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febbraio 2012 - Tempi di Fraternità

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8 empi <strong>di</strong> fraternità<br />

SERVIZIO BIBLICO<br />

<strong>di</strong> Franco<br />

Barbero<br />

Con la schiena <strong>di</strong>ritta<br />

Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere <strong>di</strong> coglierlo in fallo nei suoi <strong>di</strong>scorsi.<br />

Mandarono dunque a lui i propri <strong>di</strong>scepoli, con gli ero<strong>di</strong>ani, a <strong>di</strong>rgli: “Maestro sappiamo<br />

che sei veritiero e insegni la via <strong>di</strong> Dio secondo verità e non hai soggezione <strong>di</strong> nessuno<br />

perché non guar<strong>di</strong> in faccia ad alcuno. Dicci dunque il tuo parere: E’ lecito o no pagare il<br />

tributo a Cesare?”. Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: “Ipocriti, perché mi tentate?<br />

Mostratemi la moneta del tributo”. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò<br />

loro: “Di chi è questa immagine e l’iscrizione?”. Gli risposero: “Di Cesare”. Allora <strong>di</strong>sse<br />

loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è <strong>di</strong> Cesare e a Dio quello che è <strong>di</strong> Dio”. A<br />

queste parole rimasero sorpresi e, lasciatolo, se ne andarono (Mt 22, 15-22).<br />

Gesù, nel suo viaggio verso Gerusalemme,<br />

sta confrontandosi con la ferma opposizione<br />

dei capi religiosi e dei lacchè politici. I<br />

tre sinottici collocano questa pagina quando<br />

ormai si profila lo scontro finale.<br />

Con la consueta luci<strong>di</strong>tà, il Nazareno mette<br />

nel sacco i suoi “interlocutori” con una frase<br />

lapidaria: “Rendete a Cesare ciò che è <strong>di</strong><br />

Cesare e a Dio ciò che è <strong>di</strong> Dio”.<br />

Un travisamento <strong>di</strong>ffuso<br />

Da secoli ormai molti commentatori e interpreti<br />

leggono questo passo travisandolo e parlano<br />

dei rapporti tra Stato e Chiesa.<br />

La questione è altra: qui si parla <strong>di</strong> Cesare (=<br />

il potere politico) e <strong>di</strong> Dio.<br />

C’è qualcosa che dobbiamo al potere politico<br />

perché siamo citta<strong>di</strong>ni del mondo e non possiamo<br />

evadere, volare in cielo, <strong>di</strong>menticando i<br />

doveri <strong>di</strong> una citta<strong>di</strong>nanza attiva.<br />

Come collocarci davanti a “Cesare”, come<br />

assumere le nostre responsabilità, come <strong>di</strong>ssociarci<br />

o come collaborare?<br />

”Cesare” non è una “realtà astratta”, ma si<br />

incarna in persone e strutture profondamente<br />

<strong>di</strong>verse.<br />

Lo ve<strong>di</strong>amo ogni giorno. Pensate alla <strong>di</strong>fferenza<br />

che esiste tra Berlusconi, Trota e<br />

Napolitano.<br />

I cristiani non possono né ignorare né<br />

condannare a priori ogni potere. Esiste un<br />

“purismo angelico” che aborre ogni potere,<br />

Febbraio <strong>2012</strong><br />

che sogna illusoriamente una società senza<br />

potere, come esiste una cultura che promuove<br />

l’obbe<strong>di</strong>enza ad ogni potere.<br />

Una società ben organizzata ha bisogno <strong>di</strong><br />

poteri, <strong>di</strong> funzioni <strong>di</strong> governo.<br />

Il problema è la nostra capacità e responsabilità<br />

<strong>di</strong> fare i conti con il potere.<br />

Oggi spesso dobbiamo <strong>di</strong>re al Cesare politico<br />

italiano, ladro e corrotto, sporco e corruttore,<br />

il nostro <strong>di</strong>ssenso.<br />

Anzi contro queste forme <strong>di</strong> potere dobbiamo<br />

resistere e combattere per il cambiamento.<br />

La comunità cristiana, corresponsabile della<br />

vita della società in cui è inserita, deve anzi<br />

educare i suoi membri ad assumere laicamente<br />

responsabilità civili e politiche in modo<br />

onesto, a servizio del bene comune.<br />

La politica, infatti, è tutt’altro che “roba sporca”,<br />

ma può essere vissuta come servizio.<br />

Il qualunquismo del “sono tutti uguali” è una<br />

menzogna e manifesta il proprio <strong>di</strong>simpegno.<br />

Ognuno <strong>di</strong> noi è un “essere politico”, che può<br />

contribuire al bene comune.<br />

Nei giorni scorsi ho pubblicato sul mio blog<br />

uno scritto <strong>di</strong> Antonio Gramsci, un vero profeta<br />

laico, una stimolante pagina sulla in<strong>di</strong>fferenza<br />

in cui ci invita a prendere parte alla vita<br />

con “partecipazione”. Era il motto della scuola<br />

<strong>di</strong> Barbiana: “Me ne importa”.<br />

A “Cesare” darò il mio rifiuto quando è potere<br />

iniquo, ma preparare, scegliere ed eleggere<br />

uomini e donne giuste e amanti del bene

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