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8 empi <strong>di</strong> fraternità<br />
SERVIZIO BIBLICO<br />
<strong>di</strong> Franco<br />
Barbero<br />
Con la schiena <strong>di</strong>ritta<br />
Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere <strong>di</strong> coglierlo in fallo nei suoi <strong>di</strong>scorsi.<br />
Mandarono dunque a lui i propri <strong>di</strong>scepoli, con gli ero<strong>di</strong>ani, a <strong>di</strong>rgli: “Maestro sappiamo<br />
che sei veritiero e insegni la via <strong>di</strong> Dio secondo verità e non hai soggezione <strong>di</strong> nessuno<br />
perché non guar<strong>di</strong> in faccia ad alcuno. Dicci dunque il tuo parere: E’ lecito o no pagare il<br />
tributo a Cesare?”. Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: “Ipocriti, perché mi tentate?<br />
Mostratemi la moneta del tributo”. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò<br />
loro: “Di chi è questa immagine e l’iscrizione?”. Gli risposero: “Di Cesare”. Allora <strong>di</strong>sse<br />
loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è <strong>di</strong> Cesare e a Dio quello che è <strong>di</strong> Dio”. A<br />
queste parole rimasero sorpresi e, lasciatolo, se ne andarono (Mt 22, 15-22).<br />
Gesù, nel suo viaggio verso Gerusalemme,<br />
sta confrontandosi con la ferma opposizione<br />
dei capi religiosi e dei lacchè politici. I<br />
tre sinottici collocano questa pagina quando<br />
ormai si profila lo scontro finale.<br />
Con la consueta luci<strong>di</strong>tà, il Nazareno mette<br />
nel sacco i suoi “interlocutori” con una frase<br />
lapidaria: “Rendete a Cesare ciò che è <strong>di</strong><br />
Cesare e a Dio ciò che è <strong>di</strong> Dio”.<br />
Un travisamento <strong>di</strong>ffuso<br />
Da secoli ormai molti commentatori e interpreti<br />
leggono questo passo travisandolo e parlano<br />
dei rapporti tra Stato e Chiesa.<br />
La questione è altra: qui si parla <strong>di</strong> Cesare (=<br />
il potere politico) e <strong>di</strong> Dio.<br />
C’è qualcosa che dobbiamo al potere politico<br />
perché siamo citta<strong>di</strong>ni del mondo e non possiamo<br />
evadere, volare in cielo, <strong>di</strong>menticando i<br />
doveri <strong>di</strong> una citta<strong>di</strong>nanza attiva.<br />
Come collocarci davanti a “Cesare”, come<br />
assumere le nostre responsabilità, come <strong>di</strong>ssociarci<br />
o come collaborare?<br />
”Cesare” non è una “realtà astratta”, ma si<br />
incarna in persone e strutture profondamente<br />
<strong>di</strong>verse.<br />
Lo ve<strong>di</strong>amo ogni giorno. Pensate alla <strong>di</strong>fferenza<br />
che esiste tra Berlusconi, Trota e<br />
Napolitano.<br />
I cristiani non possono né ignorare né<br />
condannare a priori ogni potere. Esiste un<br />
“purismo angelico” che aborre ogni potere,<br />
Febbraio <strong>2012</strong><br />
che sogna illusoriamente una società senza<br />
potere, come esiste una cultura che promuove<br />
l’obbe<strong>di</strong>enza ad ogni potere.<br />
Una società ben organizzata ha bisogno <strong>di</strong><br />
poteri, <strong>di</strong> funzioni <strong>di</strong> governo.<br />
Il problema è la nostra capacità e responsabilità<br />
<strong>di</strong> fare i conti con il potere.<br />
Oggi spesso dobbiamo <strong>di</strong>re al Cesare politico<br />
italiano, ladro e corrotto, sporco e corruttore,<br />
il nostro <strong>di</strong>ssenso.<br />
Anzi contro queste forme <strong>di</strong> potere dobbiamo<br />
resistere e combattere per il cambiamento.<br />
La comunità cristiana, corresponsabile della<br />
vita della società in cui è inserita, deve anzi<br />
educare i suoi membri ad assumere laicamente<br />
responsabilità civili e politiche in modo<br />
onesto, a servizio del bene comune.<br />
La politica, infatti, è tutt’altro che “roba sporca”,<br />
ma può essere vissuta come servizio.<br />
Il qualunquismo del “sono tutti uguali” è una<br />
menzogna e manifesta il proprio <strong>di</strong>simpegno.<br />
Ognuno <strong>di</strong> noi è un “essere politico”, che può<br />
contribuire al bene comune.<br />
Nei giorni scorsi ho pubblicato sul mio blog<br />
uno scritto <strong>di</strong> Antonio Gramsci, un vero profeta<br />
laico, una stimolante pagina sulla in<strong>di</strong>fferenza<br />
in cui ci invita a prendere parte alla vita<br />
con “partecipazione”. Era il motto della scuola<br />
<strong>di</strong> Barbiana: “Me ne importa”.<br />
A “Cesare” darò il mio rifiuto quando è potere<br />
iniquo, ma preparare, scegliere ed eleggere<br />
uomini e donne giuste e amanti del bene