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LA GRANDE GUERRA - Comune di Penango

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ALESSANDRO ALLEMANO - STORIA DI PENANGO (2004)<br />

<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> residenza era «occupato dal barbaro nemico», il sindaco del paese ospitante chiedeva<br />

alla Sottoprefettura <strong>di</strong> Casale come fare per concedere i sussi<strong>di</strong> alla povera donna. 1 Non ebbe<br />

remore neppure a denunciare presso i superiori le intemperanze commesse da alcuni soldati del<br />

Presi<strong>di</strong>o inse<strong>di</strong>ato a Moncalvo (per lo più genieri del 2° Reggimento <strong>di</strong> Casale), che in libera uscita<br />

e nottetempo si introducevano nelle vigne e negli orti <strong>di</strong> Cioccaro, rubando frutta e uva e<br />

procurando gravi devastazioni.<br />

Il carattere del sindaco Firato appare tutto in una lettera <strong>di</strong> protesta inviata al Consorzio agrario <strong>di</strong><br />

Alessandria nel febbraio ’18. Era stato mandato dell’olio <strong>di</strong> oliva che evidentemente non risultò <strong>di</strong><br />

buona qualità e allora scrisse: «Si prega voler spe<strong>di</strong>re, se è possibile, una quantità <strong>di</strong> olio fino o<br />

finissimo corrispondente all’importo predetto. Per carità non mi si spe<strong>di</strong>sca più della qualità ora<br />

spe<strong>di</strong>taci. Ove ciò non fosse possibile mi permetto far calda preghiera <strong>di</strong> volermene spe<strong>di</strong>re magari<br />

una sola damigiana ma <strong>di</strong> quello finissimo che dovrà servire ad uso me<strong>di</strong>cinale stante che in questo<br />

paese non è più possibile avere una goccia d’olio d’olivo buono». L’olio tanto sospirato tardava<br />

però ad arrivare, ma in compenso era arrivata in paese la «grippe», la temibile epidemia <strong>di</strong> influenza<br />

nota poi come “spagnola”. «Gran parte <strong>di</strong> questa popolazione è tuttora inferma» scriveva il sindaco<br />

alla fine <strong>di</strong> settembre, lamentando <strong>di</strong> avere già scritto tre lettere» ma, «maledetta la cattiva sorte,<br />

non ebbe neppure risposta»: provvedesse dunque la Prefettura <strong>di</strong> Porto Maurizio, terra <strong>di</strong> olio<br />

sopraffino, a rispondere, «vuol <strong>di</strong>re che se la risposta sarà negativa (ciò che non credo) Domined<strong>di</strong>o<br />

ci in<strong>di</strong>cherà altra via per poterne avere». 2<br />

Caporetto<br />

La vita dei nostri soldati al fronte scorreva quanto mai <strong>di</strong>sagevole: la guerra, che si credeva rapida,<br />

stava ristagnando in un logorante conflitto <strong>di</strong> trincea e nei frequenti assalti, che spesso si<br />

conducevano all’arma bianca, molti rimanevano sul campo. In <strong>di</strong>verse occasioni poi il nemico, in<br />

onta a tutte le convenzioni umanitarie, fece uso <strong>di</strong> letali aggressivi chimici e <strong>di</strong> armi mici<strong>di</strong>ali, che<br />

più si ad<strong>di</strong>cevano agli scontri me<strong>di</strong>evali che non a una moderna condotta bellica. Racconterà un<br />

reduce: «Il 24 maggio 1916 ci siamo schierati per un’azione, tutto il reggimento. È venuto il prete,<br />

ci ha detto: “Ragazzi, vi do la bene<strong>di</strong>zione papale, fra qualche minuto qualcuno <strong>di</strong> voi non sarà più<br />

vivo”. Dieci minuti dopo scendevano già le barelle dei morti e dei feriti, e noi sempre avanti,<br />

sempre su contro i plotoni dei tedeschi affiancati. Siamo rimasti quarantotto ore nella neve fino al<br />

ginocchio, mezzi congelati, eh, chi non ha fatto la guerra non lo crede». 3<br />

Nell’ottobre 1917 un improvviso e massiccio attacco congiunto austro-tedesco sorprese le nostre<br />

truppe stanziate lungo l’Isonzo: gli Italiani furono costretti a una precipitosa e confusa ritirata prima<br />

lungo il Tagliamento, poi, per l’incalzare del nemico, oltre il Piave. Fu quella che i tanti libri <strong>di</strong><br />

memorialistica e <strong>di</strong> storia ricorderanno come la “ritirata <strong>di</strong> Caporetto”. Molti reparti, spesso privi <strong>di</strong><br />

ufficiali, si sbandarono, altri ripiegarono in fretta verso la Pianura Padana, altri ancora si <strong>di</strong>sciolsero<br />

ad<strong>di</strong>rittura.<br />

Per far fronte alla triste situazione <strong>di</strong> scoraggiamento morale, il nuovo Comando supremo<br />

capeggiato da Diaz con la collaborazione <strong>di</strong> due monferrini, Badoglio e Giar<strong>di</strong>no, cercò <strong>di</strong><br />

migliorare per quanto possibile le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita dei soldati al fronte: furono concesse licenze<br />

con maggiore generosità, si aumentarono i sussi<strong>di</strong> alle famiglie, si istituirono le polizze combattenti<br />

per garantire un piccolo capitale a conflitto terminato. Per sopperire alle carenze <strong>di</strong> organico<br />

1 In paese, oltre ad alcuni giovani ospitati presso il Collegio salesiano, era anche giunta Maddalena Lombardo, vedova,<br />

nativa <strong>di</strong> Pola ma residente a Roveredo. La donna aveva un figlio sacerdote, Enrico, che prestava opera <strong>di</strong> cappellano<br />

nell’Ospedale da campo n. 064 in zona <strong>di</strong> guerra.<br />

2 Ancora, nel 1920, a guerra ampiamente conclusa, lo stesso sindaco Firato si rivolgeva al Consorzio granario<br />

lamentando la cattiva qualità della farina assegnata al <strong>Comune</strong>: «Noi su<strong>di</strong>amo sangue, noi lavoriamo a morte per<br />

produrre grano e poi in compenso ci si fa mangiare della porcheria che neanche i maiali la mangiano. Non cerchiamo né<br />

polli né niente, ma reclamiamo pane, ma <strong>di</strong> quel pane che porta nutrimento, non <strong>di</strong> quello che oltre a non nutrire, logora<br />

ed indebolisce lo stomaco».<br />

3 N. REVELLI, Il mondo dei vinti, Einau<strong>di</strong>, Torino, 1977, v. II, p. 54.

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