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LA GRANDE GUERRA - Comune di Penango

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ALESSANDRO ALLEMANO - STORIA DI PENANGO (2004)<br />

ebbero luogo negli altri tre anni <strong>di</strong> guerra. Ai soldati giunsero così indumenti <strong>di</strong> lana grezza<br />

probabilmente più cal<strong>di</strong> <strong>di</strong> quelli forniti dall’amministrazione militare, sicuramente più gra<strong>di</strong>ti<br />

perché sapevano <strong>di</strong> casa, e arrivavano anche piccole somme <strong>di</strong> denaro mandate per vaglia postale:<br />

erano solo 2 lire per invio, ma avevano anch’esse la loro importanza.<br />

Altri sussi<strong>di</strong> venivano concessi alle famiglie dei militari alle armi che versassero in critiche<br />

con<strong>di</strong>zioni economiche: a Luigi Allara, padre dei soldati Camillo e Secondo, 20 lire nel giugno<br />

1918, a Pio Guasco 10 lire, a Ermelinda Caviglia, ammalata, 10 lire.<br />

Nel 1916 il cavalier Ignazio Borsarelli <strong>di</strong> Rifreddo, figlio del marchese Luigi, inviò 60 panciotti <strong>di</strong><br />

lana e 40 pantaloni <strong>di</strong> panno da <strong>di</strong>stribuire in paese tramite il segretario Antoniotti e a Cioccaro per<br />

mezzo <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando Dallaglio. Per i combattenti lo stesso Borsarelli aveva mandato 50 paia <strong>di</strong><br />

mutande e 10 giubbe <strong>di</strong> panno grigioverde. Ma non si pensava solo ai penanghesi: nell’ottobre 1915<br />

il sindaco <strong>di</strong> <strong>Penango</strong> mandava infatti al Segretariato dell’Emigrazione, organismo della<br />

Deputazione Provinciale, 35 berretti <strong>di</strong> lana che furono spe<strong>di</strong>ti al fronte «ad un reparto <strong>di</strong> valorosi<br />

soldati <strong>di</strong>staccato in alta montagna». 1<br />

Notizie dal fronte<br />

Allo scoppio della guerra per favorire i contatti tra i soldati e le loro famiglie si costituirono appositi<br />

Uffici Notizie ai quali fare riferimento per ogni genere <strong>di</strong> comunicazioni. Lo stesso <strong>Comune</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Penango</strong> funzionò da tramite e l’archivio ne contiene qualche traccia. 2 Il geniere Pietro Cerruti<br />

scriveva dalla zona <strong>di</strong> guerra il 9 gennaio 1917 rivolgendosi al segretario Antoniotti: «Vi invio i più<br />

affetuosi saluti e vi ringrazio del vostro ricordo, e scusami della mal imprudenza che vi ò usato <strong>di</strong><br />

non scrivervi prima. Ormai è due giorni che qui comincia far freddo, ma bastasse il freddo è niente,<br />

la cosa più dura è che non c’è rime<strong>di</strong>o ripararla, ma speriamo che verrà anche quel giorno <strong>di</strong> riparar<br />

tutto. Io vi saluto, Secondo! Voi e tutta la vostra brava famiglia e vi auguro una ottima fortuna e<br />

felicità. Spero fra pochi giorni <strong>di</strong> rivederci».<br />

Nello stesso periodo era anche il territoriale Giuseppe Sassone ad assicurare <strong>di</strong> aver ricevuto il<br />

vaglia <strong>di</strong> 2 lire «a titolo <strong>di</strong> ricordo», e così anche facevano l’alpino Camillo Allara e il fante del<br />

112° Attilio Cabiale al quale faceva piacere «sapere che benché lontani dal paese natio, si è<br />

ricordati». «Sebbene mi trovi sull’alta montagna fra la neve» comunicava Cabiale «la mia salute è<br />

ottima, così spero continuare fino al termine della guerra» e concludeva «attendendosi con ansia il<br />

giorno della pace». Nel gennaio 1917 anche Domenico Imarisio, alpino del 3° Reggimento,<br />

Battaglione Pinerolo, scriveva per ringraziare «le autorità del paese e tutte le persone che<br />

cooperarono in una sì gentil idea», riferendosi evidentemente al vaglia: «al mio ringraziamento<br />

aggiungo un augurio, ed è che presto si abbia a ritornare tutti i soldati penanghesi nel caro ed amato<br />

paese natio, onde formare la felicità delle lor famiglie e rigodere la pace e tranquillità primitiva».<br />

Tre “sbandati”<br />

La crudezza delle operazioni <strong>di</strong> guerra e le estenuanti con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita al fronte causarono anche<br />

una lunga serie <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> che la giustizia militare sbrigativamente classificò come “sbandamento <strong>di</strong><br />

fronte al nemico” quando non ad<strong>di</strong>rittura “<strong>di</strong>serzione”. Anche tre penanghesi furono protagonisti <strong>di</strong><br />

simili episo<strong>di</strong>, incorrendo nelle pesanti pene che il co<strong>di</strong>ce penale <strong>di</strong> guerra prevedeva in casi simili.<br />

Il caporale maggiore A.V. del 3° Reggimento Alpini con sentenza del Tribunale straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong><br />

guerra <strong>di</strong> Torino in data 26 agosto 1915 fu condannato a 15 anni <strong>di</strong> lavori forzati «pel reato <strong>di</strong><br />

sbandamento <strong>di</strong> fronte al nemico». Al termine del conflitto il V. poté comunque godere <strong>di</strong> una<br />

riduzione della pena a soli cinque anni con la con<strong>di</strong>zionale; riabilitato, <strong>di</strong>venne uno dei notabili del<br />

1 A proposito <strong>di</strong> assistenza civile, il sindaco Firato, quando si prospettava l’eventualità <strong>di</strong> applicare una sovrimposta<br />

sulla ricchezza mobile, non vi volle aderire, spiegando che non intendeva gravare ancor più sui contribuenti e che la<br />

beneficenza veniva fatta tramite il Comitato «me<strong>di</strong>ante elargizioni spontanee ed altri mezzi». Tutta la documentazione<br />

in merito si trova in ACP, UA 1284, Comitato <strong>di</strong> assistenza civile in favore dei combattenti e delle loro famiglie.<br />

2 ACP, UA 1281, Notizie alle famiglie dei soldati ...

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