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BORROMEO FEDERICO<br />
Di Carlo e Barberini Camilla.<br />
Nacque in Milano sotto la Parrocchia di S.Maria Podone il 15<br />
settembre 1703 in giorno di sabbato alle ore 15. Fu affidato alla<br />
nutrice Giovanna Caves (Cassa <strong>Borromeo</strong> 1704). Alla Caves<br />
successe Giovanna Seveso alla quale nel gennaio 1708 furono<br />
donate L.60 per comprare una vacca (Cassa 1708).<br />
Battezzato in casa il susseguente giorno 16, si fece la cerimonia<br />
solenne nella detta Chiesa to stesso giorno. Fu compadre il<br />
cardinale Carlo Barberini rappresentato alla cerimonia dall’abate<br />
Giberto <strong>Borromeo</strong> e comadre la contessa Elena Visconti<br />
<strong>Borromeo</strong>. Gli f urono imposti i nomi <strong>Federico</strong>, Giuseppe, Paolo,<br />
Carlo, Maffeo, Maria, Ignazio, Francesco, Antonio,Filippo,<br />
Gaetano, Giovanni, Innocenzo, Baldassarre, Nicola. 1 Nel maggio<br />
1711, interpellato in quale stato di vocazione voleva mettersi col<br />
tempo, rispose francamente a con tutto garbo e naturalezza:<br />
«Voglio diventare un uomo dabbene», cosa che sarebbe stata<br />
possibilissima in lui se non fossere sopraggiunto più tardi affezioni<br />
nervose ad affliggerlo. Studiò la lingua tedesca nel 1717 sotto la<br />
direzione del maestro sig. Francesco Magoni al quale nel 1731<br />
successe Carlo Sasser. Ebbe lezioni anche di lingua francese.<br />
Nel febbraio 1718, col permesso dell’arcivescovo di Milano,<br />
cominciò a frequentare la scuola del Seminario. Un anno dopo lo<br />
si mandò in Bibliteca sotto la direzione del maestro D. Sormani,<br />
facendo gli studii classici.<br />
1 Cassa comune Barromeo 1703. 17 ottobre: «A S.E. la sig.<br />
contessa d.Camilla padrona per tanti spesi in fazoletti mandati a<br />
donare al sig. prevosto Marinone di S. Maria Podone per il<br />
battesimo L. 42.27»; «detto. Al paradore per l’apparato fatto nella<br />
detta chiesa per il battesimo L. 200 e ai musici che hanne servito<br />
nella detta funzione L.40».
Il 5 giugno 1721 Ludovico Antonio Muratori scrisse al di lui padre:<br />
«Il lunedì passato alle 24 ore arrivò qua [=Modena] il conte<br />
<strong>Federico</strong> vero ritratto di V.E. e per la saviezza e pel volto».<br />
Giulio Toni, corrispondente di Roma, scrisse al detto conte Carlo:<br />
«Il conte <strong>Federico</strong> è incomodato da quella benedetta flussione<br />
d’occhi, della quale spero che guarirà. È applicatissimo allo studio,<br />
che fa più il bisogno di distorglielo, che di stimolarlo. In eta così<br />
tenera mantiene una sodezza a saviezza che innamora e dobbiamo<br />
in verità ringraziare Dio per non essere cosa facile nei tempi<br />
d’oggidì».<br />
Ma questo stato di cose tanto lusinghiero per lui e per la famiglia<br />
subì una perturbazione nel 1719 allorché il conte <strong>Federico</strong> fu<br />
assalito da accessi di ipocondria e dalla podagra, accessi che lo<br />
resero gracile, irrequieto e ciarliero fin da lasciar credere che<br />
qualche volta vaneggiasse. E però nel 1721 si trovava in Roma,<br />
dove frequentava il Collegio di Propaganda. Ebbe per Maestro d.<br />
Giuseppe Nicolai. Studiò filosofia, teologia e civile, sempre in<br />
Roma alloggiato presso il cardinale Barberini.<br />
Nel 1725 fu richiamato a Milano, ma la vita in famiglia gli riuscì<br />
noiosa e non conforme alle sue aspirazioni, per assecondare le<br />
quali nel 1733, contrariamente alla volontà dei genitori, prese<br />
servizio nelle truppe austriache col grado di capitano di una<br />
compagnia di corazze del principe di Virtemberg destinate di<br />
presidio al Forte di Goito. Tre anni dopo, Augusto, re di Polonia<br />
ed elettore di Sassonia, lo fregiò dell’insigne Ordine dell’Aquila<br />
bianca.<br />
Per distrarlo e per sollevarlo da un tale stato morboso tanto<br />
insistente e che lo teneva tanto agitato, fu fatto viaggiare negli anni<br />
1744, 1745 a 1746. Visitò Monaco di Baviera, Augusta,<br />
Norimberga, Lipsia, Dresda, Vienna, Venezia; ma con risultate<br />
sempre negativo, che non conseguì alcun miglioramento.<br />
Date le miserevoli condizioni di lui i genitori non avrebbero mai<br />
pensato che egli potesse aspirare ad avere una compagna e<br />
certamente si sarebbero anche guardati bene dal proporgli un<br />
qualunque matrimonio. Ma egli incosciente, come scelse la carriera
militare sotto le bandiere aistriache , scelse anche la sposa nella<br />
marchesa d. Giulia Lucini figlia del marchese Giulio Antonio,<br />
sposandola il 25 gennaio 1754. A questo proposito nel detto mese<br />
il conte Renato III <strong>Borromeo</strong> scrisse all’avv. Anelli: «Si è fatto<br />
notorio che il conte <strong>Federico</strong> habbia in una sera della scorsa<br />
settimana segretamente sposata la vedova del fu sig. marchese<br />
Novati (la quale la sposò in extremis di sua vita) ed era gia vedova<br />
del conte Marco Aresi».<br />
Passarono sei mesi dal matrimonio senza che lo sposo avesse<br />
provveduti i mobili per 1’ammobigliamento dell’appartamente.<br />
Anzi, appena celebrate il matrimonio egli partì per i bagni di Pisa.<br />
Di ritorno abitò a Senago. La sposa lo seguì, ma finalmente nel<br />
1757 i coniugi di comune accordo si divisero per la solita<br />
incompatibilità di carattere, e per altre cause che è inutile<br />
accennare, e perché il marito conduceva una vita allegra a<br />
dispendiosa, e tale, che il suo patrimonio si falcidiò di molto ad<br />
onta che le relative rendite fossero ragguardevoli.<br />
In seguito a tutti questi fatti spiacevoli, attribuibili alla salute, che<br />
nel conte <strong>Federico</strong> lascia va molto a desiderare, la famiglia, che<br />
indarno aveva tentato tutti i mezzi per moderare i suoi appetiti,<br />
non poteva non preoccuparsene e non compiere un atto energico<br />
e doveroso con l’invitarlo a scegliersi una dimora, in cui dimorasse<br />
confinato. E quantunque avesse scelto il soggiorno dell’Isola<br />
Madre, che gli fu acconsentito, di quando in quando pretendeva di<br />
soggiornare all’Isola Bella, non senza sconcerto ed inquietudini<br />
della famiglia.<br />
Bizzarro ed irrequieto e, diciamo pure, malato, il conte <strong>Federico</strong><br />
subì la relegazione, ma non rinunciò subito alla vita signorile e<br />
spensierata nonché dispendiosa, alla quale era da tempo abituato.<br />
Così nel 1761 volle dare un’opera nel teatro dell’Isola Madre, alla<br />
quale opera parteciparono sei parti di sinfonia milanese, da lui<br />
richiamate in seguito all’Isola medesima e lautamente retribuite.<br />
Per procurarsi il tendone del teatro approfittò di due quadri grandi<br />
a olio rappresentanti prospettive e paesaggi.
Commise altre stranezze tutte egualmente imputabili alle sue<br />
facoltà mentali squilibrate. Le persone piuttosto equivoche e<br />
parassite, che l’avvicinavano, non erano certamente le più adatte<br />
per frenarlo e per ricondurlo sul retto sentiero.<br />
Ci consola per altro che l’agente dell’Isola abbia potuto dare, il 7<br />
aprile 1762, alla famiglia queste informazioni: «Il conte <strong>Federico</strong> si<br />
è molto bene allegerito delle persone inutili e superflue che teneva<br />
alla sua corte, ed ora se la passa con quiete e con tutta la<br />
parsimonia nelle domestiche spese». Due anni dopo, il 29 agosto<br />
1764, lo stesso agente fu in grado di poter dare queste ulteriori<br />
informazioni: «S.E. il conte <strong>Federico</strong> continua a passare la sua<br />
villeggiatura con tutta quiete e senza fare nuovi debiti, facendo<br />
andare la sua cucina con ogni risparmio e ben di rado sorte<br />
dall’Isola Madre, menando colà una vita piuttosto solitaria e<br />
ritirata».<br />
I1 nostro conte <strong>Federico</strong>, d’indole buona a generosa quantunque,<br />
non per sua colpa, un po’ stravagante, animato dai sentimenti<br />
religiosi che gli furono inspirati nella gioventù, sentì il bisogno di<br />
far celebrare il 4 novembre 1771 la festa di S. Carlo nell’oratorio<br />
dell’Isola Madre; e il 28 aprile 1773 lo troviamo all’Isola Bella ad<br />
adempiere all’obbligo pasquale.<br />
Nel 1775 avendo raggiunta l’età di anni 72 e mesi, domandò ed<br />
ottenne dal Sommo Pontefice il permesso di limitare gli obblighi di<br />
culto per acquistare il Giubileo a qualche visita nel suo oratorio<br />
nell’Isola Madre.<br />
Il 2 agosto 1779 cadde malato e il 19 settembre alle ore 14 3/4<br />
morì all’Isola Madre alle ore 15. I funerali furono fatti a Pallanza<br />
nella chiesa dei pp. Cappuccini il 21 settembre 1779. Fu sepolto<br />
nella detta chiesa vestito da cappuccino, conformemente alla sua<br />
intenzione.<br />
Sulla tomba venne posta la seguente iscrizione:<br />
D O M<br />
ANNO MCCLXXIX DIE XIX MENSIS
SEPTEMBRIS<br />
HVNC SIBI ELEGIT TVMVLVM FRIDERICVS<br />
BORROMAEVS<br />
ARONAE COMES<br />
NON NEGAVIT QVOD VOLEBANT PAVPERES<br />
QVIA AB INFANTIA CREVIT CVM EO MISERATIO<br />
NON NEGENT PAVPERES QVOD EXSPECTAT<br />
ORENT<br />
VT IN PACE RECIPIATVR SPIRITVS EIVS<br />
Lasciò il testamento 16 febbraio 1778 e il codicillo 23 giugno detto<br />
anno colla istituzione di erede a favore del pronipote conte<br />
Giberto <strong>Borromeo</strong> del conte Renato.<br />
Quest’uomo, che se non fosse stato bersagliato dagli accessi<br />
ipocondriaci, avrebbe potuto far onore alla famiglia perche non<br />
sprovveduto d’ingegno, meritò il nostro compatimento anche<br />
perche ci lasciò diverse prove del suo buon cuore.<br />
Il 28 agosto 1805 si domandò alla curia vescovile di Novara il<br />
permesso di far trasportare le di lui ceneri dal convento dei<br />
pp.Cappuccini, soppresso, nella parrocchiale dell’Isola Bella<br />
(Giornale spese dell’Isola Bella, 1805). Dal detto giornale poi, per il<br />
1806, rileviamo questa spesa: «1806. 25 Febbraio. Spese fatte nel<br />
trasporto della cassa contenente il corpo del fu ecc.mo sig. conte<br />
<strong>Federico</strong> levato quest’oggi dalla Chiesa dei Cappuccini di Pallanza<br />
e trasportato in questa Chiesa Parrocchiale [dell’Isola Bella], stante la<br />
soppressione di quel convento, L.122.2.6».