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sul fil di ragno della memoria.pdf - Italogramma - Eötvös Loránd ...

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L’IMPEGNO PER TRIESTE DI GIANI STUPARICH 137<br />

In questo articolo, così come in quello pubblicato nel mese successivo<br />

<strong>sul</strong>la rivista illustrata “Tutti” 14 – e rivolto quin<strong>di</strong> a un pubblico<br />

più largo e meno colto <strong>di</strong> quello che leggeva “Il Ponte” –, per spiegare<br />

l’attaccamento <strong>di</strong> Trieste alla sua identità italiana, lo scrittore ripercorreva<br />

la storia <strong>della</strong> città, soffermandosi sui momenti più critici <strong>della</strong><br />

sua vita, quando più forte si era presentato il rischio che essa perdesse<br />

la sua fisionomia nazionale. La prima volta era accaduto alla metà del<br />

’700, quando il piccolo borgo si era trasformato in una città moderna e<br />

il rapido sviluppo economico vi aveva fatto confluire migliaia <strong>di</strong> “nuovi<br />

venuti, misti d’origine e <strong>di</strong> costumi”, cui gli antichi abitanti avevano<br />

però saputo imporre “lingua, civiltà, carattere etnico”. 15 Nuovi rischi <strong>di</strong><br />

snazionalizzazione si erano presentati nel 1866 – quando l’Italia aveva<br />

esteso i suoi confini a Nord-Est lasciando però all’Austria la regione<br />

Giulia – e con la prima guerra mon<strong>di</strong>ale, che, se si fosse conclusa con<br />

la vittoria degli Imperi centrali, avrebbe portato alla trasformazione<br />

<strong>di</strong> Trieste in una città tedesca. L’esito era stato fortunatamente <strong>di</strong>verso<br />

e l’annessione all’Italia, benché qualcuno avesse profetizzato che<br />

avrebbe causato la decadenza <strong>della</strong> città, in realtà portò il benessere<br />

economico, grazie al benefico influsso che “il fattore psicologico” può<br />

esercitare anche nella vita economica: “Trieste, dopo una lotta dura e<br />

snervante nella <strong>di</strong>fesa <strong>della</strong> propria italianità (specie negli anni precedenti<br />

la guerra, quando il governo <strong>di</strong> Vienna puntava <strong>sul</strong> piano <strong>di</strong> slavizzazione<br />

del Litorale Adriatico), risollevata nello spirito, sentendosi<br />

finalmente al riparo dentro i confini <strong>della</strong> Patria, poté de<strong>di</strong>care tutte<br />

le energie alla ricostruzione e guardare fiduciosa al suo avvenire.” 16<br />

Anche nel secondo conflitto mon<strong>di</strong>ale Trieste tremò al pensiero delle<br />

conseguenze che sarebbero derivate sia da una vittoria <strong>della</strong> Germania<br />

sia da quella <strong>della</strong> Jugoslavia ed “ebbe la sventura <strong>di</strong> provare <strong>sul</strong>la sua<br />

carne l’una e l’altra morsa”. Ma in ognuna <strong>di</strong> queste circostanze critiche<br />

– come gli preme ricordare – Trieste aveva confermato e riba<strong>di</strong>to<br />

la sua scelta nazionale e ora la sua “prima necessità, avvertita non solo<br />

da una minoranza intellettuale, ma dalla stragrande maggioranza dei<br />

suoi citta<strong>di</strong>ni, è <strong>di</strong> essere messa al riparo dentro i confini dello Stato<br />

a cui appartiene, <strong>di</strong> tornare all’Italia. Non per un’infatuazione senti-<br />

14 Giani Stuparich, Trieste, in “Tutti”, maggio 1954.<br />

15 Ivi.<br />

16 Ivi.

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