Carlino e Marano
Carlino e Marano
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PARTE QUARTA<br />
ARCHITETTURA DEL<br />
PAESAGGIO: PROGETTI
ARCHITETTURA PAESAGGIO 56<br />
CARLINO: PERCORSO ATTRAVERSO<br />
L’ARCHITETTURA RURALE<br />
I segni della storia nell’architettura rurale di<br />
<strong>Carlino</strong><br />
... I paesi della pianura friulana hanno una<br />
struttura antica, ancora evidente, che può<br />
essere salvaguardata e sviluppata non solo<br />
con ristrutturazioni di facciata, ma<br />
interpretando le sue leggi insediative...<br />
Il punto di partenza, rispetto alla storia<br />
dell’architettura rurale nel territorio di <strong>Carlino</strong>, è<br />
solitamente la colonizzazione romana, che<br />
offre un tipo di insediamento con le stesse<br />
caratteristiche del villaggio francese. Ogni<br />
abitazione, legata ad un fondo, guarda e si<br />
allinea prima lungo la strada o lo slargo e,<br />
successivamente, lungo la direttrice di<br />
divisione dei fondi.<br />
Posta ortogonalmente rispetto alla strada<br />
stessa a costituire il tipo insediativo “in linea”,<br />
l’abitazione rurale consta di un unico vano con<br />
il tetto ricoperto in paglia.<br />
Tra il X e il XII secolo, l'introduzione di<br />
nuovi strumenti e tecniche di lavoro, affinati<br />
anche dall'assimilazione di conoscenze<br />
derivanti dall'incontro-scontro con le<br />
popolazioni barbariche, determina il fiorire<br />
dell'agricoltura e del villaggio. Proprio ai<br />
cosiddetti popoli barbari, delle aree germanica<br />
e slava, si possono riferire i modelli originali di<br />
villaggio "frontestrada" o "lungostrada",<br />
caratteristici della bassa pianura friulana del<br />
periodo.<br />
Lo sviluppo di un insediamento in un<br />
determinato luogo non è mai casuale, ma<br />
risponde a requisiti funzionali quali<br />
sicuramente la salubrità, l’assenza di umidità e<br />
la fertilità del suolo, la buona esposizione al<br />
sole e ai venti e la vicinanza dell’acqua<br />
potabile.<br />
L'abitato di questo periodo è caratterizzato<br />
dall’asse principale orientato verso nord nordovest,<br />
sul quale si affaccia un modello abitativo<br />
privo di particolarità stilistica che prosegue
forme e materiali arcaici. Sicuramente porte e<br />
finestre sono di dimensioni ridotte, disposte<br />
casualmente senza principi di simmetria.<br />
Parallelamente alle vicende storiche che<br />
vedono il formarsi del Patriarcato di Aquileia,<br />
l'insediarsi di signori stranieri e il proseguirsi<br />
delle invasioni, a partire dal XV-XVI secolo si<br />
definiscono le tipologie dei borghi rurali della<br />
57 CARLINO<br />
bassa pianura friulana (struttura individuabile<br />
nella cartografia ottocentesca e in alcuni nostri<br />
paesi). Da un’impostazione di villaggio<br />
comune, si passa ad un’aggregazione di<br />
individualità rappresentata dalle corti, che però<br />
rispettano la struttura insediativa originaria.<br />
Inizia la chiusura del frontestrada con la<br />
costruzione di muri e relativi portoni.<br />
L’abitazione si amplia e occupa due piani,<br />
collegati da scala e ballatoio esterni, che si<br />
allineano lungo la strada assieme a stalla e<br />
fienile.<br />
Casa “a ballatoio”<br />
Un corpo semplice a pianta rettangolare<br />
con la “zona giorno” al piano terreno, la<br />
“zona notte” al primo piano, accessibile da<br />
una scala esterna e dal ballatoio, ed il<br />
granaio nel sottotetto.
CARLINO 58<br />
Le coperture diventano di coppi, si<br />
introduce e diffonde il camino e la conseguente<br />
creazione dello spazio del focolare o fogolâr,<br />
opposto al fienile e spesso sporgente dalla<br />
casa (influsso dell’architettura rurale della<br />
Repubblica Veneta).<br />
L’abitazione rurale del XVIII e XIX secolo<br />
organizza le proprie facciate sulla simmetria<br />
dei fori e la regolarità del ritmo vuoto-pieno, si<br />
aggiunge di scale interne, poste generalmente<br />
nel senso dell’andamento delle travi di solaio,<br />
aumenta di disimpegni in corrispondenza delle<br />
scale stesse e nel sottotetto del cjast o blavâr.<br />
Cambiano i materiali costruttivi e le finestre,<br />
talvolta incorniciate da pietra, rettangolari,<br />
seguono, dal basso verso l’alto, il ritmo di<br />
piccolo, grande, piccolo e, in tarda epoca, sono<br />
ovali nel sottotetto.<br />
La continuità edilizia caratterizza ancora la<br />
struttura viaria principale o centrale e si dirama<br />
sulle corti e sui vicoli che testimoniano le<br />
antiche linee di ripartizione dei terreni.<br />
L’infittirsi dell’edificato lungostrada contribuisce<br />
alla costruzione di portali e all’utilizzo dello<br />
spazio al di sopra del passaggio come<br />
abitazione.<br />
Chi attraversa il paese di <strong>Carlino</strong> ritrova in<br />
alcuni angoli questo tipico insediamento: la<br />
casa friulana, con portico di accesso alla corte<br />
direttamente dalla strada, delimitata da pilastri<br />
e basamento di pietra, tamponati da ciottoli di<br />
fiume alternati a corsi di mattoni legati con<br />
malta povera.<br />
La struttura muraria in pietrame é lasciata<br />
spesso a vista o sommariamente ricoperta di<br />
intonaco grezzo e decorata con pitture murali<br />
di soggetto religioso.
Al piano terra si trovano il portico lastricato<br />
in mattoni o sassi, che comunica direttamente<br />
con la cucina, nella quale domina il focolare, la<br />
stalla e la cantina con le travi basse.<br />
Nella cucina il focolare, nella sua forma piú<br />
antica, é un semplice spazio pavimentato in<br />
grosse lastre di pietra, senza cappa: il fumo<br />
circola liberamente nell’ambiente, si incolla ai<br />
soffitti ed esce da piccole fessure tra le pietre o<br />
tra le assi di legno. In seguito il focolare prende<br />
la forma classica del camino, leggibile anche<br />
all’esterno dell’abitazione.<br />
I comignoli sono spesso di forma molto<br />
elementare (due tavelle disposte a capanna<br />
sormontate da un coppo), talvolta ripetono le<br />
forme a tettuccio, ma gli esemplari piú<br />
spiccatamente caratteristici sono quelli di<br />
foggia cilindrica.<br />
Al primo piano le camere, ampie, fredde e<br />
spoglie. I solai che separano i vari piani sono<br />
formati da travicelli e da tavolato di castagno;<br />
59 CARLINO<br />
robuste travi di castagno sono spesso usate<br />
quale sostegno primario per i loggiati e per i<br />
solai di maggiore<br />
luce.<br />
Nelle costruzioni<br />
più antiche i solai<br />
sono realizzati con<br />
travi piatte molto<br />
ravvicinate e<br />
sovrastanti tavoloni<br />
disposti nella stessa<br />
direzione delle travi.<br />
Il tetto dalle<br />
pendenze costanti è<br />
realizzato con<br />
moraletti di legno<br />
poggianti su travi di<br />
colmo sporgenti dai muri perimetrali a formare<br />
la linda. Sopra, l’orditura è formata da<br />
correntini che sorreggono il sottomanto di<br />
tavelline laterizie ed il manto di copertura in
CARLINO 60<br />
coppi. La funzione protettiva dello sporto del<br />
tetto é di primaria importanza nell’impianto<br />
generale dell’organismo edilizio e viene<br />
particolarmente curato sia sotto l’aspetto<br />
strutturale che formale: l’orditura semplice<br />
presenta quasi sempre la testata delle travi<br />
ingentilita da intagli decorativi.<br />
Le finestre piccole e quadrate al piano<br />
terra, hanno leggeri telai interni, per lungo<br />
tempo senza vetri, Al piano superiore sono<br />
munite di scuri di legno incernierati<br />
direttamente alla muratura. Nel sottotetto<br />
assumono una forma ovale.<br />
“Conosci il territorio di <strong>Carlino</strong>”<br />
Questo prezioso patrimonio di cultura<br />
locale é oggi in grandissima parte lasciato nel<br />
piú completo abbandono: il nostro lavoro ha<br />
rilevato da un lato come il linguaggio<br />
architettonico tradizionale sia una forma di<br />
espressione delle identità delle comunità locali<br />
e, per questo motivo, sia meritevole di<br />
promozione e tutela; dall’altro, come il declino<br />
del tessuto edilizio tradizionale sia anche un<br />
indice sensibile dei cambiamenti che si sono<br />
verificati negli ultimi decenni nello stile di vita e<br />
nei rapporti sociali della popolazione.<br />
Da ciò l’idea di pubblicizzare un percorso<br />
itinerante in bicicletta che permetta di ricordare<br />
che queste strutture sono la testimonianza di<br />
linguaggi costruttivi, espressioni dell’identità<br />
delle comunità locali, presenze emotive che<br />
rievocano punti di riferimento di un mondo<br />
tramontato.
61 CARLINO
ARCHITETTURA PAESAGGIO 62<br />
MARANO LAGUNARE: UN CENTRO<br />
CULTURALE E DI AGGREGAZIONE<br />
Quando abbiamo deciso da partecipare a<br />
questo concorso, in classe ci siamo confrontati<br />
per decidere quali potevano essere gli<br />
interventi utili e possibili per migliorare il nostro<br />
paese. Quasi tutti ci siamo trovati d'accordo<br />
sulla proposta di una riqualificazione strutturale<br />
e funzionale dell'edificio che testimonia la<br />
storia e l'economia del luogo: la fabbrica del<br />
tonno Maruzzella.<br />
La Maruzzella sul bastione meridionale della fortezza<br />
Secondo il nostro progetto, la sezione di<br />
stabilimento non utilizzata per l’attività<br />
produttiva dovrebbe conservare la sua parte<br />
realmente importante, cioè quella sul bastione<br />
della fortezza. L'altra sezione, non storica,<br />
dovrebbe essere ristrutturata ed abilitata ad<br />
alcune funzioni comunitarie che a <strong>Marano</strong> non<br />
sono state prese ancora seriamente in<br />
considerazione.
63 MARANO LAGUNARE<br />
Lo stabilimento a ridosso del centro storico: la parte vecchia a destra, la parte nuova a sinistra<br />
Pensiamo infatti che in questa zona<br />
potrebbe sorgere un edificio di nuova<br />
concezione, che possa ospitare una biblioteca,<br />
un Internet point e delle sale insonorizzate<br />
dove poter far musica: un edificio a<br />
disposizione soprattutto di noi giovani, a cui<br />
spesso mancano dei luoghi in cui trovarci<br />
liberamente per condividere le nostre passioni.<br />
Anche la parte vecchia dello stabilimento<br />
potrà essere resa visitabile dal pubblico: in<br />
quest'ultima infatti potrebbero essere messi in<br />
mostra i macchinari storici e alcuni particolari<br />
della fabbrica e della lavorazione del tonno.<br />
Inoltre, un’esposizione permanente sulla pesca<br />
in laguna e la vita dei pescatori maranesi<br />
potrebbe completare la visita turistica presso il
MARANO LAGUNARE 64<br />
nuovo centro, peraltro vicino al centro visite<br />
lagunare.<br />
In pratica, vorremmo che lo stabilimento<br />
continui ad essere, come in passato, un vero e<br />
proprio simbolo di <strong>Marano</strong>, di modo che<br />
quando si pensi alla nostra comunità ci si<br />
ricordi in qualche modo anche della Maruzzella<br />
e dei maranesi che vi hanno trascorso la vita<br />
lavorativa. Come il signor Claudio Damonte,<br />
che ci ha lasciato una testimonianza della sua<br />
storia personale nella fabbrica.<br />
La fabbrica del tonno Maruzzella<br />
“Voglio parlarvi di un pezzo della storia di<br />
uno stabilimento, un pezzo di storia perché,<br />
per raccontarla tutta, servirebbero più di mille<br />
pagine. Questo stabilimento si trova al centro<br />
di <strong>Marano</strong> e sorge sui resti di una fortezza<br />
militare. Verso il 1912, un certo Aurelio<br />
Malignani di Udine acquistò una piccola attività<br />
di lavorazione del pesce a <strong>Marano</strong> e cercò di<br />
renderla importante: ingrandì l’edificio, acquistò<br />
dei macchinari moderni (per quei tempi) e<br />
affidò il lavoro a tante donne del paese, che<br />
avevano il compito di inscatolare sardine e<br />
sardoni.<br />
Nel 1939 Igino Mazzola, un signore di<br />
Genova, comprò lo stabilimento. La<br />
lavorazione delle sardine e dei sardoni<br />
continuò. Parte di questo pesce veniva pescato<br />
dai maranesi, ma tanto arrivava da altre zone<br />
tramite barche. In questo caso la merce veniva<br />
scaricata su una piccola darsena, per mezzo di<br />
un ponte levatoio.<br />
Quando il nuovo padrone si accorse che<br />
con le sardine non si guadagnava abbastanza,<br />
iniziò ad inscatolare anche il tonno, un’attività<br />
però non molto sicura, poiché la materia prima<br />
non arrivava sempre, ma soltanto in certi<br />
periodi.<br />
La caldaia che permetteva la lavorazione<br />
era situata vicino alla ciminiera e funzionava a<br />
carbone e a legna, che arrivava con i carri e<br />
veniva spaccata con l’accetta da due uomini.<br />
Durante la seconda guerra si inscatolavano<br />
per i militari, oltre al tonno e alle sardine, anche<br />
le anguille, provenienti dalle valli di Comacchio,<br />
e i pesciolini marinati che prima venivano fritti e<br />
successivamente inscatolati con l’aceto.<br />
Inoltre, in quel periodo fu inscatolata anche<br />
della carne per i partigiani.<br />
Nei primi anni il prodotto (il tonno in<br />
scatola) veniva chiamato Elisabetta, dopo la
guerra invece prese il nome di Maruzzella.<br />
A quel tempo, gli operai venivano assunti<br />
grazie agli anziani e non attraverso l’ufficio di<br />
collocamento, come succede oggi. Nel 1950<br />
anch’io andai a lavorare alla Maruzzella,<br />
stabilimento che con il tempo si era sempre più<br />
ingrandito, tanto da far invidia ai paesi vicini.<br />
Il mio primo giorno di lavoro mi diedero<br />
tanto di coltellaccio e mi misero a tagliare teste<br />
e code. Si lavorava con le mani nell’acqua,<br />
senza guanti di gomma, con i piedi nel bagnato<br />
e solo con gli zoccoli. Quella volta il lavoro era<br />
solo stagionale; si iniziava alle 6 di mattina e si<br />
andava avanti fino alle 11 o a mezzanotte. Si<br />
lavorava anche la domenica, però soltanto fino<br />
alle 5 del pomeriggio. Adesso tutto è cambiato:<br />
si lavora riparati, in uno stabilimento moderno:<br />
ci sono delle macchine che garantiscono tanta<br />
produzione e si dice che, nel suo genere,<br />
questo sia lo stabilimento più grande d’Italia e<br />
che produca il più buon tonno in scatola al<br />
mondo.<br />
Probabilmente tante cose si potrebbero<br />
migliorare, ma noi operai, che abbiamo<br />
comunque lavoro tutto l’anno e vediamo altri<br />
stabilimenti chiusi con gli operai in cassa<br />
integrazione, ci accontentiamo.<br />
Tanti maranesi vorrebbero spostare lo<br />
stabilimento perché sono convinti che inquini la<br />
laguna. Fino a un po’ di tempo fa non avevano<br />
tutti i torti, ma adesso, grazie ai depuratori, gli<br />
inconvenienti stanno sparendo e si vede che la<br />
situazione è migliorata. Addirittura, alcuni<br />
sarebbero contenti se la fabbrica venisse<br />
trasferita in un altro paese, perché produce<br />
65 MARANO LAGUNARE<br />
troppo rumore proprio nel centro di <strong>Marano</strong>.<br />
Quando penso a questo, tra me e me dico:<br />
‘Cosa metto al centro del paese? Dopo la<br />
chiesa ed il campanile, cosa c’è di più bello di<br />
una fabbrica che ha dato la vita a molte<br />
persone e che è una ricchezza di un’intera<br />
comunità?’’”
MARANO LAGUNARE 66<br />
Una fabbrica nel cuore del paese<br />
Costruito su quello che rimane di un antico<br />
bastione delle mura che cingevano a difesa<br />
<strong>Marano</strong>, lo stabilimento ha subito nel tempo<br />
modifiche strutturali disordinate, che non<br />
hanno tenuto conto delle caratteristiche<br />
ambientali del luogo, diventando una “nota<br />
stonata” nel paesaggio.<br />
La Maruzzella sorge infatti proprio nel<br />
centro storico del paese che, nonostante le<br />
diverse fasi di trasformazione e restauro, è<br />
rimasto identico al passato nella sua struttura<br />
portante. Ammirandolo dall’alto, vi si può<br />
ancora vedere la forma a triangolo, con la<br />
punta a sud, che includeva l’agglomerato<br />
originario circondato dalle mura.<br />
Pur sembrando un ammasso di case<br />
posizionate a caso, sorte ad occupare il poco<br />
spazio esistente, le abitazioni risultano in realtà<br />
sistemate lungo una perfetta “lisca di pesce”,<br />
con il dorso portante costituito dalla via<br />
principale (via Sinodo), sulla quale danno tutte<br />
le calli adiacenti, in perfetta simmetria fra di<br />
loro.<br />
L’ambiente centrale del paese è la piazza<br />
grande (Piazza Vittorio Emanuele II), dominata<br />
dalla spettacolare ed antica torre millenaria e<br />
dalla quale fanno capolino i busti di alcuni<br />
Provveditori di Venezia del 1600, che hanno<br />
voluto lasciare un segno del loro passaggio<br />
facendosi rappresentare su di essa. La piazza,<br />
armoniosa nelle sue linee architettoniche, è un<br />
vero salotto.
Nel paese si segnalano per la loro bellezza<br />
anche il Palazzo dei Provveditori, alcuni pozzi<br />
e i resti della Loggia, una volta centro della vita<br />
commerciale. Anche nella principale via Sinodo<br />
e nelle calli sono visibili, ora parte di edifici<br />
privati, archi e colonne dei portici che ornavano<br />
la città.<br />
Incastonate nel centro storico, dalle calli si<br />
aprono improvvisamente delle piccole<br />
piazzette o campielli che prolungano all’aperto<br />
gli spazi interni delle abitazioni private e<br />
rappresentano ancora oggi un luogo di<br />
incontro, dopo essere state anche ambienti di<br />
lavoro.<br />
Un centro culturale e di aggregazione<br />
La definizione del tema, la conoscenza del<br />
luogo, l'invenzione spaziale ed il valore della<br />
stessa sono stati i momenti fondamentali<br />
dell'ideazione dell’opera nuova.<br />
Stabilito il tema, ci siamo preoccupati di<br />
conoscere il luogo: ci siamo recati all’Ufficio<br />
Tecnico del Comune di <strong>Marano</strong> Lagunare,<br />
dove un esperto ci ha prima illustrato il Piano<br />
Regolatore Generale Comunale e poi ci ha<br />
parlato delle caratteristiche e delle fonti<br />
storiche del nostro territorio lagunare.<br />
Per quanto riguarda la fabbrica del tonno,<br />
in Ufficio Tecnico è depositata soltanto una<br />
planimetria, ma mancano piante, prospetti e<br />
sezioni dell’edificio.<br />
Il nostro primo approccio al lavoro è stato<br />
quindi quello di curare la parte tecnica, ovvero<br />
abbiamo eseguito un rilievo di una parte della<br />
67 MARANO LAGUNARE<br />
pianta dell'edificio e di alcune facciate,<br />
abbiamo scattato alcune fotografie ed<br />
elaborato alcuni schizzi.
MARANO LAGUNARE 68<br />
Ritornati a scuola, abbiamo ridotto tutto in<br />
scala 1:400 (ci è sembrata la più adatta al<br />
risultato che intendevamo ottenere), poi ci<br />
siamo divisi in due gruppi di lavoro a seconda<br />
delle nostre attitudini: alcuni di noi si sono<br />
preoccupati di elaborare al computer le<br />
informazioni storiche, geografiche, culturali che<br />
abbiamo ricercato anche documentandoci<br />
attraverso interviste alle persone anziane; gli<br />
altri si sono interessati della progettazione e<br />
della realizzazione del plastico.<br />
Le invenzioni progettuali spaziali hanno<br />
avuto come punto di partenza l’intento di<br />
sorprendere e incuriosire, di rendere<br />
interessante lo spazio dotandolo di una forte<br />
carica innovativa. Il progetto si prefigge una<br />
nuova struttura di servizio e una diversa<br />
organizzazione dello spazio in cui sia possibile<br />
instaurare un rapporto interattivo tra utente e<br />
luogo.<br />
Abbiamo quindi supposto la sostituzione di<br />
alcune parti dell’attuale manufatto, con una<br />
struttura moderna, che si inserisca quasi con<br />
forza nella parte antica.
L’uso di una geometria ottenuta dalla<br />
combinazione di incastri e sovrapposizioni di<br />
forme semplici è finalizzata alla creazione di<br />
uno spazio dinamico che si contrappone<br />
all’impianto rigido del perimetro determinato<br />
dal canale e dalla storica maglia urbana<br />
circostante.<br />
69 MARANO LAGUNARE<br />
La sovrapposizione e l’incastro tra il<br />
vecchio e il nuovo crea le condizioni per una<br />
nuova configurazione dello spazio pubblico che<br />
prevede un’apertura visiva verso la laguna e<br />
verso l’oasi naturalistica.
MARANO LAGUNARE 70<br />
Dal punto di vista funzionale, una parte<br />
dell’edificio, quella storica, potrà diventare la<br />
meta turistica per scolaresche e non, dove si<br />
potrà vedere la lavorazione del tonno.<br />
La parte nuova prevede un ampio atrio a<br />
base ottagonale che funge da snodo nella<br />
struttura e costituisce allo stesso tempo<br />
un’apertura scenografica sulla laguna. Alle sue<br />
pareti inoltre saranno continuamente proiettati<br />
filmati sia sulla lavorazione del tonno sia sulla<br />
pesca tradizionale in laguna. Una parte sarà<br />
dedicata al museo sulla pesca in mare e in<br />
laguna.<br />
Una scala e degli ascensori condurranno<br />
poi alla zona dedicata ai giovani dove ci<br />
saranno un Internet point, una fornita biblioteca<br />
e delle sale insonorizzate per poter suonare<br />
degli strumenti musicali.<br />
La costruzione terrà inoltre presente le<br />
nuove tecnologie richieste per la riduzione<br />
delle emissioni di sostanze inquinanti e per lo<br />
sviluppo sostenibile. In particolare, l’edificio<br />
sarà autosufficiente dal punto di vista<br />
energetico perché fornito di pannelli fotovoltaici<br />
e solari.<br />
I materiali previsti per la realizzazione del<br />
nuovo edificio vogliono contrastare con<br />
l’esistente storico: cemento armato, vetro e<br />
acciaio inseriscono la nota tecnologia nel<br />
centro storico del paese. Il tutto avviene in<br />
modo armonico, in quanto i colori e i volumi,<br />
seppur notevoli, si adattano all’esistente.<br />
Lo spazio esterno infine viene organizzato<br />
prevedendo alcune zone verdi che diventano<br />
dei momenti di respiro rispetto alla costruzione<br />
attuale.
71 MARANO LAGUNARE