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“Una Vita” (Italo Svevo): Un inetto e la sua non-vita (ovvero: il fatale ...

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Alexander A. Malär, lett. italiana 4e liceo, dispensa <strong>Italo</strong> <strong>Svevo</strong> (<strong>il</strong> pecorso verso <strong>la</strong> coscienza)<br />

nelle più dolorose. L’abbandonava senza rimpianto. Era <strong>la</strong> via per divenire superiore<br />

ai sospetti e agli odii. Quel<strong>la</strong> era <strong>la</strong> rinunzia ch’egli aveva sognata. Bisognava<br />

distruggere quell’organismo che <strong>non</strong> conosceva <strong>la</strong> pace; vivo avrebbe continuato a<br />

trascinarlo nel<strong>la</strong> lotta perché era fatto a quello scopo. Non avrebbe scritto ad Annetta.<br />

Le avrebbe risparmiato persino <strong>il</strong> disturbo e <strong>il</strong> pericolo che poteva essere per lei una<br />

tal lettera.<br />

[tanto per curiosità: <strong>il</strong> b<strong>la</strong>ndo finale di un <strong>inetto</strong> (lettera finale)<br />

Signor Luigi Mascotti,<br />

N... 23 Ottobre 18...<br />

In risposta al<strong>la</strong> pregiata vostra del 21 corr. vi annunciamo che ci sono del tutto ignote<br />

le cause che spinsero al suicidio <strong>il</strong> nostro impiegato signor Alfonso Nitti. Fu trovato<br />

morto nel suo letto <strong>il</strong> 16 corrente, alle quattro del<strong>la</strong> mattina, dal signor Gustavo<br />

Lanucci, <strong>il</strong> quale, rincasato a quell’ora, s’insospettì per l’intenso odore di carbone che<br />

trovò diffuso in tutta l’abitazione. Il signor Nitti <strong>la</strong>sciò una lettera diretta al<strong>la</strong> signora<br />

Lanucci in cui <strong>la</strong> dichiarava <strong>sua</strong> erede. La vostra domanda sul<strong>la</strong> somma trovata presso<br />

<strong>il</strong> signor Nitti deve quindi essere diretta a quel<strong>la</strong> signora.<br />

I funerali si fecero addì 18 corr. con l’intervento dei colleghi e del<strong>la</strong> direzione.<br />

Con distinta stima vi riveriamo<br />

Maller & Co.]<br />

“Sen<strong>il</strong>ità” (<strong>Italo</strong> <strong>Svevo</strong>), Capitolo XIV (ultimo): Morte, Vecchiaia e Metamorfosi<br />

L’immagine del<strong>la</strong> morte é bastevole ad occupare tutto un intelletto. Gli sforzi per<br />

trattener<strong>la</strong> o per respinger<strong>la</strong> sono titanici, perché ogni nostra fibra terrorizzata <strong>la</strong><br />

ricorda dopo aver<strong>la</strong> sentita vicina, ogni nostra moleco<strong>la</strong> <strong>la</strong> respinge nell’atto stesso di<br />

conservare e produrre <strong>la</strong> <strong>vita</strong>. Il pensiero di lei é come una qualità, una ma<strong>la</strong>ttia<br />

dell’organismo. La volontà <strong>non</strong> lo chiama né lo respinge.<br />

Di questo pensiero Em<strong>il</strong>io lungamente visse. La primavera era passata, ed egli <strong>non</strong> se<br />

n’era accorto che per aver<strong>la</strong> vista fiorire sul<strong>la</strong> tomba del<strong>la</strong> sorel<strong>la</strong>. Era un pensiero cui<br />

<strong>non</strong> andava congiunto alcun rimorso. La morte era <strong>la</strong> morte; <strong>non</strong> più terrib<strong>il</strong>e per le<br />

circostanze che l’avevano accompagnata. Era passata <strong>la</strong> morte, <strong>il</strong> grande misfatto, ed<br />

egli sentiva che i propri errori e misfatti erano stati del tutto dimenticati.<br />

In quel periodo, per quanto poté, visse solitario. Evitò anche <strong>il</strong> Balli, <strong>il</strong> quale dopo di<br />

essersi contenuto tanto bene al letto di Amalia, aveva già perfettamente dimenticato <strong>il</strong><br />

breve entusiasmo ch’el<strong>la</strong> aveva saputo inspirargli. Em<strong>il</strong>io <strong>non</strong> gli sapeva perdonare di<br />

<strong>non</strong> essergli più sim<strong>il</strong>e in questo. Era oramai <strong>la</strong> so<strong>la</strong> cosa che gli rimproverasse.<br />

Quando <strong>la</strong> <strong>sua</strong> commozione s’affievolì, gli sembrò di perdere equ<strong>il</strong>ibrio. Corse al<br />

cimitero. La strada polverosa lo fece soffrire, e indicib<strong>il</strong>mente, <strong>il</strong> caldo. Sul<strong>la</strong> tomba<br />

prese <strong>la</strong> posa del contemp<strong>la</strong>tore, ma <strong>non</strong> seppe contemp<strong>la</strong>re. […]<br />

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