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Noterelle

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I reverendissimi canonici coadiutori titolari di questa chiesa Insigne<br />

Collegiata Prepositurale, oltre l’avere benefici tenui e meschini, fino ad<br />

oggi furono senza casa d’abitazione. Ciò avvenne perché in generale<br />

venivano investiti sacerdoti del paese.<br />

La Provvidenza Divina si servì della benefica donna la signora Carolina<br />

Erba vedova Branca per dare al Prebendato di Sant’Antonio una decente<br />

casa, quale si possiede presentemente. Tale casa venne acquistata da<br />

me canonico coadiutore Barazzone Giovanni coi mezzi avuti dalla stessa<br />

Signora L. 8000 (lire ottomila), con atto 19 ottobre 1889 rogato Vogini:<br />

fu ristaurata ed abbellita, tutta coi citati mezzi.<br />

La prima cosa dunque che mi occorse fu l’acquisto della casa di<br />

Sant’Antonio, della quale si ha nota pure nell’atrio della medesima colla<br />

seguente inscrizione su apposita lapide:<br />

Carolina Erba vedova Branca, effettuando il desiderio del figlio cavaliere Giuseppe,<br />

donava questa casa alla Prebenda canonicale di S. Antonio Abbate nel 1889. Il<br />

primo beneficato canonico coadiutore Barazzone Giovanni riconoscente pose.<br />

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Chi ha veduto la nostra chiesa nel 1889, solo può avere un’idea dello<br />

stato miserando d’essa. Era indegna del nome di chiesa e disonore della<br />

gentile e bella Pallanza. Si capisce quindi lo slancio e la generosità che<br />

ebbe luogo appena si incominciò la sottoscrizione per averne i mezzi<br />

onde ristaurarla. Il fatto così straordinario, e per me consolante, avvenne<br />

così.<br />

Verso il termine dell’anno Milleottocentottantanove dissi di non più<br />

rimanere in Pallanza perché eravi la chiesa troppo brutta. Domandai<br />

alla signora Carolina Branca – chiamata semplicemente la mamma Branca<br />

– se era vero che il defunto suo figlio cavaliere Giuseppe aveva destinata<br />

pei ristauri la somma di L. 3200 (lire tremiladuecento), che aveva prestate<br />

alla Confraternita del Santissimo Sacramento nel 1886, pel riscatto<br />

del Canonicato di San Massimino, ed avuta risposta affermativa, feci<br />

appello alla stessa, indi a tutti: l’esito ebbe del meraviglioso, perché si<br />

spesero circa L. 40000 (lire quarantamila), e tutte si raccolsero, e tutti<br />

furono pagati.<br />

Sotto la direzione di un Comitato allo scopo nominato e costituito, e<br />

specialmente del suo presidente, intelligente, attivissimo signor Viani<br />

cavaliere Agostino, vennero eseguiti i lavori di scrostatura di tutta la<br />

chiesa; venne rifatta la volta della navata di sinistra, indi le decorazioni e<br />

pitture.<br />

Il detto Comitato era così formato e composto:<br />

– rev. canonico prevosto Bardelli don Paolo<br />

– Viani cavaliere Agostino<br />

– Raineri procuratore Zeferino – Fabbricere<br />

– Cavanna dottor cavaliere Giuseppe – Sindaco<br />

– Barazzone don Giovanni canonico coadiutore titolare<br />

- Vogini notaio Giovanni; De Giovannini Leonardo; Franzini<br />

Arnoldo; architetto Bottini cavaliere Febo.<br />

La chiesa venne chiusa il 17 febbraio 1890, e col 20 aprile 1891 tutto<br />

venne terminato, in modo che fu stabilita la riapertura nel giorno 25<br />

aprile 1891, giorno in cui avvenne la solenne Consecrazione, che venne<br />

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eseguita con festa straordinaria da Sua Eccellenza reverendissima monsignore<br />

Davide dei conti Riccardi vescovo di Novara, il giorno 25 aprile<br />

detto, con l’assistenza dei seguenti reverendi canonici e sacerdoti: monsignor<br />

Rossari don Felice canonico della Cattedrale di Novara; canonico<br />

Del Piano don Angelo segretario vescovile; reverendissimi Peretti<br />

don Giovanni Antonio canonico prevosto di Intra, Bardelli don Paolo<br />

canonico prevosto di Pallanza, Bardelli don Francesco e Barazzone don<br />

Giovanni canonici coadiutori di Pallanza; canonico Piola don Guglielmo<br />

di Intra; Sacco don Emilio parroco di Santo Stefano; Bongovanni<br />

don Lazzaro pievano di Suna; Cardis don Domenico parroco di Cavandone;<br />

Passerini don Giulio vice parroco di Bieno; Riccardi don Domenico<br />

rettore di Fondotoce; Lari don Cesare coadiutore di Santo Stefano;<br />

Rondelli don Giorgio cappellano di Suna; Cardano don Giacomo pro<br />

segretario vescovile; Rasario don Giuseppe rettore del Collegio Municipale;<br />

Isoardi don Chiaffredo professore del Regio Ginnasio; Minioni<br />

don Alessandro ex canonico coadiutore di San Leonardo.<br />

Impossibile descrivere la festa e la funzione di tale giorno e del giorno<br />

seguente. Musica e grande orchestra: offerta generosissima in danaro,<br />

arredi sacri variatissimi.<br />

Terminata la Consecrazione della chiesa e dell’altare dell’Addolorata,<br />

monsignor Vescovo tenne discorso d’occasione e celebrò la Messa letta<br />

al detto altare. Alla sera del 25, benedisse la bella, la divota statua di<br />

Maria Santissima Addolorata ad onore della quale, dopo San Leonardo,<br />

venne dedicata la chiesa, chiamandola ed invocandola compatrona.<br />

In tale circostanza Sua Eminenza illustrissima monsignor Vescovo e<br />

seguito fu ospite della signora Branca Villa nobile Giulia ora duchessa<br />

Melzi d’Eril, la quale mise a disposizione dell’illustrissimo prelato la<br />

villa, e volle sostenere le spese tutte del trattamento.<br />

Nel giorno 27 amministrò la santa Cresima a più di quattrocento fanciulli<br />

al mattino, ed alla sera eresse canonicamente il monastero delle<br />

Madri Orsoline.<br />

E’ ben giusto e doveroso ricordare ai posteri i nomi di chi diede l’obolo<br />

per l’opera compiuta. Certo la famiglia Branca merita una nota speciale<br />

perché da essa, a varie riprese, venne data la somma di L. 18.000 ( lire<br />

diciottomila).<br />

Ecco i nomi<br />

Erba-Branca Carolina; Branca-Villa Melzi d’Eril Giulia; Branca Paribelli<br />

Carlotta; Branca cavaliere Stefano; Branca cavaliere Giuseppe; Zanna<br />

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Martina vedova Erba; monsignor Davide dei conti Riccardi; Morel Bozzotti<br />

Giuseppina; Muzio Fattalini Angela; Cavanna coniugi; avvocato<br />

Pizzigoni Oreste e Gasparoli Marianna coniugi; fratelli e sorella Galli;<br />

Erba Adolfo e coniuge; Menozzi fratelli; Cadorna don Carlo presidente<br />

del Consiglio di Stato e fratello generale conte Raffaele; Viani Agostino<br />

e moglie; Costanza e Angela sorelle Racchelli; Pironi Betteo Teresa;<br />

Minioni Zita; famiglia Raineri; Buccelli Erba Vittorina; Bottini architetto<br />

Febo; Franzini Arnoldo e famiglia; Pirola cavaliere Giuseppe; Porzio<br />

Franzi Giovannina; Moriggia Zaccaria; Nidazio Vittorio; Colombo Giovanni;<br />

Gasparoli Massimino; Menotti Stefano; Borella Parnisari Maria;<br />

Bertarelli Giuseppe; Arlini Giuseppe e famiglia; Sordi Ernestina; Coppo<br />

Cesare Martino; Farinelli Teresa; Melia Maria; Barbaglia Angela;<br />

Mascetta Pasquale; Minioni Luigi fu Battista; Verganti Giacomo; Erba<br />

Antonio fu Pietro; Della Rossa Giacomo sagrista; Danini Teresa; Capra<br />

Clelia; Mascarini Lavatelli Giovanna; Danini Giacomo; Rasario don<br />

Giuseppe; Lazzaro Rosa; Sala Giuseppe; Aicardi Giuseppe; Erba Turati<br />

Maria; Sforzani Domenico; Coppa Minioni Antonia; Bevilacqua Giovanna;<br />

Spertini Cadorna Rosa; Carbone Pizzigoni Catterina; Cerutti<br />

Bevilacqua Giulietta; De Giovannini Luigi; Sforzani Luigi; Belfanti Caterina;<br />

Colombo Oliva Rosa; Alemanni Marianna; Locatelli Giacinto;<br />

Ponti Giuseppina; Galli canonico don Pietro decano del Capitolo; Crini<br />

Francesco; Zanetti coniugi; Angeloni Angelo; Rainoldi Marietta; Rosset<br />

Filippo; De Marchi Marco; De Marchi Mercedes; Erba commendatore<br />

professore Bartolomeo Torino; Galli Pietro e famiglia; Leoni Angiolina;<br />

Innocenti notaio Giulio e consorte; Sforzani Dell’Ara Teresa; Caucino<br />

Maria; Somaglino don Ettore; Pasquale don Edoardo priore Masera;<br />

Menotti Anna Maria; una Inglese; Blardone Generoso e fratelli Vogogna;<br />

Franzi avvocato Giuseppe senatore; Erba capitano Battista e sorella<br />

Carolina; Madini Regina; Muzio Alemanini Elena; Coppa Croppi Maria;<br />

Maderni arciprete Domodossola; Vitali Guglielmazzi nobile Maria;<br />

Zanni Della Rossa Caterina; Isoardi don Chiaffredo; Barazzone don<br />

Giovanni; Fiorina Barazzone Teresa; Barazzone Maria; Lavatelli Piero e<br />

Fausto fratelli; Sforzani Battista; Della Rossa Matteo; Ranzoni arciprete<br />

don Giuseppe Casale Corte Cerro; Aicardi Enrico; Businelli Angela;<br />

Poroli Virginia; Simonetta Serafina; Del Piano canonico don Angelo<br />

segretario vescovile; Tridondani Giuseppe Suna; Manni sorelle; Corda<br />

Carlo; Spurgazzi Luigia Torino<br />

Questi sono i nomi dei principali sottoscrittori, ai quali bisogna aggiun-<br />

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gere tanti N.N. che all’atto della sottoscrizione non vollero, o non hanno<br />

potuto declinare il nome.<br />

Le offerte furono da lire una a cinque mila, cioè vi fu l’obolo della vedova<br />

e quella del ricco.<br />

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Un avvenimento, suis generis, fu la permanenza in Pallanza, e nella casa<br />

Prepositurale, di Sua Eminenza reverendissima il signor cardinale Egidio<br />

Mauri O. P. e arcivescovo di Ferrara. Questo eminentissimo principe<br />

di Santa Madre Chiesa si fermò per ben quaranta giorni presso di me<br />

canonico prevosto Barazzone Giovanni, con tutto il suo seguito, e cioè<br />

i reverendissimi monsignori Polidori Federico protonotario apostolico<br />

suo segretario, Felloni dottor Alessandro suo confidente, nonché varii<br />

altri che alternativamente venivano a fargli compagnia. Il pio e dotto<br />

cardinale, celebrò la Santa Messa per tutto il tempo in collegiata alla<br />

festa, in casa prepositurale nei giorni feriali. Alla festa predicava sempre,<br />

ed era ascoltatissimo.<br />

Fu fatto segno di venerazione da tutta la città, meno dal Municipio, che<br />

forse temeva di passare per clericale facendogli doverosa visita. Non<br />

così per parte del Regio Sotto Prefetto ed autorità che lo riverivano,<br />

insieme alle principali famiglie, compreso Sua Eminenza il conte Borromeo<br />

ed il conte Orsetti. Era una meraviglia lo stare in compagnia di un<br />

tale uomo, il quale diede l’esempio d’ogni virtù, specialmente di umiltà,<br />

perché essendo uomo, predicatore celebratissimo si diportò come un<br />

umile e semplice frate. Sarebbe certo ritornato perché riacquistò in queste<br />

arie balsamiche la salute. Ma nella primavera del 1896, colpito da<br />

fierissima polmonite, morì pianto da tutta la Diocesi, e da tutti coloro<br />

che ebbero la fortuna e l’onore di conoscerlo.<br />

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In quest’anno Milleottocentonovantacinque, ed alli ventidue giugno<br />

verso sera, una grave sciagura, terribile catastrofe ebbe luogo, al così<br />

detto Ristorante, verso Intra. Una barca partendo da Intra per Cerro,<br />

naufragò e ben nove furono le vittime che, ripescate vicino al detto ristorante,<br />

nel giorno 24 furono sepolte in questo cimitero, il vecchio.<br />

Funerale come quello di tali vittime non si vedranno più mai. Le nove<br />

bare dalla camera mortuaria del cimitero furono portate alla parrocchia<br />

di Santo Stefano per l’assoluzione, passando tra due ali di popolo (si<br />

calcolò di vedere in Pallanza circa 15.000 persone) riverente, muto esterrefatto.<br />

Il Capitolo di San Leonardo, quello di San Vittore d’Intra<br />

intervennero a questo funerale insieme al clero del Vicariato, nonché<br />

moltissimi sacerdoti del Vicariato di Leggiuno al quale appartenevano le<br />

vittime tutte.<br />

Alcuni giorni dopo, un avviso pubblico, invitava la cittadinanza ad un<br />

Solenne Ufficio da morto, che il Capitolo celebrò in suffragio di queste<br />

povere vittime. Tutta Pallanza, Leggiuno, Montebello, Cerro erano presenti.<br />

Spettacolo grande.<br />

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In quest’Insigne Collegiata Prepositurale di San Leonardo non erano<br />

erette le stazioni della Via Crucis, quindi, nessuno poteva acquistare il<br />

tesoro delle sante indulgenze annesse alla pia pratica.<br />

Negli ultimi giorni del mese di maggio, dell’anno Milleottocentonovantanove<br />

(1899), premesso un triduo di predicazione fatto dal valente oratore<br />

padre Antonio da Trobaso O. M. ministro provinciale della nuova<br />

Provincia di San Carlo della Lombardia, si effettuò il grande desiderio<br />

mio colla erezione delle stazioni della Via Crucis.<br />

I quattordici quadri vennero offerti da varie persone, che ne pagarono<br />

l’importo, i cui nomi si registrano ad edificazione, e per memoria<br />

Stazione 1^ Racchelli Della Rossa Costanza; 2^ Betteo Della Rossa Luigia;<br />

3^ Bertarelli Crini Rosa; 4^ Zanetti Gerolamo con sua moglie Angela<br />

e Ceretti Crini Rosa; 5^ Ronchi Irene; VI^ Capra Clelia; VII^ Franzini<br />

Gnocchi Giulietta; VIII^ Crini Croppi Maria; IX^ Pizzigoni Zonca<br />

Ines; X^ Raineri Bottino Francesca; XI^ Raineri Carones Giovanna;<br />

XII^ Raineri Capra Giuseppina; XIII^ Mascarini Tarabini Castellani<br />

Cesarina; XIV^ Pozzi Maria<br />

Oltre la provvista dei quadri come sopra, vi furono varie offerte, colle<br />

quali si coprirono tutte le spese di viaggi, predicatore e collocamento<br />

delle stazione. Furono giorni belli quelli del triduo: il giorno poi<br />

dell’erezione fu bellissimo. Imponente e caratteristica la processione coi<br />

quadri portati da 28 figli, con vero giubilo dei loro cuori.<br />

Laus Deo<br />

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Messa all’asta dal Regio Tribunale di questa Città, la casa lasciata dal fu<br />

molto reverendo sacerdote Minioni don Alessandro ex canonico coadiutore<br />

di quest’Insigne Collegiata di San Leonardo, venne acquistata da<br />

me canonico prevosto Barazzone Giovanni unitamente al canonico<br />

coadiutore Forzani don Giuseppe per conto della chiesa. Fu poi completamente<br />

atterrata e demolita per togliere ed impedire ogni servitù alla<br />

chiesa stessa, rendendone visibile tutta la facciata, che prima era in parte<br />

coperta, essendo la detta casa vicinissima alla chiesa e cioè a metri 2.70<br />

dalla glorietta di facciata, e ad un metro e trenta nell’angolo destro della<br />

facciata. Si ebbe così allargato la piazza antistante alla chiesa.<br />

La spesa totale per questo acquisto ascese alla somma di L. 14819.29<br />

(lire quattordici mila ottocento diciannove e centesimi ventinove), così<br />

ripartite.<br />

Per spese di Asta liquidate dal Tribunale lire 2213.51<br />

Pagate ai legatari Buffoni lire 3186<br />

Minioni lire 2478.58<br />

Crespi lire 2478.58<br />

Della Rossa lire 413<br />

Esecutore tutore Del Boca lire 452.65<br />

Oratorio San Giuseppe lire 82.56<br />

Avvocato Ottolini e Micotti procura ed assistenza lire 131<br />

Avvocato Raineri lire 70<br />

Per acquisto due Canonici Buffoni lire 2860.65<br />

Imposte lire 32.76<br />

Adattamento piazza, selciato lire 350<br />

Interessi primo semestre lire 70, totale lire 14819.29.<br />

Tale somma venne pagata coi seguenti mezzi<br />

Fondo cassa Fabbriceria lire 765.50<br />

Offerta della signora Gasparoli Pizzigoni Maria Anna lire 2000<br />

Prestate dalle sorelle A. C. R. lire 1000<br />

Prestito a mezzo Can. Cac. E. in rendita di lire 250 lire 4955<br />

Prestate dalla signora Pozzi Marietta lire 1000<br />

Dal signor Vismara Ardicio lire 1000<br />

Dalla signora Raineri Giovanna per legato lire 1500<br />

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Ricavo materiale atterramento da Hillebrand lire 2600 e così in totale<br />

lire 14820.50<br />

In tale somma non è computato il legato fatto alla chiesa dal detto canonico<br />

Minioni di lire 2500, liquidati lire 2065 (lire duemila sessantacinque),<br />

che figurano però nell’entrata uscita della chiesa del 1901.<br />

Il debito totale oggi 1 novembre 1906 è ridotto a lire 6900 (lire seimila<br />

novecento), pagandosi per tale debito il 4% annuo d’interesse.<br />

Questa fu certo una delle cose più belle ed utile, quantunque da alcuni<br />

venisse criticata, non conoscendo, o non volendo conoscere lo sconcio,<br />

e le sconcezze che avvenivano sulla porta della chiesa. In pari tempo fu<br />

vera audacia il tentare simile opera, senza avere delle risorse. Ma la<br />

provvidenza Divina... è pur sempre ammirabile!! è pronta quando si<br />

tratta della Casa di Dio e dell’onore di essa. Due prove visibili furono<br />

per me i ristauri ed abbellimenti alla chiesa, l’atterramento casa Minioni.<br />

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Altro avvenimento di quest’anno Millenovecento l’Anno Santo, fu<br />

d’aver potuto provvedere la casa d’abitazione al Prebendato di<br />

Sant’Angelo che n’era privo.<br />

Questa nuova consolazione mi giunse in questo modo. Nei primi giorni<br />

del gennaio 1900 le signore Costanza ed Angela sorelle Racchelli hanno<br />

fatto una delle più grandi beneficenze a questa nostra Insigne Collegiata,<br />

che tanto amavano sebbene parrocchiane di Santo Stefano, e ciò<br />

perché in essa furono battezzate; beneficenza grande perché utile e necessaria<br />

la cosa fatta. Hanno consegnato a me L. 4600 (lire quattro mila<br />

e seicento) colle quali il molto reverendo signor canonico Forzani don<br />

Giuseppe coadiutore titolare, comperò una casetta discreta, comoda<br />

perché vicina alla chiesa. Con quest’opera resta così assicurata<br />

l’esistenza dei tre Prebendati in cura d’anime cioè canonico prevosto e<br />

due canonici coadiutori i quali funzionando nella chiesa, rimane il Capitolo.<br />

Ciò non si poteva sperare senza la detta casa, perché la prebenda,<br />

o meglio le prebende dei singoli canonici, sono meschine non darebbero<br />

da vivere, se dovessero pagarsi il fitto di casa. Sembrava un sogno,<br />

anzi pazzia, sperare un tanto aiuto, ma il Signore è più buono di quello<br />

che si possa immaginare. Vi sono sempre stati, e vi saranno sempre in<br />

avvenire, sebbene poche di numero, le anime buone che zelano la gloria<br />

di Dio, ed il culto della sua Casa. Gli strumenti della Divina Provvidenza<br />

si trovano sempre. Chissà che prima di finire il mio mandato, non<br />

avvenga anche la casa d’abitazione pel custode e cerimoniere!!!<br />

Le buone signore sono morte, e già ricevettero il premio della loro opera.<br />

L’Angela morì il 3 aprile 1901, la pia modesta, semplice, prudente<br />

Costanza morì il 1 maggio 1906. Il Signore le abbia in gloria anche perché<br />

fecero altre cose per la salvezza delle anime, e che non si possono<br />

registrare in questo libro. Dio solo conosce il tanto bene operato da<br />

queste buone sorelle Racchelli.<br />

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Giorno veramente memorando fu per Pallanza il ventinove settembre<br />

Millenovecentouno.<br />

Sua Eccellenza reverendissima monsignor Edoardo Pulciano, vescovo<br />

di Novara, assistito dai reverendissimi monsignori Cuttica don Carlo e<br />

Fiacchi dottor Luigi, primicerio il primo della Cattedrale, e vicario generale<br />

il secondo, di Ferrara: circondato dal Capitolo di quest’Insigne Collegiata<br />

di San Leonardo dalla rappresentanza di quello di San Vittore<br />

d’Intra, dal venerando clero del Vicariato; sul piazzale della chiesa, in<br />

palco speciale, innanzi ad una moltitudine di popolo, non mai vista a<br />

Pallanza, fregiava di Aurea Corona la statua di Maria Santissima Addolorata,<br />

che si venera nella sua cappella in questa nostra chiesa. Appena<br />

incoronata la benedetta Madonna nostra, ebbe luogo la solenne prima<br />

traslazione di essa, con imponente processione per le vie della Città, fra<br />

due ali di popolo, riverente e meravigliato. La festa, la processione, non<br />

poteva riuscire più splendida, più commovente, più religiosa, come riuscì,<br />

da eccitare la meraviglia dei tanti forestieri, che sono persuasi, almeno<br />

dicono, che in Pallanza non si fa niente di religioso. In questo giorno<br />

vennero smentiti in modo sorprendente. Imperocché, maestoso fu<br />

l’apparato della chiesa; magnifica l’offerta: divoto il concorso: affollata<br />

la Messa eucaristica in conseguenza del settenario predicato splendidamente<br />

da monsignor Fiacchi.<br />

La Corona d’oro massiccio, che pesa grammi 478 venne formata da<br />

tanti piccoli oggetti d’oro offerti, i quali fusi alla mia presenza, servirono<br />

per fare la lastra cesellata che forma la corona, fregiata di vari brillanti e<br />

pietre preziose, tutte donate. Anche il trono portantina venne acquistato<br />

con oblazioni dei fedeli, i quali con generoso slancio vollero procurarlo.<br />

Ad perpetuam facti memoriam, si tramanda ai posteri i nomi di tutti coloro<br />

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che concorsero per l’acquisto del trono e per la solennità del giorno.<br />

Il primo posto lo tiene la signora viscontessa De Faria Maria nata De<br />

Marchi, la quale a mezzo del gentilissimo suo marito visconte Antonio,<br />

mi fece pervenire l’offerta di L. 500 (lire cinquecento).<br />

Il signor barone Silvestro De Marchi e consorte Maria Roca, diedero L.<br />

200 (lire duecento).<br />

Poi vengono: Costanza ed Angela sorelle Racchelli; Cardano sacerdote<br />

avvocato Giacomo di Galliate; Pozzi Maria; Pizzigoni Maria Anna; Zanotti<br />

Angela; Raineri Giovannina; Raineri Giuseppina; Verganti Giacomo;<br />

Velati Erminia; Del Sole Marietta; Crini Croppi Maria; Tabucchi<br />

Fiorenza; Franzi Broggi Maria; Pereira Angela; Azari Lavatelli Emma;<br />

Viani Paolina; Cadorna Menotti Gina; Cadorna Garoni Giovanna; Agnelli<br />

Giuditta; Moriggia Giuseppe e consorte Giulia; Antonietta, Lucia,<br />

Pasqualina, Felicita sorelle Moriggia fu Zaccaria; Nidazio Annina e Vittorio;<br />

Valassina Fiorina; Dell’Ara Teresa; Arlini Anna Maria; Castelli<br />

Cerutti Teresa; Cuzzi Rosa; Franzini Giulietta; Franzini Virginia; Aragona<br />

Rosa; Menozzi cavaliere Carlo; Fattalini Laura; Roncoli Teresa; Stickneij<br />

Agostina; Baudi Cleofe; Cristina Francesca; Croppi Giovanna;<br />

Marchetti Margherita; Francini Elisabetta; Iurietti Iean; Rossi Marta;<br />

Crini Velati Antonia; Fiora Giuseppina; Spertini Cadorna Rosa; Crevola<br />

Maria; Fasola Caterina; Oioli don Angelo Maggiate Inferiore; Poma<br />

Giuseppe Torino; Ranzoni Maria; Piceni Pierina; Ferini Strambi Adele;<br />

Locatelli Irene; Gozzi Giuseppe maresciallo; Vismara Ardizio e consorte;<br />

Signoris Maria; Tessera comm. Giovanni; Locatelli Teresa; Ponti<br />

Caterina; Clerici Maria; Erba Prini Clementina; Danini Maurizio; Betteo<br />

Eugenia; Raimondi Vittoria; Legnani Margarita; Rovelli Ranzi Giuseppina;<br />

Biffi Giovanni; Della Rossa Giuseppina; Schmidt Maddalena; Cadorna<br />

contessa Maria; Buccelli Giuseppina; Barassi Luigia; Ferrand<br />

Olimpia; Munet Mad.e; Fontana Bernardina; Requiliani Giovanna; Poma<br />

Mattirolo Rita; Pancieri NN; Mambretti don Cesare prevosto Milano;<br />

Pancrazzi Cirillo; Zanotti Baldioli Teresa; Colombo Maria; Pirola<br />

Rosa; Penagini Maria; Tacchini Francesco; Franzi Fattalini Maddalena;<br />

Madini Regina; Velati Nino; Poroli Bertolotti Maria; Perin Maria; Seyschab<br />

Margherita; canonico Della Rossa Marcello; Nebuloni Lucia;<br />

Bolongaro NN; canonico Forzani; canonico Sacco; sacerdote Sarzano e<br />

Ceresa don Antonio.<br />

La spesa per tutto quanto occorre per tale festa avvenimento ascese a<br />

più di L. 4000 (lire quattromila): trono, fattura corona, viaggi, predicatore,<br />

trattamento, paratura, illuminazione, provvista cera. Tutto fu coperto<br />

con oblazioni e concorso Fabbriceria.<br />

Deo gratias, et Mariae Dolorosae<br />

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Questo primo anniversario si è voluto celebrare con speciale solennità.<br />

Si preparò la popolazione con Settenario predicato dal reverendo canonico<br />

Salamano di Vercelli, con parola facile persuasiva che toccava il<br />

cuore.<br />

La festa poi fu onorata dalla presenza di Sua Eccellenza reverendissima<br />

monsignor Carlo Lorenzo Pampirio O. P. arcivescovo di Vercelli, e<br />

nostro metropolita. Tenne assistenza pontificale, e predicò varie volte.<br />

La sua parola affascinante, la maestà della sua persona, pontificalmente<br />

vestita, elettrizzò il popolo che numerosissimo assistette alle funzioni<br />

del mattino e della sera. Dopo la processione della sera, sfilata tra numeroso<br />

e devoto popolo per le vie della Città con ordine e divozione,<br />

fece posare la veneranda effige di Maria Santissima Addolorata sulla<br />

porta della chiesa, ed arringò la grande moltitudine che riempiva la chiesa<br />

e la piazza, con tanta forza, con tanto calore, che commosse e fece<br />

piangere non pochi, mentre il pio arcivescovo parlando della cara Madonna<br />

piangeva anche lui.<br />

Se tali feste si potessero ripetere di frequente, non solo riuscirebbero<br />

care, ma sarebbero di grande utilità e di vantaggio spirituale ai popoli.<br />

E’ inutile, il Vescovo, che si presenta al popolo in mitra e pastorale e fa<br />

sentire la sua voce è sempre ascoltato con gioia, e la sua parola porta<br />

sempre il suo frutto. Tale è il mio avviso, la mia persuasione. Motivo<br />

per cui faccio sacrifici ed invito spesso qualche Vescovo.<br />

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17


La festa compatronale di quest’anno, in onore della nostra cara Madonna<br />

Addolorata, venne celebrata con una pompa affatto speciale,<br />

coll’intervento cioè di un eminentissimo principe di Santa Madre Chiesa,<br />

il signor cardinale Giulio Boschi arcivescovo della città di Ferrara.<br />

Anzi non solo si degnò assistere alla nostra festa, ma la degnazione sua<br />

giunse al punto di tenere solenne pontificale.<br />

Sua Emminenza cantò la Santa Messa coll’assistenza del reverendissimo<br />

Capitolo collegiale di San Leonardo, fungendo da prete assistente il reverendissimo<br />

monsignore Faberi don Francesco, beneficiato di San<br />

Pietro Vaticano e segretario del Vicariato di Roma; da diacono il reverendissimo<br />

Apostolo don Eugenio canonico prevosto, vicario foraneo<br />

d’Intra; da suddiacono il reverendissimo canonico Zanotti don Alfonso<br />

del nostro Capitolo; assistenti alla cattedra i reverendissimi canonici<br />

Sacco don Emilio e Sarzano don Enrico.<br />

Un fatto simile non avvenne mai certo in nessuna collegiata, tanto meno<br />

in nessuna parrocchia della Diocesi. Un cardinale che pontifica, con<br />

tutta l’imponenza e maestà del sacro rito. Bisogna aggiungere il particolare<br />

delle dote personali dell’Eminentissimo, la cui veneranda persona<br />

dà un risalto straordinario. Portamento maestoso, figura imponente,<br />

voce d’una robustezza rara, cerimonie esattissime. Raramente si può<br />

vedere di meglio. Io certo non vidi mai un pontificante eguale.<br />

Alla sera si fece la triennale processione colla Madonna Addolorata a<br />

cui prese parte Sua Eminenza pure pontificando. Fu di molto aiuto pel<br />

maestoso rito il solenne parato di broccato d’oro, che si acquistò l’anno<br />

scorso e che per la prima volta si vide fuori di chiesa. Esso è degno<br />

d’una cattedrale, come degna d’una cattedrale fu la funzione d’oggi.<br />

Non ci saranno mai parole sufficienti e capaci di ringraziare, neppure di<br />

esprimere la riconoscenza e la gratitudine mia e della cittadinanza, a così<br />

buono e caro principe cardinale, per l’onore che ci ha fatto.<br />

La sua presenza ha tirato in chiesa persone che da anni non ci venivano<br />

mai, e questo è un bene grande, perché Gesù benedetto e la sua Divina<br />

Madre Maria Santissima, nostra Addolorata Signora, avranno parlato a<br />

questi tali, ed a suo tempo ritorneranno a Dio.<br />

E’ proprio vero che l’imponenza del culto cattolico va al cuore tanto<br />

18


quanto una predicazione; ed in certi casi vale più d’una predica. Oh! le<br />

cerimonie della chiesa cattolica e del suo culto, quanto sono ammirabili!!<br />

Oh! si ripetino tali funzioni di spesso. Ma sarà ben difficile che altra<br />

volta si abbia un cardinale, quale è l’eminentissimo Boschi, per le nostre<br />

feste.<br />

E’ doveroso rendere noto che in tali circostanze predicò l’ottimo oratore<br />

reverendo don Camillo Battaglia segretario del detto signor cardinale,<br />

per tutto il Settenario, e fece molto bene. Era pure del seguito di Sua<br />

Eminenza il caro amico mio, reverendissimo monsignor Felloni dottor<br />

Alessandro canonico arciprete di Gaibana, Ferrara, intimo<br />

dell’eminentissimo.<br />

Anche di questo ringrazio il Signore, perché nessuna altra cosa mi rallegra<br />

mi consola meglio che vedere la mia chiesa ben funzionata. Tra i<br />

tanti concorrenti alle nostre feste ci sono sempre dei protestanti, i quali<br />

si meravigliano del nostro culto. Quindi...<br />

19


Dal momento che si è parlato di questo solennissimo paramentale, che<br />

per la prima volta si vide fuori di chiesa, quantunque già acquistato da<br />

un anno (11 giugno 1904), lo descrivo qui, dicendo il modo con cui<br />

venne acquistato.<br />

Esso consta di quattro piviali, pianeta, tunicelle con tutti gli accessori, è<br />

di oro fino a 990, e venne provvisto dal signor Zoia Federico di Casale<br />

Monferrato. Ci fu consegnato l’11 giugno 1904 e venne benedetto e<br />

adoperato per la prima volta nel giorno della Madonna Addolorata<br />

dell’anno Millenovecentoquattro.<br />

Come e perché si acquistò?<br />

Ecco. Nella primavera di questo anno 1904, ci fu la sacra visitazione<br />

pastorale di Sua E. illustrissima reverendissima monsignor Vicario Mattia<br />

nostro amatissimo vescovo, che il Signore troppo presto ci tolse<br />

(morì il 5 marzo 1906). In tale occasione visitando ogni cosa, si trovò<br />

che gli arredi sacri di quest’Insigne Collegiata erano molti, ma tutti in<br />

disordine e nessuno per le grandi solennità appena passabile, quantunque<br />

il così detto broccatore antico da lontano faccia ancora discreta figura.<br />

Da vicino si vede che è tutto stracciato. In seguito ho fatto<br />

l’esposizione di tutti gli arredi in giorno di festa in chiesa, e pregai di<br />

osservarli bene, eccitando così un po’ di amor proprio dicendo che nessuno<br />

oserebbe presentarsi in pubblico con veste così lacere. Quindi<br />

conchiusi che avrei acquistato un grande parato, alla portata delle bellezze<br />

di Pallanza, se mi avessero dati i mezzi, essendoché la Fabbriceria<br />

non avrebbe potuto sostenere la spesa, avendo ancora molto debito.<br />

Anche in questo fui ascoltato perché, avendo notificato in seguito<br />

l’ordinazione e la mora di quattro anni per pagarlo, e ciò per avere a più<br />

riprese anche piccoli aiuti, subito vennero le offerte che oggi 21 novembre<br />

1906 superano le due mila lire. Per tale provvista avendo sostenuta<br />

ed incontrata la spesa di lire L. 3100 (lire tremila e cento) l’offerta di<br />

altre due mila lire, mi dice tutto. Presentemente furono pagati già L.<br />

1500, e di qui al 1908, epoca in cui finisce la mora al pagamento, ho la<br />

certezza di poter pagare fino all’ultimo quadrante e senza tanto importunare<br />

e fastidio.<br />

Intanto noto qui i principali offerenti fino ad oggi. La principale offerta,<br />

20


ossia la più grande mi fu data dalla signora duchessa Giulia Melzi d’Eril<br />

(L. 400) poi vengono in seguito:<br />

Gasparoli Pizzigoni Maria Anna; Raineri Capra Giuseppina; Ponti Pirinoli<br />

Ginetta di Suna; Della Rossa don Marcello canonico onorario di<br />

questa Collegiata; De Giovannini Leonardo; Zanetti Angela; Della Rossa<br />

Marietta e figli; professoressa Laib di Friburgo; Franzini Giulietta;<br />

Locatelli Irene; Tacchini Lucia e marito; Betteo Luigia; Rossi Marta;<br />

Ferraguti donna Carola; monsignor Sarzano canonico onorario nostro;<br />

Francini Elisabetta; Beretta Regina; Signoris Maria; Pozzi Maria; Raimondi<br />

Vittoria; Gagliardi Giuditta; Velati Erminia; Castelli Teresa;<br />

Bauer Lena; Berio coniugi; Penagini Maria; Fattalini Carlo e Laura;<br />

Croppi Maria e Giovanna; Crini Rosa; Nidazio Annina; Biffi Cristina;<br />

Ponti Suna; Mangani Giuseppina; B. Hümmen; Cadorna conte Luigi;<br />

Ferrini professor Rinaldo; sorelle Moriggia fu Zaccaria; Franzi Broggi<br />

Maria; Albertini Della Rossa Francesca; canonico Del Torchio don Pietro;<br />

Della Rossa Racchelli Costanza; Della Rossa Anna; De Marchi barone<br />

Antonio; Bertolazzi Carlo; Stregani don Enrico; Saporiti NN; Negri<br />

avvocato Umberto; Ponti Giuseppina; Vedaschi NN; Donati Pancrazzi<br />

Anna; Alberganti Matilde; Kup professore di Limburgo ora a<br />

Cincinnati; De Matheis barone Paolo cameriere di Cappa e Spada di SS.<br />

Pio X, ora sacerdote e professore in Cincinnati.<br />

<br />

<br />

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<br />

<br />

<br />

<br />

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<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

21


L’Amministrazione del santo battesimo, (quantunque sia cosa della<br />

massima importanza, non solo, ma della massima necessità) per sé non<br />

costituisce un avvenimento degno d’essere ricordato oltre l’atto che si<br />

conserva negli archivi.<br />

Però avuto riguardo al modo, e molto più a chi amministrò tale Sacramento,<br />

costituisce per noi un fatto di primo ordine, come si può così<br />

esprimere.<br />

Altre cronache ed altri documenti tramanderanno ai posteri quanto avvenne<br />

in Pallanza in quest’anno per commemorare l’apertura del Sempione,<br />

e ciò specialmente per opera del giovane, intelligente, infaticabile<br />

munifico barone Antonio De Marchi.<br />

Quello che merita una nota qui in Parrocchia si è il battesimo del bambino<br />

Carlo Leonardo figlio del citato signor barone Antonio. Questo<br />

signore patrizio ebbe la consolazione di diventare padre la seconda volta<br />

durante la sua permanenza in questa Città, per organizzare, dirigere le<br />

feste di cui sopra. In tale dolce circostanza, Egli colla gentile e buona<br />

sua consorte la baronessa Maria nata Roca, ebbero la felice idea di far<br />

battezzare il loro neonato da sua eminenza il signor cardinale Giulio<br />

Boschi arcivescovo di Ferrara, diventato il loro amico di casa.<br />

Inutile dire che la gioia giunse al colmo per l’onore fatto alla mia cara<br />

Pallanza, e specialmente alla mia chiesa. Un cardinale che battezza solennemente<br />

non è una cosa da poco, se ciò fa pubblicamente, come feci<br />

qui. L’Eminentissimo stesso disse di non aver fatta cosa simile. Quindi<br />

ecco la ragione di tanta solennità.<br />

Solennemente parata la chiesa si improvvisò un luogo adatto per la cerimonia<br />

facendo battistero lo stesso presbiterio. Quando gli amici, gli<br />

ammiratori del giovane Barone, e molto più i suoi cari di famiglia, eransi<br />

collocati in posti distinti e speciali nel primo presbiterio, si andò a<br />

prendere il signor Cardinale, alla sua dimora (Grand Hötel) ospite del<br />

barone De Marchi. Arrivato alla chiesa nel massimo splendore della<br />

porpora cardinalizia, la quale indossata da si maestosa persona centuplica<br />

l’imponenza, venne ricevuto dal Capitolo alla porta di essa, e fatta<br />

adorazione a Gesù Sacramentato incominciò la funzione in porpora,<br />

mitra e pastorale. Colpo d’occhio sorprendente. La chiesa gremita da<br />

22


tutta la Città si può dire, e da varii distinti personaggi forestieri. Non<br />

vidi mai nella mia chiesa tante distinte persone tutte insieme, le quali<br />

devote accompagnarono la funzione tutta con grande interesse. Si notò<br />

da molti che l’eminentissimo, pronunziò con enfasi straordinaria l’Esci<br />

ab eo immunde spiritus che ha scosso qualcuno. Piacemi ricordare che<br />

grande parte pel felice esito di tale festa l’ebbe il signor marchese De<br />

Faria Antonio cognato del barone De Marchi, colle sue gentili premure<br />

ed insistenze, frutto di un delicato sentire, di un affezione di famiglia e<br />

di una educazione di perfetto gentiluomo.<br />

Fungeva da padrino il barone Carlo De Marchi zio del neonato, e da<br />

madrina la baronessa sua consorte Maddalena nata viscontessa Dufourt.<br />

Assistevano pure tre sorelle Roca figlie di S. E. il generale Roca Presidente<br />

della Repubblica Argentina, e sorelle della Baronessa Madre del<br />

bambino battezzato.<br />

Quale gioia abbia provato io dal delicato pensiero che ebbe il barone<br />

De Marchi nell’imporre al suo figlio il nome di Carlo Leonardo, mi è<br />

impossibile esprimerlo: sarò gratissimo al medesimo per sempre. Come<br />

pure mi sarà impossibile dirgli tutta la mia riconoscenza di questo nuovo<br />

onore fatto alla mia chiesa, quale si è, e fu il vedere un Principe di<br />

Santa Madre Chiesa a funzionare solennemente in essa. La Collegiata<br />

nostra certo sarà invidiata da non pochi, e quanti godrebbero ciò che<br />

godo io se potessero, registrare negli atti parrocchiali quello che ho registrato<br />

io.<br />

Il battesimo ricevuto da Carlo Leonardo De Marchi in quest’Insigne<br />

Collegiata farà epoca memoranda nella storia di Pallanza, perché così<br />

solennemente amministrato da così distinto e grande personaggio, e<br />

perché avrà un monumento che sfiderà i secoli venturi. E bene sta, perché<br />

Carlo Leonardo De Marchi, fin ora è l’unico nato e battezzato qui,<br />

quantunque la nobile famiglia sia da quasi quarant’anni dacché villeggia<br />

in Pallanza.<br />

Nella fausta occasione Sua Eminenza, autorizzato dall’illustrissimo reverendissimo<br />

Vicario Capitolare monsignor Del Signore, amministrò<br />

pure la Cresima a tre angioletti; e cioè a Giulio Antonio De Marchi,<br />

fratello del neonato; a Luigi Giuseppe Franzi, a Maria Emilia De Faria<br />

figlia del marchese Antonio. Padrino di Giulio Antonio fu il marchese<br />

De Faria: di Luigi Franzi lo zio suo Augusto, e della marchesina Maria<br />

Emilia la sua zia la viscontessa Elena De Faria. Anche questa Cresima<br />

concorse per la splendida consolante riuscita della festa.<br />

23


Il privilegio della Cappa Magna al canonico prevosto di quest’Insigne<br />

Collegiata era da qualche tempo l’oggetto dei miei discorsi. Ma come<br />

ottenerlo? Arona da tanto tempo, Cannobio pure, Intra da venticinque<br />

anni godevano di tale privilegio, e Pallanza? Quale ragione per non concedere<br />

a Pallanza quanto le nominate Città, certo meno importanti di<br />

questa, avevano ed hanno, si poteva addurre e supporre? Ecco perché,<br />

fattane parola con sua eminenza reverendissima monsignor Giuseppe<br />

Gamba nostro veneratissimo vescovo, per sentire il suo parere, sul nulla<br />

osta per parte sua, ho inoltrato supplica al Santo Padre il mitissimo, ma<br />

forte Pio X.<br />

Il prefato eccellentissimo monsignor Vescovo, non solo diede il nulla<br />

osta, ma corroborò la mia supplica, con ammirabile commendatizia,<br />

riconoscendo giuste le mie ragioni, addotte per ottenere il privilegio.<br />

La pratica venne fatta dall’illustrissimo reverendissimo monsignor Federico<br />

Polidori protonotario apostolico, già segretario dell’ eminentissimo<br />

Mauri ed ora Maestro di Palazzo del Santo Uffizio, il quale mi vuole<br />

tanto, ma tanto bene, conservando grata memoria della sua dimora in<br />

casa mia nel 1895, insieme all’indimenticabile eminentissimo Mauri. E<br />

la pratica ebbe esito felice e per me strabiliante, avuto riguardo alla tassa<br />

minimissima che ho pagato.<br />

Non si dica essere stata l’ambizione che mi indusse a fare tale domanda,<br />

perché solo il grande mio amore a Pallanza ed alla mia chiesa mi hanno<br />

mosso a domandare quanto si è ottenuto, aggiungo che diede una spinta<br />

forte anche il fatto che la nostra chiesa e le sacre funzioni che in essa<br />

vengono fatte sono frequentate da persone d’ogni condizione, d’ogni<br />

religione, e d’ogni Nazione, specialmente in primavera ed autunno. Se<br />

le funzioni vengono fatte con decoro, e dirò anche un po’ di lusso, riescono<br />

di grande effetto ed efficacia.<br />

La Cappa Magna venne per la prima volta indossata da me il giorno di<br />

Pasqua di quest’anno stesso 1908, e l’ho inaugurata alla Messa solenne<br />

facendo poi seguito l’ora di adorazione a Gesù Sacramentato, esposto<br />

per la Santa Quaresima.<br />

Dietro l’esempio di Arona e Cannobio la userò sempre in ogni funzione<br />

(eccettuate le mortuarie, però per me) ...<br />

La cittadinanza apprese con vero piacere tale privilegio, eccettuati i soliti<br />

invidiosi e qualche maligno, i quali in simili occasioni non mancano<br />

mai. Anche qualche canonico, niente affezionato alla Collegiata, anzi<br />

quasi ostile alla medesima, ha messo in canzonatura e il canonico prevosto<br />

e la Cappa Magna. Cose per altro di questo mondo!!<br />

Intanto il privilegio vi è, sta e starà nonostante la loro poca benevolenza<br />

al riguardo.<br />

24


Benedizione della nuova Statua con intervento di sua eminenza reverendissima<br />

il signor cardinale Giulio Boschi arcivescovo di Ferrara, e di<br />

Sua Eccellenza reverendissima monsignor Giuseppe Gamba vescovo di<br />

Novara.<br />

Il pensiero che da tanto tempo mi agitava, era questo: la Beata Caterina<br />

di Pallanza, dimenticata dalla sua Città. Infatti da tanti anni non si faceva<br />

neppure la festa in onore di questa gloriosa concittadina. La causa,<br />

secondo me, si deve trovare in queste due cose:<br />

1^ La festa che cade al 6 aprile è quasi sempre impedita o dalla Settimana<br />

Santa o di Passione o dall’ottava di Pasqua, tempo questo che non<br />

lascia liturgicamente celebrare simile festa.<br />

2^ Dalla chiusura dell’oratorio di San Sebastiano, ove trovavasi un altare<br />

dedicato alla Beata; motivo questo per cui in Collegiata non si trovava<br />

neppure un’immagine della cara Beata.<br />

A togliere siffatti inconvenienti dal 1899, senza tante prove, ho stabilito<br />

la solennità in onore della Beata alla prima domenica di maggio, con<br />

panegirico e facendoci coincidere la prima Comunione dei figli.<br />

Piacque simile cosa; e con raccomandazioni insistenti di rivolgersi alla<br />

gloriosa concittadina si risvegliò in modo sensibile la divozione, al punto<br />

da invogliare qualcuno a procurare la statua, e questo benemerito è<br />

un discendente della Beata, cioè il signor Giuseppe Moriggia fu Zaccaria<br />

il quale a tutte sue spese procurò la bella statua.<br />

Circostanza speciale: la statua della beata Caterina Moriggia di Pallanza,<br />

regalata da un Moriggia di Pallanza e fatta da un pallanzese, cioè il valente<br />

quanto modesto scultore signor Giovanni Angelo Betteo fu Leonardo.<br />

Colla sua valentia colla sua Fede ha fatto rivivere parlante la Beata<br />

innamorata del Crocifisso, quale essa fu in vita. Tale la storia della<br />

statua.<br />

La festa per la benedizione è stata veramente superiore ad ogni aspettazione.<br />

Preceduta da una novena di predicazione fatta dal molto reverendo<br />

padre Enrico da Casale, cappuccino, con ardore e pietà grande, riuscì<br />

splendida e consolante. Chi non ha visto non potrà mai avere idea.<br />

25


Ecco il programma<br />

<br />

arrivo di monsignor Vescovo (il cardinale arrivò privatamente<br />

il 2 giugno) e benedizione della nuova statua della Beata opera<br />

del valente artista pallanzese Angelo Betteo.<br />

<br />

<br />

Messa letta<br />

Messa di sua eminenza monsignor Vescovo con Comunione<br />

generale<br />

Solenne Pontificale tenuto dall’eminentissimo Cardinale –<br />

panegirico tenuto dal Vescovo – Offerta<br />

Vespri Pontificali – Offerta - Processione colla statua - benedizione<br />

<br />

Messa letta, indi altre Messe<br />

Messa letta dall’Eminentissimo<br />

Amministrazione della Cresima fatta dal Cardinale<br />

Messa solenne assistita da Sua Eminenza in porpora<br />

Vespri Solenni – Te Deum - Benedizione impartita da sua<br />

Eminenza<br />

Le funzioni saranno accompagnate da scelta musica liturgica eseguita<br />

dalla Società Orchestrale di Pallanza sotto la direzione del professor<br />

Aristide Ghilardi, il quale farà eseguire un Veni Sponsa Christi composto<br />

dal medesimo per l’occasione.<br />

Pallanzesi!<br />

Nell’onorare la gloriosa vostra Concittadina, siete santamente invidiati<br />

da tanti paesi e città. Pallanza è l’unica fra le molte città della Diocesi di<br />

Novara che ha il vanto di essere la patria di una vera Eroina del cattolicesimo,<br />

quale fu appunto la vostra beata Caterina Moriggia. Gloriatevene<br />

ma sappiate in questa solenne circostanza dimostrare francamente la<br />

vostra fede, col contegno, colla divozione e coll’amore dimostrati cento<br />

anni or sono dai vostri antenati.<br />

Pallanza, 27 maggio 1909<br />

La Commissione<br />

26


Il citato programma venne eseguito a puntino, colla modificazione di<br />

un’ora sola alla sera della festa, con uno slancio degno d’ogni encomio<br />

per parte di tutti.<br />

All’arrivo del piissimo vescovo, l’infaticabile monsignor Gamba, si diede<br />

principio alle feste.<br />

La benedizione venne fatta straordinaria (circostanza e coincidenza carissima:<br />

prima della benedizione il signor Del Boca Antonio, uno dei<br />

fabbriceri, consegnò a monsignor Vescovo l’atto autentico della reliquia<br />

della Beata, che non si sapeva ove esistesse: lo trovò tra le carte del fu<br />

canonico Minioni).<br />

Alla Messa del Vescovo ebbe luogo una vera comunione generale (si<br />

fecero novecento comunioni) con un discorsetto quale sa fare lo zelante<br />

Pastore. Al pontificale tenuto con maestosa pompa dal buon Cardinale,<br />

si rimase meravigliati, sembrava un Paradiso. Il panegirico - un po’ lungo<br />

- fu una cosa sorprendente. Monsignor Gamba sembrava inspirato:<br />

la Beata certo gli ottenne il felice successo.<br />

L’offerta, tanto al mattino quanto alla sera, fu abbondantissima, si ebbero<br />

per le sole candele circa mille lire.<br />

La processione, un vero trionfo. La gloriosa concittadina colla sua immagine-statua<br />

parlante sembrava portata viva in trionfo. Quasi tutti i<br />

balconi e le finestre delle vie percorse erano addobbate con tappeti,<br />

arazzi, fiori e lumi. Tale entusiasmo non si può descrivere. Certo la beata<br />

Caterina avrà sorriso dal Cielo, ed avrà ottenute dal Signore pei suoi<br />

concittadini molte e molte grazie.<br />

Spero che tale entusiasmo non sia momentaneo, ma abbia il suo effetto<br />

nel continuare la venerazione, l’amore alla Beata medesima.<br />

Oltre alla presenza di un eminentissimo Principe di Santa Chiesa, il signor<br />

cardinale Boschi, del vescovo diocesano monsignor Gamba, si<br />

trovarono pure presenti: una Deputazione del reverendissimo Capitolo<br />

della Cattedrale i reverendissimi canonici Piolini don Giovanni e Tailetti<br />

don Vincenzo: il reverendissimo monsignor Pietro Barret corepiscopo<br />

armeno di Locarno in mantelletta e croce pettorale; il reverendissimo<br />

monsignor Torelli Guglielmo canonico arciprete di Arona in rappresentanza<br />

del Capitolo arnese; il reverendissimo canonico prevosto Gnappa<br />

don Pietro per il Capitolo di Cannobio; il reverendissimo arciprete del<br />

Sacro Monte di Varese Tognella don Angelo, il quale col cavaliere Oldani<br />

Carlo rappresentavano il Monastero di Varese. Il Capitolo d’Intra<br />

27


doveva essere rappresentato dal canonico prevosto Apostolo don Eugenio,<br />

il quale al momento di venire ebbe un impedimento. Era pure<br />

presente tutto il Vicariato. Fu una festa veramente grande e non mai<br />

vista.<br />

Tanto slancio nel preparare la festa lo si deve allo zelo della commissione<br />

incaricata per averne i mezzi. Simile commissione era composta dalle<br />

seguenti signore:<br />

Pizzigoni Anna Maria; Moriggia Bonini Vittoria; Capra Raineri Giuseppina;<br />

Moriggia Cappello Rosa; Rossi Benzoni Erminia; Azari Lavatelli<br />

Emma; Castelli Cesarina.<br />

e le signorine<br />

Moriggia Lina; Ronchi Maria; Zanotti Rachele; Franzini Giuseppina;<br />

Crini Gina; Crini Anna; Lanza Giuseppina; Piana Errica; Cristina Irma.<br />

Questa commissione da me presieduta è stata ammirabile nell’operosità,<br />

per cui l’offerta fu abbondantissima, e le oblazioni coprirono quasi tutta<br />

la spesa.<br />

La spesa superò le due mila lire perché si fecero stampare due mila copie<br />

della nuova Vita, si coniarono cinque mila immagini della Beata.<br />

Tutto questo feci pel desiderio vivissimo di far conoscere la Beata.<br />

Trattamento<br />

Durante le feste furono miei ospiti l’Eminentissimo Cardinale, e monsignor<br />

Vescovo, coi loro seguiti. Le rappresentanze ebbero alloggio dalla<br />

signora Maria Anna Gasparoli Pizzigoni, la quale mise a mia disposizione<br />

tutta la sua villa, con quanto necessitava per la casa. Il pranzo si fece<br />

in casa parrocchiale e fu di ben quaranta coperti, cioè: Cardinale; Vescovo;<br />

monsignori Barret, Torelli, Battaglia; canonici Piolini, Tailetti,<br />

Sacco, Forzani, Canotti, Ceresa; Sarzano monsignor Enrico; arciprete<br />

Tornella; prevosto Gnappa; parroci Barbaglia di Bieno, Roveda di Cavandone,<br />

Della Minola di Fondotoce, don Merlo di Isola Bella, padri<br />

cappuccini Enrico di Casale e Fedele da Montelaterone; don Chiabò di<br />

Suna; padre Iuglar rettore dei Marinisti; professor Girandi Fedele direttore<br />

dei Salesiani d’Intra; il segretario vescovile don Carlo Barbero; don<br />

Marchetti vicario coadiutore; reverendissimo don Luigi Albertinotti<br />

prevosto d’Invorio Superiore; padre Orlandi missionario del Sacro<br />

Cuore Superiore di Omega; il professor don Martina salesiano del Collegio<br />

di Ascona; il sacerdote professor Lanzetti di Varese; il sacerdote<br />

Oioli don Angelo curato di Bellinzago; i signori fabbriceri di<br />

28


quest’Insigne Collegiata Velati professor Antonio, Del Boca Antonio,<br />

Bondonio Leonardo, il cavaliere Carlo Oldani, il donatore della statua,<br />

Moriggia Giuseppe; lo scultore Betteo Angelo; il signor Gremmo di<br />

Biella ed il signor capitano Sacchi Edoardo, amico intimo<br />

dell’Eminentissimo.<br />

Nel giorno seguente, si aggiunsero il conte Loppinot cameriere di Cappa<br />

e Spada del Santo Padre, il prevosto di Castelletto Ticino Sacco don<br />

Vittorio, il parroco di Schieranco Cerutti don Francesco. Il sacerdote<br />

Oioli don Vincenzo mansionario della Cattedrale, ed il cappellano di<br />

Talonno don Giovanni Travaglini, nonché il penitenziere di Boca Cattaneo<br />

don Giuseppe.<br />

Durante le feste non si ebbe da lamentare il benché minimo inconveniente,<br />

eccezione fatta, l’assenza al pranzo dell’illustrissimo sindaco di<br />

Pallanza Raineri cavaliere Luigi e dell’illustrissimo Sotto Prefetto cavaliere<br />

Girio, i quali accettarono l’invito, ma non poterono intervenire: il<br />

Sindaco per dover assistere alla distribuzione dei premi, ed il Sotto Prefetto<br />

per dover recarsi ad una festa civile a Cannobio. Tutti e due però<br />

vennero a far visita all’Eminentissimo ed all’eccellenza monsignor Vescovo.<br />

Per ultimo un cenno della paratura della chiesa. In poche parole si compendia.<br />

Ricchissimo, sfarzoso l’addobbo, fatto dalla ditta Primavesi di<br />

Milano, il quale ha saputo rendere la nostra Collegiata degna delle più<br />

grandi Città, degna del nome di basilica di Roma.<br />

Alla chiusa delle feste, ho dato un ringraziamento sentito a tutti, che fu<br />

graditissimo.<br />

Laus Deo<br />

Manoscritto conservato presso<br />

l’Archivio Parrocchiale San Leonardo, Prevosti I, fasc.6.<br />

Trascritto da Leonardo Parachini per gentile concessione<br />

della Parrocchia di San Leonardo in Pallanza<br />

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