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1949A Pratolini Un eroe del nostro tempo.pages - Fondazione ...

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<strong>Un</strong> <strong>eroe</strong> <strong>del</strong> <strong>nostro</strong> <strong>tempo</strong><br />

« Taluni lettori vorranno forse conoscere<br />

la mia opinione sul carattere<br />

di Piciórin... La mia risposta è il titolo<br />

di questo libro ».<br />

LERMONTOV, L'<strong>eroe</strong> <strong>del</strong> <strong>nostro</strong> <strong>tempo</strong><br />

PARTE PRIMA<br />

I<br />

Nella terrazza le donne avevano steso <strong>del</strong>le corde<br />

per appendere la biancheria. Accosto al muricciolo<br />

v'era il pollaio di Virginia, col tetto di lamiera e il<br />

graticcio di rete; sul parapetto la cassetta di terra ove<br />

Faliero coltivava i pomodori. La cucina era grande<br />

abbastanza perché le donne potessero avere ciascuna<br />

il suo fornello, e un tavolo sul quale appoggiare gli<br />

utensili, la spesa. Era gente a cui la guerra aveva tolto<br />

la propria casa, o che una casa propria non aveva mai<br />

avuto. Tre famiglie in uno stesso appartamento, a un<br />

ultimo piano che il vicinato gli invidiava, per la terrazza<br />

soprattutto, e perché vi stavano agiati, due a<br />

due com'erano. Con in piú questo: che la terza famiglia,<br />

composta di una sola persona, nemmeno si<br />

poteva chiamar tale. Di essa i vicini dicevano:<br />

«La signora <strong>del</strong> pollame».<br />

«La repubblichina».<br />

Non sapevano altro di Virginia, se non che era<br />

vedova e che il marito glielo avevano fucilato i partigiani.<br />

Ella viveva sola, appartata: il suo ostentato<br />

cordoglio eccitava le immaginazioni. Era alta, bionda,<br />

col seno pieno e gli occhi chiari: bella per gli<br />

uomini, e superba per le donne.<br />

Veniva da un paese <strong>del</strong>la campagna, da una famiglia<br />

di piccoli proprietari. Quindici anni prima, adesso<br />

ne aveva trentatré, costruivano un ponte nuovo sul<br />

fiume, dirimpetto alla sua casa. Dirigeva i lavori un<br />

ingegnere di quarant'anni, alto, dalle tempie tutte<br />

bianche e il fare spigliato. Egli le pose gli occhi ad-


dosso e si sposarono. Le dette una casa in città, con<br />

l'orto, il bagno. Ella viveva <strong>del</strong> suo affetto, <strong>del</strong>la sua<br />

soggezione e <strong>del</strong>la casa, in attesa <strong>del</strong> bambino. Invece<br />

<strong>del</strong> figlio era venuta la guerra. Lui era già anziano,<br />

non andò soldato. Ella era contenta. Lo fu<br />

fino al giorno in cui i nemici bombardarono il suo<br />

paese, proprio il ponte sul fiume, e i suoi genitori<br />

rimasero uccisi. Quel giorno ella si vesti di nero: un<br />

lutto destinato a durare dentro il suo cuore come nel<br />

colore <strong>del</strong>l'abito. Quando finí il fascismo, per rinascere<br />

subito dopo, suo marito cambiò da cosí a cosí:<br />

ella non sapeva ancora spiegarsi. Tutto in lui diventò<br />

diverso, anche la voce. Stava giornate intere fuori<br />

casa, vestito da fascista. («Dunque non era piú al<br />

Genio Civile?». Nei dieci anni di matrimonio, Virginia<br />

non si era mai permessa di interrogarlo). <strong>Un</strong>a<br />

notte egli non rientrò; l'indomani si combatteva per<br />

le strade. Lo rivide su una tavola mortuaria, dentro<br />

degli abiti che non erano suoi, la testa sfracellata.<br />

Poi ella dovette lasciare la sua casa. Coloro che vi<br />

subentrarono le avevano trovato quella camera in<br />

subaffitto, all'altro capo <strong>del</strong>la città, un mondo nuovo.<br />

Erano passati sei mesi e ad essa sembrava ancora<br />

di vivere « sollevata da terra », l'aveva detto al confessore.<br />

Non riusciva a raccogliersi col pensiero. Aveva<br />

tentazioni assurde, e piú forte d'ogni altra, quella<br />

di recarsi al cinematografo. Della sua casa era riuscita<br />

a salvare la mobilia <strong>del</strong>la camera da letto e, chissà<br />

come scampata alla razzia, una parte <strong>del</strong> suo pollaio.<br />

Ci fu una risata ed un applauso allorché arrivò<br />

nel nuovo quartiere, con in braccio le due galline.<br />

<strong>Un</strong>a donna disse: «Rispettate il lutto».<br />

« Ha gli occhi ancora gonfi di pianto», disse<br />

un'altra.<br />

E un'altra: «Lacrime di coccodrillo».<br />

Ecco, ovunque ella andasse, anche in un mondo<br />

per lei ignoto fino ad allora, la gente le sarebbe stata<br />

ostile. Ella ne era sempre piú stupita ed offesa. Trovò<br />

un'istintiva difesa accettando la propria solitudine<br />

: Nei giorni che seguirono, in chiesa, per le scale,<br />

nei negozi, alcune donne le si erano avvicinate, con<br />

un'espressione consolante sotto la quale ella credette<br />

intravedere cattiveria e ironia. La sua naturale timidezza<br />

si era trasformata in sospetto, in terrore.<br />

Anche con gli inquilini <strong>del</strong>l'appartamento, i suoi<br />

rapporti si limitavano al saluto. Di ciascuno, origliando,<br />

ella aveva imparato le abitudini. Sbrigava le pro-


prie faccende quando essi dormivano. Del resto, la<br />

piú parte <strong>del</strong>la giornata ella restava sola in casa, con<br />

la cucina intera, e la terrazza, a sua disposizione.<br />

Nella camera accanto alla sua abitavano una madre<br />

e un figlio giovanetto. Virginia seguiva i loro colloqui<br />

attraverso la parete. Sapeva ormai tutto di essi:<br />

<strong>del</strong>la loro povertà e <strong>del</strong>l'irrequietezza <strong>del</strong> figlio che<br />

la madre chiamava Sandrino. Il ragazzo era commesso<br />

in un negozio di tessuti. Virginia non lo aveva mai<br />

visto. La madre, invece, la conosceva: era una donna<br />

dimessa, con la voce querula e lo sguardo dolce.<br />

« Mi scopro anch'io cosí sola, a volte», le aveva<br />

detto costei offrendole la propria compagnia, che<br />

Virginia aveva rifiutato. «Vado a servizio e torno<br />

che è già buio. La mattina esco appena fa giorno,<br />

mi sente passare per il corridoio? ».<br />

Certo che la sentiva. Il suo sonno era lieve. Bastava<br />

il suono di una campana, lontanissima tuttavia, a<br />

destarla.<br />

«Non mi chiami signora», le aveva detto la madre<br />

di Sandrino. «Mi chiami Lucia. E non si privi<br />

di chiedermi qualcosa, se le serve».<br />

Poi le aveva detto: «Il mio ragazzo fa rumore<br />

quando si alza? La disturba? ».<br />

Se faceva rumore, il ragazzo! Ma era il rumore di<br />

un ragazzo, l'unico che non la costringesse a sussultare.<br />

Egli cantava, appena alzato. Attraverso la parete<br />

Virginia lo seguiva ogni mattina, dal momento<br />

in cui si destava al suono <strong>del</strong>la sveglia che la madre<br />

gli caricava uscendo. Virginia lo udiva lavarsi e cantare,<br />

frugare nei cassetti, spostare le sedie, percorrere<br />

il corridoio, e poi sbattere la porta sulle scale. Allora,<br />

andatosene Sandrino, ella restava sola in casa fino<br />

al pomeriggio inoltrato.<br />

Gli altri due inquilini erano già fuori da qualche<br />

ora. Erano una coppia di sposi ed occupavano la camera<br />

con le finestre sulla strada. <strong>Un</strong> meccanico ed<br />

un'impiegata. Le si erano presentati pochi giorni dopo<br />

il suo arrivo, di sera tardi. Bussarono alla sua porta<br />

e Virginia si finse addormentata. Tremava. Insistevano,<br />

e dove farsi viva.<br />

«È soltanto per le presentazioni», disse il giovane.<br />

Si capiva che si stava divertendo. La sposa lo rimproverava<br />

a bassa voce, anch'essa frenando l'ilarità.<br />

Disse:<br />

«Non si impressioni, signora. Ci sono anch'io, e<br />

sono donna».


Virginia si vestí, prima di introdurli. Tirò su le<br />

coperte e ravviò la camera. Il giovane, dal corridoio,<br />

disse:<br />

«Faccia pure il suo comodo. Noi ci siamo seduti».<br />

Ma appena le furono dinanzi, erano diventati seri<br />

ed impacciati. Si tenevano per la mano. Le parvero<br />

incredibilmente giovani, la ragazza in specie. Lui<br />

era sbarbato e pettinato lustro: era in maglietta e<br />

pantaloni corti corti in modo assurdo, con le cosce<br />

bionde e pelose. Le ripeté:<br />

«Volevamo fare la sua conoscenza. È dei nostri da<br />

una settimana e se ne sta sempre chiusa in camera».<br />

Chiese il permesso di accendere la sigaretta. La<br />

sposa gli lasciò la mano per infilarla attraverso il suo<br />

braccio.<br />

Virginia cercava di sfuggire i loro sguardi. Non<br />

sapeva cosa rispondere e temeva per ogni parola che<br />

potesse uscirle di bocca e comprometterla, in qualche<br />

modo.<br />

Il giovane disse:<br />

«Io sono Faliero. Questa è mia moglie».<br />

«Bruna», disse la ragazza.<br />

E lui: «Di cognome Susini, ma non ha importanza<br />

».<br />

Quindi, accendendo la sigaretta, aggiunse:<br />

«Già, è questo che volevamo dirle. Lei non deve<br />

credere di trovarsi tra dei nemici. Forse qualcuno può<br />

averle riferito quali sono le nostre idee, ragion per<br />

cui lei è portata ad immaginare... Invece, no».<br />

La ragazza lo interruppe. Si staccò dal suo braccio,<br />

si fece avanti di un passo, disse:<br />

«Sappiamo soltanto che lei è sola. Se dobbiamo<br />

vivere nella stessa casa, bisogna diventare amici. Perché<br />

la sera non mangia al tavolo con noi, in cucina<br />

? ».<br />

Virginia si era seduta; aveva il petto oppresso. Non<br />

udiva la ragazza, bensí le parole di Faliero l'avevano<br />

colpita, «come una martellata», dove c'è il cuore.<br />

Ora era certa che nella stanza dirimpetto alla sua<br />

abitavano dei nemici, forse proprio uno di coloro che<br />

avevano ucciso suo marito. Teneva la testa bassa e le<br />

mani in grembo: vedeva attraverso una nebbia quelle<br />

cosce bruciate dal sole, con la peluria bionda, fitta.<br />

Poi si era accorta che la ragazza le porgeva un bicchiere<br />

d'acqua. Il giovane era uscito.<br />

«Ci dispiace di averle procurato un'emozione»,<br />

le disse Bruna. «Volevamo tutt'altro».


Virginia l'aveva guardata in viso. I suoi capelli erano<br />

castani, lunghi, retti da un nastro legato sotto la<br />

nuca, gli orecchi scoperti, gli occhi grandi, scuri,<br />

addolorati, e le braccia nude ed esili, il seno sciolto<br />

sotto la camicetta. Per un istante aveva provato il<br />

desiderio di abbandonarsi al pianto tra quelle braccia,<br />

quel viso, che le ispiravano consolazione. Ma immediatamente<br />

aveva ricordato che la ragazza era la moglie<br />

di colui che aveva detto di chiamarsi Faliero,<br />

«un partigiano». Di nuovo l'aveva assalita il terrore,<br />

l'ansia di difendersi da un pericolo. Si era alzata,<br />

rigida nella persona, incapace di parlare: andava con<br />

lo sguardo dalla ragazza alla porta ch'era rimasta<br />

socchiusa.<br />

La ragazza aveva posato il bicchiere: «Io vado,<br />

signora. Non la importuneremo piú. Si convincerà<br />

da sé che siamo brava gente», le disse.<br />

Cosí erano passati sei mesi, un'estate torrida, un<br />

autunno piovoso. L'inverno si annunziava gelido, con<br />

la prima neve. Ed era accaduto qualcosa di terribile<br />

e di dolce insieme che aveva sconvolto l'animo di<br />

Virginia recandole una gioia inattesa, sconosciuta finora,<br />

e che nello stesso <strong>tempo</strong> aveva trasformato il<br />

suo terrore in un'angoscia d'altra specie, piú profonda.<br />

Ossessiva.<br />

In apparenza ella conduceva la sua solita vita solitaria,<br />

chiusa nel suo cordoglio come nel suo abito<br />

di vedova. Tuttavia i rapporti con gli altri inquilini,<br />

pur limitandosi ancora, nei rari incontri, alle frasi<br />

di convenienza, si erano distesi; non v'era piú, nel<br />

suo atteggiamento e nel tono <strong>del</strong>la sua voce, quella<br />

superbia che mascherava il timore. Adesso la sua persistente<br />

laconicità, la sua stessa misantropia, avevano<br />

acquistato un che di umile, di patetico, da suggerire<br />

la melanconia piú che il disprezzo o il timore. Le<br />

sue attenzioni non erano piú riservate unicamente al<br />

pollaio ed ai mobili <strong>del</strong>la propria camera; lo stesso<br />

velo nero non le ricadeva piú dal cappello sulle spalle;<br />

un tenue rosso le ravvivava le labbra. Ma ancora i<br />

suoi occhi erano spesso gonfi di pianto, le sue visite<br />

al cimitero erano ancora lunghe e frequenti, la sua<br />

solitudine ugualmente irreducibile. Usciva dalla sua<br />

camera allorché la casa si era fatta deserta e Bruna,<br />

ch'era la prima a rientrare, sulla sera, già ve la trovava<br />

rinchiusa: la salutava passando per il corridoio<br />

e ne riceveva le notizie che riguardavano lei e Faliero,<br />

se ve ne erano: la posta, l'imbasciata di un


amico. Anche con Faliero si scambiavano il saluto,<br />

attraverso il corridoio. Avevano cominciato loro, ed<br />

a Virginia era sembrato dapprima pericoloso, poi<br />

soltanto scortese non ricambiarli. Coi giorni, coi mesi,<br />

la sua voce era diventata cordiale. Faliero si annunciava<br />

dal pianerottolo, col ronzio che faceva la moltiplica<br />

<strong>del</strong>la bicicletta. <strong>Un</strong>a volta, involontariamente,<br />

era stata Virginia a dargli per prima la buonasera.<br />

Faliero si era fermato nel corridoio, aveva detto:<br />

«Brava. Quando si deciderà ad onorarci? ».<br />

E lei, Virginia: «Prima o poi», gli aveva risposto.<br />

Questo era accaduto in settembre. E siccome spesso,<br />

al mattino, Faliero non faceva in <strong>tempo</strong> a recarsi<br />

in terrazza, era Virginia che segretamente innaffiava<br />

la cassetta ov'egli coltivava i pomodori. Ora, seppure<br />

non credesse ancora ch'essi le volessero bene, come<br />

dicevano, sapeva tutto anche di loro. Sapeva come<br />

Faliero e Bruna si erano incontrati, perché si erano<br />

incontrati; sapeva che i tedeschi avevano arrestato Faliero.<br />

l'avevano torturato e lui aveva subito le torture<br />

zitto, finché i suoi compagni partigiani erano riusciti<br />

ad organizzargli l'evasione; sapeva che Bruna, con<br />

quei suoi occhi e quelle braccia, aveva attraversato in<br />

lungo e largo la città, nascondendo gli esplosivi dentro<br />

la borsa <strong>del</strong>la spesa.<br />

Chiusa nella sua camera, i segreti <strong>del</strong>la casa venivano<br />

a lei. Della sua vicina di stanza, Lucia, Virginia<br />

sapeva che un uomo l'aveva messa incinta e poi le<br />

aveva confessato di essere già sposato: aveva continuato<br />

a mantenerli, lei e il bambino, fino a quando<br />

era scoppiata la guerra in Abissinia, e c'era morto.<br />

Ora il ragazzo aveva compiuto sedici anni, si chiamava<br />

Alessandro come il padre, Sandrino tuttavia,<br />

e Virginia lo aveva conosciuto. Era suo amico.<br />

II<br />

Virginia conobbe Sandrino il giorno in cui essa<br />

compiva trentatrè anni. I ricordi l'avevano sopraffatta<br />

tutta notte, e piú di ogni altro quello di un suo<br />

compleanno di bambina, di quando aveva nove o<br />

dieci anni: si era ammalata di difterite e sembrava<br />

dovesse morire. Il giorno <strong>del</strong> suo onomastico il padre<br />

era rientrato con un regalo: una bambola che le misero<br />

sotto le coperte e che l'indomani fecero sparire,<br />

siccome nel <strong>del</strong>irio la bambola le aveva fatto paura.<br />

Gliela restituirono durante la convalescenza, coricata


dentro una culla celeste, col baldacchino. La conservò<br />

sempre, da giovanetta e poi da sposa; aveva preso l'abitudine<br />

di farle un vestitino nuovo e di cambiarle<br />

pettinatura ogni stagione. Con gli anni la culla aveva<br />

perduto il baldacchino. Suo marito le diceva:<br />

«Quando avremo un figlio, ne sarai gelosa». Ora non<br />

l'aveva piú con sé. Di ritorno dall'aver sepolto Ezio,<br />

suo marito, trovò la casa saccheggiata. S'erano presi<br />

tutti gli oggetti di valore, ed anche la bambola. La<br />

culla era rovesciata in un angolo, azzoppata. Allora,<br />

durante la convalescenza, era stata ansiosa di far vedere<br />

la bambola alle sue amiche, soprattutto a Lisina,<br />

la figlia <strong>del</strong> fattore, ch'era la sua vera amica. Poi<br />

seppe che Lisina era morta per il «gruppe».<br />

Quel ricordo in specie l'aveva tormentata tutta notte.<br />

Era come se si sentisse di nuovo strangolare, ardere<br />

dalla febbre e prossima a morire, sola, chiusa<br />

nella sua camera, tra nemici che non le avrebbero<br />

dato un bicchiere d'acqua per aiutarla. <strong>Un</strong> bicchiere<br />

d'acqua, sí, e poi si sarebbero congedati. Le avrebbero<br />

detto: «Me ne vado, signora». Si era appena assopita<br />

che la destò il suono <strong>del</strong>la campana; attraverso<br />

la parete sentí che Lucia lasciava il letto. Quindi aveva<br />

udito Sandrino gridare contro la madre, con quella<br />

sua voce forte, di adolescente irritato e pieno di<br />

sonno: «Possibile che tu mi debba svegliare tutte le<br />

mattine per dirmi addio? Hai caricato la sveglia, dunque,<br />

come posso fare tardi al negozio?». Anche Bruna<br />

e Faliero se ne erano poi andati.<br />

Virginia stava pettinandosi alla specchiera; si scaldò<br />

il caffè sulla macchinetta a spirito, ravviò la camera.<br />

Passò un'ora e suonò la sveglia, al di là <strong>del</strong>la<br />

parete. Ella tese l'orecchio. Le piaceva sentire Sandrino<br />

muoversi e cantarellare. Ma non lo voleva conoscere.<br />

Le piaceva seguirlo segretamente. Adesso anche<br />

lui le dava timore, e se i suoi rumori e la sua voce<br />

non la facevano sussultare, tuttavia le procuravano<br />

turbamento. Dopo l'episodio di una settimana prima,<br />

origliare dietro la parete, sapendolo solo nell'altra<br />

stanza, le era gradito e insieme le repugnava.<br />

<strong>Un</strong>a settimana prima, era suonata la sveglia e Virginia<br />

si aspettava di sentirlo alzarsi. Invece c'era stato<br />

un lungo silenzio. Lei si era avvicinata alla parete.<br />

Dal silenzio, al suo orecchio in allarme era pervenuto<br />

il cigolio <strong>del</strong> letto, e poi, sempre piú intenso, il lamento<br />

di Sandrino, la sua gioia conclusa con <strong>del</strong>le<br />

grida strozzate. Lo udí lavarsi, frugare nei cassetti,


percorrere il corridoio. Allora, con un'ansia di cui<br />

non seppe mai rendersi conto, si era precipitata alla<br />

porta, aveva tolto la chiave e messo l'occhio alla serratura.<br />

Si aspettava di vederlo uscire assieme ad una<br />

donna, anche se era assurdo pensarlo. Aveva visto appena<br />

le sue gambe, gli stinchi fasciati dai calzettoni,<br />

e per un attimo la sua mano, la destra, una sigaretta<br />

accesa tra le dita. Era solo, e Virginia se ne intenerí;<br />

si scoperse a sorridere davanti alla specchiera.<br />

Ora, al mattino, era con una curiosità sempre piú<br />

morbosa e un sempre piú combattuto pudore ch'ella<br />

lo spiava attraverso la parete e quasi, ogni mattina,<br />

con un senso di <strong>del</strong>usione, siccome l'episodio non si<br />

ripeteva. E da una settimana ormai, allorché egli raggiungeva<br />

il corridoio, una forza irresistibile la spingeva<br />

al suo osservatorio, trattenendo il fiato, una mano<br />

sul petto, inginocchiata. Cosí quel mattino in cui<br />

compiva trentatré anni.<br />

Era suonata la sveglia e Virginia si era accostata<br />

al muro, il pettine tra i capelli. Trascorse mezz'ora<br />

senza un segno di vita al di là <strong>del</strong>la parete. Dubitò<br />

ch'egli se ne fosse andato, ma era impossibile che le<br />

fosse sfuggita la sua presenza nel corridoio. Piuttosto,<br />

questa volta il suo lamento era forse tanto segreto<br />

da fondersi col silenzio? La curiosità di Virginia si<br />

espandeva di respiro in respiro. Divenne un'agitazione<br />

che ella non sapeva piú dominare, come il battito<br />

<strong>del</strong> cuore. Aveva le guance avvampate, e tuttavia rabbrividiva.<br />

Il ragazzo poteva sentirsi male: solo e<br />

svenuto, incapace di chiedere aiuto. O soltanto non<br />

aveva udito la suoneria. Bisognava svegliarlo, evitargli<br />

di arrivare in ritardo al negozio, l'avrebbero licenziato;<br />

e i rimproveri <strong>del</strong>la madre, la punizione.<br />

Virginia sollevò una sedia e la lasciò ricadere vicino<br />

al muro. Attese, le mani strette e premute sul petto.<br />

Ripeté il gesto e il rumore. Inutilmente. Tolse di<br />

sotto il portafiori il piatto di metallo e lo gettò a<br />

terra: il fracasso le sembrò echeggiasse nella casa intera.<br />

Bussare al muro non voleva, Sandrino si sarebbe<br />

sentito in dovere di risponderle e interrogarla. Tuttavia,<br />

pochi minuti dopo già batteva con le nocche sui<br />

parati, lievemente, e poi piú forte, con lunghe pause<br />

che accrescevano il suo orgasmo. Si faceva una colpa<br />

<strong>del</strong> ritardo di Sandrino; ne soffriva come di una propria<br />

leggerezza le cui conseguenze avrebbero potuto<br />

essere irreparabili. Poi l'idea ch'egli fosse stato colpito<br />

da un malore le sembrò la sola possibile; l'angoscia


patita durante la notte tornò a dominarla. Ricordò<br />

che la difterite assale d'improvviso: ella si era svegliata<br />

con una gran febbre, una grande prostrazione,<br />

incapace di parlare. Non pensò piú a se stessa, alla<br />

propria condizione. Pensò che al di là <strong>del</strong>la parete<br />

c'era un ragazzo moribondo e abbandonato. Uscí nel<br />

corridoio, raggiunse la porta <strong>del</strong>la camera di Sandrino,<br />

e ad ogni passo le aumentava la certezza: non<br />

ebbe piú né titubanza né timore. Girò di colpo la<br />

maniglia, aperse. Egli stava appoggiato con le reni<br />

al davanzale <strong>del</strong>la finestra, e sorrideva. Disse:<br />

« Benvenuta ».<br />

Ella cadde riversa sulla soglia.<br />

In seguito ella si disse che riaprendo gli occhi era<br />

diventata un'altra donna. La vedova Virginia, accorsa<br />

per recare aiuto ad un ragazzo sofferente, avrebbe<br />

agito diversamente vedendosi burlata: si sarebbe, almeno,<br />

alzata furibonda dal letto in cui Sandrino l'aveva<br />

adagiata, e rinchiusa nella propria camera per<br />

dare sfogo alla disperazione.<br />

Gli sorrise, invece. Gli disse: «Ti sembrano scherzi<br />

da fare?».<br />

Egli le sedeva di fronte, sulla sponda <strong>del</strong> letto.<br />

Disse: «Vuol bere? Scelga: acqua o caffelatte. Non<br />

c'è di meglio a disposizione».<br />

Ella lo guardava; per prima cosa pensò che doveva<br />

essere forte se l'aveva sollevata da terra e stesa sopra<br />

il letto. Forte lo era anche all'apparenza. <strong>Un</strong> uomo,<br />

quasi, per la larghezza <strong>del</strong>le spalle e <strong>del</strong> torace. Il<br />

maglione che aveva indosso lo mo<strong>del</strong>lava. Ma la faccia<br />

era la sua, di ragazzo, con quel che di patito e di<br />

tenero proprio <strong>del</strong>l'adolescenza. L'ombreggiatura agli<br />

angoli <strong>del</strong>la bocca sottolineava la femminilità dei lineamenti,<br />

meravigliosamente armoniosi. Aveva la<br />

fronte alta, gli occhi grandi e celesti, il naso diritto,<br />

<strong>del</strong>icatissimo, dalle narici leggermente rilevate. Gli<br />

orecchi appena staccati e rosei; la bocca piccola, ancora<br />

di bambino, con le labbra <strong>del</strong> colore di sangue<br />

vivo. V’era nella sua espressione e la bocca e lo<br />

sguardo li determinavano candore e voracità insieme.<br />

<strong>Un</strong>'infantile, aggressiva dolcezza che lo rendeva<br />

amabile. Appariva un ragazzo furbo e bellissimo,<br />

precocemente cresciuto e sicuramente discolo; invogliava<br />

a tirargli i capelli infilando le dita in quel<br />

suo casco biondocastano, tutto ricci.<br />

Egli ripeté: «Di solito, dopo uno svenimento, bere<br />

è di rigore ».


«Sto già bene», ella disse. Si sollevò, mise i piedi<br />

a terra. Parlavano da amici, come vi fosse confidenza<br />

tra di loro. Ella non sapeva staccare lo sguardo dal<br />

suo viso e ogni volta lo sguardo di Sandrino, fisso su<br />

di lei, la costringeva a distrarre la propria attenzione.<br />

Ma non la turbava. La disponeva, semmai, al sorriso<br />

che da tanto <strong>tempo</strong> aveva dimenticato. Ella disse, e<br />

sembrò una riflessione:<br />

«Sono andata giú di scoppio».<br />

«Come una peracotta», egli commentò.<br />

I loro sguardi si incontrarono di nuovo, ma lei sola<br />

sorrise, ed arrossí.<br />

«Non fai tardi al negozio? », gli chiese.<br />

«Mi sono preso una vacanza, siccome avevo deciso<br />

di conoscere la misteriosa signora <strong>del</strong>la camera accanto<br />

».<br />

«L'hai fatto apposta? ».<br />

« Sí, l'ho fatto apposta. Lei esce quando in casa<br />

non c'è piú nessuno. La domenica si barrica in camera<br />

per tutta la giornata. Mi avrebbe aperto se avessi<br />

bussato alla sua porta? ».<br />

Ora che lo conosceva Virginia pensò che gli avrebbe<br />

aperto.<br />

«Forse no », gli rispose.<br />

«Allora mi sono detto: se non do segni di vita, lei<br />

penserà che sono uscito e la potrò vedere».<br />

Da mesi Virginia viveva in una cella. Anche le<br />

strade erano una cella, ovunque vi fosse vita e persone.<br />

I suoi rapporti con la gente si esaurivano in monosillabi,<br />

in frasi laconiche e recise, piú dolorose <strong>del</strong><br />

mutismo. Adesso, dopo mesi, era la prima volta che<br />

tornava a parlare ritrovando un barlume di serenità.<br />

Vi si affidava con una riservatezza sempre minore,<br />

come ansiosa di godere il piú possibile quell'attimo di<br />

consolazione che le sarebbe dovuto servire a lungo,<br />

nella sua solitudine.<br />

Disse: «Ed ora che mi hai veduta?».<br />

«Penso di averle fatto piacere», egli rispose. E di<br />

seguito, col tono acerbo e deciso che ella già gli conosceva,<br />

aggiunse: «Quindi penso di invitarla ad<br />

una passeggiata».<br />

Questo riuscí a turbarla. Invece di rispondergli,<br />

Virginia abbassò il capo e si guardò le mani. Diceva<br />

a se stessa che entrare in amicizia con Sandrino avrebbe<br />

significato frequentare sua madre, partecipare poco<br />

o molto alla loro vita, incontrare Bruna e Faliero,<br />

mettersi nelle mani dei nemici. Sandrino, nella sua


innocenza, le tendeva un agguato. Decise di rifiutarsi.<br />

Ma egli sembrò entrare nei suoi pensieri:<br />

«All'insaputa di mia madre e di tutti, voglio dire.<br />

Mia madre è buona e cara ma appiccicosa, finirebbe<br />

col costringerla a fare mensa comune. E il resto <strong>del</strong>la<br />

casa è gente di cui non ci si può fidare. Non capiscono<br />

nulla <strong>del</strong>la sua disgrazia. Non sono forse i tipi<br />

come loro che l'hanno resa infelice?».<br />

La sua faccia era dolce, amica, casta come il colore<br />

degli occhi. Virginia gli prese una mano, gli disse:<br />

«Tu sei un bravo ragazzo. Fai un'opera buona ad<br />

offrirmi un po' di conforto ».<br />

«Faccio soltanto il mio dovere», egli le rispose,<br />

e come per cancellare ciò che aveva detto: « E perché<br />

anche a me fa piacere», aggiunse.<br />

Si alzò, conservando stretta nella sua la mano di<br />

Virginia. «Cominci intanto col non piangere », le<br />

disse. E poi: «Sentiamo, dove aveva intenzione di<br />

recarsi, stamattina?».<br />

«Al cimitero».<br />

«L'accompagno. Ora vada a vestirsi. Io l'aspetterò<br />

alla fermata <strong>del</strong> tram».<br />

Ecco, adesso era sola in camera sua come le altre<br />

mattine, compiva trentatré anni e attorno a lei non<br />

c’era nulla di cambiato. Eppure dentro di lei era avvenuto<br />

qualcosa che stava per renderla diversa: aveva<br />

un amico di cui potersi fidare, un ragazzo che era<br />

ragazzo ed era saggio e forte piú di lei. La sua mente,<br />

scossa dalle diverse emozioni rapidamente subite,<br />

si rifiutava di pensare. O meglio, ella non voleva pensare<br />

per non annullare con la riflessione la tenue luce<br />

ch'era apparsa all'orizzonte <strong>del</strong>la sua desolazione. Per<br />

scongiurare ogni possibile perplessità le bastava dirsi<br />

che «si trattava di un ragazzo». Tuttavia quando<br />

vestendosi si accorse che poco prima, per aiutarla a<br />

riaversi, il ragazzo doveva averle slacciato il reggipetto,<br />

lo smarrimento che ne provò fu piú forte <strong>del</strong>l'idea<br />

di aver turbato la verginità di Sandrino.<br />

III<br />

Era autunno, giornate grigie e ventose, il cielo<br />

basso sulle case le cui facciate, coi manifesti e le<br />

scritte, riproponevano ai passanti l'animosità e l'entusiasmo<br />

che erano stati loro propri nelle settimane<br />

e nei mesi successivi alla Liberazione. V’era ormai negli<br />

animi, sopraffatti da piú immediate preoccupa-


zioni o da nuovi egoismi, quasi un'assuefazione, una<br />

febbrilità tutta interiore, temperata dall'amarezza.<br />

Con l'odio che lentamente si andava assopendo, anche<br />

la speranza assumeva piú limitati contorni. Ora<br />

Virginia avvertiva che per le strade le sue gramaglie<br />

non destavano piú negli sconosciuti quella pur superficiale<br />

pietà dei primi tempi, l'umana attenzione<br />

che le era costata un continuo terrore. Piú nessuna<br />

donna ormai, o soltanto per un personale conforto,<br />

le chiedeva la ragione <strong>del</strong> suo lutto avvicinandola in<br />

tram, da un fioraio, dal panettiere, e piú nessun uomo,<br />

reso ardito dal suo aspetto piacente, cercava di scoprire<br />

se per caso suo marito gli fosse stato amico<br />

o compagno in Africa, in una brigata partigiana, in<br />

un campo di concentramento. Anche il mondo le<br />

sembrava meno ostile. Del resto, adesso ella usciva<br />

raramente sola, appena per acquistare il necessario<br />

nel negozi vicini. La sua recente amicizia con Sandrino<br />

aveva conferito alla sua giornata una fisionomia<br />

piú attiva, ed al suo spirito una nuova, consolante,<br />

materna freschezza.<br />

Quel 18 ottobre dei suo trentatreesimo compleanno,<br />

Sandrino l'aveva accompagnata al cimitero e<br />

poi erano tornati a piedi in città indugiando davanti<br />

al Luna Park incontrato lungo il cammino.<br />

Egli era un ragazzo: dimenticandosi dei suoi occhi<br />

ancora rossi di pianto, e <strong>del</strong>le parole da adulto che<br />

egli stesso le aveva rivolto per consolarla, sorreggendole<br />

il braccio nei viali <strong>del</strong> camposanto, l'aveva<br />

poi invitata, insistente, imperioso, alla pista <strong>del</strong>le automobiline.<br />

Ella aveva saputo trattenersi proprio<br />

quando, presa dalla sua allegria, stava per salire<br />

i tre gradini <strong>del</strong> baraccone. Era stato il gesto spontaneo<br />

di raccogliersi il velo sulla fronte a ricordarle<br />

la propria condizione. Aveva a sua volta incitato<br />

Sandrino al tirassegno. Egli imbracciava il fucile con<br />

la dimestichezza <strong>del</strong> soldato. Aveva fatto centro al<br />

primo colpo, era scattato il lampo di magnesio ed<br />

ora ella conservava la fotografia <strong>del</strong> giorno in cui si<br />

erano conosciuti. La teneva in un cassetto <strong>del</strong> comò,<br />

tra un capo e l'altro <strong>del</strong>la biancheria. Nella fotografia<br />

essa gli stava alle spalle, lo sovrastava di tutta la testa:<br />

aveva gli occhi ridenti, sotto il velo. Questo se lo tolse<br />

definitivamente una settimana dopo, allorché Sandrino<br />

le disse:<br />

«Il velo la immiserisce. Deve tenersi su, invece,<br />

farsi bella com'è. La gente non deve avere l'impres-


sione che lei non si dà pace. È questo che vogliono.<br />

Piú si accorgono che lei soffre, piú gli fa piacere».<br />

Poi disse, già come un bambino che sa di ottenere<br />

coi gesti: «E <strong>del</strong> resto, parliamoci chiaro, col velo<br />

mi è antipatica».<br />

« Me lo tolgo perché è finito il <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> lutto<br />

stretto», ella disse.<br />

L'indomani riprese il bastoncino <strong>del</strong> rossetto: se<br />

ne dette un'ombra, «un'ombra appena», sulle labbra,<br />

perché Sandrino la vedesse bella e stesse volentieri<br />

con lei. Si propose di essere un po' allegra e<br />

spigliata, di non parlargli piú <strong>del</strong>la propria solitudine<br />

e <strong>del</strong> proprio dolore. Che attrattiva può avere,<br />

per un ragazzo in specie, una vedova che non fa<br />

altro che piangere sulla propria sventura? Soddisfatta<br />

la curiosità di conoscerla, scoperto che sotto il<br />

mistero <strong>del</strong> suo sfuggire la gente, non c'erano che<br />

lacrime e squallore, Sandrino si sarebbe presto allontanato<br />

da lei. Aveva forse qualcosa in comune la<br />

vita di Sandrino con la sua?<br />

Per rispondere alla domanda le bastò capovolgerla<br />

e quindi decidersi al rossetto, a rifarsi le unghie, a<br />

pettinarsi con una cura maggiore, a umettarsi di<br />

profumo il petto e le orecchie. Era la sua propria<br />

vita ad avere qualcosa in comune con quella di Sandrino.<br />

La compagnia di Sandrino abbisognava al<br />

suo spirito. Di ciò ella ricercava la ragione percorrendo<br />

a ritroso il proprio passato.<br />

L'educazione ricevuta aveva compresso il suo istinto<br />

fin quasi ad annullarlo, e costretto alla supinità<br />

ogni sua volitiva intuizione. Ella era cresciuta mo<strong>del</strong>landosi<br />

sul carattere <strong>del</strong>la madre come lo era stata<br />

dal suo grembo, e soggiacendo al dominio, alla scontrosa<br />

affettuosità paterna fino ai ventitue anni. Per<br />

i dieci anni successivi, la volontà <strong>del</strong> marito era stata<br />

la sua stessa volontà. Praticamente ella era passata<br />

dal padre al marito conservando per entrambi la<br />

stessa intensità e le medesime sfumature sentimentali.<br />

Di questo incesto, tradizionale e legittimo, ella<br />

subí il peso allorché le circostanze la resero sola al<br />

mondo, padrona ma anche responsabile di se stessa.<br />

Ella si trovò per di piú a dovere imparare a vivere<br />

in un mondo che la respingeva ai propri margini e<br />

che stava profanando quella società di cui fino ad<br />

allora ella aveva innocentemente goduto l'assistenza<br />

e il tepore. Al momento di giudicare la realtà coi<br />

propri occhi prima di affrontarla, questa realtà le


apparve completamente sconosciuta. <strong>Un</strong> mondo avverso,<br />

impenetrabile, nel quale l'unica certezza che<br />

le si offriva era l'ostilità. E il dolore. Lo choc fu<br />

tale da far arretrare la sua mente in un limbo infantile.<br />

Fu tuttavia un modo di ritrovare, inavvertitamente,<br />

i primi moti <strong>del</strong>l'istinto, il senso <strong>del</strong> proprio<br />

corpo, <strong>del</strong>la propria libertà.<br />

Subito dopo averlo conosciuto, ella aveva capito<br />

che Sandrino era ormai la sua vita stessa. Egli era<br />

l'unica persona con la quale potesse scambiare <strong>del</strong>le<br />

parole senza sentirla nemica, interessata o soltanto<br />

curiosa, pronta a trasformare in pettegolezzo le sue<br />

confidenze. Ella era sola al mondo, senza parenti né<br />

amici (suo marito non le aveva permesso mai di diventare<br />

amica di qualcuno, nemmeno <strong>del</strong>le mogli<br />

dei suoi amici) e il proprio orgoglio, il timore, l'incertezza<br />

sulla sorte altrui, la facevano rifuggire dal<br />

visitare le antiche conoscenze e dal recare in case<br />

che la conobbero signora e contenta, la propria pena<br />

e desolazione. Il suo bisogno di pietà era cosí intenso,<br />

struggente, che la induceva a diffidare di coloro<br />

che sembravano disposti a confortarla, e tanto piú<br />

ne diffidava quanto piú il compianto e la partecipazione<br />

che riceveva si sforzavano di apparire spontanei:<br />

ella li avvertiva troppo immediati per essere<br />

sinceri, troppo lamentosi per non celare l'ipocrisia.<br />

Invece di consolarla la irritavano, le accrescevano<br />

l'angoscia.<br />

Anche le monotone esortazioni alla rassegnazione<br />

e al perdono impartitele dal suo confessore avevano<br />

finito per suonarle come parole di circostanza, prive<br />

di carità. Ella aveva già esplicitamente accettato il<br />

proprio destino, e la sua conoscenza dei fatti, come<br />

la sua capacità di reazione, erano troppo imprecise<br />

perché essa potesse concretamente maledire e odiare.<br />

La Fede, alla quale si era sempre mantenuta osservante,<br />

e nella quale aveva trovato rifugio in ogni<br />

occasione meno lieta <strong>del</strong>la sua vita, adesso non la riscaldava<br />

abbastanza da fondere il ghiaccio rappreso<br />

attorno al suo cuore. Non c'era grazia nelle sue preghiere.<br />

I suoi colloqui con Dio erano dei lunghi monologhi<br />

in cui Virginia compiangeva se stessa: un<br />

disperato, cavilloso riepilogo di fatti dei quali non<br />

attingeva mai la ragione. Dio era il suo invisibile,<br />

paziente spettatore. Per la prima volta, dopo tanti<br />

anni, ch'ella avrebbe dovuto riscontrare con assoluta<br />

devozione la sua anima di donna sul suo catechismo


di bambina, ella mancava alla prova. La sventura,<br />

anziché irrobustire la sua fede, la fletteva. Non era<br />

ancora il dubbio, bensí, ancora, la coscienza <strong>del</strong>la<br />

propria pochezza. Dio restava nel suo cielo: giusto,<br />

dolce e terribile com'era dipinto nel soffitto <strong>del</strong>la<br />

chiesa. E <strong>del</strong>la morte, Virginia (che conservava perpetuamente<br />

davanti agli occhi la visione dei corpi di<br />

suo padre e di sua madre scempiati sotto le macerie,<br />

di suo marito col cranio scoperchiato dalla mitraglia)<br />

aveva una disumana paura. La solitaria e<br />

sprovveduta Virginia andava formandosi a poco a<br />

poco l'immagine di un Signore ascoltatore passivo<br />

<strong>del</strong>le nostre confidenze terrene. Né era ancora un<br />

rifiuto. Se Egli assegna a ciascuno di noi il proprio<br />

Calvario e vuole che si beva il calice fino in fondo,<br />

ella pensava, ecco che noi restiamo soli in attesa <strong>del</strong><br />

la morte. Arrivare alla morte, attraverso la solitudine<br />

e le pene, era la sua idea ossessiva.<br />

Finora ella si era sentita vivere soggiacendo ad<br />

una presenza fisica (i genitori prima, il marito poi):<br />

esistere significava per lei dipendere da una realtà<br />

che ti possiede, da qualcuno che ti istruisce e ti guida,<br />

che ti richiede e ti dona, e venendo a mancare il<br />

quale l'ostilità <strong>del</strong> mondo ti consegna alla solitudine:<br />

la lenta agonia che prelude la morte. Sandrino<br />

aveva voluto dire il ritrovamento di quella realtà,<br />

la confusa ma indubitabile speranza di sopravvivere,<br />

cosí come durante il loro primo colloquio le era<br />

sembrato di tornare a parlare, a sorridere dopo mesi<br />

di silenzio, di angosciosa impassibilità. Il pensiero<br />

di annoiarlo, di perdere se non il suo affetto, la sua<br />

amicizia (e non averlo piú vicino a sé le poche ore<br />

<strong>del</strong>la giornata che egli le dedicava) la riempiva di<br />

sgomento. Egli era un ragazzo, ed appunto perché<br />

tale l'aveva attratta. Nella sua semplicità e schiettezza,<br />

anche se non nella sua innocenza, ella ritrovava<br />

quella consolazione e quel calore dei quali la società<br />

le aveva fatto dubitare e che la Fede non aveva saputo<br />

offrirle. Egli non era piú innocente, il suo<br />

corpo stesso lo diceva, e quel suo lamento ch'essa<br />

aveva sorpreso al di là <strong>del</strong>la parete, prima ancora di<br />

conoscerlo, ne era una conferma. Ma aveva pur sempre<br />

sedici anni o poco piú, era un ragazzo, ed i suoi<br />

pensieri, i suoi desideri, che adesso le confidava, le<br />

espressioni ch'egli usava per distrarla dal suo dolore<br />

erano autentici, sinceri, palpitavano <strong>del</strong>la loro stessa<br />

convinzione. Erano, a volte, anche brutali, recisi:


erano ordini dettati con la tracotanza che hanno i<br />

ragazzi persuasi <strong>del</strong>le proprie idee. Ella subiva le<br />

sue violenze con gioia, lo compiaceva e assecondava<br />

al di là <strong>del</strong>le sue intenzioni. Egli era un ragazzo,<br />

era sincero, si stava affezionando a lei, non l'avvolgeva<br />

in una coltre di rimpianto ma la sollecitava a<br />

riprendere confidenza con la vita, ad affrontare il<br />

mondo ad armi pari, ad essere bella ed a sorridere.<br />

La invitava ad essere ragazzo assieme a lui, a montare<br />

sulle automobiline di ritorno dal cimitero.<br />

Simulando il proprio proposito con dei richiami<br />

materni, Virginia si era data presto una risposta:<br />

fare in modo che Sandrino scoprisse ogni giorno di<br />

piú qualcosa di comune tra la propria vita e la sua.<br />

« In comune», egli aveva detto ridendo, « abbiamo<br />

le iniziali: Alessandro Vergesi e Virginia Aloisi.<br />

Basta rovesciarle ».<br />

Ma c'era anche qualcosa d'altro che le aveva avvicinato<br />

Sandrino ed ora la rafforzava nella sua persuasione.<br />

<strong>Un</strong> episodio <strong>del</strong>la sua vita che Sandrino le<br />

confidò fino dal primo giorno, tra il cimitero e il<br />

tirassegno, Egli le aveva rivelato di partecipare <strong>del</strong>le<br />

idee «per le quali è caduto suo marito».<br />

«Sono stato fascista anch'io», le aveva detto. «Sono<br />

un nero, ho vestito la divisa fino alla vigilia <strong>del</strong>l'arrivo<br />

degli Alleati». Quindi aveva aggiunto:<br />

«Tornerà la nostra ora. Vendicheremo suo marito e<br />

i trecentomila caduti come lui, fino all'ultimo. Ne<br />

fucileremo dieci per ciascuno dei nostri».<br />

Parlava come se conversasse, sereno in viso, camminando<br />

all'unisono col passo di lei. Soltanto gli<br />

occhi, immobili, gli brillavano. Era un ragazzo ed<br />

ella credette che stesse inventando per consolarla, caro<br />

ed infantile qual era. Tuttavia le sue parole la<br />

turbarono.<br />

«Non parlare di queste cose. Ti sono grata perché<br />

tu credi mi piaccia ascoltarle. Al contrario, mi<br />

spaventano. Io non so nulla e non voglio sapere<br />

nulla. Di una cosa sola sono certa: che mio marito<br />

era buono e l'hanno ucciso. Sarà il Signore che punirà<br />

i suoi assassini ».<br />

« Lei è donna », egli disse.<br />

La serietà <strong>del</strong>la sua espressione le aveva strappato<br />

un mesto sorriso.<br />

E d'improvviso, con un tono piú grande di lui,<br />

ch'ella non seppe se la facesse nuovamente sorridere<br />

o tremare:


«Non gliene parlerò piú finché non sarà venuto<br />

il momento. È una regola, <strong>del</strong> resto. Le donne che<br />

hanno paura degli spari e <strong>del</strong> sangue, e che sono<br />

disposte a perdonare come è disposta lei, meno sanno,<br />

meglio è... Faceva bene a tacerle, suo marito».<br />

Poi aggiunse: «Seguirò il suo esempio ».<br />

Allora ella gli aveva apertamente e dolcemente<br />

sorriso.<br />

IV<br />

Adesso, dopo averlo salutato al mattino, ella lo attendeva<br />

poco distante dal negozio, quando Sandrino<br />

usciva per il pranzo, e la sera. Siccome la madre<br />

era occupata coi suoi servizi, a mezzogiorno Sandrino<br />

desinava come un operaio. Assieme al pane<br />

preferiva la polenta fritta che acquistava alla rosticceria.<br />

Raramente prendeva una minestra alla Mensa<br />

Popolare; il piú dei giorni era polenta fritta, sopressata,<br />

fichi neri, in mezzo al pane. Mangiava camminando,<br />

facendo due o tre palleggi con la carta ch'era<br />

servita ad avvolgere il cibo, prima di gettarla. Aveva<br />

due ore di libertà, dalla una alle tre. Andavano a<br />

passeggiare sul lungofiume, sedevano sulla panchina<br />

di un giardino. Lui accendeva una sigaretta. Di tanto<br />

in tanto, mentre parlavano, egli raccoglieva <strong>del</strong>la<br />

ghiaia e coi sassi piú grossi tentava di colpire i piccioni<br />

che beccavano vicino. <strong>Un</strong>o dei primi giorni<br />

dove avere spezzato un'ala ad una <strong>del</strong>le bestiole che<br />

pigolò appena e con l'ala distesa andò a nascondersi<br />

in una siepe: parve cercarvi rifugio per la propria<br />

agonia. Era un piccione bianco e grigio, si trascinava<br />

penosamente: il vento era lieve e tuttavia sembrava<br />

abbatterlo ad ogni istante. Finché scomparve<br />

dentro la siepe.<br />

Virginia ne fu turbata. Gli batté una mano sulla<br />

mano perché Sandrino gettasse gli altri sassi.<br />

«Vergogna», gli disse.<br />

Egli sorrideva, lasciò cadere la ghiaia, disse: «Ha<br />

visto? non ha nemmeno tentato di volare».<br />

Ella si alzò col proposito di soccorrere il piccione,<br />

ma Sandrino la trattenne. La prese al polso: «Può<br />

uscire una guardia da qualche parte», le disse.<br />

Abbandonò la stretta quando Virginia fu nuovamente<br />

seduta.<br />

«Non devi fare queste cose. Sei un ragazzaccio».<br />

«Bisogna pigliarmi come sono».


Oppure andavano ad un caffè. Era lei ad offrire.<br />

Le faceva pena ch'egli non prendesse niente di caldo,<br />

a mezzogiorno. La prima volta ordinarono due<br />

caffè e siccome il cameriere portò il piatto <strong>del</strong>le paste,<br />

egli ne addentò una, e una seconda, sempre che<br />

lei gli tenesse compagnia. <strong>Un</strong>a settimana dopo quel<br />

caffè era diventato una tappa consueta, prima di salutarsi;<br />

anche senza che si sedessero, egli mangiava<br />

le sue paste.<br />

«Quante ne mangeresti?», ella gli chiese. «Scommetto<br />

che ne mangeresti sei addirittura? ».<br />

«Dica pure dodici», egli rispose.<br />

« Scommettiamo ? ».<br />

Le mangiò, ed ella temeva si fosse preso un'indigestione;<br />

poi pensò che ogni giorno il ragazzo soffriva<br />

la fame. Cominciò col portargli una fetta di<br />

carne avvolta nella carta oleata. Egli accettò con naturalezza,<br />

disse che non c'era sale abbastanza.<br />

«Ora indovina cosa ho dentro la borsa».<br />

«<strong>Un</strong> caco, forse due».<br />

«Come lo sai?».<br />

«Ieri le dissi che mi piacevano».<br />

Quel giorno era cominciato a piovere e dal giardino<br />

si erano rifugiati nella sala d'aspetto <strong>del</strong> tranvai,<br />

ad un capolinea, distante pochi passi. Era appena<br />

piú grande di un casotto, nel mezzo <strong>del</strong>la strada,<br />

col suo marciapiede giro giro che spartiva i binari<br />

e il traffico sui due lati. V'erano <strong>del</strong>le panche infisse<br />

al muro, trovarono posto ed egli vi finí il suo pranzo,<br />

tra la gente che aspettava il tram, o che spiovesse,<br />

o che parlava ad alta voce. Addentando il<br />

frutto, egli commentò:<br />

«Mi sta viziando».<br />

«Sono sciocchezze, a paragone <strong>del</strong> conforto che<br />

tu mi dai», ella disse.<br />

Il suo conforto era tutto lí, ed era immenso: stargli<br />

vicina e vederlo mangiare, ascoltarlo raccontare<br />

ciò che gli capitava nel negozio, nel corso <strong>del</strong>la giornata,<br />

e dei film che aveva visto, <strong>del</strong>le sue speranze<br />

per l'avvenire. Appena gli fosse stato possibile, egli<br />

diceva, sarebbe scappato in Cina: era l'unico posto<br />

dove si combattesse ancora e dove i comunisti le stavano<br />

prendendo.<br />

«Ciang Kaishek è grande quasi quanto Mussolini<br />

».<br />

Ella si guardava attorno, gli implorava di tacere.<br />

Pensava ancora ch'egli le dicesse quelle cose, ragazzo


qual era, credendo di farle piacere. Invece no, ne<br />

soffriva. Ma lo ascoltava, e gli dava ragione quando<br />

le diceva di non concedere la piú piccola confidenza<br />

agli altri inquilini. Faliero e Bruna erano dei sovversivi.<br />

«Io mi fingo loro amico per via <strong>del</strong> mio passato»,<br />

diceva. «Ma appena... », e non terminava la<br />

frase.<br />

Di sua madre ripeteva: «È meglio che lei la<br />

tenga distante. <strong>Un</strong>a santa donna, ma con la lingua<br />

lenta come una bambina, lei pure, sebbene senza<br />

malignità... Ha avuto una vita difficile, sola, con<br />

me piccino, ed ora è piena di palpitazioni, di timori...<br />

Dovetti tenerle nascosto di essermi arruolato nei maro,<br />

per non darle il crepacuore... Crede ancora che durante<br />

la Repubblica sia rimasto al sicuro, in campagna,<br />

da degli amici... Costoro erano camerati e ressero<br />

la parte».<br />

Diceva che sua madre era una bambina con la stessa<br />

sicurezza e con lo stesso affetto di un figlio già adulto<br />

che sa, per averli, cosa siano i bambini. Virginia<br />

sorrideva, guardandolo: pensava, malgrado tutto, che<br />

il bambino era ancora lui.<br />

<strong>Un</strong> bambino che fumava, tuttavia, con l'intensità<br />

e il gusto che provava un uomo e che conferiva alla<br />

sua persona, mentre aspirava la sigaretta, un'aria smaliziata.<br />

Certi momenti, fissandola, egli la turbava. O<br />

la prendeva a braccetto. Ella gli si affidava, involontariamente<br />

e spontaneamente insieme, ma presto se<br />

ne staccava «per via <strong>del</strong>la gente ». Poiché se da solo<br />

a sola egli era per lei ancora un ragazzo, appena:<br />

ella avvertiva lo sguardo di un estraneo, si sentiva<br />

a disagio, come se nel proprio atteggiamento vi fosse<br />

qualcosa di colposo.<br />

Era cosí anche al caffè. Avevano preso a sedersi a<br />

un tavolo d'angolo. Virginia vi era stata indotta<br />

dal suo timore <strong>del</strong>la gente, ma adesso che sedersi a<br />

quel tavolo era diventata una consuetudine <strong>del</strong> mattino<br />

e <strong>del</strong>la sera, lo sguardo <strong>del</strong> cameriere le sembrava<br />

ironico, come le occhiate distratte dei soliti<br />

giocatori di scacchi. Perfino nel saluto <strong>del</strong>la cassiera<br />

e <strong>del</strong> barista scopriva una intenzione. Sandrino era<br />

un ragazzo, non si accorgeva di tutto questo. Il cappuccino<br />

gli piaceva che fosse dolce, e le paste che<br />

avessero la crema dentro.<br />

<strong>Un</strong> giorno era rimasto senza sigarette.<br />

«Se non ci fumo dietro, mi sembra di non avere


assaporato niente», disse.<br />

Chiamò il cameriere e gli chiese un pacchetto di<br />

Morris; prese la borsa dal grembo di Virginia, furtivamente,<br />

per pagarlo. Il suo gesto fu cosí semplice,<br />

rapido e spontaneo ch'ella non se ne stupí. Si rallegrò,<br />

anzi, ch'egli avesse abbandonato l'infantile riserbo<br />

dei primi giorni, e la prevenisse nel soddisfare<br />

i propri desideri. Non era certamente alla madre<br />

ch'egli poteva ricorrere per i soldi <strong>del</strong>le sigarette.<br />

Si salutavano lontano da casa. Egli la precedeva,<br />

Virginia faceva un lungo giro prima di rientrare. Si<br />

indugiava davanti ai cinematografi, guardava le fotografie<br />

dei film che Sandrino le aveva raccontato:<br />

udiva ancora la sua voce. Entrava in una chiesa e si<br />

raccoglieva nella preghiera, candidamente: era il<br />

<strong>tempo</strong> in cui ringraziava il Signore di averle fatto<br />

incontrare quell'anima innocente.<br />

La loro amicizia si evolveva di giorno in giorno.<br />

Quando suonava la sveglia di Sandrino, Virginia<br />

aveva già riscaldato il caffelatte che la madre gli lasciava<br />

attorno al fuoco. Lo versava nella tazza e bussava<br />

alla sua porta. Trovava Sandrino ancora a letto,<br />

o che si stava lavando. In questi casi egli le offriva il<br />

mignolo per salutarla; tuffava la testa intera dentro<br />

la catinella, «come un animaluccio ». Ella andava<br />

nella propria camera ad affettare il pane e spalmarlo<br />

di marmellata.<br />

Poi gli sedeva di fronte e godeva di vederlo mangiare;<br />

sorbiva il caffè assieme a lui.<br />

«Sei il mio figlioccio», gli disse una mattina.<br />

Egli rispose: « Non mi piace».<br />

« Potresti essere mio figlio veramente».<br />

«È una bugia, e lei lo sa», egli disse. «Lo sa<br />

tanto bene che sta facendo il viso rosso».<br />

Virginia si era alzata per darsi un contegno; riuniva<br />

le due tazze nel piatto.<br />

Egli disse: « Stia attenta di non portarsi via anche<br />

la mia, e di non lasciar qui la sua. Come ce la caveremmo<br />

con mia madre?».<br />

Quel mattino egli era stato impertinente. Glielo<br />

rimproverò qualche ora dopo, al giardino. Fu il suo<br />

primo ed ultimo tentativo di ristabilire una distanza<br />

ormai perduta, che essa stessa aveva fatto di tutto<br />

per accorciare. Gli disse:<br />

«Hai ripensato a quello che mi hai detto stamani?<br />

Mi hai mancato di rispetto».<br />

«Non me ne sono accorto», egli rispose. Quindi


le disse: «Si è mai confrontata allo specchio con<br />

mia madre? ».<br />

«Ora manchi di rispetto anche a tua madre».<br />

Egli era un ragazzo, ed essa doveva riprenderlo, se<br />

sbagliava.<br />

«Cosa c'è di diverso, tra me e lei? », gli chiese.<br />

«Tua madre avrà appena qualche anno piú di me.<br />

<strong>Un</strong> ragazzo deve amare i propri genitori, tu in specie,<br />

che sei orfano di padre, dovresti venerare la tua<br />

mamma».<br />

Egli si alzò, aspirando la sigaretta.<br />

«Ora è proprio mia madre», esclamò.<br />

Si portò una mano alla tempia, nel saluto militare,<br />

e la lasciò. Camminava svelto e Virginia dovette<br />

correre per raggiungerlo. Aveva il cuore in gola, non<br />

ragionava piú, capiva soltanto di averlo offeso.<br />

« Ti chiedo scusa », gli disse. « Andiamo al caffè? ».<br />

«Certo», egli disse. «Mi sono alzato perché il<br />

vento mi metteva freddo, senza giacca come sono».<br />

Nel caffè, ella cercava dei pretesti per farlo parlare<br />

e persuadersi che non le serbava rancore. Gli chiese:<br />

«Perché non ti sei messo la giacca? È già autunno.<br />

Vuoi fare lo sportivo?».<br />

«Non l'ho messa perché non l'ho. Ne ho due,<br />

per la verità, ma sono vecchie e non mi piacciono<br />

piú. Eppoi, faccio ridere se me le infilo: mi arrivano<br />

sopra le reni».<br />

Rimasero in silenzio; lui giocherellava col cucchiaino;<br />

lei sembrava meditare, poi disse:<br />

«Ti offenderesti se ci pensassi io? Potrei comperare<br />

un vestito da uomo e offrirlo a tua madre dicendo<br />

che apparteneva a mio marito». Si era fatta<br />

triste, aggiunse: «Ezio aveva dei bei vestiti, ma mi<br />

portarono via tutto, fino all'ultimo capo».<br />

Egli scuoteva la sigaretta nel bicchiere, parve non<br />

udire il suo commento. Disse: «Non si potrebbe,<br />

invece, farmelo fare senz'altro su misura? ».<br />

«E tua madre?».<br />

«Le direi che me lo ha regalato il padrone <strong>del</strong><br />

negozio ».<br />

«Ci crederebbe? ».<br />

«Mia madre crede sempre a quello che le dico.<br />

Non le racconto mai <strong>del</strong>le bugie».<br />

Virginia era già presa d'entusiasmo, disse: «Benissimo,<br />

allora». Non riflette che se anche Sandrino<br />

non aveva mai mentito a sua madre, quella sarebbe<br />

stata la prima bugia che le diceva.


Egli era intento a schiacciare la cicca nel rimasuglio<br />

<strong>del</strong> caffè; la pigiava e sventrava col cucchiaino<br />

vi teneva fisso lo sguardo. Ella lo vedeva di profilo:<br />

vedeva il suo orecchio col lobo appena staccato, roseo,<br />

trasparente quasi, e i riccioli castano chiari gli<br />

scendevano per il collo e scomparivano sotto il bavero<br />

<strong>del</strong> maglione. Ne era intenerita, contenta di saperlo<br />

di nuovo suo amico, di essere lei a potergli fare un<br />

vestito e tenerlo caldo, ora che l'inverno si avvicinava,<br />

il suo ragazzo.<br />

« E il cappotto ce l'hai ? », gli chiese.<br />

« <strong>Un</strong>a gabardine».<br />

«Si potrebbe fare anche il cappotto», ella aggiunse.<br />

Egli mescolava l'intruglio di caffè, cenere e tabacco;<br />

aveva un'espressione corrucciata. Disse:<br />

«Ho esagerato. Non voglio. Lei mica deve navigare<br />

nell'oro».<br />

«Ecco che sei il solito bambino. Se mi sono offerta,<br />

significa che posso. Non ti preoccupare».<br />

«Invece, sí. Anche se lei ha qualche risparmio,<br />

non le durerà eterno. Lei deve pensare all'avvenire,<br />

nessuno le darà mai una mano. Né io sono in grado<br />

di prometterle la restituzione».<br />

Virginia era commossa.<br />

«Ora mi fai piangere, sei contento? », gli disse.<br />

Lui insisté: «Non ho il diritto di conoscere i suoi<br />

interessi, ma non posso accettare un regalo cosí grosso,<br />

di un vestito e di un cappotto, se prima lei non<br />

mi accenna, almeno sommariamente, come stanno<br />

le cose».<br />

Ella disse: «Ho un deposito in banca, a mio nome.<br />

L'eredità che mi lasciarono i miei genitori».<br />

«Quanto?».<br />

«Trecentocinquantamila lire. Sei persuaso?».<br />

«Le finirà presto, con ciò che costa la vita. No,<br />

non voglio».<br />

« Ho anche i denari che erano di mio marito.<br />

Quelli sono molto di piú, ma sono bloccati. Ma<br />

prima o poi, se non tutti una parte, dicono che me<br />

li dovranno restituire».<br />

«Quanto? », egli ripete.<br />

«Molto piú dei miei».<br />

«Allora, saresti milionaria», egli esclamò.<br />

Fu da quel momento che Sandrino le dette <strong>del</strong> tu,<br />

ed anche questo era accaduto spontaneamente, come<br />

il suo gesto di abbandonare il cucchiaino e rivolgerle


lo sguardo suo solito, celeste ed innocente.<br />

« Il vestito mi piacerebbe grigio», egli aggiunse.<br />

Questo accadeva alla fine di novembre. Era venuto<br />

il freddo e Sandrino indossava il suo vestito e cappotto<br />

nuovi. Nelle giornate di pioggia o di nevischio<br />

metteva in testa un basco blu, liso e un poco stinto,<br />

che aveva preferito ad uno nuovo comperatogli da<br />

Virginia a sua insaputa, perché c'era affezionato.<br />

«Siamo vecchi amici, lui è il solo a sapere tutto<br />

di me», egli disse.<br />

«Dunque mantieni dei segreti. Non dico con me,<br />

che in fondo ti sono estranea, ma con tua madre».<br />

«Certo», egli rispose. «Ti meraviglia? Alle donne<br />

è buona regola far sapere quello che gli può far<br />

piacere, e basta». Aggiunse: «Alle donne a cui si<br />

vuol bene, poi, è elementare ».<br />

Era mattino, la vigilia di San Silvestro. Erano nel<br />

corridoio ed egli stava tirando il paletto per uscire.<br />

Ella aveva preso scherzosamente quelle sue parole,<br />

come tutte le sue parole. Considerava ancora i suoi<br />

pensieri come i pensieri di un ragazzo, e tuttavia, inconsciamente,<br />

per mantenersi la sua amicizia, e compiacerlo,<br />

si uniformava ai suoi pensieri. La volontà<br />

di Sandrino diventava la sua propria. Disse:<br />

«Me li immagino, i tuoi segreti». Quindi, senza<br />

riflettere, aggiunse: «Sono segreti che riguardano te<br />

e qualche ragazzina».<br />

Egli disse: «Hai indovinato. Ciao».<br />

Virginia lo spiò allontanarsi, affacciata alla finestra<br />

<strong>del</strong> corridoio. Ora le sembrava di essere certa<br />

che una giovinetta lo attendesse sulla strada.<br />

Ma costei non era sulla strada, bensí alla finestra<br />

dirimpetto. Era bionda, aveva un golf d'angora tutto<br />

bianco indosso, i capelli le ricadevano sul volto e lo<br />

coprivano a metà; stava anch'essa affacciata alla finestra,<br />

con un cuscino sul quale appoggiava le braccia.<br />

Guardava sulla strada, poi alzò la testa, e accennò<br />

un saluto vedendo che Virginia la fissava. Virginia<br />

si allontanò, chiuse le imposte con ostentazione,<br />

si gettò sul letto, singhiozzando. Era un pianto irragionevole,<br />

di cui non riusciva a spiegarsi il motivo.<br />

Allorché poté calmarsi si disse che Sandrino doveva<br />

avere parlato di lei alla fanciulla: per questo<br />

essa l'aveva salutata. Poi si disse che essa lo avrebbe<br />

rapito al suo affetto. Vicino alla fanciulla Sandrino<br />

sarebbe diventato uomo, e la fanciulla donna: una<br />

donna gelosa di questa amica <strong>del</strong> suo uomo. Gli


avrebbe imposto di troncare la loro innocente amicizia.<br />

Virginia pensò che presto o tardi era nuovamente<br />

la solitudine che l'attendeva; la sua speranza<br />

di una nuova vita era stata dunque un'illusione. «Il<br />

miglioramento prima <strong>del</strong>l'agonia», si trovò a concludere,<br />

seduta davanti alla specchiera, col pettine in<br />

una mano. Febbrilmente, e pazientemente insieme,<br />

curò la propria faccia e la propria acconciatura, quel<br />

giorno, fece un po' piú ampia la scollatura <strong>del</strong> suo<br />

abito allentando il fisciú. Invece <strong>del</strong> cappotto di lutto,<br />

indossò la pelliccia.<br />

Sandrino emise un fischio, nel vederla.<br />

«Che eleganza », disse.<br />

Andarono al giardino ed ella cavò dalla borsa la<br />

scatola di alluminio e le posate. Da piú di due settimane<br />

gli portava il pranzo, ogni giorno. Egli tolse<br />

la fetta di carne e la depose dentro il coperchio.<br />

Mangiando la pastasciutta, disse:<br />

«Con la pelliccia, mi metti soggezione ».<br />

Virginia cercò di mostrarsi disinvolta, e di sorridergli.<br />

«Sono i resti <strong>del</strong> passato. L'avevo data a rimodernare<br />

in primavera e senza volerlo l'ho salvata dal<br />

saccheggio ».<br />

Poi, d'improvviso, impulsiva:<br />

«L’ho vista. Mi piace».<br />

«Ti sta bene».<br />

«Non la pelliccia», ella esclamò «La tua bella.<br />

Ho scoperto i tuoi misteri prima che tu pensassi, come<br />

vedi. La ami? », gli chiese.<br />

Egli finse di stare al gioco che ancora non capiva.<br />

«Molto, infinitamente molto», disse.<br />

«Parlo sul serio», continuò Virginia. «All'apparenza<br />

mi sembrava brava. A che famiglia appartiene<br />

? ».<br />

« Benestanti », egli disse, inghiottendo il boccone.<br />

«Ha una dote di tre e cinquanta».<br />

Virginia lo fissava, angosciata e tuttavia vincendo<br />

il proprio orgasmo. Ebbe per un istante l'impressione<br />

che Sandrino entrasse dal gioco nella realtà e<br />

la facesse propria, ma immediatamente dopo le sue<br />

parole la persuasero. Ella era certa di avere scoperto<br />

una verità: le parole ch'egli pronunciava erano quelle<br />

ch'essa si aspettava. Non pensò piú che Sandrino<br />

perpetuasse un equivoco per farla soffrire.<br />

«Come ci hai scoperto? Ci hai seguiti?».<br />

«No, mi è bastato vederla alla sua finestra. Lei


mi ha salutato. Cosa le hai detto di me? ».<br />

«Niente. Le ho detto che te ne stai sempre segregata<br />

».<br />

«E le vuoi bene?», gli chiese di nuovo.<br />

« Certo ».<br />

«Ma siete ancora dei ragazzi».<br />

« Cresceremo ».<br />

«Come si chiama?».<br />

«Fosca ».<br />

«Quanti anni ha?».<br />

«Quanti credi ne abbia?».<br />

«Sedici».<br />

«Quasi».<br />

«E quando vi incontrate?».<br />

«Hai proprio intenzione di fare la mammina?».<br />

«Tu sei un ragazzo. Non ti rendi conto», ella<br />

esclamò.<br />

Si era accesa in viso e la sua voce era eccitata.<br />

«Ho sete e ho freddo», egli disse.<br />

Si alzò. Virginia lo trattenne per l'avambraccio con<br />

la mano:<br />

«Ascoltami, Sandrino», gli disse.<br />

Egli ebbe un gesto e un tono di voce che la umiliarono<br />

e insieme le diedero tenerezza.<br />

«È quasi una scena di gelosia, non te ne accorgi?».<br />

Il mattino seguente, fine d'anno, egli le disse:<br />

«Ti ho fatto stare in agitazione da ieri sera, immagino».<br />

Inzuppava il pane nel caffelatte ed ella gli sedeva<br />

di fronte, nella camera di lui, con la schiena contro<br />

il letto, in vestaglia, come ogni mattina. La sua vestaglia<br />

era rosa, lunga fino alla caviglia, la mo<strong>del</strong>lava<br />

ai fianchi. Teneva i capelli tirati sulla nuca, con negligenza.<br />

«Non è vero nulla», egli disse. «Non sono fidanzato<br />

e quella di cui tu mi parlasti non la conosco<br />

nemmeno di vista».<br />

«Giuralo», ella disse, precipitosa, già disposta a<br />

crederlo, tanto era desiderosa di credergli, e in sospetto<br />

tuttavia, con un fremito in tutta la persona.<br />

Egli era calmo, ragazzo, e convinto <strong>del</strong>le proprie<br />

parole.<br />

«Sulla tomba di mio padre», disse.<br />

Si era fatto triste, una ruga gli si era disegnata sulla<br />

fronte, quel cipiglio era nuovo per Virginia. Nel<br />

suo sguardo ella intravide un'ombra di dolore, che<br />

gli era impropria, e pertanto anche piú sua: bastò


perché ella avesse certezza <strong>del</strong>la sua sincerità. Egli<br />

le tese la mano, aggiunse:<br />

«È un giuramento che faccio di rado».<br />

Poi era tornato il Sandrino di sempre, ed essa si<br />

sentiva felice.<br />

Le disse: «Del resto, rifletti. La casa di fronte<br />

ha l'ingresso su di un'altra strada. È un palazzo<br />

di signori... Come vuoi che un'ereditiera si interessi<br />

a un disperato come me?».<br />

Quando furono sul corridoio, disse invece:<br />

«Sono curioso di vederla, la mia fidanzata. È<br />

alla finestra anche stamani? Forse lei mi ama senza<br />

che io lo sappia... Potrei essere io la Cenerentola, in<br />

questo caso ».<br />

Virginia scostò la tendina e vide la fanciulla al<br />

davanzale.<br />

«C'è», esclamò. «Sfida anche la neve». E improvvisamente<br />

l'assalí l'affanno. Disse: «È cosí, è<br />

innamorata sola. Aspetta che tu esca per accompagnarti<br />

con gli occhi».<br />

La sua voce era nuovamente eccitata, stridula.<br />

« Si contenta di guardarti... Vuoi vederla anche<br />

tu? Non ti fare scorgere se vuoi osservarla bene».<br />

Egli si accostò al muro con le spalle, sollevò il<br />

lembo <strong>del</strong>la tendina. Virginia si premeva al suo<br />

fianco. L'angolo di visuale era cosí ristretto ch'ella<br />

si sporgeva attraverso il torace di Sandrino, per poter<br />

seguire assieme a lui i movimenti <strong>del</strong>la fanciulla. Era<br />

ansante, avvampata, l'empito dei sentimenti le aveva<br />

fatto perdere la nozione dei propri gesti. Curva<br />

com'era, la vestaglia lasciava intravedere il seno, sciolto<br />

e candido sotto la combinazione.<br />

«La vedi? Ti piace? Vero che è bella? Vero che<br />

ti piace? Su, dillo: sí mi piace, sí mi piace ».<br />

«Sí», egli diceva, «sí», e guardava il suo volto,<br />

invece, la sua guancia accaldata, il suo seno bianco,<br />

raccolto. D'improvviso la strinse tra le braccia, le<br />

rovesciò la testa, la tenne stretta e riversa all'altezza<br />

<strong>del</strong> proprio petto, le labbra sulle labbra. Poi, con<br />

una mossa brusca, l'abbandonò contro il muro, aperse<br />

la porta ed uscí. Virginia scivolò lungo il muro, si<br />

trovo seduta per terra, a piangere dolcemente, ed a<br />

guardarsi le mani.<br />

Era il 31 dicembre, una giornata rigida di fine<br />

d'anno, il cielo plumbeo e compatto. Poco dopo cominciò<br />

a cadere la neve. Ella aveva il pranzo dentro<br />

la scatola d'alluminio. Si incontrarono al solito an-


golo di strada, due isolati oltre il negozio, verso il<br />

fiume. Si salutarono entrambi senza impaccio.<br />

Egli disse: «Che giornata. Hai mangiato?».<br />

«No», ella disse. «Non ne ho avuto il <strong>tempo</strong>».<br />

«Andiamo in trattoria».<br />

La prese a braccetto ed ella si affidò a lui, malgrado<br />

la gente. Egli scelse una trattoria elegante, un ristorante,<br />

con la porta girevole e i camerieri in frac,<br />

l'ambiente anche troppo riscaldato. Parlarono soltanto<br />

dei cibi che andavano scegliendo e che mangiavano.<br />

Egli ordinò il dolce e il caffè; chiese il conto.<br />

Ella fece il gesto di passargli la borsetta sotto il<br />

tavolo, ma Sandrino la respinse con lo sguardo. Pagò<br />

lui, coi suoi soldi. Fu piú svelto <strong>del</strong> cameriere a<br />

porgerle la pelliccia che Virginia aveva abbandonato<br />

sullo schienale <strong>del</strong>la sedia. Nell'accomiatarsi le disse:<br />

«Stanotte mia madre non rientrerà, fa lo straordinario,<br />

siccome c'è festa nella casa dove lavora.<br />

Tu non chiuderti a chiave. Ti raggiungerò prima di<br />

mezzanotte».<br />

V<br />

La vera felicità durò venti giorni. Ella era tuttora<br />

felice, ma di una felicità diversa, già mischiata al<br />

terrore e al dolore che sotto una nuova veste erano<br />

tornati ad ospitarla. Quando era sola e si provava a<br />

ricordare, le era difficile «rendersi conto». È impossibile<br />

riportarsi coi sentimenti «a quel momento»,<br />

ella pensava. I sentimenti di adesso sono sempre<br />

i piú forti, riempiono per intero la nostra capacità<br />

di riflettere, e sicuramente sono i medesimi pensieri<br />

di oggi, gli stessi fatti ed azioni che stiamo<br />

vivendo e compiamo in piena coscienza o in piena<br />

innocenza, che domani, tra un mese o un anno, ci<br />

parranno assurdi, incredibili, e sarà impossibile rendersi<br />

conto di come siano potuti accadere. Virginia<br />

era una creatura perpetuamente costretta a lasciarsi<br />

vivere ed a rimproverarsi un passato, astratto come<br />

un avvenire.<br />

Il suo piú recente passato aveva avuto inizio con<br />

la notte di San Silvestro. Quella sera Bruna l'aveva<br />

chiamata dal corridoio invitandola «ad uscire dalla<br />

sua prigione » per festeggiare insieme la fine d'anno.<br />

Chiusa dentro la sua camera, Virginia si rifiutò. E<br />

siccome Bruna insisteva:


«In nome di Dio, la prego», le disse.<br />

Sembrò tanto spaurita ed allarmata che Bruna si<br />

persuase.<br />

« Ci avrebbe fatto contenti», insiste. Poi disse:<br />

«Dovrà scusarci se faremo un po' di chiasso. Abbiamo<br />

invitato degli amici».<br />

Costoro giunsero, ed a Virginia balzava il cuore.<br />

Temeva che la loro presenza ostacolasse Sandrino.<br />

Ella aveva girato la chiave e stava in piedi dietro<br />

la porta da due ore, tutta un tremito, per l'emozione<br />

e il freddo che la prendeva. Si era indugiata davanti<br />

allo specchio la serata intera. Sandrino non<br />

era ormai piú un ragazzo, era il suo uomo, e cosí<br />

ella lo attendeva. Arrossiva, sola, rimanendo col pettine<br />

sospeso, la lingua tra i denti, pensando al momento<br />

in cui egli sarebbe entrato, alle parole, i<br />

movimenti, gli sguardi che ne sarebbero immediatamente<br />

seguiti. Tutto ciò era nuovo, imprevedibile,<br />

inutilmente ella tentava di sollecitare la propria immaginazione.<br />

Aveva acquistato dei fiori ed adornato<br />

il tavolo, il comò. Sul tavolo v'era una bottiglia di<br />

spumante e il dessert. (Egli aveva promesso di essere<br />

da lei prima di mezzanotte: avrebbero festeggiato<br />

l'anno nuovo). I mobili <strong>del</strong>la sua camera di<br />

sposa, «salvati dal saccheggio», erano lustri e familiari<br />

al suo sguardo; il letto candido, di bucato:<br />

si era sorpresa a carezzare la federa destinata a Sandrino.<br />

Ella aveva compiuto i gesti per abbigliarsi e prepararsi<br />

all'amore, ordinatamente, con calma. Il suo<br />

pudore era tutto interno, unito alla dolcezza e alla<br />

trepidazione <strong>del</strong>l'attesa. I suoi sensi erano tuttora<br />

sopiti, adagiati nella loro lunga astinenza; nondimeno<br />

ella non pensò mai di sottrarsi al desiderio<br />

di Sandrino. La sua timidezza era sommersa sotto<br />

l'affetto, cosí come non esisteva il rimorso di tradire<br />

la memoria <strong>del</strong> marito, sempre piú viva e<br />

presente nel suo spirito. Sandrino riempiva una parte<br />

tutta nuova di lei, inedita e palpitante: era una sensazione<br />

inspiegabile eppure certa, di cui le sembrava<br />

avvertire perfino fisicamente l'esistenza. Ella poteva<br />

contemplare il proprio corpo e nello stesso <strong>tempo</strong><br />

promettersi l'amplesso di cui non si nascondeva l'imminenza.<br />

Lo anticipava, anzi, col pensiero, smarrendovisi<br />

tuttavia, per l'incapacità di concretare la propria<br />

immagine e quella di Sandrino. Era una Virginia<br />

nuovamente vergine, e solitamente indifesa


ch'essa gli avrebbe offerto, senza morbosità e senza ipocrisia.<br />

L'apparecchiamento ch'ella aveva disposto<br />

di se stessa, e <strong>del</strong>le cose, le era stato suggerito da una<br />

intuizione naturale, nessuna esperienza e nessun ricordo<br />

l'avevano ispirata. Ella era nuda e odorosa sotto<br />

la camicia da notte, sulla quale aveva indossato la<br />

vestaglia. I suoi capelli erano appena trattenuti da<br />

un nastro all'altezza <strong>del</strong>la nuca, tirati sulla fronte e<br />

sulle tempie, le orecchie scoperte, con le buccole di<br />

corallo.<br />

Da due ore lo attendeva, infreddolita e col cuore<br />

in tumulto. Pervenivano fino a lei le voci di Faliero,<br />

di Bruna e dei loro amici, dalla camera dirimpetto:<br />

avevano aperto la radio e ballavano. Sandrino sarebbe<br />

venuto direttamente di fuori. Virginia era in piedi<br />

contro la porta, la mano sulla maniglia, seguiva la<br />

lancetta <strong>del</strong>l'orologio come il proprio respiro. Mancavano<br />

venti minuti a mezzanotte quando avvertí il<br />

fruscío <strong>del</strong>la chiave alla porta d'ingresso e sentí il<br />

bisogno di guardarsi nello specchio. Subito la propria<br />

acconciatura le parve volgare, impudica. Aperse<br />

febbrilmente l'armadio e ne cavò la pelliccia, prese<br />

dalla toletta <strong>del</strong>le forcine per raccogliersi i capelli.<br />

Sandrino era già entrato e la interrogava con lo<br />

sguardo, riflesso nello specchio. Ella era rimasta attonita,<br />

una bambina sorpresa nella marachella, con<br />

la pelliccia che le pendeva da una spalla e le mani<br />

tra i capelli. Egli le si avvicinò ed a bassa voce le<br />

disse:<br />

«Cosa stavi facendo? Uscivi? ».<br />

Virginia si lasciò cadere sulla sedia. Gli rispose<br />

scuotendo la testa. Egli le strinse il mento nella mano,<br />

la baciò con la stessa intensità <strong>del</strong> mattino, la liberò<br />

<strong>del</strong>la pelliccia. « Su, alzati», le disse. L'aiutò sorreggendola<br />

all'ascella.<br />

«Pensavo che quelli là avrebbero passato la fine<br />

d'anno fuori casa», egli disse. «Invece Faliero mi<br />

ha perfino invitato».<br />

La teneva col braccio attraverso la vita. Era appena<br />

piú basso di lei e i suoi riccioli le sfioravano la<br />

guancia.<br />

«Coricati», le disse.<br />

Le sciolse egli stesso la cinta. Ella ubbidí, in silenzio,<br />

sorpresa e confusa com'era. Desiderava guardarlo,<br />

vedere che i suoi occhi erano gli stessi, celesti,<br />

di sempre: questo era il suo solo pensiero, in esso si<br />

dibatteva, incapace di sollevare lo sguardo su di lui.


Era calata sulle sue palpebre una pesantezza di sonno,<br />

e nelle sue membra un'eguale spossatezza, come<br />

se <strong>del</strong>le innumerevoli emozioni da tanto <strong>tempo</strong> subite,<br />

l'ultima, e la piú puerile, ne avesse accumulato lo<br />

sfinimento. Tuttavia il suo sguardo restava fisso, esorcizzato,<br />

su Sandrino, soltanto la faccia di lui le era<br />

esclusa.<br />

Egli si svestiva: aggiustò la giacca alla spalliera<br />

<strong>del</strong>la sedia, vi distese i pantaloni. Liberatosi <strong>del</strong> maglione<br />

era rimasto nudo, in scarpe e mutandine. Aveva<br />

la carnagione bruna, forse ancora di sole: il suo<br />

torace era implume, solido, il segno <strong>del</strong>le mammelle<br />

era teso, come <strong>del</strong>icatamente impresso, gli omeri perfetti<br />

e levigati; le coscie alte, muscolose, con la peluria<br />

fitta, inattesa.<br />

Ella lo guardava e i suoi pensieri naufragavano<br />

nel torpore <strong>del</strong>le membra. Subiva un sentimento che<br />

le era ignoto, e la sfibrava: una consolazione che<br />

la induceva al pianto. Tuttavia le sue labbra gli sorridevano.<br />

Sandrino si era seduto sulla sponda <strong>del</strong> letto, si<br />

toglieva le scarpe, le sussurrò:<br />

«Sai che nevica ancora? Non mi chiedi se ho<br />

freddo cosí spogliato? Macché, la neve mi fa bollire».<br />

Si alzò, e fu nudo <strong>del</strong> tutto, senza pudore e senza<br />

ostentazione. Ella vedeva il suo pube che era biondo,<br />

il suo sesso invogliato. Gli sorrideva, e le guance le<br />

si rigavano di lacrime.<br />

Egli salí sul letto e la scavalcò per coricarsi vicino<br />

a lei. Dalla camera di fronte la musica e le voci si<br />

facevano piú forti. Virginia si portò le mani dietro<br />

la nuca. Ora che lo sguardo di lui le si offriva, essa<br />

aveva chiuso gli occhi. Avvertí il suo alito sul proprio<br />

volto, udí ch'egli le diceva:<br />

«Fai la statua o ti vergogni? ».<br />

Virginia scosse la testa.<br />

«Apri gli occhi», egli le disse.<br />

Ella sentí la sua mano stringerle il mento come<br />

pochi minuti prima davanti allo specchio, ma violenta<br />

adesso, da darle dolore.<br />

«Svegliati», egli le sussurrò ancora. «Non mi<br />

piace cosí ».<br />

Poi il gesto di Sandrino fu improvviso, feroce, una<br />

aggressione, che li congiunse compiutamente, ed ella<br />

non poté trattenere un grido.<br />

La radio venne spenta, tacquero le voci nella camera<br />

dirimpetto. Bruna si affacciò sul corridoio:


«Signora Virginia», disse. «Signora Virginia».<br />

Virginia era stordita e terrorizzata insieme. Sandrino<br />

era schiacciato su di lei e l'opprimeva; le ingiunse<br />

di non rispondere torcendole la carne su un<br />

fianco. Ella si morse le labbra per non urlare.<br />

Anche Faliero e gli amici erano venuti nel corridoio.<br />

«Signora», insisté Bruna.<br />

E una voce d'uomo, sconosciuta: «Dev'essere stato<br />

dalla strada». Aggiunse: «Ragazzi, mancano<br />

due minuti a mezzanotte».<br />

Rientrarono e subito si udirono saltare i tappi <strong>del</strong>lo<br />

spumante. Virginia era ormai un corpo senza vita<br />

tra le braccia di Sandrino.<br />

Quindi egli riaccese la luce.<br />

«Non mi piace se fai sempre cosí», le ripeté.<br />

E prima ancora ch'essa gli rispondesse, era sceso<br />

dal letto. Disse:<br />

«Ho promesso a Faliero che mi sarei fatto vivo...<br />

Vedo che anche tu avevi preparato lo champagne».<br />

E tornando vicino al letto: «Come si può aprire la<br />

bottiglia? Sentirebbero. Me la porto io, cosí farò<br />

bella figura».<br />

Prese una manciata di biscotti dal vassoio; la salutò<br />

alla militare, chinandosi su di lei e baciandola<br />

su una guancia.<br />

«Sembri una partoriente», le disse.<br />

Ripeté il suo attenti, e se ne uscí cauto, sulla punta<br />

dei piedi. Virginia lo udí che apriva la porta sulle<br />

scale, e la richiudeva con forza; udí che nella camera<br />

dirimpetto lo accoglievano con battimani; distinse<br />

Faliero che diceva: «Hai finito l'anno per la<br />

strada... », poi <strong>del</strong>le parole che le sfuggirono, commentate<br />

da una risata generale. Ella era rimasta immobile,<br />

supina, le voci le giungevano da una lontananza<br />

indicibile. Si era tirata le coperte sul mento,<br />

rabbrividiva, e tuttavia covava il proprio sudore sotto<br />

la gola, all'inguine, tra seno e seno, come una cosa<br />

fisica, di Sandrino, da custodire. Faticosamente si<br />

voltò su un fianco, dalla parte ove Sandrino l'aveva<br />

tormentata e che ancora le doleva: era un dolore che<br />

la riempiva di tenerezza e la consegnava al sonno.<br />

Altrettanto dolce e quasi come un sogno che<br />

continuasse fu il risveglio. Si trovò di nuovo tra<br />

le braccia di Sandrino, col suo corpo nudo che la<br />

premeva, il suo fiato che sapeva di tabacco e di liquore.<br />

La luce era spenta. Sandrino le sussurrò al-


l'orecchio:<br />

«Sei contenta che sia tornato?».<br />

Questa volta essa fu l'amante che Sandrino desiderava.<br />

Nella casa si era fatto silenzio. Al di là <strong>del</strong> corridoio,<br />

dalla strada, di tanto in tanto pervenivano dei<br />

canti, degli strombettii attutiti dalla distanza e dalla<br />

neve.<br />

«Sai che siamo nell'anno nuovo? », egli disse.<br />

Le stava coricato accanto, con una mano nella sua,<br />

le dita tra le dita. Le chiese:<br />

«Non dici nulla? Dobbiamo scambiarci gli auguri<br />

».<br />

Ella gli carezzava il braccio, timidamente; gli percorse<br />

i fianchi con la mano. Gli sussurrò:<br />

«Avevo gli occhi aperti, sai. Se c'era la luce te ne<br />

saresti accorto. Non sarò piú una statua. È stata<br />

una cosa tutta nuova, mi credi? Sono come ti aspettavi<br />

? ».<br />

Egli mugolò, ritrasse la mano dalla sua, le volse<br />

le spalle. Ella si accorse che si era addormentato. Rimase<br />

desta, a vegliarlo, fino a mattino inoltrato. Non<br />

pensava piú ch'egli fosse un ragazzo, né di essere<br />

stata la sua prima donna. Era già un'amante segretamente<br />

gelosa, tutta disposta al suo desiderio, timorosa<br />

di poterlo <strong>del</strong>udere.<br />

VI<br />

Trascorsero insieme il Capodanno. La madre di<br />

Sandrino era impegnata per l'intera giornata nella<br />

casa dei suoi signori. Egli uscí per primo e Virginia<br />

lo raggiunse al solito caffè. Aveva la pelliccia e in<br />

testa un fazzoletto fantasia che le incorniciava il volto<br />

accuratamente dipinto. I suoi occhi erano chiari e<br />

brillavano. Si sedette. Egli le ordinò l'aperitivo.<br />

Il caffè era quasi deserto, con imperterriti i due<br />

giocatori di scacchi e ad un tavolo di fronte due<br />

giovanotti e una ragazza. Costei era bionda, vistosa,<br />

le ciglia colorate d'azzurro. Sandrino aveva ripreso a<br />

leggere un giornale sportivo. Sul tavolo c'erano le<br />

sigarette e i fiammiferi. Virginia si sentiva felice,<br />

contenta di sedergli vicino, <strong>del</strong> calore <strong>del</strong>l'ambiente<br />

e degli sguardi di quegli uomini posati su di lei,<br />

<strong>del</strong> proprio corpo che il lungo specchio <strong>del</strong>la sala rifletteva.<br />

Prese una sigaretta dal pacchetto, e l'accese.


Sandrino sembrava immerso nella lettura. Esclamò:<br />

«Ti diverti a dare spettacolo? ».<br />

Istintivamente ella posò la sigaretta. D'un tratto<br />

Sandrino piegò il giornale, chiamò il cameriere per<br />

pagare. Uscirono.<br />

Attraversarono la piazza, ove la neve dava alle<br />

caviglie. Egli aveva evitato di proposito il sentiero<br />

aperto dagli spalatori. Virginia slittò e per poco non<br />

cadde.<br />

«Perdonami», ella disse. «Ho già tutti i piedi<br />

bagnati ».<br />

«È il meno che ti potessi fare», egli replicò.<br />

Il tono <strong>del</strong>la sua voce era severo, ma incerto nello<br />

stesso <strong>tempo</strong>; e sul suo volto il cipiglio era quello di<br />

un bambino. Ella credette volesse scherzare: si chinò,<br />

fece una palla di neve e gliela scagliò addosso.<br />

Sandrino dovette abbassarsi per scansarla. Era diventato<br />

rosso in viso, bizzoso: raccolse a sua volta<br />

<strong>del</strong>la neve, la compresse nella mano. Ora Virginia<br />

era certa <strong>del</strong>le sue intenzioni: fuggí e lo prese di<br />

nuovo a bersaglio. Sandrino pareva furibondo; sempre<br />

inseguendola, a manciate di neve, le gridava di<br />

fermarsi e di ascoltarlo.<br />

«Pigliami, allora», ella gli rispondeva.<br />

Correndo, sulla neve, aveva raggiunto il monumento,<br />

vi girò attorno, e dei ragazzi entrarono nel<br />

gioco: accolsero Sandrino con una sparatoria nutrita.<br />

«La difendiamo noi», gridavano a Virginia. « Sotto.<br />

Sotto».<br />

Sandrino si riparò dietro il monumento. Virginia,<br />

dalle spalle dei ragazzi, lo incitava a venir fuori. Si<br />

era tolta i guanti, aveva la neve in entrambe le mani.<br />

I ragazzi partirono all'attacco.<br />

«Il nemico è accerchiato», gridavano.<br />

Sandrino si liberò incuneandosi a corpo basso tra<br />

di loro; quindi si slanciò su Virginia; e siccome essa<br />

era piegata per raccogliere altra neve, l'impeto con<br />

il quale egli la raggiunse, le fece perdere l'equilibrio.<br />

Caddero entrambi bocconi. Essa era incolume, pronta<br />

al riso, allorché un colpo dietro la nuca le riconfisse<br />

la testa nella neve. Dapprima ella credette di essere<br />

stata raggiunta da un proiettile dei ragazzi, ma<br />

subito un secondo colpo, piú forte, alla scapola questo,<br />

le tolse il respiro.<br />

«Ohè», gridarono i ragazzi. «Ora non gioca piú.<br />

Ora la picchia».<br />

Ella era intontita e prossima a svenire, gli occhi e


la bocca pieni di neve. Tuttavia poté sollevarsi sulle<br />

braccia. I ragazzi avevano ripreso la sparatoria contro<br />

Sandrino; accorrevano dei curiosi dalle estremità<br />

<strong>del</strong>la piazza. Sandrino la agguantò ai polsi. Fuggirono,<br />

inseguiti dai ragazzi fino ad una traversa. Il<br />

fazzoletto di Virginia era rimasto sulla neve.<br />

Era l'una dopo mezzogiorno, <strong>del</strong> Capodanno 1946;<br />

la strada deserta, stretta, tra due quinte di palazzi<br />

medievali. <strong>Un</strong>a radio era la sola presenza. Ripararono<br />

dentro un androne. Virginia aveva il volto lavato<br />

dalla neve e dalle lacrime, i capelli arruffati.<br />

V'era tuttavia, nel suo atteggiamento, un'involontaria<br />

fierezza, e quel suo gesto di ricacciarsi indietro i capelli<br />

la rendeva anche piú bella e scontrosa.<br />

«Làsciateli giú sulle spalle », egli disse. « Stai<br />

meglio ».<br />

«Non sono una ragazzina».<br />

«Mi piaci di piú».<br />

«Per oggi soltanto?».<br />

«Va bene».<br />

«Domani tornerò a pettinarmi come dico io? ».<br />

«Sì», egli disse.<br />

Ella gli prese la mano, pacificata.<br />

Nel caffè Sandrino si era rivelato geloso di quegli<br />

uomini che la guardavano; poi, sulla piazza, essa<br />

l'aveva messo in ridicolo schierandosi dalla parte dei<br />

ragazzi: allora Sandrino aveva avuto un momento<br />

di collera e l'aveva colpita. Era stato impulsivo, ma<br />

giusto, ella pensava. E adesso era pentito; castigando<br />

il proprio orgoglio, faceva di tutto perché lei lo perdonasse.<br />

Ella gli fece sostenere la borsetta per potersi<br />

ritoccare la faccia allo specchietto.<br />

«Piú in alto», gli diceva. «Piú in basso. Devi<br />

fare esperienza».<br />

Tornarono al ristorante <strong>del</strong> giorno prima. Lo stesso<br />

cameriere gli corse in contro e li condusse verso<br />

un tavolo, accanto al termosifone.<br />

«Vogliono lasciar fare a me? », disse.<br />

Parlava rivolto a Virginia, ed ella gli rispose:<br />

«Senta il signore».<br />

Le parve di scorgere nello sguardo <strong>del</strong> cameriere<br />

un'ironia che la metteva in imbarazzo, e la umiliava.<br />

Sandrino disse: «Purché escluda il pesce. E tagliatelle,<br />

come primo».<br />

«Antipasti, no? », insisté il cameriere.<br />

Aveva un tono suadente e il suo ossequio, la sua<br />

disinvoltura, sottolineavano una complicità. Quasi un


icatto.<br />

«Si fidino di me», ripeté. «Sarà un pranzo di<br />

Capodanno <strong>del</strong> quale si dovranno ricordare».<br />

«Sicché? Non sei adirata? », le chiese Sandrino<br />

poco dopo.<br />

Ella gli sorrise ed incontrò i suoi occhi, calmi, celesti.<br />

Solo allora si accorse che la peluria sulle sue<br />

labbra era curata, come improvvisamente cresciuta.<br />

I baffetti davano al suo volto una virilità, e insieme<br />

lo rendevano ancor piú adolescente. Le sembrò di rivederlo<br />

in quell'istante, dopo tanto <strong>tempo</strong>: la notte<br />

appena trascorsa le si presentò con piú insistenza alla<br />

memoria. Arrossí. Sandrino sbocconcellava il suo<br />

pane.<br />

«Stai pensando brutte cose», le disse, con intenzione.<br />

Egli le leggeva, dunque, nel pensiero. Questo le<br />

accelerò i battiti <strong>del</strong> cuore. Ne era lieta e spaventata.<br />

«Sei un mago? », gli chiese.<br />

«Sei tu che ti fai leggere come un libro aperto».<br />

«Perché ti voglio bene», ella sillabò.<br />

E lui: «Non credi che sia perché ormai ti ho sulla<br />

punta <strong>del</strong>le dita? ».<br />

Ci fu un silenzio, durante il quale le parole di<br />

Sandrino assunsero il peso di una verità. Ella capí<br />

che non avrebbe mai potuto, anche desiderandolo,<br />

sottrarsi alla sua volontà; ed egli scoperse che<br />

le proprie parole corrispondevano ad una certezza.<br />

Dopo quel silenzio, entrambi, seppure diversamente,<br />

non ebbero piú né timore né pudore dei propri sentimenti.<br />

Il proprio immediato destino sembrò ad entrambi<br />

sicuro, poiché rivolto all'esito che avevano segretamente<br />

sperato.<br />

Fu un pranzo di Capodanno degno di essere ricordato,<br />

«specie per il conto», com'egli disse appena<br />

lasciato il ristorante e insieme risero e si tenevano<br />

a braccetto.<br />

Era uscito il sole, l'aria si era fatta tepida, le strade<br />

spaventosamente deserte in quell’ora, con le vetrine<br />

tutte ghirigori e agli angoli i venditori di caldarroste.<br />

«Il programma lo dirigo io», egli disse, imitando<br />

la voce <strong>del</strong> cameriere.<br />

La costrinse a salire su una carrozza chiusa; ordinò<br />

al vetturino una passeggiata sui viali.<br />

Stavano stretti e caldi nell'interno, lei raccolta nella<br />

pelliccia, con un braccio di lui attorno alla vita,


la mano nella mano: egli le tolse il guanto e se la<br />

portò alla guancia. Poi la baciò sul collo, le accarezzava<br />

i capelli. Ella si lasciava fare, commossa e felice.<br />

Egli le toccò la nuca:<br />

«È qui che ti ho fatto male?».<br />

«Quando?», ella disse. «Non mi ricordo».<br />

Era la prima volta ch'egli la vezzeggiava. Ella ne<br />

riceveva l'impressione di un amabile disagio; accoglieva<br />

le sue carezze, come i suoi gesti impulsivi, con<br />

dolce sopportazione. Il suo affetto per Sandrino era<br />

una continua, sollecitata violenza: soltanto nella furia<br />

<strong>del</strong>l'amplesso essa aveva potuto liberarsi da questa<br />

gradita passività, e partecipare con tutti i propri<br />

sensi alla sua effusione.<br />

Egli disse: «Stanotte, nel sonno, mi è parso che<br />

tu mi chiedessi se ti voglio bene. Non ne sei sicura<br />

? ».<br />

Ella credette di doversi esprimere sinceramente;<br />

tuttavia avvertí un'ipocrisia nella propria risposta.<br />

Disse: «Non ti irritare. È sempre perché so di esser<br />

molto piú vecchia di te. Tu non mi potrai mai voler<br />

bene come ad una ragazza <strong>del</strong>la tua età».<br />

«Allora sei pentita».<br />

« No ».<br />

«Sei finta, allora. Sai benissimo di non poter piú<br />

fare a meno di me. Hai me solo al mondo. Tutto<br />

il resto <strong>del</strong>la gente ti odia».<br />

«Perché me lo ricordi? », ella disse.<br />

Egli la tormentò sul braccio come l'aveva tormentata<br />

al fianco la notte precedente.<br />

«Come sei cattivo a momenti», ella disse.<br />

Erano su un viale <strong>del</strong>la periferia, in un deserto di<br />

alberi spogli e di neve; il cavallo andava al piccolo<br />

trotto, il suo passo era silenzioso sulla neve; al di<br />

là dei vetri appannati che li isolavano dagli sguardi,<br />

transitò un tram col suo fracasso.<br />

«È vero o no quello che dico? », insisté Sandrino.<br />

E d'improvviso tornò a tormentarla alle braccia,<br />

ai fianchi, alle cosce, aprendole la pelliccia. Le agguantò<br />

una mammella e gliela strinse ferocemente.<br />

Ella gettò un grido, cercò di liberarsi dalla stretta<br />

che si faceva sempre piú lancinante, finché rovesciò<br />

il capo sulla spalliera, accasciata dal dolore.<br />

Il tram era passato, ed era tornato il silenzio; la<br />

carrozza procedeva nel suo lieve rollio. Sandrino<br />

schiuse lentamente la mano.<br />

«Rispondi», le disse.


Il suo sguardo, come la sua voce, avevano quella<br />

luce e quel tono consueti, di serietà e di scherzo insieme.<br />

Ella era oppressa dall'affanno, annuí, abbandonata<br />

contro la spalliera.<br />

Sandrino disse: «Dunque, se hai me solo al mondo,<br />

perché dubiti <strong>del</strong> mio affetto ? Anche se non ti<br />

volessi bene, tu dovresti crederlo egualmente».<br />

La costrinse, dolcemente adesso, a piegarsi su di<br />

lui, ed a posare la nuca sulle sue ginocchia.<br />

«Sei tu la bambina, e non io».<br />

Ella lo guardava, si lasciava carezzare e lui era<br />

bello, ed era spietato perché l'amava.<br />

Egli disse: «Non pensi piuttosto a quanto ci possiamo<br />

divertire? La mattina appena mia madre esce,<br />

io verrò da te. Staremo assieme tre ore ogni mattina.<br />

E la sera, dopo cena, con una scusa o l'altra<br />

vado sempre fuori fino a mezzanotte. Vuoi che ti<br />

preferisca al cinematografo? Ho tante cose da insegnarti.<br />

Non ti accorgi che ho abbandonato tutte le<br />

amicizie per stare con te? Starò con te tutti i momenti<br />

liberi <strong>del</strong>la giornata. Tu non dovrai piú uscire.<br />

Dovrai stare sempre ad aspettarmi. Può darsi che desideri<br />

vederti a qualsiasi ora: allora chiederò un permesso<br />

al negozio e farò un salto fino a casa. Se non<br />

ti ci troverò, quando tornerai ti strapperò il seno. Si<br />

sente male a torcerlo? ».<br />

Virginia era riversa sulle sue ginocchia. Lo ascoltava<br />

parlare, sempre con un tono identico di voce e<br />

la stessa serenità nello sguardo e tutto di lui, le minacce<br />

come le affettuosità, le era gradito. Le sue cosce<br />

erano forti e la sostenevano. Le sembrava di riposare<br />

pienamente per la prima volta, dacché era<br />

nata.<br />

« Sí», ella rispose. «Toglie il respiro».<br />

«Ecco. Cosí sai quello che ti aspetta», egli riprese.<br />

«Al cimitero ti ci condurrò io. <strong>Un</strong>a volta la<br />

settimana basta. Tuo marito puoi ricordarlo anche<br />

restando a casa. Lui è morto e di lui non sono geloso.<br />

Però la fotografia sul cassettone, falla sparire.<br />

Non sopporto che ci stia a guardare. In chiesa nemmeno<br />

voglio che tu ci vada, nemmeno una volta alla<br />

settimana, mai. Saresti capace di raccontare tutto al<br />

prete, e lui chiamerebbe mia madre e poi avvertirebbe<br />

la Questura. Se dovessi trovarmi in riformatorio<br />

per colpa tua, il seno te lo strapperei veramente».


Gli sorse il cipiglio, lo stesso ch'ella gli aveva scorto<br />

quando le aveva parlato di suo padre. Virginia gli<br />

carezzò le guance; ora trepidava alle sue parole.<br />

V'era in lei l'ansia di cancellare dal viso di Sandrino<br />

quell'ombra di dolore, e di donarglisi interamente<br />

per vederlo rasserenato. Gli disse:<br />

«Farò tutto quello che tu vorrai. Ho te solo, l'hai<br />

detto. Sarei sotto la neve se non ti avessi incontrato.<br />

Dimmi ciò che desideri. Sei il mio bambino».<br />

«Sono il tuo amante», egli disse.<br />

Ella temé che tornasse ad assalirla; invece corrucciò<br />

le labbra e scosse la testa. Era, com'essa adesso<br />

lo vedeva, un ragazzo contrariato. Si sollevò, seduta<br />

sulle sue ginocchia, gli prese la faccia tra le mani e<br />

lo baciò sulla bocca, con l'intensità e il trasporto che<br />

lui stesso le aveva insegnato.<br />

Poi egli disse: « Il programma lo faccio io, ma<br />

voglio che ti piaccia. Dove vorresti andare?».<br />

«Al cinema. Non ne ho mai avuto il coraggio in<br />

tutto questo <strong>tempo</strong>. Temevo sempre di incontrare<br />

qualcuno».<br />

Egli pulí il vetro con la mano.<br />

«Qui siamo in periferia, chi vuoi ti conosca? E<br />

un cinema c'è, ed è anche elegante. Dammi la borsetta.<br />

Ho rovesciato le tasche per arrivare a pagare<br />

il conto, in trattoria».<br />

Lasciarono la carrozza dinanzi all'ingresso <strong>del</strong> cinematografo;<br />

lessero la locandina e lui disse:<br />

«Ho cambiato idea. Facciamo una passeggiata».<br />

Ma ella era gaia, si provò a contrastarlo.<br />

«Voglio andarci, invece».<br />

Egli la prese per il braccio e la trascinò via.<br />

«Non sai apprezzare la gentilezza... Non vedi che<br />

è un film contro i fascisti? Roma città aperta, ti piacerebbe<br />

? ».<br />

Abbandonarono il viale. Davanti a loro si apriva<br />

un vasto prato di neve. Le case proseguivano su un<br />

lato solo, interrotte qua e là dai vuoti <strong>del</strong>le macerie.<br />

Sul fondo v'era la strada ferrata e piú lontano ancora<br />

spuntava una ciminiera. Il sole era scomparso. Sotto<br />

il cielo opaco, l'aria era di nuovo pungente, e tanto<br />

piú per essi che venivano dal tepore <strong>del</strong>la carrozza.<br />

Girarono attorno al prato per raggiungere il centro<br />

<strong>del</strong> quartiere.<br />

« Sai a memoria tutta la città », ella disse. « Io ci<br />

abito da dieci anni e non sono mai venuta da queste<br />

parti ».


«È la zona industriale, ma gli Alleati l'hanno<br />

massacrata. Non era mica cosí: qui davanti c'era una<br />

fabbrica di proiettili. Se l'è sugata Cristo con le<br />

bombe».<br />

Ella fu colpita dalla sua imprecazione, e volle non<br />

aver sentito.<br />

«Dove andiamo? », gli chiese. «Ho freddo».<br />

«Ancora qualche passo, e poi vedrai. Andiamo a<br />

ballare, sei contenta? ».<br />

Era un ballera di fortuna, che in passato doveva<br />

aver servito da deposito di materiale: il tetto ad<br />

hangar e le pareti di legno. V'era caldo, tuttavia, ma<br />

forse piú per la gente che l'affollava che per la stufa<br />

collocata a metà <strong>del</strong>l'ambiente. Il buffet era sulla destra,<br />

e torno torno alla pista, a ridosso di essa, c'erano<br />

i tavolini. Ne trovarono uno libero, prossimo ad<br />

una seconda uscita. L'orchestra si trovava su un palco<br />

di assi ancora grezze, al di sopra <strong>del</strong>la stufa. Si<br />

sedettero, Virginia gli chiese:<br />

«Sei di casa? ».<br />

«No», egli disse. «L'hanno aperta da poco. Ho<br />

letto la réclame sul giornale. Ma tra gente che balla<br />

si fa presto conoscenza. Vuoi vedere? ».<br />

L'orchestra aveva attaccato uno slow. Sandrino si<br />

alzò, fu svelto piú di molti altri giovanotti nel presentarsi<br />

ad una <strong>del</strong>le ragazze che stavano ai margini<br />

<strong>del</strong>la pista, impazienti nella loro disinvoltura. Era<br />

una ragazza bruna, coi capelli pettinati alti e un pellicciotto<br />

a bolero sul vestito chiaro. Già danzavano,<br />

quasi abbracciati: Sandrino parlava e costei rideva.<br />

Virginia li accompagnava con lo sguardo nella ressa<br />

<strong>del</strong>le coppie. Li perdeva e li cercava ansiosa. <strong>Un</strong> uomo<br />

vide soltanto che aveva la cravatta gialla<br />

si avvicinò al suo tavolo e la invitò. Ella fu sorpresa,<br />

allarmata; si rifiutò seccamente, tanta era la sua tensione:<br />

cercava Sandrino e la ragazza, lontani ormai,<br />

all'altra estremità <strong>del</strong>la pista. Senza voltarsi,<br />

sentí che il ballerino si era seduto a un tavolo alle<br />

sue spalle, e la fissava. Ella non sapeva darsi un contegno:<br />

la salvò il cameriere giungendo con il ponce<br />

che aveva ordinato.<br />

«Hai visto», le disse Sandrino poco dopo. «Se ti<br />

interessa, quella ragazza si chiama Vilma, ed è contabilestenografa<br />

».<br />

Sorseggiava il ponce, e Virginia gli disse:<br />

«Balla bene».<br />

«Non sei offesa?», egli esclamò. «Ho voluto


scherzare, non invitandoti al primo giro. Perché tu<br />

te ne offendessi».<br />

«Io non posso ballare, col lutto » gli rispose. « Eppoi,<br />

sono fuori esercizio. Per di piú, i balli nuovi<br />

non li conosco».<br />

La musica suonava adesso un sincopato, qualcosa<br />

da potersi adattare a boogiewoogie.<br />

«Meglio», disse Sandrino. «È quello che ci vuole.<br />

Butteremo a gambe all'aria tutta la sala».<br />

Invece non fu cosí. Ella si affidò alle sue braccia;<br />

egli la guidava e la faceva vorticare, equilibrata e<br />

leggera come nemmeno lei immaginava di potere essere.<br />

Ma non finirono il ballo: le cominciò a girare<br />

la testa; era sbiancata in viso. Tuttavia, fu lei stessa,<br />

e coscientemente, perché Vilma o qualche altra ragazza<br />

non glielo «rubassero», a chiedergli di farla<br />

ritentare, quando si accorse che il motivo era lento<br />

e i passi <strong>del</strong>la danza pausati. Egli la sorreggeva alla<br />

vita; doveva ballare alzato sulle punte poiché le teneva<br />

guancia contro guancia; era agile, e la sua<br />

stretta era lieve e i suoi capelli erano biondi, celesti<br />

i suoi occhi, e il suo torace era forte e l'accoglieva<br />

intera.<br />

Ballando, Sandrino le disse:<br />

«Da domani ti insegnerò le nuove figure. Ci dedicheremo<br />

mezz'ora ogni dopopranzo».<br />

«Dove?».<br />

«Non mi vuoi piú offrire il pane quotidiano? »,<br />

egli disse, serio e scherzoso. Aggiunse: «Ormai è<br />

ridicolo che ti aspetti al giardino e consumi il pranzo<br />

come un carcerato. Verrò a casa tua alla una e tu<br />

mi farai trovare pronto. Siamo piú sicuri in casa che<br />

fuori. A quell'ora non c'è sicuramente mai nessuno<br />

».<br />

«Certo», ella disse.<br />

E pensò che sarebbe stato meraviglioso.<br />

VII<br />

Passarono due settimane. Virginia le ricordava come<br />

le piú belle <strong>del</strong>la sua vita. «Le piú pazze», ella<br />

si disse in seguito, appunto perché erano state le piú<br />

felici, e incredibili. La sua esistenza recuperava la<br />

vitalità <strong>del</strong>la sua prima gioventú. Il suo corpo stesso<br />

sembrava giovarsi <strong>del</strong>la pienezza dei sentimenti che<br />

l'animavano. <strong>Un</strong> rifiorire improvviso in cui la maturità<br />

diventava ancor piú remota. Aveva gli sguardi


degli uomini addosso, ora piú che mai, nei brevi momenti<br />

in cui usciva per la spesa: assillanti, gentili<br />

ed importuni come le parole che i piú arditi le rivolgevano.<br />

Giorno per giorno essa affrontava il<br />

mondo con sempre maggior ardimento, «si svezzava<br />

dalla paura, tirava fuori il capo dalla paglia»,<br />

come le diceva Sandrino. Lui era la sua forza e la<br />

sua guida, la sapeva apprezzare e correggere, le dava<br />

fiducia e conforto e nell'intimità una gioia finora<br />

ignorata, che a volte, ripensando al proprio passato<br />

di sposa, la sgomentava, la faceva rabbrividire e insieme<br />

le accresceva il desiderio di avere Sandrino accanto<br />

a sé.<br />

Stavano assieme la piú parte <strong>del</strong>la giornata, ormai.<br />

Al mattino, ella lo accoglieva nel proprio letto,<br />

appena uscita la madre. Il loro amore era silenzioso,<br />

furtivo. Gli altri andavano e venivano dalle camere<br />

alla cucina; essi trattenevano l'affanno con la bocca<br />

sulla bocca. Bruna e Faliero salutavano Virginia attraverso<br />

il corridoio. Virginia gli rispondeva cercando<br />

di apparire tranquilla, assonnata. Sandrino era<br />

amabilmente ragazzo in qui momenti. La solleticava<br />

apposta, l'assaliva.<br />

« Ti voglio compromettere», le sussurrava all'orecchio.<br />

« <strong>Un</strong> giorno o l'altro mi metterò a parlare ad<br />

alta voce, o aprirò la porta mentre loro passano. Tu<br />

che farai ? ».<br />

«Dirò che mi hai aggredita».<br />

«E sai loro cosa diranno? Repubblichina e pervertita.<br />

Anzi, diranno che le due cose stanno bene insieme.<br />

Ti manderanno in prigione. Allora sarò io<br />

che dovrò portarti da mangiare».<br />

E subito aggiungeva: «Non lo farò mai. Mi bisogni<br />

troppo. Ossia: lo farò quando ti avrò preso<br />

tutto. Perché ti porterò via tutto, un poco alla volta,<br />

parliamoci chiaro».<br />

La casa si faceva deserta, ed essi potevano sentirsi<br />

a loro agio. Ella si alzava, tirava il paletto di sicurezza<br />

e gli preparava la colazione. Lo serviva nella<br />

propria camera, con lui ancora in letto, sedendogli<br />

vicino. All'una pranzavano in cucina, ed ella pensava<br />

che siccome la terrazza era isolata, con la primavera<br />

gli ci avrebbe fatto trovare il tavolo apparecchiato.<br />

Ella lo nutriva! Aveva imparato subito i suoi<br />

gusti e le sue debolezze: gli piaceva che il sugo<br />

fosse denso, la carne bruciata quasi, le verdure mai<br />

lesse, e che il pollo, se c'era, fosse fritto. Voleva il


marsala, invece <strong>del</strong> vino comune, durante il pasto,<br />

e sul tavolo, uno di qua uno di là dal piatto, voleva<br />

che tutti i giorni ci fossero i cachi. La casa era tutta<br />

per loro; dopo i primi giorni la sicurezza di Sandrino<br />

aveva fugato le sue trepidazioni.<br />

«Chi vuol che venga... Sono tutti col capo sul lavoro<br />

», le diceva. «Ti dovevi sognare d'avere l'amante<br />

a domicilio».<br />

Ma anche nella volgarità conservava un tono scanzonato<br />

ed amabile. Ciò che avrebbe dovuto offenderla,<br />

quasi la compiaceva. Era il modo suo proprio di<br />

essere allegro e di scherzare; non si poteva fare a<br />

meno di sorridergli. Egli aveva perfino dato un nome<br />

alle due galline: quella bianca la chiamava «signora<br />

Letizia», ch'era il nome <strong>del</strong>la moglie <strong>del</strong> suo<br />

padrone, siccome le rassomigliava.<br />

Sandrino leggeva il giornale sportivo; Virginia<br />

riordinava la cucina, in fretta perché Sandrino non si<br />

spazientisse. Ad insegnarle i nuovi balli ci aveva rinunziato:<br />

avrebbe fatto <strong>del</strong> rumore e potuto destar<br />

sospetto nel vicinato «con quei muri di cartavelina».<br />

La istruiva, invece, sul giuoco <strong>del</strong> calcio e sulle squadre:<br />

una <strong>del</strong>le prossime domeniche l'avrebbe condotta<br />

allo stadio. Sandrino era il sole ed essa gli<br />

girava attorno, com'egli le aveva detto. Dipendeva<br />

da lui tenerla in vita o farla sprofondare.<br />

Sapeva essere anche gentile, tuttavia. Le aveva<br />

detto:<br />

«Il mio padrone vende tessuti, è un merciaio ma<br />

ha un debole per l'astronomia. Lo chiamano Flammarione.<br />

Stamani parlava di uno scienziato che ha<br />

scoperto una nuova stella e ne ha dato comunicazione.<br />

Io ho pensato che costui è un idiota. Se gli piacciono<br />

le stelle, cosa c'era di meglio di averne una<br />

per sé solo, che nessuno sa che esiste? Ora tutti gliela<br />

possono guardare. Sarebbe come se io confidassi a<br />

qualcuno di te e di me. Il bello <strong>del</strong>la nostra relazione<br />

è proprio questo: che non c'è anima viva che la<br />

possa immaginare».<br />

Alla sera Virginia lo attendeva ancora all'uscita<br />

<strong>del</strong> negozio. Andavano al caffè. Oppure al cinematografo.<br />

C'era andata, al cinema, finalmente, e le<br />

sembrava di avere distrutto l'ultimo legame col suo<br />

periodo di terrore, di essersi conquistata in pieno una<br />

nuova vita. Cosicché, dodici giorni dopo il Capodanno,<br />

quando Sandrino le ripeté di non farsi illusioni,<br />

ch'egli avrebbe preteso tutto da lei, essa gli


ispose:<br />

«Ma sono io che voglio darti tutto. Non hai che<br />

da chiedermi».<br />

«Voglio un cronometro», egli disse. «Mi serve<br />

per regolare il <strong>tempo</strong> <strong>del</strong>le partite».<br />

Era mattino e stavano facendo colazione.<br />

«Oh, è tutto qui? », ella esclamò. «Io che credevo<br />

chissà cosa».<br />

Egli volle darle un bacio per ringraziarla; la rovesciò<br />

sul letto e la prese una volta ancora. Poi ella<br />

sorse per prima, allarmata.<br />

«Sono le dieci. Come ti giustificherai al negozio? ».<br />

«Non ci andrò affatto. Mi darò per malato».<br />

Non andò quel giorno e nemmeno l'indomani.<br />

Il terzo giorno ella tornava dal fare gli acquisti e lo<br />

trovò che l'aspettava.<br />

«Mi hanno licenziato», le disse: «Flammarione<br />

ha messo in dubbio che mi fossi sentito male, mi ha<br />

minacciato di togliermi le due giornate di salario.<br />

Io gli ho buttato il metro sul banco e me ne sono<br />

andato».<br />

«Allora non ti hanno licenziato. Sei venuto via<br />

da te», ella disse, ingenuamente.<br />

« E be'? Forse vuoi sapere anche te dove sono<br />

stato questi due giorni? Sono stato a giocare al pallone,<br />

non è vero? O piuttosto sono stato a fare <strong>del</strong>le<br />

porcherie con una donna?».<br />

Era riuscito ad offenderla, ma soprattutto ella si<br />

sentiva umiliata dalle sue parole. Ebbe per un istante<br />

il senso <strong>del</strong>la sua ingiustizia e <strong>del</strong>la propria condizione.<br />

Si era seduta al tavolo di cucina, si teneva la<br />

mano sulla fronte: non pensava di essere sudata, e<br />

se ne sorprese. Fu un attimo. Subito dopo si disse<br />

che le parole di Sandrino erano giuste, che era stata<br />

lei a trattenerlo ed a fargli perdere il lavoro. Si alzò<br />

per carezzarlo. Egli si lasciò blandire, posò la testa<br />

sul suo seno. Le baciò teneramente la gola.<br />

«Non mi approvi?», le chiese, timido come non<br />

lo aveva mai udito.<br />

«Hai fatto benissimo», ella disse. «Cosí starai<br />

sempre con me... Apri la borsa, guarda cosa ti ho<br />

portato ».<br />

C'era il cronometro; era d'oro, ed egli ne fu entusiasta.<br />

«Ti manderò in rovina, se dài ascolto a tutti i<br />

miei capricci».<br />

«Sono io che ti ho voluto fare un regalo, non tu


che me l'hai chiesto», ella disse. Simulò la voce di<br />

lui, il suo gesto, e aggiunse: «Parliamoci chiaro»,<br />

ridendo.<br />

A tavola. egli disse:<br />

«Del resto, posti come quello che ho lasciato, li<br />

trovo ad occhi chiusi».<br />

Tuttavia per quel giorno, siccome era sabato, ella<br />

gli dové dare l'equivalente <strong>del</strong> salario che ogni settimana<br />

egli versava a sua madre. Appunto perché<br />

sua madre non venisse a sapere che da quel momento<br />

era disoccupato.<br />

Virginia stessa gli aveva offerto la soluzione, allorché<br />

Sandrino si era fatto pensieroso e, col cipiglio<br />

che gli atteggiava la faccia al dolore, aveva detto:<br />

«Non ho pensato a mia madre».<br />

Avuto il denaro, egli disse: «Questi te li renderò».<br />

Volle sdebitarsi l'indomani medesimo. Ella mangiò<br />

in camera, come al solito, riscaldando il cibo<br />

sulla spiritiera, per non incontrarsi con gli altri che<br />

alla domenica erano per la casa. Attese che Sandrino<br />

fosse uscito e lo raggiunse al caffè dove si erano<br />

dati appuntamento.<br />

Egli le disse: «Non andiamo al calcio, ma andiamo<br />

lo stesso ad uno spettacolo sportivo. Andiamo<br />

allo Sferisterio. Cosí ti restituisco subito quello<br />

che mi hai prestato. Basta tu mi anticipi altre cento-lire».<br />

Ella capí soltanto che gli occorrevano cento lire,<br />

appoggiò la borsa sul tavolo, l'aperse e ne stava<br />

cavando il denaro. Lui la fulminò con lo sguardo.<br />

«Sei mostruosa. Vedi che quelli che giocano a<br />

scacchi non ci tolgono gli occhi di dosso, vedi che<br />

il cameriere sta davanti a noi e cacci i soldi dalla<br />

borsa. Vuoi ripetere la scena di Capodanno? Ci godi<br />

ad apparire come quella bionda, a quanto pare.<br />

Vuoi proprio farmi passare per il tuo mantenuto.<br />

Oppure pensi che mi credano il tuo bambino? ».<br />

Parlava tra i denti, era impallidito, gli tremavano<br />

le labbra, e il suo sguardo, di un celeste che Virginia<br />

non riconosceva, cupo, l'agghiacciava. La sua voce<br />

aveva avuto un tono adulto, di odio. Questa volta il<br />

suo sarcasmo non le aveva lasciato modo di intravedere<br />

la burla. La crudezza <strong>del</strong>le sue parole era<br />

confermata dal fremito <strong>del</strong> suo corpo, faticosamente<br />

dominato, e dall'intensità con cui egli stringeva i<br />

pugni e li premeva sul tavolo. Le nocche spiccavano<br />

lucide e bianchissime, come prossime ad esplo-


dere.<br />

«Ecco, sí, fai cotesta faccia», egli riprese. «È proprio<br />

quello che ci vuole. Fai la terrorizzata, cosí<br />

crederanno che sono scontento di quanto mi hai<br />

portato. Lascia capire che appena usciti di qui ti sevizio,<br />

forse qualcuno ti verrà in aiuto».<br />

Virginia era basita. Lo sguardo di Sandrino la<br />

uccideva: era un ago che le bucava la nuca; ebbe<br />

la sensazione di sentirsi aspirare dentro la testa: un<br />

freddo che di secondo in secondo le si circoscriveva<br />

alle tempie e al cuore, con<strong>tempo</strong>raneamente. Egli<br />

sillabava le parole con una pacatezza spietata.<br />

«Sicuramente tra un momento sverrai, non è cosí?<br />

», le disse. «È nel tuo sistema. Ma ti avverto<br />

che questa volta non ti serve. Appena cadi io scappo,<br />

vado a casa e dico tutto. Dico ai partigiani che<br />

eri la complice di tuo marito, che adescavi i ragazzi<br />

per farli iscrivere nei marò. Dirò che l'hai<br />

fatto anche con me, che per colpa tua mi arruolai».<br />

Virginia si sostenne con una mano all'orlo <strong>del</strong><br />

tavolo per trovarvi appoggio e respiro, tentò con<br />

l'altra di raggiungere la bottiglia che era in mezzo<br />

al tavolo. Egli la prevenne:<br />

«Vuoi bere? Ci sono qua io».<br />

Ora il cameriere si avvicinava, premuroso, incuriosito,<br />

le chiese se le occorreva qualcosa. Ma ella<br />

riuscí a recuperare le proprie forze, a sorridere perfino:<br />

«<strong>Un</strong> capogiro», esclamò. E rivolta a Sandrino:<br />

«Avevi ragione. Non dovevo uscire, dopo la febbre<br />

che ho avuto stanotte. Va già meglio. Se vuoi<br />

che andiamo».<br />

Egli la stringeva al braccio, e appena fuori il<br />

caffè, invece di attraversare la piazza la costrinse<br />

a voltare per una stradetta laterale che appariva<br />

deserta in tutta la sua lunghezza di vicolo. Ella<br />

s'immaginò che adesso Sandrino l'avrebbe assalita<br />

e percossa, forse l'avrebbe uccisa. Ma non reagí: si<br />

affidò anzi piú docilmente al suo braccio. Erano<br />

arrivati a metà <strong>del</strong> vicolo, in silenzio. Egli le lasciò<br />

il braccio, la prese <strong>del</strong>icatamente ai gomiti, la<br />

fece appoggiare al muro.<br />

«Riposati», le disse, con un tono improvvisamente<br />

diverso. «Non metteremo piú piede in quel locale»,<br />

aggiunse.<br />

Era tornato il Sandrino di sempre, come se nulla<br />

fosse accaduto di quanto era accaduto. Pure riac-


quistando la calma, la nozione <strong>del</strong> luogo e <strong>del</strong>le<br />

cose, interiormente ella ne fu maggiormente stravolta.<br />

Egli le appariva sereno, padrone dei propri<br />

gesti, spontaneo, sinceramente preoccupato <strong>del</strong>la sua<br />

salute; era il medesimo Sandrino che essa aveva<br />

conosciuto il giorno <strong>del</strong> suo compleanno al tirassegno,<br />

che la guidava alla ballera, che la baciava per<br />

il cronometro promesso, quello degli istanti ineffabili<br />

che seguivano l'amore, che le diceva: «Il bello<br />

è proprio questo: che soltanto tu ed io sappiamo<br />

cosa siamo l'uno per l’altro». Ella non riusciva a<br />

restituirgli la faccia di pochi minuti prima, nel caffè,<br />

la voce spietata e convinta che l'aveva chiamata<br />

sgualdrina, la ferocia e la violenza omicida ch'era<br />

nei suoi pugni chiusi posati come ordigni sulla tovaglia<br />

a quadri. Credeva di essere certa che anche<br />

costui era stato Sandrino, eppure ne dubitava, attribuiva<br />

ad un proprio svenimento, ad un proprio<br />

sogno malsano la realtà di quell'immagine. Egli<br />

le rivolgeva adesso parole amiche, affettuosamente<br />

preoccupate; la sua faccia era innocente, dolcissima;<br />

non poteva essersi trasformato in tanto poco <strong>tempo</strong>,<br />

e colorirsi in viso, avere quelle sue mani ferme, leggere,<br />

che la carezzavano. Cosí come il suo sguardo,<br />

che era di nuovo celeste ed ella vi si poteva specchiare.<br />

Gli occhi di Sandrino, tutta la sua persona le<br />

dicevano ch'egli «ignorava » ciò che era accaduto.<br />

Questo la sconvolgeva. Aveva spavento di se stessa,<br />

adesso, <strong>del</strong>la propria mente che vacillava; e nello<br />

stesso <strong>tempo</strong> era già tutta raccolta con devozione,<br />

riconoscenza, umiltà nelle braccia di Sandrino, che<br />

era buono, generoso, indulgente e la perdonava.<br />

«Non lo farò piú», ella credette di dovergli dire.<br />

«Capisco che in certi momenti perdi il controllo<br />

<strong>del</strong>le tue azioni».<br />

«Ho fatto molto male?».<br />

«Sí, ma all'ultimo istante hai saputo dominarti».<br />

Poi le sollevò il mento, esclamò: «Brek! Non parliamone<br />

piú. Ti ho già perdonata».<br />

Ciò che egli le perdonava, quale era stato l'ultimo<br />

istante, ed ultimo rispetto a chi o a che cosa,<br />

questo ella voleva sapere per fare chiaro nella propria<br />

mente. Tuttavia aveva timore di chiederglielo.<br />

Temeva ch'egli le confermasse indirettamente, e forse<br />

esplicitamente, le proprie parole, gli insulti, e<br />

quindi il suo volto d'allora, i suoi pugni, tutto quanto<br />

ella credeva di ricordare e non voleva fosse vero,


perché non poteva essere vero. Altrettanto temeva<br />

che facendogli una domanda precisa egli potesse oscurarsi<br />

di nuovo, riacquistare quello sguardo, quella<br />

voce, quei suoi pugni che adesso l'avrebbero raggiunta,<br />

stroncata e le avrebbero tolto l'ultima speranza<br />

nella quale si era determinata: persuadersi<br />

che nulla fosse accaduto, che soltanto la sua mente<br />

avesse vacillato un istante.<br />

Egli guardò il cronometro, disse: «Datti un po'<br />

di cipria, è tardi. La prima partita sarà già cominciata».<br />

Camminavano in una strada <strong>del</strong> centro, domenicale,<br />

affollata. Egli volle entrare in un bar e farle<br />

prendere un cordiale. Sapeva d'uovo e di cognac,<br />

e la riscaldò. Salirono su un tram, stipato, rumoroso:<br />

egli le stava di fronte, nella calca, e la proteggeva.<br />

«Non sei per nulla suonata», egli disse.<br />

Virginia non capi il senso <strong>del</strong>le sue parole, ma lo<br />

vedeva allegro, contento. Gli chiese: «Dove andiamo?<br />

».<br />

«Te l'ho detto: allo Sferisterio».<br />

«Non ci sono mai stata. Che film c'è?».<br />

«D'ambiente di gioco, ti piace?».<br />

Ella era poi passata dallo stordimento alla sorpresa<br />

e dalla sorpresa ad uno stato di torpore. Sandrino<br />

l'aveva accompagnata fino alla piccola tribuna, al<br />

fondo <strong>del</strong>la rete. Ella sedeva in una specie di box.<br />

con le paratie all'altezza dei gomiti: aveva la rete<br />

davanti a sé, al di là <strong>del</strong>la quale s'innalzava un muro<br />

altissimo che si perdeva allo sguardo, alto piú <strong>del</strong>la<br />

volta <strong>del</strong>la sala. Tra la rete e il muro v'era la pista<br />

di gioco e quegli uomini vestiti di bianco, coi<br />

calzoncini da minuetto e le fusciacche azzurre e<br />

rosse che si rimandavano la palla sul tamburello,<br />

correndo, volteggiando, imprecando. L'aria era affocata,<br />

pesante, densa di fumo nella sala e stranamente<br />

limpida al di là <strong>del</strong>la rete, come rarefatta dalle vampe<br />

dei riflettori. Ad ogni palla che si ingabbiava<br />

contro la rete, che spirava sul cordino, che si volatizzava<br />

al di sopra <strong>del</strong> muro, ad ogni colpo sonoro<br />

dei tamburelli, facevano eco le urla degli spettatori,<br />

i loro incitamenti, le loro bestemmie e gli evviva.<br />

L'ambiente la intontiva, e la spossava. Ovunque<br />

ella volgesse lo sguardo, v'era un motivo di allucinazione.<br />

Davanti a lei le sagome dei giocatori, la luce<br />

accecante dei riflettori che illuminavano la pista; alla


sua destra, alto sul tumultuare degli spettatori, un<br />

tabellone bianco, e su un palco aereo un uomo che<br />

vi picchiava sopra con una canna e lo maculava di<br />

numeri rossi, accanto alla fila di nomi scritti in nero<br />

e in colonna. <strong>Un</strong> apparire e sparire di cifre bianche,<br />

rosse, nere, magicamente evocate dalla canna di<br />

quell'uomo piccolo, calvo, rattrappito. Alla sua sinistra,<br />

gli spettatori che le sedevano vicino, sulla<br />

balconata, o aggruppati e frementi alle maglie <strong>del</strong>la<br />

rete, gli uni a ridosso degli altri, preda alcuni di un<br />

eccitamento bestiale, altri di una sfrenata allegria,<br />

altri ancora chiusi in un mutismo ostentato e sornione.<br />

Venuta lentamente a cadere la tensione che l'aveva<br />

sorretta fino all'ingresso <strong>del</strong>lo Sferisterio, il calore<br />

<strong>del</strong>l'ambiente, le sue allucinanti presenze, lo stare da<br />

due ore immobile, seduta, ostinatamente chiusa nella<br />

pelliccia, l'avevano sfibrata. Ella chiudeva gli occhi<br />

e cercava il sopore. La riscuoteva, di tanto in tanto,<br />

il fragore di una suoneria che scoppiava lacerante,<br />

improvviso: si spegnevano le luci <strong>del</strong>la pista e si accendeva<br />

la sala. Allora Sandrino, che vanamente<br />

dapprima ella aveva cercato di riconoscere tra la folla<br />

accalcata alla rete, la raggiungeva per qualche minuto.<br />

Ella gli sorrideva per rassicurarlo.<br />

«Hai vinto?», gli chiedeva.<br />

«Solo quando usciremo te lo potrò dire. Non chiedermelo<br />

piú, porta scalogna».<br />

Lo vedeva infilarsi nella marca di teste, col suo<br />

amico basco sulla nuca e i riccioli sulla fronte, scompariva<br />

tra coloro pigiati al banco <strong>del</strong> totalizzatore.<br />

Cessava la suoneria e il gioco riprendeva. Virginia<br />

tornava ad assopirsi. Nella sua mente confusa, l'episodio<br />

<strong>del</strong> caffè, il vicolo, il tram si accavallavano, sfumavano<br />

nell'incoscienza <strong>del</strong> sonno. La richiamò a sé<br />

una voce, quasi al suo orecchio:<br />

« Se mi avessero detto: la testa. Io avrei scommesso<br />

la testa, ma la signora Virginia al tamburello, proprio<br />

non ce l'avrei fatta ».<br />

Era Faliero.<br />

VIII<br />

Questo incontro segnò un piú vasto mutamento<br />

nella vita di Virginia. Le circostanze la costrinsero a<br />

familiarizzare col resto <strong>del</strong>la casa.<br />

L'apparizione di Faliero l'aveva improvvisamente


ianimata; ella ebbe un primo ed unico pensiero:<br />

evitare che Sandrino la raggiungesse e che Faliero<br />

potesse rendersi conto, in un istante, <strong>del</strong>la loro intimità.<br />

L'imminenza e la gravità <strong>del</strong> pericolo la resero<br />

agitata. Gli porse la mano.<br />

«Non sono permesse <strong>del</strong>le distrazioni? », gli disse.<br />

Si alzò. «Me ne stavo andando».<br />

«Se è sola mi permetto di accompagnarla», disse<br />

Faliero. «Nemmeno io punto all'ultima partita».<br />

«È l'ultima partita? », ella chiese. «Io, vengo soltanto<br />

per l'ambiente. Mi svaga piú <strong>del</strong> cinematografo<br />

».<br />

Scendeva i gradini <strong>del</strong>la balconata, spigliata ma<br />

col cuore in gola: potevano trovarsi faccia a faccia<br />

con Sandrino, mentre Faliero le faceva strada tra gli<br />

spettatori. (In realtà, Sandrino aveva miracolosamente<br />

evitato Faliero poco prima: li seguiva, adesso, nascosto<br />

dietro una colonna).<br />

Faliero disse: «Aspettiamo il tram? ».<br />

Egli indossava un paltò blu, con la cintura che gli<br />

snelliva il corpo. Era senza cappello; era bruno, ed<br />

alto, quasi quanto lei.<br />

«Fa un giro troppo lungo. Preferisco andare a<br />

piedi», gli rispose.<br />

Faliero era intraprendente, e tuttavia impacciato,<br />

nel sostenere la conversazione. Disse:<br />

«Mi chiedo se lei è proprio lei».<br />

Ella era ansiosa di allontanarlo dallo Sferisterio, e<br />

di distrarlo. Per fare ciò le sembrava di dover essere<br />

disinvolta, cordiale, ma la precipitazione, la condiscendenza<br />

e a momenti la stranezza <strong>del</strong>le sue risposte,<br />

tradivano il suo orgasmo: una febbrilità che<br />

Faliero non sapeva ancora come interpretare.<br />

«Avessi preso, per caso, un abbaglio? », egli ripeté.<br />

«Lei non sa ancora capacitarsi di avermi incontrata<br />

allo Sferisterio, è cosí? ».<br />

«Infatti », egli le rispose, «e sono contento di non<br />

farle piú paura».<br />

« Ma non mi ha mai fatto paura. Ho cambiato<br />

opinione su di lei».<br />

«Non mi dica quella di prima, mi dica quella<br />

di ora».<br />

«Penso che lei è un galantuomo».<br />

Avevano voltato strada due volte e Virginia si<br />

sentiva piú sicura. Erano poco distanti da un bar,<br />

nel raggio di luce azzurra e bianca <strong>del</strong>l'insegna. Ella


lo sfiorò con lo sguardo: il suo sorriso era aperto,<br />

generoso; la intimidí e la rassicurò nello stesso <strong>tempo</strong>.<br />

Egli volle offrirle l'aperitivo.<br />

«Mi immagino la contentezza di mia moglie»,<br />

disse, in piedi, al banco. «Poiché lei, stasera, sarà<br />

nostra ospite. Niente ma. Basta ormai con la segregazione.<br />

Per tutti questi mesi ci ha costretto a sentirci<br />

come suoi carcerieri. La signora Lucia in specie,<br />

che quando lei arrivò credette di avere trovato<br />

finalmente la compagna per il suo rosario. Dice<br />

sempre che noi non la capiamo. Che abbiamo sale<br />

in zucca quanto il suo ragazzo».<br />

«Perché? Lei, la madre, capisce qualcosa di Sandrino?<br />

», esclamò Virginia, e subito ebbe coscienza<br />

<strong>del</strong>la leggerezza commessa. Era avvampata in viso.<br />

«È cosí irrequieto perché è giovane», aggiunse per<br />

correggersi.<br />

Faliero si era fatto improvvisamente serio. Disse:<br />

«Sí, purtroppo, è irrequieto. Ma si sta avviando<br />

sulla strada buona».<br />

Aveva posato il bicchiere sul banco, con un gesto<br />

che accompagnava il suo pensiero.<br />

«Be'», concluse, e le sorrise, prima di cambiare<br />

argomento. Le disse che anche fisicamente gli sembrava<br />

rimessa.<br />

Ma in Virginia, quel gesto e le sue poche frasi<br />

avevano avuto un'eco allarmante: egli pensava male<br />

di Sandrino, era ancora suo nemico. Ora entrare in<br />

confidenza con Faliero e sua moglie le faceva piacere.<br />

Avrebbe saputo cosa pensavano di Sandrino,<br />

cosa tramavano contro di lui: avrebbe forse avuto<br />

modo di prevenire i loro piani. (Pensò a quella madre<br />

sciagurata, cieca, che si confidava coi nemici di<br />

suo figlio). Si immedesimò talmente, e precipitosamente,<br />

nella propria parte che, usciti dal bar, fu lei<br />

stessa a riportarvi il discorso: lo fece in maniera<br />

esplicita, irriflessiva. Faliero ne fu sorpreso e insospettito.<br />

«Cosa si può rimproverare a quel ragazzo? », ella<br />

disse. «Di essere stato fascista? È ancora questo?».<br />

Eccitata dalle proprie parole, i suoi sentimenti la<br />

travolgevano; la sua voce acquistava una durezza<br />

offensiva.<br />

«Anche i ragazzi continuate a perseguitare? », riprese.<br />

«Lei gli fa l'amico per tenerlo d'occhio. Ora<br />

capisco ».<br />

Faliero si arrestò, le si mise di fronte.


«La prego, non parliamone. Lei è una signora che<br />

io rispetto perché so che non ha nulla da rimproverarsi.<br />

Anzi, posso dirle che l'ammiro siccome sta<br />

dando prova di una grande fermezza, anche se un<br />

po' eccessiva», aggiunse indulgendo alla cordialità.<br />

«In quanto a Sandrino, non credevo che lei fosse<br />

informata».<br />

Ella aveva ritrovato la propria padronanza, e un<br />

contegno.<br />

«Ne sono informata mio malgrado. I muri sono<br />

di cartavelina».<br />

« Direi, il contrario <strong>del</strong>la persecuzione », egli continuò.<br />

«Lo stavano rinchiudendo in riformatorio,<br />

ed io mi sono fatto garante per lui».<br />

Ora Faliero sospettava. Come poteva Virginia avere<br />

appreso, sia pure origliando, il recente passato di<br />

Sandrino, se nessuno ne parlava mai in casa, e tanto<br />

meno Sandrino con sua madre? Ma non volle porle<br />

la domanda, per non sciupare la conciliazione allora<br />

avvenuta, e perché ciò poteva rivelargli una verità<br />

che era necessario scoprire indirettamente per appurarla<br />

intera. Egli aveva creduto di sapere tutto di<br />

Virginia (<strong>del</strong>la sua innocenza e solitudine); per questo,<br />

assieme a Bruna, avevano cercato di alleviarle il<br />

dolore offrendole la loro amicizia: si erano proposti<br />

di «aiutarla a ritrovare la fiducia nella società». Ed<br />

ecco che si disponeva lui, adesso, a cambiare opinione<br />

su Virginia. Soltanto Sandrino poteva averle raccontato<br />

la propria storia: si conoscevano, quindi, si<br />

erano incontrati e si incontravano tuttora. Ma quando,<br />

e perché?<br />

Quella sera, a cena, c'era dunque la nuova ospite.<br />

Bruna le assegnò il posto d'onore, a capotavola. Lucia<br />

si fece promettere che l'avrebbe accompagnata<br />

nel suo rosario d'ogni sera.<br />

Virginia fu presa dal calore <strong>del</strong>la loro accoglienza,<br />

si scusò piú volte di averle offese col contegno tenuto<br />

fino ad allora. Fu stupita e commossa, ma via via<br />

che il <strong>tempo</strong> passava, veniva la notte e Sandrino non<br />

rientrava, con sempre maggiore fatica ella riusciva a<br />

reprimere la propria ansia, forse piú sofferta di quella<br />

esteriormente manifestata dalla madre.<br />

Il ritardo di Sandrino diradò a poco a poco l'atmosfera<br />

di cordialità, diventò per ciascuno motivo<br />

d'angoscia, d'inquietudine. Lucia si lamentava ad<br />

alta voce.<br />

«Non l'ha mai fatto di non tornare a cena... Mi


diceva sempre tutto: dove conta di andare e dove<br />

poi è andato... "Oggi, mammina, il programma è<br />

questo", mi ha detto. "Sigarette, stadio e se mi restano<br />

soldi, un film di avventure". Si è raccomandato<br />

gli facessi trovare pronto per le otto, poiché<br />

voleva andare a letto subito. Domattina deve trovarsi<br />

presto sul lavoro, alle cinque addirittura. "<strong>Un</strong>a<br />

volta tanto mi alzerò prima di te", mi ha detto.<br />

“Facciamo l'inventario <strong>del</strong>la merce per una vendita<br />

a prezzi di liquidazione”. Vedete? Mi dice tutto.<br />

Liquidano gli articoli di fine stagione. Il padrone<br />

gli vuole bene come ad un figliolo. Gli ha promesso<br />

di mandarlo a Milano a trattare un affare al posto<br />

suo ».<br />

«Avrà voluto rivedere il film, tanto gli sarà piaciuto»,<br />

le disse Bruna.<br />

«Certo», disse Faliero. «È sveglio piú di quanto<br />

lei non crede».<br />

Virginia era impietrita. Faliero la fissava ed essa<br />

non riusciva piú a darsi un contegno, irrigidita sulla<br />

sedia, gli occhi stralunati.<br />

Bruna le disse: «Le sta entrando il freddo, non è<br />

vero? Perché non va a coricarsi? O almeno, ad infilarsi<br />

la pelliccia».<br />

Virginia si alzò, meccanicamente, percorse il corridoio,<br />

girò la maniglia, e mentre al buio cercava<br />

l'interruttore, questo scattò, si accese la luce nella<br />

camera ed ella si trovò dinanzi Sandrino che l'agguantò<br />

alla vita e le chiuse la bocca con la mano,<br />

per impedirle un grido, di sorpresa. Ella si abbandonò<br />

tra le sue braccia; immediatamente l'angoscia le si<br />

scioglieva in lacrime.<br />

Sandrino le sussurrò, irritato:<br />

« Ci voleva molto a capirlo, che ti aspettavo? Faliero<br />

ha visto che eravamo insieme? Hai un cervello<br />

di gallina. Devo pur sapere come ti sei comportata,<br />

prima di presentarmi. Ti ha cavato nulla di bocca,<br />

strada facendo?».<br />

Ella gli rispose scuotendo la testa. Allora Sandrino<br />

l'abbandonò su una sedia, scivolò cauto nel corridoio.<br />

Uscendo le disse:<br />

« A proposito: abbiamo perduto tutto, ma ci rifaremo».<br />

Virginia aveva poggiato il capo sulla spalliera <strong>del</strong><br />

letto, piangeva di consolazione.<br />

Poi sentí bussare alla porta.<br />

«Il camorrista è tornato», le disse Bruna dall'e-


sterno. «Venga che glielo presento».<br />

«Meglio domani», ella le rispose. «Ho freddo, e<br />

mi sono gia coricata».<br />

Ma Sandrino fu tanto ardito da venire di persona<br />

nel corridoio.<br />

« Mi dicono che la prigioniera ha spezzato le<br />

sbarre. Brava. Sarò lieto di conoscerla. Per adesso,<br />

buona notte. E buon sonno».<br />

«Buona notte, signorino Sandro», ella gli rispose.<br />

Poco dopo, spossata e serena, si addormentava.<br />

Era, quella notte, la notte dalla domenica 25 al<br />

lunedí 26 gennaio, la prima <strong>del</strong>la nuova luna che<br />

mitigò la stagione e recò alcuni giorni tepidi, di<br />

primavera. L'alba fu nitida, senza caligine né vento:<br />

si levò un sole luminoso che prometteva di asciugare<br />

presto la biancheria. La massaia <strong>del</strong> piano di sotto<br />

stendeva i panni alla sua finestra sulla corte, e cantava,<br />

invidiando, per i suoi ragazzi e il suo bucato,<br />

la terrazza soprastante. La sua voce destò Virginia.<br />

Il sole si insinuava attraverso le gelosie abbassate. Ella<br />

godeva di quel risveglio che la trovava riposata, languida,<br />

a covare il tepore <strong>del</strong> proprio corpo. Stava ad<br />

occhi chiusi, raggomitolata sotto le coperte, le mani<br />

tra le cosce. Era un modo <strong>del</strong>izioso e indolente di<br />

riprendere possesso dei propri pensieri e sentimenti.<br />

di richiamare al proprio cuore e alla mente le persone<br />

e le cose che le erano attorno e l'attendevano.<br />

Rievocava pigramente gli avvenimenti <strong>del</strong>la vigilia.<br />

Il suo spirito, disposto alla dolcezza, alla quiete,<br />

operava in essi una selezione spontanea: li giudicava<br />

nella misura <strong>del</strong> proprio ottimismo. Ciascun episodio<br />

le recava diletto, adesso. Dapprima Sandrino era stato<br />

feroce, perché l'amava: la gelosia che al tavolo <strong>del</strong><br />

caffè l'aveva fatto trascendere fino alla brutalità, le<br />

era cara a ricordarsi poiché le confermava una volta<br />

ancora, e definitivamente, la profondità <strong>del</strong> suo affetto.<br />

Gli stessi suoi insulti, di cui aveva dimenticato<br />

le parole, le risuonavano come tenerezze. E piú di<br />

essi, ella ricordava ciò che ne era seguito: le attenzioni<br />

ch'egli le aveva prodigato nel vicolo, la sua<br />

insistenza per farle bere il cordiale, l'amorosa intensità<br />

<strong>del</strong> suo sguardo mentre sul tram si recavano<br />

allo Sferisterio. Anche <strong>del</strong>lo Sferisterio ella conservava<br />

un'immagine gradita: era un'altra verità rivelatale<br />

da Sandrino, come il ristorante di lusso, come<br />

la ballera.<br />

«Non conosci nulla <strong>del</strong>la vita. Mi sembri una bam-


ina da divezzare », le aveva detto, ballando, il giorno<br />

di Capodanno. Egli si era quindi proposto di farle<br />

scoprire il mondo. Lo Sferisterio rappresentava anch'esso<br />

una tappa sulla strada <strong>del</strong>la conoscenza, tanto<br />

affascinante che l'aveva stordita. Era stata davvero<br />

simile a una bambina che si addormenta nel palco,<br />

ad una serata di gala. Cosí come l'incontro con Faliero<br />

aveva finito per distruggere dentro di lei il terrore<br />

<strong>del</strong>la gente. Sandrino aveva ragione: gli estranei<br />

«Vanno messi sotto con furbizia»; o sono ipocriti, ed<br />

occorre essere ipocriti piú di loro, prendersene gioco,<br />

o sono ingenui e allora bisogna giovarsi <strong>del</strong>la loro<br />

ingenuità per difendere «i nostri interessi».<br />

Virginia pensava che il suo interesse era uno solo:<br />

era Sandrino. E <strong>del</strong> resto, dopo di averli frequentati<br />

quelle poche ore, Bruna, Faliero, Lucia, aveva potuto<br />

persuadersi ch'essi erano piú ingenui che cattivi:<br />

anche Faliero, piú che nemico si sentiva protettore<br />

di Sandrino. <strong>Un</strong> protettore! Di Sandrino! Ora,<br />

portare in mezzo ad essi il suo segreto, l'idea di dover<br />

fingere che anche Sandrino fosse per lei un<br />

estraneo, la faceva sorridere; si disponeva ad affrontare<br />

il gioco con la trepidante sicurezza che l'avventura<br />

avrebbe maggiormente impreziosito il loro<br />

amore.<br />

La massaia dal piano di sotto cantava sciorinando<br />

i suoi panni. La casa era in silenzio. Tutti dovevano<br />

essere andati. Sandrino non era venuto da lei come<br />

ogni mattina, appena uscita la madre. Certamente<br />

si era addormentato di nuovo, come lei stessa che<br />

non aveva udito il saluto di Bruna e di Lucia. Ella<br />

covava la propria indolenza e si proponeva ciò che<br />

avrebbe fatto nella giornata: si sarebbe alzata, intanto,<br />

avrebbe preparato il caffè e destato Sandrino.<br />

Forse lui l'avrebbe costretta a giacersi, e questo era<br />

ciò che anche lei desiderava; si augurava di vederlo<br />

giungere da un istante all'altro; di poterlo accogliere<br />

tra le braccia in quel tepore che non si decideva ad<br />

abbandonare, e di darsi a lui con ancora le membra<br />

<strong>del</strong>iziosamente stanche dopo il lungo sonno, di sciogliersi<br />

sotto la sua violenza. Poi Sandrino sarebbe<br />

rimasto a letto, indaffarato alla sua «vendita di fine<br />

stagione»! Ella doveva uscire per la spesa, e per recarsi<br />

in banca a prelevare il denaro. Sandrino non<br />

aveva avuto fortuna, ieri sera; aveva perduto le tremila<br />

lire che le rimanevano. Distrattamente pensò<br />

che negli ultimi tempi aveva ritirato denaro piú spes-


so che per il passato, quasi centomila, da ottobre.<br />

Al ritorno dalla banca, aveva in progetto di fermarsi<br />

all'oreficeria; voleva fargli la sorpresa di un nuovo<br />

regalo: la catenella da polso, già ordinata, che sapeva<br />

gli sarebbe piaciuta, con incise le iniziali di Sandrino,<br />

che erano anche le sue.<br />

Il canto era cessato; la massaia doveva essersi ritirata.<br />

E doveva essere ancora molto presto se il silenzio<br />

era cosí profondo, nella casa. Virginia tornò ad<br />

assopirsi: di minuto in minuto poteva giungere Sandrino;<br />

nell'amplesso le avrebbe ripetuto: «Sei la<br />

mia amante, lo sai? Lo sai? ».<br />

Si destò d'improvviso, agitata per via di un sogno<br />

che le aveva dato degli incubi e che appena aperti<br />

gli occhi non ricordava. Sudava. Guardò l'orologio:<br />

era mezzogiorno passato. Sul comodino, trattenuto<br />

sotto l'orologio, c'era un pezzo di carta gialla, gual-<br />

cito. V'erano scritte <strong>del</strong>le parole a lapis copiativo.<br />

Dicevano:<br />

Starò fuori qualche giorno, forse anche piú di una<br />

settimana. Acqua in bocca e buona fortuna. S.<br />

Ella rimase a lungo immobile, seduta nel letto,<br />

col foglio giallo in una mano. Il sudore le si era<br />

raggelato in tutto il corpo, tremava, ed era incapace<br />

di pensare. Ostinatamente si ripeteva le stesse domande,<br />

senza riuscire a formulare un'ipotesi. Come<br />

sempre, l'improvviso l'annichiliva, le toglieva ogni<br />

possibilità d'immaginazione. Cosa poteva averlo obbligato<br />

ad allontanarsi? E perché cosí, all'improvviso?<br />

Perché non l'aveva destata? D'un tratto pensò<br />

che Sandrino le avesse voluto fare uno scherzo: era<br />

nella sua camera e l'aspettava.<br />

Vi si diresse correndo, chiamandolo per nome. La<br />

porta era chiusa a chiave e dapprima ella fu certa<br />

che Sandrino stesse giocando.<br />

«Aprimi», gli diceva. «È riuscito benissimo. Mi<br />

sono impaurita».<br />

Abbassava la voce: «Amore, aprimi», ripeteva.<br />

E lo chiamava sempre piú forte, con l'angoscia<br />

che rapidamente la tornava a possedere: « Basta Sandrino,<br />

ti scongiuro».<br />

Girava la maniglia, scuoteva la porta, lievemente,<br />

e poi con tutta la sua forza.<br />

«Basta. Mi sentiranno. Non mi so. piú controllare,<br />

ti prego».<br />

Quindi le traversò la mente l'idea ch'egli volesse


complicare il gioco, che avesse chiuso la camera per<br />

trarla in inganno, e fosse nascosto altrove. Andò in<br />

cucina. Lo vedeva dietro l'angolo <strong>del</strong> focolare, tra<br />

muro e dispensa, sotto il tavolo, nel vano tra l'acquaio<br />

e la finestra, nel gabinetto, nel ripostiglio ove<br />

le donne tenevano gli stracci e le scope, ogni volta<br />

persuasa di scoprirlo e di rifugiarsi tra le sue braccia,<br />

e ogni volta <strong>del</strong>usa, spaventata.<br />

Vieni fuori... Ho paura... », diceva.<br />

Era in terrazza! Oh, certo, era in terrazza, come<br />

non averci pensato?<br />

L'aria la fece rabbrividire, ed ancora piú il sole<br />

tepido che l'inondava.<br />

«Dove sei?».<br />

C'era steso il bucato che Bruna aveva fatto il giorno<br />

prima. Egli era dietro i lenzuoli, e vi si nascondeva!<br />

Virginia scostava febbrilmente i lenzuoli, gli<br />

asciugamani, i pigiama: quella ricerca affannosa,<br />

inutile, finí di toglierle la ragione. Ebbe terrore <strong>del</strong><br />

proprio stesso grido: era sconvolta ormai. Gettò a<br />

terra tutta la biancheria ch'era appesa, sempre vedendo<br />

Sandrino dietro ciascuno schermo. Assurdamente<br />

pensò ch'egli fosse rannicchiato dentro la stia.<br />

Si gettò carponi, infilando la testa nel pertugio; le<br />

galline starnazzarono, vennero ad urtare contro la<br />

sua faccia, la graffiarono sul petto, fuggendo dalla<br />

loro prigione, esse stesse spaventate.<br />

Ecco, Sandrino le era girato alle spalle: ora l'aspettava<br />

sorridendo nella sua camera! Ella percorse di<br />

nuovo l'itinerario: camera, corridoio, terrazza, cucina,<br />

due, tre volte, sempre vedendo l'ombra di Sandrino<br />

scomparire dietro un angolo, tra mobile e mobile,<br />

di pertugio in pertugio.<br />

Poi pensò ch'egli si era chiuso, questa volta davvero,<br />

nella propria stanza! Era cru<strong>del</strong>e e spietato,<br />

era lui, e gioiva a sentirla soffrire. Tornò davanti alla<br />

sua porta; fu umile, tenera, sconsolata; lo chiamò<br />

dolcemente, ebbe scatti di cui subito gli chiedeva<br />

perdono, scosse la porta con tutta la sua energia, e<br />

poi la carezzò come avrebbe carezzato il volto di Sandrino<br />

appena egli ne fosse uscito, scongiurandolo di<br />

essere buono, pietoso, di non farla piú soffrire.<br />

Quindi la tensione venne meno a poco a poco,<br />

siccome Virginia crollava sui ginocchi. Era accucciata<br />

davanti alla porta di Sandrino, piangeva in silenzio,<br />

di tanto in tanto chiamandolo ancora, ma senza piú<br />

speranza. Vi rimase per <strong>del</strong>le ore, lacrimante, la


fronte premuta contro lo zoccolo <strong>del</strong>la porta, ed in<br />

grembo, teneramente stretta, una <strong>del</strong>le galline. Finché<br />

riuscí a sollevarsi. Il terrore che gli altri potessero<br />

sorprenderla fu piú forte <strong>del</strong>la sua desolazione.<br />

Riordinò la biancheria sulle corde, rinchiuse le galline<br />

nella stia, dispensò loro il becchime.<br />

Rientrata nella propria camera, si sedette davanti<br />

alla specchiera, si guardò a lungo, scarmigliata e<br />

sconvolta qual era. Si riordinò i capelli, fissandosi, e<br />

si interrogava. Poté infine dirsi che forse Sandrino<br />

era stato meno cru<strong>del</strong>e con sua madre; forse Lucia<br />

sapeva dov'era andato, e perché.<br />

Era ancora nuda sotto la vestaglia. Il freddo le<br />

era entrato addosso, violento; non reggeva il pettine<br />

nella mano. Accese la spiritiera e si scaldò il caffè.<br />

Intanto si vestiva. Doveva mostrarsi disinvolta con<br />

gli inquilini, ed affrontarli per sapere da Lucia notizie<br />

di Sandrino. Pensò di uscire per distrarsi e acquistare<br />

la calma necessaria. Deponendo il foglio<br />

giallo nella borsetta scoperse che la borsetta era vuota.<br />

Evidentemente la sera prima, allo Sferisterio, Sandrino<br />

aveva avuto bisogno anche <strong>del</strong>le ultime lire.<br />

Lei non ricordava. Era cosí lontana la sera prima! E<br />

lui dove poteva trovarsi adesso?<br />

Dove? E con chi?<br />

Era già sera. Scomparso il sole, l'aria aveva riacquistato<br />

la sua asprezza invernale. Il vento, agli incroci,<br />

tagliava il viso. La sua mente era confusa e<br />

quel gelo, invece di diradare il suo turbamento, lo<br />

accentuava. Era come se la sua testa e il suo volto<br />

trattenessero il vento, e questo vi si solidificasse; a<br />

poco a poco il suo viso e la sua nuca diventavano di<br />

ghiaccio; le tempie le trafiggevano il cervello. Sentiva<br />

le due file dei denti l'una sull'altra, strette suo<br />

malgrado: distaccarle ed aprire la bocca era una fatica<br />

a cui si rifiutava perché incapace.<br />

Tuttavia il suo corpo era sciolto in ogni giuntura,<br />

e la portava avanti, sempre piú stordita e irresponsabile.<br />

L'ultima riflessione, prima di questa vacanza<br />

<strong>del</strong>la volontà e <strong>del</strong>la memoria, fu che si era dimenticata<br />

di sorbire il caffè: aveva lasciato la cuccuma<br />

sulla spiritiera accesa. Si tranquillizzò dicendosi che<br />

presto sarebbe rientrata. Invece andava avanti per<br />

inerzia e nello stesso <strong>tempo</strong> franca, tra i passanti<br />

come lei veloci e infreddoliti. Le pareva di sostenere<br />

sul collo un peso immane, gelido. Distingueva le<br />

luci, le persone e le cose senza riconoscerle, con la


trafittura lancinante, simultanea. all'altezza <strong>del</strong>le<br />

tempie.<br />

Si ritrovò nel caffè ov'era solita recarsi con Sandrino,<br />

seduta al loro tavolo d'angolo, con davanti<br />

una tazza di cioccolata. Il dolore alle tempie si era<br />

attenuato; ella riacquistava il dominio di sé e insieme<br />

le saliva dalle cosce fino al seno un'estenuazione dolorosa,<br />

una stanchezza simile a quella provata la<br />

sera prima allo Sferisterio, e tuttavia diversa: ciò che<br />

la sera prima era stato stordimento, bisogno di sonno<br />

e di riposo, adesso era come il risveglio di quello<br />

stesso mattino, ma senza velleità, né palpitazione. Le<br />

sembrò, e cosí era, di rientrare in possesso <strong>del</strong> proprio<br />

corpo. <strong>Un</strong>a sensazione gradita. Il suo gesto di raccogliersi<br />

col mento dentro il bavero <strong>del</strong>la pelliccia,<br />

come per accelerare quella riconquista, fu istintivo e<br />

goduto, e la indusse a sorridersi, a portarsi subito<br />

dopo alle labbra la tazza <strong>del</strong>la cioccolata con avidità.<br />

«Ho fame», ella si disse, e mormorò le parole,<br />

si ascoltò.<br />

Chiamò il cameriere e gli chiese dei dolci. Era disinvolta<br />

come si proponeva. Gli disse: «Inteso che<br />

pagherò domani».<br />

Il cameriere era sornione, complice, al solito. Le<br />

rispose: «C'è il locale intero a sua disposizione». E<br />

tornando, con la pastiera: «Il suo amico ritarda,<br />

stasera. Oppure, dopo la scenata d'ieri, vi siete<br />

rotti? ».<br />

Ella non rimase sorpresa <strong>del</strong>le sue parole, né esse<br />

la offesero. Addentò una pasta, disse: «È dovuto<br />

partire per affari. Starà fuori una settimana».<br />

Poiché cosí sembrava a lei stessa. Sandrino era<br />

partito e sarebbe tornato, forse era già a casa che<br />

l'attendeva... Ma erano pensieri che sfioravano la<br />

sua mente e che ella non riusciva a trattenere. Tutto<br />

era meno forte <strong>del</strong>la rilassatezza, <strong>del</strong> languore che<br />

la possedevano e la rendevano leggera, padrona <strong>del</strong><br />

proprio corpo, e nello stesso <strong>tempo</strong> la immobilizzavano.<br />

Ora le pareva impossibile di potersi alzare, fidarsi<br />

sulle gambe era un tentativo assurdo, come poco<br />

fa distaccare i denti di sopra da quelli di sotto. Ella<br />

si lasciava affondare nella sedia, al suo tavolo d'angolo,<br />

il mento entro la pelliccia, consolata dal proprio<br />

tepore, ad occhi spalancati.<br />

Il caffè era affollato, pieno di fumo e brusio, di<br />

luci, di specchi che riflettevano le immagini, le volute<br />

di fumo, i volti e i gesti <strong>del</strong>le persone, il loro


sedersi e andare e venire. Ella vi intratteneva lo<br />

sguardo, distaccata ed assente tuttavia, rivolta a sé<br />

sola; gustava il sapore <strong>del</strong>la crema, <strong>del</strong>la cioccolata<br />

sul palato; ebbe desiderio di fumare e aperse la borsetta.<br />

<strong>Un</strong>a mano, attraverso il tavolo, le presentò la<br />

fiammella <strong>del</strong>l'accendisigaro. Ella accese alzando lo<br />

sguardo sullo sconosciuto.<br />

Non era uno sconosciuto, era una faccia che conosceva,<br />

rasata, larga e come tumefatta ai pomelli, col<br />

cranio lucido e liscio che continuava la fronte. Le<br />

sopracciglia, invece, grigie e folte, pettinate, nascondevano<br />

gli occhi, quasi forzatamente socchiusi e nondimeno<br />

mobilissimi, che sembravano sciabolare tante<br />

piccole luci dalle quali immediatamente Virginia si<br />

senti assediata. Gli sorrise.<br />

« Sa che stavo per rinunciarci? », disse l'uomo riponendo<br />

l'accendisigaro nel gilé.<br />

Ella si era adagiata di nuovo contro la spalliera e<br />

fumava.<br />

«A che cosa?», gli chiese.<br />

«Ma a fare la sua conoscenza, cara. Mai una volta<br />

che venisse sola, o se veniva sola mai una volta che<br />

lui ritardasse piú di cinque minuti. Ho perduto <strong>del</strong>le<br />

partite da principiante. Cavalli e regine mi partivano<br />

di sotto gli occhi, per guardare lei, che crede? Non<br />

si sente un poco responsabile di avermi rovinato la<br />

fama di scacchista? ».<br />

Cosa gli doveva rispondere? Anche parlare le costava<br />

fatica, come ascoltare, muoversi e parlare. Soltanto<br />

di guardare era capace, senza dover capire né<br />

associare le immagini. Ecco, ora le sembrava che lo<br />

sconosciuto, interrogandola, la spiegasse a lei stessa.<br />

«Lei mi guarda e non mi vede, non è cosí?». Aggiunse:<br />

« Sia sincera, posso restare? ».<br />

«Certo», ella gli disse.<br />

Perché non avrebbe potuto restare?<br />

Poco dopo costui diceva: «Cosí bella com'è dovrebbe<br />

già avere preso la fortuna per i capelli». E<br />

poi: «Ci alziamo? ».<br />

La precedette per infilarsi soprabito e cappello; le<br />

offerse la mano. Ella gli affidò la propria meccanicamente,<br />

soggiaceva a un ordine. Era in piedi, e gli<br />

camminava dinanzi. Uscirono sulla piazza, egli la<br />

prese al braccio. Era piccolo, grassoccio, molto piú<br />

basso di Sandrino. Il vento li investiva alle spalle. Si<br />

sentiva trascinata dal braccio <strong>del</strong>lo sconosciuto e dal<br />

vento.


«Vuoi che andiamo prima a cena? Io preferirei,<br />

se tu non sei impegnata. Se pensi che il tuo maquerau<br />

sia d'accordo ».<br />

Rise, un gorgoglio, con tutta la persona. Virginia<br />

capí solo ch'egli alludeva a Sandrino e che con quell'espressione<br />

aveva inteso di offenderlo. Questa volta<br />

fu lo sdegno a restituirle la nozione <strong>del</strong>le cose.<br />

«Io... », protestò, cercava di svincolarsi dal suo<br />

braccio.<br />

«Non volevo dispiacerti», egli disse. «Sei una<br />

cara creatura».<br />

Allora ella provò disgusto e paura. Fuggí. Corse<br />

come sentendosi inseguita, fino all'imbocco <strong>del</strong>la strada<br />

dove abitava; si rinchiuse nella propria camera,<br />

si gettò supina sul letto, trafelata.<br />

Poco dopo Bruna bussava alla porta.<br />

«Stasera è stata lei a farci preoccupare», le disse.<br />

«Sono le dieci. Noi dobbiamo uscire, ma abbiamo<br />

voluto aspettarla, siccome Lucia si è già coricata».<br />

«E il signorino Sandro? », le chiese Virginia.<br />

«Il padrone lo ha mandato a Milano, come gli<br />

aveva promesso. Tornerà tra qualche giorno. È stata<br />

una decisione improvvisa. Il ragazzo ha avvertito la<br />

madre telefonandole dove lei lavora».<br />

Apparve Faliero nel vano <strong>del</strong>la porta, disse:<br />

«È libera domani sera? Bruna vuole conoscere il<br />

<strong>nostro</strong> luogo di perdizione. Andremo tutti e tre insieme<br />

allo Sferisterio, se lei è d'accordo».<br />

« Senz'altro », ella disse.<br />

Rimasta sola si coricò. Trascorse una notte insonne,<br />

angosciata al pensiero di Sandrino, <strong>del</strong>la sua assenza<br />

di cui non riusciva spiegarsi il motivo, reso<br />

piú oscuro e inesplicabile dopo la bugia con la quale<br />

egli si era accomiatato dalla madre. E <strong>del</strong>la propria<br />

vita che si era promessa nuova e felice e adesso, da<br />

giorni, l'afferrava alla gola, un'ora dopo l'altra, con<br />

sempre piú intense emozioni, in una disperazione<br />

continuatamente rinnovata, ebbe un'infinita pietà.<br />

Pianse ancora, sconsolatamente, su una astratta Virginia<br />

le cui vicende la commuovevano.<br />

L'indomani mattina, già pronta per recarsi in banca,<br />

tolse dal cassettone il libretto degli assegni per<br />

riempirne uno <strong>del</strong>la cifra che le occorreva. Lo aperse<br />

e vi trovò scritte queste parole: «Ho prelevato l'intera<br />

copertura». Piú sotto, in luogo <strong>del</strong>la firma, Sandrino<br />

aveva disegnato un teschio e due tibie incrociate.


IX<br />

Era digiuna da quarantotto ore, con soltanto la<br />

cioccolata e le due paste <strong>del</strong>la sera prima. Quel giorno,<br />

e i due successivi, si nutrí con l'uovo <strong>del</strong>la gallina<br />

che Sandrino chiamava «signora Letizia», e<br />

un po' di caffè che le restava, preparato sulla spiritiera.<br />

Non aveva denaro, nemmeno i pochi spiccioli<br />

necessari per acquistare la razione <strong>del</strong> pane. Pensava<br />

che nessuno le avrebbe fatto credito, repubblichina<br />

quale la consideravano. Ora le sembrava capire che<br />

nulla era cambiato agli occhi <strong>del</strong>la gente nell'ultimo<br />

scorcio di <strong>tempo</strong>, durante il quale ella aveva vissuto<br />

nella luna. E <strong>del</strong> resto, il suo orgoglio, e piú ancora<br />

la sua timidezza, le impedivano di chiedere.<br />

Andò a piedi al cimitero, per la prima volta senza<br />

portare fiori alla tomba <strong>del</strong> marito. Non vi si recava<br />

dalla vigilia di San Silvestro, da quando era diventata<br />

l'amante di Sandrino. Tuttavia non provava rimorso:<br />

viveva adesso in uno stato di insensibilità e<br />

di attesa. La sua situazione era diventata inesplicabile,<br />

rendeva impropria ogni riflessione. V’era in lei<br />

una sola speranza, suggeritale dalla disperazione:<br />

Sandrino sarebbe tornato di giorno in giorno, le<br />

avrebbe spiegato, e tutto si sarebbe risolto spontaneamente.<br />

Ricercare i motivi che potevano avere indotto<br />

Sandrino. a fuggire dopo avere firmato un assegno<br />

col suo nome e incassato fino all’ultimo centesimo<br />

<strong>del</strong> suo deposito in banca, significava affrontare<br />

un mare di congetture in cui sarebbe certamente<br />

naufragata. Provandovisi, dapprima, aveva creduto di<br />

impazzire. Ora la sua natura si difendeva rifugiandosi<br />

in questo limbo di esterrefazione e di assenza.<br />

Perpetuamente incapace di rendersi conto dei fatti<br />

e di affrontarli, ella attendeva dai fatti stessi una<br />

soluzione che non era in suo potere né accelerare né<br />

protrarre. I fatti si identificavano con Sandrino, il<br />

loro esito dipendeva unicamente dal ritorno di Sandrino.<br />

Non sarebbe stato nemmeno necessario ch'egli<br />

le spiegasse: la sua sola presenza sarebbe bastata<br />

perché il mondo e la propria vita ripigliassero il loro<br />

corso. Davanti alla tomba <strong>del</strong> marito, Virginia pregò<br />

candidamente perché Sandrino ritornasse presto, e<br />

perché nessun male gli accadesse colà dove si trovava.<br />

Ella viveva cosí, da quattro giorni, in questo distacco<br />

e in questa attesa che conferivano al suo spi-


ito, per contrasto, e come naturale conseguenza,<br />

quasi uno stato di grazia, un'ebetudine che la rendeva<br />

perfino loquace. Aveva portato al Monte di<br />

Pietà l'anello ricevuto da Ezio in occasione <strong>del</strong> lontano<br />

fidanzamento. La sera mangiava in cucina assieme<br />

agli altri inquilini, partecipava alla conversazione<br />

e vi si interessava. Aveva avuto dei momenti<br />

di autentica distrazione allo Sferisterio, allorché<br />

Faliero, istruendo Bruna, aveva indirettamente spiegato<br />

anche a lei il meccanismo <strong>del</strong> gioco: s'era appassionata<br />

all'alternarsi <strong>del</strong>le sorti durante la partita,<br />

e avendo puntato al totalizzatore in società con<br />

Faliero, la vincita l'aveva rallegrata.<br />

Dopo cena rimaneva a lungo sola con Lucia, nella<br />

sua camera, con davanti agli occhi l'ambiente che le<br />

ricordava Sandrino, ed era pieno di lui. Lucia parlava<br />

sempre <strong>del</strong> figlio: ogni suo pensiero e proposito<br />

lo riguardavano. Virginia la sollecitava ostentando<br />

curiosità e partecipazione. Si intenerí alle fotografie<br />

che Lucia le presentò, di Sandrino in fasce,<br />

e di Sandrino ad un anno, bocconi su un tappeto,<br />

con la testa diritta e fiera, con già i riccioli e gli occhioni<br />

spalancati. «Era biondissimo, allora», le disse<br />

Lucia. E poi col sottanino, tra mamma e papà, ma<br />

scontroso in questa posa, con l'accenno <strong>del</strong> cipiglio<br />

dinanzi al quale Virginia si era sentita sgomenta.<br />

«Lui mi dice: sono cresciuto in fretta, mamma,<br />

tu mi vedi sempre come quando ero in sottanino,<br />

invece ho sedici anni piú che compiuti. E se io gli<br />

dico che, appunto, non ne ha ancora diciassette, ed<br />

è sempre un bambino, sa cosa mi risponde? Sono un<br />

metro e settantuno, questo ti persuade? Ora si fa<br />

perfino crescere i baffi ».<br />

Le fece vedere il ritratto <strong>del</strong> padre di Sandrino,<br />

l'ultimo, fatto poco prima di partire per l'Abissinia.<br />

Le raccontò la propria storia, senza finzione e senza<br />

rammarico.<br />

«Mi aveva dato una casa, ma per un insieme di<br />

motivi non riusciva a rompere con sua moglie. Io<br />

avevo accettato il mio destino, siccome ci amavamo.<br />

Era cosí da piú di dieci anni, io avevo superato la<br />

trentina, quando rimasi incinta di Sandrino... Lui,<br />

da sua moglie, figli non ne aveva avuti, ma nemmeno<br />

io li volevo. Tuttavia, allorché accadde, e chissà<br />

come accadde, lui sembrava impazzito dalla gioia...<br />

Poi venne la guerra d'Africa, e soltanto dopo la sua<br />

morte seppi che c'era andato volontario... Sandrino


aveva sei anni quando lui morí. Questa è l'ultima<br />

lettera che mi scrisse, da un ospedale da campo: era<br />

ferito grave e sapeva di dover morire. Mi diceva di<br />

avere pensato a me e a suo figlio nel testamento, che<br />

aveva informato sua moglie di tutto. Invece essa non<br />

mi volle mai nemmeno ricevere. Era una spagnola.<br />

Partí subito per il suo paese. Interessai un avvocato,<br />

ma essa dimostrò che tutto quello che aveva era suo,<br />

di dote. Il regalo che ci fece fu di lasciare a Sandrino<br />

la pensione. È una miseria, ed ora forse ce la<br />

toglieranno... Sono stati duri questi dieci anni, dopo<br />

la sua morte, con Sandrino da allevare. Lo feci studiare<br />

finché potei, ossia, a dire la verità, finché ne<br />

ebbe voglia. Mi sono dovuta adattare: ora lucido i<br />

pavimenti e faccio la cucina in casa d'altri, brava<br />

gente, che mi trattano da pari a pari, perché sanno<br />

che ho avuto anch'io un'educazione: avevo fatto le<br />

complementari. Mio padre era ragioniere in banca.<br />

Ma quando dovetti guadagnarmi la vita, per me e<br />

il mio bambino, mi accorsi che l'unico mestiere che<br />

sapevo erano le faccende di casa. Anzi, no: sapevo<br />

strimpellare il piano, se lo immagina?... Questa è la<br />

lettera che lui scrisse per Sandrino, perché gliela facessi<br />

leggere quando fosse in età di capire. “ Onora<br />

sempre tua madre. È una santa donna e mi ha amato<br />

fino al sacrificio. Ma onora soprattutto, con ogni atto<br />

e pensiero <strong>del</strong>la tua giornata, e col tuo sangue se<br />

sarà necessario, la piú grande Madre che è la Patria.<br />

Odia i suoi nemici, tutti coloro che vorrebbero fare<br />

di essa una democrazia imbelle e rinunciataria, sottraendola<br />

cosí al destino imperiale che le appartiene,<br />

e combattili...”. Sandrino l'ha imparata a memoria,<br />

ha una venerazione per suo padre... Temetti, al <strong>tempo</strong><br />

<strong>del</strong>l'occupazione, che facesse qualche sciocchezza,<br />

ma è ancora un ragazzo, e fu sensato: passò quel<br />

periodo fuori città, nella casa di un conoscente contadino...<br />

».<br />

Tutto ciò riusciva gradito a Virginia. Ella conosceva<br />

Sandrino meglio di sua madre; e non soltanto<br />

sapeva ch'era uomo ormai, capace di dare la felicità,<br />

ma sapeva di lui e <strong>del</strong> suo passato cose che la madre<br />

ignorava: sapeva che Sandrino aveva tenuto fede<br />

alla memoria <strong>del</strong> padre, che aveva fatto proprie le<br />

sue esortazioni. Ella sentiva di non temere quella<br />

madre che ora le si confidava e che l'avrebbe assalita<br />

e perseguitata se avesse appreso dei suoi rapporti con<br />

Sandrino. L'ascoltava, invece, e la compiaceva nelle


sue lamentazioni, con la condiscendenza propria di<br />

un adulto per le angustie di una bambina. Lucia era<br />

la prima persona verso la quale Virginia aveva provato<br />

fino dall'inizio un senso di superiorità; ed anche<br />

adesso che Lucia le parlava <strong>del</strong>la fortuna che il<br />

figlio aveva avuto di incontrarsi con un padrone che<br />

lo sapeva apprezzare e gli affidava incarichi di fiducia,<br />

pur nella rigidezza dei sentimenti che la dominava,<br />

Virginia provava per la madre di Sandrino<br />

compassione e sufficienza ad un <strong>tempo</strong>. L'ignoranza<br />

di Lucia la rendeva sicura.<br />

Con Faliero e con Bruna, invece, doveva restare<br />

guardinga. Li temeva ancora, e le loro attenzioni, la<br />

loro cordialità, non bastavano a distoglierla completamente<br />

dal suo sospetto. Piú di una volta Faliero<br />

l'aveva colta di sorpresa con <strong>del</strong>le domande. Di ritorno<br />

dallo Sferisterio, quel mercoledí notte, per un<br />

nulla non si era tradita. Faliero aveva detto:<br />

«A Milano ci sono sei centimetri di neve. Chissà<br />

il povero Sandrino col suo impermeabile di velo, e<br />

la sua testa nuda... ».<br />

«Oh, sotto il suo basco, lui non ha paura... », ella<br />

aveva esclamato.<br />

Era seguito un silenzio alle sue parole, poi Bruna<br />

le era venuta involontariamente in aiuto.<br />

« A quanto pare, Lucia glielo ha descritto dalla<br />

testa ai piedi».<br />

«Non fa che parlarmi di lui», aveva ammesso<br />

Virginia.<br />

E l'indomani, il giovedí, a tavola, per la cena che<br />

adesso consumavano riuniti, Lucia disse:<br />

«Oggi parlavo di Sandrino con la mia signora.<br />

Mi ha detto che a Milano cucinano col lardo, e Sandrino<br />

non c'è abituato... La signora ha poi letto sul<br />

giornale che per via <strong>del</strong>la neve c'è stato un paio di<br />

giorni di carestia. La città è rimasta senza carne e<br />

senza verdura».<br />

Virginia ebbe un pensiero improvviso, e non si accorse<br />

di esprimerlo ad alta voce.<br />

«Speriamo sia riuscito a trovare i suoi cachi»,<br />

disse.<br />

Vide Bruna restare col cucchiaio a mezz'aria; sentí<br />

sopra di sé lo sguardo di Faliero che le sedeva di<br />

fianco. Ma riuscí subito a dominarsi; rivolta verso<br />

Lucia aggiunse:<br />

«Proprio lei mi diceva che suo figlio non può<br />

farne a meno».


Il mercoledí la madre aveva ricevuto una sua cartolina<br />

di saluti, all'indirizzo dove lavorava. E il venerdí<br />

sera tornò con una lettera.<br />

«Sarà la decima volta che la rileggo, da stamani»,<br />

disse.<br />

Sandrino le raccontava che l'affare per il padrone<br />

era ormai concluso, ma che doveva trattenersi qualche<br />

giorno ancora perché aveva scoperto <strong>del</strong>le possibilità<br />

«di trattare in proprio». « Significherebbe<br />

potermi emancipare, capisci mamma?», le scriveva.<br />

«I tessuti salgono di prezzo giorno per giorno. Entrati<br />

nel giro si possono guadagnare biglietti da mille<br />

da un'ora all'altra, e nella maniera piú pulita». Dava<br />

notizie <strong>del</strong>la neve e <strong>del</strong>l'albergo dove alloggiava, « col<br />

riscaldamento»; la supplicava di non preoccuparsi<br />

anche se lui tardava qualche giorno ancora e che<br />

per nessuna ragione passasse dal negozio. «Sei una<br />

colomba e Flammarione ti leggerebbe negli occhi<br />

che cerco di fargli la finestra sul tetto». Invece non<br />

era vero. Trattava in proprio. E <strong>del</strong> resto, «gli affari<br />

sono affari», le scriveva.<br />

Finito il rosario, sola sola con Lucia, Virginia<br />

le chiese di rileggere la lettera, « che l'avrà fatta felice,<br />

immagino», le disse, e lo diceva a se stessa.<br />

Poiché adesso ella era davvero felice. Quella lettera<br />

le aveva fatto scoprire una verità ch'ella riteneva inconfutabile:<br />

Sandrino si era preso il denaro per acquistare<br />

i tessuti e poi rivenderli, «per emanciparsi»;<br />

avrebbe guadagnato, ed era il suo denaro che<br />

gliene dava la possibilità. Egli non le aveva detto<br />

nulla per farle una sorpresa; era partito senza salutarla<br />

appunto perché temeva di tradirsi se lei avesse<br />

insistito nel chiedergli il motivo <strong>del</strong> viaggio. E <strong>del</strong><br />

denaro, forse pensava che lei non si sarebbe accorta<br />

subito. Appena tornato lo avrebbe nuovamente depositato<br />

e chissà per quanto <strong>tempo</strong> avrebbe continuato<br />

a chiederle: «Indovina chi mi ha dato i denari<br />

per incominciare». «Forse Biancaneve. Forse<br />

la Bambina dai Capelli Turchini», si prometteva di<br />

rispondergli.<br />

Prima di coricarsi prese il libretto degli assegni<br />

dalla borsetta e lo ripose al solito posto, là dove<br />

Sandrino l'aveva lasciato. Ora tutto le era doppiamente<br />

caro: il pezzo di carta gialla col suo<br />

commiato, e le poche parole scritte sul libretto degli<br />

assegni. «Ho prelevato l'intera copertura», già si<br />

esprimeva come un commerciante, in un linguag-


gio che lei stessa non avrebbe capito fino a pochi<br />

mesi addietro. E quel disegno non racchiudeva un<br />

ammonimento e una minaccia, come dapprima le<br />

era passato per la mente e alla cui idea si era giustamente<br />

rifiutata. Sandrino era un fascista. Era stato<br />

imprudente e impulsivo a disegnare il simbolo, teschio<br />

e tibie, ma chi poteva vederlo se non lei soltanto?<br />

Ch'egli fosse fascista non le dava piú sgomento.<br />

Doveva piacerle tutto di lui. Trepidare per<br />

Sandrino faceva parte <strong>del</strong> suo amore.<br />

Fu per Virginia una notte felice, di attesa amorosa<br />

adesso, e di dolce trepidazione.<br />

X<br />

L'indomani Bruna non andò al lavoro. Virginia<br />

la trovò in cucina che stirava. La ragazza era ancora<br />

spettinata, sembrava tutta presa nel gesto di avvicinarsi<br />

il ferro alla guancia e di passarlo su di una<br />

combinazione di seta. Quell'atteggiamento la rendeva<br />

anche piú giovane dei suoi ventidue anni, quasi<br />

adolescente. Indossava il suo cappotto grigio da cui<br />

sbucavano i pantaloni <strong>del</strong> pigiama e le pantofole celesti.<br />

I suoi capelli erano castani, naturalmente ondulati,<br />

lunghi sull'omero, e cosí sciolti la illeggiadrivano.<br />

Aveva una carnagione bianchissima, un volto magro<br />

di cui gli zigomi appena rilevati, e il taglio profondo<br />

<strong>del</strong>le labbra, accentuavano il pallore. Il suo viso, non<br />

bello ma franco in ogni sua espressione, come lo<br />

sguardo al quale l'impercettibile strabismo conferiva<br />

una dolcezza tutta femminile, come i suoi gesti e la<br />

sua voce, suggerivano un'immediata simpatia. La sua<br />

fisionomia, tutta la sua persona, normale d'altezza<br />

e dalle forme esili ma armoniosamente compiute, era<br />

l'immagine di una giovinezza persuasa di sé. Nel<br />

suo sguardo, indubbiamente sincero, brillava una luce<br />

di sano egoismo, dentro le pupille scure.<br />

«Ho già acceso il fuoco», ella disse a Virginia,<br />

«se ne vuole approfittare».<br />

«Piú tardi, magari», disse Virginia.<br />

Si sede sulla sedia ch'era accanto al tavolo su cui<br />

Bruna stirava. «Ha fatto vacanza, oggi?».<br />

«<strong>Un</strong>a mia collega mi sostituisce».<br />

Virginia era serena e felice, aveva desiderio di<br />

espandersi, di parlare.<br />

«Non le ho mai detto che per poco non finivo<br />

stiratrice? La mia madrina aveva un laboratorio di


“ stireria e modista”, come succede nei paesi, dove<br />

il farmacista vende la cromatina... A furia di frequentare<br />

l'ambiente fino da piccola, ero diventata<br />

un po' una lavorante... Sono passati venti anni,<br />

ormai ».<br />

«Anch'io, verso i quindici anni sono stata in una<br />

filanda per qualche mese... Me ne è sempre rimasta<br />

la nostalgia. E a volte, ancora oggi, mi chiedo, stupidamente,<br />

se per essere coerente fino in fondo alle<br />

mie idee, non avrei dovuto restare tessitrice, invece<br />

di finire in un ufficio».<br />

Aveva ripiegato la combinazione, passava il ferro<br />

su un fazzoletto, con lo sguardo fisso su Virginia.<br />

«Ecco, ora lei è turbata... Le ho ricordato che<br />

qualcosa ci può dividere... Le dirò, allora, che l'ho<br />

fatto apposta. Le dirò di piú: che sono rimasta in<br />

casa, stamani, siccome ho bisogno di parlarle».<br />

Posò il ferro e si appoggiò sul tavolo con le braccia<br />

conserte.<br />

«Resti seduta, e mi guardi in viso. Tra noi due,<br />

quella piú in imbarazzo sono io, come non si accorge<br />

? ».<br />

Virginia teneva le mani in grembo, infilate l'una<br />

nell'altra per le dita, a palme rovesciate: se le storceva<br />

per dominare il proprio turbamento. Ma era<br />

calma in apparenza, e poteva sostenere lo sguardo<br />

<strong>del</strong>la ragazza.<br />

«Mio marito era un onest'uomo», esclamò.<br />

Le parole le erano venute tanto spontanee quanto<br />

irriflessive, e pronunciate con fermezza, fissando<br />

Bruna negli occhi.<br />

Fu allora che Bruna, scandendo parola per parola,<br />

disse:<br />

«Forse. Ma certamente non si può dire lo stesso<br />

di Sandrino ».<br />

Virginia temette di crollare; trovò invece un'energia<br />

disperata che la irrigidí. Bruna si rialzò sulla<br />

persona, trascinò una sedia e le sedette di fronte, ginocchia<br />

contro ginocchia; le prese le mani nelle sue,<br />

sciogliendole dalla stretta.<br />

«Mi ascolti», le disse.<br />

Virginia sentiva che le mani di Bruna erano piú<br />

fredde <strong>del</strong>le sue, e che la voce medesima tradiva una<br />

incertezza.<br />

«Che è accaduto a Sandrino?», esclamò.<br />

«Lo chiedo a lei», disse Bruna.


«Io non so nulla. È partito lasciandomi due righe<br />

di saluto ».<br />

Aveva rivelato a Bruna il suo segreto, ma senza<br />

rendersene conto. L'ansia per la sorte di Sandrino<br />

aveva sopraffatto in lei ogni proposito di ritensione,<br />

di difesa. Disse:<br />

«Non ho altri al mondo che lui... È innocente...<br />

Prendetevela con me».<br />

«Non credevo fino a questo punto», disse Bruna,<br />

e le carezzava le mani. «Avrei dovuto intervenire<br />

prima», aggiunse. « Quindici giorni fa forse bastava,<br />

quella mattina che mi sembrò di vedere Sandrino<br />

entrare nella sua camera. Ma non volli fidarmi dei<br />

miei occhi. Mi sembrava ancora impossibile».<br />

« Impossibile cosa? ».<br />

«Che lei fosse diventata la sua amante. E adesso<br />

chissà in che pasticcio la sta trascinando ».<br />

«Sandrino è a Milano per trattare affari. Lo ha<br />

scritto anche a sua madre».<br />

«Oh», esclamò Bruna. «Quello che dice e scrive<br />

Sandrino, soltanto Lucia gli può credere. Ed anche<br />

lei purtroppo ».<br />

«Gli ho dato io i denari per acquistare le stoffe».<br />

«Ma perché si ostina a mentire? Non capisce che<br />

io desidero aiutarla? Lei non sapeva nulla <strong>del</strong>la partenza<br />

di Sandrino, nemmeno dove si trova, lo ha<br />

ammesso pochi minuti fa».<br />

«L'ho ammesso per scoprire le sue intenzioni».<br />

«E va bene», disse Bruna.<br />

Cavò una lettera dalla tasca <strong>del</strong> soprabito, la spiegò<br />

e l'offerse a Virginia. V'erano tracciate poche righe,<br />

di pugno di Sandrino, dirette a Bruna, e testualmente<br />

dicevano: «La vedova di casa la conosco<br />

prima di te e degli altri. Ora ti ordino di<br />

vigilarla perché potrebbe mettermi nei guai. Non<br />

lo farà, ma è un'isterica pazza e non si può mai<br />

sapere. Se ci dovessero essere <strong>del</strong>le conseguenze, le<br />

mie sarebbero anche le tue, colomba bruna».<br />

Al posto <strong>del</strong>la firma v'erano il teschio e le tibie.<br />

Virginia era stravolta; sillabò appena poche parole,<br />

disse:<br />

«È anche amante suo».<br />

«No, ma è peggio», disse Bruna. «Mi ricatta<br />

come se lo fosse». Poi aggiunse: «Ma ora basta. Ce<br />

ne libereremo insieme».<br />

Le raccontò di sé e di Sandrino.


Virginia l'ascoltava in silenzio, guardando oltre i<br />

vetri <strong>del</strong> terrazzo su cui batteva il sole, e di tanto<br />

in tanto sfiorando con lo sguardo il volto <strong>del</strong>la ragazza,<br />

che era tornato calmo e deciso, come la sua<br />

voce.<br />

Bruna disse:<br />

«È di me che le devo parlare, perché lei possa<br />

credermi, prima che di Sandrino. Vengo da una famiglia<br />

di operai. Mio padre era segretario <strong>del</strong>la Camera<br />

<strong>del</strong> Lavoro, nel '24, quando nacqui io. Avevo<br />

due anni quando l'arrestarono e poi lo chiusero in<br />

prigione. Mia madre rimase sola con noi due ragazzi,<br />

io ero la minore, ma riuscí a tirarci su lo stesso.<br />

Presto mio fratello fu in grado di aiutarla imparando<br />

un mestiere. Mio padre uscí di carcere e lo mandarono<br />

al confino, finché dopo otto anni lo rimisero<br />

in libertà. Ma lo vigilavano continuamente e l'avrebbero<br />

arrestato di nuovo se non fosse espatriato. È<br />

morto in Francia, nel '36, di polmonite. In quello<br />

stesso anno arrestarono mio fratello. Ora lei capisce<br />

in che atmosfera sono cresciuta, diversa dalla sua.<br />

Lei, Virginia, è sempre stata persuasa che il suo compito<br />

nella vita si esaurisse tra il letto ed i fornelli.<br />

Mica è colpa sua, lei ha fatto il suo dovere come l'ho<br />

fatto io. Forse quando sentiva parlare di antifascisti<br />

se li figurava dei kingkong, e i comunisti se li sarà<br />

immaginati magari il diavolo in persona. Per me<br />

era diverso, i comunisti per me erano uomini piú<br />

uomini degli altri: erano mio padre e mio fratello.<br />

Ecco perché se pensavo all'avvenire c'erano letto e<br />

fornelli anche per me, con la differenza che per me<br />

erano condizionati alla fine <strong>del</strong> fascismo.<br />

«Fu a sedici anni che ricevetti i primi incarichi.<br />

Era già scoppiata la guerra e i giornali clandestini<br />

mi bruciavano il seno dove li nascondevo. Sono state<br />

le uniche lettere d'amore che ho ricevuto. Faliero<br />

non ha mai avuto occasione di scrivermene. In quel<br />

<strong>tempo</strong> Faliero era uno col quale fingevo di essere<br />

fidanzata, per andarci insieme e passargli la stampa.<br />

L'amore venne da sé. Quando scoprimmo d'amarci<br />

ci sembrò di esserci amati da sempre.<br />

«Ai primi <strong>del</strong> '43 io rimasi incinta e ci dovemmo<br />

sposare. Ma non potevamo pensare a mettere su una<br />

casa, senza risparmi e con la prospettiva di dovere<br />

scappare da un momento all'altro, siccome sapevamo<br />

che la Polizia ci pedinava. Perciò venimmo ad abitare<br />

qui, in una camera a subaffitto. Io ero di quat-


tro mesi. Poi, disgraziatamente, abortii in seguito ad<br />

una caduta».<br />

«Sandrino già lo conosceva?», disse Virginia.<br />

«Sí, ma non pensi <strong>del</strong>le cose che mi potrebbero<br />

offendere. Non c'è stato nulla di fatale tra me e<br />

Sandrino. Ossia, sono stata io a rendere fatale quel<br />

nulla che c'è stato».<br />

«Sandrino abitava già con la madre? ».<br />

«Certo, ed era veramente un ragazzo, tre anni fa,<br />

soltanto incredibilmente cresciuto, sempre assetato di<br />

sigarette e con la mania dei libri gialli. Ricordo che<br />

di tanto in tanto me ne facevo prestare qualcuno.<br />

Era inquieto, ma allegro. Faliero lo portava con sé<br />

allo stadio, lo chiamava "vaporino" siccome gli<br />

chiedeva continuamente da fumare. Era infatuato,<br />

parlava con le stesse parole che leggeva sui giornali;<br />

se Faliero si azzardava a contraddirlo, diventava una<br />

furia. Per noi Sandrino era un esempio <strong>del</strong>la rovina<br />

a cui il fascismo aveva condotto la gioventú, un ragazzo<br />

da salvare. Soprattutto per questo gli volevamo<br />

bene. Ci dicevamo, scherzando, che dovevamo fare<br />

di Sandrino il <strong>nostro</strong> convertito privato».<br />

«Non ci siete riusciti», esclamò Virginia; e sentí<br />

di amare Sandrino immensamente, in quel momento.<br />

Egli era stato piú forte di loro, era piú forte di loro.<br />

Li dominava. Ora ella credeva di capire che il racconto<br />

di Bruna non fosse altro che la storia <strong>del</strong>la<br />

mancata conversione di Sandrino. Si pentiva di essersi<br />

lasciata prendere dall'ansietà di poco prima,<br />

meditava come ritrattare di fronte alla ragazza le<br />

ammissioni che le erano sfuggite. Ma subito ricordò<br />

la lettera che Bruna le aveva fatto leggere e che<br />

aveva riposto nella tasca <strong>del</strong> soprabito; lo sgomento<br />

di nuovo la invase.<br />

Bruna continuò:<br />

«Non ci siamo riusciti, e nemmeno lei deve rallegrarsene.<br />

Ce ne cominciammo a persuadere dalla<br />

reazione che Sandrino ebbe dopo la caduta <strong>del</strong> fascismo.<br />

Arrivò a dire <strong>del</strong>le parole grosse, fino a<br />

questo: che se avesse saputo prima chi eravamo, ci<br />

avrebbe denunziato. Era arrogante, inferocito, e una<br />

sera Faliero lo schiaffeggiò, qui in cucina. Si picchiarono,<br />

ruzzolarono per terra. Ma quando io sentii<br />

che stava arrivando Lucia, e lo dissi, Sandrino abbandonò<br />

subito la lotta. Credo che l'affetto per la madre<br />

sia il suo unico sentimento buono: un affetto<br />

tutto a modo suo, in ogni caso.


«Poi i fascisti tornarono, coi tedeschi, e una <strong>del</strong>le<br />

prime visite la fecero qui, ma noi già ce ne eravamo<br />

andati, badavamo bene dal girare da queste parti.<br />

Non per questo si stava rintanati, tutt'altro, come<br />

lei può immaginare. <strong>Un</strong> giorno, nel gennaio <strong>del</strong> '44,<br />

l'indomani che gli Alleati erano sbarcati ad Anzio,<br />

Faliero fu preso dalla polizia repubblichina ».<br />

Virginia sussultò e Bruna le strinse piú forte le<br />

mani.<br />

«Furono brutti giorni, ma Faliero fu bravo come<br />

tutti ci si aspettava che fosse. Non parlò. Riuscimmo<br />

ad organizzare un'evasione e appena ci riabbracciammo,<br />

per prima cosa mi disse che una mattina,<br />

tra i neri che avevano condotto al carcere dei<br />

renitenti alla leva, gli era parso di riconoscere Sandrino.<br />

Ma non poteva giurarlo, ed io stessa credevo<br />

si sbagliasse poiché Lucia, che avevo incontrato per<br />

strada, mi aveva manifestato la sua contentezza di<br />

sapere il figlio al sicuro, presso un parente contadino.<br />

«Invece Faliero era nel vero, toccò a me sincerarmene.<br />

Pochi giorni dopo, al mattino, dovevo trasportare<br />

degli esplosivi da un luogo ad un altro, in<br />

una strada <strong>del</strong> centro. Li avevo dentro una borsa<br />

<strong>del</strong>la spesa, frammezzo ai cespi d'insalata. Avevo imboccato<br />

la strada quando dalla porta dove ero diretta,<br />

vidi uscire un nero. Era Sandrino, lo riconobbi<br />

soltanto allorché mi fu vicino. È un bel ragazzo,<br />

fisicamente. Ebbene, allora era anche piú bello, spavaldo<br />

com'era. Eppure ai miei occhi era bestiale piú<br />

<strong>del</strong>la sua divisa, e ancor piú perché era il ragazzo a<br />

cui Faliero ed io volevamo bene.<br />

«Mi fermò e mi disse: "Se è al ventuno secondo<br />

piano che sei diretta, ti consiglio di tornare indietro".<br />

Poi aggiunse che se avessi avuto bisogno di<br />

lui potevo cercarlo a un certo numero di telefono.<br />

Mi richiamò indietro per dirmi che si era arruolato<br />

sotto un falso nome. "Segnatelo", mi disse, "ti potrà<br />

servire".<br />

« Faliero fu piú addolorato di me. Entrambi ci<br />

rimproverammo di non avere fatto abbastanza per<br />

tirarlo a noi. Ma eravamo dei combattenti e Sandrino<br />

si trovava dall'altra parte <strong>del</strong>la barricata; dovevamo<br />

dominare sentimenti anche piú forti di questo<br />

per poter fare quello che facevamo; e il fatto che<br />

Sandrino mi avesse aiutato significava che egli ci conservava<br />

un'amicizia <strong>del</strong>la quale dovevamo approfittare.<br />

Poteva darci <strong>del</strong>le notizie preziose, qualunque


fossero, per la Resistenza. Pensavano di essere utili<br />

noi a lui, suo malgrado, il giorno <strong>del</strong>la liberazione,<br />

con la nostra testimonianza. Decidemmo che quella<br />

sera stessa avrei telefonato.<br />

«Cosí feci e Sandrino mi dette appuntamento per<br />

il pomeriggio successivo, al giardino... ».<br />

«Dirimpetto al fiume», esclamò Virginia.<br />

Ora il racconto di Bruna l'aveva presa; l'ascoltava,<br />

emozionata e ansiosa, come una leggenda. E Sandrino<br />

le appariva pur sempre un essere generoso, audace.<br />

«Quello», Bruna disse. «Non mi stupisce che<br />

abbia condotto lí anche lei. Fin da allora lo chiamava<br />

la sua "garçonniere". Ci andava a giocare da<br />

bambino; è rimasto il suo giardino d'infanzia. Tutte<br />

le sue azioni hanno conservato qualcosa d'infantile,<br />

perchè è piú che perverso, è mostruoso. Ecco, lei ora<br />

vorrebbe difenderlo perché lo ama, malgrado quello<br />

che deve averle fatto, malgrado la lettera che le ho<br />

fatto leggere... ».<br />

«Lei pure lo ama. È la sola cosa che finora sono<br />

riuscita a capire», disse Virginia.<br />

Gli occhi le si riempirono di lacrime.<br />

Bruna scosse la testa, mestamente, disse: «Amore<br />

come lo intende lei, no. E tanto meno allora.<br />

Andando all'appuntamento lo consideravo ancora un<br />

ragazzo che si era messo sulla piú infame <strong>del</strong>le strade,<br />

un irresponsabile, e mi auguravo ch'egli aderisse<br />

a ciò che gli avrei proposto, piú per il suo bene che<br />

per il <strong>nostro</strong>.<br />

«Lo trovai che mi aspettava, e subito, appena mi<br />

ebbe salutato, le sue parole mi fecero rabbrividire.<br />

Mi disse: "Sbaglio o sei venuta a propormi di fare<br />

la spia? Se pagate meglio <strong>del</strong>la Repubblica, ci sto".<br />

Capii la sua ironia; compresi immediatamente che,<br />

incosciente qual era, egli credeva nella sua divisa, e<br />

che non avrebbe mai tradito quella che era la sua<br />

fede. Il suo modo di esordire costrinse anche me a<br />

giocare subito la carta che sapevo essere l'unica alla<br />

quale potevo affidare <strong>del</strong>le speranze. Gli dissi:<br />

"Sono venuta per chiederti notizie di tua madre".<br />

Si oscurò in viso e mi rispose: "Sapevo che avresti<br />

cercato di ricattarmi tirando in ballo mia madre.<br />

Mia madre non sa nulla, d'accordo, ma tu pensi che<br />

se io facessi la spia sarei un figlio di cui lei si sentirebbe<br />

onorata?". "Perché allora non le hai detto<br />

che ti sei arruolato?", gli chiesi. "Perché fingi di<br />

scriverle <strong>del</strong>le lettere dalla campagna?", insistei. E


lui: "Mi considera ancora un bambino e starebbe<br />

doppiamente in pena per la mia vita. Io non sopporto<br />

di vederla soffrire. Non sarei piú capace di<br />

far nulla, e verrei meno al mio dovere. Poiché questo<br />

è il mio dovere", e si batté la mano sulla fondina.<br />

Il mio dovere è sterminare la gente come te<br />

e tuo marito".<br />

«Ora era soltanto un nemico. Lo guardai negli<br />

occhi e gli dissi: "Saremo noi a sterminarvi. Vi<br />

stiamo già sterminando, non te ne accorgi? Avete i<br />

giorni contati. Ero venuta a proporti di fare la<br />

spia, come tu dici. In realtà, la spia, e qualcosa di<br />

peggio, la stai facendo adesso". Gli parlavo cosí e<br />

il mio scopo era di persuaderlo a darci <strong>del</strong>le notizie<br />

che ci potevano essere preziose. Lo guardavo, parlandogli,<br />

ma il disprezzo, la durezza che mettevo nelle<br />

mie parole, non mi partiva dal cuore. Questo l'ho capito<br />

dopo, ma anche fino da allora sentivo di provare<br />

un disagio diverso da quello che mi fingevo di provare.<br />

La verità era che Sandrino non mi intimoriva<br />

né mi faceva ribrezzo. Il suo viso era troppo innocente<br />

per potergli attribuire <strong>del</strong>la cattiveria. Inspiegabilmente<br />

le mie parole mi allontanavano da ciò che<br />

era il mio scopo. Gli dissi: "Sei ancora in <strong>tempo</strong><br />

per salvarti. Passa coi partigiani". Sorrise, poi mi<br />

disse: "Ho capito, sei venuta per arruolarmi. Alla<br />

rovescia, è una cosa che fanno anche le nostre ausiliarie.<br />

Ma le nostre ausiliarie vanno prima a letto col<br />

candidato per completare l'opera di persuasione".<br />

«Queste sue parole mi ballano ancora nella mente,<br />

tali e quali lui le disse, e proprio per il candore<br />

con cui le disse. Fu una cosa tremenda, una suggestione,<br />

o che fossi stanca, o fosse il sole che mi<br />

batteva negli occhi e mi distraeva mio malgrado,<br />

non so, certo è che guardavo la sua faccia, chiara,<br />

innocente, e quelle sue parole, invece di offendermi<br />

e di disgustarmi, è vergognoso, non mi fecero reagire.<br />

Quasi mi compiacquero. Gli risposi: "Perchè?<br />

Se venissi a letto con te, ti faresti partigiano? ". Lui<br />

fu ancora piú volgare, disse: " Dipenderebbe da<br />

quanto tu sei brava." E io fui ancora piú stordita:<br />

In che senso?", gli chiesi. " Nel senso di come sai<br />

stare a letto", lui mi disse.<br />

«Era una schermaglia schifosa, eppure, ora sono<br />

sincera, era cosí schifosa che quasi mi divertiva. Tuttavia<br />

ero cosciente. Non mi succede mai nulla di cui<br />

non abbia coscienza. Sono sempre lucida, in special


modo nei miei momenti di debolezza. Per questo<br />

posso ricordare perfettamente perfino le parole. In<br />

quel momento io mi prefiggevo di rendermi conto<br />

quanto il suo volto d'innocente potesse ingannare su<br />

quelli che in realtà erano i suoi pensieri. Era un<br />

mostro e io volevo sincerarmi fino a che punto lo<br />

fosse. Davanti a me avevo una forza di natura rivoltata<br />

in tutta la sua abbiezione, ne ero nauseata,<br />

ma anche attratta, indubbiamente. Pensavo di non<br />

avere perduto tutte le possibilità di raggiungere lo<br />

scopo per il quale lo avevo avvicinato e questo bastava<br />

per tranquillizzare la mia coscienza.<br />

« Ricordo che era calata la sera quasi senza che ce<br />

ne fossimo accorti. Il giardino era deserto, qua e là<br />

c'erano i lampioni accesi, schermati per via <strong>del</strong> coprifuoco,<br />

ma uno, proprio sopra la panchina dove<br />

c'eravamo seduti, faceva spiovere la sua luce sulle<br />

nostre teste e ci permetteva di vederci in faccia. Sedevamo<br />

di fronte, lui a cavalcioni; ci fissavamo parlando<br />

come se ci sfidassimo a chi riusciva ad essere<br />

piú impassibile e impudico. Gli risposi: "Quanti<br />

modi tu pensi ci siano di stare a letto?". Intendi<br />

sempre un uomo e una donna insieme?", egli mi<br />

chiese. Io dissi: "Naturalmente, di questo stiamo parlando."<br />

"<strong>Un</strong>'infinità", lui disse. "Portamene un<br />

esempio , insistei. "Ci sono donne", lui rispose,<br />

"che ti svengono tra le braccia, hai l'impressione di<br />

possedere una moribonda. Queste non mi piacciono."<br />

"E poi?", io gli chiesi. "Poi ci sono quelle<br />

troppo deste, invece, che ti mordono e sembrano decise<br />

ad ingoiarti. Nemmeno queste mi piacciono: è<br />

come se ti volessero succhiare. Ti senti un gingillo,<br />

e io non sopporto nemmeno in quei momenti le<br />

umiliazioni." "Ce ne sarà anche una terza specie,<br />

immagino", io dissi. Lui mi guardò piú intensamente:<br />

"Già, esistono quelle pervertite, o che almeno<br />

vorrebbero pervertirti. Quelle mi fanno veramente<br />

schifo." "Di tutto questo parli per esperienza<br />

personale?", gli dissi. "Ti è dovuto passare un<br />

bel campionario di ausiliarie tra le mani." "Sei una<br />

stupida", protestò. "Noi non pratichiamo il libero<br />

amore come voialtri badogliani. Tra noi, se una<br />

donna si dà, si dà per amore. O per dovere", aggiunse.<br />

Poi disse: "Non ti ho ancora detto qual<br />

è la donna ideale, secondo me". "Qual è, sentiamo",<br />

io gli domandai. "Quella che dapprincipio<br />

ti resiste e che si lascia uccidere a poco a poco. Mi


capisci? Per me avere una donna è come ammazzarla.<br />

Sentire una cosa che si difende e che tu puoi<br />

schiacciare, schiacciare, schiacciare fino a toglierle il<br />

respiro.<br />

«Accompagnava le sue parole battendosi il pugno<br />

chiuso sulle cosce. Schiacciare, schiacciare diceva; e<br />

tuttavia il suo volto restava angelico, il suo sguardo<br />

era appena piú luminoso. Ora sí, mi faceva ribrezzo,<br />

e forse per questo mi accresceva l'interesse».<br />

Virginia la fissava in silenzio; animosa e sbigottita<br />

insieme. Nella ressa dei sentimenti che la squassavano.<br />

la gelosia era piú forte.<br />

Bruna disse: «Lei adesso piú che mai crede che io<br />

le racconti tutto questo per farla soffrire. È per aiutarla<br />

a liberarsene invece. A lei sarà piú facile, dovrà<br />

fare i conti con la sua sola coscienza. Io invece dovrò<br />

affrontare il passo piú tremendo <strong>del</strong>la mia vita:<br />

dovrò parlarne a Faliero».<br />

«Non sa nulla suo marito? ».<br />

«Sa fino a questo punto. È ciò che accadde dopo<br />

che gli ho taciuto».<br />

«Cosa gli ha taciuto?».<br />

«Ciò che accadde dopo», ripeté Bruna, «dopo<br />

che Sandrino ebbe detto schiacciare e io ebbi a rispondergli:<br />

"Me in quale categoria mi metteresti?".<br />

"Non fare troppo la strafottente », lui disse.<br />

"Ti potrei saltare addosso." "Oh, figurati", io gli<br />

dissi. "Mi troveresti meno arrendevole <strong>del</strong>le tue ausiliarie.<br />

"<br />

«Ora lo vedevo per quello che era, sentivo di giudicarlo<br />

e di poterlo dominare. Lo disprezzavo, quindi<br />

non mi faceva paura. Mi resi conto, piuttosto,<br />

che eravamo soli nel giardino e calcolai il gesto. Soltanto<br />

che lui avesse tentato di abbracciarmi, come<br />

mi sembrava meditasse, io mi sarei abbandonata tra<br />

le sue braccia, gli avrei furtivamente tolto la rivoltella<br />

dalla fondina e gli avrei sparato a bruciapelo.<br />

Era un fascista, ed ucciderlo, oltre che una legittima<br />

difesa, sarebbe stata una buona azione... Invece,<br />

quando un istante dopo lui mi abbracciò, e mi stringeva,<br />

e premeva le sue labbra sulle mie, non so...<br />

Ossia, so bene, rimasi immobile, non pensai piú di<br />

ucciderlo, non pensai piú nulla. Il suo modo di baciarmi<br />

mi stordiva. Questo veramente non so; so<br />

soltanto che per un lungo momento, mi piacque.<br />

Lui mi sollevò senza staccare la sua bocca dalla mia,<br />

mi depose sui margini <strong>del</strong>l'aiuola lí vicino. La ru-


dezza <strong>del</strong> suo panno militare lui infastidiva, ma l'intensità<br />

<strong>del</strong> suo bacio, il calore e nello stesso <strong>tempo</strong><br />

la freschezza <strong>del</strong>le sue labbra mi stordivano.<br />

«Finché dentro di me la reazione scoppiò improvvisa,<br />

subito dopo, allorché egli mi lasciò la bocca<br />

ed io potei respirare ampiamente. Stava per prendermi.<br />

Sentii il contatto <strong>del</strong> suo sesso sulle mie cosce,<br />

e il raccapriccio fu immediato, come una scarica<br />

elettrica che mi percosse da cima a fondo la persona.<br />

Cominciò una lotta sorda, violenta, tra lui che mi<br />

teneva con le braccia in croce, inchiodata ai polsi<br />

dalle sue mani contro la terra e io che mi divincolavo.<br />

Non mi venne di gridare, non pensai che<br />

qualcuno potesse accorrere in mio aiuto. Poi lui mi<br />

crocifisse anche la testa: riuscí a far combaciare la<br />

sua fronte con la mia e a conficcarmi con la nuca<br />

nel terreno. La sua fronte mi frantumava il cranio.<br />

Era ormai persuaso <strong>del</strong>la vittoria, e allentò impercettibilmente<br />

la sua morsa. Fu sufficiente perché potessi<br />

liberarmi con un braccio. Lo afferrai ai capelli,<br />

staccai la sua fronte dalla mia, gli agguantai un orecchio<br />

tra i denti e glielo morsi con la forza <strong>del</strong>la<br />

disperazione. Egli lanciò un urlo e ricadde su un<br />

fianco.<br />

«Io ero già in piedi. Alzandomi avevo incespicato<br />

nel cinturone che lui doveva essersi tolto mentre mi<br />

baciava. Lo raccolsi precipitosamente, estrassi la rivoltella<br />

dalla fondina... No, non gli sparai, non so,<br />

mi fece pietà e schifo tutto in una volta. Piagnucolava<br />

toccandosi l'orecchio, infagottato nella sua uniforme.<br />

Magari gli avessi sparato».<br />

Virginia trasalí. Bruna ebbe un gesto di rammarico,<br />

scosse la testa, disse:<br />

«Oh, certo per lei non può essere una colpa che<br />

Sandrino abbia appartenuto ai marò e nemmeno che<br />

sia stato brutale con me, quella sera, dal momento<br />

che io mi ero dapprima quasi offerta. Lui stesso si<br />

fece subito questa opinione, e me lo disse fino dal<br />

momento che abbassai la rivoltella. Mi disse: "Ti<br />

ho lasciata andare perché non mi piaci. Sei una di<br />

quelle donne che assaltano fino in fondo." Io fremevo,<br />

di sdegno, e gli dissi: "Già, sono <strong>del</strong>la seconda<br />

specie. " " Proprio cosí ", egli mi rispose. Era<br />

tornato calmo e volgare, disse: " Non sei il mio tipo<br />

e non posso diventare partigiano." Pochi giorni dopo<br />

si ferí armeggiando la rivoltella ».<br />

«Si ferí? ».


« Stava verificando il caricatore, la culatta gli resistette,<br />

lui forzò e gli fuggi un colpo che gli trapassò<br />

la coscia. Fu la sua fortuna. Dovette restare in<br />

ospedale fino alla liberazione. A noi ha detto che<br />

l'aveva fatto apposta, per imboscarsi, siccome si era<br />

ravveduto. Cosí ci ha fatto credere. Tuttavia, che negli<br />

ultimi tempi era rimasto in ospedale è certo, lo<br />

sapevamo già da allora.<br />

«Era a casa la prima sera che noi ci tornammo.<br />

Sua madre era assente e lui ci venne incontro stendendoci<br />

la mano. Disse: "<strong>Un</strong> autolesionista vi saluta."<br />

Faliero gli disse: "Potevi darti alla macchia, riscattarti<br />

combattendo." "Saperla, la strada", lui<br />

disse. "Vi ho cercato per mare e per terra. Perché,<br />

Bruna non mi telefonò piú?". Allora Faliero gli<br />

strinse la mano. Soltanto io potevo capire quanto<br />

fosse profonda l'ipocrisia in quelle sue parole che<br />

sembravano essergli uscite dal cuore. Faliero gli aveva<br />

detto: "Sei ancora un ragazzo, hai tutta la vita<br />

davanti a te", e lui rispose: " D'ora in avanti intendo<br />

impiegarla bene. Vuoi la prima prova?", aggiunse.<br />

"Ti regalo la mia rivoltella di marò." Ecco,<br />

Virginia, è soprattutto da questo punto che la mia<br />

esperienza le deve servire».<br />

Bruna tacque un istante. Ciò che finora aveva detto<br />

era un'avventura scontata per il suo spirito, una<br />

preistoria <strong>del</strong>l'angoscia in cui adesso viveva. Per questo<br />

aveva potuto essere obiettiva, serena. Adesso era<br />

la sua piaga che doveva scoprire, e sapeva che nessun<br />

conforto poteva venirle da Virginia che sentiva tuttora<br />

sospettosa ed avversa, unicamente tesa ad indovinare<br />

nel suo racconto dei propositi che potessero<br />

nuocere a Sandrino. Del resto, né da Virginia né da<br />

nessuna altra persona, anche fraterna, Bruna sollecitava<br />

un conforto. Era, com'essa stessa aveva detto,<br />

con Faliero che doveva «fare i conti», e questa sua<br />

confessione era sí rivolta a Virginia, perché la sua<br />

interlocutrice se ne giovasse, ma soprattutto, e non<br />

se lo nascondeva, era a se stessa che Bruna parlava;<br />

un modo di saggiare ad alta voce la consistenza dei<br />

propri sentimenti, prima di affrontare Faliero.<br />

Il sole non batteva piú sui vetri <strong>del</strong>la terrazza,<br />

sepolto dalle nubi <strong>del</strong> cielo tornato al suo grigiore.<br />

Si udiva il pigolare <strong>del</strong>le galline, voci sperdute provenivano<br />

dal cortile. La cucina era vasta e fredda.<br />

Bruna si era raccolta con le mani nelle tasche <strong>del</strong><br />

soprabito, e dinanzi a lei stava Virginia avvolta nella


vestaglia, membra e cuore gelati dal rigore <strong>del</strong>l'aria,<br />

dall'apprensione.<br />

Bruna riprese: «Per dei mesi ho subito il ricatto<br />

di Sandrino, da quando egli intuí che io avevo taciuto<br />

con Faliero <strong>del</strong> mio momento di debolezza nel<br />

giardino. Questa è la mia dannazione. Faliero mi<br />

ama, non ci sono schermi tra lui e me, mi ritiene<br />

la sua migliore compagna. Oltre alla nostra vita intima,<br />

sentimentale e dolcissima, ci legano le nostre<br />

idee. È una cosa che forse lei non può capire fino in<br />

fondo. <strong>Un</strong>a fissazione, magari, ma che ci serve per<br />

essere quelli che siamo. Consideriamo l'insincerità il<br />

peggiore dei tradimenti. Chi mentisce, anche per<br />

<strong>del</strong>le sciocchezze, è un appestato. Faliero non è soltanto<br />

un uomo <strong>del</strong>le mie stesse idee, è anche mio<br />

marito, e da un anno e mezzo io gli sto mentendo,<br />

come la piú borghese <strong>del</strong>le mogli. Cioè lo tradisco<br />

da un anno e mezzo, un minuto dopo l'altro.<br />

«A volte ho creduto di stare esagerandomi la mia<br />

colpa. Tuttavia so che quando mi confiderò a Faliero,<br />

cambierà qualcosa tra me e lui. Anche se lui,<br />

com'è naturale, non giudicherà una colpa quel mio<br />

momento di debolezza, verrà a sapere che per un<br />

anno e mezzo io gli ho taciuto un fatto che via via<br />

che i giorni passavano sentivo sempre piú come una<br />

colpa. Faliero saprà che le infinite volte che abbiamo<br />

discusso a proposito di Sandrino, le mie parole erano<br />

insincere, che tutte le volte che gli rispondevo lo<br />

tradivo. Avrà la certezza che sono capace di mentirgli<br />

a lungo, premeditatamente. Non so con precisione<br />

quale potrà essere la sua reazione, ma posso<br />

immaginare le conseguenze mettendomi io nelle sue<br />

condizioni. Se fossi io al posto suo, e lui al mio,<br />

potrei arrivare a capirlo e perdonarlo, ma dubiterei<br />

di potergli volere lo stesso bene. Si può sbagliare e<br />

poi ricredersi, ma tradire no. E dover dare o ricevere<br />

il perdono è una cosa ripugnante, che incenerisce...<br />

Ma lei non pianga, adesso. Né io né Faliero<br />

faremo <strong>del</strong> male a Sandrino. Su, mi restituisca le<br />

mani, le mie sono gelate. Ecco, avvolgiamoci le gambe<br />

nella coperta da stirare. Anche lei dovrà essere<br />

intirizzita».<br />

Bruna le prese la coperta dal tavolo; e Virginia<br />

lasciò fare, le disse:<br />

«Cosa può rimproverare a Sandrino? Ora mi racconterà<br />

<strong>del</strong>le invenzioni».<br />

«Le dirò invece il minimo possibile. Appena due


o tre episodi dei tanti a cui Sandrino mi ha costretta»,<br />

disse Bruna, e riprese:<br />

«<strong>Un</strong> mese dopo, all'incirca, rimasi in casa una<br />

mattina, siccome durante la notte avevo avuto un po'<br />

di febbre. Credevo di essere sola allorché udii bussare<br />

alla porta, subito entrò Sandrino. "Non sei andato<br />

a lavorare?", gli chiesi. Si era occupato al negozio<br />

da qualche giorno. " Faliero, uscendo, mi ha<br />

detto che restavi in casa. Allora ho preferito tenerti<br />

compagnia." Si era seduto sulla sponda <strong>del</strong> letto,<br />

era al solito calmo e scherzoso, ma c'era troppa serenità<br />

nella sua voce, molto simile a quella compostezza<br />

di cui mi ricordavo. Era la prima volta da<br />

allora che ci trovavamo da solo a sola, e dal suo atteggiamento<br />

io credetti di intuire ch'egli non era affatto<br />

cambiato, ma che anzi la lezione subita, il<br />

crollo di tutte le sue speranze, invece di ricondurlo<br />

alla ragione e all'umiltà che ostentava alla presenza<br />

di Faliero, avevano esasperato i suoi istinti peggiori.<br />

Disse: "Ora spiritualmente sono un partigiano."<br />

"T'illudi", io replicai. "Hai ancora molto fieno da<br />

masticare! ". Egli tacque e mi sembrò di vederlo soprappensiero.<br />

" Cosa pensi ? ", gli chiesi. Mi rispose:<br />

" Faliero è stato troppo generoso con me. Troppo. "<br />

"Perché troppo?", gli dissi. "Le tue colpe non sono<br />

state gravi. Non hai ammazzato nessuno, poi ti sei<br />

autolesionato, come tu dici, per non partecipare ai<br />

rastrellamenti. Noi mica perseguitiamo la gente per<br />

il gusto di perseguitarla, specie i giovani come te."<br />

"Ora mi fai una lezione di democrazia", lui disse,<br />

e mi fissava negli occhi. Io sostenevo il suo sguardo,<br />

ma ero amareggiata e <strong>del</strong>usa di come egli si<br />

esprimeva. Diventai furibonda subito dopo, allorché<br />

lui disse: "Non intendevo riferirmi alla generosità<br />

di tuo marito rispetto al mio, diciamo cosí, traviamento<br />

politico. Questo lo posso anche capire. Mi<br />

stupisce invece il fatto che Faliero abbia potuto tanto<br />

presto perdonarmi di avergli fottuto la moglie". Per<br />

un istante la mia sorpresa fu piú forte <strong>del</strong>l'indignazione,<br />

ed egli ebbe il <strong>tempo</strong> di ripetere il suo commento:<br />

"Ma forse non tengo presente che voi praticate<br />

il libero amore."<br />

«Allora esplosi. Scesi dal letto, in pigiama e forse<br />

in disordine com'ero. Avevo il sangue alla testa, mi<br />

pareva di dovergli dire mille improperi e di spiaccicarlo<br />

contro il muro. Avevo una sola viltà da rimproverarmi<br />

nella mia vita, e Sandrino mi ricordava


che la dividevo con lui. Era un complice, e pure avvertendo<br />

la sciagurataggine in cui precipitavo, invece<br />

di cacciarlo di camera, di attendere Faliero e rivelargli<br />

tutto, finalmente, non trovai di meglio che insultarlo,<br />

protestando unicamente contro l'inesattezza<br />

<strong>del</strong>le sue parole. Gli gridai che non era vero che<br />

fossi stata sua. Egli indietreggiò di qualche passo.<br />

"Non gridare perché evidentemente non è nel tuo<br />

interesse", disse, con quel tono di voce, quelle parole<br />

piú grandi di lui, quel suo linguaggio che non<br />

ha nulla <strong>del</strong>la sua età e che egli sembra avere imparato<br />

vivendo tre giorni in uno, da quando è nato.<br />

"Calmati e discutiamo", proseguí. Ed io accettai di<br />

discutere, inspiegabilmente lí per lí. In seguito capii<br />

che avevo accettato di discutere perché Sandrino mi<br />

aveva fatto paura. Ma nemmeno paura. Era orrore.<br />

Tuttavia gli dissi: "Non c'è nulla da discutere."<br />

"Come no?", lui disse "Se sei stata zitta significa<br />

che è una cosa che Faliero inghiottirebbe male."<br />

«Io ero stupidamente ostinata a negargli di avermi<br />

posseduta, come lui sapeva bene, e non mi accorgevo<br />

di dargli in mano le armi che si aspettava di<br />

ricevere, cioè la prova che io avevo taciuto a Faliero<br />

anche quello che realmente era accaduto. " È naturale<br />

che tu non voglia ammetterlo", lui disse. "Ma<br />

io sono il solo a cui non lo puoi negare." Fingeva<br />

di stupirsi <strong>del</strong>la mia collera, sembrava volermi istillare<br />

un dubbio angoscioso. "Faliero sa tutto", dissi.<br />

"Gli ho raccontato tutto fino da quella sera, come<br />

stasera gli dirò di questa conversazione. Si pentirà<br />

di essere stato generoso con te, ti toglierà la sua protezione.<br />

Informeremo tua madre. Ti faremo rinchiudere<br />

in riformatorio." Egli fu gelido e spietato, disse:<br />

"Qui stiamo scambiando le parti. Parliamoci<br />

chiaro: sono io che ricatto te." Soltanto allora misurai<br />

la profondità <strong>del</strong>la sua abbiezione, provai vergogna<br />

per lui, sinceramente. Era cosí totale il mio<br />

disprezzo che non lo temevo nemmeno piú. Gli<br />

potevo anche parlare, tanto lo sentivo lontano; e non<br />

mi accorgevo di accettare la sua schermaglia, di aderire<br />

alle sue condizioni, di infangarmi io pure.<br />

«Egli disse: "Tutt'al piú, un ricatto annulla<br />

l'altro. Ma chi credi che subirebbe peggiori conseguenze<br />

dalle reciproche rivelazioni, tu od io? Parlo<br />

dal lato sentimentale, naturalmente. Io andrei a finire<br />

in riformatorio, questo è certo, e mia madre mi<br />

vorrebbe piú bene di prima. Ma Faliero, te, ti ame-


ebbe piú di prima?". "Non consideri", io gli dissi,<br />

ed ero già sul suo stesso piano anche se credevo di<br />

parlargli da un piedistallo, "non consideri che per<br />

Faliero le tue non sarebbero rivelazioni." "Cosa<br />

gli hai detto", lui incalzò, cru<strong>del</strong>e, volgare qual era.<br />

"Che eravamo arrivati in anticamera? Davvero ti ha<br />

creduto? Non gli hai detto con che passione mi baciavi<br />

quando ti sollevai dalla panchina? Non gli hai<br />

detto che se non arrivai a prenderti, vedi ora te lo<br />

concedo" aggiunse cinicamente "tanto so di averti<br />

nelle mie mani, se non arrivai a prenderti fu perché<br />

avesti chissà quale pentimento improvviso, forse ti<br />

disgustò il mio odore di caserma, ma se fossi stato<br />

piú svelto era già tutto fatto. Come tu desideravi, <strong>del</strong><br />

resto. Sei abbastanza intelligente per sapere che spiritualmente,<br />

è un bel modo di dire", sottolineò e poi<br />

concluse: "già, spiritualmente è come se ti fossi lasciata<br />

andare con tutti i sacramenti! Questo, a tuo<br />

marito, glielo hai detto?".<br />

«Le sue ultime parole mi sgomentarono. Egli aveva<br />

espresso, in modo spietato e chiaro, ciò che agli<br />

stessi miei occhi appariva la mia colpa. Moralmente,<br />

io dicevo e dico tuttora a me stessa, notte e giorno,<br />

moralmente è come se Sandrino mi avesse avuto. Soltanto<br />

una reazione fisica mi aveva staccato da lui all'ultimo<br />

momento, non la mia propria volontà. Perciò<br />

la sera in cui l'episodio era accaduto avevo istintivamente<br />

taciuto con Faliero. Dovevo e volevo essere<br />

sincera con mio marito, ma per esserlo completamente<br />

avrei avuto bisogno di spiegarmi, di diffondermi<br />

come faccio adesso. Avevamo invece poco<br />

<strong>tempo</strong> a nostra disposizione, non dormivamo nella<br />

stessa casa in quei giorni, per esigenze <strong>del</strong>la cospirazione.<br />

E fu proprio riflettendo su ciò che di piú importante<br />

stavamo compiendo, alle azioni di rischio<br />

a cui Faliero si assoggettava nella sua opera di gappista,<br />

che io non volli recargli un possibile turbamento.<br />

Venuta la liberazione, un'identica mollezza<br />

mi pervase: di non gettare un'ombra nella felicità e<br />

nell'entusiasmo che adesso lo animavano. Lasciai passare<br />

i giorni, anche mi illusi di poter tacere per sempre.<br />

Ma da questa considerazione ad avvertire l'abisso<br />

che mi ero scavata sotto i piedi, il passo fu breve.<br />

Cosicché quella mattina in cui Sandrino mi espose<br />

brutalmente il suo ricatto, io ero già nella condizione<br />

in cui mi trovo adesso. I mesi che sono trascorsi<br />

da allora non hanno aggiunto altro che <strong>del</strong>le prove


di viltà alla viltà di cui mi sapevo ricoperta. Tuttavia,<br />

quella mattina, sentirlo esprimere in un modo lucidissimo,<br />

e nello stesso <strong>tempo</strong> quasi ovvio, il pensiero<br />

che piú mi tormentava, voglio dire la conseguenza<br />

morale <strong>del</strong>la mia colpa, mi fece rabbrividire. Sandrino<br />

possedeva dunque una capacità di indurre cosí<br />

acuta e perversa da interpretare immediatamente il<br />

mio pensiero, da fare centro di colpo nel mio assillo.<br />

Allora lo temetti, francamente, lo temetti come<br />

si può temere una belva sciolta e affamata. Non dubitai<br />

un istante che il suo ricatto consistesse nel chiedermi<br />

di giacere d'ora innanzi con lui quando gli<br />

fosse piaciuto, e fino da quel momento, per cominciare.<br />

Decisi di fingermi condiscendente ma di distrarlo<br />

(avrei preso a pretesto la mia indisposizione<br />

per eludere la sua voglia) e di confessarmi con Faliero<br />

quella stessa sera.<br />

«Ma non fu cosí, Sandrino era piú abbietto di<br />

quanto lo giudicavo. Me lo confermò esplicitamente<br />

allorché io gli domandai quale compenso esigesse<br />

per mantenere il segreto. "Non ti chiedo di riprendere<br />

l'operazione al punto in cui la lasciammo" , mi<br />

disse. "Almeno non per ora. In questo momento ti<br />

faccio troppo schifo, e pur di rifiutarmi saresti capace<br />

di affrontare tuo marito." Egli parlava col mio<br />

stesso cervello, e sempre piú mi intimoriva. "Cosa<br />

vuoi allora?", gli chiesi. "Nulla", egli disse. "Mi<br />

piace tenerti in soggezione." "E se stasera io parlo a<br />

Faliero?". "Ricominciamo il discorso dapprincipio?",<br />

lui ripeté. "Te l'ho già detto: fallo, se ti conviene.<br />

Ma perderai la sua amicizia." Aveva detto<br />

amicizia, una parola esatta. Avrei perduto l'amicizia<br />

di Faliero.<br />

«Fui debole una volta di piú. Non parlai con mio<br />

marito, quella sera, né mai finora. Nei mesi successivi<br />

Sandrino mise in atto la sua perfidia. Mi faceva<br />

dei dispetti da ragazzo, il che mi dimostrava che la<br />

sua immaginazione è rimasta quella di un ragazzo,<br />

anche se la sua intelligenza si è perversamente sviluppata,<br />

come il suo corpo. Egli ha acquistato una conoscenza<br />

sciagurata <strong>del</strong>l'animo umano, ma la sua<br />

fantasia è rimasta infantile, perciò è mostruoso. Tuttavia,<br />

imparare a capire Sandrino cosa mi serviva?<br />

Può servire oggi a lei, Virginia, ed unicamente a<br />

questo scopo le dico quel poco che può ancora interessarla.<br />

«Si dovette procurare, non so come, una chiave


<strong>del</strong>la mia camera. Entrava quando Faliero ed io<br />

eravamo assenti e spezzava un vaso, azzoppava un<br />

mobile, incendiava una sedia, e poi mi telefonava<br />

perché io accorressi a riparare. Mi costringeva ad<br />

accumulare tante piccole menzogne sulla menzogna<br />

piú grande, nei confronti di Faliero: che il vaso mi<br />

era caduto di mano, che il letto aveva ceduto mentre<br />

lo rifacevo, che avevo rovesciato la spiritiera accesa<br />

sulla sedia e cosí la sedia aveva preso fuoco. Di tanto<br />

in tanto mi chiedeva dei denari, ed anche a questo<br />

io ero trascesa, a dargli i pochi spiccioli di cui potevo<br />

disporre all'insaputa di Faliero. Ma ero giunta<br />

all'esasperazione, sempre illudendo me stessa, giorno<br />

per giorno, che avrei finalmente parlato con Faliero.<br />

Senonché, un pomeriggio, l'ottobre scorso, Sandrino<br />

mi telefonò per dirmi che aveva da comunicarmi una<br />

cosa importante. "No", aggiunse. "Non ti ho rovinato<br />

né nascosto nulla, questa volta. Ho deciso<br />

di cambiar vita. D'ora innanzi non ti darò piú fastidio.<br />

Son incamminato sulla strada buona." Pensai<br />

a un suo modo di irridermi, invece mantenne la<br />

promessa che mi aveva fatto spontaneamente. Tuttavia<br />

io ero certa che stesse compiendo qualcosa di<br />

grave, di <strong>del</strong>ittuoso. Soltanto sua madre poteva credere<br />

che fosse stato il padrone <strong>del</strong> negozio a regalargli<br />

il vestito e il cappotto, e che il cronometro d'oro<br />

l'avesse vinto ad una fiera di beneficenza.<br />

« Finché la lettera ricevuta ieri, questa lettera, mi<br />

ha confermato che la sua vittima, adesso, è lei, Virginia,<br />

e mi ha convinto che Sandrino non abbandonerà<br />

mai l'idea di ricattarmi. Perciò ho deciso di<br />

confessare tutto a Faliero, stasera stessa».<br />

Ci fu un lungo silenzio. Virginia era intimorita e<br />

tuttavia sprezzante. Bruna capí che la sua confessione<br />

era stata inutile. La pietà che Virginia le aveva suscitato,<br />

e l'aiuto concreto che sapeva di poterle dare,<br />

l'avevano indotta ad una confidenza piena, spontanea;<br />

ora, col suo mutismo, Virginia dimostrava di<br />

rifiutare perfino la solidarietà che essa le offriva. Se<br />

ne risentí. In un impeto di generosità aveva confidato<br />

a Virginia un segreto che considerava decisivo<br />

<strong>del</strong> proprio avvenire, e Virginia la ricambiava con<br />

un silenzio di secondo in secondo sempre piú odioso.<br />

Il pensiero di esserle apparsa ridicola mentre le metteva<br />

a nudo il proprio cuore la irritò maggiormente,<br />

e le parole che poco dopo Virginia si decise a pronunciare<br />

finirono di offenderla.


Bruna disse: «Faliero dubita che lei e Sandrino<br />

facciate parte di una organizzazione fascista clandestina.<br />

Parlandogli di me, gli dimostrerò che non è<br />

vero. Cosí Faliero potrà aiutarla».<br />

«Aiutarmi come?».<br />

«Ma dopo che lei avrà rotto con Sandrino. Perché<br />

Sandrino non possa ricattarla come finora ha ricattato<br />

me».<br />

«Non sarà necessario».<br />

«Eppure io dirò tutto a Faliero. Gli dirò anche<br />

qual è stato il motivo che mi ha finalmente deciso a<br />

parlargli ».<br />

«Gli dica che ama ancora Sandrino, se vuole essere<br />

sincera », ripeté Virginia, e fece per alzarsi.<br />

Ma Bruna la costrinse di nuovo sulla sedia. Si era<br />

alzata lei, adesso, e stava in piedi, di fronte a Virginia.<br />

Le poggiava le mani sugli omeri, le disse: « Possibile<br />

che sia tanto stordita? ».<br />

In quel momento qualcuno aperse la porta sulle<br />

scale, subito dopo apparve Faliero nel corridoio. Bruna<br />

gli andò incontro.<br />

«Ho una febbre da cavallo», egli disse. «È una<br />

fortuna trovarti in casa. Non ho potuto nemmeno<br />

finire il turno, non mi reggevo in piedi».<br />

Entrando in letto, disse: «Da diversi giorni sentivo<br />

qualcosa che non funzionava. Ecco perché avevo<br />

perso l'appetito. <strong>Un</strong>'indigestione, bella mia».<br />

Virginia era rimasta sola in cucina. Era ancora<br />

seduta e pensava che Bruna amava Sandrino, che la<br />

lettera di Sandrino era falsa, scritta da Bruna per rendere<br />

plausibile la storia che le aveva raccontato. Pensava<br />

che Bruna era giovane quasi quanto Sandrino.<br />

PARTE SECONDA<br />

XI<br />

Sandrino si trattenne quindici giorni a Milano.<br />

Intanto, a sua insaputa, il cerchio si strinse attorno<br />

a lui, allorché Bruna confidò a Faliero il proprio<br />

segreto. Fu la sera successiva a quella in cui Faliero<br />

era rientrato con la febbre alta e il timore di avere<br />

preso l'indigestione. Era soltanto un eccesso di stanchezza:<br />

una lunga dormita, ventiquattro ore di riposo,<br />

gli restituirono intere le sue forze e il suo robusto<br />

appetito. Fingendo di festeggiare la sua conva-


lescenza, ma in realtà per protrarre la particolare intimità<br />

determinata dalla circostanza, Bruna gli serví<br />

in camera la cena. Col tavolo apparecchiato nel mezzo<br />

<strong>del</strong>la stanza, riflesso nello specchio <strong>del</strong>l'armadio,<br />

la lampada sul tavolo, e la radio accesa e bassa, l'uno<br />

di fronte all'altra, erano alla frutta, e lui disse:<br />

«Ci voleva non mi sentissi bene per avere il senso<br />

di quanto ci trascuriamo. Facevo il calcolo, poco<br />

fa, mentre tu cucinavi. Tra che siamo lontani, ciascuno<br />

al proprio lavoro, e il <strong>tempo</strong> che dormiamo,<br />

stiamo insieme sí e no tre o quattro ore nel corso<br />

<strong>del</strong>la giornata».<br />

Ella sorrise e in un modo che volle essere grazioso<br />

e fu soltanto impacciato, gli disse:<br />

«Ma anche le ore che dormiamo, le dormiamo<br />

insieme ».<br />

Egli le carezzò il mento, attraverso il tavolo. Teneva<br />

la sigaretta nell'altra mano, il gomito posato<br />

sul tavolo, la guardò a lungo negli occhi, dolcemente.<br />

«Cos'è, Bruna, che non va? », le chiese. «Il lavovoro?<br />

».<br />

Ella sosteneva il suo sguardo: lo fissava come per<br />

ricordarsi, in seguito, di lui e <strong>del</strong> suo amore, come<br />

erano, prima che lei gli dicesse di averli traditi. Tuttavia<br />

le accadeva qualcosa ch'essa non riusciva a<br />

spiegarsi e che la rendeva odiosa a se stessa. Adesso<br />

che era fermamente decisa a parlargli, che l'indisposizione<br />

di Faliero le aveva permesso di stargli vicino<br />

come da <strong>tempo</strong> non avveniva, stabilendo tra di loro<br />

quell'atmosfera di una segretezza tutta amorosa;<br />

adesso che lui medesimo, con le sue parole, sembrava<br />

invitarla a confidarsi, ella si sentiva animosa<br />

verso il marito, provava un sentimento che chiamare<br />

odio era troppo, e insofferenza era troppo poco. Di<br />

certo ella capiva questo: che il suo stato d'animo era<br />

esattamente il contrario <strong>del</strong>lo stato d'animo che la<br />

sua volontà avrebbe desiderato, come se Faliero, con<br />

la sua sola presenza, e tanto piú ora con quelle sue<br />

ultime parole, la costringesse ad un'azione ingrata,<br />

repugnante quasi.<br />

«Il lavoro va benissimo», ella disse.<br />

«Eppure da qualche <strong>tempo</strong>», egli insiste, «sei<br />

come di vetro. Vibri per un nonnulla ».<br />

Ella arrossí appena, alle guance. Disfaceva la mollica<br />

di pane e abbassò gli occhi per ammucchiare le<br />

briciole con le dita. Egli aspirò la sigaretta.


«Guardami», le disse, e trattenendo il fumo, la<br />

bocca socchiusa, e nello sguardo un sorriso furbo e<br />

contento:<br />

«Facesti cosí anche l'altra volta. Ti vergognavi di<br />

dovermelo dire. Ma ora è diverso, non c'è piú pericolo<br />

che nasca in carcere assieme a noi».<br />

Ella subí un'emozione che la sconvolse, e insieme<br />

la incoraggiò. Se poco prima, nell'imminenza di rivelare<br />

a Faliero il proprio errore, ella aveva provato<br />

per lui una specie tutta particolare di avversione, ed<br />

altro non era se non un estremo risentimento <strong>del</strong><br />

proprio orgoglio, che forse l'avrebbe indotta a tacergli<br />

e ad ingannarlo ancora, ora, esprimendosi come<br />

si era espresso, Faliero aveva infranto l'ultimo diaframma<br />

<strong>del</strong>la sua coscienza che gli resisteva. Confusamente,<br />

ma in modo vivo e cocente, ella capí che<br />

dopo che Faliero si era accorto <strong>del</strong>la sua pena, smentire<br />

con una nuova menzogna la causa alla quale egli<br />

credeva di doverla attribuire, avrebbe significato corrompere<br />

il loro amore in ciò che esso aveva di piú<br />

intimo e prezioso. Tuttavia ella era la ragazza che<br />

era, con una sua forza morale e un rispetto di sé e<br />

dei propri sentimenti. Riuscí a dominare la sua emozione<br />

e l'empito che stava per gettarla piangente tra<br />

le braccia <strong>del</strong> marito; si tenne con le mani strette<br />

l'una nell'altra, appoggiate sul tavolo, gli disse:<br />

«No, non è il bambino. Ma tu hai capito. Ti ho<br />

nascosto una cosa molto grave. E non da un po' di<br />

<strong>tempo</strong>, come tu credi, ma da un anno e mezzo».<br />

Egli aspirò la sigaretta, e in quel gesto riuscí a nascondere<br />

il proprio pensiero.<br />

«E allora? », le chiese.<br />

«Ti ho tradito con Sandrino», ella disse, e ristette<br />

un attimo. Egli fece un gesto con la mano,<br />

trattenendo la sigaretta tra le labbra.<br />

«Parla», le disse. «Vedo che mi vuoi spiegare».<br />

«Sí», ella ripeté. «Ti debbo spiegare. È come se<br />

ti avessi tradito, voglio dire. Ti ho tradito dopo, mi<br />

capisci? ».<br />

«No», egli disse. «Esattamente quando? Immagina<br />

di raccontarmi una storia che non ti appartiene.<br />

Tutte le storie hanno un inizio, una data, anche la<br />

tua avrà inizio da una data».<br />

«Mi appartiene, invece. E la data è uno dei primi<br />

giorni <strong>del</strong> febbraio '44, quando ebbi quell'appuntamento<br />

con lui al giardino, ti ricordi? ».<br />

Egli accennò di sí con la testa. Il suo viso era ri-


masto sereno, né si alterò per tutto il <strong>tempo</strong> ch'ella<br />

gli ricapitolò la propria storia: sembrava capire tutto<br />

perfettamente, come se ella si esprimesse, come in<br />

realtà si esprimeva, nella maniera piú logica e piú<br />

chiara. Non l'aiutò mai, né con un'interiezione né<br />

con una domanda che servisse a facilitarle il discorso,<br />

ma soltanto annuendo allorché Bruna lo interrogava<br />

se gli sembrasse precisa abbastanza nella sua<br />

esposizione, o chiedendogli conferma di una circostanza<br />

comune. Ella fu quale si era proposta di essere:<br />

obbiettiva, sincera fino alla brutalità, alla spersonificazione.<br />

Gli parlava guardandolo sempre. Egli<br />

continuava a fumare, impassibile e allo stesso <strong>tempo</strong><br />

con una luce di cordialità nello sguardo, che la incoraggiava<br />

e la sosteneva. Nondimeno, via via che parlava,<br />

essa avvertiva un senso di abbandono, come<br />

se l'amarezza finalmente esalata le lasciasse un rimpianto:<br />

provava il bisogno di immediatamente suffragare<br />

con una certezza la verità dolorosa ma arida<br />

<strong>del</strong>la quale si andava disfacendo. Ad un certo momento<br />

la sensazione fu tanto intensa e sfibrante che<br />

essa si interruppe per commentarla:<br />

«Questo che ti sto dicendo mi libera da un'ossessione,<br />

ma non mi purifica. Al contrario».<br />

«Continua», egli disse. «Le conseguenze le ricercheremo<br />

dopo, assieme ».<br />

Soltanto allora ella cominciava a capire, con spavento,<br />

di non avere mai dato una ragione concreta,<br />

attiva, alla propria angoscia e di avere ancora tutto<br />

da temere dal proprio errore, poiché la sua pena era<br />

stata sterile, non l'aveva in realtà preparata né a rinunciare<br />

all'affetto di Faliero né a difenderlo. L'improvviso<br />

pensiero di non avere mai precisato un progetto<br />

per il proprio avvenire, e il non essersi mai<br />

posta con convinzione la domanda di quali avrebbero<br />

potuto essere le «conseguenze» che Faliero<br />

avrebbe tratto dalla sua confessione, la resero immediatamente<br />

cosciente di tutto ciò. Questa Bruna, forte,<br />

razionale, caparbia, doveva d'un tratto ammettere<br />

di essere tutta esposta alla decisione di Faliero, e di<br />

doverla comunque accettare: anche il suo perdono,<br />

se Faliero avesse voluto perdonarla. Giunta alla fine<br />

<strong>del</strong>la sua confessione, essa si rese conto di non sapersi<br />

ormai piú immaginare sola, senza Faliero, e<br />

che se lui l'abbandonava, il mondo l'abbandonava,<br />

tutte le idee e le cose in cui credeva l'abbandonavano.<br />

«Ora sai», ella concluse.


Faliero premette il mozzicone nel portacenere, e<br />

le sorrise come pochi momenti prima ch'ella avesse<br />

incominciato a parlare. E le disse:<br />

«Hai parlato il <strong>tempo</strong> di due sigarette».<br />

Quindi le prese una mano nella sua, la destra, e<br />

e con l'altra gliela carezzava; e alzando il mento, fingendosi<br />

serio per sottolineare la cordialità che avrebbero<br />

avuto le sue parole, aggiunse:<br />

«E se ti dico che tutto questo già lo sapevo? ».<br />

Era ciò che ella non si attendeva. Ritirò la mano<br />

che gli aveva abbandonato:<br />

«Non sbagliare tu, adesso», gli disse.<br />

Egli cavò una sigaretta dal pacchetto, costrinse<br />

Bruna ad accettarla tra le labbra dalle sue mani,<br />

gliela accese, e intanto le diceva:<br />

«Permetti che prenda io la parola? », e sempre<br />

nel suo tono cordiale, affettuosamente ironico: «Mi<br />

spetta, non ti pare? ».<br />

Ella batté il pugno sul margine <strong>del</strong> tavolo, scattò:<br />

«Non scherzare, ti prego. Non ti ho raccontato<br />

un sogno, bensí una cosa terribile, che mi è costata<br />

mesi e mesi di angoscia, e che ti deve avere offeso.<br />

Non considerarmi una sciocca... Offendimi, ma come<br />

credo di meritare».<br />

Egli la interruppe, reciso questa volta.<br />

«Ti ripeto che lo sapevo».<br />

Bruna si persuase ch'egli era sincero, stupita tuttavia,<br />

ma adesso interamente disposta a seguirlo, siccome<br />

Faliero sembrava prenderla anche spiritualmente<br />

per la mano, per ricondurla a se stessa ed a<br />

lui. Ed egli le confermò questo apertamente, perché<br />

essa non ne dubitasse un secondo di piú, seppure<br />

ne aveva dubitato mai.<br />

«È il <strong>nostro</strong> amore che io voglio proteggere, poiche<br />

è la cosa che mi preme piú di ogni altra», le<br />

disse.<br />

Il loro colloquio divenne semplice, schietto, di due<br />

persone che si amavano e si riconoscevano, che avevano<br />

le stesse idee e un comune, intenso passato che<br />

era servito a farle riconoscere e innamorare.<br />

Egli riprese:<br />

«Tu stessa me lo dicesti, quella sera. Ricordati:<br />

mi raccontasti, in fretta per il poco <strong>tempo</strong> che avevamo,<br />

che Sandrino ti aveva assalita, che eri stata sul<br />

punto di ammazzarlo... Insieme convenimmo che era<br />

meglio cosí, lo sparo avrebbe richiamato gente, non<br />

avresti avuto vie d'uscita nel giardino. Io ti strinsi il


accio e tu mi battesti la fronte sulla spalla. Mi sussurrasti<br />

nell'orecchio: "Fare il gappista, ti sta addolcendo<br />

il cuore." »<br />

«Sí», ella esclamò, e gli sorrise. Aggiunse: «Io<br />

che mi picco di avere una memoria tanto buona ».<br />

«Non si tratta di memoria. Si tratta di spiegare<br />

noi a noi stessi», egli disse. «Ricordati dove eravamo<br />

quando mi raccontasti l'episodio».<br />

«Al ChioscoBar. Non vollero servirci, stavano<br />

chiudendo, mancava mezz'ora al coprifuoco. Restavamo<br />

fuori la soglia, di fronte alla fermata <strong>del</strong> tram,<br />

in attesa <strong>del</strong>l'ultima vettura che andava al deposito<br />

e che io avrei preso. Tu no, in quel <strong>tempo</strong> ti ritiravi<br />

in una casa lí vicino. Ma accadeva cosí tutte le sere,<br />

o quasi. Non so se anche quella sera fu cosí».<br />

«Fu cosí. E fu il 12 febbraio. Vedi, io ricordo anche<br />

la data. Ti dirò dopo perché la ricordo».<br />

«Poi il tram dové giungere, ed io ti salutai », ella<br />

aggiunse, incerta, e lo guardò intensamente dentro<br />

le pupille.<br />

Egli versò <strong>del</strong> vino nel bicchiere. Teneva il bicchiere<br />

a mezz'aria, nella mano, le disse:<br />

« Il tram stava per arrestarsi alla fermata. Prima<br />

di darmi la mano tu mi dicesti ancora poche parole.<br />

Ricordatele ».<br />

«Cosa ti dissi? ».<br />

«Questo testualmente. Mi dicesti: "non pensavo<br />

al pericolo a cui mi sarei esposta, sparandogli. Ma<br />

un momento prima ero sul punto di lasciarmi andare."<br />

Subito dopo, nel salutarmi, indugiasti con la<br />

tua mano nella mia. Io ti dissi: "vuoi perdere il<br />

tram?". Non ricordi cosa mi rispondesti prima di attraversare<br />

di corsa la strada? Mi rispondesti: "magari,<br />

cosí stasera saresti costretto a tenermi con te" ».<br />

Ci fu un silenzio, ed egli si portò il bicchiere alla<br />

bocca. Fu Bruna, adesso, a prendergli la mano.<br />

«E questo ti bastò per capire? ».<br />

«Non subito», egli disse. «Ma ripensandoci, durante<br />

la notte. Non riuscivo ad addormentarmi. L'indomani<br />

dovevamo compiere un'azione contro il Comando<br />

<strong>del</strong>le SS. Era l'azione piú difficile a cui ci<br />

fossimo cimentati, in grande stile, ci si giocava il<br />

tutto per tutto. Mi era stata riservata una parte <strong>del</strong>le<br />

piú rischiose. Perciò non riuscivo a prendere sonno.<br />

Avevo addosso l'agitazione che ho sempre avuto alla<br />

vigilia di un'azione. Diciamo pure paura. Stavo in<br />

una camera solo, cercavo di ripetermi una volta an-


cora il piano per l'indomani, e invece il pensiero<br />

tornava sempre a te. Avevo paura, ti ripeto. Sí, anche<br />

di morire. Era la prima volta che mi capitava<br />

di riflettervi seriamente. Forse perché questa volta le<br />

possibilità di cavarmela, io personalmente, erano ridotte<br />

piú di sempre. L'esito <strong>del</strong>l'azione era nelle mie<br />

mani. Se io fossi o no riuscito a collocare la bomba<br />

sulla finestra <strong>del</strong> piano terreno e ad accendere la<br />

miccia. Scoppiata la bomba si sarebbe dato l'assalto<br />

per poi ritirarci all'arrivo dei rinforzi tedeschi. Nel<br />

frat<strong>tempo</strong>, il meglio che mi poteva capitare era di<br />

rimanere tra i due fuochi. L'indomani andò tutto<br />

bene, ma in quel momento poteva andare tutto a<br />

monte, e che i tedeschi mi pigliassero con la bomba<br />

ancora indosso. Il buio mi sgomentava, ma non volevo<br />

accendere la luce, volevo costringermi a dormire<br />

per avere i nervi a posto l'indomani. Mi trovavo<br />

continuamente a ripetermi che reazione tu<br />

avresti avuto se fossi morto, non dico sul momento,<br />

dico dopo la liberazione, per il resto <strong>del</strong>la vita. Era<br />

un sentimento egoista: non ti sapevo immaginare<br />

senza di me, come non sapevo immaginare me senza<br />

di te».<br />

Bruna gli carezzava il dorso <strong>del</strong>la mano, gliela<br />

rovesciò e vi pose sopra la propria guancia, attraverso<br />

il tavolo.<br />

«È cosí, micina. In quel momento ti desiderai come<br />

non ti avevo mai desiderato, stavo con la faccia<br />

contro il guanciale, come un idiota. Presi a ricordarmi<br />

di come ti avevo visto l'ultima volta, poche<br />

ore prima, che poteva davvero essere l'ultima. Avevi<br />

il tuo cappottino chiaro e i capelli tutti arruffati. Mi<br />

pentii di non averti trattenuto la mano che non ti<br />

decidevi a lasciarmi, facendoti perdere il tram. Avrei<br />

violato una regola <strong>del</strong>la cospirazione portandoti nel<br />

mio rifugio, ma ora pensavo che ti volevo bene e<br />

basta. Allora, ricordandomi di quel tuo gesto, mi<br />

ricordai anche <strong>del</strong>le tue parole, di tutto il tuo racconto,<br />

di Sandrino, e <strong>del</strong> tono con cui me l'avevi<br />

riferito. Confusamente, piena di ritegno, come scegliendo<br />

le parole che dovevi dirmi in fretta. Capii<br />

che il tuo turbamento non doveva derivarti soltanto<br />

dal fatto che Sandrino ti avesse assalito, le cose dovevano<br />

essere andate in un modo diverso. E la tua<br />

ultima frase mi sembrò fosse una chiave per capire<br />

quello che mi avevi taciuto. "<strong>Un</strong> momento prima<br />

ero sul punto di lasciarmi andare", mi avevi detto,


e l'avevi detto come soprappensiero, come a te stessa.<br />

Poi, quel tuo modo di stringermi la mano, e le parole<br />

di dopo: "cosí saresti costretto a tenermi con<br />

te stasera", che non erano un vezzo di donnina:<br />

tu, tutta ligia alla cospirazione, tutta decisa ai nostri<br />

scopi di allora, non avresti avuto questa inflessione<br />

se qualcosa non ti avesse turbato. Ma non arrivai a<br />

penetrare fino in fondo il tuo segreto: credetti ancora<br />

di attribuire tutto ciò alla tua sensibilità: che<br />

il pericolo corso, che Sandrino ti avesse potuto avere,<br />

sia pure a forza, era come un pericolo corso dal <strong>nostro</strong><br />

amore, e che nel rivedermi tu provassi un bisogno<br />

incontenibile che io ti prendessi, per dimostrare<br />

a te e a me che cosí era. Questo pensiero mi fece<br />

spasimare ancora di piú, e mi tolse il sonno. Tuttavia<br />

serví anche a farmi dimenticare la paura».<br />

Ella sollevò la testa, trattenendogli ancora la mano<br />

nelle sue.<br />

«Era esatto, Faliero. E tanto piú lo era perché<br />

avevo subito quello stordimento, quando Sandrino<br />

mi sollevò dalla panchina».<br />

Egli le fece aspirare la sigaretta, mantendola tra<br />

le proprie dita. Continuò:<br />

«D'altra parte, tu non dovesti meditare con te<br />

stessa, quella notte. Fino da allora tu dovesti lasciarti<br />

prendere dal panico di una colpa che non<br />

avevi commesso. Il tuo tradimento, come tu lo chiami,<br />

cominciò sí da allora e consiste nel fatto che non<br />

mi avevi detto tutto <strong>del</strong> tuo momento di debolezza.<br />

Ma fu una colpa che cominciasti a rimproverarti prima<br />

ancora di averla commessa, per cui poi, via via<br />

che la perpetuavi col tuo silenzio, già la stavi scontando,<br />

non l'aggravavi come tu credi. Il tuo momento<br />

di debolezza me l'avevi già confessato, quella<br />

sera stessa, nella maniera piú semplice, lasciandomelo<br />

capire. Lo capii subito dopo, infatti».<br />

«Quando? », ella chiese.<br />

«Ma dalla prima volta che tornammo ad incontrarci,<br />

che fummo soli, e ogni giorno, poi, è stato<br />

una conferma ».<br />

«E come?».<br />

«Nel modo ancora piú naturale», egli disse. «Per<br />

il semplice fatto che tu non hai mai piú alluso al<br />

tuo colloquio con lui nel giardino. Tutte le volte<br />

che parlando di Sandrino io cercavo di riportarvi il<br />

discorso, sempre tu evitavi di riferirti all'episodio.<br />

Cosí io capii che c'era qualcosa di cui ti sentivi in


colpa verso di me. No, amore», egli esclamò, siccome<br />

Bruna ebbe una luce di tristezza nello sguardo,<br />

«non ho mai dubitato che Sandrino ti avesse<br />

avuta, sia pure con la violenza, sia pure tuo malgrado.<br />

Ti conosco, ed ero certo che se Sandrino ti avesse<br />

avuta, comunque fosse accaduto, tu non avresti piú<br />

potuto essere mia senza esitazione, senza infingimenti,<br />

come sei stata... Allora, le tue parole di quella<br />

sera mi furono abbastanza chiare: "ero sul punto<br />

di lasciarmi andare", tu mi avevi detto. E se anche<br />

logicamente non potevo dedurre i particolari, l'esatto<br />

perché, ciò che sapevo era questo: che non verso di<br />

me tu ti sentivi colpevole, ma verso te stessa».<br />

Ella disse: «Perché, allora, non mi hai interrogata?<br />

Perché non mi hai aiutata? Non avrei saputo<br />

mentire ad una tua domanda diretta».<br />

«Ma proprio per questo», e fu lui adesso che riprese<br />

a carezzarle le mani. «Perché ti sentivi colpevole<br />

verso te stessa, ed unicamente da te stessa potevi<br />

assolverti o condannarti. Era il tuo carattere che si<br />

stava cimentando, che subiva una prova morale, infinitamente<br />

piú importante di quelle fisiche e di<br />

quelle ideologiche, ora lo sai, te ne sei accorta. Il<br />

giorno in cui tu me ne avessi finalmente parlato<br />

saresti cresciuta ai tuoi occhi, prima ancora che ai<br />

miei. Oggi è questo giorno».<br />

Poi le disse: « Alzati, vieni qua».<br />

Ella gli sedette sulle ginocchia, e si baciarono.<br />

«Ma potevo perdermi. Potevo cedere fino in fondo<br />

al ricatto di Sandrino, potevo diventare qualcosa di<br />

simile a quella sciagurata di Virginia », ella insisté.<br />

«Appunto perché non lo sei diventata, non lo potevi<br />

diventare... Perché avevi me, accanto, e mi amavi.<br />

Il <strong>nostro</strong> amore era estraneo alla tua crisi; e proprio<br />

se io fossi intervenuto l'avrei messo in pericolo.<br />

Se io ti avessi invitata a parlarmene, oppure ti avessi<br />

fatto capire di avere intuito qualcosa, saresti subito<br />

caduta in una condizione d'inferiorità. Allora sí che<br />

la tua sarebbe stata una menzogna; ti saresti trovata,<br />

rispetto a me, nella condizione di un traditore scoperto<br />

a tradire. Soltanto allora qualcosa sarebbe cambiato<br />

tra di noi, a scapito <strong>del</strong> <strong>nostro</strong> amore», egli<br />

commentò. « Cosí no. Tutto questo non è servito<br />

che ad aumentare il bene che ci vogliamo».<br />

Ella gli pose la fronte sulla spalla, gli sussurrò:<br />

«Tu sei tanto migliore di me, Faliero».<br />

Ed egli le sollevò la testa, le prese la faccia tra le


mani:<br />

«Perché? Tu ed io non siamo piú la stessa cosa? ».<br />

E con un tono che fu tenero ed ammaestrato insieme:<br />

«Non abbiamo e non ci battiamo per le stesse<br />

idee? Non sono state forse le nostre idee a farci<br />

incontrare? Ti ricordi, ci siamo detti il <strong>nostro</strong> vero<br />

nome dopo che ci siamo baciati la prima volta. E<br />

via via che siamo migliorati nelle nostre idee, ci<br />

siamo voluti sempre piú bene».<br />

Ella gli teneva le braccia attorno al collo, gli sorrideva,<br />

gli disse:<br />

«Malgrado tutto ho anch'io un po' di memoria.<br />

E mi ricordo che mi dicesti proprio questo dopo<br />

avermi baciato: che le idee che abbiamo diminuiscono<br />

di significato se non c'è l'amore... Eravamo<br />

seduti sul greto e io buttavo i sassi dentro il fiume,<br />

per darmi un contegno. Mi dicesti che le nostre idee<br />

sono giuste fino al capello appunto perché sono piene<br />

d'amore, e io pensai che tu eri un conquistatore, ma<br />

che eri anche un compagno istruito».<br />

« E io ero ancora in tuta da lavoro, temevo abbracciandoti<br />

di sporcarti il vestito». Poi aggiunse:<br />

«Di quello che ti dicevo allora, oggi ne sono maggiormente<br />

convinto: penso che non si possa volere<br />

interamente il bene <strong>del</strong>l'umanità, che non si possa<br />

lottare con tutta la scienza e la freddezza necessarie,<br />

se non si ama anche fisicamente qualcuno. Vedi, io<br />

avrei spavento, e dovrei rovesciarmi da cima a fondo,<br />

e ammettere di avere ucciso e rischiato la mia vita<br />

per nulla, se dovessi persuadermi che esistono dei<br />

compagni che non alimentano la loro fede con l'amore,<br />

ma che sono arrivati alla fede soltanto per<br />

via dei libri che hanno letto, o <strong>del</strong>le angherie che<br />

hanno subíto o <strong>del</strong> sudore che hanno versato».<br />

«Dunque, non è l'unione, ma è l'amore che fa la<br />

forza», ella esclamò, futile, con l'intenzione di esserlo,<br />

e lo baciò sulla bocca. Poi gli sussurrò: «Avevi<br />

pensato veramente ad un bambino? ».<br />

«Sí, per un momento », egli disse, e la sollevò<br />

sulle braccia.<br />

Poco dopo, in letto, ella con la guancia sul suo<br />

petto adesso, egli che fumava l'ultima sigaretta, dopo<br />

l'amore, e v'era il silenzio <strong>del</strong>la notte attorno a loro,<br />

il vento d'inverno che faceva vibrare le persiane, egli<br />

disse:<br />

«Ormai è assurdo sperare ancora in Sandrino, abbiamo<br />

fatto il possibile per indirizzarlo sulla strada


uona. Abbiamo il dovere di informare finalmente<br />

sua madre, e di deciderla a rinchiuderlo in riformatorio.<br />

Ma dobbiamo aspettare che Sandrino sia tornato,<br />

è in sua presenza che dobbiamo parlare a Lucia:<br />

se lo facessimo adesso, le faremmo vivere dei<br />

giorni d'angoscia inutilmente».<br />

«E Virginia? », disse Bruna. « È invasata di lui.<br />

Sembra sia arrivata a dargli in mano i suoi denari<br />

per acquistare i tessuti».<br />

«Le parlerò domattina. Cercherò di convincere lei<br />

pure. Che altro possiamo fare? Mica la denunzieremo<br />

per corruzione di minorenne. È lei la minorenne,<br />

in questo caso. L'importante è di riuscire a togliere<br />

Sandrino dalla circolazione. È pericoloso a se<br />

stesso e agli altri».<br />

«Forse è soltanto un <strong>del</strong>inquente. Tu non lo conosci<br />

com'è, quando è lui, cioè quando è sincero».<br />

E Faliero commentò: «La società l'ha reso qual è.<br />

Lui era soltanto un ragazzo irrequieto, pieno di<br />

istinti, pieno di vita. Gli hanno fatto credere che il<br />

male fosse il bene, e viceversa, e lui non ha avuto<br />

la possibilità di riflettere, smanioso di muoversi come<br />

era. Gli sono bastati i primi passi per persuadersi di<br />

sapere ormai correre e camminare. Ora corre, cammina<br />

e se qualcuno interviene egli pensa intervenga<br />

per tagliargli la strada ed ingannarlo. Ha bisogno di<br />

cadere, di ruzzolare per cominciare ad aprire gli<br />

occhi».<br />

«Non gli ha servito veder crollare come sono<br />

crollati gli idoli in cui credeva».<br />

«Infatti, non gli ha servito. Ha bisogno di qualcosa<br />

di piú forte, che lo investa personalmente, che<br />

lo metta a capo sotto senza remissione».<br />

«E questo può essere il riformatorio? ».<br />

«Purtroppo, no», egli disse. «Ma ormai è una<br />

forza scatenata e bisogna imbrigliarla in qualche<br />

modo».<br />

«Penso a Lucia», ella esclamò, già tra il sonno.<br />

«Sarà uno schianto per lei».<br />

«Certo, ma è una madre e resisterà. L'altra piuttosto,<br />

Virginia, alla deriva com'è, dovremo vigilarla,<br />

che non commetta pazzie».<br />

E con gli occhi che le si chiudevano, tutta tepida<br />

<strong>del</strong>la sua amorosa vitalità, Bruna disse:<br />

«Davvero, Faliero, sono cresciuta? ».


XII<br />

Erano trascorse anche per Virginia ventiquattro<br />

ore che essa stessa, poche settimane dopo, ebbe a<br />

chiamare decisive. Finora, malgrado le angosce, e<br />

proprio in virtú di esse, una costante felicità aveva<br />

accompagnato la sua nuova vita. Il dolore patito era<br />

stato opera di Sandrino; subirlo, via via che un'angoscia<br />

sempre piú cruda si sostituiva alla precedente,<br />

significava rendere sempre piú ineffabili gli ormai<br />

rari momenti di intimità e di quiete. Come Sandrino<br />

le aveva detto, egli era il sole, stava a lui darle calore<br />

o seppellirla sotto la neve. Ed appunto perché<br />

pensava di non avere nulla da contrapporgli né da<br />

difendere contro di lui, Virginia era sempre pronta<br />

a fare ribaltare nel proprio cuore le sue brutalità<br />

come prove di affetto. Ma nello stesso <strong>tempo</strong>, era<br />

Sandrino l'unica cosa che Virginia avesse da alimentare<br />

e da difendere per continuare ad esistere. Ora,<br />

comunque ella cercasse di interpretare il racconto di<br />

Bruna o che Bruna fosse innamorata di Sandrino,<br />

come le sembrava inconfutabile, o che ciò che Bruna<br />

le aveva rivelato corrispondesse interamente o in parte<br />

alla verità nelle diverse ipotesi il pericolo per Sandrino<br />

(il suo proprio pericolo: di perderlo, di doversi<br />

staccare da lui) persisteva. Cosicché, il mattino<br />

successivo, quando Faliero bussò alla sua porta, Virginia<br />

credette di intuire immediatamente le sue intenzioni.<br />

Ella era spaurita, ma decisa a conservare la<br />

presenza di spirito necessaria per dominare la situazione,<br />

che non implicava piú lei sola, ma Sandrino,<br />

«la vita stessa». La sua mente, che per tutte quelle<br />

ore aveva girato a vuoto, angosciata dalla gelosia,<br />

subito, appena udita la presenza di Faliero dietro la<br />

porta, le suggerí la decisione da prendere. Ecco, non<br />

doveva affrontare Faliero; capiva che comunque si<br />

fosse comportata avrebbe compromesso la situazione<br />

di Sandrino e la propria. Indubbiamente Bruna, vero<br />

o non vero, aveva ripetuto a Faliero il suo racconto;<br />

adesso Faliero, seppure non dubitava piú che appartenessero<br />

ad un movimento clandestino, sapeva tuttavia<br />

che lei e Sandrino erano amanti. Le voleva<br />

dunque parlare per estorcerle <strong>del</strong>le circostanze e servirsene<br />

poi contro Sandrino. Come se ne sarebbe<br />

servito, e con quale diritto, ella non se lo chiedeva.<br />

La sua certezza era questa: che Faliero era ormai<br />

determinato a nuocere a Sandrino. Si trattava quindi


di informare Sandrino, di raggiungerlo, di mettersi<br />

al riparo <strong>del</strong>la sua forza di volontà e di decisione:<br />

di sentirsi protetta, proteggendolo. Sarebbe immediatamente<br />

partita per Milano.<br />

Siccome Virginia non gli rispondeva, Faliero, ed<br />

anche Bruna che lo aveva raggiunto, insistevano a<br />

bussare. Virginia stava in piedi, trattenendo il respiro,<br />

una mano sul petto, addossata alla parete. Lucia<br />

se ne era già andata, madre cieca ed ignara, e<br />

Virginia si sapeva sola in casa, assediata dai nemici,<br />

suoi e di Sandrino. Finché essi tentarono la maniglia<br />

e finirono di convincersi ch'ella fosse uscita.<br />

Faliero disse: « La vedremo stasera. Durante la<br />

giornata penserò meglio cosa dirle ».<br />

Aveva appoggiato la bicicletta al muro <strong>del</strong> corridoio<br />

e stava gonfiando una gomma. Aggiunse:<br />

«Del resto, che effetto potrò ottenere facendole la<br />

morale? Otterrò, come risultato, di impaurirla piú<br />

che mai».<br />

«Vuoi che riprovi io? », disse Bruna.<br />

«Sarebbe lo stesso. Evidentemente tu le fai un<br />

altro genere di paura. La ingelosisci, e basta. Forse<br />

è piú opportuno non parlarle né tu né io», concluse<br />

Faliero. «L'unico dovere che noi abbiamo, sociale<br />

addirittura, oltre che privato, è di fare rinchiudere<br />

Sandrino. Dopo di che, qualunque sia il motivo che<br />

l'attacca a Sandrino, Virginia dovrebbe capirlo da<br />

sé che Sandrino è sul punto di rovinarsi definitivamente.<br />

Non è certo facendo il mantenuto di una<br />

donna che gli potrebbe essere madre, almeno come<br />

capacità di riflessione, che Sandrino può incamminarsi<br />

sulla strada buona».<br />

«Ma essa lo ama», disse Bruna. «Sarà un amore<br />

in certo senso innaturale, d'accordo, ma dopo lo<br />

choc che lei ha subíto, Sandrino è diventato la sua<br />

unica àncora di salvezza».<br />

«E con ciò?», egli disse, e riponeva la pompa al<br />

di sotto, <strong>del</strong> telaio. «Se anche Virginia non ha vergogna<br />

di se stessa, possibile non si renda conto che,<br />

nella migliore <strong>del</strong>le ipotesi, finiranno tutti e due<br />

in un precipizio?».<br />

«Lei si sente nelle condizioni di chi non ha piú<br />

nulla da perdere», Bruna disse, e gli apriva la porta<br />

sulle scale.<br />

«Già», concluse Faliero, e si sistemava la bicicletta<br />

sulla spalla. «Lei! Ma Sandrino ha ancora<br />

tutta la vita davanti a sé, come non capirlo? Credi


che Virginia sia cinica e pazza fino a questo<br />

punto?».<br />

« Non è né cinica né pazza », disse Bruna, « è<br />

soltanto spaventosamente incosciente », e si chiuse la<br />

porta alle spalle.<br />

Essi usciti, Virginia si abbandonò su una sedia.<br />

Il dialogo di Bruna e di Faliero, origliato attraverso<br />

il corridoio, l'aveva annichilita. Essi si credevano<br />

soli, quindi le loro parole erano, state sincere. Ella<br />

si sentí distrutta. Le considerazioni espresse da Faliero<br />

erano le medesime che Virginia aveva piú<br />

volte proposto a se stessa durante quei due mesi e<br />

che tuttavia era sempre riuscita a respingere, confondendo<br />

di volta in volta il proprio spirito nella serie<br />

ininterrotta <strong>del</strong>le emozioni, l'una piú forte <strong>del</strong>l'altra,<br />

l'una piú disperatamente complessa <strong>del</strong>l'altra, in cui<br />

Sandrino l'aveva impegnata. Ora, invece, l'autentico<br />

significato dei suoi rapporti con Sandrino non apparteneva<br />

piú al segreto <strong>del</strong>la sua coscienza (alla<br />

quale le era riuscito perfino spontaneo mentire fingendosi<br />

il proprio peccato come una condizione<br />

ideale di quella che essa chiamava la sua nuova vita);<br />

la sua colpa le era stata rimproverata ad alta voce.<br />

Era diventata una verità impossibile da ignorare. Era<br />

l'ultima frase di Faliero, il commento di Bruna, alla<br />

cui eco ella già sapeva di non potere piú sfuggire.<br />

Anzi, di secondo in secondo, quelle loro parole acquistavano<br />

per Virginia il significato di un'imposizione,<br />

tanto piú violenta ed esplicita quanto piú<br />

nella realtà le loro voci erano state affettive, quasi<br />

desolate.<br />

Il corpo abbandonato sulla sedia, lo sguardo smarrito,<br />

ella si interrogava; ed era con enorme fatica,<br />

con uno sfinimento tutto fisico, che richiedeva a se<br />

stessa di formularsi un proponimento, di infondersi<br />

il coraggio necessario per attuare una decisione ormai<br />

formulata, ma nondimeno superiore alle sue energie,<br />

alla sua mente che tornava a vacillare. Se poco prima<br />

ella aveva pensato di raggiungere Sandrino, adesso,<br />

inerte sulla sedia, si preparava a scomparire per sempre<br />

dalla sua esistenza, a sacrificargli ugualmente e<br />

interamente se stessa, ma nella maniera che meglio<br />

avrebbe giovato alla sua vita ancora tutta da vivere,<br />

al suo avvenire. Nello stesso <strong>tempo</strong>, la passività e la<br />

codardia che erano proprie <strong>del</strong>la sua natura (e che<br />

erano le sue stesse doti, capaci com'erano di trasformarsi<br />

in devozione e in sacrificio) la istigavano an-


cora al compianto di sé, la scioglievano in lacrime<br />

per quella Virginia perseguitata dal destino, nuovamente<br />

costretta in ginocchio, suo malgrado. Sola e<br />

sconsolata, ella si ricordava di un rimprovero che,<br />

prima da suo padre e poi da suo marito, le era capitato<br />

sovente di ricevere, che era diventato proverbiale<br />

nella cerchia di quegli affetti lontani: «Virginia,<br />

le cose, ha bisogno di sentirsele ripetere».<br />

Cosí era. Per quello che i fatti finora noti ci consentono<br />

di precisare, l'unica virtú, di Virginia consisteva<br />

nella dedizione. Tuttavia la sua capacità di<br />

dedizione era pari alla sua inettitudine. Le avversità<br />

via via incontrate, invece di evolvere la sua mente,<br />

la squilibravano; ed il suo spirito, anziché illuminarsi,<br />

accresceva la propria irresolutezza. Non solo, ma<br />

la sua necessità di sentirsi guidata e protetta, per<br />

esistere (ed a compenso, il suo bisogno di annientare<br />

la propria personalità nella devozione) stavano a testimoniare<br />

<strong>del</strong>la debolezza <strong>del</strong> suo carattere, e insieme<br />

la sua pavidità e il suo profondo egoismo. La<br />

verità è che Virginia amava soltanto se stessa. Riducendo<br />

il proprio compito ai doveri tutti gioiosi di un<br />

affetto esclusivo, ella garantiva a se stessa una eterna<br />

vacanza <strong>del</strong>la coscienza, si conquistava, sia nel bene<br />

sia nel male, la sconfinata libertà <strong>del</strong>l'irresponsabile.<br />

Lasciata poi sola e messa di fronte ad una realtà<br />

comunque determinatasi, immediatamente ella si sentiva<br />

tradita: la pietà di sé era il primo sentimento<br />

che si manifestava al suo spirito. Subito dopo, l'istinto<br />

<strong>del</strong>la conservazione la possedeva. Inetta dinanzi alle<br />

responsabilità, non le restava quindi altra scelta che<br />

sottrarsene. Se questa era Virginia, come anche il<br />

seguito <strong>del</strong>le circostanze verrà a confermare, è facilmente<br />

comprensibile che le parole di Faliero e di<br />

Bruna le avessero permesso di «rendersi conto soltanto<br />

allora» <strong>del</strong>la catastrofe verso la quale ella si<br />

stava incamminando al fianco di Sandrino, ora che<br />

altri sapevano, che «il mondo sapeva». Il pensiero<br />

di essere costretta ad ammettere i suoi rapporti con<br />

Sandrino, ed in un modo o nell'altro a scagionarsi<br />

ed a difendere la propria condotta, la sconvolgeva.<br />

E faticosamente meditando, fu con terrore che dové<br />

giungere a riconoscere la legittimità <strong>del</strong>l'accusa che<br />

le sarebbe stata mossa, e che già Faliero le aveva rivolto<br />

senza saperlo attraverso la parete. Era la prima<br />

volta ch'essa si sentiva personalmente responsabile di<br />

una colpa da lei stessa premeditata, elaborata, con-


sumata per dei mesi. Questo dette una consistenza<br />

al suo terrore: un tremito di tutta la persona che la<br />

obbligava a stringere le mani l'una nell'altra ed a<br />

premersele contro il ventre per trattenerle. Faliero<br />

era la presenza, vaga ma aggressiva, <strong>del</strong> panico che<br />

la dominava.<br />

Ora meno di sempre ella si disponeva ad agire<br />

con la percezione dei propri atti. Era, bensí, l'angoscia<br />

<strong>del</strong>la propria persona fisica (che ella considerava<br />

riflessa nello specchio, ingiustamente avvilita) una<br />

paura animale, di minuto in minuto sempre piú inconsulta,<br />

che finí col restituirle, esasperate e febbrili,<br />

e sue energie. Andarsene, ruggire. Liberarsi, scomparendo,<br />

di una realtà che stava per sopraffarla. Si<br />

alzò di scatto. Non piú padrona dei propri gesti, ma<br />

unicamente guidata da quell'equilibrio acquisito con<br />

l'abitudine, discese la valigia di sopra l'armadio,<br />

l'aperse e la riempí <strong>del</strong>la propria biancheria, di tutto<br />

quanto poteva contenere e servirle in un avvenire immediato.<br />

Si vestí, si aggiustò in fretta la faccia, ebbe<br />

perfino la fermezza sufficiente per ritoccare la mezzaluna<br />

<strong>del</strong>le labbra non perfettamente arcuate. Nondimeno,<br />

mentre collocava nella valigia le ultime robe,<br />

era ancora abbastanza controllata, o abbastanza candida,<br />

da mentire al proprio spirito, da toccare il<br />

punto estremo <strong>del</strong>l'omertà verso se stessa: Faliero,<br />

con le sue parole, le aveva aperto gli occhi. Era<br />

unicamente per il bene di Sandrino ch'ella scompariva!<br />

Fuggire, andare incontro ad una sorte ancora<br />

ignota ma di certo cru<strong>del</strong>e, significava sacrificare a<br />

Sandrino, per l'amore che gli portava, tutta se stessa,<br />

sicuramente anche la vita. Voleva dire, qualunque<br />

fosse il destino che l'attendeva, uccidersi perché Sandrino<br />

vivesse. Ora l'oggetto <strong>del</strong> suo terrore era Sandrino.<br />

Poteva anche giungere da un momento all'altro,<br />

ed ella sapeva di non potersi opporre alla sua<br />

volontà: l'avrebbe costretta a restare, ad affrontare<br />

le conseguenze <strong>del</strong>la loro colpa, a resistere comunque<br />

insieme, e in mille modi, contro Faliero. Tutto<br />

ciò che mezz'ora prima, quando ancora il pericolo<br />

era incerto e lontano, le era apparso come l'esito naturale<br />

<strong>del</strong>le cose, tanto da accarezzare il progetto di<br />

raggiungere Sandrino, senza nemmeno sapere dove<br />

poterlo rintracciare nella città sconosciuta, adesso erano<br />

bastate poche parole di Faliero e di Bruna, origliate<br />

attraverso il corridoio (era bastato, cioè, che la<br />

minaccia si facesse imminente e precisa) perché ella


abbracciasse l'idea di sottrarsi alla lotta, di rinunciare<br />

a Sandrino. Di abbandonarlo.<br />

D'un tratto, la sua mente, pur sconvolta qual era,<br />

e vacillante, ed appunto perché tale con maggiore<br />

violenza, le suggerí che se Sandrino l'avesse sorpresa<br />

cosí in fuga, non avrebbe creduto ch'ella agiva per il<br />

suo bene, avrebbe bensí interpretato la sua fuga come<br />

una diserzione. E l'avrebbe punita. Alla nuca, come<br />

quella volta sulla neve. Con la ferocia, ora scatenata,<br />

di quella volta nel bar. Le avrebbe strappato il seno.<br />

Fu come s'ella ricevesse realmente il colpo dietro la<br />

nuca, si sentí mancare il respiro come se la mano di<br />

Sandrino le stringesse la mammella: lo stesso dolore<br />

di allora, dentro la carrozza, il giorno di Capodanno.<br />

Alla paura, al terrore, fino a quel momento<br />

contenuti, subentrò il <strong>del</strong>irio. Ed allorché,<br />

per il gesto impulsivo con cui era stato sospinto in<br />

avanti, il coperchio <strong>del</strong>la valigia ricadeva su se stesso,<br />

e la porta ancora vibrava per la violenza con la<br />

quale era stata aperta e richiusa, Virginia già scendeva<br />

precipitosamente le scale, lasciava per sempre<br />

la casa ove aveva creduto di essersi conquistata una<br />

nuova vita. Quella che adesso sembrava averla invece<br />

condotta sul limitare <strong>del</strong>la follia.<br />

La notte successiva, Bruna e Faliero rimasero in<br />

piedi fino a tarda ora. Rincasando avevano bussato<br />

alla porta di Virginia e persistendo il silenzio erano<br />

entrati nella camera, non piú chiusa a chiave come<br />

al mattino. Trovarono la stanza sottosopra: le sedie<br />

rovesciate, i cassetti spalancati, il letto disfatto, e,<br />

sopra di esso, la valigia piena degli indumenti collocativi<br />

alla rinfusa. Il portafiori era in frantumi sul<br />

pavimento; una forcina di corno stava miracolosamente<br />

in bilico sull'orlo <strong>del</strong>la toletta. Superata la<br />

sorpresa, bastò loro un esame un po' piú approfondito<br />

per escludere l'ipotesi che un ladro si fosse introdotto<br />

nella casa e che un rumore sospetto, o il<br />

loro arrivo medesimo, lo avesse messo in fuga. A<br />

parte l'assenza di denaro, un ladro non rimpinza la<br />

valigia con <strong>del</strong>le pantofole usate, le spazzole e i fazzoletti<br />

da signora, per lasciare al loro posto, nel<br />

cassettone, i lenzuoli e i pannilani; pure affannato e<br />

frettoloso, la sua scelta è istintiva: alla coperta di<br />

raso non preferisce le calze da rammendare, una bottiglia<br />

di lavanda per tre quarti vuota. Cosí come non<br />

rinuncia a degli asciugamani freschi di stiro, spugnosi,<br />

belli e colorati, per <strong>del</strong>le posate di metallo e


una vecchia spiritiera. E soprattutto, tra le tante su<br />

cui posare gli occhi e le mani, l'album <strong>del</strong>le fotografie<br />

sarà l'ultima cosa che attirerà la sua attenzione.<br />

Bruna disse: «Aveva intenzione di partire e poi<br />

ci ha ripensato».<br />

«Ma è uscita indubbiamente in fretta e furia, come<br />

fosse stata lei la ladra», commentò Faliero.<br />

«<strong>Un</strong>a decisione presa lí per lí».<br />

«Incalzata da Sandrino, io credo, dopo che Virginia<br />

gli ha riferito il colloquio che tu avesti con lei».<br />

Poco dopo giunse Lucia; fiera per la commozione<br />

mostrò loro una lettera di Sandrino. Essi finsero di<br />

rallegrarsi; le dissero che Virginia, alla quale essa<br />

intendeva partecipare la notizia, si era già coricata.<br />

Tuttavia, questo fatto rendeva piú incerta la spiegazione<br />

che Faliero si era dato. Sandrino poteva essere<br />

tornato all'improvviso, ma anche no, se ancora<br />

ieri si trovava a Milano. La scomparsa di Virginia<br />

apriva adesso il campo alle piú opposte congetture,<br />

che infine, via via che le ore passavano, ed era ormai<br />

notte alta, le due, le tre dopo mezzanotte, sembravano<br />

ridursi ad una solamente, la piú angosciosa<br />

epperò quella che piú a lungo essi si trattennero dal<br />

formulare. Finché Bruna, che già si sentiva oppressa<br />

dall'ombra di un rimorso, esplicitamente disse:<br />

«Escludi che si possa essere uccisa?».<br />

«Non abbiamo gli elementi per giudicare », egli<br />

le rispose. «Occorrerebbe sapere fino a che punto le<br />

premeva Sandrino, e la reazione che le tue confidenze<br />

possono averle procurato».<br />

« L'avevano sconvolta, questo è certo. Tuttavia mi<br />

pareva che fosse decisa a difendersi, a strapparmelo,<br />

come lei credeva».<br />

Si coricarono, e al mattino furono ciascuno al proprio<br />

lavoro. La cronaca dei giornali sembrò tranquillizzarli.<br />

Passarono un altro giorno e un'altra notte;<br />

Lucia riceve nuovamente notizie da Sandrino. Bruna<br />

e Faliero avevano riordinato la camera di Virginia,<br />

ma non avevano potuto impedire che Lucia si accorgesse<br />

<strong>del</strong>la sua assenza. La sera ancora successiva Lucia<br />

li costrinse a partecipare <strong>del</strong>la sua apprensione.<br />

«È sola al mondo. Mi ha confidato tutto di sé.<br />

Non può che esserle accaduta una disgrazia», ripeteva.<br />

Poi disse qualcosa per cui Faliero fu sul punto<br />

di rivelarle quella parte <strong>del</strong>la verità ch'essa ignorava<br />

e che riguardava Sandrino oltre che Virginia.


Lucia disse: «Il marito di Virginia ha lasciato<br />

troppi odii dietro di sé. Ma Virginia è innocente,<br />

voi lo sapete e siete stati buoni con lei. Tuttavia, tra<br />

coloro che la pensano come voi, non tutti sono buoni<br />

come voi due. Proprio stamani, dalle parti dove io<br />

lavoro, hanno trovato ucciso uno che era stato fascista<br />

fino all'ultimo, e non si sa chi l'abbia ucciso».<br />

Lo sguardo di Bruna trattenne Faliero dallo<br />

«schiantarle il cuore» innanzi <strong>tempo</strong>, alla povera<br />

Lucia. Le promise, invece, che il giorno dopo avrebbe<br />

fatto tutto quello che c'era da fare per rintracciare<br />

Virginia.<br />

Lucia commentò:<br />

«Pensate: è stata qui sei mesi, muro a muro, e<br />

Sandrino non l'ha nemmeno vista in faccia».<br />

Allora anche a Bruna, anche a Faliero, adusati<br />

a dominare i propri sentimenti, tremò la voce mentre<br />

le rispondevano:<br />

« Già ».<br />

«Davvero».<br />

XIII<br />

Eccolo l'<strong>eroe</strong>, torna da Milano. Ha uno straccetto<br />

nero nella tasca di dietro dei calzoni, conservato<br />

assieme alla carta d'identità ed al ritratto <strong>del</strong><br />

padre in divisa di legionario. Non ha piú il suo cronometro<br />

d'oro, né una lira né una sigaretta. In compenso<br />

l'amarezza gli stringe il cuore. Glielo stringe<br />

come se una mano glielo stringesse. È infuriato con<br />

se stesso, e appunto per questo l'oppressione che<br />

prova al cuore lo indigna maggiormente. Egli non è<br />

un debole, non può soggiacere allo scoraggiamento.<br />

Torna per rifornirsi di denaro e ripartire. Costringerà<br />

Virginia a vendere tutto quello che possiede:<br />

un anello coi brillanti, la fede, una collana. Durante<br />

la notte trascorsa insonne nel treno, ha già<br />

fatto l'inventario. Gli occorre denaro il piú possibile:<br />

dovrà trattenersi a Milano per un <strong>tempo</strong> indeterminato,<br />

dovrà viaggiare, andrà all'estero se necessario<br />

e non sarà solo in questa giostra. Deve<br />

scovare un uomo, anzi due, anzi tre, ma uno in<br />

particolare, e deve farlo fuori. Costui è l'uomo che<br />

si è fatto pagare le stoffe e poi è scomparso senza<br />

consegnargliele.<br />

In realtà quelle stoffe erano armi, e dovevano ser-


vire per l'Insurrezione. Con le trecentomila lire che<br />

Sandrino aveva versato si sarebbe dovuto armare una<br />

squadra, già battezzata col nome di suo padre, e di<br />

cui lui stesso avrebbe assunto il comando, all'ora X.<br />

Se lo erano giocato sul velluto, come un ragazzo<br />

dai denti di latte. Dinanzi alla sua impazienza uno<br />

dei compari aveva detto:<br />

« Sei giovane, non ti prospetti le difficoltà. Soltanto<br />

a cambiare l'assegno il rischio è forte».<br />

E lui, immaginando che la difficoltà fosse tutta lí:<br />

« A saperlo avrei portato contanti », aveva risposto.<br />

Quindi gli avevano dato appuntamento per la sera,<br />

in una casa ove gli sarebbero stati presentati i suoi<br />

subalterni, in via Ignota, 34. Ma può esistere via<br />

Ignota? Nemmeno la vedova avrebbe creduto che<br />

fossero stati quei tre a rapire la salma di Mussolini.<br />

La ricevuta <strong>del</strong>le trecentomila lire consisteva nello<br />

straccetto nero: un lembo <strong>del</strong>la camicia indossata da<br />

Mussolini il giorno <strong>del</strong> martirio! Ecco, il pezzo di<br />

stoffa lo avrebbe cacciato in gola al numero uno,<br />

dopo averlo steso.<br />

Non conosceva i loro veri nomi. Gli avevano detto<br />

di chiamarsi Luca, Guido e Andrea. Luca era il numero<br />

uno, colui che Sandrino aveva deciso di ammazzare.<br />

Gli altri due erano compari, forse soltanto<br />

dei malviventi, Luca era stato legionario, degli M.,<br />

di un battaglione diverso dal suo, lo ricordava. Non<br />

semplicemente, dunque, un pregiudicato, ma un traditore,<br />

che truffava gli excamerati rimasti fe<strong>del</strong>i<br />

all'Idea e disposti a sacrificarle la vita e gli averi.<br />

Perciò l'avrebbe ucciso.<br />

Era stato Luca ad avvicinarlo.<br />

«Non mi riconosci? Ti ho visto al caffè, il giorno<br />

di Capodanno. Stavi con una signora e non ti volli<br />

disturbare ».<br />

«E tu assieme ad un amico e ad una ragazza<br />

bionda ».<br />

«Quella signora era tua madre? ».<br />

«Era la mia amante».<br />

Nei giorni successivi, Luca gli aveva parlato <strong>del</strong><br />

Movimento, <strong>del</strong>la sua attività e <strong>del</strong> dovere di ogni<br />

camerata di contribuire al fondo per l'acquisto <strong>del</strong>le<br />

armi necessarie all'insurrezione.<br />

«La tua amica, impellicciata com'è, ne deve ruzzolare<br />

».<br />

Cosí gli aveva suggerito l'idea. E siccome Sandrino<br />

ebbe qualche titubanza, Luca gli disse:


«Parto per Milano. Hai tre giorni di <strong>tempo</strong> per<br />

raggiungermi. Càpito al tale caffè, nella tal via. E<br />

non ti portar dietro il pugnale che dici di tenere<br />

conservato. Durante il viaggio ti potrebbero perquisire,<br />

per una ragione o per l'altra. Ti rovineresti senza<br />

scopo. È un ordine. Pensa invece al denaro. Se<br />

raggranelli tanto da armare una squadra, mi impegno<br />

di fartene assumere il comando».<br />

«Piuttosto, perché non mi metti in contatto coi<br />

camerati di qui? Posso mobilitarne dei nuovi ».<br />

«Non c'è il <strong>tempo</strong> di vagliare le ammissioni. Dobbiamo<br />

agire subito, ora che ci credono dispersi e<br />

bocca a terra. È questione di giorni. Insorgeremo a<br />

Roma ed a Milano. Prese le due città, il gioco è<br />

fatto ».<br />

«Trecentomila bastano per armare una squadra?».<br />

«Vedremo di farle bastare».<br />

Quando fu persuaso che via Ignota non esisteva<br />

e dopo averli attesi inutilmente al caffè dove l'avevano<br />

truffato, e dove i camerieri nemmeno li raffiguravano<br />

Sandrino girò la città dal centro alla<br />

periferia, dall'alba a notte alta, con gli occhi addosso<br />

alla gente, per giorni, nella città sconosciuta che gli<br />

sembrava girare essa attorno a lui, riportandolo al<br />

punto di partenza, allorché credeva di essersene chissà<br />

quanto allontanato. Entrò nei tanti caffè che incontrava,<br />

informandosi di un Luca, di un Andrea,<br />

di un Guido cosí e cosí, inutilmente, per una settimana.<br />

finché anche il poco denaro che si era conservato<br />

finí. Vendette il cronometro e continuò la sua<br />

perlustrazione. Ora la città gli sembrava di conoscerla,<br />

era immensa e li aveva inghiottiti. O piú probabilmente,<br />

fatto il colpo, se ne erano allontanati.<br />

La sera, in albergo, scriveva le lettere che servivano<br />

a tranquillizzare sua madre. Trascorse un'altra settimana,<br />

gli rimanevano mille lire e gia meditava di<br />

tornarsene e di costringere Virginia a disfarsi <strong>del</strong>le<br />

gioie. Era sera, era freddo, camminando i passanti<br />

sembravano entrare ed uscire dalla nebbia come di<br />

dietro un sipario. D'un tratto gli parve di riconoscere<br />

la donna che si accompagnava a Luca il giorno<br />

di Capodanno. Era bionda, bella, provocante: una<br />

prostituta quale gli era apparsa anche seduta tra i<br />

suoi amici, ma con un'espressione superba, difficile<br />

da affrontare. Questo lo trattenne dall'andarle direttamente<br />

incontro: si disse che era meglio seguirla,<br />

essa lo avrebbe condotto faccia a faccia con Luca, a


sua insaputa. Ella indossava una pelliccia grigia, lunga<br />

ai polpacci, una sciarpa a cercine tra i capelli,<br />

verde, che spiccava sull'oro <strong>del</strong>la chioma. Entrò dapprima<br />

in una profumeria, si fermò ad un'edicola di<br />

giornali, sorrise ad un uomo che la salutava togliendosi<br />

il cappello, ironico e ossequioso insieme, come<br />

di chi è amico e in confidenza. Quindi traversò Piazza<br />

<strong>del</strong> Duomo, poi <strong>del</strong>le strade strette e oscure che<br />

Sandrino ancora non conosceva, sboccò su un largo<br />

tra mezzo alle macerie, fu in una specie di vicolo<br />

lungo e diritto: dei negozi, tutti su di un lato, bucavano<br />

la nebbia con le loro luci. Sandrino le camminava<br />

alle spalle, a pochi passi: gli sembrava impossibile<br />

ch'ella non desse segno di sentirsi seguita.<br />

Raggiunse una latteria e si sedette a ridosso <strong>del</strong>la<br />

stufa. Sandrino occupò un tavolo sulla fila dirimpetto.<br />

Adesso poteva vederla a proprio agio, e nella posizione<br />

in cui l'aveva intravista la prima volta: si<br />

persuase di essersi sbagliato. Tuttavia doveva udire<br />

la sua voce per convincersi che non fosse lei: il suo<br />

modo di ridere soprattutto, che il giorno di Capodanno<br />

lo aveva irritato sembrandogli di essere oggetto<br />

<strong>del</strong>la sua ironia.<br />

La latteria era pressoché deserta, soltanto piú<br />

avanti, là dove scesi alcuni gradini si apriva una<br />

sala interna, pervenivano voci allegre, risate, di una<br />

brigata: degli studenti forse, degli artisti. La donna<br />

si era slacciata la pelliccia. Le sue mani erano lunghe,<br />

bianchissime, con le unghie laccate di un rosso<br />

cupo. Il suo atteggiamento era dolce e torbido insieme,<br />

naturalmente sensitivo, come il gesto di portarsi<br />

alle labbra il cucchiaino ed assaporare l'yoghurt<br />

risucchiando le guance. Egli si alzò ancora prima<br />

di essersi deciso a farlo: fu un moto istintivo, un'attrazione.<br />

La raggiunse, si chinò su di lei poggiando<br />

le mani alle estremità <strong>del</strong> tavolo.<br />

«Sono un amico di Luca», le disse.<br />

La donna lo guardò, dal basso in alto, piegando<br />

la testa da un lato, con ostentazione, con freddezza.<br />

«Mai sentito nominare», rispose. «Ma può<br />

darsi».<br />

La sua voce era diversa da quella che a Sandrino<br />

sembrava di ricordare; ma ella era superba, indolente,<br />

e gli piaceva. Le sedé di fronte.<br />

« È sicuro di essere gradito? », ella disse.<br />

«A quanto pare», egli replicò.<br />

« Be'», ella disse. «È il seguito che dovrà riuscire


interessante ».<br />

Poco dopo ella diceva: « Cosí seduto sembri proprio<br />

un ragazzo».<br />

«Ho ventidue anni».<br />

«Non ne dubito, specie se ti presto io quelli che<br />

di solito mi tolgo».<br />

«Vuoi che andiamo d'accordo? », egli esclamò,<br />

risentito.<br />

« Figurarsi », ella disse. « Ma d'altra parte, se ti<br />

arrabbi prendi subito la faccia di maggiorenne. Arrabbiati<br />

anche passando davanti al bureau».<br />

Poi, quando furono nella camera d'albergo dove<br />

la donna lo aveva condotto, ed a lui sembrava di<br />

avere posseduto per la prima volta una donna che<br />

veramente gli piaceva, mentre egli indugiava sul letto<br />

ed essa riordinava il lavabo, ancora tutta nuda,<br />

ella gli chiese:<br />

«Eri nei marò? ».<br />

La domanda gli sembrò naturale.<br />

« Sí, ti dispiace ? », le rispose. « Piuttosto, come<br />

l'hai capito? ».<br />

«A fiuto. Gran mestiere quello che faccio, cara<br />

stella ».<br />

Egli si alzò seduto sul letto.<br />

«Sei in rapporto con qualche ex?».<br />

Ella si incipriava il seno e le ascelle.<br />

«Partita chiusa», disse. «Gente che ormai porta<br />

rogna ».<br />

«Mi basta che tu mi indichi qualcuno. Li avvicinerò<br />

da me. Devo rintracciare una persona », aggiunse,<br />

ma a se stesso piú che a lei.<br />

A lei dette le mille lire che gli rimanevano, e un<br />

appuntamento per l'indomani, perché essa gli indicasse<br />

i camerati che conosceva, anche se adesso non<br />

voleva promettergli che lo avrebbe accontentato<br />

e perché essa gli piaceva come nessuna donna prima<br />

d'allora, <strong>del</strong>le poche che aveva avuto e che poteva<br />

ricordare a una a una, sempre viva e sempre docile<br />

tra le sue braccia, tepida, liscia, odorosa. Già fantasticava<br />

sulla gioia che essa gli avrebbe dato l'indomani;<br />

non pensava che l'indomani gli si sarebbe rifiutata<br />

poiché lui non avrebbe avuto da pagarla.<br />

Fu la donna stessa, Kati, cosí aveva detto di chiamarsi,<br />

a ricordarglielo. Avevano finito le sigarette.<br />

Ella disse:<br />

« Suona, ce le facciamo portare. Americane o inglesi,<br />

come le preferisci? In questa sporca città gli


Alleati hanno portato di buono soltanto le sigarette,<br />

loro e i loro quattrini sono rimasti per la strada. Al<br />

posto loro, aspetta aspetta, sono arrivati i partigiani,<br />

pieni di voglie e squattrinati».<br />

«Le sigarette le compreremo dopo, uscendo», egli<br />

disse.<br />

Si stava vestendo. Kati gli andò vicino, gli chiuse<br />

la serratura lampo <strong>del</strong> maglione, e lo guardò negli<br />

occhi.<br />

«Queste mille lire, erano le sole che avevi, non è<br />

cosí? Fortuna mia», commentò.<br />

Quindi lo costrinse ad accettare i denari per il<br />

viaggio. Volle accompagnarlo fino alla stazione. Accomiatandosi<br />

gli disse:<br />

«Non mi càpita spesso di essere generosa. E le<br />

rare volte che mi càpita, subito me ne dimentico».<br />

«Tornerò carico di quattrini. Gireremo il mondo<br />

in cerca di una persona. Soprattutto dopo averla trovata,<br />

lo gireremo», egli le disse, stringendole la<br />

mano dal finestrino <strong>del</strong> treno.<br />

Ora, a Milano, lo richiamavano «la vendetta e<br />

l'amore». Dalla vendita <strong>del</strong>le gioie di Virginia,<br />

avrebbe salvato l'anello coi i brillanti, per donarlo a<br />

Kati. E perché i conti tornassero, mancando i denari<br />

<strong>del</strong>l'anello, aveva pensato di disfarsi <strong>del</strong>la pelliccia di<br />

Virginia. Che bisogno ne aveva, Virginia, <strong>del</strong>la pelliccia,<br />

dal momento che possedeva un soprabito pesante,<br />

nuovo per giunta? Nuovo? Quindi, di valore.<br />

Tuttavia, appena uscito dalla stazione, il piú immediato<br />

dei suoi pensieri fu quello di telefonare alla<br />

madre, là dove essa lucidava i pavimenti e rifaceva<br />

la cucina. La sentí commossa.<br />

«Tutte belle cose, ma a saperti solo per il mondo,<br />

mi si stringeva il cuore ».<br />

Le si stringeva il cuore?<br />

«Non ti lascerò piú partire».<br />

Egli la blandí, le disse che si recava subito a casa:<br />

era stanco e voleva riposare.<br />

« Troverai <strong>del</strong>le novità », gli disse la madre.<br />

Ma Sandrino aveva fretta e attaccò il ricevitore<br />

senza chiederle quali fossero, e se essa le giudicava<br />

buone o cattive. Non erano, comunque, novità che<br />

lo riguardavano, altrimenti la madre gliele avrebbe<br />

comunicate appena udita la sua voce. Erano le undici<br />

<strong>del</strong> mattino, e qualsiasi novità fosse accaduta,<br />

in casa doveva trovarsi soltanto Virginia. Si propose


di giungerle alle spalle di sorpresa. Avanzò cauto<br />

lungo il corridoio, schiuse lentamente la porta <strong>del</strong>la,<br />

camera di Virginia.<br />

La camera era vuota di suppellettili, le mura tinte<br />

di fresco, decorate a nuovo, il pavimento cosparso di<br />

schizzi di calce, polveroso. La finestra era chiusa.<br />

Cosí spoglia e investita dal sole, la stanza gli sembrò<br />

irriconoscibile, smisuratamente grande, odorosa di<br />

vernice.<br />

« Si è portata via anche le tendine».<br />

Furono le prime parole che Sandrino formulò a<br />

se stesso. Stringeva ancora la maniglia, e la stringeva<br />

con tutta la sua forza per trattenere il furore che l'invadeva<br />

e che non trovava un bersaglio su cui riversarsi.<br />

Dapprima egli aveva subito una stretta piú forte<br />

al cuore, improvvisa, nel vedere la stanza deserta,<br />

coi segni di una futura presenza che non era piú<br />

quella di Virginia; immediatamente dopo aveva provato<br />

una sensazione nuova per lui: si era sentito<br />

come risucchiare dal cervello alle ginocchia e ricadere<br />

su di sé, o meglio sulle proprie spoglie. In quell'istante<br />

aveva impugnato la maniglia, l'aveva girata<br />

e trattenuta impegnandovi tutte le sue energie,<br />

col senso di strangolare l'unica cosa viva, a portata<br />

di mano, che gli resisteva. Cosí era riuscito a padroneggiarsi,<br />

a costruire il primo pensiero attorno alla<br />

propria ira, di secondo in secondo piú violenta e<br />

nello stesso <strong>tempo</strong> piú gelida e determinata.<br />

« Si è portata via anche le tendine », ripeté a se<br />

stesso, già convinto di ritrovare Virginia di lí a poco,<br />

di «farle pagare » il gesto di ribellione ch'ella aveva<br />

osato, fuggendo.<br />

Egli era ormai in grado di associare le circostanze,<br />

di concretare dei propositi. La realtà, anche se tuttora<br />

inesplicabile, la sua cattiva coscienza, e piú ancora<br />

la sua capacità tutta istintiva di penetrare il<br />

senso <strong>del</strong>le cose, gli lasciavano facilmente intuire che<br />

Virginia aveva creduto di sottrarsi a lui scomparendo.<br />

Ma egli sapeva che Virginia era incapace di prendere<br />

una qualsiasi risoluzione, ed a maggior motivo<br />

questa risoluzione, se qualcuno non gliela avesse suggerita<br />

ed imposta. Questo qualcuno non poteva essere<br />

stato altri che Bruna. La sua ira si concentrava<br />

su Bruna, avvolgeva l'immagine di Bruna di un furore<br />

omicida. Lo stesso furore, adesso maggiormente<br />

esasperato, con il quale aveva inseguito Luca per<br />

giorni e giorni, nella città sconosciuta, e che Kati


gli aveva appena sopito facendogli conoscere per la<br />

prima volta il pieno godimento dei sensi e dandogli<br />

l'impressione di avere soltanto allora scoperto la<br />

donna.<br />

Questo era Sandrino. La sua natura era il suo carcere;<br />

ogni suo tentativo di evasione si concludeva col<br />

restringersi <strong>del</strong>lo spazio <strong>del</strong>la sua cella. Egli era costantemente<br />

assediato da sentimenti oggettivi, anche<br />

se cru<strong>del</strong>i, da propositi a volte puerili e a volte inumani,<br />

ma sempre meditati, che tuttavia, di occasione<br />

in occasione, volutamente dimenticava per darsi tutto<br />

al proposito piú immediato, al sentimento piú emotivo.<br />

Adesso doveva trovare Bruna.<br />

Volle sincerarsi che non fosse in casa. Bussò alla<br />

camera, che era chiusa, senza ottenere risposta, raggiunse<br />

la cucina. Dalla terrazza proveniva un canto<br />

di donna, a mezza voce. Attraverso la porta a vetri<br />

egli vide due mani che fermavano un lenzuolo sulla<br />

corda. Irruppe in terrazza come proiettato dal proprio<br />

furore, nello stesso momento in cui la donna<br />

usciva di dietro lo schermo <strong>del</strong>la biancheria tesa ad<br />

asciugare. Era l'inquilina <strong>del</strong> piano sottostante. Si<br />

trovarono di fronte all'improvviso; egli col pugno<br />

già alzato che la donna evitò trascinata indietro dalla<br />

sorpresa, dallo spavento: trovò il muretto alle spalle,<br />

che la sorresse. Sandrino fece uno sforzo disperato<br />

per trattenere il proprio slancio, tentò di volgere in<br />

scherzo la propria apparizione. Il suo volto si era subitamente<br />

ricomposto, soltanto nel profondo <strong>del</strong> suo<br />

sguardo sussisteva una luce di ferocia che tuttavia<br />

sembrava maggiormente illimpidire il celeste intenso<br />

<strong>del</strong>le pupille. La sua voce era calma, festosa.<br />

« Parliamoci chiaro», egli disse. «Le ho fatto piú<br />

paura dei tedeschi, quella volta che vennero a cercare<br />

suo marito».<br />

La donna si sorreggeva con le reni al muretto,<br />

esausta.<br />

« Portami una sedia », disse.<br />

Egli insisteva nella sua commedia.<br />

«E un bicchier d'acqua, immagino. Ho un'esperienza<br />

in materia ».<br />

Tornò con la sedia e il bicchiere. Disse: « Ma se<br />

è già di nuovo colorita».<br />

La donna sedette, si teneva le mani sul ventre,<br />

disse:<br />

«Vorrei, anzi dovrei prenderti a schiaffi. Invece<br />

a guardarti mi viene da sorridere. Sei cresciuto tanto


per nulla », aggiunse. « Hai ancora il cervello <strong>del</strong><br />

mio piú piccino».<br />

Egli si finse corrucciato, e con un tono che doveva<br />

subito farle pensare ad una bugia, infantilmente<br />

disse:<br />

« Credevo che in terrazza ci fossero i ladri. Come<br />

potevo pensare che era lei? Torno ora da Milano».<br />

«Sicché non sai che ormai sono anch'io di casa?<br />

Ero venuta per affittare la camera dove abitava la<br />

repubblichina ».<br />

«Ah», egli la interruppe, con appena un tremore<br />

nella voce, che parve nascergli dall'improvvisa curiosità:<br />

«E la repubblichina dove se ne è andata? ».<br />

«Mistero... Scomparve una settimana e mezzo fa,<br />

e quattro giorni or sono vennero dei suoi incaricati<br />

<strong>del</strong>l'Agenzia Trasporti a portarsi la mobilia. Dimenticarono<br />

le due galline, come vedi. La signora Bruna<br />

ha detto che se nessuno si fa piú vivo, sono mie.<br />

Intanto io le custodisco, siccome ce n'è una che quasi<br />

tutti i giorni mi dà un uovo... Lo so, sarebbero spettate<br />

alla tua mamma. Ma è stata lei stessa a insistere,<br />

per via che ho i bambini, e non navighiamo<br />

nell'oro... Sai, un uovo, fresco, preso di sotto la gallina...<br />

».<br />

«M'importa assai <strong>del</strong>l'uovo», egli esclamò.<br />

«Di cosa, allora? Della repubblichina? ».<br />

«Anche», egli disse, duramente adesso, non piú<br />

ragazzo..<br />

«Anche, cosa vuol dire? ».<br />

«Vuol dire», egli proseguí, e subito s'interruppe,<br />

addolcí la sua inflessione; e perché la donna desse<br />

sfogo alla propria loquacità, informandolo su ciò che<br />

gli premeva sapere: « Ecco», le disse, « la signora<br />

Bruna, che le ha regalato le galline, sa perché la repubblichina<br />

se ne è andata? Cosa le ha detto? ».<br />

«Ti ripeto, nulla. Lei e il signor Faliero ne sanno<br />

quanto me. La vedova è scomparsa e poi vennero<br />

quelli dei trasporti, con i documenti in piena regola<br />

per prendersi la roba. Domandai io ai facchini dove<br />

traslocavano; mi risposero che la mobilia avevano<br />

l'ordine di portarla al deposito <strong>del</strong>l'Agenzia».<br />

Egli era ancora accigliato e la donna credette di<br />

interpretare il suo disappunto.<br />

«Ti dispiace che io sia di casa? Mica ci abito. Appena<br />

la vedova se ne fu andata, mi precipitai per<br />

affittare la sua camera, ma la signora Bruna non me<br />

la volle dare. Mi concesse tuttavia il diritto alla terraz-


za. In realtà era questo che io volevo. Era tanto che<br />

ci facevo all'amore con la terrazza, per i miei ragazzi,<br />

quando tornano da scuola, e per la biancheria.<br />

Asciuga in un baleno in giornate come questa... ».<br />

Si era alzata ed aveva ripreso a stendere i suoi<br />

cenci. Egli si congedò, un momento dopo tornava<br />

per chiederle:<br />

« E nella camera <strong>del</strong>la repubblichina, cosí rimessa<br />

a nuovo, chi ci viene?».<br />

«Nessuno. La signora Bruna ci farà il suo salotto»,<br />

rispose la donna. Quindi commentò: «Quante<br />

cose, eh, sono accadute mentre tu non c'eri».<br />

«Proprio», egli si ripeteva scendendo le scale, con<br />

ancora intatto il suo furore disperatamente represso.<br />

« Quante cose sono accadute. E siamo appena all'inizio<br />

».<br />

Non sapeva ancora che era per lui, l'inizio.<br />

XIV<br />

Dalle sue tasche vuote, di fondo al cappotto, uscí<br />

un gettone. Non stette a ricordarsi come vi si trovasse,<br />

né da quanto <strong>tempo</strong>, o perché. Non era una<br />

circostanza che potesse sorprenderlo, dominato dall'ira<br />

qual era. Del resto, avere a portata di mano<br />

tutto ciò che favoriva i suoi disegni, era un fatto naturale<br />

per Sandrino. Entrò in un bar e si chiuse dentro<br />

la cabina <strong>del</strong> telefono. Cercò una sigaretta. In<br />

ogni momento <strong>del</strong>la sua giornata, quando stava per<br />

intraprendere un'azione, anche la piú consueta, gli<br />

bisognava fumare. La sigaretta accesa tra le mani, il<br />

gusto <strong>del</strong> fumo, lo completavano; altrimenti si sentiva<br />

sprovvisto, provava uno sfinimento improvviso<br />

che gli riduceva le facoltà di agire e di pensare. Staccato<br />

il ricevitore, si frugò addosso, inutilmente. Questa<br />

circostanza finí di decidere <strong>del</strong> suo comportamento<br />

allorché Bruna si fece udire nell'apparecchio.<br />

« Ho bisogno di parlarti, subito», le disse.<br />

Capí di averla colta di sorpresa, siccome tardava<br />

a rispondergli. Nel microfono c'era il ticchettio lontano<br />

di una macchina per scrivere.<br />

« Hai capito? », egli insisté.<br />

« Adesso non mi è possibile», ella disse. «Ci vediamo<br />

stasera, a casa ».<br />

«Troppo facile», egli disse. «Vuoi che salga io<br />

nel tuo ufficio? ».


«Non te lo consiglio».<br />

La sua voce era calma, quasi distratta, cosí minacciosa<br />

tuttavia, che lo impressionò e lo accrebbe nella<br />

sua furiosa impazienza.<br />

«Sei tu che mi consigli», egli esplose, gridava<br />

senza rendersi conto di gridare. « Hai dato dei buoni<br />

consigli anche a Virginia? Dov'è, dimmi, dov'è?»<br />

«Al coperto, voglio sperare », ella disse. Poi ammaestrò<br />

il proprio tono, fu conciliante, gli disse:<br />

« Calmati, e stasera ne parliamo».<br />

«Ne parliamo anche con tuo marito», egli inveí.<br />

« Sí, anche con lui... Ora credo avrai capito. Hai<br />

tutto il pomeriggio per riflettere e cambiare atteggiamento<br />

».<br />

Poco dopo Sandrino andava su e giú lungo il marciapiede<br />

dirimpetto all'ufficio di Bruna. Tirava un<br />

vento gelido, il cielo era basso e nevoso, egli camminava<br />

per vincere il freddo e la propria agitazione,<br />

le mani dentro le tasche <strong>del</strong> cappotto. Era mezzogiorno<br />

e Bruna sarebbe dovuta uscire per recarsi a<br />

colazione. Di tanto in tanto alzava gli occhi sulla<br />

facciata <strong>del</strong> palazzo. D'un tratto si accorse che Bruna<br />

era dietro i vetri di una finestra, e lo guardava. Egli<br />

le si rivolse, dalla strada, ed istintivamente alzò la<br />

mano trattenendola nella tasca <strong>del</strong> cappotto, come<br />

per minacciarla di essere armato. Ella scomparve. Subito<br />

Sandrino si pentí <strong>del</strong> gesto che aveva compiuto:<br />

impaurita di saperlo armato, ella non sarebbe piú<br />

uscita, non sola comunque. Invece, di lí a qualche<br />

minuto, Bruna attraversava la strada. Indossava il<br />

suo soprabito grigio, la testa riparata in un cappuccio<br />

di lana, annodato sotto la gola.<br />

«Dunque, vuoi fare il pazzo fino in fondo», gli<br />

disse. «Dammi la rivoltella».<br />

«Non ce l'ho», egli le rispose. Tirò fuori le mani,<br />

e prima ancora che Sandrino riuscisse ad impedirglielo,<br />

Bruna gli frugava nelle due tasche <strong>del</strong><br />

cappotto, con<strong>tempo</strong>raneamente.<br />

« Meglio cosí », ella disse.<br />

Gli stava di fronte, evitando di incontrare il suo<br />

sguardo.<br />

«Dove vai a colazione?», gli chiese. «Accetti un<br />

mio invito alla Mensa? ».<br />

Egli cercava di orientare i propri pensieri. Il contegno<br />

di Bruna gli aveva lasciato capire ch'ella non<br />

lo temeva piú. Per un istante egli si sentí sopraffatto;<br />

e quella stessa violenza, cosí naturalmente su-


ita, di lasciarsi perquisire, lo avvilí. Nondimeno,<br />

subito dopo le sorrise, le disse:<br />

« Sicuro che accetto... Per intanto, mi potresti anticipare<br />

una sigaretta? ».<br />

Si sedé a un tavolo mentre Bruna acquistava i tagliandi<br />

alla Cassa. Ed allorché essa lo ebbe raggiunto,<br />

rompendo il silenzio durato per il breve pezzo<br />

di strada, egli le disse: « Vuoi essere tanto gentile<br />

da spiegarmi? ».<br />

Reggeva la sigaretta per diritto, sostenendola con<br />

la punta <strong>del</strong>le dita e sfiorandosi il naso con la capocchia<br />

accesa, socchiudeva gli occhi per via <strong>del</strong> fumo,<br />

i gomiti sulla tavola.<br />

«Se ho sbagliato, sono disposto a pagare», aggiunse.<br />

« Cosí mi piaci», ella disse. Distese il tovagliolo<br />

di carta e vi appoggiò sopra le posate. «Ma non<br />

pensare che ti creda », continuò. « Cotesta capacità<br />

di simulazione che hai, di cambiare da un momento<br />

all'altro, tu credi sia la tua forza... ».<br />

« Io faccio sempre sul serio», egli la interruppe.<br />

Poi disse: « Credevo che tu avessi da darmi <strong>del</strong>le notizie.<br />

Invece mi porti dei paragoni. Forse il dente<br />

si e riservato di togliermelo tuo marito? ».<br />

Ella lo inchiodò alle sue proprie parole. «Vedi che<br />

non mi inganno? Sei ancora pieno di veleno, sotto<br />

cotesta aria di agnello».<br />

Egli tirò una lunga boccata di fumo.<br />

«Ti sbagli», le disse. «Ho capito che sono nelle<br />

vostre mani. Ora sono persuaso che tu hai parlato<br />

con Faliero, che tutti e due volete il mio bene... Se<br />

tu avessi agito prima mi avresti impedito di commettere<br />

dei torti verso quella povera Virginia... ».<br />

Il cameriere arrivò con la minestra. Egli spense<br />

la sigaretta e ripose il mozzicone. Bruna si portò il<br />

cucchiaio alle labbra; lo guardava senza rispondergli,<br />

con un'espressione di amarezza e di disgusto insieme.<br />

«Non mi vuoi dire proprio niente? », egli ripeté.<br />

«No» ella disse, recisa. « Cosa preferisci per secondo?<br />

».<br />

Continuarono a mangiare in silenzio, tra il brusio<br />

e il via vai dei camerieri, degli avventori. Erano a<br />

metà <strong>del</strong>la pietanza quando apparve Faliero. Arrivò<br />

d'improvviso, alle spalle di Sandrino, e si sedette alla<br />

sua destra, appoggio le braccia sul tavolo, una mano<br />

sull'altra.<br />

« Ed eccoti tornato», gli disse, come saluto.


Si tolse il berretto e lo infilò nella tasca <strong>del</strong>l'impermeabile:<br />

sotto aveva la tuta da lavoro.<br />

«Hai mangiato? », gli chiese Bruna.<br />

« Sí », egli rispose. « Riprendo col turno <strong>del</strong>la una.<br />

Ho voluto fare un salto per salutare il <strong>nostro</strong> <strong>eroe</strong> ».<br />

E rivolto a Sandrino: «Dunque», gli disse, «ora<br />

che grosso modo conosci la situazione, le tue intenzioni<br />

quali sono? ».<br />

Sandrino guardava non lui, ma Bruna che sosteneva<br />

il suo sguardo, duramente. Come non immaginarsi<br />

ch'ella doveva avere telefonato a Faliero?<br />

Come non sospettare l'agguato nel suo invito a colazione?<br />

Stringeva il pugno per dominare la propria<br />

collera. Riprese il mozzicone.<br />

«Fammi accendere», disse a Faliero.<br />

«Aspetta di aver mangiato la frutta. Poi te ne<br />

darò una intera », Faliero disse. Gli toccò il braccio,<br />

aggiunse: « Senti bene, Sandrino. Tutto quello che<br />

io posso dire a te e tu a me, sia tu che io crediamo<br />

di saperlo. Ma è bene dircelo. E in fretta, siccome<br />

ho poco <strong>tempo</strong>. Dobbiamo concretare qualcosa prima<br />

di affrontare tua madre, stasera».<br />

Sandrino si era accigliato, stringeva i pollici dentro<br />

i pugni, tuttavia calmo in apparenza. Non gli<br />

rispose. Poi, come per una decisione presa all'improvviso,<br />

lo interrogò a sua volta:<br />

«Ti faccio una domanda», gli disse bruscamente.<br />

«Con quale diritto ti permetti di sindacare la mia<br />

vita e di impormi la tua volontà? Perché sono stato<br />

fascista? Non è piú un reato».<br />

«No, non per questo», disse Faliero.<br />

Da quel momento, e fino alla sua conclusione, il<br />

loro dialogo fu serrato ed esplicito, violento soltanto<br />

nel significato <strong>del</strong>le parole che si scambiarono. Erano<br />

entrambi posseduti da sentimenti animosi, anche se<br />

opposti, ma entrambi con una capacità comune di<br />

dominarli onde potere ascoltare l'uno dalla bocca <strong>del</strong>l'altro<br />

ciò che già sapevano l'uno <strong>del</strong>l'altro, ma che<br />

gli occorreva di sentirsi ripetere, e sincerarsene, per<br />

affrontarsi risolutamente. E se le offese di Sandrino<br />

non raggiungevano Faliero, bensí finivano di persuaderlo<br />

<strong>del</strong>la giustizia e <strong>del</strong>l'opportunità <strong>del</strong> suo<br />

intervento, egualmente, in Sandrino, le minacce di<br />

Faliero anziché sgomentarlo gli dimostravano l'imminenza<br />

di un pericolo contro il quale si disponeva<br />

a lottare. Erano due avversari che si pronunciavano,<br />

che raccoglievano la sfida, ciascuno con la coscienza,


lo scopo, la riflessività loro propri. Il tono <strong>del</strong>le loro<br />

voci non si alterò, né i loro corpi si scomposero sulle.<br />

sedie. Bruna li seguiva con lo sguardo, si mantenne<br />

calma, le mani intente a sbucciare un'arancia.<br />

Faliero ripeté: «Non perché sei stato fascista. Né<br />

perché lo sei ancora adesso, nemmeno questo è reato<br />

finché non farai qualcosa per farlo diventare. Prova<br />

a sottopormi qualche altra induzione ».<br />

«Vuoi che ti dica proprio quella vera? È perché<br />

sono stato l'amante di tua moglie e ti vuoi vendicare<br />

».<br />

«Nemmeno. Tu sei stato l'amante di mia moglie,<br />

sissignore. E con ciò? ».<br />

«Ma è la tua donna».<br />

«Di conseguenza è con lei che me la dovrò vedere,<br />

tu che c'entri? Era lei che doveva avere la coscienza<br />

di fare <strong>del</strong> male. Vai avanti. Non è per questo<br />

che ti farò rinchiudere in riformatorio».<br />

«E perché, allora? Per via di Virginia? Ma parliamoci<br />

chiaro: l'hai detto tu un secondo fa. Virginia<br />

è la mia donna, e i conti vanno regolati tra lei<br />

e me. Forse perché io sono minorenne? Io ho piú<br />

cervello di lei».<br />

«Infatti, sí. Ed è proprio per questo che ti accompagnerò<br />

fino sulla porta <strong>del</strong> riformatorio. Perché<br />

hai troppo cervello, e voglio tu impari ad usarlo<br />

in pro di te stesso, non contro te stesso».<br />

«Parole. E sei anche in contraddizione».<br />

Qui Faliero gli tese il trabocchetto e Sandrino vi<br />

precipitò, a sua insaputa.<br />

«Di fronte alla legge basteranno i soldi che hai<br />

preso a Virginia. Lo sai all'incirca, quanti sono?».<br />

«Cento o trecento, cosa importa? Deve essere lei<br />

a denunziarmi, deve ripetere davanti a me che l'assegno<br />

non l'ha firmato lei».<br />

«Ah, è cosí».<br />

«Vedi che ti metto in imbarazzo? ».<br />

«Ho spavento per te».<br />

«Fanne a meno, mi so custodire».<br />

« Basta! E parliamoci chiaro, lo dico io a te adesso.<br />

Per farti entrare in riformatorio è sufficiente l'assegno<br />

che confessi di aver firmato, e che hai già speso,<br />

evidentemente, chissà come, trecentomila lire, se non<br />

hai nemmeno da fumare».<br />

«Non ti ho detto di averlo firmato, né tanto meno<br />

riscosso. Dev'essere lei a denunziarmi », ripeté Sandrino.


« Se non lo farà lei, lo farò io... E <strong>del</strong> resto, non<br />

serve... Non sono venuto per interessarmi di Virginia,<br />

e nemmeno di te. È di tua madre che mi preoccupo<br />

».<br />

«Lasciala perdere mia madre».<br />

« Ha te solo al mondo, e non si merita che tu ti<br />

sporchi ancora di piú, finché sei in <strong>tempo</strong>... Se fosse<br />

vivo tuo padre... ».<br />

«Se fosse vivo mio padre, ti ammazzerebbe ».<br />

Allora Faliero si alzò, si rimise il berretto, disse:<br />

« Ho perduto un'ora <strong>del</strong> mio lavoro... Tu che<br />

fai? », chiese a Bruna.<br />

« Ti accompagno», ella disse.<br />

Prima di andarsene Faliero cavò tre sigarette dal<br />

pacchetto, le fece ruzzolare sul tavolo, verso Sandrino.<br />

« Tieni», gli disse. « Ci vediamo stasera. E non<br />

meditare <strong>del</strong>le sciocchezze. Non andresti mai tanto<br />

lontano da non poter essere raggiunto. Aggraveresti<br />

la tua situazione, e non altro».<br />

«Fammi accendere», gli ripeté Sandrino.<br />

E mentre Faliero gli prestava il fuoco, con la sigaretta<br />

tra le labbra, Sandrino gli mugolò qualcosa<br />

che Faliero intese ma che finse di non avere udito.<br />

«Ricordati Faliero, ormai io non ho piú nulla da<br />

perdere. Nemmeno mia madre».<br />

Sandrino era poi rimasto solo al tavolo <strong>del</strong>la Mensa,<br />

con la sua arancia nel piatto ancora da sbucciare.<br />

Tagliò la scorza a spirale, ne estrasse il frutto e lo<br />

divise in spicchi. Li allineò. Era un gioco di pazienza<br />

col quale accompagnava i suoi pensieri. Via via che<br />

questi procedevano, anche la sua operazione procedeva.<br />

Spogliò gli spicchi <strong>del</strong>la loro pelle, tentò di<br />

espellerne i pigmenti con la punta <strong>del</strong> coltello. Per<br />

quanto egli era immerso nelle sue riflessioni, le sue<br />

mani sembravano commentarle. Finora gli era sempre<br />

riuscito naturale di circoscrivere ed isolare le difficoltà.<br />

I suoi successi si spiegavano con la sua capacità<br />

tutta istintiva di proporsi di volta in volta uno<br />

scopo sempre unico e definitivo. Anche se scatenata<br />

e cru<strong>del</strong>e, la sua natura era semplice e razionale, con<br />

ancora la bizzosità e i rapidi trapassi d'umore propri<br />

<strong>del</strong>l'adolescenza. Adesso, le diverse offese ricevute gli<br />

torturavano la mente, si accavallavano l'una all'altra,<br />

e pur fecondandosi di odio, quasi si neutralizzavano.<br />

Il tradimento di Luca si legava al tradimento di<br />

Bruna, al tradimento e alla diserzione di Virginia,


sfociavano insieme nella minaccia di Faliero, nel pericolo<br />

imminente <strong>del</strong> riformatorio. Il che significava<br />

perdere la libertà, e con essa la possibilità di<br />

punire coloro che lo avevano tradito. Significava rinunziare<br />

a Kati; ferire il cuore <strong>del</strong>la madre.<br />

La scorza campeggiava dentro il piatto, intatta<br />

come un'arancia sana. Sandrino vi confisse la forchetta,<br />

e con un moto lento, implacabile <strong>del</strong> coltello,<br />

la ridusse in filamenti. Era l'impassibilità <strong>del</strong>la disperazione.<br />

Ebbe la certezza di trovarsi, cosí come sedeva,<br />

con le spalle al muro. Tutto ciò che nei brevi<br />

anni <strong>del</strong>la sua vita egli aveva preso credendo gli<br />

fosse dovuto e che quindi aveva schiacciato e distrutto<br />

a suo piacere, ma anche furiosamente amato<br />

premeva adesso contro la sua coscienza per soffocarla<br />

definitivamente. Egli si sentí restituito alla<br />

sua condizione di adolescente, a cui è negato perfino<br />

di assumere le proprie responsabilità. Questo, invece<br />

di sgomentarlo, lo inasprí ancora di piú. Pensava che<br />

il mondo nel quale il padre gli aveva insegnato a<br />

credere lo aveva a suo <strong>tempo</strong> accolto e stimato riconoscendogli<br />

la maturità e l'audacia ch'egli sapeva<br />

di possedere: gli aveva dato una divisa e un fucile,<br />

diritto di vita e di morte sui suoi nemici. Ora, il<br />

mondo in cui adesso viveva, che era il mondo dei<br />

suoi nemici, si vendicava. Faliero si vendicava. Gli<br />

toglieva la libertà. L'aria. La luce degli occhi. Colpiva<br />

a morte il cuore di sua madre.<br />

Nella sua mente fiori il proposito. Non vago e<br />

avventuroso come quello che lo aveva mosso contro<br />

Luca fino a poche ore prima, ma esplicito come il<br />

precipitare degli avvenimenti e la situazione improvvisamente<br />

rivelatasi gli suggerivano. Riversò unicamente<br />

su Faliero la carica di disperazione dalla<br />

quale si sentiva oppresso. Intanto, calmo e puerile,<br />

infieriva con forchetta e coltello nella poltiglia di<br />

arancia.<br />

«Mi dispiace toglierle il divertimento», gli disse<br />

il cameriere.<br />

Radunate le stoviglie, passò col canovaccio sulla<br />

tovaglia di incerato.<br />

«Queste sigarette sono sue? », gli chiese, mentre<br />

Sandrino si alzava per andarsene.<br />

Erano le due dopo mezzogiorno; il vento si era<br />

placato, l'aria era gelida, il cielo algido e compatto;<br />

nei negozi, sul tram le luci erano gia accese; l'intera<br />

città sembrava sospesa in attesa <strong>del</strong>la neve. Sandrino


camminava, le mani nelle tasche <strong>del</strong> cappotto, il basco<br />

sulla nuca, con la sua andatura sciolta e scanzonata<br />

di ragazzo cresciuto, sereno per quanto interiormente<br />

posseduto dalla sua follia.<br />

V'era tuttavia nelle sue membra qualcosa che non<br />

si accompagnava all'animosità <strong>del</strong> suo spirito. Sempre,<br />

nelle occasioni le piú comuni e le piú drammatiche<br />

<strong>del</strong>la sua vita, la sua disposizione ad agire aveva<br />

trovato rispondenza nella pienezza fisica <strong>del</strong>le sue<br />

forze. Ora, nell'imminenza di giocare la partita che<br />

poteva essere decisiva per il suo destino, un'improvvisa<br />

rilassatezza riduceva le sue energie. Come una<br />

resistenza <strong>del</strong>le giunture, un rifiuto <strong>del</strong>l'istinto ad affrontare<br />

l'ostacolo, ch'egli attribuí alla mancanza di<br />

riposo. Non dormiva da quarantotto ore, dalla notte<br />

precedente al suo incontro con Kati, avvenuto appena<br />

ieri (aveva ancora addosso il suo odore) e già<br />

cosí distante da patirne il ricordo. Comunque, l'oppressione<br />

provata durante il viaggio si era accentuata<br />

nelle ultime ore. L'aria, rigida, gli offendeva la faccia,<br />

gli calava col respiro nei polmoni, si trasformava<br />

in un freddo tutto interno che lo costringeva a trattenere<br />

la lingua tra i denti per non batterli.<br />

Ma se il suo organismo, anch'esso, sembrava proprio<br />

ora volerlo tradire, la sua determinazione non<br />

lo avrebbe abbandonato. Il suo pensiero era nuovamente<br />

uno solo, sottrarsene gli sarebbe stato impossibile.<br />

Formulato un proposito, la sua volontà si imponeva<br />

a lui stesso. Egli era una forza di natura che<br />

trovava nella violenza il suo equilibrio. Dal momento<br />

in cui era stato in grado di valutare la propria origine<br />

e l'avvenire che gli si prometteva, il suo posto<br />

tra gli uomini gli era sembrato inferiore al suo diritto,<br />

si era persuaso che la sua esistenza fosse osteggiata:<br />

prima ancora che le avversità e le ingiustizie<br />

avessero potuto legittimare in qualche modo il suo<br />

atteggiamento, egli stesso aveva assediato il proprio<br />

spirito. L'inquietudine era la sua condizione naturale,<br />

l'eccesso la sua misura. Ed ora che la realtà<br />

aveva finito col dargli cru<strong>del</strong>mente ragione sopraffacendolo,<br />

vincolando la sua libertà (violentando perfino<br />

l'unica e trepida luce <strong>del</strong>la sua anima, rappresentata<br />

dall'affetto per la madre), uccidere Faliero<br />

voleva dire ribellarsi definitivamente, lasciare un segno<br />

incancellabile <strong>del</strong>la sua protesta. E siccome Faliero<br />

non soltanto era un nemico suo proprio, ma era<br />

soprattutto nemico <strong>del</strong>le sue idee (<strong>del</strong>le idee di suo


padre) Sandrino attribuiva un significato eroico al<br />

<strong>del</strong>itto che si preparava a consumare.<br />

Nondimeno, la remora che il suo corpo opponeva<br />

alla sua volontà lo irritava. La tensione a cui era<br />

costretto per reagire al freddo che lo aveva invaso<br />

gli impediva di concretare il suo proposito. Mancandogli<br />

la rivoltella, lo avrebbe pugnalato! Nella terrazza,<br />

in una fessura <strong>del</strong> parapetto, proprio sotto la<br />

cassetta piena di terra ove Faliero coltivava i pomodori,<br />

c'era murato il suo pugnale di marò. Era conservato<br />

nella custodia, e questa avvolta in un lembo<br />

di tela cerata: la lama era bella e tagliente, non poteva<br />

essersi arrugginita. Rispettare l'« ordine» di<br />

Luca gli aveva portato fortuna: il suo pugnale era<br />

ancora lí e l'aspettava. Accelerò il passo con l'immagine<br />

<strong>del</strong> pugnale davanti agli occhi. La lingua<br />

gli doleva, forse gli sanguinava, tanto vi premeva coi<br />

denti. Il freddo gli era sceso allo stomaco e glielo<br />

chiudeva. La trafittura dalla parte <strong>del</strong> cuore era diventata<br />

costante come se, ed era ridicolo pensarlo,<br />

egli provasse una pena.<br />

Era ormai prossimo a casa, percorreva le strade<br />

che gli erano familiari, orientato solo dall'istinto. La<br />

sua retina non riteneva altre immagini che quella,<br />

ossessiva, a cui era tesa la sua mente. <strong>Un</strong> semaforo<br />

inversamente acceso lo costrinse a sostare. Come<br />

lo avrebbe assalito? Dove? Stasera stessa? Questo<br />

era ciò che il tremito, il freddo, gli impedivano di<br />

concretare.<br />

« Suvvia, verde, fai il bravo», disse qualcuno che<br />

gli stava al fianco.<br />

Finora il brusio <strong>del</strong>la strada lo aveva maggiormente<br />

isolato nel suo pensiero. D'un tratto, quella voce,<br />

cosí vicina al suo orecchio, lo fece trasalire. Era una<br />

voce giovane, allegra, di fanciulla.<br />

Sandrino si voltò.<br />

XV<br />

Dapprima nemmeno la vide. Era una macchia di<br />

colore all'altezza <strong>del</strong>la sua spalla. Subito dopo riacquistò<br />

la percezione <strong>del</strong>le cose: si stupí di essere<br />

giunto a pochi passi da casa, gli sembrò di avere percorso<br />

un lungo cammino ad occhi chiusi, soprappensiero.<br />

Spesso gli capitava di attraversare mezza città<br />

sprofondato nella lettura di un giornale e di venire<br />

richiamato bruscamente alla realtà dall'ombra di un


ostacolo: un'edicola, un lampione, una fossa aperta<br />

sul selciato. Fu cosí, e sull'istante ne ricevé il sussulto<br />

e insieme l'irritazione che sono propri <strong>del</strong>la<br />

circostanza.<br />

«Che cipiglio», gli disse la sconosciuta. «Ce l'ha<br />

con me?».<br />

«Cretina», egli esclamò.<br />

La fanciulla tacque. Siccome il semaforo dava via<br />

libera, ella si mosse, raggiunse il marciapiede opposto.<br />

L'incidente, seppure banale, aveva deviato il<br />

corso dei suoi pensieri, lo costringeva a distrarsene<br />

suo malgrado. La fanciulla camminava qualche metro<br />

innanzi a lui. Indossava un cappotto rosso, ampio,<br />

a sacco. Aveva i capelli biondi, sciolti, che le<br />

scendevano fin sotto il bavero. D'un tratto ella si arrestò,<br />

e quando Sandrino già la stava oltrepassando,<br />

lo affrontò fermandolo per il braccio. Aveva i guanti<br />

di lana alle mani, celesti, come la sciarpa attorno al<br />

collo.<br />

«Perché mi hai insultata? », disse la fanciulla.<br />

Sandrino tentò di liberarsi <strong>del</strong>la sua mano e proseguire,<br />

ma non vi riuscí. Dové abbassare il braccio<br />

con violenza, di colpo, affinché ella lo abbandonasse.<br />

Il gesto la squilibrò, andò ad urtare con la testa sul<br />

petto di Sandrino. Istintivamente egli la sorresse.<br />

«Mi deve spiegare, cosa crede? », ella insisté.<br />

Si era staccata da lui, si aggiustava la sciarpa sulla<br />

scollatura <strong>del</strong> cappotto. Aveva il volto esile, minuto,<br />

ancora adolescente, ma due grandi occhi, intensamente<br />

verdi, pieni di una furbizia, di un languore,<br />

e di un duro risentimento adesso, non piú innocenti.<br />

Egli la guardava, irritato, e nello stesso <strong>tempo</strong> incuriosito<br />

<strong>del</strong>la sua audacia e <strong>del</strong>la sua energia.<br />

«Basta, ragazzina », le disse. « O vuoi due<br />

schiaffi? ».<br />

Ella si infilava le dita di una mano in quelle <strong>del</strong>l'altra,<br />

come per calzarsi meglio i guanti. Gli rispose:<br />

«Credi che me li lascerei dare? ».<br />

Sostenne la sfida con una voce cosí decisa e un<br />

cosí luminoso lampeggiare <strong>del</strong>lo sguardo ch'egli non<br />

poté fare a meno di sorridere. Già in lui la curiosità<br />

demoliva l'irritazione.<br />

« Non lo vedi? Potrei prenderti con un dito»,<br />

le disse, ed allungò l'indice per toccarle il naso.<br />

Ella si scansò tirando indietro la testa, ma senza<br />

spostarsi.


«Mi hai offeso. Mi hai detto cretina e nemmeno<br />

sai chi sono».<br />

«Ma sí che lo so», egli disse.<br />

Cosí era, infatti. Cercava invano di ricordarsi come<br />

e dove l'aveva conosciuta. Ella sembrò raddolcirsi.<br />

«A maggior ragione, allora. Perché mi hai chiamato<br />

cretina? ».<br />

È questo l'omicida? Questo è Sandrino. Le rispose:<br />

«Ho inteso farti un complimento».<br />

«Guardandomi come mi guardavi?».<br />

«Come ti guardavo? ».<br />

«Come se tu mi volessi mangiare».<br />

«Veramente? », egli disse, e tentò di prenderla a<br />

braccetto. «Non senti che freddo? Io tremo tutto».<br />

Ella lo costrinse a fermarsi dopo pochi passi.<br />

«Mica vorrai accompagnarmi sulla porta di casa?<br />

», gli disse.<br />

«Non mi ricordavo che tu abitassi da queste<br />

parti ».<br />

«Era come pensavo», ella esclamò. «Non è vero<br />

che tu mi conosci».<br />

E caparbia, ripeté: «Ma perché mi hai dato <strong>del</strong>la<br />

cretina? Non si offende la prima persona che si incontra<br />

».<br />

« Be', ti chiedo scusa», lui disse. «Facciamo come<br />

al tamburello. La prima palla è battuta sul cordino.<br />

Conosci il tamburello? Il <strong>nostro</strong> incontro comincia<br />

adesso ».<br />

«È come al tennis », ella disse. «Chi serve? ».<br />

«Servo io».<br />

«Lungo? ».<br />

«Certo. Alla Cucelli. Anzi, alla Borotra».<br />

«Io a rete, stile Susanne ».<br />

Poi ella disse: « E il quindici chi lo fa? ».<br />

«Vuoi dire chi lo perde? Lo perde chi manca<br />

una risposta... Allora, Susanne, come ti chiami? ».<br />

«Elena ».<br />

« Sandro».<br />

« Mondei».<br />

« Vergesi ».<br />

« Terza liceo».<br />

«Diploma media inferiore».<br />

«Perché mi hai dato <strong>del</strong>la cretina? ».<br />

«Perché lo domandi ancora? ».<br />

«Quindici. Non hai risposto».<br />

Inavvertitamente, era la fanciulla che camminan-


do, scherzando, lo guidava. Aveva voltato l'angolo,<br />

ed al quadrivio una ventata, gelida, aveva mozzato<br />

loro il respiro. Ella lo prese per la mano e quindi,<br />

staccando la corsa, trascinandolo quasi, lo costrinse<br />

ad attraversare la strada.<br />

«Cambiamo campo», gridò.<br />

Raggiunsero il portone <strong>del</strong>la Posta Centrale, dirimpetto.<br />

Vi si introdussero, stretti nel medesimo<br />

scomparto <strong>del</strong>la porta girevole, poi tra il via vai <strong>del</strong><br />

salone d'ingresso, urtandosi con la gente.<br />

«Credo che questo tepore ti ci volesse. O sbaglio?<br />

», ella gli chiese. « Hai la faccia di un morto.<br />

Non sopporti il freddo? ».<br />

«Mi ha preso allo stomaco».<br />

«All'estero ci sono i campi coperti. Giocano nelle<br />

serre», ella disse, cercando, ma senza piú convinzione,<br />

di riprendere lo scherzo.<br />

Egli era stranamente stordito. L'intraprendenza<br />

<strong>del</strong>la fanciulla gli richiedeva una partecipazione a<br />

cui non gli riusciva di rifiutarsi. Era un fatto nuovo,<br />

che lo sorprendeva, e lo invogliava suo malgrado.<br />

<strong>Un</strong>a violenza subita con diletto.<br />

Entrarono nella sala <strong>del</strong> telegrafo; sedettero sugli<br />

sgabelli.<br />

« Riposati, ti gioverà », ella disse. « Forse hai mangiato<br />

da poco. Ne soffri? ».<br />

«Mai prima d'ora», lui disse. «Ma è già passato...<br />

Sicché, Elena, siamo amici ».<br />

Le prese la mano ed ella arrossí<br />

Egli disse: «Dov'è che ci siamo conosciuti? A<br />

ballare? ».<br />

Ella tolse una penna dal tavolo, faceva un arabesco<br />

su un modulo per telegramma. Gli rispose:<br />

«Abito nel palazzo di fronte al tuo, abbiamo le<br />

finestre visàvis ».<br />

«Stavi al davanzale il giorno... Aspetta», si interruppe.<br />

Chiese a un vicino di accendergli la sigaretta.<br />

Riprese: «Il mattino <strong>del</strong>la fine d'anno? ».<br />

«Credo di sí», ella disse.<br />

« Avevi un golf bianco».<br />

« Questo ».<br />

Si scostò il cappotto, ed egli intravide il suo seno<br />

mo<strong>del</strong>lato dal golf, piccolo, alto, di fanciulla. Il ricordo<br />

di lei, al davanzale, che si associava al ricordo<br />

di Virginia, lo restituí ai suoi funesti pensieri.<br />

«Perché proprio quel giorno? Ti rammenta qualcosa<br />

di particolare? ».


«Non di te, di me».<br />

«Dico bene, di te. Che cosa? ».<br />

«Parliamoci chiaro», egli disse, seccamente. «Se<br />

vogliamo diventare amici, non devi farmi <strong>del</strong>le domande.<br />

Ti dirò io quando vorrò essere interrogato».<br />

Ella si alzò, disse: «Non voglio sapere altro».<br />

«Cioè? ».<br />

«Sei un maleducato», ella disse.<br />

E se ne andò.<br />

Egli era rimasto seduto. Avrebbe voluto seguirla,<br />

e non lo fece, ripreso dai suoi pensieri com'era. E<br />

improvvisamente anche piú stanco, quasi che il calore<br />

<strong>del</strong>l'ambiente gli avesse definitivamente troncato<br />

le giunture. Affrontare il freddo lo spaventava. Aveva<br />

la testa pesante come le membra. Appoggiò un<br />

braccio sul tavolo e vi reclinò la fronte.<br />

Poco dopo il custode lo scuoteva: «Animo, il telegrafo<br />

non è fatto per dormire. Provi nelle sale<br />

<strong>del</strong>la stazione ».<br />

Sandrino si sollevò a fatica, fece alcuni passi verso<br />

l'uscita. Il custode lo richiamò. Gli tese un modulo,<br />

gli disse, ironico:<br />

« E il suo telegramma? Cos'è, dopo averci schiacciato<br />

sopra un pisolino, ha rinunciato a spedirlo? ».<br />

Egli prese il foglio distrattamente, ancora tra il<br />

sonno, come se fosse realmente suo. E lo era, siccome<br />

era riempito <strong>del</strong> suo nome e indirizzo. Vi lesse,<br />

subito sotto: « 25791. Elena».<br />

Fuori trovò che nevicava. La neve cadeva fitta e<br />

lenta; aveva già ricoperto le strade, i tetti dei veicoli,<br />

gli ombrelli dei passanti. Poco distante da lui un cavallo<br />

scivolò sulle zampe di dietro, rimase seduto e ridicolo,<br />

le natiche sulla neve, insensibile al richiami <strong>del</strong><br />

vetturino. Piú oltre, un venditore di caldarroste gli<br />

intronò le orecchie col suo grido. Egli camminava riparando<br />

la testa tra le spalle, intontito dalla stanchezza<br />

e dal freddo. Il sonno, bruscamente interrotto,<br />

gli aveva lasciato la testa ora piú che mai vuota e<br />

pesante. L'aria gelida gli ridestava l'oppressione al<br />

cuore. Provava il bisogno di qualcosa di caldo, di<br />

forte. Pensò di dirigersi verso un caffè che non frequentava<br />

da mesi, da quando si era interamente dedicato<br />

alla sua avventura con Virginia. Colà aveva<br />

<strong>del</strong>le conoscenze: vi capitavano i suoi pochi amici.<br />

Blandi amici, tuttavia. L'amicizia era un sentimento<br />

che Sandrino ignorava, di cui la vita non lo aveva<br />

ancora beneficato, ch'egli non aveva fatto nulla per


meritare. Il suo carattere autoritario, intemperante,<br />

scontroso, gli alienava le simpatie, né egli d'altra<br />

parte possedeva la versatilità e la fermezza necessarie<br />

per accentrare su di sé le prerogative di un capo.<br />

Cosí era stato durante l'infanzia, e poi a scuola e<br />

nella sua esperienza di legionario. Di volta in volta<br />

soltanto <strong>del</strong>le complicità lo avevano legato ai suoi<br />

simili. Anche i tre o quattro amici di caffè erano<br />

giovani di età poco maggiore <strong>del</strong>la sua, che come lui<br />

erano rapidamente riusciti a fare dimenticare di avere<br />

appartenuto all'esercito nero. Lo tenevano ostentatamente<br />

al di fuori dei loro interessi e dei loro piú<br />

segreti pensieri. Similmente egli li ricambiava: partendo<br />

per Milano si era ripromesso di umiliarli, dopo<br />

l'Insurrezione alla quale essi sarebbero mancati.<br />

Il caffè era lontano dal centro dove egli si trovava,<br />

in un quartiere <strong>del</strong>la periferia, nelle vicinanze <strong>del</strong>la<br />

ballera ove aveva condotto Virginia il giorno di<br />

Capodanno. Vi giunse ricoperto di neve e intirizzito.<br />

Ordinò un ponce né si sorprese che il cameriere<br />

lo trattasse con un'attenzione tutta particolare. Si<br />

fece accendere l'ultima sigaretta che gli rimaneva.<br />

«Sono stato fuori città».<br />

«Me lo immagino», gli rispose il cameriere. E si<br />

allontanò.<br />

Sandrino tolse dalla tasca il modulo <strong>del</strong> telegramma,<br />

lo considerò con un sorriso. Gradatamente riacquistava<br />

le energie, la lucidità e la volontà che gli<br />

erano proprie. Tuttavia, adesso, tra Faliero e lui, che<br />

si sentiva pur sempre deciso ad ucciderlo, v'era quella<br />

fanciulla. Aveva l'impressione che dopo il loro breve<br />

colloquio fosse rimasto qualcosa di non detto, che si<br />

dovevano dire. Ella era la fidanzata che Virginia gli<br />

aveva attribuito: gli apparteneva, dunque, in qualche<br />

modo. Tanto gli apparteneva da incontrarla poche<br />

ore prima di compiere un gesto oltre il quale<br />

egli stesso si proibiva di guardare per non venir meno<br />

al proprio destino. Elena gli era andata incontro da<br />

sé, lo aveva costretto nel gioco, lo aveva compiaciuto<br />

e distratto: era tornata sui propri passi per lasciargli<br />

scritto il suo numero di telefono. Il che significava<br />

che gli restava amica. E gli restava, malgrado tutto,<br />

sconosciuta. Pensarla, lo accendeva di curiosità, di<br />

allegria quasi. Tra lui e l'ombra che sentiva addensarsi<br />

su di sé meditando il <strong>del</strong>itto, v'erano, piú esattamente,<br />

quegli occhi di fanciulla incredibilmente<br />

grandi, spensierati, v'era quella voce ch'era stata via


via risentita ed allegra, saggia ed infantile. V'era<br />

qualcosa ch'egli non conosceva ancora, che lo attirava<br />

appunto perché inesplicabile e che sentiva spettargli.<br />

Qualcosa di diverso da ciò che egli poteva immaginare:<br />

che cioè Elena fosse innamorata di lui,<br />

come Virginia gli aveva predetto. Non soltanto ciò,<br />

qualcosa d'altro, di fascinoso, accompagnava l'immagine<br />

di Elena. Nella sua mente stanca ed eccitata<br />

dalle piú recenti emozioni, Elena era diventata la<br />

piú forte. Anche per questo si era diretto al caffè,<br />

dove avrebbe trovato un telefono a sua disposizione.<br />

Formò il numero e fu essa a rispondergli. Appena<br />

udita la sua voce, gli disse,<br />

«Come va, Borotra? Dormito bene?».<br />

«Mi ha svegliato il fattorino col tuo telegramma»,<br />

egli disse.<br />

«Aspettavo tu mi chiamassi. Mi era rimasto da<br />

dirti una cosa.<br />

«A me pure: che sei bella».<br />

« Sbagli tattica », ella disse. « Cotesta poteva forse<br />

servirti un'ora fa. Ora c'è nevicato sopra ».<br />

«Domani, allora. Col sole».<br />

« Mai piú. Era proprio questo che avevo da dirti.<br />

Di non farti illusioni per il modo in cui mi sono<br />

comportata. È nel mio carattere di essere intraprendente,<br />

come è nel tuo di essere maleducato. Maleducato<br />

è per usarti un riguardo. Mi senti? ».<br />

« Ti sento, sí. E voglio vederti. Subito».<br />

«Credo non mi vedrai piú. Nemmeno alla finestra,<br />

anche se adesso ci farai caso. Ma lasciami dire.<br />

Avevo bisogno di conoscerti, per ubbie mie, private.<br />

Questo è tutto. Principio e fine».<br />

«Vuoi dire che ti ho <strong>del</strong>uso?».<br />

«No. Mi avresti <strong>del</strong>uso se ti avessi creduto diverso.<br />

Non sapevo nulla di te. Sapevo che a vederti eri<br />

un ragazzo col quale sarei potuta andare d'accordo.<br />

Invece non lo sei».<br />

«Come fai ad esserne sicura? Hai il cervello sbrigativo<br />

come la lingua?».<br />

«E con questo? ».<br />

«Mi devi una spiegazione, specie dopo quello che<br />

mi hai detto».<br />

« Cosa ti ho detto? ».<br />

«Che ti facevo, almeno, simpatia».<br />

« Certo, e ora non piú ».<br />

«Già, ma parliamoci chiaro, ora la fai tu a me,<br />

simpatia ».


La sentí che sorrideva. Poi gli disse: «Ti saluto»,<br />

e attaccò il ricevitore.<br />

Egli tornò a formare il numero e subito ella gli<br />

rispose:<br />

«Sei ancora lí? ».<br />

« Dove ti trovi ? », egli disse. « A casa tua ? ».<br />

«Sono da un'amica».<br />

«Dunque uscirai».<br />

«Tardi. C'è Cicerone che ci fa sudare ».<br />

«Chi è? ».<br />

«Come chi è? Non ne hai mai sentito parlare?<br />

Somnium Scipionis... ».<br />

Adesso rideva apertamente, e la sua risata aveva<br />

un'eco.<br />

«Non sei sola all'apparecchio? ».<br />

«Naturalmente, no. Ho un testimone... ».<br />

« Sono io, l'amica», disse l'altra voce. «E lei è<br />

un insolente. Non si tratta a quel modo una ragazza<br />

che ha fatto di tutto per essere presa in considerazione...<br />

».<br />

« Stupida... Ora lui se lo crede », intervenne Elena.<br />

«Dammi il ricevitore... Pronto, senti Borotra...<br />

Levatelo dalla testa ».<br />

«Cosa? Non ho nulla in testa».<br />

«Oh, lo sappiamo».<br />

E risate, dall'altra parte <strong>del</strong> filo. Lui pure, solo,<br />

nell'angolo <strong>del</strong> caffè, sorrideva. Sentí che toglievano<br />

la comunicazione. Formò il numero di nuovo, venne<br />

l'amica di Elena, all'apparecchio. Gli disse:<br />

«Seriamente parlando, Elena, glielo assicuro io<br />

che la conosco, basta un nulla per darle una convinzione.<br />

Non ci torna su nemmeno con le cannonate.<br />

Ci rinunzi».<br />

«Ma ho il diritto di rivederla. Stasera stessa. Ora,<br />

immediatamente».<br />

«Lei deve comprendere a volo le persone», commentò<br />

la ragazza, con un tono allegro, di commiserazione.<br />

«Dove abitate?», egli insisté.<br />

«Ciao, bello», si sentí dire.<br />

Le richiamò ancora. Attese a lungo, questa volta,<br />

prima di udire una <strong>del</strong>le due voci. Capí tuttavia che<br />

avevano staccato il ricevitore e lo ascoltavano.<br />

«Elena, dico a te. Dammi la rivincita. Bisogna che<br />

ti parli».<br />

Rivederla era ciò che desiderava. Esistere, adesso,<br />

per Sandrino, significava incontrarsi con la fanciulla


conosciuta appena un'ora prima. Disse:<br />

« Ero nervoso, ero stanco... L'hai visto, mi sono<br />

addormentato. Di scoppio. Ti sembra naturale addormentarsi<br />

in una sala <strong>del</strong> telegrafo come mi sono<br />

addormentato io? ».<br />

«Va bene», gli rispose Elena. «Dormici sopra e<br />

domani ne riparliamo. Io farò lo stesso».<br />

«Ma non potrò dormire, con te in sospeso... Vengo<br />

a prenderti, all'ora che tu vuoi... Ti accompagnerò<br />

a casa». La scongiurò. «Ti prego», le disse.<br />

Ella gli fissò l'appuntamento per due ore dopo.<br />

Sandrino tornò a sedersi; chiese <strong>del</strong>le sigarette al<br />

cameriere. Costui gliele portò e gli disse il prezzo.<br />

« Segnale in conto, insieme al ponce e alle telefonate.<br />

Sono in pari, no? ».<br />

«Il conto è chiuso».<br />

«Come chiuso? Non ho sempre pagato? Non veniamo<br />

sempre qui, io e i miei amici? ».<br />

«I suoi amici hanno cambiato locale, mentre lei<br />

era fuori città. Mi spiego? », gli disse il cameriere,<br />

con intenzione, allusivo e minaccioso insieme.<br />

Sandrino pensò che li avessero arrestati; pensò<br />

che essi e non lui avevano saputo mantenersi fe<strong>del</strong>i<br />

all'Idea.<br />

«Quando li hanno presi? », chiese.<br />

Il suo stupore era cosí spontaneo, la sua faccia<br />

era cosí chiara ed innocente, che il cameriere dubitò<br />

fosse sincero.<br />

«Davvero non ne sa niente? La banda <strong>del</strong>l'autostrada,<br />

i rapinatori, erano loro... ».<br />

Continuava a guardarlo, titubante, poi gli si accostò,<br />

gli disse:<br />

«Non so se faccio bene o male. Ma vedo che lei<br />

non si muove, quindi deve avere la coscienza tranquilla...<br />

Del resto, lo dicevo al padrone, poco fa,<br />

mentre lei telefonava... Il fatto stesso che lei è qui,<br />

se era uno di loro, se, è lei quello che non hanno<br />

ancora preso, mica tornava al caffè dove si vedevano<br />

tutte le sere».<br />

«Allora? », lo incalzò Sandrino.<br />

«Allora, mentre lei occupava il <strong>nostro</strong> telefono,<br />

il padrone è uscito per servirsi di quello <strong>del</strong> ristorante<br />

e chiamare la Polizia... Lo deve capire, signorino:<br />

è un esercente... Queste sono le sigarette... La interrogheranno,<br />

lei dimostrerà che non c'entrava... ».<br />

Sandrino gli tolse di mano le sigarette, lo scostò<br />

col braccio di violenza, infilò la porta correndo. Già,


capeggiati dallo stesso cameriere, piú uomini gli erano<br />

dietro, gridavano. Qualcuno dové sparare in aria,<br />

con la rivoltella, un colpo, due. Dunque la Polizia<br />

era arrivata, un secondo dopo il suo scatto. Sentí una<br />

raffica di mitra alle proprie spalle, ma lontana ancora,<br />

sufficiente a raggiungerlo tuttavia, s'egli non<br />

avesse voltato. Egli correva, sulla neve, col fiato subito<br />

grosso, accecato dalla neve che gli batteva contro<br />

il viso, con l'energia <strong>del</strong>la disperazione, con intere<br />

le sue forze adesso, e le sue gambe, che erano giovani,<br />

di atleta. E lo salvarono, miracolosamente per<br />

lui stesso.<br />

Si era inoltrato nel quartiere, nelle sue vie strette<br />

e popolate malgrado la neve. Ad un angolo, dopo<br />

trecento metri nemmeno che correva, e dopo avere<br />

voltato due strade, un vicolo, si era fermato all'improvviso,<br />

prima ancora che i passanti potessero rendersi<br />

conto <strong>del</strong> tumulto e capissero che l'inseguito<br />

era lui. Cosí aveva disperso coloro che gli davano la<br />

caccia. I quali si accanirono contro un'ombra in fuga<br />

dalla parte opposta alla sua, quella di un uomo intimidito<br />

dagli spari.<br />

XVI<br />

In seguito, commentando l'accaduto, Sandrino diceva:<br />

«Conobbi per la prima volta cosa significa<br />

aver paura ». Quella sera la paura era stata tanta e<br />

tale da fargli dimenticare l'appuntamento con la sua<br />

nuova amica. Appena sfuggito agli inseguitori, pensò<br />

solo di raggiungere casa il piú rapidamente possibile.<br />

Richiuse la porta alle proprie spalle e vi si sostenne<br />

qualche istante, per riprendere fiato e ricomporsi dall'emozione.<br />

Il suo arrivo richiamò Faliero che era<br />

già rientrato, solo, e lo attendeva.<br />

«Aiutami Faliero», esclamò Sandrino nel vederlo.<br />

Faliero gli impose di tacere, lo condusse in cucina,<br />

gli dette una tazza <strong>del</strong> tè allora preparato, gli sedé<br />

di fronte come poche ore prima alla Mensa, gli<br />

disse:<br />

«Ti ricordi quanto ti chiamavo vaporino? Ti volevo<br />

bene come ad un fratello minore, discolo e da<br />

emendare. Anche ora, malgrado tutto... Dicevo: io<br />

non so ciò che tu hai meditato in queste ore, e che<br />

cosa tu stia per volermi far credere. L'unica cosa<br />

che tu dovresti capire è che non c'è nulla che tu<br />

mi possa dare ad intendere ».


« Quant'è vero Iddio, Faliero. È un miracolo se<br />

sono vivo».<br />

Gli raccontò concitatamente la sua avventura.<br />

«Tu sai che non è vero. Tu sai tutto di me, ora<br />

per ora, quello che ho fatto in questi mesi».<br />

Spiava sul viso di Faliero l'eco che vi trovavano le<br />

sue parole, e che dapprima sembrò un'eco sorda,<br />

ostile.<br />

«Se le cose stanno come tu dici, non hai nulla<br />

da temere », disse Faliero.<br />

Lo guardava lui negli occhi, adesso.<br />

« Presentati alla Polizia e illustra il tuo alibi. Porta<br />

<strong>del</strong>le testimonianze ».<br />

«Virginia è il mio alibi... Lei può testimoniare...<br />

Siamo sempre stati assieme».<br />

«Sempre è una parola... E <strong>del</strong> resto, se Virginia<br />

dice la verità, cosa ne risulta? Che hai rapinato pure<br />

lei di tutto quello che aveva... Certo, può testimoniare<br />

che l'hai lasciata in vita... Ma dove si trova<br />

adesso? Tu lo sai? ».<br />

« Sono innocente... », ripeteva Sandrino, abbrancava<br />

Faliero alle braccia.<br />

«Te lo auguro. Comunque, è strano che tu sia<br />

partito giusto nei giorni, ora che collego, in cui i<br />

giornali riportavano la notizia <strong>del</strong>l'arresto dei tuoi<br />

amici... Credo che piú <strong>del</strong>la testimonianza di Virginia,<br />

ti occorrerà quella <strong>del</strong> tuo padrone che ti ha<br />

mandato a Milano e dei negozianti di lassú, con i<br />

quali hai trattato l'acquisto dei tessuti... », disse Faliero,<br />

spietato nella sua ironia.<br />

Sandrino provava solo allora cosa significa paura.<br />

Ne fu invaso, allagato come una terra su cui si abbatte<br />

un nubifragio e i fiumi straripano. Scongiurava<br />

Faliero di aiutarlo. Era un ragazzo che chiedeva pietà.<br />

Aveva tuttavia percezione <strong>del</strong>la propria viltà, sapeva<br />

di stare mendicando la solidarietà <strong>del</strong> suo peggior<br />

nemico, giusto nel luogo e nell'ora in cui si<br />

era proposto di ucciderlo. Comunque, Faliero vedeva<br />

chiaramente la situazione. Il suo alibi era la sua condanna.<br />

Similmente, lo spavento sopraffaceva la sua ragione.<br />

Adesso era veramente la spoglia di Sandrino riversa<br />

sul tavolo, la testa tra le mani, posseduta da<br />

una sensazione anch'essa nuova, umiliante ed imperiosa<br />

insieme il bisogno di sfogarsi nel pianto.<br />

Ma invano. Il groppo che gli chiudeva la gola e gli<br />

impediva di riflettere, di parlare perfino, invece di


sciogliersi, si ispessiva come se le lacrime ch'egli sollecitava<br />

con tutte le sue forze, si solidificassero fino a<br />

diventare pietra dentro il suo petto.<br />

Vi fu un lungo silenzio, durante il quale Faliero<br />

lasciò che Sandrino si dibattesse da solo in quella<br />

crisi che gli poteva essere salutare, tacitamente augurandogli<br />

di pervenire al limite massimo <strong>del</strong>l'angoscia,<br />

di avvilirsi e di disperare nella misura piú profonda<br />

che la sua coscienza gli poteva consentire. Finché<br />

Sandrino rialzò la testa e con la voce spenta,<br />

le braccia abbandonate, gli chiese:<br />

« Che devo fare? ».<br />

«Accorgerti di quello che stai soffrendo», gli disse<br />

Faliero. « Il resto sono fesserie. Ho seguito i giornali.<br />

Non è te che cercano, naturalmente, ma un<br />

uomo sui trent'anni di cui la Polizia possiede nome,<br />

cognome e connotati. I tuoi excamerati hanno confessato<br />

tutto quello che c'era da confessare. Il tuo<br />

nome non è venuto fuori nemmeno indirettamente,<br />

altrimenti la Polizia si sarebbe fatta viva... Tuttavia,<br />

ora, fuggendo dal caffè, tu hai destato dei sospetti. È<br />

necessario ti presenti... Ti accompagnerò... Tu dimostrerai<br />

la tua buona fede e, giovane come sei, sarà<br />

facile darti atto <strong>del</strong> momento di panico che ti ha<br />

preso, dopo le parole <strong>del</strong> cameriere».<br />

Lo guardò negli occhi, dentro quei suoi occhi celesti<br />

che tornavano ad illuminarsi, umili come non<br />

mai, fanciulleschi, gli disse:<br />

«Proprio questa volta che non hai nulla da rimproverarti,<br />

ti spaventi?».<br />

Sandrino ebbe un sorriso amaro, un abbandono,<br />

disse:<br />

«Forse proprio per questo». E inconsciamente aggiunse:<br />

«Io ho bisogno di inventare per credere in<br />

quello che dico».<br />

Faliero scosse mestamente la testa, anch'egli con<br />

un eguale sorriso:<br />

«Be', in qualcosa dovrai mentire. Per non complicare<br />

le cose, credo sia bene tu non accenni al<br />

tuo viaggio a Milano. Ma a me devi dirlo, e subito,<br />

cosa ti ha condotto a Milano, e perché ci sei restato<br />

tre settimane ».<br />

Le parole di Faliero lo resuscitavano; Sandrino richiamava<br />

in vita se stesso. Cercò una frase che eludesse<br />

la domanda di Faliero e gli desse il <strong>tempo</strong> di<br />

riflettere qual era la risposta che piú gli conveniva.<br />

«Qualunque sia stato il mio scopo? ».


«Certamente ».<br />

E Sandrino, già <strong>del</strong> tutto lui, ora che la sua mente<br />

tornava a servirlo (ma soprattutto perché temeva<br />

che la verità potesse irritare Faliero e limitare l'intenzione<br />

ch'egli aveva di aiutarlo), disse:<br />

« È stato per una donna ».<br />

«Chi é? Dove l'hai conosciuta?».<br />

«È una puttana. Ma mi piace. È l'unica donna<br />

che mi sa capire, tu intendi cosa voglio dire. Si<br />

chiama Kati. L'ho conosciuta quando ero nei marò.<br />

A quell'epoca, era l'amante di un tedesco. Mi aveva<br />

lasciato il suo indirizzo di Milano. Non ho saputo<br />

resistere ».<br />

« E ti ha finito trecentomila lire in quindici<br />

giorni? ».<br />

« Ci siamo dati alla pazza gioia. Le ho regalato<br />

una pelliccia. Me ne pento, ma è stato piú forte<br />

di me ».<br />

«Non te ne penti affatto... Come hai detto che<br />

si chiama? Kati è un nome d'arte, quello vero dico,<br />

non lo sai?».<br />

«Kati sta per Caterina. Si chiama proprio Caterina.<br />

Caterina Serpieri».<br />

«Non è piú col tedesco?».<br />

« Come vuoi sia ancora col tedesco... No, è libera.<br />

Batte i caffè ».<br />

«E dove abita? ».<br />

«Perché mi interroghi? Non mi credi? ».<br />

« Sí e no... Ma soprattutto se è no, rispondermi ti<br />

servirà di allenamento, qualora ti trovassi costretto a<br />

dire alla Polizia di essere stato a Milano».<br />

Alla Polizia, poche ore dopo, già rinfrancato qual<br />

era, Sandrino disse invece di non essersi mai mosso<br />

dalla città, e che tutti loro, <strong>del</strong>la banda <strong>del</strong>l'autostrada,<br />

erano semplici conoscenze di caffè, di tavolo<br />

di ramino. L'interrogatorio fu minuzioso, ma facile<br />

facile per Sandrino siccome colui che la Polizia<br />

ricercava, l'ultimo componente <strong>del</strong>la banda, era<br />

stato arrestato quella mattina stessa. Persuase la Polizia<br />

il fatto che Sandrino si fosse immediatamente<br />

presentato, giustificando la sua fuga dal caffè col<br />

panico che lo aveva assalito di venire linciato, dopo<br />

la rivelazione <strong>del</strong> cameriere.<br />

«L'hai scampata bella, giovanotto », gli disse il<br />

commissario stringendogli la mano. «D'ora in avanti,<br />

se non puoi farne a meno, di giocare, stai attento<br />

con chi giochi».


Egli spalancò i suoi occhi celesti:<br />

«Non si facevano mai piatti superiori a cento-lire<br />

».<br />

E lungo la strada per tornare a casa, sulla neve<br />

che era già alta e continuava a fioccare, a Faliero<br />

che lo aveva atteso, Sandrino disse:<br />

«Ne parlerò io a mia madre, di Virginia e di<br />

tutto. Concedimi due giorni di <strong>tempo</strong>. Stasera non<br />

ne ho la forza. Casco dalla stanchezza, dopo quanto<br />

ho passato nelle ultime quarantotto ore ».<br />

Faliero lo guidò in un bar e gli offerse l'aperitivo.<br />

«Guardami, Sandrino», gli disse. «Non parlarne<br />

ancora a tua madre. Ti do non due giorni, ma<br />

quattro, una settimana perché tu mediti appunto su<br />

quanto ti è capitato in queste ultime ore. Dovrai essere<br />

tu stesso a dirmi cosa intendi fare di te stesso.<br />

Nessun riformatorio ti potrà mai riformare come potrebbero<br />

farlo, se tu volessi, l'affetto di tua madre e<br />

l'amicizia di veri amici».<br />

« Ti dovrei abbracciare ».<br />

«Aspetta. Non sono disposto io ancora ».<br />

Piú oltre, usciti dal bar:<br />

« Che ne pensi, Faliero, <strong>del</strong> Torino? ».<br />

«Avevo o no ragione? Nel calcio l'avvenire è <strong>del</strong>le<br />

squadre che giocano col nuovo sistema».<br />

«Eppure il Modena gioca col metodo, all'antica,<br />

ed è lo stesso una bella squadra ».<br />

«Squadra di scarponi».<br />

« Di mastini».<br />

«Ora, appena arrivati a casa, leggerai cosa ne dice<br />

la Gazzetta».<br />

Il giornale sportivo scriveva che il Modena era una<br />

bella squadra, ma dall'avvenire incerto, e Sandrino<br />

era troppo sfinito per contraddire gli argomenti di<br />

Faliero. Si coricò pregando la madre di rimandare<br />

all'indomani la sua curiosità di apprendere fino a<br />

che punto era riuscito a concludere gli affari. (Siccome<br />

i giornali ne avrebbero sicuramente parlato,<br />

era stato necessario dirle subito <strong>del</strong>l'incidente e <strong>del</strong>l'interrogatorio<br />

alla Polizia; e malgrado le si fosse<br />

detto il minimo indispensabile, e Faliero fosse intervenuto<br />

a persuaderla, calmarla <strong>del</strong>la sua apprensione<br />

era stato lungo e sfibrante.<br />

Lucia vegliò la notte intera sul figlio addormentato.<br />

All'alba si alzò, preparò il caffè d'orzo, destò<br />

Sandrino e porgendogli la tazzina, lo costrinse ad<br />

ascoltarla. Gli disse:


«Ora che hai dormito, dimmi <strong>del</strong> tuo viaggio».<br />

Aveva il viso affaticato per la veglia e per l'ansia<br />

che l'opprimeva. Il suo sguardo era dolce e smarrito,<br />

atteggiato a una severità dolorosa a sostenere. Poggiava<br />

una mano sulle coperte <strong>del</strong> letto, sopra una coscia<br />

di Sandrino, e teneramente gliela stringeva. Gli<br />

mise il proprio scialle sulle spalle, siccome egli si era<br />

sollevato e sorbiva il caffè, con una pausa tra un<br />

sorso e l'altro. Era, agli occhi <strong>del</strong>la madre, un angiolo<br />

biondo che sorrideva.<br />

«Dunque, mammina. Milano è una città molto<br />

grande e molto bella, cosí grande che tu non hai<br />

l'idea, dieci volte la nostra. Ci sono <strong>del</strong>le chiese meravigliose.<br />

Il Duomo è altissimo, con in cima una<br />

Madonnina tutta d'oro».<br />

«Lo so, e la conosco, in cartolina».<br />

«Ma a vederla è un'altra cosa... Come la galleria,<br />

non ci si immagina la gente che ci può entrare. I<br />

caffè poi... A Milano c'è un caffè o un bar ogni due<br />

passi. Fanno già la cioccolata buona come prima<br />

<strong>del</strong>la guerra... La periferia, poi, non è come da noi,<br />

un prolungamento <strong>del</strong>la città... Là sono tanti paesi<br />

a sé. Ci si arriva coi tram che hanno i velluti rossi<br />

sui sedili».<br />

La madre lo interruppe: « E i tuoi affari? ».<br />

«Per il momento ho combinato poco o nulla. Ma<br />

ho gettato le basi... ».<br />

« Gli incarichi che ti aveva affidato il tuo padrone,<br />

quelli, li hai conclusi? ».<br />

«Quelli, sí. Flammarione mi dovrà essere grato.<br />

Anzi, se non è tirchio, dovrebbe darmi la percentuale.<br />

Conto su questo per cominciare a trattare in<br />

proprio... Tutto sta nel muovere il primo passo».<br />

La madre lo interruppe di nuovo, seccamente questa<br />

volta.<br />

«Non dirmi di piú».<br />

La camera era in penombra, rischiarata dalla poca<br />

luce che proveniva dalle persiane accostate. Lucia<br />

dava le spalle alla finestra per cui Sandrino non poteva<br />

vederla in viso. Le parlava persuaso <strong>del</strong>la sua<br />

credulità, meditando ciò che avrebbe fatto appena essa<br />

se ne fosse uscita. Le parole che essa pronunciò<br />

lo colsero di sorpresa.<br />

Lucia disse:<br />

«Anche qui da noi ci sono i tram. Senza velluti<br />

rossi, ma ci sono. La sera quando mi sento piú stanca<br />

<strong>del</strong> solito prendo il 19 per tornare a casa ».


« Be'», egli disse. «Cosa c'entra, mammina? ».<br />

« Ieri sera ero ansiosa di rivederti, ed ho preso il<br />

tram. Ci ho incontrato Flammarione e sua moglie.<br />

Dimmi tu adesso, cosa devo pensare? ».<br />

Egli posò la tazzina sul comodino, poi disse:<br />

«E stanotte, scommetto, non hai chiuso occhio».<br />

Ella gli prese le mani tra le sue.<br />

«È la prima volta che mi hai detto una bugia.<br />

Perché? Dove hai preso il salario <strong>del</strong>le ultime settimane,<br />

e i soldi per il viaggio, per trattenerti tanti<br />

giorni lontano da casa? Non ho dormito, stanotte,<br />

è vero. Ed anche ora sono cosí stordita che non ti<br />

so nemmeno rimproverare».<br />

Gli stringeva le mani.<br />

«Dimmi tutto, bambino mio».<br />

Egli le buttò le braccia al collo, l'abbracciò stretta,<br />

la baciò sulle guance. Era sincero quando le disse:<br />

«Non piangere, mamma. Se tu piangi, impazzisco<br />

».<br />

Era sincero e sgomento al pari <strong>del</strong>la madre, forse<br />

sul punto di confidarsi a lei: era un ragazzo che<br />

per farsi perdonare dalla madre le rivela interamente<br />

le sue marachelle, anche quelle che la madre ignora,<br />

affinché essa torni a credergli e, consolandosi <strong>del</strong>la<br />

sua sincerità, a propria volta lo istruisca e consoli. Fu<br />

un attimo, tuttavia, un barlume che mise a nudo la<br />

sua coscienza (come la sera prima dinanzi a Faliero).<br />

per farla subito dopo nuovamente arretrare nel suo<br />

limbo di oscurità e di finzione. E inconsciamente, fu<br />

Lucia medesima, col suo affetto cieco e pietoso di<br />

madre, a lasciare una volta ancora Sandrino solo a<br />

se stesso, proprio nell'istante in cui il figlio le era<br />

vicino come non mai, ed essa a lui, desiderosa di<br />

aiutarlo, di distruggersi per il suo bene. Confusa<br />

dalle sue carezze, Lucia gli suggerí la giustificazione<br />

che desiderava di sentirgli ripetere. Gli disse:<br />

«La colpa è tutta mia. Mi lamento troppo spesso<br />

<strong>del</strong>la vita che faccio. Ti induco a commettere <strong>del</strong>le<br />

sciocchezze... ».<br />

«Avevo messo insieme dei risparmi, con <strong>del</strong>le gratifiche<br />

che ti avevo nascosto, ecco tutto», egli disse.<br />

«Pensavo di emanciparmi comperando <strong>del</strong>la merce<br />

per conto mio e rivendendola. Invece i soldi mi sono<br />

bastati appena per il viaggio... Troverò un altro impiego,<br />

migliore di quello che avevo da Flammarione<br />

».<br />

« Era come pensavo... Vorresti che io non andassi


piú a lavorare... L'hai fatto per me».<br />

Singhiozzava, ed egli dovette calmarla, coi suoi<br />

baci e le sue carezze. Le promise, com'essa gli chiedeva,<br />

che non si sarebbe piú lasciato tentare da quell'idea,<br />

«almeno fino a quando non fosse nell'età<br />

<strong>del</strong>la ragione». Glielo giurò davanti alla fotografia<br />

<strong>del</strong> padre. Poi Lucia disse:<br />

«Non è necessario che tu cerchi un nuovo impiego.<br />

Flammarione è pronto a riprenderti oggi stesso...<br />

Ho retto la parte. Forse lui non si è nemmeno accorto<br />

che io non sapevo».<br />

Egli tornò ad abbracciarla. Rincalzandogli le coperte,<br />

ella disse:<br />

« Sulla sedia c'è la biancheria pulita. Nella dispensa,<br />

in cucina, troverai la colazione. Riposati fino<br />

a tardi. Nel pomeriggio vai al cinema, ti ho messo<br />

cinquanta lire nella tasca dei calzoni, ma telefonami<br />

appena esci. Ed in serata passa dal negozio, Flammarione<br />

ti dirà di rientrare in servizio domattina...<br />

E non lo chiamare Flammarione... Sii cortese, sii<br />

umile, sappi fare».<br />

Sandrino la rassicurò, quindi le chiese se continuava<br />

a nevicare.<br />

«No», ella disse. «C'è il sole. E io sono in ritardo.<br />

Bruna e Faliero se ne sono andati già da<br />

un'ora ».<br />

Si affacciò nuovamente dalla soglia per dirgli.<br />

«Tu non sai nulla di Virginia... Stasera ne parliamo».<br />

Uscita la madre egli si alzò, rimase a lungo dietro<br />

i vetri <strong>del</strong>la finestra <strong>del</strong> corridoio, finché dietro i<br />

vetri <strong>del</strong>la finestra dirimpetto apparve Elena. Si intesero<br />

a cenni. Dapprima ella sembrò recalcitrante,<br />

poi accondiscese a trovarsi di lí a poco davanti al<br />

semaforo <strong>del</strong> giorno prima. Sandrino la precedé. Gli<br />

restavano quattro sigarette <strong>del</strong> pacchetto involato<br />

al cameriere. Ne fumò due nell'attesa.<br />

XVII<br />

Ella giunse, con indosso il suo cappotto rosso, e i<br />

capelli tutti raccolti dentro una sciarpa celeste, girata<br />

a turbante sulla fronte e dietro la nuca. Infilata<br />

alla spalla, e pendula sul fianco, aveva una borsa di<br />

pelle, <strong>del</strong>lo stesso colore dei guanti e <strong>del</strong> turbante.


Cosí acconciata, sembrava stranamente piú alta, « piú<br />

seducente » com'egli si disse nel vederla.<br />

« Ti ho fatto aspettare? ».<br />

«Non importa ».<br />

«È già qualcosa».<br />

«Cosa? ».<br />

« Che tu dica: non importa. Per essere perfetto<br />

avresti dovuto dire: aspettare? Macché».<br />

«Dove andiamo?».<br />

«Devi saperlo tu. Sei tu che mi hai invitato,».<br />

« Passeggiamo? ».<br />

«Purché si resti nelle strade dove la neve è già<br />

spalata ».<br />

«Ti spaventa camminare sulla neve? ».<br />

«Sí, quando non si tratta di sciare ».<br />

« Sei tennista, sciatrice... Che altro sport sai fare? ».<br />

«Nuoto, pallacanestro ... ».<br />

«Sai andare in bicicletta».<br />

«Eh, già».<br />

«Guidare l'automobile».<br />

«Ma è naturale».<br />

«Waterpolo, forse no».<br />

«Direi di sí».<br />

« Immaginiamoci cavalcare ».<br />

«Figurarsi».<br />

« E cuocere due uova? ».<br />

«Diplomata».<br />

«Sollevamento pesi?».<br />

« Be', ora cominci ad esagerare ».<br />

Rise ed egli la prese per la mano. Camminavano<br />

dove la neve era spalata, allontanandosi dal centro<br />

tuttavia. Egli la guidava, ma a caso per lui stesso,<br />

dove i passi lo portavano, contento di starle vicino,<br />

di tenerla per la mano, compiaciuto che ella fosse<br />

risentita e puerile come si dimostrava. E che lo<br />

guardasse, quando lui la guardava, con quei suoi<br />

occhi grandi e furbi che volevano apparirgli diffidenti<br />

ed erano pieni di allegria.<br />

«Sei elegante», le disse.<br />

« Volevi farmi un complimento? Allora non si<br />

dice: sei elegante. <strong>Un</strong>a donna è elegante di per sé.<br />

Si dice: grazioso cotesto turbante. Oppure è per il<br />

cappotto? ».<br />

« Anche per il cappotto, per tutto».<br />

«Allora si dice: sei... ».<br />

« Sei? ».<br />

«A seconda di cosa intendevi dire ».


Si erano fermati, stavano l'uno di fronte all'altra,<br />

si sorridevano con gli occhi.<br />

«Sentiamo», ella ripeté. «Cosa intendevi dire? ».<br />

«Che mi piaci».<br />

« Be', dillo».<br />

«Mi piaci ».<br />

«Va bene. E poi? ».<br />

« Ora sta a te... Io ti piaccio? ».<br />

«Cosí e cosí... Meno di quando ancora non ti<br />

avevo parlato, piú di dopo averti parlato la prima<br />

volta ».<br />

« Non ancora abbastanza, in poche parole... Quel<br />

" cretina" ti sta ancora in gola».<br />

«Devo ancora persuadermi che ti derivasse dal<br />

non aver dormito. Ed anche in questo caso non si<br />

spiegherebbe... C'è, sí, il fatto che non mi serbi rancore<br />

per averti lasciato ieri sera sotto la neve... ».<br />

«Ah, ah», egli esclamò. «Ti aspettai esattamente<br />

un'ora e dieci. Ero diventato una statua di neve... ».<br />

«Dico, non vorrai mica che entriamo nel giardino?<br />

Affonderemmo a mezza gamba, non lo vedi?».<br />

Erano davanti al cancello <strong>del</strong> giardino, dove egli<br />

aveva giocato durante l'infanzia, dove era accaduto<br />

l'episodio con Bruna, dove Virginia gli portava la<br />

colazione, appena un mese prima. Si sorprese di<br />

ritrovarvisi di fronte, che l'istinto ve lo avesse guidato.<br />

I ricordi, subitamente ridestati, lo turbarono.<br />

Il suo volto si oscurò. La sua mano strinse quella<br />

<strong>del</strong>la fanciulla, forte da schiacciarle le dita. Tuttavia<br />

ella non gridò, le bastò guardarlo per intuire ch'era<br />

a se stesso ch'egli usava violenza, non a lei. A lei,<br />

anzi, sembrava richiedere un tacito aiuto. Ella capí<br />

di non doverlo interrogare. La simpatia tutta naturale<br />

che l'aveva indotta a curiosare su quel ragazzo<br />

sconosciuto, occhieggiando dalla propria verso la sua<br />

finestra, ed il vago desiderio di conoscerlo che le<br />

circostanze le avevano favorito, diventarono da quell'istante<br />

per Elena una certezza affettiva, che la turbò<br />

a sua volta ma che la dispose ad abbandonare il suo<br />

atteggiamento scherzoso per rivolgersi a Sandrino<br />

con altro animo ed una piú intensa partecipazione.<br />

Gli disse:<br />

«Mi fai quasi male, te ne accorgi? », e la sua voce<br />

fu dolce, come comprensiva <strong>del</strong>lo stato d'animo di<br />

Sandrino.


Egli allentò la stretta, ma non le lasciò la mano.<br />

La ricondusse indietro, verso il fiume lí vicino. Le<br />

disse:<br />

«Qui gli spalatori non sono arrivati. Non mi rimproveri<br />

di farti camminare sulla neve? ».<br />

«Ora no», ella disse. «Ora stiamo diventando<br />

amici ».<br />

«Non volevo portarti nel giardino. Non so nemmeno<br />

io perché mi ci sono diretto».<br />

Cercava di dare una spiegazione a se stesso, parlandole.<br />

Credette di avere trovato la ragione e gliela<br />

disse. Le disse:<br />

« Forse è proprio per via <strong>del</strong>la neve. È insolito<br />

che ne cada tanta qui da noi, non è vero? Non<br />

siamo abituati ».<br />

Ella lo incoraggiò: «Vuoi dire che la neve cambia<br />

le prospettive? Che non si riconoscono piú le<br />

strade? È cosí. Sono tornata al Sestriere, l'anno scorso<br />

d'estate, dopo che c'ero andata anni fa, d'inverno,<br />

a sciare, e il paesaggio era tutto diverso. Non riuscivo<br />

ad orientarmi».<br />

Poco dopo sedevano nell'interno <strong>del</strong> Chiosco Bar,<br />

sul viale, dirimpetto al fiume, ad uno dei due soli<br />

tavolini che v'erano, in angolo, ella dava le spalle<br />

alla vetrata.<br />

«Hai detto che stiamo diventando amici. Significa<br />

che ho finito col piacerti? Ma non ho fatto nulla<br />

di straordinario, nel frat<strong>tempo</strong>».<br />

« È stato il modo con cui mi hai stretto la mano».<br />

Allora, e fu inspiegabile a lui stesso, Sandrino provò<br />

come un franare improvviso dentro di sé: qualcosa<br />

che lo annichiliva e insieme lo scioglieva. Le<br />

sue guance si arrossarono. Ella gli sorrideva, i suoi<br />

occhi erano grandi, belli, tenerissimi a specchiarvisi.<br />

Ed era come se Elena sapesse tutto di lui, e lo perdonasse<br />

prima ancora di averlo giudicato, ma nello<br />

stesso <strong>tempo</strong> gli richiedesse una sincerità ch'egli non<br />

avrebbe mai dovuto tradire.<br />

Ella disse ancora: «Non mi dare spiegazioni. Immediatamente<br />

dopo ce ne potremmo pentire, tu di<br />

avermele date, io di averle ricevute. Tu sei indubbiamente<br />

un ragazzo strano ed anch'io non debbo esserti<br />

apparsa <strong>del</strong> tutto naturale. Invece credo di esserlo,<br />

come tu pure certamente lo sarai. Impariamo<br />

prima a conoscerci. Ti va? ».<br />

«Mi va», gli disse. «A patto che tu non mi lasci<br />

piú ».


«È un impegno troppo grosso. Io sono abituata a<br />

mantenere quello che prometto. È l'unica dote che<br />

credo di potermi riconoscere ».<br />

«È anche la mia», egli disse. «Ossia, credevo lo<br />

fosse, fino a ieri. Quando ti ho incontrata avevo in<br />

testa un proposito. Ora sono felice di essermi mancato<br />

di parola ».<br />

Ella volle fingere di non avere udito, appunto<br />

perché Sandrino sembrava deciso a dirle ciò che ancora<br />

ella non voleva sapere, fosse piccola o grande la<br />

ragione <strong>del</strong>la sua angoscia: e se era insignificante<br />

per non restarne <strong>del</strong>usa, e se era enorme per non<br />

spaventarsene. Ed a maggior ragione se era comprensibile<br />

ed umana, siccome ella aveva ancora da rispondere<br />

a se stessa, in che veste e misura sentiva<br />

di doverlo accogliere tra i suoi affetti. Gli disse:<br />

«Sai qual è la maniera piú semplice? Ripigliamo<br />

il <strong>nostro</strong> incontro al punto in cui ieri ci lasciammo.<br />

Batto io, sei d'accordo? ».<br />

Egli era ormai tutto preso di lei, umilmente, come<br />

aveva cercato di dirle dicendole di non lasciarlo piú.<br />

« Batti a rete, ti prego».<br />

«Ma certo», ella disse. Aggiunse: «Hai finito le<br />

sigarette? Ne ho io».<br />

Avevano sorbito il caffè, fumavano; rari clienti<br />

entravano ed uscivano; i due baristi s'intrattenevano<br />

con la cassiera; la radio trasmetteva dei ballabili. Al<br />

di là <strong>del</strong>la vetrata, v'era un posteggio di taxi; sulla<br />

distesa di neve, nel piazzale dirimpetto al fiume, la<br />

gente sostava alla fermata <strong>del</strong> tram. Elena disse:<br />

«Non sono una ragazza misteriosa. Sai come mi<br />

chiamo e che scuola faccio. Te ne ricordi? ».<br />

«Elena Mondei, terza liceo. Liceo? ».<br />

«Già», ella disse. « Siccome ho perduto due anni,<br />

come ti dirò. Del resto, te lo immagini. Non si poteva<br />

certo andare a scuola coi tedeschi e fascisti. Io<br />

in specie, dopo che s'erano presi mio padre... ».<br />

«Era un comunista?».<br />

« No, non era nulla. Voglio dire che non apparteneva<br />

a nessun partito. Era semplicemente un uomo<br />

che amava la libertà. Era uno scrittore. Lavorava coi<br />

comunisti, tuttavia. Li riteneva quelli che facevano<br />

piú cose per ottenerla. Lo presero e non è piú tornato.<br />

Non si è piú saputo nulla di lui. Lo portarono<br />

in Germania, era con dei suoi compagni a Mauthausen,<br />

poi lo inviarono in un altro lager, chi dice a<br />

Dachau, chi a Belsen, chi altrove, ma nessuno dei


educi di questi campi, con i quali abbiamo parlato<br />

la mamma ed io, lo ha mai visto arrivare. Tutte le<br />

ricerche sono state inutili. Di sicuro si sa soltanto<br />

che partí da Mauthausen, è accertato che partí, che<br />

non fu ucciso lí, per questo mia madre lo aspetta<br />

ancora ».<br />

«Tu no? ».<br />

«No, io no», ella disse.<br />

Parlava calma, e seria, diversa dalla fanciulla che<br />

egli aveva imparato a conoscere fino ad un'ora innanzi.<br />

V'era nella compostezza <strong>del</strong>la sua voce un<br />

distacco che accentuava i sentimenti che le sue parole<br />

esprimevano: una fermezza d'animo di fronte<br />

alla quale, e non soltanto per quello che essa diceva,<br />

ma appunto per come lo diceva, Sandrino si sentiva<br />

sempre piú scoperto e intimidito.<br />

«Io no», ella ripeté, «non lo aspetto piú. Nessuno<br />

di coloro che partirono con lui ha piú dato notizie.<br />

E <strong>del</strong> resto, non si torna dall'inferno, di mano<br />

ai nazi poi. Le testimonianze dei suoi compagni hanno<br />

finito per persuadermi. Mio padre era già debole<br />

di suo. Aveva fatto la fame da giovane, si era rovinato<br />

la salute a furia di privazioni; e i suoi compagni<br />

che lo videro partire dicono ch'era ridotto pelle<br />

ed ossa, che quando partí sputava sangue da piú giorni.<br />

La notte prima aveva avuto un'emottisi spaventosa,<br />

ed i suoi aguzzini furono costretti a caricarlo<br />

di peso sul camion, siccome era svenuto sotto il calcio<br />

di un fucile... L'immagine che mi son fatta è che<br />

papà sia morto lungo la strada, che abbiano scaraventato<br />

il suo corpo in un fossato. Forse qualche anima<br />

pietosa gli avrà dato sepoltura, se non altro per igiene...<br />

Non ti spaventare. Per me tutto questo è molto<br />

naturale. Papà stesso sapeva che gli sarebbe andata<br />

cosí. Me l'ha lasciato scritto».<br />

« Cosa ti ha lasciato scritto? ».<br />

« In una lettera, che riuscí a farci avere prima di<br />

essere trasportato in Germania. Era di quattro facciate,<br />

due per me e due per la mamma. Ci diceva che<br />

sicuramente non sarebbe tornato, lo sentiva. Nel<br />

carcere, per via <strong>del</strong>le percosse, gli avevano già riaperto<br />

le lesioni ai polmoni... a me diceva che era<br />

giusto che la mamma dovesse piangere e disperarsi,<br />

ma io no, non dovevo perché... Be', se veramente<br />

diventeremo amici ti farò leggere la sua lettera... Ed<br />

anche i suoi libri. Sono come lui che li ha scritti. Io<br />

ho imparato a conoscerlo veramente da poco <strong>tempo</strong>,


dopo che lui è morto e rileggo le sue storie. Leggendole<br />

mi sembra di sentire la sua voce che me le<br />

legge... Era un uomo triste nel suo profondo, ma<br />

pieno di ironia ».<br />

Si arrestò per schiacciare il resto <strong>del</strong>la sigaretta sul<br />

portacenere.<br />

« Perdonami», gli disse. « Ho tanto dentro al sangue<br />

mio padre che quando comincio a parlare di lui,<br />

non mi riesce staccarmene piú... Ti dovevo parlare<br />

di me, invece... ».<br />

«È di te che mi stai parlando».<br />

«In fondo, sí», ella disse. «È perché di me non<br />

ho nulla da dire. Cerco di vivere e di comportarmi<br />

come lui mi ha insegnato, e non ha fatto nulla per<br />

insegnarmelo, sai? Era soltanto un mio amico. Veniva<br />

a sciare con me, in piscina con me, al concerto<br />

con me, al cinema con me... ».<br />

« E tua madre? », le chiese Sandrino; pensava alla<br />

propria madre, al colloquio che aveva avuto con lei<br />

quel mattino medesimo.<br />

« Mia madre è buona, è debole. È una madre, tu<br />

capisci ? Per lei io non sono cresciuta. Si spaventa<br />

di tutto, di come parlo, di come penso. Ora poi, un<br />

poco mi odia perché sa che io non ho nessuna speranza<br />

che papà sia vivo... Ma anche di lei parleremo,<br />

se diventeremo amici».<br />

«Già lo siamo, no? », egli disse, e si riconobbe<br />

trepidante nel farle la domanda. «L'hai detto tu<br />

stessa ».<br />

«Non lo siamo abbastanza », ella gli rispose. Poi<br />

disse:<br />

« Io ho pochissimi amici, forse nessuno di veramente<br />

intimo. Ho <strong>del</strong>le conoscenze, dei ragazzi e<br />

<strong>del</strong>le ragazze come me, la mia amica che ti parlò<br />

ieri al telefono, per esempio, con i quali scherzo,<br />

ballo, studio, faccio i pettegolezzi, ci scambiamo le<br />

idee, facciamo gli scemi e le persone serie a seconda<br />

<strong>del</strong>le circostanze, ma dentro, dentro è diverso. Ci<br />

sono dei tasti che toccati una volta per conoscersi<br />

quali siamo, non si toccano piú, non si va a fondo.<br />

Si resta amici, ma si sa che certi argomenti non si<br />

debbono piú toccare. Ci si sopporta e stima a vicenda.<br />

Papà diceva: ci si aiuta a vivere. Guai se cosí<br />

non fosse. Ma l'amicizia, diceva papà, l'amicizia vera<br />

è un sentimento forte. È un volersi bene spietato,<br />

un guardarsi continuamente negli occhi, lui diceva.<br />

L'amore poi... ».


E fu la sua volta di arrossire, di persuadersi che<br />

stava innamorandosi di quello strano ragazzo, che<br />

non sapeva ancora chi fosse, e che forse aveva qualcosa<br />

di oscuro che l'opprimeva. Allora provò il desiderio<br />

di conoscere ciò che l'opprimeva, di sapere<br />

di lui tutto ciò ch'egli avesse voluto dirle. Tacque<br />

un istante, offerse a Sandrino e a se stessa una seconda<br />

sigaretta, disse:<br />

« Be', credo di aver vuotato il sacco per ora... Vuoi<br />

l'età? Diciotto, circa... Trovi forse che non sono alta<br />

abbastanza per la mia età, sii sincero».<br />

«Io ho gli stessi anni tuoi, e al contrario sono<br />

forse cresciuto troppo, che ne dici? ».<br />

«Dipende. Non è la statura che conta. Oddio,<br />

conta anche quella, eccome... Del resto, anche tua<br />

madre è alta quanto e piú di te... La vedevo spesso<br />

alla finestra, fino a qualche <strong>tempo</strong> fa. Dev'essere un<br />

po' scorbutica, o mi sbaglio? Tutte le volte che accennavo<br />

un saluto, si ritirava. Ora non la vedo da<br />

diversi giorni... Sai, nella stanza che dà sulla tua<br />

strada, c'è lo studio di papà. C'è anche il piano, e<br />

io ci passo quasi tutte le ore che sto in casa... Non<br />

mi dire che tua madre non s'è accorta <strong>del</strong>la mia attenzione.<br />

Le madri sono tremende, hanno un sesto<br />

senso, in questi casi... <strong>Un</strong> giorno mi parve ti baciasse<br />

apposta, per farmi credere, che so, che invece<br />

di tua madre fosse la tua amante ».<br />

Egli meditò prima di risponderle. Ciò che Elena<br />

gli aveva raccontato di sé, la franchezza con cui gli<br />

aveva parlato, le proprie idee e convinzioni a cui<br />

essa aveva alluso, avevano finito di turbarlo. Ella gli<br />

sollecitava una sincerità alla quale Sandrino sentiva<br />

di aderire, ormai, compiutamente, ma che tuttavia<br />

per un momento pensò di rifiutarle. Fu una lotta<br />

rapida e cru<strong>del</strong>e (stringeva il pugno sotto il tavolo,<br />

le unghie dentro il palmo contratto) che Sandrino<br />

sostenne contro la propria natura abituata al calcolo,<br />

alla finzione, e immediatamente risoltasi a favore dei<br />

sentimenti nuovi, inesplicabili eppur graditi, che<br />

Elena gli andava ispirando. Egli decise di ricambiare<br />

con pari lealtà il suo dono d'amicizia. Piú esattamente,<br />

egli credeva di poter placare il tumulto che<br />

lo agitava, soltanto contrapponendo la propria verità<br />

alla verità che Elena gli aveva rivelato. Erano due<br />

verità che assomigliandosi forse si completavano. Di<br />

certo, egli era suggestionato dalla presenza fisica <strong>del</strong>la<br />

fanciulla piú che dal suo eloquio. Intuiva tuttavia di


doversi portare sul suo stesso piano per conquistarla.<br />

Non calcolò la reazione che le proprie parole le potevano<br />

suscitare. Questi sentimenti erano in lui tanto<br />

assillanti quanto imprecisi. Egli non aveva ancora<br />

formulato un giudizio su se stesso, comunque adesso<br />

se non era il rimorso, non era piú nemmeno l'orgoglio<br />

di ciò che aveva compiuto a determinare il<br />

suo stato d'animo. Ascoltò unicamente il proprio<br />

istinto, il quale gli istigava un desiderio veemente,<br />

morboso, di raccontare ad Elena per intero le proprie<br />

gesta recenti e remote.<br />

Ella ripeté: «Scusami, ma ebbi questa esatta impressione:<br />

che essa volesse farmi credere che tu le<br />

fossi qualcosa di diverso da un figlio».<br />

«Infatti», egli disse. «Non era mia madre, era la<br />

mia amante. Ma adesso non lo è piú. È partita... ».<br />

Elena abbassò lo sguardo un istante, quindi tornò<br />

a sorridergli.<br />

«Ne ero convinta... Eri tu che la baciavi come un<br />

forsennato, non lei ».<br />

«Ti ripeto», egli la interruppe. «Non so piú nemmeno<br />

dove si trovi... Non mi importa piú nulla di<br />

lei... Mi credi? ».<br />

«Perché non dovrei crederti, se tu lo dici? ».<br />

Ritti al banco, due tranvieri bevevano la grappa;<br />

un ragazzostrillone entrò per consegnare alla cassiera<br />

il giornale <strong>del</strong> mezzogiorno; la radio, attutita,<br />

trasmetteva implacabile la sua musica leggera. Al tavolo<br />

dirimpetto, il solo oltre a quello dove sedevano<br />

Elena e Sandrino, uno dei baristi ordinava in tanti<br />

mucchietti i denari <strong>del</strong>le mance. Essi erano isolati<br />

nel loro angolo, ella con le spalle contro la vetrata,<br />

al di là <strong>del</strong>la quale, parlandole, egli vedeva la distesa<br />

di neve, le case lunghe in fila, interrotte dalle macerie,<br />

i taxisti immobili al volante, il rado via vai <strong>del</strong>le<br />

auto e dei pedoni, i tram che prendevano e lasciavano<br />

alla fermata il loro carico di passeggeri.<br />

Egli disse, e fu l'ultima considerazione che si concesse:<br />

«Dallo scherzo siamo passati alle cose serie ».<br />

«Se dobbiamo diventare amici», ella commentò.<br />

«Ed è strano che io abbia detto che lo siamo già »,<br />

riprese Sandrino. « Ossia, non è strano affatto, perché<br />

sento di essere già tuo amico. In tutti i sensi. Mi<br />

sembra come se fossimo già stati a letto insieme ».<br />

Ella trattenne il fumo che stava aspirando, s'imporporò<br />

alle guance. Gli rispose: «Galoppi con la


fantasia... Comunque, perché ti sembra strano? ».<br />

«Perché tu mi hai detto chi sei, e suppergiú come<br />

la pensi... Voglio dire che appartieni alla democrazia...<br />

Io invece sono un fascista ».<br />

La guardò. Vide che anche adesso, come poco prima,<br />

ella non reagí, se non socchiudendo un attimo<br />

gli occhi, quasi si sforzasse di individuare qualcosa<br />

che le appariva in lontananza. Ma subito dopo la<br />

sua voce rivelò la sua sorpresa, ch'ella cercò di mascherare<br />

in tono d'indifferenza, appena un poco ironico.<br />

«Ah, interessante », ella disse. « Sei stato fascista<br />

fino a quando? ».<br />

«Sempre, e lo sono ancora. Ora forse piú di<br />

prima ».<br />

« Incredibile», ella esclamò. « È la prima volta<br />

che il mio istinto mi ha tradito».<br />

« Perché sei una ragazza per bene, evidentemente.<br />

E non hai esperienza. Giorni fa, una donna da marciapiede<br />

capí subito che ero un exmarò».<br />

«Anche exmarò », ella ripeté.<br />

Aveva appoggiato il gomito al tavolino e il mento<br />

sulla palma <strong>del</strong>la mano. «Ed ora piú di prima»,<br />

commentò, con le sue parole. Poi gli chiese:<br />

«Non stai fingendo, per caso? Mica sarà un modo<br />

tutto tuo speciale di fare la corte? Saresti stupido».<br />

«È la verità », egli disse. « Mio padre era diverso<br />

dal tuo. Commercialista invece che scrittore. Seniore<br />

<strong>del</strong>la Milizia fascista. È morto in Africa, nel '36. E<br />

non stato mai mio amico perché io sí e no l'ho<br />

conosciuto. Non porto nemmeno il suo nome, ma è<br />

come se lo portassi due volte al posto d'una. L'ho<br />

nel sangue come tu hai il tuo ».<br />

Parlando scopriva di chiarire sé a se stesso, accentuava<br />

via via la brutalità <strong>del</strong> proprio linguaggio<br />

persuaso, in tal modo, di avvicinarsi sempre piú ad<br />

Elena. Egli agiva come se il loro amore, cosí come<br />

gli sembrava fosse sbocciato, dovesse rapidamente<br />

fiorire e consolidarsi attraverso la provocazione. Ella<br />

lo ascoltava senza piú dubitare <strong>del</strong>la sua sincerità,<br />

allarmata ma quasi piú di prima, seppure già diversamente,<br />

attratta verso Sandrino, per conoscerlo e<br />

capirlo e dare una ragione alla simpatia ch'egli le<br />

aveva suscitato e che non era ormai piú soltanto<br />

quella determinata dalla sua bellezza.<br />

Egli disse:<br />

«Ecco, ora comprendo perché ci siamo incontrati.


Perché abbiamo un destino in comune».<br />

«<strong>Un</strong> momento», ella intervenne. «Mi pare che<br />

i nostri destini siano talmente comuni da stare ai<br />

poli opposti... La tua storia puoi finirla lí... So che<br />

tu non eri tra coloro che vennero a prendersi mio<br />

padre, ma è come se tu ci fossi stato... Ma c'è un'ultima<br />

domanda alla quale ti prego di rispondermi...<br />

Perdonami», aggiunse, con un sorriso di amara ironia<br />

« sono cosí fatta. Non riesco a realizzare un pensiero<br />

se non ho chiaro il punto di partenza... Si tratta<br />

di questo: poco fa dicevi sul serio quando dicevi<br />

che io ti piacevo? Bene. In questo caso, tu stai sempre<br />

cercando di riuscirmi simpatico, non è cosí? È<br />

cosí. E allora: come speri di riuscirmi simpatico dicendomi<br />

ciò che mi dici?».<br />

La domanda sorprese Sandrino, gli sembrò ovvia<br />

al punto da temere di non averla capita.<br />

« Ripeti, per favore», le disse.<br />

«Voglio dire, se intendi entrare nelle mie grazie,<br />

perché ti riveli immediatamente per quello che sei? ».<br />

« Ma perché tu sei stata sincera, e mi hai richiesto<br />

di esserlo a mia volta ».<br />

«D'accordo, ma tu sapevi che essendo sincero non<br />

potevi procurarmi altro che ripugnanza. Quindi non<br />

è vero che mi volevi, diciamo cosí, conquistare. Al<br />

contrario: quando hai saputo chi sono e cosa penso,<br />

io pure ti ho destato ripugnanza, e ti sei accinto a<br />

dimostrarmelo... Non ce n'è bisogno, l'ho già capito...<br />

Questa è la verità. Ora, dimmi che questa è la<br />

verità, dopo di che... ».<br />

Fece per alzarsi, ma Sandrino la fermò premendole<br />

la mano sul braccio. Con un tono basso <strong>del</strong>la voce,<br />

ma violento e nello stesso <strong>tempo</strong> smarrito, che riaccese<br />

l'interesse <strong>del</strong>la ragazza, egli disse:<br />

«Mi vuoi far pentire di non aver barato? <strong>Un</strong>a<br />

<strong>del</strong>le rare volte, nella mia vita... ».<br />

«Ma cosa ti proponi? », ella insisté, ed ebbe un<br />

accento d'impazienza. «È questo che non capisco».<br />

Si era ricomposta sulla sedia e lo guardava, come<br />

per richiedere al suo viso, ch'era bello e le piaceva,<br />

ancora malgrado tutto le piaceva, ciò che le sue parole<br />

non riuscivano a dirle.<br />

«Io non ti ho promesso nulla prima, ed ora poi... »<br />

gli disse. «Nemmeno se tu mi dicessi che hai scherzato.<br />

Non ci crederei, ed anche se fosse, ti saprei<br />

troppo stupido... No, stupido non sei... Troppo di<br />

cattivo gusto, per potermi innamorare... Non ho det-


to innamorare, volevo dire... Be', hai perduto la parola?<br />

Vuoi fumare ancora? Tieni... Se volevi mettermi<br />

in imbarazzo, ecco, ci sei riuscito. E con<br />

questo? ».<br />

Egli depose la propria mano sulla sua appoggiata<br />

sul tavolo. Le disse:<br />

«Con questo è che ti voglio bene, in un modo che<br />

non ho mai provato prima d'ora... Cosa significa<br />

che abbiamo idee contrarie? Io credevo di non dover<br />

rinunziare alle mie per tutto l'oro <strong>del</strong> mondo, eppure<br />

parlando con te mi sembra di parlarne come<br />

<strong>del</strong>le idee di un altro... Ora desidero soltanto che tu<br />

mi voglia bene... Mi sembra di stare in ginocchio, e<br />

non ci sono abituato», aggiunse. Poi disse:<br />

«Vedi, ieri ho conosciuto per la prima volta cosa<br />

voglia dire aver paura. Mi avevano scambiato per<br />

un assassino e mi rincorrevano. Mi fermai perché<br />

sentivo che le gambe non mi avrebbero portato nemmeno<br />

per altri dieci metri, e il fatto di essermi fermato<br />

mi salvò. Forse mi salvò addirittura la vita...<br />

Ora, se penso di non poter riuscire a farmi voler bene<br />

da te, provo la stessa paura di ieri. Doppia, tripla...<br />

In questi ultimi giorni mi sono successe un'infinità<br />

di cose, e una si è sovrammessa all'altra da togliermi<br />

la ragione. Non so piú né quello che faccio né quello<br />

che dico. Ed ho paura, è cosí, ho paura ».<br />

Ella si liberò <strong>del</strong>la sua mano, per cercare nuovamente<br />

i fiammiferi nella borsetta, e perché il contatto,<br />

adesso, la turbava. E non, com'essa avrebbe<br />

desiderato, per un senso di repugnanza verso Sandrino.<br />

Accendendogli la sigaretta, gli disse:<br />

«Finirai col mettere paura tu a me. Mi accenni<br />

via via a cose sempre piú, come ti devo dire? inconsuete,<br />

sí, spaventose, e le lasci a metà... Come se<br />

io sapessi già tutto di te. Nello stesso <strong>tempo</strong> ho l'impressione<br />

che tu stesso veramente non sappia piú dare<br />

un corso logico ai tuoi pensieri... Sembra tu cerchi<br />

proprio me per confidarti di qualcosa che ti opprime,<br />

una persona che conosci appena... Alla quale<br />

pretendi di stare facendo la corte, come se non avessi<br />

nessun altro che ti possa aiutare».<br />

«Infatti», egli disse, e tornò a prenderle la mano.<br />

«Non ho nessuno. Nessuno. Ho mia madre, ma<br />

è pressappoco come la tua. Mi perdonerebbe tutto,<br />

anche il peggiore <strong>del</strong>itto. Ma non mi direbbe mai<br />

una parola che io non sapessi in anticipo che me la<br />

direbbe, nulla di nuovo che mi aprisse il cervello


come oggi ho bisogno di sentirmi aprire, e da me<br />

solo non ci riesco... Ci sono sempre riuscito, ora<br />

no... Se ne parlassi a mia madre finirebbe o addirittura<br />

comincerebbe col mettersi a piangere... E allora?<br />

Anzi, e con questo? come dici tu. Rimarrei solo<br />

piú di prima ».<br />

Tacque e la fissò negli occhi. Si guardarono a lungo,<br />

in silenzio, la mano nella mano. Forse soltanto<br />

allora s'incontrarono.<br />

XVIII<br />

Nevicava da tre giorni e tre notti, quasi ininterrottamente,<br />

sulla città e sulle sue macerie. I tram<br />

avevano smesso di circolare, gruppi di sciatori percorrevano<br />

i viali e la bassa collina. <strong>Un</strong> giornale scriveva:<br />

« Per i poveri e gli sventurati, la guerra continua<br />

». Nella terrazza, la neve aveva sommerso la<br />

stia. La donna <strong>del</strong> piano sottostante si era presa la<br />

gallina superstite: l'altra, quella a cui Sandrino aveva<br />

imposto il nome <strong>del</strong>la moglie di Flammarione,<br />

era stata uccisa dal gelo.<br />

A Sandrino invece, come per il passato, e come<br />

lui stesso aveva detto a Virginia, la neve gli dava<br />

calore. Certamente egli non ricordava le parole scambiate<br />

con l'amante la notte di fine d'anno. Anche<br />

l'immagine di Virginia era sfuocata nella sua memoria,<br />

simile ai richiami <strong>del</strong>la strada che giungevano<br />

al suo orecchio attutiti dalla neve. Dopo la notte sul<br />

Capodanno si erano avute giornate miti, col sole,<br />

poi era tornato il vento, il cielo grigio e basso sulle<br />

case, e quindi ancora la neve, questa incredibile neve<br />

di marzo sulla città, che non era piú quella di tre<br />

mesi prima. Aveva un diverso calore. Qualcosa era<br />

accaduto che aveva scosso la sua volontà e umiliato<br />

il suo istinto, determinandogli dei sentimenti comunque<br />

nuovi. La paura dapprima, e poi l'amore. Ora,<br />

a questa paura ed a questo amore, egli cercava di<br />

dare una ragione, riflettendo sulle circostanze e intrattenendosi<br />

con Elena al tavolo <strong>del</strong> Chiosco Bar<br />

ove da piú giorni tornavano mattino e sera. (Ella<br />

marinava la scuola; egli aveva ottenuto da Flammarione<br />

di riprendere il lavoro con l'inizio <strong>del</strong>la settimana<br />

ventura).<br />

Sandrino era ormai persuaso che il suo amore per<br />

Elena doveva identificarsi con lo spavento per il proprio<br />

passato: l'amore sarebbe diventato vero amore


soltanto allorché egli fosse riuscito a seppellire il proprio<br />

passato «moralmente, nella tua coscienza », come<br />

Elena gli diceva. Elena era adesso la sola cosa<br />

al mondo ch'egli desiderasse, non sussisteva altro di<br />

piú importante e immediato. E se per ottenerla gli<br />

occorreva di sacrificare ciò che aveva di piú prezioso,<br />

egli lo avrebbe sacrificato. La presenza di Elena operava<br />

quindi, per il momento, soltanto alla superficie<br />

<strong>del</strong>la sua coscienza, i suoi propositi erano tuttora<br />

egoistici, animosi, senonché per la prima volta, ne<br />

fosse o no persuaso, era contro se stesso che Sandrino<br />

li dirigeva. Accanto ad Elena egli si sentiva invadere<br />

da una dolcezza ed una trepidazione nuove, simili<br />

a quelle provate per la madre e tuttavia diverse, che<br />

insieme alla sua ragione turbavano i suoi sensi. Mentre<br />

con la madre gli era impossibile avviare un colloquio,<br />

parlando ad Elena gli venivano alle labbra<br />

parole che lo inducevano a interpretazioni inedite,<br />

<strong>del</strong>la realtà, che illuminavano inaspettatamente degli<br />

episodi su cui egli aveva creduto di essersi dato<br />

da <strong>tempo</strong> un giudizio definitivo. Egli si spiegava a<br />

se stesso, cominciava a dubitare di se stesso. Dinanzi<br />

allo sconforto <strong>del</strong>la madre, insofferente <strong>del</strong> suo pianto,<br />

Sandrino le aveva detto che le sue lacrime avrebbero<br />

finito col farlo impazzire; ora capiva che ciò<br />

sarebbe realmente avvenuto qualora Elena lo avesse<br />

abbandonato. Glielo ripeté, le disse:<br />

«Tu insisti perché io regoli i conti con la mia coscienza.<br />

Invece, in certi momenti, a me sembra di<br />

averli da regolare soltanto con te. Voglio dire, che<br />

dipende da te, da quel tuo sí o no che non ti decidi<br />

a pronunciare, se riuscirò a capire qualcosa in quello<br />

che mi sta succedendo... Stanotte», le disse, «ho<br />

fatto un sogno. Mi vedevo che ero sonnambulo e<br />

camminavo sull'orlo <strong>del</strong>la terrazza, col vuoto sotto.<br />

Tu mi accompagnavi a un passo di distanza, ma di<br />

dentro la terrazza. Io barcollavo, ero sul punto di<br />

cadere a capofitto sulla strada... Allora mi sono destato.<br />

Ecco perché sta a te: puoi darmi una spinta<br />

o trattenermi per il pigiama ».<br />

«Non credi lo stia già facendo? », ella gli chiese.<br />

« Il fatto stesso che continuo ad ascoltarti, non ti<br />

basta? Tuttavia non voglio, come devo dire? non<br />

voglio toccarti. Non voglio correre il rischio di precipitare<br />

assieme a te ».<br />

Erano al loro tavolinetto d'angolo, era pomeriggio<br />

inoltrato, il bar acceso di tutte le sue luci, col suo


via vai di gente, di sportivi che alzavano la voce, e<br />

al di là dei vetri la neve che cadeva lenta e rada.<br />

Ella disse: «Tu ripeti spesso "parliamoci chiaro",<br />

soprattutto nei momenti in cui vuoi farmi l'impressione<br />

di essere persuaso di quello che dici. Ebbene,<br />

è proprio allora che dici le cose piú confuse, e ti rimangi<br />

tutto quello che di sensato ti era uscito di<br />

bocca fino ad allora... Poiché è cosí: sembra che le<br />

parole ti escano di bocca senza che tu le accompagni<br />

col pensiero... Papà diceva che questo è tipico degli<br />

irresponsabili... L'ha scritto in un suo libro, a proposito<br />

di una donna dominata dagli istinti. Tutto<br />

quello che le sue emozioni la portavano a fare, le<br />

sue parole erano lí pronte a giustificarlo. Le sue riflessioni,<br />

che essa credeva avvenissero sempre un istante<br />

prima dei fatti, accadevano in realtà sempre un<br />

istante dopo... Cotesta donna non aveva mai il <strong>tempo</strong><br />

di vivere con se stessa, era sempre fuori di sé, specie<br />

quando era piú sola e credeva di riflettere... Ma ora<br />

sto facendo <strong>del</strong>le citazioni», ella commentò, e sorrise.<br />

«È un personaggio che si chiama Nora. Forse<br />

tu sei uguale a lei. Fai il male senza rendertene conto.<br />

Come papà ha scritto di Nora, tu pure bruci tutto<br />

e non ti accorgi di dar fuoco a te stesso. È il tuo fascismo,<br />

io credo», ella concluse.<br />

« Cosa te lo fa pensare? », egli le chiese. E senza<br />

aspettare la sua risposta, aggiunse: « Forse è vero<br />

che brucio soltanto me stesso, ma sono sempre stati<br />

gli altri a darmi fuoco... Soltanto ora me ne convinco:<br />

non ho mai portato in fondo nulla di quanto<br />

mi sono via via proposto. Ed ho sempre pagato per<br />

cento volte di piú di quello che avevo avuto intenzione<br />

di fare... ».<br />

«Ecco», ella lo interruppe. «Ascolta ciò che stai<br />

dicendo. Ti consideri tu la vittima... Arriverai a credere<br />

di non essere stato nemmeno marò ».<br />

«Sono stato marò, ma non ho mai ammazzato<br />

nessuno... Alla vigilia di cominciare a sparare su<br />

qualcuno mi esplose la rivoltella tra le mani e ferii<br />

me stesso... ».<br />

«Dopo di che», ella scattò, « tutte le rivoltelle e<br />

i mitra, e le bombe e i cannoni dei tedeschi e dei<br />

fascisti scoppiarono allo stesso modo... ».<br />

«Volevo dire che non sono mai stato nemmeno<br />

quello che avrei voluto essere ».<br />

Stava leggermente curvo verso di lei, teneva le<br />

mani tra le ginocchia e lo sguardo fisso sopra il


tavolo.<br />

«È spaventoso», esclamò.<br />

«Davvero», ella disse. «È spaventoso», e guardava<br />

i suoi riccioli biondi che sbucavano dal basco e<br />

gli carezzavano la fronte. «Vuoi ordinare un'altra<br />

cioccolata? », gli chiese. Quindi gli disse:<br />

«Ieri sera vennero fuori parole grosse, ti ricordi?<br />

E tu mi dicesti che anche per te libertà e patria avevano<br />

lo stesso significato che gli davo io, siccome<br />

anche tuo padre, come il mio, era morto con quegli<br />

stessi ideali... Lasciai cadere il discorso per non salutarti<br />

una volta per sempre. Ora mi sento disposta<br />

a riprenderlo, ora che hai detto spaventoso».<br />

«È cosí», egli disse. «Io sono stato nei marò per<br />

difendere la patria, tutti noi fascisti, e i tedeschi, ne<br />

eravamo convinti... Va bene, a parole... ».<br />

« No, no», ella esclamò. E si aggiustò la cinghia<br />

<strong>del</strong>la borsetta sulla spalla, come per raccogliersi e<br />

sentirsi tutta a proprio agio. Gli disse:<br />

« Intendo l'effetto che fanno adesso dentro di te,<br />

queste parole. I giornali che hai avuto tra le mani<br />

in questi mesi, i documentari che hai visto nei cinema,<br />

le celle di tortura, le camere a gas, possibile<br />

non ti abbiano fatto riflettere? E se non te ne senti<br />

responsabile, perché tu ignoravi tutto questo, possibile<br />

che almeno tu non ti senta tradito? E non ti<br />

sfiora il pensiero che la tua idea di libertà e di patria<br />

la difendessero proprio coloro che stavano dall'altra<br />

parte <strong>del</strong>la barricata? ».<br />

Egli taceva, gli occhi sul tavolo, ed ella gli accarezzava<br />

i capelli con lo sguardo. Riprese:<br />

«Voglio portarti un esempio, che credo valga ancora<br />

di piú, appunto perché non ci tocca da vicino.<br />

È un episodio che ho appreso in questi giorni, da<br />

una rivista... C'era un paese in Cecoslovacchia, si<br />

chiamava Lidice, poche migliaia di abitanti, un borgo<br />

qualsiasi, in aperta campagna, con uomini, donne<br />

e bambini ai quali un Chiosco Bar come questo<br />

sarebbe forse sembrato la settima meraviglia <strong>del</strong>la<br />

terra... Ora, in una strada molto fuori <strong>del</strong>l'abitato<br />

venne ucciso un comandante nazista. Fuori l'abitato,<br />

ti ripeto... Quelli di Lidice non c'entravano per nulla,<br />

avevano soltanto la colpa di abitare nella località<br />

piú vicina al punto in cui era avvenuto l'attentato...<br />

Sai quale fu la rappresaglia dei tedeschi? Fucilarono<br />

tutti gli uomini di Lidice, le donne e i bambini<br />

superstiti li deportarono e rasero al suolo il paese.


Trasportarono, perfino le macerie, perché non rimanesse<br />

traccia che lí era esistito un paese che si chiamava<br />

Lidice, e perché non rimanesse nessun segno,<br />

fecero arare la terra e la seminarono a grano... C'era<br />

un altro paese, in Francia, si chiamava Oradour,<br />

questo era sul mare, e fu lo stesso, o quasi. Decine<br />

di altri paesi, in Russia, in Polonia, e qui, in Italia,<br />

e fu lo stesso... Ora tutto questo, lo sterminio, la<br />

cru<strong>del</strong>tà di avere pensato al resto, non ti offende? Te<br />

come individuo, te che eri dalla parte dei nazi... ».<br />

«Oh », egli disse, « che valore può avere? Se fossi<br />

stato dalla parte di coloro che rasero al suolo Hiroshima,<br />

e Colonia, e la nostra città medesima, proprio<br />

questo chiosco, che è stato rifatto di recente,<br />

se non lo sai, non dovrei essere offeso ugualmente?<br />

Ed a maggior ragione, siccome è casa mia... ».<br />

Alzò la fronte e la guardò negli occhi. La vide risentita,<br />

ostile, tuttavia con un'ombra di turbamento<br />

nelle pupille, che la intristiva.<br />

« Sei un cretino», ella esclamò. « Sono contenta<br />

di poterti restituire l'insulto che mi hai dato... Speri<br />

ti si apra la testa, mi dicesti. Ebbene, ci troverai<br />

segatura. E se ti spacchi il petto, al posto <strong>del</strong> cuore<br />

scoprirai d'avere non so che ».<br />

«<strong>Un</strong>a pietra... », egli disse, sorridendo.<br />

«Nemmeno, una pietra è già qualcosa con troppo<br />

sentimento ».<br />

Subito dopo credette di avere trovato ciò che gli<br />

doveva dire.<br />

«È come ti ripetevo poco fa: non hai il minimo<br />

senso di ciò che sia verità e di ciò che sia menzogna...<br />

Non capisci che a volte è piú penoso essere giusti<br />

che ingiusti... A volte, anzi, sempre io credo».<br />

Egli le cercò la mano, ma essa la ritrasse. Le disse:<br />

«Sei tu, adesso, ingiusta... Non è vero che io non<br />

mi voglia persuadere... Nessuno mi aveva mai parlato<br />

come tu mi parli, da pari a pari... E capisco<br />

soprattutto un fatto: che sia tu che io non facciamo<br />

che ripetere cose che ci sono state insegnate. Perché<br />

non parliamo di noi soltanto? Sei tu che io voglio,<br />

cosí come sei, mi basta guardarti per sapere come<br />

sei... ».<br />

Per un attimo ella sentí come sue le parole di<br />

Sandrino. Era arrossita e dové stringere i denti per<br />

superare l'emozione. Finché riuscí a dirgli:<br />

« Il mio errore consiste nell'avere la pretesa di catechizzarti...<br />

Non c'è nessun punto su cui ci si pos-


sa incontrare... Tranne che nello sport», aggiunse.<br />

Poi concluse: «È giusto quindi che non ci si debba<br />

piú rivedere ».<br />

La sua voce era ferma, come il suo sguardo, triste<br />

ma recisa. Egli si attaccò disperatamente alle sue<br />

parole, smarrito <strong>del</strong>la decisione che sembrava averle<br />

determinate. Le disse:<br />

«Ora non piú. Ora vuoi essere giusta, e ne soffri... ».<br />

«E con questo? ».<br />

«Con questo è che anche tu mi ami... Ricominciamo<br />

a parlare di sport, se è su questa strada che<br />

c'incontriamo. Ti va? ».<br />

Ma venne meno egli stesso al proprio invito, siccome<br />

disse:<br />

«Anche con Faliero, hai detto che ti è simpatico<br />

dal modo come te ne ho parlato, anche con lui è<br />

discutendo di calcio che stiamo diventando amici.<br />

E appena pochi giorni fa mi proponevo di ucciderlo...<br />

Col pugnale, come ti dissi... Immagino accadrebbe<br />

lo stesso se incontrassi Luca e la sua banda...<br />

Questo sento di doverlo a te, perché da quando ti ho<br />

incontrata non ho che te in testa, mi fai sembrare<br />

ridicolo tutto il resto... Non pensi che se mi lasci,<br />

quei pensieri mi riassalirebbero tutti in una volta,<br />

potrei farmi prendere dalla disperazione».<br />

Ella gli rispose esattamente ciò che pensava, nondimeno<br />

mentre gli rispondeva le sembrò di stare<br />

esasperando il proprio pensiero, o che comunque le<br />

sue parole fossero piú forti <strong>del</strong> sentimento che in<br />

realtà provava.<br />

« Significherebbe che io non avrei contato nulla<br />

per te... Altrimenti sarebbe proprio dopo che io ti<br />

avessi lasciato che tu dovresti pensare a me piú di<br />

prima ».<br />

«Sí», egli disse, «ma non mettermi ancora alla<br />

prova... Non sono ancora in fiato, capisci? Non ho<br />

il punto di palla... Vedrai, un po' alla volta imparerò<br />

il tuo stile... ».<br />

Fu allora che tornarono a sorridersi.<br />

Uscirono, egli la teneva a braccetto, sulla neve,<br />

che era alta e rendeva faticoso e allegro il cammino.<br />

Il cielo era sgombro di nubi, apparivano timide le<br />

stelle; e l'aria era pungente ma gradita, cosí come i<br />

radi fiocchi di neve che raggiungevano i loro volti,<br />

portati da un vento lieve che carezzava i balconi,<br />

le cimase. <strong>Un</strong>a venditrice di caldarroste li fermò<br />

col suo richiamo: era vecchia, grassa, imbacuccata


sotto l'ombrellone verde carico di neve, tutta raccolta<br />

sul trespolo che le procurava da vivere e la faceva<br />

scampare dal gelo col suo calore. Riempí ad entrambi<br />

le mani <strong>del</strong>le sue castagne, e queste erano bollenti,<br />

scricchiolavano tra le dita. Aveva una voce dolce,<br />

cordiale: gli disse che il freddo non li doveva spaventare,<br />

poiché erano giovani e li riscaldava l'amore.<br />

Essi la salutarono chiamandola nonnina. Procedettero<br />

al fianco l'una <strong>del</strong>l'altro, sbucciando le castagne, protestando<br />

perché erano dure e bacate quando le trovavano<br />

dure e bacate; egli gettava in aria i gusci e li<br />

calciava al volo: ad un certo momento la neve lo<br />

tradí, scivolò, ella lo sorresse e gli evitò la caduta.<br />

«Sei un cattivo terzino, nei tuoi rimandi», gli<br />

disse.<br />

Risero e si ripresero a braccetto, celebri terzini entrambi,<br />

«Ballarin e Maroso», com'egli disse, «<strong>del</strong><br />

Torino », poiché Elena aveva il cappotto rosso e rossa<br />

era la maglia <strong>del</strong> Torino, anche se il Torino non<br />

era la squadra <strong>del</strong> suo cuore.<br />

Sembravano tacitamente d'accordo nell'evitare le<br />

strade <strong>del</strong> centro su cui la neve era spalata, per raggiungere<br />

casa. Prendevano le vie strette e traverse,<br />

ove la neve dava alle caviglie, ove ad ogni incrocio<br />

il vento era piú forte e di volta in volta li costringeva<br />

a stringersi al braccio per superare la prima folata.<br />

Girarono attorno al giardino dirimpetto al lungofiume,<br />

ed ella si fermò come per riposarsi appena un<br />

istante, appoggiata con le spalle alla bassa cancellata.<br />

Gli disse:<br />

«Mi hai raccontato tutto di te. Tanto che non<br />

voglio sapere di piú, anche se ci fosse qualcosa d'altro<br />

da sapere. Non per ora, almeno... Ma c'è un'ultima<br />

cosa che desidererei conoscere: se fu vera o no<br />

l'impressione che ebbi la prima volta che ci ritrovammo<br />

qui, davanti al giardino... Mi sembrò che<br />

questo luogo ti destasse un turbamento, la paura che<br />

poi mi confessasti... ».<br />

Egli la recinse tra le sue braccia, tenendosi con le<br />

mani alle sbarre <strong>del</strong>la cancellata che finivano come<br />

tante picche, l'una accanto all'altra.<br />

« C'è sempre un'ultima cosa che ti occorre sapere,<br />

per aver chiaro il punto di partenza, nevvero? ».<br />

«È cosí » ella disse. « E con questo? ».<br />

Egli imitò la sua voce: « E con questo... parliamoci<br />

chiaro... ».<br />

Si sorrisero e Sandrino posò le sue labbra su quelle


di Elena. Fu un bacio casto, fuggitivo ella con le<br />

spalle contro la cancellata, egli che la rinchiudeva tra<br />

le sue braccia, restando coi pugni stretti attorno alle<br />

sbarre che tuttavia li sconvolse, e <strong>del</strong>la cui reciproca<br />

emozione né l'una né l'altro vollero darsi un<br />

segno.<br />

Cosí, come se nulla fosse accaduto, di ciò che era<br />

accaduto, e che entrambi sentivano fatalmente accaduto,<br />

egli riprese:<br />

«Mi sembrò che tu avessi capito fino da allora...<br />

Dunque, adesso non vuoi soltanto una conferma, vuoi<br />

che te ne spieghi la ragione... ».<br />

«Sí », ella disse. «Anche se all'incirca la conosco<br />

già... Fu qui che avvenne l'episodio con Bruna? ».<br />

«Non soltanto per quello... L'episodio con Bruna<br />

è sepolto, di questo ne sono piú che sicuro... È che<br />

qui ci sono venuto fin da bambino, le due o tre<br />

ragazzette con le quali ho amoreggiato ci ho amoreggiato<br />

qui, qui venivo con Virginia... Chiamavo<br />

questo giardino la mia garçonniere, e il fatto di avertici<br />

guidato senza volerlo... Poiché già da quel momento<br />

sentivo che con te era diverso... ».<br />

Ella gli chiese di baciarla.<br />

Poi gli disse: «Non significa ancora che sono innamorata...<br />

Bisogna tu riesca a farmi dimenticare<br />

che dovrei considerarti un nemico ».<br />

E siccome Sandrino taceva, ella aggiunse:<br />

« Ti chiedo proprio ciò a cui credo tu stia pensando:<br />

di rinunciare a tuo padre... Tu non l'hai<br />

quasi nemmeno conosciuto, per te è poco piú di<br />

un'immagine, una fotografia, ti ha indicato una strada<br />

di cui ti stai accorgendo ch'era sbagliata... Il mio,<br />

per me, e stato una realtà, mi ha insegnato tutto:<br />

dalle vocali sul sillabario ai cristiania sulla neve, e<br />

non solo... Anche il volerti bene, se arriverò a volertelo,<br />

lo dovrò a lui».<br />

Poco dopo si salutarono, si dettero appuntamento<br />

per l'indomani. Egli l'aveva accompagnata sul portone<br />

di casa. Ella agitò la mano richiudendo la porta<br />

a vetri <strong>del</strong>l'ascensore, poi questo si mosse portandosi<br />

in alto la sua figura che salutava. Ora Sandrino doveva<br />

girare attorno all'isolato per raggiungere la propria<br />

abitazione. Preferí indugiare per le strade, voleva<br />

godersi ancora un poco, tutto solo, la sua vittoria.<br />

Non si chiedeva nulla, né <strong>del</strong> passato né <strong>del</strong>l'avvenire,<br />

estranei a quel presente cosí intensamente vissuto.<br />

Era una creatura persuasa di sé, che stringeva il


mondo nel pugno e lo tratteneva senza sforzo e senza<br />

presunzione. Pensava ad Elena, ed ella bloccava il<br />

<strong>tempo</strong> con la sua figura. Egli camminava solo, sulla<br />

neve, fumando la sigaretta, e la sua figura lo accompagnava.<br />

Ella era stata trepida ed animata tra le<br />

sue braccia mentre la baciava, i suoi baci sembravano<br />

promettergli l'appagamento dei sensi che soltanto<br />

Kati aveva saputo dargli. Ed Elena era di certo<br />

vergine, come nessuna <strong>del</strong>le donne ch'egli aveva<br />

avuto.<br />

Questo pensiero tornò ad intorbidare la sua mente.<br />

Tentò invano di richiamarsi ai sentimenti di tenerezza<br />

che Elena gli aveva ispirato onde sfuggire a<br />

quel pensiero che la offendeva, e che tuttavia era<br />

piú forte di lui, gli accendeva i sensi. All'immagine<br />

fuggitiva di Kati si succedeva quella di Virginia<br />

ch'era la donna di cui Sandrino aveva piú a lungo<br />

goduto, e con essa gli si riproponevano alla memoria<br />

le sue effusioni, la nudità di Virginia, la battaglia<br />

ch'egli aveva cinicamente combattuto per debellare<br />

ogni suo pudore, i momenti in cui Virginia era<br />

tutta offerta al suo arbitrio ed egli soffriva di non<br />

poterla distruggere, e le torceva la carne sui fianchi,<br />

la istigava a compiere qualcosa di lubrico, di osceno<br />

ch'egli stesso non sapeva suggerirle. Ora, suo malgrado,<br />

egli comparava mentalmente il corpo nudo<br />

ed eccitato di Virginia a quello ancora segreto di<br />

Elena, li identificava, ne subiva il desiderio e l'angoscia.<br />

Stringeva il pugno per cercare di arrestare il<br />

fluire <strong>del</strong>le immagini nella memoria. Staccò la corsa,<br />

sulla neve, per liberarsene. Entrò in un bar, lo stesso<br />

da dove pochi giorni prima aveva telefonato a Bruna,<br />

si chiuse nella cabina, formò il numero di Elena.<br />

Era già piú calmo e padrone di sé, le disse:<br />

«Volevo salutarti ».<br />

«Io pure... Ho portato il telefono nello studio di<br />

papà. Ero qui anche un momento prima che tu chiamassi...<br />

Spiavo dai vetri per vederti rientrare... ».<br />

« Ora sono sicuro di amarti», egli le disse. « Qualsiasi<br />

cosa accada ».<br />

«Non accade mai nulla a nostra insaputa. C'è<br />

sempre il <strong>tempo</strong> di accorgersene. Soltanto che a volte<br />

non si può impedire che accada ».<br />

«È una risposta? ».<br />

« Credo di sí... capisco che tu te ne entusiasmi. Io<br />

no, invece. Ero cosí allegra e sicura di me fino a una<br />

settimana fa... Facevo la scema due terzi <strong>del</strong>la gior-


nata e mi sentivo felice... Non ti adirare, ma temo<br />

che tu ti sia preso da me la sicurezza che avevi perduto,<br />

e mi abbia lasciato in cambio la tua paura».<br />

«E con questo?... Parliamoci chiaro... ».<br />

«Parliamoci seriamente, piuttosto... Sei proprio sicuro<br />

di te stesso? Di poter mantenere quello che<br />

un'ora fa mi è sembrato tu mi volessi promettere? ».<br />

«Tutto quello che ti è sembrato, e molto di piú».<br />

«Per esempio?».<br />

«Non so... Non credo di dover compiere nessuna<br />

azione dimostrativa... Te ne persuaderai giorno per<br />

giorno ».<br />

« È questo che desideravo tu mi dicessi ».<br />

« Anzi no, qualcosa di concreto comincerò a fare.<br />

Parlerò di te a Faliero stasera stessa... Domani scade<br />

la settimana di <strong>tempo</strong> che mi aveva dato e voglio<br />

dimostrargli che non ho bisogno di proroghe... Lui<br />

e Bruna ti vorranno conoscere. Bisogna ti conoscano...<br />

Tu sei il mio alibi... Voglio dire, tu sola puoi<br />

testimoniare che ciò che io gli avrò raccontato non<br />

è una invenzione <strong>del</strong> vecchio Sandrino».<br />

«Ma esiste un Sandrino nuovo? ».<br />

«Ne dubiti ancora?».<br />

« Sí, perché sento di volerti bene e credo di avere<br />

imparato a leggere dentro di te, anche se in fretta ».<br />

«Aspetta a giudicarmi ».<br />

« È ciò che io dico a te: aspetta a giudicarti ».<br />

« Credo di avere superato la crisi proprio in quest'ultima<br />

mezz'ora, dal momento in cui ti ho lasciata,<br />

al momento in cui mi hai risposto al telefono».<br />

«Ed esattamente? », ella gli chiese.<br />

«Ti ho, sí, ti ho offeso col pensiero ».<br />

Credette di esserle stato sincero, e si sorprese allorché,<br />

rispondendogli, ella fu veramente sincera, cinica<br />

quasi, pure di esserlo.<br />

«Che tu mi desideri è naturale... Hai pensato che<br />

Possa aver baciato qualche altro ragazzo prima di te?<br />

Ma certo che ne ho baciati... O forse hai pensato<br />

peggio ancora? ».<br />

Già da <strong>tempo</strong> qualcuno apriva e chiudeva la porta<br />

<strong>del</strong>la cabina, per sollecitarlo.<br />

«Ora devo lasciarti... Ma non riflettere su questo...<br />

Ti giuro che il peggio non l'ho pensato».<br />

« Significherebbe che tu mi ameresti come il vecchio<br />

Sandrino, se tu l'avessi pensato», ella disse.<br />

Egli uscí dal bar. Sentiva di essere il nuovo San-


drino che Elena gli aveva augurato di essere; e adesso<br />

era unicamente all'avvenire che pensava, ad Elena,<br />

che avrebbe fatta conoscere a Bruna ed a Faliero, e<br />

tutti e quattro assieme sarebbero andati la domenica<br />

alla partita di calcio, al tamburello, a giocare al tennis,<br />

a sciare. E la mamma sarebbe stata contenta di<br />

saperlo di nuovo dietro il banco di Flammarione, a<br />

misurare le passamanerie, col metro di legno tra le<br />

mani. Dal bar dove aveva telefonato fino a casa il<br />

tragitto era breve, egli camminava spedito, era giovane<br />

e i suoi passi erano lunghi, malgrado la neve.<br />

Non ebbe il <strong>tempo</strong> di dare una forma logica al suo<br />

ragionamento, né di risalire al passato nel corso dei<br />

suoi pensieri. Questi lo assalivano in modo turbinoso<br />

ma allietante, siccome sgorgavano dalla sorgente piú<br />

limpida <strong>del</strong> suo animo, ed erano ansiosi di vita, d'avvenire.<br />

Il passato lo aggredí d'improvviso, sull'angolo<br />

<strong>del</strong>la strada in cui Sandrino abitava. <strong>Un</strong>'ombra di<br />

donna avanzò di un passo dalla parte opposta <strong>del</strong><br />

marciapiede, lo chiamò con un tremore nella voce,<br />

poi piú forte poiché egli procedeva senza averla udita,<br />

ripeté una terza volta il suo nome.<br />

« Sandrino fermati».<br />

Questa volta egli la intese, e la riconobbe. Si voltò<br />

di scatto e vide Virginia davanti a sé, raccolta nella<br />

pelliccia, in testa il suo feltro nero, la borsetta sotto<br />

l'ascella. Ella restava immobile a qualche metro di<br />

distanza, sulla neve, con un orizzonte di case e di<br />

neve alle proprie spalle. La sua voce lo aveva folgorato.<br />

Passarono pochi istanti prima che Sandrino le si<br />

avvicinasse, intanto la guardava. Subito egli si sentí<br />

incapace di rifiutarsi alla realtà quale gli appariva:<br />

la sua vita riprendeva il suo corso naturale dal punto<br />

in cui l'incontro con Elena l'aveva interrotta. La presenza<br />

di Virginia escludeva Elena, la sopprimeva. Gli<br />

parve di separarsi da Elena come se l'immagine <strong>del</strong>la<br />

fanciulla si staccasse fisicamente dal suo fianco per<br />

dileguarsi davanti ai suoi occhi. Il volto di Elena era<br />

triste nel dargli il commiato, bianco come la neve.<br />

«Allontaniamoci di qui», disse Virginia. Era incerta,<br />

emozionata. «Ho bisogno di parlarti», aggiunse.


XIX<br />

Camminarono per un lungo tratto in silenzio. Era<br />

già tarda sera e le strade pressoché deserte, con le<br />

case poggiate sulla neve. Nel cielo sgombro e senza<br />

luna, le stelle erano anche piú fitte: la città vi specchiava<br />

il suo pallore. Il semaforo sotto il quale Elena<br />

e Sandrino avevano sostato pochi giorni prima era<br />

bloccato sul giallo, occhieggiava ad intermittenza come<br />

un piccolo faro sulla distesa di neve. Ad un crocicchio,<br />

là dove un'edicola di giornali, spenta e disabitata,<br />

creava un'ombra piú fonda, egli la costrinse<br />

a fermarsi spingendola bruscamente tra il muro<br />

e l'edicola.<br />

« Ci siamo allontanati abbastanza», le disse.<br />

Virginia restava a capo basso, le braccia strette attorno<br />

alla vita, e taceva. Sandrino sollevò il pugno,<br />

lo lasciò ricadere con violenza sull'omero <strong>del</strong>la donna.<br />

«Non ho <strong>tempo</strong> da perdere», le ripeté.<br />

Ella soffocò un grido. Il colpo, improvviso , l'aveva<br />

piegata sulle ginocchia. Egli la sostenne; quando fu<br />

di nuovo dritta davanti a lui, le vibrò uno schiaffo<br />

sulla guancia.<br />

«Parla», le ingiunse.<br />

Ella sussurrò: «Non ho fatto nulla di male».<br />

«Davvero?», egli disse. «Ti stritolo se non mi<br />

spieghi. Perché sei tornata? ».<br />

«Per rivederti».<br />

Ella era stordita, la sua voce rivelava il suo smarrimento.<br />

Ma come era stato aggressivo, cru<strong>del</strong>e, d'un<br />

tratto egli diventò tenero, suadente. Le sollevò il<br />

mento con la mano, le disse:<br />

«Non puoi fare a meno di me, non è cosí? ».<br />

Ella annuí e timidamente alzò lo sguardo sul suo<br />

viso, desiderò di vedere le sue pupille celesti, i suoi<br />

capelli biondi che l'oscurità le impediva di riconoscere.<br />

«Dimmi prima di te, di Faliero», disse.<br />

Egli la rassicurò, poi le chiese:<br />

«Sei mancata per venti giorni... Dove sei stata?<br />

Con chi? ».<br />

«Non ho mai smesso di pensarti né di volerti bene<br />

», ella disse. Ed a bassa voce, chinando la testa,<br />

raccogliendosi nelle spalle per sostenere il colpo che<br />

si attendeva, aggiunse: «Non ti ho tradito, te lo<br />

giuro ».<br />

Egli sembrò di non averla udita.


«Come hai vissuto? ».<br />

«Ti dirò tutto... Ma promettimi che mi picchierai<br />

dopo, che prima mi lascerai parlare».<br />

«Non ti picchierò né ora né poi... Non ti picchiero<br />

mai piú».<br />

«Andiamo in un luogo qualsiasi... Sono in strada<br />

da stamani ».<br />

«Niente», egli esclamò, e subito mascherò di affettuosa<br />

impazienza il gesto di furore col quale l'aveva<br />

respinta a ridosso <strong>del</strong>l'edicola. «Voglio sapere<br />

immediatamente, qui... ».<br />

«Fu una paura improvvisa», cominciò Virginia.<br />

«Non me ne rendo conto nemmeno io... Sentii di<br />

dietro la porta Bruna e Faliero che minacciavano di<br />

dividerci, di farci chissà cosa... Tu non c'eri ed io<br />

persi la testa... Scappai... Mi volevo ammazzare...<br />

Dovetti vagare forse tutta la notte, non ricordo piú<br />

Ero sul lungofiume, fissavo l'acqua e non trovavo<br />

la forza di buttarmi giú... Mi pareva di averlo già<br />

fatto, di essere già morta, aspettavo che cominciasse<br />

l'altra vita, vedevo Gesú che aveva la tua faccia...<br />

Ero fuori di me... Lui mi ha raccontato di avermi<br />

trovata svenuta, e che una guardia voleva portarmi<br />

all'ospedale... Lui disse di conoscermi, siccome infatti<br />

mi conosceva, chiamò un taxi e mi condusse a<br />

casa sua... Mi ha detto che <strong>del</strong>iravo... Tornai in me<br />

due giorni dopo, non mi rammentavo piú nulla...<br />

Anche ora non sono capace di ricostruire, di rendermi<br />

conto».<br />

Ella parlava, trepidante e sconvolta qual era, come<br />

se Sandrino già sapesse <strong>del</strong>la sua avventura, ed essa<br />

gli dovesse soltanto confermare la realtà di per sé<br />

irripetibile dei fatti. Era ansiosa di liberarsi <strong>del</strong> ricordo<br />

di avvenimenti che a lei stessa sembravano<br />

lontani ed inutili, come un sogno doloroso, ormai<br />

sfuggito alla memoria. Ella cercava piuttosto di rincuorarsi<br />

con la propria voce, onde trovare il coraggio<br />

di rivelare a Sandrino il fatto che piú le premeva,<br />

la circostanza cioè che l'aveva ricondotta a lui e che<br />

restava tuttora sepolta nel segreto <strong>del</strong> suo cuore. Parlava<br />

a scatti, con un tono concitato e querulo insieme,<br />

alzando e abbassando lo sguardo dal volto di<br />

Sandrino, tutto in ombra, di cui non riusciva a sorprendere<br />

l'espressione.<br />

« Mi credi quando ti dico che non mi rendo<br />

conto? ».<br />

« Certo », egli disse. « E lui, questo lui, chi è? ».


«<strong>Un</strong> avvocato, una persona gentile, ricca... Mi ha<br />

rispettata, ti giuro, si e commosso <strong>del</strong>la mia sventura...<br />

Dimmi che ci credi che mi abbia rispettata ».<br />

« Chi è? », egli ripete.<br />

Ella gli disse chi fosse, il suo nome e il suo conome,<br />

e <strong>del</strong>la bella casa che possedeva, solo, scapolo,<br />

dove l'aveva accolta e rispettata.<br />

«Lo conosci anche tu... È uno di quelli che giocavano<br />

a scacchi, nel <strong>nostro</strong> caffè... Quello basso,<br />

stempiato... ».<br />

«Testa di morto», egli esclamò.<br />

Stava per pronunciare un'insolenza, e si corresse:<br />

« <strong>Un</strong>a persona distinta... ».<br />

« <strong>Un</strong>a brava persona», ella aggiunse, «fine, educata...<br />

».<br />

Passò una comitiva di giovanotti e ragazze che si<br />

tenevano in fila, l'uno al braccio <strong>del</strong>l'altro, e cantavano<br />

e prendevano a calci la neve. Virginia tacque<br />

finché si furono allontanati, stretta tra il muro e la<br />

edicola, siccome Sandrino le si era fatto addosso per<br />

nascondere lei e se stesso alla brigata. Egli cercava<br />

di renderle lieve il peso <strong>del</strong>la propria persona.<br />

«Scusami», le sussurrò all'orecchio.<br />

Il suo fiato era caldo, la sua voce era dolce: ella<br />

si sentí perdonata. Questo sembrò ristabilire una confidenza<br />

tra di loro. Ella riprese a parlare, caotica,<br />

febbrile. Ascoltandola, Sandrino riguadagnava se stesso,<br />

timidamente, alla speranza. Per alcuni istanti<br />

pensò che Virginia lo avesse avvicinato al solo scopo<br />

di ottenere da lui la promessa ch'egli non le avrebbe<br />

insidiato la felicità domestica appena riconquistata.<br />

Era la solita Virginia, alla quale il timore di un suo<br />

ricatto velava la ragione. Sandrino fu sul punto di<br />

provarne pietà, di addolorarsi per averla allora percossa<br />

ed insultata. Rifletté di avere ancora un lungo<br />

cammino da percorrere, la mano nella mano di<br />

Elena, prima di giungere a debellare il vecchio Sandrino<br />

ridesto al primo spiraglio aperto sul passato.<br />

Senonché, di lí a poco, le parole di Virginia lo restituirono<br />

al suo stato d'animo di furore e di sgomento<br />

insieme.<br />

« Sei venuta per scoprire le mie intenzioni, ma non<br />

ne ho.. Tu sei libera... Non mi vedrai mai piú».<br />

«Allora, non mi credi ».<br />

«Come non ti credo? Ti credo e sono contento<br />

che tu abbia ritrovato la tua strada... Se costui è una<br />

brava persona, ti sposerà, ti farà felice... ».


« Ma l'ho lasciato», ella disse, e in fretta, nuovamente<br />

concitata, aggiunse: «Dall'altro ieri, l'ho lasciato...<br />

Ho preso in affitto due stanze alla periferia<br />

dalle parti <strong>del</strong>la ballera, ti ricordi? Ho già fatto portare<br />

la mobilia, l'ingresso è indipendente... Mi hanno<br />

sbloccato il denaro di mio marito, lui, l'avvocato<br />

mi ha aiutata... Potrai aprire un magazzino di tessuti,<br />

se vorrai... ».<br />

La mano di Sandrino si serrò sul suo braccio. Ella<br />

si piegò sotto la stretta, ma non volle gridare. Lo<br />

supplicò, gli disse:<br />

« Avevi promesso che mi avresti ascoltata... Mi<br />

tieni per sempre, ormai. Non ti potrò piú sfuggire,<br />

nemmeno se lo volessi... No, non lo voglio, non lo<br />

vorrò mai... Perché allora sarei tornata?».<br />

Egli le liberò il braccio; il suo gesto fu brusco,<br />

violento, la riconfisse tra il muro e l'edicola.<br />

«È ancora quello che non ti decidi a spiegarmi».<br />

Ora la speranza lo aveva definitivamente abbandonato,<br />

la sua angoscia sopraffaceva il suo furore,<br />

aveva l'impressione di essere legato a Virginia come<br />

se una corda li tenesse stretti ed uniti, con le membra<br />

immobilizzate nei suoi giri. In realtà, avrebbe voluto<br />

colpirla di nuovo, spietatamente, per eccitarsi e sfuggire<br />

allo sgomento che lo invadeva, fino a schiacciarla<br />

sulla neve, e nondimeno era incapace di farlo,<br />

poteva soltanto ferirla con la voce, richiamandosi<br />

alla tracotanza <strong>del</strong> passato. Le disse:<br />

«Dopo che sei stata venti giorni con un altro,<br />

hai provato nostalgia, perciò sei tornata... Ricordi<br />

cosa di avevo promesso in questo caso? Di strapparti<br />

il seno ».<br />

<strong>Un</strong> taxi attraversava il crocicchio a passo d'uomo,<br />

lo chauffeur batteva la mano sulla lamiera <strong>del</strong>lo<br />

sportello.<br />

«Prendiamo quella macchina», ella disse. «Come<br />

il giorno di Capodanno».<br />

Sandrino la respinse nel suo angolo. Il taxi si allontanò<br />

sulla neve.<br />

Egli disse: «Per Capodanno era una carrozza, ero<br />

romantico allora, e tu non eri ancora una puttana... ».<br />

« Sto per crollare».<br />

«Meglio cosí... Io me ne andrò e ti troveranno<br />

morta assiderata».<br />

Ella era esausta e si teneva per le spalle contro il<br />

muro. Pronunciò la frase senza meditarla, cosí come<br />

il sentimento gliela portava alle labbra, disse:


«Non morirei sola».<br />

Tacque, quasi spaventata <strong>del</strong>le proprie parole e<br />

insieme contenta di averle pronunciate, ora che le<br />

aveva pronunciate.<br />

«Pensi che al tuo avvocato, aprendo il giornale,<br />

gli verrebbe il crepacuore? Oppure che sarei io a<br />

morirne, per il rimorso? ».<br />

Quanto piú egli era ironico, tanto piú adesso ella<br />

si sentiva audace.<br />

«Qualcuno che morirebbe con me, nello stesso<br />

istante ».<br />

Sandrino non capiva ancora, non capi finché Virginia<br />

non glielo disse con la frase piú propria, che<br />

era incinta di lui e che ne era stata dapprima terrorizzata<br />

e poi felice. E nemmeno dopo che Virginia<br />

glielo ebbe detto egli fu capace di realizzare l'idea,<br />

la quale gli sembrava impensabile, assurda, e che<br />

tuttavia lo annichiliva, lo inchiodava nuovamente coi<br />

piedi sulla neve, lo respingeva nel profondo <strong>del</strong>la<br />

sua angoscia, senza piú volontà né determinazione.<br />

L'immagine di Elena apparve e disparve alla sua<br />

mente, inghiottita dal rombo che adesso gli torturava<br />

le orecchie.<br />

Virginia gli aveva messo le braccia attorno al collo,<br />

gli disse:<br />

«Dapprincipio non me ne resi conto, credevo, tu<br />

capisci, poi mi sono fatta visitare... Dové essere subito,<br />

forse proprio la notte sul Capodanno... L'ostetrico<br />

dice che non lo si può ancora affermare con<br />

certezza, ma io ne sono ormai sicura, lo sento».<br />

Egli avvertiva il contatto dei suoi guanti, freddi,<br />

piú freddi <strong>del</strong>l'aria, dietro la nuca. Ora che l'oscurità<br />

gli era familiare, si vedevano l'un l'altra in viso.<br />

Ella parlava e cercava il suo sguardo, desiderava<br />

sempre piú di specchiarsi dentro le sue pupille. Gli<br />

disse:<br />

« Non voglio costringerti a nulla... Gli darò il mio<br />

nome... Mi basta che tu lo riconosca davanti a me...<br />

Ho di nuovo <strong>del</strong> denaro, forse anche tu ne hai ancora,<br />

non importa se non ne hai piú... Ne ho io per<br />

tutti e tre, e per qualche anno... Finché tu mi vorrai.<br />

Se poi mi vorrai per sempre... Ora, quando tu<br />

mi dovessi lasciare, nulla mi farebbe piú paura...<br />

Non ti deve dispiacere. Appena tu lo vorrai, sarò io<br />

a scomparire. Ma posso darti ancora tutta me stessa...<br />

Mi vuoi sempre un po' di bene? Me ne vuoi di<br />

piu o di meno, adesso? Cosí poco da non darmi un


acio?<br />

Gli cercò la bocca e Sandrino si lasciò baciare.<br />

«Dimmi qualcosa, non mi merito nemmeno una<br />

parola? ».<br />

«Sei una sciagurata», egli esclamò.<br />

Si sottrasse alla sua effusione prendendola per i<br />

polsi e lasciandole ricadere le braccia con violenza.<br />

«Vuoi trascinarmi a fondo con te», aggiunse, incerto,<br />

siccome lo sgomento lo prostrava. Poi disse:<br />

«È una tua trovata, per intenerirmi e farti perdonare...<br />

Ed anche se fosse vero, non è mio... Sei<br />

stata venti giorni con un altro uomo».<br />

Il tono <strong>del</strong>la sua voce dava a Virginia il coraggio<br />

di potergli replicare e quasi la certezza che Sandrino<br />

la contrastasse per mascherare la propria commozione.<br />

«Non mi ha toccato, nemmeno una carezza... E<br />

se pensi che ti abbia tradito, rifiuta me, non il bambino...<br />

Il bambino come puoi rifiutarlo? ».<br />

Ella si staccò dal muro, lo prese a braccetto, s'incamminarono.<br />

Sandrino si faceva condurre, guardava<br />

la neve sotto i suoi piedi, anche piú bianca<br />

nell'oscurità: aveva gli occhi pieni di quel bianco<br />

che gli accecava gli occhi e il cervello. Virginia lo<br />

sospinse dentro una porta a vetri illuminata. Il calore<br />

<strong>del</strong>l'ambiente li stordí entrambi, la luce ed insieme<br />

un effluvio intenso di fiori. Ella scoppiò in<br />

una risata, tanto piú irrefrenabile in quanto Sandrino<br />

sembrava tardare a rendersi conto e la interrogava<br />

con lo sguardo.<br />

Era un negozio di fioraio. La commessa potava<br />

il gambo a <strong>del</strong>le rose, passandole di vaso; gli si fece<br />

incontro, simulando di partecipare <strong>del</strong>la loro allegria.<br />

Siccome Virginia oppressa dalle risa si era appoggiata<br />

allo stipite <strong>del</strong>la serra a muro, la ragazza<br />

si rivolse a Sandrino, gli presentò la rosa che teneva<br />

in mano, spiritosa e gentile gli disse:<br />

« Colte adesso, sotto la neve... Non va? Allora,<br />

un fascio di mimose? Orchidee, per la signora?».<br />

Egli era interdetto, quindi si sentí ridicolo, avvampò<br />

e subito lo assalí l'ira. Scostò la ragazza che gli<br />

era dinanzi, e piú brutalmente ancora scosse Virginia<br />

agguantandola per il braccio. Ella era tutta presa<br />

d'ilarità, la sua violenza riuscí appena a ridurle l'empito<br />

<strong>del</strong>le risa. Mentre Sandrino la trascinava sulla<br />

strada, Virginia agitò la mano verso la ragazza:<br />

« Credevamo fosse un caffè», le gridò. «Il vetro


era appannato ».<br />

Appena fuori, il pugno di Sandrino la raggiunse<br />

allo sterno, benché attutito dalla pelliccia le mozzò<br />

le risa e il respiro. Ella si morse le labbra per il dolore,<br />

ma non ne dette altro segno. Si ricompose e<br />

poi gli disse:<br />

«Hai ragione, mi sono comportata come una bambina».<br />

Avevano raggiunto il centro <strong>del</strong>la città, animato<br />

<strong>del</strong>le sue insegne luminose, dei passanti e <strong>del</strong>le auto;<br />

una squadra di spalatori notturni apriva dei camminamenti<br />

tra la neve; gli strilloni gridavano le<br />

ultime edizioni. L'aria aveva temperato il suo rigore<br />

ed il cielo, col suo stellato, prometteva un indomani<br />

di sole, forse il timido annuncio <strong>del</strong>la primavera che<br />

si distendeva sopra l'ultima neve. Entrarono in un<br />

bar e si servirono all'impiedi, come Sandrino le<br />

impose.<br />

«Non sopporto la luce», egli disse. «Ed anche<br />

la gente, stasera, mi dà noia».<br />

Volle un liquore, che fosse forte e dolce; lo bevve<br />

d'un fiato e gli venne da tossire. Ora Virginia poteva<br />

goderselo di nuovo con gli occhi e accumulare tenerezza<br />

nel proprio cuore. Egli conservava il cipiglio<br />

che in altre circostanze l'aveva sgomentata,<br />

ma adesso no: nelle sue pupille v'era un che di stupefatto<br />

e di ansioso che addolciva la sua espressione.<br />

Ella chiese una tazza di latte: era bollente e la ristorava.<br />

Respirava profondamente, tra l'uno e l'altro<br />

sorso.<br />

«Mi sembra di rinascere», commentò. « È come<br />

se ogni sorsata mi si tramutasse in sangue».<br />

Sorrise, poi ripeté:<br />

«Ho camminato tutto il giorno, in su e in giú coi<br />

facchini, nei negozi, per sistemare la casa... Ho dovuto<br />

chiamare l'elettricista, siccome vicino al letto<br />

non c'era la presa. Vedrai che belle lampade ho<br />

comperato per i comodini... Ho comperato anche...<br />

non te lo volevo dire. Doveva essere una sorpresa».<br />

Desiderava che Sandrino la sollecitasse a parlare;<br />

e Sandrino la interrogò come lei desiderava, ma distrattamente.<br />

«Cosa? ».<br />

«Prova a dire».<br />

«Non saprei, un oggetto?».<br />

«Sí e no. Comunque, un oggetto grande... Non<br />

un mobile tuttavia ».


Questo gioco accentuava l'avvilimento di Sandrino.<br />

Virginia lo aveva legato al suo destino. Essa si<br />

sentiva rinascere allo stesso modo in cui lui si sentiva<br />

finito. La sua presenza lo riportava alla condidizione<br />

che gli era stata propria fino a pochi giorni<br />

prima: di ragazzo discolo, da emendare, secondo la<br />

definizione piú garbata espressa da Faliero, di irresponsabile,<br />

come Elena gli aveva detto. Il ritorno<br />

di Virginia, la paternità ch'essa gli attribuiva,<br />

avevano ristabilito questa situazione: ribellarsi significava<br />

riprendere la lotta per evadere dal cerchio<br />

che si era nuovamente chiuso attorno a lui, ed egli<br />

non aveva piú né forza né volontà di lottare. Destituito<br />

di ogni proposito, Sandrino si affidava alle circostanze:<br />

non cercava piú né di prevenirle né di determinarle,<br />

le subiva ormai. Compiaceva Virginia<br />

nel suo gioco con la condiscendenza di un complice;<br />

e nell'amarezza che lo angosciava, quasi era preso<br />

di lei, le si avvicinava come per ottenere un conforto.<br />

Nello stesso <strong>tempo</strong> ripeteva a se stesso una frase di<br />

Elena, improvvisamente riaffioratagli nella memoria:<br />

«Mica si scappa da noi stessi... Papà diceva che ci<br />

si porta sempre dietro, come portiamo il viso. E tu<br />

vorresti già essere un altro, con tutto quello che hai<br />

ancora di scoperto dietro di te». La sua mente affannava<br />

irresoluta attorno ad un discorso che gli sembrava<br />

già concluso.<br />

Virginia lo richiamò al gioco, gli disse:<br />

«Prova ancora ».<br />

«È un buffet... Se hai due stanze, una l'adatterai<br />

a salotto e camera da pranzo».<br />

Avevano lasciato il bar, ed ella era felice che Sandrino<br />

si dimostrasse incuriosito. Si allontanavano<br />

dalle vie centrali, tornavano nella distesa d'ombra e<br />

di neve <strong>del</strong>le strade secondarie, verso la periferia e il<br />

capo opposto <strong>del</strong>la città, incontro al fiume. Era lei<br />

che insensibilmente decideva il cammino, con un<br />

senso inconscio ma volontario di ripercorrere quelle<br />

stesse strade che erano state loro familiari appena due<br />

mesi prima, dove avevano passeggiato ogni giorno,<br />

mattina e sera, avendo di volta in volta, come meta,<br />

il caffè ed il giardino.<br />

«È una radio», ella disse. «Mi terrà compagnia<br />

quando tu non ci sarai e prima che lui nasca... Imparerò<br />

le nuove canzoni... Tu non sai che... », sorrise,<br />

aggiunse. «Sono intonata, ecco».<br />

Era allegra, felice, ritrovava forse per la prima


volta compiutamente, dopo tanto <strong>tempo</strong>, la spontaneità<br />

che doveva esserle stata propria.<br />

«Vero che non fa piú freddo? La neve pare perfino<br />

finta... Come nella Bohème», commentò. Poi<br />

disse: «Guarda la sala d'aspetto <strong>del</strong> capolinea... Ti<br />

ricordi di quel giorno che pioveva?».<br />

Vi si diressero. Il luogo era deserto, nella strada<br />

che furono costretti ad attraversare la neve era quasi<br />

intatta, e cosí sul marciapiede <strong>del</strong>la pensilina, fin<br />

dentro la sala, appena rischiarata da una lampadina<br />

incastrata nel soffitto.<br />

«Qui non c'è né gente né spreco di luce», ella<br />

disse. «I tram non camminano da stamani».<br />

Ripuliva il sedile <strong>del</strong> velo di neve portatavi dal<br />

vento.<br />

«Perciò è sempre aperto qua dentro», aggiunse<br />

guardandosi attorno, « perché non c'è nulla da portar<br />

via. Anche le panche sono infisse al muro».<br />

Egli si sedette, le mani nelle tasche <strong>del</strong> cappotto,<br />

il mento sul petto, e taceva. Ella gli si mise accanto,<br />

e dopo qualche istante di silenzio, gli disse, con<br />

altra voce:<br />

«Facevo cosí per darmi un contegno... So che tu<br />

adesso mi devi rimproverare ».<br />

Egli le rispose ciò che in quel momento pensava<br />

di lei, con le prime parole che gli vennero alle labbra,<br />

ma che tuttavia facevano parte di un suo preciso<br />

pensiero, e quasi dolcemente, per cui la durezza che<br />

v'era nelle sue parole sembrava recare implicito un<br />

affettuoso perdono:<br />

« Mi chiedo soltanto come puoi essere tanto irresponsabile...<br />

Alla tua età, e nelle tue condizioni...<br />

Non sembri piú una bambina, ma qualcosa come<br />

una pazza».<br />

«Mi hai voluto ricordare che non ho il diritto di<br />

sacrificare la tua esistenza... Certo, sarò una vecchia<br />

quando tu sarai un uomo nel fiore <strong>del</strong>la vita, ma<br />

ancora non e cosí... Se ancora mi vuoi, finché mi<br />

vorrai », ripeté.<br />

Egli taceva, e Virginia stessa capiva di stare parlando<br />

a se stessa piú che a lui:<br />

« Io ti sarò sempre grata, comunque deciderai...<br />

Tu mi hai dato soltanto gioie, fino a questa che ho<br />

in seno e che è la piú grande di tutte... Era lo scopo<br />

<strong>del</strong>la mia vita quando credevo che la mia vita avesse<br />

uno scopo, la famiglia... Adesso lo è diventato<br />

piú che mai... ».


Sandrino seguiva il suo commento e insieme il<br />

corso dei propri pensieri.<br />

«Perché sei tornata, allora, perché? Se quell'avvocato<br />

ti voleva, perché non sei rimasta con lui,<br />

forse ti avrebbe presa anche cosí, o avresti potuto<br />

abortire... Avresti avuto un nome, una bella casa».<br />

Ella trasalí e d'improvviso le si inumidirono gli<br />

occhi, piangeva serenamente, tuttavia, cosí come parlò,<br />

subito dopo:<br />

«Abortire è uccidere, cosa credi? No, non mi è<br />

passata per la testa un'idea simile, ed ora mi rendo<br />

conto <strong>del</strong> perché... Sarebbe stato come uccidere te... ».<br />

«E poi, non sei pazza», egli disse. Quindi aggiunse:<br />

«Del resto, a quel tuo avvocato, gli potevi<br />

far credere che eri rimasta incinta di lui... Per un'altra<br />

donna sarebbe stata una cosa da nulla».<br />

«Dunque, non vuoi credere che non mi abbia<br />

toccata ».<br />

Egli accendeva una sigaretta, riparato nel cavo<br />

<strong>del</strong>le mani ove teneva il cerino, le disse:<br />

«Bastava tu ti facessi toccare... ».<br />

«Oh», ella esclamò. « Ora mi fai anche piú paura...<br />

Finora le cose tremende che mi dicevi, me le<br />

dicevi durante l'amore o mentre mi picchiavi; ora<br />

invece sei calmo, sono cose che pensi veramente».<br />

«Che ti ho detto di tanto orribile? ».<br />

« Ciò che hai detto».<br />

Le lacrime le scendevano adesso lungo il volto, ella<br />

le arrestava portandosi le dita sotto gli zigomi.<br />

«Avrei dovuto darmi a lui, sapendo di avere in<br />

seno una creatura concepita con te».<br />

Sandrino sorrise, e per un momento ritrovò il suo<br />

cinismo, la sua antica ironia.<br />

«Parli di seno e di concezione come nelle preghiere...<br />

Non ti senti per caso una Madonna? Perché<br />

in questo caso io sarei il Padreterno».<br />

La guardò e soltanto allora si accorse che Virginia<br />

piangeva. L'improvvisa baldanza non lo sorresse: si<br />

era tutta esaurita nella volgarità <strong>del</strong>le sue parole. Egli<br />

ricadde nello stato d'animo di poco prima, nell'abulia<br />

che l'apparizione di Virginia gli aveva determinato,<br />

e dentro la quale il loro recente colloquio aveva<br />

finito per radicarlo. Provò soltanto fastidio <strong>del</strong><br />

suo pianto, e non pensò di imporsi a lei con la violenza,<br />

bensí fingendo una comprensione che nemmeno<br />

lui capiva piú se interamente simulata.<br />

«Accetto le tue condizioni», le disse. «Finché


mi piacerai ti resterò vicino... Poi vedremo che reazione<br />

avrò di fronte a questo figlio, per adesso non<br />

me lo so nemmeno immaginare».<br />

L'attirò a sé e la baciò sulla bocca. Di lí a poco,<br />

ella si era appoggiata col capo sul suo petto, già<br />

tutta e di nuovo pacificata, uno sconosciuto apparve<br />

sulla soglia. I suoi passi erano stati silenziosi sulla<br />

neve, ed essi si accorsero di lui solo dopo che fu<br />

entrato.<br />

Era un uomo indefinibile per l'età, ma visibilmente<br />

un accattone, rinvoltato in uno stinto cappotto da<br />

militare, con in testa una bustina <strong>del</strong>lo stesso tipo,<br />

ed a tracolla un saccapane altrettanto logoro e rappezzato,<br />

come il cappotto e come le scarpe, e rigonfio.<br />

Dapprima sembrò non vederli, raggiunse il sedile<br />

all'altra estremità <strong>del</strong>l'ambiente e subito vi si distese,<br />

collocandosi il saccapane sotto la testa. Poi<br />

disse:<br />

« Non buttate cotesta cicca, giovanotto. Lanciatela<br />

dalle mie parti».<br />

Sandrino cosí fece. Intanto si era alzato, insieme a<br />

Virginia. Gli dettero la buonasera. Ma lo sconosciuto<br />

li richiamò, dicendo:<br />

« Buonasera è troppo poco. Questa, da una certa<br />

ora in avanti, non e piú <strong>del</strong>l'Azienda dei tram, è<br />

casa mia. Mia e di altri che ancora devono arrivare.<br />

Mi dovete pagare il fitto <strong>del</strong>la panca».<br />

Quindi, prendendo le poche lire che Sandrino, sospinto<br />

da Virginia, gli porgeva:<br />

«Dico, compagno, mica ti sei offeso? Tu capisci,<br />

si fa per farsi coraggio. È una naia che dura da sette<br />

anni. Cinque in India. P. W. nove, cinque, sette,<br />

tre, 9573, se vuoi giocarli al Lotto... E non accenna<br />

a far giorno, non balugina una luce di lavoro», e si<br />

rivoltò sull'altro fianco.<br />

Gli gridò ancora dietro:<br />

«Dico, compagno, se volete restare mica mi date<br />

noia... ».<br />

Essi già non lo udivano piú. Sandrino sosteneva<br />

Virginia per il braccio, e badavano dove posavano i<br />

piedi, sulla neve. Raggiunsero il marciapiede dirimpetto,<br />

e lei disse:<br />

«Quando ci vediamo?».<br />

« Domani, naturalmente», egli le rispose.<br />

E subito, lo possedé una certezza che nemmeno in<br />

seguito Sandrino seppe spiegarsi compiutamente, ma<br />

che tuttavia era stata cosí propria al suo stato d'ani-


mo da apparirgli perfino ovvia, rivelatagli dalle sue<br />

stesse parole. Appena ebbe detto «domani», gli sembrò<br />

assurdo che potesse venire il domani, col sole magari,<br />

le strade senza neve. Impossibile che potesse<br />

sorgere il nuovo giorno, e baluginare una luce. Da<br />

quel momento le sue parole furono logiche, assennate,<br />

remissive, anche, ma estranee al suo intelletto.<br />

Similmente, dal suo spirito era assente ogni velleità,<br />

ogni sentimento. Egli era ormai esorbitato da se<br />

stesso, tutto immedesimato nel pensiero che il mondo<br />

sarebbe finito quando quella notte fosse finita. Ascoltava<br />

Virginia, le rispondeva, ma di vivo in lui v'era<br />

unicamente la paziente attesa di un evento che non<br />

lo riguardava nemmeno piú tanto egli vi si era arreso,<br />

disposto a subire le parole e i gesti che le circostanze<br />

gli avrebbero via via richiesto. Che Virginia<br />

gli avrebbe richiesto, poiché essa, con la sua presenza,<br />

aveva bloccato il <strong>tempo</strong> e doveva quindi volgerlo<br />

alla sua soluzione. Sandrino le si affidava.<br />

«Accompagnami altri due passi», ella disse.<br />

«Prenderò un taxi al posteggio... Pensi lo troverò? ».<br />

«Forse, ma ti chiederà un'enormità».<br />

« Che importa... Ho già speso un patrimonio in<br />

questi giorni, per la casa... Domani devi aiutarmi a<br />

fare i conti... Poi bisognerà decidere se i soldi li lascio<br />

in banca o tu preferisci investirli... Ma una certa<br />

cifra mi occorrerà averla a disposizione ».<br />

«Ti bisogneranno tante cose».<br />

«Soltanto per il corredino... ».<br />

Si stringeva a lui, con la spalla sul suo petto, ed<br />

egli la teneva al braccio e la sosteneva. Ella gli chiese,<br />

timidamente:<br />

«Tu non hai piú niente? ».<br />

«No, niente ».<br />

«Non voglio sapere... Ti andrà meglio un'altra<br />

volta ».<br />

Ora la strada sboccava su di un largo, con la lampada<br />

ad arco che lo illuminava e dirimpetto, affondato<br />

nell'oscurità e nella neve, c'era il giardino, recinto<br />

dalla sua bassa cancellata. Il luogo era deserto,<br />

l'insegna <strong>del</strong> posteggio sembrava infissa nella neve.<br />

«Con questo <strong>tempo</strong>, i taxi faranno il servizio di<br />

notte? Dove potremmo chiedere? A quel caffè là in<br />

fondo? ».<br />

«È una farmacia », egli disse.<br />

Ella rise e gli si appoggiò con la fronte sull'omero.<br />

«Ne facevo un'altra <strong>del</strong>le mie, come dalla fioraia».


« Andiamo ad informarci?».<br />

« No, proviamo ad aspettare qualche minuto, chissà...<br />

Mettimi un braccio attorno alla vita, mi riscaldi».<br />

Era piegata su di lui e gli porgeva la faccia.<br />

«Mi pensavi spesso? Come mi pensavi? ».<br />

«Come eri... Come sei ».<br />

«Io sempre, anche nei momenti che piú mi credevo<br />

decisa a dimenticarti... Ma poi ho capito perché<br />

ti ricordavo, per quello che mi avevi dato e non lo<br />

sapevo ancora ... Ecco il taxi ».<br />

« È una macchina privata».<br />

L'auto passò davanti a loro, rallentando alla voltata,<br />

e sparí. Ella tornò a lasciarsi sostenere dalle braccia<br />

di Sandrino che la cingevano torno torno alla<br />

vita. Lo guardava ed al chiarore <strong>del</strong>la lampada ad<br />

arco, ravvivato dal riflesso <strong>del</strong>la neve, vedeva il suo<br />

volto metà in ombra metà in luce, calmo, dolce, che<br />

la inteneriva.<br />

«Povero il <strong>nostro</strong> giardino», ella disse, « sotto la<br />

neve ».<br />

L'assalí un pensiero improvviso: il ricordo <strong>del</strong>l'episodio<br />

raccontatole da Bruna, accaduto lí, su una<br />

di quelle aiuole sepolte sotto la neve. Ma non volle<br />

dar segno <strong>del</strong> proprio turbamento. Temeva di irritarlo,<br />

adesso che Sandrino si dimostrava cosí buono<br />

con lei, e la teneva sul suo petto, abbracciandola alla<br />

vita. Disse:<br />

«Perché non andiamo a dargli un saluto, sia pure<br />

dal di fuori? Ti ricordi il giorno in cui ti feci la<br />

sorpresa dei cachi? ».<br />

Attraversarono lo spiazzo, e Sandrino disse:<br />

«Fu lo stesso giorno che poi venne a piovere».<br />

Giunsero dinanzi alla cancellata, in un punto distante<br />

appena pochi metri da quello ove poche ore<br />

prima Elena gli aveva chiesto di baciarla.<br />

«E il giorno prima, ti ricordi? Avevi vinto la<br />

scommessa <strong>del</strong>le dodici paste».<br />

Ella si sporgeva sulla cancellata.<br />

«La neve è molto piú bassa di quello che credevo...<br />

Guarda, anche al buio s'intravede la nostra<br />

panchina... Qui, tra i due alberi... L'ombra piú<br />

grande è quella <strong>del</strong>la vasca, una <strong>del</strong>le altre, la seconda<br />

a destra.<br />

«Uhm, uhm», egli annuí.<br />

Virginia si voltò, affidandosi con le spalle alla cancellata,<br />

tra l'una e l'altra <strong>del</strong>le sbarre che finivano a


forma di lancia, giusto all'altezza <strong>del</strong>la sua testa,<br />

come aveva fatto Elena. Istintivamente egli la rinchiuse<br />

dentro le sue braccia, stringendo le mani alle<br />

sbarre.<br />

«Mi commuovo come una sciocca», ella disse. E<br />

quindi, con un'ironica, affettuosa amarezza nella voce,<br />

aggiunse: «Alla mia età, e nelle mie condizioni,<br />

mi comporto come non si comporterebbe nemmeno<br />

la ragazzina che ti faceva la corte dalla sua finestra ».<br />

Egli non provò nessuna emozione a quelle sue parole,<br />

tuttavia sentí che le proprie mani si tenevano<br />

piú saldamente alle sbarre <strong>del</strong>la cancellata, avvertí un<br />

afflusso di energie in tutta la persona, come un'improvvisa,<br />

oscura coscienza <strong>del</strong>le proprie forze.<br />

Virginia aveva riversato la testa all'indietro, la poggiava<br />

sulla cima di una <strong>del</strong>le sbarre, in un abbandono<br />

che compiva il suo stato di grazia, per cui anche il<br />

premere lieve <strong>del</strong>la punta acuminata <strong>del</strong>la lancia contro<br />

la nuca le era gradito.<br />

La penombra, lí, era piú fitta, e l'ampio largo deserto<br />

nella sua distesa di neve, con in fondo il globo<br />

rosso ed acceso <strong>del</strong>la farmacia.<br />

Virginia disse: «Quante stelle, vedessi... Il tuo<br />

padrone le conosceva a una a una, doveva essere un<br />

uomo felice... Guarda quella com'è bassa, com'è luminosa...<br />

».<br />

Sandrino era piegato su di lei, attratto dal suo volto,<br />

dalla sua voce, col senso di precipitare assieme a<br />

lei in quell'oscurità senza fine; e ad ogni istante sempre<br />

piú accresciuto <strong>del</strong>la propria forza, come se fosse<br />

il pallore <strong>del</strong> volto di Virginia, il suono <strong>del</strong>la sua<br />

voce a dargli un'energia sempre maggiore. Ed erano<br />

i suoi occhi, che adesso vedeva anche piú bianchi <strong>del</strong><br />

suo viso e <strong>del</strong>la neve, rivolti in alto, ad attirarlo in<br />

un'intenzione amorosa, di attimo in attimo sempre<br />

piú intensa, a fargli nascere il desiderio improvviso,<br />

lancinante di schiacciarli, di cancellarli quegli occhi,<br />

con le proprie mani.<br />

Ella disse, e furono le sue ultime parole:<br />

« Se tu non mi lasciassi, potrei restare qui tutta la<br />

notte, a guardare le stelle come una bambina, infilata<br />

per la testa... ».<br />

Le mani di Sandrino si serrarono sulle sbarre come<br />

draghe, con la stessa, graduale, implacabile intensità.<br />

E d'un tratto, esse, le sue mani, sentí che gli esplodevano,<br />

agivano da sole, strinsero Virginia alle mandibole<br />

e, cariche di tutta la loro forza, le riversarono


la testa ancora piú indietro, di colpo, da conficcarle<br />

la lancia nella nuca. Con<strong>tempo</strong>raneamente le sue<br />

gambe si erano serrate sui fianchi di Virginia, e la<br />

immobilizzavano. Ella gettò un grido, non piú umano,<br />

che risuonò come un feroce, disperato grugnito.<br />

Egli si trovò la testa di lei inerte tra le mani, e il<br />

suo volto scoperto, con gli occhi piú grandi e piú<br />

bianchi, rovesciati. Il corpo <strong>del</strong>la donna si afflosciava<br />

sotto la stretta, trascinava in basso la testa come per<br />

sottrarla alla sua morsa. Egli la sollevò di nuovo e di<br />

nuovo tornò ad appiccarla, due volte, tre volte, quattro<br />

volte ancora, finché la testa gli sfuggí dalle mani<br />

viscide di sangue e Virginia rimase infissa alla sua<br />

croce. Egli arretrò di un passo e per un lungo istante<br />

rimase immobile a fissare l'amante ancora in piedi<br />

davanti a lui, col mento eretto, le braccia pendule<br />

sulla pelliccia, un fantoccio che gli offriva la gola.<br />

Ai suoi piedi c'era la borsetta nera, come deposta<br />

sulla neve.<br />

Quindi Sandrino si abbassò di spalle, lentamente,<br />

sui talloni, tuffò le mani nella neve, le lavò con<br />

calma, con attenzione, passando le unghie dei pollici<br />

dentro le unghie <strong>del</strong>le altre dita, spiando ai due orizzonti<br />

sulla distesa di neve. Pochi minuti dopo, mentre<br />

già egli aveva raggiunto il marciapiede dirimpetto<br />

e là, nell'ombra, Virginia si faceva un piedistallo<br />

<strong>del</strong> proprio sangue, con gli occhi inutilmente<br />

sbarrati a scoprire le stelle un taxi si arrestò davanti<br />

al palo <strong>del</strong> posteggio. Lo chauffeur sporse la<br />

testa verso Sandrino che era venuto a trovarsi all'altezza<br />

<strong>del</strong>la macchina. Egli proseguí senza rispondergli,<br />

voltò l'angolo, ma non fuggí, accelerò il passo<br />

e piú oltre si fermò. Dette fuoco ad alcuni cerini per<br />

accertarsi se i suoi abiti fossero macchiati di sangue,<br />

e con l'ultimo, rassicurato, accese la sigaretta.<br />

Allora, riprese il cammino, imboccando il viale su<br />

cui era passato poco prima al fianco di Virginia. Si<br />

sentiva liberato d'ogni angoscia, quieto e leggero come<br />

non mai. La sua ragione era felicemente assopita,<br />

il suo cervello ospitava soltanto le immagini che apparivano<br />

concrete davanti ai suoi occhi, come se i<br />

suoi pensieri si formulassero all'unisono col paesaggio.<br />

Ecco, egli aveva da percorrere una strada lunga<br />

e diritta, tutta oscurità, tutta neve, a capo <strong>del</strong>la quale,<br />

lontanissima e tuttavia visibile, da toccare s'egli avesse<br />

allungato una mano, c'era Elena che gli sorrideva.


FINE<br />

Napoli, inverno 1947.

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