi occhi, e il suo torace era forte e l'accoglieva<br />
intera.<br />
Ballando, Sandrino le disse:<br />
«Da domani ti insegnerò le nuove figure. Ci dedicheremo<br />
mezz'ora ogni dopopranzo».<br />
«Dove?».<br />
«Non mi vuoi piú offrire il pane quotidiano? »,<br />
egli disse, serio e scherzoso. Aggiunse: «Ormai è<br />
ridicolo che ti aspetti al giardino e consumi il pranzo<br />
come un carcerato. Verrò a casa tua alla una e tu<br />
mi farai trovare pronto. Siamo piú sicuri in casa che<br />
fuori. A quell'ora non c'è sicuramente mai nessuno<br />
».<br />
«Certo», ella disse.<br />
E pensò che sarebbe stato meraviglioso.<br />
VII<br />
Passarono due settimane. Virginia le ricordava come<br />
le piú belle <strong>del</strong>la sua vita. «Le piú pazze», ella<br />
si disse in seguito, appunto perché erano state le piú<br />
felici, e incredibili. La sua esistenza recuperava la<br />
vitalità <strong>del</strong>la sua prima gioventú. Il suo corpo stesso<br />
sembrava giovarsi <strong>del</strong>la pienezza dei sentimenti che<br />
l'animavano. <strong>Un</strong> rifiorire improvviso in cui la maturità<br />
diventava ancor piú remota. Aveva gli sguardi
degli uomini addosso, ora piú che mai, nei brevi momenti<br />
in cui usciva per la spesa: assillanti, gentili<br />
ed importuni come le parole che i piú arditi le rivolgevano.<br />
Giorno per giorno essa affrontava il<br />
mondo con sempre maggior ardimento, «si svezzava<br />
dalla paura, tirava fuori il capo dalla paglia»,<br />
come le diceva Sandrino. Lui era la sua forza e la<br />
sua guida, la sapeva apprezzare e correggere, le dava<br />
fiducia e conforto e nell'intimità una gioia finora<br />
ignorata, che a volte, ripensando al proprio passato<br />
di sposa, la sgomentava, la faceva rabbrividire e insieme<br />
le accresceva il desiderio di avere Sandrino accanto<br />
a sé.<br />
Stavano assieme la piú parte <strong>del</strong>la giornata, ormai.<br />
Al mattino, ella lo accoglieva nel proprio letto,<br />
appena uscita la madre. Il loro amore era silenzioso,<br />
furtivo. Gli altri andavano e venivano dalle camere<br />
alla cucina; essi trattenevano l'affanno con la bocca<br />
sulla bocca. Bruna e Faliero salutavano Virginia attraverso<br />
il corridoio. Virginia gli rispondeva cercando<br />
di apparire tranquilla, assonnata. Sandrino era<br />
amabilmente ragazzo in qui momenti. La solleticava<br />
apposta, l'assaliva.<br />
« Ti voglio compromettere», le sussurrava all'orecchio.<br />
« <strong>Un</strong> giorno o l'altro mi metterò a parlare ad<br />
alta voce, o aprirò la porta mentre loro passano. Tu<br />
che farai ? ».<br />
«Dirò che mi hai aggredita».<br />
«E sai loro cosa diranno? Repubblichina e pervertita.<br />
Anzi, diranno che le due cose stanno bene insieme.<br />
Ti manderanno in prigione. Allora sarò io<br />
che dovrò portarti da mangiare».<br />
E subito aggiungeva: «Non lo farò mai. Mi bisogni<br />
troppo. Ossia: lo farò quando ti avrò preso<br />
tutto. Perché ti porterò via tutto, un poco alla volta,<br />
parliamoci chiaro».<br />
La casa si faceva deserta, ed essi potevano sentirsi<br />
a loro agio. Ella si alzava, tirava il paletto di sicurezza<br />
e gli preparava la colazione. Lo serviva nella<br />
propria camera, con lui ancora in letto, sedendogli<br />
vicino. All'una pranzavano in cucina, ed ella pensava<br />
che siccome la terrazza era isolata, con la primavera<br />
gli ci avrebbe fatto trovare il tavolo apparecchiato.<br />
Ella lo nutriva! Aveva imparato subito i suoi<br />
gusti e le sue debolezze: gli piaceva che il sugo<br />
fosse denso, la carne bruciata quasi, le verdure mai<br />
lesse, e che il pollo, se c'era, fosse fritto. Voleva il
marsala, invece <strong>del</strong> vino comune, durante il pasto,<br />
e sul tavolo, uno di qua uno di là dal piatto, voleva<br />
che tutti i giorni ci fossero i cachi. La casa era tutta<br />
per loro; dopo i primi giorni la sicurezza di Sandrino<br />
aveva fugato le sue trepidazioni.<br />
«Chi vuol che venga... Sono tutti col capo sul lavoro<br />
», le diceva. «Ti dovevi sognare d'avere l'amante<br />
a domicilio».<br />
Ma anche nella volgarità conservava un tono scanzonato<br />
ed amabile. Ciò che avrebbe dovuto offenderla,<br />
quasi la compiaceva. Era il modo suo proprio di<br />
essere allegro e di scherzare; non si poteva fare a<br />
meno di sorridergli. Egli aveva perfino dato un nome<br />
alle due galline: quella bianca la chiamava «signora<br />
Letizia», ch'era il nome <strong>del</strong>la moglie <strong>del</strong> suo<br />
padrone, siccome le rassomigliava.<br />
Sandrino leggeva il giornale sportivo; Virginia<br />
riordinava la cucina, in fretta perché Sandrino non si<br />
spazientisse. Ad insegnarle i nuovi balli ci aveva rinunziato:<br />
avrebbe fatto <strong>del</strong> rumore e potuto destar<br />
sospetto nel vicinato «con quei muri di cartavelina».<br />
La istruiva, invece, sul giuoco <strong>del</strong> calcio e sulle squadre:<br />
una <strong>del</strong>le prossime domeniche l'avrebbe condotta<br />
allo stadio. Sandrino era il sole ed essa gli<br />
girava attorno, com'egli le aveva detto. Dipendeva<br />
da lui tenerla in vita o farla sprofondare.<br />
Sapeva essere anche gentile, tuttavia. Le aveva<br />
detto:<br />
«Il mio padrone vende tessuti, è un merciaio ma<br />
ha un debole per l'astronomia. Lo chiamano Flammarione.<br />
Stamani parlava di uno scienziato che ha<br />
scoperto una nuova stella e ne ha dato comunicazione.<br />
Io ho pensato che costui è un idiota. Se gli piacciono<br />
le stelle, cosa c'era di meglio di averne una<br />
per sé solo, che nessuno sa che esiste? Ora tutti gliela<br />
possono guardare. Sarebbe come se io confidassi a<br />
qualcuno di te e di me. Il bello <strong>del</strong>la nostra relazione<br />
è proprio questo: che non c'è anima viva che la<br />
possa immaginare».<br />
Alla sera Virginia lo attendeva ancora all'uscita<br />
<strong>del</strong> negozio. Andavano al caffè. Oppure al cinematografo.<br />
C'era andata, al cinema, finalmente, e le<br />
sembrava di avere distrutto l'ultimo legame col suo<br />
periodo di terrore, di essersi conquistata in pieno una<br />
nuova vita. Cosicché, dodici giorni dopo il Capodanno,<br />
quando Sandrino le ripeté di non farsi illusioni,<br />
ch'egli avrebbe preteso tutto da lei, essa gli
ispose:<br />
«Ma sono io che voglio darti tutto. Non hai che<br />
da chiedermi».<br />
«Voglio un cronometro», egli disse. «Mi serve<br />
per regolare il <strong>tempo</strong> <strong>del</strong>le partite».<br />
Era mattino e stavano facendo colazione.<br />
«Oh, è tutto qui? », ella esclamò. «Io che credevo<br />
chissà cosa».<br />
Egli volle darle un bacio per ringraziarla; la rovesciò<br />
sul letto e la prese una volta ancora. Poi ella<br />
sorse per prima, allarmata.<br />
«Sono le dieci. Come ti giustificherai al negozio? ».<br />
«Non ci andrò affatto. Mi darò per malato».<br />
Non andò quel giorno e nemmeno l'indomani.<br />
Il terzo giorno ella tornava dal fare gli acquisti e lo<br />
trovò che l'aspettava.<br />
«Mi hanno licenziato», le disse: «Flammarione<br />
ha messo in dubbio che mi fossi sentito male, mi ha<br />
minacciato di togliermi le due giornate di salario.<br />
Io gli ho buttato il metro sul banco e me ne sono<br />
andato».<br />
«Allora non ti hanno licenziato. Sei venuto via<br />
da te», ella disse, ingenuamente.<br />
« E be'? Forse vuoi sapere anche te dove sono<br />
stato questi due giorni? Sono stato a giocare al pallone,<br />
non è vero? O piuttosto sono stato a fare <strong>del</strong>le<br />
porcherie con una donna?».<br />
Era riuscito ad offenderla, ma soprattutto ella si<br />
sentiva umiliata dalle sue parole. Ebbe per un istante<br />
il senso <strong>del</strong>la sua ingiustizia e <strong>del</strong>la propria condizione.<br />
Si era seduta al tavolo di cucina, si teneva la<br />
mano sulla fronte: non pensava di essere sudata, e<br />
se ne sorprese. Fu un attimo. Subito dopo si disse<br />
che le parole di Sandrino erano giuste, che era stata<br />
lei a trattenerlo ed a fargli perdere il lavoro. Si alzò<br />
per carezzarlo. Egli si lasciò blandire, posò la testa<br />
sul suo seno. Le baciò teneramente la gola.<br />
«Non mi approvi?», le chiese, timido come non<br />
lo aveva mai udito.<br />
«Hai fatto benissimo», ella disse. «Cosí starai<br />
sempre con me... Apri la borsa, guarda cosa ti ho<br />
portato ».<br />
C'era il cronometro; era d'oro, ed egli ne fu entusiasta.<br />
«Ti manderò in rovina, se dài ascolto a tutti i<br />
miei capricci».<br />
«Sono io che ti ho voluto fare un regalo, non tu
che me l'hai chiesto», ella disse. Simulò la voce di<br />
lui, il suo gesto, e aggiunse: «Parliamoci chiaro»,<br />
ridendo.<br />
A tavola. egli disse:<br />
«Del resto, posti come quello che ho lasciato, li<br />
trovo ad occhi chiusi».<br />
Tuttavia per quel giorno, siccome era sabato, ella<br />
gli dové dare l'equivalente <strong>del</strong> salario che ogni settimana<br />
egli versava a sua madre. Appunto perché<br />
sua madre non venisse a sapere che da quel momento<br />
era disoccupato.<br />
Virginia stessa gli aveva offerto la soluzione, allorché<br />
Sandrino si era fatto pensieroso e, col cipiglio<br />
che gli atteggiava la faccia al dolore, aveva detto:<br />
«Non ho pensato a mia madre».<br />
Avuto il denaro, egli disse: «Questi te li renderò».<br />
Volle sdebitarsi l'indomani medesimo. Ella mangiò<br />
in camera, come al solito, riscaldando il cibo<br />
sulla spiritiera, per non incontrarsi con gli altri che<br />
alla domenica erano per la casa. Attese che Sandrino<br />
fosse uscito e lo raggiunse al caffè dove si erano<br />
dati appuntamento.<br />
Egli le disse: «Non andiamo al calcio, ma andiamo<br />
lo stesso ad uno spettacolo sportivo. Andiamo<br />
allo Sferisterio. Cosí ti restituisco subito quello<br />
che mi hai prestato. Basta tu mi anticipi altre cento-lire».<br />
Ella capí soltanto che gli occorrevano cento lire,<br />
appoggiò la borsa sul tavolo, l'aperse e ne stava<br />
cavando il denaro. Lui la fulminò con lo sguardo.<br />
«Sei mostruosa. Vedi che quelli che giocano a<br />
scacchi non ci tolgono gli occhi di dosso, vedi che<br />
il cameriere sta davanti a noi e cacci i soldi dalla<br />
borsa. Vuoi ripetere la scena di Capodanno? Ci godi<br />
ad apparire come quella bionda, a quanto pare.<br />
Vuoi proprio farmi passare per il tuo mantenuto.<br />
Oppure pensi che mi credano il tuo bambino? ».<br />
Parlava tra i denti, era impallidito, gli tremavano<br />
le labbra, e il suo sguardo, di un celeste che Virginia<br />
non riconosceva, cupo, l'agghiacciava. La sua voce<br />
aveva avuto un tono adulto, di odio. Questa volta il<br />
suo sarcasmo non le aveva lasciato modo di intravedere<br />
la burla. La crudezza <strong>del</strong>le sue parole era<br />
confermata dal fremito <strong>del</strong> suo corpo, faticosamente<br />
dominato, e dall'intensità con cui egli stringeva i<br />
pugni e li premeva sul tavolo. Le nocche spiccavano<br />
lucide e bianchissime, come prossime ad esplo-
dere.<br />
«Ecco, sí, fai cotesta faccia», egli riprese. «È proprio<br />
quello che ci vuole. Fai la terrorizzata, cosí<br />
crederanno che sono scontento di quanto mi hai<br />
portato. Lascia capire che appena usciti di qui ti sevizio,<br />
forse qualcuno ti verrà in aiuto».<br />
Virginia era basita. Lo sguardo di Sandrino la<br />
uccideva: era un ago che le bucava la nuca; ebbe<br />
la sensazione di sentirsi aspirare dentro la testa: un<br />
freddo che di secondo in secondo le si circoscriveva<br />
alle tempie e al cuore, con<strong>tempo</strong>raneamente. Egli<br />
sillabava le parole con una pacatezza spietata.<br />
«Sicuramente tra un momento sverrai, non è cosí?<br />
», le disse. «È nel tuo sistema. Ma ti avverto<br />
che questa volta non ti serve. Appena cadi io scappo,<br />
vado a casa e dico tutto. Dico ai partigiani che<br />
eri la complice di tuo marito, che adescavi i ragazzi<br />
per farli iscrivere nei marò. Dirò che l'hai<br />
fatto anche con me, che per colpa tua mi arruolai».<br />
Virginia si sostenne con una mano all'orlo <strong>del</strong><br />
tavolo per trovarvi appoggio e respiro, tentò con<br />
l'altra di raggiungere la bottiglia che era in mezzo<br />
al tavolo. Egli la prevenne:<br />
«Vuoi bere? Ci sono qua io».<br />
Ora il cameriere si avvicinava, premuroso, incuriosito,<br />
le chiese se le occorreva qualcosa. Ma ella<br />
riuscí a recuperare le proprie forze, a sorridere perfino:<br />
«<strong>Un</strong> capogiro», esclamò. E rivolta a Sandrino:<br />
«Avevi ragione. Non dovevo uscire, dopo la febbre<br />
che ho avuto stanotte. Va già meglio. Se vuoi<br />
che andiamo».<br />
Egli la stringeva al braccio, e appena fuori il<br />
caffè, invece di attraversare la piazza la costrinse<br />
a voltare per una stradetta laterale che appariva<br />
deserta in tutta la sua lunghezza di vicolo. Ella<br />
s'immaginò che adesso Sandrino l'avrebbe assalita<br />
e percossa, forse l'avrebbe uccisa. Ma non reagí: si<br />
affidò anzi piú docilmente al suo braccio. Erano<br />
arrivati a metà <strong>del</strong> vicolo, in silenzio. Egli le lasciò<br />
il braccio, la prese <strong>del</strong>icatamente ai gomiti, la<br />
fece appoggiare al muro.<br />
«Riposati», le disse, con un tono improvvisamente<br />
diverso. «Non metteremo piú piede in quel locale»,<br />
aggiunse.<br />
Era tornato il Sandrino di sempre, come se nulla<br />
fosse accaduto di quanto era accaduto. Pure riac-
quistando la calma, la nozione <strong>del</strong> luogo e <strong>del</strong>le<br />
cose, interiormente ella ne fu maggiormente stravolta.<br />
Egli le appariva sereno, padrone dei propri<br />
gesti, spontaneo, sinceramente preoccupato <strong>del</strong>la sua<br />
salute; era il medesimo Sandrino che essa aveva<br />
conosciuto il giorno <strong>del</strong> suo compleanno al tirassegno,<br />
che la guidava alla ballera, che la baciava per<br />
il cronometro promesso, quello degli istanti ineffabili<br />
che seguivano l'amore, che le diceva: «Il bello<br />
è proprio questo: che soltanto tu ed io sappiamo<br />
cosa siamo l'uno per l’altro». Ella non riusciva a<br />
restituirgli la faccia di pochi minuti prima, nel caffè,<br />
la voce spietata e convinta che l'aveva chiamata<br />
sgualdrina, la ferocia e la violenza omicida ch'era<br />
nei suoi pugni chiusi posati come ordigni sulla tovaglia<br />
a quadri. Credeva di essere certa che anche<br />
costui era stato Sandrino, eppure ne dubitava, attribuiva<br />
ad un proprio svenimento, ad un proprio<br />
sogno malsano la realtà di quell'immagine. Egli<br />
le rivolgeva adesso parole amiche, affettuosamente<br />
preoccupate; la sua faccia era innocente, dolcissima;<br />
non poteva essersi trasformato in tanto poco <strong>tempo</strong>,<br />
e colorirsi in viso, avere quelle sue mani ferme, leggere,<br />
che la carezzavano. Cosí come il suo sguardo,<br />
che era di nuovo celeste ed ella vi si poteva specchiare.<br />
Gli occhi di Sandrino, tutta la sua persona le<br />
dicevano ch'egli «ignorava » ciò che era accaduto.<br />
Questo la sconvolgeva. Aveva spavento di se stessa,<br />
adesso, <strong>del</strong>la propria mente che vacillava; e nello<br />
stesso <strong>tempo</strong> era già tutta raccolta con devozione,<br />
riconoscenza, umiltà nelle braccia di Sandrino, che<br />
era buono, generoso, indulgente e la perdonava.<br />
«Non lo farò piú», ella credette di dovergli dire.<br />
«Capisco che in certi momenti perdi il controllo<br />
<strong>del</strong>le tue azioni».<br />
«Ho fatto molto male?».<br />
«Sí, ma all'ultimo istante hai saputo dominarti».<br />
Poi le sollevò il mento, esclamò: «Brek! Non parliamone<br />
piú. Ti ho già perdonata».<br />
Ciò che egli le perdonava, quale era stato l'ultimo<br />
istante, ed ultimo rispetto a chi o a che cosa,<br />
questo ella voleva sapere per fare chiaro nella propria<br />
mente. Tuttavia aveva timore di chiederglielo.<br />
Temeva ch'egli le confermasse indirettamente, e forse<br />
esplicitamente, le proprie parole, gli insulti, e<br />
quindi il suo volto d'allora, i suoi pugni, tutto quanto<br />
ella credeva di ricordare e non voleva fosse vero,
perché non poteva essere vero. Altrettanto temeva<br />
che facendogli una domanda precisa egli potesse oscurarsi<br />
di nuovo, riacquistare quello sguardo, quella<br />
voce, quei suoi pugni che adesso l'avrebbero raggiunta,<br />
stroncata e le avrebbero tolto l'ultima speranza<br />
nella quale si era determinata: persuadersi<br />
che nulla fosse accaduto, che soltanto la sua mente<br />
avesse vacillato un istante.<br />
Egli guardò il cronometro, disse: «Datti un po'<br />
di cipria, è tardi. La prima partita sarà già cominciata».<br />
Camminavano in una strada <strong>del</strong> centro, domenicale,<br />
affollata. Egli volle entrare in un bar e farle<br />
prendere un cordiale. Sapeva d'uovo e di cognac,<br />
e la riscaldò. Salirono su un tram, stipato, rumoroso:<br />
egli le stava di fronte, nella calca, e la proteggeva.<br />
«Non sei per nulla suonata», egli disse.<br />
Virginia non capi il senso <strong>del</strong>le sue parole, ma lo<br />
vedeva allegro, contento. Gli chiese: «Dove andiamo?<br />
».<br />
«Te l'ho detto: allo Sferisterio».<br />
«Non ci sono mai stata. Che film c'è?».<br />
«D'ambiente di gioco, ti piace?».<br />
Ella era poi passata dallo stordimento alla sorpresa<br />
e dalla sorpresa ad uno stato di torpore. Sandrino<br />
l'aveva accompagnata fino alla piccola tribuna, al<br />
fondo <strong>del</strong>la rete. Ella sedeva in una specie di box.<br />
con le paratie all'altezza dei gomiti: aveva la rete<br />
davanti a sé, al di là <strong>del</strong>la quale s'innalzava un muro<br />
altissimo che si perdeva allo sguardo, alto piú <strong>del</strong>la<br />
volta <strong>del</strong>la sala. Tra la rete e il muro v'era la pista<br />
di gioco e quegli uomini vestiti di bianco, coi<br />
calzoncini da minuetto e le fusciacche azzurre e<br />
rosse che si rimandavano la palla sul tamburello,<br />
correndo, volteggiando, imprecando. L'aria era affocata,<br />
pesante, densa di fumo nella sala e stranamente<br />
limpida al di là <strong>del</strong>la rete, come rarefatta dalle vampe<br />
dei riflettori. Ad ogni palla che si ingabbiava<br />
contro la rete, che spirava sul cordino, che si volatizzava<br />
al di sopra <strong>del</strong> muro, ad ogni colpo sonoro<br />
dei tamburelli, facevano eco le urla degli spettatori,<br />
i loro incitamenti, le loro bestemmie e gli evviva.<br />
L'ambiente la intontiva, e la spossava. Ovunque<br />
ella volgesse lo sguardo, v'era un motivo di allucinazione.<br />
Davanti a lei le sagome dei giocatori, la luce<br />
accecante dei riflettori che illuminavano la pista; alla
sua destra, alto sul tumultuare degli spettatori, un<br />
tabellone bianco, e su un palco aereo un uomo che<br />
vi picchiava sopra con una canna e lo maculava di<br />
numeri rossi, accanto alla fila di nomi scritti in nero<br />
e in colonna. <strong>Un</strong> apparire e sparire di cifre bianche,<br />
rosse, nere, magicamente evocate dalla canna di<br />
quell'uomo piccolo, calvo, rattrappito. Alla sua sinistra,<br />
gli spettatori che le sedevano vicino, sulla<br />
balconata, o aggruppati e frementi alle maglie <strong>del</strong>la<br />
rete, gli uni a ridosso degli altri, preda alcuni di un<br />
eccitamento bestiale, altri di una sfrenata allegria,<br />
altri ancora chiusi in un mutismo ostentato e sornione.<br />
Venuta lentamente a cadere la tensione che l'aveva<br />
sorretta fino all'ingresso <strong>del</strong>lo Sferisterio, il calore<br />
<strong>del</strong>l'ambiente, le sue allucinanti presenze, lo stare da<br />
due ore immobile, seduta, ostinatamente chiusa nella<br />
pelliccia, l'avevano sfibrata. Ella chiudeva gli occhi<br />
e cercava il sopore. La riscuoteva, di tanto in tanto,<br />
il fragore di una suoneria che scoppiava lacerante,<br />
improvviso: si spegnevano le luci <strong>del</strong>la pista e si accendeva<br />
la sala. Allora Sandrino, che vanamente<br />
dapprima ella aveva cercato di riconoscere tra la folla<br />
accalcata alla rete, la raggiungeva per qualche minuto.<br />
Ella gli sorrideva per rassicurarlo.<br />
«Hai vinto?», gli chiedeva.<br />
«Solo quando usciremo te lo potrò dire. Non chiedermelo<br />
piú, porta scalogna».<br />
Lo vedeva infilarsi nella marca di teste, col suo<br />
amico basco sulla nuca e i riccioli sulla fronte, scompariva<br />
tra coloro pigiati al banco <strong>del</strong> totalizzatore.<br />
Cessava la suoneria e il gioco riprendeva. Virginia<br />
tornava ad assopirsi. Nella sua mente confusa, l'episodio<br />
<strong>del</strong> caffè, il vicolo, il tram si accavallavano, sfumavano<br />
nell'incoscienza <strong>del</strong> sonno. La richiamò a sé<br />
una voce, quasi al suo orecchio:<br />
« Se mi avessero detto: la testa. Io avrei scommesso<br />
la testa, ma la signora Virginia al tamburello, proprio<br />
non ce l'avrei fatta ».<br />
Era Faliero.<br />
VIII<br />
Questo incontro segnò un piú vasto mutamento<br />
nella vita di Virginia. Le circostanze la costrinsero a<br />
familiarizzare col resto <strong>del</strong>la casa.<br />
L'apparizione di Faliero l'aveva improvvisamente
ianimata; ella ebbe un primo ed unico pensiero:<br />
evitare che Sandrino la raggiungesse e che Faliero<br />
potesse rendersi conto, in un istante, <strong>del</strong>la loro intimità.<br />
L'imminenza e la gravità <strong>del</strong> pericolo la resero<br />
agitata. Gli porse la mano.<br />
«Non sono permesse <strong>del</strong>le distrazioni? », gli disse.<br />
Si alzò. «Me ne stavo andando».<br />
«Se è sola mi permetto di accompagnarla», disse<br />
Faliero. «Nemmeno io punto all'ultima partita».<br />
«È l'ultima partita? », ella chiese. «Io, vengo soltanto<br />
per l'ambiente. Mi svaga piú <strong>del</strong> cinematografo<br />
».<br />
Scendeva i gradini <strong>del</strong>la balconata, spigliata ma<br />
col cuore in gola: potevano trovarsi faccia a faccia<br />
con Sandrino, mentre Faliero le faceva strada tra gli<br />
spettatori. (In realtà, Sandrino aveva miracolosamente<br />
evitato Faliero poco prima: li seguiva, adesso, nascosto<br />
dietro una colonna).<br />
Faliero disse: «Aspettiamo il tram? ».<br />
Egli indossava un paltò blu, con la cintura che gli<br />
snelliva il corpo. Era senza cappello; era bruno, ed<br />
alto, quasi quanto lei.<br />
«Fa un giro troppo lungo. Preferisco andare a<br />
piedi», gli rispose.<br />
Faliero era intraprendente, e tuttavia impacciato,<br />
nel sostenere la conversazione. Disse:<br />
«Mi chiedo se lei è proprio lei».<br />
Ella era ansiosa di allontanarlo dallo Sferisterio, e<br />
di distrarlo. Per fare ciò le sembrava di dover essere<br />
disinvolta, cordiale, ma la precipitazione, la condiscendenza<br />
e a momenti la stranezza <strong>del</strong>le sue risposte,<br />
tradivano il suo orgasmo: una febbrilità che<br />
Faliero non sapeva ancora come interpretare.<br />
«Avessi preso, per caso, un abbaglio? », egli ripeté.<br />
«Lei non sa ancora capacitarsi di avermi incontrata<br />
allo Sferisterio, è cosí? ».<br />
«Infatti », egli le rispose, «e sono contento di non<br />
farle piú paura».<br />
« Ma non mi ha mai fatto paura. Ho cambiato<br />
opinione su di lei».<br />
«Non mi dica quella di prima, mi dica quella<br />
di ora».<br />
«Penso che lei è un galantuomo».<br />
Avevano voltato strada due volte e Virginia si<br />
sentiva piú sicura. Erano poco distanti da un bar,<br />
nel raggio di luce azzurra e bianca <strong>del</strong>l'insegna. Ella
lo sfiorò con lo sguardo: il suo sorriso era aperto,<br />
generoso; la intimidí e la rassicurò nello stesso <strong>tempo</strong>.<br />
Egli volle offrirle l'aperitivo.<br />
«Mi immagino la contentezza di mia moglie»,<br />
disse, in piedi, al banco. «Poiché lei, stasera, sarà<br />
nostra ospite. Niente ma. Basta ormai con la segregazione.<br />
Per tutti questi mesi ci ha costretto a sentirci<br />
come suoi carcerieri. La signora Lucia in specie,<br />
che quando lei arrivò credette di avere trovato<br />
finalmente la compagna per il suo rosario. Dice<br />
sempre che noi non la capiamo. Che abbiamo sale<br />
in zucca quanto il suo ragazzo».<br />
«Perché? Lei, la madre, capisce qualcosa di Sandrino?<br />
», esclamò Virginia, e subito ebbe coscienza<br />
<strong>del</strong>la leggerezza commessa. Era avvampata in viso.<br />
«È cosí irrequieto perché è giovane», aggiunse per<br />
correggersi.<br />
Faliero si era fatto improvvisamente serio. Disse:<br />
«Sí, purtroppo, è irrequieto. Ma si sta avviando<br />
sulla strada buona».<br />
Aveva posato il bicchiere sul banco, con un gesto<br />
che accompagnava il suo pensiero.<br />
«Be'», concluse, e le sorrise, prima di cambiare<br />
argomento. Le disse che anche fisicamente gli sembrava<br />
rimessa.<br />
Ma in Virginia, quel gesto e le sue poche frasi<br />
avevano avuto un'eco allarmante: egli pensava male<br />
di Sandrino, era ancora suo nemico. Ora entrare in<br />
confidenza con Faliero e sua moglie le faceva piacere.<br />
Avrebbe saputo cosa pensavano di Sandrino,<br />
cosa tramavano contro di lui: avrebbe forse avuto<br />
modo di prevenire i loro piani. (Pensò a quella madre<br />
sciagurata, cieca, che si confidava coi nemici di<br />
suo figlio). Si immedesimò talmente, e precipitosamente,<br />
nella propria parte che, usciti dal bar, fu lei<br />
stessa a riportarvi il discorso: lo fece in maniera<br />
esplicita, irriflessiva. Faliero ne fu sorpreso e insospettito.<br />
«Cosa si può rimproverare a quel ragazzo? », ella<br />
disse. «Di essere stato fascista? È ancora questo?».<br />
Eccitata dalle proprie parole, i suoi sentimenti la<br />
travolgevano; la sua voce acquistava una durezza<br />
offensiva.<br />
«Anche i ragazzi continuate a perseguitare? », riprese.<br />
«Lei gli fa l'amico per tenerlo d'occhio. Ora<br />
capisco ».<br />
Faliero si arrestò, le si mise di fronte.
«La prego, non parliamone. Lei è una signora che<br />
io rispetto perché so che non ha nulla da rimproverarsi.<br />
Anzi, posso dirle che l'ammiro siccome sta<br />
dando prova di una grande fermezza, anche se un<br />
po' eccessiva», aggiunse indulgendo alla cordialità.<br />
«In quanto a Sandrino, non credevo che lei fosse<br />
informata».<br />
Ella aveva ritrovato la propria padronanza, e un<br />
contegno.<br />
«Ne sono informata mio malgrado. I muri sono<br />
di cartavelina».<br />
« Direi, il contrario <strong>del</strong>la persecuzione », egli continuò.<br />
«Lo stavano rinchiudendo in riformatorio,<br />
ed io mi sono fatto garante per lui».<br />
Ora Faliero sospettava. Come poteva Virginia avere<br />
appreso, sia pure origliando, il recente passato di<br />
Sandrino, se nessuno ne parlava mai in casa, e tanto<br />
meno Sandrino con sua madre? Ma non volle porle<br />
la domanda, per non sciupare la conciliazione allora<br />
avvenuta, e perché ciò poteva rivelargli una verità<br />
che era necessario scoprire indirettamente per appurarla<br />
intera. Egli aveva creduto di sapere tutto di<br />
Virginia (<strong>del</strong>la sua innocenza e solitudine); per questo,<br />
assieme a Bruna, avevano cercato di alleviarle il<br />
dolore offrendole la loro amicizia: si erano proposti<br />
di «aiutarla a ritrovare la fiducia nella società». Ed<br />
ecco che si disponeva lui, adesso, a cambiare opinione<br />
su Virginia. Soltanto Sandrino poteva averle raccontato<br />
la propria storia: si conoscevano, quindi, si<br />
erano incontrati e si incontravano tuttora. Ma quando,<br />
e perché?<br />
Quella sera, a cena, c'era dunque la nuova ospite.<br />
Bruna le assegnò il posto d'onore, a capotavola. Lucia<br />
si fece promettere che l'avrebbe accompagnata<br />
nel suo rosario d'ogni sera.<br />
Virginia fu presa dal calore <strong>del</strong>la loro accoglienza,<br />
si scusò piú volte di averle offese col contegno tenuto<br />
fino ad allora. Fu stupita e commossa, ma via via<br />
che il <strong>tempo</strong> passava, veniva la notte e Sandrino non<br />
rientrava, con sempre maggiore fatica ella riusciva a<br />
reprimere la propria ansia, forse piú sofferta di quella<br />
esteriormente manifestata dalla madre.<br />
Il ritardo di Sandrino diradò a poco a poco l'atmosfera<br />
di cordialità, diventò per ciascuno motivo<br />
d'angoscia, d'inquietudine. Lucia si lamentava ad<br />
alta voce.<br />
«Non l'ha mai fatto di non tornare a cena... Mi
diceva sempre tutto: dove conta di andare e dove<br />
poi è andato... "Oggi, mammina, il programma è<br />
questo", mi ha detto. "Sigarette, stadio e se mi restano<br />
soldi, un film di avventure". Si è raccomandato<br />
gli facessi trovare pronto per le otto, poiché<br />
voleva andare a letto subito. Domattina deve trovarsi<br />
presto sul lavoro, alle cinque addirittura. "<strong>Un</strong>a<br />
volta tanto mi alzerò prima di te", mi ha detto.<br />
“Facciamo l'inventario <strong>del</strong>la merce per una vendita<br />
a prezzi di liquidazione”. Vedete? Mi dice tutto.<br />
Liquidano gli articoli di fine stagione. Il padrone<br />
gli vuole bene come ad un figliolo. Gli ha promesso<br />
di mandarlo a Milano a trattare un affare al posto<br />
suo ».<br />
«Avrà voluto rivedere il film, tanto gli sarà piaciuto»,<br />
le disse Bruna.<br />
«Certo», disse Faliero. «È sveglio piú di quanto<br />
lei non crede».<br />
Virginia era impietrita. Faliero la fissava ed essa<br />
non riusciva piú a darsi un contegno, irrigidita sulla<br />
sedia, gli occhi stralunati.<br />
Bruna le disse: «Le sta entrando il freddo, non è<br />
vero? Perché non va a coricarsi? O almeno, ad infilarsi<br />
la pelliccia».<br />
Virginia si alzò, meccanicamente, percorse il corridoio,<br />
girò la maniglia, e mentre al buio cercava<br />
l'interruttore, questo scattò, si accese la luce nella<br />
camera ed ella si trovò dinanzi Sandrino che l'agguantò<br />
alla vita e le chiuse la bocca con la mano,<br />
per impedirle un grido, di sorpresa. Ella si abbandonò<br />
tra le sue braccia; immediatamente l'angoscia le si<br />
scioglieva in lacrime.<br />
Sandrino le sussurrò, irritato:<br />
« Ci voleva molto a capirlo, che ti aspettavo? Faliero<br />
ha visto che eravamo insieme? Hai un cervello<br />
di gallina. Devo pur sapere come ti sei comportata,<br />
prima di presentarmi. Ti ha cavato nulla di bocca,<br />
strada facendo?».<br />
Ella gli rispose scuotendo la testa. Allora Sandrino<br />
l'abbandonò su una sedia, scivolò cauto nel corridoio.<br />
Uscendo le disse:<br />
« A proposito: abbiamo perduto tutto, ma ci rifaremo».<br />
Virginia aveva poggiato il capo sulla spalliera <strong>del</strong><br />
letto, piangeva di consolazione.<br />
Poi sentí bussare alla porta.<br />
«Il camorrista è tornato», le disse Bruna dall'e-
sterno. «Venga che glielo presento».<br />
«Meglio domani», ella le rispose. «Ho freddo, e<br />
mi sono gia coricata».<br />
Ma Sandrino fu tanto ardito da venire di persona<br />
nel corridoio.<br />
« Mi dicono che la prigioniera ha spezzato le<br />
sbarre. Brava. Sarò lieto di conoscerla. Per adesso,<br />
buona notte. E buon sonno».<br />
«Buona notte, signorino Sandro», ella gli rispose.<br />
Poco dopo, spossata e serena, si addormentava.<br />
Era, quella notte, la notte dalla domenica 25 al<br />
lunedí 26 gennaio, la prima <strong>del</strong>la nuova luna che<br />
mitigò la stagione e recò alcuni giorni tepidi, di<br />
primavera. L'alba fu nitida, senza caligine né vento:<br />
si levò un sole luminoso che prometteva di asciugare<br />
presto la biancheria. La massaia <strong>del</strong> piano di sotto<br />
stendeva i panni alla sua finestra sulla corte, e cantava,<br />
invidiando, per i suoi ragazzi e il suo bucato,<br />
la terrazza soprastante. La sua voce destò Virginia.<br />
Il sole si insinuava attraverso le gelosie abbassate. Ella<br />
godeva di quel risveglio che la trovava riposata, languida,<br />
a covare il tepore <strong>del</strong> proprio corpo. Stava ad<br />
occhi chiusi, raggomitolata sotto le coperte, le mani<br />
tra le cosce. Era un modo <strong>del</strong>izioso e indolente di<br />
riprendere possesso dei propri pensieri e sentimenti.<br />
di richiamare al proprio cuore e alla mente le persone<br />
e le cose che le erano attorno e l'attendevano.<br />
Rievocava pigramente gli avvenimenti <strong>del</strong>la vigilia.<br />
Il suo spirito, disposto alla dolcezza, alla quiete,<br />
operava in essi una selezione spontanea: li giudicava<br />
nella misura <strong>del</strong> proprio ottimismo. Ciascun episodio<br />
le recava diletto, adesso. Dapprima Sandrino era stato<br />
feroce, perché l'amava: la gelosia che al tavolo <strong>del</strong><br />
caffè l'aveva fatto trascendere fino alla brutalità, le<br />
era cara a ricordarsi poiché le confermava una volta<br />
ancora, e definitivamente, la profondità <strong>del</strong> suo affetto.<br />
Gli stessi suoi insulti, di cui aveva dimenticato<br />
le parole, le risuonavano come tenerezze. E piú di<br />
essi, ella ricordava ciò che ne era seguito: le attenzioni<br />
ch'egli le aveva prodigato nel vicolo, la sua<br />
insistenza per farle bere il cordiale, l'amorosa intensità<br />
<strong>del</strong> suo sguardo mentre sul tram si recavano<br />
allo Sferisterio. Anche <strong>del</strong>lo Sferisterio ella conservava<br />
un'immagine gradita: era un'altra verità rivelatale<br />
da Sandrino, come il ristorante di lusso, come<br />
la ballera.<br />
«Non conosci nulla <strong>del</strong>la vita. Mi sembri una bam-
ina da divezzare », le aveva detto, ballando, il giorno<br />
di Capodanno. Egli si era quindi proposto di farle<br />
scoprire il mondo. Lo Sferisterio rappresentava anch'esso<br />
una tappa sulla strada <strong>del</strong>la conoscenza, tanto<br />
affascinante che l'aveva stordita. Era stata davvero<br />
simile a una bambina che si addormenta nel palco,<br />
ad una serata di gala. Cosí come l'incontro con Faliero<br />
aveva finito per distruggere dentro di lei il terrore<br />
<strong>del</strong>la gente. Sandrino aveva ragione: gli estranei<br />
«Vanno messi sotto con furbizia»; o sono ipocriti, ed<br />
occorre essere ipocriti piú di loro, prendersene gioco,<br />
o sono ingenui e allora bisogna giovarsi <strong>del</strong>la loro<br />
ingenuità per difendere «i nostri interessi».<br />
Virginia pensava che il suo interesse era uno solo:<br />
era Sandrino. E <strong>del</strong> resto, dopo di averli frequentati<br />
quelle poche ore, Bruna, Faliero, Lucia, aveva potuto<br />
persuadersi ch'essi erano piú ingenui che cattivi:<br />
anche Faliero, piú che nemico si sentiva protettore<br />
di Sandrino. <strong>Un</strong> protettore! Di Sandrino! Ora,<br />
portare in mezzo ad essi il suo segreto, l'idea di dover<br />
fingere che anche Sandrino fosse per lei un<br />
estraneo, la faceva sorridere; si disponeva ad affrontare<br />
il gioco con la trepidante sicurezza che l'avventura<br />
avrebbe maggiormente impreziosito il loro<br />
amore.<br />
La massaia dal piano di sotto cantava sciorinando<br />
i suoi panni. La casa era in silenzio. Tutti dovevano<br />
essere andati. Sandrino non era venuto da lei come<br />
ogni mattina, appena uscita la madre. Certamente<br />
si era addormentato di nuovo, come lei stessa che<br />
non aveva udito il saluto di Bruna e di Lucia. Ella<br />
covava la propria indolenza e si proponeva ciò che<br />
avrebbe fatto nella giornata: si sarebbe alzata, intanto,<br />
avrebbe preparato il caffè e destato Sandrino.<br />
Forse lui l'avrebbe costretta a giacersi, e questo era<br />
ciò che anche lei desiderava; si augurava di vederlo<br />
giungere da un istante all'altro; di poterlo accogliere<br />
tra le braccia in quel tepore che non si decideva ad<br />
abbandonare, e di darsi a lui con ancora le membra<br />
<strong>del</strong>iziosamente stanche dopo il lungo sonno, di sciogliersi<br />
sotto la sua violenza. Poi Sandrino sarebbe<br />
rimasto a letto, indaffarato alla sua «vendita di fine<br />
stagione»! Ella doveva uscire per la spesa, e per recarsi<br />
in banca a prelevare il denaro. Sandrino non<br />
aveva avuto fortuna, ieri sera; aveva perduto le tremila<br />
lire che le rimanevano. Distrattamente pensò<br />
che negli ultimi tempi aveva ritirato denaro piú spes-
so che per il passato, quasi centomila, da ottobre.<br />
Al ritorno dalla banca, aveva in progetto di fermarsi<br />
all'oreficeria; voleva fargli la sorpresa di un nuovo<br />
regalo: la catenella da polso, già ordinata, che sapeva<br />
gli sarebbe piaciuta, con incise le iniziali di Sandrino,<br />
che erano anche le sue.<br />
Il canto era cessato; la massaia doveva essersi ritirata.<br />
E doveva essere ancora molto presto se il silenzio<br />
era cosí profondo, nella casa. Virginia tornò ad<br />
assopirsi: di minuto in minuto poteva giungere Sandrino;<br />
nell'amplesso le avrebbe ripetuto: «Sei la<br />
mia amante, lo sai? Lo sai? ».<br />
Si destò d'improvviso, agitata per via di un sogno<br />
che le aveva dato degli incubi e che appena aperti<br />
gli occhi non ricordava. Sudava. Guardò l'orologio:<br />
era mezzogiorno passato. Sul comodino, trattenuto<br />
sotto l'orologio, c'era un pezzo di carta gialla, gual-<br />
cito. V'erano scritte <strong>del</strong>le parole a lapis copiativo.<br />
Dicevano:<br />
Starò fuori qualche giorno, forse anche piú di una<br />
settimana. Acqua in bocca e buona fortuna. S.<br />
Ella rimase a lungo immobile, seduta nel letto,<br />
col foglio giallo in una mano. Il sudore le si era<br />
raggelato in tutto il corpo, tremava, ed era incapace<br />
di pensare. Ostinatamente si ripeteva le stesse domande,<br />
senza riuscire a formulare un'ipotesi. Come<br />
sempre, l'improvviso l'annichiliva, le toglieva ogni<br />
possibilità d'immaginazione. Cosa poteva averlo obbligato<br />
ad allontanarsi? E perché cosí, all'improvviso?<br />
Perché non l'aveva destata? D'un tratto pensò<br />
che Sandrino le avesse voluto fare uno scherzo: era<br />
nella sua camera e l'aspettava.<br />
Vi si diresse correndo, chiamandolo per nome. La<br />
porta era chiusa a chiave e dapprima ella fu certa<br />
che Sandrino stesse giocando.<br />
«Aprimi», gli diceva. «È riuscito benissimo. Mi<br />
sono impaurita».<br />
Abbassava la voce: «Amore, aprimi», ripeteva.<br />
E lo chiamava sempre piú forte, con l'angoscia<br />
che rapidamente la tornava a possedere: « Basta Sandrino,<br />
ti scongiuro».<br />
Girava la maniglia, scuoteva la porta, lievemente,<br />
e poi con tutta la sua forza.<br />
«Basta. Mi sentiranno. Non mi so. piú controllare,<br />
ti prego».<br />
Quindi le traversò la mente l'idea ch'egli volesse
complicare il gioco, che avesse chiuso la camera per<br />
trarla in inganno, e fosse nascosto altrove. Andò in<br />
cucina. Lo vedeva dietro l'angolo <strong>del</strong> focolare, tra<br />
muro e dispensa, sotto il tavolo, nel vano tra l'acquaio<br />
e la finestra, nel gabinetto, nel ripostiglio ove<br />
le donne tenevano gli stracci e le scope, ogni volta<br />
persuasa di scoprirlo e di rifugiarsi tra le sue braccia,<br />
e ogni volta <strong>del</strong>usa, spaventata.<br />
Vieni fuori... Ho paura... », diceva.<br />
Era in terrazza! Oh, certo, era in terrazza, come<br />
non averci pensato?<br />
L'aria la fece rabbrividire, ed ancora piú il sole<br />
tepido che l'inondava.<br />
«Dove sei?».<br />
C'era steso il bucato che Bruna aveva fatto il giorno<br />
prima. Egli era dietro i lenzuoli, e vi si nascondeva!<br />
Virginia scostava febbrilmente i lenzuoli, gli<br />
asciugamani, i pigiama: quella ricerca affannosa,<br />
inutile, finí di toglierle la ragione. Ebbe terrore <strong>del</strong><br />
proprio stesso grido: era sconvolta ormai. Gettò a<br />
terra tutta la biancheria ch'era appesa, sempre vedendo<br />
Sandrino dietro ciascuno schermo. Assurdamente<br />
pensò ch'egli fosse rannicchiato dentro la stia.<br />
Si gettò carponi, infilando la testa nel pertugio; le<br />
galline starnazzarono, vennero ad urtare contro la<br />
sua faccia, la graffiarono sul petto, fuggendo dalla<br />
loro prigione, esse stesse spaventate.<br />
Ecco, Sandrino le era girato alle spalle: ora l'aspettava<br />
sorridendo nella sua camera! Ella percorse di<br />
nuovo l'itinerario: camera, corridoio, terrazza, cucina,<br />
due, tre volte, sempre vedendo l'ombra di Sandrino<br />
scomparire dietro un angolo, tra mobile e mobile,<br />
di pertugio in pertugio.<br />
Poi pensò ch'egli si era chiuso, questa volta davvero,<br />
nella propria stanza! Era cru<strong>del</strong>e e spietato,<br />
era lui, e gioiva a sentirla soffrire. Tornò davanti alla<br />
sua porta; fu umile, tenera, sconsolata; lo chiamò<br />
dolcemente, ebbe scatti di cui subito gli chiedeva<br />
perdono, scosse la porta con tutta la sua energia, e<br />
poi la carezzò come avrebbe carezzato il volto di Sandrino<br />
appena egli ne fosse uscito, scongiurandolo di<br />
essere buono, pietoso, di non farla piú soffrire.<br />
Quindi la tensione venne meno a poco a poco,<br />
siccome Virginia crollava sui ginocchi. Era accucciata<br />
davanti alla porta di Sandrino, piangeva in silenzio,<br />
di tanto in tanto chiamandolo ancora, ma senza piú<br />
speranza. Vi rimase per <strong>del</strong>le ore, lacrimante, la
fronte premuta contro lo zoccolo <strong>del</strong>la porta, ed in<br />
grembo, teneramente stretta, una <strong>del</strong>le galline. Finché<br />
riuscí a sollevarsi. Il terrore che gli altri potessero<br />
sorprenderla fu piú forte <strong>del</strong>la sua desolazione.<br />
Riordinò la biancheria sulle corde, rinchiuse le galline<br />
nella stia, dispensò loro il becchime.<br />
Rientrata nella propria camera, si sedette davanti<br />
alla specchiera, si guardò a lungo, scarmigliata e<br />
sconvolta qual era. Si riordinò i capelli, fissandosi, e<br />
si interrogava. Poté infine dirsi che forse Sandrino<br />
era stato meno cru<strong>del</strong>e con sua madre; forse Lucia<br />
sapeva dov'era andato, e perché.<br />
Era ancora nuda sotto la vestaglia. Il freddo le<br />
era entrato addosso, violento; non reggeva il pettine<br />
nella mano. Accese la spiritiera e si scaldò il caffè.<br />
Intanto si vestiva. Doveva mostrarsi disinvolta con<br />
gli inquilini, ed affrontarli per sapere da Lucia notizie<br />
di Sandrino. Pensò di uscire per distrarsi e acquistare<br />
la calma necessaria. Deponendo il foglio<br />
giallo nella borsetta scoperse che la borsetta era vuota.<br />
Evidentemente la sera prima, allo Sferisterio, Sandrino<br />
aveva avuto bisogno anche <strong>del</strong>le ultime lire.<br />
Lei non ricordava. Era cosí lontana la sera prima! E<br />
lui dove poteva trovarsi adesso?<br />
Dove? E con chi?<br />
Era già sera. Scomparso il sole, l'aria aveva riacquistato<br />
la sua asprezza invernale. Il vento, agli incroci,<br />
tagliava il viso. La sua mente era confusa e<br />
quel gelo, invece di diradare il suo turbamento, lo<br />
accentuava. Era come se la sua testa e il suo volto<br />
trattenessero il vento, e questo vi si solidificasse; a<br />
poco a poco il suo viso e la sua nuca diventavano di<br />
ghiaccio; le tempie le trafiggevano il cervello. Sentiva<br />
le due file dei denti l'una sull'altra, strette suo<br />
malgrado: distaccarle ed aprire la bocca era una fatica<br />
a cui si rifiutava perché incapace.<br />
Tuttavia il suo corpo era sciolto in ogni giuntura,<br />
e la portava avanti, sempre piú stordita e irresponsabile.<br />
L'ultima riflessione, prima di questa vacanza<br />
<strong>del</strong>la volontà e <strong>del</strong>la memoria, fu che si era dimenticata<br />
di sorbire il caffè: aveva lasciato la cuccuma<br />
sulla spiritiera accesa. Si tranquillizzò dicendosi che<br />
presto sarebbe rientrata. Invece andava avanti per<br />
inerzia e nello stesso <strong>tempo</strong> franca, tra i passanti<br />
come lei veloci e infreddoliti. Le pareva di sostenere<br />
sul collo un peso immane, gelido. Distingueva le<br />
luci, le persone e le cose senza riconoscerle, con la
trafittura lancinante, simultanea. all'altezza <strong>del</strong>le<br />
tempie.<br />
Si ritrovò nel caffè ov'era solita recarsi con Sandrino,<br />
seduta al loro tavolo d'angolo, con davanti<br />
una tazza di cioccolata. Il dolore alle tempie si era<br />
attenuato; ella riacquistava il dominio di sé e insieme<br />
le saliva dalle cosce fino al seno un'estenuazione dolorosa,<br />
una stanchezza simile a quella provata la<br />
sera prima allo Sferisterio, e tuttavia diversa: ciò che<br />
la sera prima era stato stordimento, bisogno di sonno<br />
e di riposo, adesso era come il risveglio di quello<br />
stesso mattino, ma senza velleità, né palpitazione. Le<br />
sembrò, e cosí era, di rientrare in possesso <strong>del</strong> proprio<br />
corpo. <strong>Un</strong>a sensazione gradita. Il suo gesto di raccogliersi<br />
col mento dentro il bavero <strong>del</strong>la pelliccia,<br />
come per accelerare quella riconquista, fu istintivo e<br />
goduto, e la indusse a sorridersi, a portarsi subito<br />
dopo alle labbra la tazza <strong>del</strong>la cioccolata con avidità.<br />
«Ho fame», ella si disse, e mormorò le parole,<br />
si ascoltò.<br />
Chiamò il cameriere e gli chiese dei dolci. Era disinvolta<br />
come si proponeva. Gli disse: «Inteso che<br />
pagherò domani».<br />
Il cameriere era sornione, complice, al solito. Le<br />
rispose: «C'è il locale intero a sua disposizione». E<br />
tornando, con la pastiera: «Il suo amico ritarda,<br />
stasera. Oppure, dopo la scenata d'ieri, vi siete<br />
rotti? ».<br />
Ella non rimase sorpresa <strong>del</strong>le sue parole, né esse<br />
la offesero. Addentò una pasta, disse: «È dovuto<br />
partire per affari. Starà fuori una settimana».<br />
Poiché cosí sembrava a lei stessa. Sandrino era<br />
partito e sarebbe tornato, forse era già a casa che<br />
l'attendeva... Ma erano pensieri che sfioravano la<br />
sua mente e che ella non riusciva a trattenere. Tutto<br />
era meno forte <strong>del</strong>la rilassatezza, <strong>del</strong> languore che<br />
la possedevano e la rendevano leggera, padrona <strong>del</strong><br />
proprio corpo, e nello stesso <strong>tempo</strong> la immobilizzavano.<br />
Ora le pareva impossibile di potersi alzare, fidarsi<br />
sulle gambe era un tentativo assurdo, come poco<br />
fa distaccare i denti di sopra da quelli di sotto. Ella<br />
si lasciava affondare nella sedia, al suo tavolo d'angolo,<br />
il mento entro la pelliccia, consolata dal proprio<br />
tepore, ad occhi spalancati.<br />
Il caffè era affollato, pieno di fumo e brusio, di<br />
luci, di specchi che riflettevano le immagini, le volute<br />
di fumo, i volti e i gesti <strong>del</strong>le persone, il loro
sedersi e andare e venire. Ella vi intratteneva lo<br />
sguardo, distaccata ed assente tuttavia, rivolta a sé<br />
sola; gustava il sapore <strong>del</strong>la crema, <strong>del</strong>la cioccolata<br />
sul palato; ebbe desiderio di fumare e aperse la borsetta.<br />
<strong>Un</strong>a mano, attraverso il tavolo, le presentò la<br />
fiammella <strong>del</strong>l'accendisigaro. Ella accese alzando lo<br />
sguardo sullo sconosciuto.<br />
Non era uno sconosciuto, era una faccia che conosceva,<br />
rasata, larga e come tumefatta ai pomelli, col<br />
cranio lucido e liscio che continuava la fronte. Le<br />
sopracciglia, invece, grigie e folte, pettinate, nascondevano<br />
gli occhi, quasi forzatamente socchiusi e nondimeno<br />
mobilissimi, che sembravano sciabolare tante<br />
piccole luci dalle quali immediatamente Virginia si<br />
senti assediata. Gli sorrise.<br />
« Sa che stavo per rinunciarci? », disse l'uomo riponendo<br />
l'accendisigaro nel gilé.<br />
Ella si era adagiata di nuovo contro la spalliera e<br />
fumava.<br />
«A che cosa?», gli chiese.<br />
«Ma a fare la sua conoscenza, cara. Mai una volta<br />
che venisse sola, o se veniva sola mai una volta che<br />
lui ritardasse piú di cinque minuti. Ho perduto <strong>del</strong>le<br />
partite da principiante. Cavalli e regine mi partivano<br />
di sotto gli occhi, per guardare lei, che crede? Non<br />
si sente un poco responsabile di avermi rovinato la<br />
fama di scacchista? ».<br />
Cosa gli doveva rispondere? Anche parlare le costava<br />
fatica, come ascoltare, muoversi e parlare. Soltanto<br />
di guardare era capace, senza dover capire né<br />
associare le immagini. Ecco, ora le sembrava che lo<br />
sconosciuto, interrogandola, la spiegasse a lei stessa.<br />
«Lei mi guarda e non mi vede, non è cosí?». Aggiunse:<br />
« Sia sincera, posso restare? ».<br />
«Certo», ella gli disse.<br />
Perché non avrebbe potuto restare?<br />
Poco dopo costui diceva: «Cosí bella com'è dovrebbe<br />
già avere preso la fortuna per i capelli». E<br />
poi: «Ci alziamo? ».<br />
La precedette per infilarsi soprabito e cappello; le<br />
offerse la mano. Ella gli affidò la propria meccanicamente,<br />
soggiaceva a un ordine. Era in piedi, e gli<br />
camminava dinanzi. Uscirono sulla piazza, egli la<br />
prese al braccio. Era piccolo, grassoccio, molto piú<br />
basso di Sandrino. Il vento li investiva alle spalle. Si<br />
sentiva trascinata dal braccio <strong>del</strong>lo sconosciuto e dal<br />
vento.
«Vuoi che andiamo prima a cena? Io preferirei,<br />
se tu non sei impegnata. Se pensi che il tuo maquerau<br />
sia d'accordo ».<br />
Rise, un gorgoglio, con tutta la persona. Virginia<br />
capí solo ch'egli alludeva a Sandrino e che con quell'espressione<br />
aveva inteso di offenderlo. Questa volta<br />
fu lo sdegno a restituirle la nozione <strong>del</strong>le cose.<br />
«Io... », protestò, cercava di svincolarsi dal suo<br />
braccio.<br />
«Non volevo dispiacerti», egli disse. «Sei una<br />
cara creatura».<br />
Allora ella provò disgusto e paura. Fuggí. Corse<br />
come sentendosi inseguita, fino all'imbocco <strong>del</strong>la strada<br />
dove abitava; si rinchiuse nella propria camera,<br />
si gettò supina sul letto, trafelata.<br />
Poco dopo Bruna bussava alla porta.<br />
«Stasera è stata lei a farci preoccupare», le disse.<br />
«Sono le dieci. Noi dobbiamo uscire, ma abbiamo<br />
voluto aspettarla, siccome Lucia si è già coricata».<br />
«E il signorino Sandro? », le chiese Virginia.<br />
«Il padrone lo ha mandato a Milano, come gli<br />
aveva promesso. Tornerà tra qualche giorno. È stata<br />
una decisione improvvisa. Il ragazzo ha avvertito la<br />
madre telefonandole dove lei lavora».<br />
Apparve Faliero nel vano <strong>del</strong>la porta, disse:<br />
«È libera domani sera? Bruna vuole conoscere il<br />
<strong>nostro</strong> luogo di perdizione. Andremo tutti e tre insieme<br />
allo Sferisterio, se lei è d'accordo».<br />
« Senz'altro », ella disse.<br />
Rimasta sola si coricò. Trascorse una notte insonne,<br />
angosciata al pensiero di Sandrino, <strong>del</strong>la sua assenza<br />
di cui non riusciva spiegarsi il motivo, reso<br />
piú oscuro e inesplicabile dopo la bugia con la quale<br />
egli si era accomiatato dalla madre. E <strong>del</strong>la propria<br />
vita che si era promessa nuova e felice e adesso, da<br />
giorni, l'afferrava alla gola, un'ora dopo l'altra, con<br />
sempre piú intense emozioni, in una disperazione<br />
continuatamente rinnovata, ebbe un'infinita pietà.<br />
Pianse ancora, sconsolatamente, su una astratta Virginia<br />
le cui vicende la commuovevano.<br />
L'indomani mattina, già pronta per recarsi in banca,<br />
tolse dal cassettone il libretto degli assegni per<br />
riempirne uno <strong>del</strong>la cifra che le occorreva. Lo aperse<br />
e vi trovò scritte queste parole: «Ho prelevato l'intera<br />
copertura». Piú sotto, in luogo <strong>del</strong>la firma, Sandrino<br />
aveva disegnato un teschio e due tibie incrociate.
IX<br />
Era digiuna da quarantotto ore, con soltanto la<br />
cioccolata e le due paste <strong>del</strong>la sera prima. Quel giorno,<br />
e i due successivi, si nutrí con l'uovo <strong>del</strong>la gallina<br />
che Sandrino chiamava «signora Letizia», e<br />
un po' di caffè che le restava, preparato sulla spiritiera.<br />
Non aveva denaro, nemmeno i pochi spiccioli<br />
necessari per acquistare la razione <strong>del</strong> pane. Pensava<br />
che nessuno le avrebbe fatto credito, repubblichina<br />
quale la consideravano. Ora le sembrava capire che<br />
nulla era cambiato agli occhi <strong>del</strong>la gente nell'ultimo<br />
scorcio di <strong>tempo</strong>, durante il quale ella aveva vissuto<br />
nella luna. E <strong>del</strong> resto, il suo orgoglio, e piú ancora<br />
la sua timidezza, le impedivano di chiedere.<br />
Andò a piedi al cimitero, per la prima volta senza<br />
portare fiori alla tomba <strong>del</strong> marito. Non vi si recava<br />
dalla vigilia di San Silvestro, da quando era diventata<br />
l'amante di Sandrino. Tuttavia non provava rimorso:<br />
viveva adesso in uno stato di insensibilità e<br />
di attesa. La sua situazione era diventata inesplicabile,<br />
rendeva impropria ogni riflessione. V’era in lei<br />
una sola speranza, suggeritale dalla disperazione:<br />
Sandrino sarebbe tornato di giorno in giorno, le<br />
avrebbe spiegato, e tutto si sarebbe risolto spontaneamente.<br />
Ricercare i motivi che potevano avere indotto<br />
Sandrino. a fuggire dopo avere firmato un assegno<br />
col suo nome e incassato fino all’ultimo centesimo<br />
<strong>del</strong> suo deposito in banca, significava affrontare<br />
un mare di congetture in cui sarebbe certamente<br />
naufragata. Provandovisi, dapprima, aveva creduto di<br />
impazzire. Ora la sua natura si difendeva rifugiandosi<br />
in questo limbo di esterrefazione e di assenza.<br />
Perpetuamente incapace di rendersi conto dei fatti<br />
e di affrontarli, ella attendeva dai fatti stessi una<br />
soluzione che non era in suo potere né accelerare né<br />
protrarre. I fatti si identificavano con Sandrino, il<br />
loro esito dipendeva unicamente dal ritorno di Sandrino.<br />
Non sarebbe stato nemmeno necessario ch'egli<br />
le spiegasse: la sua sola presenza sarebbe bastata<br />
perché il mondo e la propria vita ripigliassero il loro<br />
corso. Davanti alla tomba <strong>del</strong> marito, Virginia pregò<br />
candidamente perché Sandrino ritornasse presto, e<br />
perché nessun male gli accadesse colà dove si trovava.<br />
Ella viveva cosí, da quattro giorni, in questo distacco<br />
e in questa attesa che conferivano al suo spi-
ito, per contrasto, e come naturale conseguenza,<br />
quasi uno stato di grazia, un'ebetudine che la rendeva<br />
perfino loquace. Aveva portato al Monte di<br />
Pietà l'anello ricevuto da Ezio in occasione <strong>del</strong> lontano<br />
fidanzamento. La sera mangiava in cucina assieme<br />
agli altri inquilini, partecipava alla conversazione<br />
e vi si interessava. Aveva avuto dei momenti<br />
di autentica distrazione allo Sferisterio, allorché<br />
Faliero, istruendo Bruna, aveva indirettamente spiegato<br />
anche a lei il meccanismo <strong>del</strong> gioco: s'era appassionata<br />
all'alternarsi <strong>del</strong>le sorti durante la partita,<br />
e avendo puntato al totalizzatore in società con<br />
Faliero, la vincita l'aveva rallegrata.<br />
Dopo cena rimaneva a lungo sola con Lucia, nella<br />
sua camera, con davanti agli occhi l'ambiente che le<br />
ricordava Sandrino, ed era pieno di lui. Lucia parlava<br />
sempre <strong>del</strong> figlio: ogni suo pensiero e proposito<br />
lo riguardavano. Virginia la sollecitava ostentando<br />
curiosità e partecipazione. Si intenerí alle fotografie<br />
che Lucia le presentò, di Sandrino in fasce,<br />
e di Sandrino ad un anno, bocconi su un tappeto,<br />
con la testa diritta e fiera, con già i riccioli e gli occhioni<br />
spalancati. «Era biondissimo, allora», le disse<br />
Lucia. E poi col sottanino, tra mamma e papà, ma<br />
scontroso in questa posa, con l'accenno <strong>del</strong> cipiglio<br />
dinanzi al quale Virginia si era sentita sgomenta.<br />
«Lui mi dice: sono cresciuto in fretta, mamma,<br />
tu mi vedi sempre come quando ero in sottanino,<br />
invece ho sedici anni piú che compiuti. E se io gli<br />
dico che, appunto, non ne ha ancora diciassette, ed<br />
è sempre un bambino, sa cosa mi risponde? Sono un<br />
metro e settantuno, questo ti persuade? Ora si fa<br />
perfino crescere i baffi ».<br />
Le fece vedere il ritratto <strong>del</strong> padre di Sandrino,<br />
l'ultimo, fatto poco prima di partire per l'Abissinia.<br />
Le raccontò la propria storia, senza finzione e senza<br />
rammarico.<br />
«Mi aveva dato una casa, ma per un insieme di<br />
motivi non riusciva a rompere con sua moglie. Io<br />
avevo accettato il mio destino, siccome ci amavamo.<br />
Era cosí da piú di dieci anni, io avevo superato la<br />
trentina, quando rimasi incinta di Sandrino... Lui,<br />
da sua moglie, figli non ne aveva avuti, ma nemmeno<br />
io li volevo. Tuttavia, allorché accadde, e chissà<br />
come accadde, lui sembrava impazzito dalla gioia...<br />
Poi venne la guerra d'Africa, e soltanto dopo la sua<br />
morte seppi che c'era andato volontario... Sandrino
aveva sei anni quando lui morí. Questa è l'ultima<br />
lettera che mi scrisse, da un ospedale da campo: era<br />
ferito grave e sapeva di dover morire. Mi diceva di<br />
avere pensato a me e a suo figlio nel testamento, che<br />
aveva informato sua moglie di tutto. Invece essa non<br />
mi volle mai nemmeno ricevere. Era una spagnola.<br />
Partí subito per il suo paese. Interessai un avvocato,<br />
ma essa dimostrò che tutto quello che aveva era suo,<br />
di dote. Il regalo che ci fece fu di lasciare a Sandrino<br />
la pensione. È una miseria, ed ora forse ce la<br />
toglieranno... Sono stati duri questi dieci anni, dopo<br />
la sua morte, con Sandrino da allevare. Lo feci studiare<br />
finché potei, ossia, a dire la verità, finché ne<br />
ebbe voglia. Mi sono dovuta adattare: ora lucido i<br />
pavimenti e faccio la cucina in casa d'altri, brava<br />
gente, che mi trattano da pari a pari, perché sanno<br />
che ho avuto anch'io un'educazione: avevo fatto le<br />
complementari. Mio padre era ragioniere in banca.<br />
Ma quando dovetti guadagnarmi la vita, per me e<br />
il mio bambino, mi accorsi che l'unico mestiere che<br />
sapevo erano le faccende di casa. Anzi, no: sapevo<br />
strimpellare il piano, se lo immagina?... Questa è la<br />
lettera che lui scrisse per Sandrino, perché gliela facessi<br />
leggere quando fosse in età di capire. “ Onora<br />
sempre tua madre. È una santa donna e mi ha amato<br />
fino al sacrificio. Ma onora soprattutto, con ogni atto<br />
e pensiero <strong>del</strong>la tua giornata, e col tuo sangue se<br />
sarà necessario, la piú grande Madre che è la Patria.<br />
Odia i suoi nemici, tutti coloro che vorrebbero fare<br />
di essa una democrazia imbelle e rinunciataria, sottraendola<br />
cosí al destino imperiale che le appartiene,<br />
e combattili...”. Sandrino l'ha imparata a memoria,<br />
ha una venerazione per suo padre... Temetti, al <strong>tempo</strong><br />
<strong>del</strong>l'occupazione, che facesse qualche sciocchezza,<br />
ma è ancora un ragazzo, e fu sensato: passò quel<br />
periodo fuori città, nella casa di un conoscente contadino...<br />
».<br />
Tutto ciò riusciva gradito a Virginia. Ella conosceva<br />
Sandrino meglio di sua madre; e non soltanto<br />
sapeva ch'era uomo ormai, capace di dare la felicità,<br />
ma sapeva di lui e <strong>del</strong> suo passato cose che la madre<br />
ignorava: sapeva che Sandrino aveva tenuto fede<br />
alla memoria <strong>del</strong> padre, che aveva fatto proprie le<br />
sue esortazioni. Ella sentiva di non temere quella<br />
madre che ora le si confidava e che l'avrebbe assalita<br />
e perseguitata se avesse appreso dei suoi rapporti con<br />
Sandrino. L'ascoltava, invece, e la compiaceva nelle
sue lamentazioni, con la condiscendenza propria di<br />
un adulto per le angustie di una bambina. Lucia era<br />
la prima persona verso la quale Virginia aveva provato<br />
fino dall'inizio un senso di superiorità; ed anche<br />
adesso che Lucia le parlava <strong>del</strong>la fortuna che il<br />
figlio aveva avuto di incontrarsi con un padrone che<br />
lo sapeva apprezzare e gli affidava incarichi di fiducia,<br />
pur nella rigidezza dei sentimenti che la dominava,<br />
Virginia provava per la madre di Sandrino<br />
compassione e sufficienza ad un <strong>tempo</strong>. L'ignoranza<br />
di Lucia la rendeva sicura.<br />
Con Faliero e con Bruna, invece, doveva restare<br />
guardinga. Li temeva ancora, e le loro attenzioni, la<br />
loro cordialità, non bastavano a distoglierla completamente<br />
dal suo sospetto. Piú di una volta Faliero<br />
l'aveva colta di sorpresa con <strong>del</strong>le domande. Di ritorno<br />
dallo Sferisterio, quel mercoledí notte, per un<br />
nulla non si era tradita. Faliero aveva detto:<br />
«A Milano ci sono sei centimetri di neve. Chissà<br />
il povero Sandrino col suo impermeabile di velo, e<br />
la sua testa nuda... ».<br />
«Oh, sotto il suo basco, lui non ha paura... », ella<br />
aveva esclamato.<br />
Era seguito un silenzio alle sue parole, poi Bruna<br />
le era venuta involontariamente in aiuto.<br />
« A quanto pare, Lucia glielo ha descritto dalla<br />
testa ai piedi».<br />
«Non fa che parlarmi di lui», aveva ammesso<br />
Virginia.<br />
E l'indomani, il giovedí, a tavola, per la cena che<br />
adesso consumavano riuniti, Lucia disse:<br />
«Oggi parlavo di Sandrino con la mia signora.<br />
Mi ha detto che a Milano cucinano col lardo, e Sandrino<br />
non c'è abituato... La signora ha poi letto sul<br />
giornale che per via <strong>del</strong>la neve c'è stato un paio di<br />
giorni di carestia. La città è rimasta senza carne e<br />
senza verdura».<br />
Virginia ebbe un pensiero improvviso, e non si accorse<br />
di esprimerlo ad alta voce.<br />
«Speriamo sia riuscito a trovare i suoi cachi»,<br />
disse.<br />
Vide Bruna restare col cucchiaio a mezz'aria; sentí<br />
sopra di sé lo sguardo di Faliero che le sedeva di<br />
fianco. Ma riuscí subito a dominarsi; rivolta verso<br />
Lucia aggiunse:<br />
«Proprio lei mi diceva che suo figlio non può<br />
farne a meno».
Il mercoledí la madre aveva ricevuto una sua cartolina<br />
di saluti, all'indirizzo dove lavorava. E il venerdí<br />
sera tornò con una lettera.<br />
«Sarà la decima volta che la rileggo, da stamani»,<br />
disse.<br />
Sandrino le raccontava che l'affare per il padrone<br />
era ormai concluso, ma che doveva trattenersi qualche<br />
giorno ancora perché aveva scoperto <strong>del</strong>le possibilità<br />
«di trattare in proprio». « Significherebbe<br />
potermi emancipare, capisci mamma?», le scriveva.<br />
«I tessuti salgono di prezzo giorno per giorno. Entrati<br />
nel giro si possono guadagnare biglietti da mille<br />
da un'ora all'altra, e nella maniera piú pulita». Dava<br />
notizie <strong>del</strong>la neve e <strong>del</strong>l'albergo dove alloggiava, « col<br />
riscaldamento»; la supplicava di non preoccuparsi<br />
anche se lui tardava qualche giorno ancora e che<br />
per nessuna ragione passasse dal negozio. «Sei una<br />
colomba e Flammarione ti leggerebbe negli occhi<br />
che cerco di fargli la finestra sul tetto». Invece non<br />
era vero. Trattava in proprio. E <strong>del</strong> resto, «gli affari<br />
sono affari», le scriveva.<br />
Finito il rosario, sola sola con Lucia, Virginia<br />
le chiese di rileggere la lettera, « che l'avrà fatta felice,<br />
immagino», le disse, e lo diceva a se stessa.<br />
Poiché adesso ella era davvero felice. Quella lettera<br />
le aveva fatto scoprire una verità ch'ella riteneva inconfutabile:<br />
Sandrino si era preso il denaro per acquistare<br />
i tessuti e poi rivenderli, «per emanciparsi»;<br />
avrebbe guadagnato, ed era il suo denaro che<br />
gliene dava la possibilità. Egli non le aveva detto<br />
nulla per farle una sorpresa; era partito senza salutarla<br />
appunto perché temeva di tradirsi se lei avesse<br />
insistito nel chiedergli il motivo <strong>del</strong> viaggio. E <strong>del</strong><br />
denaro, forse pensava che lei non si sarebbe accorta<br />
subito. Appena tornato lo avrebbe nuovamente depositato<br />
e chissà per quanto <strong>tempo</strong> avrebbe continuato<br />
a chiederle: «Indovina chi mi ha dato i denari<br />
per incominciare». «Forse Biancaneve. Forse<br />
la Bambina dai Capelli Turchini», si prometteva di<br />
rispondergli.<br />
Prima di coricarsi prese il libretto degli assegni<br />
dalla borsetta e lo ripose al solito posto, là dove<br />
Sandrino l'aveva lasciato. Ora tutto le era doppiamente<br />
caro: il pezzo di carta gialla col suo<br />
commiato, e le poche parole scritte sul libretto degli<br />
assegni. «Ho prelevato l'intera copertura», già si<br />
esprimeva come un commerciante, in un linguag-
gio che lei stessa non avrebbe capito fino a pochi<br />
mesi addietro. E quel disegno non racchiudeva un<br />
ammonimento e una minaccia, come dapprima le<br />
era passato per la mente e alla cui idea si era giustamente<br />
rifiutata. Sandrino era un fascista. Era stato<br />
imprudente e impulsivo a disegnare il simbolo, teschio<br />
e tibie, ma chi poteva vederlo se non lei soltanto?<br />
Ch'egli fosse fascista non le dava piú sgomento.<br />
Doveva piacerle tutto di lui. Trepidare per<br />
Sandrino faceva parte <strong>del</strong> suo amore.<br />
Fu per Virginia una notte felice, di attesa amorosa<br />
adesso, e di dolce trepidazione.<br />
X<br />
L'indomani Bruna non andò al lavoro. Virginia<br />
la trovò in cucina che stirava. La ragazza era ancora<br />
spettinata, sembrava tutta presa nel gesto di avvicinarsi<br />
il ferro alla guancia e di passarlo su di una<br />
combinazione di seta. Quell'atteggiamento la rendeva<br />
anche piú giovane dei suoi ventidue anni, quasi<br />
adolescente. Indossava il suo cappotto grigio da cui<br />
sbucavano i pantaloni <strong>del</strong> pigiama e le pantofole celesti.<br />
I suoi capelli erano castani, naturalmente ondulati,<br />
lunghi sull'omero, e cosí sciolti la illeggiadrivano.<br />
Aveva una carnagione bianchissima, un volto magro<br />
di cui gli zigomi appena rilevati, e il taglio profondo<br />
<strong>del</strong>le labbra, accentuavano il pallore. Il suo viso, non<br />
bello ma franco in ogni sua espressione, come lo<br />
sguardo al quale l'impercettibile strabismo conferiva<br />
una dolcezza tutta femminile, come i suoi gesti e la<br />
sua voce, suggerivano un'immediata simpatia. La sua<br />
fisionomia, tutta la sua persona, normale d'altezza<br />
e dalle forme esili ma armoniosamente compiute, era<br />
l'immagine di una giovinezza persuasa di sé. Nel<br />
suo sguardo, indubbiamente sincero, brillava una luce<br />
di sano egoismo, dentro le pupille scure.<br />
«Ho già acceso il fuoco», ella disse a Virginia,<br />
«se ne vuole approfittare».<br />
«Piú tardi, magari», disse Virginia.<br />
Si sede sulla sedia ch'era accanto al tavolo su cui<br />
Bruna stirava. «Ha fatto vacanza, oggi?».<br />
«<strong>Un</strong>a mia collega mi sostituisce».<br />
Virginia era serena e felice, aveva desiderio di<br />
espandersi, di parlare.<br />
«Non le ho mai detto che per poco non finivo<br />
stiratrice? La mia madrina aveva un laboratorio di
“ stireria e modista”, come succede nei paesi, dove<br />
il farmacista vende la cromatina... A furia di frequentare<br />
l'ambiente fino da piccola, ero diventata<br />
un po' una lavorante... Sono passati venti anni,<br />
ormai ».<br />
«Anch'io, verso i quindici anni sono stata in una<br />
filanda per qualche mese... Me ne è sempre rimasta<br />
la nostalgia. E a volte, ancora oggi, mi chiedo, stupidamente,<br />
se per essere coerente fino in fondo alle<br />
mie idee, non avrei dovuto restare tessitrice, invece<br />
di finire in un ufficio».<br />
Aveva ripiegato la combinazione, passava il ferro<br />
su un fazzoletto, con lo sguardo fisso su Virginia.<br />
«Ecco, ora lei è turbata... Le ho ricordato che<br />
qualcosa ci può dividere... Le dirò, allora, che l'ho<br />
fatto apposta. Le dirò di piú: che sono rimasta in<br />
casa, stamani, siccome ho bisogno di parlarle».<br />
Posò il ferro e si appoggiò sul tavolo con le braccia<br />
conserte.<br />
«Resti seduta, e mi guardi in viso. Tra noi due,<br />
quella piú in imbarazzo sono io, come non si accorge<br />
? ».<br />
Virginia teneva le mani in grembo, infilate l'una<br />
nell'altra per le dita, a palme rovesciate: se le storceva<br />
per dominare il proprio turbamento. Ma era<br />
calma in apparenza, e poteva sostenere lo sguardo<br />
<strong>del</strong>la ragazza.<br />
«Mio marito era un onest'uomo», esclamò.<br />
Le parole le erano venute tanto spontanee quanto<br />
irriflessive, e pronunciate con fermezza, fissando<br />
Bruna negli occhi.<br />
Fu allora che Bruna, scandendo parola per parola,<br />
disse:<br />
«Forse. Ma certamente non si può dire lo stesso<br />
di Sandrino ».<br />
Virginia temette di crollare; trovò invece un'energia<br />
disperata che la irrigidí. Bruna si rialzò sulla<br />
persona, trascinò una sedia e le sedette di fronte, ginocchia<br />
contro ginocchia; le prese le mani nelle sue,<br />
sciogliendole dalla stretta.<br />
«Mi ascolti», le disse.<br />
Virginia sentiva che le mani di Bruna erano piú<br />
fredde <strong>del</strong>le sue, e che la voce medesima tradiva una<br />
incertezza.<br />
«Che è accaduto a Sandrino?», esclamò.<br />
«Lo chiedo a lei», disse Bruna.
«Io non so nulla. È partito lasciandomi due righe<br />
di saluto ».<br />
Aveva rivelato a Bruna il suo segreto, ma senza<br />
rendersene conto. L'ansia per la sorte di Sandrino<br />
aveva sopraffatto in lei ogni proposito di ritensione,<br />
di difesa. Disse:<br />
«Non ho altri al mondo che lui... È innocente...<br />
Prendetevela con me».<br />
«Non credevo fino a questo punto», disse Bruna,<br />
e le carezzava le mani. «Avrei dovuto intervenire<br />
prima», aggiunse. « Quindici giorni fa forse bastava,<br />
quella mattina che mi sembrò di vedere Sandrino<br />
entrare nella sua camera. Ma non volli fidarmi dei<br />
miei occhi. Mi sembrava ancora impossibile».<br />
« Impossibile cosa? ».<br />
«Che lei fosse diventata la sua amante. E adesso<br />
chissà in che pasticcio la sta trascinando ».<br />
«Sandrino è a Milano per trattare affari. Lo ha<br />
scritto anche a sua madre».<br />
«Oh», esclamò Bruna. «Quello che dice e scrive<br />
Sandrino, soltanto Lucia gli può credere. Ed anche<br />
lei purtroppo ».<br />
«Gli ho dato io i denari per acquistare le stoffe».<br />
«Ma perché si ostina a mentire? Non capisce che<br />
io desidero aiutarla? Lei non sapeva nulla <strong>del</strong>la partenza<br />
di Sandrino, nemmeno dove si trova, lo ha<br />
ammesso pochi minuti fa».<br />
«L'ho ammesso per scoprire le sue intenzioni».<br />
«E va bene», disse Bruna.<br />
Cavò una lettera dalla tasca <strong>del</strong> soprabito, la spiegò<br />
e l'offerse a Virginia. V'erano tracciate poche righe,<br />
di pugno di Sandrino, dirette a Bruna, e testualmente<br />
dicevano: «La vedova di casa la conosco<br />
prima di te e degli altri. Ora ti ordino di<br />
vigilarla perché potrebbe mettermi nei guai. Non<br />
lo farà, ma è un'isterica pazza e non si può mai<br />
sapere. Se ci dovessero essere <strong>del</strong>le conseguenze, le<br />
mie sarebbero anche le tue, colomba bruna».<br />
Al posto <strong>del</strong>la firma v'erano il teschio e le tibie.<br />
Virginia era stravolta; sillabò appena poche parole,<br />
disse:<br />
«È anche amante suo».<br />
«No, ma è peggio», disse Bruna. «Mi ricatta<br />
come se lo fosse». Poi aggiunse: «Ma ora basta. Ce<br />
ne libereremo insieme».<br />
Le raccontò di sé e di Sandrino.
Virginia l'ascoltava in silenzio, guardando oltre i<br />
vetri <strong>del</strong> terrazzo su cui batteva il sole, e di tanto<br />
in tanto sfiorando con lo sguardo il volto <strong>del</strong>la ragazza,<br />
che era tornato calmo e deciso, come la sua<br />
voce.<br />
Bruna disse:<br />
«È di me che le devo parlare, perché lei possa<br />
credermi, prima che di Sandrino. Vengo da una famiglia<br />
di operai. Mio padre era segretario <strong>del</strong>la Camera<br />
<strong>del</strong> Lavoro, nel '24, quando nacqui io. Avevo<br />
due anni quando l'arrestarono e poi lo chiusero in<br />
prigione. Mia madre rimase sola con noi due ragazzi,<br />
io ero la minore, ma riuscí a tirarci su lo stesso.<br />
Presto mio fratello fu in grado di aiutarla imparando<br />
un mestiere. Mio padre uscí di carcere e lo mandarono<br />
al confino, finché dopo otto anni lo rimisero<br />
in libertà. Ma lo vigilavano continuamente e l'avrebbero<br />
arrestato di nuovo se non fosse espatriato. È<br />
morto in Francia, nel '36, di polmonite. In quello<br />
stesso anno arrestarono mio fratello. Ora lei capisce<br />
in che atmosfera sono cresciuta, diversa dalla sua.<br />
Lei, Virginia, è sempre stata persuasa che il suo compito<br />
nella vita si esaurisse tra il letto ed i fornelli.<br />
Mica è colpa sua, lei ha fatto il suo dovere come l'ho<br />
fatto io. Forse quando sentiva parlare di antifascisti<br />
se li figurava dei kingkong, e i comunisti se li sarà<br />
immaginati magari il diavolo in persona. Per me<br />
era diverso, i comunisti per me erano uomini piú<br />
uomini degli altri: erano mio padre e mio fratello.<br />
Ecco perché se pensavo all'avvenire c'erano letto e<br />
fornelli anche per me, con la differenza che per me<br />
erano condizionati alla fine <strong>del</strong> fascismo.<br />
«Fu a sedici anni che ricevetti i primi incarichi.<br />
Era già scoppiata la guerra e i giornali clandestini<br />
mi bruciavano il seno dove li nascondevo. Sono state<br />
le uniche lettere d'amore che ho ricevuto. Faliero<br />
non ha mai avuto occasione di scrivermene. In quel<br />
<strong>tempo</strong> Faliero era uno col quale fingevo di essere<br />
fidanzata, per andarci insieme e passargli la stampa.<br />
L'amore venne da sé. Quando scoprimmo d'amarci<br />
ci sembrò di esserci amati da sempre.<br />
«Ai primi <strong>del</strong> '43 io rimasi incinta e ci dovemmo<br />
sposare. Ma non potevamo pensare a mettere su una<br />
casa, senza risparmi e con la prospettiva di dovere<br />
scappare da un momento all'altro, siccome sapevamo<br />
che la Polizia ci pedinava. Perciò venimmo ad abitare<br />
qui, in una camera a subaffitto. Io ero di quat-
tro mesi. Poi, disgraziatamente, abortii in seguito ad<br />
una caduta».<br />
«Sandrino già lo conosceva?», disse Virginia.<br />
«Sí, ma non pensi <strong>del</strong>le cose che mi potrebbero<br />
offendere. Non c'è stato nulla di fatale tra me e<br />
Sandrino. Ossia, sono stata io a rendere fatale quel<br />
nulla che c'è stato».<br />
«Sandrino abitava già con la madre? ».<br />
«Certo, ed era veramente un ragazzo, tre anni fa,<br />
soltanto incredibilmente cresciuto, sempre assetato di<br />
sigarette e con la mania dei libri gialli. Ricordo che<br />
di tanto in tanto me ne facevo prestare qualcuno.<br />
Era inquieto, ma allegro. Faliero lo portava con sé<br />
allo stadio, lo chiamava "vaporino" siccome gli<br />
chiedeva continuamente da fumare. Era infatuato,<br />
parlava con le stesse parole che leggeva sui giornali;<br />
se Faliero si azzardava a contraddirlo, diventava una<br />
furia. Per noi Sandrino era un esempio <strong>del</strong>la rovina<br />
a cui il fascismo aveva condotto la gioventú, un ragazzo<br />
da salvare. Soprattutto per questo gli volevamo<br />
bene. Ci dicevamo, scherzando, che dovevamo fare<br />
di Sandrino il <strong>nostro</strong> convertito privato».<br />
«Non ci siete riusciti», esclamò Virginia; e sentí<br />
di amare Sandrino immensamente, in quel momento.<br />
Egli era stato piú forte di loro, era piú forte di loro.<br />
Li dominava. Ora ella credeva di capire che il racconto<br />
di Bruna non fosse altro che la storia <strong>del</strong>la<br />
mancata conversione di Sandrino. Si pentiva di essersi<br />
lasciata prendere dall'ansietà di poco prima,<br />
meditava come ritrattare di fronte alla ragazza le<br />
ammissioni che le erano sfuggite. Ma subito ricordò<br />
la lettera che Bruna le aveva fatto leggere e che<br />
aveva riposto nella tasca <strong>del</strong> soprabito; lo sgomento<br />
di nuovo la invase.<br />
Bruna continuò:<br />
«Non ci siamo riusciti, e nemmeno lei deve rallegrarsene.<br />
Ce ne cominciammo a persuadere dalla<br />
reazione che Sandrino ebbe dopo la caduta <strong>del</strong> fascismo.<br />
Arrivò a dire <strong>del</strong>le parole grosse, fino a<br />
questo: che se avesse saputo prima chi eravamo, ci<br />
avrebbe denunziato. Era arrogante, inferocito, e una<br />
sera Faliero lo schiaffeggiò, qui in cucina. Si picchiarono,<br />
ruzzolarono per terra. Ma quando io sentii<br />
che stava arrivando Lucia, e lo dissi, Sandrino abbandonò<br />
subito la lotta. Credo che l'affetto per la madre<br />
sia il suo unico sentimento buono: un affetto<br />
tutto a modo suo, in ogni caso.
«Poi i fascisti tornarono, coi tedeschi, e una <strong>del</strong>le<br />
prime visite la fecero qui, ma noi già ce ne eravamo<br />
andati, badavamo bene dal girare da queste parti.<br />
Non per questo si stava rintanati, tutt'altro, come<br />
lei può immaginare. <strong>Un</strong> giorno, nel gennaio <strong>del</strong> '44,<br />
l'indomani che gli Alleati erano sbarcati ad Anzio,<br />
Faliero fu preso dalla polizia repubblichina ».<br />
Virginia sussultò e Bruna le strinse piú forte le<br />
mani.<br />
«Furono brutti giorni, ma Faliero fu bravo come<br />
tutti ci si aspettava che fosse. Non parlò. Riuscimmo<br />
ad organizzare un'evasione e appena ci riabbracciammo,<br />
per prima cosa mi disse che una mattina,<br />
tra i neri che avevano condotto al carcere dei<br />
renitenti alla leva, gli era parso di riconoscere Sandrino.<br />
Ma non poteva giurarlo, ed io stessa credevo<br />
si sbagliasse poiché Lucia, che avevo incontrato per<br />
strada, mi aveva manifestato la sua contentezza di<br />
sapere il figlio al sicuro, presso un parente contadino.<br />
«Invece Faliero era nel vero, toccò a me sincerarmene.<br />
Pochi giorni dopo, al mattino, dovevo trasportare<br />
degli esplosivi da un luogo ad un altro, in<br />
una strada <strong>del</strong> centro. Li avevo dentro una borsa<br />
<strong>del</strong>la spesa, frammezzo ai cespi d'insalata. Avevo imboccato<br />
la strada quando dalla porta dove ero diretta,<br />
vidi uscire un nero. Era Sandrino, lo riconobbi<br />
soltanto allorché mi fu vicino. È un bel ragazzo,<br />
fisicamente. Ebbene, allora era anche piú bello, spavaldo<br />
com'era. Eppure ai miei occhi era bestiale piú<br />
<strong>del</strong>la sua divisa, e ancor piú perché era il ragazzo a<br />
cui Faliero ed io volevamo bene.<br />
«Mi fermò e mi disse: "Se è al ventuno secondo<br />
piano che sei diretta, ti consiglio di tornare indietro".<br />
Poi aggiunse che se avessi avuto bisogno di<br />
lui potevo cercarlo a un certo numero di telefono.<br />
Mi richiamò indietro per dirmi che si era arruolato<br />
sotto un falso nome. "Segnatelo", mi disse, "ti potrà<br />
servire".<br />
« Faliero fu piú addolorato di me. Entrambi ci<br />
rimproverammo di non avere fatto abbastanza per<br />
tirarlo a noi. Ma eravamo dei combattenti e Sandrino<br />
si trovava dall'altra parte <strong>del</strong>la barricata; dovevamo<br />
dominare sentimenti anche piú forti di questo<br />
per poter fare quello che facevamo; e il fatto che<br />
Sandrino mi avesse aiutato significava che egli ci conservava<br />
un'amicizia <strong>del</strong>la quale dovevamo approfittare.<br />
Poteva darci <strong>del</strong>le notizie preziose, qualunque
fossero, per la Resistenza. Pensavano di essere utili<br />
noi a lui, suo malgrado, il giorno <strong>del</strong>la liberazione,<br />
con la nostra testimonianza. Decidemmo che quella<br />
sera stessa avrei telefonato.<br />
«Cosí feci e Sandrino mi dette appuntamento per<br />
il pomeriggio successivo, al giardino... ».<br />
«Dirimpetto al fiume», esclamò Virginia.<br />
Ora il racconto di Bruna l'aveva presa; l'ascoltava,<br />
emozionata e ansiosa, come una leggenda. E Sandrino<br />
le appariva pur sempre un essere generoso, audace.<br />
«Quello», Bruna disse. «Non mi stupisce che<br />
abbia condotto lí anche lei. Fin da allora lo chiamava<br />
la sua "garçonniere". Ci andava a giocare da<br />
bambino; è rimasto il suo giardino d'infanzia. Tutte<br />
le sue azioni hanno conservato qualcosa d'infantile,<br />
perchè è piú che perverso, è mostruoso. Ecco, lei ora<br />
vorrebbe difenderlo perché lo ama, malgrado quello<br />
che deve averle fatto, malgrado la lettera che le ho<br />
fatto leggere... ».<br />
«Lei pure lo ama. È la sola cosa che finora sono<br />
riuscita a capire», disse Virginia.<br />
Gli occhi le si riempirono di lacrime.<br />
Bruna scosse la testa, mestamente, disse: «Amore<br />
come lo intende lei, no. E tanto meno allora.<br />
Andando all'appuntamento lo consideravo ancora un<br />
ragazzo che si era messo sulla piú infame <strong>del</strong>le strade,<br />
un irresponsabile, e mi auguravo ch'egli aderisse<br />
a ciò che gli avrei proposto, piú per il suo bene che<br />
per il <strong>nostro</strong>.<br />
«Lo trovai che mi aspettava, e subito, appena mi<br />
ebbe salutato, le sue parole mi fecero rabbrividire.<br />
Mi disse: "Sbaglio o sei venuta a propormi di fare<br />
la spia? Se pagate meglio <strong>del</strong>la Repubblica, ci sto".<br />
Capii la sua ironia; compresi immediatamente che,<br />
incosciente qual era, egli credeva nella sua divisa, e<br />
che non avrebbe mai tradito quella che era la sua<br />
fede. Il suo modo di esordire costrinse anche me a<br />
giocare subito la carta che sapevo essere l'unica alla<br />
quale potevo affidare <strong>del</strong>le speranze. Gli dissi:<br />
"Sono venuta per chiederti notizie di tua madre".<br />
Si oscurò in viso e mi rispose: "Sapevo che avresti<br />
cercato di ricattarmi tirando in ballo mia madre.<br />
Mia madre non sa nulla, d'accordo, ma tu pensi che<br />
se io facessi la spia sarei un figlio di cui lei si sentirebbe<br />
onorata?". "Perché allora non le hai detto<br />
che ti sei arruolato?", gli chiesi. "Perché fingi di<br />
scriverle <strong>del</strong>le lettere dalla campagna?", insistei. E
lui: "Mi considera ancora un bambino e starebbe<br />
doppiamente in pena per la mia vita. Io non sopporto<br />
di vederla soffrire. Non sarei piú capace di<br />
far nulla, e verrei meno al mio dovere. Poiché questo<br />
è il mio dovere", e si batté la mano sulla fondina.<br />
Il mio dovere è sterminare la gente come te<br />
e tuo marito".<br />
«Ora era soltanto un nemico. Lo guardai negli<br />
occhi e gli dissi: "Saremo noi a sterminarvi. Vi<br />
stiamo già sterminando, non te ne accorgi? Avete i<br />
giorni contati. Ero venuta a proporti di fare la<br />
spia, come tu dici. In realtà, la spia, e qualcosa di<br />
peggio, la stai facendo adesso". Gli parlavo cosí e<br />
il mio scopo era di persuaderlo a darci <strong>del</strong>le notizie<br />
che ci potevano essere preziose. Lo guardavo, parlandogli,<br />
ma il disprezzo, la durezza che mettevo nelle<br />
mie parole, non mi partiva dal cuore. Questo l'ho capito<br />
dopo, ma anche fino da allora sentivo di provare<br />
un disagio diverso da quello che mi fingevo di provare.<br />
La verità era che Sandrino non mi intimoriva<br />
né mi faceva ribrezzo. Il suo viso era troppo innocente<br />
per potergli attribuire <strong>del</strong>la cattiveria. Inspiegabilmente<br />
le mie parole mi allontanavano da ciò che<br />
era il mio scopo. Gli dissi: "Sei ancora in <strong>tempo</strong><br />
per salvarti. Passa coi partigiani". Sorrise, poi mi<br />
disse: "Ho capito, sei venuta per arruolarmi. Alla<br />
rovescia, è una cosa che fanno anche le nostre ausiliarie.<br />
Ma le nostre ausiliarie vanno prima a letto col<br />
candidato per completare l'opera di persuasione".<br />
«Queste sue parole mi ballano ancora nella mente,<br />
tali e quali lui le disse, e proprio per il candore<br />
con cui le disse. Fu una cosa tremenda, una suggestione,<br />
o che fossi stanca, o fosse il sole che mi<br />
batteva negli occhi e mi distraeva mio malgrado,<br />
non so, certo è che guardavo la sua faccia, chiara,<br />
innocente, e quelle sue parole, invece di offendermi<br />
e di disgustarmi, è vergognoso, non mi fecero reagire.<br />
Quasi mi compiacquero. Gli risposi: "Perchè?<br />
Se venissi a letto con te, ti faresti partigiano? ". Lui<br />
fu ancora piú volgare, disse: " Dipenderebbe da<br />
quanto tu sei brava." E io fui ancora piú stordita:<br />
In che senso?", gli chiesi. " Nel senso di come sai<br />
stare a letto", lui mi disse.<br />
«Era una schermaglia schifosa, eppure, ora sono<br />
sincera, era cosí schifosa che quasi mi divertiva. Tuttavia<br />
ero cosciente. Non mi succede mai nulla di cui<br />
non abbia coscienza. Sono sempre lucida, in special
modo nei miei momenti di debolezza. Per questo<br />
posso ricordare perfettamente perfino le parole. In<br />
quel momento io mi prefiggevo di rendermi conto<br />
quanto il suo volto d'innocente potesse ingannare su<br />
quelli che in realtà erano i suoi pensieri. Era un<br />
mostro e io volevo sincerarmi fino a che punto lo<br />
fosse. Davanti a me avevo una forza di natura rivoltata<br />
in tutta la sua abbiezione, ne ero nauseata,<br />
ma anche attratta, indubbiamente. Pensavo di non<br />
avere perduto tutte le possibilità di raggiungere lo<br />
scopo per il quale lo avevo avvicinato e questo bastava<br />
per tranquillizzare la mia coscienza.<br />
« Ricordo che era calata la sera quasi senza che ce<br />
ne fossimo accorti. Il giardino era deserto, qua e là<br />
c'erano i lampioni accesi, schermati per via <strong>del</strong> coprifuoco,<br />
ma uno, proprio sopra la panchina dove<br />
c'eravamo seduti, faceva spiovere la sua luce sulle<br />
nostre teste e ci permetteva di vederci in faccia. Sedevamo<br />
di fronte, lui a cavalcioni; ci fissavamo parlando<br />
come se ci sfidassimo a chi riusciva ad essere<br />
piú impassibile e impudico. Gli risposi: "Quanti<br />
modi tu pensi ci siano di stare a letto?". Intendi<br />
sempre un uomo e una donna insieme?", egli mi<br />
chiese. Io dissi: "Naturalmente, di questo stiamo parlando."<br />
"<strong>Un</strong>'infinità", lui disse. "Portamene un<br />
esempio , insistei. "Ci sono donne", lui rispose,<br />
"che ti svengono tra le braccia, hai l'impressione di<br />
possedere una moribonda. Queste non mi piacciono."<br />
"E poi?", io gli chiesi. "Poi ci sono quelle<br />
troppo deste, invece, che ti mordono e sembrano decise<br />
ad ingoiarti. Nemmeno queste mi piacciono: è<br />
come se ti volessero succhiare. Ti senti un gingillo,<br />
e io non sopporto nemmeno in quei momenti le<br />
umiliazioni." "Ce ne sarà anche una terza specie,<br />
immagino", io dissi. Lui mi guardò piú intensamente:<br />
"Già, esistono quelle pervertite, o che almeno<br />
vorrebbero pervertirti. Quelle mi fanno veramente<br />
schifo." "Di tutto questo parli per esperienza<br />
personale?", gli dissi. "Ti è dovuto passare un<br />
bel campionario di ausiliarie tra le mani." "Sei una<br />
stupida", protestò. "Noi non pratichiamo il libero<br />
amore come voialtri badogliani. Tra noi, se una<br />
donna si dà, si dà per amore. O per dovere", aggiunse.<br />
Poi disse: "Non ti ho ancora detto qual<br />
è la donna ideale, secondo me". "Qual è, sentiamo",<br />
io gli domandai. "Quella che dapprincipio<br />
ti resiste e che si lascia uccidere a poco a poco. Mi
capisci? Per me avere una donna è come ammazzarla.<br />
Sentire una cosa che si difende e che tu puoi<br />
schiacciare, schiacciare, schiacciare fino a toglierle il<br />
respiro.<br />
«Accompagnava le sue parole battendosi il pugno<br />
chiuso sulle cosce. Schiacciare, schiacciare diceva; e<br />
tuttavia il suo volto restava angelico, il suo sguardo<br />
era appena piú luminoso. Ora sí, mi faceva ribrezzo,<br />
e forse per questo mi accresceva l'interesse».<br />
Virginia la fissava in silenzio; animosa e sbigottita<br />
insieme. Nella ressa dei sentimenti che la squassavano.<br />
la gelosia era piú forte.<br />
Bruna disse: «Lei adesso piú che mai crede che io<br />
le racconti tutto questo per farla soffrire. È per aiutarla<br />
a liberarsene invece. A lei sarà piú facile, dovrà<br />
fare i conti con la sua sola coscienza. Io invece dovrò<br />
affrontare il passo piú tremendo <strong>del</strong>la mia vita:<br />
dovrò parlarne a Faliero».<br />
«Non sa nulla suo marito? ».<br />
«Sa fino a questo punto. È ciò che accadde dopo<br />
che gli ho taciuto».<br />
«Cosa gli ha taciuto?».<br />
«Ciò che accadde dopo», ripeté Bruna, «dopo<br />
che Sandrino ebbe detto schiacciare e io ebbi a rispondergli:<br />
"Me in quale categoria mi metteresti?".<br />
"Non fare troppo la strafottente », lui disse.<br />
"Ti potrei saltare addosso." "Oh, figurati", io gli<br />
dissi. "Mi troveresti meno arrendevole <strong>del</strong>le tue ausiliarie.<br />
"<br />
«Ora lo vedevo per quello che era, sentivo di giudicarlo<br />
e di poterlo dominare. Lo disprezzavo, quindi<br />
non mi faceva paura. Mi resi conto, piuttosto,<br />
che eravamo soli nel giardino e calcolai il gesto. Soltanto<br />
che lui avesse tentato di abbracciarmi, come<br />
mi sembrava meditasse, io mi sarei abbandonata tra<br />
le sue braccia, gli avrei furtivamente tolto la rivoltella<br />
dalla fondina e gli avrei sparato a bruciapelo.<br />
Era un fascista, ed ucciderlo, oltre che una legittima<br />
difesa, sarebbe stata una buona azione... Invece,<br />
quando un istante dopo lui mi abbracciò, e mi stringeva,<br />
e premeva le sue labbra sulle mie, non so...<br />
Ossia, so bene, rimasi immobile, non pensai piú di<br />
ucciderlo, non pensai piú nulla. Il suo modo di baciarmi<br />
mi stordiva. Questo veramente non so; so<br />
soltanto che per un lungo momento, mi piacque.<br />
Lui mi sollevò senza staccare la sua bocca dalla mia,<br />
mi depose sui margini <strong>del</strong>l'aiuola lí vicino. La ru-
dezza <strong>del</strong> suo panno militare lui infastidiva, ma l'intensità<br />
<strong>del</strong> suo bacio, il calore e nello stesso <strong>tempo</strong><br />
la freschezza <strong>del</strong>le sue labbra mi stordivano.<br />
«Finché dentro di me la reazione scoppiò improvvisa,<br />
subito dopo, allorché egli mi lasciò la bocca<br />
ed io potei respirare ampiamente. Stava per prendermi.<br />
Sentii il contatto <strong>del</strong> suo sesso sulle mie cosce,<br />
e il raccapriccio fu immediato, come una scarica<br />
elettrica che mi percosse da cima a fondo la persona.<br />
Cominciò una lotta sorda, violenta, tra lui che mi<br />
teneva con le braccia in croce, inchiodata ai polsi<br />
dalle sue mani contro la terra e io che mi divincolavo.<br />
Non mi venne di gridare, non pensai che<br />
qualcuno potesse accorrere in mio aiuto. Poi lui mi<br />
crocifisse anche la testa: riuscí a far combaciare la<br />
sua fronte con la mia e a conficcarmi con la nuca<br />
nel terreno. La sua fronte mi frantumava il cranio.<br />
Era ormai persuaso <strong>del</strong>la vittoria, e allentò impercettibilmente<br />
la sua morsa. Fu sufficiente perché potessi<br />
liberarmi con un braccio. Lo afferrai ai capelli,<br />
staccai la sua fronte dalla mia, gli agguantai un orecchio<br />
tra i denti e glielo morsi con la forza <strong>del</strong>la<br />
disperazione. Egli lanciò un urlo e ricadde su un<br />
fianco.<br />
«Io ero già in piedi. Alzandomi avevo incespicato<br />
nel cinturone che lui doveva essersi tolto mentre mi<br />
baciava. Lo raccolsi precipitosamente, estrassi la rivoltella<br />
dalla fondina... No, non gli sparai, non so,<br />
mi fece pietà e schifo tutto in una volta. Piagnucolava<br />
toccandosi l'orecchio, infagottato nella sua uniforme.<br />
Magari gli avessi sparato».<br />
Virginia trasalí. Bruna ebbe un gesto di rammarico,<br />
scosse la testa, disse:<br />
«Oh, certo per lei non può essere una colpa che<br />
Sandrino abbia appartenuto ai marò e nemmeno che<br />
sia stato brutale con me, quella sera, dal momento<br />
che io mi ero dapprima quasi offerta. Lui stesso si<br />
fece subito questa opinione, e me lo disse fino dal<br />
momento che abbassai la rivoltella. Mi disse: "Ti<br />
ho lasciata andare perché non mi piaci. Sei una di<br />
quelle donne che assaltano fino in fondo." Io fremevo,<br />
di sdegno, e gli dissi: "Già, sono <strong>del</strong>la seconda<br />
specie. " " Proprio cosí ", egli mi rispose. Era<br />
tornato calmo e volgare, disse: " Non sei il mio tipo<br />
e non posso diventare partigiano." Pochi giorni dopo<br />
si ferí armeggiando la rivoltella ».<br />
«Si ferí? ».
« Stava verificando il caricatore, la culatta gli resistette,<br />
lui forzò e gli fuggi un colpo che gli trapassò<br />
la coscia. Fu la sua fortuna. Dovette restare in<br />
ospedale fino alla liberazione. A noi ha detto che<br />
l'aveva fatto apposta, per imboscarsi, siccome si era<br />
ravveduto. Cosí ci ha fatto credere. Tuttavia, che negli<br />
ultimi tempi era rimasto in ospedale è certo, lo<br />
sapevamo già da allora.<br />
«Era a casa la prima sera che noi ci tornammo.<br />
Sua madre era assente e lui ci venne incontro stendendoci<br />
la mano. Disse: "<strong>Un</strong> autolesionista vi saluta."<br />
Faliero gli disse: "Potevi darti alla macchia, riscattarti<br />
combattendo." "Saperla, la strada", lui<br />
disse. "Vi ho cercato per mare e per terra. Perché,<br />
Bruna non mi telefonò piú?". Allora Faliero gli<br />
strinse la mano. Soltanto io potevo capire quanto<br />
fosse profonda l'ipocrisia in quelle sue parole che<br />
sembravano essergli uscite dal cuore. Faliero gli aveva<br />
detto: "Sei ancora un ragazzo, hai tutta la vita<br />
davanti a te", e lui rispose: " D'ora in avanti intendo<br />
impiegarla bene. Vuoi la prima prova?", aggiunse.<br />
"Ti regalo la mia rivoltella di marò." Ecco,<br />
Virginia, è soprattutto da questo punto che la mia<br />
esperienza le deve servire».<br />
Bruna tacque un istante. Ciò che finora aveva detto<br />
era un'avventura scontata per il suo spirito, una<br />
preistoria <strong>del</strong>l'angoscia in cui adesso viveva. Per questo<br />
aveva potuto essere obiettiva, serena. Adesso era<br />
la sua piaga che doveva scoprire, e sapeva che nessun<br />
conforto poteva venirle da Virginia che sentiva tuttora<br />
sospettosa ed avversa, unicamente tesa ad indovinare<br />
nel suo racconto dei propositi che potessero<br />
nuocere a Sandrino. Del resto, né da Virginia né da<br />
nessuna altra persona, anche fraterna, Bruna sollecitava<br />
un conforto. Era, com'essa stessa aveva detto,<br />
con Faliero che doveva «fare i conti», e questa sua<br />
confessione era sí rivolta a Virginia, perché la sua<br />
interlocutrice se ne giovasse, ma soprattutto, e non<br />
se lo nascondeva, era a se stessa che Bruna parlava;<br />
un modo di saggiare ad alta voce la consistenza dei<br />
propri sentimenti, prima di affrontare Faliero.<br />
Il sole non batteva piú sui vetri <strong>del</strong>la terrazza,<br />
sepolto dalle nubi <strong>del</strong> cielo tornato al suo grigiore.<br />
Si udiva il pigolare <strong>del</strong>le galline, voci sperdute provenivano<br />
dal cortile. La cucina era vasta e fredda.<br />
Bruna si era raccolta con le mani nelle tasche <strong>del</strong><br />
soprabito, e dinanzi a lei stava Virginia avvolta nella
vestaglia, membra e cuore gelati dal rigore <strong>del</strong>l'aria,<br />
dall'apprensione.<br />
Bruna riprese: «Per dei mesi ho subito il ricatto<br />
di Sandrino, da quando egli intuí che io avevo taciuto<br />
con Faliero <strong>del</strong> mio momento di debolezza nel<br />
giardino. Questa è la mia dannazione. Faliero mi<br />
ama, non ci sono schermi tra lui e me, mi ritiene<br />
la sua migliore compagna. Oltre alla nostra vita intima,<br />
sentimentale e dolcissima, ci legano le nostre<br />
idee. È una cosa che forse lei non può capire fino in<br />
fondo. <strong>Un</strong>a fissazione, magari, ma che ci serve per<br />
essere quelli che siamo. Consideriamo l'insincerità il<br />
peggiore dei tradimenti. Chi mentisce, anche per<br />
<strong>del</strong>le sciocchezze, è un appestato. Faliero non è soltanto<br />
un uomo <strong>del</strong>le mie stesse idee, è anche mio<br />
marito, e da un anno e mezzo io gli sto mentendo,<br />
come la piú borghese <strong>del</strong>le mogli. Cioè lo tradisco<br />
da un anno e mezzo, un minuto dopo l'altro.<br />
«A volte ho creduto di stare esagerandomi la mia<br />
colpa. Tuttavia so che quando mi confiderò a Faliero,<br />
cambierà qualcosa tra me e lui. Anche se lui,<br />
com'è naturale, non giudicherà una colpa quel mio<br />
momento di debolezza, verrà a sapere che per un<br />
anno e mezzo io gli ho taciuto un fatto che via via<br />
che i giorni passavano sentivo sempre piú come una<br />
colpa. Faliero saprà che le infinite volte che abbiamo<br />
discusso a proposito di Sandrino, le mie parole erano<br />
insincere, che tutte le volte che gli rispondevo lo<br />
tradivo. Avrà la certezza che sono capace di mentirgli<br />
a lungo, premeditatamente. Non so con precisione<br />
quale potrà essere la sua reazione, ma posso<br />
immaginare le conseguenze mettendomi io nelle sue<br />
condizioni. Se fossi io al posto suo, e lui al mio,<br />
potrei arrivare a capirlo e perdonarlo, ma dubiterei<br />
di potergli volere lo stesso bene. Si può sbagliare e<br />
poi ricredersi, ma tradire no. E dover dare o ricevere<br />
il perdono è una cosa ripugnante, che incenerisce...<br />
Ma lei non pianga, adesso. Né io né Faliero<br />
faremo <strong>del</strong> male a Sandrino. Su, mi restituisca le<br />
mani, le mie sono gelate. Ecco, avvolgiamoci le gambe<br />
nella coperta da stirare. Anche lei dovrà essere<br />
intirizzita».<br />
Bruna le prese la coperta dal tavolo; e Virginia<br />
lasciò fare, le disse:<br />
«Cosa può rimproverare a Sandrino? Ora mi racconterà<br />
<strong>del</strong>le invenzioni».<br />
«Le dirò invece il minimo possibile. Appena due
o tre episodi dei tanti a cui Sandrino mi ha costretta»,<br />
disse Bruna, e riprese:<br />
«<strong>Un</strong> mese dopo, all'incirca, rimasi in casa una<br />
mattina, siccome durante la notte avevo avuto un po'<br />
di febbre. Credevo di essere sola allorché udii bussare<br />
alla porta, subito entrò Sandrino. "Non sei andato<br />
a lavorare?", gli chiesi. Si era occupato al negozio<br />
da qualche giorno. " Faliero, uscendo, mi ha<br />
detto che restavi in casa. Allora ho preferito tenerti<br />
compagnia." Si era seduto sulla sponda <strong>del</strong> letto,<br />
era al solito calmo e scherzoso, ma c'era troppa serenità<br />
nella sua voce, molto simile a quella compostezza<br />
di cui mi ricordavo. Era la prima volta da<br />
allora che ci trovavamo da solo a sola, e dal suo atteggiamento<br />
io credetti di intuire ch'egli non era affatto<br />
cambiato, ma che anzi la lezione subita, il<br />
crollo di tutte le sue speranze, invece di ricondurlo<br />
alla ragione e all'umiltà che ostentava alla presenza<br />
di Faliero, avevano esasperato i suoi istinti peggiori.<br />
Disse: "Ora spiritualmente sono un partigiano."<br />
"T'illudi", io replicai. "Hai ancora molto fieno da<br />
masticare! ". Egli tacque e mi sembrò di vederlo soprappensiero.<br />
" Cosa pensi ? ", gli chiesi. Mi rispose:<br />
" Faliero è stato troppo generoso con me. Troppo. "<br />
"Perché troppo?", gli dissi. "Le tue colpe non sono<br />
state gravi. Non hai ammazzato nessuno, poi ti sei<br />
autolesionato, come tu dici, per non partecipare ai<br />
rastrellamenti. Noi mica perseguitiamo la gente per<br />
il gusto di perseguitarla, specie i giovani come te."<br />
"Ora mi fai una lezione di democrazia", lui disse,<br />
e mi fissava negli occhi. Io sostenevo il suo sguardo,<br />
ma ero amareggiata e <strong>del</strong>usa di come egli si<br />
esprimeva. Diventai furibonda subito dopo, allorché<br />
lui disse: "Non intendevo riferirmi alla generosità<br />
di tuo marito rispetto al mio, diciamo cosí, traviamento<br />
politico. Questo lo posso anche capire. Mi<br />
stupisce invece il fatto che Faliero abbia potuto tanto<br />
presto perdonarmi di avergli fottuto la moglie". Per<br />
un istante la mia sorpresa fu piú forte <strong>del</strong>l'indignazione,<br />
ed egli ebbe il <strong>tempo</strong> di ripetere il suo commento:<br />
"Ma forse non tengo presente che voi praticate<br />
il libero amore."<br />
«Allora esplosi. Scesi dal letto, in pigiama e forse<br />
in disordine com'ero. Avevo il sangue alla testa, mi<br />
pareva di dovergli dire mille improperi e di spiaccicarlo<br />
contro il muro. Avevo una sola viltà da rimproverarmi<br />
nella mia vita, e Sandrino mi ricordava
che la dividevo con lui. Era un complice, e pure avvertendo<br />
la sciagurataggine in cui precipitavo, invece<br />
di cacciarlo di camera, di attendere Faliero e rivelargli<br />
tutto, finalmente, non trovai di meglio che insultarlo,<br />
protestando unicamente contro l'inesattezza<br />
<strong>del</strong>le sue parole. Gli gridai che non era vero che<br />
fossi stata sua. Egli indietreggiò di qualche passo.<br />
"Non gridare perché evidentemente non è nel tuo<br />
interesse", disse, con quel tono di voce, quelle parole<br />
piú grandi di lui, quel suo linguaggio che non<br />
ha nulla <strong>del</strong>la sua età e che egli sembra avere imparato<br />
vivendo tre giorni in uno, da quando è nato.<br />
"Calmati e discutiamo", proseguí. Ed io accettai di<br />
discutere, inspiegabilmente lí per lí. In seguito capii<br />
che avevo accettato di discutere perché Sandrino mi<br />
aveva fatto paura. Ma nemmeno paura. Era orrore.<br />
Tuttavia gli dissi: "Non c'è nulla da discutere."<br />
"Come no?", lui disse "Se sei stata zitta significa<br />
che è una cosa che Faliero inghiottirebbe male."<br />
«Io ero stupidamente ostinata a negargli di avermi<br />
posseduta, come lui sapeva bene, e non mi accorgevo<br />
di dargli in mano le armi che si aspettava di<br />
ricevere, cioè la prova che io avevo taciuto a Faliero<br />
anche quello che realmente era accaduto. " È naturale<br />
che tu non voglia ammetterlo", lui disse. "Ma<br />
io sono il solo a cui non lo puoi negare." Fingeva<br />
di stupirsi <strong>del</strong>la mia collera, sembrava volermi istillare<br />
un dubbio angoscioso. "Faliero sa tutto", dissi.<br />
"Gli ho raccontato tutto fino da quella sera, come<br />
stasera gli dirò di questa conversazione. Si pentirà<br />
di essere stato generoso con te, ti toglierà la sua protezione.<br />
Informeremo tua madre. Ti faremo rinchiudere<br />
in riformatorio." Egli fu gelido e spietato, disse:<br />
"Qui stiamo scambiando le parti. Parliamoci<br />
chiaro: sono io che ricatto te." Soltanto allora misurai<br />
la profondità <strong>del</strong>la sua abbiezione, provai vergogna<br />
per lui, sinceramente. Era cosí totale il mio<br />
disprezzo che non lo temevo nemmeno piú. Gli<br />
potevo anche parlare, tanto lo sentivo lontano; e non<br />
mi accorgevo di accettare la sua schermaglia, di aderire<br />
alle sue condizioni, di infangarmi io pure.<br />
«Egli disse: "Tutt'al piú, un ricatto annulla<br />
l'altro. Ma chi credi che subirebbe peggiori conseguenze<br />
dalle reciproche rivelazioni, tu od io? Parlo<br />
dal lato sentimentale, naturalmente. Io andrei a finire<br />
in riformatorio, questo è certo, e mia madre mi<br />
vorrebbe piú bene di prima. Ma Faliero, te, ti ame-
ebbe piú di prima?". "Non consideri", io gli dissi,<br />
ed ero già sul suo stesso piano anche se credevo di<br />
parlargli da un piedistallo, "non consideri che per<br />
Faliero le tue non sarebbero rivelazioni." "Cosa<br />
gli hai detto", lui incalzò, cru<strong>del</strong>e, volgare qual era.<br />
"Che eravamo arrivati in anticamera? Davvero ti ha<br />
creduto? Non gli hai detto con che passione mi baciavi<br />
quando ti sollevai dalla panchina? Non gli hai<br />
detto che se non arrivai a prenderti, vedi ora te lo<br />
concedo" aggiunse cinicamente "tanto so di averti<br />
nelle mie mani, se non arrivai a prenderti fu perché<br />
avesti chissà quale pentimento improvviso, forse ti<br />
disgustò il mio odore di caserma, ma se fossi stato<br />
piú svelto era già tutto fatto. Come tu desideravi, <strong>del</strong><br />
resto. Sei abbastanza intelligente per sapere che spiritualmente,<br />
è un bel modo di dire", sottolineò e poi<br />
concluse: "già, spiritualmente è come se ti fossi lasciata<br />
andare con tutti i sacramenti! Questo, a tuo<br />
marito, glielo hai detto?".<br />
«Le sue ultime parole mi sgomentarono. Egli aveva<br />
espresso, in modo spietato e chiaro, ciò che agli<br />
stessi miei occhi appariva la mia colpa. Moralmente,<br />
io dicevo e dico tuttora a me stessa, notte e giorno,<br />
moralmente è come se Sandrino mi avesse avuto. Soltanto<br />
una reazione fisica mi aveva staccato da lui all'ultimo<br />
momento, non la mia propria volontà. Perciò<br />
la sera in cui l'episodio era accaduto avevo istintivamente<br />
taciuto con Faliero. Dovevo e volevo essere<br />
sincera con mio marito, ma per esserlo completamente<br />
avrei avuto bisogno di spiegarmi, di diffondermi<br />
come faccio adesso. Avevamo invece poco<br />
<strong>tempo</strong> a nostra disposizione, non dormivamo nella<br />
stessa casa in quei giorni, per esigenze <strong>del</strong>la cospirazione.<br />
E fu proprio riflettendo su ciò che di piú importante<br />
stavamo compiendo, alle azioni di rischio<br />
a cui Faliero si assoggettava nella sua opera di gappista,<br />
che io non volli recargli un possibile turbamento.<br />
Venuta la liberazione, un'identica mollezza<br />
mi pervase: di non gettare un'ombra nella felicità e<br />
nell'entusiasmo che adesso lo animavano. Lasciai passare<br />
i giorni, anche mi illusi di poter tacere per sempre.<br />
Ma da questa considerazione ad avvertire l'abisso<br />
che mi ero scavata sotto i piedi, il passo fu breve.<br />
Cosicché quella mattina in cui Sandrino mi espose<br />
brutalmente il suo ricatto, io ero già nella condizione<br />
in cui mi trovo adesso. I mesi che sono trascorsi<br />
da allora non hanno aggiunto altro che <strong>del</strong>le prove
di viltà alla viltà di cui mi sapevo ricoperta. Tuttavia,<br />
quella mattina, sentirlo esprimere in un modo lucidissimo,<br />
e nello stesso <strong>tempo</strong> quasi ovvio, il pensiero<br />
che piú mi tormentava, voglio dire la conseguenza<br />
morale <strong>del</strong>la mia colpa, mi fece rabbrividire. Sandrino<br />
possedeva dunque una capacità di indurre cosí<br />
acuta e perversa da interpretare immediatamente il<br />
mio pensiero, da fare centro di colpo nel mio assillo.<br />
Allora lo temetti, francamente, lo temetti come<br />
si può temere una belva sciolta e affamata. Non dubitai<br />
un istante che il suo ricatto consistesse nel chiedermi<br />
di giacere d'ora innanzi con lui quando gli<br />
fosse piaciuto, e fino da quel momento, per cominciare.<br />
Decisi di fingermi condiscendente ma di distrarlo<br />
(avrei preso a pretesto la mia indisposizione<br />
per eludere la sua voglia) e di confessarmi con Faliero<br />
quella stessa sera.<br />
«Ma non fu cosí, Sandrino era piú abbietto di<br />
quanto lo giudicavo. Me lo confermò esplicitamente<br />
allorché io gli domandai quale compenso esigesse<br />
per mantenere il segreto. "Non ti chiedo di riprendere<br />
l'operazione al punto in cui la lasciammo" , mi<br />
disse. "Almeno non per ora. In questo momento ti<br />
faccio troppo schifo, e pur di rifiutarmi saresti capace<br />
di affrontare tuo marito." Egli parlava col mio<br />
stesso cervello, e sempre piú mi intimoriva. "Cosa<br />
vuoi allora?", gli chiesi. "Nulla", egli disse. "Mi<br />
piace tenerti in soggezione." "E se stasera io parlo a<br />
Faliero?". "Ricominciamo il discorso dapprincipio?",<br />
lui ripeté. "Te l'ho già detto: fallo, se ti conviene.<br />
Ma perderai la sua amicizia." Aveva detto<br />
amicizia, una parola esatta. Avrei perduto l'amicizia<br />
di Faliero.<br />
«Fui debole una volta di piú. Non parlai con mio<br />
marito, quella sera, né mai finora. Nei mesi successivi<br />
Sandrino mise in atto la sua perfidia. Mi faceva<br />
dei dispetti da ragazzo, il che mi dimostrava che la<br />
sua immaginazione è rimasta quella di un ragazzo,<br />
anche se la sua intelligenza si è perversamente sviluppata,<br />
come il suo corpo. Egli ha acquistato una conoscenza<br />
sciagurata <strong>del</strong>l'animo umano, ma la sua<br />
fantasia è rimasta infantile, perciò è mostruoso. Tuttavia,<br />
imparare a capire Sandrino cosa mi serviva?<br />
Può servire oggi a lei, Virginia, ed unicamente a<br />
questo scopo le dico quel poco che può ancora interessarla.<br />
«Si dovette procurare, non so come, una chiave
<strong>del</strong>la mia camera. Entrava quando Faliero ed io<br />
eravamo assenti e spezzava un vaso, azzoppava un<br />
mobile, incendiava una sedia, e poi mi telefonava<br />
perché io accorressi a riparare. Mi costringeva ad<br />
accumulare tante piccole menzogne sulla menzogna<br />
piú grande, nei confronti di Faliero: che il vaso mi<br />
era caduto di mano, che il letto aveva ceduto mentre<br />
lo rifacevo, che avevo rovesciato la spiritiera accesa<br />
sulla sedia e cosí la sedia aveva preso fuoco. Di tanto<br />
in tanto mi chiedeva dei denari, ed anche a questo<br />
io ero trascesa, a dargli i pochi spiccioli di cui potevo<br />
disporre all'insaputa di Faliero. Ma ero giunta<br />
all'esasperazione, sempre illudendo me stessa, giorno<br />
per giorno, che avrei finalmente parlato con Faliero.<br />
Senonché, un pomeriggio, l'ottobre scorso, Sandrino<br />
mi telefonò per dirmi che aveva da comunicarmi una<br />
cosa importante. "No", aggiunse. "Non ti ho rovinato<br />
né nascosto nulla, questa volta. Ho deciso<br />
di cambiar vita. D'ora innanzi non ti darò piú fastidio.<br />
Son incamminato sulla strada buona." Pensai<br />
a un suo modo di irridermi, invece mantenne la<br />
promessa che mi aveva fatto spontaneamente. Tuttavia<br />
io ero certa che stesse compiendo qualcosa di<br />
grave, di <strong>del</strong>ittuoso. Soltanto sua madre poteva credere<br />
che fosse stato il padrone <strong>del</strong> negozio a regalargli<br />
il vestito e il cappotto, e che il cronometro d'oro<br />
l'avesse vinto ad una fiera di beneficenza.<br />
« Finché la lettera ricevuta ieri, questa lettera, mi<br />
ha confermato che la sua vittima, adesso, è lei, Virginia,<br />
e mi ha convinto che Sandrino non abbandonerà<br />
mai l'idea di ricattarmi. Perciò ho deciso di<br />
confessare tutto a Faliero, stasera stessa».<br />
Ci fu un lungo silenzio. Virginia era intimorita e<br />
tuttavia sprezzante. Bruna capí che la sua confessione<br />
era stata inutile. La pietà che Virginia le aveva suscitato,<br />
e l'aiuto concreto che sapeva di poterle dare,<br />
l'avevano indotta ad una confidenza piena, spontanea;<br />
ora, col suo mutismo, Virginia dimostrava di<br />
rifiutare perfino la solidarietà che essa le offriva. Se<br />
ne risentí. In un impeto di generosità aveva confidato<br />
a Virginia un segreto che considerava decisivo<br />
<strong>del</strong> proprio avvenire, e Virginia la ricambiava con<br />
un silenzio di secondo in secondo sempre piú odioso.<br />
Il pensiero di esserle apparsa ridicola mentre le metteva<br />
a nudo il proprio cuore la irritò maggiormente,<br />
e le parole che poco dopo Virginia si decise a pronunciare<br />
finirono di offenderla.
Bruna disse: «Faliero dubita che lei e Sandrino<br />
facciate parte di una organizzazione fascista clandestina.<br />
Parlandogli di me, gli dimostrerò che non è<br />
vero. Cosí Faliero potrà aiutarla».<br />
«Aiutarmi come?».<br />
«Ma dopo che lei avrà rotto con Sandrino. Perché<br />
Sandrino non possa ricattarla come finora ha ricattato<br />
me».<br />
«Non sarà necessario».<br />
«Eppure io dirò tutto a Faliero. Gli dirò anche<br />
qual è stato il motivo che mi ha finalmente deciso a<br />
parlargli ».<br />
«Gli dica che ama ancora Sandrino, se vuole essere<br />
sincera », ripeté Virginia, e fece per alzarsi.<br />
Ma Bruna la costrinse di nuovo sulla sedia. Si era<br />
alzata lei, adesso, e stava in piedi, di fronte a Virginia.<br />
Le poggiava le mani sugli omeri, le disse: « Possibile<br />
che sia tanto stordita? ».<br />
In quel momento qualcuno aperse la porta sulle<br />
scale, subito dopo apparve Faliero nel corridoio. Bruna<br />
gli andò incontro.<br />
«Ho una febbre da cavallo», egli disse. «È una<br />
fortuna trovarti in casa. Non ho potuto nemmeno<br />
finire il turno, non mi reggevo in piedi».<br />
Entrando in letto, disse: «Da diversi giorni sentivo<br />
qualcosa che non funzionava. Ecco perché avevo<br />
perso l'appetito. <strong>Un</strong>'indigestione, bella mia».<br />
Virginia era rimasta sola in cucina. Era ancora<br />
seduta e pensava che Bruna amava Sandrino, che la<br />
lettera di Sandrino era falsa, scritta da Bruna per rendere<br />
plausibile la storia che le aveva raccontato. Pensava<br />
che Bruna era giovane quasi quanto Sandrino.<br />
PARTE SECONDA<br />
XI<br />
Sandrino si trattenne quindici giorni a Milano.<br />
Intanto, a sua insaputa, il cerchio si strinse attorno<br />
a lui, allorché Bruna confidò a Faliero il proprio<br />
segreto. Fu la sera successiva a quella in cui Faliero<br />
era rientrato con la febbre alta e il timore di avere<br />
preso l'indigestione. Era soltanto un eccesso di stanchezza:<br />
una lunga dormita, ventiquattro ore di riposo,<br />
gli restituirono intere le sue forze e il suo robusto<br />
appetito. Fingendo di festeggiare la sua conva-
lescenza, ma in realtà per protrarre la particolare intimità<br />
determinata dalla circostanza, Bruna gli serví<br />
in camera la cena. Col tavolo apparecchiato nel mezzo<br />
<strong>del</strong>la stanza, riflesso nello specchio <strong>del</strong>l'armadio,<br />
la lampada sul tavolo, e la radio accesa e bassa, l'uno<br />
di fronte all'altra, erano alla frutta, e lui disse:<br />
«Ci voleva non mi sentissi bene per avere il senso<br />
di quanto ci trascuriamo. Facevo il calcolo, poco<br />
fa, mentre tu cucinavi. Tra che siamo lontani, ciascuno<br />
al proprio lavoro, e il <strong>tempo</strong> che dormiamo,<br />
stiamo insieme sí e no tre o quattro ore nel corso<br />
<strong>del</strong>la giornata».<br />
Ella sorrise e in un modo che volle essere grazioso<br />
e fu soltanto impacciato, gli disse:<br />
«Ma anche le ore che dormiamo, le dormiamo<br />
insieme ».<br />
Egli le carezzò il mento, attraverso il tavolo. Teneva<br />
la sigaretta nell'altra mano, il gomito posato<br />
sul tavolo, la guardò a lungo negli occhi, dolcemente.<br />
«Cos'è, Bruna, che non va? », le chiese. «Il lavovoro?<br />
».<br />
Ella sosteneva il suo sguardo: lo fissava come per<br />
ricordarsi, in seguito, di lui e <strong>del</strong> suo amore, come<br />
erano, prima che lei gli dicesse di averli traditi. Tuttavia<br />
le accadeva qualcosa ch'essa non riusciva a<br />
spiegarsi e che la rendeva odiosa a se stessa. Adesso<br />
che era fermamente decisa a parlargli, che l'indisposizione<br />
di Faliero le aveva permesso di stargli vicino<br />
come da <strong>tempo</strong> non avveniva, stabilendo tra di loro<br />
quell'atmosfera di una segretezza tutta amorosa;<br />
adesso che lui medesimo, con le sue parole, sembrava<br />
invitarla a confidarsi, ella si sentiva animosa<br />
verso il marito, provava un sentimento che chiamare<br />
odio era troppo, e insofferenza era troppo poco. Di<br />
certo ella capiva questo: che il suo stato d'animo era<br />
esattamente il contrario <strong>del</strong>lo stato d'animo che la<br />
sua volontà avrebbe desiderato, come se Faliero, con<br />
la sua sola presenza, e tanto piú ora con quelle sue<br />
ultime parole, la costringesse ad un'azione ingrata,<br />
repugnante quasi.<br />
«Il lavoro va benissimo», ella disse.<br />
«Eppure da qualche <strong>tempo</strong>», egli insiste, «sei<br />
come di vetro. Vibri per un nonnulla ».<br />
Ella arrossí appena, alle guance. Disfaceva la mollica<br />
di pane e abbassò gli occhi per ammucchiare le<br />
briciole con le dita. Egli aspirò la sigaretta.
«Guardami», le disse, e trattenendo il fumo, la<br />
bocca socchiusa, e nello sguardo un sorriso furbo e<br />
contento:<br />
«Facesti cosí anche l'altra volta. Ti vergognavi di<br />
dovermelo dire. Ma ora è diverso, non c'è piú pericolo<br />
che nasca in carcere assieme a noi».<br />
Ella subí un'emozione che la sconvolse, e insieme<br />
la incoraggiò. Se poco prima, nell'imminenza di rivelare<br />
a Faliero il proprio errore, ella aveva provato<br />
per lui una specie tutta particolare di avversione, ed<br />
altro non era se non un estremo risentimento <strong>del</strong><br />
proprio orgoglio, che forse l'avrebbe indotta a tacergli<br />
e ad ingannarlo ancora, ora, esprimendosi come<br />
si era espresso, Faliero aveva infranto l'ultimo diaframma<br />
<strong>del</strong>la sua coscienza che gli resisteva. Confusamente,<br />
ma in modo vivo e cocente, ella capí che<br />
dopo che Faliero si era accorto <strong>del</strong>la sua pena, smentire<br />
con una nuova menzogna la causa alla quale egli<br />
credeva di doverla attribuire, avrebbe significato corrompere<br />
il loro amore in ciò che esso aveva di piú<br />
intimo e prezioso. Tuttavia ella era la ragazza che<br />
era, con una sua forza morale e un rispetto di sé e<br />
dei propri sentimenti. Riuscí a dominare la sua emozione<br />
e l'empito che stava per gettarla piangente tra<br />
le braccia <strong>del</strong> marito; si tenne con le mani strette<br />
l'una nell'altra, appoggiate sul tavolo, gli disse:<br />
«No, non è il bambino. Ma tu hai capito. Ti ho<br />
nascosto una cosa molto grave. E non da un po' di<br />
<strong>tempo</strong>, come tu credi, ma da un anno e mezzo».<br />
Egli aspirò la sigaretta, e in quel gesto riuscí a nascondere<br />
il proprio pensiero.<br />
«E allora? », le chiese.<br />
«Ti ho tradito con Sandrino», ella disse, e ristette<br />
un attimo. Egli fece un gesto con la mano,<br />
trattenendo la sigaretta tra le labbra.<br />
«Parla», le disse. «Vedo che mi vuoi spiegare».<br />
«Sí», ella ripeté. «Ti debbo spiegare. È come se<br />
ti avessi tradito, voglio dire. Ti ho tradito dopo, mi<br />
capisci? ».<br />
«No», egli disse. «Esattamente quando? Immagina<br />
di raccontarmi una storia che non ti appartiene.<br />
Tutte le storie hanno un inizio, una data, anche la<br />
tua avrà inizio da una data».<br />
«Mi appartiene, invece. E la data è uno dei primi<br />
giorni <strong>del</strong> febbraio '44, quando ebbi quell'appuntamento<br />
con lui al giardino, ti ricordi? ».<br />
Egli accennò di sí con la testa. Il suo viso era ri-
masto sereno, né si alterò per tutto il <strong>tempo</strong> ch'ella<br />
gli ricapitolò la propria storia: sembrava capire tutto<br />
perfettamente, come se ella si esprimesse, come in<br />
realtà si esprimeva, nella maniera piú logica e piú<br />
chiara. Non l'aiutò mai, né con un'interiezione né<br />
con una domanda che servisse a facilitarle il discorso,<br />
ma soltanto annuendo allorché Bruna lo interrogava<br />
se gli sembrasse precisa abbastanza nella sua<br />
esposizione, o chiedendogli conferma di una circostanza<br />
comune. Ella fu quale si era proposta di essere:<br />
obbiettiva, sincera fino alla brutalità, alla spersonificazione.<br />
Gli parlava guardandolo sempre. Egli<br />
continuava a fumare, impassibile e allo stesso <strong>tempo</strong><br />
con una luce di cordialità nello sguardo, che la incoraggiava<br />
e la sosteneva. Nondimeno, via via che parlava,<br />
essa avvertiva un senso di abbandono, come<br />
se l'amarezza finalmente esalata le lasciasse un rimpianto:<br />
provava il bisogno di immediatamente suffragare<br />
con una certezza la verità dolorosa ma arida<br />
<strong>del</strong>la quale si andava disfacendo. Ad un certo momento<br />
la sensazione fu tanto intensa e sfibrante che<br />
essa si interruppe per commentarla:<br />
«Questo che ti sto dicendo mi libera da un'ossessione,<br />
ma non mi purifica. Al contrario».<br />
«Continua», egli disse. «Le conseguenze le ricercheremo<br />
dopo, assieme ».<br />
Soltanto allora ella cominciava a capire, con spavento,<br />
di non avere mai dato una ragione concreta,<br />
attiva, alla propria angoscia e di avere ancora tutto<br />
da temere dal proprio errore, poiché la sua pena era<br />
stata sterile, non l'aveva in realtà preparata né a rinunciare<br />
all'affetto di Faliero né a difenderlo. L'improvviso<br />
pensiero di non avere mai precisato un progetto<br />
per il proprio avvenire, e il non essersi mai<br />
posta con convinzione la domanda di quali avrebbero<br />
potuto essere le «conseguenze» che Faliero<br />
avrebbe tratto dalla sua confessione, la resero immediatamente<br />
cosciente di tutto ciò. Questa Bruna, forte,<br />
razionale, caparbia, doveva d'un tratto ammettere<br />
di essere tutta esposta alla decisione di Faliero, e di<br />
doverla comunque accettare: anche il suo perdono,<br />
se Faliero avesse voluto perdonarla. Giunta alla fine<br />
<strong>del</strong>la sua confessione, essa si rese conto di non sapersi<br />
ormai piú immaginare sola, senza Faliero, e<br />
che se lui l'abbandonava, il mondo l'abbandonava,<br />
tutte le idee e le cose in cui credeva l'abbandonavano.<br />
«Ora sai», ella concluse.
Faliero premette il mozzicone nel portacenere, e<br />
le sorrise come pochi momenti prima ch'ella avesse<br />
incominciato a parlare. E le disse:<br />
«Hai parlato il <strong>tempo</strong> di due sigarette».<br />
Quindi le prese una mano nella sua, la destra, e<br />
e con l'altra gliela carezzava; e alzando il mento, fingendosi<br />
serio per sottolineare la cordialità che avrebbero<br />
avuto le sue parole, aggiunse:<br />
«E se ti dico che tutto questo già lo sapevo? ».<br />
Era ciò che ella non si attendeva. Ritirò la mano<br />
che gli aveva abbandonato:<br />
«Non sbagliare tu, adesso», gli disse.<br />
Egli cavò una sigaretta dal pacchetto, costrinse<br />
Bruna ad accettarla tra le labbra dalle sue mani,<br />
gliela accese, e intanto le diceva:<br />
«Permetti che prenda io la parola? », e sempre<br />
nel suo tono cordiale, affettuosamente ironico: «Mi<br />
spetta, non ti pare? ».<br />
Ella batté il pugno sul margine <strong>del</strong> tavolo, scattò:<br />
«Non scherzare, ti prego. Non ti ho raccontato<br />
un sogno, bensí una cosa terribile, che mi è costata<br />
mesi e mesi di angoscia, e che ti deve avere offeso.<br />
Non considerarmi una sciocca... Offendimi, ma come<br />
credo di meritare».<br />
Egli la interruppe, reciso questa volta.<br />
«Ti ripeto che lo sapevo».<br />
Bruna si persuase ch'egli era sincero, stupita tuttavia,<br />
ma adesso interamente disposta a seguirlo, siccome<br />
Faliero sembrava prenderla anche spiritualmente<br />
per la mano, per ricondurla a se stessa ed a<br />
lui. Ed egli le confermò questo apertamente, perché<br />
essa non ne dubitasse un secondo di piú, seppure<br />
ne aveva dubitato mai.<br />
«È il <strong>nostro</strong> amore che io voglio proteggere, poiche<br />
è la cosa che mi preme piú di ogni altra», le<br />
disse.<br />
Il loro colloquio divenne semplice, schietto, di due<br />
persone che si amavano e si riconoscevano, che avevano<br />
le stesse idee e un comune, intenso passato che<br />
era servito a farle riconoscere e innamorare.<br />
Egli riprese:<br />
«Tu stessa me lo dicesti, quella sera. Ricordati:<br />
mi raccontasti, in fretta per il poco <strong>tempo</strong> che avevamo,<br />
che Sandrino ti aveva assalita, che eri stata sul<br />
punto di ammazzarlo... Insieme convenimmo che era<br />
meglio cosí, lo sparo avrebbe richiamato gente, non<br />
avresti avuto vie d'uscita nel giardino. Io ti strinsi il
accio e tu mi battesti la fronte sulla spalla. Mi sussurrasti<br />
nell'orecchio: "Fare il gappista, ti sta addolcendo<br />
il cuore." »<br />
«Sí», ella esclamò, e gli sorrise. Aggiunse: «Io<br />
che mi picco di avere una memoria tanto buona ».<br />
«Non si tratta di memoria. Si tratta di spiegare<br />
noi a noi stessi», egli disse. «Ricordati dove eravamo<br />
quando mi raccontasti l'episodio».<br />
«Al ChioscoBar. Non vollero servirci, stavano<br />
chiudendo, mancava mezz'ora al coprifuoco. Restavamo<br />
fuori la soglia, di fronte alla fermata <strong>del</strong> tram,<br />
in attesa <strong>del</strong>l'ultima vettura che andava al deposito<br />
e che io avrei preso. Tu no, in quel <strong>tempo</strong> ti ritiravi<br />
in una casa lí vicino. Ma accadeva cosí tutte le sere,<br />
o quasi. Non so se anche quella sera fu cosí».<br />
«Fu cosí. E fu il 12 febbraio. Vedi, io ricordo anche<br />
la data. Ti dirò dopo perché la ricordo».<br />
«Poi il tram dové giungere, ed io ti salutai », ella<br />
aggiunse, incerta, e lo guardò intensamente dentro<br />
le pupille.<br />
Egli versò <strong>del</strong> vino nel bicchiere. Teneva il bicchiere<br />
a mezz'aria, nella mano, le disse:<br />
« Il tram stava per arrestarsi alla fermata. Prima<br />
di darmi la mano tu mi dicesti ancora poche parole.<br />
Ricordatele ».<br />
«Cosa ti dissi? ».<br />
«Questo testualmente. Mi dicesti: "non pensavo<br />
al pericolo a cui mi sarei esposta, sparandogli. Ma<br />
un momento prima ero sul punto di lasciarmi andare."<br />
Subito dopo, nel salutarmi, indugiasti con la<br />
tua mano nella mia. Io ti dissi: "vuoi perdere il<br />
tram?". Non ricordi cosa mi rispondesti prima di attraversare<br />
di corsa la strada? Mi rispondesti: "magari,<br />
cosí stasera saresti costretto a tenermi con te" ».<br />
Ci fu un silenzio, ed egli si portò il bicchiere alla<br />
bocca. Fu Bruna, adesso, a prendergli la mano.<br />
«E questo ti bastò per capire? ».<br />
«Non subito», egli disse. «Ma ripensandoci, durante<br />
la notte. Non riuscivo ad addormentarmi. L'indomani<br />
dovevamo compiere un'azione contro il Comando<br />
<strong>del</strong>le SS. Era l'azione piú difficile a cui ci<br />
fossimo cimentati, in grande stile, ci si giocava il<br />
tutto per tutto. Mi era stata riservata una parte <strong>del</strong>le<br />
piú rischiose. Perciò non riuscivo a prendere sonno.<br />
Avevo addosso l'agitazione che ho sempre avuto alla<br />
vigilia di un'azione. Diciamo pure paura. Stavo in<br />
una camera solo, cercavo di ripetermi una volta an-
cora il piano per l'indomani, e invece il pensiero<br />
tornava sempre a te. Avevo paura, ti ripeto. Sí, anche<br />
di morire. Era la prima volta che mi capitava<br />
di riflettervi seriamente. Forse perché questa volta le<br />
possibilità di cavarmela, io personalmente, erano ridotte<br />
piú di sempre. L'esito <strong>del</strong>l'azione era nelle mie<br />
mani. Se io fossi o no riuscito a collocare la bomba<br />
sulla finestra <strong>del</strong> piano terreno e ad accendere la<br />
miccia. Scoppiata la bomba si sarebbe dato l'assalto<br />
per poi ritirarci all'arrivo dei rinforzi tedeschi. Nel<br />
frat<strong>tempo</strong>, il meglio che mi poteva capitare era di<br />
rimanere tra i due fuochi. L'indomani andò tutto<br />
bene, ma in quel momento poteva andare tutto a<br />
monte, e che i tedeschi mi pigliassero con la bomba<br />
ancora indosso. Il buio mi sgomentava, ma non volevo<br />
accendere la luce, volevo costringermi a dormire<br />
per avere i nervi a posto l'indomani. Mi trovavo<br />
continuamente a ripetermi che reazione tu<br />
avresti avuto se fossi morto, non dico sul momento,<br />
dico dopo la liberazione, per il resto <strong>del</strong>la vita. Era<br />
un sentimento egoista: non ti sapevo immaginare<br />
senza di me, come non sapevo immaginare me senza<br />
di te».<br />
Bruna gli carezzava il dorso <strong>del</strong>la mano, gliela<br />
rovesciò e vi pose sopra la propria guancia, attraverso<br />
il tavolo.<br />
«È cosí, micina. In quel momento ti desiderai come<br />
non ti avevo mai desiderato, stavo con la faccia<br />
contro il guanciale, come un idiota. Presi a ricordarmi<br />
di come ti avevo visto l'ultima volta, poche<br />
ore prima, che poteva davvero essere l'ultima. Avevi<br />
il tuo cappottino chiaro e i capelli tutti arruffati. Mi<br />
pentii di non averti trattenuto la mano che non ti<br />
decidevi a lasciarmi, facendoti perdere il tram. Avrei<br />
violato una regola <strong>del</strong>la cospirazione portandoti nel<br />
mio rifugio, ma ora pensavo che ti volevo bene e<br />
basta. Allora, ricordandomi di quel tuo gesto, mi<br />
ricordai anche <strong>del</strong>le tue parole, di tutto il tuo racconto,<br />
di Sandrino, e <strong>del</strong> tono con cui me l'avevi<br />
riferito. Confusamente, piena di ritegno, come scegliendo<br />
le parole che dovevi dirmi in fretta. Capii<br />
che il tuo turbamento non doveva derivarti soltanto<br />
dal fatto che Sandrino ti avesse assalito, le cose dovevano<br />
essere andate in un modo diverso. E la tua<br />
ultima frase mi sembrò fosse una chiave per capire<br />
quello che mi avevi taciuto. "<strong>Un</strong> momento prima<br />
ero sul punto di lasciarmi andare", mi avevi detto,
e l'avevi detto come soprappensiero, come a te stessa.<br />
Poi, quel tuo modo di stringermi la mano, e le parole<br />
di dopo: "cosí saresti costretto a tenermi con<br />
te stasera", che non erano un vezzo di donnina:<br />
tu, tutta ligia alla cospirazione, tutta decisa ai nostri<br />
scopi di allora, non avresti avuto questa inflessione<br />
se qualcosa non ti avesse turbato. Ma non arrivai a<br />
penetrare fino in fondo il tuo segreto: credetti ancora<br />
di attribuire tutto ciò alla tua sensibilità: che<br />
il pericolo corso, che Sandrino ti avesse potuto avere,<br />
sia pure a forza, era come un pericolo corso dal <strong>nostro</strong><br />
amore, e che nel rivedermi tu provassi un bisogno<br />
incontenibile che io ti prendessi, per dimostrare<br />
a te e a me che cosí era. Questo pensiero mi fece<br />
spasimare ancora di piú, e mi tolse il sonno. Tuttavia<br />
serví anche a farmi dimenticare la paura».<br />
Ella sollevò la testa, trattenendogli ancora la mano<br />
nelle sue.<br />
«Era esatto, Faliero. E tanto piú lo era perché<br />
avevo subito quello stordimento, quando Sandrino<br />
mi sollevò dalla panchina».<br />
Egli le fece aspirare la sigaretta, mantendola tra<br />
le proprie dita. Continuò:<br />
«D'altra parte, tu non dovesti meditare con te<br />
stessa, quella notte. Fino da allora tu dovesti lasciarti<br />
prendere dal panico di una colpa che non<br />
avevi commesso. Il tuo tradimento, come tu lo chiami,<br />
cominciò sí da allora e consiste nel fatto che non<br />
mi avevi detto tutto <strong>del</strong> tuo momento di debolezza.<br />
Ma fu una colpa che cominciasti a rimproverarti prima<br />
ancora di averla commessa, per cui poi, via via<br />
che la perpetuavi col tuo silenzio, già la stavi scontando,<br />
non l'aggravavi come tu credi. Il tuo momento<br />
di debolezza me l'avevi già confessato, quella<br />
sera stessa, nella maniera piú semplice, lasciandomelo<br />
capire. Lo capii subito dopo, infatti».<br />
«Quando? », ella chiese.<br />
«Ma dalla prima volta che tornammo ad incontrarci,<br />
che fummo soli, e ogni giorno, poi, è stato<br />
una conferma ».<br />
«E come?».<br />
«Nel modo ancora piú naturale», egli disse. «Per<br />
il semplice fatto che tu non hai mai piú alluso al<br />
tuo colloquio con lui nel giardino. Tutte le volte<br />
che parlando di Sandrino io cercavo di riportarvi il<br />
discorso, sempre tu evitavi di riferirti all'episodio.<br />
Cosí io capii che c'era qualcosa di cui ti sentivi in
colpa verso di me. No, amore», egli esclamò, siccome<br />
Bruna ebbe una luce di tristezza nello sguardo,<br />
«non ho mai dubitato che Sandrino ti avesse<br />
avuta, sia pure con la violenza, sia pure tuo malgrado.<br />
Ti conosco, ed ero certo che se Sandrino ti avesse<br />
avuta, comunque fosse accaduto, tu non avresti piú<br />
potuto essere mia senza esitazione, senza infingimenti,<br />
come sei stata... Allora, le tue parole di quella<br />
sera mi furono abbastanza chiare: "ero sul punto<br />
di lasciarmi andare", tu mi avevi detto. E se anche<br />
logicamente non potevo dedurre i particolari, l'esatto<br />
perché, ciò che sapevo era questo: che non verso di<br />
me tu ti sentivi colpevole, ma verso te stessa».<br />
Ella disse: «Perché, allora, non mi hai interrogata?<br />
Perché non mi hai aiutata? Non avrei saputo<br />
mentire ad una tua domanda diretta».<br />
«Ma proprio per questo», e fu lui adesso che riprese<br />
a carezzarle le mani. «Perché ti sentivi colpevole<br />
verso te stessa, ed unicamente da te stessa potevi<br />
assolverti o condannarti. Era il tuo carattere che si<br />
stava cimentando, che subiva una prova morale, infinitamente<br />
piú importante di quelle fisiche e di<br />
quelle ideologiche, ora lo sai, te ne sei accorta. Il<br />
giorno in cui tu me ne avessi finalmente parlato<br />
saresti cresciuta ai tuoi occhi, prima ancora che ai<br />
miei. Oggi è questo giorno».<br />
Poi le disse: « Alzati, vieni qua».<br />
Ella gli sedette sulle ginocchia, e si baciarono.<br />
«Ma potevo perdermi. Potevo cedere fino in fondo<br />
al ricatto di Sandrino, potevo diventare qualcosa di<br />
simile a quella sciagurata di Virginia », ella insisté.<br />
«Appunto perché non lo sei diventata, non lo potevi<br />
diventare... Perché avevi me, accanto, e mi amavi.<br />
Il <strong>nostro</strong> amore era estraneo alla tua crisi; e proprio<br />
se io fossi intervenuto l'avrei messo in pericolo.<br />
Se io ti avessi invitata a parlarmene, oppure ti avessi<br />
fatto capire di avere intuito qualcosa, saresti subito<br />
caduta in una condizione d'inferiorità. Allora sí che<br />
la tua sarebbe stata una menzogna; ti saresti trovata,<br />
rispetto a me, nella condizione di un traditore scoperto<br />
a tradire. Soltanto allora qualcosa sarebbe cambiato<br />
tra di noi, a scapito <strong>del</strong> <strong>nostro</strong> amore», egli<br />
commentò. « Cosí no. Tutto questo non è servito<br />
che ad aumentare il bene che ci vogliamo».<br />
Ella gli pose la fronte sulla spalla, gli sussurrò:<br />
«Tu sei tanto migliore di me, Faliero».<br />
Ed egli le sollevò la testa, le prese la faccia tra le
mani:<br />
«Perché? Tu ed io non siamo piú la stessa cosa? ».<br />
E con un tono che fu tenero ed ammaestrato insieme:<br />
«Non abbiamo e non ci battiamo per le stesse<br />
idee? Non sono state forse le nostre idee a farci<br />
incontrare? Ti ricordi, ci siamo detti il <strong>nostro</strong> vero<br />
nome dopo che ci siamo baciati la prima volta. E<br />
via via che siamo migliorati nelle nostre idee, ci<br />
siamo voluti sempre piú bene».<br />
Ella gli teneva le braccia attorno al collo, gli sorrideva,<br />
gli disse:<br />
«Malgrado tutto ho anch'io un po' di memoria.<br />
E mi ricordo che mi dicesti proprio questo dopo<br />
avermi baciato: che le idee che abbiamo diminuiscono<br />
di significato se non c'è l'amore... Eravamo<br />
seduti sul greto e io buttavo i sassi dentro il fiume,<br />
per darmi un contegno. Mi dicesti che le nostre idee<br />
sono giuste fino al capello appunto perché sono piene<br />
d'amore, e io pensai che tu eri un conquistatore, ma<br />
che eri anche un compagno istruito».<br />
« E io ero ancora in tuta da lavoro, temevo abbracciandoti<br />
di sporcarti il vestito». Poi aggiunse:<br />
«Di quello che ti dicevo allora, oggi ne sono maggiormente<br />
convinto: penso che non si possa volere<br />
interamente il bene <strong>del</strong>l'umanità, che non si possa<br />
lottare con tutta la scienza e la freddezza necessarie,<br />
se non si ama anche fisicamente qualcuno. Vedi, io<br />
avrei spavento, e dovrei rovesciarmi da cima a fondo,<br />
e ammettere di avere ucciso e rischiato la mia vita<br />
per nulla, se dovessi persuadermi che esistono dei<br />
compagni che non alimentano la loro fede con l'amore,<br />
ma che sono arrivati alla fede soltanto per<br />
via dei libri che hanno letto, o <strong>del</strong>le angherie che<br />
hanno subíto o <strong>del</strong> sudore che hanno versato».<br />
«Dunque, non è l'unione, ma è l'amore che fa la<br />
forza», ella esclamò, futile, con l'intenzione di esserlo,<br />
e lo baciò sulla bocca. Poi gli sussurrò: «Avevi<br />
pensato veramente ad un bambino? ».<br />
«Sí, per un momento », egli disse, e la sollevò<br />
sulle braccia.<br />
Poco dopo, in letto, ella con la guancia sul suo<br />
petto adesso, egli che fumava l'ultima sigaretta, dopo<br />
l'amore, e v'era il silenzio <strong>del</strong>la notte attorno a loro,<br />
il vento d'inverno che faceva vibrare le persiane, egli<br />
disse:<br />
«Ormai è assurdo sperare ancora in Sandrino, abbiamo<br />
fatto il possibile per indirizzarlo sulla strada
uona. Abbiamo il dovere di informare finalmente<br />
sua madre, e di deciderla a rinchiuderlo in riformatorio.<br />
Ma dobbiamo aspettare che Sandrino sia tornato,<br />
è in sua presenza che dobbiamo parlare a Lucia:<br />
se lo facessimo adesso, le faremmo vivere dei<br />
giorni d'angoscia inutilmente».<br />
«E Virginia? », disse Bruna. « È invasata di lui.<br />
Sembra sia arrivata a dargli in mano i suoi denari<br />
per acquistare i tessuti».<br />
«Le parlerò domattina. Cercherò di convincere lei<br />
pure. Che altro possiamo fare? Mica la denunzieremo<br />
per corruzione di minorenne. È lei la minorenne,<br />
in questo caso. L'importante è di riuscire a togliere<br />
Sandrino dalla circolazione. È pericoloso a se<br />
stesso e agli altri».<br />
«Forse è soltanto un <strong>del</strong>inquente. Tu non lo conosci<br />
com'è, quando è lui, cioè quando è sincero».<br />
E Faliero commentò: «La società l'ha reso qual è.<br />
Lui era soltanto un ragazzo irrequieto, pieno di<br />
istinti, pieno di vita. Gli hanno fatto credere che il<br />
male fosse il bene, e viceversa, e lui non ha avuto<br />
la possibilità di riflettere, smanioso di muoversi come<br />
era. Gli sono bastati i primi passi per persuadersi di<br />
sapere ormai correre e camminare. Ora corre, cammina<br />
e se qualcuno interviene egli pensa intervenga<br />
per tagliargli la strada ed ingannarlo. Ha bisogno di<br />
cadere, di ruzzolare per cominciare ad aprire gli<br />
occhi».<br />
«Non gli ha servito veder crollare come sono<br />
crollati gli idoli in cui credeva».<br />
«Infatti, non gli ha servito. Ha bisogno di qualcosa<br />
di piú forte, che lo investa personalmente, che<br />
lo metta a capo sotto senza remissione».<br />
«E questo può essere il riformatorio? ».<br />
«Purtroppo, no», egli disse. «Ma ormai è una<br />
forza scatenata e bisogna imbrigliarla in qualche<br />
modo».<br />
«Penso a Lucia», ella esclamò, già tra il sonno.<br />
«Sarà uno schianto per lei».<br />
«Certo, ma è una madre e resisterà. L'altra piuttosto,<br />
Virginia, alla deriva com'è, dovremo vigilarla,<br />
che non commetta pazzie».<br />
E con gli occhi che le si chiudevano, tutta tepida<br />
<strong>del</strong>la sua amorosa vitalità, Bruna disse:<br />
«Davvero, Faliero, sono cresciuta? ».
XII<br />
Erano trascorse anche per Virginia ventiquattro<br />
ore che essa stessa, poche settimane dopo, ebbe a<br />
chiamare decisive. Finora, malgrado le angosce, e<br />
proprio in virtú di esse, una costante felicità aveva<br />
accompagnato la sua nuova vita. Il dolore patito era<br />
stato opera di Sandrino; subirlo, via via che un'angoscia<br />
sempre piú cruda si sostituiva alla precedente,<br />
significava rendere sempre piú ineffabili gli ormai<br />
rari momenti di intimità e di quiete. Come Sandrino<br />
le aveva detto, egli era il sole, stava a lui darle calore<br />
o seppellirla sotto la neve. Ed appunto perché<br />
pensava di non avere nulla da contrapporgli né da<br />
difendere contro di lui, Virginia era sempre pronta<br />
a fare ribaltare nel proprio cuore le sue brutalità<br />
come prove di affetto. Ma nello stesso <strong>tempo</strong>, era<br />
Sandrino l'unica cosa che Virginia avesse da alimentare<br />
e da difendere per continuare ad esistere. Ora,<br />
comunque ella cercasse di interpretare il racconto di<br />
Bruna o che Bruna fosse innamorata di Sandrino,<br />
come le sembrava inconfutabile, o che ciò che Bruna<br />
le aveva rivelato corrispondesse interamente o in parte<br />
alla verità nelle diverse ipotesi il pericolo per Sandrino<br />
(il suo proprio pericolo: di perderlo, di doversi<br />
staccare da lui) persisteva. Cosicché, il mattino<br />
successivo, quando Faliero bussò alla sua porta, Virginia<br />
credette di intuire immediatamente le sue intenzioni.<br />
Ella era spaurita, ma decisa a conservare la<br />
presenza di spirito necessaria per dominare la situazione,<br />
che non implicava piú lei sola, ma Sandrino,<br />
«la vita stessa». La sua mente, che per tutte quelle<br />
ore aveva girato a vuoto, angosciata dalla gelosia,<br />
subito, appena udita la presenza di Faliero dietro la<br />
porta, le suggerí la decisione da prendere. Ecco, non<br />
doveva affrontare Faliero; capiva che comunque si<br />
fosse comportata avrebbe compromesso la situazione<br />
di Sandrino e la propria. Indubbiamente Bruna, vero<br />
o non vero, aveva ripetuto a Faliero il suo racconto;<br />
adesso Faliero, seppure non dubitava piú che appartenessero<br />
ad un movimento clandestino, sapeva tuttavia<br />
che lei e Sandrino erano amanti. Le voleva<br />
dunque parlare per estorcerle <strong>del</strong>le circostanze e servirsene<br />
poi contro Sandrino. Come se ne sarebbe<br />
servito, e con quale diritto, ella non se lo chiedeva.<br />
La sua certezza era questa: che Faliero era ormai<br />
determinato a nuocere a Sandrino. Si trattava quindi
di informare Sandrino, di raggiungerlo, di mettersi<br />
al riparo <strong>del</strong>la sua forza di volontà e di decisione:<br />
di sentirsi protetta, proteggendolo. Sarebbe immediatamente<br />
partita per Milano.<br />
Siccome Virginia non gli rispondeva, Faliero, ed<br />
anche Bruna che lo aveva raggiunto, insistevano a<br />
bussare. Virginia stava in piedi, trattenendo il respiro,<br />
una mano sul petto, addossata alla parete. Lucia<br />
se ne era già andata, madre cieca ed ignara, e<br />
Virginia si sapeva sola in casa, assediata dai nemici,<br />
suoi e di Sandrino. Finché essi tentarono la maniglia<br />
e finirono di convincersi ch'ella fosse uscita.<br />
Faliero disse: « La vedremo stasera. Durante la<br />
giornata penserò meglio cosa dirle ».<br />
Aveva appoggiato la bicicletta al muro <strong>del</strong> corridoio<br />
e stava gonfiando una gomma. Aggiunse:<br />
«Del resto, che effetto potrò ottenere facendole la<br />
morale? Otterrò, come risultato, di impaurirla piú<br />
che mai».<br />
«Vuoi che riprovi io? », disse Bruna.<br />
«Sarebbe lo stesso. Evidentemente tu le fai un<br />
altro genere di paura. La ingelosisci, e basta. Forse<br />
è piú opportuno non parlarle né tu né io», concluse<br />
Faliero. «L'unico dovere che noi abbiamo, sociale<br />
addirittura, oltre che privato, è di fare rinchiudere<br />
Sandrino. Dopo di che, qualunque sia il motivo che<br />
l'attacca a Sandrino, Virginia dovrebbe capirlo da<br />
sé che Sandrino è sul punto di rovinarsi definitivamente.<br />
Non è certo facendo il mantenuto di una<br />
donna che gli potrebbe essere madre, almeno come<br />
capacità di riflessione, che Sandrino può incamminarsi<br />
sulla strada buona».<br />
«Ma essa lo ama», disse Bruna. «Sarà un amore<br />
in certo senso innaturale, d'accordo, ma dopo lo<br />
choc che lei ha subíto, Sandrino è diventato la sua<br />
unica àncora di salvezza».<br />
«E con ciò?», egli disse, e riponeva la pompa al<br />
di sotto, <strong>del</strong> telaio. «Se anche Virginia non ha vergogna<br />
di se stessa, possibile non si renda conto che,<br />
nella migliore <strong>del</strong>le ipotesi, finiranno tutti e due<br />
in un precipizio?».<br />
«Lei si sente nelle condizioni di chi non ha piú<br />
nulla da perdere», Bruna disse, e gli apriva la porta<br />
sulle scale.<br />
«Già», concluse Faliero, e si sistemava la bicicletta<br />
sulla spalla. «Lei! Ma Sandrino ha ancora<br />
tutta la vita davanti a sé, come non capirlo? Credi
che Virginia sia cinica e pazza fino a questo<br />
punto?».<br />
« Non è né cinica né pazza », disse Bruna, « è<br />
soltanto spaventosamente incosciente », e si chiuse la<br />
porta alle spalle.<br />
Essi usciti, Virginia si abbandonò su una sedia.<br />
Il dialogo di Bruna e di Faliero, origliato attraverso<br />
il corridoio, l'aveva annichilita. Essi si credevano<br />
soli, quindi le loro parole erano, state sincere. Ella<br />
si sentí distrutta. Le considerazioni espresse da Faliero<br />
erano le medesime che Virginia aveva piú<br />
volte proposto a se stessa durante quei due mesi e<br />
che tuttavia era sempre riuscita a respingere, confondendo<br />
di volta in volta il proprio spirito nella serie<br />
ininterrotta <strong>del</strong>le emozioni, l'una piú forte <strong>del</strong>l'altra,<br />
l'una piú disperatamente complessa <strong>del</strong>l'altra, in cui<br />
Sandrino l'aveva impegnata. Ora, invece, l'autentico<br />
significato dei suoi rapporti con Sandrino non apparteneva<br />
piú al segreto <strong>del</strong>la sua coscienza (alla<br />
quale le era riuscito perfino spontaneo mentire fingendosi<br />
il proprio peccato come una condizione<br />
ideale di quella che essa chiamava la sua nuova vita);<br />
la sua colpa le era stata rimproverata ad alta voce.<br />
Era diventata una verità impossibile da ignorare. Era<br />
l'ultima frase di Faliero, il commento di Bruna, alla<br />
cui eco ella già sapeva di non potere piú sfuggire.<br />
Anzi, di secondo in secondo, quelle loro parole acquistavano<br />
per Virginia il significato di un'imposizione,<br />
tanto piú violenta ed esplicita quanto piú<br />
nella realtà le loro voci erano state affettive, quasi<br />
desolate.<br />
Il corpo abbandonato sulla sedia, lo sguardo smarrito,<br />
ella si interrogava; ed era con enorme fatica,<br />
con uno sfinimento tutto fisico, che richiedeva a se<br />
stessa di formularsi un proponimento, di infondersi<br />
il coraggio necessario per attuare una decisione ormai<br />
formulata, ma nondimeno superiore alle sue energie,<br />
alla sua mente che tornava a vacillare. Se poco prima<br />
ella aveva pensato di raggiungere Sandrino, adesso,<br />
inerte sulla sedia, si preparava a scomparire per sempre<br />
dalla sua esistenza, a sacrificargli ugualmente e<br />
interamente se stessa, ma nella maniera che meglio<br />
avrebbe giovato alla sua vita ancora tutta da vivere,<br />
al suo avvenire. Nello stesso <strong>tempo</strong>, la passività e la<br />
codardia che erano proprie <strong>del</strong>la sua natura (e che<br />
erano le sue stesse doti, capaci com'erano di trasformarsi<br />
in devozione e in sacrificio) la istigavano an-
cora al compianto di sé, la scioglievano in lacrime<br />
per quella Virginia perseguitata dal destino, nuovamente<br />
costretta in ginocchio, suo malgrado. Sola e<br />
sconsolata, ella si ricordava di un rimprovero che,<br />
prima da suo padre e poi da suo marito, le era capitato<br />
sovente di ricevere, che era diventato proverbiale<br />
nella cerchia di quegli affetti lontani: «Virginia,<br />
le cose, ha bisogno di sentirsele ripetere».<br />
Cosí era. Per quello che i fatti finora noti ci consentono<br />
di precisare, l'unica virtú, di Virginia consisteva<br />
nella dedizione. Tuttavia la sua capacità di<br />
dedizione era pari alla sua inettitudine. Le avversità<br />
via via incontrate, invece di evolvere la sua mente,<br />
la squilibravano; ed il suo spirito, anziché illuminarsi,<br />
accresceva la propria irresolutezza. Non solo, ma<br />
la sua necessità di sentirsi guidata e protetta, per<br />
esistere (ed a compenso, il suo bisogno di annientare<br />
la propria personalità nella devozione) stavano a testimoniare<br />
<strong>del</strong>la debolezza <strong>del</strong> suo carattere, e insieme<br />
la sua pavidità e il suo profondo egoismo. La<br />
verità è che Virginia amava soltanto se stessa. Riducendo<br />
il proprio compito ai doveri tutti gioiosi di un<br />
affetto esclusivo, ella garantiva a se stessa una eterna<br />
vacanza <strong>del</strong>la coscienza, si conquistava, sia nel bene<br />
sia nel male, la sconfinata libertà <strong>del</strong>l'irresponsabile.<br />
Lasciata poi sola e messa di fronte ad una realtà<br />
comunque determinatasi, immediatamente ella si sentiva<br />
tradita: la pietà di sé era il primo sentimento<br />
che si manifestava al suo spirito. Subito dopo, l'istinto<br />
<strong>del</strong>la conservazione la possedeva. Inetta dinanzi alle<br />
responsabilità, non le restava quindi altra scelta che<br />
sottrarsene. Se questa era Virginia, come anche il<br />
seguito <strong>del</strong>le circostanze verrà a confermare, è facilmente<br />
comprensibile che le parole di Faliero e di<br />
Bruna le avessero permesso di «rendersi conto soltanto<br />
allora» <strong>del</strong>la catastrofe verso la quale ella si<br />
stava incamminando al fianco di Sandrino, ora che<br />
altri sapevano, che «il mondo sapeva». Il pensiero<br />
di essere costretta ad ammettere i suoi rapporti con<br />
Sandrino, ed in un modo o nell'altro a scagionarsi<br />
ed a difendere la propria condotta, la sconvolgeva.<br />
E faticosamente meditando, fu con terrore che dové<br />
giungere a riconoscere la legittimità <strong>del</strong>l'accusa che<br />
le sarebbe stata mossa, e che già Faliero le aveva rivolto<br />
senza saperlo attraverso la parete. Era la prima<br />
volta ch'essa si sentiva personalmente responsabile di<br />
una colpa da lei stessa premeditata, elaborata, con-
sumata per dei mesi. Questo dette una consistenza<br />
al suo terrore: un tremito di tutta la persona che la<br />
obbligava a stringere le mani l'una nell'altra ed a<br />
premersele contro il ventre per trattenerle. Faliero<br />
era la presenza, vaga ma aggressiva, <strong>del</strong> panico che<br />
la dominava.<br />
Ora meno di sempre ella si disponeva ad agire<br />
con la percezione dei propri atti. Era, bensí, l'angoscia<br />
<strong>del</strong>la propria persona fisica (che ella considerava<br />
riflessa nello specchio, ingiustamente avvilita) una<br />
paura animale, di minuto in minuto sempre piú inconsulta,<br />
che finí col restituirle, esasperate e febbrili,<br />
e sue energie. Andarsene, ruggire. Liberarsi, scomparendo,<br />
di una realtà che stava per sopraffarla. Si<br />
alzò di scatto. Non piú padrona dei propri gesti, ma<br />
unicamente guidata da quell'equilibrio acquisito con<br />
l'abitudine, discese la valigia di sopra l'armadio,<br />
l'aperse e la riempí <strong>del</strong>la propria biancheria, di tutto<br />
quanto poteva contenere e servirle in un avvenire immediato.<br />
Si vestí, si aggiustò in fretta la faccia, ebbe<br />
perfino la fermezza sufficiente per ritoccare la mezzaluna<br />
<strong>del</strong>le labbra non perfettamente arcuate. Nondimeno,<br />
mentre collocava nella valigia le ultime robe,<br />
era ancora abbastanza controllata, o abbastanza candida,<br />
da mentire al proprio spirito, da toccare il<br />
punto estremo <strong>del</strong>l'omertà verso se stessa: Faliero,<br />
con le sue parole, le aveva aperto gli occhi. Era<br />
unicamente per il bene di Sandrino ch'ella scompariva!<br />
Fuggire, andare incontro ad una sorte ancora<br />
ignota ma di certo cru<strong>del</strong>e, significava sacrificare a<br />
Sandrino, per l'amore che gli portava, tutta se stessa,<br />
sicuramente anche la vita. Voleva dire, qualunque<br />
fosse il destino che l'attendeva, uccidersi perché Sandrino<br />
vivesse. Ora l'oggetto <strong>del</strong> suo terrore era Sandrino.<br />
Poteva anche giungere da un momento all'altro,<br />
ed ella sapeva di non potersi opporre alla sua<br />
volontà: l'avrebbe costretta a restare, ad affrontare<br />
le conseguenze <strong>del</strong>la loro colpa, a resistere comunque<br />
insieme, e in mille modi, contro Faliero. Tutto<br />
ciò che mezz'ora prima, quando ancora il pericolo<br />
era incerto e lontano, le era apparso come l'esito naturale<br />
<strong>del</strong>le cose, tanto da accarezzare il progetto di<br />
raggiungere Sandrino, senza nemmeno sapere dove<br />
poterlo rintracciare nella città sconosciuta, adesso erano<br />
bastate poche parole di Faliero e di Bruna, origliate<br />
attraverso il corridoio (era bastato, cioè, che la<br />
minaccia si facesse imminente e precisa) perché ella
abbracciasse l'idea di sottrarsi alla lotta, di rinunciare<br />
a Sandrino. Di abbandonarlo.<br />
D'un tratto, la sua mente, pur sconvolta qual era,<br />
e vacillante, ed appunto perché tale con maggiore<br />
violenza, le suggerí che se Sandrino l'avesse sorpresa<br />
cosí in fuga, non avrebbe creduto ch'ella agiva per il<br />
suo bene, avrebbe bensí interpretato la sua fuga come<br />
una diserzione. E l'avrebbe punita. Alla nuca, come<br />
quella volta sulla neve. Con la ferocia, ora scatenata,<br />
di quella volta nel bar. Le avrebbe strappato il seno.<br />
Fu come s'ella ricevesse realmente il colpo dietro la<br />
nuca, si sentí mancare il respiro come se la mano di<br />
Sandrino le stringesse la mammella: lo stesso dolore<br />
di allora, dentro la carrozza, il giorno di Capodanno.<br />
Alla paura, al terrore, fino a quel momento<br />
contenuti, subentrò il <strong>del</strong>irio. Ed allorché,<br />
per il gesto impulsivo con cui era stato sospinto in<br />
avanti, il coperchio <strong>del</strong>la valigia ricadeva su se stesso,<br />
e la porta ancora vibrava per la violenza con la<br />
quale era stata aperta e richiusa, Virginia già scendeva<br />
precipitosamente le scale, lasciava per sempre<br />
la casa ove aveva creduto di essersi conquistata una<br />
nuova vita. Quella che adesso sembrava averla invece<br />
condotta sul limitare <strong>del</strong>la follia.<br />
La notte successiva, Bruna e Faliero rimasero in<br />
piedi fino a tarda ora. Rincasando avevano bussato<br />
alla porta di Virginia e persistendo il silenzio erano<br />
entrati nella camera, non piú chiusa a chiave come<br />
al mattino. Trovarono la stanza sottosopra: le sedie<br />
rovesciate, i cassetti spalancati, il letto disfatto, e,<br />
sopra di esso, la valigia piena degli indumenti collocativi<br />
alla rinfusa. Il portafiori era in frantumi sul<br />
pavimento; una forcina di corno stava miracolosamente<br />
in bilico sull'orlo <strong>del</strong>la toletta. Superata la<br />
sorpresa, bastò loro un esame un po' piú approfondito<br />
per escludere l'ipotesi che un ladro si fosse introdotto<br />
nella casa e che un rumore sospetto, o il<br />
loro arrivo medesimo, lo avesse messo in fuga. A<br />
parte l'assenza di denaro, un ladro non rimpinza la<br />
valigia con <strong>del</strong>le pantofole usate, le spazzole e i fazzoletti<br />
da signora, per lasciare al loro posto, nel<br />
cassettone, i lenzuoli e i pannilani; pure affannato e<br />
frettoloso, la sua scelta è istintiva: alla coperta di<br />
raso non preferisce le calze da rammendare, una bottiglia<br />
di lavanda per tre quarti vuota. Cosí come non<br />
rinuncia a degli asciugamani freschi di stiro, spugnosi,<br />
belli e colorati, per <strong>del</strong>le posate di metallo e
una vecchia spiritiera. E soprattutto, tra le tante su<br />
cui posare gli occhi e le mani, l'album <strong>del</strong>le fotografie<br />
sarà l'ultima cosa che attirerà la sua attenzione.<br />
Bruna disse: «Aveva intenzione di partire e poi<br />
ci ha ripensato».<br />
«Ma è uscita indubbiamente in fretta e furia, come<br />
fosse stata lei la ladra», commentò Faliero.<br />
«<strong>Un</strong>a decisione presa lí per lí».<br />
«Incalzata da Sandrino, io credo, dopo che Virginia<br />
gli ha riferito il colloquio che tu avesti con lei».<br />
Poco dopo giunse Lucia; fiera per la commozione<br />
mostrò loro una lettera di Sandrino. Essi finsero di<br />
rallegrarsi; le dissero che Virginia, alla quale essa<br />
intendeva partecipare la notizia, si era già coricata.<br />
Tuttavia, questo fatto rendeva piú incerta la spiegazione<br />
che Faliero si era dato. Sandrino poteva essere<br />
tornato all'improvviso, ma anche no, se ancora<br />
ieri si trovava a Milano. La scomparsa di Virginia<br />
apriva adesso il campo alle piú opposte congetture,<br />
che infine, via via che le ore passavano, ed era ormai<br />
notte alta, le due, le tre dopo mezzanotte, sembravano<br />
ridursi ad una solamente, la piú angosciosa<br />
epperò quella che piú a lungo essi si trattennero dal<br />
formulare. Finché Bruna, che già si sentiva oppressa<br />
dall'ombra di un rimorso, esplicitamente disse:<br />
«Escludi che si possa essere uccisa?».<br />
«Non abbiamo gli elementi per giudicare », egli<br />
le rispose. «Occorrerebbe sapere fino a che punto le<br />
premeva Sandrino, e la reazione che le tue confidenze<br />
possono averle procurato».<br />
« L'avevano sconvolta, questo è certo. Tuttavia mi<br />
pareva che fosse decisa a difendersi, a strapparmelo,<br />
come lei credeva».<br />
Si coricarono, e al mattino furono ciascuno al proprio<br />
lavoro. La cronaca dei giornali sembrò tranquillizzarli.<br />
Passarono un altro giorno e un'altra notte;<br />
Lucia riceve nuovamente notizie da Sandrino. Bruna<br />
e Faliero avevano riordinato la camera di Virginia,<br />
ma non avevano potuto impedire che Lucia si accorgesse<br />
<strong>del</strong>la sua assenza. La sera ancora successiva Lucia<br />
li costrinse a partecipare <strong>del</strong>la sua apprensione.<br />
«È sola al mondo. Mi ha confidato tutto di sé.<br />
Non può che esserle accaduta una disgrazia», ripeteva.<br />
Poi disse qualcosa per cui Faliero fu sul punto<br />
di rivelarle quella parte <strong>del</strong>la verità ch'essa ignorava<br />
e che riguardava Sandrino oltre che Virginia.
Lucia disse: «Il marito di Virginia ha lasciato<br />
troppi odii dietro di sé. Ma Virginia è innocente,<br />
voi lo sapete e siete stati buoni con lei. Tuttavia, tra<br />
coloro che la pensano come voi, non tutti sono buoni<br />
come voi due. Proprio stamani, dalle parti dove io<br />
lavoro, hanno trovato ucciso uno che era stato fascista<br />
fino all'ultimo, e non si sa chi l'abbia ucciso».<br />
Lo sguardo di Bruna trattenne Faliero dallo<br />
«schiantarle il cuore» innanzi <strong>tempo</strong>, alla povera<br />
Lucia. Le promise, invece, che il giorno dopo avrebbe<br />
fatto tutto quello che c'era da fare per rintracciare<br />
Virginia.<br />
Lucia commentò:<br />
«Pensate: è stata qui sei mesi, muro a muro, e<br />
Sandrino non l'ha nemmeno vista in faccia».<br />
Allora anche a Bruna, anche a Faliero, adusati<br />
a dominare i propri sentimenti, tremò la voce mentre<br />
le rispondevano:<br />
« Già ».<br />
«Davvero».<br />
XIII<br />
Eccolo l'<strong>eroe</strong>, torna da Milano. Ha uno straccetto<br />
nero nella tasca di dietro dei calzoni, conservato<br />
assieme alla carta d'identità ed al ritratto <strong>del</strong><br />
padre in divisa di legionario. Non ha piú il suo cronometro<br />
d'oro, né una lira né una sigaretta. In compenso<br />
l'amarezza gli stringe il cuore. Glielo stringe<br />
come se una mano glielo stringesse. È infuriato con<br />
se stesso, e appunto per questo l'oppressione che<br />
prova al cuore lo indigna maggiormente. Egli non è<br />
un debole, non può soggiacere allo scoraggiamento.<br />
Torna per rifornirsi di denaro e ripartire. Costringerà<br />
Virginia a vendere tutto quello che possiede:<br />
un anello coi brillanti, la fede, una collana. Durante<br />
la notte trascorsa insonne nel treno, ha già<br />
fatto l'inventario. Gli occorre denaro il piú possibile:<br />
dovrà trattenersi a Milano per un <strong>tempo</strong> indeterminato,<br />
dovrà viaggiare, andrà all'estero se necessario<br />
e non sarà solo in questa giostra. Deve<br />
scovare un uomo, anzi due, anzi tre, ma uno in<br />
particolare, e deve farlo fuori. Costui è l'uomo che<br />
si è fatto pagare le stoffe e poi è scomparso senza<br />
consegnargliele.<br />
In realtà quelle stoffe erano armi, e dovevano ser-
vire per l'Insurrezione. Con le trecentomila lire che<br />
Sandrino aveva versato si sarebbe dovuto armare una<br />
squadra, già battezzata col nome di suo padre, e di<br />
cui lui stesso avrebbe assunto il comando, all'ora X.<br />
Se lo erano giocato sul velluto, come un ragazzo<br />
dai denti di latte. Dinanzi alla sua impazienza uno<br />
dei compari aveva detto:<br />
« Sei giovane, non ti prospetti le difficoltà. Soltanto<br />
a cambiare l'assegno il rischio è forte».<br />
E lui, immaginando che la difficoltà fosse tutta lí:<br />
« A saperlo avrei portato contanti », aveva risposto.<br />
Quindi gli avevano dato appuntamento per la sera,<br />
in una casa ove gli sarebbero stati presentati i suoi<br />
subalterni, in via Ignota, 34. Ma può esistere via<br />
Ignota? Nemmeno la vedova avrebbe creduto che<br />
fossero stati quei tre a rapire la salma di Mussolini.<br />
La ricevuta <strong>del</strong>le trecentomila lire consisteva nello<br />
straccetto nero: un lembo <strong>del</strong>la camicia indossata da<br />
Mussolini il giorno <strong>del</strong> martirio! Ecco, il pezzo di<br />
stoffa lo avrebbe cacciato in gola al numero uno,<br />
dopo averlo steso.<br />
Non conosceva i loro veri nomi. Gli avevano detto<br />
di chiamarsi Luca, Guido e Andrea. Luca era il numero<br />
uno, colui che Sandrino aveva deciso di ammazzare.<br />
Gli altri due erano compari, forse soltanto<br />
dei malviventi, Luca era stato legionario, degli M.,<br />
di un battaglione diverso dal suo, lo ricordava. Non<br />
semplicemente, dunque, un pregiudicato, ma un traditore,<br />
che truffava gli excamerati rimasti fe<strong>del</strong>i<br />
all'Idea e disposti a sacrificarle la vita e gli averi.<br />
Perciò l'avrebbe ucciso.<br />
Era stato Luca ad avvicinarlo.<br />
«Non mi riconosci? Ti ho visto al caffè, il giorno<br />
di Capodanno. Stavi con una signora e non ti volli<br />
disturbare ».<br />
«E tu assieme ad un amico e ad una ragazza<br />
bionda ».<br />
«Quella signora era tua madre? ».<br />
«Era la mia amante».<br />
Nei giorni successivi, Luca gli aveva parlato <strong>del</strong><br />
Movimento, <strong>del</strong>la sua attività e <strong>del</strong> dovere di ogni<br />
camerata di contribuire al fondo per l'acquisto <strong>del</strong>le<br />
armi necessarie all'insurrezione.<br />
«La tua amica, impellicciata com'è, ne deve ruzzolare<br />
».<br />
Cosí gli aveva suggerito l'idea. E siccome Sandrino<br />
ebbe qualche titubanza, Luca gli disse:
«Parto per Milano. Hai tre giorni di <strong>tempo</strong> per<br />
raggiungermi. Càpito al tale caffè, nella tal via. E<br />
non ti portar dietro il pugnale che dici di tenere<br />
conservato. Durante il viaggio ti potrebbero perquisire,<br />
per una ragione o per l'altra. Ti rovineresti senza<br />
scopo. È un ordine. Pensa invece al denaro. Se<br />
raggranelli tanto da armare una squadra, mi impegno<br />
di fartene assumere il comando».<br />
«Piuttosto, perché non mi metti in contatto coi<br />
camerati di qui? Posso mobilitarne dei nuovi ».<br />
«Non c'è il <strong>tempo</strong> di vagliare le ammissioni. Dobbiamo<br />
agire subito, ora che ci credono dispersi e<br />
bocca a terra. È questione di giorni. Insorgeremo a<br />
Roma ed a Milano. Prese le due città, il gioco è<br />
fatto ».<br />
«Trecentomila bastano per armare una squadra?».<br />
«Vedremo di farle bastare».<br />
Quando fu persuaso che via Ignota non esisteva<br />
e dopo averli attesi inutilmente al caffè dove l'avevano<br />
truffato, e dove i camerieri nemmeno li raffiguravano<br />
Sandrino girò la città dal centro alla<br />
periferia, dall'alba a notte alta, con gli occhi addosso<br />
alla gente, per giorni, nella città sconosciuta che gli<br />
sembrava girare essa attorno a lui, riportandolo al<br />
punto di partenza, allorché credeva di essersene chissà<br />
quanto allontanato. Entrò nei tanti caffè che incontrava,<br />
informandosi di un Luca, di un Andrea,<br />
di un Guido cosí e cosí, inutilmente, per una settimana.<br />
finché anche il poco denaro che si era conservato<br />
finí. Vendette il cronometro e continuò la sua<br />
perlustrazione. Ora la città gli sembrava di conoscerla,<br />
era immensa e li aveva inghiottiti. O piú probabilmente,<br />
fatto il colpo, se ne erano allontanati.<br />
La sera, in albergo, scriveva le lettere che servivano<br />
a tranquillizzare sua madre. Trascorse un'altra settimana,<br />
gli rimanevano mille lire e gia meditava di<br />
tornarsene e di costringere Virginia a disfarsi <strong>del</strong>le<br />
gioie. Era sera, era freddo, camminando i passanti<br />
sembravano entrare ed uscire dalla nebbia come di<br />
dietro un sipario. D'un tratto gli parve di riconoscere<br />
la donna che si accompagnava a Luca il giorno<br />
di Capodanno. Era bionda, bella, provocante: una<br />
prostituta quale gli era apparsa anche seduta tra i<br />
suoi amici, ma con un'espressione superba, difficile<br />
da affrontare. Questo lo trattenne dall'andarle direttamente<br />
incontro: si disse che era meglio seguirla,<br />
essa lo avrebbe condotto faccia a faccia con Luca, a
sua insaputa. Ella indossava una pelliccia grigia, lunga<br />
ai polpacci, una sciarpa a cercine tra i capelli,<br />
verde, che spiccava sull'oro <strong>del</strong>la chioma. Entrò dapprima<br />
in una profumeria, si fermò ad un'edicola di<br />
giornali, sorrise ad un uomo che la salutava togliendosi<br />
il cappello, ironico e ossequioso insieme, come<br />
di chi è amico e in confidenza. Quindi traversò Piazza<br />
<strong>del</strong> Duomo, poi <strong>del</strong>le strade strette e oscure che<br />
Sandrino ancora non conosceva, sboccò su un largo<br />
tra mezzo alle macerie, fu in una specie di vicolo<br />
lungo e diritto: dei negozi, tutti su di un lato, bucavano<br />
la nebbia con le loro luci. Sandrino le camminava<br />
alle spalle, a pochi passi: gli sembrava impossibile<br />
ch'ella non desse segno di sentirsi seguita.<br />
Raggiunse una latteria e si sedette a ridosso <strong>del</strong>la<br />
stufa. Sandrino occupò un tavolo sulla fila dirimpetto.<br />
Adesso poteva vederla a proprio agio, e nella posizione<br />
in cui l'aveva intravista la prima volta: si<br />
persuase di essersi sbagliato. Tuttavia doveva udire<br />
la sua voce per convincersi che non fosse lei: il suo<br />
modo di ridere soprattutto, che il giorno di Capodanno<br />
lo aveva irritato sembrandogli di essere oggetto<br />
<strong>del</strong>la sua ironia.<br />
La latteria era pressoché deserta, soltanto piú<br />
avanti, là dove scesi alcuni gradini si apriva una<br />
sala interna, pervenivano voci allegre, risate, di una<br />
brigata: degli studenti forse, degli artisti. La donna<br />
si era slacciata la pelliccia. Le sue mani erano lunghe,<br />
bianchissime, con le unghie laccate di un rosso<br />
cupo. Il suo atteggiamento era dolce e torbido insieme,<br />
naturalmente sensitivo, come il gesto di portarsi<br />
alle labbra il cucchiaino ed assaporare l'yoghurt<br />
risucchiando le guance. Egli si alzò ancora prima<br />
di essersi deciso a farlo: fu un moto istintivo, un'attrazione.<br />
La raggiunse, si chinò su di lei poggiando<br />
le mani alle estremità <strong>del</strong> tavolo.<br />
«Sono un amico di Luca», le disse.<br />
La donna lo guardò, dal basso in alto, piegando<br />
la testa da un lato, con ostentazione, con freddezza.<br />
«Mai sentito nominare», rispose. «Ma può<br />
darsi».<br />
La sua voce era diversa da quella che a Sandrino<br />
sembrava di ricordare; ma ella era superba, indolente,<br />
e gli piaceva. Le sedé di fronte.<br />
« È sicuro di essere gradito? », ella disse.<br />
«A quanto pare», egli replicò.<br />
« Be'», ella disse. «È il seguito che dovrà riuscire
interessante ».<br />
Poco dopo ella diceva: « Cosí seduto sembri proprio<br />
un ragazzo».<br />
«Ho ventidue anni».<br />
«Non ne dubito, specie se ti presto io quelli che<br />
di solito mi tolgo».<br />
«Vuoi che andiamo d'accordo? », egli esclamò,<br />
risentito.<br />
« Figurarsi », ella disse. « Ma d'altra parte, se ti<br />
arrabbi prendi subito la faccia di maggiorenne. Arrabbiati<br />
anche passando davanti al bureau».<br />
Poi, quando furono nella camera d'albergo dove<br />
la donna lo aveva condotto, ed a lui sembrava di<br />
avere posseduto per la prima volta una donna che<br />
veramente gli piaceva, mentre egli indugiava sul letto<br />
ed essa riordinava il lavabo, ancora tutta nuda,<br />
ella gli chiese:<br />
«Eri nei marò? ».<br />
La domanda gli sembrò naturale.<br />
« Sí, ti dispiace ? », le rispose. « Piuttosto, come<br />
l'hai capito? ».<br />
«A fiuto. Gran mestiere quello che faccio, cara<br />
stella ».<br />
Egli si alzò seduto sul letto.<br />
«Sei in rapporto con qualche ex?».<br />
Ella si incipriava il seno e le ascelle.<br />
«Partita chiusa», disse. «Gente che ormai porta<br />
rogna ».<br />
«Mi basta che tu mi indichi qualcuno. Li avvicinerò<br />
da me. Devo rintracciare una persona », aggiunse,<br />
ma a se stesso piú che a lei.<br />
A lei dette le mille lire che gli rimanevano, e un<br />
appuntamento per l'indomani, perché essa gli indicasse<br />
i camerati che conosceva, anche se adesso non<br />
voleva promettergli che lo avrebbe accontentato<br />
e perché essa gli piaceva come nessuna donna prima<br />
d'allora, <strong>del</strong>le poche che aveva avuto e che poteva<br />
ricordare a una a una, sempre viva e sempre docile<br />
tra le sue braccia, tepida, liscia, odorosa. Già fantasticava<br />
sulla gioia che essa gli avrebbe dato l'indomani;<br />
non pensava che l'indomani gli si sarebbe rifiutata<br />
poiché lui non avrebbe avuto da pagarla.<br />
Fu la donna stessa, Kati, cosí aveva detto di chiamarsi,<br />
a ricordarglielo. Avevano finito le sigarette.<br />
Ella disse:<br />
« Suona, ce le facciamo portare. Americane o inglesi,<br />
come le preferisci? In questa sporca città gli
Alleati hanno portato di buono soltanto le sigarette,<br />
loro e i loro quattrini sono rimasti per la strada. Al<br />
posto loro, aspetta aspetta, sono arrivati i partigiani,<br />
pieni di voglie e squattrinati».<br />
«Le sigarette le compreremo dopo, uscendo», egli<br />
disse.<br />
Si stava vestendo. Kati gli andò vicino, gli chiuse<br />
la serratura lampo <strong>del</strong> maglione, e lo guardò negli<br />
occhi.<br />
«Queste mille lire, erano le sole che avevi, non è<br />
cosí? Fortuna mia», commentò.<br />
Quindi lo costrinse ad accettare i denari per il<br />
viaggio. Volle accompagnarlo fino alla stazione. Accomiatandosi<br />
gli disse:<br />
«Non mi càpita spesso di essere generosa. E le<br />
rare volte che mi càpita, subito me ne dimentico».<br />
«Tornerò carico di quattrini. Gireremo il mondo<br />
in cerca di una persona. Soprattutto dopo averla trovata,<br />
lo gireremo», egli le disse, stringendole la<br />
mano dal finestrino <strong>del</strong> treno.<br />
Ora, a Milano, lo richiamavano «la vendetta e<br />
l'amore». Dalla vendita <strong>del</strong>le gioie di Virginia,<br />
avrebbe salvato l'anello coi i brillanti, per donarlo a<br />
Kati. E perché i conti tornassero, mancando i denari<br />
<strong>del</strong>l'anello, aveva pensato di disfarsi <strong>del</strong>la pelliccia di<br />
Virginia. Che bisogno ne aveva, Virginia, <strong>del</strong>la pelliccia,<br />
dal momento che possedeva un soprabito pesante,<br />
nuovo per giunta? Nuovo? Quindi, di valore.<br />
Tuttavia, appena uscito dalla stazione, il piú immediato<br />
dei suoi pensieri fu quello di telefonare alla<br />
madre, là dove essa lucidava i pavimenti e rifaceva<br />
la cucina. La sentí commossa.<br />
«Tutte belle cose, ma a saperti solo per il mondo,<br />
mi si stringeva il cuore ».<br />
Le si stringeva il cuore?<br />
«Non ti lascerò piú partire».<br />
Egli la blandí, le disse che si recava subito a casa:<br />
era stanco e voleva riposare.<br />
« Troverai <strong>del</strong>le novità », gli disse la madre.<br />
Ma Sandrino aveva fretta e attaccò il ricevitore<br />
senza chiederle quali fossero, e se essa le giudicava<br />
buone o cattive. Non erano, comunque, novità che<br />
lo riguardavano, altrimenti la madre gliele avrebbe<br />
comunicate appena udita la sua voce. Erano le undici<br />
<strong>del</strong> mattino, e qualsiasi novità fosse accaduta,<br />
in casa doveva trovarsi soltanto Virginia. Si propose
di giungerle alle spalle di sorpresa. Avanzò cauto<br />
lungo il corridoio, schiuse lentamente la porta <strong>del</strong>la,<br />
camera di Virginia.<br />
La camera era vuota di suppellettili, le mura tinte<br />
di fresco, decorate a nuovo, il pavimento cosparso di<br />
schizzi di calce, polveroso. La finestra era chiusa.<br />
Cosí spoglia e investita dal sole, la stanza gli sembrò<br />
irriconoscibile, smisuratamente grande, odorosa di<br />
vernice.<br />
« Si è portata via anche le tendine».<br />
Furono le prime parole che Sandrino formulò a<br />
se stesso. Stringeva ancora la maniglia, e la stringeva<br />
con tutta la sua forza per trattenere il furore che l'invadeva<br />
e che non trovava un bersaglio su cui riversarsi.<br />
Dapprima egli aveva subito una stretta piú forte<br />
al cuore, improvvisa, nel vedere la stanza deserta,<br />
coi segni di una futura presenza che non era piú<br />
quella di Virginia; immediatamente dopo aveva provato<br />
una sensazione nuova per lui: si era sentito<br />
come risucchiare dal cervello alle ginocchia e ricadere<br />
su di sé, o meglio sulle proprie spoglie. In quell'istante<br />
aveva impugnato la maniglia, l'aveva girata<br />
e trattenuta impegnandovi tutte le sue energie,<br />
col senso di strangolare l'unica cosa viva, a portata<br />
di mano, che gli resisteva. Cosí era riuscito a padroneggiarsi,<br />
a costruire il primo pensiero attorno alla<br />
propria ira, di secondo in secondo piú violenta e<br />
nello stesso <strong>tempo</strong> piú gelida e determinata.<br />
« Si è portata via anche le tendine », ripeté a se<br />
stesso, già convinto di ritrovare Virginia di lí a poco,<br />
di «farle pagare » il gesto di ribellione ch'ella aveva<br />
osato, fuggendo.<br />
Egli era ormai in grado di associare le circostanze,<br />
di concretare dei propositi. La realtà, anche se tuttora<br />
inesplicabile, la sua cattiva coscienza, e piú ancora<br />
la sua capacità tutta istintiva di penetrare il<br />
senso <strong>del</strong>le cose, gli lasciavano facilmente intuire che<br />
Virginia aveva creduto di sottrarsi a lui scomparendo.<br />
Ma egli sapeva che Virginia era incapace di prendere<br />
una qualsiasi risoluzione, ed a maggior motivo<br />
questa risoluzione, se qualcuno non gliela avesse suggerita<br />
ed imposta. Questo qualcuno non poteva essere<br />
stato altri che Bruna. La sua ira si concentrava<br />
su Bruna, avvolgeva l'immagine di Bruna di un furore<br />
omicida. Lo stesso furore, adesso maggiormente<br />
esasperato, con il quale aveva inseguito Luca per<br />
giorni e giorni, nella città sconosciuta, e che Kati
gli aveva appena sopito facendogli conoscere per la<br />
prima volta il pieno godimento dei sensi e dandogli<br />
l'impressione di avere soltanto allora scoperto la<br />
donna.<br />
Questo era Sandrino. La sua natura era il suo carcere;<br />
ogni suo tentativo di evasione si concludeva col<br />
restringersi <strong>del</strong>lo spazio <strong>del</strong>la sua cella. Egli era costantemente<br />
assediato da sentimenti oggettivi, anche<br />
se cru<strong>del</strong>i, da propositi a volte puerili e a volte inumani,<br />
ma sempre meditati, che tuttavia, di occasione<br />
in occasione, volutamente dimenticava per darsi tutto<br />
al proposito piú immediato, al sentimento piú emotivo.<br />
Adesso doveva trovare Bruna.<br />
Volle sincerarsi che non fosse in casa. Bussò alla<br />
camera, che era chiusa, senza ottenere risposta, raggiunse<br />
la cucina. Dalla terrazza proveniva un canto<br />
di donna, a mezza voce. Attraverso la porta a vetri<br />
egli vide due mani che fermavano un lenzuolo sulla<br />
corda. Irruppe in terrazza come proiettato dal proprio<br />
furore, nello stesso momento in cui la donna<br />
usciva di dietro lo schermo <strong>del</strong>la biancheria tesa ad<br />
asciugare. Era l'inquilina <strong>del</strong> piano sottostante. Si<br />
trovarono di fronte all'improvviso; egli col pugno<br />
già alzato che la donna evitò trascinata indietro dalla<br />
sorpresa, dallo spavento: trovò il muretto alle spalle,<br />
che la sorresse. Sandrino fece uno sforzo disperato<br />
per trattenere il proprio slancio, tentò di volgere in<br />
scherzo la propria apparizione. Il suo volto si era subitamente<br />
ricomposto, soltanto nel profondo <strong>del</strong> suo<br />
sguardo sussisteva una luce di ferocia che tuttavia<br />
sembrava maggiormente illimpidire il celeste intenso<br />
<strong>del</strong>le pupille. La sua voce era calma, festosa.<br />
« Parliamoci chiaro», egli disse. «Le ho fatto piú<br />
paura dei tedeschi, quella volta che vennero a cercare<br />
suo marito».<br />
La donna si sorreggeva con le reni al muretto,<br />
esausta.<br />
« Portami una sedia », disse.<br />
Egli insisteva nella sua commedia.<br />
«E un bicchier d'acqua, immagino. Ho un'esperienza<br />
in materia ».<br />
Tornò con la sedia e il bicchiere. Disse: « Ma se<br />
è già di nuovo colorita».<br />
La donna sedette, si teneva le mani sul ventre,<br />
disse:<br />
«Vorrei, anzi dovrei prenderti a schiaffi. Invece<br />
a guardarti mi viene da sorridere. Sei cresciuto tanto
per nulla », aggiunse. « Hai ancora il cervello <strong>del</strong><br />
mio piú piccino».<br />
Egli si finse corrucciato, e con un tono che doveva<br />
subito farle pensare ad una bugia, infantilmente<br />
disse:<br />
« Credevo che in terrazza ci fossero i ladri. Come<br />
potevo pensare che era lei? Torno ora da Milano».<br />
«Sicché non sai che ormai sono anch'io di casa?<br />
Ero venuta per affittare la camera dove abitava la<br />
repubblichina ».<br />
«Ah», egli la interruppe, con appena un tremore<br />
nella voce, che parve nascergli dall'improvvisa curiosità:<br />
«E la repubblichina dove se ne è andata? ».<br />
«Mistero... Scomparve una settimana e mezzo fa,<br />
e quattro giorni or sono vennero dei suoi incaricati<br />
<strong>del</strong>l'Agenzia Trasporti a portarsi la mobilia. Dimenticarono<br />
le due galline, come vedi. La signora Bruna<br />
ha detto che se nessuno si fa piú vivo, sono mie.<br />
Intanto io le custodisco, siccome ce n'è una che quasi<br />
tutti i giorni mi dà un uovo... Lo so, sarebbero spettate<br />
alla tua mamma. Ma è stata lei stessa a insistere,<br />
per via che ho i bambini, e non navighiamo<br />
nell'oro... Sai, un uovo, fresco, preso di sotto la gallina...<br />
».<br />
«M'importa assai <strong>del</strong>l'uovo», egli esclamò.<br />
«Di cosa, allora? Della repubblichina? ».<br />
«Anche», egli disse, duramente adesso, non piú<br />
ragazzo..<br />
«Anche, cosa vuol dire? ».<br />
«Vuol dire», egli proseguí, e subito s'interruppe,<br />
addolcí la sua inflessione; e perché la donna desse<br />
sfogo alla propria loquacità, informandolo su ciò che<br />
gli premeva sapere: « Ecco», le disse, « la signora<br />
Bruna, che le ha regalato le galline, sa perché la repubblichina<br />
se ne è andata? Cosa le ha detto? ».<br />
«Ti ripeto, nulla. Lei e il signor Faliero ne sanno<br />
quanto me. La vedova è scomparsa e poi vennero<br />
quelli dei trasporti, con i documenti in piena regola<br />
per prendersi la roba. Domandai io ai facchini dove<br />
traslocavano; mi risposero che la mobilia avevano<br />
l'ordine di portarla al deposito <strong>del</strong>l'Agenzia».<br />
Egli era ancora accigliato e la donna credette di<br />
interpretare il suo disappunto.<br />
«Ti dispiace che io sia di casa? Mica ci abito. Appena<br />
la vedova se ne fu andata, mi precipitai per<br />
affittare la sua camera, ma la signora Bruna non me<br />
la volle dare. Mi concesse tuttavia il diritto alla terraz-
za. In realtà era questo che io volevo. Era tanto che<br />
ci facevo all'amore con la terrazza, per i miei ragazzi,<br />
quando tornano da scuola, e per la biancheria.<br />
Asciuga in un baleno in giornate come questa... ».<br />
Si era alzata ed aveva ripreso a stendere i suoi<br />
cenci. Egli si congedò, un momento dopo tornava<br />
per chiederle:<br />
« E nella camera <strong>del</strong>la repubblichina, cosí rimessa<br />
a nuovo, chi ci viene?».<br />
«Nessuno. La signora Bruna ci farà il suo salotto»,<br />
rispose la donna. Quindi commentò: «Quante<br />
cose, eh, sono accadute mentre tu non c'eri».<br />
«Proprio», egli si ripeteva scendendo le scale, con<br />
ancora intatto il suo furore disperatamente represso.<br />
« Quante cose sono accadute. E siamo appena all'inizio<br />
».<br />
Non sapeva ancora che era per lui, l'inizio.<br />
XIV<br />
Dalle sue tasche vuote, di fondo al cappotto, uscí<br />
un gettone. Non stette a ricordarsi come vi si trovasse,<br />
né da quanto <strong>tempo</strong>, o perché. Non era una<br />
circostanza che potesse sorprenderlo, dominato dall'ira<br />
qual era. Del resto, avere a portata di mano<br />
tutto ciò che favoriva i suoi disegni, era un fatto naturale<br />
per Sandrino. Entrò in un bar e si chiuse dentro<br />
la cabina <strong>del</strong> telefono. Cercò una sigaretta. In<br />
ogni momento <strong>del</strong>la sua giornata, quando stava per<br />
intraprendere un'azione, anche la piú consueta, gli<br />
bisognava fumare. La sigaretta accesa tra le mani, il<br />
gusto <strong>del</strong> fumo, lo completavano; altrimenti si sentiva<br />
sprovvisto, provava uno sfinimento improvviso<br />
che gli riduceva le facoltà di agire e di pensare. Staccato<br />
il ricevitore, si frugò addosso, inutilmente. Questa<br />
circostanza finí di decidere <strong>del</strong> suo comportamento<br />
allorché Bruna si fece udire nell'apparecchio.<br />
« Ho bisogno di parlarti, subito», le disse.<br />
Capí di averla colta di sorpresa, siccome tardava<br />
a rispondergli. Nel microfono c'era il ticchettio lontano<br />
di una macchina per scrivere.<br />
« Hai capito? », egli insisté.<br />
« Adesso non mi è possibile», ella disse. «Ci vediamo<br />
stasera, a casa ».<br />
«Troppo facile», egli disse. «Vuoi che salga io<br />
nel tuo ufficio? ».
«Non te lo consiglio».<br />
La sua voce era calma, quasi distratta, cosí minacciosa<br />
tuttavia, che lo impressionò e lo accrebbe nella<br />
sua furiosa impazienza.<br />
«Sei tu che mi consigli», egli esplose, gridava<br />
senza rendersi conto di gridare. « Hai dato dei buoni<br />
consigli anche a Virginia? Dov'è, dimmi, dov'è?»<br />
«Al coperto, voglio sperare », ella disse. Poi ammaestrò<br />
il proprio tono, fu conciliante, gli disse:<br />
« Calmati, e stasera ne parliamo».<br />
«Ne parliamo anche con tuo marito», egli inveí.<br />
« Sí, anche con lui... Ora credo avrai capito. Hai<br />
tutto il pomeriggio per riflettere e cambiare atteggiamento<br />
».<br />
Poco dopo Sandrino andava su e giú lungo il marciapiede<br />
dirimpetto all'ufficio di Bruna. Tirava un<br />
vento gelido, il cielo era basso e nevoso, egli camminava<br />
per vincere il freddo e la propria agitazione,<br />
le mani dentro le tasche <strong>del</strong> cappotto. Era mezzogiorno<br />
e Bruna sarebbe dovuta uscire per recarsi a<br />
colazione. Di tanto in tanto alzava gli occhi sulla<br />
facciata <strong>del</strong> palazzo. D'un tratto si accorse che Bruna<br />
era dietro i vetri di una finestra, e lo guardava. Egli<br />
le si rivolse, dalla strada, ed istintivamente alzò la<br />
mano trattenendola nella tasca <strong>del</strong> cappotto, come<br />
per minacciarla di essere armato. Ella scomparve. Subito<br />
Sandrino si pentí <strong>del</strong> gesto che aveva compiuto:<br />
impaurita di saperlo armato, ella non sarebbe piú<br />
uscita, non sola comunque. Invece, di lí a qualche<br />
minuto, Bruna attraversava la strada. Indossava il<br />
suo soprabito grigio, la testa riparata in un cappuccio<br />
di lana, annodato sotto la gola.<br />
«Dunque, vuoi fare il pazzo fino in fondo», gli<br />
disse. «Dammi la rivoltella».<br />
«Non ce l'ho», egli le rispose. Tirò fuori le mani,<br />
e prima ancora che Sandrino riuscisse ad impedirglielo,<br />
Bruna gli frugava nelle due tasche <strong>del</strong><br />
cappotto, con<strong>tempo</strong>raneamente.<br />
« Meglio cosí », ella disse.<br />
Gli stava di fronte, evitando di incontrare il suo<br />
sguardo.<br />
«Dove vai a colazione?», gli chiese. «Accetti un<br />
mio invito alla Mensa? ».<br />
Egli cercava di orientare i propri pensieri. Il contegno<br />
di Bruna gli aveva lasciato capire ch'ella non<br />
lo temeva piú. Per un istante egli si sentí sopraffatto;<br />
e quella stessa violenza, cosí naturalmente su-
ita, di lasciarsi perquisire, lo avvilí. Nondimeno,<br />
subito dopo le sorrise, le disse:<br />
« Sicuro che accetto... Per intanto, mi potresti anticipare<br />
una sigaretta? ».<br />
Si sedé a un tavolo mentre Bruna acquistava i tagliandi<br />
alla Cassa. Ed allorché essa lo ebbe raggiunto,<br />
rompendo il silenzio durato per il breve pezzo<br />
di strada, egli le disse: « Vuoi essere tanto gentile<br />
da spiegarmi? ».<br />
Reggeva la sigaretta per diritto, sostenendola con<br />
la punta <strong>del</strong>le dita e sfiorandosi il naso con la capocchia<br />
accesa, socchiudeva gli occhi per via <strong>del</strong> fumo,<br />
i gomiti sulla tavola.<br />
«Se ho sbagliato, sono disposto a pagare», aggiunse.<br />
« Cosí mi piaci», ella disse. Distese il tovagliolo<br />
di carta e vi appoggiò sopra le posate. «Ma non<br />
pensare che ti creda », continuò. « Cotesta capacità<br />
di simulazione che hai, di cambiare da un momento<br />
all'altro, tu credi sia la tua forza... ».<br />
« Io faccio sempre sul serio», egli la interruppe.<br />
Poi disse: « Credevo che tu avessi da darmi <strong>del</strong>le notizie.<br />
Invece mi porti dei paragoni. Forse il dente<br />
si e riservato di togliermelo tuo marito? ».<br />
Ella lo inchiodò alle sue proprie parole. «Vedi che<br />
non mi inganno? Sei ancora pieno di veleno, sotto<br />
cotesta aria di agnello».<br />
Egli tirò una lunga boccata di fumo.<br />
«Ti sbagli», le disse. «Ho capito che sono nelle<br />
vostre mani. Ora sono persuaso che tu hai parlato<br />
con Faliero, che tutti e due volete il mio bene... Se<br />
tu avessi agito prima mi avresti impedito di commettere<br />
dei torti verso quella povera Virginia... ».<br />
Il cameriere arrivò con la minestra. Egli spense<br />
la sigaretta e ripose il mozzicone. Bruna si portò il<br />
cucchiaio alle labbra; lo guardava senza rispondergli,<br />
con un'espressione di amarezza e di disgusto insieme.<br />
«Non mi vuoi dire proprio niente? », egli ripeté.<br />
«No» ella disse, recisa. « Cosa preferisci per secondo?<br />
».<br />
Continuarono a mangiare in silenzio, tra il brusio<br />
e il via vai dei camerieri, degli avventori. Erano a<br />
metà <strong>del</strong>la pietanza quando apparve Faliero. Arrivò<br />
d'improvviso, alle spalle di Sandrino, e si sedette alla<br />
sua destra, appoggio le braccia sul tavolo, una mano<br />
sull'altra.<br />
« Ed eccoti tornato», gli disse, come saluto.
Si tolse il berretto e lo infilò nella tasca <strong>del</strong>l'impermeabile:<br />
sotto aveva la tuta da lavoro.<br />
«Hai mangiato? », gli chiese Bruna.<br />
« Sí », egli rispose. « Riprendo col turno <strong>del</strong>la una.<br />
Ho voluto fare un salto per salutare il <strong>nostro</strong> <strong>eroe</strong> ».<br />
E rivolto a Sandrino: «Dunque», gli disse, «ora<br />
che grosso modo conosci la situazione, le tue intenzioni<br />
quali sono? ».<br />
Sandrino guardava non lui, ma Bruna che sosteneva<br />
il suo sguardo, duramente. Come non immaginarsi<br />
ch'ella doveva avere telefonato a Faliero?<br />
Come non sospettare l'agguato nel suo invito a colazione?<br />
Stringeva il pugno per dominare la propria<br />
collera. Riprese il mozzicone.<br />
«Fammi accendere», disse a Faliero.<br />
«Aspetta di aver mangiato la frutta. Poi te ne<br />
darò una intera », Faliero disse. Gli toccò il braccio,<br />
aggiunse: « Senti bene, Sandrino. Tutto quello che<br />
io posso dire a te e tu a me, sia tu che io crediamo<br />
di saperlo. Ma è bene dircelo. E in fretta, siccome<br />
ho poco <strong>tempo</strong>. Dobbiamo concretare qualcosa prima<br />
di affrontare tua madre, stasera».<br />
Sandrino si era accigliato, stringeva i pollici dentro<br />
i pugni, tuttavia calmo in apparenza. Non gli<br />
rispose. Poi, come per una decisione presa all'improvviso,<br />
lo interrogò a sua volta:<br />
«Ti faccio una domanda», gli disse bruscamente.<br />
«Con quale diritto ti permetti di sindacare la mia<br />
vita e di impormi la tua volontà? Perché sono stato<br />
fascista? Non è piú un reato».<br />
«No, non per questo», disse Faliero.<br />
Da quel momento, e fino alla sua conclusione, il<br />
loro dialogo fu serrato ed esplicito, violento soltanto<br />
nel significato <strong>del</strong>le parole che si scambiarono. Erano<br />
entrambi posseduti da sentimenti animosi, anche se<br />
opposti, ma entrambi con una capacità comune di<br />
dominarli onde potere ascoltare l'uno dalla bocca <strong>del</strong>l'altro<br />
ciò che già sapevano l'uno <strong>del</strong>l'altro, ma che<br />
gli occorreva di sentirsi ripetere, e sincerarsene, per<br />
affrontarsi risolutamente. E se le offese di Sandrino<br />
non raggiungevano Faliero, bensí finivano di persuaderlo<br />
<strong>del</strong>la giustizia e <strong>del</strong>l'opportunità <strong>del</strong> suo<br />
intervento, egualmente, in Sandrino, le minacce di<br />
Faliero anziché sgomentarlo gli dimostravano l'imminenza<br />
di un pericolo contro il quale si disponeva<br />
a lottare. Erano due avversari che si pronunciavano,<br />
che raccoglievano la sfida, ciascuno con la coscienza,
lo scopo, la riflessività loro propri. Il tono <strong>del</strong>le loro<br />
voci non si alterò, né i loro corpi si scomposero sulle.<br />
sedie. Bruna li seguiva con lo sguardo, si mantenne<br />
calma, le mani intente a sbucciare un'arancia.<br />
Faliero ripeté: «Non perché sei stato fascista. Né<br />
perché lo sei ancora adesso, nemmeno questo è reato<br />
finché non farai qualcosa per farlo diventare. Prova<br />
a sottopormi qualche altra induzione ».<br />
«Vuoi che ti dica proprio quella vera? È perché<br />
sono stato l'amante di tua moglie e ti vuoi vendicare<br />
».<br />
«Nemmeno. Tu sei stato l'amante di mia moglie,<br />
sissignore. E con ciò? ».<br />
«Ma è la tua donna».<br />
«Di conseguenza è con lei che me la dovrò vedere,<br />
tu che c'entri? Era lei che doveva avere la coscienza<br />
di fare <strong>del</strong> male. Vai avanti. Non è per questo<br />
che ti farò rinchiudere in riformatorio».<br />
«E perché, allora? Per via di Virginia? Ma parliamoci<br />
chiaro: l'hai detto tu un secondo fa. Virginia<br />
è la mia donna, e i conti vanno regolati tra lei<br />
e me. Forse perché io sono minorenne? Io ho piú<br />
cervello di lei».<br />
«Infatti, sí. Ed è proprio per questo che ti accompagnerò<br />
fino sulla porta <strong>del</strong> riformatorio. Perché<br />
hai troppo cervello, e voglio tu impari ad usarlo<br />
in pro di te stesso, non contro te stesso».<br />
«Parole. E sei anche in contraddizione».<br />
Qui Faliero gli tese il trabocchetto e Sandrino vi<br />
precipitò, a sua insaputa.<br />
«Di fronte alla legge basteranno i soldi che hai<br />
preso a Virginia. Lo sai all'incirca, quanti sono?».<br />
«Cento o trecento, cosa importa? Deve essere lei<br />
a denunziarmi, deve ripetere davanti a me che l'assegno<br />
non l'ha firmato lei».<br />
«Ah, è cosí».<br />
«Vedi che ti metto in imbarazzo? ».<br />
«Ho spavento per te».<br />
«Fanne a meno, mi so custodire».<br />
« Basta! E parliamoci chiaro, lo dico io a te adesso.<br />
Per farti entrare in riformatorio è sufficiente l'assegno<br />
che confessi di aver firmato, e che hai già speso,<br />
evidentemente, chissà come, trecentomila lire, se non<br />
hai nemmeno da fumare».<br />
«Non ti ho detto di averlo firmato, né tanto meno<br />
riscosso. Dev'essere lei a denunziarmi », ripeté Sandrino.
« Se non lo farà lei, lo farò io... E <strong>del</strong> resto, non<br />
serve... Non sono venuto per interessarmi di Virginia,<br />
e nemmeno di te. È di tua madre che mi preoccupo<br />
».<br />
«Lasciala perdere mia madre».<br />
« Ha te solo al mondo, e non si merita che tu ti<br />
sporchi ancora di piú, finché sei in <strong>tempo</strong>... Se fosse<br />
vivo tuo padre... ».<br />
«Se fosse vivo mio padre, ti ammazzerebbe ».<br />
Allora Faliero si alzò, si rimise il berretto, disse:<br />
« Ho perduto un'ora <strong>del</strong> mio lavoro... Tu che<br />
fai? », chiese a Bruna.<br />
« Ti accompagno», ella disse.<br />
Prima di andarsene Faliero cavò tre sigarette dal<br />
pacchetto, le fece ruzzolare sul tavolo, verso Sandrino.<br />
« Tieni», gli disse. « Ci vediamo stasera. E non<br />
meditare <strong>del</strong>le sciocchezze. Non andresti mai tanto<br />
lontano da non poter essere raggiunto. Aggraveresti<br />
la tua situazione, e non altro».<br />
«Fammi accendere», gli ripeté Sandrino.<br />
E mentre Faliero gli prestava il fuoco, con la sigaretta<br />
tra le labbra, Sandrino gli mugolò qualcosa<br />
che Faliero intese ma che finse di non avere udito.<br />
«Ricordati Faliero, ormai io non ho piú nulla da<br />
perdere. Nemmeno mia madre».<br />
Sandrino era poi rimasto solo al tavolo <strong>del</strong>la Mensa,<br />
con la sua arancia nel piatto ancora da sbucciare.<br />
Tagliò la scorza a spirale, ne estrasse il frutto e lo<br />
divise in spicchi. Li allineò. Era un gioco di pazienza<br />
col quale accompagnava i suoi pensieri. Via via che<br />
questi procedevano, anche la sua operazione procedeva.<br />
Spogliò gli spicchi <strong>del</strong>la loro pelle, tentò di<br />
espellerne i pigmenti con la punta <strong>del</strong> coltello. Per<br />
quanto egli era immerso nelle sue riflessioni, le sue<br />
mani sembravano commentarle. Finora gli era sempre<br />
riuscito naturale di circoscrivere ed isolare le difficoltà.<br />
I suoi successi si spiegavano con la sua capacità<br />
tutta istintiva di proporsi di volta in volta uno<br />
scopo sempre unico e definitivo. Anche se scatenata<br />
e cru<strong>del</strong>e, la sua natura era semplice e razionale, con<br />
ancora la bizzosità e i rapidi trapassi d'umore propri<br />
<strong>del</strong>l'adolescenza. Adesso, le diverse offese ricevute gli<br />
torturavano la mente, si accavallavano l'una all'altra,<br />
e pur fecondandosi di odio, quasi si neutralizzavano.<br />
Il tradimento di Luca si legava al tradimento di<br />
Bruna, al tradimento e alla diserzione di Virginia,
sfociavano insieme nella minaccia di Faliero, nel pericolo<br />
imminente <strong>del</strong> riformatorio. Il che significava<br />
perdere la libertà, e con essa la possibilità di<br />
punire coloro che lo avevano tradito. Significava rinunziare<br />
a Kati; ferire il cuore <strong>del</strong>la madre.<br />
La scorza campeggiava dentro il piatto, intatta<br />
come un'arancia sana. Sandrino vi confisse la forchetta,<br />
e con un moto lento, implacabile <strong>del</strong> coltello,<br />
la ridusse in filamenti. Era l'impassibilità <strong>del</strong>la disperazione.<br />
Ebbe la certezza di trovarsi, cosí come sedeva,<br />
con le spalle al muro. Tutto ciò che nei brevi<br />
anni <strong>del</strong>la sua vita egli aveva preso credendo gli<br />
fosse dovuto e che quindi aveva schiacciato e distrutto<br />
a suo piacere, ma anche furiosamente amato<br />
premeva adesso contro la sua coscienza per soffocarla<br />
definitivamente. Egli si sentí restituito alla<br />
sua condizione di adolescente, a cui è negato perfino<br />
di assumere le proprie responsabilità. Questo, invece<br />
di sgomentarlo, lo inasprí ancora di piú. Pensava che<br />
il mondo nel quale il padre gli aveva insegnato a<br />
credere lo aveva a suo <strong>tempo</strong> accolto e stimato riconoscendogli<br />
la maturità e l'audacia ch'egli sapeva<br />
di possedere: gli aveva dato una divisa e un fucile,<br />
diritto di vita e di morte sui suoi nemici. Ora, il<br />
mondo in cui adesso viveva, che era il mondo dei<br />
suoi nemici, si vendicava. Faliero si vendicava. Gli<br />
toglieva la libertà. L'aria. La luce degli occhi. Colpiva<br />
a morte il cuore di sua madre.<br />
Nella sua mente fiori il proposito. Non vago e<br />
avventuroso come quello che lo aveva mosso contro<br />
Luca fino a poche ore prima, ma esplicito come il<br />
precipitare degli avvenimenti e la situazione improvvisamente<br />
rivelatasi gli suggerivano. Riversò unicamente<br />
su Faliero la carica di disperazione dalla<br />
quale si sentiva oppresso. Intanto, calmo e puerile,<br />
infieriva con forchetta e coltello nella poltiglia di<br />
arancia.<br />
«Mi dispiace toglierle il divertimento», gli disse<br />
il cameriere.<br />
Radunate le stoviglie, passò col canovaccio sulla<br />
tovaglia di incerato.<br />
«Queste sigarette sono sue? », gli chiese, mentre<br />
Sandrino si alzava per andarsene.<br />
Erano le due dopo mezzogiorno; il vento si era<br />
placato, l'aria era gelida, il cielo algido e compatto;<br />
nei negozi, sul tram le luci erano gia accese; l'intera<br />
città sembrava sospesa in attesa <strong>del</strong>la neve. Sandrino
camminava, le mani nelle tasche <strong>del</strong> cappotto, il basco<br />
sulla nuca, con la sua andatura sciolta e scanzonata<br />
di ragazzo cresciuto, sereno per quanto interiormente<br />
posseduto dalla sua follia.<br />
V'era tuttavia nelle sue membra qualcosa che non<br />
si accompagnava all'animosità <strong>del</strong> suo spirito. Sempre,<br />
nelle occasioni le piú comuni e le piú drammatiche<br />
<strong>del</strong>la sua vita, la sua disposizione ad agire aveva<br />
trovato rispondenza nella pienezza fisica <strong>del</strong>le sue<br />
forze. Ora, nell'imminenza di giocare la partita che<br />
poteva essere decisiva per il suo destino, un'improvvisa<br />
rilassatezza riduceva le sue energie. Come una<br />
resistenza <strong>del</strong>le giunture, un rifiuto <strong>del</strong>l'istinto ad affrontare<br />
l'ostacolo, ch'egli attribuí alla mancanza di<br />
riposo. Non dormiva da quarantotto ore, dalla notte<br />
precedente al suo incontro con Kati, avvenuto appena<br />
ieri (aveva ancora addosso il suo odore) e già<br />
cosí distante da patirne il ricordo. Comunque, l'oppressione<br />
provata durante il viaggio si era accentuata<br />
nelle ultime ore. L'aria, rigida, gli offendeva la faccia,<br />
gli calava col respiro nei polmoni, si trasformava<br />
in un freddo tutto interno che lo costringeva a trattenere<br />
la lingua tra i denti per non batterli.<br />
Ma se il suo organismo, anch'esso, sembrava proprio<br />
ora volerlo tradire, la sua determinazione non<br />
lo avrebbe abbandonato. Il suo pensiero era nuovamente<br />
uno solo, sottrarsene gli sarebbe stato impossibile.<br />
Formulato un proposito, la sua volontà si imponeva<br />
a lui stesso. Egli era una forza di natura che<br />
trovava nella violenza il suo equilibrio. Dal momento<br />
in cui era stato in grado di valutare la propria origine<br />
e l'avvenire che gli si prometteva, il suo posto<br />
tra gli uomini gli era sembrato inferiore al suo diritto,<br />
si era persuaso che la sua esistenza fosse osteggiata:<br />
prima ancora che le avversità e le ingiustizie<br />
avessero potuto legittimare in qualche modo il suo<br />
atteggiamento, egli stesso aveva assediato il proprio<br />
spirito. L'inquietudine era la sua condizione naturale,<br />
l'eccesso la sua misura. Ed ora che la realtà<br />
aveva finito col dargli cru<strong>del</strong>mente ragione sopraffacendolo,<br />
vincolando la sua libertà (violentando perfino<br />
l'unica e trepida luce <strong>del</strong>la sua anima, rappresentata<br />
dall'affetto per la madre), uccidere Faliero<br />
voleva dire ribellarsi definitivamente, lasciare un segno<br />
incancellabile <strong>del</strong>la sua protesta. E siccome Faliero<br />
non soltanto era un nemico suo proprio, ma era<br />
soprattutto nemico <strong>del</strong>le sue idee (<strong>del</strong>le idee di suo
padre) Sandrino attribuiva un significato eroico al<br />
<strong>del</strong>itto che si preparava a consumare.<br />
Nondimeno, la remora che il suo corpo opponeva<br />
alla sua volontà lo irritava. La tensione a cui era<br />
costretto per reagire al freddo che lo aveva invaso<br />
gli impediva di concretare il suo proposito. Mancandogli<br />
la rivoltella, lo avrebbe pugnalato! Nella terrazza,<br />
in una fessura <strong>del</strong> parapetto, proprio sotto la<br />
cassetta piena di terra ove Faliero coltivava i pomodori,<br />
c'era murato il suo pugnale di marò. Era conservato<br />
nella custodia, e questa avvolta in un lembo<br />
di tela cerata: la lama era bella e tagliente, non poteva<br />
essersi arrugginita. Rispettare l'« ordine» di<br />
Luca gli aveva portato fortuna: il suo pugnale era<br />
ancora lí e l'aspettava. Accelerò il passo con l'immagine<br />
<strong>del</strong> pugnale davanti agli occhi. La lingua<br />
gli doleva, forse gli sanguinava, tanto vi premeva coi<br />
denti. Il freddo gli era sceso allo stomaco e glielo<br />
chiudeva. La trafittura dalla parte <strong>del</strong> cuore era diventata<br />
costante come se, ed era ridicolo pensarlo,<br />
egli provasse una pena.<br />
Era ormai prossimo a casa, percorreva le strade<br />
che gli erano familiari, orientato solo dall'istinto. La<br />
sua retina non riteneva altre immagini che quella,<br />
ossessiva, a cui era tesa la sua mente. <strong>Un</strong> semaforo<br />
inversamente acceso lo costrinse a sostare. Come<br />
lo avrebbe assalito? Dove? Stasera stessa? Questo<br />
era ciò che il tremito, il freddo, gli impedivano di<br />
concretare.<br />
« Suvvia, verde, fai il bravo», disse qualcuno che<br />
gli stava al fianco.<br />
Finora il brusio <strong>del</strong>la strada lo aveva maggiormente<br />
isolato nel suo pensiero. D'un tratto, quella voce,<br />
cosí vicina al suo orecchio, lo fece trasalire. Era una<br />
voce giovane, allegra, di fanciulla.<br />
Sandrino si voltò.<br />
XV<br />
Dapprima nemmeno la vide. Era una macchia di<br />
colore all'altezza <strong>del</strong>la sua spalla. Subito dopo riacquistò<br />
la percezione <strong>del</strong>le cose: si stupí di essere<br />
giunto a pochi passi da casa, gli sembrò di avere percorso<br />
un lungo cammino ad occhi chiusi, soprappensiero.<br />
Spesso gli capitava di attraversare mezza città<br />
sprofondato nella lettura di un giornale e di venire<br />
richiamato bruscamente alla realtà dall'ombra di un
ostacolo: un'edicola, un lampione, una fossa aperta<br />
sul selciato. Fu cosí, e sull'istante ne ricevé il sussulto<br />
e insieme l'irritazione che sono propri <strong>del</strong>la<br />
circostanza.<br />
«Che cipiglio», gli disse la sconosciuta. «Ce l'ha<br />
con me?».<br />
«Cretina», egli esclamò.<br />
La fanciulla tacque. Siccome il semaforo dava via<br />
libera, ella si mosse, raggiunse il marciapiede opposto.<br />
L'incidente, seppure banale, aveva deviato il<br />
corso dei suoi pensieri, lo costringeva a distrarsene<br />
suo malgrado. La fanciulla camminava qualche metro<br />
innanzi a lui. Indossava un cappotto rosso, ampio,<br />
a sacco. Aveva i capelli biondi, sciolti, che le<br />
scendevano fin sotto il bavero. D'un tratto ella si arrestò,<br />
e quando Sandrino già la stava oltrepassando,<br />
lo affrontò fermandolo per il braccio. Aveva i guanti<br />
di lana alle mani, celesti, come la sciarpa attorno al<br />
collo.<br />
«Perché mi hai insultata? », disse la fanciulla.<br />
Sandrino tentò di liberarsi <strong>del</strong>la sua mano e proseguire,<br />
ma non vi riuscí. Dové abbassare il braccio<br />
con violenza, di colpo, affinché ella lo abbandonasse.<br />
Il gesto la squilibrò, andò ad urtare con la testa sul<br />
petto di Sandrino. Istintivamente egli la sorresse.<br />
«Mi deve spiegare, cosa crede? », ella insisté.<br />
Si era staccata da lui, si aggiustava la sciarpa sulla<br />
scollatura <strong>del</strong> cappotto. Aveva il volto esile, minuto,<br />
ancora adolescente, ma due grandi occhi, intensamente<br />
verdi, pieni di una furbizia, di un languore,<br />
e di un duro risentimento adesso, non piú innocenti.<br />
Egli la guardava, irritato, e nello stesso <strong>tempo</strong> incuriosito<br />
<strong>del</strong>la sua audacia e <strong>del</strong>la sua energia.<br />
«Basta, ragazzina », le disse. « O vuoi due<br />
schiaffi? ».<br />
Ella si infilava le dita di una mano in quelle <strong>del</strong>l'altra,<br />
come per calzarsi meglio i guanti. Gli rispose:<br />
«Credi che me li lascerei dare? ».<br />
Sostenne la sfida con una voce cosí decisa e un<br />
cosí luminoso lampeggiare <strong>del</strong>lo sguardo ch'egli non<br />
poté fare a meno di sorridere. Già in lui la curiosità<br />
demoliva l'irritazione.<br />
« Non lo vedi? Potrei prenderti con un dito»,<br />
le disse, ed allungò l'indice per toccarle il naso.<br />
Ella si scansò tirando indietro la testa, ma senza<br />
spostarsi.
«Mi hai offeso. Mi hai detto cretina e nemmeno<br />
sai chi sono».<br />
«Ma sí che lo so», egli disse.<br />
Cosí era, infatti. Cercava invano di ricordarsi come<br />
e dove l'aveva conosciuta. Ella sembrò raddolcirsi.<br />
«A maggior ragione, allora. Perché mi hai chiamato<br />
cretina? ».<br />
È questo l'omicida? Questo è Sandrino. Le rispose:<br />
«Ho inteso farti un complimento».<br />
«Guardandomi come mi guardavi?».<br />
«Come ti guardavo? ».<br />
«Come se tu mi volessi mangiare».<br />
«Veramente? », egli disse, e tentò di prenderla a<br />
braccetto. «Non senti che freddo? Io tremo tutto».<br />
Ella lo costrinse a fermarsi dopo pochi passi.<br />
«Mica vorrai accompagnarmi sulla porta di casa?<br />
», gli disse.<br />
«Non mi ricordavo che tu abitassi da queste<br />
parti ».<br />
«Era come pensavo», ella esclamò. «Non è vero<br />
che tu mi conosci».<br />
E caparbia, ripeté: «Ma perché mi hai dato <strong>del</strong>la<br />
cretina? Non si offende la prima persona che si incontra<br />
».<br />
« Be', ti chiedo scusa», lui disse. «Facciamo come<br />
al tamburello. La prima palla è battuta sul cordino.<br />
Conosci il tamburello? Il <strong>nostro</strong> incontro comincia<br />
adesso ».<br />
«È come al tennis », ella disse. «Chi serve? ».<br />
«Servo io».<br />
«Lungo? ».<br />
«Certo. Alla Cucelli. Anzi, alla Borotra».<br />
«Io a rete, stile Susanne ».<br />
Poi ella disse: « E il quindici chi lo fa? ».<br />
«Vuoi dire chi lo perde? Lo perde chi manca<br />
una risposta... Allora, Susanne, come ti chiami? ».<br />
«Elena ».<br />
« Sandro».<br />
« Mondei».<br />
« Vergesi ».<br />
« Terza liceo».<br />
«Diploma media inferiore».<br />
«Perché mi hai dato <strong>del</strong>la cretina? ».<br />
«Perché lo domandi ancora? ».<br />
«Quindici. Non hai risposto».<br />
Inavvertitamente, era la fanciulla che camminan-
do, scherzando, lo guidava. Aveva voltato l'angolo,<br />
ed al quadrivio una ventata, gelida, aveva mozzato<br />
loro il respiro. Ella lo prese per la mano e quindi,<br />
staccando la corsa, trascinandolo quasi, lo costrinse<br />
ad attraversare la strada.<br />
«Cambiamo campo», gridò.<br />
Raggiunsero il portone <strong>del</strong>la Posta Centrale, dirimpetto.<br />
Vi si introdussero, stretti nel medesimo<br />
scomparto <strong>del</strong>la porta girevole, poi tra il via vai <strong>del</strong><br />
salone d'ingresso, urtandosi con la gente.<br />
«Credo che questo tepore ti ci volesse. O sbaglio?<br />
», ella gli chiese. « Hai la faccia di un morto.<br />
Non sopporti il freddo? ».<br />
«Mi ha preso allo stomaco».<br />
«All'estero ci sono i campi coperti. Giocano nelle<br />
serre», ella disse, cercando, ma senza piú convinzione,<br />
di riprendere lo scherzo.<br />
Egli era stranamente stordito. L'intraprendenza<br />
<strong>del</strong>la fanciulla gli richiedeva una partecipazione a<br />
cui non gli riusciva di rifiutarsi. Era un fatto nuovo,<br />
che lo sorprendeva, e lo invogliava suo malgrado.<br />
<strong>Un</strong>a violenza subita con diletto.<br />
Entrarono nella sala <strong>del</strong> telegrafo; sedettero sugli<br />
sgabelli.<br />
« Riposati, ti gioverà », ella disse. « Forse hai mangiato<br />
da poco. Ne soffri? ».<br />
«Mai prima d'ora», lui disse. «Ma è già passato...<br />
Sicché, Elena, siamo amici ».<br />
Le prese la mano ed ella arrossí<br />
Egli disse: «Dov'è che ci siamo conosciuti? A<br />
ballare? ».<br />
Ella tolse una penna dal tavolo, faceva un arabesco<br />
su un modulo per telegramma. Gli rispose:<br />
«Abito nel palazzo di fronte al tuo, abbiamo le<br />
finestre visàvis ».<br />
«Stavi al davanzale il giorno... Aspetta», si interruppe.<br />
Chiese a un vicino di accendergli la sigaretta.<br />
Riprese: «Il mattino <strong>del</strong>la fine d'anno? ».<br />
«Credo di sí», ella disse.<br />
« Avevi un golf bianco».<br />
« Questo ».<br />
Si scostò il cappotto, ed egli intravide il suo seno<br />
mo<strong>del</strong>lato dal golf, piccolo, alto, di fanciulla. Il ricordo<br />
di lei, al davanzale, che si associava al ricordo<br />
di Virginia, lo restituí ai suoi funesti pensieri.<br />
«Perché proprio quel giorno? Ti rammenta qualcosa<br />
di particolare? ».
«Non di te, di me».<br />
«Dico bene, di te. Che cosa? ».<br />
«Parliamoci chiaro», egli disse, seccamente. «Se<br />
vogliamo diventare amici, non devi farmi <strong>del</strong>le domande.<br />
Ti dirò io quando vorrò essere interrogato».<br />
Ella si alzò, disse: «Non voglio sapere altro».<br />
«Cioè? ».<br />
«Sei un maleducato», ella disse.<br />
E se ne andò.<br />
Egli era rimasto seduto. Avrebbe voluto seguirla,<br />
e non lo fece, ripreso dai suoi pensieri com'era. E<br />
improvvisamente anche piú stanco, quasi che il calore<br />
<strong>del</strong>l'ambiente gli avesse definitivamente troncato<br />
le giunture. Affrontare il freddo lo spaventava. Aveva<br />
la testa pesante come le membra. Appoggiò un<br />
braccio sul tavolo e vi reclinò la fronte.<br />
Poco dopo il custode lo scuoteva: «Animo, il telegrafo<br />
non è fatto per dormire. Provi nelle sale<br />
<strong>del</strong>la stazione ».<br />
Sandrino si sollevò a fatica, fece alcuni passi verso<br />
l'uscita. Il custode lo richiamò. Gli tese un modulo,<br />
gli disse, ironico:<br />
« E il suo telegramma? Cos'è, dopo averci schiacciato<br />
sopra un pisolino, ha rinunciato a spedirlo? ».<br />
Egli prese il foglio distrattamente, ancora tra il<br />
sonno, come se fosse realmente suo. E lo era, siccome<br />
era riempito <strong>del</strong> suo nome e indirizzo. Vi lesse,<br />
subito sotto: « 25791. Elena».<br />
Fuori trovò che nevicava. La neve cadeva fitta e<br />
lenta; aveva già ricoperto le strade, i tetti dei veicoli,<br />
gli ombrelli dei passanti. Poco distante da lui un cavallo<br />
scivolò sulle zampe di dietro, rimase seduto e ridicolo,<br />
le natiche sulla neve, insensibile al richiami <strong>del</strong><br />
vetturino. Piú oltre, un venditore di caldarroste gli<br />
intronò le orecchie col suo grido. Egli camminava riparando<br />
la testa tra le spalle, intontito dalla stanchezza<br />
e dal freddo. Il sonno, bruscamente interrotto,<br />
gli aveva lasciato la testa ora piú che mai vuota e<br />
pesante. L'aria gelida gli ridestava l'oppressione al<br />
cuore. Provava il bisogno di qualcosa di caldo, di<br />
forte. Pensò di dirigersi verso un caffè che non frequentava<br />
da mesi, da quando si era interamente dedicato<br />
alla sua avventura con Virginia. Colà aveva<br />
<strong>del</strong>le conoscenze: vi capitavano i suoi pochi amici.<br />
Blandi amici, tuttavia. L'amicizia era un sentimento<br />
che Sandrino ignorava, di cui la vita non lo aveva<br />
ancora beneficato, ch'egli non aveva fatto nulla per
meritare. Il suo carattere autoritario, intemperante,<br />
scontroso, gli alienava le simpatie, né egli d'altra<br />
parte possedeva la versatilità e la fermezza necessarie<br />
per accentrare su di sé le prerogative di un capo.<br />
Cosí era stato durante l'infanzia, e poi a scuola e<br />
nella sua esperienza di legionario. Di volta in volta<br />
soltanto <strong>del</strong>le complicità lo avevano legato ai suoi<br />
simili. Anche i tre o quattro amici di caffè erano<br />
giovani di età poco maggiore <strong>del</strong>la sua, che come lui<br />
erano rapidamente riusciti a fare dimenticare di avere<br />
appartenuto all'esercito nero. Lo tenevano ostentatamente<br />
al di fuori dei loro interessi e dei loro piú<br />
segreti pensieri. Similmente egli li ricambiava: partendo<br />
per Milano si era ripromesso di umiliarli, dopo<br />
l'Insurrezione alla quale essi sarebbero mancati.<br />
Il caffè era lontano dal centro dove egli si trovava,<br />
in un quartiere <strong>del</strong>la periferia, nelle vicinanze <strong>del</strong>la<br />
ballera ove aveva condotto Virginia il giorno di<br />
Capodanno. Vi giunse ricoperto di neve e intirizzito.<br />
Ordinò un ponce né si sorprese che il cameriere<br />
lo trattasse con un'attenzione tutta particolare. Si<br />
fece accendere l'ultima sigaretta che gli rimaneva.<br />
«Sono stato fuori città».<br />
«Me lo immagino», gli rispose il cameriere. E si<br />
allontanò.<br />
Sandrino tolse dalla tasca il modulo <strong>del</strong> telegramma,<br />
lo considerò con un sorriso. Gradatamente riacquistava<br />
le energie, la lucidità e la volontà che gli<br />
erano proprie. Tuttavia, adesso, tra Faliero e lui, che<br />
si sentiva pur sempre deciso ad ucciderlo, v'era quella<br />
fanciulla. Aveva l'impressione che dopo il loro breve<br />
colloquio fosse rimasto qualcosa di non detto, che si<br />
dovevano dire. Ella era la fidanzata che Virginia gli<br />
aveva attribuito: gli apparteneva, dunque, in qualche<br />
modo. Tanto gli apparteneva da incontrarla poche<br />
ore prima di compiere un gesto oltre il quale<br />
egli stesso si proibiva di guardare per non venir meno<br />
al proprio destino. Elena gli era andata incontro da<br />
sé, lo aveva costretto nel gioco, lo aveva compiaciuto<br />
e distratto: era tornata sui propri passi per lasciargli<br />
scritto il suo numero di telefono. Il che significava<br />
che gli restava amica. E gli restava, malgrado tutto,<br />
sconosciuta. Pensarla, lo accendeva di curiosità, di<br />
allegria quasi. Tra lui e l'ombra che sentiva addensarsi<br />
su di sé meditando il <strong>del</strong>itto, v'erano, piú esattamente,<br />
quegli occhi di fanciulla incredibilmente<br />
grandi, spensierati, v'era quella voce ch'era stata via
via risentita ed allegra, saggia ed infantile. V'era<br />
qualcosa ch'egli non conosceva ancora, che lo attirava<br />
appunto perché inesplicabile e che sentiva spettargli.<br />
Qualcosa di diverso da ciò che egli poteva immaginare:<br />
che cioè Elena fosse innamorata di lui,<br />
come Virginia gli aveva predetto. Non soltanto ciò,<br />
qualcosa d'altro, di fascinoso, accompagnava l'immagine<br />
di Elena. Nella sua mente stanca ed eccitata<br />
dalle piú recenti emozioni, Elena era diventata la<br />
piú forte. Anche per questo si era diretto al caffè,<br />
dove avrebbe trovato un telefono a sua disposizione.<br />
Formò il numero e fu essa a rispondergli. Appena<br />
udita la sua voce, gli disse,<br />
«Come va, Borotra? Dormito bene?».<br />
«Mi ha svegliato il fattorino col tuo telegramma»,<br />
egli disse.<br />
«Aspettavo tu mi chiamassi. Mi era rimasto da<br />
dirti una cosa.<br />
«A me pure: che sei bella».<br />
« Sbagli tattica », ella disse. « Cotesta poteva forse<br />
servirti un'ora fa. Ora c'è nevicato sopra ».<br />
«Domani, allora. Col sole».<br />
« Mai piú. Era proprio questo che avevo da dirti.<br />
Di non farti illusioni per il modo in cui mi sono<br />
comportata. È nel mio carattere di essere intraprendente,<br />
come è nel tuo di essere maleducato. Maleducato<br />
è per usarti un riguardo. Mi senti? ».<br />
« Ti sento, sí. E voglio vederti. Subito».<br />
«Credo non mi vedrai piú. Nemmeno alla finestra,<br />
anche se adesso ci farai caso. Ma lasciami dire.<br />
Avevo bisogno di conoscerti, per ubbie mie, private.<br />
Questo è tutto. Principio e fine».<br />
«Vuoi dire che ti ho <strong>del</strong>uso?».<br />
«No. Mi avresti <strong>del</strong>uso se ti avessi creduto diverso.<br />
Non sapevo nulla di te. Sapevo che a vederti eri<br />
un ragazzo col quale sarei potuta andare d'accordo.<br />
Invece non lo sei».<br />
«Come fai ad esserne sicura? Hai il cervello sbrigativo<br />
come la lingua?».<br />
«E con questo? ».<br />
«Mi devi una spiegazione, specie dopo quello che<br />
mi hai detto».<br />
« Cosa ti ho detto? ».<br />
«Che ti facevo, almeno, simpatia».<br />
« Certo, e ora non piú ».<br />
«Già, ma parliamoci chiaro, ora la fai tu a me,<br />
simpatia ».
La sentí che sorrideva. Poi gli disse: «Ti saluto»,<br />
e attaccò il ricevitore.<br />
Egli tornò a formare il numero e subito ella gli<br />
rispose:<br />
«Sei ancora lí? ».<br />
« Dove ti trovi ? », egli disse. « A casa tua ? ».<br />
«Sono da un'amica».<br />
«Dunque uscirai».<br />
«Tardi. C'è Cicerone che ci fa sudare ».<br />
«Chi è? ».<br />
«Come chi è? Non ne hai mai sentito parlare?<br />
Somnium Scipionis... ».<br />
Adesso rideva apertamente, e la sua risata aveva<br />
un'eco.<br />
«Non sei sola all'apparecchio? ».<br />
«Naturalmente, no. Ho un testimone... ».<br />
« Sono io, l'amica», disse l'altra voce. «E lei è<br />
un insolente. Non si tratta a quel modo una ragazza<br />
che ha fatto di tutto per essere presa in considerazione...<br />
».<br />
« Stupida... Ora lui se lo crede », intervenne Elena.<br />
«Dammi il ricevitore... Pronto, senti Borotra...<br />
Levatelo dalla testa ».<br />
«Cosa? Non ho nulla in testa».<br />
«Oh, lo sappiamo».<br />
E risate, dall'altra parte <strong>del</strong> filo. Lui pure, solo,<br />
nell'angolo <strong>del</strong> caffè, sorrideva. Sentí che toglievano<br />
la comunicazione. Formò il numero di nuovo, venne<br />
l'amica di Elena, all'apparecchio. Gli disse:<br />
«Seriamente parlando, Elena, glielo assicuro io<br />
che la conosco, basta un nulla per darle una convinzione.<br />
Non ci torna su nemmeno con le cannonate.<br />
Ci rinunzi».<br />
«Ma ho il diritto di rivederla. Stasera stessa. Ora,<br />
immediatamente».<br />
«Lei deve comprendere a volo le persone», commentò<br />
la ragazza, con un tono allegro, di commiserazione.<br />
«Dove abitate?», egli insisté.<br />
«Ciao, bello», si sentí dire.<br />
Le richiamò ancora. Attese a lungo, questa volta,<br />
prima di udire una <strong>del</strong>le due voci. Capí tuttavia che<br />
avevano staccato il ricevitore e lo ascoltavano.<br />
«Elena, dico a te. Dammi la rivincita. Bisogna che<br />
ti parli».<br />
Rivederla era ciò che desiderava. Esistere, adesso,<br />
per Sandrino, significava incontrarsi con la fanciulla
conosciuta appena un'ora prima. Disse:<br />
« Ero nervoso, ero stanco... L'hai visto, mi sono<br />
addormentato. Di scoppio. Ti sembra naturale addormentarsi<br />
in una sala <strong>del</strong> telegrafo come mi sono<br />
addormentato io? ».<br />
«Va bene», gli rispose Elena. «Dormici sopra e<br />
domani ne riparliamo. Io farò lo stesso».<br />
«Ma non potrò dormire, con te in sospeso... Vengo<br />
a prenderti, all'ora che tu vuoi... Ti accompagnerò<br />
a casa». La scongiurò. «Ti prego», le disse.<br />
Ella gli fissò l'appuntamento per due ore dopo.<br />
Sandrino tornò a sedersi; chiese <strong>del</strong>le sigarette al<br />
cameriere. Costui gliele portò e gli disse il prezzo.<br />
« Segnale in conto, insieme al ponce e alle telefonate.<br />
Sono in pari, no? ».<br />
«Il conto è chiuso».<br />
«Come chiuso? Non ho sempre pagato? Non veniamo<br />
sempre qui, io e i miei amici? ».<br />
«I suoi amici hanno cambiato locale, mentre lei<br />
era fuori città. Mi spiego? », gli disse il cameriere,<br />
con intenzione, allusivo e minaccioso insieme.<br />
Sandrino pensò che li avessero arrestati; pensò<br />
che essi e non lui avevano saputo mantenersi fe<strong>del</strong>i<br />
all'Idea.<br />
«Quando li hanno presi? », chiese.<br />
Il suo stupore era cosí spontaneo, la sua faccia<br />
era cosí chiara ed innocente, che il cameriere dubitò<br />
fosse sincero.<br />
«Davvero non ne sa niente? La banda <strong>del</strong>l'autostrada,<br />
i rapinatori, erano loro... ».<br />
Continuava a guardarlo, titubante, poi gli si accostò,<br />
gli disse:<br />
«Non so se faccio bene o male. Ma vedo che lei<br />
non si muove, quindi deve avere la coscienza tranquilla...<br />
Del resto, lo dicevo al padrone, poco fa,<br />
mentre lei telefonava... Il fatto stesso che lei è qui,<br />
se era uno di loro, se, è lei quello che non hanno<br />
ancora preso, mica tornava al caffè dove si vedevano<br />
tutte le sere».<br />
«Allora? », lo incalzò Sandrino.<br />
«Allora, mentre lei occupava il <strong>nostro</strong> telefono,<br />
il padrone è uscito per servirsi di quello <strong>del</strong> ristorante<br />
e chiamare la Polizia... Lo deve capire, signorino:<br />
è un esercente... Queste sono le sigarette... La interrogheranno,<br />
lei dimostrerà che non c'entrava... ».<br />
Sandrino gli tolse di mano le sigarette, lo scostò<br />
col braccio di violenza, infilò la porta correndo. Già,
capeggiati dallo stesso cameriere, piú uomini gli erano<br />
dietro, gridavano. Qualcuno dové sparare in aria,<br />
con la rivoltella, un colpo, due. Dunque la Polizia<br />
era arrivata, un secondo dopo il suo scatto. Sentí una<br />
raffica di mitra alle proprie spalle, ma lontana ancora,<br />
sufficiente a raggiungerlo tuttavia, s'egli non<br />
avesse voltato. Egli correva, sulla neve, col fiato subito<br />
grosso, accecato dalla neve che gli batteva contro<br />
il viso, con l'energia <strong>del</strong>la disperazione, con intere<br />
le sue forze adesso, e le sue gambe, che erano giovani,<br />
di atleta. E lo salvarono, miracolosamente per<br />
lui stesso.<br />
Si era inoltrato nel quartiere, nelle sue vie strette<br />
e popolate malgrado la neve. Ad un angolo, dopo<br />
trecento metri nemmeno che correva, e dopo avere<br />
voltato due strade, un vicolo, si era fermato all'improvviso,<br />
prima ancora che i passanti potessero rendersi<br />
conto <strong>del</strong> tumulto e capissero che l'inseguito<br />
era lui. Cosí aveva disperso coloro che gli davano la<br />
caccia. I quali si accanirono contro un'ombra in fuga<br />
dalla parte opposta alla sua, quella di un uomo intimidito<br />
dagli spari.<br />
XVI<br />
In seguito, commentando l'accaduto, Sandrino diceva:<br />
«Conobbi per la prima volta cosa significa<br />
aver paura ». Quella sera la paura era stata tanta e<br />
tale da fargli dimenticare l'appuntamento con la sua<br />
nuova amica. Appena sfuggito agli inseguitori, pensò<br />
solo di raggiungere casa il piú rapidamente possibile.<br />
Richiuse la porta alle proprie spalle e vi si sostenne<br />
qualche istante, per riprendere fiato e ricomporsi dall'emozione.<br />
Il suo arrivo richiamò Faliero che era<br />
già rientrato, solo, e lo attendeva.<br />
«Aiutami Faliero», esclamò Sandrino nel vederlo.<br />
Faliero gli impose di tacere, lo condusse in cucina,<br />
gli dette una tazza <strong>del</strong> tè allora preparato, gli sedé<br />
di fronte come poche ore prima alla Mensa, gli<br />
disse:<br />
«Ti ricordi quanto ti chiamavo vaporino? Ti volevo<br />
bene come ad un fratello minore, discolo e da<br />
emendare. Anche ora, malgrado tutto... Dicevo: io<br />
non so ciò che tu hai meditato in queste ore, e che<br />
cosa tu stia per volermi far credere. L'unica cosa<br />
che tu dovresti capire è che non c'è nulla che tu<br />
mi possa dare ad intendere ».
« Quant'è vero Iddio, Faliero. È un miracolo se<br />
sono vivo».<br />
Gli raccontò concitatamente la sua avventura.<br />
«Tu sai che non è vero. Tu sai tutto di me, ora<br />
per ora, quello che ho fatto in questi mesi».<br />
Spiava sul viso di Faliero l'eco che vi trovavano le<br />
sue parole, e che dapprima sembrò un'eco sorda,<br />
ostile.<br />
«Se le cose stanno come tu dici, non hai nulla<br />
da temere », disse Faliero.<br />
Lo guardava lui negli occhi, adesso.<br />
« Presentati alla Polizia e illustra il tuo alibi. Porta<br />
<strong>del</strong>le testimonianze ».<br />
«Virginia è il mio alibi... Lei può testimoniare...<br />
Siamo sempre stati assieme».<br />
«Sempre è una parola... E <strong>del</strong> resto, se Virginia<br />
dice la verità, cosa ne risulta? Che hai rapinato pure<br />
lei di tutto quello che aveva... Certo, può testimoniare<br />
che l'hai lasciata in vita... Ma dove si trova<br />
adesso? Tu lo sai? ».<br />
« Sono innocente... », ripeteva Sandrino, abbrancava<br />
Faliero alle braccia.<br />
«Te lo auguro. Comunque, è strano che tu sia<br />
partito giusto nei giorni, ora che collego, in cui i<br />
giornali riportavano la notizia <strong>del</strong>l'arresto dei tuoi<br />
amici... Credo che piú <strong>del</strong>la testimonianza di Virginia,<br />
ti occorrerà quella <strong>del</strong> tuo padrone che ti ha<br />
mandato a Milano e dei negozianti di lassú, con i<br />
quali hai trattato l'acquisto dei tessuti... », disse Faliero,<br />
spietato nella sua ironia.<br />
Sandrino provava solo allora cosa significa paura.<br />
Ne fu invaso, allagato come una terra su cui si abbatte<br />
un nubifragio e i fiumi straripano. Scongiurava<br />
Faliero di aiutarlo. Era un ragazzo che chiedeva pietà.<br />
Aveva tuttavia percezione <strong>del</strong>la propria viltà, sapeva<br />
di stare mendicando la solidarietà <strong>del</strong> suo peggior<br />
nemico, giusto nel luogo e nell'ora in cui si<br />
era proposto di ucciderlo. Comunque, Faliero vedeva<br />
chiaramente la situazione. Il suo alibi era la sua condanna.<br />
Similmente, lo spavento sopraffaceva la sua ragione.<br />
Adesso era veramente la spoglia di Sandrino riversa<br />
sul tavolo, la testa tra le mani, posseduta da<br />
una sensazione anch'essa nuova, umiliante ed imperiosa<br />
insieme il bisogno di sfogarsi nel pianto.<br />
Ma invano. Il groppo che gli chiudeva la gola e gli<br />
impediva di riflettere, di parlare perfino, invece di
sciogliersi, si ispessiva come se le lacrime ch'egli sollecitava<br />
con tutte le sue forze, si solidificassero fino a<br />
diventare pietra dentro il suo petto.<br />
Vi fu un lungo silenzio, durante il quale Faliero<br />
lasciò che Sandrino si dibattesse da solo in quella<br />
crisi che gli poteva essere salutare, tacitamente augurandogli<br />
di pervenire al limite massimo <strong>del</strong>l'angoscia,<br />
di avvilirsi e di disperare nella misura piú profonda<br />
che la sua coscienza gli poteva consentire. Finché<br />
Sandrino rialzò la testa e con la voce spenta,<br />
le braccia abbandonate, gli chiese:<br />
« Che devo fare? ».<br />
«Accorgerti di quello che stai soffrendo», gli disse<br />
Faliero. « Il resto sono fesserie. Ho seguito i giornali.<br />
Non è te che cercano, naturalmente, ma un<br />
uomo sui trent'anni di cui la Polizia possiede nome,<br />
cognome e connotati. I tuoi excamerati hanno confessato<br />
tutto quello che c'era da confessare. Il tuo<br />
nome non è venuto fuori nemmeno indirettamente,<br />
altrimenti la Polizia si sarebbe fatta viva... Tuttavia,<br />
ora, fuggendo dal caffè, tu hai destato dei sospetti. È<br />
necessario ti presenti... Ti accompagnerò... Tu dimostrerai<br />
la tua buona fede e, giovane come sei, sarà<br />
facile darti atto <strong>del</strong> momento di panico che ti ha<br />
preso, dopo le parole <strong>del</strong> cameriere».<br />
Lo guardò negli occhi, dentro quei suoi occhi celesti<br />
che tornavano ad illuminarsi, umili come non<br />
mai, fanciulleschi, gli disse:<br />
«Proprio questa volta che non hai nulla da rimproverarti,<br />
ti spaventi?».<br />
Sandrino ebbe un sorriso amaro, un abbandono,<br />
disse:<br />
«Forse proprio per questo». E inconsciamente aggiunse:<br />
«Io ho bisogno di inventare per credere in<br />
quello che dico».<br />
Faliero scosse mestamente la testa, anch'egli con<br />
un eguale sorriso:<br />
«Be', in qualcosa dovrai mentire. Per non complicare<br />
le cose, credo sia bene tu non accenni al<br />
tuo viaggio a Milano. Ma a me devi dirlo, e subito,<br />
cosa ti ha condotto a Milano, e perché ci sei restato<br />
tre settimane ».<br />
Le parole di Faliero lo resuscitavano; Sandrino richiamava<br />
in vita se stesso. Cercò una frase che eludesse<br />
la domanda di Faliero e gli desse il <strong>tempo</strong> di<br />
riflettere qual era la risposta che piú gli conveniva.<br />
«Qualunque sia stato il mio scopo? ».
«Certamente ».<br />
E Sandrino, già <strong>del</strong> tutto lui, ora che la sua mente<br />
tornava a servirlo (ma soprattutto perché temeva<br />
che la verità potesse irritare Faliero e limitare l'intenzione<br />
ch'egli aveva di aiutarlo), disse:<br />
« È stato per una donna ».<br />
«Chi é? Dove l'hai conosciuta?».<br />
«È una puttana. Ma mi piace. È l'unica donna<br />
che mi sa capire, tu intendi cosa voglio dire. Si<br />
chiama Kati. L'ho conosciuta quando ero nei marò.<br />
A quell'epoca, era l'amante di un tedesco. Mi aveva<br />
lasciato il suo indirizzo di Milano. Non ho saputo<br />
resistere ».<br />
« E ti ha finito trecentomila lire in quindici<br />
giorni? ».<br />
« Ci siamo dati alla pazza gioia. Le ho regalato<br />
una pelliccia. Me ne pento, ma è stato piú forte<br />
di me ».<br />
«Non te ne penti affatto... Come hai detto che<br />
si chiama? Kati è un nome d'arte, quello vero dico,<br />
non lo sai?».<br />
«Kati sta per Caterina. Si chiama proprio Caterina.<br />
Caterina Serpieri».<br />
«Non è piú col tedesco?».<br />
« Come vuoi sia ancora col tedesco... No, è libera.<br />
Batte i caffè ».<br />
«E dove abita? ».<br />
«Perché mi interroghi? Non mi credi? ».<br />
« Sí e no... Ma soprattutto se è no, rispondermi ti<br />
servirà di allenamento, qualora ti trovassi costretto a<br />
dire alla Polizia di essere stato a Milano».<br />
Alla Polizia, poche ore dopo, già rinfrancato qual<br />
era, Sandrino disse invece di non essersi mai mosso<br />
dalla città, e che tutti loro, <strong>del</strong>la banda <strong>del</strong>l'autostrada,<br />
erano semplici conoscenze di caffè, di tavolo<br />
di ramino. L'interrogatorio fu minuzioso, ma facile<br />
facile per Sandrino siccome colui che la Polizia<br />
ricercava, l'ultimo componente <strong>del</strong>la banda, era<br />
stato arrestato quella mattina stessa. Persuase la Polizia<br />
il fatto che Sandrino si fosse immediatamente<br />
presentato, giustificando la sua fuga dal caffè col<br />
panico che lo aveva assalito di venire linciato, dopo<br />
la rivelazione <strong>del</strong> cameriere.<br />
«L'hai scampata bella, giovanotto », gli disse il<br />
commissario stringendogli la mano. «D'ora in avanti,<br />
se non puoi farne a meno, di giocare, stai attento<br />
con chi giochi».
Egli spalancò i suoi occhi celesti:<br />
«Non si facevano mai piatti superiori a cento-lire<br />
».<br />
E lungo la strada per tornare a casa, sulla neve<br />
che era già alta e continuava a fioccare, a Faliero<br />
che lo aveva atteso, Sandrino disse:<br />
«Ne parlerò io a mia madre, di Virginia e di<br />
tutto. Concedimi due giorni di <strong>tempo</strong>. Stasera non<br />
ne ho la forza. Casco dalla stanchezza, dopo quanto<br />
ho passato nelle ultime quarantotto ore ».<br />
Faliero lo guidò in un bar e gli offerse l'aperitivo.<br />
«Guardami, Sandrino», gli disse. «Non parlarne<br />
ancora a tua madre. Ti do non due giorni, ma<br />
quattro, una settimana perché tu mediti appunto su<br />
quanto ti è capitato in queste ultime ore. Dovrai essere<br />
tu stesso a dirmi cosa intendi fare di te stesso.<br />
Nessun riformatorio ti potrà mai riformare come potrebbero<br />
farlo, se tu volessi, l'affetto di tua madre e<br />
l'amicizia di veri amici».<br />
« Ti dovrei abbracciare ».<br />
«Aspetta. Non sono disposto io ancora ».<br />
Piú oltre, usciti dal bar:<br />
« Che ne pensi, Faliero, <strong>del</strong> Torino? ».<br />
«Avevo o no ragione? Nel calcio l'avvenire è <strong>del</strong>le<br />
squadre che giocano col nuovo sistema».<br />
«Eppure il Modena gioca col metodo, all'antica,<br />
ed è lo stesso una bella squadra ».<br />
«Squadra di scarponi».<br />
« Di mastini».<br />
«Ora, appena arrivati a casa, leggerai cosa ne dice<br />
la Gazzetta».<br />
Il giornale sportivo scriveva che il Modena era una<br />
bella squadra, ma dall'avvenire incerto, e Sandrino<br />
era troppo sfinito per contraddire gli argomenti di<br />
Faliero. Si coricò pregando la madre di rimandare<br />
all'indomani la sua curiosità di apprendere fino a<br />
che punto era riuscito a concludere gli affari. (Siccome<br />
i giornali ne avrebbero sicuramente parlato,<br />
era stato necessario dirle subito <strong>del</strong>l'incidente e <strong>del</strong>l'interrogatorio<br />
alla Polizia; e malgrado le si fosse<br />
detto il minimo indispensabile, e Faliero fosse intervenuto<br />
a persuaderla, calmarla <strong>del</strong>la sua apprensione<br />
era stato lungo e sfibrante.<br />
Lucia vegliò la notte intera sul figlio addormentato.<br />
All'alba si alzò, preparò il caffè d'orzo, destò<br />
Sandrino e porgendogli la tazzina, lo costrinse ad<br />
ascoltarla. Gli disse:
«Ora che hai dormito, dimmi <strong>del</strong> tuo viaggio».<br />
Aveva il viso affaticato per la veglia e per l'ansia<br />
che l'opprimeva. Il suo sguardo era dolce e smarrito,<br />
atteggiato a una severità dolorosa a sostenere. Poggiava<br />
una mano sulle coperte <strong>del</strong> letto, sopra una coscia<br />
di Sandrino, e teneramente gliela stringeva. Gli<br />
mise il proprio scialle sulle spalle, siccome egli si era<br />
sollevato e sorbiva il caffè, con una pausa tra un<br />
sorso e l'altro. Era, agli occhi <strong>del</strong>la madre, un angiolo<br />
biondo che sorrideva.<br />
«Dunque, mammina. Milano è una città molto<br />
grande e molto bella, cosí grande che tu non hai<br />
l'idea, dieci volte la nostra. Ci sono <strong>del</strong>le chiese meravigliose.<br />
Il Duomo è altissimo, con in cima una<br />
Madonnina tutta d'oro».<br />
«Lo so, e la conosco, in cartolina».<br />
«Ma a vederla è un'altra cosa... Come la galleria,<br />
non ci si immagina la gente che ci può entrare. I<br />
caffè poi... A Milano c'è un caffè o un bar ogni due<br />
passi. Fanno già la cioccolata buona come prima<br />
<strong>del</strong>la guerra... La periferia, poi, non è come da noi,<br />
un prolungamento <strong>del</strong>la città... Là sono tanti paesi<br />
a sé. Ci si arriva coi tram che hanno i velluti rossi<br />
sui sedili».<br />
La madre lo interruppe: « E i tuoi affari? ».<br />
«Per il momento ho combinato poco o nulla. Ma<br />
ho gettato le basi... ».<br />
« Gli incarichi che ti aveva affidato il tuo padrone,<br />
quelli, li hai conclusi? ».<br />
«Quelli, sí. Flammarione mi dovrà essere grato.<br />
Anzi, se non è tirchio, dovrebbe darmi la percentuale.<br />
Conto su questo per cominciare a trattare in<br />
proprio... Tutto sta nel muovere il primo passo».<br />
La madre lo interruppe di nuovo, seccamente questa<br />
volta.<br />
«Non dirmi di piú».<br />
La camera era in penombra, rischiarata dalla poca<br />
luce che proveniva dalle persiane accostate. Lucia<br />
dava le spalle alla finestra per cui Sandrino non poteva<br />
vederla in viso. Le parlava persuaso <strong>del</strong>la sua<br />
credulità, meditando ciò che avrebbe fatto appena essa<br />
se ne fosse uscita. Le parole che essa pronunciò<br />
lo colsero di sorpresa.<br />
Lucia disse:<br />
«Anche qui da noi ci sono i tram. Senza velluti<br />
rossi, ma ci sono. La sera quando mi sento piú stanca<br />
<strong>del</strong> solito prendo il 19 per tornare a casa ».
« Be'», egli disse. «Cosa c'entra, mammina? ».<br />
« Ieri sera ero ansiosa di rivederti, ed ho preso il<br />
tram. Ci ho incontrato Flammarione e sua moglie.<br />
Dimmi tu adesso, cosa devo pensare? ».<br />
Egli posò la tazzina sul comodino, poi disse:<br />
«E stanotte, scommetto, non hai chiuso occhio».<br />
Ella gli prese le mani tra le sue.<br />
«È la prima volta che mi hai detto una bugia.<br />
Perché? Dove hai preso il salario <strong>del</strong>le ultime settimane,<br />
e i soldi per il viaggio, per trattenerti tanti<br />
giorni lontano da casa? Non ho dormito, stanotte,<br />
è vero. Ed anche ora sono cosí stordita che non ti<br />
so nemmeno rimproverare».<br />
Gli stringeva le mani.<br />
«Dimmi tutto, bambino mio».<br />
Egli le buttò le braccia al collo, l'abbracciò stretta,<br />
la baciò sulle guance. Era sincero quando le disse:<br />
«Non piangere, mamma. Se tu piangi, impazzisco<br />
».<br />
Era sincero e sgomento al pari <strong>del</strong>la madre, forse<br />
sul punto di confidarsi a lei: era un ragazzo che<br />
per farsi perdonare dalla madre le rivela interamente<br />
le sue marachelle, anche quelle che la madre ignora,<br />
affinché essa torni a credergli e, consolandosi <strong>del</strong>la<br />
sua sincerità, a propria volta lo istruisca e consoli. Fu<br />
un attimo, tuttavia, un barlume che mise a nudo la<br />
sua coscienza (come la sera prima dinanzi a Faliero).<br />
per farla subito dopo nuovamente arretrare nel suo<br />
limbo di oscurità e di finzione. E inconsciamente, fu<br />
Lucia medesima, col suo affetto cieco e pietoso di<br />
madre, a lasciare una volta ancora Sandrino solo a<br />
se stesso, proprio nell'istante in cui il figlio le era<br />
vicino come non mai, ed essa a lui, desiderosa di<br />
aiutarlo, di distruggersi per il suo bene. Confusa<br />
dalle sue carezze, Lucia gli suggerí la giustificazione<br />
che desiderava di sentirgli ripetere. Gli disse:<br />
«La colpa è tutta mia. Mi lamento troppo spesso<br />
<strong>del</strong>la vita che faccio. Ti induco a commettere <strong>del</strong>le<br />
sciocchezze... ».<br />
«Avevo messo insieme dei risparmi, con <strong>del</strong>le gratifiche<br />
che ti avevo nascosto, ecco tutto», egli disse.<br />
«Pensavo di emanciparmi comperando <strong>del</strong>la merce<br />
per conto mio e rivendendola. Invece i soldi mi sono<br />
bastati appena per il viaggio... Troverò un altro impiego,<br />
migliore di quello che avevo da Flammarione<br />
».<br />
« Era come pensavo... Vorresti che io non andassi
piú a lavorare... L'hai fatto per me».<br />
Singhiozzava, ed egli dovette calmarla, coi suoi<br />
baci e le sue carezze. Le promise, com'essa gli chiedeva,<br />
che non si sarebbe piú lasciato tentare da quell'idea,<br />
«almeno fino a quando non fosse nell'età<br />
<strong>del</strong>la ragione». Glielo giurò davanti alla fotografia<br />
<strong>del</strong> padre. Poi Lucia disse:<br />
«Non è necessario che tu cerchi un nuovo impiego.<br />
Flammarione è pronto a riprenderti oggi stesso...<br />
Ho retto la parte. Forse lui non si è nemmeno accorto<br />
che io non sapevo».<br />
Egli tornò ad abbracciarla. Rincalzandogli le coperte,<br />
ella disse:<br />
« Sulla sedia c'è la biancheria pulita. Nella dispensa,<br />
in cucina, troverai la colazione. Riposati fino<br />
a tardi. Nel pomeriggio vai al cinema, ti ho messo<br />
cinquanta lire nella tasca dei calzoni, ma telefonami<br />
appena esci. Ed in serata passa dal negozio, Flammarione<br />
ti dirà di rientrare in servizio domattina...<br />
E non lo chiamare Flammarione... Sii cortese, sii<br />
umile, sappi fare».<br />
Sandrino la rassicurò, quindi le chiese se continuava<br />
a nevicare.<br />
«No», ella disse. «C'è il sole. E io sono in ritardo.<br />
Bruna e Faliero se ne sono andati già da<br />
un'ora ».<br />
Si affacciò nuovamente dalla soglia per dirgli.<br />
«Tu non sai nulla di Virginia... Stasera ne parliamo».<br />
Uscita la madre egli si alzò, rimase a lungo dietro<br />
i vetri <strong>del</strong>la finestra <strong>del</strong> corridoio, finché dietro i<br />
vetri <strong>del</strong>la finestra dirimpetto apparve Elena. Si intesero<br />
a cenni. Dapprima ella sembrò recalcitrante,<br />
poi accondiscese a trovarsi di lí a poco davanti al<br />
semaforo <strong>del</strong> giorno prima. Sandrino la precedé. Gli<br />
restavano quattro sigarette <strong>del</strong> pacchetto involato<br />
al cameriere. Ne fumò due nell'attesa.<br />
XVII<br />
Ella giunse, con indosso il suo cappotto rosso, e i<br />
capelli tutti raccolti dentro una sciarpa celeste, girata<br />
a turbante sulla fronte e dietro la nuca. Infilata<br />
alla spalla, e pendula sul fianco, aveva una borsa di<br />
pelle, <strong>del</strong>lo stesso colore dei guanti e <strong>del</strong> turbante.
Cosí acconciata, sembrava stranamente piú alta, « piú<br />
seducente » com'egli si disse nel vederla.<br />
« Ti ho fatto aspettare? ».<br />
«Non importa ».<br />
«È già qualcosa».<br />
«Cosa? ».<br />
« Che tu dica: non importa. Per essere perfetto<br />
avresti dovuto dire: aspettare? Macché».<br />
«Dove andiamo?».<br />
«Devi saperlo tu. Sei tu che mi hai invitato,».<br />
« Passeggiamo? ».<br />
«Purché si resti nelle strade dove la neve è già<br />
spalata ».<br />
«Ti spaventa camminare sulla neve? ».<br />
«Sí, quando non si tratta di sciare ».<br />
« Sei tennista, sciatrice... Che altro sport sai fare? ».<br />
«Nuoto, pallacanestro ... ».<br />
«Sai andare in bicicletta».<br />
«Eh, già».<br />
«Guidare l'automobile».<br />
«Ma è naturale».<br />
«Waterpolo, forse no».<br />
«Direi di sí».<br />
« Immaginiamoci cavalcare ».<br />
«Figurarsi».<br />
« E cuocere due uova? ».<br />
«Diplomata».<br />
«Sollevamento pesi?».<br />
« Be', ora cominci ad esagerare ».<br />
Rise ed egli la prese per la mano. Camminavano<br />
dove la neve era spalata, allontanandosi dal centro<br />
tuttavia. Egli la guidava, ma a caso per lui stesso,<br />
dove i passi lo portavano, contento di starle vicino,<br />
di tenerla per la mano, compiaciuto che ella fosse<br />
risentita e puerile come si dimostrava. E che lo<br />
guardasse, quando lui la guardava, con quei suoi<br />
occhi grandi e furbi che volevano apparirgli diffidenti<br />
ed erano pieni di allegria.<br />
«Sei elegante», le disse.<br />
« Volevi farmi un complimento? Allora non si<br />
dice: sei elegante. <strong>Un</strong>a donna è elegante di per sé.<br />
Si dice: grazioso cotesto turbante. Oppure è per il<br />
cappotto? ».<br />
« Anche per il cappotto, per tutto».<br />
«Allora si dice: sei... ».<br />
« Sei? ».<br />
«A seconda di cosa intendevi dire ».
Si erano fermati, stavano l'uno di fronte all'altra,<br />
si sorridevano con gli occhi.<br />
«Sentiamo», ella ripeté. «Cosa intendevi dire? ».<br />
«Che mi piaci».<br />
« Be', dillo».<br />
«Mi piaci ».<br />
«Va bene. E poi? ».<br />
« Ora sta a te... Io ti piaccio? ».<br />
«Cosí e cosí... Meno di quando ancora non ti<br />
avevo parlato, piú di dopo averti parlato la prima<br />
volta ».<br />
« Non ancora abbastanza, in poche parole... Quel<br />
" cretina" ti sta ancora in gola».<br />
«Devo ancora persuadermi che ti derivasse dal<br />
non aver dormito. Ed anche in questo caso non si<br />
spiegherebbe... C'è, sí, il fatto che non mi serbi rancore<br />
per averti lasciato ieri sera sotto la neve... ».<br />
«Ah, ah», egli esclamò. «Ti aspettai esattamente<br />
un'ora e dieci. Ero diventato una statua di neve... ».<br />
«Dico, non vorrai mica che entriamo nel giardino?<br />
Affonderemmo a mezza gamba, non lo vedi?».<br />
Erano davanti al cancello <strong>del</strong> giardino, dove egli<br />
aveva giocato durante l'infanzia, dove era accaduto<br />
l'episodio con Bruna, dove Virginia gli portava la<br />
colazione, appena un mese prima. Si sorprese di<br />
ritrovarvisi di fronte, che l'istinto ve lo avesse guidato.<br />
I ricordi, subitamente ridestati, lo turbarono.<br />
Il suo volto si oscurò. La sua mano strinse quella<br />
<strong>del</strong>la fanciulla, forte da schiacciarle le dita. Tuttavia<br />
ella non gridò, le bastò guardarlo per intuire ch'era<br />
a se stesso ch'egli usava violenza, non a lei. A lei,<br />
anzi, sembrava richiedere un tacito aiuto. Ella capí<br />
di non doverlo interrogare. La simpatia tutta naturale<br />
che l'aveva indotta a curiosare su quel ragazzo<br />
sconosciuto, occhieggiando dalla propria verso la sua<br />
finestra, ed il vago desiderio di conoscerlo che le<br />
circostanze le avevano favorito, diventarono da quell'istante<br />
per Elena una certezza affettiva, che la turbò<br />
a sua volta ma che la dispose ad abbandonare il suo<br />
atteggiamento scherzoso per rivolgersi a Sandrino<br />
con altro animo ed una piú intensa partecipazione.<br />
Gli disse:<br />
«Mi fai quasi male, te ne accorgi? », e la sua voce<br />
fu dolce, come comprensiva <strong>del</strong>lo stato d'animo di<br />
Sandrino.
Egli allentò la stretta, ma non le lasciò la mano.<br />
La ricondusse indietro, verso il fiume lí vicino. Le<br />
disse:<br />
«Qui gli spalatori non sono arrivati. Non mi rimproveri<br />
di farti camminare sulla neve? ».<br />
«Ora no», ella disse. «Ora stiamo diventando<br />
amici ».<br />
«Non volevo portarti nel giardino. Non so nemmeno<br />
io perché mi ci sono diretto».<br />
Cercava di dare una spiegazione a se stesso, parlandole.<br />
Credette di avere trovato la ragione e gliela<br />
disse. Le disse:<br />
« Forse è proprio per via <strong>del</strong>la neve. È insolito<br />
che ne cada tanta qui da noi, non è vero? Non<br />
siamo abituati ».<br />
Ella lo incoraggiò: «Vuoi dire che la neve cambia<br />
le prospettive? Che non si riconoscono piú le<br />
strade? È cosí. Sono tornata al Sestriere, l'anno scorso<br />
d'estate, dopo che c'ero andata anni fa, d'inverno,<br />
a sciare, e il paesaggio era tutto diverso. Non riuscivo<br />
ad orientarmi».<br />
Poco dopo sedevano nell'interno <strong>del</strong> Chiosco Bar,<br />
sul viale, dirimpetto al fiume, ad uno dei due soli<br />
tavolini che v'erano, in angolo, ella dava le spalle<br />
alla vetrata.<br />
«Hai detto che stiamo diventando amici. Significa<br />
che ho finito col piacerti? Ma non ho fatto nulla<br />
di straordinario, nel frat<strong>tempo</strong>».<br />
« È stato il modo con cui mi hai stretto la mano».<br />
Allora, e fu inspiegabile a lui stesso, Sandrino provò<br />
come un franare improvviso dentro di sé: qualcosa<br />
che lo annichiliva e insieme lo scioglieva. Le<br />
sue guance si arrossarono. Ella gli sorrideva, i suoi<br />
occhi erano grandi, belli, tenerissimi a specchiarvisi.<br />
Ed era come se Elena sapesse tutto di lui, e lo perdonasse<br />
prima ancora di averlo giudicato, ma nello<br />
stesso <strong>tempo</strong> gli richiedesse una sincerità ch'egli non<br />
avrebbe mai dovuto tradire.<br />
Ella disse ancora: «Non mi dare spiegazioni. Immediatamente<br />
dopo ce ne potremmo pentire, tu di<br />
avermele date, io di averle ricevute. Tu sei indubbiamente<br />
un ragazzo strano ed anch'io non debbo esserti<br />
apparsa <strong>del</strong> tutto naturale. Invece credo di esserlo,<br />
come tu pure certamente lo sarai. Impariamo<br />
prima a conoscerci. Ti va? ».<br />
«Mi va», gli disse. «A patto che tu non mi lasci<br />
piú ».
«È un impegno troppo grosso. Io sono abituata a<br />
mantenere quello che prometto. È l'unica dote che<br />
credo di potermi riconoscere ».<br />
«È anche la mia», egli disse. «Ossia, credevo lo<br />
fosse, fino a ieri. Quando ti ho incontrata avevo in<br />
testa un proposito. Ora sono felice di essermi mancato<br />
di parola ».<br />
Ella volle fingere di non avere udito, appunto<br />
perché Sandrino sembrava deciso a dirle ciò che ancora<br />
ella non voleva sapere, fosse piccola o grande la<br />
ragione <strong>del</strong>la sua angoscia: e se era insignificante<br />
per non restarne <strong>del</strong>usa, e se era enorme per non<br />
spaventarsene. Ed a maggior ragione se era comprensibile<br />
ed umana, siccome ella aveva ancora da rispondere<br />
a se stessa, in che veste e misura sentiva<br />
di doverlo accogliere tra i suoi affetti. Gli disse:<br />
«Sai qual è la maniera piú semplice? Ripigliamo<br />
il <strong>nostro</strong> incontro al punto in cui ieri ci lasciammo.<br />
Batto io, sei d'accordo? ».<br />
Egli era ormai tutto preso di lei, umilmente, come<br />
aveva cercato di dirle dicendole di non lasciarlo piú.<br />
« Batti a rete, ti prego».<br />
«Ma certo», ella disse. Aggiunse: «Hai finito le<br />
sigarette? Ne ho io».<br />
Avevano sorbito il caffè, fumavano; rari clienti<br />
entravano ed uscivano; i due baristi s'intrattenevano<br />
con la cassiera; la radio trasmetteva dei ballabili. Al<br />
di là <strong>del</strong>la vetrata, v'era un posteggio di taxi; sulla<br />
distesa di neve, nel piazzale dirimpetto al fiume, la<br />
gente sostava alla fermata <strong>del</strong> tram. Elena disse:<br />
«Non sono una ragazza misteriosa. Sai come mi<br />
chiamo e che scuola faccio. Te ne ricordi? ».<br />
«Elena Mondei, terza liceo. Liceo? ».<br />
«Già», ella disse. « Siccome ho perduto due anni,<br />
come ti dirò. Del resto, te lo immagini. Non si poteva<br />
certo andare a scuola coi tedeschi e fascisti. Io<br />
in specie, dopo che s'erano presi mio padre... ».<br />
«Era un comunista?».<br />
« No, non era nulla. Voglio dire che non apparteneva<br />
a nessun partito. Era semplicemente un uomo<br />
che amava la libertà. Era uno scrittore. Lavorava coi<br />
comunisti, tuttavia. Li riteneva quelli che facevano<br />
piú cose per ottenerla. Lo presero e non è piú tornato.<br />
Non si è piú saputo nulla di lui. Lo portarono<br />
in Germania, era con dei suoi compagni a Mauthausen,<br />
poi lo inviarono in un altro lager, chi dice a<br />
Dachau, chi a Belsen, chi altrove, ma nessuno dei
educi di questi campi, con i quali abbiamo parlato<br />
la mamma ed io, lo ha mai visto arrivare. Tutte le<br />
ricerche sono state inutili. Di sicuro si sa soltanto<br />
che partí da Mauthausen, è accertato che partí, che<br />
non fu ucciso lí, per questo mia madre lo aspetta<br />
ancora ».<br />
«Tu no? ».<br />
«No, io no», ella disse.<br />
Parlava calma, e seria, diversa dalla fanciulla che<br />
egli aveva imparato a conoscere fino ad un'ora innanzi.<br />
V'era nella compostezza <strong>del</strong>la sua voce un<br />
distacco che accentuava i sentimenti che le sue parole<br />
esprimevano: una fermezza d'animo di fronte<br />
alla quale, e non soltanto per quello che essa diceva,<br />
ma appunto per come lo diceva, Sandrino si sentiva<br />
sempre piú scoperto e intimidito.<br />
«Io no», ella ripeté, «non lo aspetto piú. Nessuno<br />
di coloro che partirono con lui ha piú dato notizie.<br />
E <strong>del</strong> resto, non si torna dall'inferno, di mano<br />
ai nazi poi. Le testimonianze dei suoi compagni hanno<br />
finito per persuadermi. Mio padre era già debole<br />
di suo. Aveva fatto la fame da giovane, si era rovinato<br />
la salute a furia di privazioni; e i suoi compagni<br />
che lo videro partire dicono ch'era ridotto pelle<br />
ed ossa, che quando partí sputava sangue da piú giorni.<br />
La notte prima aveva avuto un'emottisi spaventosa,<br />
ed i suoi aguzzini furono costretti a caricarlo<br />
di peso sul camion, siccome era svenuto sotto il calcio<br />
di un fucile... L'immagine che mi son fatta è che<br />
papà sia morto lungo la strada, che abbiano scaraventato<br />
il suo corpo in un fossato. Forse qualche anima<br />
pietosa gli avrà dato sepoltura, se non altro per igiene...<br />
Non ti spaventare. Per me tutto questo è molto<br />
naturale. Papà stesso sapeva che gli sarebbe andata<br />
cosí. Me l'ha lasciato scritto».<br />
« Cosa ti ha lasciato scritto? ».<br />
« In una lettera, che riuscí a farci avere prima di<br />
essere trasportato in Germania. Era di quattro facciate,<br />
due per me e due per la mamma. Ci diceva che<br />
sicuramente non sarebbe tornato, lo sentiva. Nel<br />
carcere, per via <strong>del</strong>le percosse, gli avevano già riaperto<br />
le lesioni ai polmoni... a me diceva che era<br />
giusto che la mamma dovesse piangere e disperarsi,<br />
ma io no, non dovevo perché... Be', se veramente<br />
diventeremo amici ti farò leggere la sua lettera... Ed<br />
anche i suoi libri. Sono come lui che li ha scritti. Io<br />
ho imparato a conoscerlo veramente da poco <strong>tempo</strong>,
dopo che lui è morto e rileggo le sue storie. Leggendole<br />
mi sembra di sentire la sua voce che me le<br />
legge... Era un uomo triste nel suo profondo, ma<br />
pieno di ironia ».<br />
Si arrestò per schiacciare il resto <strong>del</strong>la sigaretta sul<br />
portacenere.<br />
« Perdonami», gli disse. « Ho tanto dentro al sangue<br />
mio padre che quando comincio a parlare di lui,<br />
non mi riesce staccarmene piú... Ti dovevo parlare<br />
di me, invece... ».<br />
«È di te che mi stai parlando».<br />
«In fondo, sí», ella disse. «È perché di me non<br />
ho nulla da dire. Cerco di vivere e di comportarmi<br />
come lui mi ha insegnato, e non ha fatto nulla per<br />
insegnarmelo, sai? Era soltanto un mio amico. Veniva<br />
a sciare con me, in piscina con me, al concerto<br />
con me, al cinema con me... ».<br />
« E tua madre? », le chiese Sandrino; pensava alla<br />
propria madre, al colloquio che aveva avuto con lei<br />
quel mattino medesimo.<br />
« Mia madre è buona, è debole. È una madre, tu<br />
capisci ? Per lei io non sono cresciuta. Si spaventa<br />
di tutto, di come parlo, di come penso. Ora poi, un<br />
poco mi odia perché sa che io non ho nessuna speranza<br />
che papà sia vivo... Ma anche di lei parleremo,<br />
se diventeremo amici».<br />
«Già lo siamo, no? », egli disse, e si riconobbe<br />
trepidante nel farle la domanda. «L'hai detto tu<br />
stessa ».<br />
«Non lo siamo abbastanza », ella gli rispose. Poi<br />
disse:<br />
« Io ho pochissimi amici, forse nessuno di veramente<br />
intimo. Ho <strong>del</strong>le conoscenze, dei ragazzi e<br />
<strong>del</strong>le ragazze come me, la mia amica che ti parlò<br />
ieri al telefono, per esempio, con i quali scherzo,<br />
ballo, studio, faccio i pettegolezzi, ci scambiamo le<br />
idee, facciamo gli scemi e le persone serie a seconda<br />
<strong>del</strong>le circostanze, ma dentro, dentro è diverso. Ci<br />
sono dei tasti che toccati una volta per conoscersi<br />
quali siamo, non si toccano piú, non si va a fondo.<br />
Si resta amici, ma si sa che certi argomenti non si<br />
debbono piú toccare. Ci si sopporta e stima a vicenda.<br />
Papà diceva: ci si aiuta a vivere. Guai se cosí<br />
non fosse. Ma l'amicizia, diceva papà, l'amicizia vera<br />
è un sentimento forte. È un volersi bene spietato,<br />
un guardarsi continuamente negli occhi, lui diceva.<br />
L'amore poi... ».
E fu la sua volta di arrossire, di persuadersi che<br />
stava innamorandosi di quello strano ragazzo, che<br />
non sapeva ancora chi fosse, e che forse aveva qualcosa<br />
di oscuro che l'opprimeva. Allora provò il desiderio<br />
di conoscere ciò che l'opprimeva, di sapere<br />
di lui tutto ciò ch'egli avesse voluto dirle. Tacque<br />
un istante, offerse a Sandrino e a se stessa una seconda<br />
sigaretta, disse:<br />
« Be', credo di aver vuotato il sacco per ora... Vuoi<br />
l'età? Diciotto, circa... Trovi forse che non sono alta<br />
abbastanza per la mia età, sii sincero».<br />
«Io ho gli stessi anni tuoi, e al contrario sono<br />
forse cresciuto troppo, che ne dici? ».<br />
«Dipende. Non è la statura che conta. Oddio,<br />
conta anche quella, eccome... Del resto, anche tua<br />
madre è alta quanto e piú di te... La vedevo spesso<br />
alla finestra, fino a qualche <strong>tempo</strong> fa. Dev'essere un<br />
po' scorbutica, o mi sbaglio? Tutte le volte che accennavo<br />
un saluto, si ritirava. Ora non la vedo da<br />
diversi giorni... Sai, nella stanza che dà sulla tua<br />
strada, c'è lo studio di papà. C'è anche il piano, e<br />
io ci passo quasi tutte le ore che sto in casa... Non<br />
mi dire che tua madre non s'è accorta <strong>del</strong>la mia attenzione.<br />
Le madri sono tremende, hanno un sesto<br />
senso, in questi casi... <strong>Un</strong> giorno mi parve ti baciasse<br />
apposta, per farmi credere, che so, che invece<br />
di tua madre fosse la tua amante ».<br />
Egli meditò prima di risponderle. Ciò che Elena<br />
gli aveva raccontato di sé, la franchezza con cui gli<br />
aveva parlato, le proprie idee e convinzioni a cui<br />
essa aveva alluso, avevano finito di turbarlo. Ella gli<br />
sollecitava una sincerità alla quale Sandrino sentiva<br />
di aderire, ormai, compiutamente, ma che tuttavia<br />
per un momento pensò di rifiutarle. Fu una lotta<br />
rapida e cru<strong>del</strong>e (stringeva il pugno sotto il tavolo,<br />
le unghie dentro il palmo contratto) che Sandrino<br />
sostenne contro la propria natura abituata al calcolo,<br />
alla finzione, e immediatamente risoltasi a favore dei<br />
sentimenti nuovi, inesplicabili eppur graditi, che<br />
Elena gli andava ispirando. Egli decise di ricambiare<br />
con pari lealtà il suo dono d'amicizia. Piú esattamente,<br />
egli credeva di poter placare il tumulto che<br />
lo agitava, soltanto contrapponendo la propria verità<br />
alla verità che Elena gli aveva rivelato. Erano due<br />
verità che assomigliandosi forse si completavano. Di<br />
certo, egli era suggestionato dalla presenza fisica <strong>del</strong>la<br />
fanciulla piú che dal suo eloquio. Intuiva tuttavia di
doversi portare sul suo stesso piano per conquistarla.<br />
Non calcolò la reazione che le proprie parole le potevano<br />
suscitare. Questi sentimenti erano in lui tanto<br />
assillanti quanto imprecisi. Egli non aveva ancora<br />
formulato un giudizio su se stesso, comunque adesso<br />
se non era il rimorso, non era piú nemmeno l'orgoglio<br />
di ciò che aveva compiuto a determinare il<br />
suo stato d'animo. Ascoltò unicamente il proprio<br />
istinto, il quale gli istigava un desiderio veemente,<br />
morboso, di raccontare ad Elena per intero le proprie<br />
gesta recenti e remote.<br />
Ella ripeté: «Scusami, ma ebbi questa esatta impressione:<br />
che essa volesse farmi credere che tu le<br />
fossi qualcosa di diverso da un figlio».<br />
«Infatti», egli disse. «Non era mia madre, era la<br />
mia amante. Ma adesso non lo è piú. È partita... ».<br />
Elena abbassò lo sguardo un istante, quindi tornò<br />
a sorridergli.<br />
«Ne ero convinta... Eri tu che la baciavi come un<br />
forsennato, non lei ».<br />
«Ti ripeto», egli la interruppe. «Non so piú nemmeno<br />
dove si trovi... Non mi importa piú nulla di<br />
lei... Mi credi? ».<br />
«Perché non dovrei crederti, se tu lo dici? ».<br />
Ritti al banco, due tranvieri bevevano la grappa;<br />
un ragazzostrillone entrò per consegnare alla cassiera<br />
il giornale <strong>del</strong> mezzogiorno; la radio, attutita,<br />
trasmetteva implacabile la sua musica leggera. Al tavolo<br />
dirimpetto, il solo oltre a quello dove sedevano<br />
Elena e Sandrino, uno dei baristi ordinava in tanti<br />
mucchietti i denari <strong>del</strong>le mance. Essi erano isolati<br />
nel loro angolo, ella con le spalle contro la vetrata,<br />
al di là <strong>del</strong>la quale, parlandole, egli vedeva la distesa<br />
di neve, le case lunghe in fila, interrotte dalle macerie,<br />
i taxisti immobili al volante, il rado via vai <strong>del</strong>le<br />
auto e dei pedoni, i tram che prendevano e lasciavano<br />
alla fermata il loro carico di passeggeri.<br />
Egli disse, e fu l'ultima considerazione che si concesse:<br />
«Dallo scherzo siamo passati alle cose serie ».<br />
«Se dobbiamo diventare amici», ella commentò.<br />
«Ed è strano che io abbia detto che lo siamo già »,<br />
riprese Sandrino. « Ossia, non è strano affatto, perché<br />
sento di essere già tuo amico. In tutti i sensi. Mi<br />
sembra come se fossimo già stati a letto insieme ».<br />
Ella trattenne il fumo che stava aspirando, s'imporporò<br />
alle guance. Gli rispose: «Galoppi con la
fantasia... Comunque, perché ti sembra strano? ».<br />
«Perché tu mi hai detto chi sei, e suppergiú come<br />
la pensi... Voglio dire che appartieni alla democrazia...<br />
Io invece sono un fascista ».<br />
La guardò. Vide che anche adesso, come poco prima,<br />
ella non reagí, se non socchiudendo un attimo<br />
gli occhi, quasi si sforzasse di individuare qualcosa<br />
che le appariva in lontananza. Ma subito dopo la<br />
sua voce rivelò la sua sorpresa, ch'ella cercò di mascherare<br />
in tono d'indifferenza, appena un poco ironico.<br />
«Ah, interessante », ella disse. « Sei stato fascista<br />
fino a quando? ».<br />
«Sempre, e lo sono ancora. Ora forse piú di<br />
prima ».<br />
« Incredibile», ella esclamò. « È la prima volta<br />
che il mio istinto mi ha tradito».<br />
« Perché sei una ragazza per bene, evidentemente.<br />
E non hai esperienza. Giorni fa, una donna da marciapiede<br />
capí subito che ero un exmarò».<br />
«Anche exmarò », ella ripeté.<br />
Aveva appoggiato il gomito al tavolino e il mento<br />
sulla palma <strong>del</strong>la mano. «Ed ora piú di prima»,<br />
commentò, con le sue parole. Poi gli chiese:<br />
«Non stai fingendo, per caso? Mica sarà un modo<br />
tutto tuo speciale di fare la corte? Saresti stupido».<br />
«È la verità », egli disse. « Mio padre era diverso<br />
dal tuo. Commercialista invece che scrittore. Seniore<br />
<strong>del</strong>la Milizia fascista. È morto in Africa, nel '36. E<br />
non stato mai mio amico perché io sí e no l'ho<br />
conosciuto. Non porto nemmeno il suo nome, ma è<br />
come se lo portassi due volte al posto d'una. L'ho<br />
nel sangue come tu hai il tuo ».<br />
Parlando scopriva di chiarire sé a se stesso, accentuava<br />
via via la brutalità <strong>del</strong> proprio linguaggio<br />
persuaso, in tal modo, di avvicinarsi sempre piú ad<br />
Elena. Egli agiva come se il loro amore, cosí come<br />
gli sembrava fosse sbocciato, dovesse rapidamente<br />
fiorire e consolidarsi attraverso la provocazione. Ella<br />
lo ascoltava senza piú dubitare <strong>del</strong>la sua sincerità,<br />
allarmata ma quasi piú di prima, seppure già diversamente,<br />
attratta verso Sandrino, per conoscerlo e<br />
capirlo e dare una ragione alla simpatia ch'egli le<br />
aveva suscitato e che non era ormai piú soltanto<br />
quella determinata dalla sua bellezza.<br />
Egli disse:<br />
«Ecco, ora comprendo perché ci siamo incontrati.
Perché abbiamo un destino in comune».<br />
«<strong>Un</strong> momento», ella intervenne. «Mi pare che<br />
i nostri destini siano talmente comuni da stare ai<br />
poli opposti... La tua storia puoi finirla lí... So che<br />
tu non eri tra coloro che vennero a prendersi mio<br />
padre, ma è come se tu ci fossi stato... Ma c'è un'ultima<br />
domanda alla quale ti prego di rispondermi...<br />
Perdonami», aggiunse, con un sorriso di amara ironia<br />
« sono cosí fatta. Non riesco a realizzare un pensiero<br />
se non ho chiaro il punto di partenza... Si tratta<br />
di questo: poco fa dicevi sul serio quando dicevi<br />
che io ti piacevo? Bene. In questo caso, tu stai sempre<br />
cercando di riuscirmi simpatico, non è cosí? È<br />
cosí. E allora: come speri di riuscirmi simpatico dicendomi<br />
ciò che mi dici?».<br />
La domanda sorprese Sandrino, gli sembrò ovvia<br />
al punto da temere di non averla capita.<br />
« Ripeti, per favore», le disse.<br />
«Voglio dire, se intendi entrare nelle mie grazie,<br />
perché ti riveli immediatamente per quello che sei? ».<br />
« Ma perché tu sei stata sincera, e mi hai richiesto<br />
di esserlo a mia volta ».<br />
«D'accordo, ma tu sapevi che essendo sincero non<br />
potevi procurarmi altro che ripugnanza. Quindi non<br />
è vero che mi volevi, diciamo cosí, conquistare. Al<br />
contrario: quando hai saputo chi sono e cosa penso,<br />
io pure ti ho destato ripugnanza, e ti sei accinto a<br />
dimostrarmelo... Non ce n'è bisogno, l'ho già capito...<br />
Questa è la verità. Ora, dimmi che questa è la<br />
verità, dopo di che... ».<br />
Fece per alzarsi, ma Sandrino la fermò premendole<br />
la mano sul braccio. Con un tono basso <strong>del</strong>la voce,<br />
ma violento e nello stesso <strong>tempo</strong> smarrito, che riaccese<br />
l'interesse <strong>del</strong>la ragazza, egli disse:<br />
«Mi vuoi far pentire di non aver barato? <strong>Un</strong>a<br />
<strong>del</strong>le rare volte, nella mia vita... ».<br />
«Ma cosa ti proponi? », ella insisté, ed ebbe un<br />
accento d'impazienza. «È questo che non capisco».<br />
Si era ricomposta sulla sedia e lo guardava, come<br />
per richiedere al suo viso, ch'era bello e le piaceva,<br />
ancora malgrado tutto le piaceva, ciò che le sue parole<br />
non riuscivano a dirle.<br />
«Io non ti ho promesso nulla prima, ed ora poi... »<br />
gli disse. «Nemmeno se tu mi dicessi che hai scherzato.<br />
Non ci crederei, ed anche se fosse, ti saprei<br />
troppo stupido... No, stupido non sei... Troppo di<br />
cattivo gusto, per potermi innamorare... Non ho det-
to innamorare, volevo dire... Be', hai perduto la parola?<br />
Vuoi fumare ancora? Tieni... Se volevi mettermi<br />
in imbarazzo, ecco, ci sei riuscito. E con<br />
questo? ».<br />
Egli depose la propria mano sulla sua appoggiata<br />
sul tavolo. Le disse:<br />
«Con questo è che ti voglio bene, in un modo che<br />
non ho mai provato prima d'ora... Cosa significa<br />
che abbiamo idee contrarie? Io credevo di non dover<br />
rinunziare alle mie per tutto l'oro <strong>del</strong> mondo, eppure<br />
parlando con te mi sembra di parlarne come<br />
<strong>del</strong>le idee di un altro... Ora desidero soltanto che tu<br />
mi voglia bene... Mi sembra di stare in ginocchio, e<br />
non ci sono abituato», aggiunse. Poi disse:<br />
«Vedi, ieri ho conosciuto per la prima volta cosa<br />
voglia dire aver paura. Mi avevano scambiato per<br />
un assassino e mi rincorrevano. Mi fermai perché<br />
sentivo che le gambe non mi avrebbero portato nemmeno<br />
per altri dieci metri, e il fatto di essermi fermato<br />
mi salvò. Forse mi salvò addirittura la vita...<br />
Ora, se penso di non poter riuscire a farmi voler bene<br />
da te, provo la stessa paura di ieri. Doppia, tripla...<br />
In questi ultimi giorni mi sono successe un'infinità<br />
di cose, e una si è sovrammessa all'altra da togliermi<br />
la ragione. Non so piú né quello che faccio né quello<br />
che dico. Ed ho paura, è cosí, ho paura ».<br />
Ella si liberò <strong>del</strong>la sua mano, per cercare nuovamente<br />
i fiammiferi nella borsetta, e perché il contatto,<br />
adesso, la turbava. E non, com'essa avrebbe<br />
desiderato, per un senso di repugnanza verso Sandrino.<br />
Accendendogli la sigaretta, gli disse:<br />
«Finirai col mettere paura tu a me. Mi accenni<br />
via via a cose sempre piú, come ti devo dire? inconsuete,<br />
sí, spaventose, e le lasci a metà... Come se<br />
io sapessi già tutto di te. Nello stesso <strong>tempo</strong> ho l'impressione<br />
che tu stesso veramente non sappia piú dare<br />
un corso logico ai tuoi pensieri... Sembra tu cerchi<br />
proprio me per confidarti di qualcosa che ti opprime,<br />
una persona che conosci appena... Alla quale<br />
pretendi di stare facendo la corte, come se non avessi<br />
nessun altro che ti possa aiutare».<br />
«Infatti», egli disse, e tornò a prenderle la mano.<br />
«Non ho nessuno. Nessuno. Ho mia madre, ma<br />
è pressappoco come la tua. Mi perdonerebbe tutto,<br />
anche il peggiore <strong>del</strong>itto. Ma non mi direbbe mai<br />
una parola che io non sapessi in anticipo che me la<br />
direbbe, nulla di nuovo che mi aprisse il cervello
come oggi ho bisogno di sentirmi aprire, e da me<br />
solo non ci riesco... Ci sono sempre riuscito, ora<br />
no... Se ne parlassi a mia madre finirebbe o addirittura<br />
comincerebbe col mettersi a piangere... E allora?<br />
Anzi, e con questo? come dici tu. Rimarrei solo<br />
piú di prima ».<br />
Tacque e la fissò negli occhi. Si guardarono a lungo,<br />
in silenzio, la mano nella mano. Forse soltanto<br />
allora s'incontrarono.<br />
XVIII<br />
Nevicava da tre giorni e tre notti, quasi ininterrottamente,<br />
sulla città e sulle sue macerie. I tram<br />
avevano smesso di circolare, gruppi di sciatori percorrevano<br />
i viali e la bassa collina. <strong>Un</strong> giornale scriveva:<br />
« Per i poveri e gli sventurati, la guerra continua<br />
». Nella terrazza, la neve aveva sommerso la<br />
stia. La donna <strong>del</strong> piano sottostante si era presa la<br />
gallina superstite: l'altra, quella a cui Sandrino aveva<br />
imposto il nome <strong>del</strong>la moglie di Flammarione,<br />
era stata uccisa dal gelo.<br />
A Sandrino invece, come per il passato, e come<br />
lui stesso aveva detto a Virginia, la neve gli dava<br />
calore. Certamente egli non ricordava le parole scambiate<br />
con l'amante la notte di fine d'anno. Anche<br />
l'immagine di Virginia era sfuocata nella sua memoria,<br />
simile ai richiami <strong>del</strong>la strada che giungevano<br />
al suo orecchio attutiti dalla neve. Dopo la notte sul<br />
Capodanno si erano avute giornate miti, col sole,<br />
poi era tornato il vento, il cielo grigio e basso sulle<br />
case, e quindi ancora la neve, questa incredibile neve<br />
di marzo sulla città, che non era piú quella di tre<br />
mesi prima. Aveva un diverso calore. Qualcosa era<br />
accaduto che aveva scosso la sua volontà e umiliato<br />
il suo istinto, determinandogli dei sentimenti comunque<br />
nuovi. La paura dapprima, e poi l'amore. Ora,<br />
a questa paura ed a questo amore, egli cercava di<br />
dare una ragione, riflettendo sulle circostanze e intrattenendosi<br />
con Elena al tavolo <strong>del</strong> Chiosco Bar<br />
ove da piú giorni tornavano mattino e sera. (Ella<br />
marinava la scuola; egli aveva ottenuto da Flammarione<br />
di riprendere il lavoro con l'inizio <strong>del</strong>la settimana<br />
ventura).<br />
Sandrino era ormai persuaso che il suo amore per<br />
Elena doveva identificarsi con lo spavento per il proprio<br />
passato: l'amore sarebbe diventato vero amore
soltanto allorché egli fosse riuscito a seppellire il proprio<br />
passato «moralmente, nella tua coscienza », come<br />
Elena gli diceva. Elena era adesso la sola cosa<br />
al mondo ch'egli desiderasse, non sussisteva altro di<br />
piú importante e immediato. E se per ottenerla gli<br />
occorreva di sacrificare ciò che aveva di piú prezioso,<br />
egli lo avrebbe sacrificato. La presenza di Elena operava<br />
quindi, per il momento, soltanto alla superficie<br />
<strong>del</strong>la sua coscienza, i suoi propositi erano tuttora<br />
egoistici, animosi, senonché per la prima volta, ne<br />
fosse o no persuaso, era contro se stesso che Sandrino<br />
li dirigeva. Accanto ad Elena egli si sentiva invadere<br />
da una dolcezza ed una trepidazione nuove, simili<br />
a quelle provate per la madre e tuttavia diverse, che<br />
insieme alla sua ragione turbavano i suoi sensi. Mentre<br />
con la madre gli era impossibile avviare un colloquio,<br />
parlando ad Elena gli venivano alle labbra<br />
parole che lo inducevano a interpretazioni inedite,<br />
<strong>del</strong>la realtà, che illuminavano inaspettatamente degli<br />
episodi su cui egli aveva creduto di essersi dato<br />
da <strong>tempo</strong> un giudizio definitivo. Egli si spiegava a<br />
se stesso, cominciava a dubitare di se stesso. Dinanzi<br />
allo sconforto <strong>del</strong>la madre, insofferente <strong>del</strong> suo pianto,<br />
Sandrino le aveva detto che le sue lacrime avrebbero<br />
finito col farlo impazzire; ora capiva che ciò<br />
sarebbe realmente avvenuto qualora Elena lo avesse<br />
abbandonato. Glielo ripeté, le disse:<br />
«Tu insisti perché io regoli i conti con la mia coscienza.<br />
Invece, in certi momenti, a me sembra di<br />
averli da regolare soltanto con te. Voglio dire, che<br />
dipende da te, da quel tuo sí o no che non ti decidi<br />
a pronunciare, se riuscirò a capire qualcosa in quello<br />
che mi sta succedendo... Stanotte», le disse, «ho<br />
fatto un sogno. Mi vedevo che ero sonnambulo e<br />
camminavo sull'orlo <strong>del</strong>la terrazza, col vuoto sotto.<br />
Tu mi accompagnavi a un passo di distanza, ma di<br />
dentro la terrazza. Io barcollavo, ero sul punto di<br />
cadere a capofitto sulla strada... Allora mi sono destato.<br />
Ecco perché sta a te: puoi darmi una spinta<br />
o trattenermi per il pigiama ».<br />
«Non credi lo stia già facendo? », ella gli chiese.<br />
« Il fatto stesso che continuo ad ascoltarti, non ti<br />
basta? Tuttavia non voglio, come devo dire? non<br />
voglio toccarti. Non voglio correre il rischio di precipitare<br />
assieme a te ».<br />
Erano al loro tavolinetto d'angolo, era pomeriggio<br />
inoltrato, il bar acceso di tutte le sue luci, col suo
via vai di gente, di sportivi che alzavano la voce, e<br />
al di là dei vetri la neve che cadeva lenta e rada.<br />
Ella disse: «Tu ripeti spesso "parliamoci chiaro",<br />
soprattutto nei momenti in cui vuoi farmi l'impressione<br />
di essere persuaso di quello che dici. Ebbene,<br />
è proprio allora che dici le cose piú confuse, e ti rimangi<br />
tutto quello che di sensato ti era uscito di<br />
bocca fino ad allora... Poiché è cosí: sembra che le<br />
parole ti escano di bocca senza che tu le accompagni<br />
col pensiero... Papà diceva che questo è tipico degli<br />
irresponsabili... L'ha scritto in un suo libro, a proposito<br />
di una donna dominata dagli istinti. Tutto<br />
quello che le sue emozioni la portavano a fare, le<br />
sue parole erano lí pronte a giustificarlo. Le sue riflessioni,<br />
che essa credeva avvenissero sempre un istante<br />
prima dei fatti, accadevano in realtà sempre un<br />
istante dopo... Cotesta donna non aveva mai il <strong>tempo</strong><br />
di vivere con se stessa, era sempre fuori di sé, specie<br />
quando era piú sola e credeva di riflettere... Ma ora<br />
sto facendo <strong>del</strong>le citazioni», ella commentò, e sorrise.<br />
«È un personaggio che si chiama Nora. Forse<br />
tu sei uguale a lei. Fai il male senza rendertene conto.<br />
Come papà ha scritto di Nora, tu pure bruci tutto<br />
e non ti accorgi di dar fuoco a te stesso. È il tuo fascismo,<br />
io credo», ella concluse.<br />
« Cosa te lo fa pensare? », egli le chiese. E senza<br />
aspettare la sua risposta, aggiunse: « Forse è vero<br />
che brucio soltanto me stesso, ma sono sempre stati<br />
gli altri a darmi fuoco... Soltanto ora me ne convinco:<br />
non ho mai portato in fondo nulla di quanto<br />
mi sono via via proposto. Ed ho sempre pagato per<br />
cento volte di piú di quello che avevo avuto intenzione<br />
di fare... ».<br />
«Ecco», ella lo interruppe. «Ascolta ciò che stai<br />
dicendo. Ti consideri tu la vittima... Arriverai a credere<br />
di non essere stato nemmeno marò ».<br />
«Sono stato marò, ma non ho mai ammazzato<br />
nessuno... Alla vigilia di cominciare a sparare su<br />
qualcuno mi esplose la rivoltella tra le mani e ferii<br />
me stesso... ».<br />
«Dopo di che», ella scattò, « tutte le rivoltelle e<br />
i mitra, e le bombe e i cannoni dei tedeschi e dei<br />
fascisti scoppiarono allo stesso modo... ».<br />
«Volevo dire che non sono mai stato nemmeno<br />
quello che avrei voluto essere ».<br />
Stava leggermente curvo verso di lei, teneva le<br />
mani tra le ginocchia e lo sguardo fisso sopra il
tavolo.<br />
«È spaventoso», esclamò.<br />
«Davvero», ella disse. «È spaventoso», e guardava<br />
i suoi riccioli biondi che sbucavano dal basco e<br />
gli carezzavano la fronte. «Vuoi ordinare un'altra<br />
cioccolata? », gli chiese. Quindi gli disse:<br />
«Ieri sera vennero fuori parole grosse, ti ricordi?<br />
E tu mi dicesti che anche per te libertà e patria avevano<br />
lo stesso significato che gli davo io, siccome<br />
anche tuo padre, come il mio, era morto con quegli<br />
stessi ideali... Lasciai cadere il discorso per non salutarti<br />
una volta per sempre. Ora mi sento disposta<br />
a riprenderlo, ora che hai detto spaventoso».<br />
«È cosí», egli disse. «Io sono stato nei marò per<br />
difendere la patria, tutti noi fascisti, e i tedeschi, ne<br />
eravamo convinti... Va bene, a parole... ».<br />
« No, no», ella esclamò. E si aggiustò la cinghia<br />
<strong>del</strong>la borsetta sulla spalla, come per raccogliersi e<br />
sentirsi tutta a proprio agio. Gli disse:<br />
« Intendo l'effetto che fanno adesso dentro di te,<br />
queste parole. I giornali che hai avuto tra le mani<br />
in questi mesi, i documentari che hai visto nei cinema,<br />
le celle di tortura, le camere a gas, possibile<br />
non ti abbiano fatto riflettere? E se non te ne senti<br />
responsabile, perché tu ignoravi tutto questo, possibile<br />
che almeno tu non ti senta tradito? E non ti<br />
sfiora il pensiero che la tua idea di libertà e di patria<br />
la difendessero proprio coloro che stavano dall'altra<br />
parte <strong>del</strong>la barricata? ».<br />
Egli taceva, gli occhi sul tavolo, ed ella gli accarezzava<br />
i capelli con lo sguardo. Riprese:<br />
«Voglio portarti un esempio, che credo valga ancora<br />
di piú, appunto perché non ci tocca da vicino.<br />
È un episodio che ho appreso in questi giorni, da<br />
una rivista... C'era un paese in Cecoslovacchia, si<br />
chiamava Lidice, poche migliaia di abitanti, un borgo<br />
qualsiasi, in aperta campagna, con uomini, donne<br />
e bambini ai quali un Chiosco Bar come questo<br />
sarebbe forse sembrato la settima meraviglia <strong>del</strong>la<br />
terra... Ora, in una strada molto fuori <strong>del</strong>l'abitato<br />
venne ucciso un comandante nazista. Fuori l'abitato,<br />
ti ripeto... Quelli di Lidice non c'entravano per nulla,<br />
avevano soltanto la colpa di abitare nella località<br />
piú vicina al punto in cui era avvenuto l'attentato...<br />
Sai quale fu la rappresaglia dei tedeschi? Fucilarono<br />
tutti gli uomini di Lidice, le donne e i bambini<br />
superstiti li deportarono e rasero al suolo il paese.
Trasportarono, perfino le macerie, perché non rimanesse<br />
traccia che lí era esistito un paese che si chiamava<br />
Lidice, e perché non rimanesse nessun segno,<br />
fecero arare la terra e la seminarono a grano... C'era<br />
un altro paese, in Francia, si chiamava Oradour,<br />
questo era sul mare, e fu lo stesso, o quasi. Decine<br />
di altri paesi, in Russia, in Polonia, e qui, in Italia,<br />
e fu lo stesso... Ora tutto questo, lo sterminio, la<br />
cru<strong>del</strong>tà di avere pensato al resto, non ti offende? Te<br />
come individuo, te che eri dalla parte dei nazi... ».<br />
«Oh », egli disse, « che valore può avere? Se fossi<br />
stato dalla parte di coloro che rasero al suolo Hiroshima,<br />
e Colonia, e la nostra città medesima, proprio<br />
questo chiosco, che è stato rifatto di recente,<br />
se non lo sai, non dovrei essere offeso ugualmente?<br />
Ed a maggior ragione, siccome è casa mia... ».<br />
Alzò la fronte e la guardò negli occhi. La vide risentita,<br />
ostile, tuttavia con un'ombra di turbamento<br />
nelle pupille, che la intristiva.<br />
« Sei un cretino», ella esclamò. « Sono contenta<br />
di poterti restituire l'insulto che mi hai dato... Speri<br />
ti si apra la testa, mi dicesti. Ebbene, ci troverai<br />
segatura. E se ti spacchi il petto, al posto <strong>del</strong> cuore<br />
scoprirai d'avere non so che ».<br />
«<strong>Un</strong>a pietra... », egli disse, sorridendo.<br />
«Nemmeno, una pietra è già qualcosa con troppo<br />
sentimento ».<br />
Subito dopo credette di avere trovato ciò che gli<br />
doveva dire.<br />
«È come ti ripetevo poco fa: non hai il minimo<br />
senso di ciò che sia verità e di ciò che sia menzogna...<br />
Non capisci che a volte è piú penoso essere giusti<br />
che ingiusti... A volte, anzi, sempre io credo».<br />
Egli le cercò la mano, ma essa la ritrasse. Le disse:<br />
«Sei tu, adesso, ingiusta... Non è vero che io non<br />
mi voglia persuadere... Nessuno mi aveva mai parlato<br />
come tu mi parli, da pari a pari... E capisco<br />
soprattutto un fatto: che sia tu che io non facciamo<br />
che ripetere cose che ci sono state insegnate. Perché<br />
non parliamo di noi soltanto? Sei tu che io voglio,<br />
cosí come sei, mi basta guardarti per sapere come<br />
sei... ».<br />
Per un attimo ella sentí come sue le parole di<br />
Sandrino. Era arrossita e dové stringere i denti per<br />
superare l'emozione. Finché riuscí a dirgli:<br />
« Il mio errore consiste nell'avere la pretesa di catechizzarti...<br />
Non c'è nessun punto su cui ci si pos-
sa incontrare... Tranne che nello sport», aggiunse.<br />
Poi concluse: «È giusto quindi che non ci si debba<br />
piú rivedere ».<br />
La sua voce era ferma, come il suo sguardo, triste<br />
ma recisa. Egli si attaccò disperatamente alle sue<br />
parole, smarrito <strong>del</strong>la decisione che sembrava averle<br />
determinate. Le disse:<br />
«Ora non piú. Ora vuoi essere giusta, e ne soffri... ».<br />
«E con questo? ».<br />
«Con questo è che anche tu mi ami... Ricominciamo<br />
a parlare di sport, se è su questa strada che<br />
c'incontriamo. Ti va? ».<br />
Ma venne meno egli stesso al proprio invito, siccome<br />
disse:<br />
«Anche con Faliero, hai detto che ti è simpatico<br />
dal modo come te ne ho parlato, anche con lui è<br />
discutendo di calcio che stiamo diventando amici.<br />
E appena pochi giorni fa mi proponevo di ucciderlo...<br />
Col pugnale, come ti dissi... Immagino accadrebbe<br />
lo stesso se incontrassi Luca e la sua banda...<br />
Questo sento di doverlo a te, perché da quando ti ho<br />
incontrata non ho che te in testa, mi fai sembrare<br />
ridicolo tutto il resto... Non pensi che se mi lasci,<br />
quei pensieri mi riassalirebbero tutti in una volta,<br />
potrei farmi prendere dalla disperazione».<br />
Ella gli rispose esattamente ciò che pensava, nondimeno<br />
mentre gli rispondeva le sembrò di stare<br />
esasperando il proprio pensiero, o che comunque le<br />
sue parole fossero piú forti <strong>del</strong> sentimento che in<br />
realtà provava.<br />
« Significherebbe che io non avrei contato nulla<br />
per te... Altrimenti sarebbe proprio dopo che io ti<br />
avessi lasciato che tu dovresti pensare a me piú di<br />
prima ».<br />
«Sí», egli disse, «ma non mettermi ancora alla<br />
prova... Non sono ancora in fiato, capisci? Non ho<br />
il punto di palla... Vedrai, un po' alla volta imparerò<br />
il tuo stile... ».<br />
Fu allora che tornarono a sorridersi.<br />
Uscirono, egli la teneva a braccetto, sulla neve,<br />
che era alta e rendeva faticoso e allegro il cammino.<br />
Il cielo era sgombro di nubi, apparivano timide le<br />
stelle; e l'aria era pungente ma gradita, cosí come i<br />
radi fiocchi di neve che raggiungevano i loro volti,<br />
portati da un vento lieve che carezzava i balconi,<br />
le cimase. <strong>Un</strong>a venditrice di caldarroste li fermò<br />
col suo richiamo: era vecchia, grassa, imbacuccata
sotto l'ombrellone verde carico di neve, tutta raccolta<br />
sul trespolo che le procurava da vivere e la faceva<br />
scampare dal gelo col suo calore. Riempí ad entrambi<br />
le mani <strong>del</strong>le sue castagne, e queste erano bollenti,<br />
scricchiolavano tra le dita. Aveva una voce dolce,<br />
cordiale: gli disse che il freddo non li doveva spaventare,<br />
poiché erano giovani e li riscaldava l'amore.<br />
Essi la salutarono chiamandola nonnina. Procedettero<br />
al fianco l'una <strong>del</strong>l'altro, sbucciando le castagne, protestando<br />
perché erano dure e bacate quando le trovavano<br />
dure e bacate; egli gettava in aria i gusci e li<br />
calciava al volo: ad un certo momento la neve lo<br />
tradí, scivolò, ella lo sorresse e gli evitò la caduta.<br />
«Sei un cattivo terzino, nei tuoi rimandi», gli<br />
disse.<br />
Risero e si ripresero a braccetto, celebri terzini entrambi,<br />
«Ballarin e Maroso», com'egli disse, «<strong>del</strong><br />
Torino », poiché Elena aveva il cappotto rosso e rossa<br />
era la maglia <strong>del</strong> Torino, anche se il Torino non<br />
era la squadra <strong>del</strong> suo cuore.<br />
Sembravano tacitamente d'accordo nell'evitare le<br />
strade <strong>del</strong> centro su cui la neve era spalata, per raggiungere<br />
casa. Prendevano le vie strette e traverse,<br />
ove la neve dava alle caviglie, ove ad ogni incrocio<br />
il vento era piú forte e di volta in volta li costringeva<br />
a stringersi al braccio per superare la prima folata.<br />
Girarono attorno al giardino dirimpetto al lungofiume,<br />
ed ella si fermò come per riposarsi appena un<br />
istante, appoggiata con le spalle alla bassa cancellata.<br />
Gli disse:<br />
«Mi hai raccontato tutto di te. Tanto che non<br />
voglio sapere di piú, anche se ci fosse qualcosa d'altro<br />
da sapere. Non per ora, almeno... Ma c'è un'ultima<br />
cosa che desidererei conoscere: se fu vera o no<br />
l'impressione che ebbi la prima volta che ci ritrovammo<br />
qui, davanti al giardino... Mi sembrò che<br />
questo luogo ti destasse un turbamento, la paura che<br />
poi mi confessasti... ».<br />
Egli la recinse tra le sue braccia, tenendosi con le<br />
mani alle sbarre <strong>del</strong>la cancellata che finivano come<br />
tante picche, l'una accanto all'altra.<br />
« C'è sempre un'ultima cosa che ti occorre sapere,<br />
per aver chiaro il punto di partenza, nevvero? ».<br />
«È cosí » ella disse. « E con questo? ».<br />
Egli imitò la sua voce: « E con questo... parliamoci<br />
chiaro... ».<br />
Si sorrisero e Sandrino posò le sue labbra su quelle
di Elena. Fu un bacio casto, fuggitivo ella con le<br />
spalle contro la cancellata, egli che la rinchiudeva tra<br />
le sue braccia, restando coi pugni stretti attorno alle<br />
sbarre che tuttavia li sconvolse, e <strong>del</strong>la cui reciproca<br />
emozione né l'una né l'altro vollero darsi un<br />
segno.<br />
Cosí, come se nulla fosse accaduto, di ciò che era<br />
accaduto, e che entrambi sentivano fatalmente accaduto,<br />
egli riprese:<br />
«Mi sembrò che tu avessi capito fino da allora...<br />
Dunque, adesso non vuoi soltanto una conferma, vuoi<br />
che te ne spieghi la ragione... ».<br />
«Sí », ella disse. «Anche se all'incirca la conosco<br />
già... Fu qui che avvenne l'episodio con Bruna? ».<br />
«Non soltanto per quello... L'episodio con Bruna<br />
è sepolto, di questo ne sono piú che sicuro... È che<br />
qui ci sono venuto fin da bambino, le due o tre<br />
ragazzette con le quali ho amoreggiato ci ho amoreggiato<br />
qui, qui venivo con Virginia... Chiamavo<br />
questo giardino la mia garçonniere, e il fatto di avertici<br />
guidato senza volerlo... Poiché già da quel momento<br />
sentivo che con te era diverso... ».<br />
Ella gli chiese di baciarla.<br />
Poi gli disse: «Non significa ancora che sono innamorata...<br />
Bisogna tu riesca a farmi dimenticare<br />
che dovrei considerarti un nemico ».<br />
E siccome Sandrino taceva, ella aggiunse:<br />
« Ti chiedo proprio ciò a cui credo tu stia pensando:<br />
di rinunciare a tuo padre... Tu non l'hai<br />
quasi nemmeno conosciuto, per te è poco piú di<br />
un'immagine, una fotografia, ti ha indicato una strada<br />
di cui ti stai accorgendo ch'era sbagliata... Il mio,<br />
per me, e stato una realtà, mi ha insegnato tutto:<br />
dalle vocali sul sillabario ai cristiania sulla neve, e<br />
non solo... Anche il volerti bene, se arriverò a volertelo,<br />
lo dovrò a lui».<br />
Poco dopo si salutarono, si dettero appuntamento<br />
per l'indomani. Egli l'aveva accompagnata sul portone<br />
di casa. Ella agitò la mano richiudendo la porta<br />
a vetri <strong>del</strong>l'ascensore, poi questo si mosse portandosi<br />
in alto la sua figura che salutava. Ora Sandrino doveva<br />
girare attorno all'isolato per raggiungere la propria<br />
abitazione. Preferí indugiare per le strade, voleva<br />
godersi ancora un poco, tutto solo, la sua vittoria.<br />
Non si chiedeva nulla, né <strong>del</strong> passato né <strong>del</strong>l'avvenire,<br />
estranei a quel presente cosí intensamente vissuto.<br />
Era una creatura persuasa di sé, che stringeva il
mondo nel pugno e lo tratteneva senza sforzo e senza<br />
presunzione. Pensava ad Elena, ed ella bloccava il<br />
<strong>tempo</strong> con la sua figura. Egli camminava solo, sulla<br />
neve, fumando la sigaretta, e la sua figura lo accompagnava.<br />
Ella era stata trepida ed animata tra le<br />
sue braccia mentre la baciava, i suoi baci sembravano<br />
promettergli l'appagamento dei sensi che soltanto<br />
Kati aveva saputo dargli. Ed Elena era di certo<br />
vergine, come nessuna <strong>del</strong>le donne ch'egli aveva<br />
avuto.<br />
Questo pensiero tornò ad intorbidare la sua mente.<br />
Tentò invano di richiamarsi ai sentimenti di tenerezza<br />
che Elena gli aveva ispirato onde sfuggire a<br />
quel pensiero che la offendeva, e che tuttavia era<br />
piú forte di lui, gli accendeva i sensi. All'immagine<br />
fuggitiva di Kati si succedeva quella di Virginia<br />
ch'era la donna di cui Sandrino aveva piú a lungo<br />
goduto, e con essa gli si riproponevano alla memoria<br />
le sue effusioni, la nudità di Virginia, la battaglia<br />
ch'egli aveva cinicamente combattuto per debellare<br />
ogni suo pudore, i momenti in cui Virginia era<br />
tutta offerta al suo arbitrio ed egli soffriva di non<br />
poterla distruggere, e le torceva la carne sui fianchi,<br />
la istigava a compiere qualcosa di lubrico, di osceno<br />
ch'egli stesso non sapeva suggerirle. Ora, suo malgrado,<br />
egli comparava mentalmente il corpo nudo<br />
ed eccitato di Virginia a quello ancora segreto di<br />
Elena, li identificava, ne subiva il desiderio e l'angoscia.<br />
Stringeva il pugno per cercare di arrestare il<br />
fluire <strong>del</strong>le immagini nella memoria. Staccò la corsa,<br />
sulla neve, per liberarsene. Entrò in un bar, lo stesso<br />
da dove pochi giorni prima aveva telefonato a Bruna,<br />
si chiuse nella cabina, formò il numero di Elena.<br />
Era già piú calmo e padrone di sé, le disse:<br />
«Volevo salutarti ».<br />
«Io pure... Ho portato il telefono nello studio di<br />
papà. Ero qui anche un momento prima che tu chiamassi...<br />
Spiavo dai vetri per vederti rientrare... ».<br />
« Ora sono sicuro di amarti», egli le disse. « Qualsiasi<br />
cosa accada ».<br />
«Non accade mai nulla a nostra insaputa. C'è<br />
sempre il <strong>tempo</strong> di accorgersene. Soltanto che a volte<br />
non si può impedire che accada ».<br />
«È una risposta? ».<br />
« Credo di sí... capisco che tu te ne entusiasmi. Io<br />
no, invece. Ero cosí allegra e sicura di me fino a una<br />
settimana fa... Facevo la scema due terzi <strong>del</strong>la gior-
nata e mi sentivo felice... Non ti adirare, ma temo<br />
che tu ti sia preso da me la sicurezza che avevi perduto,<br />
e mi abbia lasciato in cambio la tua paura».<br />
«E con questo?... Parliamoci chiaro... ».<br />
«Parliamoci seriamente, piuttosto... Sei proprio sicuro<br />
di te stesso? Di poter mantenere quello che<br />
un'ora fa mi è sembrato tu mi volessi promettere? ».<br />
«Tutto quello che ti è sembrato, e molto di piú».<br />
«Per esempio?».<br />
«Non so... Non credo di dover compiere nessuna<br />
azione dimostrativa... Te ne persuaderai giorno per<br />
giorno ».<br />
« È questo che desideravo tu mi dicessi ».<br />
« Anzi no, qualcosa di concreto comincerò a fare.<br />
Parlerò di te a Faliero stasera stessa... Domani scade<br />
la settimana di <strong>tempo</strong> che mi aveva dato e voglio<br />
dimostrargli che non ho bisogno di proroghe... Lui<br />
e Bruna ti vorranno conoscere. Bisogna ti conoscano...<br />
Tu sei il mio alibi... Voglio dire, tu sola puoi<br />
testimoniare che ciò che io gli avrò raccontato non<br />
è una invenzione <strong>del</strong> vecchio Sandrino».<br />
«Ma esiste un Sandrino nuovo? ».<br />
«Ne dubiti ancora?».<br />
« Sí, perché sento di volerti bene e credo di avere<br />
imparato a leggere dentro di te, anche se in fretta ».<br />
«Aspetta a giudicarmi ».<br />
« È ciò che io dico a te: aspetta a giudicarti ».<br />
« Credo di avere superato la crisi proprio in quest'ultima<br />
mezz'ora, dal momento in cui ti ho lasciata,<br />
al momento in cui mi hai risposto al telefono».<br />
«Ed esattamente? », ella gli chiese.<br />
«Ti ho, sí, ti ho offeso col pensiero ».<br />
Credette di esserle stato sincero, e si sorprese allorché,<br />
rispondendogli, ella fu veramente sincera, cinica<br />
quasi, pure di esserlo.<br />
«Che tu mi desideri è naturale... Hai pensato che<br />
Possa aver baciato qualche altro ragazzo prima di te?<br />
Ma certo che ne ho baciati... O forse hai pensato<br />
peggio ancora? ».<br />
Già da <strong>tempo</strong> qualcuno apriva e chiudeva la porta<br />
<strong>del</strong>la cabina, per sollecitarlo.<br />
«Ora devo lasciarti... Ma non riflettere su questo...<br />
Ti giuro che il peggio non l'ho pensato».<br />
« Significherebbe che tu mi ameresti come il vecchio<br />
Sandrino, se tu l'avessi pensato», ella disse.<br />
Egli uscí dal bar. Sentiva di essere il nuovo San-
drino che Elena gli aveva augurato di essere; e adesso<br />
era unicamente all'avvenire che pensava, ad Elena,<br />
che avrebbe fatta conoscere a Bruna ed a Faliero, e<br />
tutti e quattro assieme sarebbero andati la domenica<br />
alla partita di calcio, al tamburello, a giocare al tennis,<br />
a sciare. E la mamma sarebbe stata contenta di<br />
saperlo di nuovo dietro il banco di Flammarione, a<br />
misurare le passamanerie, col metro di legno tra le<br />
mani. Dal bar dove aveva telefonato fino a casa il<br />
tragitto era breve, egli camminava spedito, era giovane<br />
e i suoi passi erano lunghi, malgrado la neve.<br />
Non ebbe il <strong>tempo</strong> di dare una forma logica al suo<br />
ragionamento, né di risalire al passato nel corso dei<br />
suoi pensieri. Questi lo assalivano in modo turbinoso<br />
ma allietante, siccome sgorgavano dalla sorgente piú<br />
limpida <strong>del</strong> suo animo, ed erano ansiosi di vita, d'avvenire.<br />
Il passato lo aggredí d'improvviso, sull'angolo<br />
<strong>del</strong>la strada in cui Sandrino abitava. <strong>Un</strong>'ombra di<br />
donna avanzò di un passo dalla parte opposta <strong>del</strong><br />
marciapiede, lo chiamò con un tremore nella voce,<br />
poi piú forte poiché egli procedeva senza averla udita,<br />
ripeté una terza volta il suo nome.<br />
« Sandrino fermati».<br />
Questa volta egli la intese, e la riconobbe. Si voltò<br />
di scatto e vide Virginia davanti a sé, raccolta nella<br />
pelliccia, in testa il suo feltro nero, la borsetta sotto<br />
l'ascella. Ella restava immobile a qualche metro di<br />
distanza, sulla neve, con un orizzonte di case e di<br />
neve alle proprie spalle. La sua voce lo aveva folgorato.<br />
Passarono pochi istanti prima che Sandrino le si<br />
avvicinasse, intanto la guardava. Subito egli si sentí<br />
incapace di rifiutarsi alla realtà quale gli appariva:<br />
la sua vita riprendeva il suo corso naturale dal punto<br />
in cui l'incontro con Elena l'aveva interrotta. La presenza<br />
di Virginia escludeva Elena, la sopprimeva. Gli<br />
parve di separarsi da Elena come se l'immagine <strong>del</strong>la<br />
fanciulla si staccasse fisicamente dal suo fianco per<br />
dileguarsi davanti ai suoi occhi. Il volto di Elena era<br />
triste nel dargli il commiato, bianco come la neve.<br />
«Allontaniamoci di qui», disse Virginia. Era incerta,<br />
emozionata. «Ho bisogno di parlarti», aggiunse.
XIX<br />
Camminarono per un lungo tratto in silenzio. Era<br />
già tarda sera e le strade pressoché deserte, con le<br />
case poggiate sulla neve. Nel cielo sgombro e senza<br />
luna, le stelle erano anche piú fitte: la città vi specchiava<br />
il suo pallore. Il semaforo sotto il quale Elena<br />
e Sandrino avevano sostato pochi giorni prima era<br />
bloccato sul giallo, occhieggiava ad intermittenza come<br />
un piccolo faro sulla distesa di neve. Ad un crocicchio,<br />
là dove un'edicola di giornali, spenta e disabitata,<br />
creava un'ombra piú fonda, egli la costrinse<br />
a fermarsi spingendola bruscamente tra il muro<br />
e l'edicola.<br />
« Ci siamo allontanati abbastanza», le disse.<br />
Virginia restava a capo basso, le braccia strette attorno<br />
alla vita, e taceva. Sandrino sollevò il pugno,<br />
lo lasciò ricadere con violenza sull'omero <strong>del</strong>la donna.<br />
«Non ho <strong>tempo</strong> da perdere», le ripeté.<br />
Ella soffocò un grido. Il colpo, improvviso , l'aveva<br />
piegata sulle ginocchia. Egli la sostenne; quando fu<br />
di nuovo dritta davanti a lui, le vibrò uno schiaffo<br />
sulla guancia.<br />
«Parla», le ingiunse.<br />
Ella sussurrò: «Non ho fatto nulla di male».<br />
«Davvero?», egli disse. «Ti stritolo se non mi<br />
spieghi. Perché sei tornata? ».<br />
«Per rivederti».<br />
Ella era stordita, la sua voce rivelava il suo smarrimento.<br />
Ma come era stato aggressivo, cru<strong>del</strong>e, d'un<br />
tratto egli diventò tenero, suadente. Le sollevò il<br />
mento con la mano, le disse:<br />
«Non puoi fare a meno di me, non è cosí? ».<br />
Ella annuí e timidamente alzò lo sguardo sul suo<br />
viso, desiderò di vedere le sue pupille celesti, i suoi<br />
capelli biondi che l'oscurità le impediva di riconoscere.<br />
«Dimmi prima di te, di Faliero», disse.<br />
Egli la rassicurò, poi le chiese:<br />
«Sei mancata per venti giorni... Dove sei stata?<br />
Con chi? ».<br />
«Non ho mai smesso di pensarti né di volerti bene<br />
», ella disse. Ed a bassa voce, chinando la testa,<br />
raccogliendosi nelle spalle per sostenere il colpo che<br />
si attendeva, aggiunse: «Non ti ho tradito, te lo<br />
giuro ».<br />
Egli sembrò di non averla udita.
«Come hai vissuto? ».<br />
«Ti dirò tutto... Ma promettimi che mi picchierai<br />
dopo, che prima mi lascerai parlare».<br />
«Non ti picchierò né ora né poi... Non ti picchiero<br />
mai piú».<br />
«Andiamo in un luogo qualsiasi... Sono in strada<br />
da stamani ».<br />
«Niente», egli esclamò, e subito mascherò di affettuosa<br />
impazienza il gesto di furore col quale l'aveva<br />
respinta a ridosso <strong>del</strong>l'edicola. «Voglio sapere<br />
immediatamente, qui... ».<br />
«Fu una paura improvvisa», cominciò Virginia.<br />
«Non me ne rendo conto nemmeno io... Sentii di<br />
dietro la porta Bruna e Faliero che minacciavano di<br />
dividerci, di farci chissà cosa... Tu non c'eri ed io<br />
persi la testa... Scappai... Mi volevo ammazzare...<br />
Dovetti vagare forse tutta la notte, non ricordo piú<br />
Ero sul lungofiume, fissavo l'acqua e non trovavo<br />
la forza di buttarmi giú... Mi pareva di averlo già<br />
fatto, di essere già morta, aspettavo che cominciasse<br />
l'altra vita, vedevo Gesú che aveva la tua faccia...<br />
Ero fuori di me... Lui mi ha raccontato di avermi<br />
trovata svenuta, e che una guardia voleva portarmi<br />
all'ospedale... Lui disse di conoscermi, siccome infatti<br />
mi conosceva, chiamò un taxi e mi condusse a<br />
casa sua... Mi ha detto che <strong>del</strong>iravo... Tornai in me<br />
due giorni dopo, non mi rammentavo piú nulla...<br />
Anche ora non sono capace di ricostruire, di rendermi<br />
conto».<br />
Ella parlava, trepidante e sconvolta qual era, come<br />
se Sandrino già sapesse <strong>del</strong>la sua avventura, ed essa<br />
gli dovesse soltanto confermare la realtà di per sé<br />
irripetibile dei fatti. Era ansiosa di liberarsi <strong>del</strong> ricordo<br />
di avvenimenti che a lei stessa sembravano<br />
lontani ed inutili, come un sogno doloroso, ormai<br />
sfuggito alla memoria. Ella cercava piuttosto di rincuorarsi<br />
con la propria voce, onde trovare il coraggio<br />
di rivelare a Sandrino il fatto che piú le premeva,<br />
la circostanza cioè che l'aveva ricondotta a lui e che<br />
restava tuttora sepolta nel segreto <strong>del</strong> suo cuore. Parlava<br />
a scatti, con un tono concitato e querulo insieme,<br />
alzando e abbassando lo sguardo dal volto di<br />
Sandrino, tutto in ombra, di cui non riusciva a sorprendere<br />
l'espressione.<br />
« Mi credi quando ti dico che non mi rendo<br />
conto? ».<br />
« Certo », egli disse. « E lui, questo lui, chi è? ».
«<strong>Un</strong> avvocato, una persona gentile, ricca... Mi ha<br />
rispettata, ti giuro, si e commosso <strong>del</strong>la mia sventura...<br />
Dimmi che ci credi che mi abbia rispettata ».<br />
« Chi è? », egli ripete.<br />
Ella gli disse chi fosse, il suo nome e il suo conome,<br />
e <strong>del</strong>la bella casa che possedeva, solo, scapolo,<br />
dove l'aveva accolta e rispettata.<br />
«Lo conosci anche tu... È uno di quelli che giocavano<br />
a scacchi, nel <strong>nostro</strong> caffè... Quello basso,<br />
stempiato... ».<br />
«Testa di morto», egli esclamò.<br />
Stava per pronunciare un'insolenza, e si corresse:<br />
« <strong>Un</strong>a persona distinta... ».<br />
« <strong>Un</strong>a brava persona», ella aggiunse, «fine, educata...<br />
».<br />
Passò una comitiva di giovanotti e ragazze che si<br />
tenevano in fila, l'uno al braccio <strong>del</strong>l'altro, e cantavano<br />
e prendevano a calci la neve. Virginia tacque<br />
finché si furono allontanati, stretta tra il muro e la<br />
edicola, siccome Sandrino le si era fatto addosso per<br />
nascondere lei e se stesso alla brigata. Egli cercava<br />
di renderle lieve il peso <strong>del</strong>la propria persona.<br />
«Scusami», le sussurrò all'orecchio.<br />
Il suo fiato era caldo, la sua voce era dolce: ella<br />
si sentí perdonata. Questo sembrò ristabilire una confidenza<br />
tra di loro. Ella riprese a parlare, caotica,<br />
febbrile. Ascoltandola, Sandrino riguadagnava se stesso,<br />
timidamente, alla speranza. Per alcuni istanti<br />
pensò che Virginia lo avesse avvicinato al solo scopo<br />
di ottenere da lui la promessa ch'egli non le avrebbe<br />
insidiato la felicità domestica appena riconquistata.<br />
Era la solita Virginia, alla quale il timore di un suo<br />
ricatto velava la ragione. Sandrino fu sul punto di<br />
provarne pietà, di addolorarsi per averla allora percossa<br />
ed insultata. Rifletté di avere ancora un lungo<br />
cammino da percorrere, la mano nella mano di<br />
Elena, prima di giungere a debellare il vecchio Sandrino<br />
ridesto al primo spiraglio aperto sul passato.<br />
Senonché, di lí a poco, le parole di Virginia lo restituirono<br />
al suo stato d'animo di furore e di sgomento<br />
insieme.<br />
« Sei venuta per scoprire le mie intenzioni, ma non<br />
ne ho.. Tu sei libera... Non mi vedrai mai piú».<br />
«Allora, non mi credi ».<br />
«Come non ti credo? Ti credo e sono contento<br />
che tu abbia ritrovato la tua strada... Se costui è una<br />
brava persona, ti sposerà, ti farà felice... ».
« Ma l'ho lasciato», ella disse, e in fretta, nuovamente<br />
concitata, aggiunse: «Dall'altro ieri, l'ho lasciato...<br />
Ho preso in affitto due stanze alla periferia<br />
dalle parti <strong>del</strong>la ballera, ti ricordi? Ho già fatto portare<br />
la mobilia, l'ingresso è indipendente... Mi hanno<br />
sbloccato il denaro di mio marito, lui, l'avvocato<br />
mi ha aiutata... Potrai aprire un magazzino di tessuti,<br />
se vorrai... ».<br />
La mano di Sandrino si serrò sul suo braccio. Ella<br />
si piegò sotto la stretta, ma non volle gridare. Lo<br />
supplicò, gli disse:<br />
« Avevi promesso che mi avresti ascoltata... Mi<br />
tieni per sempre, ormai. Non ti potrò piú sfuggire,<br />
nemmeno se lo volessi... No, non lo voglio, non lo<br />
vorrò mai... Perché allora sarei tornata?».<br />
Egli le liberò il braccio; il suo gesto fu brusco,<br />
violento, la riconfisse tra il muro e l'edicola.<br />
«È ancora quello che non ti decidi a spiegarmi».<br />
Ora la speranza lo aveva definitivamente abbandonato,<br />
la sua angoscia sopraffaceva il suo furore,<br />
aveva l'impressione di essere legato a Virginia come<br />
se una corda li tenesse stretti ed uniti, con le membra<br />
immobilizzate nei suoi giri. In realtà, avrebbe voluto<br />
colpirla di nuovo, spietatamente, per eccitarsi e sfuggire<br />
allo sgomento che lo invadeva, fino a schiacciarla<br />
sulla neve, e nondimeno era incapace di farlo,<br />
poteva soltanto ferirla con la voce, richiamandosi<br />
alla tracotanza <strong>del</strong> passato. Le disse:<br />
«Dopo che sei stata venti giorni con un altro,<br />
hai provato nostalgia, perciò sei tornata... Ricordi<br />
cosa di avevo promesso in questo caso? Di strapparti<br />
il seno ».<br />
<strong>Un</strong> taxi attraversava il crocicchio a passo d'uomo,<br />
lo chauffeur batteva la mano sulla lamiera <strong>del</strong>lo<br />
sportello.<br />
«Prendiamo quella macchina», ella disse. «Come<br />
il giorno di Capodanno».<br />
Sandrino la respinse nel suo angolo. Il taxi si allontanò<br />
sulla neve.<br />
Egli disse: «Per Capodanno era una carrozza, ero<br />
romantico allora, e tu non eri ancora una puttana... ».<br />
« Sto per crollare».<br />
«Meglio cosí... Io me ne andrò e ti troveranno<br />
morta assiderata».<br />
Ella era esausta e si teneva per le spalle contro il<br />
muro. Pronunciò la frase senza meditarla, cosí come<br />
il sentimento gliela portava alle labbra, disse:
«Non morirei sola».<br />
Tacque, quasi spaventata <strong>del</strong>le proprie parole e<br />
insieme contenta di averle pronunciate, ora che le<br />
aveva pronunciate.<br />
«Pensi che al tuo avvocato, aprendo il giornale,<br />
gli verrebbe il crepacuore? Oppure che sarei io a<br />
morirne, per il rimorso? ».<br />
Quanto piú egli era ironico, tanto piú adesso ella<br />
si sentiva audace.<br />
«Qualcuno che morirebbe con me, nello stesso<br />
istante ».<br />
Sandrino non capiva ancora, non capi finché Virginia<br />
non glielo disse con la frase piú propria, che<br />
era incinta di lui e che ne era stata dapprima terrorizzata<br />
e poi felice. E nemmeno dopo che Virginia<br />
glielo ebbe detto egli fu capace di realizzare l'idea,<br />
la quale gli sembrava impensabile, assurda, e che<br />
tuttavia lo annichiliva, lo inchiodava nuovamente coi<br />
piedi sulla neve, lo respingeva nel profondo <strong>del</strong>la<br />
sua angoscia, senza piú volontà né determinazione.<br />
L'immagine di Elena apparve e disparve alla sua<br />
mente, inghiottita dal rombo che adesso gli torturava<br />
le orecchie.<br />
Virginia gli aveva messo le braccia attorno al collo,<br />
gli disse:<br />
«Dapprincipio non me ne resi conto, credevo, tu<br />
capisci, poi mi sono fatta visitare... Dové essere subito,<br />
forse proprio la notte sul Capodanno... L'ostetrico<br />
dice che non lo si può ancora affermare con<br />
certezza, ma io ne sono ormai sicura, lo sento».<br />
Egli avvertiva il contatto dei suoi guanti, freddi,<br />
piú freddi <strong>del</strong>l'aria, dietro la nuca. Ora che l'oscurità<br />
gli era familiare, si vedevano l'un l'altra in viso.<br />
Ella parlava e cercava il suo sguardo, desiderava<br />
sempre piú di specchiarsi dentro le sue pupille. Gli<br />
disse:<br />
« Non voglio costringerti a nulla... Gli darò il mio<br />
nome... Mi basta che tu lo riconosca davanti a me...<br />
Ho di nuovo <strong>del</strong> denaro, forse anche tu ne hai ancora,<br />
non importa se non ne hai piú... Ne ho io per<br />
tutti e tre, e per qualche anno... Finché tu mi vorrai.<br />
Se poi mi vorrai per sempre... Ora, quando tu<br />
mi dovessi lasciare, nulla mi farebbe piú paura...<br />
Non ti deve dispiacere. Appena tu lo vorrai, sarò io<br />
a scomparire. Ma posso darti ancora tutta me stessa...<br />
Mi vuoi sempre un po' di bene? Me ne vuoi di<br />
piu o di meno, adesso? Cosí poco da non darmi un
acio?<br />
Gli cercò la bocca e Sandrino si lasciò baciare.<br />
«Dimmi qualcosa, non mi merito nemmeno una<br />
parola? ».<br />
«Sei una sciagurata», egli esclamò.<br />
Si sottrasse alla sua effusione prendendola per i<br />
polsi e lasciandole ricadere le braccia con violenza.<br />
«Vuoi trascinarmi a fondo con te», aggiunse, incerto,<br />
siccome lo sgomento lo prostrava. Poi disse:<br />
«È una tua trovata, per intenerirmi e farti perdonare...<br />
Ed anche se fosse vero, non è mio... Sei<br />
stata venti giorni con un altro uomo».<br />
Il tono <strong>del</strong>la sua voce dava a Virginia il coraggio<br />
di potergli replicare e quasi la certezza che Sandrino<br />
la contrastasse per mascherare la propria commozione.<br />
«Non mi ha toccato, nemmeno una carezza... E<br />
se pensi che ti abbia tradito, rifiuta me, non il bambino...<br />
Il bambino come puoi rifiutarlo? ».<br />
Ella si staccò dal muro, lo prese a braccetto, s'incamminarono.<br />
Sandrino si faceva condurre, guardava<br />
la neve sotto i suoi piedi, anche piú bianca<br />
nell'oscurità: aveva gli occhi pieni di quel bianco<br />
che gli accecava gli occhi e il cervello. Virginia lo<br />
sospinse dentro una porta a vetri illuminata. Il calore<br />
<strong>del</strong>l'ambiente li stordí entrambi, la luce ed insieme<br />
un effluvio intenso di fiori. Ella scoppiò in<br />
una risata, tanto piú irrefrenabile in quanto Sandrino<br />
sembrava tardare a rendersi conto e la interrogava<br />
con lo sguardo.<br />
Era un negozio di fioraio. La commessa potava<br />
il gambo a <strong>del</strong>le rose, passandole di vaso; gli si fece<br />
incontro, simulando di partecipare <strong>del</strong>la loro allegria.<br />
Siccome Virginia oppressa dalle risa si era appoggiata<br />
allo stipite <strong>del</strong>la serra a muro, la ragazza<br />
si rivolse a Sandrino, gli presentò la rosa che teneva<br />
in mano, spiritosa e gentile gli disse:<br />
« Colte adesso, sotto la neve... Non va? Allora,<br />
un fascio di mimose? Orchidee, per la signora?».<br />
Egli era interdetto, quindi si sentí ridicolo, avvampò<br />
e subito lo assalí l'ira. Scostò la ragazza che gli<br />
era dinanzi, e piú brutalmente ancora scosse Virginia<br />
agguantandola per il braccio. Ella era tutta presa<br />
d'ilarità, la sua violenza riuscí appena a ridurle l'empito<br />
<strong>del</strong>le risa. Mentre Sandrino la trascinava sulla<br />
strada, Virginia agitò la mano verso la ragazza:<br />
« Credevamo fosse un caffè», le gridò. «Il vetro
era appannato ».<br />
Appena fuori, il pugno di Sandrino la raggiunse<br />
allo sterno, benché attutito dalla pelliccia le mozzò<br />
le risa e il respiro. Ella si morse le labbra per il dolore,<br />
ma non ne dette altro segno. Si ricompose e<br />
poi gli disse:<br />
«Hai ragione, mi sono comportata come una bambina».<br />
Avevano raggiunto il centro <strong>del</strong>la città, animato<br />
<strong>del</strong>le sue insegne luminose, dei passanti e <strong>del</strong>le auto;<br />
una squadra di spalatori notturni apriva dei camminamenti<br />
tra la neve; gli strilloni gridavano le<br />
ultime edizioni. L'aria aveva temperato il suo rigore<br />
ed il cielo, col suo stellato, prometteva un indomani<br />
di sole, forse il timido annuncio <strong>del</strong>la primavera che<br />
si distendeva sopra l'ultima neve. Entrarono in un<br />
bar e si servirono all'impiedi, come Sandrino le<br />
impose.<br />
«Non sopporto la luce», egli disse. «Ed anche<br />
la gente, stasera, mi dà noia».<br />
Volle un liquore, che fosse forte e dolce; lo bevve<br />
d'un fiato e gli venne da tossire. Ora Virginia poteva<br />
goderselo di nuovo con gli occhi e accumulare tenerezza<br />
nel proprio cuore. Egli conservava il cipiglio<br />
che in altre circostanze l'aveva sgomentata,<br />
ma adesso no: nelle sue pupille v'era un che di stupefatto<br />
e di ansioso che addolciva la sua espressione.<br />
Ella chiese una tazza di latte: era bollente e la ristorava.<br />
Respirava profondamente, tra l'uno e l'altro<br />
sorso.<br />
«Mi sembra di rinascere», commentò. « È come<br />
se ogni sorsata mi si tramutasse in sangue».<br />
Sorrise, poi ripeté:<br />
«Ho camminato tutto il giorno, in su e in giú coi<br />
facchini, nei negozi, per sistemare la casa... Ho dovuto<br />
chiamare l'elettricista, siccome vicino al letto<br />
non c'era la presa. Vedrai che belle lampade ho<br />
comperato per i comodini... Ho comperato anche...<br />
non te lo volevo dire. Doveva essere una sorpresa».<br />
Desiderava che Sandrino la sollecitasse a parlare;<br />
e Sandrino la interrogò come lei desiderava, ma distrattamente.<br />
«Cosa? ».<br />
«Prova a dire».<br />
«Non saprei, un oggetto?».<br />
«Sí e no. Comunque, un oggetto grande... Non<br />
un mobile tuttavia ».
Questo gioco accentuava l'avvilimento di Sandrino.<br />
Virginia lo aveva legato al suo destino. Essa si<br />
sentiva rinascere allo stesso modo in cui lui si sentiva<br />
finito. La sua presenza lo riportava alla condidizione<br />
che gli era stata propria fino a pochi giorni<br />
prima: di ragazzo discolo, da emendare, secondo la<br />
definizione piú garbata espressa da Faliero, di irresponsabile,<br />
come Elena gli aveva detto. Il ritorno<br />
di Virginia, la paternità ch'essa gli attribuiva,<br />
avevano ristabilito questa situazione: ribellarsi significava<br />
riprendere la lotta per evadere dal cerchio<br />
che si era nuovamente chiuso attorno a lui, ed egli<br />
non aveva piú né forza né volontà di lottare. Destituito<br />
di ogni proposito, Sandrino si affidava alle circostanze:<br />
non cercava piú né di prevenirle né di determinarle,<br />
le subiva ormai. Compiaceva Virginia<br />
nel suo gioco con la condiscendenza di un complice;<br />
e nell'amarezza che lo angosciava, quasi era preso<br />
di lei, le si avvicinava come per ottenere un conforto.<br />
Nello stesso <strong>tempo</strong> ripeteva a se stesso una frase di<br />
Elena, improvvisamente riaffioratagli nella memoria:<br />
«Mica si scappa da noi stessi... Papà diceva che ci<br />
si porta sempre dietro, come portiamo il viso. E tu<br />
vorresti già essere un altro, con tutto quello che hai<br />
ancora di scoperto dietro di te». La sua mente affannava<br />
irresoluta attorno ad un discorso che gli sembrava<br />
già concluso.<br />
Virginia lo richiamò al gioco, gli disse:<br />
«Prova ancora ».<br />
«È un buffet... Se hai due stanze, una l'adatterai<br />
a salotto e camera da pranzo».<br />
Avevano lasciato il bar, ed ella era felice che Sandrino<br />
si dimostrasse incuriosito. Si allontanavano<br />
dalle vie centrali, tornavano nella distesa d'ombra e<br />
di neve <strong>del</strong>le strade secondarie, verso la periferia e il<br />
capo opposto <strong>del</strong>la città, incontro al fiume. Era lei<br />
che insensibilmente decideva il cammino, con un<br />
senso inconscio ma volontario di ripercorrere quelle<br />
stesse strade che erano state loro familiari appena due<br />
mesi prima, dove avevano passeggiato ogni giorno,<br />
mattina e sera, avendo di volta in volta, come meta,<br />
il caffè ed il giardino.<br />
«È una radio», ella disse. «Mi terrà compagnia<br />
quando tu non ci sarai e prima che lui nasca... Imparerò<br />
le nuove canzoni... Tu non sai che... », sorrise,<br />
aggiunse. «Sono intonata, ecco».<br />
Era allegra, felice, ritrovava forse per la prima
volta compiutamente, dopo tanto <strong>tempo</strong>, la spontaneità<br />
che doveva esserle stata propria.<br />
«Vero che non fa piú freddo? La neve pare perfino<br />
finta... Come nella Bohème», commentò. Poi<br />
disse: «Guarda la sala d'aspetto <strong>del</strong> capolinea... Ti<br />
ricordi di quel giorno che pioveva?».<br />
Vi si diressero. Il luogo era deserto, nella strada<br />
che furono costretti ad attraversare la neve era quasi<br />
intatta, e cosí sul marciapiede <strong>del</strong>la pensilina, fin<br />
dentro la sala, appena rischiarata da una lampadina<br />
incastrata nel soffitto.<br />
«Qui non c'è né gente né spreco di luce», ella<br />
disse. «I tram non camminano da stamani».<br />
Ripuliva il sedile <strong>del</strong> velo di neve portatavi dal<br />
vento.<br />
«Perciò è sempre aperto qua dentro», aggiunse<br />
guardandosi attorno, « perché non c'è nulla da portar<br />
via. Anche le panche sono infisse al muro».<br />
Egli si sedette, le mani nelle tasche <strong>del</strong> cappotto,<br />
il mento sul petto, e taceva. Ella gli si mise accanto,<br />
e dopo qualche istante di silenzio, gli disse, con<br />
altra voce:<br />
«Facevo cosí per darmi un contegno... So che tu<br />
adesso mi devi rimproverare ».<br />
Egli le rispose ciò che in quel momento pensava<br />
di lei, con le prime parole che gli vennero alle labbra,<br />
ma che tuttavia facevano parte di un suo preciso<br />
pensiero, e quasi dolcemente, per cui la durezza che<br />
v'era nelle sue parole sembrava recare implicito un<br />
affettuoso perdono:<br />
« Mi chiedo soltanto come puoi essere tanto irresponsabile...<br />
Alla tua età, e nelle tue condizioni...<br />
Non sembri piú una bambina, ma qualcosa come<br />
una pazza».<br />
«Mi hai voluto ricordare che non ho il diritto di<br />
sacrificare la tua esistenza... Certo, sarò una vecchia<br />
quando tu sarai un uomo nel fiore <strong>del</strong>la vita, ma<br />
ancora non e cosí... Se ancora mi vuoi, finché mi<br />
vorrai », ripeté.<br />
Egli taceva, e Virginia stessa capiva di stare parlando<br />
a se stessa piú che a lui:<br />
« Io ti sarò sempre grata, comunque deciderai...<br />
Tu mi hai dato soltanto gioie, fino a questa che ho<br />
in seno e che è la piú grande di tutte... Era lo scopo<br />
<strong>del</strong>la mia vita quando credevo che la mia vita avesse<br />
uno scopo, la famiglia... Adesso lo è diventato<br />
piú che mai... ».
Sandrino seguiva il suo commento e insieme il<br />
corso dei propri pensieri.<br />
«Perché sei tornata, allora, perché? Se quell'avvocato<br />
ti voleva, perché non sei rimasta con lui,<br />
forse ti avrebbe presa anche cosí, o avresti potuto<br />
abortire... Avresti avuto un nome, una bella casa».<br />
Ella trasalí e d'improvviso le si inumidirono gli<br />
occhi, piangeva serenamente, tuttavia, cosí come parlò,<br />
subito dopo:<br />
«Abortire è uccidere, cosa credi? No, non mi è<br />
passata per la testa un'idea simile, ed ora mi rendo<br />
conto <strong>del</strong> perché... Sarebbe stato come uccidere te... ».<br />
«E poi, non sei pazza», egli disse. Quindi aggiunse:<br />
«Del resto, a quel tuo avvocato, gli potevi<br />
far credere che eri rimasta incinta di lui... Per un'altra<br />
donna sarebbe stata una cosa da nulla».<br />
«Dunque, non vuoi credere che non mi abbia<br />
toccata ».<br />
Egli accendeva una sigaretta, riparato nel cavo<br />
<strong>del</strong>le mani ove teneva il cerino, le disse:<br />
«Bastava tu ti facessi toccare... ».<br />
«Oh», ella esclamò. « Ora mi fai anche piú paura...<br />
Finora le cose tremende che mi dicevi, me le<br />
dicevi durante l'amore o mentre mi picchiavi; ora<br />
invece sei calmo, sono cose che pensi veramente».<br />
«Che ti ho detto di tanto orribile? ».<br />
« Ciò che hai detto».<br />
Le lacrime le scendevano adesso lungo il volto, ella<br />
le arrestava portandosi le dita sotto gli zigomi.<br />
«Avrei dovuto darmi a lui, sapendo di avere in<br />
seno una creatura concepita con te».<br />
Sandrino sorrise, e per un momento ritrovò il suo<br />
cinismo, la sua antica ironia.<br />
«Parli di seno e di concezione come nelle preghiere...<br />
Non ti senti per caso una Madonna? Perché<br />
in questo caso io sarei il Padreterno».<br />
La guardò e soltanto allora si accorse che Virginia<br />
piangeva. L'improvvisa baldanza non lo sorresse: si<br />
era tutta esaurita nella volgarità <strong>del</strong>le sue parole. Egli<br />
ricadde nello stato d'animo di poco prima, nell'abulia<br />
che l'apparizione di Virginia gli aveva determinato,<br />
e dentro la quale il loro recente colloquio aveva<br />
finito per radicarlo. Provò soltanto fastidio <strong>del</strong><br />
suo pianto, e non pensò di imporsi a lei con la violenza,<br />
bensí fingendo una comprensione che nemmeno<br />
lui capiva piú se interamente simulata.<br />
«Accetto le tue condizioni», le disse. «Finché
mi piacerai ti resterò vicino... Poi vedremo che reazione<br />
avrò di fronte a questo figlio, per adesso non<br />
me lo so nemmeno immaginare».<br />
L'attirò a sé e la baciò sulla bocca. Di lí a poco,<br />
ella si era appoggiata col capo sul suo petto, già<br />
tutta e di nuovo pacificata, uno sconosciuto apparve<br />
sulla soglia. I suoi passi erano stati silenziosi sulla<br />
neve, ed essi si accorsero di lui solo dopo che fu<br />
entrato.<br />
Era un uomo indefinibile per l'età, ma visibilmente<br />
un accattone, rinvoltato in uno stinto cappotto da<br />
militare, con in testa una bustina <strong>del</strong>lo stesso tipo,<br />
ed a tracolla un saccapane altrettanto logoro e rappezzato,<br />
come il cappotto e come le scarpe, e rigonfio.<br />
Dapprima sembrò non vederli, raggiunse il sedile<br />
all'altra estremità <strong>del</strong>l'ambiente e subito vi si distese,<br />
collocandosi il saccapane sotto la testa. Poi<br />
disse:<br />
« Non buttate cotesta cicca, giovanotto. Lanciatela<br />
dalle mie parti».<br />
Sandrino cosí fece. Intanto si era alzato, insieme a<br />
Virginia. Gli dettero la buonasera. Ma lo sconosciuto<br />
li richiamò, dicendo:<br />
« Buonasera è troppo poco. Questa, da una certa<br />
ora in avanti, non e piú <strong>del</strong>l'Azienda dei tram, è<br />
casa mia. Mia e di altri che ancora devono arrivare.<br />
Mi dovete pagare il fitto <strong>del</strong>la panca».<br />
Quindi, prendendo le poche lire che Sandrino, sospinto<br />
da Virginia, gli porgeva:<br />
«Dico, compagno, mica ti sei offeso? Tu capisci,<br />
si fa per farsi coraggio. È una naia che dura da sette<br />
anni. Cinque in India. P. W. nove, cinque, sette,<br />
tre, 9573, se vuoi giocarli al Lotto... E non accenna<br />
a far giorno, non balugina una luce di lavoro», e si<br />
rivoltò sull'altro fianco.<br />
Gli gridò ancora dietro:<br />
«Dico, compagno, se volete restare mica mi date<br />
noia... ».<br />
Essi già non lo udivano piú. Sandrino sosteneva<br />
Virginia per il braccio, e badavano dove posavano i<br />
piedi, sulla neve. Raggiunsero il marciapiede dirimpetto,<br />
e lei disse:<br />
«Quando ci vediamo?».<br />
« Domani, naturalmente», egli le rispose.<br />
E subito, lo possedé una certezza che nemmeno in<br />
seguito Sandrino seppe spiegarsi compiutamente, ma<br />
che tuttavia era stata cosí propria al suo stato d'ani-
mo da apparirgli perfino ovvia, rivelatagli dalle sue<br />
stesse parole. Appena ebbe detto «domani», gli sembrò<br />
assurdo che potesse venire il domani, col sole magari,<br />
le strade senza neve. Impossibile che potesse<br />
sorgere il nuovo giorno, e baluginare una luce. Da<br />
quel momento le sue parole furono logiche, assennate,<br />
remissive, anche, ma estranee al suo intelletto.<br />
Similmente, dal suo spirito era assente ogni velleità,<br />
ogni sentimento. Egli era ormai esorbitato da se<br />
stesso, tutto immedesimato nel pensiero che il mondo<br />
sarebbe finito quando quella notte fosse finita. Ascoltava<br />
Virginia, le rispondeva, ma di vivo in lui v'era<br />
unicamente la paziente attesa di un evento che non<br />
lo riguardava nemmeno piú tanto egli vi si era arreso,<br />
disposto a subire le parole e i gesti che le circostanze<br />
gli avrebbero via via richiesto. Che Virginia<br />
gli avrebbe richiesto, poiché essa, con la sua presenza,<br />
aveva bloccato il <strong>tempo</strong> e doveva quindi volgerlo<br />
alla sua soluzione. Sandrino le si affidava.<br />
«Accompagnami altri due passi», ella disse.<br />
«Prenderò un taxi al posteggio... Pensi lo troverò? ».<br />
«Forse, ma ti chiederà un'enormità».<br />
« Che importa... Ho già speso un patrimonio in<br />
questi giorni, per la casa... Domani devi aiutarmi a<br />
fare i conti... Poi bisognerà decidere se i soldi li lascio<br />
in banca o tu preferisci investirli... Ma una certa<br />
cifra mi occorrerà averla a disposizione ».<br />
«Ti bisogneranno tante cose».<br />
«Soltanto per il corredino... ».<br />
Si stringeva a lui, con la spalla sul suo petto, ed<br />
egli la teneva al braccio e la sosteneva. Ella gli chiese,<br />
timidamente:<br />
«Tu non hai piú niente? ».<br />
«No, niente ».<br />
«Non voglio sapere... Ti andrà meglio un'altra<br />
volta ».<br />
Ora la strada sboccava su di un largo, con la lampada<br />
ad arco che lo illuminava e dirimpetto, affondato<br />
nell'oscurità e nella neve, c'era il giardino, recinto<br />
dalla sua bassa cancellata. Il luogo era deserto,<br />
l'insegna <strong>del</strong> posteggio sembrava infissa nella neve.<br />
«Con questo <strong>tempo</strong>, i taxi faranno il servizio di<br />
notte? Dove potremmo chiedere? A quel caffè là in<br />
fondo? ».<br />
«È una farmacia », egli disse.<br />
Ella rise e gli si appoggiò con la fronte sull'omero.<br />
«Ne facevo un'altra <strong>del</strong>le mie, come dalla fioraia».
« Andiamo ad informarci?».<br />
« No, proviamo ad aspettare qualche minuto, chissà...<br />
Mettimi un braccio attorno alla vita, mi riscaldi».<br />
Era piegata su di lui e gli porgeva la faccia.<br />
«Mi pensavi spesso? Come mi pensavi? ».<br />
«Come eri... Come sei ».<br />
«Io sempre, anche nei momenti che piú mi credevo<br />
decisa a dimenticarti... Ma poi ho capito perché<br />
ti ricordavo, per quello che mi avevi dato e non lo<br />
sapevo ancora ... Ecco il taxi ».<br />
« È una macchina privata».<br />
L'auto passò davanti a loro, rallentando alla voltata,<br />
e sparí. Ella tornò a lasciarsi sostenere dalle braccia<br />
di Sandrino che la cingevano torno torno alla<br />
vita. Lo guardava ed al chiarore <strong>del</strong>la lampada ad<br />
arco, ravvivato dal riflesso <strong>del</strong>la neve, vedeva il suo<br />
volto metà in ombra metà in luce, calmo, dolce, che<br />
la inteneriva.<br />
«Povero il <strong>nostro</strong> giardino», ella disse, « sotto la<br />
neve ».<br />
L'assalí un pensiero improvviso: il ricordo <strong>del</strong>l'episodio<br />
raccontatole da Bruna, accaduto lí, su una<br />
di quelle aiuole sepolte sotto la neve. Ma non volle<br />
dar segno <strong>del</strong> proprio turbamento. Temeva di irritarlo,<br />
adesso che Sandrino si dimostrava cosí buono<br />
con lei, e la teneva sul suo petto, abbracciandola alla<br />
vita. Disse:<br />
«Perché non andiamo a dargli un saluto, sia pure<br />
dal di fuori? Ti ricordi il giorno in cui ti feci la<br />
sorpresa dei cachi? ».<br />
Attraversarono lo spiazzo, e Sandrino disse:<br />
«Fu lo stesso giorno che poi venne a piovere».<br />
Giunsero dinanzi alla cancellata, in un punto distante<br />
appena pochi metri da quello ove poche ore<br />
prima Elena gli aveva chiesto di baciarla.<br />
«E il giorno prima, ti ricordi? Avevi vinto la<br />
scommessa <strong>del</strong>le dodici paste».<br />
Ella si sporgeva sulla cancellata.<br />
«La neve è molto piú bassa di quello che credevo...<br />
Guarda, anche al buio s'intravede la nostra<br />
panchina... Qui, tra i due alberi... L'ombra piú<br />
grande è quella <strong>del</strong>la vasca, una <strong>del</strong>le altre, la seconda<br />
a destra.<br />
«Uhm, uhm», egli annuí.<br />
Virginia si voltò, affidandosi con le spalle alla cancellata,<br />
tra l'una e l'altra <strong>del</strong>le sbarre che finivano a
forma di lancia, giusto all'altezza <strong>del</strong>la sua testa,<br />
come aveva fatto Elena. Istintivamente egli la rinchiuse<br />
dentro le sue braccia, stringendo le mani alle<br />
sbarre.<br />
«Mi commuovo come una sciocca», ella disse. E<br />
quindi, con un'ironica, affettuosa amarezza nella voce,<br />
aggiunse: «Alla mia età, e nelle mie condizioni,<br />
mi comporto come non si comporterebbe nemmeno<br />
la ragazzina che ti faceva la corte dalla sua finestra ».<br />
Egli non provò nessuna emozione a quelle sue parole,<br />
tuttavia sentí che le proprie mani si tenevano<br />
piú saldamente alle sbarre <strong>del</strong>la cancellata, avvertí un<br />
afflusso di energie in tutta la persona, come un'improvvisa,<br />
oscura coscienza <strong>del</strong>le proprie forze.<br />
Virginia aveva riversato la testa all'indietro, la poggiava<br />
sulla cima di una <strong>del</strong>le sbarre, in un abbandono<br />
che compiva il suo stato di grazia, per cui anche il<br />
premere lieve <strong>del</strong>la punta acuminata <strong>del</strong>la lancia contro<br />
la nuca le era gradito.<br />
La penombra, lí, era piú fitta, e l'ampio largo deserto<br />
nella sua distesa di neve, con in fondo il globo<br />
rosso ed acceso <strong>del</strong>la farmacia.<br />
Virginia disse: «Quante stelle, vedessi... Il tuo<br />
padrone le conosceva a una a una, doveva essere un<br />
uomo felice... Guarda quella com'è bassa, com'è luminosa...<br />
».<br />
Sandrino era piegato su di lei, attratto dal suo volto,<br />
dalla sua voce, col senso di precipitare assieme a<br />
lei in quell'oscurità senza fine; e ad ogni istante sempre<br />
piú accresciuto <strong>del</strong>la propria forza, come se fosse<br />
il pallore <strong>del</strong> volto di Virginia, il suono <strong>del</strong>la sua<br />
voce a dargli un'energia sempre maggiore. Ed erano<br />
i suoi occhi, che adesso vedeva anche piú bianchi <strong>del</strong><br />
suo viso e <strong>del</strong>la neve, rivolti in alto, ad attirarlo in<br />
un'intenzione amorosa, di attimo in attimo sempre<br />
piú intensa, a fargli nascere il desiderio improvviso,<br />
lancinante di schiacciarli, di cancellarli quegli occhi,<br />
con le proprie mani.<br />
Ella disse, e furono le sue ultime parole:<br />
« Se tu non mi lasciassi, potrei restare qui tutta la<br />
notte, a guardare le stelle come una bambina, infilata<br />
per la testa... ».<br />
Le mani di Sandrino si serrarono sulle sbarre come<br />
draghe, con la stessa, graduale, implacabile intensità.<br />
E d'un tratto, esse, le sue mani, sentí che gli esplodevano,<br />
agivano da sole, strinsero Virginia alle mandibole<br />
e, cariche di tutta la loro forza, le riversarono
la testa ancora piú indietro, di colpo, da conficcarle<br />
la lancia nella nuca. Con<strong>tempo</strong>raneamente le sue<br />
gambe si erano serrate sui fianchi di Virginia, e la<br />
immobilizzavano. Ella gettò un grido, non piú umano,<br />
che risuonò come un feroce, disperato grugnito.<br />
Egli si trovò la testa di lei inerte tra le mani, e il<br />
suo volto scoperto, con gli occhi piú grandi e piú<br />
bianchi, rovesciati. Il corpo <strong>del</strong>la donna si afflosciava<br />
sotto la stretta, trascinava in basso la testa come per<br />
sottrarla alla sua morsa. Egli la sollevò di nuovo e di<br />
nuovo tornò ad appiccarla, due volte, tre volte, quattro<br />
volte ancora, finché la testa gli sfuggí dalle mani<br />
viscide di sangue e Virginia rimase infissa alla sua<br />
croce. Egli arretrò di un passo e per un lungo istante<br />
rimase immobile a fissare l'amante ancora in piedi<br />
davanti a lui, col mento eretto, le braccia pendule<br />
sulla pelliccia, un fantoccio che gli offriva la gola.<br />
Ai suoi piedi c'era la borsetta nera, come deposta<br />
sulla neve.<br />
Quindi Sandrino si abbassò di spalle, lentamente,<br />
sui talloni, tuffò le mani nella neve, le lavò con<br />
calma, con attenzione, passando le unghie dei pollici<br />
dentro le unghie <strong>del</strong>le altre dita, spiando ai due orizzonti<br />
sulla distesa di neve. Pochi minuti dopo, mentre<br />
già egli aveva raggiunto il marciapiede dirimpetto<br />
e là, nell'ombra, Virginia si faceva un piedistallo<br />
<strong>del</strong> proprio sangue, con gli occhi inutilmente<br />
sbarrati a scoprire le stelle un taxi si arrestò davanti<br />
al palo <strong>del</strong> posteggio. Lo chauffeur sporse la<br />
testa verso Sandrino che era venuto a trovarsi all'altezza<br />
<strong>del</strong>la macchina. Egli proseguí senza rispondergli,<br />
voltò l'angolo, ma non fuggí, accelerò il passo<br />
e piú oltre si fermò. Dette fuoco ad alcuni cerini per<br />
accertarsi se i suoi abiti fossero macchiati di sangue,<br />
e con l'ultimo, rassicurato, accese la sigaretta.<br />
Allora, riprese il cammino, imboccando il viale su<br />
cui era passato poco prima al fianco di Virginia. Si<br />
sentiva liberato d'ogni angoscia, quieto e leggero come<br />
non mai. La sua ragione era felicemente assopita,<br />
il suo cervello ospitava soltanto le immagini che apparivano<br />
concrete davanti ai suoi occhi, come se i<br />
suoi pensieri si formulassero all'unisono col paesaggio.<br />
Ecco, egli aveva da percorrere una strada lunga<br />
e diritta, tutta oscurità, tutta neve, a capo <strong>del</strong>la quale,<br />
lontanissima e tuttavia visibile, da toccare s'egli avesse<br />
allungato una mano, c'era Elena che gli sorrideva.
FINE<br />
Napoli, inverno 1947.