"Una volta a Natale..." i nonni raccontano - Portale dell'educazione
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Nonno Romano<br />
Mi chiamo Romano, ho 74 anni e ho trascorso l’ infanzia a Rio Saliceto.<br />
Sono stato in collegio, a Palermo, fino a 17 anni perché ero orfano di<br />
padre e con una famiglia di 11 fratelli; per le feste natalizie venivo a<br />
casa. Avevo un albero di <strong>Natale</strong> piccolo, addobbato con palline e carta<br />
colorata.<br />
Non avevo mai il presepe, ma andavo a vederlo in chiesa; credevo che<br />
Babbo <strong>Natale</strong> mi portasse dei doni, ma non arrivava mai. Alla vigilia di<br />
<strong>Natale</strong>, mangiavamo io e la mia famiglia i tortelli di zucca; per<br />
tradizione era usanza lasciare la tavola apparecchiata con un pezzo di<br />
pane sopra, per Gesù bambino. Il giorno di <strong>Natale</strong> mi vestivo con l’ abito<br />
da festa e si andava a messa.<br />
Al pranzo di <strong>Natale</strong> venivano tutti i miei parenti e io mettevo la<br />
letterina, che avevo scritto, promettendo di fare il bravo; sotto il piatto<br />
della mia mamma. I pochi regali che ricevevo erano un po’ di caramelle e<br />
qualche dolce; al pomeriggio andavo alla piazza del paese, dove si<br />
facevano tanti giochi e soprattutto l’albero della cuccagna, un lungo palo<br />
verticale, unto con grasso, con in cima appesi vari regali e per prenderli ci<br />
si doveva arrampicare fino in alto. Le strade erano ricoperte di neve e per<br />
camminare usavo gli zoccoli di legno; mentre le strade non avevano<br />
neanche un addobbo.<br />
Romano Galli, nonno materno di Giacomo Merlini<br />
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