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Musica ed architettura verso un approccio contemporaneo

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MUSICA E ARCHITETTURA<br />

VERSO UN APPROCCIO CONTEMPORANEO<br />

DI FRANCESCA GAROFALO CON LA COLLABORAZIONE<br />

DELL’ARCH. G. DI BENEDETTO<br />

1


INDICE<br />

INTRODUZIONE 3<br />

MUSICA E ARCHITETTURA : APPROCCIO CONTEMPORANEO 5<br />

IL NUOVO PUBBLICO E I NUOVI LUOGHI PER LA NUOVA MUSICA 7<br />

I LUOGHI NATI PER LA MUSICA 10<br />

• SPAZIO MUSICALE PER L’OPERA PROMETEO<br />

I NON LUOGHI RIADATTATI ALLA MUSICA 13<br />

• AUDITORIUM PAGANINI, PARMA<br />

I NON LUOGHI NATI PER LA MUSICA 19<br />

• IL WIRELESSMOREMUSIC A SPOLETO<br />

• IL CRETTO DI GIBELLINA<br />

CONCLUSIONI 25<br />

2


INTRODUZIONE<br />

Il reale p<strong>un</strong>to d'incontro fra musica e <strong>architettura</strong> si risolve con <strong>un</strong>a vera e propria<br />

tipologia compositiva solo alla metà del XIX sec.<br />

Prima di allora ness<strong>un</strong>o studio, specificatamente metodologico-progettuale, aveva mai<br />

previsto la costituzione di locali adatti all’ascolto o per uso teatrale.<br />

Soltanto nel rinascimento, con l’intento di rievocare la sacralità del teatro greco e delle<br />

trag<strong>ed</strong>ie, si compiono dei notevoli sforzi nell’adattare dei luoghi che potessero accogliere<br />

il pubblico in quella partecipazione aulica che fu propria dell’antichità.<br />

Non a caso il melodramma, convogliando l’esperienza dell’ascolto con quella<br />

dell’aggregazione sociale, nasce a Firenze nel 1594 con la rappresentazione de La favola<br />

di Dafne di Ottavio Rinuccini, opera che fa rivivere la trag<strong>ed</strong>ia greca attra<strong>verso</strong> il canto e<br />

la recitazione. Ciò che accade principalmente per la recitazione e il canto non può però<br />

essere confermato in ambito musicale e soprattutto strumentale. La musica, sino al<br />

settecento, v<strong>ed</strong>e relegato il suo ruolo di sottofondo nelle taverne, nelle fiere cittadine o<br />

nei giardini di corte e soltanto nell’Inghilterra del XVIII sec. la massoneria londinese<br />

inizia ad alimentare <strong>un</strong>a nascente cultura concertistica se pur nelle sue più primitive<br />

asserzioni. È ovvio però che con il cambiamento del panorama musicale si deve<br />

affrontare <strong>un</strong> più moderno <strong>approccio</strong>, della società dei tempi, rispetto a queste nuove<br />

tematiche compositive musicali. Il classicismo del melodramma si trasmuta nella serietà<br />

con cui si partecipa alle manifestazioni e parallelamente fonda i principi sulla quale<br />

nacquero i primi teatri. Non si può ancora parlare di primo raffronto tra musica e<br />

<strong>architettura</strong> bensì di rapporto fra spettacolo e <strong>architettura</strong>.<br />

Indubbiamente in questo periodo <strong>un</strong> esempio significativo è dato dalla nascita del primo<br />

teatro stabile, il Teatro Olimpico di Palladio a Vicenza (1585), sia per le specifiche<br />

conformazioni spaziali, nella<br />

volontà di creare <strong>un</strong>o spazio che<br />

accogliesse <strong>un</strong> evento<br />

istituzionalizzato, sia per il<br />

rigorismo in cui solo <strong>un</strong> elité si<br />

immergeva nella rappresentazione<br />

teatrale. Il rapporto scena-pubblico e<br />

d<strong>un</strong>que la frontalità a cui si<br />

demanda, porrà da quel momento,<br />

ma fino all’avvento della musica<br />

4


contemporanea, <strong>un</strong>o dei principi fondatori del processo metodologico progettuale di tutti i<br />

nuovi spazi che nasceranno per la musica. Questi stessi spazi però hanno ragione di<br />

esistere solo se esiste <strong>un</strong> pubblico disponibile ad ascoltare musica e come tali devono<br />

rispondere a delle esigenze progettuali derivanti da volontà fruitive differenti nel tempo,<br />

che viaggiano d<strong>un</strong>que parallelamente ai cambiamenti sociali <strong>ed</strong> economici di <strong>un</strong>’intera<br />

società. È proprio in queste ultime affermazioni che si basano i temi e gli obbiettivi di<br />

questa ricerca.<br />

MUSICA E ARCHITETTURA : APPROCCIO CONTEMPORANEO<br />

Questa ricerca tenta di analizzare il rapporto fra musica e pubblico, nelle sue più svariate<br />

manifestazioni ma soprattutto nei più svariati luoghi, considerando che musica e<br />

<strong>architettura</strong>, queste due discipline così diverse per tipi di manifestazioni, hanno visto<br />

rappresentarsi vicendevolmente nel tempo in <strong>un</strong>a sempre più accurata ricerca<br />

interdisciplinare che ne ha costituito elementi nuovi per nuovi spazi architettonici e per<br />

<strong>un</strong> nuovo tipo di ascolto musicale. Oggigiorno il “pubblico musicale” si avvale dei più<br />

moderni dispositivi per l'ascolto (CD, lettori musicali, internet, ecc.) facendo sì che<br />

divenga sempre più labile l'esigenza della composizione di <strong>un</strong> vero e proprio spazio<br />

destinato alla musica sia per le sue più tradizionali manifestazioni che per le più moderne.<br />

Sono stati d<strong>un</strong>que dilatati i confini per la definizione di “luogo” della e per la musica.<br />

Cito testualmente da MUSICA E ARCHITETTURA: note per la progettazione di spazi per<br />

lo spettacolo di M.C. Forlani che ><br />

È proprio su questa nuova e non più tradizionale fruizione della musica e degli spazi<br />

rivolti ad essa che si basano parte delle nuove ricerche concettuali sul rapporto fra musica<br />

e <strong>architettura</strong>. Di fatto esiste, sin dai primi luoghi deputati alla musica o meglio<br />

all'ascolto, <strong>un</strong> rapporto tra pubblico e tipo di musica e tra quest'ultima e luogo.<br />

Quest'ultimo legame, negli ultimi decenni e con l'avvento della musica contemporanea,<br />

elettronica e computerizzata, è stato messo in discussione dall'utilizzo di spazi chiamati<br />

“non luoghi” (piazze, strade, centri commerciali, sale d’attesa, ecc.) dove si v<strong>ed</strong>e<br />

disgregato il concetto tradizionale di pubblico, orchestra, scena e tempi della musica.<br />

I nuovi luoghi non hanno più margini precisi, sono sistemi che variano nel tempo<br />

rendendosi autonomi rispetto ad <strong>un</strong> programma mirato all’ascolto. Negli ultimi decenni,<br />

anche in campo musicale, è cresciuto il concetto di provvisorietà e reversibilità, da non<br />

5


confondere con la reversibilità acustica legata alla polif<strong>un</strong>zionalità che demarca la nuova<br />

concezione progettuale per gli auditorium. Alla polif<strong>un</strong>zionalità si affianca il bisogno di<br />

addizionare, alle polivalenti sale per l’ascolto, nuovi spazi ricettivi per i nuovi poli<br />

musicali. Questi nuovi “parchi della musica” non nascono solo per la musica, ma fanno<br />

parte di <strong>un</strong> progetto più vasto a scala urbana legato ad <strong>un</strong> più moderno concetto di<br />

macroterritorialità.<br />

Gli <strong>ed</strong>ifici per la musica, si<br />

differenziano tra loro non per criteri<br />

tipologici ma per la loro<br />

destinazione musicale.<br />

La loro forma specifica prescinde<br />

dal ruolo per la quale vengono<br />

progettati, cioè quello di<br />

assecondare <strong>un</strong> programma e <strong>un</strong><br />

calendario di eventi<br />

specificatamente particolareggiato.<br />

Naturalmente la diversificazione del<br />

programma musicale ha dato luogo<br />

a soluzioni progettuali differenti, molteplicità architettonica, per sopperire<br />

a tutte quelle domande legate al risvolto acustico. La “specializzazione<br />

acustica” d<strong>un</strong>que, mette in evidenza il bisogno di <strong>un</strong>a scelta mirata e<br />

calibrata della forma delle sale già prima della loro dimensione in relazione<br />

alla capienza e alla polivalente destinazione, dall’uso dei materiali in<br />

relazione ai tempi di riverberazione che ne rendono ottimale l’acustica<br />

Frank O. Gehry & Partners, WALT DISNEY CONCERT HALL, Los Angeles<br />

Renzo Piano Building Workshop, PARCO DELLA MUSICA, Roma<br />

6


all’interno della sale. Sulla reversibilità e sulla provissorietà invece, i nuovi “territori<br />

musicali” talvolta prescindono dall’interattività che dovrebbe coesistere con la specificità<br />

dell’opera da rappresentare. Del resto però questa scissione è parallelamente affiancabile<br />

ai nuovi percorsi musicali. Nascono nuovi spettacoli musicali e di fatto si definiscono<br />

nuovi spazi per <strong>un</strong> nuovo bacino d'utenza che v<strong>ed</strong>e la musica come elemento aggregativosociale<br />

e non più come specchio di <strong>un</strong> contesto socio-politico ben definito e demarcato da<br />

<strong>un</strong>’elité come <strong>un</strong>ica beneficiaria. La musica diviene d<strong>un</strong>que elemento fondante e<br />

fondatore per l'identità di questi “non luoghi” mutandone d<strong>un</strong>que la natura e il carattere.<br />

Sono luoghi totalmente estranei al tradizionalismo acustico, che possono divenire luoghi<br />

dove vivere e gioire d’esperienze sensoriali <strong>un</strong>iche. Un esempio può essere dato dalla<br />

fruizione d’impianti sportivi e piazze pubbliche come luoghi deputati per <strong>un</strong>a specifica<br />

manifestazione. Lo spettacolo infatti, se non è istituzionalizzato, non necessita di <strong>un</strong><br />

luogo specifico per la sua realizzazione soprattutto quando si è consapevoli della portata<br />

dell'evento e di come questo influenzi <strong>un</strong> certo tipo di ascoltatori.<br />

IL NUOVO PUBBLICO E I NUOVI LUOGHI PER LA NUOVA MUSICA<br />

Il popolo della musica, gli ascoltatori, negli ultimi anni si è visto diversificarsi poiché si<br />

stanno sempre più frammentando i “generi” musicali, è ovvio d<strong>un</strong>que che sono aumentate<br />

esponenzialmente le categorie degli ascoltatori e il tempo che esse spendono nell’ascolto.<br />

Secondo <strong>un</strong>’indagine effettuata dall’istituto di ricerca GPF per conto dell’ SCF ( Società<br />

Consorzio Fonografici) tra gli utenti del web, in Italia si ascoltano in m<strong>ed</strong>ia sessanta<br />

minuti di musica al giorno, con <strong>un</strong> picco di settantadue nel Sud e nelle Isole.<br />

Dato ancora più rilevante se sovrapposto all'ascolto attra<strong>verso</strong> altri canali: radio o web<br />

radio (52 minuti), navigazione in internet (99 minuti). L'84% ascolta musica da solo, il<br />

16% rimanente in compagnia, il mezzo più diffuso è il lettore mp3 (27%).<br />

7


Insomma, <strong>un</strong> modo per emozionarsi <strong>ed</strong> esprimere la propria identità, più che <strong>un</strong> mezzo di<br />

aggregazione. La musica resta <strong>un</strong> fenomeno sociale, ma cambiano le forme di<br />

condivisione dell'ascolto: l'accento si sposta dal possesso di brani all'esperienza della<br />

musica, in <strong>un</strong> contesto in cui i concerti (circa <strong>un</strong>o al mese, con spesa intorno ai 50 euro)<br />

diventano "eventi-cerniera" tra ordinario e straordinario. In altri termini, sono accessibili<br />

come tutti i passatempi quotidiani ma si amano come le occasioni speciali.<br />

Approssimativamente è possibile stimare che il 91% degli intervistati ritenga la musica<br />

come bene primario capace di migliorare la qualità della vita. E su questa affermazione<br />

che si basa la sempre più incalzante crescita dei “non luoghi” per la musica. Di fatto la<br />

musica diffusa negli spazi pubblici è considerata gradita soprattutto in contesti<br />

commerciali come gli shopping center (72% degli intervistati), oppure i luoghi legati al<br />

tempo libero come bar e locali (78%), palestre (76%) e centri benessere (70%).<br />

Particolare significativo è la richiesta di <strong>un</strong> incremento di musica negli spazi di transito<br />

<strong>ed</strong> attesa, nei "non luoghi" che costellano la vita di tutti i giorni. Il 75% degli intervistati<br />

vorrebbe ascoltarne nelle sale d’attesa degli aeroporti e stazioni, il 72% in quelle degli<br />

studi m<strong>ed</strong>ici <strong>ed</strong> il 67% mentre viaggia in treno. Su questi dati si potrebbe veicolare <strong>un</strong><br />

parallelismo tra la musica e la qualità della vita e su quest’ultima e gli spazi pubblici<br />

come “non luoghi”. All’interno di <strong>un</strong>o spazio pubblico, qual<strong>un</strong>que esso sia, è ovvio però<br />

che si debba facilitare e non imp<strong>ed</strong>ire i comportamenti sociali, <strong>un</strong> so<strong>un</strong>d-scape non<br />

adeguatamente calibrato potrebbe d<strong>un</strong>que divenire invasivo e controproducente per i<br />

normali processi sociali che si sviluppano in <strong>un</strong>a piazza o in <strong>un</strong>a sala d’attesa ad esempio.<br />

La musica d<strong>un</strong>que non può essere ricondotta a semplice sottofondo né tanto meno può<br />

riempire <strong>un</strong>a società già satura di com<strong>un</strong>icazioni, benché le orecchie rispetto agli occhi<br />

non hanno difese. È d<strong>un</strong>que necessaria <strong>un</strong>a progettazione interdisciplinare a monte che<br />

coinvolga architetti, urbanisti, so<strong>un</strong>d designer. Nasce l’esigenza di assoggettare questi<br />

spazi ad <strong>un</strong>a più attenta e consapevole progettazione, da qui il bisogno di costituire nuove<br />

discipline, come il so<strong>un</strong>d design, che affrontino le problematiche legate al comfort<br />

sonoro. I “non luoghi” infatti talvolta, vengono calibrati acusticamente per i diversi<br />

generi musicali e le diverse manifestazioni. Nonostante la versatilità della musica e delle<br />

infinite “postazioni” dove viverla, è necessaria <strong>un</strong>a sempre e più precisa ricerca tecnicometodologica<br />

perché non si aggi<strong>un</strong>ga ulteriore chiasso al contesto urbano. Gli spazi della<br />

musica devono variare e plasmarsi in base ai cambiamenti sociali e storici, in base alla<br />

qualità <strong>ed</strong> alla quantità del pubblico ma anche in relazione al cambiamento del prodotto<br />

musicale. Il prodotto musicale o anche genere o tipo musicale, nella più recente ricerca<br />

metodologico progettuale, diviene elemento e principio cardine sulla quale ruotano le<br />

8


variazioni tipologico-compositive ma soprattutto l'interdisciplinarietà richiesta nella<br />

costituzione dell'<strong>architettura</strong> per la musica. Si fa riferimento agli studi condotti<br />

dall'ingegneria acustica, meccanica, all'illuminotecnica e sul microclima, per citarne solo<br />

alc<strong>un</strong>i, che evidenziano la complessità dell'aspetto dinamico del processo progettuale.<br />

Gli obbiettivi di questa ricerca cercano d<strong>un</strong>que di concretizzare <strong>un</strong>o studio sospeso tra<br />

l’immateriale e il materiale, cercando di legare al soggettivismo delle esperienze<br />

sensoriali, legate alla musica, l’oggettivismo dei luoghi in cui queste prendono vita.<br />

Questo stesso oggettivismo ha concretizzato <strong>un</strong>a diversificazione <strong>ed</strong> <strong>un</strong>a analisi critica<br />

concependo tre differenti categorie di spazi per la musica: quelli nati per essa; quelli che<br />

si adattano, provenendo da <strong>un</strong> sostrato differente; i non luoghi (adatti, adattati e non)<br />

risposta di <strong>un</strong>a crescente presenza della musica nella vita quotidiana.<br />

9


I LUOGHI NATI PER LA MUSICA<br />

10


SPAZIO MUSICALE PER L’OPERA PROMETEO<br />

Autore: Renzo Piano Building Workshop<br />

Luogo: Venezia e Milano 1983-1984, Italia<br />

L'obiettivo principale di questo progetto fu quello<br />

di costituire <strong>un</strong>o spazio musicale che sconvolgesse<br />

il concetto e l'organizzazione spaziale tradizionale<br />

di <strong>un</strong>a sala per la musica, considerando il modo in<br />

cui l'opera di Luigi Nono “ Prometeo. Trag<strong>ed</strong>ia<br />

dell'ascolto” prev<strong>ed</strong>esse <strong>un</strong>a stretta coesione tra la<br />

musica contemporanea e il luogo deputato ad<br />

accoglierla. La prima esecuzione del Prometeo<br />

risale alla Biennale di Venezia del 25 settembre<br />

1984. Lo spazio d'ascolto prescelto fu molto<br />

particolare e degno di nota per le implicazioni sul<br />

piano compositivo dell'opera.<br />

Innanzitutto non si trattava della composizione di <strong>un</strong>a tradizionale sala da concerto ma di rispondere ad <strong>un</strong><br />

esigenza ben precisa, cioè quella di allocare all’interno di <strong>un</strong>a chiesa sconsacrata e completamente vuota di<br />

Venezia, la chiesa di San Lorenzo, <strong>un</strong>o spazio che si plasmasse con la musica attra<strong>verso</strong> <strong>un</strong>a nuova strategia<br />

architettonica. Del resto, questo progetto, è specchio di <strong>un</strong> percorso evoluzionistico del rapporto tra musica e gli<br />

spazi architettonici dove quest'ultimi hanno influenzato la musica stessa. È pur vero però, che con<br />

l'avanzamento delle tecniche costruttive e con la crescita della tecnologia in campo acustico, sono oggi i<br />

compositori ad imporre <strong>un</strong>o spazio preciso dove dar vita alle loro partiture, <strong>un</strong>o spazio strumento al servizio<br />

della musica. Il progetto per il Prometeo si articola d<strong>un</strong>que all'interno di <strong>un</strong> ambiente che non f<strong>un</strong>ge solo da<br />

scena ma anche da sala, da scenografia e da cassa di risonanza, dove gli spettatori, posti al centro, vengono<br />

circondati dai musicisti che si affacciano dalle gallerie laterali. C' è <strong>un</strong> involucro quadrangolare ma con le pareti<br />

leggermente convesse, come il fasciame di <strong>un</strong>' enorme barca o di <strong>un</strong> mandolino o di <strong>un</strong>a cassa armonica<br />

elementare. Le pareti non sono costruite interamente e il tutto è sospeso come su <strong>un</strong> cuscino d' aria a tre metri<br />

d' altezza dal suolo, così da conservare <strong>un</strong>’immagine distinta fra luogo storico che accoglie il nuovo progetto.<br />

11


Per lo svolgimento della rappresentazione e per consentire ai membri e al coro di seguire il direttore<br />

d’orchestra, mentre si muovono tra le gallerie e le passerelle, la sala è stata dotata di <strong>un</strong> sistema di direzione<br />

multipla costituita da schermi video.<br />

asimmetricamente ai quattro angoli della struttura e a diverse<br />

altezze) e la diffusione elettroacustica multicanale dei suoni<br />

prodotti dalle voci e dai solisti che vengono manipolati e<br />

moltiplicati elettronicamente dal vivo con varie tecniche. È <strong>un</strong><br />

nuovo concept nell’interpretazione della musica contemporanea<br />

in cui, oltre alle mutazioni del linguaggio musicale del '900 e<br />

l'avvento della tecnologia elettronica, si è favorita la nascita di<br />

<strong>un</strong>a nuova figura di musicista e dello spazio architettonico.<br />

12<br />

Lo concettualità di quest’opera e la modernità<br />

con cui l’architetto ne risolve i problemi<br />

interpretativi e di gestione fruizionale fanno si,<br />

che intorno agli spettatori, si perda la<br />

tradizionale ”frontalità” imposta dall’asse<br />

scena-pubblico. In Prometeo troviamo infatti,<br />

l'interazione fra la composizione spaziale dei<br />

suoni acustici dell'orchestra (suddivisa in<br />

quattro gruppi posti<br />

L’ambiente esecutivo muta, perché mutano gli strumenti per l’esecuzione, a quelli classici vengono aggi<strong>un</strong>ti<br />

software e hardware che ne reinterpretano f<strong>un</strong>zione e ruolo. Gli elementi principali fondanti di progettazione<br />

sono ormai le tecniche di elaborazione del suono e l’ergonomia degli ambienti è d<strong>un</strong>que sincronizzata in loro<br />

f<strong>un</strong>zione come nel caso del Prometeo.<br />

APPROFONDIMENTI BIBLIOGRAFICI:<br />

Renzo Piano Building Workshop.<br />

Architettura&<strong>Musica</strong> - Sette cantieri per la musica:<br />

dall’IRCAM di Parigi all’Auditorium di Roma,<br />

di Pier F<strong>ed</strong>erico Caliari, Milano 2002.<br />

Renzo Piano Building Workshop.<br />

Opera Completa, di Peter Buchanan, Londra 2003


I NON LUOGHI RIADATTATI ALLA MUSICA<br />

13


AUDITORIUM PAGANINI<br />

AUTORE: RENZO PIANO BUILDING WORKSHOP<br />

LUOGO: PARMA 1999-2001, ITALIA<br />

L'auditorium progettato dall'architetto Renzo Piano fa parte di <strong>un</strong> progetto di<br />

restauro e di riuso di alc<strong>un</strong>i <strong>ed</strong>ifici della città di Parma che negli ultimi decenni<br />

del '900, con l'introduzione dei nuovi processi industriali, vengono abbandonati<br />

divenendo margine non più vissuto di <strong>un</strong> percorso quotidiano cittadino.<br />

L'intero stabilimento industriale, denominato talvolta “vuoto” urbano, accoglie<br />

l'<strong>ed</strong>ificio per il nuovo auditorium.<br />

La s<strong>ed</strong>e dello zuccherificio Eridania, costruita nel 1899 e dismessa nel 1968, è<br />

caratterizzata da <strong>un</strong>a forte permanenza volumetrica, risulta d<strong>un</strong>que evidente,<br />

sin dalle prime indagini, che l’agglomerato denoti <strong>un</strong>a grande potenzialità e<br />

reversibilità degli spazi interni oltre che di poss<strong>ed</strong>ere <strong>un</strong>'immagine simbolica e<br />

peculiare di <strong>un</strong>a determinata porzione urbana della città.<br />

D<strong>un</strong>que il progetto di Renzo Piano e naturalmente del com<strong>un</strong>e di Parma, può<br />

rientrare nel cosiddetto ciclo di riqualificazione delle aree dismesse che aveva<br />

già visto altre città come Torino, Genova, Milano e Venezia, per citarne solo<br />

alc<strong>un</strong>e, confrontarsi con questo difficile argomento che v<strong>ed</strong>e il nuovo<br />

inserimento all’interno di <strong>un</strong> più moderno sistema urbano di elementi divenuti<br />

14


col tempo estranei ad esso. Nella maggior parte dei casi, infatti, questi progetti di riqualificazione sono finalizzati<br />

sia al superamento del degrado gravante sulle aree di progetto sia sulla volontà di collocare nuove e più<br />

appropriate f<strong>un</strong>zioni capaci di determinare moderni poli attrattivi delle città in cui sorgono. Non a caso negli<br />

15<br />

stessi anni, in cui il com<strong>un</strong>e di Parma<br />

provv<strong>ed</strong>e a tutte queste opere strategiche di<br />

“riordino” dei siti industriali dismessi, in<br />

Italia diventa sempre più incalzante il<br />

dibattito che v<strong>ed</strong>e incrementare la necessità e<br />

l'importanza di piani regolatori come<br />

strumenti prescrittivi di metodo e di adesione<br />

ad <strong>un</strong> programma più concreto rivolto alle<br />

necessità di ogni città.<br />

Il programma di riqualificazione di questa<br />

imponente area compresa tra la via Emilia, la<br />

via Barilla e la via Toscana, propone<br />

complessivamente la valorizzazione non solo dell'esistente ma di <strong>un</strong> percorso storico di integrazione visiva e<br />

sociale con il resto della città di Parma. L'intero stabilimento però, con la disposizione dei suoi vari corpi di<br />

fabbrica, fornisce già la distribuzione dei nuovi spazi e dei nuovi servizi, dalla sala della musica, agli spazi di<br />

servizio fino agli impianti tecnici.<br />

Non a caso, nelle volontà dell'architetto, il grande contenitore che accoglie l'auditorium, è pensato per metà<br />

opaco e per metà trasparente, completamente permeabile di giorno, con il suo sistema a cannocchiale e fulcro<br />

visivo, la notte, all'interno del giardino circostante.<br />

Lo spazio rettangolare principale, che dopo l’intervento si trasformerà in auditorium, sembra essere già<br />

pr<strong>ed</strong>isposto e in modo perfettamente congeniale alla nuova destinazione f<strong>un</strong>zionale, di fatto le dimensioni e le<br />

proporzioni sono vicine al rapporto ottimale per l’acustica ,1x1x2.<br />

È ovvio che i problemi maggiori sono nati al momento di configurare e trasformare <strong>un</strong>a parte di <strong>un</strong>o<br />

zuccherificio in <strong>un</strong>a efficiente “scatola acustica”.<br />

Per questo motivo Renzo Piano, per la consulenza acustica, si fa affiancare, dopo il progetto della sala del<br />

Lingotto, dallo stesso Helmut Müller.Vengono mantenuti i grossi muri perimetrali in muratura che divengono<br />

testimonianza della pesantezza e del possente tradizionalismo tipologico industriale dei primi del ‘900.<br />

Resta inalterata d<strong>un</strong>que l’originale conformazione costituita da muri in laterizio alleggeriti da tre ordini di<br />

finestre molto ampie, che in passato garantivano il ricambio d’aria all’interno degli ambienti.


Per consentire <strong>un</strong>a nuova fruizione visiva dell’impianto, conformato alla nuova destinazione d’uso, vengono<br />

eliminate le pareti di tamponamento trasversali, che dividevano le varie sezioni lavorative della fabbrica,<br />

sostituendole con tre grandi pareti vetrate che consentono <strong>un</strong> continuum ottico col paesaggio circostante.<br />

È ovvio che l'architetto abbia lavorato per<br />

sottrazioni costituendo <strong>un</strong> volume <strong>un</strong>ico la cui<br />

suddivisione è resa fortemente labile dalla<br />

presenza di queste nuove pareti vetrate, orientate<br />

e sagomate per le traiettorie acustiche, che ne<br />

dividono le zone principali: la sala e il foyer.<br />

Questi accorgimenti fanno apparire il residuato<br />

storico come muto contenitore di <strong>un</strong>a nuova<br />

interpretazione dei suoi spazi organizzati secondo<br />

le nuove esigenze istituzionali.<br />

Esigenze legate ad <strong>un</strong>a interpretazione degli spazi<br />

per la musica e di come le nuove generazioni ne<br />

interpretano il rapporto.<br />

L'ingresso pubblico, aperto <strong>verso</strong> il parco, è posto<br />

l<strong>un</strong>go l'asse longitudinale dell'<strong>ed</strong>ificio, è<br />

successivo ad <strong>un</strong> primo spazio, protetto dalla<br />

copertura, che m<strong>ed</strong>ia il passaggio dall'interno<br />

all'esterno dell'auditorium.<br />

La sala rettangolare, successiva al foyer a doppia<br />

16<br />

Particolare dell’ingresso con la scala di accesso al foyer.


altezza l<strong>un</strong>ga all’incirca 90 metri contiene in<br />

totale 780 posti <strong>ed</strong> è dotata di sofisticati impianti<br />

tecnologici e acustici che ne assicurano la<br />

massima f<strong>un</strong>zionalità.<br />

Nonostante la presenza di ampie superfici vetrate<br />

l’isolamento acustico è garantito da pannelli<br />

acustici in vetro e legno, collocati all’interno, che<br />

permettono <strong>un</strong> ascolto ottimale in tutti i p<strong>un</strong>ti<br />

della sala.<br />

Il tetto dell’intero <strong>ed</strong>ificio è in rame pretrattato<br />

sostenuto da nuove capriate metalliche.<br />

All’interno della sala, sospesi sulla zona del<br />

palco, dei riflettori acustici orientabili in rovere si<br />

ancorano alle nuove capriate attra<strong>verso</strong> dei tiranti<br />

in acciaio.<br />

Questi elementi, largamente usati nella<br />

configurazione acustica dei più moderni<br />

auditorium, hanno il compito di riflettere<br />

l’energia sonora proveniente dall’orchestra.<br />

Lo stesso Piano ha disegnato le poltrone, a partire<br />

dalla loro struttura interna, per ricavare <strong>un</strong><br />

migliore rendimento acustico della sala.<br />

La struttura in faggio, ricoperta da poliuretano<br />

espanso e rivestita in velluto, è disegnata in modo<br />

tale da rendere minima, dal p<strong>un</strong>to di vista<br />

dell’assorbimento delle propagazioni sonore, la<br />

differenza tra situazioni in cui la sala risulti essere<br />

piena o vuota.<br />

Le vetrate, intervallate in altezza da travi<br />

orizzontali di controvento utilizzate anche come<br />

passerelle tecniche, sono costituite da deflettori<br />

metallici e talvolta schermate da tendaggi di<br />

diversa natura in relazione al grado di isolamento<br />

acustico richiesto.<br />

Tutti gli interventi e gli accorgimenti, che hanno<br />

17<br />

Le grandi vetrate della sala costituiscono <strong>un</strong> continuum con l’esterno<br />

Particolare dei riflettori acustici in rovere sulla zona del palco.<br />

Particolare delle vetrate orientabili poste sulle passerelle tecniche della sala.


18<br />

dato vita ad <strong>un</strong> nuovo spazio sociale e culturale, derivano<br />

da <strong>un</strong> approfondito studio interdisciplinare che ha<br />

permesso che <strong>un</strong> “non luogo”divenisse macchina<br />

efficiente per la musica. Questo progetto di<br />

riqualificazione non si è dipanato soltanto attra<strong>verso</strong> <strong>un</strong><br />

aggiornamento tipologico all’interno di <strong>un</strong> programma di<br />

riuso di aree dimenticate dalla collettività, ma ha<br />

oltremodo analizzato non solo i caratteri morfologici e<br />

territoriali di <strong>un</strong> margine cittadino ma anche le sue<br />

potenzialità rappresentative, economiche e sociali, in <strong>un</strong>ione ad <strong>un</strong> programma f<strong>un</strong>zionale specifico per le nuove<br />

necessità sinergiche tra il fruitore e il manufatto. I processi di cambiamento, improntati sulla salvaguardia della<br />

sacralità del manufatto e del contesto in cui è immerso, hanno dato luogo ad <strong>un</strong>a permeabilità spaziale molto<br />

distante dai più tradizionali rapporti tra spazio per la musica, genere musicale e pubblico.<br />

Le potenzialità tecnologico-acustiche vengono definite caratterizzando <strong>un</strong>a moderna polif<strong>un</strong>zionalità della<br />

scatola acustica. Il concetto di scena è snaturato dalla presenza di <strong>un</strong>a superficie vetrata, il fondale d<strong>un</strong>que si<br />

plasma con le ore del giorno, col cambiamento delle stagioni e con gli eventi climatici.<br />

L'auditorium Paganini d<strong>un</strong>que, con le sue peculiari scelte formali, tecnico e metodologiche, v<strong>ed</strong>e lo spettatore<br />

sospeso tra il tradizionalismo fruitivo delle sale da concerto <strong>ed</strong> <strong>un</strong> nuovo concetto di adesione formale di <strong>un</strong><br />

piano motivato alla riconfigurazione di <strong>un</strong>o spazio che rinasce per e con la musica.<br />

APPROFONDIMENTI BIBLIOGRAFICI:<br />

Renzo Piano. La fabbrica della musica. L'auditorium Paganini nella città di Parma,<br />

di Irace Fulvio, Basilico Gabriele, Rossi Sauro, Milano 2002.<br />

Renzo Piano Building Workshop. Architettura&<strong>Musica</strong> - Sette cantieri per la musica:<br />

dall’IRCAM di Parigi all’Auditorium di Roma, di Pier F<strong>ed</strong>erico Caliari, Milano 2002.


I NON LUOGHI NATI PER LA MUSICA<br />

19


WIRELESSMOREMUSIC<br />

Autore: associazione GBang<br />

Luogo: Spoleto 2008, Italia<br />

L’evoluzione della tecnologia ha determinato <strong>un</strong>a<br />

notevole crescita dei sistemi informatici soprattutto<br />

nell’ultimo ventennio, anche se i primi congegni<br />

elettronici, talvolta di grande precisione e<br />

complessità, esistono già nel XVII sec.<br />

Il primo calcolatore elettronico, infatti, risale al<br />

1637 e fu ideato dal matematico e filosofo francese<br />

Blaise Pascal.<br />

Dalle sch<strong>ed</strong>e perforate dei primi telai per tessitura automatizzati sino ai giganteschi<br />

calcolatori militari degli anni quaranta, la tecnologia, oltre a progr<strong>ed</strong>ire legandosi<br />

esclusivamente alla ricerca, inizia a rispondere alle esigenze di <strong>un</strong> pubblico sempre più<br />

vasto. Fattori legati all’economia sviluppano <strong>un</strong>a moderna coesione fra il mondo<br />

dell’informatica e quello della vita quotidiana. Il primo personal computer prodotto<br />

dall’IBM nel 1981 denota, infatti, <strong>un</strong>a crescita esponenziale di questo settore in tutti i<br />

campi, ma primo fra tutti in campo musicale benché l’informatica ha indubbiamente<br />

contribuito a rendere accessibile <strong>un</strong> elemento considerato bene capace di migliorare la<br />

vita. Il WireLessMore<strong>Musica</strong>, (legare più o meno con la musica) ha posto degli scenari<br />

cittadini come sfondo per <strong>un</strong> evento ludico che ha avuto la caratteristica di costituire <strong>un</strong><br />

metaforico parallelismo fra spazio aperto e spazio chiuso, quello della discoteca. La<br />

manifestazione Spoletina ha infatti coeso questi due mondi: quello della musica e quello<br />

dell’informatica avendo come sfondo alc<strong>un</strong>e fra le più importanti piazze della città.<br />

La musica d<strong>un</strong>que è la protagonista assoluta insieme al sistema Wireless, che in<br />

informatica identifica tutti quei dispositivi elettronici che non fanno uso di cavi.<br />

Un evento innovativo, che è stato promosso sia dal com<strong>un</strong>e della città che dall'azienda<br />

GBang. Gli scenari pubblici si sono trasformati, nell’occasione, in grandi discoteche a<br />

cielo aperto, dando la possibilità ai cittadini e non, di vagare per il centro storico vivendo<br />

a pieno la passione per il ballo e per la musica immergendosi in questo particolare<br />

“silenzio” generato dalla totale assenza di musica se non in cuffia. Una particolarità e<br />

stata quella di suddividere in generi musicali alc<strong>un</strong>e zone del centro storico di Spoleto<br />

20


infatti, nelle location più suggestive della città, per 24 ore, i DJ hanno suonato i dischi<br />

direttamente in cuffia e i migliori VJ hanno mixato video <strong>ed</strong> immagini a tempo di musica,<br />

costituendo atmosfere differenti per genere e gusto musicale. La caratteristica dell'evento<br />

è stata quella di pr<strong>ed</strong>isporre dei luoghi congeniali alla portata della manifestazione, dei<br />

luoghi strategici e nevralgici, se pur nella loro diversità urbana, capaci di costituire <strong>un</strong><br />

percorso a tappe all’interno del sistema storico e architettonico cittadino; dal Chiostro di<br />

San Nicolò, alla Chiesa San Simone, la Terrazza, i Giardini sino alla Rocca Albornoziana.<br />

Questa manifestazione ha consentito d<strong>un</strong>que di vivere in modo di<strong>verso</strong> e stravolgendo il<br />

concetto di quello che sarebbe stato soltanto <strong>un</strong> semplice itinerario turistico della città.<br />

21


IL CRETTO<br />

Autore: Alberto Burri<br />

Luogo: Ghibellina 1984, Italia<br />

Quest' opera fa parte di <strong>un</strong> maestoso<br />

progetto di rinascita, il dream in<br />

progress, fortemente voluto dalle<br />

autorità locali e dalla popolazione<br />

stessa della città di Ghibellina. Si<br />

colloca fra le opere più importanti nelle<br />

volontà di ricostruire <strong>un</strong>a nuova<br />

immagine della città distrutta dal<br />

terremoto del Belice del '68.<br />

Fra le opere di arte contemporanea più<br />

estesa dei suoi tempi questa grande<br />

colata di cemento bianco si riversa sul<br />

paesaggio ricreando e trasfigurando il<br />

centro storico della città di Gibellina.<br />

I percorsi p<strong>ed</strong>onali si snodano tra i<br />

blocchi che ricoprono le rovine e<br />

seguono in parte i tracciati delle vecchie strade con <strong>un</strong>a altezza che in m<strong>ed</strong>ia si aggira intorno al metro<br />

e sessanta. È come se le strade costituissero delle crepe su questo grande mantello che diviene p<strong>un</strong>to<br />

focale e forza evocativa di <strong>un</strong>a città, che ricostruita a 15 km di distanza, ha perso le sue origini e le sue<br />

radici.<br />

22


Lo stesso autore, infatti, parla della sua<br />

opera come <strong>un</strong> “labirinto della memoria”<br />

<strong>un</strong> luogo che mantiene ancora in vita <strong>un</strong>a<br />

città che non esiste più, <strong>un</strong> monumento<br />

alla continuazione d<strong>un</strong>que. La metafora<br />

più plausibile, colma di simbolismi, è<br />

quella dello straordinario potere<br />

conservativo che solo la lava, bianca in<br />

questo caso, ha rispetto al modo in cui si<br />

riversa e si solidifica su tutto ciò che<br />

incontra sul suo cammino, costituendo<br />

<strong>un</strong>’immagine indelebile e<br />

immodificabile nel tempo, lo stesso<br />

tempo che non ha all'oggi modificato <strong>un</strong><br />

profondo silenzio della memoria.<br />

23<br />

Una memoria che non è stata intaccata<br />

nemmeno durante il grande evento delle<br />

Orestiadi del 1993, che ha trasformato il Cretto<br />

in immensa scena teatrale per la<br />

rappresentazione di “ Ultima forma di libertà,<br />

il silenzio”.<br />

Questa opera che ha <strong>un</strong>ito canto, suoni e<br />

immagini, è stata interamente concepita<br />

insieme al luogo <strong>ed</strong> è inimmaginabile


pensarla al di fuori dello spazio in cui è ambientata.<br />

Realizzata con la regia di Moni Ovaia e di Studio Azzuro, all’interno del luogo concepisce <strong>un</strong>a<br />

similitudine fra le antiche rovine degli abitanti che popolano l’opera di Ritsos, da cui è tratta la<br />

rappresentazione, e le rovine della città.<br />

Le istallazioni audio video si allineano alla partitura musicale, costituendo <strong>un</strong> <strong>un</strong>ico filo conduttore,<br />

all’interno di <strong>un</strong>o scenario l<strong>un</strong>are, che <strong>un</strong>isce <strong>un</strong> passato ormai scomparso, quello della vecchia<br />

Gibellina, con il modernismo delle interpretazioni teatrali.<br />

Gli spettatori sono immersi in <strong>un</strong> luogo in cui gli allestimenti tecnologici non intaccano<br />

l’irremovibilità simbolica e rappresentativa per la memoria degli abitanti della città di<br />

Gibellina. Rispetto al progetto di Spoleto, dove sono le piazze a vestire i panni di luoghi<br />

per la musica, nel caso del Cretto avviene l’opposto, le musiche e l’intera opera si<br />

conformano in base alle specifiche connotazioni del luogo in riferimento alle<br />

caratteristiche simboliche di cui è pervaso.<br />

24


CONCLUSIONI<br />

In questa ricerca vengono analizzati gli apporti tecnico-progettuali, di alc<strong>un</strong>e fra le opere<br />

più significative, in relazione a come queste riescono a coadiuvare <strong>un</strong> più sensibile,<br />

approfondito e sapiente incontro con la musica. Si analizza, altresì, il modo in cui gli<br />

spazi di queste opere riescono ad integrare lo spettatore nel mistico mondo sensoriale dei<br />

suoni e in tutti i suoi più svariati aspetti e manifestazioni. Primo fra tutti è stato scelto lo<br />

spazio costruito simbolicamente intorno all’opera di Luigi Nono “Prometeo. Trag<strong>ed</strong>ia<br />

dell’ascolto” da Renzo Piano nell’ambito di spazio per la musica e nato per essa.<br />

La seconda opera in analisi è scelta in relazione ad <strong>un</strong> processo progettuale, scostato da<br />

<strong>un</strong> semplice aggiornamento tipologico, legato ad <strong>un</strong> adattamento di <strong>un</strong> “non luogo” per la<br />

musica a luogo d<strong>ed</strong>icato e adattato ad essa, benché si trovi all’interno di <strong>un</strong>o spazio<br />

preesistente: l’Auditori<strong>un</strong> Paganini a Parma. In ultimo l’analisi di due manifestazioni,<br />

seppur distanti nel tempo, che v<strong>ed</strong>ono due luoghi urbani rivelarsi scene sapientemente<br />

ricercate nella composizione di <strong>un</strong>a manifestazione musicale e teatrale.<br />

La prima, tenutasi a Spoleto, ha visto trasformare alc<strong>un</strong>e piazze della città in discoteche a<br />

cielo aperto, la seconda trasforma il Cretto, a Gibellina, in scena per la rappresentazione<br />

di “ Ultima forma di libertà, il silenzio” realizzata su incarico delle Orestiadi di<br />

Gibellina. Questa ultime due “opere” vengono en<strong>un</strong>ciate e analizzate per la loro<br />

rappresentatività come episodi urbani nell’ambito dell’adattamento di “non luoghi” alla<br />

musica, nelle sue diverse sfaccettature. La nuova fruizione di questi spazi musicali pone<br />

d<strong>un</strong>que <strong>un</strong> importante interrogativo sul simbolismo e sulla sacralità che essi stessi<br />

assumono se pur, talvolta, nella loro removibilità temporale in relazione ad <strong>un</strong> nuovo<br />

<strong>approccio</strong> <strong>verso</strong> la musica. Interrogativo che può talvolta disgregare <strong>un</strong> così radicato<br />

tradizionalismo, benché legato ad <strong>un</strong> già citato immaterialismo soggettivistico sulla<br />

percezione dei suoni che irrim<strong>ed</strong>iabilmente pone dei nuovi giudizi sul concetto e sulla<br />

distinzione di luoghi per e della musica.<br />

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