ROBERTO RE e ROY MARTINA

La dieta
Vediamone un tipico esempio: la dieta.
Le statistiche dicono che oltre il 96% delle persone che si
sottopongono a una dieta, entro tre anni al massimo torneranno
al peso iniziale. Per quale motivo le diete non funzionano
nel lungo termine? Semplice: perché generalmente sono
vissute come dolore allo stato puro! Sono costrizione, privazione,
disciplina ferrea, rinuncia, frustrazione. Perché allora le
persone decidono di mettersi a dieta nonostante sia un’esperienza
così sgradevole? Perché si arriva a un livello di sofferenza
relativo alla propria massa grassa maggiore di quello legato
alle privazioni di una dieta. Un giorno ci si guarda allo
specchio e ci si rende conto di aver superato il limite di quel
che si ritiene accettabile per sé stessi. Non ci si piace più, ci si
sente appesantiti e non si entra più nei propri vestiti preferiti,
che una volta rendevano attraenti e ora mostrano impietosamente
gli abbondanti rotoli di adipe. A quel punto il dolore è
tale da far prendere la fatidica decisione: «Basta: mi metto a
dieta!»
Allora con grande disciplina ci si sottopone a un regime a
base di insalatine, miseri piattini con pochi grammi di pasta,
cibi in bianco, abolizione assoluta di pane, dolci e zuccheri. E
nel giro di due settimane si vedono i primi risultati: la bilancia
dichiara che si sono persi due o tre chili. Ma qui sta il paradosso,
proprio questo è il motivo principale che porterà, in
molti casi, ad abbandonare la dieta. Infatti è una pratica parecchio
diffusa smettere il regime alimentare stabilito, invece
che al raggiungimento della perdita dei chili prefissati, non
appena si raggiungono gli obiettivi minimi, la metà o giù di lì.
Semplicemente perché quel risultato è sufficiente ad abbassare
il livello di dolore che aveva portato a decidere di dimagrire
e quindi, pur non avendo raggiunto il fine a cui si tendeva, ci
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