SOCIETÀ ORTICOLA VERBANESE - Magazzeno Storico Verbanese
SOCIETÀ ORTICOLA VERBANESE - Magazzeno Storico Verbanese
SOCIETÀ ORTICOLA VERBANESE - Magazzeno Storico Verbanese
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
<strong>SOCIETÀ</strong> OCIETÀ <strong>ORTICOLA</strong> RTICOLA <strong>VERBANESE</strong><br />
ERBANESE<br />
1877-2002<br />
125 ANNI DI DOCUMENTI, TESTIMONIANZE E CURIOSITÀ<br />
SULLA FLORICOLTURA DEL LAGO MAGGIORE<br />
I - I primi anni<br />
di<br />
PAOLO ZACCHERA<br />
Il 27 settembre 1877 a Pallanza ventisette persone si riunirono<br />
per fondare la Società Orticola <strong>Verbanese</strong>: nelle loro intenzioni<br />
la Società avrebbe dovuto fondare un giornale orticolo, raccogliere<br />
fondi per interventi di mutuo soccorso, promuovere esposizioni,<br />
corsi e concorsi per incoraggiare la produzione<br />
orticola.<br />
Alla presidenza fu eletto Enrico Rovelli, della grande famiglia<br />
di orticoltori Pallanzesi. In collaborazione con il Comizio<br />
Agrario di Pallanza la Società si occupò da subito di far uscire<br />
ogni mese una propria “Rivista Orticola” e mettere a disposizione<br />
dei soci i migliori trattati di orticoltura acquistandoli direttamente<br />
dalle case editrici.<br />
1
Il costituirsi di Società di Mutuo Soccorso era in quegli anni<br />
molto diffuso. Il loro diffondersi, iniziato in Piemonte negli<br />
anni intorno al 1850, si estese dopo l’Unità, a tutta Italia, ovunque<br />
esistesse un rappresentativo numero di lavoratori della<br />
stessa categoria. Dobbiamo dedurre che se a Pallanza nel 1877<br />
nacque una Società Orticola di Mutuo soccorso, il numero dei<br />
giardinieri e dei floricoltori era a quel tempo significativo e le<br />
loro aspettative per il futuro erano di sicuro incremento e sviluppo.<br />
Poco sappiamo dei soci fondatori: è certo che tra i soci benemeriti<br />
c’erano persone importanti, tra cui senatori, proprietari<br />
di ville, uomini di studio e di cultura. A prova<br />
dell’importanza dell’iniziativa, già nel 1879 sua Altezza Reale la<br />
duchessa di Genova accettò di divenirne la patronessa. Successivamente<br />
aderirono il conte Giberto Borromeo Arese, il marchese<br />
Protti e il marchese D’Albertas, cavalieri ed ingegneri.<br />
L’impressione è che in questa prima fase la Società Orticola<br />
<strong>Verbanese</strong> venisse intesa per lo più come una iniziativa filantropica,<br />
voluta per il miglioramento delle conoscenze tecniche<br />
e di vita dei numerosi giardinieri delle ville.<br />
Dopo qualche intervento per casi urgenti effettuati nel<br />
1880, la società iniziò ad erogare i primi sussidi per i soci ammalati<br />
nel 1881. All’attività di istruzione e assistenza si affiancò<br />
presto un’attività espositiva: fu organizzata un’esposizione della<br />
patata e la Società decise persino di acquistare terreni per<br />
impiantare orti sperimentali. Allora, (come oggi…), queste esposizioni<br />
non sempre raggiungevano il pareggio: si doveva<br />
quindi metter mano alle riserve, tanto che alcuni soci, temendo<br />
una veloce erosione del capitale sociale insistettero affinché le<br />
oblazioni e i lasciti fossero obbligatoriamente investiti in cartelle<br />
fondiarie di cui solo il reddito fisso fosse utilizzabile per la<br />
gestione ordinaria.<br />
2
La presidenza di Enrico Rovelli durò fino al 1903, quando a<br />
seguito di una serie di assemblee agitate, accettò la carica di<br />
presidente Uberto Hillebrand. Furono anni difficili per il nuovo<br />
presidente: una forte, eccezionale brinata occorsa tra il 19 e<br />
il 20 aprile 1903 creò danni ingenti in tutte le aziende orticole e<br />
nei giardini, tanto che si chiese un intervento di sospensione<br />
dei tributi, nonché di aiuti economici presso il Ministero competente,<br />
a Roma. Molte piante e impianti andarono comunque<br />
perse e ci furono numerosi licenziamenti. In questi anni nei<br />
verbali delle assemblee ricorrono assiduamente i problemi legati<br />
all’equilibrio economico. Molti dei soci di fatto non partecipano<br />
alle attività, molti sono perennemente in ritardo con il<br />
pagamento delle loro quote trimestrali. Il problema di garantire<br />
la copertura dei costi fissi di affitto, la segreteria e gestione<br />
ordinaria sono il problema più grande degli amministratori. Ad<br />
aggravare la situazione nel 1907 avviene il fallimento della<br />
Banca Viani di Pallanza, presso il cui sportello erano depositati<br />
i fondi della Società. Fu solo grazie alla tenacia di Uberto Hillebrand<br />
che il sodalizio riuscì a salvare almeno le cartelle di risparmio<br />
della Società e a poter continuare la sua attività.<br />
Lo spirito di probità di Uberto Hillebrand, presidente in<br />
carica, risultò evidente in occasione dell’organizzazione della<br />
tradizionale “Festa dei Fiori” il 7-8 giugno 1908. Nell’occasione<br />
egli propose che ogni membro del Consiglio Direttivo<br />
si tassasse di almeno10 lire per costituire un fondo spese<br />
per la manifestazione ed evitare di ricorrere ai fondi della Società<br />
per l’attività ordinaria. Nonostante le preoccupazioni della<br />
vigilia la manifestazione ebbe grande successo; la vendita<br />
degli ingressi e la lotteria finale delle piante portano alle casse<br />
della SOV un utile netto di ben 1.140,54 Lire, che furono aggiunte<br />
al patrimonio.<br />
3
II - Gli anni Venti<br />
L’attività della Società Orticola riprese con vigore al termine<br />
della Prima Guerra Mondiale con il coinvolgimento nel sodalizio<br />
di un gruppo nuovo di persone: nel 1920 fu modificato lo<br />
Statuto e l’attività prevalente divenne quella del promuovere<br />
l’istruzione e la formazione dei floricoltori con lezioni tecniche<br />
e visite alle aziende di produzione. All’insegnamento si alternavano,<br />
in base alle loro conoscenze specifiche, gli stessi consiglieri:<br />
Vitale Ardizzoia tiene i corsi sui ciclamini, Alberto Hillebrand<br />
sulla selezione dei semi e la coltivazione delle bulbose,<br />
Silvetti sulla concimazione chimica, le malattie e i mezzi di lotta,<br />
Antonio Beretta sulla lavorazione dei fiori freschi, Luigi Cavadini<br />
sugli innesti e la riproduzione, Pietro Camisasca sul disegno<br />
e la decorazione creativa.<br />
Presidente Onorario risultava all’epoca il conte Giberto<br />
Borromeo Arese, nominato poi di lì a poco principe di Angera:<br />
il suo contributo alle attività sociali fu tale che nel giugno 1920<br />
venne realizzata con successo una Mostra Internazionale di<br />
Floricoltura sull’Isola Madre. In questi anni la Società Orticola,<br />
che aveva coinvolto quasi solo Pallanzesi, cominciò ad allargarsi,<br />
coinvolgendo giardinieri e produttori di piante in molti<br />
tra i comuni del Lago.<br />
Introdotta nel 1917 l’assicurazione nazionale obbligatoria<br />
contro le malattie, perse poco per volta d’importanza<br />
d’importanza lo scopo mutualistico e prevalse lo scopo formativo<br />
e di istituzione. Nel programma per il 1925 per la prima<br />
volta Luigi Cavadini propose affinché fossero condotti studi e<br />
ricercati fondi presso il Ministero per avviare e incentivare la<br />
coltivazione moderna e industriale di azalee e rododendri,<br />
piante che egli dichiarava essere al momento tutte di importazione<br />
da allevamenti lontani dal Verbano, ma che sul lago a suo<br />
dire avrebbero potuto avere ottima acclimatazione per via del<br />
4
clima favorevole. La successiva corrispondenza con il Ministero<br />
non portò ad alcun risultato, ma nella stessa riunione Vitale<br />
Ardizzoia si disse del parere che alle due essenze proposte si<br />
dovesse aggiungere la Camellia. Queste mosse organizzative ci<br />
inducono a pensare che questo si possa veramente considerare<br />
il momento di inizio dell’odierna floricoltura specializzata.<br />
Ma ad una rosea situazione floricola non corrispondeva<br />
purtroppo un’altrettanta serena situazione politica. E proprio<br />
la politica, entrando sempre di più nella vita quotidiana dei cittadini,<br />
ebbe a condizionare e mutare i toni dei verbali delle sedute<br />
sociali. La retorica di regime arriva infatti anche nella gestione<br />
della Società, visto che per di più il governo tende progressivamente<br />
negli anni Trenta a limitare l’attività di ogni organizzazione<br />
autonoma che non sia stata creata dal regime.<br />
Non si discute sui toni, che sono pacati, ma ci sono pressioni<br />
affinché la SOV confluisca nelle nuove associazioni fasciste.<br />
Più circolari invitano ad abolire dal simbolo societario le due<br />
mani incrociate, ma ancora quattro anni dopo l’Ente Nazionale<br />
Fascista della Cooperazione deve vigorosamente insistere affinché<br />
le associazioni diano per davvero corso alla richiesta.<br />
Non risulta poi dai documenti dell’archivio sociale, ma è<br />
ben chiaro, nei ricordi di chi ha vissuto quegli anni, che ci fu<br />
un allontanamento dei soci che non si dichiaravano esplicitamente<br />
a favore del governo; e finalmente, anche l’Orticola ebbe<br />
a dover sopportare la turpitudine delle leggi razziali, quando<br />
una circolare sempre dell’Ente Nazionale Fascista della Cooperazione<br />
(14 settembre 1939) intimò di escludere dal sodalizio<br />
i soci di razza ebrea. Di lì a poco, poi scoppiò la seconda<br />
guerra mondiale, per la quale all’interno della SOV non si nutrivano<br />
particolari apprensioni, non sembrò agitare più di tanto<br />
i consiglieri, visto il diffuso convincimento che il conflitto sarebbe<br />
stato breve e che nel giro di qualche mese si sarebbe ritornati<br />
all’attività ordinaria: mai previsione fu più errata.<br />
5
III - La storia recente<br />
Dopo la Liberazione l’attività riprese con un’altra generazione<br />
di soci. Si organizzarono gite per la visita accompagnata ai<br />
giardini botanici locali, al podere Toselli di Lainate, a villa<br />
Tornelli di Ameno. Nel 1949 vi fu una Esposizione Floro-<br />
Frutticola presso il Majestic. Nel 1950 sotto i portici del Municipio<br />
si tenne una Mostra Sociale del Crisantemo. Le polemiche<br />
tra soci accompagnavano (corre obbligo di dirlo) più o<br />
meno ogni iniziativa, ma le manifestazioni piacquero e non<br />
mancò un puntuale successo di pubblico.<br />
Con l’arrivo in zona del dottor Ferretto (eletto presidente<br />
nel 1952) che fu anche Ispettore Agrario per la zona, viene ripreso<br />
il filone della formazione professionale con corsi tecnicamente<br />
impegnativi e la stampa di dispense. Gli incontri sono<br />
bisettimanali: tra gli insegnanti, si nota Piero Hillebrand è uno.<br />
Ha inizio negli anni Cinquanta una stretta collaborazione con<br />
l’Azienda Autonoma di Soggiorno, il Comune e l’Ente Provinciale<br />
per il Turismo di Novara; vengono stipulati accordi soprattutto<br />
per dare valenza turistica alle manifestazioni. Poco<br />
per volta i contributi della Camera di Commercio per le attività<br />
della società diventano sempre più consistenti.<br />
Le mostre più importanti di questi anni hanno ricorrenza<br />
per lo più autunnale. La produzione della zona consiste in questo<br />
momento di un’ampia gamma di piante verdi e soprattutto<br />
fiorite, coltivate in serra. Il mercato di sbocco sono le città di<br />
Milano e Torino, dove le piante imballate a una a una in ceste<br />
di vimini (i vasi sono ancora tutti di coccio) vengono spedite a<br />
mezzo treno. Molti giovani (i futuri imprenditori floricoli del<br />
Nord Italia) vengono a studiare presso l’Istituto Cavallini di<br />
Lesa e rimangono poi a fare il loro apprendistato nelle aziende<br />
6
del Lago Maggiore. Il ciclamino è negli anni Sessanta una delle<br />
grandi produzioni locali.<br />
Mutano e si avvicendano nel frattempo i vertici della Società:<br />
dopo il trasferimento del dottor Ferretto a Varese, vengono<br />
eletti presidente prima il dott. Leone, (anche lui Ispettore Agrario<br />
di zona) e successivamente l’ing. Sergio Colombo di<br />
Mergozzo.<br />
E’ un momento di grande slancio per la floricoltura locale:<br />
infatti, grazie al successo a Trieste nel 1965, ad Euroflora nella<br />
primavera del 1966 e a Torino al Palazzo delle Esposizioni per<br />
la Mostra Internazionale di Prodotti Alimentari Tipici di settembre<br />
la Societa’ Orticola <strong>Verbanese</strong> vede riconosciuta la capacità<br />
di creare spazi verdi e fioriti di grande effetto.<br />
Nel 1968 viene eletto presidente il prof. Sebastiano Faccani,<br />
coadiuvato dal prof. Bruno Caraffini, che con le sue doti di<br />
diplomazia, pazienza (e talora una buona dose di ironia)riesce<br />
a tener unita, a stimolare e a far crescere la spesso litigiosa<br />
compagine sociale.<br />
Contemporaneamente il vicepresidente Pompeo Camisasca<br />
viene eletto nell’Organo Nazionale di Collegamento delle Camere<br />
di Commercio e il socio Giovanni Ardizzoia entra nella<br />
direzione romana dell’Unione Agricoltori. I verbanesi, che riescono<br />
con i loro esemplari di azalee e rododendri a creare ovunque<br />
scenografie di prestigio, ricevono dall’Istituto per il<br />
Commercio Estero di Roma l’incarico di organizzare la partecipazione<br />
italiana alle mostre internazionali che si tengono ogni<br />
anno a turno nelle maggiori capitali europee.<br />
Giovanni Bianchi, incaricato della scelta delle piante e responsabile<br />
delle manifestazioni crea un gruppo affiatato di giovani,<br />
che ad intervalli regolari di pochi mesi partono con grinta<br />
ed entusiasmo, e si buttano a lavorare una settimana notte e<br />
giornoper alla preparazione degli stand italiani alle grandi flo-<br />
7
alies, le esposizioni floricole: tra i luoghi, Gand, Nantes, Vienna,<br />
Amburgo, Amsterdam, Dusseldorf.<br />
Gli esemplari di azalea e rododendri coltivati intorno al<br />
Lago Maggiore riscuotono un grande successo e i premi e gli<br />
attestati ottenuti a queste manifestazioni sono tuttora esposti<br />
con orgoglio nella sede delle aziende che vi hanno partecipato.<br />
Nel 1971, su progetto di Pompeo Camisasca, la Società Orticola<br />
<strong>Verbanese</strong> ottiene all’Euroflora di Genova il Gran Premio<br />
d’Onore, organizza Novarissima e nei due anni successivi<br />
costruisce sotto l’ottagono della Galleria Vittorio Emanuele II<br />
di Milano due splendide grandi aiuole fiorite.<br />
E’ un grande successo che non impedisce ai soci di partecipare<br />
ai corsi fioriti, alla ormai ricorrenti Mostre delle Camelie,<br />
alle esposizioni di Azalee che si fanno in più luoghi.<br />
Con Giovanni Ardizzoia, dopo 22 anni di presidenti “tecnici”,<br />
la presidenza torna a un floricoltore. Dopo l’edizione di<br />
Euroflora 1976 si inizia subito la preparazione dei festeggiamenti<br />
per il 100° anniversario dell’Istituzione che, oltre a un<br />
convegno sulle aspettative e al futuro della floricoltura locale,<br />
verrà ricordata con la pubblicazione di un libro (dal titolo<br />
“Cento anni di vita. 1877-1977”) a cura del prof. Giuseppe<br />
Briacca: un testo destinato a divenire importante riferimento<br />
per la storia locale.<br />
IV - Il presente<br />
L’aumento dei costi energetici e della manodopera degli<br />
anni ‘70 mettono in crisi l’azienda floricola tradizionalmente<br />
intesa sul Verbano: in essa tutto è fatto a mano, e si lavora anche<br />
sessanta ore la settimana. E’ finito il mondo del produttore<br />
capace di coltivare di tutto; le piante viaggiano in poche ore da<br />
un paese all’altro d’Europa sui camion, la concorrenza non è<br />
più tra le singole ditte, ma tra le aree di produzione. In tutta I-<br />
8
talia molte aziende anche di prestigio non hanno il tempo di<br />
aggiornarsi alle nuove regole di mercato e che sono costrette a<br />
chiudere.<br />
Nello stesso tempo l’aumento di disponibilità economica<br />
degli italiani inaugura un lungo e costante periodo di aumento<br />
dei consumi. Vicino alle città, a Brescia, nel Veneto, al Centro<br />
e al Sud d’Italia nascono nuove aziende dove si coltiva in maniera<br />
industriale.<br />
Molte aziende del Lago Maggiore, pur con antiche tradizioni,<br />
non hanno lo spazio e la prontezza di rinnovarsi e sopravvivono<br />
per poco a questi cambiamenti o si vedono costrette<br />
a limitare la loro attività alla produzione e vendita al consumatore<br />
finale e alla costruzione e manutenzione dei giardini.<br />
Per produrre per il mercato occorrono invece aziende nuove.<br />
Nel 1977 Gianpaolo Padovani e otto altri soci costituiscono a<br />
Nebbiuno la “FlorCoop” che ha lo scopo specifico di produrre<br />
e commercializzare esclusivamente ”Fiori Tipici Del Lago<br />
Maggiore” . L’iniziativa riscuote successo e il centro di produzione<br />
si sposta sul Vergante nei comuni di Nebbiuno, Meina,<br />
Pisano, e addirittura aziende zootecniche o frutticole si trasformano<br />
in floricole; le aziende di Verbania, poi, cercano spazio<br />
nella piana di Fondotoce e nascono le cooperative di produzione<br />
come la “Valle Intrasca”, la “Micromega”, la “Verbania<br />
Fiori”. Il lavoro paziente di alcuni floricoltori come Pietro<br />
Hillebrand che ha identificato, importato e messo in coltivazione<br />
Camelie con il loro nome ufficiale permette inoltre ai<br />
nuovi floricoltori di iniziare produzioni di qualità, che si affermano<br />
nel mondo nel giro di pochi anni. Le prime coltivazioni a<br />
pieno campo vengono sostituite da produzioni protette sotto<br />
tunnel. In breve c’è un notevole progresso tecnico, organizzativo<br />
e promozionale che pone le produzioni del Lago Maggiore<br />
tra le più ricercate dal mercato.<br />
9
Durante la presidenza di Francesco Ardizzoia dal 1978 al 1982<br />
la SOV partecipa alla Floralies di Gand, a un’altra Euroflora, a<br />
due Novarissima, alle Mostre della Camelia, all’IGA di Monaco<br />
di Baviera, a numerose tornate del Flormart.<br />
Su indicazioni della CEE sono nate nel frattempo le associazione<br />
dei produttori e presso la Coltivatori Diretti si costituisce<br />
una Consulta Floricola, il cui ruolo rischia (va detto...) di<br />
essere concorrenziale a quello della Società Orticola;i nomi dei<br />
floricoltori e delle aziende infatti non cambiano, : alla fine si<br />
raggiunge un accordo, in base al quale la SOV si occuperà prevalentemente<br />
di mostre di prestigio, mentre le nuove associazioni<br />
si occuperanno di organizzare la partecipazione dei floricoltori<br />
alle mostre commerciali su campione.<br />
Presidente Agostino Rodi, la Società partecipa ancora a una<br />
mostra internazionale a Liverpool, ma questo genere di esposizioni<br />
per il grande pubblico non ha riscontro commerciale e<br />
l’Istituto Commercio Estero non rinnova il proprio sostegno.<br />
In questo periodo, l’attività della SOV ritorna alle origini, e riscopre<br />
la propria vocazione di ente prevalentemente locale;<br />
Lorenzo Zanni, presidente dal 1985 al 1991 riprende il filone<br />
educativo con concorsi con le scuole e intraprende tra i soci<br />
una campagna a favore di una rinnovata attenzione per la professionalità,<br />
che consenta di mantenere indiscutibili livelli qualitativi.<br />
Al successo e allo sviluppo dei consumi di piante degli anni<br />
‘80 segue però un periodo di incertezza: si produce forse un<br />
po’ troppo per il mercato italiano, ma non si dispone ancora di<br />
una produzione significativa per entrare nel mercato europeo,<br />
dove è necessario disporre di organizzazione di vendita e di<br />
piante costanti nell’aspetto e nella qualità. I prezzi in discesa e i<br />
margini ridotti non permettono inoltre gli investimenti degli<br />
ani precedenti.<br />
10
Nel frattempo nuove normative in campo assicurativo escludono<br />
che la Società Orticola di Mutuo Soccorso, non assimilabile<br />
alle Società di Assicurazione, possa continuare ad operare<br />
con il vecchio statuto.<br />
Il problema viene dibattuto in numerosi incontri fino a<br />
quando, su proposta del nuovo presidente Luciano Ardizzoia,<br />
si decide all’unanimità nel gennaio 1993 di continuare l’attività,<br />
ma con la costituzione di una nuova società, che assume il nome<br />
di “Orticola <strong>Verbanese</strong> Libera Associazione”.<br />
L’attività di promozione continua con una esposizione a<br />
San Marino nel 1993, FlorRoma nel 1994, una Mostra del Rododendro,<br />
numerose Mostre della Camelia, addobbi alla Stazione<br />
Centrale di Milano e a Malpensa, e (in collaborazione al<br />
Consorzio Fiori Tipici) la Mostra della Camelia Invernale nel<br />
giardino e nel palazzo Borromeo dell’Isola Madre.<br />
Nel 1999 il Comune di Verbania che mette a disposizione<br />
dei floricoltori alcuni locali in corso Cairoli a Intra: là trasferiscono<br />
le loro sedi sia il Garden Club che la Società Italiana della<br />
Camelia, assieme alla preziosa documentazione storica della<br />
società.<br />
Nel 2000 l’Associazione riceve da tutte le altre organizzazioni<br />
di floricoltori del Piemonte l’incarico di coordinare la<br />
presenza a Genova per Euroflora 2001. Luciano Ardizzoia, Gigi<br />
Ratti e Valeria Sibillia Angiolini si mettono a disposizione<br />
dell’Orticola per tutto il mese di aprile e con la collaborazione<br />
degli altri colleghi riescono a creare nel salone centrale della<br />
Fiera un angolo fiorito molto suggestivo: il frutto della loro<br />
dedizione sono 64 medaglie e un grande successo di critica.<br />
Per giungere all’immediato, ora l’Orticola <strong>Verbanese</strong> Libera<br />
Associazione continua la sua attività di promozione e di divulgazione<br />
dell’attività floricola partecipando a iniziative di carattere<br />
turistico e abbellimento della città. È questo un segnale di<br />
11
vitalità sociale lunga e ultracentenaria, in cui non mancano motivi<br />
per guardare con assoluto ottimismo al futuro e al traguardo<br />
dei due secoli di attività.<br />
12<br />
[Paolo Zacchera]