Antichità Romane - Università degli Studi di Salerno

1 Corso di
Sito WEB:
5. 3. Roma Organizzazione dal periodo dell’Italia arcaico romana al IV secolo http://www.dsa.unisa.it/Organigramma/
a.C.
Docenti/La_Greca/fernando_la_greca.php
4
Antichità Romane
A.a. 2009-2010
Dott. Fernando La Greca
flagreca@unisa.it
Strabone e gli
straripamenti
del Salso
- Le acque del Salso
hanno proprietà
calcaree e
hanno formato
nel tempo estesi
e spessi banchi
di tufo, nella
piana e nella
stessa città una
volta
abbandonata.
11. Paestum romana (2)
11. Paestum romana (2)
Appunti ad esclusivo uso didattico
per gli studenti del corso
(non sostituiscono i testi di studio)
Dipartimento di Scienze dell’Antichità
Università degli Studi di Salerno
2
11. Paestum romana (2)
Strabone e gli
straripamenti
del Salso
- Al tempo di Augusto il
geografo Strabone scrive
che la città di Paestum è
resa insalubre da un fiume
che nei suoi pressi si spande
in palude.
- Si tratta del fiumicello ora
chiamato Salso o
Capodifiume, che scorre
dalle colline di Capaccio
Vecchia al mare con corso
costante.
5
11. Paestum romana (2)
Strabone e gli
straripamenti
del Salso
- Molti autori hanno voluto
vedere negli impaludamenti
descritti da Strabone la
causa di una presunta
decadenza della città nel
periodo imperiale e del suo
definitivo abbandono nel
medioevo, ma sono
contraddetti da numerose
testimonianze letterarie ed
archeologiche sulla vitalità
della città fino in epoca
tarda.
3
6
11. Paestum romana (2)
11. Paestum romana (2)
Strabone e gli straripamenti
del Salso
- Il passo di Strabone va correttamente riferito solo al periodo successivo
alla presenza di Annibale in Italia, e alla conseguente crisi delle regioni
meridionali: povertà, abbandono dei terreni, latifondi, calo demografico.
- Tuttavia i Pestani ben potevano correre ai ripari, come avevano sempre fatto,
e regolare il corso del fiume e delle acque.
- La vittoria delle paludi si ebbe solo nel medioevo, dopo l’abbandono della
città, e non ne fu la causa, ma la conseguenza.

7
11. Paestum romana (2)
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
- La crisi del II sec. fu sicuramente superata nel I sec. a.C., come
attestano molti documenti.
- Viene completato il cd. Tempio della Pace, attribuito alla dea Mens, con un
rifacimento dell’edificio precedente e forse della decorazione (metope).
- Si avvia la costruzione e/o il restauro di numerosi edifici.
- La città continua a battere moneta, fino al tempo dei primi imperatori, e
questo è un indice di floridezza.
10
11. Paestum romana (2)
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
- La dea Mens acquista nel
primo periodo imperiale
l’appellativo Augusta, e
viene a far parte delle
divinità vicine
all’imperatore (es. ILP
12).
8
11. Paestum romana (2)
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
- La numismatica e l’epigrafia ci
danno molte attestazioni del
culto di Mens nel I sec. a.C.
- Una moneta rappresenta la dea
seduta in un tempio e
leggente.
11
11. Paestum romana (2)
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
- Nel I sec. a.C. era molto diffuso nelle città
dell’Italia l’evergetismo, ossia la
munificenza privata, che attraverso la
costruzione e/o il restauro di edifici
pubblici, assicurava alle classi dirigenti
locali consenso e prestigio.
- Verso il 15 a.C. la basilica di Paestum
viene restaurata ed abbellita a spese di
una matrona, Mineia, moglie del senatore
cesariano Cocceio Flacco.
- Una moneta che celebra il restauro della
basilica da parte di Mineia porta dal lato
opposto la testa di Mens.
9
11. Paestum romana (2)
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
- Alcune iscrizioni sono
relative a basi sulle
quali erano poste
statue della dea Mens.
- Es. ILP 10: L(ucius)
Fundanius L(uci)
l(libertus) Hermes /
Mag(ister) / Bonae
Menti sacrum.
12
11. Paestum romana (2)

13
16
11. Paestum romana (2)
11. Paestum romana (2)
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
- Nell’angolo nord-ovest
del santuario
meridionale viene
costruito fra
repubblica e impero
un impianto
termale, di
dimensioni modeste
ma importante per la
sua centralità.
- Fu restaurato più volte
nel corso del III sec.
d.C.
14
17
11. Paestum romana (2)
11. Paestum romana (2)
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
- Verso la metà del I secolo
a.C. i duoviri Claudio
e Sestilio curano
l’installazione di una
vasta rete idrica in
città, con numerose
fontane pubbliche e
vasche.
- Altri duoviri curano opere
pubbliche deliberate e
finanziate dal senato
cittadino.
Iscrizione su fontana pubblica,
Paestum, I sec. a.C.
15
11. Paestum romana (2)
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
- Mineia probabilmente fa
restaurare anche il tempio di
Mens (cd. “Tempio della
Pace”); alcuni magistri di Mens
le dedicano un’iscrizione (ILP
18).
18
Paestum, fontana
pubblica e relative
condutture di
piombo per
l’alimentazione
idrica
11. Paestum romana (2)

19
22
11. Paestum romana (2)
Paestum, condutture dell’acquedotto proveniente dalla collina di Capaccio
11. Paestum romana (2)
20
23
11. Paestum romana (2)
Carta dei dintorni di Paestum, 1769, con il percorso dell’acquedotto
11. Paestum romana (2)
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
- Nell’area della Piscina, interrata,
sono costruiti una serie di edifici
dedicati al culto imperiale,
curato dagli Augustales, per la
famiglia Giulio-Claudia e poi per
altre dinastie.
- Da questi edifici provengono
sculture, statue, iscrizioni (ad es.
l’altare dedicato dall’augustale
Aviano).
- Il culto imperiale è comunque
pervasivo, ed è attestato in tutti gli
spazi pubblici di ogni città.
21
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
11. Paestum romana (2)
- Incerta è la
cronologia
dell’anfiteatro,
probabilmente
costruito nella
tarda repubblica
presso il foro (dove
si tenevano già in
precedenza
spettacoli in
ambiente italico) e
poi restaurato e
ampliato in età
imperiale flavia.
24
11. Paestum romana (2)
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
- Il santuario di Venere in località
Santa Venera viene ricostruito /
restaurato ed abbellito a cura di
due sacerdotesse, prima Sabina,
moglie di un Flacceius Flaccus, poi
Valeria, nipote di Sabina.
- Numerose sono le statue di Afrodite
- Venere rinvenute nel santuario.
C’è probabilmente anche un
rinnovamento dei riti, in senso
orientale e misterico.

25
11. Paestum romana (2)
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
- Nelle case di età imperiale
dell’aristocrazia pestana
si sviluppano
ulteriormente i modelli
ellenistici: grande
peristilio e giardino
interno, sculture e giochi
d’acqua, terme private,
spazi dedicati al lusso e
all’otium.
- Un esempio di questa
nuova concezione è la cd.
“Casa della Piscina”, di I-
II sec. d.C.
28
11. Paestum romana (2)
I roseti di Paestum
Fra i tanti scrittori antichi, il
primo a parlarci delle rose di
Paestum è Virgilio (Georgiche,
IV, 116-124):
>.
26
11. Paestum romana (2)
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
- L’arredo scultoreo delle
case imperiali evoca
ricchezza e cultura, e
diventa un elemento
indispensabile dell’autorappresentazione
delle classi dirigenti.
- Sono comunque sculture
realizzate in serie, “di
moda”, molto diffuse
nelle città romane fra le
classi medio-alte.
29
I roseti di
Paestum
- Questa fama
presuppone una
precedente e
prolungata
produzione, forse
già dalla
fondazione della
colonia, se non
prima.
11. Paestum romana (2)
Festoni di rose nelle tombe
lucane di Paestum
Donne-fiore dagli scavi di
Foce Sele
27
11. Paestum romana (2)
I roseti di Paestum
- Alla seconda metà del I sec. a.C.
appartengono le più antiche
testimonianze sui roseti di
Paestum: ne parlano Virgilio,
Properzio, Ovidio.
- Si tratta di colture di rose
propriamente pestane, coltivate
a Paestum, e visibili per chi
visitasse allora la città.
30
Pompei, affreschi dalla “Casa
del Bracciale d’oro”
11. Paestum romana (2)
I roseti di Paestum
- Delle rose pestane parlano
nel secolo successivo (I
d.C.) Columella e
Marziale.
- Sono attestate ancora
colture fiorenti, e
un’organizzazione
produttiva e
commerciale che le
faceva giungere a Roma
anche d’inverno.
Marziale (I-II sec. d.C.), Epigrammi, VI, 80:
.

31
11. Paestum romana (2)
I roseti di Paestum
- Oltre alle rose è attestata la
produzione di fiori (viole,
ligustri), che copriva ampie
distese coltivate (arva, rura).
- Dobbiamo immaginare quindi
non terreni paludosi, ma
asciutti, fertili, ben coltivati
dal costante labor dei
pestani.
34
11. Paestum romana (2)
I roseti di Paestum
- Come spiegare il successo sul
mercato (antico) delle rose e
dei fiori di Paestum?
- Forse si trattò di una antica
operazione di marketing:
poiché Omero ed il mito
ponevano le Sirene su
un’isola fiorita, identificata
con Licosa, cosa c’era di
meglio, per un’azienda sita a
Paestum presso il santuario
della sirena Leucosia, che
produrre rose, fiori, e
profumi “delle Sirene”?
32
11. Paestum romana (2)
I roseti di Paestum
- Parte della produzione di rose e di fiori
doveva essere spedita nei mercati via
mare, con collaudate operazioni di
marketing.
- Il rimanente era utilizzato per la
produzione in loco di profumi,
unguenti, medicinali, a base di olio di
oliva.
- Notevole è la presenza di una
profumeria nel foro di Paestum, con
una base di torchio, recentemente
studiata.
35
L’antica
Rosa
Pestana
era di un
rosso
intenso,
molto
profumata
e in grado
di fiorire
due volte
in un
anno.
11. Paestum romana (2)
33
36
Torchio per 11. olio Paestum e profumi romana (2)
Foro di Paestum
11. Paestum romana (2)
In base alle fonti antiche,
specialmente Ennodio, sono
stati promossi degli
esperimenti per riprodurre la
rosa pestana, con innesto di
rose su rovo e su
biancospino (e in generale
su piante spinose delle
rosacee).

37
11. Paestum romana (2)
L’esperimento di innesto sul
biancospino è perfettamente
riuscito, e sembra spiegare il
costante labor dei pestani
per far sì che le “spine”
producessero rose...
40
11. Paestum romana (2)
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
- Nelle sue composizioni poetiche,
Orazio parla più volte della Lucania
(lui stesso, di Venosa, si definisce
sia Apulo che Lucano).
- In Epist., I, 15, Orazio chiede
informazioni all’amico Numonio
Vala, possessore di ville nella
regione, informazioni sul clima di
Salerno e di Velia, per passarvi
una vacanza.
- Nelle Satire (II, 3 e II, 8), ricorda le
fatiche dei cacciatori di cinghiali in
Lucania, che pernottano fra le nevi,
per non far mancare questo cibo
sulla mensa dei ricchi.
38
11. Paestum romana (2)
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
- Tutto ciò che si è detto
testimonia anche la
presenza e la vitalità del
porto o dei porti di
Paestum, dovunque si
vogliano collocare
(sommersi nel mare;
sotto le dune fra la città
e il mare; nella antica
laguna nei pressi di
porta Marina; ai lati del
promontorio di Agropoli;
alla foce del Solofrone;
alla foce del Sele e lungo
il suo corso).
41
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
- Dagli scavi sono
emerse due testeritratto
marmoree
di ottima fattura,
dell’imperatore
Tiberio e della
madre Livia
(moglie di
Augusto).
11. Paestum romana (2)
39
11. Paestum romana (2)
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
- Numerosi personaggi e
gentes prestigiose sono
presenti a Paestum fra il I
sec. a.C. e il I d.C.;
numerosi sono anche i
patroni collegati con
Roma, che potevano
procurare benefici alla
città.
- Fra questi c’è forse il ricco
Numonio Vala amico del
poeta Orazio e
destinatario di alcune sue
composizioni.
42
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
11. Paestum romana (2)
- Altre due statue quasi
complete di Tiberio
e di Livia
provenienti da
Paestum sono al
museo di Madrid
(furono scavate
durante la
costruzione della
linea ferroviaria
dopo l’unità d’Italia,
appaltata al
marchese di
Salamanca).

43
11. Paestum romana (2)
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
- In una grande statua di togato è stata
vista la raffigurazione
dell’imperatore Claudio.
- In queste statue si riflette il lealismo e
la devozione della città verso gli
imperatori Giulio-Claudi, con qualche
indubbio vantaggio per la
cittadinanza.
46
11. Paestum romana (2)
L’allevamento suino
- Appare plausibile che nelle zone
boscose sia stato rilevante, come in
tutta la Lucania antica, l’allevamento
dei maiali e la produzione di
lucaniche, salsicce di carne porcina
affumicata molto richieste sulle tavole
romane.
44
11. Paestum romana (2)
Dal I sec. a.C.
al I sec. d.C.
- Il territorio di Paestum va
compreso tra il fiume Sele a Nord
e, a Sud, il promontorio di
Agropoli, o meglio l’isolotto di
Licosa, sede del culto della sirena
Leucosia/Leucotea, comune ai
Pestani ed ai Velini.
- Il territorio si estendeva poi verso
l’interno, sia nella valle del
Calore, sia nelle valli dell’attuale
Cilento, e faceva parte della
regione denominata Lucania e
Bruzio.
47
11. Paestum romana (2)
La Lucania antica aveva un
prodotto “tipico”: le lucaniche,
ossia le salsicce di carne porcina.
Furono chiamate così perché i
Romani le assaggiarono per la prima
volta conquistando la Lucania
(contro Taranto e Pirro: 282-272
a.C.), e ne furono conquistati.
Nella stessa occasione
conobbero l’elefante, e lo
chiamarono “luca bos”, bue
lucano.
Nella stessa occasione
coniarono una moneta
(“quadrilatero”) con elefante e
scrofa.
45
48
11. Paestum romana (2) Strade di collegamento
romane fra Paestum e Velia
nel Cilento
11. Paestum romana (2)
Polibio (II sec. a.C.) ci
attesta il più antico modo di
allevare i maiali in Italia
(Storie, XII, 4). Essi ogni
mattina, da più proprietari,
sono condotti dalle stalle ai
pascoli comuni, nei querceti.
La sera i pastori con la
tromba intonano musiche
diverse, ed i maiali,
riconoscendo il suono, si
separano seguendo ciascuno
il loro padrone fin nella
stalla.

49
11. Paestum romana (2)
Le lucaniche erano fatte con
un impasto di carne porcina ben
tritata (1/3 grassa, 2/3 magra),
sale, erbe aromatiche mediterranee
(ruta, prezzemolo, alloro,
finocchio), vino; l’impasto era
insaccato in un budello lungo e
sottile, infine sospeso al fumo.
Questa ricetta ci è data dal
buongustaio Apicio, vissuto al
tempo di Augusto (De re
coquinaria, II, 4), ed è qui riportata
con le varianti dalla tradizione
popolare cilentana.
52
11. Paestum romana (2)
Nell’operetta “Descrizione di
tutto il mondo” (IV sec.
d.C.), 53 si dice:
.
La carne di maiale servì in
epoca tarda anche a pagare
le tasse, insieme al vino.
50
11. Paestum romana (2)
Nelle lucaniche, erbe e spezie
mescolate con la carne hanno un’azione
antiossidante, batteriostatica ed
antibiotica. Si produce acido lattico, che
agisce da conservante ed esalta l’aroma.
La sospensione al fumo crea una barriera
contro insetti e batteri.
I processi chimico-biologici
fondamentali erano noti agli antichi
agronomi ed agli addetti alla lavorazione
degli alimenti: grazie alla loro attività,
l’inverno non esisteva...
Ciò era di grande importanza per i
rifornimenti alimentari dell’esercito
(600.000 uomini lungo le frontiere): cibi
svariati con conservanti naturali a base di
acido acetico, cloruro di sodio, fermenti
lattici, lieviti.
53
11. Paestum romana (2)
L’allevamento suino era uno
dei più redditizi in
assoluto; secondo Varrone
un gregge-modello con 100
scrofe e 10 verri, una volta
entrato a regime,
assicurava circa 1600
maiali all’anno da vendere
una volta raggiunto il loro
peso massimo.
La zootecnia romana aveva
raggiunto buoni livelli
tecnologici, studiando
razze, cibi, infrastrutture,
processi di crescita, costi e
benefici.
51
11. Paestum romana (2)
Tutti i Romani erano ghiotti di
lucaniche, da Cicerone, che le
gustava insieme alle olive verdi (Ad
Famil., IX, 16), all’imperatore
Caracalla (Historia Augusta,
Caracall., 5, 6).
Una volta, scherzando, Caracalla
disse in senato: io ho vinto i
Germani, e mi avete chiamato
Germanico. E se avessi vinto i
Lucani? Mi avreste chiamato forse
Lucanico? (ossia, per i Romani di
allora, “Salsicciotto”).
54
Ricostruzione di un
allevamento di suini
nella villa romana di
Settefinestre
(Orbetello, Toscana)
11. Paestum romana (2)

55
11. Paestum romana (2)
La carne di maiale era quella di
maggior consumo nel mondo
romano. L’imperatore Claudio
affermò in senato che era
impossibile vivere senza la
carne di maiale salata.
Medici e dietologi (Galeno)
affermavano che la carne di
maiale adulto era fra tutti i cibi
l’alimento più nutriente, più
digeribile e più adatto alla
conservazione.
Per questo era particolarmente
consigliata per gli atleti, ed
assicurava alte prestazioni.
58
11. Paestum romana (2)
Ricostruendo ipoteticamente quanto detto nei termini del
moderno marketing, gli antichi operatori:
1) avevano creato il bisogno coinvolgendo gli eserciti
romani di passaggio;
2) avevano creato il marchio “lucanica”;
3) avevano coinvolto medici, dietologi, sportivi per una
pubblicità “scientifica” sulla carne porcina;
4) avevano messo su allevamenti DOC puntando sulla
tecnologia e sulla qualità;
5) avevano creato una corporazione, i suarii, che si
occupava di tutti i passaggi intermedi fra allevatori e
produttori, e imponeva i prezzi in una situazione di
quasi-monopolio.
Qualcosa di simile era stato fatto anche per le rose ed i
fiori di Paestum. Perché invece oggi gli operatori attuali
non sanno valorizzare questa ricchezza che viene dal
passato, dalla storia?
56
11. Paestum romana (2)
Per il commercio della carne di
maiale a Roma fu creata una
apposita corporazione, quella
dei suarii, che curava la
raccolta (anche sotto forma di
tasse) il trasporto a Roma degli
animali vivi, la vendita
all’ingrosso, la macellazione, la
vendita al dettaglio.
A volte sorgevano controversie tra
gli allevatori lucani e il fisco: ad
esempio, a chi addebitare la
perdita di peso degli animali
durante il tragitto dalla Lucania
a Roma?
59
11. Paestum romana (2)
Prodotti dell’antica Lucania
e valorizzazione odierna
Noi condividiamo con gli antichi lo
stesso territorio, e la conoscenza della
storia e delle risorse economiche che gli
antichi traevano dal territorio è importante
per valorizzare ed utilizzare ancora oggi
queste stesse risorse, per renderle di nuovo
fonti di ricchezza e di sviluppo.
Non solo i monumenti, ma anche i
prodotti agroalimentari dell’antica
Lucania e dell’antica Paestum (le rose, le
lucaniche…) sono beni culturali,
determinanti per la crescita, la ricchezza, la
sopravvivenza degli abitanti del territorio
nella storia.
57
11. Paestum romana (2)
Editto dei prezzi di Diocleziano (301 d.C.):
Salsiccia comune: 6 denarii al kg
Lucanica: 30 denarii al kg
Carne di maiale o lardo: 36 denarii al kg
Carne di bue o di capra: 24 denarii al kg
Carne di maiale salata: 48 denarii al kg
Prosciutto: 60 denarii al kg
Salario giornaliero di un operaio: 25 denarii con vitto
Salario giornaliero di un artigiano: 50 denarii con vitto
Salario giornaliero di un maestro elementare: 50 denarii per 30 allievi
60
11. Paestum romana (2)
Prodotti dell’antica Lucania
e valorizzazione odierna
Ogni territorio possiede almeno due dimensioni. Solitamente noi vediamo
la prima, quella geografica, a noi contemporanea.
La seconda dimensione, importantissima, è la dimensione storica. Milioni
di uomini, nel tempo, hanno abitato le nostre contrade. Come vivevano? Quali
risorse sfruttavano? Come funzionava la loro economia?
Il bello della dimensione storica è che le risposte sono tante, numerose,
diverse secondo le epoche storiche. D’improvviso, il quadro si amplia, si fa
ricco, e le risposte della dimensione storica, applicate alla realtà odierna, ci
aprono la mente e ci fanno capire che abbiamo numerose possibilità di
intervento e di sviluppo, sfruttando nel modo migliore le stesse risorse utilizzate
dagli antichi nostri predecessori.

61
11. Paestum romana (2)
Prodotti della
Lucania antica
- foreste, legname, pece;
- pascoli abbondanti;
- allevamenti bovini;
- all. di cavalle;
- all. di maiali;
- all. di capre e pecore;
- vitigni, uva, vino;
- frutta;
- olive verdi, olio;
- fiori, rose, viole;
- ortaggi, cavoli, broccoli, erbe medicinali;
- grano, farro, ceci;
- sorgenti e acque terapeutiche;
- caccia (orsi, cinghiali);
- pesca, tonni;
- lavorazioni artigiane/industriali (lucaniche/salsicce, lardo, formaggi, cuoio, pelli, lana,
tessuti, pesce salato, garum (salsa di pesce), profumi, unguenti, oggetti di vimini,
carri agricoli, cantieri navali).
62
11. Paestum romana (2)
Si potrebbe dire che questi prodotti esistevano anche altrove. Ma gli antichi
abitanti della Lucania avevano dalla loro parte:
- La Qualità, la ricerca del meglio per vendere anche su mercati lontani a
prezzi alti (es. olio d’oliva denocciolata - vino da vitigni capaci di prosperare
all’ombra - animali nutriti con cibi naturali e di grande qualità)
- L’Inventiva, la capacità di abbinare prodotti diversi per avere qualcosa di
assolutamente unico (es. rose nuove derivate da innesti - rosatum, vino con
petali di rose - latte medicinale da animali nutriti con erbe medicinali)
- L’Iniziativa, l’intraprendenza economica, l’ispirazione del marketing alla
tradizione esistente (mito delle Sirene sull’isola fiorita).
63
11. Paestum romana (2)
Prodotti antichi riproponibili:
1) Olio extra vergine da olive
denocciolate
2) Rose e derivati (rosaceum,
olio di rose, per la salute, la
cosmesi, l’alimentazione;
rosatum, vino alle rose);
fiori; erbe medicinali; miele
3) Lucaniche, salsicce
stagionate, fatte con carni
suine di prima scelta, erbe
aromatiche locali e vino
4) Vino, di prima qualità, da
vitigni selezionati, usato
anche per le sue proprietà
medicinali
5) Latte di capre nutrite con erbe
medicinali, denso, e formaggi
vari, anche con miele
6) Pesci di scoglio e pesce
azzurro, salagione, garum
7) Fichi secchi, al forno,
aromatizzati, in varie
preparazioni
8) Ceci, di prima qualità, e farine
per varie preparazioni, anche
dolci
9) Ortaggi, in particolare cavoli,
broccoli, lattughe, cetrioli,
cicorie, prezzemolo, asparagi