Il rischio clinico in Ortopedia
Il rischio clinico in Ortopedia
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G. TAGLIALAVORO<br />
<strong>Il</strong> <strong>rischio</strong> <strong>cl<strong>in</strong>ico</strong> <strong>in</strong> <strong>Ortopedia</strong><br />
Università degli Studi di Padova<br />
Cl<strong>in</strong>ica Ortopedica<br />
Direttore: R. Aldegheri<br />
Lentiai 1910 : visita domiciliare
Si def<strong>in</strong>isce <strong>rischio</strong> <strong>cl<strong>in</strong>ico</strong> l’eventualità per un<br />
paziente di subire un danno come conseguenza<br />
di un errore.<br />
Si def<strong>in</strong>isce errore l’<strong>in</strong>capacità di completare<br />
un’azione pianificata; oppure l’adozione di<br />
procedure non adatte allo scopo.<br />
– Gli errori possono dipendere da due aree di<br />
<strong>in</strong>efficienza:<br />
La pianificazione dell’attività<br />
L’esecuzione delle attività<br />
I luoghi a maggior <strong>rischio</strong> sono<br />
– le sale operatorie (32%),<br />
– i reparti di degenza (28%),<br />
– i dipartimenti d'urgenza (22%)<br />
– gli ambulatorii (18%).<br />
Le quattro specializzazioni più a <strong>rischio</strong> sono<br />
– ortopedia e traumatologia (16,5%),<br />
– oncologia (13%),<br />
– ostetricia e g<strong>in</strong>ecologia (10,8%)<br />
– chirurgia generale (10,6%).
La sala operatoria ortopedica è di fatto il luogo<br />
più a <strong>rischio</strong> <strong>in</strong> assoluto.<br />
Perché?<br />
1° L’ortopedico oggi di fatto è un tuttologo<br />
– Per legge è chirurgo della spalla, della mano, dell’anca, del<br />
g<strong>in</strong>occhio e del piede, nonchè del rachide e dello scheletro<br />
appendicolare<br />
– <strong>Il</strong> suo campo di azione si estende dall’età neonatale e<br />
pediatrica , a quella geriatrica, passando per l’età adulta, e<br />
il tutto va moltiplicato per due perché per legge è anche un<br />
traumatologo.<br />
– Deve <strong>in</strong>oltre saper manipolare lo scheletro e confezionare<br />
apparecchi gessati, essere un artroscopista , sapere eseguire<br />
<strong>in</strong>terventi a cielo chiuso e a cielo aperto.
Per fortuna nella realtà cl<strong>in</strong>ica di ogni giorno<br />
l’ortopedico non fa tutto questo, ma la legge<br />
attuale gli riconosce queste competenze e le<br />
pretende nel momento <strong>in</strong> cui agisce<br />
professionalmente, <strong>in</strong> assenza però di scuole<br />
specifiche <strong>in</strong> cui istituzionalmente ci si prepara<br />
e di realtà assistenziali adeguatamente<br />
organizzate.<br />
Complessità?<br />
Molto di più:<br />
CAOS
Un esempio per tutti:<br />
Oggi sono poche le realtà assistenziali <strong>in</strong> Italia <strong>in</strong> cui vi sia una<br />
netta separazione tra i percorsi imboccati dal paziente<br />
traumatico, da quelli imboccati dal cosiddetto paziente di<br />
elezione.<br />
Qualsiasi tentativo di razionalizzare la coesistenza di questi<br />
due momenti assistenziali, si traduce prima o poi nel prevalere<br />
della traumatologia sulla ortopedia, e da questa <strong>in</strong>terferenza<br />
nascono ritardi nella esecuzione di <strong>in</strong>terventi programmati,<br />
<strong>in</strong>terventi cancellati, riprogrammati più volte e mai eseguiti,<br />
scambi di persona, ansia nel dovere far presto e veloce perché<br />
deve entrare <strong>in</strong> sala un traumatizzato, arti sani operati al posto<br />
di quelli ammalati, scambi di strumentario, mancanza di ferri<br />
sterili, scambio di operatori, e quant’altro può succedere ogni<br />
qualvolta la pianificazione dell’attività risulti sconvolta da un<br />
evento imprevisto, quale è la traumatologia nel suo <strong>in</strong>sieme.<br />
2° L’<strong>Ortopedia</strong> e la Traumatologia nella sua<br />
specificità mostra di essere l’unica specialità che pur<br />
non rivestendo caratteristiche terapeutiche con f<strong>in</strong>alità<br />
estetiche viene percepita come tale nel risultato<br />
atteso, ancor più perché ciò che facciamo si vede e<br />
<strong>in</strong>esorabilmente resta documentato dall’esame<br />
radiografico<br />
3° Ciò che oggi facciamo è è il frutto di una rapida<br />
quanto <strong>in</strong>tensa tecnicizzazione della nostra<br />
professione, che nel giro di pochi anni, l’ha portata<br />
dalla “Calma e gesso” al navigatore computerizzato<br />
tridimensionale <strong>in</strong>traoperatorio.
Vero è che lo sviluppo tecnologico e<br />
scientifico, <strong>in</strong> ambito ortopedico, sono riusciti<br />
ad ottenere nella stragrande percentuale dei<br />
casi un miglioramento della qualità dei<br />
risultati, ma hanno reso anche molto più<br />
complesse le procedure, non sempre poste<br />
sotto il diretto controllo del medico, e la dove<br />
vi è complessità, maggiore è il <strong>rischio</strong> di<br />
sbagliare.<br />
4° L’ortopedia e la traumatologia <strong>in</strong>tervengono<br />
sull’apparto locomotore e ciò ha risvolti funzionali<br />
talora <strong>in</strong>validanti, che producono dim<strong>in</strong>uzione<br />
dell’<strong>in</strong>tegrità fisica ovvero della capacità lavorativa, e<br />
ciò, comunque, aumenta la conflittualità medico<br />
legale.
Si sbaglia dunque per diversi motivi e a sbagliare si può<br />
essere <strong>in</strong> tanti ma ad essere chiamati <strong>in</strong> causa siamo<br />
sempre noi:<br />
i primi della classifica.<br />
Caso n° 1<br />
Ovvero: quando i percorsi<br />
diagnostico-terapeutici non sono<br />
condivisi
<strong>Il</strong> Fatto<br />
Durante una gara, a seguito di un impatto con il<br />
terreno di gioco, un calciatore professionista <strong>in</strong>izia ad<br />
accusare dolore <strong>in</strong> corrispondenza della MF1 dx.<br />
A distanza di pochi giorni, pur essendo rimasto a<br />
riposo, per il persistere della s<strong>in</strong>tomatologia dolorosa,<br />
la società calcistica affida il suo campione a un<br />
importante ospedale del nord Italia.<br />
Senza alcun accertamento prelim<strong>in</strong>are il giocatore<br />
viene sottoposto a terapia <strong>in</strong>filtrativa locale<br />
(anestetico associato a cortisone) e non viene più<br />
convocato.<br />
A tre mesi dall’esordio della s<strong>in</strong>tomatologia,<br />
persistendo <strong>in</strong>variato il quadro <strong>cl<strong>in</strong>ico</strong>, il<br />
professionista f<strong>in</strong>almente viene sottoposto ad<br />
accertamento radiografico.<br />
A 3 mesi dal trauma<br />
DX SX<br />
Frattura da stress
Provvedimenti terapeutici<br />
Riposo assoluto dall’attività agonistica<br />
Tutore con scarico sull’avampiede<br />
Campi elettromagnetici pulsati<br />
Nuoto,<br />
Cyclette<br />
FANS al bisogno<br />
A 160 gg dal trauma viene eseguita una nuova<br />
radiografia:<br />
Ritardo di consolidazione
Provvedimenti terapeutici<br />
Riposo dall’attività agonistica<br />
Plantare<br />
Litotritore (due sedute a<br />
distanza di una settimana l’una<br />
dall’altra).<br />
15gg dopo viene eseguito un nuovo esame<br />
radiografico, e la diagnosi radiografica risulta essere<br />
PSEUDOARTROSI
Persistendo <strong>in</strong>variata la s<strong>in</strong>tomatologia dolorosa a 175<br />
gg. dal trauma è consigliato <strong>in</strong>tervento chirurgico<br />
ASPORTAZIONE DEL PICCOLO<br />
FRAMMENTO LATERALE<br />
DEL SESAMOIDE MEDIALE
A 2 mesi dall’<strong>in</strong>tervento il paziente è<br />
giudicato cl<strong>in</strong>icamente guarito e <strong>in</strong> grado di<br />
riprendere gli allenamenti e le gare.<br />
Colpo di scena<br />
La società calcistica, ritiene di potere risolvere il<br />
contratto che lo lega al professionista per non essere, egli,<br />
riuscito a gareggiare, per motivi di salute, <strong>in</strong> maniera<br />
cont<strong>in</strong>uativa, per più di sei mesi (Art. 19 accordo collettivo<br />
per la discipl<strong>in</strong>a dei rapporti tra le società facenti parte<br />
degli Enti federali organizzativi dell'attività professionale<br />
ed i calciatori professionisti.)<br />
Contro colpo di scena<br />
<strong>Il</strong> Brillante professionista rimanda alla società la<br />
responsabilità della sua prolungata assenza dai campi di<br />
calcio, essendosi egli affidato per le cure, <strong>in</strong> tutto e per<br />
tutto, al medico della società, e, qu<strong>in</strong>di….. si f<strong>in</strong>isce <strong>in</strong><br />
TRIBUNALE
La frattura dei sesamoidi dell’alluce<br />
è una lesione rara,<br />
ma non negli sportivi<br />
Acuta (evenienza rara)<br />
Da stress ( microtraumi ripetuti)<br />
Trauma diretto,<br />
(schiacciamento)<br />
Trauma <strong>in</strong>diretto<br />
(avulsione)<br />
Azione comb<strong>in</strong>ata<br />
Frattura Acuta
Frattura da stress<br />
Quadro <strong>cl<strong>in</strong>ico</strong><br />
Esordio <strong>in</strong>sidioso<br />
Quadro <strong>cl<strong>in</strong>ico</strong><br />
tumefazione locale<br />
Dolore <strong>in</strong>costante, più o<br />
meno <strong>in</strong>tenso dopo<br />
attività<br />
Limitazione funzionale<br />
tanto più accentuata<br />
quanto più <strong>in</strong>tenso è il<br />
dolore<br />
Decorso è lento<br />
ecchimosi (più o meno<br />
evidente)<br />
vivo dolore localizzato sulla<br />
superficie volare della I<br />
MTF<br />
impotenza funzionale
Esami strumentali<br />
Rx (AP, LL, Walter-Muller)<br />
Sc<strong>in</strong>tigrafia Ossea<br />
TAC<br />
RMN<br />
Diagnosi differenziale<br />
Metatarsalgia<br />
Borsite<br />
Sesamoidite<br />
Sesamoide bipartito<br />
Osteite<br />
Osteocondrite<br />
SX
Picetti G. 1954<br />
DuVries H. 1959 Regnauld B. 1986<br />
Risoluzione della s<strong>in</strong>tomatologia dolorosa<br />
R<strong>in</strong>aldi F. 1966 Biedert R. 1995<br />
e della limitazione funzionale.<br />
Furlanetto S. 1968 Karasick D. 1998<br />
Klenerman L.1976<br />
Jahss H. 1984<br />
Trattamento<br />
Orava S. 1985<br />
Campbell G. 1999<br />
Scap<strong>in</strong>elli R. 2000<br />
Incruento Cruento<br />
Trattamento <strong>in</strong>cruento<br />
Trattamento cruento<br />
Apparecchio gessato o<br />
tutore <strong>in</strong> scarico per<br />
non più di 4-8<br />
settimane.<br />
Asportazione del frammento<br />
mobile<br />
Rimozione del sesamoide<br />
Apposizione di <strong>in</strong>nesti ossei<br />
autoplastici (per la terapia<br />
delle pseudoartrosi)
Chi ha ragione ?<br />
Al di la della disputa appare evidente che il<br />
percorso diagnostico terapeutico imboccato dal<br />
calciatore fu quanto meno tortuoso e<br />
improprio.
Percorso diagnostico terapeutico<br />
Tempo 0 Infortunio calcistico Nessun trattamento<br />
3 gg. dal trauma Dolore Infiltazione e riposo<br />
10 gg dal trauma Dolore Infiltazione e riposo<br />
90 gg dal trauma RX: Fr. Da stress Tr. Conservativo<br />
160 gg dal trauma RX: ritardo di consolidazione<br />
175 gg dal trauma RX: pseudoartrosi Intervento chirurgico<br />
GUARIGIONE<br />
Tr. Conservativo<br />
7 mesi e 20 giorni<br />
dall’esordio <strong>cl<strong>in</strong>ico</strong><br />
della malattia<br />
• RITARDO DIAGNOSTICO<br />
(la diagnosi è certa solo a tre mesi dal trauma)<br />
TRATTAMENTO CONSERVATIVO<br />
PROLUNGATO<br />
– Furono disattesi percorsi diagnostico - terapeutici condivisi<br />
– E trascurati gli <strong>in</strong>teressi dell’atleta
In generale<br />
Entrambi gli elementi sono emendabili<br />
ogni medico deve sapere che il perdurare di uno stato di<br />
malattia rende più problematico il recupero funzionale<br />
Nel caso specifico<br />
Chi ha competenze <strong>in</strong> ambito sportivo deve sapere che le fratture<br />
dei sesamoidi, sia acute che da stress, evolvono il più delle volte<br />
<strong>in</strong> pseudoartrosi, vanificando gli effetti del trattamento<br />
conservativo (Orava S. 1988)<br />
<strong>Il</strong> trattamento chirurgico va <strong>in</strong>trapreso al persistere della<br />
s<strong>in</strong>tomatologia dolorosa per evitare l’<strong>in</strong>staurarsi di un quadro<br />
cronico assai <strong>in</strong>validante, difficile da risolvere.<br />
Caso N° 2<br />
Ovvero: quando viene meno il<br />
rapporto di fiducia tra medico e paziente
F.C. anni 4 : a seguito<br />
di caduta accidentale sul<br />
palmo della mano a<br />
gomito esteso, riporta<br />
frattura sovracondiloidea<br />
al gomito sx, <strong>in</strong>granata,<br />
senza spostamento.<br />
Nell’immediatezza del trauma, <strong>in</strong> assenza di<br />
deficit vasculo nervosi periferici, il gomito non<br />
è deformato ma tumido.<br />
I sanitari del PS confezionano valva di<br />
posizione e dispongono il ricovero del<br />
bamb<strong>in</strong>o, a titolo precauzionale, per<br />
controllare le condizioni locali, vascolari e<br />
nervose
Trascorse 24 ore dal trauma, <strong>in</strong> assenza di<br />
complicanze, sulla base delle caratteristiche cl<strong>in</strong>iche e<br />
radiografiche della frattura e dell’età del paziente,<br />
l’ortopedico decide di optare per un trattamento<br />
conservativo, non manipolativo della frattura,<br />
rendendo edotta la madre della scelta terapeutica e<br />
delle possibili complicanze legate al tipo di frattura.<br />
Seguono due controlli ambulatoriali, cl<strong>in</strong>ici e<br />
radiografici, dai quali emerge un decorso del tutto<br />
normale, privo di complicanze:<br />
– la bamb<strong>in</strong>a tollera bene l’apparecchio gessato<br />
– la frattura non mostra segni di <strong>in</strong>stabilità, risultando<br />
l’esame radiografico del tutto sovrapponibile a quello<br />
<strong>in</strong>iziale.<br />
A questo punto <strong>in</strong>spiegabilmente si <strong>in</strong>terrompe il<br />
percorso terapeutico e la bamb<strong>in</strong>a non viene più vista.<br />
Avrebbe dovuto presentarsi ad un terzo controllo, a 4<br />
settimane dal trauma, per rimuovere l’apparecchio<br />
gessato ed eseguire un controllo radiografico per<br />
def<strong>in</strong>ire l’avvenuta guarigione, ma non si presenta.
A distanza di 1 anno dal trauma l’ortopedico che<br />
aveva <strong>in</strong> cura la bamb<strong>in</strong>a viene chiamato a rispondere<br />
del suo operato ritenuto <strong>in</strong>adeguato, tant’ è che la<br />
frattura è esitata <strong>in</strong> cubito varo con limitazione<br />
dell’estensione.<br />
Dice il perito di parte:<br />
– l’ortopedico avrebbe dovuto manipolare la frattura ed<br />
eventualmente ricorrere all’<strong>in</strong>tervento chirurgico<br />
stabilizzante.<br />
Premessa<br />
– Le fratture sovra<br />
condiloidee di gomito,<br />
sono lesioni tipiche<br />
dell’età pediatrica (80<br />
% )<br />
– Si determ<strong>in</strong>ano per<br />
caduta sul palmo della<br />
mano a gomito esteso o<br />
flesso.
– Possono essere<br />
Composte, senza<br />
dislocazione dei<br />
frammenti<br />
<strong>Il</strong> trattamento è<br />
conservativo<br />
– Scomposte<br />
In passato,( ma ancora oggi)<br />
per prevenire la comparsa di<br />
temibili complicanze quale<br />
la S di Volkmann il<br />
trattamento prevedeva l’<br />
imposizione di un lungo<br />
periodo di trazione e qu<strong>in</strong>di<br />
la manipolazione della<br />
frattura e il<br />
confezionamento di un<br />
toraco barchiale. S<strong>in</strong>drome di Volkmann
– Scomposte<br />
Oggi il trattamento è<br />
estemporaneo, entro sei<br />
ore dal trauma<br />
In anestesia generale, con caute e<br />
adeguate manovre, si riduce la<br />
frattura e la si stabilizza con mezzi di<br />
s<strong>in</strong>tesi m<strong>in</strong>imi.<br />
dovendosi imporre un<br />
gesso comprendente il<br />
braccio, l’avambraccio e<br />
il polso, assai più ben<br />
tollerato e privo di<br />
qualsiasi pericolosità.
Per queste lesioni talora l’esame radiografico non consente una<br />
precisa def<strong>in</strong>izione morfologica, soprattutto quando la rima di<br />
frattura ha un decorso assai distale e non vi è stata una<br />
evidente dislocazione dei frammenti.<br />
Possono coesistere piccole l<strong>in</strong>ee di frattura a decorso obliquo,<br />
quasi verticale, co<strong>in</strong>volgenti la cartilag<strong>in</strong>e di coniugazione tali<br />
da fare assumere alla lesione le caratteristiche di un vero e<br />
proprio distacco epifisario, lesione a prognosi potenzialmente<br />
negativa, capace di dare orig<strong>in</strong>e a disturbi asimmetrici<br />
dell'accrescimento scheletrico ( cubito varo o valgo)<br />
<strong>in</strong>dipendentemente dal tipo di trattamento adottato.<br />
Comunque <strong>in</strong> questi casi la frattura è di fatto composta e non<br />
necessita di essere ulteriormente <strong>in</strong>dagata essendo il<br />
trattamento <strong>in</strong>discutibilmente conservativo.<br />
Nel caso <strong>in</strong> oggetto non vi era <strong>in</strong>dicazione nè al<br />
trattamento manipolativo, nè tantomeno al<br />
trattamento chirurgico stabilizzante.<br />
Ciò che si è venuto a determ<strong>in</strong>are a distanza di tempo<br />
è una possibile complicanza prevedibile ma non<br />
prevenibile tardiva delle fratture<br />
sovra<strong>in</strong>tercondiloidee misconosciute e non è<br />
riconducibile alla scelta terapeutica, bensì alle<br />
caratteristiche della lesione.
Perché la famiglia aveva <strong>in</strong>terrotto <strong>in</strong>spiegabilmente il<br />
rapporto medico-paziente, non presentandosi al controllo<br />
programmato?<br />
La mamma era stata testimone diretta di una disputa tra due<br />
medici <strong>in</strong> ambulatorio <strong>in</strong> occasione del secondo controllo.<br />
Colui che aveva seguito tutto l’iter terapeutico della bamb<strong>in</strong>a<br />
si era trovato <strong>in</strong> disaccordo con un collega <strong>in</strong> relazione al<br />
trattamento eseguito, e per quanto “ le cose stavano andando<br />
bene”, aveva sostenuto il collega, meglio sarebbe stato se alla<br />
bamb<strong>in</strong>a fosse stato imposto un toraco brachiale.<br />
Ciò fece scattare nel genitore il sospetto che i medici avessero<br />
sbagliato e pertanto si era rivolto ad un altro ortopedico.<br />
Da qui la storia che vi ho raccontato<br />
Caso n° 3<br />
ovvero: quando a sbagliare e il<br />
perito
B. B a 26: affetto da<br />
Grave Piede Piatto<br />
Valgo Pronato bilaterale,<br />
con associato alluce<br />
valgo bilaterale.<br />
Su sua richiesta, al f<strong>in</strong>e<br />
di migliorare la funzione<br />
deambulatoria, si<br />
sottopone a trattamento<br />
chirurgico correttivo.<br />
Ad essere operato per primo è il piede sx:<br />
– osteotomia a mettere del calcagno per la correzione del valgismo<br />
calcaneale<br />
– plastica dell’articolazione talo scafoidea per il piattismo plantare<br />
– riequilibrio funzionale sec Pisani per la correzione dell’alluce valgo.<br />
Dopo 5 mesi viene operato il piede dx. :<br />
– osteotomia a mettere del calcagno per la correzione del valgismo<br />
calcaneale (cosi come era stato eseguito a sx);<br />
– artroplastica sec Keller associata a plastica di r<strong>in</strong>forzo del tend<strong>in</strong>e del<br />
tibiale posteriore e ad osteotomia del primo metatarsale solidarizzata<br />
con vite, per la correzione dell’alluce valgo. (tecnica diversa<br />
esicuramnente più <strong>in</strong>vasiva rispetto a quella usata a sx)<br />
A 15 mesi dall’<strong>in</strong>izio del trattamento è rioperato su entrambi i<br />
piedi:<br />
– A dx per rimozione della vite a suo tempo impiantata,<br />
– A sx per eseguire l’osteotomia di addizione del primo metatarsale e la<br />
resezione della base della prima falange, (cioè quanto era stato fatto <strong>in</strong><br />
occasione del secondo <strong>in</strong>tervento a dx )
A due anni dall’ultimo <strong>in</strong>tervento il paziente cita gli<br />
operatori <strong>in</strong> giudizio.<br />
Perché?<br />
Da quando è stato operato camm<strong>in</strong>a peggio e con<br />
dolore.<br />
Dice il perito di parte:<br />
– Gli <strong>in</strong>terventi eseguiti sono stati troppi ed erano comunque<br />
<strong>in</strong>adeguati a correggere le deformità. Sarebbe bastato<br />
eseguire un unico <strong>in</strong>tervento, l’<strong>in</strong>tervento di GRICE e il<br />
tutto si sarebbe risolto con un accettabile risultato. Invece<br />
il paziente ha dovuto subire ripetute operazioni senza<br />
beneficio, anzi con peggioramento del quadro <strong>cl<strong>in</strong>ico</strong><br />
<strong>in</strong>iziale,tanto da doversi sottoporre ad un ulteriore<br />
<strong>in</strong>tervento.<br />
I quesiti posti al CTU<br />
Descriva il CTU le lesioni corporee del ricorrente <strong>in</strong>teressate<br />
dagli <strong>in</strong>terventi chirurgici.<br />
Evidenzi le lamentate menomazioni peggiorative presenti,<br />
eventualmente riconducibili agli <strong>in</strong>terventi sopra richiamati<br />
Rilevi la presenza di eventuali elementi di responsabilità<br />
professionale nell’opera svolta dai Sanitari
Anamnesi:<br />
– A due ani dall’<strong>in</strong>tervento il paziente lamenta<br />
dolore persistente alle caviglie, comparso dopo gli<br />
<strong>in</strong>terventi subiti, che gli impone una<br />
deambulazione precaria.<br />
– Avrebbe comunque camm<strong>in</strong>ato sempre male, <strong>in</strong><br />
relazione alle deformità dei piedi ma senza dolore<br />
– Non riferisce patologie pregresse degne di nota.<br />
Esame obiettivo<br />
– Rachide sostanzialmente <strong>in</strong> asse<br />
– Bac<strong>in</strong>o antiverso con iperlordosi lombare<br />
– Anche lievemente addotte e <strong>in</strong>traruotate<br />
– G<strong>in</strong>occhia valghe e <strong>in</strong>traruotate di lieve entità<br />
– I piedi mostrano i segni cicatriziali dei pregressi <strong>in</strong>terventi<br />
e la loro obbiettività è sostanzialmente sovrapponibile:<br />
– Nel loro <strong>in</strong>sieme consentono un buon appoggio plantigrado<br />
con retropiede funzionalmente <strong>in</strong> asse con la gamba.<br />
– Gli alluci sono all<strong>in</strong>eati con i raggi metatarsali e mostrano<br />
un certo grado di valgismo, sostanzialmente fisiologico.<br />
– La marcia si sviluppa irregolarmente <strong>in</strong> un <strong>in</strong>sieme di tipo<br />
atassico spastico<br />
– La motilità delle anche e delle g<strong>in</strong>occhia è ridotta, così pure<br />
quella della tibio tarsica, della sotto astragalica e della<br />
metatarso falangea, bilateralmente.
Sulla scorta degli elementi <strong>cl<strong>in</strong>ico</strong><br />
anamnestici, il paziente risulta affetto da:<br />
Esiti dolorosi di pregressi <strong>in</strong>terventi chirurgici<br />
correttivi per Piede Piatto Valgo Pronato con<br />
associato Alluce valgo bilaterale, di natura<br />
Neurologica.<br />
Premessa<br />
– Le deformità scheletriche di natura neurologica sono al<br />
contempo espressione morfologica del danno neuromotorio<br />
e compenso funzionale della neuropatia stessa, e<br />
peggiorano nel tempo di pari passo alla evoluzione della<br />
neuropatia.<br />
– Le disabilità motorie <strong>in</strong>dotte da questo tipo di deformità,<br />
non sempre risultano quantificabili, nel senso che non è<br />
possibile differenziare quella percentuale di disabilità che<br />
risulta essere legata alla deformità, da quella prodotta<br />
dalla neuropatia.
– <strong>Il</strong> chirurgo che <strong>in</strong>tenda<br />
correggere la deformità che<br />
sottende ad una neuropatia<br />
motoria <strong>in</strong> età adulta, deve<br />
tenere conto della eventualità<br />
che l’atto correttivo possa<br />
alterare i compensi<br />
funzionali che il paziente nel<br />
tempo ha sviluppato,<br />
risultando tale pregiudizio<br />
talora assai v<strong>in</strong>colante,<br />
imponendosi, nei casi<br />
estremi, per il bene del<br />
paziente, l’astensione da<br />
qualsivoglia gesto correttivo.<br />
Per migliorare il disturbo deambulatorio, il primo obiettivo è<br />
il riprist<strong>in</strong>o di una morfologia<br />
podalica il più vic<strong>in</strong>o possibile alla norma.<br />
La stretta correlazione tra neuropatia e deformità non<br />
assicura comunque un risultato stabile nel tempo, a meno<br />
che non si esegua una artrodesi, un <strong>in</strong>tervento<br />
<strong>in</strong>tr<strong>in</strong>sicamente radicale, che abolisce <strong>in</strong> maniera def<strong>in</strong>itiva<br />
e irreversibile la funzione articolare, ma che impedisce al<br />
paziente neuroleso, l’acquisizione graduale di nuovi<br />
compensi funzionali<br />
TALE OBIETTIVO DEVE ESSERE RAGGIUNTO PER<br />
GRADI, EVITANDO L’ESECUZIONE DI GESTI CAPACI<br />
DI PRECLUDERE ULTERIORI INTERVENTI.
Deduzioni<br />
– La strategia chirurgia adottata è conforme al razionale che<br />
sottende alla chirurgia delle deformità neurologiche <strong>in</strong> età<br />
adulta.<br />
– L’<strong>in</strong>sieme degli <strong>in</strong>terventi eseguiti sono l’espressione di<br />
reale difficoltà ad operare le deformità neurologiche<br />
– Le tecniche adottate, hanno mostrato di essere adeguate<br />
alle f<strong>in</strong>alità dell’<strong>in</strong>tervento, anche perché<br />
improntate alla massima cautela (avrebbero consentito al paziente<br />
la possibilità di porre <strong>in</strong> essere gli aggiustamenti funzionali<br />
secondari al nuovo riassetto morfologico)<br />
non <strong>in</strong>reversibilmente def<strong>in</strong>itive ( <strong>in</strong> caso di recidiva o di<br />
aggravamento del quadro <strong>cl<strong>in</strong>ico</strong> neurologico il paziente può<br />
essere ancora sottoposto a triplice artrodesi, ultima ratio a cui<br />
affidarsi nella speranza di risolvere le problematiche cl<strong>in</strong>iche<br />
emergenti).<br />
La correzione della sola deformità retropodalica,<br />
con l’<strong>in</strong>tervento di Grice ipotizzato da CT di parte ricorrente<br />
risulta <strong>in</strong>vece improponibile trovando tale scelta operatoria<br />
<strong>in</strong>dicazione ad essere eseguita esclusivamente <strong>in</strong> età <strong>in</strong>fanto<br />
giovanile, tra i 4 e gli 8 anni.<br />
Dall’EMC: “ L'opération de Grice c'est une<br />
arthrodèse extra-articulaire de la sousastragalienne<br />
que l'on peut taire chez le j'eune<br />
enfant (de 4 a 8 ans) sans retentissement sur la<br />
croissance de l'arrière-pied. Elle est surtout<br />
<strong>in</strong>diquée dans le ma<strong>in</strong>tien du pied valgus<br />
réductible (paralytique, spastique ou mème<br />
statique).
– In età <strong>in</strong>fanto giovanile <strong>in</strong>fatti l’avampiede potrebbe<br />
modificare ancora spontaneamente il suo assetto <strong>in</strong><br />
funzione della correzione del retropiede, grazie ai<br />
modificazioni morfologiche che il piede <strong>in</strong> toto, ancora <strong>in</strong><br />
evoluzione, potrebbe porre <strong>in</strong> essere<br />
– In età adulta tali modificazioni non sono ottenibili perché il<br />
piede ha raggiunto la sua def<strong>in</strong>itiva morfologia, sia essa<br />
normale o patologica.<br />
I disturbi lamentati dal paziente (rigidità delle metatarso<br />
falangea e delle tibio tarsiche) non sono da considerare<br />
menomazioni peggiorative <strong>in</strong>dotte da un <strong>in</strong>tervento male<br />
eseguito o <strong>in</strong>adeguato, ma sono l’espressione cl<strong>in</strong>ica di due<br />
diversi fattori:<br />
– la rigidità delle metatarso falangea, sono conseguenza del gesto<br />
chirurgico eseguito a tale livello e come tale espressione del risultato<br />
<strong>cl<strong>in</strong>ico</strong> ricercato con l’<strong>in</strong>tervento stesso;<br />
– la rigidità delle tibio tarsiche e la s<strong>in</strong>tomatologia dolorosa si correlano<br />
<strong>in</strong>vece al deterioramento naturale, <strong>in</strong>evitabile delle strutture<br />
anatomiche co<strong>in</strong>volte nell’ambito del quadro malformativo sostenuto<br />
dalla neuropatia.
Afferma il perito di parte alla pag<strong>in</strong>a 9 , rigo<br />
13 della sua relazione, a proposito dei disturbi<br />
lamentati dal paziente:<br />
“ ….. comunque sarebbero residuati anche se il<br />
paziente fosse stato trattato correttamente”.<br />
Caso N°4<br />
Ovvero: quando il <strong>rischio</strong> è elevato, ma<br />
a sbagliare è l’avvocato
T.O., a. 70. portatore di<br />
malattia di Dupuytren alla<br />
mano s<strong>in</strong>istra di grado 3 sec.<br />
Islen con prevalente<br />
co<strong>in</strong>volgimento del 4° dito,<br />
accetta di essere sottoposto ad<br />
<strong>in</strong>tervento correttivo<br />
f<strong>in</strong>alizzato alla estensione del<br />
4° dito, per migliorare la<br />
funzionalità della mano.<br />
Le tappe del percorso terapeutico imboccato dal<br />
paziente sono così riassumibili:<br />
– Intervento chirurgico di aponevrectomia palmare e digitale<br />
con plastica a zete multiple della cute digitale.<br />
– In terza giornata <strong>in</strong>izia FKT (mobilizzazione attiva)<br />
– In quarta giornata viene seguita la medicazione a piatto<br />
della mano e prosegue la mobilizzazione attiva della mano<br />
– In diciottesima giornata sono rimossi punti di sutura.<br />
– A 44 giorni dall’<strong>in</strong>tervento esegue controllo ambulatoriale,<br />
che pone <strong>in</strong> evidenza la rigidità <strong>in</strong> flessione del 4° dito<br />
(cioè del dito operato) e del 3°, non co<strong>in</strong>volto<br />
nell'<strong>in</strong>tervento.<br />
– Viene richiesta consulenza fisiastrica, prontamente<br />
eseguita e il giorno successivo il paziente è avviato al<br />
trattamento riabilitativo.
– A quasi tre mesi dall'<strong>in</strong>terevento il paziente esegue un<br />
nuovo controllo ambulatoriale: persiste la deformità <strong>in</strong><br />
flessione del 3° e del 4° dito, ed è comparsa cicatrice<br />
retraente, che <strong>in</strong>duce il curante a consigliare un secondo<br />
<strong>in</strong>tervento chirurgico, plastica della cicatrice, che viene<br />
eseguito da un secondo operatore.<br />
– A questo punto il paziente <strong>in</strong>terrompe il rapporto con il<br />
medico che f<strong>in</strong>o a quel momento lo aveva avuto <strong>in</strong> cura.e si<br />
rivolge ad un altro ortopedico che lo riopera:<br />
una prima volta a distanza di c<strong>in</strong>que mesi dall’ultimo <strong>in</strong>tervento<br />
(terzo <strong>in</strong>tervento)<br />
una seconda volta a distanza di 13 mesi (quarto <strong>in</strong>tervento).<br />
Riassumendo:<br />
4 <strong>in</strong>terventi chirurgici eseguiti da tre diversi operatori.
Alla f<strong>in</strong>e del travagliato percorso diagnostico<br />
terapeutico il paziente lamenta<br />
rigidità del terzo, quarto e qu<strong>in</strong>to dito della mano<br />
s<strong>in</strong>istra e un deficit complessivo della funzionalità<br />
della mano<br />
che non gli consente più di eseguire<br />
le sue normali occupazioni.<br />
<strong>Il</strong> paziente cita <strong>in</strong> sede penale il primo e il<br />
secondo operatore.
Quesito<br />
“Dicano i periti se l’<strong>in</strong>tervento chirurgico (il secondo <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e<br />
di tempo) sia da collegarsi causalmente all’<strong>in</strong>tervento<br />
chirurgico eseguito <strong>in</strong> precedenza <strong>in</strong> base alla miglior scienza<br />
ed esperienza medica e chirurgica, ossia se il predetto<br />
<strong>in</strong>tervento sia stato effettuato a causa di un’errata esecuzione<br />
dell’<strong>in</strong>tervento precedente. In altre parole se l’<strong>in</strong>tervento<br />
effettuato(il primo) sia stato eseguito secondo le migliori<br />
regolare chirurgiche e mediche ed, <strong>in</strong> caso negativo se il<br />
corretto <strong>in</strong>tervento avrebbe evitato il re<strong>in</strong>tervento e il<br />
prolungamento dell’iter <strong>cl<strong>in</strong>ico</strong> con elevato grado di<br />
probabilità logico razionale, secondo la miglior scienza ed<br />
esperienza medico-chirurgica.<br />
All’esame obbiettivo si evidenz<strong>in</strong>o due cicatrici: una <strong>in</strong><br />
regione palmare a decorso longitud<strong>in</strong>ale che dalla piega del<br />
polso si estende s<strong>in</strong>o allo spazio <strong>in</strong>terdigitale del terzo raggio;<br />
e un’altra <strong>in</strong> corrispondenza della plica flessoria della mano.<br />
<strong>Il</strong> primo dito, non mostra alterazioni anatomo-funzionali.<br />
<strong>Il</strong> Secondo e <strong>Il</strong> Terzo dito: mostrano <strong>in</strong> maniera<br />
sovrapponibile un deficit flessorio di 15° a carico delle<br />
<strong>in</strong>terfalangee e delle le metacarpo-falangee; l’estensione è<br />
completa;<br />
<strong>Il</strong> Quarto dito è rigido e deformato a collo di cigno <strong>in</strong>verso,<br />
iperesteso sull’IFP e leggermente flesso sulla IFD, mentre la<br />
metacarpo-falangea, mobile <strong>in</strong> flessione (a 90°), mostra un<br />
deficit estensorio di 30°.<br />
<strong>Il</strong> Qu<strong>in</strong>to dito è rigido <strong>in</strong> corrispondenza dell’IFP ed IFD ,<br />
mentre è mobile la Metacarpo Falangea<br />
Nel suo <strong>in</strong>sieme la funzionalità della mano è gravemente<br />
compromessa e la chiusura a pugno avviene a grande arco<br />
del III° IV° e V° dito.
Premessa<br />
– La malattia di Dupuytren, o fibromatosi palmare, è una<br />
lesione fibroproliferativa cronica e progressiva della<br />
aponeurosi palmare superficiale cl<strong>in</strong>icamente espressa con<br />
la flessione di uno o più dita della mano.<br />
– La malattia co<strong>in</strong>volge anche la cute (scomparsa delle<br />
papille dermiche, fibrosi del chorion, <strong>in</strong>trappolamento dei<br />
vasi, delle ghiandole sudoripare e delle term<strong>in</strong>azioni<br />
nervose) che può andare <strong>in</strong>contro ad una vera e propria<br />
retrazione patologica con riduzione dell'estensione del<br />
mantello cutaneo,risultando, essa stessa, causa oltre che<br />
conseguenza della malattia (J.Glicensta<strong>in</strong> et C.Leclercq).<br />
– L’etiologia della malattia è sconosciuta, mentre sono ben<br />
noti i suoi tratti anatomo cl<strong>in</strong>ici e ben def<strong>in</strong>ite le l<strong>in</strong>ee<br />
terapeutiche da adottare.<br />
– La chirurgia costituisce l'unico trattamento efficace nella<br />
malattia di Dupuytren.<br />
– Obiettivo della chirurgia è restituire funzione alla mano e<br />
non curare la malattia, che può recidivare.<br />
– <strong>Il</strong> chirurgo deve rivolgere la sua attenzione alla limitazione<br />
funzionale <strong>in</strong> quel paziente, per cui nessun caso è uguale<br />
all'altro, ma ognuno dovrà essere valutato s<strong>in</strong>golarmente<br />
– I criteri pr<strong>in</strong>cipali nel determ<strong>in</strong>are la necessità di sottoporsi<br />
all'<strong>in</strong>tervento sono:<br />
l'età del paziente,<br />
la presenza di eventuali condizioni morbose,<br />
il grado di fastidio e l'<strong>in</strong>validità personale,<br />
le aspettative del paziente,<br />
la volontà del paziente ad eseguire un programma di riabilitazione<br />
post-chirurgica.
Deduzioni<br />
– 1° <strong>Il</strong> primo '<strong>in</strong>tervento e tutto il percorso terapeutico che ne<br />
è seguito, è da considerarsi corretto, cioè eseguito secondo<br />
le migliori regole chirurgiche e mediche. Infatti:<br />
la tecnica chirurgica adottata (Aponevrectomia palmare e digitale<br />
estesa al 4° dito),<br />
la sutura della cute (eseguita dopo <strong>in</strong>cisioni a Z della cute<br />
digitale),<br />
la medicazione della ferita chirurgica ( a Piatto),<br />
il trattamento post operatorio immediato (mobilizzazione attiva,<br />
<strong>in</strong>trapresa f<strong>in</strong> dalla 3^ giornata),<br />
sono perfettamente adeguati a quanto<br />
la letteratura riferisce <strong>in</strong> proposito.<br />
– 2° E' da ritenersi che chi ha eseguito il re<strong>in</strong>tervento<br />
sia stato chiamato a porre rimedico ad una complicanza<br />
tipica della Malattia di Dupuytren, la formazione di una<br />
cicatrice retraente <strong>in</strong>sorta <strong>in</strong> un contesto <strong>cl<strong>in</strong>ico</strong> di recidiva<br />
Della malattia. e non ad una cattiva esecuzione del primo<br />
<strong>in</strong>tervento, Infatti:<br />
a- La malattia di Dupuytren co<strong>in</strong>volge anche la cute,<br />
b- La rigidità <strong>in</strong> flessione si era estesa anche al terzo dito che <strong>in</strong><br />
alcun modo era stato co<strong>in</strong>volto nell'<strong>in</strong>tervento precedente.
I medici furono ritenuti assolutamente non<br />
colpevoli.<br />
Al paziente è rimasta una mano <strong>in</strong>servibile.<br />
Caso N° 5: ovvero quando le cose non<br />
possono che essere complesse.
B:F.donna di anni 79.<br />
– A seguito di caduta<br />
accidentale riporta frattura<br />
scomposta dell’epifisi<br />
prossimale dell’omero<br />
destro.<br />
– Viene prontamente ricoverata <strong>in</strong> un reparto<br />
ortopedico e il giorno successivo esegue<br />
Tac spalla:<br />
frattura pluriframmentata della testa omerale<br />
di destra con sublussazione della stessa ed<br />
<strong>in</strong>teressamento del trochite e dell’estremo<br />
prossimale della diafisi.
– Lo stesso giorno<br />
viene sottoposta ad<br />
<strong>in</strong>tervento chirurgico<br />
di asportazione dei<br />
frammenti e<br />
applicazione di<br />
endoprotesi omerale<br />
L’<strong>in</strong>tervento ed il decorso postoperatorio risultano<br />
privi di complicazioni e l’esame radiografico di<br />
controllo, effettuato subito dopo l’<strong>in</strong>tervento<br />
evidenzia il corretto posizionamento<br />
dell’endoprotesi<br />
A 10 giorni dall’<strong>in</strong>tervento <strong>in</strong>izia FKT.<br />
A due settimane dal trauma viene dimessa con<br />
la prescrizione di <strong>in</strong>dossare tutore <strong>in</strong> abduzione<br />
per altri 30 giorni e di effettuare la<br />
mobilizzazione passiva ed assistita dell’arto.
A un mese dalle dimissioni esegue la prima visita di<br />
controllo ambulatoriale, e dopo esecuzione di esame<br />
radiografico, si riscontra la lussazione anteriore sottoglenoidea<br />
della testa omerale protesizzata. E’<br />
ricoverata d’urgenza, e il giorno successivo viene<br />
sottoposta ad <strong>in</strong>tervento di sostituzione della testa<br />
protesica con altra di maggior diametro.<br />
4 giorni dopo è dimessa con tutore <strong>in</strong> abduzione da<br />
portare per altri 25 giorni e prescrizione di effettuare<br />
la mobilizzazione passiva dell’arto.<br />
Al controllo successivo la protesi risulta<br />
nuovamente lussata. Ricoverata viene<br />
sottoposta, il giorno dopo a riduzione<br />
<strong>in</strong>cruenta della lussazione <strong>in</strong> sedazione e viene<br />
applicata ortesi toraco-brachiale <strong>in</strong> abduzione.<br />
Dovrà eseguire esame elettromiografico<br />
dell’arto superiore destro per valutazione<br />
neuromotoria dell’emic<strong>in</strong>golo scapolare destro<br />
e tornare <strong>in</strong> ambulatorio a distanza di 30<br />
giorni.
Al successivo controllo si evidenziava ancora<br />
la lussazione <strong>in</strong>feriore della testa omerale<br />
protesica. Nuovamente ricoverata, viene<br />
effettuata l’elettromiografia che evidenzia i<br />
segni di una denervazione parziale al muscolo<br />
deltoide destro conseguente ad <strong>in</strong>teressamento<br />
del nervo circonflesso e qu<strong>in</strong>di è sottoposta ad<br />
<strong>in</strong>tervento chirurgico di rimozione def<strong>in</strong>itiva<br />
della protesi e affidata ai Fisiatri.<br />
A due anni dal trauma gli operatori sono<br />
chiamati a rispondere del loro operato.
Contestazione:<br />
– 1° La frattura andava trattata <strong>in</strong> maniera<br />
conservativa o con una s<strong>in</strong>tesi <strong>in</strong>terna.<br />
– 2° L’ impianto protesico andava differito a fronte<br />
di un <strong>in</strong>successo del trattamento conservativo e di<br />
s<strong>in</strong>tesi.<br />
– 3° La cattiva esecuzione dell’<strong>in</strong>tervento ha<br />
prodotto la paralisi del nervo circonflesso e qu<strong>in</strong>di<br />
la lussabbilità della protesi.<br />
Le fratture pluriframmentarie sono certamente<br />
le lesioni più gravi dell’estremo prossimale<br />
dell’omero:<br />
– alterano <strong>in</strong> maniera irreversibile la congruità della<br />
articolazione gleno omerale<br />
– presentano la più elevata probabilità di<br />
<strong>in</strong>terrompere gran parte dell’apporto ematico alla<br />
porzione prossimale dell’omero (ovvero, il ramo<br />
anteriore dell’arteria circonflessa omerale<br />
anteriore) con conseguente osteonecrosi.
Queste lesioni dopo valutazione radiografica e TC<br />
possono essere trattate <strong>in</strong> maniera <strong>in</strong>cruenta o cruenta<br />
a cielo chiuso o a cielo aperto, con s<strong>in</strong>tesi <strong>in</strong>terna o<br />
con un impianto protesico.<br />
La scelta del trattamento è guidata:<br />
– dallo schema di frattura<br />
– dall’età del paziente<br />
– dalla comorbilità<br />
– dalla qualità ossea
<strong>Il</strong> trattamento <strong>in</strong>cruento, conservativo, è da<br />
riservare a pazienti non <strong>in</strong> grado di affrontare<br />
un <strong>in</strong>tervento per motivi medici (condizioni<br />
patologiche concomitanti a carico del sistema<br />
cardiaco, polmonare, renale o altro).<br />
<strong>Il</strong> trattamento cruento trova <strong>in</strong>dicazione <strong>in</strong> tutti<br />
gli altri casi<br />
Schematicamente:<br />
– L’osteos<strong>in</strong>tesi a cielo chiuso è <strong>in</strong>dicato per le fratture a un<br />
uno o due frammenti<br />
– L’osteos<strong>in</strong>tesi a cielo aperto è proponibile per le fratture a<br />
tre frammenti, nei pazienti relativamente più “giovani”<br />
– La sostituzione protesica va riservata alle fratture a quattro<br />
o più frammenti, nei pazienti più “anziani” con <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca<br />
deficienza della struttura ossea , nei quali l’osteos<strong>in</strong>tesi<br />
andrebbe <strong>in</strong>contro a fallimento per l’elevato <strong>rischio</strong> di<br />
perdita di riduzione o per necrosi avascolare della testa<br />
dell’omero.
L’ impianto protesico nelle fratture acute a più<br />
frammenti, deve essere eseguito il più precocemente<br />
possibile:<br />
– per non <strong>in</strong>correre negli esiti di tali fratture<br />
– per essere la ricostruzione tardiva, dettata da viziosa<br />
consolidazione, tecnicamente molto impegnativa e gravata<br />
da retrazioni capsulari, ligamentose, tend<strong>in</strong>ee e da<br />
contrattura dei tessuti molli, elementi <strong>in</strong> grado di<br />
compromettere un miglioramento della motilità.<br />
– per ridurre la percentuale di complicanze.<br />
La tecnica d’impianto risulta particolarmente<br />
difficoltosa e necessita l’acquisizione da parte<br />
dell’operatore di una esperienza specifica
Tra le possibili complicanze secondarie all’impianto<br />
di una protesi di spalla vano ricordate:<br />
– La lussazione della protesi.<br />
a favorirla, le modificazioni parafisiologiche della spalla tipiche<br />
dell’età senile (lassità capsulare, retrazioni ligamentose,<br />
degenerazione o possibile rottura postraumatica della cuffia dei<br />
rotatori, eventuale conflitto coraco-acromiale) a cui si pone<br />
rimedico impiantando una componente cefalica di maggior<br />
diametro<br />
e/o il venir meno dell’<strong>in</strong>dispensabile funzione di stabilizzazione<br />
della meccanica articolare del muscolo deltoide, a cui però non si<br />
può porre rimedio.<br />
– Infezione<br />
– Danni neurologici<br />
Deduzioni<br />
– Sulla scorta dei dati della letteratura nel caso <strong>in</strong><br />
esame, <strong>in</strong> una paziente anziana con frattura<br />
pluriframmentaria della testa omerale,<br />
l’artroprotesi sostitutiva primaria rappresentava il<br />
trattamento di elezione<br />
– Non vi erano le <strong>in</strong>dicazioni per un trattamento<br />
chirurgico conservativo o di s<strong>in</strong>tesi ne tanto meno<br />
ad un impianto protesico differito.
In riferimento alla presunta cattiva esecuzione<br />
dell’<strong>in</strong>tervento da cui sarebbe derivata la lesione del<br />
nervo circonflesso e qu<strong>in</strong>di la lussazione ripetuta<br />
della protesi e la sua rimozione parziale, va detto che:<br />
– L’EMG registrava una attività a riposo spontanea di<br />
denervazione del muscolo deltoide di tipo acuto<br />
– L’EMG non consentiva di ricondurre tale lesione, ad un<br />
preciso periodo temporale.<br />
– La lesione del nervo circonflesso, può essere avvenuta al<br />
momento del trauma<br />
– Gli stessi frammenti ossei prodottisi <strong>in</strong> seguito alla frattura<br />
possono essere stati i responsabili, ed essere la lesione<br />
nervosa non rilevabile per l’ oggettiva difficoltà a valutare<br />
la funzionalità del muscolo deltoide <strong>in</strong> un contesto<br />
traumatico e per non aver potuto fornire alcuna <strong>in</strong>dicazione<br />
l’EMG stessa, anche se fosse stata eseguita<br />
nell’immediatezza del trauma, dato che si positivizza dopo<br />
almeno tre settimane dalla lesione nervosa.
Le lesioni nervose, rappresentano comunque una<br />
delle possibili complicanze che possono realizzarsi <strong>in</strong><br />
<strong>in</strong>terventi consimili.<br />
– La spalla, si presenta tumefatta, edematosa, ed il campo<br />
operatorio diventa di difficile gestione per la presenza di<br />
ematomi, di <strong>in</strong>farcimenti emorragici dei tessuti molli, di<br />
eventuali lacerazioni ligamentose, tend<strong>in</strong>ee e muscolari che<br />
rendono più laboriosa l’esposizione del focolaio di frattura<br />
ed il reperimento dei normali punti di riferimento<br />
anatomici.<br />
– La rimozione dei frammenti può risultare complessa e<br />
costr<strong>in</strong>gere l’operatore ad eseguire una delicata manovra di<br />
retrazione e rotazione dell’arto che può danneggiare il<br />
fascio neurovascolare vic<strong>in</strong>iore<br />
Con l’accesso chirurgico effettuato (via deltoideo<br />
pettorale) è tecnicamente impossibile provocare<br />
la lesione diretta del nervo circonflesso
La lesione nervosa qu<strong>in</strong>di può risultare una<br />
complicanza prevedibile ma non prevenibile,<br />
ancorché non necessariamente legata ad errore<br />
tecnico dell’operatore, al quale, considerata le<br />
condizioni generali della paziente e della spalla,<br />
stabile e non dolorosa, non restava altro che<br />
rimuovere non tanto l’<strong>in</strong>tera protesi ma la<br />
componente modulare “testa”, lasciando aperta la<br />
strada alla possibilità di convertire, <strong>in</strong> futuro, la<br />
protesi parziale <strong>in</strong> protesi totale applicando la<br />
componente protesica sulla glenoide.<br />
Caso N° 6: quando le cose da<br />
complesse diventano semplice e così<br />
non sbaglia nessuno.
Padova, 1980. G.T. a 45, Maschio. Professionista di<br />
successo. Sano. Fuma. Beve solo nel f<strong>in</strong>e settimana,<br />
“Social Dr<strong>in</strong>k”. A tutto sa r<strong>in</strong>unciare tranne che alla<br />
partit<strong>in</strong>a di Tennis, la domenica matt<strong>in</strong>a: lo aiuta e<br />
sentirsi <strong>in</strong> forma e a smaltire i bagordi del sabato<br />
sera.<br />
E’ uno “sportivo della domenica”, cioè il prototipo di<br />
chi è dest<strong>in</strong>ato, per una pratica sportiva saltuaria,<br />
tanto temeraria quanto <strong>in</strong>congrua, a rompersi il<br />
tend<strong>in</strong>e di Achille.<br />
Cosa che puntualmente si verifica ,un bel giorno, <strong>in</strong><br />
pieno benessere, mentre sta v<strong>in</strong>cendo, la sua partit<strong>in</strong>a<br />
a tennis.<br />
Mòsender H., Klatnek N.-Neue nahttechnick der subkutanen<br />
Achillessehnen ruptur. Arch. Orthop. Unfall Chirg. 67: 1-8. 1969<br />
•Jòzsa L., Kvist M – A cl<strong>in</strong>ical, pathoanatomical and sociological study of<br />
292 cases. Am. J. Sports Med., 17: 338-343. 1989
Corsa disperata <strong>in</strong> ospedale, ancora <strong>in</strong> tenuta sportiva,<br />
coda <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita <strong>in</strong> PS, visita specialistica e f<strong>in</strong>almente la<br />
sentenza:<br />
Rottura sottocutanea del tend<strong>in</strong>e di Achille.<br />
“Se vuole riprendere a giocare”, dice l’ortopedico<br />
“deve operarsi ! “<br />
Accetta e il giorno dopo è già sul tavolo operatorio.<br />
<strong>Il</strong> chirurgo eseguirà una Plastica sec. Silversckiold,<br />
una delle tecniche più diffuse e sperimentate <strong>in</strong> quegli<br />
anni.
Prevede una ampia e<br />
s<strong>in</strong>uosa <strong>in</strong>cisione<br />
cutanea che dal centro<br />
della sura si porta f<strong>in</strong>o<br />
alla regione calcaneale.<br />
Sutura term<strong>in</strong>o<br />
term<strong>in</strong>ale<br />
Ribaltamento di un<br />
lembo di aponeurosi<br />
surale f<strong>in</strong>o alla<br />
tuberosità calcaneale, a<br />
riforzo della sutura
All’<strong>in</strong>tervento farà seguito l’imposizione<br />
di una g<strong>in</strong>occhiera gessata con il piede<br />
<strong>in</strong> equ<strong>in</strong>ismo<br />
L’<strong>in</strong>tervento è perfettamente riuscito<br />
<strong>Il</strong> decorso post operatorio è privo di complicanze.<br />
<strong>Il</strong> paziente viene dimesso dopo sette giorni.<br />
Non dovrà caricare e per spostarsi potrà usare le stampelle.<br />
Porterà il gesso per 6 settimane.<br />
Poi si passerà a un gambaletto che dovrà portare per altre<br />
4 settimane: gli lascerà libero il g<strong>in</strong>occhio e potrà caricare<br />
sull’arto operato, aiutandosi con le stampelle.<br />
Inf<strong>in</strong>e raggiungerà la guarigione e potrà riprendere le<br />
normali occupazioni a 3 mesi dall’<strong>in</strong>tervento, e con<br />
cautela, anche l’attività sportiva.<br />
Salvo complicazioni!
“Dimenticavo “<br />
dice il medico curante <strong>in</strong>seguendolo per i corridoi:<br />
“dovrà assumere questo farmaco f<strong>in</strong>o a quando porterà<br />
il gesso. Mi raccomando”<br />
Cilieg<strong>in</strong>a sulla torta!!!<br />
Frastornato, rientra a casa,<br />
riprende <strong>in</strong> mano il foglio del consenso <strong>in</strong>formato<br />
e va a rileggere le possibili complicanze cui può<br />
andare <strong>in</strong>contro
G.Pavan<strong>in</strong>i, G.Pavan<strong>in</strong>i,<br />
A.Cescati, A.Cescati,<br />
C.Gigante, C.Gigante,<br />
Chir. Del Piede, 1986, 10; 293-302 293 302<br />
1960 – 1985: paz. paz.<br />
operati 94; rivisti 57; F-up up: : 1-24 1 24 aa<br />
Complicanze %<br />
Ematomi sottocutanei 4,2<br />
Deiscenze della ferita 3,15<br />
Sepsi 2,10<br />
Recidive 1,05<br />
Cicatrice <strong>in</strong>estetiche 14,0<br />
Aderenze del tend<strong>in</strong>e 8,8<br />
Aumento di volume del tend<strong>in</strong>e 93,0<br />
Conflitto con la calzatura 1,75<br />
Aree di anestesia 3,5<br />
Flebotrombosi profonda<br />
Embolia<br />
Morte<br />
Disperato si mette nelle mani di Dio e aspetta che gli<br />
eventi lo travolgano.<br />
Fa anche un voto:<br />
Se guarisce non giocherà più a tennis!
Conservativo<br />
Era il prezzo che si doveva pagare per<br />
ottenere una buona guarigione.<br />
Gillies et al. (1970)<br />
Lea e Smith (1972)<br />
Nistor (1981)<br />
R<strong>in</strong>onapoli et al. (1985)<br />
Richter et al. (1994)<br />
Cetti (1993)<br />
Wallace et al (2004)<br />
Chirurgico<br />
Arner et al. (1959)<br />
Inglis (1976)<br />
Jacobs (1978)<br />
Besk<strong>in</strong> (1987)<br />
Wong J et al (2002)<br />
<strong>Il</strong> frutto di un dibattito serrato che<br />
per anni aveva visto contrapposti i<br />
sostenitori del trattamento<br />
conservativo ai fautori del<br />
trattamento chirurgico.<br />
A favore del trattamento conservativo:<br />
Sono risultati soddisfacenti del tutto<br />
sovrapponibili a quelli ottenuti con la<br />
chirurgia,<strong>in</strong> assenza di complicanze,<br />
A favore del trattamento chirurgico:<br />
m<strong>in</strong>ore <strong>in</strong>cidenza di ri-rotture,(2-3%<br />
versus 10-30%),<br />
maggior potenza muscolare<br />
Molte più probabilità di riprendere<br />
gli stili di vita antecedenti alla<br />
lesione.
– Apparecchio gessato per 60- 80 giorni e un<br />
lungo periodo di riabilitazione senza la certezza<br />
di guarire.<br />
– o sutura chirurgica e qu<strong>in</strong>di buone probabilità<br />
di riacquistare la funzionalità del piede, anche a<br />
costo di accollarsi qualche <strong>rischio</strong> <strong>in</strong> più ?<br />
Oggi la maggioranza degli ortopedici<br />
preferisce il trattamento chirurgico al<br />
trattamento conservativo,<br />
perchè l’unico <strong>in</strong> grado di:<br />
Ricostruire la lunghezza del tend<strong>in</strong>e<br />
Consentire l’affrontamento dei monconi<br />
Garantire una cicatrizzazione solida,<br />
capace di permettere la ripresa delle attività<br />
normali e sportive.
La vittoria del “fare” sull’ ”astenersi”<br />
sostenuta da <strong>in</strong>novazioni scientifiche e<br />
tecnologiche ma che <strong>in</strong>evitabilmente<br />
conducono alla complessità e qu<strong>in</strong>di<br />
all’aumento del <strong>rischio</strong>.<br />
Quanti di noi averebbero sostenuto le ragioni di chi<br />
avrebbe imposto al nostro giovane professionista un<br />
trattamento conservativo per la RSTA?<br />
Quanto di noi se la sentirebbe di considerare emendabile la<br />
condotta di un ortopedico f<strong>in</strong>alizzata alla ricostruzione del<br />
tend<strong>in</strong>e di achille, sol perché all’<strong>in</strong>tervento ha fatto seguito<br />
una cicatrice <strong>in</strong>estetica o aderenze tend<strong>in</strong>ee, o la<br />
flebotrombiosi profonda ?<br />
Quante sono le controversie medico legali che questa<br />
scelta terapeutica ha prodotto?
Indipendentemente dalle responsabilità, resta<br />
un problema irrisolto:<br />
le complicanze della chirurgia aperta nella<br />
terapia del RSTA sono elevate.<br />
L’<strong>in</strong>cisione cutanea è a <strong>rischio</strong> di necrosi e<br />
qu<strong>in</strong>di di deiscenze e <strong>in</strong>fezioni;<br />
La sutura cutanea può produrre cicatrici<br />
anelastiche e <strong>in</strong>estetiche da cui traggono<br />
orig<strong>in</strong>e conflitti con la calzatura<br />
L’immobilizzazione prolungata espone al<br />
<strong>rischio</strong> di TVP ed ritarda il recupero<br />
funzionale.
Come contenere le complicanze della chirurgia<br />
<strong>in</strong>cisionale e della immobilizzazione post<br />
operatoria nella terapia delle RSTA?<br />
CHIRURGIA<br />
APERTA VERSUS PERCUTANEA
Un dibattito che si è aperto qualche anno fa e<br />
che oggi sembra abbia dato dei risultati<br />
concreti, grazie alle recentissime acquisizioni<br />
<strong>in</strong> tema di riparazione tend<strong>in</strong>ea e alla concreta<br />
possibilità di disporre di biomateriali capaci di<br />
sostituirsi all’apparecchio gessato.<br />
Un tend<strong>in</strong>e per ben guarire deve risultare:<br />
– ben irrorato<br />
– e adeguatamente stimolato<br />
risultando presupposto fondamentale,<br />
per la guarigione<br />
– l’ <strong>in</strong>tegrità del paratenonio, l’unica struttura <strong>in</strong><br />
grado di garantire la necessaria<br />
vascolarizzazione per l’avvio e lo svolgersi del<br />
normale processo di cicatrizzazione<br />
– e la rapida ripresa dell’attività funzionale
In altre parole per avere una metodica<br />
terapeutica efficace,<br />
affrancata dalle complicanze della chirurgia<br />
<strong>in</strong>cisionale e della immobilizzazione<br />
gessata, non si deve aprire il focolaio<br />
lesionale e si deve disporre di un materiale<br />
di s<strong>in</strong>tesi tenace e resistente,<br />
<strong>in</strong> grado di sostituirsi all’apparecchio gessato.<br />
E cosi è. Oggi è possibile riparare un tend<strong>in</strong>e di<br />
achille con tecniche m<strong>in</strong>i <strong>in</strong>vasive e porre <strong>in</strong> essere<br />
procedure fortemente esemplificate, prive di<br />
complicanze.
La sutura per cutanea di Ma e Griffit,<br />
Elim<strong>in</strong>a completamente l’<strong>in</strong>cisione cutanea,<br />
ma impone l’utilizzo della immobilizzazione<br />
gessata<br />
Sutura percutanea con Tenolig<br />
Aprile 2006
Riepilogando:<br />
– Percorsi diagnostici condivi<br />
– Rapporto medico-paziente<br />
– Rapporto medico- collega<br />
– Comportamenti professionali di chi è chiamato a<br />
sostenere le ragioni nelle dispute<br />
– Esemplificazione delle procedure<br />
Si può fare ancora dell’ altro ?
Separare la Traumatologia dalla <strong>Ortopedia</strong>, se non proprio<br />
per renderle due diverse specialità, aff<strong>in</strong>ché non condividano<br />
gli stessi spazi operativi e che siano gestite da personale<br />
diverso e dedicato.<br />
Dare dignità specialistica a quelle che oggi vengono def<strong>in</strong>ite<br />
sub specialità.<br />
– L’ ortopedia pediatrica sarebbe già pronta e così pure<br />
quella geriatrica.<br />
Creare apicalità con specifiche competenze, restr<strong>in</strong>gendo le<br />
maglie larghe del reclutamento, con forti sottol<strong>in</strong>eature dei<br />
profili professionali che si <strong>in</strong>tendono ricoprire, f<strong>in</strong>alizzandoli<br />
a una pianificazione e programmazione attenta dell’assistenza<br />
saniaria <strong>in</strong> quel determ<strong>in</strong>ato territorio.<br />
Organizzare nella loro <strong>in</strong>terezza i reparti tenendo conto delle<br />
specificità assistenziali.
CONCLUSIONI<br />
L’INTERVENTO CHIRURGICO EFFETTUATO IL ……. È<br />
IN RAPPORTO CAUSALE CON L’INTERVENTO<br />
CHIRURGICO ESEGUITO SUCCESSIVAMENTE<br />
IL PRIMO INTERVENTO ESEGUITO IL …………..È<br />
STATO ESEGUITO SECONDO LE MIGLIORI REGOLE<br />
CHIRURGICHE.<br />
IL SECONDO INTERVENTO CHIRURGICO SI È RESO<br />
NECESSARIO PER CONTRASTARE UNA<br />
COMPLICANZA PREVEDIBILE MA NON PREVENIBILE,<br />
CORRELATA ALLA PATOLOGIA ( M. DI DUPUYTREN)<br />
DA CUI ERA AFFETTO IL PAZIENTE PER LA QUALE SI<br />
ERA RESO NECESSARIO IL PRECEDENTE ATTO<br />
OPERATORIO.<br />
Conclusione<br />
In base al tipo di frattura riportato dalla paziente , corretta fu la scelta<br />
terapeutica di <strong>in</strong>tervento di artroplastica protesica primaria;<br />
L’<strong>in</strong>tervento venne correttamente eseguito <strong>in</strong> acuto, il giorno successivo al<br />
trauma, <strong>in</strong> una situazione di urgenza traumatologica.<br />
Corretta fu anche la scelta di effettuare un <strong>in</strong>tervento di revisione con<br />
sostituzione della testa protesica nel tentativo di risolvere l’<strong>in</strong>stabilità di<br />
spalla;<br />
La lussazione della spalla protesizzata e la lesione del nervo circonflesso<br />
sono complicanze piuttosto frequenti che si manifestano <strong>in</strong> seguito al<br />
trattamento protesico di fratture pluriframmentarie acute. Si tratta di<br />
complicanze prevedibili ma non prevenibili e non necessariamente legate<br />
ad errori tecnici dell’operatore;<br />
A seguito del riscontro all’EMG di denervazione del muscolo deltoide,<br />
pr<strong>in</strong>cipale causa dell’<strong>in</strong>stabilità articolare della spalla, corretta fu la scelta<br />
di eseguire l’<strong>in</strong>tervento di rimozione dell’artroprotesi, <strong>in</strong>dicato <strong>in</strong> questi<br />
casi per la risoluzione del dolore vista l’impossibilità, a causa del danno<br />
nervoso e muscolare, di migliorare la funzione dell’articolazione.
Premessa<br />
– Le fratture dell’omero prossimale rappresentano dal 4 al<br />
7% di tutte le fratture e sono relativamente frequenti<br />
soprattutto nell’anziano <strong>in</strong> relazione all’aumentare dell’età<br />
della popolazione ed alla osteoporosi.<br />
– <strong>Il</strong> 75% circa di queste fratture si verifica <strong>in</strong> persone con più<br />
di 50 anni e le donne sono <strong>in</strong>teressate <strong>in</strong> rapporto 3 a 1.<br />
– <strong>Il</strong> meccanismo di danno di riscontro più comune è la<br />
semplice caduta sulla mano estesa o direttamente sulla<br />
spalla.<br />
– Circa l’85% delle fratture dell’estremo prossimale<br />
dell’omero sono m<strong>in</strong>imamente scomposte e si possono<br />
efficacemente trattare <strong>in</strong> maniera <strong>in</strong>cruenta.<br />
– <strong>Il</strong> restante 15 % comprende le fratture scomposte a uno o<br />
più frammenti: il frammento articolare, la grande tuberosità<br />
che può essere fratturata a sua volta <strong>in</strong> numerosi frammenti,<br />
la piccola tuberosità, la diafisi prossimale dell’omero<br />
– Un’ via di accesso (la deltoideo-pettorale) ampia, che partendo al di sotto della<br />
clavicola si estenda <strong>in</strong> direzione dell’<strong>in</strong>serzione omerale del deltoide, <strong>in</strong><br />
maniera da evitare il distacco dell’orig<strong>in</strong>e del deltoide, che viene preservato, e<br />
consentire una adeguata esposizione dell’omero.<br />
– l’identificazione e l’isolamento delle due tuberosità o di quanto resta a seguito<br />
della frattura.<br />
– l’asportazione della testa omerale <strong>in</strong>sieme ai frammenti ossei più piccoli.<br />
– la valutazione dell’<strong>in</strong>tegrità della cuffia dei rotatori e dell’<strong>in</strong>serzione dei suoi<br />
tend<strong>in</strong>i nelle tuberosità.<br />
– l’esposizione e la regolarizzazione dell’estremo prossimale della diafisi<br />
omerale per effettuare l’impianto dello stelo protesico.<br />
– il posizionamento della protesi (testa e stelo con impianto press-fit);<br />
– la s<strong>in</strong>tesi delle tuberosità, quando risulti possibile)per mezzo dei fili transossei.<br />
– l’immobilizzazione dell’arto <strong>in</strong> abduzione (a 30-45°) per le prime 4-5<br />
settimane, f<strong>in</strong>ché il processo alla consolidazione delle tuberosità non appare <strong>in</strong><br />
fase avanzata.